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Cosa sta facendo l’Italia
L’Italia ha recepito tutte le indicazioni comunitarie sull’intermodalità. A partire dal 2004 con la creazione di Rete Autostrade Mediterranee (RAM), oggi RAM - Logistica, Infrastrutture e Trasporti Spa, società in house del ministero delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili, ha iniziato a lavorare con l’obiettivo di attuare il “Programma Nazionale delle Autostrade del Mare” all’interno del più ampio contesto della Rete Trans-Europea dei Trasporti (TEN-T).
Le Autostrade del Mare sono uno snodo intermodale per la connessione con il bacino del Mediterraneo, a servizio dell’Italia, ma anche del resto d’Europa, e fungono da soluzione alternativa/complementare al trasporto stradale. Facendo viaggiare camion, container e automezzi sulle navi si limita la congestione stradale lungo alcune arterie, in un’ottica di sviluppo ambientalmente sostenibile.
Grazie alle Autostrade del Mare sono state risparmiate 680mila tonnellate di CO2 equivalente alle emissioni annue di una città di un milione di abitanti (dati MIT 2018).
RAM gestisce gli incentivi dedicati al settore dell’autotrasporto, anche quelli collegati all’intermodalità per incentivare i camion a scegliere le Autostrade del Mare e la ferrovia come il Marebonus e il Ferrobonus.
Marebonus e Ferrobonus
Entrambe le misure per favorire lo shift modale sono state previste per la prima volta dalla Legge di Stabilità per il triennio 2016-2018 e successivamente riconfermate. La legge di Bilancio 2021 ha rifinanziato il Marebonus e il Ferrobonus fino al 2026.
La manovra ha previsto per il Marebonus uno stanziamento di 25 milioni di euro per quest’anno, di 19,5 milioni per il 2022 e di 21,5 milioni per ogni anno dal 2023 al 2026. Per il Ferrobonus sono stati destinati altrettanti 25 milioni per l’anno in corso, per poi passare a 19 milioni per il 2022 e a 22 milioni all’anno dal 2023 al 2026. Risorse che si aggiungono a quelle già assegnate dalla Legge di Bilancio 2020 (14 milioni per il 2020 e 25 per il 2021 per il combinato ferro – strada e 25 milioni nel 2021 per quello strada – mare) e dal Decreto Rilancio che aveva previsto un aumento di 50 milioni di euro (20 milioni per uno e 30 per l’altro) come bonus aggiuntivo per l’intermodalità.
Il meccanismo prevede attualmente che a ricevere il contributo siano le imprese armatrici che devono poi trasferire il beneficio alle imprese di autotrasporto. Nei mesi scorsi il Ministero ha attivato un negoziato con l’Unione europea per poter spostare i benefici direttamente sul vettore operatore dell’autotrasporto, che è il soggetto che compie la scelta intermodale decidendo di efficientare il servizio attraverso l’utilizzazione della combinazione gomma-nave o gomma-ferro, invece del tutto strada. Questa stessa istanza è portata avanti da tempo dalle associazioni di categoria del settore.
L’asse del Brennero è un nodo chiave per la circolazione delle merci italiane verso il Nord Europa. Nel 1994, l’Unione europea ha inserito il corridoio Berlino–Napoli nell’elenco dei progetti prioritari e, dieci anni dopo, Austria ed Italia hanno sottoscritto l’Accordo di Stato per la realizzazione della Galleria di Base del Brennero società per azioni europea. Lo stesso anno è stata costituita l’odierna BBT SE, società per la costruzione di quella che sarà la ferrovia sotterranea più lunga al mondo.
Il passaggio alla strada ferrata – priva di forti pendenze o dislivelli – avrà effetti benefici sotto il profilo ambientale e della decongestione dei flussi. La Galleria di Base del Brennero è un sistema di gallerie che si sviluppa per una lunghezza complessiva di 230 chilometri; ad oggi sono stati scavati 141 km di gallerie.
La BBT SE ha recentemente comunicato che il completamento dei lavori dovrebbe avvenire per il 2031, tre anni dopo rispetto a quanto previsto a seguito un primo rinvio.
Intanto su quell’asse il trasporto su gomma resta la modalità prioritaria. Secondo un recente studio di Unioncamere, nel 2019 su 53,7 milioni di tonnellate di merci, tre quarti sono transitate su strada e il restante 26% via treno.
L’attuale linea ferroviaria ha però ormai raggiunto il livello di saturazione prossimo all’80%. Secondo alcune analisi preliminari di RFI l’apertura della Galleria di Base del Brennero produrrà una crescita della quota modale fino al 40%.
La Galleria di base del Brennero
Interporti
Se c’è una realtà del mondo della logistica che parla direttamente di intermodalità questa è quella rappresentata dagli interporti, luoghi in cui si incontrano tutte le modalità di trasporto delle merci. La Legge n. 240 del 1990 (sul cui rinnovo sta lavorando da tempo il Parlamento) chiarisce bene l’ambito di operatività di queste infrastrutture nate sotto il segno della multimodalità: “per interporto si intende un complesso organico di strutture e servizi integrati e finalizzati allo scambio di merci fra le diverse modalità di trasporto”.
Attualmente nel nostro Paese se ne contano 23.
Nei mesi scorsi l’allora ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha messo a bando 45 milioni di euro per gli interporti italiani (Bari, Bologna, Catania, Cervignano, Jesi, Livorno, Marcianise-Interporto Sud Europa, Mortara, Nola, Novara, Orte, Padova, Parma, Pescara, Portogruaro, Prato, Rivalta Scrivia, Rovigo, Torino, Trento, Vado Ligure, Venezia e Verona) per progetti basati su una serie di criteri fra cui la sostenibilità ambientale-energetica e l’intermodalità finalizzata all’eliminazione di colli di bottiglia e allo sviluppo della retroportualità, la connessione alla rete TEN-T, la realizzazione di opere stradali e ferroviarie per potenziare l’interconnessione fra hub portuali e interporti.