la virgola Voci libe r e d a l M u n a r i
numero 02 _ giugno 2012
Guerra? Tu uccidi, lo Stato uccide Giusta o sbagliata? “La pace consiste nell’avere la mazza più grande del proprio avversario” diceva il presidente Harry Truman, in un suo discorso per giustificare la corsa agli armamenti durante la guerra fredda. Io penso che entrambe le fazioni in guerra credano di essere nel giusto, perché una persona non potrebbe mai battersi per delle motivazioni che ritiene sbagliate; il fatto che gli altri le ritengano scorrette è un’altra storia, perché giusto e sbagliato sono concetti astratti che ci sono stati insegnati proprio dai vincitori delle guerre. I conflitti sono generalmente condannati perché colpiscono e feriscono maggiormente i più poveri e arricchiscono i più ricchi. Come diceva Marx, le guerre sono uno strumento per l’arricchimento capitalista e per questo motivo i socialisti nella prima guerra mondiale dichiararono “guerra alla guerra”. I motivi delle guerre sono molteplici: religiosi, economici e territoriali, benché molte volte i conflitti vengano legittimati come guerre per la salvaguardia dei diritti dell’uomo o come guerre preventive, oppure addirittura come guerre per la pace, il che è paradossale. Il più assurdo, perfino divertente, è quest’ultimo tentativo di giustificare la guerra come necessaria per salvaguardare la pace! Ora, se analizziamo i due termini, guerra e pace, risulta evidente che esprimono concetti contrari, perciò non riesco a capire come per tutti questi anni le persone al potere siano riuscite ad usare questa moti[continua a pag. 14]
I pro e i contro della pena capitale
La pena di morte è l’attuazione del principio etico – giuridico in base al quale lo Stato può decidere legittimamente di togliere la vita ad un individuo che ha compiuto un crimine molto grave. Questo tipo di sentenza è valida in diversi Paesi del mondo ed è emanata in base alla gravità dei reati, quali omicidi o alto tradimento, ma sono condannate a morte anche persone che hanno commesso stupro, rapina oppure crimini legati al narcotraffico. La pena capitale vanta origini lontane: dall’antico Egitto, passando per l’Impero romano, attraverso il Medioevo e il Rinascimento fino ad arrivare ai giorni nostri. Secondo Amnesty International, che da anni si batte per la sua abolizione, rite-
nendola una punizione crudele, disumana e degradante, è ancora in vigore in 58 stati tra i quali: Stati Uniti, Cina e Giappone. Le modalità di uccisione sono moltissime e variano a seconda del periodo storico: nell’antico Egitto per ammazzare i criminali si utilizzava l’annegamento; nel Medioevo si usavano la decapitazione e la ruota; oggi si ricorre alla fucilazione, alla sedia elettrica, all’iniezione letale. In Italia la pena di morte è stata completamente abolita dopo un graduale processo di riduzione dei reati per i quali era possibile infliggere tale sentenza, ma oggi, in tempi in cui si registra un aumento della criminalità, si torna a discutere sull’opportunità di ripristinare anche nel nostro Paese la condanna a morte.
Secondo qualcuno, infatti, per quanto brutale, ha dei vantaggi. Da più parti si sostiene che l’esecuzione capitale sia la giusta punizione per crimini gravi come l’omicidio o il tradimento della patria, poiché i soggetti che compiono questi reati sono pericolosi e dannosi per la società; le carceri, poi, sono spesso sovraffollate e il mantenimento dei numerosi detenuti ha un costo eccessivo per la comunità. Si ritiene che le famiglie delle vittime avrebbero finalmente la giustizia che meritano e che la pena di morte sarebbe un ottimo avvertimento per chi decide di compiere un crimine, poiché sa a cosa va incontro. Numerose, però, sono le obiezioni a questi argomenti. [continua a pag. 16]
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attualità
Internet, Facebook, Twitter, Youtube Opportunità e rischi dei moderni media Nel mondo d’oggi, miliardi di persone, di ogni angolo del pianeta, navigano su internet per scopi privati, business e anche militari. Grazie ad internet, noi tutti abbiamo risolto molti problemi quotidiani di informazione, o di altro tipo, e possiamo anche risparmiare: ci teniamo aggiornati in tempo reale sugli avvenimenti che succedono nel mondo, scarichiamo brani musicali e video gratis invece che comprarli al negozio, ecc. Tuttavia, se non stiamo attenti, possiamo incappare anche in imbrogli e truffe… Infatti, su internet possiamo imbatterci in diversi siti dove si promette denaro in modo ingannevole, o dove appaiono semplici messaggi pubblicitari, video, videogiochi e brani musicali che, una volta cliccato sul link, ci faranno scaricare un file con un virus che si impossesserà del nostro del computer… Il social network più famoso al mondo e usato da miliardi di utenti è il noto Facebook, dove persone di tutte le età condividono con gli amici stati d’animo e momenti che hanno vissuto nella giornata. Invece Twitter viene usato da persone che scrivono quello che fanno in tempo reale, attraverso dei piccoli “tweet”con i quali raccontano le novità e gli avvenimenti e li pubblicano in modo istantaneo (tweet significa “cinguettio”: un “tweet” corrisponde a un aggiornamento del servizio). Un sito multimediale ancora più famoso è Youtube, che mostra una moltitudine di video amatoriali di tutti i generi. Quando si entra in uno di questi social network bisogna stare attenti ai falsi utenti e ai link infettati, che purtroppo sono sempre in giro. Inoltre, se non ci si pone dei limiti, la frequentazione di questi siti può trasformarsi in una dipendenza vera e propria: molte persone, purtroppo,
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ne sono affette. Sui giornali si legge che Facebook è sempre bersagliata da hacker che rubano dati personali e anche foto di profili che poi non si sa che fine facciano. Da quando Facebook è diventato famoso, il suo fondatore, soprattutto in questi ultimi anni, ha fatto ogni sforzo per garantire la privacy degli utenti: infatti, Mark Zuckerberg, che è ora un miliardario, investe molto denaro per bloccare i furti di dati e rendere il sito sicuro e sempre monitorato: tuttavia non è sempre possibile prevenire la diffusione di immagini e altro materiale che milioni e milioni di utenti condividono. Per evitare di essere derubati dei dati personali è meglio scriverne il meno possibile e pubblicare poche foto personali: possibilmente, è preferibile utilizzare immagini che non si riferiscano a noi stessi. Youtube, d’altro canto, si rivela molto utile quando si vuole recuperare qualche programma televisivo perso o visto in passato: infatti, vi si trovano repliche di trasmissioni, trailer di film, video comici, video musicali, cartoni animati, brani di pellicole di vario tipo e molto altro… Probabilmente il sito di Youtube è fatto meglio rispetto agli altri, perché c’è più controllo; in alcuni casi si possono trovare video con contenuti osceni o pericolosi per il pubblico, ma poi in poche settimane vengono rimossi, oppure vengono solo mostrati ad un pubblico maggiorenne, che però deve essere registrato al sito. I video sono quasi tutti amatoriali e a volte ci sono alcune persone che con i loro filmati diventano famosi in tutto il mondo e, in alcuni casi, riescono perfino ad entrare nel mondo dello spettacolo.
In quest’ultimo anno Youtube è stato seguito molto dai media internazionali, ad esempio per conoscere cosa succede in Sira e in altri paesi coinvolti nella “primavera araba”. Youtube è stato molto utile anche alle forze dell’ordine per rintracciare il volto di qualche teppista, come nel caso dei tafferugli di Roma. A questo proposito, però, bisogna andare cauti quando si fa un video in pubblico e lo si mette sul web, perché ogni individuo ha diritto alla propria privacy e purtroppo molti pubblicano delle riprese senza fare molta attenzione, incorrendo poi in contestazioni. Sempre più preoccupante è anche il fenomeno che vede su tutti i siti web iscritti ragazzini con meno di 14 anni i quali, nonostante siano molto giovani, dispongono di tutte le tecnolo-
gie (smartphone, pc,) e quando stanno su internet pubblicano una miriade di foto che ritraggono loro stessi nelle pose più svariate o video in cui parlano in modo scurrile, credendo così di avere successo. Questo fenomeno è grave perché, a quell’età, è meglio che i ragazzi stiano con i genitori e gli amici, invece che in rete, perché altrimenti, oltre a sottrarre tempo alla vita “reale”, espongono ad un alto rischio la loro privacy, la quale deve essere controllata e gestita da genitori responsabili. Per questo motivo, per entrare nel web e iscriversi alle varie pagine bisogna aver compiuto i 14 anni e, in ogni caso, è doveroso per tutti essere informati non solo delle opportunità, ma anche dei rischi a cui si va incontro. Mohamede El Ouajjajy 2A
La rilevanza del reato minore Davvero un reato è poco grave se di lieve entità? Un reato, piccolo o grande che sia, è sempre rilevante. Quasi sempre lo scopo di un reato è danneggiare la vittima e beneficiarne. Parlando in questi termini, non si crea una situazione di uguaglianza per le due parti, quindi, anche secondo legge, è sbagliato. Molto spesso i reati che compiono i ragazzi sono piccoli e, più che per scopo di guadagno, per divertimento; non per questo però devono rimanere impuniti. Se non si viene scoperti è comunque rilevante, perché si infrange la legge. Alcune persone possono pensare che se la si passa liscia nessuno dice niente e la faccenda è morta lì. In realtà la maggior parte dei furti importanti sono condotti
da persone che, fin da ragazzi, taccheggiavano o facevano piccoli imbrogli. Proprio così: il furtarello come il piccolo reato, se continuato per un po’di tempo, diventa un vero vizio, finché non si incappa nella giustizia e si riesce, con un po’ di fortuna, a cambiare. In ogni caso, piccoli reati compiuti anche in posti differenti creano una cattiva fama all’individuo, il quale rischia di venire etichettato per molto tempo, se non per sempre. In conclusione, i piccoli reati sono, oltre che pericolosi, inutili, perché con lo scopo di passare il tempo si rischia di perdere credibilità, reputazione e molto altro, anche per sempre. Andrea Pradella 2A
cultura
È…
Sai cosa è un’avventura? È permettere di essere un bambino per diventare qualcosa di più grande. È partire da casa con gli occhi pieni di lacrime, ma con un sorriso sulle labbra. È accettare tutto ciò che viene a te perché alla fine il cambiamento ti ripaga, anche se non piace a tanti. Un’avventura è arrivare in uno Stato dove l’unica cosa che sai dire è: “Ciao, non parlo italiano” con mezzo sorriso. Un’avventura è sapere come sfruttare il tempo perché sai che la tua permanenza ha i giorni contati e il volo di ritorno è già in un portafoglio sotto la scrivania. È accettare l’amore incondizionato della famiglia che ti accoglie senza chiedere niente in
cambio se non affetto, rispetto e accettazione di tutto quello che è diverso. È non avere proprio voglia di parlare del tempo che passa: hai paura, perché questo non ferma mai la sua corsa. È vivere sotto la filosofia di Hakuna Matata perché impari che le cose buone passano veloci, ma anche le brutte svaniscono con il tempo. È capire che il mondo è come tu lo sogni e che basta un gelato dopo scuola durante i primi giorni della primavera con i tuoi amici per capire pienamente quanto dolce sia la vita. Un’avventura è prendere il viaggio come una sfida dove l’unico vincitore sei tu, è essere curioso e fare diventare le persone attorno a te curiose di chi sei. Un’avventura è dire or-
gogliosamente che provieni da una piccola isola terzomondista dei Caraibi dove il cielo è difficile da dividere dall’azzurro del mare. Un’avventura è essere il mare e diventare una montagna nel nord della bella Italia. È capire l’umanità attraverso la conoscenza delle culture, è vivere il vero significato di essere una cittadina del mondo. Perché
Quanto ti costa?
25 Aprile 1945
Molte sono le differenze tra una guerra Ingiusta ed una Giusta, ma una è la più importante: la prima esiste, l’altra no. Studiare geografia in classe significa anche accorgersi che non tutti stanno bene come noi, che la pace non è poi così scontata, che molti nostri coetanei “combattono” ogni giorno per sopravvivere. Vi sono Paesi in cui le guerre sono parte integrante della quotidianità. I combattimenti non hanno mai smesso di abitare il pianeta, ma la maggior parte delle persone è ignara di ciò che accade nel mondo. Nonostante la globalizzazione abbia ridotto le distanze e la tecnologia abbia reso più immediata la comunicazione, in realtà siamo sempre più disinformati. Normalmente
Il 25 aprile rappresenta un giorno fondamentale per la storia della Repubblica Italiana: si celebra l’anniversario della Liberazione dell’Italia dall’occupazione dell’esercito tedesco e dal governo nazifascista, avvenuta nel 1945 dopo una drammatica guerra civile. Durante la 2^guerra mondiale dal 1943 l’Italia si ritrovò divisa in due; al nord Benito Mussolini e i fascisti avevano costituito la Repubblica Sociale Italiana, vicina ai tedeschi e al nazismo di Hitler mentre al sud si era formato il governo Badoglio, in collaborazione con gli Alleati americani e inglesi. Per combattere il nazifascismo si era organizzata la Resistenza partigiana che coinvolgeva persone di diversi ceti sociali, di-
Le guerre del silenzio
le notizie sulle guerre parlano solo di quelle conosciute da tutti (Afganistan, Pakistan e buona parte dell’Africa e del Medio Oriente). E invece? Invece attualmente nel mondo sono in atto oltre 24 conflitti, 3 in Medio Oriente, 10 in Asia e in Africa, uno in America Latina, dai quali si arricchiscono solo i “signori della guerra” ovvero i fabbricanti di armi. Fare la guerra, oltre che provocare disastri alla popolazione, ossia: fame, povertà, morte, è anche una grossissima spesa economica. La spesa militare mondiale ammonta infatti a 3,3 milioni di dollari al minuto, 198 milioni ogni ora, 4,7 miliardi ogni giorno, 1.738 miliardi di dollari in un anno. [Continua a pag. 15]
alla fine “la vita è una grande avventura o niente.” Dedicato a tutti gli avventurieri nel mondo, alla mia famiglia, a Tino e ai miei amici. Alessa Rosario 4^A Repubblica Dominicana INTERCULTURA 2011-2012
Giorno della Liberazione verse idee politiche e religiose, ma accumunate dalla volontà di lottare per riaffermare la democrazia e il rispetto delle libertà individuali. Nella primavera del 1945 i Partigiani, supportati dagli Alleati, entrarono vittoriosi nelle principali città italiane, mettendo fine al regime nazifascista. Torino e Milano furono liberate il 25 aprile del 1945. Questa data è stata assunta come giornata simbolica della Liberazione dell’Italia intera e denominata appunto Festa della Liberazione. Vienne commemorata ogni anno in tutte le città italiane, in ricordo di tutti colori che sono morti per garantire alle generazioni future democrazia e libertà. Erica Antoniazzi
www.isamunari.it visitate il sito della vostra scuola... soprattutto le pagine sempre aggiornate degli EVENTI E PROGETTI!
Troverete anche altre notizie e immagini relative al lavoro svolto dalla seconda B per la realizzazione di questo giornale.
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cultura
Sulle note della speranza
La memoria in una danza che celebra la vita Che la gioia arda nei nostri cuori e che i nostri piedi fluiscano con piacevolezza così calpestiamo il cuore della nostra terra natale e cantiamo: è bello vivere!
27 gennaio1945: centinaia di vite corrono verso la libertà calpestano i corpi dei loro fratelli uccisi. Chi ha commesso pagherà, ma non esiste un prezzo per milioni di uomini e donne, anziani e bambini, prima emarginati, sfruttati, derisi e poi brutalmente ammazzati. Un popolo che ha subito ingiurie e diaspore, padri dei nostri padri che ancora non hanno una patria.
Ma il popolo ebraico ha saputo rialzarsi, farsi forza e ricominciare. La canzone scorre esultante su montagne e valli nei nostri petti ancora batte il richiamo che è bello vivere!
Non ci fermeremo perché c’è tanta forza ed energia il nostro intero corpo arde e il nostro cuore sussulta.
27 gennaio, di ogni anno: una data per ricordare il genocidio che ha insanguinato l’Europa. Le lacrime hanno bagnato la terra e l’hanno resa nuovamente fertile, il sole l’ha scaldata ed ora i figli della Shoah tornano a
danzare, su un terreno non più di morte ma sulle solide fondamenta di un mondo che ha imparato la lezione. La cultura yiddish è un ramo del popolo ebraico che proviene dall’Europa dell’Est, ed è quella che, subendo i maggiori danni da parte del nazismo, oggi è quasi scomparsa. Le danze sono dei salmi “musicati”, che negli shtetl (ovvero i villaggi, che erano delle vere e proprie comunità), venivano ballati da tutti, come modalità di preghiera, durate le feste religiose e non, matrimoni, Pasqua, feste del villaggio. Sono musiche vive, dinamiche ma con un fondo di malinconia. Queste tradizioni sono state per
il popolo ebraico speranza e sostegno attraverso gli orrori subiti. Grazie al professor Rodolfo Baggioni, insegnante di storia dell’arte, il 27 gennaio 2012 abbiamo pututo ricordare: il nostro insegnate ci ha coinvolti in una giornata di balli yiddish nell’atrio dell’Istituto, insegnandoci i passi più significativi e mettendoli in pratica con noi. Tra risate e musiche, anche noi quel giorno abbiamo abbracciato i nostri fratelli in un ballo che non celebra la morte ma un nuova vita. Che ogni dolore se ne vada allontaneremo ogni sventura e andremo intorno e intorno in una hora senza fine.
Perencin Francesca 3C
La cultura della Memoria contro l’antisemitismo di oggi Qualsiasi cosa si scriva e si dica nel Giorno della Memoria, non servirà a mettere fine all’antisemitismo. Infatti una recente indagine parlamentare ha messo in luce che online esistono oltre mille siti dedicati alla diffusione dell’odio antiebraico. Confrontando l’antisemitismo di ieri e di oggi, si nota qualche differenza; la prima novità è che l’antisemitismo ha smesso di essere esplicitamente razziale in senso biologico, infatti non si sente più parlare di sangue o di razza ebraici, di tratti fisici propri agli ebrei. Fino a cento anni fa l’antisemitismo scaturiva dal ritenere gli ebrei un pericolo, una minaccia per l’identità nazionale, per l’integrazione, per il corpo sociale, per l’omogeneità del Paese... Insomma, gli ebrei incarnavano logiche che minavano il gruppo dominante e quindi l’immagine di una identità nazionale, oltre al fatto che occupavano posti di potere. Oggi potrebbe sembrare che non sia più così. In realtà, proprio consultando i vari siti, ci si rende conto del contrario. Il vecchio antisemitismo nazionalista, razzista, xenofobo non è sparito, come pure quello cristiano. Il vecchio antisemitismo non
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solo continua ad esistere, ma dagli anni Ottanta è stato addirittura rilanciato. Un esempio è costituito dal sito antisemita HolyWar, l’articolazione web del “Movimento di Resistenza Popolare L’Alternativa Cristiana” che, periodicamente, stila liste di proscrizione antiebraiche, diffondendo poster antisemiti e persino un dossier, ricco di sezioni, tutte costruite intorno ad un unico tema, un feroce antisemitismo che trasuda da ogni pagina. Il gestore del sito è il norvegese Alfred Olsen, descritto come “mentalmente instabile”; è conosciuto sin dalla prima metà degli anni Novanta come estremista di destra ed organizzatore di “conferenze antisioniste”, recentemente è tornano agli
onori delle cronache perché ritenuto uno degli ispiratori del terrorista norvegese Breivik. Ma Holy War non è un caso isolato. Sempre nel dicembre 2010, nell’ambito della relazione quadriennale sull’antisemitismo nel nostro Paese, il CDEC (Fondazione centro di documentazione ebraica contemporanea) aveva lanciato l’allarme a proposito del web: secondo lo studio, i siti internet italiani con significativi contenuti antiebraici sono raddoppiati tra il 2007 e il 2010 rispetto ai quattro anni precedenti. Alla luce di questi dati, sentiamo di dover condividere con voi le riflessioni di Elisa Springer, scrittrice e sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz, sul senso del Giorno
della Memoria affinché la conoscenza diventi coscienza: “Non dimenticare a quali aberrazioni possono condurre l’odio razziale e l’intolleranza, non il rito del ricordo, ma la cultura della memoria. [...] Oggi più che mai, è necessario che i giovani sappiano, capiscano e comprendano: è l’unico modo per sperare che quell’indicibile orrore non si ripeta, è l’unico modo per farci uscire dall’oscurità. E allora, se la mia testimonianza, il mio racconto di sopravvissuta ai campi di sterminio, la mia presenza nel cuore di chi comprende la pietà, serve a far crescere comprensione e amore, anch’io allora, potrò pensare che, nella vita, tutto ciò che è stato assurdo e tremendo, potrà essere servito come riscatto per il sacrificio di tanti innocenti, amore e consolazione verso chi è solo, sarà servito per costruire un mondo migliore senza odio, né barriere. Un mondo in cui, uomini liberi, capaci e non schiavi della propria intolleranza, abbattendo i confini del proprio egoismo avranno restituito, alla vita e a tutti gli altri uomini, il significato della parola Libertà.’’ Annalisa Modolo
Rave Party
Feste per giovani o business della droga?
Lanuvio, Asiago, Caorle, Revine: dal Lazio al Veneto, sono sempre più frequenti ed esasperano la gente del posto per la musica sparata ad altissimo volume. Sono feste organizzate per il divertimento dei ragazzi o sono volte solo ad arricchire i pusher,
sfruttando proprio i giovani? Nati alla fine degli anni Ottanta, i Rave compaiono quando negli Stati Uniti e in Europa vi erano problemi politici, difficoltà economiche o disagi sociali. In varie forme di contestazione si formarono controculture tese a denunciare i vari problemi.
Quella che ha maggiormente colpito la scena dei Rave è stata la controcultura Hippy che ha dato vita ad un grande movimento. I primi Rave nascono nelle fabbriche abbandonate o nelle metropoli statunitensi, espandendosi poi in tutt’Europa. L’esplosione della cultura psichedelica, nel contempo, fa nascere un nuovo genere musicale, l’Acid house, che segnerà l’inizio dell’associazione tra i Rave e il consumo di stupefacenti, facendo diffondere dappertutto queste feste. Con l’affermazione, durante gli anni Novanta, dell’Acid house, i rave si trasformarono rapidamente in un fenomeno diffuso e condiviso soprattutto tra i giovani che consumeranno fiumi di droga e alcool. Queste feste sono definite dai raver come un mondo a parte, un mondo di felicità, dove usare stupefa-
centi è normale. Attenzione! Se usi cocaina, sei considerato solo un principiante! Devi iniettarti almeno un po’ di ammoniaca per essere qualcuno! E innegabile, dunque, che queste feste vengono organizzate solamente per incrementare il narcotraffico, arricchendo produttori e spacciatori di sostanze, sfruttando i giovani, i quali ne fanno grande uso a causa dell’assordante e incessante musica che sconvolge la loro mente. Ma la felicità data dalla droga è effimera, meglio cercarla invece in altre attività più costruttive, soprattutto per la propria mente, come l’arte, la musica o nella natura. “Se non avete mai fatto uso di droghe, non fatelo ora. Lasciatemi dire per esperienza che non dovete farlo. Io sono in questa condizione ed è orribile, e non voglio che nessuno si senta come mi sento io adesso. Lasciate che sia io a soffrire per voi, perché è qualcosa cui nessuno deve assoggettarsi” Anthony Kiedis. Simone Zuan
cultura
La dura realtà delle bambine cinesi In Cina spariscono ogni anno oltre due milioni di bambine, vengono uccise appena nascono, appena il loro corpicino nudo testimonia la loro condanna a morte: l’essere femmine. Molte donne che sono incinte vengono arrestate e vengono costrette ad abortire, dopo vengono sterilizzate, le madri che si rifiutano di perdere le loro bambine arrivano a essere minacciate dalla polizia finché non vengono convinte ad abortire. Alcuni medici di professione, sotto la pressione del governo cinese, sono incaricati di uccidere le neonate che verranno registrate come morti da polmoniti e crisi respiratorie. Le famiglie ricche possono avere tanti bambini, perché avere i soldi significa poter pagare la tassa sui figli. Una sanzione infatti viene applicata ad ogni
figlio dopo il primo. Se non si paga si perde improvvisamente il lavoro e la casa di famiglia viene demolita. Un altro modo per non farsi strappare le proprie ragazze è quello di non iscriverle all’anagrafe, così saranno meno di fantasmi. Una recente indagine ha calcolato che tra circa vent’anni gli uomini cinesi avranno difficoltà a mettere su famiglia perché uccidendo le bambine non ci saranno più donne. Loro non andranno mai a scuola, perché staranno chiuse in casa a sbrigare le faccende domestiche e utili
agli uomini che le considerano loro oggetti personali da maltrattare e violare. Loro non po-
tranno mai scegliere un marito con cui costruire una famiglia [Continua a pag. 6]
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[La dura... segue da pag. 5] perché la maggior parte di loro sarà venduta, come schiave, queste povere creature diventeranno mogli a otto, nove, dieci anni, mogli che dovranno poi pregare di non avere mai una figlia femmina. Altre bambine che riescono a sopravvivere vengono affidate agli orfanotrofi, infatti la maggioranza dei bimbi presenti è di sesso femminile. Alcune sono abbandonate nei cassonetti, lasciate morire affogate, buttate per terra e prese a calci finché
si estingua per sempre il loro timido vagito. Quello attuato dal governo cinese è un vero e proprio olocausto del genere femminile. Ma tutto questo odio verso il genere femminile da dove nasce? Ci sono diversi elementi all’origine della morte o della scomparsa ogni anno di decine di migliaia di bambine cinesi. Alla base di buona parte delle tradizioni culturali del paese c’è ad esempio il pensiero di Confucio, che ha contribuito a dare alla Cina un’impronta
fortemente maschile, tutt’ora presente. È in base a questa visione delle cose che ancora oggi in molte parti del Paese quando nasce un bambino maschio, quest’ultimo diventa immediatamente più importante della stessa madre che lo ha generato. Inoltre, tradizionalmente, nelle campagne quando nasce un maschio alla famiglia viene assegnato un pezzo di terra in più: questo accade dal 2023 avanti Cristo. Altre ragioni che spiegano questa situazione hanno invece a che fare,
per così dire, con la modernità cinese. Da quando è cominciata la politica ufficiale in favore del figlio unico (“Legge eugenetica e protezione salute”), varata nel 1979 da parte delle autorità di Pechino, anche se è diventata legge solo nel 2002, sono ancora una volta le bambine a pagarne le conseguenze. Oggi in città la politica del figlio unico è molto stretta, mentre nelle campagne sono possibili delle eccezioni. Elena Da Ros
Arte e Musica
“Ascoltiamo” l’opera d’arte
La strage degli innocenti-Giovanni Pisano ci racconta l’ordine di un pazzo Tutta la storia parte: centrata in alto. Con spietata autorevolezza, re Erode, l’allora re della Giudea, ordina ai propri soldati di compiere il massacro. Possiamo scorgere, in Erode, il terrore. Quel meccanismo che, per paura di diventare vittima, ti trasforma in carnefice. Seduto, là, sul suo trono, con l’indice puntato, il re dà il via a tutta una serie di vicende che Pisano sa descrivere in modo realistico e dettagliato. Con l’uso della tecnica del sottosquadro, l’autore crea un certo dinamismo nel quale l’osservatore riesce ad immaginare quello che verrà dopo. Nella parte inferiore della lastra si compie il massacro. Corpi inermi di bambini accasciati al suolo, soldati, come macchine di morte, madri disperate. Alcune nella speranza di salvare i propri figli, altre cercano di strappare il proprio bambino dalle mani dei soldati, ma invano. Altre ancora singhiozzano, distese, accanto al corpo morto, a cercare di trascorrere ancora alcuni attimi, gli ultimi, con il proprio figlioletto tra le braccia. Ma là fuori non è finita: le grida e i passi pesanti dei soldati. I pianti acuti e continui dei bambini sembrano lontani, quasi coperti dal caos generale. Le madri singhiozzano, urlano, scappano. I soldati eseguono. Magari con sadica soddisfazio-
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ne, magari a malincuore. Magari costretti ad uccidere il proprio figlioletto o magari costretti a vederlo uccidere da altri. I suoni metallici dei pugnali interrompono i pianti, che continuano a diminuire, in minuti che sembrano interminabili. La Strage degli innocenti è l’episodio, tratto dal Vangelo di Matteo, che Giovanni Pisano ha rappresentato nel pulpito del Duomo di Pisa. Un tema attuale in una lastra di circa ottocento anni fa. Vi consiglio vivamente di andarla a vedere perché Giovanni Pisano vi saprà raccontare questa storia molto meglio di me. Matteo Da Frè 2F
Addio febbre del sabato sera! Robin Gibb, componente del celebre gruppo dei Bee Gees, è morto: a 62 anni non è riuscito a combattere la malattia che da tempo lo affliggeva. Assieme ai fratelli Maurice e Berry, diede il via alla Disco Music, e se forse non tutti voi lettori rammentate questo trio, sicuramente ricorderete i loro successi planetari, come “How deep is your love”, “Night Fever” e l’intramontabile “Stayin’ Alive”. Con la voce in falsetto, tipica dei loro brani, segnano un’epoca
e anzi, più di una. Un genere, la disco music, che può piacere o non piacere: è innegabile comunque che questo trio sia stato un precursore dei tempi e un innovatore degli anni ’70, pezzo imprescindibile della storia musicale per lo svilupparsi delle correnti successive. Si sa, la musica è come la lingua parlata: qualcosa di vivo, mutabile, che interagisce fra diversi generi, si influenza, corre parallelamente all’epoca in cui si innesta, ed è proprio questo il bello!
Ricordiamo anche altri lutti di quest’ultimo anno: la morte di Whitney Houston l’11 febbraio 2012, e la recente scomparsa di Donna Summer, altra icona della disco, definita appunto “Queen of Disco”. Non possiamo tralasciare inoltre un artista che ci interessa da vicino: il nostro italianissimo Lucio Dalla (4 Marzo 1943 - 1 Marzo 2012), musicista, cantautore e attore, i cui brani sono un patrimonio per la nostra identità musicale e nazionale. Valentina Fracassi
L’aMantova religiosa Metamorfosi sotto la pioggia! L’anno scorso la nostra classe 2B non era stata fortunata per quanto riguarda la gita, anzi la visita d’istruzione! Abbiamo visitato il museo del Cenedese a Serravalle! Quest’anno ci eravamo fin dalle prime settimane di scuola illusi di poter svolgere, come tutte le scolaresche, una bella uscita tranquilla, tra arte e storia, invece siamo stati inondati da una pioggia battente che ci ha completamente distrutti. Già dal mattino si erano viste le prime promettenti avvisaglie di quell’acquazzone che si è scaraventato furioso su di noi, proprio fuori Palazzo Te.
Il brutto tempo non ci ha lasciato in pace nemmeno durante l’ora di pranzo, infatti, quel tempaccio, che ci perseguitava sin dal mattino, non ci ha permesso di mangiare tranquillamente all’aperto. Inoltre, tanto per peggiorare le cose, non abbaiamo potuto visitare Palazzo Ducale all’orario prestabilito proprio a causa della pioggia, così abbiamo girovagato per le vie di Mantova fino alle diciassette, quando finalmente ci hanno permesso di entrare. La parte migliore della gita è stato il viaggio in corriera, dove
L’amore è...
lettera di un’innamorata delle piccole cose L’amore… Cos’è l’amore? È la forza che ci fa rialzare e andare avanti a testa alta con il cuore in mano, per lottare contro ogni ostacolo più remoto degli abissi, è lo spirito che ci tiene in vita, che ci fa crescere e maturare, è la passione che ispira noi stessi per provare ogni giorno nuove emozioni, è la nascita di un’altra speciale creatura messa al mondo. È il saper guardare oltre riguardo ciò che ci circonda, è il ringraziamento di esistere e di apprezzare ogni piccola luce che ci è stata posta davanti agli occhi e percorrerla per fare vedere chi siamo. È saper perdonare anche il più grosso errore e gestire con saggezza le possibilità che puoi dare a coloro che sono rimasti colpiti da come sei. È accettare e apprezzare ogni difetto che rappresenta ognuno di noi. È la pulsazione di un nanosecondo tuonante memorabile per un brivido che fa vibrare le corde più profonde dell’animo di tutto il corpo come musica flebile. È la saetta che percuote lo scorrere del sangue fino a dare impulso al più piccolo atomo presente. È l’esplosione continua di pensieri e sogni di creatività che quasi ci stupisce soddisfan-
do il nostro “io” fugace interno. È l’insieme dei ricordi preziosi che ti fanno riflettere e osservare la vita da un altro punto di vista. È la voglia di andare fino in fondo nonostante tutte le avversità ti piombino addosso, è la sapienza del saper trovare nelle cose negative un semplice lato positivo che ti illumina la strada come un’aurora fluorescente. È il coraggio di insistere con rispetto rimanendo a qualunque costo se stessi. Sperimentare dolore per aiutare e capire il prossimo. È il saper guardare oltre l’orizzonte, di cui il sole, con i suoi raggi bagna il confine. È il riprovarci senza temere alcun dubbio. È trarre esperienza dal passato, sopravvivere nel presente e covare dentro di sé il proprio futuro. È fatto di coincidenze che possono cambiare le persone con il desiderio e la realtà di avere cose in comune.
del resto abbiamo trascorso gran parte del tempo! Un’occasione unica per rafforzare il nostro legame e trascorrere in compagnia dei nostri amici una Perché la vita significa speranza e il non arrendersi mai per non macchiare la propria memoria. È il richiamo di un infuocato fremito del cuore che non vuole sapersene di tacere. È il ripensare ai ricordi passati ormai in tarda età, e il non rimpiangere ciò che si avrebbe voluto realizzare. L’amore è dare un senso alla tua vita grazie ad una sola ed unica persona, e riattivare il pulpito nascosto del cuore innamorato. È il gesto di una piccola cosa che può essere trasmessa se colta con il significato immenso che si vuole comunicare. È il mettere a repentaglio la propria vita per la persona che ti sta accanto, che lotta per te e che ti aspetterebbe per un tempo indecifrabile pur essendo tu consapevole della minima importanza che la persona a cui tieni moltissimo ha nei tuoi confronti. È il continuare a provare lo stesso sentimento che piano piano sfocia nell’oceano ricco di avventure che ti aspettava da tempo, è il saper cogliere le occasioni e arrivare ad atti
giornata iniziata nel peggiore dei modi. Il viaggio era stato pianificato molto bene e, anche se il maltempo lo ha in parte rovinato, è stato salvato dalla bellezza dei palazzi che abbiamo avuto la possibilità di ammirare, dalle splendide opere affrescate sulle pareti di questi edifici, dalla complessità delle loro storie e dall’allegra e bizzarra mostra della Pixar. :D La giornata si è conclusa comunque in bellezza, come testimonia la foto! Ci siamo divertiti tutti, ma speriamo ugualmente che la prossima gita, pardon viaggio d’istruzione, si svolga all’insegna del sole! Alice Botteon che non avresti mai pensato di riuscire a compiere e ti senti rinato; ma nello stesso tempo combatti per un’impresa straordinaria, che resta colpita nella memoria con un’incisa sofferenza e commozione. Sono continui errori, più chiari solamente attraverso il guardare con occhi diversi, netti. Avere fiducia l’uno nell’altro, conoscersi, affrontare ogni giornata con mille e più problemi con la persona che ringrazi che esista, perché puoi guardarla e starle accanto magari anche da lontano. È mettersi nei panni dell’altro, sussurrare parole dolci e far notare ogni giorno alla persona con la quale si vorrebbe passare il resto della vita, il proprio giuramento eterno. È ridere, scherzare, divertirsi, coccolarsi senza aver timore di mostrare la vera immagine di noi stessi. È fare progetti, sostenersi, e sorridere a testa alta, anche quando si presenta il più piccolo ostacolo irremovibile. È il potere che ci mette alla prova, e tutto sta nel crederci e cercare di afferrare il più piccolo spiraglio di luce per ricevere un sorriso pieno di calore che vale più di mille parole. L’amore è la gioia delle picole cose, perchè il cuore è fatto d’amore. Senza il cuore non c’è vita. Laura Meneghin 2E
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L’angolo degli scrittori
Il ruscello e la laguna C’era una volta un ruscello che scorreva tranquillo tra piccoli massi, lambendo la terra smossa dove attecchiscono le piantine di fragola. Scorreva da sempre, giocando a solleticare abeti e salici piangenti e dissetando i cervi. Guardava arrivare il giorno e trascorrere la notte. E non aveva mai paura. Un giorno di primavera, attratto dalla nebbiolina che vedeva sollevarsi da dietro due grosse rocce, virò deciso verso questa nuova visione, per guardare meglio, affascinato dalla novità e curioso di conoscere tutto. La cosa che subito gli sembrò strana fu che immediatamente dietro alle rocce scomparve il sole. Un’inquietudine sorda lo fece spumeggiare lievemente lungo le rive. Viste da vicino le rocce sembravano assai più grandi che da lontano e lui sempre più piccolo. Guardava in alto, per vedere oltre la nebbiolina dove le rocce disegnassero il contorno finale delle punte. Strizzando gli occhi per mettere a fuoco, non si rendeva conto che la sua corsa accelerava. Accelerava sempre un po’ di più. Quando se ne accorse, la sua scia formava già anse che schiaffeggiavano nervosamente i sassi e lui capì che sarebbe stato molto difficile fermarsi, ma pensò che in natura succede, che forse appena oltre c’era un bellissimo lago in cui avrebbe riposato di lì a poco. La corsa accelerava. La nebbia s’infittiva. E il paesaggio che gli scorreva accanto veloce era solo un susseguirsi di ombre dai contorni indefiniti. Accelerava. Ancora. Del sole non v’era più traccia. E un’oscurità dapprima grigioverde e poi sempre più bluastra accoglieva la sua corsa come una grande bocca aperta. Tanto bocca e
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tanto aperta, che anche il rumore del suo scorrere cominciava ad echeggiare di rimando da quelle che sembravano pareti. Tutto intorno. E il blu divenne nero e le pareti sempre più vicine e il fragore sempre più assordante e la velocità sempre più grande. C’era un punto preciso, dentro di sé, in mezzo all’acqua che ribolliva, che rimaneva sospeso. Come il fiato. Fu allora che capì di aver paura. Per la prima volta nella sua vita. Ma non fece nemmeno in tempo ad impossessarsi di questa nuova emozione, che si sentì comprimere dentro ad un tunnel. Lo riempiva tutto. Sfrecciando, slabbrandosi sulle pareti in un testacoda irrefrenabile con una pressione sempre più alta. Fu allora che si sentì inghiottito da una polla d’acqua nera. Si capovolse, rimescolandosi, senz’altro sentire che spruzzi. E di nuovo la corsa, nera, gonfia, a piena velocità, dentro al tunnel spinoso. S’ingolfò e venne ringhiottito molte volte, ingrossandosi smisuratamente, mentre la sua acqua era ormai sparpagliata in mezzo ad altra, sconosciuta. Per sempre persa. Correva, non sapeva dove, non sapeva più nemmeno quale fosse la base e quale l’altezza dei suoi capovolgimenti. Una capriola nauseante e cieca. Chiuse gli occhi, certo di morire. Ma sentì che il fragore della propria massa sconvolta nascondeva un ritmo. Ascoltò. Tu-tutùm, tu-tutùm, tu-tutùm...
Un galoppo. E scoprì che questa corsa aveva gambe. Terreno. Tu-tutùm, tu-tutùm. Ma le gambe non erano sue, no. Era a cavallo di un destriero lanciato in una corsa tanto estrema da sembrare una questione di vita o di morte e del quale sentiva il galoppo come se tuonasse dal suo stesso petto. E scoprì di avere braccia. Con cui gli arpionò la criniera e il collo. E capì di avere un volto. Investito d’aria e spruzzi da non poter aprire gli occhi. Aria e acqua si separavano. E il ruscello trasformato in cavaliere distingueva l’una dall’altra, sempre più precisamente. L’una il passato, l’altra il presente. E scoprì che la paura diventava liscia, e morbida, e sua. E diventava radice nel suo petto. Nel punto che prima era sospeso, ora c’era la pace. Traboccò in una capriola dirompente, mentre il cavallo usciva all’aria, e l’acqua con lui, straripando insieme dal tunnel, a mille metri sopra una laguna d’acqua blu. Il ruscello
Il poeta
Sono il buio della notte, il racconto fallito, l’essenza crepuscolare. Sono l’aborto inconsapevole, l’esaltazione irritante, l’arroganza dei vecchi. Sono il falò dei grandi discorsi, l’amore perduto, frantumato,
spezzato. Sono l’odio che brucia le promesse di ieri. Sono del poeta le cose fatte, il rimorso, il dolore della vita, l’acqua stagnante del fosso. Giovanni Filardo
cavaliere guardò in basso, con una vertigine, mentre il galoppo rallentava. Seduta sulla riva, intrecciava una ghirlanda di fiori una fanciulla. Sollevò il volto, sorridendo. “Eccoti”. E il cavaliere comprese che anche la fanciulla era figlia dell’acqua. E del turbamento. Dov’era nata la cascata, il destriero seguì il pendio dei monti, fino a riva. Il cavaliere e la fanciulla seppero guardandosi, delle pene passate. Tenendosi per mano, a piedi nudi, in mezzo ai fiori, presero la via di casa. Franca Pistellato
Dietro sensazioni di benessere e libertà… la censura.
“[...]Se qualcuno dovesse decidere quello che devo ascoltare, quello che non devo ascoltare, quello che devo vedere, quello che non devo vedere non mi farebbe affatto piacere. Se qualcuno invece dovesse decidere quello che devo dire o quello che non devo dire non mi farebbe altrettanto piacere.” Giorgio Gaber. Rispetto all’epoca dei totalitarismi del Novecento, quando la censura era un chiaro strumento del regime, che sulla propagan-
da e l’educazione delle masse legittimava ed assicurava la propria esistenza, potrebbe sembrare che oggigiorno l’Italia sia uno Stato libero. Ma, dopo essere stata indicata nell'annuale rapporto Freedom of the Press, dell'organizzazione americana Freedom House (la quale ha come obiettivo la promozione della libertà nel mondo), come libera (per quanto riguarda la libertà di stampa), nel 2004 è stata invece catalogata come un Paese parzialmente
libero. Sorge dunque spontanea una domanda: “Perché?” Riteniamo che tale verdetto sia dovuto proprio alla censura in atto oggi nel nostro Paese; essa è molto presente nella televisione dove l’audience, le simpatie e le antipatie dei dirigenti e dei proprietari delle varie emittenti fanno da padroni, magari a scapito della buona informazione. È evidente che durante i telegiornali, i quali ricordano dei veri e propri bollettini di guerra, in quanto ci descrivono con scrupolo quasi maniacale ogni disgrazia che accade, certe informazioni vengano messe in secondo piano, presentandole in modo parziale e non sempre imparziale. Potrebbe essere dovuto al fatto che, quando un programma televisivo o un personaggio diventano “scomodi”, si tende all’eliminazione del programma e al licenziamento del conduttore, per questo si dice che il mezzo televisivo è assai politicizzato. Un sondaggio del 2008 ha fatto notare come la maggior parte degli Italiani creda che la
risorsa online informativa sia più affidabile di quelle televisive. Infatti, la mancanza di libertà sui media è contrastata dal web dove le persone possono trovare un’informazione più pluralista. Di questi tempi, però, si cerca di limitare l’accesso alle notizie anche attraverso il web, infatti, in Italia ci sono pochi luoghi dove si può accedere ad internet tramite la connessione senza fili, in quanto bisogna richiedere il permesso. Anche in alcune scuole vengono oscurati certi siti internet, limitando la ricerca. Fin quando la censura in ambito scolastico interessa siti come i social network non pone nessun muro tra noi e l’informazione, ma quando, per cercare notizie, anche per il nostro giornale, siamo bloccati dall’oscuramento di molti siti utili, viene naturale domandarsi: “C’è, dunque, chi decide anche ciò che dobbiamo pensare?” Arianna Rusalen
Il carcere entra a scuola, la scuola entra in carcere Il 18 aprile le classi quarte B, C, D, E hanno vissuto l'esperienza dell'incontro-confronto con un gruppo di uomini detenuti presso la Casa di Reclusione di via Due Palazzi – Padova, un carcere di media/alta sicurezza, progettato per 370 detenuti e attualmente abitato da 740! Due ore nelle quali si è potuto capire quanto poco basti per entrarvi manette ai polsi. Molto spesso non esiste una spiegazione precisa al perché una persona commetta un reato, solitamente è un lento scivolamento che fa perdere la cognizione di che cos'è giusto e di cosa invece è sbagliato. Chiedete anche agli altri ragazzi e ragazze di 4^ cosa si prova ad incolonnarsi in fila indiana per entrare in un posto di guardia, lasciare i documenti,
ricevere un pass, sapere che c’è un solo WC a disposizione del “pubblico”, incamminarsi scortati da due guardie passando di cancello in cancello, inferriata in inferriata…Fino alla stanzalaboratorio di giornalismo: accesso possibile a non più di 30 carcerati in due turni diversi. Ci siamo confrontati con uomini condannati per reati di vario genere (incidenti mortali causati per guida in stato di ebbrezza, sequestro di persona, omicidio, rapina, spaccio ed uso di stupefacenti) i quali hanno scelto di aderire al progetto “Il carcere entra a scuola, la scuola entra in carcere” e contribuiscono alla realizzazione della rivista “Ristretti orizzonti” che non è altro che l'espressione del loro pensiero, delle loro vite, dei percorsi di coscientizzazione e
di riscatto personale e sociale che anche il Diritto penale italiano prevede. Abbiamo ascoltato e ci siamo confrontati soprattutto con i protagonisti di quattro storie:
Ulderico, Marco, Rachid e Luigi. Chi sotto l'effetto di psicofarmaci presi col metodo “fai da te”, senza controllo medico, ha distrutto la propria famiglia; [continua a pag. 15]
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Sport
I nostri atleti colpiscono ancora
L’orienteering si ferma, ma la pallavolo insiste con buoni risultati Anche quest’anno la nostra scuola ha aderito a numerose iniziative di carattere sportivo: Giochi Sportivi Studenteschi, Tornei della “Consulta”, Tornei “Fair play”. Le nostre compagini di calcio a5, calcio, pallavolo, nonché gli atleti dell’“Orienteering” si sono battuti con impegno sui vari campi di gara, onorando la propria partecipazione. Particolare merito va alla squadra femminile di pallavolo che con forza e tenacia ha portato a casa ben tre secondi posti nelle competizioni cui ha partecipato. Il torneo provinciale di calcio a5 a Ponte della Priula è stato invece vinto dalla squadra delle allieve che però non ha avuto lo stesso risultato a Verona dove avrebbe dovuto superare le selezioni,
in rappresentanza della nostra provincia, per passare alle Nazionali. Dopo i buoni risultati conseguiti lo scorso anno nell’Orienteering, le nostre ragazze non sono state altrettanto brillanti in questa edizione; il miglior risultato è stato infatti un sesto posto e le nostre atlete si sono dovute così fermare. Un ringraziamento particolare ci sentiamo di dire al prof. Bastanzetti che, anche se impossibilitato per motivi personali ad accompagnare i ragazzi alle manifestazioni, ha sempre collaborato attivamente per la buona riuscita delle prove.
Due persone fuori dal comune Quando i campioni sono intorno a noi (di Maggie Boito) Forse non tutti sanno che quell’arzillo anziano che lo scorso 23 novembre ha premiato i vincitori della campestre, è campione mondiale over 90 nella marcia atletica. Alla splendida età di 92 anni il signor Vacalebre (per la cronaca padre dell’omonima professoressa!) si sente ancora giovane, tanto che si allena periodicamente in palestra o in pista. Accanto a lui quello stesso giorno era presente anche Bernardi Fabio, il maratoneta con il record personale di 2h 30’. Entrambi sostengono l’ormai scomparsa filosofia che lo sport faccia bene alla salute fisica e mentale. Il signor Vacalebre, dopo una vita passata nell’esercito e tre anni di prigionia, nel febbraio dell’anno scorso si è visto conferire dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano l’onorificenza al merito della Repubblica Italiana. Siamo abituati a vedere i nostri anziani rinchiusi nelle case
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di riposo, ma l’agile signore si oppone alla normalità, come il sig. Bernardi che, spezzando la consuetudine giovanile di non praticare sport, si allena tutti i giorni nonostante il lavoro. Dai due atleti si dovrebbe trarre spunto per uno stile di vita sano; se fin da giovani, si facesse un po’ più di attività fisica tutti i giorni, si arriverebbe con ogni probabilità all’età del signor Vacalebre ancora agili e scattanti, proprio come lui. Forse qualcuno potrebbe aspirare ai suoi stessi risultati cioè vincere i Campionati internazionali di atletica senior, una marcia di 5 km svoltasi a Lahiti, in Finlandia, nell’agosto 2009, dove il signor Vacalebre si è aggiudicato il titolo di campione del mondo. Il giorno della gara, alla richiesta di intervistarlo, ha risposto: “Ricordatevi di portare rispetto ai superiori! Rispettate le regole e rispettate le madri!” Intanto cominciamo da qui!
Michele Azzalini Maggie Boito
Moda
La moda cambia... ... lo stile resta !
lo stile resta... diceva Coco Chanel, la quale è diventata nel tempo sinonimo di lusso, eleganza e di stile. Gabrielle Chanel riuscì ad emergere grazie al proprio carattere, al proprio carisma, al proprio coraggio. La sua carriera iniziò come disegnatrice di cappelli nel 1908. La sua fama crebbe rapidamente fino a raggiungere l’apice con l’invezione del mitico profumo Chanel n.5 che Marilyn Monroe diceva di amare al punto tale di andare a letto “vestita” solo di una sua goccia: un profumo che, a detta della stilista, avrebbe dovuto incarnare una sensualità e una femminilità senza tempo. Lei è stata la prima donna ad indossare un abito unisex e la prima a lanciare l’abbronzatura come moda. Anche di fronte alla morte non perse la sua forza, infatti le sue ultime parole furono: “Vedi, così si muore”, rivolte alla sua cameriera. “La moda cambia, lo stile resta”. Questa frase di Coco Chanel è esemplare per la sua disarmante chiarezza. Lo stile spesso è figlio della creatività ed originalità della moda, è ciò che resta di valido, di quasi eterno. “Se sei nato senz’ali,
non fare mai nulla per impedire loro di crescere”. Lo stile è un modo di essere. Non tutti ce l’hanno però! Un’icona universale di stile è certamente Audrey Hepburn, la storica e compianta attrice protagonista del celeberrimo “Colazione da Tiffany”. Certamente i look da lei sfoggiati nel famoso film, oggi apparirebbero fuori moda. Ma lei ha lasciato un segno. Col suo fascino e la sua eleganza senza tempo, è diventata e rimarrà sempre un’icona di stile, a dispetto degli anni che passano e delle nuove tendenze. La creatività procede per associazioni tra idee, concetti, fatti, caratteri e dà origine a idee e concetti nuovi, invenzioni, scoperte: insomma, a risultati tanto originali quanto efficaci. Esprime in poche parole l’essenza dell’essere stilista, questo mestiere fatto di arte e di amore per il bello, non è semplicemente un mestiere ma un modo di vivere e di sentire i cambiamenti del mondo. La moda è ovunque, nel cinema, nella musica, nell’arte, nella vita quotidiana. Lo stile è colore, come l’estate che sta arrivando. La moda passa... La moda è
importante, certo, ma ancor più importante è trovare uno stile proprio, un mondo tutto nostro, abiti nei quali ci sentiamo noi stesse, che ci distinguano dalla massa, che ci rendano uniche, che parlino di noi. Un vestito può raccontare davvero molto di una persona. Essere schiavi della moda, seguire a tutti i costi le ultime tendenze, voler entrare per forza in un abito che magari non fa per noi, per colore, modello o qualsiasi altra cosa, può rivelarsi deleterio. Come anche la scelta di un determinato make-up o hair-style, che magari non ci dona, ma che sfoggiamo perché “usa”. Invece lo stile non passa mai. È un qualcosa di nostro che può essere fuso alle tendenze dell’ultimo minuto, ma ha personalità, la nostra!
Tante volte una persona, specialmente se è famosa, viene criticata aspramente per lo stile che ha, magari etichettata e accusata di essere qualcosa che non è. Ah, le apparenze che guaio! Ormai nessuno si sente più libero di andare in giro vestito in modo originale o comunque appariscente, per paura che gli vengano affibbiate delle etichette assurde. Ma quanto è sbagliato e ingiusto tutto ciò? Credo che una donna, una persona in generale, debba sempre sentirsi libera di indossare ciò che desidera nei limiti del buon gusto e della decenza, chiaramente ma so prattutto, ciò che la fa sentire se stessa e a suo agio. [Continua a pag 15]
La pelle dei muri
Intervista a Milena Gabrijlcic Milena Gabrijelcic, allieva della classe 5C, ha partecipato al concorso internazionale Premio Valcellina Mixing Cultures, le cui premiazioni si sono tenute a Maniago (PN) il 14 Aprile 2012, classificandosi al quarto posto e vincendo il Premio Calimala. Milena vanta già un curriculum artistico grazie alle sue diverse partecipazioni. La redazione di moda ha intervistato Milena per voi. Com’è nata l’idea di quest’opera di FiberArt? Partendo dal tema “Intreccio di culture” ho pensato di evidenziare la diversità che si crea a causa delle diverse culture e religioni. Il muro è sinonimo di corpo. Facendo riferimento a Mimmo Rotella ed Emilio Vedova, artisti della Pop Art, ho ideato il mio lavoro. Dapprima ho sperimentato diversi materiali e alla fine ho optato per l’utilizzo di un sacco in juta per il primo strato, della tartahana rossa per il secondo strato e infine del saatilene per il terzo. La canzone Imagine di John
Lennon è stata realizzata con l’utilizzo di: gesso, uniposca bianco, pennarello indelebile e catrame, il quale dà sensazioni di bruciature ed ha un odore particolare. Perché hai scelto proprio questo testo? Perché è una canzone molto famosa e riconoscibile da tutti, universalmente nota, una canzone che parla di pace e unità, che incita le persone a immaginare un mondo migliore. Ti ritieni soddisfatta del premio vinto? Si, perché è un lavoro che già sentivo mio; anche se non avessi vinto il premio sarei comunque stata soddisfatta di essere arrivata lì ed essermi messa a confronto con persone provenienti da tutto il mondo e con più esperienza di me. Dove si trova ora l’opera? Si trova a Maniago, dove è rimasta esposta fino al 13 maggio 2012. La Virgola ringrazia Milena per la disponibilità e si congratula con lei per questo prestigioso riconoscimento. Mirella Edotti, Elena Da Ros
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Cinema
Donnie Darko la recensione
“28 giorni, 6 ore, 42 minuti, 12 secondi … ecco quando il mondo finirà” Donnie Darko è un ragazzo disturbato, che in preda a misteriosi attacchi di sonnambulismo, si risveglia lontano da casa. Una notte ad attrarlo in giardino è una voce inquietante che sembra appartenere a uno strano e insolito personaggio, Frank un coniglio alto un metro e ottanta, il quale dice al ragazzo che restano soltanto quattro settimane alla fine del mondo. Quella stessa notte avviene uno stranissimo incidente: un motore d’aereo si abbatte sulla villa dei Darko, distruggendo la camera di Donnie, che naturalmente non era a letto. Donnie si salva e si risveglia su un campo da golf a chilometri di distanza, ma come ci è arrivato? La
schizofrenia o una qualche alterazione mentale sembrano essere la risposta ai continui vuoti di memoria e ai comportamenti incomprensibili di Donnie, tanto che viene mandato in analisi dalla dottoressa Thruman. Tra le altre cose il protagonista si innamora, allaga e vandalizza la scuola e scopre che la strana vicina, chiamata Nonna Morte ha scritto un libro sui viaggi nel tempo. In realtà Donnie vede sprazzi di futuro o meglio di realtà alternative e comunica con personaggi che non hanno nulla a che fare con il suo mondo, ma che conoscono cose inspiegabili. Intanto i giorni passano inesorabilmente e la scadenza si avvicina … Luca Calveri, 5^ C
Donnie Darko Gli Universi Tangenti Lo scopo del regista, attraverso questa inquietante pellicola, è quello di lasciare all’immaginazione dello spettatore la possibilità di esplorare infinite strade. Varie sono, infatti, le interpretazioni possibili: una di queste vuole Donnie in preda alle risa alla fine del film come al risveglio da un lungo ed intricato sogno... che però era il presagio della sua bizzarra morte. Un’altra vede il protagonista (e tutto il mondo) prigioniero di un lasso temporale della durata di ventotto giorni, al termine dei quale si torna all’inizio: in questo senso il mondo sarebbe finito, perché intrappolato per sempre tra il 2 e il 31 ottobre del 1988. Donnie può uscirne solo sacrificandosi, e per “costringersi” a farlo, creerà le visioni con Frank. Tutto ruota intorno al libro scritto da Roberta Sparrow Nonna morte - “La filosofia dei
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viaggi nel tempo” (liberamente ispirato a teorie del famoso scienziato Stephen Hawking) e descrive come il tempo occasionalmente possa “corrompersi” per ragioni sconosciute dando origine a realtà parallele, chiamate Universi Tangenti; queste realtà non sono altro che delle dimensioni temporanee e profondamente instabili, della durata di non più di qualche settimana. Queste dimensioni sono destinate a collassare su se stesse provocando la distruzione dell’esistenza; quando crollano formano anche una sorta di vortice spazio-temporale il quale permette il viaggio nel tempo e che può ricondurre al punto di origine dell’Universo Tangente. Tutto questo viene narrato nel libro di Nonna morte dove si parla per esempio di: Artefatto, Ricettore Vivente, Viventi Manipolati e Morti Manipolati. L’Artefatto è il segno della “na-
scita” di un Universo Tangente. il Ricettore Vivente è un normale essere umano scelto per riportare l’Artefatto nell’Universo Principale attraverso il vortice che compare quando l’Universo Tangente sta per collassare, ha il dono della telecinesi e vari altri poteri, ma è spesso tormentato da incubi e visioni per tutta la durata della vita nell’altro Universo. Naturalmente è Donnie il nostro Ricettore Vivente. Il tempo è stato alterato dalla materializzazione inspiegabile del motore del jet (l’Artefatto) che cade su casa Darko, ed il
nostro giovane eroe deve porvi rimedio prima che ciò causi la distruzione dell’universo. Il Morto Manipolato è, ovviamente, Frank che interviene ad aiutarlo nella sua impresa. Ogni accadimento, ogni gesto delle persone che gli sono accanto (i Viventi Manipolati) devono portare Donnie a completare la sua missione cioè cancellare l’Universo tangente e riportare tutto alla normalità. Ma davvero tutto può essere cancellato? Quello di Donnie è un sacrificio volontario? Sharon Colli Federica Brugnerotto
Trainspotting Un racconto senza alibi Le vicende raccontate nel film “Trainspotting” di Danny Boyle”, tratto dall’omonimo romanzo del 1993 di Irvine Welsh, è ambientato in una zona suburbana di Edimburgo. È la storia di un tossicomane, Mark, e della sua banda di amici: brutti, sporchi, cattivi e ladri, ma nella loro insolenza suscitano pena e simpatia, più
che paura, orrore o schifo. Un film che racconta esplicitamente una storia di drogati dal loro punto di vista, senza abbellire il contesto in cui agiscono. D. Boyle e il suo sceneggiatore non hanno pregiudizi nel raccontarli e non offrono alibi alla loro deriva autodistruttiva. Edotti Mirella
Cinema - quando la realtà supera la fantasia
Horror
Ha un fascino sinistro come la gente si diverta a guardare gli horror: schiantati davanti allo schermo, che passa sequenze brutali a incedere sostenuto. Una scarica di volt che ti attraversa per tutta la disavventura dei protagonisti, fra personaggi più ingenui, “in gamba”, astuti, opportunisti o altruisti. Tutto ok finché resta solo un film. Finché per tornare alla vita reale basta spegnere il televisore prima di addormentarsi, col pensiero che tanto a noi non può succedere. A volte però la realtà è peggiore della fantasia, e la mente dello scrittore non riesce neanche timidamente a concepire le fantasie perverse dei serial killer e gli ingegni da loro messi in opera per realizzarle. Wisconsin; dalle città di La Crosse e Plainfield tra il 1947 e il 1957 scompaiono sei persone. Nessuno può immaginare che dietro al mistero ci sia la mano di quello che diventerà uno dei serial killer più conosciuti e studiati dell’intera storia. Ed Gein nasce a La Crosse nell’agosto del 1906: figlio di un alcolizzato e di una donna tanto ancorata alla Chiesa da
distorcerne i messaggi, Ed ha un’infanzia difficile e un’adolescenza altrettanto complicata. Dopo la morte del padre, il suo unico fratello Henry G. cerca di opporsi ai principi rigidi e malati che la madre ha imposto fin da quando lui ed Ed erano piccoli. Uno strano incidente è causa di scompiglio ma allo stesso tempo pare risolutivo: Henry perde la vita in un incendio alla fattoria di famiglia. Eppure sul suo corpo carbonizzato viene riscontrato un trauma alla testa, indizio che porta all’arresto di Ed, presente durante la tragedia. Le prove non sono sufficienti e si procede al rilascio del sospettato. Dopo morte della madre in Ed si scatena la follia. Non si sa di preciso quante persone abbia realmente ucciso Ed Gein, effettivamente fu processato e ritenuto colpevole di nove omicidi, anche se molti altri sono, in via ufficiosa, addebitati a lui, alcuni risalenti alla sua adolescenza. A questa storia si ispirano i celeberrimi “Non aprite quella porta”, “Psycho” e “Il silenzio degli innocenti”. Dove può arrivare la mente umana? Quale strano
Un film per ascoltare la poesia. Da Neruda a Rondoni con Il postino Di questi tempi la poesia non gode di grande simpatia da parte degli studenti, fatto salvo per qualche rara eccezione; del resto quella c’è sempre e conferma la regola, appunto! Se l’insegnante di Italiano attacca con l’analisi del testo poetico, secondo i programmi ministeriali di seconda, il riposo è assicurato! Noi quel lunedì non aspettavamo altro, così ci saremmo rilassati un po’, giusto prima della ricreazione! Ma la nostra prof. quel giorno ci ha spiazzato, proponendoci la visione del film “Il Postino” con Massimo Troisi. Un autentico capolavoro. Il film racconta la profonda amicizia del poeta cileno Pablo Neruda, in esilio in una piccola isola dell’Italia meridionale,
con Mario Ruoppolo, disoccupato figlio di pescatori locali. Mario trova lavoro come postino “privato” del poeta che gli trasmetterà i profondi valori della poesia. I due protagonisti, parlando d’amore e di politica, ti spiegano cosa sono le metafore, cos’è il ritmo e ti forniscono la chiave d’accesso al testo poetico. Straordinario! Quando la spieghi la poesia diventa banale, meglio di ogni spiegazione è l’esperienza diretta delle emozioni che può svelare la poesia ad un animo predisposto a comprenderla. Così dice il poeta cileno al postino Mario e questo è anche, in sintesi, il pensiero del poeta Davide Rondoni che abbiamo incontrato al teatro Da Ponte
gene può determinare la tendenza all’omicidio? Il cinema simula situazioni ai limiti, per cercare risposte, denunciare fatti non ricordati, mostrare la mente dell’uomo in più sfaccettature, o più semplicemente
sfruttare le paure sconvolgendo per quelle due ore di durata il pubblico. Ci sono film ben riusciti, film alquanto scarsi, ma l’importante è non rimanere indifferenti alla realtà. Valentina Fracassi
Riaccendiamo il faro della legalità per non morire a scuola!
Ti svegli come ogni mattina, convinto di passare un’altra giornata delle tante che t’aspettano, pensando che andrai a scuola per morire di noia. SOLO DI NOIA. Non sei consapevole che quel saluto così svogliatamente rivolto ai tuoi genitori, uscendo di casa, sarà l’ultimo della tua vita. Arrivi davanti al cancello con i tuoi amici e...KABOOM! Con la polvere dell’esplosione si dissolve l’esistenza di intere famiglie. 16 anni, troppo pochi per morire, in un modo così inspiegabile e ingiustificato. Il luogo, la scuola, mai toccato da nessuna associazione criminale o forma di terrorismo, è ora violato e ha perso quel senso di protezione che da sempre
tutti gli riconoscono, anche se il colpevole della strage non è ancora stato identificato. E noi giovani restiamo passivi; al posto di condannare, ci limitiamo ad osservare dispiaciuti, lasciandoci scivolare addosso le parole, senza dare peso ad un fatto grave che poteva succedere a chiunque di noi e che solo per una serie di coincidenze ha colpito Melissa. Il faro della legalità si sta spegnendo e il nostro Paese sta andando alla deriva come una nave senza nocchiere in gran tempesta. È nostro compito mantenere viva quella luce. RAGAZZI, svegliamoci: la legalità è un diritto e un dovere!
dopo qualche settimana da quel famoso lunedì. Davide Rondoni afferma che chi fa arte, e la poesia è arte, non deve concepirla in maniera egoistica, come un’espressione del proprio essere, utile solo a se stesso, ma come un linguaggio universale messo a disposizione del fruitore. Non serve conoscere la storia del poeta e
cosa voleva dire con quei versi riguardo alla sua esperienza personale: se il tuo fine ultimo non è analizzare la poesia ma comprenderla, devi ascoltare solo i sentimenti che ti trasmette. Non è vero che il poeta deve esprimersi in maniera complicata, quanto piuttosto rendere in modo più semplice concetti [continua a pag. 14]
V. Fracassi, M. Mastropieri
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Riprendiamoci il nostro futuro! Alcune battute di un dialogo, che mi è capitato di ascoltare occasionalmente, mi hanno indotto a pensare.
“Al giorno d’oggi, in cui il futuro è nelle mani dei giovani…” “Scusa, quale futuro? Di quali giovani? Quella dei giorni nostri è una società deviata, che non crede più nei valori, quelli puri e autentici; è una società confusa, violenta, disillusa e incostante, una società annoiata”
“Ecco il punto: la noia. Sempre in aumento e i più colpiti sono i giovani, che godono di tutto, dall’utile al superfluo, che non si accontentano.” “Si è vero, ciò che all’inizio è una moda, quando passa il grande boom diventa noia, quindi insoddisfazione e senso di incompletezza.”
È questa l’idea che gli adulti hanno di noi. È questa l’immagine che diamo?
La 2 B lascia l’impronta! a
Si tratta di un progetto che la nostra classe ha intrapreso sotto la guida del professore di scienze Marco Cettolin, con l’obiettivo di sviluppare una coscienza su quanto ciascuno di noi sia “impattante” sul pianeta. Eh sì! Perché anche se siamo piccoli, non dobbiamo dimenticare che siamo 7 miliardi di individui, e ogni azione o consumo apparentemente ininfluente, moltiplicato per questo numero, pesa e lascia il segno! Una carta geografica, stesa sul pavimento al secondo piano dell’Istituto, rappresenta le terre e gli oceani che giorno dopo giorno sono
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stati ricoperti da impronte nere, immagine simbolica della Terra, calpestata e oppressa, incapace di sopportare ancora la nostra impronta ecologica attuale, che richiederebbe già due pianeti! Dei cartelloni, da esporre al piano terra, con immagini e frasi sul singolo individuo della massa, perché capisca il suo reale potere nel destino del pianeta e la necessità di imporsi scelte e azioni quotidiane ecologiche, e davvero sostenibili! Infine le magliette, realizzate con l’aiuto degli insegnanti Laura Girardi e Tiziano Scapin nel laboratorio di moda, raffigurano la Terra con l’orma dell’uomo, ognuno di noi. Il tutto per non essere più degli autolesionisti di M****!
È vero: l’adolescenza è una fase turbolenta, di trasformazioni anche discontinue, in cui ci si critica e l’identità non è ben definita; è una fase in cui molti hanno bisogno di sicurezze e di sostegno così cercano vie di fuga, qualcosa per sentirsi bene, per evadere da ciò che gli va troppo stretto o da una realtà che li soffoca. Molti entrano nel tunnel della droga o dell’alcool, che però non è ciò che li può aiutare a
star bene o a superare per davvero i momenti difficili. Molte volte è la voglia di crescere e di sfidare se stessi a far sì che si arrivi ad “imbottirsi” di sostanze che danneggiano e indeboliscono il corpo, ma non portano a niente che abbia un senso vero e proprio. Tutto è soltanto una forma di evasione o ribellione. Riprendiamoci il nostro futuro!
[Guerra... segue da pag. 1] vazione per fare guerra ed abbindolare il popolo. Per concludere, cito ancora Harry Truman e il comunicato stampa diffuso dal governo americano sedici ore dopo il bombardamento di Hiroshima: “[…]Siamo ora preparati a distruggere più rapidamente e completamente qualsiasi impresa produttiva i giapponesi abbiano sopra la terra in qualsiasi città. Distruggeremo i loro moli, le loro fabbriche e le loro città. Che non ci siano equivoci: distruggeremo completamente la capacità del Giappone di far guerra.” In Giappone uno dei pochi sopravvissuti descrisse così quella stessa vicenda: “Mi ero alzato alle otto di mattina quel 6 agosto del 1945, […] improvvisamente nel cielo, al di sopra del fiume vidi una mas-
sa d’aria straordinariamente trasparente, un vento terribile ci colpì. I cespugli e gli alberi si misero a tremare, alcuni furono proiettati in aria da dove ricaddero come saette sul tetro caos. […] Uno spazio vuoto e grigio si estendeva sotto un cielo di piombo. Soltanto le strade, i ponti ed i bracci del fiume erano ancora riconoscibili. Nell’acqua galleggiavano cadaveri dilaniati, gonfi. Era l’inferno divenuto realtà.” Quindi, se la vicenda viene raccontata così, quello che noi consideravamo il buono non lo sembra poi molto.
[Un Film..segue da pag. 13] su cui l’uomo si pone delle domande. Rondoni si è dichiarato contrario all’insegnamento obbligatorio della poesia nelle scuole, giungendo provocatoriamente a proporlo come opzionale perché crede che debba essere inteso in modo meno pragmatico e più astratto. “Non ha senso obbligare a scrivere poesie”, ha asserito alla domanda se fosse utile far scrivere poesie agli studenti, specialmente delle scuole elementari. Ognuno si è cimentato poeta nella vita, ma dal provarci al riuscirci c’è di mezzo il mare. Proprio per questo più
della poesia stessa, è la figura del poeta ad essere bistrattata poiché nell’immaginario comune chiunque può “essere poeta”. Molti poi sostengono che questa forma di scrittura si possa ritrovare nei testi musicali, ma Rondoni è contrario a questa teoria perché dietro alle parole e alla struttura di una canzone non c’è lo stesso studio di un testo poetico. Per Rondoni il lettore deve essere un autodidatta, cioè approcciarsi al testo in modo meno scolastico e più spontaneo. A lui è andata subito tutta la nostra simpatia! Meditate prof! Meditate. la Seconda B
Mirella Edotti
“Al momento di marciare molti non sanno che alla loro testa marcia il nemico”. Per questo in una guerra non esiste giusto o sbagliato ma solo morte e distruzione. Riccardo Pase
[La Moda...segue da pag. 11] E voi? Che cosa ne pensate? Meglio essere alternativi con stile, piuttosto che alla moda ma omologati? Presto che è tardi! Ve lo ricordate? Beh, il tempo comincia davvero a stringere per prepararci all’estate. La primavera avanza e tra breve cominceranno le giornate calde con il sole che punge e brucia la pelle impreparata. Manca veramente poco
tempo per prepararci all’estate. Per fortuna quest’anno a confermare la buona notizia non è solo il calendario ma anche il sole, che si inizia ad intravedere sempre più spesso, portando finalmente le temperatura verso l’alto, mentre, piumini, maglioni e sciarponi negli armadi!!! Insomma, lo dico chiaro e tondo, non ne potevo più di questo freddo ! Ester Diedhiou
[Quanto... segue da pag. 3] I sei paesi con la spesa militare più alta nel mondo sono: Germania, Brasile, Stati Uniti, Francia, India e Regno Unito, i quali nel 2011 hanno effettuato dei tagli che in molti casi hanno rispecchiato l’esigenza di ridurre i deficit di bilancio. Nel frattempo, invece, altre nazioni, in particolare Cina e Russia, hanno aumentato considerevolmente la loro spesa militare. Quali sono realmente le cause di tutti questi conflitti? E ancora: riusciremo a conoscerne fino in fondo le vere motivazioni? Gli istintivisti e gli psicoanalisti affermano che ormai è diventato di moda credere che la guerra sia scatenata dal potere dell’istinto distruttivo umano. Per esempio, un importante esponente della ortodossia psicoanalitica, E. Glover, argomenta contro M. Ginsberg che “l’enigma della guerra è sepolto... nelle profondità dell’in-
conscio”, paragonando la guerra a “una forma svantaggiosa di adattamento istintuale”. Altre motivazioni possono essere economiche, ideologiche, politiche. Ma riflettendoci, questi possono essere dei motivi validi per giustificare una guerra? Le guerre non sono mai giuste, possono essere necessarie solo quando si tratta di autodifesa come contro l’invasione dei nazisti e fascisti durante la seconda guerra mondiale. All’epoca l’intervento da parte degli Stati Uniti fu giustificato da motivi etici, oltre che politici ed economici: l’Europa andava liberata dalla follia di Hitler. Oggi, come allora, è facile cadere nella retorica per giustificare anche le più efferate azioni, ma la guerra non salva nessuno, le guerre non provocano soltanto morti, ma creano danni psicologici, traumi fisici permanenti, orfani e vedovi. Sara Posocco
vignetta a cura di Marco Mastropieri
Diploma di merito per...
...LA VIRGOLA!
Il nostro giornale ha partecipato al Premio Nazionale “Giornalista per 1 giorno” indetto dall’Associazione ALBOSCUOLE, classificandosi tra i primi 100 tra gli oltre 2000 giornali scolastici selezionati. Un buon motivo per continuare anche il prossimo anno! Grazie a tutti quelli che hanno collaborato.
[Il carcere... segue da pag. 9] chi partendo dal celebre motto:”Cosa mai potrà farmi di male uno spinello” si è ritrovato a scivolare nella tossicodipendenza più dura ed abbietta; chi, per difendere altri e se stesso dai soprusi di bulli violenti, ha colpito con un coltellino acquistato in edicola provocando una morte per emorragia; chi ha pensato:”So ben io come vendicarmi!” ed è passato dalle parole all’azione… Il prof. ci ha preparati insistendo spesso sull’importanza di non pre-giudicare, di non catalogare frettolosamente e morbosamente queste persone come dei “mostri”, ma provare ad ascoltarli e rispettarli quali uomini che stanno faticosamente e responsabilmente imparando dai loro errori (an-
che i più tragici crimini) a costruire un dialogo sincero con la propria coscienza e, per chi è credente, con Dio per ridare un senso positivo alle vite loro e dei loro familiari: ci sono mogli, compagne, fidanzate, figli, figlie con cui tenere, rinnovare, reintrecciare rapporti affettivi validi. Tutti hanno rinunciato alle loro 2 ore giornaliere di aria aperta per stare con noi e bisogna riconoscere che per loro non è facile confidare a degli sconosciuti le proprie esperienze, ma nei nostri confronti si sono posti con un atteggiamento di ospitalità e disponibilità a rispondere a tutte le nostre domande. Da questo giornale diciamo loro sentitamente grazie per la lezione di vita che hanno dato. Amanat Schizzi 4C
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[Tu uccidi,... segue da pag. 1] La condanna capitale, infatti, è di per sé minata da svantaggi che bisogna tenere in considerazione, primo fra tutti la possibilità dell’errore giudiziario, e quindi l’impossibilità di restituire la vita a chi viene condannato benché innocente. L’idea che la pena di morte sia inutile è supportata dal fatto che là dove è praticata, come negli Stati Uniti, il tasso di omicidi è più elevato che altrove, mentre dove è stata abolita, come in Canada, i reati gravi sono diminuiti; quindi non è un buon deterrente. Il ricorso all’esecuzione capitale, secondo il filosofo De Sade, è un atto di ipocrisia da parte dello Stato e della società che si autodegradano a livello di assassini, senza risarcire le famiglie delle vittime, nelle quali invece si fomenta lo spirito di vendetta. Opinioni diverse che nascono, però, da un bisogno comune di giustizia al quale uno Stato democratico deve saper dare risposta se vuole rimanere tale. Marco Mastropieri
Giochi a cura di C. Vecellio, F. Donadel e A. Rusalen
LA REDAZIONE E. Antoniazzi M. Azzalini M. Boito A. Botteon F. Brugnerotto M. Cenedese S. Colli E. Da Ros E. Diedhiou F. Donadel M. Edotti V. Fracassi C. Geronimo M. Mastropieri A. Modolo R. Pase S. Posocco A. Rusalen C. Vecellio Del Monego S. Zuan Redattore Capo A. Gazzarin Supervisione grafica A. Merlo
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Orizzontali 2. Prefisso che significa vita 5. Salubre 13. Dio egizio del sole 15. Particella molecolare 17. Lo è Duffy Duck 19. Associazione Radioamatori Italiani 21. Un palazzo di Mantova 23. Guetta, DJ Francese (iniziali) 24. Articolo spagnolo 25. Vetta di montagna 27. Il lato maggiore in un triangolo rettangolo 31. Ha come capitale Praga 34. Bologna sulle targhe 35. Garibaldi lo fu dei due mondi 36. Simbolo del titanio 37. Andato in poesia 38. Equal Oopportunity Office 39. Lo erano le vestali 42. Rickman, attore britannico 43. Codice... abbreviato 44. Non solo una parte 45. Banca Popolare Etica 46. Si sostengono dopo gli “scritti” 47. Preposizione semplice 48. Strumento musicale a fiato 51. In fondo al guardaroba 52. Scuola di Amministrazione Aziendale 53. Comandare, guidare 55. Erano barbare quelle carducciane 57. Agenzia Toscana Notizie 58. Termini che precedono il simbolo del diviso 59. Constatato, accertato 60. Guance 61. Uno... inglese 62. Quella di Achille era funesta 63. Possono essere da dattero o da cocco Verticali 1. Aiutante dei “Promessi Sposi” 3. Dica le pari
4. Il decimo su dodici 5. La boma, ma senza vocali 6. Iniziali di Oxa 7. Non no 8. Calamita 9. Non out 10. La difende l’avvocato 11. La metà di otto 12. Palloncino a Londra 14. Se le danno i boriosi 16. La fine dell’eroe 18. Furono sette quelli di Roma 20. Perfetto, a regola d’arte 22. Organizzazione, associazione 23. Risoluta, stabilita 26. Può essere cruciforme 27. Articolo determinativo maschile 28. L’arte citata con scultura ed architettura 29. Taranto 30. Ufficio Centrale Operativo
32. Orli 33. Letto inglese 34. Grosso serpente... galleggiante 38. Formano una famosa tavola 40. Lo sono giorni del giro del mondo di Verne 41. Inizio della storia 42. Punto dell’orbita in cui la Luna è più lontana dalla Terra 45. Il “Millennium” attraversa il Tamigi 48. Prefisso per tre 49. Banco Regional de Desenvolvimento do Extremo sul 50. Le prime tre vocali 52. Stella di Hollywood 53. Costruzione di sbarramento 54. Quattro romano 56. Unità di misura per pellicole fotografiche 57. Siamo loro discendenti
vignetta a cura di C. Vecellio, F. Donadel