LA VIRGOLA numero unico 2013

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m u n a r i Numero unico_ 2013

AVETE VOGLIA DI..?

UN VIAGGIO NELLA LETTERATURA

A COSA GIOCHIAMO?

Eros Basei, Mattia Pizzaia

Klea Shahini, Lisa Battiston, Chiara Vecellio

Mattia Cenedese

“Voi giovani siete il futuro!”

“Voi giovani siete il futuro!” Quante volte abbiamo sentito questa frase! Ne siamo bersagliati continuamente in famiglia, a scuola e in molti altri ambienti. Gli adulti sembrano non sapere dire altro, quasi a cercare in tale frase una giustificazione al loro eterno presente. Viene dunque da chiederci: noi giovani, ci pensiamo mai al nostro futuro? È un argomento difficile da affrontare seriamente poiché riguarda tutto e tutti. Come possiamo costruire un futuro, quando ci manca il “concetto” di futuro? Per noi, nati e cresciuti in questa società che guarda soprattutto all’immediatezza e al fatto quotidiano, futuro è programmare la prossima estate al mare con gli amici, oppure trovarsi la prossima settimana per uno spritz... Dobbiamo superare questo approccio all’ esistenza così banale perché è proprio dalla nostra capacità di ideare il futuro, che dipende la nostra vita.. Supponiamo che tra sessanta anni, le figure politiche che ci sono al giorno d’oggi, non governino più. Chi prenderà le redini del Paese di Santi, Poeti e Navigatori, in altre parole dell’Italia? Saranno forse continua pag. 4

per mettere le ali al pensiero

“Tra sogno e realtà due storie alla scoperta di sé. Preferireste dover rivivere sempre lo stesso giorno, o ritrovarvi per sbaglio a casa di due ex criminali nazisti?”

Personalmente, non lo so. Anche perché mi ritroverei in testa la stessa domanda: “E ora che faccio?” Di cosa sto parlando? Parlo di “E finalmente ti dirò addio” di Lauren Oliver e “Il profumo delle foglie di limone” di Clara Sanchez; due libri che apparentemente sembrano non avere niente in comune. Il primo è un YA (young adult) per ragazzi. Samantha Kingston ha tutto quello che un’adolescente potrebbe desiderare: il ragazzo THIS IS VITTORIO VENETO FILM FESTIVAL Martina De Bortoli

GIORNATA DELL’ARTE Alexandra Barel

STEVE Mc CURRY FOTOGRAFO

Sara Paludi, Giampietro Dal Cin

LA STREEET ART

Jessica Zaetta, Lisa Tiberi

L’ARTE DEL MANGA IN ITALIA Federica Donadel, Mattia Pizzaia

MIRÓ

Roberta De Min

più bello della scuola, tre amiche fantastiche, un’incredibile popolarità. Quel venerdì 12 febbraio si preannuncia come un altro giorno perfetto nella sua meravigliosa vita. Invece non andrà così, perché quella sera Sam morirà. Tornando con le sue amiche in macchina da una festa avrà un incidente. La mattina seguente, però, la ragazza si risveglia misteriosamente nel suo letto ed è ancora il 12 febbraio. Sospesa fra la vita e la morte,

A calcio o a merchandising?

Lo inventarono i Greci nell’VIII secolo a. C; c’era una volta lo sport, circa 3000 anni fa, con le prime Olimpiadi e Achille, l’atleta che compone il primo anello di una catena che collega la natura umana alla potenza divina. Ad Olimpia non c’era da una parte lo sportivo e dall’altra lo spettatore, entrambi con tutte le loro emozioni e i propri sentimenti. Lo sport contemporaneo, per colmare il vuoto lasciato dalla regolarità olimpica, ha sviluppato sempre di più la sua spettacolarità finendo con l’essere inglobato nel mondo del commercio da fredde e spietate idee di show business. continua pag. 19

CURA E BENESSERE DEL CORPO Giada Barbon

La società di oggi dà un’eccessiva importanza all’immagine esteriore, in quanto si pensa che essere belli ed avere un bel corpo porti al successo, così molte persone si sottopongono a diete da fame e a trattamenti estetici dolorosi. continua pag. 12

continua pag. 2,3

Skateboard la passione del momento Francesco Ulian Filippo Marsura Divine Ashong

SOCIETÀ

Il tabagismo. Una morte legale. Mattia Meneghetti, Simone Piccin

SPORT

continua pag. 12

MUSICA

Commercializzare la musica significa distruggere il senso artistico. Andrea D’Arsiè Guglielmo Turbian

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L E T T E R AT U R A

“E finalmente ti dirò addio” “Il profumo delle foglie di limone” Klea Shahini

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amantha cercherà in tutti i modi di evitare l’inevitabile, prendendo sempre più coscienza del vero motivo che la spinge a “tornare indietro”. Così scoprirà pian piano se stessa e quello che realmente vuole, capovolgendo completamente i principi su cui prima si basava la sua vita. Impazzire per il fatto che nonostante faccia tutto il possibile il giorno dopo ricomincerà tutto da capo; mettere in discussione se stessa; ma anche trovare l’Amore, quello per cui non dormi, quello per cui ti gira la testa e ti fa sognare in qualsiasi momento,

quello per cui faresti qualsiasi cosa, quello che ogni persona dovrebbe provare prima di morire. Ma soprattutto la vedremo crescere. Sì perché la Samantha di prima è completamente di-

“una scrittura ironica, fluida, vivace ma allo stesso tempo drammatica e brutale” versa dalla Samantha di dopo: si inizia con l’odiarla, ma si finisce con l’amarla; infatti grazie a una scrittura ironica, fluida, vivace ma allo stesso tempo

drammatica e brutale, la Oliver finirà per conquistare anche i lettori più maturi e scettici. Ma passiamo ora al secondo libro: “Il profumo delle foglie di limone”, genere drammatico. Spagna, Costa Blanca. Il sole è ancora caldo nonostante sia già settembre inoltrato. Per le strade non c’è nessuno, e l’aria è pervasa dal profumo di limoni che arriva fino al mare. È qui che Sandra, trentenne in crisi, ha cercato rifugio: non ha un lavoro, è in rotta con i genitori, è incinta di un uomo che non è sicura di amare. Si sente sola, ed è alla disperata

Dai 100 colpi di spazzola alle 50 sfumature di grigio Lisa Battiston

“50 sfumature di grigio” è il libro del momento: tutti, o quasi, vorrebbero leggerlo o l’hanno già letto; ma cos’è ad attirare tanto l’attenzione? Sarà il fascino del misterioso Mr. Grey? Probabilmente si! In passato ad attirare tanto l’attenzione ci pensò Melissa P. con “100 colpi di spazzola prima di andare a dormire”, romanzo in cui l’autrice parla della sua giovinezza e dei suoi rapporti “sentimentali”; molto diverso ma per certi versi molto simile alla storia di Anastasia Steel e Christian Grey: entrambe le protagoniste sono alle prime armi ed

entrambe si trovano coinvolte in una vita fuori dal comune. Anastasia è una ragazza di 21 anni e, siccome la sua coinquilina è malata, è costretta ad andare ad intervistare Mr Grey , il possessore di un’impresa molto famosa, così scocca la scintilla tra i due giovani. Melissa, invece, è una ragazzina di circa 15 anni che, a causa di “strane amicizie”, si trova catapultata in un mondo per niente adatto a una persona così giovane. Entrambi i racconti hanno avuto un gran successo, in periodi diversi, probabilmente perché gran parte di coloro che li han-

no letti, vorrebbero essere al posto delle protagoniste, vivere le stesse vicende che hanno vissuto le due giovani, vivere le loro stesse emozioni.

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ricerca di una bussola per la sua vita. Fino al giorno in cui non incontra occhi comprensivi e gentili: si tratta di Fredrik e Karin Christensen, una coppia di amabili vecchietti. Sono come i nonni che non ha mai avuto. Momento dopo momento, le regalano una tenera amicizia, le presentano persone affascinanti, come Alberto, e la accolgono nella grande villa circondata da splendidi fiori. Un paradiso. Ma in realtà si tratta dell’inferno. Perché Fredrik e Karin sono criminali nazisti. Si sono distinti per la loro ferocia e ora covano il sogno di ricominciare. Lo sa bene Julián, scampato al campo di concentramento di Mauthausen, che da giorni segue i loro movimenti. Sa bene che le loro mani rugose si sono macchiate del sangue degli innocenti. Ma ora, forse, può smascherarli e Sandra è l’unica in grado di aiutarlo. Non è facile convincerla della verità. Eppure, dopo un primo momento di incredulità, la donna comincia a guardarli con occhi diversi e a leggere dietro quella fragile apparenza. Adesso Sandra l’ha capito: lei e il suo piccolo rischiano molto. Ma non importa. Perché tutti devono sapere. Perché è impossibile restituire la vita alle vittime, ma si può almeno fare in modo che tutto ciò che è successo non cada nell’oblio.” Qui, come avrete capito, si parla di tutt’altro. Sandra è una donna di trent’anni che, non sapendo cosa fare della sua vita, finisce nelle grinfie di due ex criminali nazisti, in una sorta di sogno, o meglio incubo. Juliàn è un anziano, reduce del campo di concentramento di Mauthasen, scampato alla morte per poco. Una storia raccontata da due punti di vista differenti: uno impulsivo e ingenuo, l’altro dettato dall’esperienza e dalla cautela. Sandra non è facile da convincere, ma osservando oltre la facciata benevola e rassicurante di Karin e Fredrik si accorge di dettagli a cui prima non faceva caso, e a poco a poco prende la consapevolezza che lei e il suo bam-


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bino sono in serio pericolo. La lotta tra il bene e il male, con il continuo contrasto tra il desiderio di una vita normale e l’utopia della razza superiore, fa così da sfondo alla vicenda. A parte il reciproco sostegno, tra Sandra e Juliàn non c’è nessuna certezza, nessun progetto, nessuno di cui fidarsi; ed è proprio questo sostegno che dà loro la forza di andare avanti, di non mollare per smascherare e far pagare coloro che hanno provocato tanto odio e dolore. L’unica certezza è che i “buoni” convivono e vanno avanti con dubbi e sensi di colpa, mentre i “cattivi” vanno avanti senza battere ciglio con un disegno preciso a discapito degli altri. Nulla è come appare. Una storia di amicizia e rivelazione, che smuove la coscienza facendo emozionare, addentrandosi sempre più dentro l’animo umano fatto di ossessioni, paure e segreti che la Sanchez, attraverso una scrittura drammatica e ricca di eventi ad elevato impatto emotivo, è riuscita a trasmettere. Sandra è costretta a maturare a crescere e a chiedersi cosa farà dopo tutto questo; cosa farà dopo questo incubo; la ragazza ingenua e senza ambizioni scopre un coraggio e una forza che non credeva possibili prima, che la fanno maturare riscoprendo se stessa e segnando per sempre il confine tra la ragazza e la donna. Ed è proprio questo cambiamento che la collega a Samantha: entrambe costrette a causa degli eventi a maturare, e a mettere in dubbio i principi su cui si basavano. Due storie diverse, che hanno in comune il graduale processo di crescita e maturazione delle due protagoniste, le quali nel corso della vicenda sono cambiate in modo radicale a causa proprio di quelle determinate circostanze; le due scrittrici sono riuscite grazie al loro talento a caratterizzare le due protagoniste a 360 gradi, rendendole persone realistiche, senza scader e nel banale e ripetitivo. Due letture assolutamente da non perdere!

L E T T E R AT U R A

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Per non relegare Zafon nel cimitero dei libri dimenticati Chiara Vecellio

“Noi siamo ciò che ricordiamo, meno ricordiamo, meno siamo” questo è l’insegnamento principe che Carlos Ruiz Zafon, attraverso i suoi libri, vuole trasmettere ai lettori. Quando ci si appresta a leggere una delle sue opere, in realtà, non si sa quale genere verrà affrontato; lui stesso, infatti, dichiara: “Prima, i generi non esistevano,

bambini, non ancora quella dedicata agli adulti ed è per questo che nel 2001 esordisce nella narrativa per adulti con il suo quinto romanzo, “L’ombra del vento”, non dimenticandosi, però, delle esigenze dei ragazzi: “Ho cercato di scrivere un romanzo che mi sarebbe piaciuto leggere da adolescente”. Credo che l’autore abbia raggiunto

poi, chissà perché, sono nate le etichette. Ma un vero scrittore usa tutto. Perché tutte le storie, anche le più reali, sono piene di fumo e di specchi e c’è sempre qualcuno dentro che sta su quel palcoscenico che è la mente del lettore”. Nei suoi testi generalmente il narratore è interno: di solito è uno dei protagonisti, per lo più adolescenti. Questa sua caratteristica narrativa fa sì che il lettore possa facilmente immedesimarsi nei personaggi del racconto. Zafon fa scorrere in parallelo racconti misteriosi, a volte anche paurosi, alle storie personali ed affettive dei protagonisti, riuscendo così a far emergere in modo discreto anche la parte romantica delle trame. Ha cominciato a scrivere libri per bambini e ragazzi conscio che l’adolescenza, essendo un’età di passaggio, è anche un’età in cui non si sa bene cosa leggere: non più la narrativa dei

appieno questo suo scopo in quanto questo romanzo e quelli successivi sono decisamente adatti ad un pubblico di tutte le età, sia maschile che femminile. La conferma ci arriva dai dati sulle vendite. I racconti sono tutti ambientati nella sua terra nativa, la Spagna attorno alla metà degli anni Novanta. Alcuni, come “Il principe della nebbia” o “Marina”, al loro interno presentano dei capitoli che si avvicinano al genere horror o thriller, che trasmettono ansia, pieni di tensioni, mentre in altri, per esempio “L’ombra del vento”, “Il gioco dell’angelo” o “Il prigioniero del cielo” che fanno parte di un progetto per una tetralogia, l’autore si concentra maggiormente nel trasmettere messaggi o valori per lui importanti. Lo stesso “Cimitero dei libri dimenticati”, che fa da filo conduttore alla serie, ha un significato ben preciso. É

un insegnamento che l’autore vuole dare alla società moderna che con le nuove tecnologie tende a dimenticare sempre più l’affascinante mondo della lettura. In questo luogo fantastico vengono conservati tutti quei volumi che nessuno ricorda, ma che dovrebbero essere presi in maggior considerazione. Qui si portano i libri che si vogliono preservare e se ne scelgono altri, o meglio, “sono loro che scelgono te”. Questi tre libri sono più vicini ai romanzi d’avventura, romantici e sentimentali e sono caratterizzati da una trama piuttosto complicata. L’autore li ha pensati come tre diverse porte per accedere ad una stessa storia con solo alcuni punti in comune ed è per questo che possono essere letti senza rispettare l’ordine in cui sono stati pubblicati. Per completare la tetralogia lo scrittore ha in cantiere l’ultima opera. In un’intervista ha dichiarato: “Mi hanno convinto a fare di questo nuovo libro una storia meno oscura e ambigua. Sapevo che i lettori avrebbero criticato la complessità della trama della tetralogia, ma questa trama è stato il mio progetto sin dall’inizio. In questo libro, comunque, ho lasciato diverse tracce che aiutano l’interpretazione. I fili della tetralogia iniziano ad unirsi e permettono una lettura più scorrevole”. Tutti i suoi fun aspettano l’uscita di questo suo nuovo lavoro. A chi non avesse ancora scoperto questo nuovo talento, consiglio di avvicinarsi alla lettura dei suoi testi che sapranno regalare ad ognuno un’emozione inedita.


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L E T T E R AT U R A

Caro Boccaccio ti scrivo.. Così mi distraggo un po’ Matteo Da Frè

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occaccio mio carissimo, non ti dirò quanto il cuor mio fu lieto al giungere della novella che mi inviasti. Mi affascina non poco la storia di Cisti Fornaio, forse per il suo esser mercante o forse per l’arguzia di spirito che gli è stata donata. Come tu hai scritto non vi è fra le facoltà del singolo quella di controllare e la natura e la fortuna, ma datoci è invece il dono prezioso dell’ingegno, strumento razionale peculiare solo all’uomo, per far sì che l’una e l’altra siano gradite. Nel leggere codesta novella tornava vivido il ricordo di mio padre, anche egli fornaio e pure dotato di cuore nobile e chiaro. Nasce forse in ricordo suo la simpatia che reco tuttora per la classe del mercante. Quando tu mi parli del buon vino, dell’adulazione e dell’eloquenza, subito giunge il lapalissiano ricordo di mio nonno il quale, mercante di mestiere quale era, ricorse spesse volte alla deferenza e all’astuzia assieme, entrambe indispensabili se si intende trattar con la Nobile classe (talvolta servendosi dell’ingenuo famigliare). Che poi quello che tu mi scrivi è il ritratto della Fiorenza di oggi. Scendendo a passeggiare per vie e botteghette già

si nota come i Nobili, stretti alla propria terra, vogliano sovrastar su tutti, ostacolati dalla loro stessa politica. O come già la classe dei mercanti sia a sua volta ripartita in due: gli alti e i bassi borghesi. Gli uni, che mi ricordano tanto la lupa, sempre ad anelare ricchezze maggiori; gli altri che vantano dell’astuzia e dell’ingegno, ma vivono talvolta in miseria, peggio de’ famigliari stessi. Cisti, che nè l’uno ne l’altro è, mi pare un poco di entrambi. Per il suo esser mercante può ciò che vuole e l’astuzia e l’ingegno non mancano lui. Doti certo, che la Natura e la Fortuna gli han dato, ma che a gran fatica lui si è dovuto coltivare quasi fosse un pezzo di terra dal quale ha potuto cogliere frutti carnosi e tanti. A questo proposito rimembro di una novella che tempo addietro mi inviasti: “Landolfo Rufolo” se non mi inganno. Un altro gran mercante. Ammirevole il fatto che non vi era nessuno o alcunché che l’animo riuscisse ad affondare, questa la sua natura. Di fortuna ne ebbe tanta, anche se non certo per l’ingegno suo di mercante quanto più per una giusta serie di situazioni. Io penso che finché un uomo è in

vita ha sempre la fortuna di non esser morto, e quando la fine sopraggiunge silenziosa non ci se ne accorge in ogni caso.

Torno a quanto stavo dicendo prima di divagare in mille pensieri e domande che vorrei porti ma, per loro numero e complessità, non trovano la strada della penna. Non so se hai già trovato un titolo degno del tuo capolavoro ma, se così non fosse, vorrei sottoportene uno. Potresti nominarlo ‘Epopea dei mercanti’. Subito mi spiego. La maggior parte delle novelle che di leggere ho avuto il privilegio prezioso girano attorno alla fiera ed emergente figura quale è quella del mercante. Cos’altro… questa sarà l’ultima lettera che posso inviarti. Non potrò mai dimenticare il tuo segno, la saggia ponderazione di ogni singola parola nel contesto e le spesse similitudini che sempre apprezzo. Addio da’ un tuo caro amico.

Ostaggi del pensiero breve

Morin indica la via per combattere la crisi Annalisa Modolo

Edgar Morin, nel suo libro “La via”, pubblicato l’anno scorso, afferma che ‘’tutte le crisi dell’umanità planetaria sono nel contempo crisi cognitive’’: riguardano, cioè, le modalità di formazione di concetti e coinvolgono le facoltà di pensiero, sempre più semplificate a causa del nostro progressivo adattarci alla tecnologia anche se, paradossalmente, il sapere complessivo è aumentato negli ultimi decenni, per cui si può parlare ormai di conoscenza globalizzata. La vastità del sapere, in realtà, rende difficile soppor-tarne il peso quindi l’uomo si è affidato sempre più alla tecnologia, delegandole il compito di immagazzinare le conoscenze, ma le macchine operano secondo una logica semplice, chiara e univoca che non richiede necessità di concettualizzazione, così la mente umana pian piano si adagia per comodità e pigrizia, accon-

tentandosi di un sapere minimo. Si può perciò parlare di crisi dell’uomo che, adattandosi alla macchina, riduce progressivamente le proprie funzioni cerebrali perdendo gradualmente la necessità di esprimere un pensiero articolato, complesso, ricco e multiforme; credendo di essere migliori degli uomini del passato non ci accorgiamo che stiamo lasciando alla tecnologia lo svolgimento di funzioni superiori che prima erano compito esclusivo della nostra mente. È l’analfabetismo secondario, che ci colpisce proprio quando crediamo di essere migliori degli uomini del passato perché ci sentiamo cittadini ben integrati nella società per il solo fatto di saper comunicare, usando l’ultima tecnologia. E intanto si atrofizza la nostra capacità di riflessione, sparisce il dubbio e con esso ogni possibilità di crescita.


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SOCIETÀ

Avete voglia di..?

S

aranno forse i discotecari, i menefreghisti o gli ignoranti? Se continuiamo così, Sì. Il mondo della politica, che per noi giovani sembra un tabù, qualcosa di proibito, in realtà non dovrebbe esserlo; sono appunto i media che inducono a credere ciò... Ma se invece, provassimo ad addentrarci in questo mondo, scopriremmo, purtroppo, che la nostra società dipende in gran parte, da quasi 1200 “poltrone” , quando in America, uno stato molto più grande dell’Italia, ce ne sono all’incirca 600. Noi siamo dell’idea che la nostra gioventù abbia molta iniziativa e voglia di fare. Ma ahimè, i dati parlano molto chiaro: in Italia, nel 2010, 7 persone su 10, con età compresa tra 15 e 24 anni, era inattiva, tradotto in termini comuni, gente che non lavora; non perché non trova un impiego, ma bensì per la mancanza di voglia di lavorare. Ricordate gli olandesi che ci hanno fatto visita qualche tempo fa? Bene, il loro tasso d’inattività è di 3 persone su 10, perché il loro problema è quello di trovare il lavoro, non di aver voglia di lavorare! Se il mondo non è finito il 21 dicembre 2012, saremo noi a causarne la fine purtroppo, se non ci diamo una mossa! Cosa possiamo fare dunque per garantirci un futuro? Dobbiamo rimboccarci le maniche, condannare le ingiustizie che affliggono il Paese, ma per fare ciò bisogna avere volontà, degli ideali e addirittura la forza di rischiare per cambiare... Ed è qui, che molti ragazzi

Eros Basei, Mattia Pizzaia

perdono l’iniziativa, si arrendono, non sapendo come fare, aspettando che qualcun altro ci pensi al posto loro... NO! E’ proprio così che i nostri politici stanno facendo. Noi

vogliamo far andare avanti il Paese, non causarne la fine! Non perdiamo dunque tempo a lamentarci, è giunta l’ora di prendere in mano questa società d’imbecilli, senza al-

cun rimpianto. I diciottenni e i sedicenni di una volta, nei momenti difficili del Paese, venivano chiamati in guerra, mentre noi oggi andiamo in discoteca. Veniva indicata loro una destinazione, prendevano in mano il fucile e andavano a combattere. Oggi c’è da combattere un’altra guerra, senza armi materiali, bensì con armi intellettuali contro chi ha rovinato, e sta tuttora rovinando la nostra società, e il no-stro Paese, l’Italia! Armiamoci dunque dei nostri ideali, di buoni propositi, e soprattutto di voglia, perché volere è potere.. E noi giovani abbiamo nelle nostre mani, tutto il potere necessario per costruire un futuro migliore per tutti!

Crisi: tutti convolti! Erica Antoniazzi

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a qualche anno una grave crisi economico-finanziaria ha coinvolto numerosi Stati, al punto da essere definita “crisi globale”. Anche Paesi che sembravano molto solidi si trovano ora in difficoltà; in Europa la situazione è più preoccupante che altrove. In Italia la crisi ha tre principali cause: i debiti dello stato, l’economia che non cresce e la scar-

sa credibilità dei governanti. Un preoccupante effetto di tutto questo è la disoccupazione, soprattutto giovanile, che oggi è altissima in quasi tutti i settori e non accenna a diminuire. Molte aziende hanno dovuto chiudere e così migliaia di lavoratori sono senza lavoro. Ad esempio l’attività delle imprese

“Debiti dello stato, economia che non cresce e scarsa credibilità dei governanti.” edili si è pressoché fermata e di conseguenza anche l’indotto, cioè tutte quelle attività ad esse legate, ne hanno risentito. Un minor introito di tasse quindi ha impoverito ancora di più lo Stato che per questo ha praticato tagli ed eliminato finanziamenti anche alle categorie meno abbienti al punto che, molto spesso la gente scende nelle piazze a protestare.Uno dei riferimenti più usati per valutare la crisi italiana è lo “spread” che è considerato un indicatore della capacità di un paese di restituire i prestiti. Il debito pubblico in Italia è da sempre, ma mai come ora, un gravoso problema che fa ulteriormente crollare l’affidabilità del nostro Paese. Rilanciare l’economia, favorire la creazione di nuovi posti di lavoro, ridurre il debito pubblico e contenere le tasse sono interventi che potranno arginare la crisi.


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SOCIETÀ

Il tabagismo: una morte legale. Mattia Meneghetti, Simone Piccin

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l tabagismo, ai giorni nostri, è uno dei più grandi problemi con i quali la società moderna è chiamata a confrontarsi. Il fatturato delle multinazionali che producono sigarette è circa 60 volte superiore al bilancio dell’ Organizzazione Mondiale della Sanità. Infatti il grande utilizzo di sigarette, sia tra gli adulti che tra i giovani, rappresenta una parte rilevante delle entrati statali. Molte sono le motivazioni per le quali le persone iniziano a consumare sigarette; è stato addirittura constatato che fumare aiuta l’apprendimento e

le capacità di concentrazione. E allora perché non iniziare tutti a fumare ? Perché, oltre ai bene-

fici, sono tanti anche i danni. Innanzitutto il fumo crea dipendenza, il che significa che è usato non più solo per goderne gli effetti desiderati ma anche

Medici senza frontiere a Genova! Alessia Balliana

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urante il viaggio d’istruzione a Genova (effettuato prima del blocco!) abbiamo

incontrato alcuni operatori dell’associazione “Medici Senza Frontiere” che ci hanno

per evitare disturbi dovuti alla sua mancanza. Il lato positivo di questo tipo di intossicazione causato dalla nicotina è il fatto che non porta alla perdita del controllo delle proprie azioni e all’attivazione di comportamenti socialmente pericolosi. In più il fumo di tabacco contiene oltre 4000 sostanze, molte delle quali cancerogene o nocive per la respirazione, come il monossido di carbonio. Consideriamo anche che i danni a carico della salute che esse producono emergono spiegato le condizioni di vita in alcune aree africane, soffermandosi in particolare sulle storie dei bambini. L’organizzazione sanitaria opera ormai da 40 anni nelle varie zone a rischio del pianeta, svolgendo un’azione umanitaria indipendente, nel caso dell’Africa, finalizzata soprattutto al sostegno dei bambini malnutriti. La malnutrizione è una vera e propria emergenza medica che ogni anno causa la morte di milioni di bambini sotto i cinque anni. Questo per la mancanza di alimenti ricchi di elementi nutritivi, vitamine, proteine e minerali indispensabili per la crescita di un bambino. Nelle situazioni di emergenza, gli operatori di “Medici Senza Frontiere” utilizzano il MUAC, un braccialetto che permette di misurare rapidamente il grado di

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a distanza di tempo ed in forme cronicizzanti così da dare un allarme non proporzionato ai danni di cui esso é responsabile. Allora perché lo stato, pur sapendo che queste sono sostanze nocive, continua a legalizzare il tabacco? Il tabagismo, come si è detto, coinvolge interessi enormi, che sono consolidati nel tempo, producendo ricchezza e benessere attorno ad un bene che è trattato in un mercato libero di proibizioni. Difatti proprio grazie alle grandi quantità di tabacco vendute

“Lo stato ne ricava un grande guadagno.” lo stato ricava un grande guadagno non considerando, però, il fatto che i costi della lotta al tabagismo sarebbero ampiamente ripagati dai vantaggi che ne deriverebbero, sul piano sociale-sanitario.

malnutrizione: se la circonferenza del braccio raggiunge la parte rossa significa che il bambino è gravemente malnutrito, in pericolo di vita e bisogna agire rapidamente. Contro la malnutrizione ci sono soluzioni semplici ed efficaci; con il cibo terapeutico pronto all’uso, una pasta a base di latte, burro di arachidi e tutti i micronutrienti essenziali per la crescita, il bambino in poche settimane riprende peso e riacquista la voglia di muoversi e giocare.È una realtà molto grave, ma grazie a questa fondazione e anche al nostro aiuto la situazione di questi bambini può migliorare radicalmente.


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SOCIETÀ

Immersi nell’oceano: dove? A Genova! Lara Varaschin

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arcare l’ingresso dell’acquario per entrare in una vasca di dimensioni ampliate “all’infinito”, immergersi nell’oceano senza il bisogno di mute, bombole per l’ossigeno, maschere e pinne. Gli spettatori, circondati dagli animali che nuotano tranquillamente all’interno delle varie “piscine”, vengono avvolti da un’atmosfera calma e pacifica. Coloro che osservano si separano dal mondo terreno per perdersi in una marea colorata e surreale, formata da minuscoli pesci dalle molteplici sfumature. La vivacità dei pinguini e dei

“Avvolti da un’ atmosfera calma e pacifica.” delfini “coinvolge” il pubblico in un gioco di risate e sorrisi, attraverso il filtro solamente di una vetrata. Trasportati dalla gioia, gli spettatori vengono “travolti” dalla dolcezza delle foche, tenere nella loro danza acquatica nel tentativo di attira-

re l’attenzione. Il viaggio continua e le meraviglie circondano l’itinerario turistico fino alla conclusione, dove un negozio di souvenir invita a comprare un ricordo della sbalorditiva visita, nella speranza di un futuro ritorno. Elisa Pizzin L’acquario è Genova e Genova è l’acquario. Tantissime specie diverse, colorate e simpatiche, per immergersi in un altro mondo. Davanti ad ogni vasca gli occhi degli spettatori si riempiono di stupore. Alcune

specie arrivano dall’altra parte del pianeta! È molto interessante scoprire quante caratteristiche può avere un pesce piccolissimo, e quanti colori! Alcuni sembrano dipinti con un pennello. E poi squali e delfini! Con pochi movimenti di coda e pinne, sono in grado di lasciare tutti a bocca aperta. Eleganti e maestosi! Un’esperienza molto emozionante e nuova: non capita tutti i giorni di vedere uno squalo nuotare sotto il tuo naso! Un’avventura da ripetere perché unica.

Essere politicamente attivi per non uccidere il pianeta. Marta Dei Tos, Mohamed El Ouajjajy

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’eccessivo consumo delle energie derivate dai combustibili fossili, più sfruttate perché in grado di produrre le maggiori quantità di energia, porta problemi di inquinamento ambientali quali la produzione

di gas serra e scorie radioattive. Il futuro esaurimento delle fonti fossili e nucleari sta causando, poi, un aumento del prezzo delle risorse energetiche. Lo sfruttamento di queste fonti sta provocando un rilascio di anidride carbonica nell’atmosfera con conseguente aumento dell’effetto serra che incide negativamente sulla temperatura del nostro pianeta. Il surriscaldamento globale è così alla base dello scioglimento dei ghiacciai polari e dell’espandersi della desertificazione nelle zone temperate del mondo. Esiste una soluzione al problema? Molti parlano di sviluppo sostenibile e dello sfruttamento delle energie rinnovabili, ma non tutti sanno esattamente il significato di questi concetti. Lo sviluppo sostenibile si basa sul consumo controllato delle risorse, un consumo sostenibile appunto, nel senso che non danneggi l’ecosistema e che soddisfi le esigenze del presente senza compromettere quelle del fu-

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turo. Lo sviluppo si dice sostenibile solo quando si tiene conto di soddisfare le esigenze sia economiche, che sociali ed ambientali. I requisiti necessari per lo sviluppo sostenibile sono: la conservazione dell’equilibrio generale e del valore del patrimonio naturale, una distribuzione e un uso delle risorse in modo equo fra tutti i paesi e le regioni, la prevenzione dell’esaurimento delle risorse naturali e la razionalizzazione del consumo di energia. Le soluzioni al problema prevedono, dunque, il ricorso all’energia solare, eolica, idrica; la produzione di queste energie pulite e rinnovabili non ha effetti negativi sul clima e sulla salute. Per energia rinnovabile s’intende una particolare fonte di energia diversa da quelle tradizionali (gas, carbone, petrolio). Sono energie che si rigenerano alla stessa velocità con cui vengono consumate, il cui utilizzo non pregiudica le risorse naturali per le generazioni future. Sono dunque forme di energia alternativa alle tradizionali fonti fossili e molte di esse hanno la peculiarità di essere anche energie pulite ovvero di non immettere in atmosfera sostanze nocive. Ma la cosa più importante che noi come singoli individui pos-

“Perché alle attuali cause di distruzione ambientale sia imposto uno stop.” siamo fare è di diventare politicamente attivi, impegnarci perché alle attuali cause di distruzione ambientale, che minano il nostro futuro, sia imposto uno stop. La scommessa ora è di salvare la nostra civiltà. E la posta non potrebbe essere più alta. Questo non è certo uno sport da spettatori. Se non vogliamo perdere, è indispensabile che tutti siano coinvolti in questo processo di cambiamento totale: unica chance alla salvezza dell’umanità.


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G I O VA N I

un finale drammatico, risolta invece nel migliore dei modi.

dai loro ragazzi, sono riuscite a decidere per la vita. Non è lo stesso, invece, per quest’ultima ragazza (17 anni) che riporta la pesantezza e la tragicità della sua scelta. “Ho avuto mia figlia quando ero ancora al liceo. La parte più difficile, dopo averlo

“Ho avuto paura, tanto che mi sono interessata presso un consultorio delle pratiche per l’aborto. Mentre mi dirigevo in ospedale per sottopormi all’intervento, ho guardato il mio fidanzato e gli ho detto che non potevo abortire. Lui ne è stato felice perché in fondo voleva il bambino, però mi appoggiava consapevole del fatto che se mi avesse imposto una scelta avrebbe rovinato la vita a tutti e tre. Non c’è spazio per i rimpianti perché qualsiasi cosa io mi sia persa non potrà mai essere paragonata alla gioia che ogni giorno mi regala la mia creatura. I miei amici e la mia famiglia sono ancora vicini a me e se mai dovessi tornare indietro rifarei tutto da capo, senza cambiare nulla.” È evidente la positività di queste due adolescenti che con spensieratezza hanno vissuto un’esperienza travolgente, soprattutto se si considera la loro giovane età. Dopo un primo momento di smarrimento, adeguatamente sostenute dalla famiglia e

detto a mia madre, è stato riferirlo ai professori. Per un periodo abbastanza lungo non ho potuto frequentare la scuola ed in seguito al parto ho vissuto in clausura, divisa tra mia figlia e lo studio. Il mio compagno, per molto tempo, è stato assente ed anche gli amici si sono allontanati da me. Mia madre per mesi mi ha fatto pesare la mia scelta, ora le cose stanno leggermente migliorando.” Il sostegno morale e la comunicazione con i familiari è, dunque, di fondamentale importanza per le madri adolescenti, che sentendosi ancora bambine necessitano di un continuo aiuto psicologico, oltre che fisico. Ciò spiega in parte la frustrazione dell’ultima ragazza presa in analisi, che non avendo alcuna persona a cui chiedere aiuto o consiglio, si vede rinchiusa in una prigione che la soffoca sempre più. Lei, come tante e fin troppe ragazze, deve sostenere da sola il peso e la fatica di una maternità, rischiando quindi di cadere nel tunnel della depres-

Giovani madri: appoggio o condanna? Roberta De Min, Alessia Balliana, Lara Varaschin

“Decidere di avere un figlio è una scelta radicale. E’ decidere di avere per sempre il proprio cuore che cammina per il mondo, fuori dal proprio corpo”. Figlio, una parte di noi alla quale doniamo un frammento della nostra anima, legato da un filo invisibile ma indistruttibile. Così Elizabeth Stone intende la maternità. Partendo da questa citazione abbiamo deciso di svolgere un’indagine riguardante il tema delle madri in Italia, in particolare di quelle più giovani. Un argomento delicato ed attuale, che ha fatto e fa ancora molto discutere coinvolgendo psicologicamente. Lo sapevate che ogni anno diecimila adolescenti in Italia diventano mamme? Il fenomeno delle giovani madri cresce di anno in anno (basti pensare che da 9.525 nel 2006 sono passate a 9.583 nel 2007) e se si considera quanto possa essere traumatico questo evento per un’adolescente, questi dati fanno riflettere molto. Non è “l´imprevisto” a mettere in difficoltà le madri adolescenti, ma motivazioni di ordine sociale e psicologico: esse incontrano numerosi ostacoli nell’affrontare la scuola e il lavoro e spesso i loro figli subiscono abusi e maltrattamenti. Dal punto di vista emotivo, questo comporta rabbia, shock, vergogna e senso di colpa, paura, aggressività verso

il bambino, istinti suicidi e isolamento sociale. Nonostante la sensibilizzazione all’uso di contraccettivi e le campagne di educazione sessuale nelle scuole, a quanto pare, in Italia le cose non cambiano, anzi peggiorano. Perché? A tal proposito abbiamo svolto delle ricerche nelle quali sono emerse varie esperienze, comportamenti e pareri contrastanti. In particolare abbiamo preso in esame l’esperienza di tre adolescenti che rappresentano diversi modi di vivere la gravidanza in giovane età. La prima ragazza (16 anni) sostiene di aver vissuto il periodo della gravidanza con difficoltà ma al tempo stesso in modo sereno. “E’ bello svegliarsi la mattina e non sentirsi sola perché c’è qualcuno dentro di te. Ho perso tutte le amiche dopo l’annuncio: si sono allontanate da me perché pensavano le portassi sulla cattiva strada. La mia famiglia mi è vicina e mi appoggia ed anche il mio ragazzo, che all’inizio mi aveva lasciata, è tornato da me; continuo ad andare a scuola e a frequentare le lezioni senza alcun impedimento e quindi mi ritengo felice!”.La seconda ragazza (17 anni) racconta un’esperienza che poteva avere

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sione. Se si aggiunge poi l’incessante critica delle persone esterne alla famiglia, questo peso aumenta in modo sconsiderato. È proprio per questo che abbiamo deciso di riportare, in aggiunta alle esperienze delle tre adolescenti, dei pareri “rappresentativi” riguardo a tale tema. Una minoranza di persone prese in esame ritiene che un’adolescente madre sia una disgraziata o peggio ancora una poco di buono. Una bambina che si brucia le tappe della vita e non è in grado di provvedere all’educazione di un bambino, affidandolo ingiustamente alla nonna, la quale spesso rischia di sostituirsi alla vera madre. Altre persone ancora (generalmente le più anziane e molto religiose) ammoniscono la gravidanza in età adolescenziale, in quanto ritengono inadeguate alla maternità le donne nubili, ovvero non ancora sposate. La maggioranza dei pareri esaminati, invece, risulta favorevole alle giovani madri e ritiene che la gravidanza e l’avere un bambino sia una evento naturale per una donna, anche se ancora immatura. Di conseguenza la vergogna e l’emarginazione sociale sono inutili ostacoli psicologici che si potrebbero superare. Questa gran parte di persone critica inoltre i ragazzi che di fronte ad una così grande responsabilità preferiscono lasciare la compagna e non riconoscere il bambino, continuando la loro vita e resettando il passato. Quale pensiero è davvero giusto? Come ci si dovrebbe porre di fronte al tema delle giovani madri? Nessuno può esprimere con certezza una sentenza e tanto più nessuno può permettersi di giudicare. Il nostro intento è far riflettere su quanto accade sempre più spesso ai nostri giorni ed invitare a guardare oltre l’apparenza, senza puntare il dito o compatire, ma semplicemente comprendere. In fondo, come si può condannare una donna per aver dato alla luce una creatura che è parte di lei e che desidera soltanto essere amata?

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Anoressia: quando il corpo diventa manifestazione del dolore.

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n una società succulenta, sono sempre più frequenti i disturbi del cibo. Oggi il rapporto che i giovani hanno con il proprio corpo è spesso difficile; sono sempre più diffusi, infatti, problemi quali: l’anoressia , la bulimia e l’obesità, tutti causati da grandi traumi, che non si riescono a superare da soli perché legati a diversi fattori, spesso psicologici scatenati da conflitti familiari, da una scarsa autostima o dal desiderio di emulare modelli estetici spinti agli estremi. Così si innesca un rapporto difficile e tormentato con il cibo. I disturbi alimentari possono variare da persona a persona e dipendono da vari fattori, ma sono sempre un modo per comunicare sofferenze e paure. Quando la paura costante di ingrassare diventa una vera e propria ossessione e finisce per spingere a negarsi il cibo completamente, si parla di anoressia , in cui al rapido dimagrimento , nelle donne, segue l’interruzione delle mestruazioni, a causa dello squilibrio ormonale a cui viene sottoposto il corpo femminile. L’anoressia è considerata dalla moderna medicina tra i disturbi alimentari più gravi: ne è potenzialmente a rischio il 10% degli

Sara Paludi, Giampietro Dal Cin

adolescenti. I malati di anoressia si vedono, paradossalmente, grassi e goffi e mettono in atto strategie molto sofisticate nel tentativo continuo di combattere la fame, nascondendo spesso il proprio stato e mentendo sulla quantità di cibo assunto. La persona anoressica può riconoscere il fatto di essere magra ma, nonostante ciò, ha la tendenza a vedere una determinata parte del proprio corpo come eccessivamente grassa. L’obesità è tra i disturbi dell’alimentazione il più diffuso a livello mondiale, infatti, ne vengono colpiti individui di qualunque sesso ed età; è caratterizzata da un aumento di peso e da un accumulo di grassi eccessivo rispetto a quanto richiesto realmente dall’organismo. È causata solitamente da problemi ereditari , genetici, metabolici, alimentari, culturali, perdite affettive importanti, abbandoni, abusi e traumi infantili: il cibo diventa, in questi casi, l’anestetico che permette di non sentire la sofferenza, un’autocura per non pensare. L’obesità, non meno di bulimia e anoressia, può determinare conseguenze assai gravi per la salute quali: disturbi di pressione, patologie cardiache, tumori e aumentato rischio di mortalità, ma può essere curata attraverso diete e attività fisica. Se il problema è più grave, sarà necessario

ricorrere anche ad interventi chirurgici. La bulimia è una malattia che colpisce soprattutto le donne, specie nell’adolescenza. La persona che soffre di questa malattia ha un bisogno irrefrenabile di mangiare, ma prova vergogna per questa sua scorretta abitudine alimentare e tenta di nasconderla consumando i propri incontrollati pasti il più segretamente possibile, per poi espellere il cibo mediante il vomito, i lassativi o l’uso estremo di clisteri. Non va dimenticato che le cause dei disturbi dell’alimentazione, specie anoressia e bulimia, possono essere legate proprio alla società in cui si vive, in cui magro è sinonimo di bello. Spesso questi malati sono oggetto di scherno dai loro stessi coetanei, i quali vedono tutto come un gioco e giudicano pesantemente senza pensare alle conseguenze di quelle parole dette anche scherzosamente. Anoressici, obesi, bulimici sono persone particolarmente sensibili a cui ognuno di noi può dare un grande aiuto semplicemente dimostrandosi capace di ascoltarli e star loro vicino. L’accoglienza gratuita e l’affetto sincero sono le armi che tutti possiamo usare per aiutarli a guarire.


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Cura e benessere del corpo

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a società di oggi dà un’eccessiva importanza all’immagine esteriore, in quanto si pensa che essere belli ed avere un bel corpo porti

Giada Barbon

al successo, così molte persone si sottopongono a diete da fame e a trattamenti estetici dolorosi. Le immagini pubblicitarie di donne affascinanti con un corpo perfetto o di uomini attraenti con un fisico scolpito dai muscoli influiscono molto soprattutto sui giovani; essi

associano nella loro mente il successo, il prestigio, la felicità e l’amore al corpo ideale. Per raggiungere tale perfezione e per migliorarsi, molti ricorrono alla chirurgia estetica, con la quale però non sempre si ottengono i successi desiderati. Le persone che maggiormente ricorrono alla chirurgia estetica sono soprattutto i vip che, p e r essere

Quando il razzismo si sposa con l’ipocrisia: il paradosso di una società multietnica Riccardo Pase

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l razzismo ai giorni nostri, in una cultura multietnica e di così larghe vedute, si pensa essere ormai estinto: niente di più sbagliato! Anche nella società odierna, infatti, vi sono dei segnali di razzismo, non così evidenti come in passato ma comunque presenti. Ne sono un esempio i titoli di giornale che riportano frasi come: “Rapina a mano armata, arrestati due uomini e un albanese” per cui vie-

ne da chiedersi se l’albanese sia una nuova specie. Sono notizie di questo genere che alimentano stereotipi razziali come “gli albanesi sono ladri” o dispregiativi tipo: “Stai attento, quello è un marocchino”. Così, in fin dei conti, benché ci piaccia vantarci di vivere in una società mentalmente aperta, la realtà dimostra che anche fra i giovani vi è un buon tasso di razzismo, difatti parlando con i miei coetanei sento spesso espressioni dispregiative nei confronti di persone omosessuali o di colore. Questo è anche dato dal fatto che le vecchie generazioni non sempre si adattano ad una società così varia e talvolta trasmettono le loro idee alle nuove; a ciò si aggiunge poi anche un fattore di ignoranza, che porta i giovani a schierarsi con quelle figure carismatiche e di potere che riescono ad ammaliare la folla, incitando i giovani a forme di xenofobia. Tutti

coloro che hanno paura degli immigrati sbagliano, anche perché i primi che devono aver paura sono proprio gli immigrati in quanto si devono integrare in un mondo che potrebbe essere loro avverso. Quando alcune persone emigrano in un altro Paese per cercare una vita più dignitosa, e tale da essere chiamata in questo modo, sono le prime a soffrire. Proviamo a pensare come potremmo stare noi, se dovessimo abbandonare il nostro paese, la nostra vita: il mondo sarebbe tutto nero e non saremmo certo contenti di stare tra persone che non conosciamo e che percepiamo ostili. Mi viene da pensare a quei ragazzi stranieri che conosco e alla tristezza che leggo spesso nei loro occhi. Non ci si può dunque considerare aperti mentalmente quando si è ancora legati a stereotipi razziali che ci portano alla discriminazione di alcune etnie, senza risultare ipocriti.

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perfetti di fronte al pubblico, si sottopongono a interventi per nascondere le rughe o gonfiare seni, ritocchi che, se non eseguiti con estrema cura e attenzione, possono portare infiammazioni, edemi, eritemi e altri disturbi. La maggior parte delle persone è convinta che la felicità dipenda dall’aspetto fisico, ma non si può puntare solo sulla bellezza esteriore perché, purtroppo, con il passare degli anni sfiorisce. Così, siccome nessuno può sfuggire agli effetti della vecchiaia, la vera bellezza in realtà è quella interiore, essa rende accettabile anche qualche piccolo difetto fisico che ognuno di noi ha e che, a volte, rende più belli di qualsiasi trattamento chirurgico. E’ comunque molto importante prendersi cura di noi stessi, trovare un certo benessere interiore per essere a proprio agio con il mondo e con le persone che ci circondano, esso è uno stile di vita sano che comporta benessere fisico, emozionale, mentale, sociale e ambientale. Per trovare ciò ci sono molti modi tra cui fare attività fisica, la quale infatti, contribuisce a rilassare la tensione muscolare, migliora la sensazione di autoefficacia e di fiducia in sé stessi. Per questo motivo negli ultimi anni la gente tende sempre più

“È molto importante trovare un certo benessere interiore per essere a proprio agio con il mondo.” ad andare in palestra, non solo per migliorare il proprio aspetto fisico, ma anche per prevenire ed alleviare i sintomi dell’ansia e dello stress. Così oltre alla grande diffusione delle palestre c’è anche una propagazione di centri di benessere e centri estetici. Infatti il massaggio, oltre a essere bello e rilassante, offre molti altri benefici fisici: migliora il benessere psichico, allentando tensioni e fatiche; attenua dolori muscolari o articolari; tonifica il volume di al-


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cuni tessuti; migliora la circolazione; elimina le cellule morte e assorbe elementi che nutrono la pelle, rendendola vellutata e aiutandola a respirare e, infine, produce una sostanza di benessere dovuta dal fatto di sentirsi accarezzati e coccolati. Questa sostanza si chiama endorfina cioè un ormone, detto anche “ormone della felicità”, proprio perché crea un senso di benessere prodotto nel cervello. Noi abbiamo il nostro cervello in ogni singola cellula. Le cellule elaborano i loro prodotti grazie ad input esterni e, questi messaggi, circolano nell’acqua. Io rispondo all’ambiente, io sono figlio del mio pensiero, se guardo qualcuno che mi piace mi batte forte il cuore, quindi in questo modo libero “endorfina e serotamina”, due sostanze chimiche. Il nostro sistema risponde al mondo, alla situazione esterna; questo ci fa capire che ogni giorno siamo influenzati continuamente dall’ambiente in cui viviamo e la nostra felicità, il nostro benessere non dipendono solo da noi, dal nostro impegno costante giornaliero, ma molto da chi ci circonda: da amici, famigliari, scuola, lavoro ecc... Se incontro un ragazzo che mi piace, mi batte forte il cuore, mi sudano le mani, mi emoziono, sono felice e questo mi condiziona la giornata in modo positivo tanto che tutte le mie azioni di quel giorno saranno influenzate da questo fatto. Se, invece, prendo un brutto voto a scuola, il mio stato d’animo viene condizionato in modo negativo e ne risentirò sia fisicamente che emotivamente, diventando ansiosa e di malumore. Nella parola benessere posso racchiudere molteplici significati, ed in qualsiasi parte io mi giri a guardare, posso trovarla scritta ovunque: in un fiore, in un amico, in un profumo, in me stesso, nella parola amore, perché tutto questo mi faccia sentire bene.

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Stop alla legge anti-omofobia Arianna Rusalen

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ontinua la battaglia contro l’omofobia e la transfobia, ma intanto le violenze omofobiche non si fermano. Il Parlamento italiano, come del resto è successo nei scorsi mesi in molti altri Stati democratici, è stato chiamato a votare a favore o contro la pregiudiziale di incostituzionalità, sollevata principalmente da partiti di destra, in opposizione alla cosiddetta legge “anti-omofobia”. Com’è noto, la pregiudiziale è una forma di obiezione verso una legge, volta a mettere in discussione ed eventualmente bloccare provvedimenti legislativi che presentino dubbi di incostituzionalità. Tale legge, già fermata due volte lo scorso anno, mirava a introdurre una tutela contro le discriminazioni fondate sull’omofobia e la transfobia. La prima parte voleva porre delle modifiche a uno degli articoli del codice penale, introducendo una nuova aggravante al reato commesso per motivi di omofobia e transfobia, aggiungendolo a quelli di religione, razza e cultura. La pregiudiziale presentata l’anno scorso da Udc, Pdl e Lega è

passata con 293 sì, 250 no (Pd, Idv, Fli – centrodestra presidenziato da Fini- e Api – centrista e liberale presidenziato da Rutelli - ) e 21 astenuti. Quali sono le giustificazioni espresse dai partiti che non hanno voluto dare il loro consenso a questa legge apparentemente democratica? Scrivo apparentemente perché coloro che hanno dato voce a questi partiti portano avanti la loro scelta dichiarando il decreto anticostituzionale. Fabrizio

Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, ha sostenuto che la sua fazione politica considera “i gay come dei cittadini uguali agli altri” ed è proprio per questo motivo che contestano “ogni trattamento giuridico specifico e differenziato che come tale ammetterebbe e accentuerebbe una diversità, sostanzialmente incostituzionale”. Simile è il motivo

esposto da Gaetano Pecorella, portavoce del Pdl, che la definisce anch’egli discriminatoria. Inoltre, come afferma Carolina Lussanna, Lega Nord, “offre una protezione privilegiata alla persona offesa in ragione del proprio orientamento sessuale e in particolare discrimina chi subisce forme di violenza sulla base dell’orientamento sessuale, rispetto invece a chi subisce altre forme di violenza”. In poche parole, secondo l’onorevole, qualcuno che subisce una violenza per motivi omofobici si sentirà ulteriormente discriminato perché una legge vuole tutelarlo in quanto omosessuale! Rocco Buttiglione ha illustrato la pregiudiziale dell’Udc affermando che “oggi molti giuristi americani preferirebbero non averla mai introdotta [la norma anti omofobia]. Ogni gruppo cerca di far approvare norme particolari e la maggioranza dei cittadini finisce col sentirsi discriminata dalle minoranze, con il risultato di maggiore disintegrazione e non integrazione”. Probabilmente voleva strapparci un sorriso…


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MUSICA

Commercializzare la musica significa distruggerne il senso artistico. Andrea D’Arsiè, Guglielmo Turbian

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l significato della musica è cambiato nel tempo; per capire meglio questo mutamento bisogna cominciare dal principio cioè dall’origine etimologica della parola stessa. “Musica” deriva dall’aggettivo greco “mousikos”, relativo alle muse, figure mitologiche greche e romane. Infatti la musica nasce nell’antica Grecia come una materia, come la scienza di relazionare il suono con il tempo. Man mano che la storia va avanti, si fanno sempre più scoperte e sempre più invenzioni così la musica comincia a essere sempre più complessa da leggere e da scrivere. Ad un certo punto la musica si divide in due grandi rami, la musica sacra (canti gregoriani, canti di chiesa, requiem, canti nuziali ) e musica dell’ intrattenimento (opere, concerti, divertimento, intrattenimento ). La musica si trasforma in musica popolare come i canti e i balli di tutto il mondo, ogni paese ha la propria musica: dalla musica folkloristica irlandese, al folklorismo americano, dai valzer viennesi al “can can” russo. Le tradi-

zioni cambiano come la musica cambia e in America nascono il jazz, il blues e tutti le loro varianti. Ci fu una svolta tra gli anni ‘50 e gli anni ‘60 con la nascita in America e nel Regno Unito del Rock, la sua popolarità arrivò alle stelle alla fine degli anni ‘80 prima dell’avvenimento della musica Pop (Popolare) ma la svolta decisiva arrivò proprio negli anni Ottanta con l’ avvenimento di “MTV” (Music TeleVision) e con la creazione dei video clip musicali, entrambi fattori principali di questa commercializzazione/globalizzazione musicale. Le industrie musicali e discografiche cominciarono a diventare più importanti degli artisti e del loro percorso creativo: il mercato rispondeva (e risponde) alla domanda dei compratori e riduce lo spazio per fare musica di ricerca e per sperimentare nuovi temi e stili; da lì cominciarono a sfornare canzoni su canzoni senza mai allontanarsi di molto da un dato genere o stile musicale. L’interesse di queste case discografiche non era più quello di trasmettere la musica per quello che era stata “creata” cioè per trasmettere sensazioni e sentimenti alla gente, non è più considerata un’ arte.

Le canzoni non durano più di un estate, quando la casa lancia un disco questo fa successo al massimo per una stagione, poi viene deposto nel dimenticatoio per dare spazio ad altre meteore. La musica ormai viene usata in tutti i modi possibili, la sentiamo dappertutto in radio, in tv, nei supermercati, dai dottori, negli spot pubblicitari, al telefono, a lavoro, in casa; ormai è diventata una convenzione presente in tutti i posti, usata come pubblicità e non come espressione artistica. Gli schemi della musica moderna sono molto ridotti; chi ha studiato la disciplina si accorge che gli schemi metrici e armonici sono sempre i soliti e parlando in generale non ci sono cantanti che hanno straordinarie capacità canore, senza estensione vocale e senza timbro vocale importante. La musica è arte, e come arte deve essere originale per sorprendere sempre l’ascoltatore. Nella musica di oggi non c’ è più voglia di sorprendere, le canzoni sono fatte con i soliti 3 accordi, massimo 4 e questo le rende tutta uguale, ma la gente che queste cose non le sa non se ne rende conto e i potenti, cioè

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le grandi case discografiche, le radio e i max media giocano su questo, facendo sempre più soldi senza sfiorare minimamente il vero obiettivo della musica, cioè quello di stupire. È abbastanza chiaro quindi che in questi ultimi trent’anni il mondo della musica ha sentito la necessità di un mezzo grazie al quale potersi far notare e apprezzare, un mezzo per “entrare” nelle menti dei giovani. Oggi più che mai se ne sentono le conseguenze. Usufruire ad esempio dei media per la diffusione dei brani musicali si sta ormai negativamente rivelando uno dei più grossi fenomeni di globalizzazione , fenomeno alquanto pericoloso per la musica, che rischia così di essere dimenticata per i suoi messaggi. Ci sono infatti molti generi musicali che si sono sviluppati quasi solamente per il profitto commerciale, badando sempre meno all’aspetto artistico della musica. Oggi la musica più “studiata” e significativa è nella gran parte diventata una categoria a parte, seguita da pochi. Molti artisti meritano molto di più di quello che hanno avuto e molte altre pedine in mano ad un giocatore professionista hanno avuto ciò che non meritavano. Ricordiamoci che il successo e la popolarità non sono la stessa cosa: il successo è meritato, la popolarità no.


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MUSICA

Cosa racconteremo, ai figli che non avremo, di questi c...o di anni zero? Enrico Nadai, Alice Piccin, Matteo Da Frè

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e luci della centrale elettrica è il progetto musicale del ferrarese Vasco Brondi, ventottenne cantautore e scrittore contemporaneo, capace di raccontare la nostra epoca attraverso immagini e versi taglienti, laceranti che parlano dell’amore incompiuto, da lui stesso definito un’intrusione nelle giornate scandite, pianificate e programmate, elemento di contrasto col modo di vivere occidentale razionale, legato indissolubilmente alla precarietà che caratterizza questi anni. Vasco è la voce musicale della generazione precaria dei nati negli anni Ottanta, è un personaggio che ami o non amerai mai. Per entrare nel suo universo bisogna immergersi completamente nei suoi testi carichi di un’attualità disarmante, quella delle periferie, delle zone industriali, dei cieli grigi, dei cassaintegrati, della droga. “Siamo l’esercito del SERT”, dice infatti il testo di una sua canzone,

ironizzando su quell’esercito del surf di cui aveva parlato Piotta. Sono testi brevi ma pieni di ansie e di paure da cui affiorano i sogni della nostra generazione, il sogno di un futuro, di una famiglia, di una vecchiaia che è ciò che impone la società ed è ciò che contemporaneamente la società stessa toglie. Il cantautore si rivolge spesso ad una figura femminile, di cui però non delinea mai la personalità, come ad esempio in questo verso della canzone “Cara Catastrofe”: ...per struccarti useranno delle nuvole cariche di pioggia, adesso che sei forte che se piangi ti si arrugginiscono le guance”. Fin dall’inizio Brondi si è distinto dal panorama musicale commerciale per la libertà e la consapevolezza di non produrre musica per compiacere la critica o un gran numero di persone. Nel 2007 pubblica il suo primo demo, autoprodotto, dal titolo “Le luci della centrale elettrica”, che comincia a diffondersi nello scenario Indie. L’anno successivo pubblica l’album “Canzoni da spiaggia deturpata”, premiato con la Targa Tenco, nel Novembre 2010 esce Per ora noi la chiameremo felicità e nel 2011 esordisce con un EP dal titolo C’eravamo abbastanza amati in cui oltre a brani propri, rivisita “Summer on a Solitary Beach” di Franco Battiato, “Emilia Paranoica” dei CCCP Fedeli alla linea, “Dolce amore del Bahia” di Francesco De Gregori e “Oceano di Gomma” degli Afterhours. Il 1 Ottobre di quest’anno è uscito nelle librerie il suo fumetto, intitolato “Come le strisce che lasciano gli aerei”, che vede come protagonisti Micol, la ragazza dai capelli rossi, Rashid il nordafricano e Rico. Le vite dei personaggi si incrociano più volte, sono tutti ventenni con gli stessi pensieri, con gli stessi sogni e

le stesse delusioni, accomunati dallo sfondo piatto della radio e della tv che accompagnano la vita. Il cantante afferma: «È soprattutto una storia sulle partenze, sull’ansia di andarsene che è la stessa in posti così lontani e in persone con percorsi così diversi. Come dire che a volte non c’è una destinazione chia-

ra, ma ci sono insofferenze e sogni precisi. C’è anche un amore impossibile che infatti non funziona, è un accenno di amore.» Sono pagine di una storia che lasciano scie dolenti sulle nostre esistenze, catapultandoci sempre più tra i cieli sanguinanti dei nostri giorni.


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S P O RT

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Skateboard: la passione del momento. Francesco Ulian, Filippo Marsura Divine Ashong

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n questo periodo si sta affermando una nuova categoria di sport, sono i cosiddetti Action Sport, ovvero quelle discipline dove non si sta chiusi dentro un campo a giocare, ma si sfrutta il paesaggio (urbano, montano, marino ecc.) delle zone in cui si vive. Sono tutti quegli sport che si praticano sopra a una tavola (skateboard, longboard, surf, snowboard...), ad una bmx, o ad una motocross. I ragazzi che hanno in comune la passione per questi sport si radunano nelle crew, queste si differenziano dai vari club che troviamo in giro (calcio, basket ecc.) in quanto sono dei gruppi che non hanno alla base una registrazione in qualche ufficio, non serve versare una quota di iscrizione per entrarvi; un’ altra differenza importante è che questi ragazzi non hanno per forza bisogno di un “campo”, ma reinterpretano l’architettura urbana per divertirsi con la propria passione... Anche qui a scuola abbiamo gente che pratica degli Action Sport: possiamo trovare degli skater, longboarder (usano il longboard, una specie di skateboard ma più lungo, con

delle ruote che permettono di raggiungere velocità più elevate e di correre su terreni più sconnessi, e truck più flessibili, che facilitano l’esecuzione di curve), qualche snowboarder e pure qualcuno che fa bmx. Ora ci occuperemo più che altro di uno sport da tavola, cioè lo skate, in quanto è quello a noi più familiare. Lo skate nasce in California, circa negli anni ‘50, per permettere ai surfisti di praticare il proprio sport anche in assenza di mare mosso, e ora è uno sport diffuso in tutto il mondo. In Italia tale sport arriva nel 1977, dopo un servizio televisivo del programma Odeon, rubrica di spettacolo e curiosità dal mondo, diffondendosi dapprima nelle grandi città del centro-nord, più reattive rispetto al fenomeno sportivo-culturale, successivamente in tutto il territorio nazionale. Riprendiamo ora quello che si diceva all’ inizio dell’ articolo “questi ragazzi non hanno per forza bisogno di un campo, ma reinterpretano l’architettura urbana”, cosa vuol dire questo? Beh significa che gli skater reinterpretano marciapiedi, scalinate, aiuole, ringhiere ecc. per effettuare le

loro acrobazie. Skaetare in strada è definito con il termine fare “street” , ma tale disciplina non è esattamente d’accordo con la legislazione italiana, in quanto il comma 9 del codice della strada dice “È vietato effettuare sulle carreggiate giochi, allenamenti e manifestazioni sportive non autorizzate. Sugli spazi riservati ai pedoni è vietato usare tavole, pattini od altri acceleratori di andatura che possano creare situazioni di pericolo per gli altri utenti”. C’è una frase al riguardo molto famosa tra i ragazzi della scena “Skateboarding is not a crime” , lo skateboard non è un crimine, e rivendica proprio la legittimità dell’utilizzo dello skateboard in strada, i praticanti puristi considerano l’utilizzo della strada l’unica opzione rispettabile per praticare lo street-skating. Ma d’altronde spesso queste povere anime non hanno altro modo per portare avanti la propria passione, in quanto i parchi attrezzati per la disciplina, i cosiddetti skate-park, sono veramente pochi e spesso distanti dal luogo in cui si abita. La conseguenza di questo stato di cose è che gli skaters girano

per le strade in cerca di strutture per eseguire trick (evoluzioni) e sono spesso allontanati dalle forze dell’ordine, ma anche da guardie giurate e persino da privati cittadini, anche perché nella ricerca di spot (luoghi adatti a skaetare) capita che gli skaters invadano proprietà private. Tra gli appassionati italiani è forte la rivendicazione di idonei luoghi di allenamento e manifestazione che non siano rari o obsoleti, spesso in polemica con la disponibilità di strutture che hanno altri sportivi, in particolari gli amanti del calcio. Ma qui nei dintorni, quali sono i centri di maggiore attrazione per le crew? Anche qui a Vittorio Veneto abbiamo uno skatepark ma molti skater sostengono che sia un po’ povero di strutture e preferiscono spostarsi altrove; sono famosi lo Slim Park di Villanova (vivino a Pordenone), il Wave Park di Mogliano Veneto e il Bissuola di Mestre. Per noi skater non sono abbastanza, se non ci lasciano skaetare in strada almeno che ci costruiscano qualche posto adeguato. Forse si pensa


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S P O RT

A cosa giochiamo? A calcio o a merchandising? Mattia Cenedese

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che ci sia poca gente a praticare questo sport e per questo non si investe in strutture, ma basta farsi un giro su You Tube e scrivere il nome dei park citati in precedenza, sono molti i video girati dai film-maker sia nelle giornate tranquille di skate, sia durante i contest, e soprattutto durante questi ultimi si può osservare la moltitudine di ragazzi della scena. E’ vero che non siamo tanti come i ragazzi che giocano a calcio, però siamo davvero molti e abbiamo bisogno di qualche posto (almeno accettabile) dove coltivare la nostra passione. C’è una buona notizia, si parla in giro di una raccolta firme per un park a Conegliano, lì gli skater sono soliti allenarsi alla cosiddetta fontana, rischiando però multe molto salate, perciò ora mi rivolgo direttamente a quelli della scena: facciamoci sentire e aiutiamo questa proposta ad andare in porto!

’ notizia recente che sul tavolo della società che dirige le partite di calcio italiano è nata l’idea di consentire alle squadre di Serie A di ampliare le zone sulle proprie maglie da destinare agli spazi pubblicitari, creando così una sorta di “effetto mosaico” decisamente di poco gusto che nell’istante in cui si sta guardando una partita fa pensare a tutt’altro, come ad esempio la marca di pantofole che una simpatica nonnina ha ai suoi piedi. Pantofole comode da indossare proprio quando ci si sdraia sulla poltrona di casa a guardare la partita! Che oggigiorno il mondo dello sport, inteso nella sua globalità, muova una consistente fetta dell’economia, è risaputo. Non c’è dubbio che la grande popolarità del calcio ad esempio risieda nel fatto che qualsiasi bambino, in ogni angolo del mondo, riesca a divertirsi con qualunque cosa da prendere a calci, che sia un pallone di cuoio o l’ultimo pezzo della merenda; al contempo, tuttavia, non si può negare che il “prodotto calcio”, più che un gioco, si stia evolvendo progressivamente sempre più in una vera macchina di soldi, nella quale il business, di politica e industria della comunicazione, risulta sempre più

stretto ed affezionato ad esso. Da sport giocato nel fango da dilettanti ed appassionati, il calcio si è trasformato nel tempo in un fenomeno globale, dove la presenza così forte di denaro e di interessi ha spesso tirato in ballo persino la politica, comportando anche noti disastri finanziari. Nell’era contemporanea, dove l’universo a forma di pallone è sempre più industrializzato e meno giocato,

calcio ed affari rappresentano un binomio inseparabile, controllato dalle pesanti esigenze di sponsor e tv, diventato ormai un efficace metodo di pubblicità per le imprese. Il rischio è che presto tutti gli sport si ritrovino definitivamente travolti da idee pubblicitarie, le stesse da cui fuggono appassionati e sportivi alla ricerca di espressione, partecipazione, svago e divertimento.


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RELAX

Due risate per alleggerire la lettura

Sudoku

Valentina Bitto

L

eggere un giornale, a volte, può diventare pesante. Quindi ho pensato a dei piccoli sketch su un argomento classico molto discusso: differenze di vedute tra uomo e donna. Non ne parlerò in modo critico e polemico, ma in maniera comica e divertente. Essendo una ragazza, potrei sfogare tutte le mie pesanti critiche sugli uomini, ma mi tratterrò! UOMO E DONNA: DOVE STA LA DIFFERENZA? IL BAGNO Quando un uomo va a farsi la doccia, nel suo piccolo spazio personale, trova in bagno all’ incirca 6 oggetti: uno spazzolino, un dentifricio, una schiuma da barba, un rasoio, un sapone e un asciugamano. In quel piccolo momento che, per sbaglio, s’ imbatte negli oggetti che possiede la donna si trova in un’ altra dimensione in cui ci sono circa 337 oggetti di cui, la maggior parte, l’ uomo non riesce a identificare.
 FUORI A CENA L’uomo con gli amici a cena: “Ou Toni, cossa ciotu da magnar?” “Ah, mi no so. Ti?” “Dai pajazo movete a decider!” “Bon fioi fen come al soito.” Al momento del conto di 40 €, ognuno tirerà fuori 25 € e dirà che non ha tagli minori, e non vorrà il resto.
 La donna con le amiche a cena: “Ehi, amore cosa prendi?” “un’ insalatina, sai tesoro non vorrei ingrassare.” “E tu stellina?” “Ah cara, anch’io un’ insalatina, senza condimento perché l’ olio ingrassa.” Al momento del conto, magicamente, appaiono le calcolatrici. DIBATTITI Le discussioni con una donna non finiranno mai finché lei non avrà l’ ultima parola, quindi voi uomini dovete lasciargliela, sennò ogni vostra sillaba pronunciata sarà l’ inizio di una

nuova discussione.
 MATTINO Risveglio di una coppia con figli: la mattina l’ uomo si sveglia dello stesso aspetto con il quale è andato a dormire, la donna invece, in qualche modo si deteriora durante la notte. Il primo pensiero che ha l’uomo al suo risveglio è se la donna che ha accanto è la stessa con cui è andato a dormire la sera prima. La donna, al contrario, pensa subito ai suoi bambini di cui, ovviamente sa tutto: migliori amici, incubi, sogni, paure e speranze. L’uomo è vagamente a conoscenza di una persona di bassa statura che si aggira nella casa.
 FUTURO La donna si preoccupa sempre del futuro finché non trova marito, al contrario dell’ uomo che non si preoccupa del proprio futuro finché non trova moglie. A proposito di matrimonio, parliamo anche di questo. Un uomo e una donna quando si sposano hanno delle speranze l’ uno verso l’ altro. Una donna sposa un uomo sperando che cambi, e lui non cambierà. Un uomo sposa una donna sperando che non cambi, e lei cambierà.

Il Sudoku si presenta come una scacchiera, divisa in 9 quadrati, con 81 caselle, 9 righe orizzontali e 9 verticali. Lo scopo è quello di riempire ogni riga e ogni colonna della scacchiera e ogni quadrato con i numeri dall’1 al 9, senza mai ripetersi.

SUDOKU

8 9

1

2 6

9

4

4 3 7 6 7

4

9

2

2

1 3 9

4

2 2

3

2

5 8 3 1

Periodico del Liceo Artistico “Bruno Munari” Vittorio Veneto - Via Gandhi, n°14

Progetto grafico e stampa:

Allievi sez. Grafica Classi 3A-3B Prof.Bruno Cangiotti, Prof.Omar Gallotti

1 5

9 6 7 2

7

Redattori: Allievi classi 3A-3B Prof.ssa Annamaria Gazzarin


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1

CRUCIVERBA

Orizzontali Importante scrittrice del dopoguerra, autrice 1 de “L'isola di Arturo” (nome e cognome). Comune del Rodigino. 2

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Verticali Si sostiene per superarlo.

3 4 5

Simbolo dell'oro. Prima della CEE.

6 7 8 9 10 11 13 14 15 17 22 23

L'onda allo stadio. Dio egizio del sole. Iniziali del grande Sordi. Nucleo Antisofisticazioni. Si ripetono nel tiratore. Ci abitava Adamo. Si dà quando si forniscono chiarimenti. Imbrogliato, beffato. Antico parente. Lo dice l'acrobata. Ambulante, vagabondo. Scorre in Siberia.

43 45 47 48

Attrice italiana che ha recitato in “Un posto al sole” (nome e cognome). Consonanti di nuovo. Piccolo villaggio olandese ricordato per la battaglia del 1227. Canada. Conclusione di un'opera letteraria. Il frutto del rovo. Centro di Torino. Rimini (sigla). Il cappello di De Paperoni. Discussione completa ed approfondita. Contrazione nervosa. Sigla automobilistica dei Paesi Bassi. Miraggi, illusioni. Contrario di SE. È composta da tre cantiche con un totale di cento canti. Lo sono i poemi come Iliade ed Odissea. Espatriato. Nota del diapason. diapson. Carducci scrisse le Barbare.

Si dice di una barba somigliante al pelo di pecora. Pietre preziose di un intenso color verde.

25 26 27 28

50 51 52 53

Giunone dei Greci. Il Degan del grande schermo. Inizio di oggi. Sopra il.

31 32 33 34

55 57

Infiammazione dell'orecchio. Uno era “della lampada”.

36 38

Linguaggio raffinato, pregiato. Carpa di grosse dimensioni. Canta “Sun is up” (nome d'arte) Fusto sotterraneo e carnoso tipico di certe piante. Non liscio. Imposta sulla casa. Stare zitti. Ha recitato in “Bob – un maggiordomo tuttofare” (nome e cognome). Coda di cavallo. Profondi.

12 16 18 19 20 21 24 26 28 29 30 34 35 37 39 41


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trovato qualcosa da farle fare o da visitare ogni pomeriggio e sera. Durante le mattinate seguenti, la scuola aveva orStefania Dal Mas ganizzato delle attività interessanti, per far sentire a proprio ospitato, Cazmir, una giovane presi nel prepararle tutto l’oc- agio i ragazzi, tenendo lezioni di tale bellezza, semplicità e corrente a casa, non ci accor- di pittura, storia dell’arte, stogemmo dell’ora ria e fotografia. I pomeriggi li e arrivammo in gestivamo noi, così un giorno ritardo, le solite la portai a Conegliano, un alfigure! E come la tro ancora a Treviso; il Mercofiguraccia, ricor- ledì della settimana, io, lei, Gudo benissimo la glielmo e il ragazzo che ospifaccia della mia tava, Florentain, legatissimo a insegnante di in- Cazmir, decidemmo di andare glese, professo- nella nostra splendida Venezia. ressa Collodel, I giorni passavano, velocissiuna delle direttri- mi, così senza neanche il temci dello scambio, po di accorgermene era arridal cui sguardo vato il giorno della partenza. fulminante capii Al solo pensiero di rivederla che era meglio dopo un anno, mi scendeva caricare rapida- una lacrima. Nel giro di una mente le valigie settimana era riuscita a farsi in macchina e adorare. Domenica 28 Ottobre portare la mia ore 12.00 stazione dei treni, ospite a visita- Vittorio Veneto. Tanti flash, re il centro, la click, abbracci, baci, promesscuola succes- se.. e poi? Si, io, la solita piansi, bontà che ti lasciava a bocca sivamente a prendere l’aperi- poco, ma bastava per far capire aperta. Ricordo ancora perfetta- tivo e a farle conoscere tutti i quanto mi dispiacesse della sua mente quel giorno che l’ andai a miei amici! Mio padre, ripeto partenza. Quanti pensieri avevo prendere alla stazione dei treni a momenti più interessato di per la testa in quel momento! di Vittorio Veneto. Era Dome- me, aveva programmato tutto, Ero certa solo di una cosa: che nica 21 Ottobre, io e mio padre, per filo e per segno, lui aveva non l’avrei dimenticata.

Un salto nella nostra Italia “Signori miei, siete stati scelti come classe per partecipare allo scambio culturale con dei ragazzi olandesi..Vi dico solo questo, né chi, né quando, né come… Sorpresa!” Silenzio totale.. Ore 9.00 del mattino, Venerdì 19 Settembre 2012, aula Magna, Liceo Artistico Bruno Munari. Non dimenticherò mai quel giorno, forse perché era la prima volta che mi accadeva una cosa del genere, forse perché non era un momento molto felice della mia vita, forse perché avevo voglia di conoscere qualche persona nuova con cui finalmente sperimentare i tanto sudati studi di inglese, iniziati fin dalla terza elementare. Ho ancora l’immagine stampata nella mente del sorriso che mi è apparso appena saputa la bellissima notizia. Arrivata a casa, chiesi immediatamente a mio padre se potevo partecipare allo scambio e quindi ospitare una ragazzo, o un ragazzo in casa nostra All’inizio non mi sembrava molto convinto dell’idea, perché timoroso che arrivasse un ragazzo e preoccupato per il viaggio che mi attende il prossimo anno verso Amsterdam dove sarò ospitata. Alla fine lo convinsi, tanto che lui, era più entusiasta di me. Lo scambio, purtroppo, prevedeva solo una settimana di permanenza in Italia per i ragazzi olandesi, quella è stata una settimana che mi ha fatto imparare molte cose nuove, facendomi conoscere persone fantastiche, in particolare la ragazza che ho

Reportage dal Brasile

L

’opportunità di uno scambio culturale in Brasile? Che esperienza! Davvero ci sarei andata? Stentavo a crederci nonostante i miei genitori mi avessero incitata fin da subito a partecipare. Sfogliando le foto delle esperienze passate, noi ragazzi presenti all’incontro ci siamo interessati subito. Le domande erano tante: aereo, costi, alloggio, corrispondenti brasiliani, cosa avremo fatto laggiù e perché proprio in Brasile, precisamente nello stato di Santa Catarina? L’obbiettivo degli organizzatori era quello di far conoscere a noi ragazzi la storia e l’attualità dell’emigrazione italiana nel sud del Brasile. Curiosi ed intimoriti da questo viaggio,

Elena Prosdocimo

tutti noi studenti degli istituti “B. Munari”, “M. Flaminio” e “G. Galilei”, siamo partiti da Milano il 4 Settembre, per arrivare con 2 scali successivi a Florianopolis, una delle città di Santa Catarina. Undici ore di aereo sono volate con i nuovi compagni da conoscere. Era la prima volta che volavo così tante ore, e per molti dei miei

compagni era il primo volo. Abbiamo legato subito tutti quanti ed ancora ora siamo in contatto. Ad aspettarci a Criciuma (nostra destinazione finale) c’erano le famiglie che ci avrebbero ospitato per 3 settimane. Con la famiglia Bettiol mi sono trovata proprio a mio agio, i vari componenti parlavano correttamente l’italiano,


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infatti, avevano vissuto 5 anni in Italia. Il loro stile di vita è differente dal nostro e le usanze che mi hanno colpito di più riguardano l’alimentazione, a mio parere sbagliata ( influenzata dall’America del nord). Nella famiglia che mi ha ospitato, ad esempio, non ho mai visto bere acqua in 3 settimane ma solo cocacola o succhi in polvere; un’ altra abitudine era conseguente al problema dei

SCAMBI C U LT U R A L I nti). Così pure rimangono nella memoria collettiva l’avventura dell’arrivo, dell’ insediamento in quelle nuove terre e le lotte della prima generazione per disboscare la montagna, per

dalle autorità brasiliane, concordati con l’Italia. Questi terreni si trovavano nella foresta a nord dei territori pianeggianti e più fertili, occupati in precedenza dalla emigrazione

difendersi dagli animali feroci, dagli indios, dalle malattie, per costruire dal nulla strade e abitazioni. Nel sud del Brasile un primo gruppo di emigrati arrivò là dove oggi sorge Nova Milano, nei pressi di Caxias do Sul. Da Porto Alegre essi proseguirono in barconi lungo il rio Caì e poi a piedi per chilometri e chilometri attraverso la foresta. Avevano pochi bagagli e si facevano strada a forza di “machete”, fino a raggiungere i terreni loro assegnati

tedesca cinquant’anni prima. Le tracce della prima colonizzazione si possono leggere ancora oggi in molti nomi di luoghi, come: Nova Milano, Garibaldi, Nova Bassano, Nova Brescia, Nova Treviso, Nova Venezia, Nova Padua,...; mentre altri come Nova Vicenza e Nova Trento hanno cambiato successivamente i loro nomi originari in nomi brasiliani imposti dal governo che finì con l’assumere un atteggiamento xenofobo negli anni successivi

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all’ultima guerra. Ad esempio la città dove alloggiavo originariamente aveva nome “Nuova Belluno” ed era importante per il carbone. Durante la seconda guerra mondiale questo

“Non c’è disoccupazione ed il lavoro non è fonte di problemi.” tubi di scarico, tanto piccoli da non poter gettare la carta igienica nel water ma nell’apposito cestino. I brasiliani mi hanno colpito per la calorosa ospitalità, la loro positività e l’irrefrenabile ritmo latino che scorre nelle loro vene! Loro sì che sanno muoversi! Ci hanno insegnato il Funky , in cui bisogna avere una flessibilità esagerata per muovere il corpo, la Capoeira, la quale originariamente era un tipo di combattimento che col tempo è stato modificato dall’eleganza nei movimenti determinati dalla musica, e infine la Samba! Che ritmo! Nel corso delle visite guidate sul territorio, il nostro gruppo di italiani ha incontrato emigrati veneti che ci hanno raccontato la loro toccante esperienza vissuta da bambini. La prima emigrazione organizzata dal Veneto (in buona parte dalla provincia di Treviso) risale al 1875. Le cause principali del fenomeno emigratorio furono: la miseria, l’emarginazione delle classi rurali dell’epoca, la fame, insieme al sogno della proprietà della terra. La traversata atlantica in quell’epoca (nel fondo delle stive) fu una vera e propria odissea ancora presente nella memoria collettiva, tramandata attraverso ricordi dei vecchi e nella letteratura popolare (canti, poesie, racco-

“Ospitalità, positività e irrefrenabile ritmo latino.” comune fu obbligato a cambiare il nome perché gli Stati Uniti si rifiutavano di comprare il carbone che veniva estratto in quel territorio che aveva un nome italiano. A quegli immigrati che non sapevano parlare il brasiliano fu proibito (pena l’arresto) parlare la loro lingua veneta: a quella povera gente emarginata era tolta perfino la parola. In Brasile i settori economici trainanti sono diversificati: dall’estrazione di materie prime, alla produzione di energia, all’industria meccanica, dall’elettronica al turismo e all’agricoltura. Oggi il Brasile si presenta come un paese ottimista diverso in questo dall’Italia dove il futuro spaventa. Il sindaco stesso di Criciuma ci ha detto che non c’è disoccupazione ed il lavoro non è fonte di problemi. Porteremo sempre nel cuore questo paese al quale noi giovani guardiamo con speranza.


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All in the world: viaggio attraverso i sapori del mondo

C

Alessia Posocco, Giulia Poletto, Giulia Dal Vecchio, Elisa Pizzin

on questo articolo vogliamo testimoniare che viaggiando nel mondo si possono scoprire nuovi sapori a prezzi ridotti e tenendosi in forma. Vi diremo come raggiungere dei negozi in cui è possibile trovare cibi e bevande ricercati, come contattare e raggiungere i vari ristoranti, come preparare a casa vostra delle deliziose ricette etniche, e molto altro ancora. Questo articolo di cucina è statao creato non solo per informarvi dei vari modi di cucinare, ma anche per ricordarvi che è importante consumare cibi sani che soddisfino contemporaneamente le nostre esigenze. Ma come sappiamo molte persone sottovalutano questo impegno. Ci sono tantissimi problemicorrelati al cibo. Le parole «sovrappeso» e «obeso» infatti, sono ormai comuni nel nostro vocabolario e comportano problemi anche a livello psicologico. L’obesità deriva da scorrette abitudini alimentari e di vita, nonché dell’iperalimentazione. Un altro esempio di malattia è l’anoressia. Ha origine nel cervello e l’età in cui si sviluppa va dai 12 e ai 15 anni anche se i dati confermano che il disturbo si manifesta anche

prima della pubertà e addirittura in menopausa. L’anoressia, è caratterizzata dal terrore di prendere peso e, in genere, comincia con una dieta dimagrante, da cui non se ne esce più. Si comincia a negare la fame, si calcolano in maniera ossessiva le calorie, e il peso. Dietro tutto questo, dietro la fame, in realtà c’è fame di affetto, di attenzioni e di emozioni. Vediamo, dunque come si può migliorare la nostra alimentazione in modo semplice. Sicuramente è molto facile trovare informazioni su questo, ma a volte i consigli che vengono dati e le diete comportano una spesa costosa. Si può però mangiare sano anche risparmiando. Consigli pratici: scelgo i prodotti giusti. Scelgo alimenti di base: pasta, riso, patate, uova... Sono più sani e meno cari. Punto sui prodotti di stagione. Mangio i legumi secchi: ceci, lenticchie, fagioli... Le leguminose sono ricche di vitamine, fibre ed elementi nutritivi fondamentali. Imparo a sostituire: carne bianca e uova invece della carne rossa che spesso costa di più. Altra opzione ancora meno costosa: sostituire la carne con i legumi secchi, molto ricchi di proteine. Imparo a mangiare semplicemente: Alimenti di base a colazione. Una fetta di pane e marmellata a colazione contiene menograssi di una

brioche confezionata, ed è più conveniente! Una mini porzione di proteine a cena. Ha volte può bastare un uovo, che costa meno di una braciola o una bistecca di manzo! Acqua in tavola. Basta bibite! L’acqua è la sola bevanda a contenere 0 calorie, 0 grassi, 0 zuccheri. E costa molto meno! In questo primo numero tratteremo ricette della cucina olandese. Abbiamo chiesto loro com’è la cucina olandese. La cucina tradizionale olandese è priva di fronzoli, sana e nutriente. Consiste prevalentemente in arringhe, formaggio e patate; le spezie sono conosciute,ma non molto utilizzate; col passare del tempo la cucina olandese ha introdotto nei suoi piatti influenze da paesi Indonesiani, Cinesi, Nord Africani e Turchi, cambiando cosi i suoi sapori. Adesso è normale per gli olandesi usare spezie quali: l’aglio, lo zenzero, lo zafferano, la soia e il rosmarino. Ecco come assaggiare un tocco d’Olanda in un piatto di casa vostra. Il viola come toccasana La vellutata di carote viola è un cremoso primo piatto dal sapore delicato e dal colore viola intenso, conferito da un particolare tipo di carota, quelle viola appunto. Si dice che la carota in origine fosse viola, resa poi arancione dagli olandesi in onore della dinastia regnante degli Orange. La carota viola, ora reperibile nei supermercati più forniti, ha un sapore molto simile alla carota arancione è ricchissima di vitamine e possiede preziose qualità antinfiammatorie, oltre che antiossidanti. Gli scienziati hanno anche provato che cancella gli effetti di una dieta mal sana come pressione alta, danni al fegato e al cuore.

Ingredienti per 4 persone: - Brodo vegetale 800 ml - Carote viola 500 gr - Olio extravergine di oliva, 3 cucchiai - Patate 2 (medie) - Pepe a vostro gradimento - Porri 1 (si può sostituire con una cipolla) - Rosmarino 2 rametti - Sale a vostro gradimento - Sedano 1 gambo Per preparare la vellutata di carote viola iniziate pelando le patate e tagliandole a cubetti piuttosto piccoli, pelate anche le carote viola, privatele delle estremità e tagliatele a rondelle. Lavate il gambo di sedano, privatelo dei filamenti e tritatelo finemente. Mettete in un tegame l’olio extravergine di oliva, aggiungete il sedano tritato e il porro che avrete lavato e tagliato finemente, fate appassire il tutto a fuoco dolce. Aggiungete quindi le patate, le carote e i due rametti di rosmarino e fatele saltare qualche minuto per insaporirle. Aggiungete quindi il brodo e proseguite la cottura. Quando le verdure saranno cotte (ci vorranno circa 40 minuti), eliminate i due rametti di rosmarino e frullatele finemente in un mixer ottenendo una consistenza cremosa, se la crema dovesse risultare troppo densa aggiungete un mestolo di acqua calda. Infine aggiustate di sale Servite la crema di carote viola calda o tiepida, accompagnandola con un cucchiaio di panna acida o di yogurt magro! Se non riuscite a trovare le carote viola, potete sostituirle con quelle arancioni ottenendo lo stesso risultato! E… Buon appetito!


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