Allora! 18 Dicembre 2024

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Bentornata Anna Maria

Con grande gioia e un pizzico di orgoglio, diamo il benvenuto ad una figura che ha fatto parte della nostra famiglia fin dalla prima edizione di Allora!: la nostra insostituibile collaboratrice storica, Anna Maria Lo Castro.

Non è esagerato dire che, fin dagli albori di questa pubblicazione, Anna Maria è stata una delle colonne portanti del nostro progetto. Le sue immense capacità linguistiche, sempre al servizio della precisione e della bellezza della parola scritta, sono state fondamentali per correggere gli strafalcioni ortografici di cui, a volte, solo noi siamo capaci. Ma il suo contributo non si è mai fermato a una semplice correzione: con discrezione e generosità, Anna Maria ha sempre saputo suggerire e affinare i testi, sempre con il massimo rispetto per l'autore e per l'idea originale.

Nel tempo, la nostra collaborazione è diventata quasi automatica: man mano che il nostro impegno cresceva, non c'era più bisogno di spiegazioni, né di lunghe discussioni. I nostri pensieri, scritti su carta, diventavano più fluidi sotto la sua guida. Per tutti noi Anna Maria è diventata, per così dire, la nostra “maestra trapanese”, un punto di riferimento a cui ricorrere con fiducia e gratitudine.

Se oggi siamo in grado di reggerci sulla nostra penna con maggiore sicurezza, è anche grazie a lei. Siamo cresciuti, certo, e qualche volta ci siamo sentiti infallibili nel nostro scrivere. Ma, come ogni buona maestra, Anna Maria sa come "tirarci le orecchie" al momento giusto, riportandoci sempre alla realtà e facendoci tornare umili, ricordandoci che la perfezione non è mai veramente raggiunta, ma è un continuo processo di crescita.

In un'epoca in cui l'intelligenza artificiale è sempre più presente nella nostra quotidianità, oggi Allora! torna a celebrare l'intelligenza naturale, quella che Anna Maria ha sempre incarnato con eleganza e rigore. Siamo felici e onorati di rivederla al nostro fianco, pronta a contribuire con la sua esperienza, la sua passione per la lingua e la sua innata capacità di rendere ogni testo migliore.

Ben tornata, Anna Maria! Per noi sei più di una collaboratrice: sei una guida, un'amica, una vera e propria istituzione. Non vediamo l'ora di proseguire insieme questo viaggio nella bellezza della parola scritta.

Un altro anno insieme!

di Marco Testa

E anche il 2024 giunge al termine! Un anno straordinario sotto vari punti di vista, primo tra tutti la crescita in termini numerici di copie e di lettori, ormai ben sopra i 40,000 nelle versioni cartacee e online.

Un grandissimo passo avanti è stato fatto nei rapporti istituzionali con il Sistema Italia, che negli ultimi 12 mesi ha sempre trovato ampio spazio nelle nostre pagine per le sue molteplici e valide iniziative a significare che quando le istituzioni sono rappresentate da persone che puntano strategicamente alla coesione e danno valore all’importanza dei mezzi di comunicazione italiani all’estero, i risultati possono davvero fare la differenza e beneficiare tutti.

Un grande traguardo raggiunto quest’anno dopo anni di forti battaglie in molteplici sedi è stato l’aver avuto accesso ai contributi ministeriali per la stampa erogati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Abbiamo sempre sostenuto la validità della nostra testata sulla base dei requisiti di legge per l’accesso ai contributi. Eppure non può essere dimenticato come alcuni soggetti per anni abbiamo apertamente ostacolato questo processo, tentando in ogni modo di

far morire la testata già dal suo nascere. Fortunatamente, oltre ad aver assistito ad un ricambio in termini di persone, ben due decreti emessi dalla Presidenza del Consiglio hanno confermato la nostra tesi: ovvero che il diniego dei contributi era soltanto frutto di puerili personalismi che non avrebbero dovuto trovare spazio nella pubblica amministrazione, con l’esplicito intento - a nostro modo di vedere - di voler sminuire il lavoro della redazione e quindi far morire un servizio necessario alle esigenze della nostra comunità italiana d’Australia.

Detto ciò, un particolare ringraziamento va al nostro direttore, Franco Baldi, instancabile penna e mente. A lui siamo grati per l’importante testimonianza di servizio di quasi sessant’anni a favore dei connazionali italiani all’estero e all'opportunità che continua a dare a tanti scrittori da varie parti del mondo di poter liberamente esprimere il loro pensiero senza dover passare attraverso il bavaglio o la censura.

Grazie anche ai collaboratori della redazione che si occupano delle varie rubriche e che hanno dato durante tutto l’anno innumerevoli contributi editoriali: dall’opinione politica e culturale, all'attualità, alla cronaca locale, agli eventi, allo sport e a quanti

si occupano quotidianamente dell’amministrazione e della logistica: del pagamento delle fatture, delle spedizioni e delle consegne, così che i nostri amati lettori possono continuare ad avere accesso ad un giornale di qualità sotto tutti i punti di vista.

Un rinnovato grazie al crescente numero di sponsor e quanti continuano a darci fiducia, utilizzando Allora! come valido strumento di comunicazione e di marketing. Anche questo fa parte del nostro ruolo, garantire una vetrina alle aziende italiane e gestite da italiani, soprattutto quelle locali.

Infine, un sincero grazie ai nostri amati lettori, a chi non perde occasione per scriverci o telefonare in redazione per congratularsi del lavoro svolto, a chi aspetta il martedì sera per conoscere le notizie del giorno dopo.

La vostra vicinanza ci riempie di orgoglio e ci sprona a continuare a fare meglio di anno in anno. Speriamo di non deludervi! A nome del Direttore e della redazione tutta, auguriamo a voi tutti un sereno Natale e un prospero Anno Nuovo, insieme a qualche settimana di meritato riposo per le ferie. La prossima edizione di Allora! sarà in edicola nel nuovo anno, a partire da mercoledì 15 Gennaio 2025.

31 Dicembre

New Year's Eve Party Michelini Room Club Marconi 08.30 pm

18 Gennaio

Marco Polo Open Day

Bossley Park 11.00 am - 1.00 pm

Speciale Natale
Concerto di fine anno alla Marco Polo Romania: Ma è inudito!
Terza Guerra Mondiale come guerra per procura
Faccia meno propaganda ...
La vera Arte resta eterna

notizie istituzionali

ll Friulano di Notre Dame!

di Danilo Vezzio

Sicuramente tra le maestranze che hanno restaurato la basilica Notre Dame di Parigi dei discendenti di pichepieris friulani erano presenti, ma molto più emblematico è Renato Saleri, il figlio di Dorina Lunazzi di Verzegnis, lui è stato un protagonista importante.

Renato è un architetto molto particolare, infatti, è uno specialista - tra l’altro - di euristiche generative per la fabbricazione digitale di morfologie architettoniche e urbane, ed é un esperto ultra-confermato della tecnologia digitale nel campo dell'architettura.

Renato, al di là degli strumenti tradizionali utilizzati dagli specialisti coinvolti, ha progettato dei dispositivi che hanno permesso di aiutare gli architetti di Notre Dame durante le fasi di pre- progettazione, realizzando dei modelli virtuali di parti del-

Allora!

Published by Italian Australian News

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Disclaimer:

la cattedrale dopo l’incendio con l’aiuto di un cablecam modificato da lui, carico di apparecchi fotografici e altri sofisticati sensori, permettendo di avere a disposizione delle repliche digitali in 3 dimensioni estremamente dettagliate delle zone sulle quali effettuare i restauri previsti... va ben, mi fermo qui perché diventa sempre più complicato.

Quello che vi posso dire che il suo lavoro di rilevazione tra le rovine di Notre Dame, lo ha fatto anche pilotando droni sofisticati e con acrobazie da scalatori; avendo assistito ad una sua conferenza video alta definizione, ho potuto visitare la carpenteria della basilica detta la ‘’foresta’’, molto prima che fosse ricostruita, sono cose da fantascienza, è stato impressionante, mi sono trovato virtualmente fra le capriate, sospeso nel vuoto vertiginoso!

Renato l’architetto, è il nipote di un muratore emigrato in Francia diventato impresario, buon sangue non mente mai, soprattutto fra i ‘’gnaus’’ di Verzegnis!

Gnaus è il soprannome familiare degli abitanti del luogo, Renato

sul suo sito web indica che parla friulano, tra le altre lingue, questo è abbastanza raro per essere sottolineato.

Dopo le rilevazioni-progettazioni di Renato ci sono voluti cinque anni e mezzo di lavoro per i restauri, ma finalmente, in questi giorni la cattedrale di Notre-Dame si prepara a riaprire le porte al pubblico, ai fedeli ed ai numerosissimi turisti del mondo intero.

Per questa ricostruzione sono state spese diverse centinaia di milioni di euro, e ci sono migliaia di mani di operai, artigiani, che hanno lavorato con attrezzi e metodi del medioevo.

A più di cinque anni dal devastante incendio del 15 aprile 2019, la cattedrale di Notre-Dame è pronta ad accogliere il pubblico, avevano previsto di far pagare l’entrata ma le autorità ecclesiastiche hanno rinunciato...il Dio Palanca non è stato adottato.

Il Presidente francese Emmanuel Macron ha visitato la cattedrale, per un ultimo sopralluogo prima della riapertura al pubblico, ha distribuito complimenti a destra e manca, nessuno ci cre-

deva che sarebbe stato fatto in cinque anni, nel medioevo occorrevano due o tre secoli, ma è vero non c’era Renato da Verzegnis con i droni!

Per le travi, capriate, della ‘’foresta’’ sono stati utilizzati 2.000 alberi di rovere o quercia, alcuni pluricentenari e di dimensioni eccezionali.

Secondo alcune fonti affidabili, dopo il disastro, sono stati raccolti non meno di 843 milioni di euro in donazioni. Ci sono state due fasi di consolidamento e restauro che sono costati 700 milioni di euro, il resto dei fondi sarà utilizzato, per restaurare le facciate e la sacrestia, questo a partire dall'inizio del 2025.

Le offerte-donazioni provengono da 340.000 donatori diversi, la maggior parte dei quali francesi ma in totale, quasi 150 Paesi tra

cui anche il Friuli, hanno partecipato alla raccolta fondi, con un apporto di ben 60 milioni di euro, più della metà provenienti dagli Stati Uniti.

Queste cifre astronomiche hanno permesso all’ente ‘’ Rebâtir Notre-Dame’’ di radunare circa 2.000 professionisti falegnami, carpentieri, scalpellini, pichepieris, ponteggiatori, ecc. per restaurare questa straordinaria cattedrale, probabilmente, molti sono di origine Friulana, come il nostro Renato di Verzegnis, il cui contributo è stato basilare per la ricostruzione praticamente all’identico dato che non c’era più nulla e c’era tutto da ridisegnare partendo - tra l’altro - dai rilievi fatti con il drone o con il suo « cablecam » attrezzatissimo, ma questo nessuno lo sa, salvo noi friulani .

1) Primo giorno di lavoro sulle impalcature con le debite protezioni contro la contaminazione da piombo (settembre 2019)

Dante in "veste monacale": il curioso caso della statua all’Italian Forum

Sydney è una città che pullula di angoli dedicati alla cultura italiana, ma pochi sono pittoreschi, ironici e, diciamolo, controversi quanto la statua di Dante Alighieri che troneggia presso la fontana dell'Italian Forum a Leichhardt. Peccato, però, che il sommo poeta sembri più una monaca che l’autore della Divina Commedia.

La statua, in bronzo, rappresenta Dante in una posa austera, con il tradizionale cappuccio che dovrebbe evocare il suo iconico ritratto. Eppure, a uno sguardo più attento, sembra che la sua figura abbia qualcosa di insolito, per non dire fuori posto. Le malelingue locali, infatti, sostengono che l'opera fosse originariamente destinata a rappresentare...

Madre Teresa di Calcutta!

Questa curiosa teoria si intreccia con una storia di compromessi e imposizioni burocratiche. Sembra che l'industriale italo-australiano Franco Belgiorno-Nettis, ideatore dell'Italian Forum, avesse in mente un progetto ben diverso per la fontana e la statua.

Tuttavia, i costi crescenti e le direttive del Comune di Leichhardt fecero naufragare il piano originale, portando a quella che molti considerano una "soluzione di ripiego".

Oggi, la fontana in cui Dante si erge riesce a funzionare solo pochi giorni l’anno, quasi a riflettere la condizione del suo inquilino bronzeo. L’acqua, quando c’è, zampilla con l’entusiasmo di un rubinetto rotto, lasciando il nostro presunto poeta in una perenne attesa di gloria.

Dante stesso, forse, avrebbe trovato ironico il suo destino sydneyano, relegato a rappresentare più un personaggio di un ordine religioso che il padre della lingua italiana.

D'altronde, il suo verso "Lasciate ogne speranza, voi ch'in-

La vera arte resta eterna

Piero Martino

trate" sembra calzare a pennello per chi visita la fontana in cerca di ispirazione culturale... o semplicemente di un po’ d’acqua funzionante!

E poi, visto lo scenario attuale, c'è chi suggerisce di abbandonare del tutto l'idea del sommo poeta per trasformare la piazza in un santuario dedicato proprio alla santa dei poveri: suona anche bene… Madre Teresa al Foro Italico!

Un’idea non del tutto peregrina: la comunità italiana di Sydney ha una lunga tradizione di “opere pie” che, in nome della beneficenza, aiutano a rendere più leggera la pressione fiscale di chi, con grande magnanimità, dona per cause nobili. E quale causa sarebbe più nobile di un santuario che celebri la santa e la generosità di un gruppo di benestanti benefattori alle prese con l’arrivo dell'ATO il 1° luglio?

Perché, diciamolo, Madre Teresa forse non avrebbe approvato, ma Dante sicuramente sì: il sommo poeta aveva ben chiaro come l’umanità trovasse sempre modi creativi per “accomodare” le sue virtù.

Quindi, se l’Italian Forum non può tornare al suo antico splendore, tanto vale cavalcare la situazione. Un pellegrinaggio completo che passa dal miracolo di un frate alla santa del Forum. Magari con una processione annuale intorno alla fontana secca, dove i partecipanti potrebbero lanciare monete (non in stile Trevi, però, che l'acqua qui è opzionale). In fin dei conti, a Sydney non si butta mai via niente, nemmeno un poeta un po’ monacale.

La prossima volta che passerete dall'Italian Forum, fermatevi a contemplare questa curiosa opera. Chissà, magari anche il sommo poeta, con la sua vena caustica, apprezzerebbe la comicità involontaria della sua mistica rappresentazione.

L'arte ha un significato ampio in cui ciascun individuo trasmette le proprie capacità, le proprie emozioni, le tecniche e molto altro attraverso un linguaggio personale. Nel corso dei secoli passati, i nobili ed i mecenati hanno voluto lasciare una testimonianza del loro potere attraverso la richiesta di opere d'arte che generalmente sfociavano in dipinti, statue, monumenti, templi e sontuose costruzioni abitative.

A testimonianza di ciò, basti pensare alle maestose opere artistiche sia egizie, greche, dell'antica Roma o nelle Americhe - con le civiltà Maya, Inca e Azteca - o alla grande muraglia cinese, a Petra, famosa città giordana, al Taj Mahal in India e tanti altri capolavori. Poi, In un contesto storico particolare, qual è stato il Rinascimento italiano, basti pensare alla nascita quasi contemporanea di diversi geni, come ad esempio Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti, che hanno dato vita a capolavori entrati nello scenario mondiale come unici ed irripetibili.

Al primo viene attribuito il quadro più famoso e prestigioso al mondo, "La Gioconda"; al secondo, oltre al capolavoro del

"Giudizio Universale" nella Cappella Sistina, due grandi capolavori scultorei, il "Mosè", custodito presso la chiesa di San Pietro

in Vincoli a Roma, e "La Pietà", situata nella basilica di San Pietro nella città del Vaticano.

Adesso, ritornando nell'era attuale, credo che bisognerebbe fare un distinguo tra un'opera che possa essere qualificata come d'arte o come un'operazione commerciale o mediatica. Secondo il mio parere, la banana attaccata al muro con un nastro adesivo di Maurizio Cattelan e venduta per 6,2 milioni di dollari è stata solo una grande operazione mediatica, essendo un'opera "viva", quindi deperibile, è evidente che non possa considerarsi un'opera d'arte.

Molto probabilmente l'opera, pur veicolando un messaggio molto profondo tale da far riflettere su alcuni concetti, non può essere definita assolutamente opera d'arte e non mi trova d'accordo.

Quest'ultima potrebbe essere ricordata per qualche anno solo per la cifra folle spesa per acquistarla, ma le meraviglie da me sopra menzionate sono destinate ad essere ammirate per l'eternità e non hanno prezzo perché patrimonio dell'umanità.

di

Dibattito sul nucleare

In Australia, il dibattito sull'energia nucleare è tornato alla ribalta mentre il paese si trova a un crocevia cruciale per il futuro energetico.

Da un lato, il governo Albanese punta su un'espansione massiccia di energie rinnovabili, principalmente eolico e solare, supportate da impianti di stoccaggio e centrali a gas. Dall'altro, l'opposizione guidata da Peter Dutton propone un piano da 331 miliardi di dollari per costruire sette centrali nucleari, promettendo risparmi di circa 260 miliardi rispetto alla strategia attuale del governo.

L'energia nucleare è vista da alcuni come una soluzione per produrre elettricità affidabile e priva di emissioni di gas serra, garantendo una fonte stabile quando sole e vento non sono disponibili. Tuttavia, i costi e i tempi di realizzazione rappresentano ostacoli significativi. Secondo la CSIRO, un impianto nucleare

tradizionale avrebbe un costo di produzione energetica tra i 155 e i 252 dollari per megawattora, superiore alle stime per una rete con il 90% di rinnovabili. Inoltre, la costruzione della prima centrale richiederebbe almeno fino al 2037 o, secondo altri, molto più tempo.

Le preoccupazioni pubbliche restano alte anche per i rischi associati allo smaltimento delle scorie radioattive e per gli incidenti del passato, come Chernobyl nel 1986 e Fukushima nel 2011. Tuttavia, l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica afferma che le centrali nucleari moderne sono tra le infrastrutture più sicure al mondo.

Nonostante l'ambiziosa proposta di Dutton, un sondaggio del Resolve Political Monitor rivela che solo il 21% degli australiani sostiene l'uso di fondi pubblici per l'energia nucleare, mentre il 45% preferisce incentivi per il solare domestico.

Faccia meno propaganda e più fatti!

di Esposito Emanuele

La Senatrice Francesca La Marca (PD), negli ultimi giorni, ha espresso disappunto per lo scarso interesse dei colleghi sui temi degli italiani all’estero. Ha presentato il 2 agosto 2024 una proposta di legge sulla cittadinanza (S.1211), che segue un’altra iniziativa del 23 ottobre 2023 (S.919). Dopo aver analizzato entrambi i testi, emerge che la seconda proposta è quasi identica alla prima, con l’aggiunta della riduzione del costo della procedura da 250 a 200 euro, tornando al valore precedente. Entrambe mirano a facilitare il riacquisto della cittadinanza per specifiche categorie.

La Senatrice, in Parlamento da 11 anni e 9 mesi, ha un tasso di assenza vicino al 66% (inclusi i periodi di missione, spesso criticati come copertura per viaggi non strettamente istituzionali).

Ha criticato la maggioranza per lo scarso interesse nell’esaminare il suo disegno di legge in Commissione Affari Costituzionali.

La Marca ha inoltre definito "grave" la mancata collaborazione del MAIE, sottolineando l’assenza di supporto del Senatore Mario Borghese. Secondo La Marca, il MAIE preferisce focalizzarsi sullo ius sanguinis piuttosto che sulla riapertura dei termini per il riacquisto della cittadinanza, una scelta legata più al calcolo elettorale che alla tutela degli italiani all’estero.

In risposta, il Senatore Roberto Menia (FDI) ha replicato sottolineando che anche il suo DDL sulla cittadinanza è già stato inserito nel calendario della prima commissione, insieme a quello del Senatore Giacobbe (PD). Menia ha criticato La Marca per dipingersi come unica paladina degli italiani nel mondo, affermando che ci sono ben 11 proposte di riapertura dei termini per il riacquisto della cittadinanza. Ha inoltre evidenziato come la discussione

sul tema vada ben oltre queste proposte, toccando temi più ampi come lo ius soli e lo ius scholae, che dividono l’arena politica. In sintesi, mentre si moltiplicano le proposte, appare evidente la necessità di un approccio più coordinato e meno frammentario per rispondere in modo efficace alle esigenze degli italiani all’estero. Una proposta unica e condivisa potrebbe rappresentare un passo avanti verso soluzioni concrete.

Buon Natale e felice anno nuovo

I would like to extend my best wishes to you and your families for the holiday season and a happy and peaceful New Year.

Anne Stanley MP Federal Member for Werriwa

dall'Italia e dal mondo

La Terza guerra mondiale come guerra per procura

di Andrea Zhok*

Oggi esiste un unico grande fronte di guerra che passa dal Donbass si dirama in direzione di Tbilisi prosegue in Siria e Libano. Si tratta di una singola guerra composta da una pluralità di conflitti per procura. La geometria è variabile. Fino a qualche mese fa sul fronte sembravano stare anche la Serbia con il Kosovo e l’Armenia. Vedremo quali sorprese ci riserverà il futuro.

In nessuno di questi casi abbiamo mai a che fare con guerre ufficialmente dichiarate.

Il formato privilegiato è quello della militarizzazione di un conflitto politico interno attraverso il supporto e finanziamento estero.

Nel caso ucraino questo meccanismo ha semplicemente superato una soglia di guardia tale da renderlo una guerra ad alta intensità di tipo classico, ma gli antecedenti da Maidan al 2022 rientrano nel canone delle “rivoluzioni colorate” fomentate e finanziate dall’estero.

Questa modalità operativa dipende dalle caratteristiche peculiari di un ordinamento di tipo imperiale che convive con forme di democrazia formale.

Forme di impero più tradizionali, dove la concentrazione di potere è istituzionalmente più esplicita, possono gestire la politica estera e le tensioni esterne in forme altrettanto brutali, ma più dirette e meno ipocrite: si pongono richieste, un po’ si minaccia, un po’ si negozia, un po’ si concede, talvolta si dà seguito alle minacce sul piano militare. Nel contesto dell’impero americano, e dei suoi bungalow Nato, l’imperialismo si deve sempre gestire tenendo da conto l’opinione pubblica interna, che perciò dev’essere costantemente manipolata e a cui bisogna sempre fornire una narrazione in cui “il Bene da noi rappresentato corre in soccorso delle vittime”. La strategia narrativa esige che si presenti costantemente la propria parte come “vittima che si difende da un’aggressione”, giacché solo la strategia vittimistica fornisce in un contesto liberale una motivazione sufficiente per giustificare il ricorso alla violenza.

In una cornice liberale non esistono valori obiettivi condivisi tranne la libertà negativa, cioè la richiesta di non subire interferenze altrui sulla propria azione; perciò l’unico modo per giustificare un’azione violenta è dire che è la risposta ad una violazione altrui della propria sfera vitale.

Per ottenere questo effetto narrativo è sufficiente avere una stampa compiacente che si produce in resoconti selettivi e memorie selettive.

Se Israele macella decine di migliaia di civili in tre paesi diversi, basta raccontare che tutto comincia il 7 ottobre 2023: prima il nulla, dopo la “legittima risposta” senza limiti spaziotemporali.

Se russi e ucraini si sbudellano per anni, basta iniziare a raccontare la storia con il 24 febbraio 2022: prima il nulla, dopo la legittima difesa e il conflitto fino all’ultimo ucraino.

In Georgia un partito non filoatlantista vince le elezioni con il 53% dei voti (il secondo partito ha l’11%), ma basta raccontare (senza uno straccio di prova) che le elezioni sono illegittime, disconoscerle, e presentare le violentissime proteste di piazza, che a Parigi o Londra verrebbero spazzate via senza complimenti, come legittima protesta di fronte alla “prevaricazione filorussa”, e anche i Black bloc diventano eroi della libertà.

In Siria incontriamo il fenomeno dei “terroristi moderati”, scopriamo che quelli che un tempo erano “tagliagole di Al Quaeda” dopo tutto erano dei bravi ragazzi che meritano la fiducia e il sostegno di Israele. E le notizie iniziano con le bombe russe sulle città siriane, scordando che sono attacchi alle truppe di invasione, in risposta all’occupazione di Aleppo. Come dicevamo sopra, si tratta di un singolo conflitto che si sta accendendo in varie parti del mondo e che tutto lascia presagire continuerà ad infiammarsi, ampliandosi.

I fronti sono ampiamente frammentati al loro interno: niente unisce idealmente i contestatori georgiani, i terroristi dello Hayat Tahier al Sham, i nazionalisti ucraini e il Likud, così

come ben poco unisce gli alawiti in Siria, la resistenza russofona del Donbass, i palestinesi di Gaza e il partito “Sogno georgiano”.

Ciò che unisce queste diverse iniziative è il sostegno esterno di due macrogruppi a confronto: da un lato l’impero americano con le sue propaggini Nato e dall’altro il variegato fronte BRICS, accomunati solo dal volersi indipendenti dall’impero americano.

All’origine di questo confronto c’è il tentativo dell’impero americano (erede storico di quello britannico) di mantenere la propria posizione di privilegio storico che detiene da circa 250 anni. Non c’è alcuna possibilità che questo tentativo riesca, perché quel privilegio storico era legato ad un evento straordinario come il primo accesso alla moderna industrializzazione, con la conseguente primazia militare. Con il procedere dell’industrializzazione in altre parti del mondo la primazia unilaterale di un’esigua minoranza demografica sulla schiacciante maggioranza non è più pensabile. Ma che si tratti di un tentativo disperato, non toglie che sia l’unica prospettiva che l’Occidente a guida americana oggi riesce a vedere. E questa cecità segnerà l’epoca presente, annegandola nel sangue.

* Andrea Zhok, nato a Trieste nel 1967, ha studiato presso le Università di Trieste, Milano, Vienna ed Essex. È dottore di ricerca dell’Università di Milano e Master of Philosophy dell’Università di Essex. Oltre a saggi ed articoli apparsi in Italia e all’estero, ha curato scritti di Simmel (Il segreto e la società segreta, 1992) e Scheler (Amore ed odio, 1993). È autore di Intersoggettività e fondamento in Max Scheler (La Nuova Italia, Firenze 1997), Fenomenologia e genealogia della verità (Jaca Book, Milano 1998), Introduzione alla “Filosofia della psicologia di L. Wittgenstein (1946-1951) (Unicopli, Milano 2000) e L’etica del metodo. Saggio su Ludwig Wittgenstein. (Mimesis, Milano 2001). Attualmente collabora all’attività didattica e di ricerca presso le cattedre di Filosofia della Storia e Filosofia Teoretica II dell’Università degli Studi di Milano.

Il lascito di Biden macchiato dalla grazia al figlio e da Gaza

Dopo l'annuncio di Joe Biden di concedere la grazia al figlio Hunter, il giudice federale Mark Scarsi ha archiviato il caso dell'evasione fiscale da lui presieduto. Scarsi però ha criticato la mossa di Biden asserendo che i poteri di clemenza del presidente vanno rispettati ma non includono di “riscrivere la storia”. Scarsi ha aggiunto che Hunter ha continuato a evadere le tasse e la grazia concessa era immeritata.

È rarissimo che un giudice critichi l'operato di un presidente. I magistrati preferiscono, com'è giusto, comunicare mediante procedure legali e non si intromettono nella politica. Comunque sia, la grazia concessa a Hunter è stata criticata dai repubblicani ma anche da leader democratici perché Biden non ha mantenuto la promessa fatta in precedenza che non si sarebbe intromesso nel caso giudiziario del figlio. L'elezione di Donald Trump però gli ha fatto cambiare idea. Biden ha chiarito, non ingiustamente, che i reati di suo figlio - possesso illegale di arma da fuoco e evasione fiscale - sono tipicamente affrontati con molta più leggerezza. La ragione per la serietà dei guai giudiziari, si deve, secondo Biden, al suo cognome, attraverso il quale i repubblicani volevano colpire lo stesso presidente.

La mossa di Biden però rimane una macchia nel suo lascito anche se non quella più grave. Biden non ha mantenuto la promessa fatta nella campagna elettorale del 2020 di presentarsi come candidato di transizione.

Da candidato presidenziale il 46esimo presidente aveva asserito che dopo avere sconfitto Trump lui si sarebbe messo da parte per aprire il cammino a nuovi leader del Partito Democratico.

Biden si rese conto che non sarebbe riuscito a sconfiggere Trump dopo il suo unico dibatti-

to nel mese di giugno con il suo avversario dove diede una chiara impressione di essere sfinito. Non aveva l'energia per governare e correre per la presidenza, decidendo dunque di gettare la spugna. Era troppo tardi per indire nuove primarie e bisognava selezionare rapidamente un candidato adeguato e la scelta cadde sulla sua vice Kamala Harris. I leader del partito che sarebbero stati probabili candidati scelsero di fare quadrato attorno alla Harris, vedendola come la migliore chance di evitare una sconfitta all'elezione. La vicepresidente condusse una campagna rispettabilissima ma non riuscì nell'intento di sconfiggere Trump. Se un democratico non occuperà la Casa Bianca nel gennaio del 2025 Biden ritiene una buona dose di responsabilità.

L'altra macchia evidente della presidenza di Biden è ovviamente in politica estera. Dopo il feroce attacco di Hamas a Israele il 7 ottobre del 2023, Biden fece il suo dovere di sostenere Benjamin Netanyahu. La risposta del primo ministro israeliano a Gaza è stata spropositata causando la morte di più di 44 mila vittime, 13 mila dei quali bambini, e 800 sotto l'età di un anno. Biden ha cercato, senza riuscire, di frenare gli eccessi di Netanyahu per i quali la Corte penale internazionale ha emesso un mandato di arresto per crimini di guerra. Il mandato include anche il ministro della difesa israeliana Yoav Gallant e alcuni leader di Hamas incluso Al-Masri. La debole reazione di Biden per contenere Netanyahu rappresenta una macchia molto più grave della grazia concessa al figlio. Biden merita una buona dose di complicità per il disastro umanitario a Gaza.

*Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California.

AUGURI DI BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO

Inaugurata la mostra "Pompei: La Città Perduta"

Un viaggio multisensoriale nel cuore della storia romana è stato inaugurato il 12 dicembre al National Museum of Australia (NMA) con la mostra Pompei: La Città Perduta. Sostenuta dall’Ambasciata d’Italia e in collaborazione con il Parco Archeologico di Pompei, questa esposizione unica nel suo genere sarà visitabile fino al 4 maggio 2025. L'evento di apertura ha visto la presenza della Governatrice Generale, Sam Mostyn, dell’Ambasciatore d’Italia in Australia, Paolo Crudele, e di alcune delle principali figure della comunità diplomatica locale. Con oltre 90 reperti provenienti dagli scavi archeologici di Pompei e un’esperienza immersiva, la mostra racconta la vita della celebre città antica, distrutta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.

La mostra ma immerge i visitatori nella quotidianità degli antichi abitanti di Pompei. Attraverso proiezioni digitali su larga scala, paesaggi sonori evocativi e ricostruzioni straordinarie, il pubblico può esplorare le strade della città, le case e persino vivere l'eruzione vulcanica che la distrusse.

Tra i reperti esposti, molti dei quali mai mostrati prima in Au-

stralia, figurano affreschi, sculture, gioielli, utensili domestici e le commoventi repliche dei calchi delle vittime. Un monumentale nymphaeum e gli oggetti quotidiani di quattro domus romane offrono un’intima connessione con la vita degli antichi pompeiani. Il direttore del NMA, Katherine McMahon, ha sottolineato l’importanza della collaborazione internazionale che ha reso possibile l’evento: "È un privilegio ospitare questa straordinaria esperienza del mondo antico per la prima volta in Australia e nell'emisfero australe," ha dichiarato la McMahon. "La mostra connette il nostro presente con il passato in modi nuovi e potenti."

L’Ambasciatore d’Italia, Paolo Crudele, ha espresso grande soddisfazione per il sostegno dato all’iniziativa: “Pompei rappresenta un patrimonio culturale unico, non solo per l’Italia ma per l’intera umanità. Questa mostra dimostra come la collaborazione tra istituzioni possa rendere accessibile un’eredità storica così straordinaria anche a chi si trova lontano dal nostro Paese.”

"Pompei: La Città Perduta" sarà aperta al pubblico fino al 4 maggio 2025.

Rappresentazioni e questioni di identità al centro della quinta edizione del congresso

internazionale “Diaspore Italiane” a Genova

Fedi: “Appare evidente che le narrazioni tradizionali non rendono un quadro chiaro di cosa hanno rappresentato e rappresentano le diaspore nel mondo”.

Si e tenuto a Genova nei giorni 5, 6 e 7 dicembre presso il MEIMuseo Nazionale dell’Emigrazione Italiana e il Galata Museo del Mare, la quinta edizione del congresso internazionale “Diaspore Italiane - Rappresentazione e Questioni di Identità”, a cui il CO.AS.IT. di Melbourne ha avuto l’onore di partecipare in rappresentanza della comunità italiana d’Australia.

Accanto a Pierangelo Campodonico, direttore del Mu.MA Istituzione Musei del Mare e delle Migrazioni (Genova),ad Anthony Tamburri, preside del John D. Calandra Italian American Institute (Queens College, Stati Uniti), a Marcelo Huernos, curatore e ricercatore del MUNTREF Museo dell’Immigrazione (Buenos Aires, Argentina), a Paolo Masini, presidente della Fondazione MEI (Genova, Italia), e alla presenza, tra gli altri, del presidente della Regione Liguria, Marco Bucci, il Direttore del CO.AS.IT. di Melbourne, Marco Fedi, ha partecipato ai lavori sottolineando come non esista “l'italianità” così come viene spesso rappresentata: “E un concetto costruito e, talvolta, fuorviante - ha detto Fedi-. E una distrazione da ciò che davvero conta. Non esiste un’unica identita italiana: esistiamo noi, voi, le nostre storie, le nostre esperienze, e il modo in cui le raccontiamo, diamo loro vita, creiamo spazi in cui possano essere valorizzate. Questo e ciò che ci aiuta a comprendere il presente e a immaginare il futuro”. Il CO.AS.IT. di Melbourne, ha aggiunto Fedi, “incarna questa visione, concentrandosi non su definizioni rigi-

de di identità, ma sul sostegno vero e diretto agli individui e alle loro famiglie affinché possano abbracciare i loro percorsi unici e allo stesso tempo coltivare connessioni e orgoglio”. Tirando le somme della tre giorni di incontri, Fedi ha dunque ribadito come appaia “sempre più evidente che la narrazione o le narrazioni tradizionali dell’Emigrazione non sono piu sufficienti a rendere un quadro chiaro di cosa hanno rappresentato e rappresentano le diaspore nel mondo. Negli anni e stata la grandiosità del fenomeno a determinarne la narrazione: eppure - si domanda il direttore del CO.AS.IT. di Melbourne - nonostante i numeri siamo rimasti marginali. Probabilmente - spiega - per le stesse ragioni che hanno portato, nella storia, alcune comunità ad essere ai “margini”, culturali e politici, oppure ad essere fagocitate, “assimilate”, dalla cultura e politica dominanti, oppure “integrate”; quindi, illuse da una sensazione di presenza che

pero, spesso, comporta rinunce, archiviazioni, mezzi racconti e mezze verita”. E dunque, continua Fedi, “raccontarsi davvero”, così come “essere ascoltati davvero, comporta uno sforzo comune” e solo questo sforzo contribuirà a “produrre società migliori”, il che “significa cercare la verità, avere il coraggio di valutare errori e la forza di non ripeterli. L’emigrazione, il movimento di persone - conclude -, non e un errore, continuerà a ripetersi.

L’errore continuerà ad essere la carenza di risposte dalla politica. Ma a questo errore siamo abituati. Un errore vero, drammatico, sarebbe quello di rinunciare. La conclusione, quindi, e che dobbiamo, abbiamo il dovere, e la responsabilità, di continuare”.

I lavori del congresso sono stati anche l’occasione per rinnovare l’accordo tra il CO.AS.IT. di Melbourne e il MEI di Genova per una proficua collaborazione che dura ormai da diversi anni.

notizie comunitarie

L'incendio alla Sinagoga Di Melbourne condannato da tutte le comunità del Victoria

Un quotidiano di Melbourne questa mattina è uscito con un titolo in prima pagina veramente sensazionale a riguardo del brutto incendio alla sinagoga ebraica della congregazione Adass Israel: ''THIS IS TERRORISM''. Infatti, lo hanno confermato il primo Ministro Anthony Albanese, il leader dell'opposizione, Peter Dutton, la Premier del Victoria, Jacinta Allan, la Polizia Federale e via di seguito. Si ritiene che siano stati tre individui la mattina dello scorso venerdì ad appiccare il fuoco alla sinagoga, poi scomparendo

nelle prime luci dell'alba, prima dell'arrivo della polizia. Per fortuna alcuni fedeli che si trovavano dentro l'edificio sono riusciti a trarsi in salvo evitando le fiamme. L'incendio ha causato molti danni, come libri, statuette, costumi speciali, documenti. Secondo alcuni il movente è politico, cioè è da collegarsi con la guerra Israele-Hamas in Medio Oriente.

La comunità palestinese, come tutti sanno, ha organizzato molte proteste contro il governo guidato da Benjamin Netanyahu nelle vie e nelle piazze di Melbourne,

alcune anche violente contro la polizia.

Però, ieri, il presidente dell'Australia Palestine Advocacy Network, ha dichiarato: ''Quelli che hanno dato fuoco alla sinagoga possono chiamarsi razzisti e nazisti. Loro non ci rappresentano perché se agiscono con odio non possono avere nessun rapporto con noi''.

Anche domenica scorsa un gruppo della comunità palestinese ha organizzato un raduno per protestare contro Israele ed il governo australiano. Si è trattato del 61mo partendo dalla data del 7 ottobre del 2023. E, a questa ultima manifestazione, vi ha partecipato anche la senatrice, Linda Thorpe. Il tutto, purtroppo, danneggia l'armonia del multiculturalismo in Australia! La nostra generazione ha lavorato duro per avere una società multiculturale; ma adesso stiamo rischiando di perdere il rispetto acquisito con tanta fatica e determinazione. Quello che sta succedendo nel Medio Oriente non dovrebbe condizionare il nostro tranquillo modo di vivere. È giunta l'ora di farla finita! Anche la tolleranza ha un fine.

Mariano Coreno

Ultima Notizia !!! John Pesutto trovato colpevole

È appena terminato il processo Moira Deeming- John Pesutto per diffamazione nei confronti della Deeming, e il leader dei liberali, è stato trovato colpevole.

Questo processo, causato dal licenziamento della Deeming dal partito liberale (Pesutto) accusata di aver partecipato lo scorso anno ad una dimostrazione

Niente regalo di Natale dalla R.B.A.

Tutte le persone che si aspettavano il regalo di Natale dalla Reserve Bank sono rimasti delusi. La governatrice, Michele Bullock, ha lasciato gli tassi di interesse invariati perché vorrebbe l'inflazione al 2 o 3 per cento, mentre attualmente è al 4.35 per cento. Adesso, bisogna aspettare la prossima riunione della Banca Centrale che si terrà il 17 di febbraio del prossimo anno. Giustamente, tutti quelli che hanno un prestito con le banche sono costretti a tirare avanti con tutte le difficoltà che conosciamo: ''Mortgage Stress''.

Da notare che negli ultimi 12 mesi i debitori si sono trovati

con 6000 dollari in meno nelle tasche. Colui che ha preso un prestito un anno addietro (2023-2024) di 500,000 dollari ha dovuto pagare soltanto per gli interessi circa 35,308 dollari. Questa situazione limita la spesa dei cittadini e pure quella degli investimenti e della crescita. Ma, per fortuna, si avverte all'orizzonte un segno positivo che nel 2025 si dovrebbe trasformare in realtà. Le sofferenze relative ai mutui sono pesanti. Se famiglie e imprese spendono poco, bisogna che qualcun altro spenda, caso contrario tutto si arresta; e questo qualcuno dovrebbe essere lo Stato. Mariano Coreno

Tre poliziotti feriti

Un uomo ed una donna sono stati arrestati due giorni fa a Grovedale, vicino Geelong, per aver rubato due automobili ed aver assalito tre poliziotti costretti ad essere ricoverati in ospedale per le ferite riportate.

I poliziotti erano intervenuti essendo stati avvertiti del furto. I due ladri erano in possesso di una Ford Ranger con rimorchio e una Subaru rubate precisamente a Armstrong Creek, circa le ore 9,20 del mattino.

La donna residente a Norlane

e l'uomo (non conosciamo i loro nomi) residente a Ararat (Victoria) Le ferite dei poliziotti, per fortuna, non sono gravi. Ma, i fatti di questa natura, stanno ancora una volta a dimostrare la violenza esistente a Melbourne. Qualsiasi persona, senza nessuna colpa, rischia di essere assalita e malmenata! Situazione insostenibile. Peccato. Bisogna mettere riparo a questa violenza.

Mariano Coreno

pro-Palestinese con infiltrazioni di elementi Nazi-Fascisti di fronte al Parlamento del Victoria. Secondo quello che abbiamo appena appreso, Pesutto dovra' affrontare una grossa spesa: 300,000 dollari ! Probabile, adesso, che si convochera' una riunione del Partito Liberale per decidere se eleggere un nuovo leader del partito, oppure dare ancora fiducia a Pesutto. Per il momento, non abbiamo altre informazioni. Siamo in attesa di conoscere cosa succederà' e quando succederà per darvi una spiegazione esauriente. Mariano Coreno

Il Servizio Sanitario contrario alla fusione

Il governo del Victoria vorrebbe che alcuni servizi sanitari si raggruppassero onde facilitare l'amministrazione e tagliare un po' i costi. Le strutture sanitarie di Gippsland Southern Health e di Bass Coast Health, hanno avuto l'avviso di una possibilità di staccarsi dal Gippsland Network e di collegarsi con Melbourne e Mornington Peninsula. E si sta discutendo anche di legare Albury Wodonga Health con la regione di Hume. Se questi servizi verranno

chiusi a Gippsland metteranno in difficoltà gli addetti ai lavori sanitari poiché ogni ospedale regionale sarebbe costretto a caricarsi sulle spalle il peso di poter assistere la bellezza di 200,000 persone. Il ministro della Sanità, Mary-Anne Thomas, ha scritto una lettera a tutte le amministrazioni coinvolte per sapere le loro opinioni. Dr Phil Steele, del Border Medical Association, ha fatto presente che si tratta di una proposta sbagliata, da rifiutare.

Mariano Coreno

Community BBQ di Natale al Berkeley: un successo festivo

Lo scorso 3 dicembre la comunità del Berkeley Neighbourhood Centre si è riunita in grande stile per celebrare il Natale con un festoso BBQ organizzato presso il centro. L’evento ha visto una partecipazione calorosa di oltre 100 persone, confermandosi come uno dei momenti più attesi del calendario comunitario.

Il barbecue è stato sponsorizzato da Mission Australia, il cui generoso supporto ha reso possibile l’offerta di un’ampia varietà

di pietanze, inclusi dessert come il tradizionale panettone accompagnato da gelato. La giornata è stata allietata dalle melodie natalizie eseguite dal Berkeley Choir, che ha portato allegria e spirito festivo ai presenti.

Tra gli ospiti d’onore spiccava

Alison Byrnes, Ministro Federale per la circoscrizione di Cunningham, che ha partecipato attivamente alla celebrazione. Durante il suo discorso, Byrnes ha sottolineato l’importanza di iniziati-

ve come questa per rafforzare i legami comunitari e sostenere le famiglie durante il periodo natalizio. “Eventi come questi mostrano la vera essenza dello spirito natalizio: unione, condivisione e supporto reciproco. Ringrazio tutti coloro che hanno contribuito a rendere speciale questa giornata”, avrebbe dichiarato.

Maria Di Carlo, manager del Berkeley Neighbourhood Centre, ha voluto esprimere la sua gratitudine a tutti i volontari e al personale per il loro impegno instancabile, che ha garantito il successo dell’evento. “Un grazie di cuore a tutti coloro che hanno dedicato il loro tempo e le loro energie per rendere questa giornata memorabile. Il nostro centro continua a essere un punto di riferimento grazie al lavoro straordinario di questa comunità”, ha affermato Di Carlo.

L’evento ha rappresentato un preludio perfetto per le celebrazioni natalizie del centro. Maria Di Carlo ha annunciato che il prossimo appuntamento sarà il 20 dicembre 2024, quando si terrà il tradizionale pranzo di Natale riservato ai membri del board, allo staff e ai volontari. Questo incontro speciale sarà un’ulteriore occasione per celebrare i successi dell’anno trascorso e pianificare il futuro.

Con il suo mix di cibo delizioso, musica dal vivo e un caloroso senso di comunità, il BBQ di Natale al Berkeley Neighbourhood

Centre ha incarnato il vero spirito delle festività, lasciando un segno indelebile nel cuore di tutti i partecipanti. MGS

Nuovo vice-cancelliere alla UOW

L'Università di Wollongong (UOW) ha annunciato la nomina di Professor Max Lu come nuovo vice-cancelliere e presidente, a partire da maggio 2025. Lu, scienziato e ingegnere chimico di fama internazionale, torna all'UOW dove nel 2018 era stato insignito del titolo di Dottore Onorario in Scienze. La sua nomina arriva a oltre un anno di distanza dalle dimissioni della precedente vice-cancelliera Patricia Davidson, che aveva ricoperto il ruolo per tre anni.

Il cancelliere dell'UOW, Michael Still, ha definito la nomina di Prof. Lu come un risultato straordinario per l'Università, fondamentale per affrontare i cambiamenti senza precedenti che caratterizzano il settore dell'istruzione superiore in Australia. "Mentre ci prepariamo a celebra-

re il nostro 50° anniversario nel 2025 e affrontiamo sfide significative, la leadership del professor Lu garantirà una direzione chiara e solida per la nostra università globale", ha dichiarato Still.

In particolare, Still ha sottolineato che la passione di Lu per l'espansione dell'accesso all'istruzione superiore e il suo allineamento con i valori e la missione dell'UOW sono stati aspetti determinanti nella sua nomina. Lu è un convinto sostenitore dell'inclusività e dell'accesso a opportunità educative per le categorie tradizionalmente sottorappresentate, un impegno che si riflette pienamente nella missione dell'UOW.

Professor Max Lu è attualmente presidente e vice-cancelliere dell'Università di Surrey, nel Regno Unito, e in passato ha

ricoperto ruoli di rilievo all'Università del Queensland (UQ), dove è stato provost e senior vice-presidente. Nel corso della sua carriera accademica ha ottenuto numerosi riconoscimenti, tra cui la Medaglia dell'Ordine d'Australia nel 2017, per il suo contributo all'istruzione, alla ricerca internazionale e alle relazioni tra Australia e Cina.

Lu ha inoltre fondato il Centre of Excellence for Functional Nanomaterials presso l'UQ, ricoprendo il ruolo di direttore per otto anni, e ha ricevuto la prestigiosa Federation Fellowship dall'Australian Research Council nel 2003 e nel 2008. La sua carriera si è distinta per l'innovazione accademica e industriale nei campi della termodinamica, dei nanomateriali e delle nanoparticelle.

Il professor Lu ha una lunga storia di collaborazione con l'UOW, avendo lavorato insieme alla professoressa Judy Raper e all'ex vice-cancelliera Paul Wellings come membro della University Global Partnership Network. Ha inoltre presieduto la revisione dell'iniziativa "Global Challenges" dell'UOW nel 2017.

Lu ha sempre considerato l'UOW una delle istituzioni più innovative e di successo nel panorama dell'istruzione superiore globale, e ha espresso grande entusiasmo per tornare a guidarla.

notizie comunitarie

Il Tradizionale BBQ Lucano: una giornata di tradizione e divertimento alla Quarantine Reserve di Abbotsford

Lo scorso fine settimana, il Quarantine Reserve di Abbotsford ha ospitato l'atteso Tradizionale BBQ Lucano Lucania Xmas Barbecue, un evento che

ogni anno richiama numerosi partecipanti, celebrando la cultura e le tradizioni della Lucania in un'atmosfera di festa e convivialità.

Organizzata dall'Associazione Lucania, la manifestazione ha avuto il suo fulcro nel BBQ Lucano, un'occasione per gustare piatti tipici e prelibatezze della tradizione gastronomica lucana, cucinate in grande stile. L'evento è stato coordinato dal presidente dell'Associazione, Joe Di Giacomo, che ha contribuito con passione alla riuscita della giornata, creando un'atmosfera accogliente e calorosa.

La giornata è stata segnata da un sole splendente, che ha reso ancora più piacevole la permanenza all’aperto, nel vasto e suggestivo parco della Quarantine Reserve. La bellezza del luogo ha fatto da cornice a una serie di attività che hanno intrattenuto i partecipanti.

Un'importante novità di quest'edizione è stata la performance musicale di Julie Accordion Wisniewski, che ha incantato i presenti con la sua abilità nell'eseguire brani tradizionali e contemporanei, creando un'atmosfera unica di festa e allegria. La musica è stata possibile grazie al generoso contributo di Janine Marra, che ha sponsorizzato l'esibizione di Wisniewski, regalando così una colonna sonora perfetta per un evento che celebra la tradizione e la comunità.

Oltre al cibo abbondante e alla musica, il BBQ Lucano è stato anche un momento di socializzazione e di scambio culturale. La numerosa partecipazione di persone provenienti da diverse parti della regione ha contribuito a rendere l'evento un successo, creando legami e rafforzando il senso di comunità tra i membri dell'Associazione Lucania e i loro ospiti.

L’Associazione Lucania è da sempre un punto di riferimento per la comunità lucana all’estero, e anche quest’anno ha dimostrato il suo impegno nell’organizzare eventi che celebrano le tradizioni e le radici culturali, favorendo l'incontro tra generazioni diverse e tra persone di diverse origini.

Un evento che, senza dubbio, è destinato a rimanere un appuntamento immancabile per tutti gli appassionati di cucina, musica e cultura lucana.

Italianità al concerto di fine anno della Marco Polo

Martedì 10 dicembre, la Marco Polo - The Italian School of Sydney ha ospitato il suo annuale concerto di fine anno presso la sede scolastica, trasformandola in un palcoscenico vibrante di tradizione, musica e cultura italiana.

L’evento, dedicato agli studenti delle classi K-3 e 4-6, è

stato un’occasione per mostrare i progressi fatti durante l’anno nell’apprendimento della lingua e della cultura italiana. Guidati con passione dalle insegnanti Emma Giudice e Kiara De Angelis, gli studenti hanno presentato un ricco programma che ha incluso canzoni, danze e rappresentazioni teatrali,

celebrando temi natalizi come Babbo Natale e la Befana, oltre a tradizioni culinarie e regionali italiane.

La performance ha coinvolto anche temi culturali esplorati durante l’anno scolastico, come il Carnevale, Ferragosto e la mappatura geografica dell’Italia.

L’evento ha registrato una presenza significativa di oltre 60 ospiti, tra cui genitori, nonni e membri della comunità locale. Particolarmente gradita è stata la presenza di ospiti speciali come il Presidente del Club Marconi, Morris Licata, accompagnato dal Vicepresidente Sam Noiosi e dal Direttore Tony Paragalli. Licata ha tenuto un discorso in cui ha espresso il suo apprezzamento per il lavoro svolto dalla scuola, garantendo il continuo supporto del Club Marconi alle attività educative.

“Sono entusiasta di essere qui e vedere questi bambini esprimere così tanta passione per la lingua e la cultura italiana. Il nostro impegno come Club Marconi è di sostenere iniziative come questa, che tengono viva l’eredità italiana nelle nuove generazioni”, ha dichiarato Licata tra gli applausi.

Lucky Legato, rappresentante del Liverpool Catholic Club, ha aggiunto: “Il Liverpool Catholic Club è sempre lieto di sostenere eventi che promuovono la diversità culturale e l’apprendimento. Questo concerto è stato un esempio straordinario di come la lingua e la cultura possano unire le persone, e siamo orgogliosi di essere parte di questa celebrazione.”

Il pomeriggio insieme è iniziato con l’esibizione della classe K-3, che ha presentato una serie pezzi attuali italiani, seguiti da una coinvolgente interpretazione della “Tarantella Siciliana” da parte degli studenti più grandi. Gli applausi hanno riempito la sala, sottolineando la bravura e l’impegno dei piccoli artisti.

Un momento particolarmente emozionante è stato la consegna dei certificati di partecipazione da parte del Dipartimento dell’Educazione del New South Wales, che ha riconosciuto la Marco Polo Language School come una delle tre migliori scuole italiane dello stato per il suo impegno nella promozione della lingua e

della cultura italiana. Ogni studente ha ricevuto un attestato, un piccolo simbolo del loro lavoro e dedizione.

La maestra Emma Giudice, visibilmente orgogliosa, ha dichiarato: “È stato un anno fantastico. I 16 bambini della mia classe hanno lavorato con entusiasmo e oggi hanno dimostrato tutto il loro talento. Sono molto grata di far parte di questa comunità scolastica che valorizza le radici italiane.”

Anche la maestra Kiara De Angelis ha condiviso il suo entusiasmo: “Questo evento rappresenta un momento speciale per i nostri studenti e le loro famiglie.

Tramite la musica e la cultura, insegniamo non solo una lingua, ma anche un senso di appartenenza e il concerto ci permette di dire grazie anche ai genitori che continuano a supportare l'educazione linguistica e culturale dei propri figli.”

A conclusione dell’evento, i membri del gruppo organizzativo hanno espresso grande soddisfazione per l’evento. Maria Grazia, ha sottolineato: “I bambini hanno mostrato un vero amore per la cultura italiana. Questo pomeriggio è stata una celebrazione di ciò che significa essere italiani: una combinazione di tradizioni, famiglia e comunità.”

La scuola Marco Polo continua a dimostrarsi un pilastro fondamentale per la preservazione della lingua e della cultura italiana a Bossley Park, offrendo alle nuove generazioni l’opportunità di connettersi con le loro radici in un ambiente accogliente e stimolante. Con eventi come questo, l’eredità italiana trova nuove voci e nuovi cuori pronti a tramandarla.

Un caloroso saluto a Silvia e Lara, tirocinanti

al Consolato Generale d’Italia a Sydney

Concludere un’esperienza straordinaria non è mai facile, soprattutto quando questa ha lasciato un segno profondo, come è accaduto a Silvia De Medio e Lara Forte, le prime tirocinanti del Consolato Generale d’Italia a Sydney. Giovani, determinate e appassionate, Silvia e Lara hanno vissuto un percorso unico che ha unito formazione, scoperta e crescita personale, portandole dall’altra parte del mondo. Silvia, 24 anni, originaria di San Benedetto del Tronto e studentessa di relazioni internazionali, racconta così le sue motivazioni: "Io e Lara abbiamo partecipato ad un bando del Ministero degli Esteri e siamo state

assegnate al Consolato Generale d’Italia a Sydney. Nel mio caso, ho scelto Sydney perché volevo mettermi alla prova lontano da tutti i miei affetti, per vedere se riuscivo a cavarmela." E il bilancio dell’esperienza? "Bene, il risultato è presto detto: ottimo, direi. Porto via tantissimi bei ricordi, tantissime belle esperienze e un panorama magnifico. Lascio qui un pezzo di cuore, perché Sydney è davvero un pezzo di paradiso."

Anche Lara, studentessa di Scienze Internazionali e Diplomatiche e originaria di Treviso, condivide emozioni simili. "Tra tante mete, l’Australia ha sempre attirato la mia attenzione," spiega. "Come Silvia, ho deciso

di mettermi alla prova dall’altra parte del mondo. Ero molto curiosa di vedere come l’Italia fosse rappresentata all’estero, in un paese così lontano e in un altro emisfero." Lara sottolinea quanto l’esperienza le abbia dato: "Porto a casa una consapevolezza in più, quella di potercela fare, anche in un contesto così distante dalla mia realtà abituale."

Oltre alle esperienze professionali e culturali, entrambe sottolineano il valore delle relazioni umane. Silvia e Lara si sono trovate non solo a lavorare fianco a fianco, ma anche a condividere un viaggio che ha cementato la loro amicizia. "Siamo molto fortunate e grate per questa opportunità," affermano. "Siamo state le prime tirocinanti al Consolato, e questo è un motivo di grande orgoglio."

Lara aggiunge con un sorriso: "Non vogliamo andare via! Come dicono in Australia, si piange due volte: quando si arriva e quando si parte." Un sentimento condiviso anche da Silvia: "Confermo. L’Australia è un luogo che ti resta dentro."

Il loro lavoro al Consolato non è passato inosservato. Il personale del Consolato e la comunità italiana a Sydney hanno apprezzato il loro entusiasmo, la loro professionalità e il loro impegno. Silvia e Lara hanno rappresentato l’Italia con dedizione, lasciando un’impronta significativa in ogni attività che hanno svolto.

A nome della redazione, che ha avuto il piacere di collaborare con loro durante la copertura degli eventi organizzati dal Consolato, un sentito grazie per il prezioso supporto. La loro energia e disponibilità hanno contribuito a raccontare al meglio le iniziative della comunità italiana in Australia.

Il futuro di Silvia e Lara è sicuramente promettente, e questa esperienza a Sydney sarà una pietra miliare nei loro percorsi. Auguriamo a entrambe di continuare a raggiungere traguardi straordinari, portando sempre con sé l’essenza di Sydney e dell’Italia. Grazie, Silvia e Lara. Sydney vi aspetta sempre a braccia aperte!

Apertura del Leppington House Park

Una giornata di festa e convivialità ha segnato l’apertura ufficiale del Leppington House Park, un nuovo spazio verde di ben 10 ettari situato nel cuore di Willowdale. L’evento, svoltosi lo scorso fine settimana, ha attirato oltre 500 residenti delle comunità di Stockland Willowdale e Stockland Lakeside, sottolineando l’importanza di questo luogo come punto di ritrovo per la zona. Il Sindaco di Campbelltown, Darcy Lound, ha avuto l’onore di presiedere la cerimonia di inaugurazione, partecipando al tradizionale taglio del nastro. Durante il suo intervento, il Sindaco ha sottolineato il valore del parco come spazio multifunzionale in grado di rispondere alle diverse esigenze della comunità locale. Clare Roberts, responsabile

dello sviluppo per Stockland, ha descritto l’apertura del Leppington House Park come una pietra miliare significativa per il quartiere. “Siamo entusiasti di inaugurare ufficialmente questo parco, un luogo pensato per riunire la comunità, offrire momenti di relax, gioco e apprezzamento del patrimonio locale,” ha dichiarato. “Il design del parco rende omaggio al carattere unico e alla ricca storia della zona, con qualcosa per tutti: passeggiate, picnic, barbecue in famiglia e giochi all’aperto per i bambini.”

L’evento di apertura ha offerto un ricco programma di attività per tutte le età: dalla grigliata organizzata dall’Associazione Genitori e Insegnanti della Denham Court Public School, al gelato e caffè, fino alle esibizioni

NSW Government extends Safe Places for Faith Communities Grants deadline

Friday, 13 December 2024

In response to feedback from communities, the NSW Government has extended the application deadline for the Safe Places for Faith Communities Grants program to 9 January 2025.

This extension reflects the Government’s commitment to supporting the safety and security of places of worship and other places where faith communities gather regularly.

The Safe Places for Faith Communities Grants program, recently bolstered by an additional $5 million in funding, aims to enhance safety and resilience for faith-based groups.

Part of a broader $15 million initiative, the program addresses the evolving security needs of NSW’s diverse religious communities.

Eligible applicants can seek grants ranging from $5,000 to $250,000 for use at faith-based centres, including places of worship, seminaries, religious museums, community centres, retreats, and sites of religious sig-

di rettili e alle attività sportive per i più piccoli a cura di Ready Steady Go Kids. Non sono mancati momenti magici, con la visita di Babbo Natale e del suo elfo, che hanno portato un tocco di allegria natalizia.

Il Leppington House Park, situato al 72 di Leppington House Drive, si trova in una posizione strategica, vicino ai centri di Leppington e Liverpool, oltre che a scuole, centri commerciali e spazi verdi preesistenti.

Questo nuovo parco rappresenta un ulteriore passo avanti nel completamento del progetto Stockland Willowdale, che accoglierà oltre 10.000 residenti una volta ultimato, con nuove infrastrutture come un centro comunitario, una scuola di nuoto e un secondo asilo nido già in fase di costruzione.

L’inaugurazione del parco è stata un’occasione per celebrare non solo un importante traguardo infrastrutturale, ma anche lo spirito di una comunità unita e pronta a godere di uno spazio che promuove il benessere e la socialità.

Il volto rurale della USYD

Il campus di Camden dell’Università di Sydney rappresenta una realtà particolare, dove la quiete della campagna si combina con la ricerca e l’istruzione accademica. Situato a circa 65 km dal campus principale di Camperdown/Darlington, Camden offre una prospettiva diversa sulla vita universitaria, attirando studenti e personale non solo delle discipline veterinarie e agrarie, ma anche di altre facoltà.

Il campus ospita importanti strutture di ricerca e laboratori, ma anche spazi di vita e studio che favoriscono un senso di comunità tra residenti.

Zillur Rahman, dottorando in Scienze della Vita, descrive il campus come un luogo “tranquillo e stimolante, ideale per concentrarsi sullo studio”. Gli fa eco Firdause Alhaj Hasson, anche lui dottorando, che sottolinea le numerose attività offerte: “La comunità è vivace e ci sono tante occasioni per socializzare, dallo sport alle iniziative culturali”.

Camden, con il suo equilibrio tra vita rurale e comodità moderne, sta diventando una scelta sempre più popolare per chi cerca un’alternativa alla frenesia urbana.

ORA DISPONIBILI RICETTE MEDICHE PER 60 GIORNI

I medicinali per tutta un serie di disturbi cronici alla salute sono appena diventati più economici. Ora, un maggior numero di medicinali rientranti nel PBS, il piano farmaceutico nazionale, possono essere prescritti per 60 giorni dandoti così il doppio del medicinale al costo di una singola ricetta medica e facendoti risparmiare tempo e denaro.

nificance. The funding supports both protective security measures and holistic initiatives that promote community wellbeing and resilience.

For further information about the Safe Places for Faith Communities Grants Program, visit multicultural.nsw.gov.au/ safe-places-for-faith-communities-program/

Multicultural NSW Chief Executive Joseph La Posta said:

“These grants focus on ensuring faith communities feel safe and supported in their places of worship and gathering.”

“This extended deadline provides more opportunities for faith groups to access critical resources to enhance safety and resilience.”

“By investing in both physical safety and community resilience, we’re reaffirming our commitment to creating an inclusive and secure environment for all faith communities in NSW. These grants are a vital step towards fostering a sense of belonging and peace for everyone.”

al medico se una ricetta medica per 60 giorni fa al caso tuo, oppure visita il sito health.gov.au/cheapermedicines/translated Un’iniziativa per rafforzare il Medicare.

by

Government,

Autorizzato dal governo australiano, Canberra

Joe Commisso: dal cuore della Calabria al successo imprenditoriale nelle terre d'Australia

Nel mondo dell’imprenditoria, le storie di successo spesso iniziano con umili radici, ma poche sono straordinarie quanto quella di Joe Commisso, un imprenditore, che ha trasformato una scoperta fortuita nelle incontaminate Snowy Mountains in una delle aziende di acqua minerale più rispettate d’Australia: Beloka Water.

Joe Commisso è nato a Sant’Ilario una cittadina in provincial di Reggio Calabria in una famiglia numerosa, composta dai suoi genitori e da 4 fratelli e 6 sorelle. Joe era il settimo dei figli.L’emigrazione in Australia nel 1953 segnò una svolta cru-

ciale nella vita della famiglia Commisso. Con solo 4 anni, Joe si ritrovò a dover affrontare una nuova realtà in un continente lontano. La famiglia si stabilì in Australia, precisamente a Canberra, mantenendo però viva la connessione con le radici italiane.

Il padre di Joe, un abile scalpellino, portò con sé le sue competenze artigianali. La sua opera più notevole in Australia è la scultura dell’aquila posta all’ingresso della sede centrale dell’ASIO a Canberra, un’opera imponente che ancora oggi testimonia la maestria e la dedizione degli immigrati italiani.

Crescendo, Joe si fece strada nel settore delle costruzioni, acquisendo esperienza e conoscenze che lo resero un imprenditore di successo. Tuttavia, l’idea di un ritiro dalla vita lavorativa non era così distante. Nei primi anni 2000, Joe decise di dedicarsi alla coltivazione di un uliveto nella proprietà di famiglia situata ai piedi delle Snowy Mountains, vicino a Dalgety, in una zona famosa per la sua bellezza naturale e la sua biodiversità.

Mentre era impegnato a piantare ulivi, Joe fece una scoperta straordinaria: una vasta falda acquifera sotterranea. Dopo ulteriori indagini, si scoprì che l'acqua era di qualità eccezionale, tanto da meritare lo status di acqua minerale. Quella che inizialmente sembrava una semplice curiosità divenne rapidamente una nuova avventura imprenditoriale.

Joe mise in pausa i suoi piani per la pensione e avviò un processo di analisi dettagliato dell’acqua. Le autorità competenti del NSW Department of Primary Industries Office of Water concessero l’autorizzazione per l’estrazione, riconoscendo l’elevata qualità e la purezza della fonte. Questa scoperta diede vita a Beloka Water, una società fondata sul principio di imbottigliare l'acqua direttamente alla fonte per preservarne la freschezza e la purezza.

Beloka Water ha costruito il proprio successo attorno a una filosofia chiara: offrire acqua minerale di qualità superiore nel rispetto dell’ambiente. La fonte si trova al confine orientale del Parco Nazionale di Kosciuszko, un’area protetta dove l’acqua viene filtrata naturalmente attraverso strati geologici di 500

208, 29-31 Lexington Drive, Bella Vista, Sydney, NSW 2153, Australia Freephone: 1800 BELOKA or Telephone: (02) 8882 8088

E-mail: info@belokawater.com.au

milioni di anni. Questo processo naturale conferisce all'acqua un sapore equilibrato, ricco di minerali, che è stato riconosciuto a livello internazionale con il certificato di qualità "Superiore" da Fine Waters of the World.

Una delle scelte più distintive di Beloka Water è l’utilizzo esclusivo di bottiglie in vetro, contenenti in media il 42% di materiale riciclato. Questa decisione non solo riduce l'impatto ambientale, ma si allinea anche alla crescente consapevolezza globale sull’eliminazione della plastica monouso.

In pochi anni, Beloka Water è diventata un punto di riferimento per i ristoranti, i caffè e i bar in tutta l'Australia. Ma il successo non si è fermato qui. L’azienda ha iniziato a esportare i suoi prodotti in Cina, e recentemente ha avviato piani di espansione a Dubai, conquistando mercati sempre più esigenti.

La reputazione di Beloka si basa sulla combinazione di tradizione e innovazione: pur mantenendo le tecniche tradizionali di estrazione e imbottigliamento, l’azienda è costantemente impegnata nella ricerca di nuove opportunità di crescita sostenibile. Nonostante il successo, Beloka Water è rimasta un’azienda a conduzione familiare, guidata dagli stessi valori che hanno accompagnato la famiglia Commisso sin dai primi giorni in Australia: dedizione, integrità e

servizio. Questa gestione familiare si riflette nella flessibilità e nell’approccio personalizzato con cui l’azienda tratta i propri clienti, offrendo un’alternativa autentica rispetto alle grandi multinazionali.

Beloka Water rappresenta un modello di sostenibilità e innovazione, dimostrando come un’attività locale possa diventare una realtà globale senza compromettere i suoi valori fondamentali. L’azienda si impegna a minimizzare l’impatto ambientale, rispettando rigorosamente le licenze di estrazione e promuovendo pratiche responsabili.

Per Joe Commisso, questa avventura imprenditoriale è molto più di un semplice business: è un modo per restituire alla comunità e all’ambiente ciò che ha ricevuto, mantenendo vivi i valori della sua famiglia e delle sue radici italiane.

La storia di Joe Commisso è un esempio ispiratore di come determinazione, visione e rispetto per le proprie origini possano trasformare una scoperta fortuita in un’impresa di successo globale. Da Sant’Ilario alle Snowy Mountains, il suo viaggio racconta la capacità di adattarsi, innovare e prosperare, rimanendo sempre fedele ai propri principi. Beloka Water non è solo un’acqua minerale: è la testimonianza di una vita dedicata alla qualità e alla sostenibilità. MGS

Un

Stella Maimone, protagonista del festeggiamento del suo compleanno, ci racconta la sua storia con il sorriso che non l'abbandona mai. "Chi è Stella?" le chiediamo. E lei risponde con semplicità: “Sono una persona allegra, sincera e sempre con il sorriso sulle labbra.”

Stella nasce da Natale Casablanca e Filippa Nicotra ed è la primogenita di quattro fratelli. Nel maggio del 1966, all'età di 20 anni, lascia l’Italia per raggiungere Sydney, portando con sé una valigia piena di sogni. “Per me è stato subito amore con questa città. Sydney era bellissima, mi ha conquistata immediatamente.”

Nonostante fosse la sua prima volta in Australia, il marito di Stella, conosciuto in Italia, era già familiare con il Paese. Si erano sposati giovanissimi, lei a 19 anni e lui a 20, prima di affrontare insieme il grande passo dell’emigrazione.

Dal matrimonio con suo marito nascono due figli: Ross e Pina, oggi sposati e genitori di cinque nipoti. “Mia figlia ha due bambine e mio figlio tre figli, due femmine e un maschio,” racconta Stella con orgoglio.

All’arrivo in Australia, Stella inizia a lavorare nel settore dell’abbigliamento, cucendo vestiti. Con l’attesa dell amia primogenita ho continuato a lavorare per un po’. Poi, da casa, cucivo per alcuni clienti.” Con il

Come ogni settimana, il Community Garden della CNA a Bossley Park ha accolto con calore oltre 35 membri della comunità per un appuntamento fatto di gioco, pranzo e allegria. Ma lo scorso mercoledì 11 dicembre, l’incontro si è trasformato in una celebrazione speciale, dedicata ai compleanni di Stella e Maria.

Dopo il tradizionale gioco del Bingo, l’atmosfera si è fatta ancora più gioiosa durante il pranzo, culminato con il momento più atteso: il taglio della torta. Una deliziosa creazione spugnosa, farcita con crema pasticcera e decorata con soffice lanna e scaglie di cioccolato bianco, è stata accompagnata da un brindisi di prosecco italiano, sottolineando l’eccezionalità dell’evento.

Gli amici presenti hanno intonato un affettuoso “Buon Compleanno” e non sono mancate foto per immortalare questi momenti memorabili.

passare del tempo, quando i figli sono cresciuti, Stella riprende a lavorare, trovando impiego presso i villaggi Scalabrini e il Coasit.

Grazie ai sacrifici, Stella riesce a comprare una casa, costruendo un futuro solido per la sua famiglia. “È stata dura, ma alla fine ce l’ho fatta,” dice, orgogliosa dei risultati raggiunti.

Oggi, Stella si gode la pensione, ma non ha smesso di essere una persona attiva. È volontaria presso la CNA Multicultiural Services, di recente è diventata membro a vita dell’organizzazione. “Sono contenta di dare il mio contributo e far parte di questa grande famiglia.”

Le sue giornate sono piene di attività: bingo, giochi di carte e incontri con gli amici. “Mi piace partecipare a tutto quello che capita. Se c’è una festa, sono la prima ad arrivare!” esclama con entusiasmo. Tuttavia, Stella mantiene un approccio realistico: “Faccio tutto finché posso, perché non si sa mai cosa riserva il futuro.”

Concludendo, Stella esprime la sua gratitudine per la vita che ha costruito: “Grazie al Signore, sono ancora in salute e posso vivere appieno ogni giornata. Piano piano vedremo cosa porterà il futuro.”

Un esempio di vitalità e dedizione, Stella Maimone ci insegna che il sorriso e l’energia sono il segreto per affrontare la vita con gioia e serenità.

Stella e Maria, raggianti, hanno ricevuto due splendide cartoline colme di pensieri affettuosi scritti con il cuore da tutti i presenti. A rendere ancora più emozionante la giornata è stata una sorpresa preparata da Nick: due video che hanno ripercorso le tappe più significative della vita di Stella e Maria. Ogni immagine, intrisa di ricordi, ha riportato i presenti alle gioie della gioventù, regalando sorrisi e commozione.

La giornata si è conclusa con abbracci calorosi, risate sincere e la consapevolezza di aver condiviso un momento unico di comunità.

Questo mercoledì non è stato solo un’occasione per celebrare due compleanni, ma un tributo alla bellezza dell’amicizia e alla capacità di gioire insieme per i piccoli e grandi momenti della vita.

Una giornata che ha ricordato a tutti quanto sia prezioso il tempo passato con chi si vuole bene e che il cuore, quando condiviso, si riempie sempre di nuova gioia.

Maria Di Natale si definisce una persona come tante altre, ma con una luce speciale. “Mi piace scherzare, ridere e stare in compagnia,” racconta con un sorriso. Negli ultimi anni, Maria ha ritrovato una nuova vitalità grazie alla comunità del centro che frequenta. “Dopo un periodo difficile, qui mi sono sentita rinata. Ho trovato tanti amici e una nuova serenità.”

Maria è figlia di Nicoletta De Vivo e Armido Ferretti. La sua storia familiare affonda le radici in Italia, ma nel 1971 l'intera famiglia emigrò in Australia per cercare un futuro migliore. Il primo a partire fu suo padre, seguito da sua madre e dai suoi fratelli, tra cui Luigi, oggi sessantaseienne. Maria ha incontrato il grande amore della sua vita, Antonio Di Natale, in una situazione che sembra uscita da un romanzo. “Ero con mia madre, portavamo un piccolo regalo a una nostra paesana, che poi sarebbe diventata mia cognata. Antonio era lì, e tra uno scherzo e una partita a mosca cieca è nato l’amore.” Da quel momento la loro vita insieme ha preso il volo, regalando loro tre splendidi figli: Angela, 48 anni, Franco, 46, e Armindo, 44.

Maria ha scelto di dedicarsi completamente alla sua famiglia. “Mio marito voleva che i bambini avessero sempre tutto in ordine, il cibo caldo e la casa accogliente.

Lui lavorava molto, e io mi occupavo di tutto, anche di aiutare i miei genitori, che non sapevano né leggere né scrivere.”

Nonostante gli impegni familiari, Maria non ha mai esitato ad aiutare il prossimo. “Non ho mai detto di no. Dove potevo dare una mano, l’ho sempre fatto con il cuore.”

Il traguardo dei 70 + 1 anni e l’amore eterno

Oggi Maria celebra i suoi 71 anni, un’età che per lei rappresenta un traguardo importante. Maria e Antonio hanno festeggiato anche 50 anni di matrimonio, un traguardo che per lei è un dono prezioso. “Non potevo chiedere di meglio.

Ringrazio il Signore per tutto, anche per le sofferenze, perché mi hanno insegnato ad apprezzare ogni giorno.”Maria lascia un messaggio di gratitudine: “Ogni giorno dobbiamo dire grazie a Dio, perché dopo tante difficoltà si può sempre vedere qualcosa di brillante.”

Funding boost for City of Liverpool Meals on Wheels Inc in Werriwa electorate

The Albanese Government is investing a $37 million cost of living funding boost for more than 500 aged care meals providers so nutritious, quality meals are delivered to older peo-ple in their homes.

From 1 January 2025, all CHSP meals providers, including City of Liverpool Meals on Wheels Inc in Werriwa will receive a one-off 10% cost of living top up of their 2024-25 meals funding to alleviate cost pressures and reduce impact on service delivery.

This will increase funding to CHSP meals providers by $37 million over the next three years.

This investment brings the Albanese Government’s annual investment in CHSP meals ser-vices to $131.64 million.

This boost in funding is in addition to 2 targeted CHSP growth funding rounds in 202425, to-talling $110 million, which the government initiated in response to increasing service de-mand pressures for domes-

tic assistance, allied health and therapy, transport and home maintenance.

The Commonwealth Home Support Programme (CHSP) supports over 835,000 older people to access entry-level aged care services, including meal delivery, to help them stay healthy and connected.

Cost and demand for City of Liverpool Meals on Wheels Inc is increasing, which is why the Albanese Government has made such a significant investment.

“Our $37m investment will help City of Liverpool Meals on Wheels Inc and other meals pro-viders deliver an essential service, bringing healthy meals to older Australians to help them stay healthy and connected to their community.

“City of Liverpool Meals on Wheels Inc and other CHSP meals providers are a vital and well-loved part of our aged care system. Often, they are also valued providers of social support,

helping older people to stay connected to their local community and live at home for longer.” said the Minister for Aged Care, Anika Wells

“This cost of living boost is great news for City of Liverpool Meals on Wheels Inc and the whole Werriwa community.

“After I attended their October Annual General Meeting, and receiving feedback on funding shortfalls, I immediately organised a meeting with the Minister’s office and the department to address their concerns.

“It is wonderful to see the Albanese Government has listened and is providing relief to such a wonderful organisation who has been servicing the local area for over 60 years. The true value of City of Liverpool Meals on Wheels Inc is that they deliver much more than a meal – it’s a social connection, it’s a welfare check, and for some, it can be a lifeline.” said the Member for Werriwa, Anne Stanley MP.

Major upgrade coming to Leppington Station

Transport for NSW will improve the ‘kiss and ride’ zone at Leppington Station, making it easier and more efficient to drop off and pick up passengers who are connecting with train and bus services.

To encourage drivers to use designated pick up and drop off areas, the existing northern station entry will be revamped to accommodate around 25 kiss and ride spaces.

Work will include moving the existing pedestrian crossing around 20 meters west, increased lane width to allow for additional pick up and drop off areas and new pedestrian fencing to prevent unsafe crossing of the road.

Signage, lighting, road pavement and line marking will be upgraded to support the changes.

During the work activities,

there will be temporary parking losses and access changes. Access to commuter car parking will be maintained.

The changes will also support better access and increased safety for motorists travelling into the car park, with motorists less likely to use informal drop-off area.

The improvement work is expected to start in January 2025 and be completed by mid-2025.

“This much needed upgrade is a win for Leppington commuters, making it safer and easier to access the station for both drivers and pedestrians.

“The hundreds of signatures on my petition showed just how important this issue was, and I’m proud to see these improvements finally becoming a reality" said the Member for Leppington Nathan Hagarty.

Traffic improvements at Fifteenth Avenue on the fast track

Transport for NSW will install longer turning lanes on Cowpasture Road in the latest move to fast-track traffic improvements at the intersection with Fifteenth Avenue.

The work will enhance traffic flow along Cowpasture Road as well as benefit traffic turning into Fifteenth Avenue and Hoxton Park Road.

The NSW Government is prioritising improvements to Fifteenth Avenue, with work to be completed by 2026.

Central to this work is recently announced plans to install an additional northbound lane on Cowpasture Road towards the M7 Motorway.

The additional lane will improve flows for both through traffic along Fifteenth Avenue, and traffic accessing the M7 Mo-

torway heading north from Cowpasture Road.

Preliminary investigations have commenced and will continue to the end of February 2025.

Expediting this work is part of the NSW Government’s commitment to reduce local congestion and improve journeys for the growing communities in this area. These improvements are being undertaken at the same time as longer-term planning to prepare for the growth in the area when the Airport opens.

Member for Leppington Nathan Hagarty said: “I’ve been working closely with the Minister for Roads to ensure we’re doing everything possible to deliver rapid improvements to the local road network, while future planning along this corridor continues.”

Una

passione per il

Golf e

l’amicizia:

Il Golf Club Italiano di Sydney si riunisce al Cucina Galileo

Domenica 8 dicembre 2024, si e’ tenuta una giornata speciale presso il ristorante Cucina Galileo del Club Marconi, dove i membri del Golf Club Italiano di Sydney si sono riuniti per celebrare un momento di convivialità prima delle festività natalizie.

Con circa venti golfisti presenti, l’atmosfera è stata calorosa e festosa, in linea con lo spirito del club, che vanta una tradizione lunga quasi trent’anni.

Il presidente del club, Muzio Cantarella, ha spiegato il significato dell’incontro:

“Oggi è solo un incontro prima di Natale, ci stiamo aggiornando prima dell’ultima partita di golf. Giocheremo a Eleanora, vicino a Narrabeen, con 50 giocatori. Dopo la partita avremo una cena e una presentazione, seguite dalla nostra tradizionale cena di Natale.”

Tra gli ospiti d’onore della giornata, il membro fondatore del club, Nick Scali, che ha contribuito a gettare le basi del gruppo nel lontano 1996. Da allora, il club è cresciuto fino a contare ben 140 membri, diventando un punto di riferimento per gli amanti del golf di origine italiana a Sydney.

“Il nostro club è un gruppo molto sociale e piacevole,” ha

aggiunto Cantarella. “Abbiamo iniziato con una passione comune per il golf, e negli anni siamo diventati una comunità coesa. Le donne sono sempre coinvolte e invitate, e questo arricchisce il nostro gruppo.

L’evento non è stato solo un’occasione per pianificare le attività future, ma anche per riflettere sul cammino percorso dal club. Dal 1996, il Golf Club Italiano di Sydney si riunisce ogni mese, mantenendo viva una tradizione di sport e amicizia che attraversa le generazioni.

“Siamo un gruppo di persone con interessi simili, per la maggior parte di origini italiane. Molti di noi sono di prima generazione, nati in Italia e trasferiti qui, ma legati da questa passione per il golf. È sempre bello ritrovarsi e condividere questi momenti.”continua Cantarella.

La giornata si è conclusa con un brindisi e l’augurio di buone feste a tutti i membri, in attesa della cena di Natale e dell’ultima partita dell’anno. Il Golf Club Italiano di Sydney dimostra, ancora una volta, come sport e comunità possano unire le persone, creando legami che resistono nel tempo. Buon Natale e buon golf a tutti! MGS

Diamo il benvenuto all'Università di Notre Dame a Liverpool!

L'Università di Notre Dame Australia ha firmato un Memorandum of Understanding (MOU) con il Consiglio Comunale di Liverpool, un passo significativo che consolida ulteriormente la città come un polo educativo emergente nel sud-ovest di Sydney.

Questo accordo strategico rende Notre Dame la quarta università a stabilire una presenza nel Central Business District (CBD) di Liver-pool, unendosi alle rinomate Western Sydney University (WSU), University of Wollongong (UOW) e University of New South Wales (UNSW).

Il sindaco di Liverpool, Ned Mannoun, ha espresso entusiasmo per questa iniziativa, sottolinean-done l'importanza per la comunità locale e l'economia regionale. “Questa espansione è un altro pas-so importante verso la trasformazione di Liverpool in un polo educativo di rilievo, al servizio della popolazione in rapida crescita del sud-ovest di Sydney,” ha dichiarato. “Offrirà anche significativi benefici economici: studi di Deloitte dimostrano che ogni dollaro investito nella ricerca universitaria genera un ritorno di 5 dollari per l'economia.”

Mannoun ha poi aggiunto: “Ricevo spesso richieste dai residenti di Liverpool per avere maggiori opportunità di studio e lavoro direttamente in città, evitando il bisogno di recarsi a Sydney. Questo MOU con l'Università di Notre Dame è una risposta concreta a tali richieste.”

Il vice cancelliere dell’Università di Notre Dame, il professor Francis Campbell, ha spiegato come questa partnership rappresenti un ampliamento di una collaborazione già avviata. “Dal 2022, grazie alla nostra partnership con l'All Saints Catholic College, abbiamo avuto una piccola presenza a Liv-erpool. Con questo MOU, siamo pronti a rafforzare il nostro impegno e portare i vantaggi di un’istruzione Notre Dame a un numero maggiore di residenti locali.”

Il professor Campbell ha inoltre sottolineato che l’università esplorerà spazi dedicati all’apprendimento, alla colla-

borazione e al coinvolgimento comunitario. “Il MOU esprime chiara-mente la nostra intenzione di ampliare la nostra presenza a Liverpool e contribuire attivamente alla crescita della regione.”

Liverpool, una città in rapida espansione demografica, si prepara a diventare un punto di riferimen-to non solo per l'istruzione, ma anche per l'innovazione

e lo sviluppo economico. Questa partner-ship riflette un forte impegno per il futuro della regione e per le opportunità offerte ai suoi abitanti.

L’arrivo dell’Università di Notre Dame segna quindi un nuovo capitolo per Liverpool, una città che guarda avanti, pronta a diventare un fulcro di formazione e opportunità per le generazioni a venire.

Al Marconi apre il primo stage della "Nuova Piazza"

L'11 dicembre 2024 è una data storica per il Club Marconi, il punto di riferimento della comunità italo-australiana di Sydney, con l'apertura ai soci del primo stage di un ambizioso progetto di espansione che segna l’inizio di una nuova era per il club, pronto a rispondere alle esigenze di una clientela sempre più diversificata e alla ricerca di nuove esperienze. Lo Stage 1 della nuova "Piazza" è stato accolto con entusiasmo dai membri e dai visitatori, che hanno potuto finalmente esplorare una serie di novità che arricchiscono l’offerta gastronomica, ricreativa e sociale del club.

Il presidente del Club Marconi, Morris Licata, non ha nascosto la sua soddisfazione con un post sui social: "Ai miei meravigliosi membri: il primo stage del nostro incredibile progetto è ufficialmente aperto. La nostra cucina principale, all’avanguardia, ha già ricevuto commenti entusiastici. Non vediamo l’ora di completare gli stage 2 e 3 nei prossimi sei mesi. Un ringraziamento speciale a tutto il personale e alla dirigenza per il lavoro instancabile e al consiglio di amministrazione per la visione che ci ha guidati a realizzare strutture degne dei nostri membri e ospiti."

Queste parole hanno dato il via a un lungo processo di trasformazione che punta a consolidare ulteriormente la posizione del club come uno dei centri culturali e sociali più vivaci di Western Sydney.

Il progetto di espansione è molto più di un semplice ammodernamento degli spazi; è un vero e proprio tributo alle radici mediterranee del club e della sua comunità.

Lo Stage 1 della "Piazza" ha visto la creazione di un nuovo

centro enogastronomico che ripropone l’atmosfera di un tipico borgo italiano, dove la cultura culinaria è al centro dell’esperienza sociale.

Il viaggio gastronomico inizia con un elegante caffè che richiama l’architettura classica italiana, con pavimenti in marmo e un’atmosfera calda e accogliente, dove gli ospiti possono gustare un autentico caffè italiano, cornetti freschi e brioche preparate al momento.

La giornata prosegue con un’offerta che evolve nel corso del tempo: dalle prime luci dell’alba con il caffè, fino a pomeriggio inoltrato, quando i membri possono assaporare cannoli appena riempiti, panini gourmet, gelato artigianale e, naturalmente, un espresso preparato alla perfezione.

In questo spazio, ogni momento della giornata si trasforma in

un’esperienza sensoriale che ricorda la tradizione culinaria italiana, ma con un tocco di modernità che rende il Club Marconi un luogo ideale per incontrarsi, socializzare e rilassarsi.

Non è solo la qualità del cibo a fare la differenza, ma anche l’ambientazione, che riesce a creare un’atmosfera unica, perfetta per incontrare amici e familiari.

Lo Stage 1 non si limita alla ristorazione, ma propone anche nuove aree per il relax e il divertimento dei membri. Un’area che ha catturato l’attenzione di tutti è la rinnovata Members Multi-Purpose Room, che si distingue per la sua eleganza architettonica, caratterizzata da tre grandi archi ispirati agli archi trionfali.

Questo spazio è stato concepito per ospitare eventi sociali, serate danzanti con musica italiana e promozioni esclusive per i membri, creando un ambiente dove è possibile divertirsi, fare nuove amicizie e, perché no, vincere qualcosa durante i giochi e le estrazioni organizzate dal club.

La trasformazione del club non si ferma qui. Un’altra novità significativa è la creazione della Card Room, una sala dedicata agli amanti dei giochi di carte italiani come Briscola, Scopa e Tressette.

Questo ulteriore spazio, progettato per accogliere fino a dieci tavoli premium, è decorato con memorabilia del club e offre un’atmosfera tranquilla e rilassante, dove i membri possono ritrovarsi per una partita con gli

amici o semplicemente godersi il tempo in compagnia.

Con le sue pareti adornate dai quattro assi, simbolo dei giochi di carte, la Card Room è un omaggio alla tradizione italiana che, però, non rinuncia a uno stile moderno e accogliente.

Il cuore pulsante dello Stage 1 è senza dubbio la nuova cucina commerciale, che segna un salto di qualità nelle capacità culinarie del Club Marconi.

La nuova area è dotata di forni a legna rotanti Marana, direttamente importati dall’Italia, che permetteranno di preparare pizze autentiche con la stessa qualità che si potrebbe trovare in una pizzeria napoletana.

Questa cucina è il risultato di un’attenta progettazione che uni-

sce tradizione e innovazione, creando un ambiente perfetto per gli appassionati di gastronomia e per chiunque desideri vivere un’esperienza culinaria di alta qualità.

La cucina è pensata non solo per soddisfare i palati più esigenti, ma anche per offrire un’opportunità di socializzazione, grazie alla sua disposizione aperta che consente agli ospiti di osservare il processo di preparazione dei piatti.

Il progetto di espansione proseguirà con l’inaugurazione ufficiale una volta terminati degli Stage 2 e 3 (impressioni in basso), che promettono di rivoluzionare ulteriormente l’esperienza al Club Marconi.

Tra le novità in arrivo, ci sono una zona ristorante esclusiva, con piatti tipici italiani, e una Sports Lounge, con pareti video LED per seguire in diretta gli eventi sportivi e spazi per il gioco d'azzardo. Il culmine di questa trasformazione sarà rappresentato dal Pavilion, un’imponente struttura ispirata alle piazze italiane, che offrirà un’area perfetta per eventi dal vivo e attività all’aperto, rendendo il club ancora più accogliente per tutti i suoi membri e visitatori.

Con questa espansione, il Club Marconi si conferma un punto di riferimento per la comunità italo-australiana di Sydney, un luogo dove le tradizioni italiane si fondono con le nuove tendenze, creando uno spazio dove cultura, gastronomia e socializzazione si intrecciano perfettamente.

Un futuro luminoso e ricco di opportunità per tutti!

Speciale Natale 2024

Natale il mistero di un Dio che si dona in un bambino

di don Luca Garbinetto

"Vi annuncio una grande gioia" (Lc 2,10). È la gioia la protagonista vera di questa santa notte. Alla gioia vogliamo dare tutta la nostra attenzione, al suo mistero che si compie. La gioia è compimento dei nostri desideri, risposta alla nostra attesa. Per tutto l'Avvento l'abbiamo ricordato: c'è da desiderare qualcosa, c'è da attendere qualcuno, perché possa realizzarsi il mistero della gioia. E chi stavamo aspettando? Un bambino... e con lui, il dono di uno sguardo nuovo, di una logica diversa. Perché l'evento del Natale, già da chi l'ha vissuto, può sempre essere guardato con occhi ben differenti tra loro, con sguardi addirittura contrapposti. C'è chi guarda come quelli della casa, quelli che non seppero fare spazio al piccolo. Non c'era alloggio, infatti, per lui e per i suoi giovani genitori nella parte anteriore dell'abitazione, dove riposavano di solito le famiglie. E chissà, trattandosi della città di Davide, antenato di Giuseppe, forse c'erano anche dei loro parenti lì con loro. Certamente, non era un luogo isolato, anzi. Ci doveva essere molta confusione e, nel fondo della tipica dimora ebraica, lo spazio per le bestie, e la mangiatoia. Da lì saliva il tepore del fiato degli animali, e scaldava corpi affaticati. Poco calore, però, avevano i cuori. La gente, lì dentro, era distratta, quasi indifferente. Il vagito del bimbo non suscitò particolare attrazione. Forse era normale, forse l'insignificanza dei bimbi cominciava fin dalla nascita. Più probabilmente, c'era da stare lontano dal sangue di una madre partoriente, per non diventare impuri.

Così, lo sguardo di chi è indaffarato e frenetico nella preoccupazione di un censimento, di un conteggio, di un calcolo si irrigidisce, magari dentro schemi apparentemente benedetti: ‘Cosa può venire di buono da Nazareth?'. Betlemme non è città grata ai Galilei. Ecco lo sguardo autoreferenziale di tanta brava gente di oggi. Semplicemente occupata in mille faccende san-

tissime, affannata su questioni importanti e fondamentalmente incapace di vedere il dettaglio, di cogliere la traccia, di lasciarsi sfiorare dall'inedito.

C'è invece, dall'altra parte, chi sta all'aperto, nella notte, come i pastori, complici inattesi degli angeli e del loro giubilo. Anche i pastori sono al lavoro, sono occupati. E sono anche ai margini, loro già impuri perché hanno a che fare con le pecore. Forse per solidarietà con la Vergine Madre non avranno timore di avvicinarsi subito.

Ma prima c'è un passaggio da non perdere: i pastori lavorano, certo, ma non sono distratti. Anzi, la loro arte è proprio quella di custodire, e quindi di vigilare. Hanno dunque uno sguardo attento, pronto, fine. Scrutano, vanno in profondità dentro le ombre, allenati a non dare per scontato che sia tutto favorevole quello che intravedono, ma nemmeno tutto un pericolo. I pastori sanno percepire i segnali e scoprire gli indizi, perché hanno occhi e cuore aperti. Il tutto, per la premura di vegliare il proprio gregge. Sono esperti di cura, per questo hanno uno sguardo disponibile, aperto alla novità. E un cuore - questo soprattutto - disposto a stupirsi! I pastori sono abituati alle stelle, ecco il segreto. Raramente chiudono del tutto gli occhi, meno ancora si guardano ansiosi l'ombelico. C'è da tenere lo sguardo allerta e la fronte alta, anche se messi da parte dalla società. I pastori alzano gli occhi, nelle notti fredde d'inverno e in quelle tiepide della primavera. Lassù, quando la luna non li abbaglia di riflessi solari, hanno imparato a riconoscere le stelle. Sono quasi più esperti dei magi, raffinati studiosi. E le stelle (‘sidera' in latino) sono la fonte del desiderio. I pastori le vedono, ma non le possono acchiappare, tanto meno possedere. Dunque ne sentono la presenza certa e allo stesso tempo l'indicibile mancanza. Nella notte i pastori, voglia o non voglia, sono immersi nel mistero della vicinanza del cielo, che si fa compagno con le luci

fioche e costanti delle stelle, e assieme della sua lontananza, perché irraggiungibile. Così abitano sempre dentro l'icona del loro cuore, del cuore di ogni nuovo. Perché così siamo noi: in noi coesiste l'intuizione di una presenza consolante e penetrante, e allo stesso tempo la nostalgia di non capirla né mai poterla possedere. È il mistero della vita, mistero dell'umanità. Chi ci abita senza sfuggirlo sta nell'anticamere del mistero della gioia.

Infatti i pastori riconoscono che il canto degli angeli è per loro. Non solo lo vedono, ma percepiscono l'appello. Altri, pur vedendolo, forse sarebbero tornati distratti alle proprie occupazioni, ai propri numeri, ai propri schemi. I pastori siamo noi, quando rinunciamo a ‘far tornare i conti'! La vita vera, la vita intima, la nostra vita è soprattutto pienezza, che però non elimina la mancanza. È infatti un traboccare verso l'altro, non uno stringere dentro i nostri confini. La vita in noi è esuberante, perché viene dal desiderio, ci spinge fuori: ed è così che rimane il nostro limite, mentre allo stesso tempo sperimentiamo l'oltrepassare la rigidità dei programmi.

La vita, insomma, è relazione.

Nell'andare oltre noi stessi, diventiamo noi stessi. Come Maria, che porta il mistero in sé e, come ogni madre, lo sente parte del proprio corpo, ma sa bene che in realtà non potrà mai possederlo. L'altro non è mai mio, mentre nell'andargli incontro e nell'accoglierlo egli fa' che io sia sempre più me stesso. Più è intimo l'incontro, più è profonda la consegna, più nel perdersi ciascuno si ritrova.

Da qui sgorga la gioia: dal divenire ciò che siamo! Tu e io,

dunque, abbiamo bisogno di accorgerci gli uni degli altri, percorrendo vigilanti le notti dell'esistenza dove la solitudine non è sinonimo di isolamento, bensì di desiderio e mancanza. Dunque, di opportunità di incontro.

E Tu, Gesù, Signore, più di ogni altro ci manchi. Eppure Tu, proprio Tu, vieni. Rendici grembo che ti accoglie, per lasciarci riempire di gioia. La gioia di riconoscere il nostro infinito desiderio ricolmo della tua traboccante Presenza.

Nonna Marietta racconta l'albero di Natale

di Anna Maria Lo Castro

I fratelli Gino e Peppino, come da consuetudine annuale, da qualche giorno sono andati presso il magazzino della Forestale di Erice per potere avere due bei rami di pino marino da far diventare i tradizionali alberi di Natale per le prossime festività che ci riserva il mese di dicembre.

Nonna Marietta, intanto e in dialetto siciliano, continua la sua cantilenante tiritera che vuol far memorizzare ai suoi nipoti: “a li 6 Nicola, all’8 Maria, a li 13 Lucia, a lu 25 lu veru Messia”. È un promemoria per ricordare ai cattolici i 4 giorni importanti che si trovano segnati nel nostro calendario gregoriano.

E così, il giorno 6 dicembre è grande festa in Puglia perché San Nicola è il patrono di Bari, l’8 dicembre è festa nazionale per Maria Immacolata, è festa il 13 dicembre in Sicilia perchè Santa Lucia è patrona di Siracusa ed è

festa mondiale il 25 dicembre per tutti i Cristiani che onorano e festeggiano la nascita del Bambino Gesù.

Ed è proprio la festività del Natale a cui, già un mese prima, inizia a prepararsi tutto il mondo cominciando con le lucette colorate che adornano vetrine, strade, monumenti, piazze, chiese, parchi nelle varie città metropolitane come nei piccoli paesi.

Ma il simbolo pagano più noto è, certamente, l’albero di Natale con tante palline colorate e spruzzi di neve, vera o finta, che non possono mancare e adesso nonna Marietta, zittita la sua cantilena siciliana, sta cominciando a raccontare ai suoi nipoti: Silvana arrivata da Palermo, Anna Maria, Laura, Aurelio, Francesco Paolo, Riccardo:

“Dovete sapere, miei cari nipoti maschi e femmine, che il nostro albero di Natale siciliano non è quello stampato sulle cartoline degli auguri; quello è un abete che cresce sempre nei paesi freddi, per esempio sulle Alpi, ma noi abbiamo i pini marini che sono,

anch’essi, alberi sempreverdi e che hanno gli aghi al posto delle foglie.

Ma secondo te, Laura, la tua mamma usa un ago di pino per cucire i vostri pigiamini di flanella a righe colorate?”

“Nooo, nooo, nonna che dici…” risponde il coro dei nipoti.

“E allora, perché si chiamano aghi?” insiste la nonna con lo chignon sulla nuca e appuntato con forcine in tartaruga.

“Ma dai, nonna, si capisce che li chiamano aghi perché sono fini come l’ago… però non pungono!” osserva Laura, la terza nipote di Marietta.

“Bene, bravi tutti, e adesso comincio col dirvi che, sia abete o sia pino, entrambi sono alberi sempreverdi che sono piaciuti sempre agli uomini, sin dai tempi antichi e su di essi sono nate tante leggende.

Per esempio, i sacerdoti di tanti popoli del nord, che noi chiamiamo Celti, consideravano l’abete un simbolo di lunga vita perché rimaneva verde senza sec-

care mai, neanche d’inverno; per questo motivo i Druidi, che erano i sacerdoti dei Celti, li addobbavano con nastri, fiaccole, piccole campane e animaletti votivi per propiziarsi il favore degli spiriti.

Anche nel nord dell’Europa dove c’erano i Vichinghi, gli abeti venivano scelti, tagliati e portati a casa per essere decorati con frutti ricordando la fertilità che la primavera avrebbe ridato, dopo il gelo invernale; brrr, che freddo!”

E quando nonna Marietta ha bisogno di riprendere fiato, arriva sempre una domanda a sorpresa per qualcuno:

“Aurelio, a te piacerebbe essere un vichingo, con tanta bella neve intorno?”

“Nooo, io non voglio andare in montagna, io voglio il mare!”

“Va bene, ho capito, qui tutta gente di mare… Andiamo avanti… Anche gli antichi Romani avevano un’usanza particolare: sui loro 7 colli non c’erano abeti, ma c’erano altri alberi come cerro, acero, tiglio, corniolo e, anche, roverella con le sue piccole ghiande e agrifoglio con le bacche rosse che loro usavano per fare mazzetti; li regalavano nel giorno delle calende di gennaio, cioè il primo giorno del primo mese dell’anno che noi chiamiamo e festeggiamo come il Capodanno.

Nel calendario romano non c’erano i sette giorni della settimana con i loro nomi, ma ogni mese aveva solo calende, none e le idi, ma questo non c’interessa; c’interessa solo che, a quel tempo, ancora Gesù non era nato a Betlemme.

Col passare dei secoli, anche ai Cristiani piacque l’abete e nacquero delle leggende secondo cui l’abete è l’albero della vita di cui parla la Bibbia oppure quello del bene e del male e che si trovavano entrambi nell’Eden. Qualcuno sa cos’è l’Eden?”

Ora Silvana scuote la testa: “ma…nonna Marietta, secondo te, al catechismo non ce l’hanno insegnato? Io ho già fatto la prima Comunione, l’hai dimenticato?”

“Certo che no; allora, sappiamo tutti che l’Eden era un bellissimo giardino dove il Creatore pose Adamo ed Eva e nel giardino Eden c’erano i due alberi importanti.

Ma il primo vero albero di Natale come noi lo immaginiamo spuntò lontano, nella bassa Russia, perché la città estone di Tallinn, nella piazza del Municipio, preparò e addobbò un bellissimo abete per la festa del Natale 1441”.

Un sospiro di sollievo e: “Ma secondo voi, anche davanti al nostro Municipio ci sarà, tra poco, un albero con le lucette colorate?”

“Nonna, cos’è il Municipio?” Chiede Riccardo che ha solo sei anni.

“Questa non me l’aspettavobrontola nonna Marietta - dico a tutti e per tutti, che il Municipio è un palazzo dove scrivono i nomi di tutti quelli che nascono, quelli che si sposano e quelli che muoiono. Avete capito?

Ora posso continuare per arrivare all’albero delle nostre case?”

Un’altra storia vera dell’albero

di Natale è quella della duchessa di Brieg.

La bella nobildonna aveva fatto addobbare il suo castello per fare una grande festa natalizia quando si accorse che nel salone ovale c’era un angolo rimasto completamente vuoto e fu allora che ebbe l’idea di… subito ordinò ai suoi giardinieri di prendere un abete, di trapiantarlo in un grande vaso e di sistemarlo nell’angolo vuoto del salone.

Poi lo abbellì e, quando gli ospiti man mano arrivavano, dicevano tutti che era un bellissimo Albero di Natale.

Questo accadde in Germania tanti anni fa, nel 1611 e più tardi anche in Francia un’altra duchessa, secondo me un po' copiona, scelse l’abete e lo addobbò per il Natale del 1840.

La nobildonna era la duchessa Helene d’Orleans. E noi Italiani, quand’è che abbiamo adottato l’albero di Natale? Chi l’ha fatto? Dove? Posso raccontare, miei cari nipoti che l’Italia non si è accontentata di una duchessa ma… È stata una vera regina, quella con la corona in testa, la regina Margherita di Savoia che, al palazzo del Quirinale, in Roma, addobbò il primo abete di Natale, una tradizione straniera e pagana che, a poco a poco, si diffuse nelle città italiane e che, a poco a poco, i Cristiani hanno accettato perché l’abete ha la forma di un triangolo come noi rappresentiamo la Trinità di Dio. Ma questo è un po' più difficile da capire, vero Riccardo?”

“Ma nonna, è piccolo, non studia la geometria e tu lo sai…” ed è Francesco Paolo a difendere il suo fratellino che è in prima classe elementare e ancora sta imparando a scrivere e a numerare mentre Anna Maria ha già intuito che i due fratelli, Gino e Peppino hanno finito di invasare il primo ramo di pino che adesso è pronto per essere addobbato dai sei nipoti tutti presenti.

È solo questione di attimi, ora tutti ringraziano nonna Marietta per il suo racconto sulle origini dell’albero di Natale e c’è già chi si tuffa sul contenitore dei palloncini colorati e dei fili dorati, pronto per addobbare in compagnia, il loro pino marino.

“Nonna, anche quest’anno metterai tutti i sacchetti di cioccolatini per noi?” chiede Silvana che è la maggiore dell’allegra brigata.

Ma certo, ce ne sono per tutti i gusti perché, diciamoci la verità, non sono solo io la golosona di famiglia!”

“È vero, anch’io sono golosona come la nonna e come mio padre” sentenzia Anna Maria sostenuta dalla sorella Laura ed il fratello Aurelio. Insomma nonna più nipoti fanno 7 golosoni, un bel numero come i 7 giorni della settimana, i 7 re di Roma, i 7 doni dello Spirito Santo, i 7 nani di Biancaneve, le 7 stelle dell’Orsa maggiore, i 7 colli romani, i 7 colori dell’arcobaleno, le 7 note musicali e chi più ne ha più ne metta per reincontrarci al prossimo Natale.

Al lora! speciale Natale

Un Natale Down Under: Tra Tradizioni e Curiosità

Nel lontano Paese di Down-Under, il Natale è celebrato in modo un po' diverso rispetto a come lo immaginiamo in Europa. Qui, sotto il cielo azzurro e il caldo sole dell’estate australe, la maggior parte delle persone pensa che il 25 dicembre segni l'anniversario di Babbo Natale, il vecchietto con la lunga barba bianca e la panciona che scivola giù per il camino (sebbene qui in Australia i camini siano piuttosto rari). Ma se guardiamo più indietro, sulla linea del tempo, scopriamo che ci sono molte altre interpretazioni e tradizioni legate a questa data.

Il Natale

nel Mondo Antico

Partiamo da un’epoca lontana, quando Roma celebrava il 25 dicembre come il giorno di Natalis Solis Invicti, il compleanno del dio sole, simbolo di rinascita e speranza. Per i romani, era una festività di grande gioia, durante la quale si scambiavano doni e veniva concessa libertà agli schiavi. Non lontano da lì, gli Egizi celebravano Horus, il dio della luce, la cui nascita avveniva in modo miracoloso, come quella di molti altri dei di epoche precedenti.

I Greci, poi, festeggiavano il compleanno di Ercole, figlio di Zeus, mentre in Oriente, i Persiani celebravano Mitra, il dio solare, la cui nascita avveniva anch'essa il 25 dicembre. Persino i Cinesi ricordano questa data come un giorno di festività, credendo che il Buddha sia nato proprio in quel giorno, con l’idea che lo Spirito Santo scendesse su di lui.

Le Tradizioni in diverse Culture

Le tradizioni natalizie variano enormemente a seconda della cultura. Ad esempio, gli Indiani decorano le case con splendide ghirlande di fiori e scambiano regali tra amici e familiari. Anche gli Ebrei hanno una celebrazione che coincide con il 25 dicembre: si tratta di Chanukkà, una festa di luci che dura otto giorni e celebra il miracolo del ristabilimento del tempio di Gerusalemme. In Scandinavia, il Natale si intreccia con le tradizioni più antiche: qui si celebra il compleanno di Freyr, figlio di Odino e dio del

sole e della fertilità. E, naturalmente, non possiamo dimenticare la figura centrale del Babbo Natale, che, purtroppo, in Australia non arriva mai con la slitta, ma sempre con il suo caratteristico costume rosso e la pancia prominente, sotto il cielo estivo.

Il Natale in Australia:

Un po' diverso, ma sempre magico

Nonostante la data di Natale sia universalmente riconosciuta, in Australia il clima e le usanze sono completamente diversi rispetto a quelli che immaginiamo. Qui, il Natale si festeggia con temperature che sfiorano i 30°C, e le tradizionali scene innevate sono un lontano ricordo, spesso rimpiazzate da spiagge affollate e barbecue all'aperto. Le facciate delle case, battute dal sole, sono addobbate con luci e decorazioni che risplendono anche sotto il cielo stellato di dicembre.

Eppure, l’atmosfera natalizia non manca. Nei supermercati, le montagne di palline rosse, i regali e le specialità natalizie riempiono i carrelli, mentre le famiglie si preparano a pranzare con pesce fresco, gamberi e frutta tropicale. Il Christmas pudding, un piatto tradizionale inglese, si fa largo anche qui, ma spesso affiancato da piatti tipici australiani come il "pavlova" (un dolce a base di meringa) e il gelato.

Un Natale

Filosofico: Il "Carosone" di Napoli

Per chi non desidera essere coinvolto nel vortice commerciale della festa, c'è sempre spazio per la saggezza di una vecchia canzone. Come cantava Renato Carosone nella celebre "M'aggio a cuccà", una filosofia che forse risuona più che mai oggi, in un mondo che corre dietro a regali e aspettative. "Mo' vene Natale, nun tengo denare, me leggio 'o giurnale e me vaco a cuccà", un modo per dire: Natale è alle porte, non ho soldi da spendere, mi accontento di un po’ di pace e serenità, magari con una buona lettura e una bella dormita.

Non importa dove ci troviamo, come lo festeggiamo o quale tradizione seguiamo: il Natale è una celebrazione della vita, della generosità e della speranza.

A nome mio e tutta la redazione di Allora!, vi auguro un Buon Natale, ricco di momenti di gioia, riflessione e, perché no, anche un po' di riposo.

Che sia un Natale pieno di amore, serenità e magari qualche risata, per ricordarci che la bellezza di questa festa sta nella condivisione e nella bellezza dei piccoli momenti.

Associazione

Sezione di Sydney "Salvo D'Acquisto"

Ai Soci e ai Simpatizzanti
giungano i migliori Auguri di Buon Natale e un Felice Anno Nuovo

La storia del panettone

Le origini del Panettone che mangiamo a Natale

Il panettone, vanto della pasticceria milanese, nella tradizione italiana ha davvero una storia molto curiosa.

La conoscete? No? E allora ve la raccontiamo!

Pane de Toni

Cominciamo da Pan de Toni, da cui secondo alcuni deriverebbe il nome Panettone.

Toni, umile sguattero al servi-

zio di Ludovico il Moro, alla viglia di un imprecisato Natale, forse nel 1495, si vede costretto a sacrificare l’unico panetto di lievito madre che aveva tenuto da parte per il suo Natale, perché il cuoco degli Sforza ha bruciato il dolce preparato per il banchetto. Lavorando a più riprese un impasto di farina, uova, zucchero, uvetta e canditi fino a renderlo soffice e lievitato, ottiene un successo senza pari e crea, quasi per caso, un dolce che Ludovico il Moro chiama Pan de Ton in suo onore.

La leggenda di Ughetto degli Atellani e di Suor

Ughetta

Il primato dell’invenzione viene attribuito a Toni solo dalla fine dell’Ottocento, come del resto le altre leggende che si contendono con Toni l’origine del dolce, quella di Ughetto degli Atellani e di Suor Ughetta. Il falconiere Ughetto, detto Toni, si innamora di Adalgisa, la bellissima figlia del fornaio. Per provare a conquistarla, si fa assumere nella bottega come garzone meditando su come far aumentare le vendite del padrone, per ingraziarselo. Decide allora di preparare un impasto di farina, tra le migliori del mulino, uova, burro, zucchero e uva sultanina, dal quale viene fuori un nuovo dolce apprezzato da tutti, anche fuori da Milano, che viene chiamato in suo omaggio Pan de Toni. Suor Ughetta, invece, è la monaca che avrebbe inventato il panettone per rallegrare il Natale delle consorelle in un convento molto povero: incide con il coltello la focaccia appena impasta-

ta tracciandovi una croce sopra; cuocendola la focaccia si gonfia fino ad assumere la forma di una cupola! La suora ha inventato il panettone!

Il panettone milanese

Le leggende alimentano la tradizione, ma la vera origine del panettone va ricercata nella diffusa usanza medievale di celebrare il Natale con un pane più ricco di quello quotidiano.

L’origine è milanese, appunto. Sembra che esistesse già nel ‘200 come pane arricchito di lievito, miele, uva secca e zucca. Il nome panettone sarebbe nato per indicare la forma più grande che aveva rispetto agli altri prodotti da forno.

Un manoscritto tardo quattrocentesco di Giorgio Valagussa, precettore di casa Sforza, conferma la consuetudine ducale di celebrare il cosiddetto rito del ciocco. La sera del 24 dicembre si poneva nel camino un grosso ceppo di legno e, nel contempo, venivano portati in tavola tre grandi pani di frumento, materia prima di gran pregio. Il capofamiglia ne serviva una fetta a tutti i commensali, conservandone una per l’anno successivo, in segno di continuità.

La storia ci racconta anche che fino al 1395 tutti i forni di Milano avevano il permesso di cuocere pane di frumento solo a Natale, per farne omaggio ai loro clienti abituali. L’abitudine di consumare pane di frumento a Natale, quindi, è molto antica.

Tra leggende, aneddoti e avvenimenti storici, la classica ricetta del Panettone è rimasta invariata per oltre 600 anni!

Al lora! speciale Natale

In che senso San Francesco ha inventato il presepe?

C’era [a Greccio] un uomo di nome Giovanni, di buona fama e di vita anche migliore[…].

Circa due settimane prima della festa della Natività, il beato Francesco, come spesso faceva, lo chiamò a sé e gli disse: “Se vuoi che celebriamo a Greccio il Natale di Gesù, precedimi e prepara quanto ti dico: vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato […]”. Appena l’ebbe ascoltato, il fedele e pio amico se ne andò sollecito ad approntare nel luogo designato tutto l’occorrente, secondo il disegno esposto dal Santo.

Tommaso da Celano

di Lucia Graziano

Sembra che san Francesco sia stato il primo uomo nella storia a mettersi lì ad armeggiare con statuine colorate per creare la scenetta coi pastori e le pecore attorno alla capanna. Non è vero!

Non solo esistevano già, ai tempi di san Francesco, forme rudimentali di presepi fatti di capanne e statuine. Non solo: il presepio “inventato” da san Francesco ha ben poco a che vedere col presepio che teniamo in salotto.

Cosa che, peraltro, era molto chiara a san Francesco e a tutti i suoi contemporanei. Per svariati secoli, nessuno mai si sognò di attribuire al Poverello una paternità che proprio non gli spettava. Fu un frate francescano di nome Juan Fernadez, che Iddio l’abbia in gloria, a tirar fuori questa storia nel 1581, chissà poi perché. Ma fino a quel momento, nessuno mai avrebbe ricondotto a san Francesco l’invenzione del presepio con capannuccia e statuine.

E allora, cosa combinò il Poverello in quella famosa notte di Natale?

Torniamo al testo di Tommaso da Celano, che riporta il dialogo che San Francesco ebbe a metà Avvento col signore di

Greccio, il cavalier Giovanni Vellita.

Siamo - a quanto dicono le fonti - nel dicembre 1223, al termine di un anno molto significativo, per San Francesco: il 29 novembre di quell’anno, con la bolla Solet annuere, papa Onorio III aveva infine approvato la Regola dell’Ordine.

E insomma: dopo questo grande successo, e San Francesco decide “celebrare a Greccio il Natale di Gesù”.

Questa celebrazione, però, dovrà essere particolare: San Francesco vuole “in qualche modo vedere con gli occhi del corpo” la nascita di Cristo. È una richiesta interessante, anche perché - non so voi - ma io non l’ho mica mai notata tutta questa attenzione pastorale a far rivedere con gli occhi del corpo la nascita di Gesù nel bel mezzo di una Messa natalizia. In genere, alla Messa di Mezzanotte, noi ricordiamo la nascita di Cristo: ce la sentiamo leggere e la visualizziamo con gli occhi della mente: ma Francesco dice di no; non basta. Lui ritiene che all’uomo faccia un gran bene anche la possibilità di vedere

fisicamente: tanto più concrete sono le immagini che abbiamo davanti, tanto più facile è per noi poterci immedesimare in questa scena. I Sacri Monti nascono all’incirca in quel periodo e per la stessa identica ragione. E poi… sarà un caso - o forse no - ma San Francesco era tornato da poco dalla Terra Santa, dove aveva accompagnato le milizie dei Crociati. È molto ragionevole pensare che il fraticello di Assisi abbia fatto tutto il possibile per visitare di persona i luoghi in cui Gesù è nato ed è cresciuto: forse, il ricordo di questa esperienza era rimasto in lui anche dopo il suo ritorno in patria.

E quindi, San Francesco vuole organizzare una celebrazione che permetta di rivivere fisicamente, concretamente, questo momento della Storia. San Bonaventura ci racconta che, dopo aver richiesto il permesso al Papa, “avuta la licenza si fece apparecchiare la mangiatoia con il fieno, e ivi fece venire il bue e l’asino e facevi venire molti frati e altra buona gente […] e sopra la mangiatoia […] si celebrò la Messa, con grande solennità”.

Appare evidente, da questa narrazione, che il presepio di San Francesco non è in realtà il presepio che intendiamo noi, con Maria e Giuseppe e Bambinello e stella cometa e bla bla bla. Maria e Giuseppe non ci sono proprio (neanche sottoforma di statua o figuranti); ci sono il bue e l’asinello, che di fatto simboleggiano il Vecchio e il Nuovo, il Popolo Eletto ed i Pagani, la Terra Promessa e Tutto Il Resto Del Mondo… una scena semplicissima ma dallo sconcertante simbolismo, se ci pensiamo.

Non ci sono i pastori in senso stretto, ma ci sono i frati francescani e c’è la gente di Greccio: se costoro campino di pastorizia o di mercatura, poco importa. Sono “i pastori del Duemila” (anzi: del 1223): sono la gente

ma da un certo punto di vista, uno potrebbe anche dire “e grazie al cavolo”.

Nel senso che Gesù Bambino c’era già di suo, in questa Messa-presepio così famosa, senza bisogno di apparire miracolosamente nelle braccia di qualcuno.

La grande intuizione, veramente geniale, di San Francesco fu quella di collegare la venuta del Bambino alla venuta di Cristo nel pane consacrato. E poi… e poi, c’era la gente comune, a fare da contorno.

Non “i pastori di 2000 anni fa”, ché uno potrebbe anche dire “embeh, beati loro, io nata nell’88 e non ho visto proprio un accidente”.

che ha ricevuto l’annuncio della nascita di Cristo ed ha lasciato le sue case per unirsi a Lui ed adorarlo.

E poi, soprattutto, c’è Lui.

Gesù, intendo.

Non sotto forma di bambolotto biondo e coccoloso adagiato in una mangiatoia: c’è Cristo in carne ed ossa, vero corpo e vero sangue, che compare nelle specie eucaristiche nel corso di una Messa che viene celebratae quanto è significativo! - su un altarino posto sopra alla mangiatoia.

Durante la Messa alcuni testimoni riferirono di aver visto Gesù Bambino che giaceva nelle braccia di San Francesco e si gridò giustamente al miracolo;

San Francesco ha fatto ridiscendere Gesù sulla terra, nella capanna, sulla mangiatoia, fra bue e asinello davanti agli occhi della gente del suo tempo. Ha ricreato il presepio, sì - ma non nel senso che si è inventato la tradizione delle statuette. Proprio nel senso che ha fatto rivivere la venuta di Cristo sulla Terra - e ha messo dentro al presepio tutti noi.

E quando noi siamo inginocchiati sui banchi della chiesa, in silenzio, a contemplare Cristo che è sceso in mezzo a noi… stiamo facendo esattamente la stessa cosa che ha fatto il pastorello del presepio che si è inginocchiato davanti alla magiatoia; né più né meno.

San Francesco non ha - tecnicamente - inventato il presepio nel senso moderno, ma ci ha dato una meravigliosa lezione di spiritualità e di vita..

a scuola

Donato Cuore alla Footscray Primary School

Venerdì 6 dicembre, la biblioteca della Footscray Primary School a Melbourne si è arricchita di opere che celebrano la cultura italiana. Alla presenza della Console Generale d’Italia a Melbourne, Chiara Mauri, e dei rappresentanti del Comites Victoria e Tasmania, è stato donato un prezioso esemplare di Cuore, il celebre romanzo di Edmondo De Amicis, in una versione bilingue italiano-inglese, adattata al linguaggio e allo stile moderni. La consegna del libro è stata effettuata da Emanuela Merlatti, componente del Comites, che ha sottolineato l’importanza dell’iniziativa per avvicinare i giovani alla cultura italiana.

La donazione è stata accompagnata da altri due titoli di grande rilevanza per la promozione della cultura italiana tra i giovani: Pimpa viaggia in Italia e Mille meraviglie in blu: alla scoperta dell’Italia vista dal mare.

Entrambi i volumi, offerti grazie al supporto dell’Ambasciata d’Italia a Canberra, rappresentano strumenti didattici unici per avvicinare gli studenti alle tradizioni, alla geografia e alle bellezze naturali del Belpaese.

Il libro Cuore, donato alla scuola dal Comites Victoria e Tasmania, è stato curato da Franco Baldi e Marco Testa per la Marco Polo - The Italian School of Sydney. Questa edizione bilingue offre una nuova vita al capolavoro di De Amicis, con una traduzione accurata e un linguaggio accessibile alle giovani generazioni. Cuore, con le sue storie di amicizia, solidarietà e rispetto, rimane un’opera di grande valore educativo, capace di ispirare i ragazzi anche nel contesto multiculturale australiano.

L’iniziativa sottolinea l’importanza di presentare i classici della letteratura in modo che possano essere compresi e apprezzati

da una nuova generazione. Il bilinguismo non solo favorisce l’apprendimento linguistico, ma incoraggia anche una maggiore apertura mentale, aiutando i giovani a sentirsi cittadini del mondo.

La consegna è stata seguita da un’assemblea dedicata agli studenti della classe bilingue della scuola. Durante l’incontro, gli alunni hanno avuto l’opportunità di esplorare i temi e i valori di Cuore, arricchendo la loro conoscenza della cultura italiana. La Console Generale Chiara Mauri ha sottolineato l’importanza del bilinguismo come strumento per costruire ponti tra culture diverse, evidenziando il ruolo della scuola nella promozione della lingua italiana.

Grazie a questa iniziativa, la biblioteca della Footscray Primary School diventa un luogo ancora più ricco di cultura e diversità. I libri donati non sono soltanto strumenti di lettura, ma rappresentano anche un modo per consolidare il legame tra le comunità italiane e australiane, valorizzando il patrimonio culturale condiviso.

L’evento ha dimostrato ancora una volta l’importanza delle iniziative culturali e educative nel rafforzare le relazioni internazionali e nel promuovere il rispetto reciproco tra culture diverse. La donazione del libro Cuore non è solo un atto simbolico, ma un investimento concreto nell’educazione e nella crescita culturale delle nuove generazioni.

L’attenzione verso progetti come questo evidenzia il costante impegno del Comites del Victoria e Tasmania nel sostenere le scuole bilingui e la promozione dell'italiano in Australia, mantenendo vive le radici culturali delle giovani generazioni.

La Crusca su Advocacy: dal Latium all'Attivismo

Il termine inglese advocacy racchiude due principali significati: da un lato, si riferisce all’azione di una persona, o più spesso di un gruppo, che cerca di sostenere una causa o promuovere una politica sociale; dall’altro, indica il modo in cui gli avvocati trattano le cause in tribunale. Questa parola, che ha attraversato secoli e culture, è arrivata all’inglese attraverso il francese antico, derivando dal latino medievale advocatia, a sua volta originato dal verbo advocare.

Come spiega il Vocabolario Treccani online, advocare significava letteralmente “chiamare presso” e, nel latino imperiale, acquisì il significato di “chiamare a propria difesa”, da cui l’uso legato alla figura dell’avvocato.

La Macelleria Joe Papandrea augura a tutti gli affezionati clienti un Natale ricco di gusto e un Anno Nuovo all'insegna della soddisfazione e della gioia. Grazie per la vostra fiducia, vi auguriamo un 2025 pieno di prelibatezze e felicità!

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In italiano, a partire dall’etimo latino, si è formata la parola avvocazione, che in passato aveva un duplice significato: da un lato, era usata per descrivere l’esercizio della professione legale; dall’altro, indicava una “perorazione” rivolta a Dio, per protezione o tutela. Questo secondo significato è strettamente

connesso alla tradizione religiosa, come nel caso della Madonna, definita “avvocata nostra” nella preghiera Salve Regina, e al ruolo di santi e angeli nella difesa spirituale di individui e comunità. Oggi, tuttavia, il termine avvocazione è quasi completamente in disuso. Eppure, potrebbe rappresentare un corrispondente adeguato dell’inglese advocacy, almeno nel significato di “difesa, tutela, supporto o attivismo in favore di gruppi socialmente svantaggiati”. Nonostante la sua potenziale validità, il termine inglese ha prevalso anche in italiano, soprattutto nei contesti legati al volontariato e al sociale, complice l’influenza angloamericana. Advocacy è ormai un prestito integrale. Nonostante la sua diffusione sia ancora di nicchia, è registrato da alcuni dizionari italiani come il Vocabolario Treccani online e lo Zingarelli 2025. Quest’ultimo riporta sia la pronuncia italiana adattata (advòcacy), sia quella inglese ('ædvəkəsɪ), evidenziando le differenze nella resa delle vocali e nell’accento.

Allora! partecipa attivamente alla divulgazione della lingua e della cultura italiana all’estero, attraverso la pubblicazione di articoli e di periodiche attività didattiche. La rubrica “Ambasciatori di Lingua” si rinnova per fornire ai lettori delle nozioni semplici, veloci e pratiche di base per imparare la lingua italiana.

no la comunità abbia appreso qualcosa in più sulla Bella Lingua e quanti sono ancora indecisi, si possano impegnare per conoscere più a fondo l’Italiano. La rubrica è realizzata in collaborazione con la Marco Polo - The Italian School of Sydney. NUOVE LEZIONI D’ITALIANO N. 100

Voi che per li occhi mi passaste 'l core

L'italiano è una lingua con un ricchissimo vocabolario, espressioni idiomatiche e sfumature semantiche che riportiamo volentieri in queste pagine, con la speranza che al termine dell’an-

di Guido CavalcantiVoi che per li occhi mi passaste 'l core e destaste la mente che dormia, guardate a l'angosciosa vita mia, che sospirando la distrugge Amore. E' vèn tagliando di sì gran valore, che' deboletti spiriti van via: riman figura sol en segnoria e voce alquanta, che parla dolore. Questa vertù d'amor che m'ha disfatto da' vostr' occhi gentil' presta si mosse: un dardo mi gittò dentro dal fianco. Sì giunse ritto 'l colpo al primo tratto, che l'anima tremando si riscosse veggendo morto 'l cor nel lato manco.

Guido Cavalcanti e lo stilnovismo fiorentino

Le fonti non danno certezze rispetto all'esatta data di nascita di Guido Cavalcanti, ma si sa per certo che nel 1259 fosse già nato. Membro di un casato dell'antica nobiltà fiorentina di parte guelfa la sua famiglia fu segnata dall'impegno politico: nel 1267 sposa la figlia del capo ghibellino Farinata degli Uberti in un tentativo di riconciliazione tra le due fazioni, e nel 1280 promuove un atto di pacificazione per far terminare i pesanti scontri che stavano devastando la città.

Dal 1284 Guido Cavalcanti entra a far parte del Consiglio Generale del Comune fiorentino, il principale organismo politico della città toscana. Come molti altri nobili, però, fu vittima delle cosiddette 'leggi antimagnatizie' promosse da Giano della Bella, che escludevano gli aristocratici dalle cariche politiche cittadine principalmente per arginare la violenza politica che le lotte nobiliari scatenavano.

Infatti, dopo che Giano fu cacciato dalla città per un complotto ordito dagli aristocratici, riprese lo scontro tra le diverse fazioni cittadine che, dopo la definitiva sconfitta dei Ghibellini, si erano divise tra Guelfi Bianchi e Guelfi Neri: la famiglia di Cavalcanti, insieme ad altre, guidava la fazione dei Bianchi, mentre quella dei Neri aveva la propria guida in Corso Donati, un personaggio particolarmente violento che tentò di uccidere Cavalcanti, suo avversario politico.

Oltre che per essere stato uno degli uomini politici protagonisti della sua epoca, Guido Cavalcanti è principalmente ricordato per la sua attività poetica per la quale viene tradizionalmente inserito nella corrente stilnovista.

Della sua opera conosciamo 52 componimenti tra sonetti e ballate, ma la sua attività dovette essere ben più sostanziosa sia dal punto di vista qualitativo che

quantitativo, visti gli elogi con cui è ricordato da Giovanni Boccaccio e, soprattutto, da Dante Alighieri che, oltre ad essere un estimatore convinto della poesia di Cavalcanti, ne fu anche carissimo amico, condividendone l'impegno e la fazione politica.

Dante e Cavalcanti non furono gli unici due letterati che in quegli anni si occupavano della politica fiorentina: quando il secondo divenne parte del Consiglio Generale, trovò al suo fianco altri poeti come Brunetto Latini e Dino Compagni, sintomo del fatto che alla vita politica fiorentina partecipavano davvero i migliori tra i cittadini.

Dopo l'attentato ordito da Corso Donati nel 1292 Cavalcanti tentò di vendicarsi senza mai riuscirci, ma ritrovandosi invece invischiato sempre di più nelle sanguinose lotte intestine tra le diverse fazioni che si contendevano il controllo sulla città toscana. Alla fine, nel 1300, venne costretto all'esilio a Sarzana. Qui si ammalò di malaria e, a causa delle sue pessime condizioni di salute, gli fu concesso di rientrare, ma morì subito dopo il suo ritorno a Firenze il 29 agosto del 1300. Lo stilnovismo è un movimento letterario che nasce e si sviluppa nel particolare periodo della fioritura della civiltà comunale del medioevo e della nascita delle università; un periodo, quindi, di profondo rinnovamento economico, sociale e culturale dell'intera società.

I poeti di questa nuova corrente si pongono in rapporto dialettico con la tradizione letteraria del passato riprendendone i temi classici, come quello della donna-angelo, dell'innamoramento, dell'amore come sentimento capace di travolgere la razionalità, e dei suoi rapporti con la gentilezza, e rielaborandoli attraverso il filtro della filosofia aristotelica o scolastica.

mezz'ora di religione

Il Verbo si fece carne: Dio tra noi, dono di luce e libertà

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato (Lc 2,15-20).

Il Vangelo del giorno di Natale ci presenta il Prologo di Giovanni. In questo Prologo si intrecciano concetti bellissimi; vita, luce, realtà creata, e tutto questo a cascata dall'origine, da Dio stesso. Tra i tanti spunti ne vogliamo cogliere due: il primo è che il Verbo si è fatto carne; il secondo è l'esercizio della nostra libertà nell'accoglierlo o meno. Quest'inno ha il suo punto nodale nel versetto 14: «il Verbo si fece carne e venne in mez-

zo a noi» Ecco, noi parliamo di una persona concreta, non di un mito, ma di una persona dotata di carne: è carne come noi, ha abitato in mezzo a noi e, dice Giovanni, «noi abbiamo contemplato la sua gloria». Ovvero sia, noi abbiamo da incontrare questa persona concreta. Comprendiamo non solo che Dio si è fatto uomo, ma in quali condizioni si è fatto uomo: Lui si è fatto ultimo tra gli ultimi! Dio non è un concetto da capire, ma un bimbo nato in un posto umile che ha vissuto la nostra vita. Se noi contempliamo fino a dove Lui arriva a spendersi per noi, noi comprendiamo chi siamo, quanta dignità abbiamo, quanto Lui ci ama, quanto gli stiamo a cuore. Contemplare la gloria di Dio vuol dire contemplare come Dio è veramente.

La gloria di Dio si manifesta nella sua debolezza, nel suo farsi bambino, nella sua povertà, nella sua morte di croce per amor nostro. «E il Verbo si fece carne». Dio ricomincia da Betlemme. Il grande miracolo è che Dio non plasma più l'uomo con polvere del suolo, dall'esterno, come fu in principio, ma si fa lui stesso polvere plasmata, bambino di Betlemme e carne universale. E se tu devi piangere, anche lui imparerà a piangere. E se tu devi morire, anche lui conoscerà la morte.

Da allora c'è un frammento di Logos in ogni carne, qualcosa di Dio in ogni uomo. C'è santità e luce in ogni vita. E nessuno potrà più dire: qui finisce la terra, qui comincia il cielo, perché ormai terra e cielo si sono abbracciati. E nessuno potrà dire: qui finisce l'uomo, qui comincia Dio, perché creatore e creatura si sono abbracciati e in quel neonato, a Betlemme, uomo e Dio sono una cosa sola» (p. Ermes Ronchi).

Il secondo punto ci parla dell'esercizio della nostra libertà nell'accoglierlo o meno.

«A quanti lo hanno accolto, ha dato il potere di diventare figli di Dio». Ecco l'annuncio meraviglioso: accogliere Gesù nella mia vita, fa sì che possa sbocciare in me quella bellezza sognata da sempre dal Creatore, quell'essere figlio del Padre creato ad

Mazara del Vallo e la reliquia del barcone?

immagine e somiglianza di Dio, modellato su Cristo che si è fatto uomo come noi. Qui è il punto: accoglierlo sul serio oppure no! «È in questa accoglienza che si gioca il senso del vivere. Più che senso, è meglio dire sapienza. Cioè sapore, gusto. Il sale nella minestra: quello che manca oggi... Di questo senso, di questo orientamento decisivo, di questo intimo significato delle cose, di questo profondo perché, oggi sentiamo tutti un incredibile bisogno. Scoprire, sotto lo scorrere dei grani del tempo, il filo nascosto che articola i giorni, senza frantumarli in monadi chiuse. Leggere, sotto la scorza degli avvenimenti, tristi o luttuosi, la tensione ultima che li lega al Regno. Udire la voce segreta che geme nell'universo, sofferente per i travagli del parto. Intuire che i frammenti di gioia che si sperimentano quaggiù fanno parte di un mare di felicità, in cui un giorno faremo tutti naufragio. Percepire che il nostro vuoto può essere riempito solo «dalla sua pienezza». È così grande il dono, che san Paolo sente il bisogno di chiedere per tutti da Dio questo «spirito di sapienza». A noi non resta che augurarci che «possa egli davvero illuminare gli occhi della nostra mente per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati». Se le cose stanno così, benvenuta «tenda di Dio in mezzo a noi»!

La diocesi di Mazara del Vallo ha avviato un pellegrinaggio per venerare un frammento ligneo del barcone naufragato a Cutro nel 2023, un evento che ha provocato profondo dolore per la perdita di 94 vite umane. Questo frammento, chiamato "KR46M0" in memoria di un bambino morto nella tragedia, è stato presentato come un segno tangibile per riflettere sul dramma delle migrazioni e suscitare una rinnovata sensibilità cristiana. Mons. Angelo Giurdanella, vescovo di Mazara, ha accolto questa iniziativa promossa dall'Ufficio diocesano per le migrazioni. Il frammento, racchiuso in una cornice simbolica, è stato benedetto per intraprendere una peregrinazione nelle parrocchie della diocesi fino al 10 gennaio 2025. «Questo segno è un invito a pregare per coloro che hanno perso la vita nel tentativo di trovare una speranza, e per noi, affinché possiamo accogliere Cristo nei nostri fratelli migranti», ha dichiarato il vescovo.

Tuttavia, non sono mancate critiche. L’associazione Iustitia in Veritate ha espresso perplessità, sottolineando che l'uso del termine "reliquia" non sarebbe conforme al diritto canonico, che riserva tale definizione a oggetti direttamente connessi a santi riconosciuti. Secondo l'associazione, l'iniziativa rischia di creare confusione nella fede, trasformando un simbolo

umano di tragedia in qualcosa di impropriamente sacro.

La Chiesa, nella sua lunga tradizione, ha sempre trattato le reliquie con grande discernimento, come strumenti per elevare il cuore dei fedeli verso Dio. Qui, però, emerge il rischio di una deriva ideologica che potrebbe svuotare il valore spirituale di tali segni. Iustitia in Veritate mette in guardia: «Non possiamo costruire una fede su simboli che, pur nobili nelle intenzioni, non trovano radici nella Rivelazione o nella Tradizione».

Papa Francesco, nel suo storico viaggio a Lampedusa nel 2013, utilizzò un pastorale e alcuni vasi sacri ricavati dal legno di un barcone naufragato. Anche allora, l’intento era di richiamare l’attenzione sull’umanità ferita dei migranti. Tuttavia, questa iniziativa di Mazara sembra spingersi oltre, rischiando di trasformare un invito alla compassione in una controversia teologica.

La sfida per la Chiesa è quindi duplice: rimanere fedele alla propria missione di annunciare la verità di Cristo e, al contempo, non perdere l'occasione di manifestare la sua misericordia verso i più poveri e vulnerabili. Come cristiani, siamo chiamati a discernere con saggezza, affinando il nostro sguardo per distinguere ciò che è veramente sacro e ci avvicina a Dio, da ciò che potrebbe a ridurre a buone intenzioni.

cultura italiana

Vino in anfora: dove nasce e come si diffonde in Italia

di Davide Paolini

Dalle Kvevri (o Qvevri) alle Tinajas: il vino in anfora è un metodo di vinificazione antico, nato in Georgia e poi diffuso in molta parte del Mediterraneo. Il pioniere italiano è Josko Gravner, ma oggi l'anfora sta tornando alla ribalta.

Il Futuro è antico! Una metafora che veste in modo perfetto le anfore, contenitori di vinificazione delle uve, sempre più alla ribalta nella narrazione del vino.

“Futuro” perché molti produttori, enologi, sommelier, consumatori evoluti, le trovano spesso nelle cantine (o anche fuori, interrate) e al centro della produzione.

KVEVRI PATRIMONIO IMMATERIALE DELL'UMANITÀ

“Antico” perché il vino è nato nell'anfora. A quanto pare, furono proprio i vasi vinari caucasici, le Kvevri o Qvevri, a ospitare la prima vinificazione, risalente al 6.000 a. C. nell’attuale Georgia, dove, nei siti archeologici di Shulaveri Gora e Gadachirli, sono stati rinvenuti frammenti di otto giare in terracotta, con tracce che riportano al vino.

L’unico Paese dove, da sempre, il futuro e l’antico delle anfore si fondono è la Georgia perché lì non c’è mai stata, nel tempo,

nelle festività: insieme al vino e alle vigne, frequentemente evocate nelle tradizioni orali e nelle canzoni, costituisce una parte inseparabile dell’identità culturale delle comunità georgiane.

La conoscenza di questo patrimonio è stata tramandato dalle famiglie, dai vicini e dagli amici, tutti coloro che partecipano alle attività condivise di vendemmia e vinificazione”.

Un giusto riconoscimento dell’Unesco perché ha permesso ai georgiani di farne un simbolo di identità nazionale, così come dovrebbe venire riconosciuta la candidatura della “cucina italiana tra sostenibilità e diversità”, di certo più identitaria per gli italiani, rispetto alla “dieta mediterranea”, accettata a suo tempo.

IL VINO IN ANFORA

DALLA GEORGIA

AL MEDITERRANEO

soluzione di continuità di produzione con le giare per la vinificazione, al punto che tale metodo ha avuto il riconoscimento dell’Unesco, come Patrimonio Immateriale dell’Umanità, così riconosciuto: “il metodo di vinificazione Qvevri prende il nome dal particolare vaso di terracotta ovale, in cui il vino fermenta ed è riposto nei villaggi e nelle città di tutta la Georgia.

La tradizione gioca un ruolo vitale nella vita di tutti i giorni e

Dalla Georgia, dove i Qvevri hanno una capacità che varia tra i 100 e i 4000 litri (i più diffusi si attestano ai 1000 litri), le giare si sono diffuse ovunque nei paesi vinicoli, con una storia più antica come quella delle Tinajas in Spagna e anche in Italia, dove la produzione e l’utilizzo è più recente, soprattutto all’Impruneta. Siamo nel territorio chiantigiano assai noto per la produzione di cotto fiorentino per pavimenti e

articoli di artigianato con l’argilla. Qui la prima azienda a costruire anfore per la vinificazione è stata la Fornace Artenova nel 2008, seguita dalla Fornace Manetti Gusmano&figli, di proprietà della famiglia Manetti, di cui fa parte Giovanni, presidente del Consorzio Chianti Classico, utilizzatore di anfora in alcuni dei suoi pregiatissimi vini.

La produzione di questi contenitori non è solo in Toscana, si è sviluppata anche altrove: in Trentino con la Tava di Mori e, in Umbria a Città di Castello con la Sirio.

JOSKO GRAVNER, IL PIONIERE DEL VINO IN ANFORA IN ITALIA

Il primo tentativo di utilizzo di anfora in Italia è stato di uno dei più prestigiosi produttori italiani: Josko Gravner di Oslavia, nel Collio Friulano, al confine con la Slovenia. Siamo intorno a metà degli anni Novanta: dopo una povera vendemmia, Josko sperimenta la vinificazione in un’anfora fornitagli da un amico georgiano.

I risultati sono stati sicuramente incoraggianti perché Gravner compie poi un viaggio in Georgia (non più parte dell’Unione Sovietica) e fa ritorno con una grande anfora caucasica di terracotta integrale. Così, nel 2001, sperimenta con successo un metodo “rivoluzionaria” in Italia, rinunciando all’acciaio e alle barrique, con le uve calate nelle anfore con le bucce.

Questa tecnica della fermentazione con le bucce, sia nei bianchi, sia nei rossi, ha avuto un seguito notevole nel panorama vinicolo italiano con i vini cosidetti “naturali”.

Nell’anfora interrata di Gravner prendono vita due importanti vini, dopo un passaggio in botti grandi: il bianco Breg (blend di Sauvignon, Pinot grigio, Chardonnay e Riesling) e il rosso Breg (100% di uve Pignolo).

La trasformazione della produzione di Gravner continua poi nel 2012, quando decide di espiantare i vitigni internazionali e continuare solo con vitigni autoctoni: Ribolla per il vino bianco e Pignolo per il rosso.

LA VINIFICAZIONE IN ANFORA IN ITALIA

Nell’altro capo dell’Italia, in Sicilia, l’azienda agricola Cos (di Giampiero Cilia, Cirino Strano e Giusto Occhipinti), nel 2000, comincia a utilizzare le anfore spagnole, le Tinajas, per la fermentazione e il successivo affinamento del Cerasuolo di Vittoria, con eccellenti risultati.

Come l’acciaio, l’argilla è un materiale neutro che non cede sostanze aromatiche al vino durante l’affinamento. Per questo mantiene intatta l’uva, offrendone così la più pura interpretazione. Come il legno, l’anfora di terracotta possiede una porosità che deriva dall’impasto dell’ar-

gilla e dalla sua temperatura di lavorazione: minore è il grado di cottura, maggiore sarà la capacità di scambiare l’ossigeno con l’esterno, arricchendo il vino di gusto e colore.

Dagli anni 2000 l’utilizzo delle anfore è notevolmente cresciuto e si è sviluppato in quasi tutti i territori vocati alla viticoltura per i suoi apporti positivi alla produzione.

Tra gli antisegnani: Alessandro Sgaravatti di Castello di Lispida a Monselice, l’azienda agricola Foradori, a cui poi hanno fatto seguito, tra gli altri: Petrolo, Frank Cornelissen, Paraschos, Francesco Cirelli, Elena Fucci, Corte Sant’Alda, Castello dei Rampolla, Elena Casadei Wine (con 3 aziende a Rufina, a Suvereto, a Gergei Olianas), l’azienda agricola romagnola Vistamare con il vino “La Ciola” del noto chef Carlo Cracco. Il successo recente delle anfore succede in Italia al grande boom delle barrique, da metà degli anni Ottanta, dopo una conferenza a Firenze, a Palazzo Antinori, del grande enologo russo-americano, Andrè Tchelistcheff, uno dei principali artefici dello sviluppo della Napa Valley, che ne illustrò i benefici.

Il ricorso in massa alle barrique, provocato dalla domanda del vino internazionale (soprattutto americana) e dallo scatenarsi di una vera e propria moda nel mercato interno, ha generato purtroppo, oltre a vini rossi eccellenti, anche molti “vini dei falegnami” (così da me definiti). Il successo ha fatto sì che la scritta in etichetta di barricato promuovesse un aumento del prezzo di vendita, quasi fosse una qualità aggiunta e non mero strumento di produzione.

Speriamo che le anfore, oggi tendenza di nicchia, non diventino una moda.

Al lora! storie di italiani

L’artista della “Montagna”

di Generoso D’Agnese

Iniziò a far conoscere il suo nome nella città di Barre, nel Vermont. E non era un caso. A Barre infatti passarono, nell’Ottocento, la maggior parte degli artigiani della pietra: scalpellini, modellisti e scultori, consegnando una pagina epica dell’emigrazione al piccolo centro che oggi sopravvive grazie al triste artigianato di pietre tombali.

Anche Luigi Del Bianco arrivò a Barre per lavorare come scalpellino, dopo essersi fermato per qualche tempo a Port Chester. E nella cittadina del Vermont, considerata la Carrara degli Stati Uniti, conobbe tanti altri italiani.

Luigi era nato nel porti Le Havre il 9 maggio del 1892, figlio di Vincenzo e Osvalda che tornavano nella loro Friuli dopo un viaggio negli Stati Uniti. Luigi visse l’infanzia nel piccolo paese di Meduno (Pordenone) e fin da ragazzo dimostrò un grande talento con lo scalpello per la pietra. All’età di undici anni divenne apprendista presso intagliatori austriaci e dopo due anni si trasferì a Venezia per approfondire le conoscenze tecniche della scultura in pietra.

Fu un cugino, residente a Barre, a suggerirgli di trasferirsi in terra americana. Luigi, a 17 anni si imbarcò a Napoli sulla motonave La Touraine. Era il 1908. Il giovane friulano riattraversò l’Oceano dopo cinque anni, per arruolarsi e combattere nella prima guerra mondiale. Uscito indenne dal tragico conflitto si reimbarcò ancora una volta per gli Stati Uniti e dare inizio alla sua definitiva avventura professionale. Stabilitosi a Port Chester, Del Bianco conobbe Nicoletta Cardarelli che divenne sua moglie e gli regalò la paternità di 5 figli: Teresa, Silvio, Vincenzo, Cesare e Gloria. Il matrimonio con Nicoletta incise nella vita dello scultore friulano non solo affettivamente.

Fu infatti il cognato, Alfonso Scafa a segnalare il suo nome allo scultore di origini danesi Gutzon Borglum, che lo chiamò nel suo studio a Stamford, in Conncecticut per delle collaborazioni saltuarie. E sarà proprio Borglum l’uomo cui verrà affidata nel 1924 la progettazione del più grande monumento scultoreo della storia degli Stati Uniti: Il Mount Rushmore. Borglum si affezionò al suo giovane assistente. Alla sua morte, avvenuta nel 1941, il friu-

lano e altri due amici avrebbero rilevato lo studio di Stamford ereditandone l’onere e gli onori. Gli anni venti videro Borglum e Del Bianco fianco a fianco nella realizzazione del Governatore Hancock Memorial in Sud Carolina, nella Stone Mountain in Georgia al Memorial delle guerre americane di Newark (New Jersey). A causa delle sue fattezze dal tratto tipicamente mediterraneo, il friulano divenne anche il modello per almeno 20 delle sculture del Memorial di Newark. Chiamato nel 1932 a realizzare il monumento di Mount Rushmore, Borglum affidò inizialmente la guida degli scultori a Hugo Villa che però abbandonò dopo poco l’incarico. Il danese non ebbe dubbi su chi scegliere come nuovo capo scultore e chiamò il collega originario di Meduno: “il suo valore, per questo particolare lavoro, equivale a quello di tre uomini”, spiegò l’artista nella sua corrispondenza.

Del Bianco iniziò con il dar vita al volto del presidente Thomas Jefferson, oltre a eliminare il granito tra il volto dello stesso e quello di Gorge Washington. Due anni dopo però lo scultore friulano abbandonò a sua volta temporaneamente il lavoro, a causa del salario troppo basso. L’assenza di Del Bianco provocò un duro colpo nella prosecuzione dell’opera. Lo stesso Borglun ammise che la perdita dell’italiano aveva interrotto tutto il lavoro di rifinitura delle facce di Washington e Jefferson. I commissionari furono infine costretti a rivedere l’impegno economico aumentando considerevolmente (da 0,90 a 1,50 dollari l’ora) la paga di Del Bianco. Una retribuzione ottima in un periodo segnato dalla Grande Depressione.

Trasferitosi nel 1935 con moglie e i primi tre figli in Keystone, Luigi Del Bianco visse a stretto contatto con i Nativi americani. I suoi figli frequentarono le scuole insieme ai bambini della tribù Lakota (Sioux) e divennero fratelli di sangue dei pellerossa. Era facile vederli cavalcare i pony e nuotare nudi nelle acque dei ruscelli. Il ritorno di Del Bianco portò nuova euforia nel cantiere del Mount Rushmore.

“Egli è - spiegò in una lettera Borglum - il solo tagliapietre intelligente ed efficiente che capi-

sce il linguaggio dello scultore.”

L’ideatore predispose una nuova organizzazione del cantiere e diede disposizioni al sopraintendente William Tallman di far lavorare tutti i trapanatori e gli scalpellini sotto la supervisione del capo-scultore friulano. A Del Bianco fu affidata la responsabilità dei modi e dei metodi della ripulitura e della finitura della scultura e nel 1936 egli riprese a lavorare per dare maggiore espressività al volto del presidente Washington. In quello stesso anno venne completato il volto di Jefferson mentre l’anno seguente toccò a Lincoln e due anni dopo a Roosevelt. Una geniale tecnica venne usata per rendere “umani” gli occhi dei quattro volti di granito. Del Bianco e il suo staff intagliarono delle pietre di granita a forma di cuneo e le inserirono nelle cavità degli occhi, ottenendo che il riflesso della luce li facesse brillare come fossero viventi. La grandiosa opera fu ultimata nel 1941, e il Mount Rushmore National Memorial venne inaugurato poche settimane prima del tragico attacco giapponese a Pearl Harbour. L’entrata in guerra degli Stati Uniti fece passare in secondo ordine gli artigiani e il loro straordinario lavoro eseguito sul Mount Rushmore. Luigi Del Bianco tornò a Port Chester per

dedicarsi a un lavoro ben più triste. Durante gli anni di guerra realizzò infatti più di 500 pietre tombali per le famiglie dei caduti nel conflitto. Lo scultore friulano non rivendicò mai i propri straordinari meriti nella realizzazione di quella che oggi è considerata una delle meraviglie del Mondo. Tornò in visita a Meduno per visitare parenti e amici e visse della propria arte conservando per se i ricordi. L’artista della pietra morì il 20 gennaio del 1969, senza voler mai vantare il proprio contributo alla grandiosa opera. È toccato al figlio Cesare rispolverare questa straordinaria pagina del lavoro italiano nel Mondo. Il figlio dell’artista ha scoperto appunti, fotografie e documenti e ha regalato numerosi cimeli al museo della cittadina friulana per mantenerne vivo il ricordo. I cittadini di Post Chester gli resero onore dedicandogli una sezione italiana nel Washington Park. Il nipote Lou Del Bianco, noto attore, ha voluto ricordare la figura del nonno realizzando insieme alla moglie Camille il libro “In the Shadow of the Mountain” e affidando anche al Boss delle Torte, Buddy Valastro una riproposizione pasticcera del grande monumento. In ricordo di un uomo che seppe trasformare la montagna in opera d’arte.

Massimo Zordan, l’attore Veneto innamorato degli USA

Premiato nel 2019 dalla Presidente AIAE, Association of Italian American Educator, come Insegnante dell’anno, ama la Sicilia e vorrebbe conoscere anche la bellissima terra australiana. Insegnando alla Scuola d’Italy ha potuto coniare il doceo-pedagogico: “Il teatro non è solo un’arte, ma uno strumento educativo per la crescita della lingua italiana”

di Ketty Millecro

Quando si intervista un personaggio famoso in Italia, “trapiantato” in America per lavoro, è entusiasmante conoscere le sue origini e gli sviluppi che lo hanno formato.

L’intervistato in questione è l’attore ed educatore teatrale Massimo Zordan. Sorridente e gentiluomo nell’aspetto e nei modi, si proclama affascinato dalla Sicilia, nella quale agli esordi era giunto con una compagnia teatrale a Giardini Naxos e in provincia di Messina.

Dopo essere nato a Vicenza, in Veneto, ha girato l’Italia in lungo e in largo. Proprio in Veneto parte la sua “giostra teatrale”. Una compagnia cercava attori del nord Italia, disponibili a lavorare in Sicilia.

Poiché il suo primo approccio al teatro era per superare la timidezza, come tanti giovani dilettanti, ci prova e viene pre-

scelto. Dopo il primo, il secondo e il terzo spettacolo, si sente “risucchiare da quel vortice piacevolissimo del mondo del teatro”, da cui non riuscirà mai più a staccarsi.

Ha abitato per quindici anni in Sardegna, fondando una compagnia di teatro navigante. “Era bellissimo, sottolinea, essere in barca a vela nel Mediterraneo e mettere in scena nei porti degli

spettacoli incredibili”. La sua professionalità deriva da ciò che ama dì più, il teatro, nel quale si trasforma, si libera di tutto ed è, invece, un tutt’uno con il suo pubblico che ama follemente. Rammenta il periodo dell’”Accademia di arti drammatiche di Palmi”, poi come attore nel progetto “Teatri DiMare”, la collaborazione in Salute mentale della Sardegna e nel progetto “LiveTake Italian language and improvisational “.

Dopo Roma, come tutti coloro che amano e vivono per l’arte, un periodo di crisi. Inaspettatamente incontra una persona che doveva trasferirsi in America, che gli propone di partire per New York. Accetta ed essendo consapevoli della sua esperienza teatrale viene chiamato a preparare i bambini per una rappresentazione.

In seguito, viene confermato per altre quattro rappresentazioni. Dopo tre mesi da turista, avendo inviato un corposo curriculum, viene convocato alla Scuola internazionale, dove insegnerà a bambini italiani, italoamericani, russi, asiatici, spagnoli.

Si sente di ringraziare la Direttrice Maria Pia Palandra, che ha creduto nel suo forte ingegno, ottenendo il visto per la permanenza a New York e da lì un’ascesa sempre più brillante. Insegna per 7 anni nella Scuola d’Italia. Dal 2003 un percorso autonomo con Kairos con la regista Laura Caparrotti, una compagnia italiana, l’unica che

organizza “Il festival del teatro”, con bando in Italia.

Zordan partecipa all’interno del comitato, dove vengono richiesti dei lavori in italiano. Per i vincitori, i lavori vengono poi tradotti in inglese e recitati in pubblico da attori americani.

Il progetto si conclude per coloro che vengono selezionati con una mini-tournée in America con la recitazione in italiano. Massimo ha visto l’apogeo della sua carriera nel 2012, quando ha avuto un ruolo primordiale come co-protagonista nella Commedia del “Cyrano De Bergerac”, con il prestigioso regista Alessandro Preziosi, eccezionale interprete di Elisa di Rivombrosa.

In televisione Zordan ha partecipato al film-fiction Distretto di polizia 4 e Distretto di polizia 5, dove è da sottolineare l’incontro con la regista Monica Vullo, che non conoscendo il suo talento, alla fine delle riprese, si complimenta per le grandi abilità di recitazione di Massimo.

C’è anche da rievocare una sua parte graditissima in una puntata Don Matteo.

Il suo approccio con la lingua inglese è decisamente migliorato, tuttavia Massimo sostiene che, bisognerebbe rimanere tutto il giorno con persone di madrelingua per un corretto English. “Occorrerebbe essere immersi totalmente tra gli americani per conversazioni più fluenti”, continua.

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La lingua deve divertire come l’insegnamento del teatro ai bambini, con un “goloso antipasto” di ironia e piacevolezza. Insegnando alla Scuola Italy ha potuto coniare il doceo-pedagogico. Zordan è convinto che “il teatro non sia solo un’arte, ma uno strumento educativo per la crescita della lingua italiana. Unendo questi due fattori la lingua diventa viva con la narrazione, l’improvvisazione e la creazione”.

Al Consolato d’America ha conosciuto tante persone di cultura di grande spessore, tra cui nel 2019 la Presidente AIAE, Association of Italian American Educators, la giornalista Cav. Josephine Buscaglia Maietta,

Radio Host e Producer del programma radiofonico “Sabato Italiano” di Radio Hofstra University di New York. La speaker Maietta ha sempre apprezzato gli italoamericani e promosso con tenacia la cultura italiana all’estero. La comunicazione direttamente dalla Presidente AIAE, di dover essere premiato come Insegnante dell’anno, lo ha reso strafelice, un titolo che ha arricchito maggiormente il suo curriculum.

Massimo è stato ospite tante volte nel suo programma radiofonico. Prepara spettacoli, che vengono apprezzati da Associazioni, insegnanti e Report ed ha creato un Almanacco. L’attore-pedagogo ha creato tanti progetti e creato tante compagnie, ma il suo sogno è quello di farsi conoscere in tutto il mondo. Meriterebbe essere definito l’esploratore degli animi di coloro che vivono di teatro. Vorrebbe visitare il mondo e giungere in Australia, terra bellissima che ama molto, come ipse dicit. Ricorda che quando studiava l’inglese in America, gli insegnanti gli facevano osservare l’etimologia del vocabolo, che spesso era derivante da un inglese-australiano. Invita tutti a provare l’esperienza americana. Si rivolge a coloro che vogliono sperimentare questo viaggio, rassicurandoli che l’America apre un mondo tutto nuovo, non solo fatto di giganteschi grattacieli e luci.

È pur vero che cambiano le abitudini e le conoscenze, ma gli States sono un altro “pianeta”, dove le luci di New York sono gli Italoamericani. Si accende un’energia creativa, galvanizzata e inesauribile, anche per chi viene solo in vacanza.

La nostra intervista volge all’epilogo, con un attore di grandi doti intellettive e accurata sensibilità. Un colloquio, ricerca originale con un personaggio italiano, che sperimenta sè stesso ogni giorno e che diviene immagine di una realtà nuova.

Geniale estro dal sapore diverso dal solito, ma con un cuore “ingegnoso”, tutto italiano, desideroso sempre “di virtude e conoscenza”.

Al lora! la pagina della Donna

Donne italiane missionarie nel mondo: tra vocazione, sacrifici e impatti sociali

Le missionarie italiane sono figure straordinarie che, guidate da un profondo senso di vocazione, hanno lasciato la propria patria per portare aiuto, fede e istruzione nei contesti più difficili del mondo. Da decenni, queste donne si distinguono per il loro impegno nei campi dell’assistenza sanitaria, dell’educazione, dello sviluppo comunitario e della difesa dei diritti umani. Esse operano in Paesi caratterizzati da povertà estrema, conflitti e instabilità politica. La loro presenza è spesso sinonimo di speranza per le comunità locali. Si dedicano a programmi di alfabetizzazione per donne e bambini, a iniziative di emancipazione femminile e a progetti sanitari che offrono cure gratuite o a basso costo. Le loro competenze sono il risultato di una formazione rigorosa, che combina teologia, pedagogia e medicina.

Uno dei casi più noti è quello delle Suore Comboniane, che operano in Africa per promuovere l’istruzione e il rispetto dei diritti umani, o le Suore Francescane Missionarie che in America Latina assistono le popolazioni indigene. Le loro iniziative hanno spesso un impatto duraturo, contribuendo a migliorare le condizioni di vita nelle aree più svantaggiate.

Tuttavia, la vita missionaria non è priva di sacrifici. Le missionarie si trovano spesso a vivere in condizioni di estremo disagio, lontane dalle proprie famiglie e dalla cultura d’origine. La soli-

tudine, le difficoltà linguistiche e l’esposizione a malattie sono solo alcune delle sfide quotidiane. In alcuni casi, le missionarie affrontano anche situazioni di pericolo, dovute a conflitti armati o a contesti di discriminazione religiosa.

Non mancano critiche al ruolo missionario, soprattutto da chi lo considera un residuo del colonialismo culturale, accusando queste figure di imporre modelli occidentali alle culture locali. Tuttavia, molte missionarie si impegnano per un approccio rispettoso, collaborando con leader locali e adattando i loro interventi alle esigenze specifiche delle comunità.

I progetti portati avanti dalle missionarie hanno spesso un impatto positivo non solo sul piano materiale, ma anche su quello sociale. Esse contribuiscono alla costruzione di ponti culturali e favoriscono il dialogo interreligioso. La loro opera umanitaria è un esempio concreto di solidarietà internazionale, contribuendo a migliorare l’immagine dell’Italia nel mondo e rafforzando i legami tra i Paesi. Rappresentano un modello di coraggio, altruismo e dedizione.

Pur tra difficoltà e critiche, il loro contributo continua a essere fondamentale per molte comunità, dimostrando che l’azione solidale può superare le barriere culturali e geografiche. La loro storia è una testimonianza del potere trasformativo della fede e della solidarietà

Rita Levi Montalcini

Sentiamo parlare delle donne, dei valori, delle discriminazioni solo in poche occasioni durante l’anno, ovvero l’8 marzo, giornata di Festa Internazionale della Donna e il 25 novembre Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, violenza in ogni suo aspetto, materiale o psicologico, riportata costantemente dai media. Ma donna, madre, sorella, figlia... Sì, e sempre!

Ogni giorno ci sono donne costrette a subire enormi discriminazioni: essere silenziate, abusate, minacciate, comandate come le antiche schiave sotto padrone. Solo quando passeremo dagli slogan a difesa del genere femminile ai fatti, solo allora, potremo dire di essere una società più equa, giusta, solidale ed inclusiva.

Voglio dare vita a questa pagina dedicandola ad una donna di grande spessore umanitario ed esempio di emancipazione femminile: Rita Levi Montalcini. Nasce il 22 aprile del 1909 a Torino, con la sorella gemella Paola, da Adamo Levi e Adele Montalcini, in una famiglia ebrea sefardita. Entra nella scuola medica di Levi all’età di vent’anni, si laurea nel 1936 in medicina e chirurgia. Fermamente intenzionata a proseguire la sua carriera accademica come assistente e ricercatrice in neurobiologia e psichiatria, l’ebrea Rita è costretta, a causa delle leggi razziali emanate dal regime fascista nel 1938, ad emigrare in Belgio insieme con l’istologo Giuseppe Levi.

La passione per la sua materia, lo studio del sistema nervoso che l’avrebbe accompagnata per tutta la vita, la spinge ad andare avanti tanto che continua le sue ricerche in un laboratorio casalingo. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale è difficile intraprendere delle ricerche e, dopo un girovagare, approda a Firenze dove vive in clandestinità per qualche anno prestando collaborazione, come medico volontario, fra gli alleati.

Finita la guerra, ritorna nel suo paese natale continuando le sue ricerche insieme con Levi. Riceve un’offerta dal Dipartimento di zoologia della Washington University, dove può proseguire le sue ricerche ricevendo incari-

chi prestigiosi tanto da restare in America per oltre trent’anni, precisamente fino al 1977.

Tra il 1951 e il 1952 Rita Levi Montalcini scopre il fattore di crescita nervoso noto come NGF che gioca un ruolo essenziale nella crescita e differenziazione delle cellule nervose sensoriali e simpatiche.

Nel 1986 le è conferito il Premio Nobel per la medicina.

Dal 1989 al 1995 lavora presso l’Istituto di Neurologia del CNR con la qualifica di super esperto.

Per tutta la vita si è dedicata ad attività di interesse sociale, quale la campagna contro le mine anti-uomo e la responsabilità degli scienziati nei confronti della società civile.

Nel 1992 istituisce, insieme con la sua gemella Paola, la fondazione Levi Montalcini in memoria del padre Adamo, rivolta alla formazione e all’educazione dei giovani, nonché al conferimento di borse di studio per giovani studentesse universitarie africane; tutto ciò con l’obbiettivo di creare una classe di giovani donne che svolgano un ruolo di leadership nella vita scientifica e sociale del loro paese ed è del 1999 la sua nomina ad ambasciatrice dell’Organizzazione per l’Alimentazione e l’ Agricoltura (FAO) per contribuire alla campagna contro la fame nel mondo.

Nel 2008 l’Università degli

causa in biotecnologie industriali.

Nel 2009, quando ha compiuto già i suoi cento anni, Rita è registrata come la vincitrice più longeva del premio Nobel fra i ricercatori ed è stata, altresì, la senatrice in carica più anziana della nostra storia repubblicana.

Rita Levi Montalcini ci ha lasciati alla straordinaria età di 103 anni, il 30 dicembre 2012, a Roma che la salutò con camera ardente presso il Senato della Repubblica Italiana mentre le sue spoglie riposano nella tomba di famiglia, presso il Cimitero Monumentale di Torino.

Grazie, Rita grande donna, per tutto quello che il tuo cuore e la tua professionalità hanno voluto donare all’intera umanità senza differenza di razza o di religione.

Mi piace che tutti possiamo ricordare le sue seguenti parole:

“Le donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quello sociale. Le donne sono la colonna vertebrale della società“

“Posso dire che l’unico ideale per cui ho lavorato è stato quello di aiutare gli altri e forse, per questo, la ricerca mi ha dato molto di più di quanto potessi sperare”.

Rita Levi Montalcini

Studi di Milano Bicocca, fondata nel 1998, le ha assegnato una laurea honoris

Teresa Grigolini, una donna straordinaria

di Angelo Paratico

Suora nelle Pie Madri della Nigrizia, Teresa Grigolini nacque a Mambrotta di San Martino Buon Albergo il 18 gennaio 1853. Manifestò, fin da adolescente. Nel 1872 – l’allora giovane Daniele Comboni, le chiese di entrare nell’Istituto di suore dedicate alla missione dei neri nell’Africa centrale. Così, nel gennaio 1874, entrava a Verona, in Via Santa Maria in Organo per diventare Pia Madre della Nigrizia. Morì il 21 ottobre 1931 a 81 anni. Nel 2012 fu iniziata la pratica per la sua beatificazione.

Ringrazio l’amico Gaetano Zanotti per avermi parlato di lei e qui pubblichiamo un bel articolo di Lucetta Scaraffia, sulla rivista dei Comboniani.

La violenza sessuale è stata fin dalle origini uno dei modi di torturare le donne cristiane che si rifiutavano di abbandonare la loro religione. Il cristianesimo, del resto, è l’unica religione che prevede per le donne la scelta della castità come via spirituale. Una delle novità più travolgenti del cristianesimo antico, infatti, è stata proprio la possibilità per le donne di scegliere la castità, rendendole uguali a monaci ed eremiti, e superiori ai laici appesantiti dalle preoccupazioni familiari.

Ma questa uguaglianza veniva a cadere davanti al martirio. I pagani, infatti, molto colpiti dal numero crescente di vergini cristiane, verso la fine del III secolo avevano cominciato a infliggere loro persecuzioni che assumevano la forma di violenza sessuale o di obbligo a prostituirsi nei lupanari. Si trattava di un tipo di martirio specifico riservato alle donne consacrate al Signore, un martirio che gli uomini non conoscevano e che è ricordato nei primi martirologi cristianivalga per tutti il celebre caso di Agnese - ma che non è stato sufficiente in sé a determinare la santità: Agnese è venerata come martire perché, dopo essere stata esposta nuda in un lupanare, è stata uccisa. Dopo i primi secoli, finite le persecuzioni, la violenza sulle donne consacrate si è ripetuta più raramente nelle terre cristiane, per ricomparire agli inizi dell’età contemporanea, quando rivoluzioni e invasioni hanno imposto la cacciata

delle monache dai monasteri di clausura. Soprattutto è ricomparsa - e purtroppo anche oggi costituisce un rischio reale - per le suore missionarie o che vivono in zone di guerra interreligiosa ed etnica.

Se ne parla poco, si tratta di situazioni difficili da definire e soprattutto da risolvere, specialmente quando la violenza dà origine a un figlio, evento che naturalmente obbliga la suora violentata a rinunciare alla sua vocazione di religiosa.

Su questi episodi gravano ancora l’imbarazzo e la vergogna che, fino a qualche decennio fa, impedivano anche alle nostre società di giudicare le violentate come vittime: su di loro sembrava sempre calare l’ombra della colpa, della connivenza con il violentatore. Se in ambito laico il femminismo ha combattuto

per sfatare questo pregiudizioche induceva molte donne a non denunciare la violenza subita - nel mondo cattolico questa opinione sta scomparendo solo ora, come dimostra il processo di beatificazione che le suore comboniane stanno preparando nei confronti di un’eroica missionaria costretta al matrimonio più di cento anni fa, Teresa Grigolini.

Teresa, una giovane donna che condivide il sogno di Daniele Comboni di «rigenerare l’Africa», fu una delle prime religiose a seguirlo nel 1875 nel Sudan, in luoghi inospitali per il clima e l’estrema povertà, con tanta passione e competenza da essere considerata dal fondatore «il modello della vera suora missionaria dell’Africa centrale, il primo e più compiuto soggetto della congregazione delle Pie

madri della Nigrizia». Altre lettere di missionari comboniani che collaboravano con lei confermano questo lusinghiero giudizio: «Essa - scrive Padre Orwalder dalla missione di El Obeid - è l’anima di tutte: quando lei manca, manca tutto. È portatrice di gioia, di coraggio, e guai a noi se il Signore la prendesse con sé». Teresa non muore di malattia, come tante coraggiose giovani che l’hanno seguita, ma incontra un supplizio peggiore quando la missione viene occupata dalle truppe vittoriose del Mahdi. Sarà costretta infatti a vivere dieci anni in prigionia, torturata da stenti e timori di violenza, ma soprattutto dal dolore di sentirsi abbandonata dal clero e dalla sua congregazione, che non riuscivano a fare arrivare soccorsi né ad avviare tentativi diplomatici per liberare i prigionieri. Nelle memorie della prigionia, che scrisse pochi anni prima di morire - un testo drammatico proprio per lo stile scarno e senza fronzoli - Teresa scrive: «Dico che peggio di così non può succedere al mondo». Dopo questi anni, in cui ha sempre resistito alle pressanti richieste di apostasia e ha più volte proclamato di preferire a questa la morte, con le altre suore viene costretta dal Mahdi al matrimonio. Si organizzano così matrimoni fittizi con alcuni greci, anch’essi prigionieri ma, dopo sette anni in cui non nascono figli, diventa improvvisamente necessario, per la salvezza di tutti, che almeno uno dei matrimoni venga consumato e la nascita di un figlio lo provi. Padre Orwalder decise che si doveva sacrificare proprio Teresa - tutte erano state sciolte dai voti all’arrivo del Mahdi - con una scelta poi contestata duramente, al momento del ritorno in Italia, sia dalla Santa Sede che dalla famiglia Grigolini. Perché richiedere questo drammatico strappo a una missionaria perfetta?

Sappiamo solo che Teresa, seppure con disperazione, ha avuto la forza di obbedire: «Confesso pure la mia miseria, pensai che il Signore mi avesse fatto torto. Per un anno intero - scrive nel memoriale - piansi la mia disgrazia, ma più ancora il giorno della liberazione. Tutti, dicevo tra me, tutti hanno trovato la loro liberazione; le suore al loro convento, e tutti gli altri in seno alle proprie famiglie e ai loro paesi; per me sola non ho potuto trovare né il mio convento né la mia famiglia; e fino alla morte sarebbe durata la mia schiavitù».

Si tratta di un sacrificio, infatti, che implica non solo la fine della sua vocazione religiosa, ma anche quella di ogni speranza: quando l’arrivo degli inglesi liberò i prigionieri sopravvissuti, Teresa rimase incatenata alla sua nuova condizione. Una catena reale, ma anche affettiva: i figli nati dal matrimonio, infatti creavano forti legami con il suo nuovo stato di vita. Ella inoltre era perfettamen-

te consapevole che la sua scelta non sarebbe stata facilmente capita e approvata da chi in Italia viveva così lontano dal crudele mondo africano. La fine della speranza costituì per lei un momento terribile: «Eccomi dunque, sola soletta in mezzo a quei barbari e tanto lontana da tutto il mondo, senza speranza, neanche lontana, di uscire da quella bolgia infernale». Ma anche allora «metteva confidenza in Dio che, domandandogli perdono mi avrebbe perdonato».

Anche quando non ha più alcuna speranza negli esseri umani, riesce a sperare e ad accettare la volontà incomprensibile di Dio, che le impone di lasciare la vita religiosa che aveva scelto per amor suo: ecco il sacrificio più grande che Teresa compie dentro il suo cuore.

E lo compie totalmente, senza riserve: lo testimonia il suo ritorno alla casa maritale anche quando - tornata in Italia e accettata dalla sua famiglia con i figli superstiti - potrebbe ristabilirsi lì. Decide invece di assumere fino in fondo il suo destino tornando a vivere con il marito a Ondurman e poi a El Obeid. Un marito violento, che lei assisterà fino alla morte, dopo lunga malattia e dopo averlo riportato alla fede. Solo a questo punto, finalmente libera dalla sua croce, tornerà in Italia per vivere quasi nascosta nella casa di un fratello prete, dal momento che la sua congregazione si rifiutava di accoglierla.

Se la rinuncia al proprio io, ai desideri e alla volontà fanno parte di ogni cammino verso la santità, che ha come obiettivo quello di sostituire la volontà propria con quella divina, il caso di Teresa nella sua gravità rimane forse unico e misconosciuto esempio di una via particolare al martirio.

La sua profonda onestà davanti a Dio, che la porta sempre a scegliere la via più difficile ma giusta, l’aiuta anche ad affrontare chi, in famiglia e nella congregazione, tendeva a interpretare la sua scelta matrimoniale come una colpa. Nel memoriale, da lei scritto come una difesa, senza concessioni al patetico, Teresa si assume tutte le responsabilità, e fa capire come la saldezza del suo rapporto con Dio le abbia dato quella pace e quella sicurezza interiore che il mondo esterno le negava. La sua vicenda, se pure con modalità forse meno drammatiche, è stata condivisa da molte altre missionarie, per le quali la violenza sessuale ha assunto una connotazione particolarmente dura perché, nel caso della nascita di un figlio, ha significato l’abbandono di una vita scelta e affrontata con convinzione, quella religiosa. Per loro, l’abbandono alla volontà di Dio ha voluto dire addirittura la rinuncia a donarsi a lui. Sono vite nascoste e preziose, che testimoniano come la violenza sul corpo delle donne possa prendere tante forme, alcune delle quali quasi nascoste.

Suor Teresa Grigolini

la pagina di Marco Zacchera

ROMANIA: MA È INAUDITO (e non ne parla nessuno!)

Credo che tutti i cittadini europei dovrebbero osservare con molta più attenzione quello che sta succedendo in Romania.

Nel disinteresse generale dell’Europa, infatti, la Corte Costituzionale romena ha annullato (con la motivazione ufficiale che “I tentacoli di Mosca hanno creato il consenso”) a 48 ore dal ballottaggio le elezioni presidenziali che al primo turno avevano sorprendentemente escluso dal secondo il leader socialdemocratico Marcel Ciolaco – attuale primo ministro - che era dato per grande favorito e che invece era stato sconfitto da un candidato indipendente, Calin Georgescu (subito definito sovranista e “filo russo”) ma anche dalla leader della destra moderata ed europeista Elena Lasconi. A parte l’ironia delle dichiarazioni di Ciolaco che - ad urne chiuse, ma convinto di essere stato eletto – aveva parlato di “Una elezione assolutamente trasparente” salvo poi chiederne l’annullamento quando è arrivato terzo, ci sono molte cose che non vengono chiarite. Innanzitutto va ricordato come la Corte Costituzionale romena è strettamente legata al potere politico – nove persone tutte nominate dai Presidenti della Repubblica e di Camera e Senato – ma che, con una decisione senza precedenti, non è stato annullato solo il voto ma “tutto il procedimento elettorale”. Si riparte quindi da capo, ci vorranno mesi per nuove elezioni, ci potranno essere nuovi candidati. Se il processo elettorale non funzionava prima del voto, perché attendere i risultati per annullarlo e non intervenire prima? Intanto il presidente attuale, dopo 10 anni, continuerà a governare nonostante i limiti costituzionali. La Corte ha deliberato sulla base di “documenti desegretati” (post voto!) che proverebbero

una lunga azione di Putin per stravolgere i risultati. Come prove si parla soprattutto di manipolazioni informative tramite tik tok, hackeraggio elettorale e di un contributo elettorale di 381.000 euro che durante l’arco di un mese sarebbe stato versato da “una potenza straniera” a influencer vicini a Georgescu.

Senza dimenticare che i “servizi informativi” sono tutti in mano al governo, possibile che 19 milioni di romeni siano condizionabili da tik-tok? E quanto hanno investito allora sulle elezioni romene l’Europa, la NATO (in vista della sua nuova grande base militare a Costanza), gli USA e le “fondazioni” di Soros? Questi non “inquinano” il voto e invece Putin sì?

Perché ci sono anche due gravi aspetti che vengono taciuti dai media. Innanzitutto le recenti elezioni legislative in cui i partiti di governo e quelli filo-UE avevano già pesantemente perso la maggioranza, tanto che non si riesce a costituire un nuovo governo e poi il voto dei romeni all’estero.

Appare difficile che anche qui da noi conti l’influenza di Putin, eppure è sorprendente che il voto “estero” abbia comunque ovunque largamente premiato Georgescu, con oltre il 70% dei voti. “E’ una sciocchezza dire che i romeni abbiano votato pro Putin – sottolinea uno dei responsabili della comunità romena di Verbania, la mia città, dove pure era stato aperto un seggio per il migliaio di romeni residenti nel VCO - piuttosto il nostro voto era andato a Georgescu perché rappresentava una speranza di rinnovamento rispetto alla corruzione che dilaga in Romania con i governi degli ultimi anni che hanno sprecato i fondi europei e dove la mafia e la corruzione dominano ovunque. Questo è il vero motivo del voto a Georgescu,

il resto è pura disinformazione che però in Italia sembra non interessare a nessuno. Ma questo è un vero e proprio colpo di stato che l’Europa dovrebbe evitare”.

Parole che aprono un baratro anche sui risultati che l’allargamento ad est della UE ha portato in termini di spreco, corruzione, uso improprio dei fondi europei. Tutti argomenti che finiscono però sempre sotto traccia in nome del “politicamente corretto”.

E’ comunque discutibile che sia stato annullato in modo inappellabile un voto espresso da milioni di persone, è un pericolosissimo precedente se ci diciamo “democratici” visto anche quale era la vera posta in gioco ovvero le nuove basi NATO in Romania, l’appoggio romeno per il conflitto in Ucraina, l’aperta diffidenza verso Bruxelles che i romeni già il mese scorso avevano certificato con un voto che nessuno aveva contestato.

Anche perché è molto probabile che nei prossimi mesi Calin Georgescu verrà accusato di nefandezze varie, verrà incriminato per qualcosa e gli sarà impedito di partecipare comunque alle elezioni il cui risultato sarà così probabilmente “normalizzato”. Se questo avverrà ricordate di quello che sto scrivendo oggi, perché è il timore di tutti i romeni con i quali ho parlato in queste ore, ovvero l’avvio di crescenti disordini “Ci verranno poi a dire che saranno fomentati da Putin, ma nove persone politiche non devono avere la possibilità di annullare senza appello un processo democratico di mesi solo perché chi li ha nominati non gradisce il risultato.

Semmai era l’Europa che doveva garantire la trasparenza del processo elettorale, ma nulla ha eccepito fino alla pubblicazione dei risultati. E’ questa sarebbe la democrazia europea in cui dobbiamo credere?”

IMMIGRAZIONE, PARLIAMONE SERIAMENTE

Se per una volta prendessimo in esame senza condizionamenti o preconcetti politici la nuova normativa proposta dal “decreto flussi” bisognerebbe ammettere che si va nella direzione giusta. Nessuno mette in dubbio i casi documentati di discriminazione politica, etnica o religiosa e quei migranti vanno comunque accolti, ma il problema non è per queste categorie ma piuttosto per la sterminata richiesta di immigrati “economici” che arrivano clandestinamente e poi spariscono oppure che per necessità fingono di essere perseguitati pur di restare e verso cui o vale il “liberi tutti” (e allora si muore in mare, arriva solo chi paga i trafficanti e poi finisce nel buco nero dell’illegalità) o servono delle regole, dei filtri, dei criteri oggettivi.

In questo senso agevolare l’arrivo di chi ha già dei radicamenti famigliari od economici in Italia può essere una soluzione in quanto dovrebbe garantire che l’immigrato potrà inserirsi più facilmente e con più difficoltà essere oggetto di sfruttamento e il decreto fissa regole precise. Sempre con il “decreto flussi” il governo potrà poi man mano indicare un plafond annuale ragionevole e più ampio di arrivi tenendo conto delle effettive necessità e quantificando anche la provenienza dei richiedenti, aspetto opinabile fin che si vuole ma che viene incontro anche ad una logica di esperienze e professionalità.

Tutto potrebbe quadrare fermando però poi necessariamente chi invece vorrebbe continuare ad arrivare senza regole, ed è qui che scatta la questione dei “paesi

sicuri”. Se, infatti, praticamente quasi tutti i paesi di emigrazione sono “insicuri” come sostengono certi giudici e la sinistra, allora il decreto non servirebbe a nulla mortificando chi vorrebbe arrivare legalmente. In questo senso rinviare alle Corti d’Appello l’esame delle singole pratiche è un ritardante che permette nel frattempo di tenere in sospeso (ma sotto custodia) i clandestini, verificarli e respingere chi non è veramente perseguitato, altrimenti il “liberi tutti” non sarebbe uno sgarbo alla Meloni, ma prima di tutto ai diritti degli immigrati che vogliono arrivare legalmente. Affrontiamo il problema con realismo e serietà: stabilire delle regole è necessario e questa è la strada giusta, stare senza regole o chiudersi sono sciocchezze.

Se questa linea fosse intrapresa unitariamente da tutta l’Europa (ed è qui il valore del pre-collocamento provvisorio in Albania, proprio per operare le dovute prime verifiche, è preconcetto non volerlo capire) avremmo finalmente un quadro d’insieme evitando che alcuni paesi soffrano i problemi dall’essere prima linea e ci sia poi quel fuggi-fuggi interno alla UE che sta creando disastri in tutta Europa con la legittima protesta degli europei.

L’emigrazione è un fenomeno mondiale che va affrontato con una accoglienza ragionata, organizzata, legale: lo hanno fatto da sempre negli Stati Uniti e in Australia e decine di milioni sono stati accolti, ma uno alla volta e documenti alla mano: quando si sono moltiplicati gli illegali è arrivato il caos.

Impresa della Juventus, 2-0 al Manchester City

A rete Vlahovic e McKennie, agli inglesi solo la supremazia territoriale

La Juventus vince e convince contro il Manchester City, torna al successo in Champions League e fa un bel balzo in avanti nella classifica generale, portandosi a pari punti con l'Atalanta,

ad appena due lunghezze dal gruppone delle prime otto. Prima il colpo di testa di Vlahovic a correggere in rete un preciso cross di Yildiz ad inizio ripresa, poi il colpo del definitivo 2-0 grazie

alla bella girata di McKennie sul cross di Weah. Prosegue invece il periodo nero di un City che, oltre alle fragilità difensive ormai note, oggi è stato molto sterile, nonostante le percentuali alte nella statistica del possesso palla. Agli uomini di Motta il merito di essersi difesi con grandissimo ordine ed essere riusciti a colpire nei momenti opportuni. Bianconeri che saranno ora attesi, sempre all'Allianz Stadium, dalla gara di campionato contro il Venezia. Per il Manchester City, invece, nel prossimo turno di Premier League il derby contro i cugini dello United.

Guadagna posizioni il Milan, ora a quota 12 punti

Il Milan vince la quarta partita di fila in Champions League battendo 2-1 la Stella Rossa di Belgrado: nel primo tempo la sblocca Leao con una magia, l'ex Serie A Radonjic la pareggia nella ripresa, a tre minuti dal novantesimo Abraham fa esplodere il Meazza. Al 14' Leao dribbla in velocità Djiga e arriva all'uno contro uno con Gutesa che si su-

pera. Dopo tre minuti, la Stella Rossa sfiora il vantaggio con il classe 2007 Maksimovic che becca la traversa in area di rigore. Il neoentrato Abraham, che prende il posto di Morata infortunato, ci prova su calcio di punizione, ma il tiro esce di poco al lato. Al 42' Leao illumina il San Siro: traversone filtrante di Fofana, stop a seguire con il destro del portoghese

e conclusione col mancino sul primo palo. Nella ripresa, Mimovic prova a pareggiarla due volte, ma Maignan risponde presente. Al 54' Abraham si divora il gol del raddoppio calciando su Djiga a porta spalancata. Radonjic entra in campo e cambia la partita: dopo 7' trova la rete del pareggio con un mancino da fuori area che batte Maignan all'angolino. Ma la gioia finale è tutta rossonera: giocata mostruosa di Camarda con un colpo di testa spalle alla porta, colpo di reni di Gutesa che respinge sulla traversa e tap-in vincente di Abraham.

Guadagna posizioni in classifica la squadra di Fonseca che ora si porta a ridosso della zona qualificazione diretta. Prossimo incontro a gennaio in casa contro gli spagnoli del Girona.

Pareggio 0-0 del Bologna in Portogallo

Partita a reti inviolate tra Benfica e Bologna allo Stadio da Luz di Lisbona. I portoghesi passano subito in vantaggio dopo due minuti con Vangelis Pavlidis, ma il suo gol è annullato per fuorigioco.

Ancora Pavlidis al quarto d’ora di gioco tenta di sbloccare la gara ma il suo tiro va di poco oltre la traversa. Al 42’ conclusione di Di Maria respinta da Skorupski. Nel secondo tempo Bologna pericoloso grazie a un colpo di te-

sta di Dallinga parato da Trubin. Il Benfica risponde al 58’ con Bah ma il suo tentativo si infrange sulla traversa.

I rossoblù tentano a loro volta di passare in vantaggio con Urbanski che impegna Trubin, mentre al 65’ Skorupski salva la porta su una conclusione di Pavlidis. Un quarto d’ora dopo Benfica ancora pericoloso con Amdouni, Skorupski si tuffa e salva il risultato di parità suggellato dopo cinque minuti di recupero.

Proprio al 95’ all’ultimo secondo di gara, il solito DiMaria direttamente su calcio d’angolo, per poco non sorprende il portiere bolognese che si salva deviando oltre la traversa. Per il Bologna un punto sudato su un campo difficilissimo, contro una squadra con un pedigree di prim’ordine. Potrebbe non bastare per passare il turno ma la squadra di Italiano ha voluto dimostrare di non essere la più debole del lotto e si e’ battuta con onore.

Scivola l’Inter, 0-1 in Germania

Ora i nerazzurri devono guardarsi alle spalle a gennaio a Praga la prossima sfida.

Tanto equilibrio in Germania ma l'Inter esce sconfitta dalla sfida contro il Bayer Leverkusen, che conquista tre punti utili a scavalcare proprio i nerazzurri al secondo posto della maxi classifica della Champions League.

Decisiva la rete al 90' di Mukiele, che al termine di una mischia all'interno dell'area interista riesce a spingere comodamente in rete il pallone dell'1-0 finale. Primo gol subito e prima sconfitta europea per l'Inter, che al di là del pari alla prima giornata contro il Manchester City era sempre uscita vincitrice. Tedeschi momentaneamente secondi a quota 13.

Avvio con il brivido per gli uomini di Inzaghi nel primo tempo: i padroni di casa subito offensivi, al 3’ con Tella colpiscono la traversa a Sommer battuto. Trascorsi i primi 10’ l’Inter prova a

reagire con un pressing alto ma la difesa tedesca chiude bene. Al 26’ Leverkusen vicino al gol con Palacios dai 20 metri.

In avvio di ripresa la squadra di Xabi Alonso alza il ritmo della partita e schiaccia i nerazzurri nella loro metà campo. Superata l’ora di gioco l’Inter si distende e in contropiede riesce a farsi sotto dalle parti di Kovar. Ma il Bayern Leverkusen insiste e al 67’ Tah sfiora il gol con un tiro da fuori area che sfiora l’incrocio dei pali difesi da Sommer. Al 90’ i tedeschi segnano la rete decisiva con Mukiele che al termine di una mischia in area iniziata da un corner scaraventa la palla alle spalle di Sommer. I tedeschi forse meritano i tre punti in palio, Inter sottotono e scesa in campo con una formazione predisposta alla difesa. Ironia della sorte, quando finalmente sono entrati i titolari (Barella, Lautaro Martinez, Dimarco), la squadra di casa ha segnato il gol della vittoria.

L’Atalanta lotta ma il Real è cinico

Sconfitta casalinga contro i “new galacticos” madrileni

Gasperini l’aveva detto alla vigilia: “Stiamo attenti il Real non è così in crisi". E così è stato: la Dea subisce la prima sconfitta in Champions per mano della formazione di Ancelotti. Al Gewiss Stadium da una parte i blancos erano obbligati a vincere (solo 2 successi nelle prime 5 giornate), dall’altra pare i nerazzurri erano a caccia della quarta vittoria per poter ipotecare la qualificazione agli ottavi.

Il primo tempo finisce in parità: la sblocca Mbappé al 10', pareggia in extremis su rigore De Ketelaere al 47', causa fallo di Tchouameni in area su Kolasinac. Il secondo tempo si presenta scoppiettante. Il Real Madrid

trova la via del gol dopo pochi minuti dall’inizio della ripresa: prima con Vinícius Júnior al 56' e poi con Bellingham al 59'. Ma gli orobici non demordono, continua il pressing e Lookman si porta a casa il secondo gol al 65'. Atalanta-Real Madrid 2-3. Quattro minuti di recupero ma il risultato non cambia. Gli uomini di Gasperini ci provano fino alla fine, con Retegui che si è divorato il gol del pareggio proprio poco prima del fischio finale. Ora i bergamaschi dovranno attendere le ultime due gare per avere la certezza della qualificazione tra le prime otto posizioni. Prossima sfida in casa contro gli austriaci dello Sturm Graz.

Redattore Sportivo Guglielmo Credentino

EL - Lazio, 3 punti in trasferta e primo posto in classifica

La Lazio conquista la Johan Cruijff Arena di Amsterdam vincendo per 3-1 contro l’Ajax. Ottima la prestazione dei biancocelesti contro una squadra sto-

ricamente forte, specialmente tra le mura amiche. I tre punti consentono alla formazione allenata da Marco Baroni di occupare il primo posto nella super-classi-

Calcio: Mondiali 2030 in Spagna-Portogallo-Marocco, 2034 in Arabia Saudita

Le sedi per le edizioni 2030 e 2034 erano note già da tempo.

Ora però è arrivata l’ufficialità: Spagna, Portogallo e Marocco ospiteranno i Mondiali di calcio 2030, l'Arabia Saudita sarà la sede dell'edizione 2034.

La Fédération Internationale de Football Association, massimo organo di autogoverno del calcio, ha tenuto un congresso in videoconferenza durante il quale ha ufficializzato le sue scelte.

Particolarmente sentita l’edizione del centenario del torneo, ragione per la quale una cerimonia celebrativa si svolgerà a Montevideo, in Uruguay, che fu la prima sede del campionato, nel 1930, e tre partite si giocheranno in Argentina, Uruguay e Paraguay.

Il resto del torneo, invece, ver-

rà disputato fra Spagna, Portogallo e Marocco.

Polemiche aveva suscitato la candidatura dell’Arabia Saudita quale sede per l’edizione del successivo quadriennio. Molte le voci che si erano levate, contro questa scelta, da parte di associazioni per i diritti umani poiché, sostengono, il Paese arabo non rispetta i diritti civili, la parità di genere tra uomini e donne, applica discriminazioni riguardanti l’orientamento sessuale delle persone.

Tuttavia, il Paese era l’unico candidato destinato ad aggiudicarsi la fase finale del mondiale: l'Australia, considerata l'unica sfidante realistica dell'Arabia Saudita, aveva confermato il 31 ottobre dell'anno scorso che non avrebbe presentato un'offerta.

fica di Europa League. A firmare il vantaggio biancoceleste è Tchaouna al 12’ del primo tempo. Poi la Lazio controlla senza tanti problemi. Nella ripresa, al 47’ calcio di punizione per l’Ajax.

Sugli sviluppi, traversone in area, testa di Baas, la difesa laziale si salva sulla linea, Traoré calcia da fuori e mette in gol: pareggio dei padroni di casa.

Passano soltanto cinque minuti e Zaccagni affronta Rensch per poi effettuare un traversone per Dele-Bashiru sul secondo palo, cannonata del nigeriano, Parveer respinge ma l’arbitro fa segno sull’orologio per indicare che la palla è entrata: i biancocelesti sono di nuovo in vantaggio.

Al 56’ mancino di Tchaouna dall’interno dell’area, Pasveer respinge, Castellanos tenta la ribattuta ma il portiere olandese si oppone ancora. Poi l’arbitro indica che l’argentino era in fuorigioco.

Otto minuti dopo Ajax in avanti con Berghuis che serve Rensch, la sua conclusione è deviata dalla difesa della Lazio, poi Mandas para a terra.

Al 77’ Nuno Tavares parte dalla difesa e arriva palla al piede fino alla trequarti avversaria, serve Tchaouna che tocca di tacco per Pedro, il suo mancino da fuori area centra l’angolino ed entra in gol. All’85’ conclusione potente di Traoré dall’interno dell’area e palla che si stampa sulla traversa. Subito dopo Akpom dal secondo palo fa partire un diagonale, Mandas ha un guizzo felino e salva la porta. Al 92’ un traversone di Gaaei colpisce il palo.

Tra i migliori nella Lazio il solito Pedro, 37 anni e non sentirli. Poi Rovella faro del centrocampo e il difensore francese Gigot, un vero guerriero. Prossimo impegno il 24/01/2025 all’Olimpico contro gli spagnoli del Real Sociedad.

“È giusto lavorare a testa bassa, abbiamo una grande ambizione. Noi lavoriamo per avere sempre più partite importanti. È quello che sta facendo la squadra, che può crescere con questo livello di partite”. Ne è convinto Marco Baroni, allenatore della Lazio, dopo la vittoria in Olanda. “Siamo andati sempre alti a prenderli, sono contento perché abbiamo fatto una prestazione matura, di compattezza, di spirito e attenta”, prosegue il mister.

EL - La Roma vince e convince, la qualificazione ora è più vicina

Vittoria doveva essere per la Roma e vittoria è stata. I giallorossi battono con un rotondo 3-0 i portoghesi dello Sporting Braga, grazie alle reti di Abdulhamid in avvio di ripresa e di Hermoso in pieno recupero ad arrotondare il punteggio sbloccato nel primo tempo dal gol di Pellegrini.

Gia’ al 10’ il rigenerato Pellegrini con un tiro peciso dai 18 metri insacca per il vantaggio giallorosso. Il primo tempo e’ un monologo romanista con il Braga alle corde.

Nella ripresa, al 47’ Koné resiste a due falli dei portoghesi ed effettua l’assist per Abdulhamid che calcia con il destro mettendo in rete sotto la traversa.

Al 60’ fuga in avanti di Soulé inseguito da Gabri, arrivato davanti a Matheus calcia di mancino, il portiere respinge e si

oppone anche alla ribattuta dell’argentino da posizione defilata.

Otto minuti più tardi assist di Ndicka per Abdulhamid, Matheus esce e tocca il pallone con una mano fuori area: l’arbitro giustamente lo espelle.

Al 91’ sugli sviluppi di un calcio d’angolo Ndicka va alla conclusione di mancino, Hornicek respinge ma Hermoso mette dentro con il destro.

Conf. League - Viola inarrestabili 7-0 agli austriaci del Lask

Una Fiorentina devastante travolge per 7-0 gli avversari del Lask Linz, per la quinta giornata del primo turno di Conference League. Gara decisamente a senso unico, con la squadra di Palladino che chiude già il primo tempo sul 3-0 e poi dilaga senza pietà nella ripresa. A segno Sottil con una doppietta, nella scorpacciata di reti partecipano anche Ikone, Richardson, Mandragora, Gudmundsson su rigore e non manca neanche un autogol con autore Stojkovic.

I viola guadagnano così la terza posizione nella mega-classifica generale con 12 punti, mentre i malcapitati austriaci sono terzultimi con soli 2 punti. La Fiorentina conferma cosi’ il suo ottimo stato di forma generale che la vede protagonista sia in campionato che in Conference, l’unica macchia l’u-

“La prestazione è stata positiva anche se in alcune circostanze abbiamo portato troppo palla. I ragazzi hanno spinto come piace a me, hanno ricercato la vittoria e hanno provato a far divertire il pubblico, che si diverte quando vede tante occasioni da gol”. Lo sottolinea Claudio Ranieri, tecnico della Roma, nelle interviste del dopo-partita. scita dalla Coppa Italia di recente contro l’Empoli.

“Oggi la squadra ha dato grande prova di maturità. Mi è piaciuto l'atteggiamento, siamo partiti bene, abbiamo messo in difficoltà gli avversari sia dal punto di vista sia fisico sia tecnico, mi è piaciuto chi è partito dall'inizio e chi è subentrato. Le vittorie aiutano a vincere”. È il commento di Raffaele Palladino, allenatore della Fiorentina, dopo il 7-0 contro il Lask in Conference League. “La squadra ha dimostrato di sapersi sacrificare. Credo nei loro valori, nella loro maturità, danno tutto negli allenamenti, e questi sono i risultati”, prosegue Palladino. “Sono contento perché chiunque metto sta facendo la differenza. Dobbiamo continuare così con umiltà e il giusto atteggiamento”.

In sintesi le partite della 16ª Giornata di Serie A

JUVENTUS 2

VENEZIA 2

L’ultima della classe in casa della Juventus, il Venezia era la perfetta ‘preda predestinata’. Questo il pronostico prima del fischio d’avvio con i bianconeri a caccia delle posizioni ‘nobili’ della classifica. E’ finita con un incredibile pareggio con il Venezia che fa felice (a metà) Di Francesco e materializza vecchi fantasmi in bianconero. Al gol di Gatti (al 18’) ha fatto da contraltare prima quello di Ellertsson (di testa, al 60’) e poi quello di Idzes all’83’ che ha ammutolito lo Stadium. Solo il gol del pari , su rigore al 94’, di Vlahovic ha fatto diventare la pasticca meno amara. In mezzo molto Venezia e poca Juventus che nella seconda frazione del match ha prodotto più gioco, qualche pregevole azione ma poco più.

E il pubblico non ha gradito affatto con continue richieste di ‘attributi’. Il pareggio finale conta come una sconfitta, per giunta contro gli ultimi in classifica.

CAGLIARI 0

ATALANTA 1

Primo tempo complicato per la squadra di Gasperini, che non riesce a trovare spazi contro il 3-5-2 di Nicola. I padroni di casa provano a colpire in contropiede e si lamentano per un possibile rigore non assegnato per fallo di mano di Kossounou.

Prima dell'intervallo Carnesecchi salva i suoi con quattro parate di fila su Piccoli e Zortea! Gasperini finisce i cambi già al 62' e viene ricompensato: la squadra inizia a premere e al 64' passa con Zaniolo.

Poco dopo palo colpito da Lookman. La Dea si conferma prima in classifica con 37 punti.

UDINESE 1 NAPOLI 3

Il Napoli non molla i sogni tricolori: 3 a 1 all'Udinese

La squadra di Conte prima si spaventa e e poi rilancia: leggero e lezioso nel primo tempo e assolutamente concreto nel secondo. Sotto per 1 a 0 nei primi 45’ grazie al gol di Thauvin su rigore parato ma ribadito in rete dal francese.

Il Napoli si è scrollato di dosso ansie e paure sovrastando i padroni di casa dell’Udinese, mai realmente pericolosi. Così prima Lukaku (al 50’) e poi l’autorete di Giannetti insieme al gol di Anguissa (all’80’) hanno chiuso il match.

EMPOLI 0 TORINO 1

A Vanoli basta un super gol di Adams, subentrato nel secondo tempo, per prendersi i tre punti. A partire meglio, però, è l'Empoli, che al 16' si vede annullare un gol di Ismajli. La squadra di D'Aversa ci prova ancora con conclusioni da fuori, ma sono i granata ad andare vicinissimi al gol, con i colpi di testa di Ricci e Sanabria, respinti da due grandi interventi di Vasquez. Nella ripresa l'Empoli spreca un'altra grande palla gol con Cacace e a venti minuti dalla fine subisce la rete che decide la partita, quella di Adams, il quale vede Vasquez fuori dai pali e lo sorprende con un grandissimo tiro da centrocampo.

LECCE 2 MONZA 1

Partita molto divertente tra Lecce e Monza, succede tutto nel primo tempo. Prima la rete di Morente e poi quella di Krstovic, nel mezzo il rigore sbagliato proprio da quest'ultimo e l'autorete di Dorgu. Nel secondo tempo i brianzoli provano a riacciuffare il match, ma i padroni di casa si difendono con ordine ed evitano grossi pericoli. Due rigori prima concessi, uno per parte, e poi revocati dal Var rappresentano le due occasioni più importanti della ripresa. Il Lecce vince e continua a salire in classifica, il Monza sprofonda con Nesta che adesso rischia.

PARMA 2 VERONA 3

Termina 2-3 la sfida tra Parma e Verona. Partita dai mille volti, che ha visto il Parma controllare il gioco e il Verona pericoloso quasi esclusivamente in contropiede. La prima frazione di gioco è terminata col punteggio di 1-1. Nel secondo tempo il Verona è passato in vantaggio al 57' con il destro in diagonale di Sarr su assist di Harroui. Gli ospiti hanno raddoppiato il vantaggio al 75' con il tap-in vincente di Mosquera, sulla respinta di Suzuki. Il Parma ha riaperto la sfida al 90' con il destro rasoterra da fuori di Sohm, ma il gol è arrivato troppo tardi e il Verona conquista una vittoria preziosa.

BOLOGNA 1 FIORENTINA 0

Ancora Odgaard, come nella scorsa stagione: il danese si conferma bestia nera della Fiorentina al Dall'Ara e regala al Bologna il primo colpaccio con una big della stagione e la vittoria dell'ex a Italiano contro il suo passato. La Fiorentina si ferma: dopo 8 vittorie consecutive cade al cospetto del suo ex allenatore e di una squadra rossoblù che si conferma in crescita, dopo il successo con il Venezia e i pareggi in casa di Juventus e Benfica, si prende tre punti che valgono il settimo posto a -3 dalla Juventus, dovendo recuperare la gara con il Milan. Ha una gara in meno anche la Fiorentina, che resta a quota 31 al quarto posto.

COMO 2 ROMA 0

La Roma cade 2-0 contro il Como nella trasferta del Sinigaglia: decisivi i gol in pieno recupero di Alessandro Gabrielloni e Nico Paz.

Buon avvio di partita per la Roma con Saelemaekers al 7’, salva il portiere Reina. Al 14' Da Cunha rischia l'autogol sul traversone di Angelino. Due minuti più tardi Celik tenta la conclusione, ma non centra lo specchio della porta. Dopo quasi venti minuti di sofferenza, gli uomini di Cesc Fabregas reagiscono al 19' con un insidioso calcio di punizione di Nico Paz, che accarezza la parte alta della traversa. In pieno recupero Gabrielloni concretizza l'assist di Cutrone e beffa Svilar per l'1-0, facendo esplodere di gioia il Sinigaglia. In contropiede c'è spazio anche per la rete di Nico Paz, che fissa il punteggio sul definitivo 2-0.

MILAN 0 GENOA 0

Delusione a San Siro con il Milan che nel giorno dei festeggiamenti per il suo 125° compleanno non riesce ad andare oltre lo 0-0. Rossoneri padroni del campo per larghi tratti, ma faticano a concretizzare l'enorme mole di gioco creata. Un paio di imprecisioni e un attento Leali negano al Milan di trovare la rete del vantaggio. Ben 21 le conclusioni a rete dei rossoneri, su cui Leali e’ dovuto intervenire almeno cinque volte per evitare il peggio. Il Milan continua nella sua stagione da alti e bassi, con il corollario di tante polemiche interne tra Fonseca e alcuni giocatori.

Qualificazioni Mondiali 2026: per l’Italia ci sono la Slovacchia o la Norvegia

Tutto dipende da come andranno i quarti di finale di Nations League con la Germania il 20 Marzo 2025: in caso di vittoria gli Azzurri entreranno nel girone A a quattro squadre, in caso di sconfitta nel gruppo I a cinque squadre.

Bocce - Italia Campione del Mondo

A Digione (Francia) storico trionfo degli azzurri dopo 45 anni di attesa

Andrea Chiapello, Alessio Cocciolo, Davide Laforè, Diego Rizzi, accompagnati dal commissario tecnico Riccardo Capaccioni e dal capo delegazione Vincenzo Santucci, hanno firmato un trionfo storico, inseguito per 45 anni, attraverso il costante predominio francese, con i sogni spezzati sei volte in semifinale. E proprio il bronzo nella rassegna iridata del 2021, aveva fatto intuire che l'impresa poteva essere nelle corde della truppa azzurra. E così è stato. Travolti tutti gli ostacoli con eloquente superiorità (117 punti fatti contro 43 subiti, unico confronto intenso con il Benin nei quarti, finito 13-11), è stato del Madagascar il tentativo finale di frapporsi fra l'Italia e l'oro.

Un avversario ostico, autentica sorpresa del mondiale, già caricato dall'aver conquistato il titolo nel tiro di precisione, e ancor più euforico dopo aver inflitto un pesante 13-3 in semifinale alla padrona di casa e favorita Francia. Una medaglia d’oro che riempie di soddisfazione il presidente federale, Marco Giunio De Sanctis: «La petanque campione del mondo a terna è il più grande risultato che la FIB potesse raggiungere. A nome dell’intero Consiglio federale, un immenso plauso per lo strepitoso risultato ottenuto. Non era facile, considerando che questa disciplina è accessibile a tutti e vi partecipano tante nazionali, alcune più blasonate dell’Italia.

Per questo sono anni che insisto sull’ampliamento dell’attività nazionale in più Regioni possibili e su fare attività più assidua nelle scuole».

ARIETE

21 Marzo - 19 Aprile

Ma che principio di settimana positivo vi sta aspettando! Forse non accadrà nulla di speciale, perché il party delle emozioni avverrà nel vostro cuore. Sensazioni lineari, ma profonde e coinvolgenti, che potrebbero riguardare la famiglia e chi vi circonda, ma anche voi stessi.

TORO

20 Aprile - 20 Maggio

A volte ritornano!

Il ricordo del passato potrebbe creare passeggeri momenti di dubbio, incertezza o perfino riaprire una vecchia ferita che credevate ormai guarita. Attenti alle emozioni questa settimana, perché secondo il cielo potreste avere qualche attimo di sbandamento..

GEMELLI

21 Maggio - 21 Giugno Vorreste una lunga settimana di vacanza!

Non perché siate dei pigroni, tutt'altro. Ma perché avete mille idee interessanti per il tempo libero, emozioni da accarezzare con calma, visi da osservare, insomma, avete da vivere. Il lavoro potrebbe passare in secondo piano, almeno fino a sabato.

CANCRO

22 Giugno - 23 Luglio

Vi ci vorrebbero

giornate di quarantotto ore! Per i numerosi impegni, certo, ma pure per le mille idee che solcheranno la vostra testolina come stelle cadenti! Vi aspetta una settimana dinamica e iperattiva, ma che potrebbe comportare alcuni problemi se non vi concentrerete.

LEONE

24 Luglio - 23 Agosto

Il cuore e le sue ragioni in primissimo piano ad inizio settimana! Le stelle vi parleranno di amore, ma non solo inteso come forse state immaginando. Amore per la vita, per voi stessi. Per la famiglia, o per gli amici animali, se ne avete in casa o intendete adottarne uno.

VERGINE

24 Agosto - 22 Settembre

Una settimana tranquilla e scorrevole? Se ci mettereste la firma, e se firmereste anche con il sangue, rallegratevi: primo, non ci sarà bisogno di arrivare a tanto, secondo, basterà un minimo di organizzazione per far filare tutti gli impegni lisci come l'olio! E la capacità ce l'avete.

Esaurite a stento gioia ed euforia, il ct Capaccioni è un fiume in piena. «Sono felicissimo di questo risultato e orgoglioso dei ragazzi e del loro lavoro svolto per arrivare sin qui. Sette anni fa prendevo questa Nazionale che era a bocca asciutta da risultati di squadra da anni e piano piano sono riuscito a cambiare la mentalità dei ragazzi, inculcando loro soprattutto la fiducia nel compagno». Un encomio particolare va a Diego Rizzi. «È scontato dire che sia un fuoriclasse, un campione; lo è e lo dimostra ogni volta. Con questo titolo e in questo mondiale ha dimostrato maturità, caparbietà e una determinazione mai

dal 18 dicembre al 25 dicembre 2024

BILANCIA

23 Settembre - 22 Ottobre

Ingranate la quarta e via, verso gli orizzonti sognati! Ma dove state procedendo così di gran carriera? Secondo le vostre stelle questa settimana si annuncia dinamica e positiva, ideale per lo sport, se apprezzate l'attività fisica, ma perfetta pure per vivere la routine di tutti i giorni.

SCORPIONE

23 Ottobre - 22 Novembre

Che pesantezza certe persone! Sembra proprio che questa settimana con tutta probabilità inizierà con un po' di nervosismo. Malumori passeggeri, però, forse dovuti alla reazione di qualcuno che sa come farvi saltare la mosca al naso. Mantenete la calma e usate sempre l'astuzia.

SAGGITTARIO

23 Novembre - 20 Dicembre Fiducia, ecco la parola chiave che aprirà orizzonti più sereni. Questa settimana il vostro umore potrebbe procedere a balzelli, tra momenti in cui vi sentirete bene e altri in cui invece vi sentirete con il morale sotto i tacchi. Per mantenere costante l'umore, vi servirà la calma.

visti prima». Il dirigente Santucci aggiunge: «Dopo quarantacinque anni riportiamo il titolo mondiale in Italia; soddisfazione doppia perché ottenuta in casa dei campioni francesi. Ha vinto la squadra, il gruppo, l'unità nel voler raggiungere un obiettivo e un sogno comune. Un gruppo diretto da un grande commissario tecnico, che ha guidato i ragazzi tra le difficoltà del torneo. Ringrazio il nostro presidente De Sanctis che mi ha permesso di vivere questa esperienza meravigliosa e impegnativa, davanti, tutti i giorni, a quattromila spettatori, tifosi e amanti della petanque e degli eroi-atleti presenti».

CAPRICORNO

22 Dicembre - 20 Gennaio

Il cielo promette traguardi per amicizie, tempo libero e questioni pratiche, come lavoro, denaro e organizzazione domestica. Peccato però che per quanto riguarda il cuore, gli affetti e tutti i rapporti basati sui sentimenti, le stelle mostrino un volto arcigno. Voi, però supererete ogni ostacolo.

ACQUARIO

21 Gennaio - 19 Febbraio

Che esordio da cime tempestose! Difficile dire se riguarderà la famiglia, il partner o qualcuno che vi farà un'osservazione davvero irritante. Fatto sta che fino a martedì il cielo rimarrà scuro scuro. Tuttavia, mai sottovalutare la vostra capacità di reazione e ripresa vi vedrà vincenti.

PESCI

20 Febbraio - 20 Marzo

Siete un po' svagati, con la testa fra le nuvole.

Se normalmente siete persone con i piedi per terra, tutte razionali e pragmatiche, fantasticare un po' non nuocerà affatto, anzi. Vi servirà per colorare con mille sfumature il grigiore della routine. Aspettatevi un gran bel week-end.

Onoranze Funebri

La preghiera nella casa del defunto

La preghiera nella casa del defunto è una tradizione cristiana che offre conforto ai familiari e invoca la misericordia divina per l’anima del defunto. Durante la veglia, si recitano salmi come il Salmo 22 ("Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla") o il Salmo 129 ("Dal profondo a te grido, o Signore"), che esprimono speranza e fiducia nella salvezza. Questo momento di preghiera può essere presieduto dal sacerdote o, in alcune circostanze, da un laico, e può avvenire nella casa del defunto o in chiesa.

Durante la veglia, è consuetudine leggere passi della Bibbia che trattano della morte e della speranza nella risurrezione. Letture come quella di San Paolo ("Se Cristo non è risorto, vuota è la nostra predicazione"), o passi dal Vangelo, dove Gesù parla della vita eterna, sono particolarmente significativi. Dopo la lettura della Parola di Dio, è possibile che il sacerdote inviti i presenti a professare la loro fede attraverso il Credo, che afferma la speranza nella risurrezione dei morti e nella vita eterna.

Le orazioni iniziali chiedono a Dio di accogliere il defunto nella sua misericordia, mentre le letture della Parola di Dio, spesso tratte dal Vangelo o dalle lettere di San Paolo, sottolineano la promessa di vita eterna.

La Preghiera dei Fedeli, una parte fondamentale della celebrazione, permette alla comunità di intercedere non solo per l'anima del defunto, ma anche per i suoi familiari, invocando la consolazione divina di conforto a chi piange la sua perdita. Le invocazioni, che spaziano dalla richiesta di riposo eterno per il defunto alla preghiera di consolazione per i familiari in lutto, sono un momento di forte partecipazione della comunità.

La celebrazione culmina con la preghiera del Padre Nostro e una preghiera di suffragio, che affida il defunto alla luce eterna del Regno di Dio.

La veglia non solo accompagna il defunto nel suo passaggio, ma offre alla famiglia e alla comunità un'opportunità di speranza, di fede nella risurrezione e di unione nella preghiera.

IN MEMORIA

GRAZIA GIOFFRE LEGATO

nata a Rizziconi (RC - Italia) il 14 ottobre 1928

deceduta a Chipping Norton il 23 novembre 2024

Residente a Liverpool NSW

Ad un mese dalla sua dipartita, i figli Fortunato (Lucky) con la moglie Ellen, Angela con il marito Domenico Pasqua (defunto), Rosa con il marito Simon O’Callaghan, i nipoti e pronipoti, i fratelli, i cognati e le cognate, nipoti, parenti ed amici tutti vicini e lontani la ricordano con dolore e immutato affetto.

Una messa in memoria sarà celebrata venerdì 20 dicembre 2024 alle ore 7pm nella Chiesa Cattolica All Saints, 48 George Street Liverpool Nsw 2170.

I familiari ringraziano quanti hanno partecipato al loro dolore e al funerale della cara estinta..

" I ricordi sono eterni, così come l'amore che porti con te."

RIPOSA IN PACE

IN MEMORIA

Io, Sam Guarna, sono disponibile ad aiutare la tua famiglia nel momento del bisogno. Sono stato conosciuto sempre per il mio eccezionale e sincero servizio clienti. So che, per aiutare le famiglie nel dolore, bisogna sapere ascoltare per poi poter offrire un servizio vero e professionale per i vostri cari e la vostra famiglia. Tutto ciò con rispetto, attenzione e fiducia, sempre.

ALVIGI ANTONIO

nato a Siderno (RC– Italia) il 16 settembre 1945 deceduto a Liverpool (NSW) il 19 dicembre 2022

Nel secondo anno dalla sua dipartita, la moglie Marilena, i figli, il genero e i parenti vicini e lontani lo ricordano con dolore e immutato affetto. Le spoglie del caro congiunto riposano nel cimitero Forest Lawn Memorial Park, Camden Valley Way, Leppington NSW.

"Il tuo passaggio su questa terra è stato un dono prezioso, ora riposi nell'abbraccio dell'eternità."

ETERNO RIPOSO

nato a Castellace (Calabria) il 28 settembre 1937 deceduto a Mt. Pritchard (NSW) il 2 dicembre 2024

Residente a Mt. Pritchard NSW

Caro e amato sposo di Concetta, lascia nel profondo dolore la moglie, i figli Maria con il marito Vince Zappavigna, Pietro Coletta con la moglie Rita, Nata con il marito Nick Boccuzzo, Carmela con il marito Volkan Orkut, i nipoti Cristina e Joe, Adriana e Michael, Dominic e Alyssa, Concetta, Antonino Giuseppe, Angelina, Sierra, il pronipote Rocco, il fratello Carmelo con la moglie Teresa, la sorella Annunziata Garzaniti, il fratello Vince con la moglie Leonie, le sorelle Fortunata, e Immacolata, il fratello Francesco con la moglie Mimma, il cognato Antonio Calipari con la moglie Maria, la cognata Teresa Licastro, la cognata Nina con il marito Nino Zampogna, nipoti parenti ed amici vicini e lontani. Il funerale è stato celebrato lunedì 9 dicembre 2024 alle ore 10.30 nella stessa chiesa. Le spoglie del caro Antonino riposano nel cimitero di Liverpool, 207 Moore Street, Liverpool NSW 2170. Si dispensa dal lutto.

I familiari ringraziano quanti hanno partecipato al loro dolore e al funerale del caro congiunto.

ETERNO RIPOSO

nato a S, Stefano di Camastra (ME - Italia) il 16 settembre 1927 deceduto a Roma (Roma) il 22 dicembre 2022

Nel secondo anno della sua dipartita, i familiari, i parenti e gli amici vicini e lontani, lo ricordano con dolore e immutato affetto. "Le tue impronte resteranno sempre nei nostri cuori, come un faro di amore eterno."

UNA PREGHIERA PER LA SUA ANIMA

IN MEMORIA
MEMORIA

onoranze funebri

DUARDO CARMELA TRIPODI

nata il 17 agosto 1938

deceduta il 30 novembre 2024 a Sydney (Australia)

Ad un mese dalla sua scomparsa, i familiari, parenti ed amici vicini e lontani la ricordano con dolore e immutato affetto. Il rosario è stato recitato martedì 10 dicembre 2024 alle ore 16.30 nella chiesa Cattolica Our Lady of Mt.Carmel Mt.Pritchard, 230 Humphries,Bonnyrigg.

Il funerale è stato celebrato mercoledì 11 dicembre 2024 alle ore 10.30 nella stessa chiesa.

Le spoglie della cara estinta riposano nel cimitero di Liverpool NSW.

I familiari ringraziano tutti coloro che hanno partecipato al loro dolore e al funerale della cara e amata Carmela.

RIPOSA IN PACE

IN MEMORIA

ANGELO VIT

Nato il 12 febbraio 1932 a Sesto al Reghena (PN) Morto il 30 dicembre 2022 Residente a Smithfield NSW

A due anni dalla sua dipartita, la moglie Dina assieme ai figli Ilario, Renato, Marisa e Dario parenti ed amici vicini e lontani, lo ricordano con immutato affetto e dolore.

I familiari ringraziano quanti esprimono parole di cordoglio.

"Le tue impronte resteranno sempre nei nostri cuori, come un faro di amore eterno."

UNA PREGHIERA PER LA SUA ANIMA

PETER VESCIO

Age 80 years

Passed away on 14 November 2024, companion of Franca, caring and beloved Father and father-in-law of Pasquale (deceased) and Mario and Stella, Maria and Adam, adored Grandfather to his grandchildren Sofia, Eli and Oliver. Brother of Lucia.

A month after his passing, his wife, children, family members, all relatives and friends near and far remember him with unchanged affection.

Your memory is our greatest treasure, to have and keep in our hearts forever.

IN MEMORIA

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