Futuri Giornalisti n 1

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NUMERO 0

sabato 3 giugno 2017

FUTURI GIORNALISTI Chi siamo

Scoperchiare la pentola Intervista a Nicola Bonazzi, drammaturgo e regista di Futuri Maestri di Jacopo Giancaspro, Marianna Laudano, Matteo Posa Ci puoi raccontare il progetto Futuri maestri e perché avete scelto proprio queste cinque parole? Il progetto è molto articolato ed è durato più di un anno. Con Le parole e la città (spettacolo itinerante del 2014 del Teatro dell’Argine, nda) è iniziato il nostro percorso di teatro partecipato, un teatro non più distaccato dalla società ma con un forte carattere comunitario. Ma mancava ancora il coinvolgimento dei ragazzi. Già per La Terra vista dalla luna (diretto da Vincenzo Picone nel 2015, nda) eravamo andati nelle classi a chiedere ai ragazzi cosa rappresentassero per loro le parole amore, guerra, lavoro, crisi, migrazione. Con Futuri Maestri ci siamo focalizzati sui giovani, affiancando la presenza di “personaggi” che potessero rappresentare qualcosa nel loro immaginario. Il primo nome è stato Daniel Pennac. Poi Michela Murgia e Roberto Saviano. Successivamente abbiamo coinvolto le principali istituzioni culturali bolognesi: l’Arena del Sole, il Teatro Comunale, il MAMbo, la Mediateca di San Lazzaro. Volevamo fare entrare sia i ragazzi coinvolti nel progetto, che le loro famiglie, in questi luoghi come opportunità di incontro con l’arte. Come avete scelto gli ospiti da fare intervenire durante lo spettacolo e perché potrebbero essere un buon punto di riferimento per i ragazzi? Molti ospiti hanno scritto delle cose straordinarie, col cuore, che diventano immediatamente un insegnamento per i ragazzi. Ad esempio, la lettera che ha

scritto Yusra Mardini, nuotatrice del Team Refugees, è davvero incredibile, proprio come la sua esperienza di vita. Non conta solo quello che si dice, ma anche come lo si dice, per essere in empatia con le altre persone. Come è stato lavorare con tanti attori non professionisti, perlopiù giovanissimi, in uno spettacolo così articolato nel tempo che non si limita ad essere “un saggio di fine anno”? Bellissimo. Da vent’anni conduco laboratori nelle scuole e mi “nutro” dell’energia dei ragazzi. Solo grazie a loro divento un regista… Sono creativi e ciò deriva dalla loro voglia di giocare. Tuttavia in questi mesi, abbiamo dovuto prendere le misure, considerato l’enorme numero di partecipanti: il primo incontro è stato complicatissimo, erano presenti seicento bambini con i loro genitori. Eravamo disperati perché non ci saremmo mai aspettati tanta gente. Poi abbiamo calibrato meglio. Qual è stato il processo drammaturgico e quanto hanno contribuito i ragazzi alla drammaturgia? La prima domanda è stata: ci affidiamo totalmente ai ragazzi? Abbiamo deciso di partire dando “in pasto” ai ragazzi alcuni grandi testi che riguardassero utopie incentrate sul tema del viaggio. Mistero buffo di Vladimir Vladimirovič Majakovsij, Ascesa e caduta della città di Mahagonny di Bertold Brecht, Porno­teo­ kolossal di Pier Paolo Pasolini, Uccelli di Aristofane, Edipo re di Sofocle e il viaggio sulla luna

di Astolfo dall’Orlando furioso di Ludovico Ariosto. Siamo andati nelle scuole e abbiamo raccolto diverse suggestioni sui testi e sulle cinque parole del progetto. Ad esempio l’Inferno si è trasformato nell’Ikea e i dannati sono diventati i migranti. Qui sono intervenuto soprattutto io, selezionando tutto quello che ritenevo rilevante. Ci dici quali sono le maggiori differenze rispetto a come interpretano le parole i “futuri maestri” e i “vecchi maestri”? C’è una battuta a fine spettacolo, per me la più importante: «Lasciateci godere la forza della possibilità. Il poter essere è sempre meglio di ciò che si è.» Per i “futuri maestri” tutto è ancora possibile. Sono persone che stanno andando incontro alla vita. Credo che per loro questa sarà un’esperienza fondante. Ma è possibile che non ne capiscano fino in fondo l’importanza, oggi. Probabilmente se ne accorgeranno in futuro. Quali sono, per un maestro, le giuste modalità per rapportarsi all’immaginario dei ragazzi? Non bisogna assecondare il loro immaginario perché è spesso influenzato dai molteplici stimoli che il mondo offre. Dobbiamo offrire loro una possibilità diversa che incontri il loro modo di giocare, di esprimersi, per sollecitare e liberare quell’energia che oggi è un po’ compressa. Bisogna cercare qualcosa che consenta di “scoperchiare la pentola a pressione” …

Siamo un gruppo di critici e giornalisti, esperti di teatro, siamo una redazione “intermittente” che dal 2005 cerca di esplorare le traiettorie della scena italiana e internazionale: questo è Altre Velocità. Chiamati dal Teatro dell’Argine ad affiancare il progetto Futuri Maestri, in debutto stasera con il primo spettacolo e presente all’Arena del Sole fino a domenica 11 giugno fra repliche, esposizioni e incontri con gli ospiti. Si tratta di un percorso di teatro partecipato inclusivo e polifonico: più di mille ragazzi si avvicenderanno sul palco con un copione frutto di scrittura collettiva, mentre alcune importanti personalità del nostro tempo rivolgeranno loro una lettera aperta sulle difficoltà del presente e le possibilità del futuro. Futuri Maestri testimonia allora la capacità del teatro di rinnovarsi, di porsi non solo nuove domande ma anche di ricercare forme e pratiche che possano sostenerle e indirizzarle con mira più precisa. Allo stesso modo, pensiamo che un discorso critico all’altezza di tale complessità, debba essere il più possibile aperto, provando a mettersi in discussione e rinnovarsi. Per tutta la durata delle repliche condurremo un laboratorio di giornalismo con studenti universitari e delle scuole superiori. Cercheremo di raccontarvi il progetto con recensioni, disegni, schede di approfondimento e interviste, chiedendo ai ragazzi di inventarsi rubriche e incursioni dietro le quinte o in mezzo al pubblico, sperimentando diversi formati di pubblicazione con un’uscita ogni giorno. Da tutta la redazione, vi auguriamo buona lettura e buone vision(i)! (disegno di Bianca Sandri)

I racconti impossibili dialoghi dietro le quinte

Camerino dell’Arena del Sole. Mancano cinque minuti alla prima dello spettacolo. Tre attori (Ginevra, 17 anni | Luca, 12 anni | Nicolò, 11 anni) seduti per terra, visibilmente agitati, si confrontano. Luca – (Cercando di nascondere la paura del palcoscenico) Io comunque avrei voluto fare Romeo, di Romeo e Giulietta… Ginevra – Non male. (reggendo il gioco). A me piace tanto il personaggio di Esmeralda…(occhi sognanti pensando al suo Quasimodo) Luca­E tu chi avresti voluto essere? Nicolò – Io…Lord Voldemort (nel camerino cala una luce fredda e minacciosa, per qualche secondo). Ginevra ­ Uff, io me la faccio sotto, qui continuano a chiamarci futuri maestri, maestri…ma maestri di cosa? Luca ­ Io non sono pronto a insegnare (evidente stato di ansia) Ginevra ­ Ma come mi è venuto in mente di venire qui…ero già stata a teatro, ma mai in questo. A recitare, poi… (comincia a mangiarsi le unghie nervosamente) Luca ­ Io veramente ho cominciato a recitare per imparare a fingere di stare male, così non dovevo andare a scuola… (sottintendendo: “forse avrei fatto meglio ad andare a scuola”) Nicolò – (si alza in piedi baldanzoso) Ragazzi, ma di che avete paura? Qui ci conosciamo tutti da mesi, lo spettacolo l’abbiamo praticamente scritto noi…lo spettacolo è dentro di noi.

Ginevra ­ Sì, è fatto da noi e per noi…Ma gli adulti? Che ne capiscono loro? Piacerà a mia mamma? (pensa alla mamma seduta in prima fila e, con sguardo vacuo, corre a prendere il copione per ripassare) Luca ­ Io ho una tattica per farli venire: non dico assolutamente niente di quello che facciamo, così si incuriosiscono e vengono per forza. (compiaciuto e soddisfatto della sua idea geniale) Nicolò ­ Lo spettacolo è anche per gli adulti, anzi, soprattutto per gli adulti. Se rimarranno concentrati come abbiamo imparato a fare noi, capiranno e forse le cose cambieranno. (tono minaccioso da Signore Oscuro, sottotesto: “sarà meglio per loro”) Ginevra – (tornando lentamente in sé) Forse daranno ascolto alle nostre opinioni, alle nostre idee su questioni importanti...(con forza e decisione) anche se siamo piccoli, devono imparare a rispettarci, perché un giorno ci saremo noi al loro posto! Luca – (alzandosi con convinzione) Bene, ragazzi, è arrivato il momento di cominciare. Mi raccomando, la cosa più importante: STATECI CON LA TESTA. (canzonando la voce e gli atteggiamenti del regista) Regista – (sbucando dalla porta) Chi è di scena! I tre attori si guardano e insieme escono dalla scena per entrare nella scena seguente: quella dello spettacolo. Matteo Posa


Amore

L'ospite

di Matteo Posa

Loredana Lipperini

Possiamo dare migliaia di definizioni di “amore”. Vederlo da diverse prospettive, attraverso gli occhi di diverse culture, diverse esperienze che cambiano di persona in persona. D’altronde, si ha quasi l’impressione che non si sia parlato d’altro da quando è nata la scrittura, era inevitabile che prima o poi sarebbe sorta una certa confusione a riguardo. A distanza di millenni e alla luce di tutti gli eventi che sono avvenuti nel frattempo, è allora opportuno (ri)porsi la domanda: che cos’è, oggi, l’amore? Per alcuni, amore può essere generosità, dare se stessi all’altro senza alcun tornaconto personale; per altri, è fiducia, riporre la propria salute e il proprio benessere nelle mani dell’altro. In ogni definizione di amore che si può trovare, c’è sempre e comunque “l’altro”, questa dimensione e inafferrabile che dovrebbe essere l’oggetto del nostro amore, sebbene in realtà abbia più l’aspetto di un soggetto. Sì, l’amore nasce in letteratura come sentimento reciproco, dove non esistono soggetti e oggetti, eppure facciamo fatica a vedere questo amore in giro, soprattutto attraverso gli occhi dei mass media. Amori tormentati da romanzo dell’800 che finiscono con una denuncia per stalking o con un omicidio; amore per un’ideologia che finisce col creare un colpo di stato e migliaia di vittime di una politica distopica; amore per un’entità superiore che dovrebbe fungere da guida morale e spirituale e, invece, apre i battenti di un inconcepibile spettacolo di sangue e terrore. Qui si potrebbe controbattere, giustamente: “non facciamo di tutta l’erba un

INFOGRAFICA FUTURI MAESTRI Programma dal 3 al 5 giugno INCONTRO CON L'AUTORE Ore 18,30 – 19,30 (chiostro) A seguire lo spettacolo alle ore 20,00 ­ 3 giugno LOREDANA LIPPERINI, giornalista, scrittrice, conduttrice radiofonica (Radio Rai). ­ 4 giugno SIMONETTA AGNELLO HORNBY, avvocatessa e autrice del libro La Mennulara. ­ 5 giugno GABRIELE DEL GRANDE, giornalista, scrittore e documentarista.

fascio!”. Tuttavia, risulta difficile non credere che per molti queste siano le giuste declinazioni della parola “amore”, difficile non vedere che ci sono così tanti oggetti sacrificati per le azioni compiute dai soggetti di questo “amore”. Ancora più inquietante è pensare che l’”amore” di uno può essere così dannoso per tanti. Dimostra quanto l’amore sia un’arma incredibilmente potente. Noi, oggi, abbiamo capito come funziona? Come si trasmette? Abbiamo capito, l’amore, che cos’è? Si ritorna alla domanda di prima e la risposta non sembra dare adito a pensieri rassicuranti. Vogliamo credere che tutto quello che vediamo succedere e non ci piace sia l’esatto contrario dell’amore, né tantomeno ci vogliamo ritenere responsabili o addirittura capaci di provare tali sentimenti. È bene ricordarci, ancora, che le prospettive sull’amore sono tante e ci si può trovare spaesati in un panorama così denso e variegato di forme. Una cosa, però, sembra accomunare tutte queste prospettive: l’amore si può insegnare. Si può divulgare, si può condividere. Forse, un giorno ci sarà qualcuno che saprà cos’è l’amore, un amore diverso da quello che siamo abituati a vedere, forse addirittura diverso da come vorremmo che fosse, con la speranza di raggiungere un sentire condiviso sull’amore, un sistema di valori che sia reciproco e che proprio attraverso tale reciprocità possa trovare una migliore definizione dell’amore. Nonostante gli orrori degli ultimi anni che potrebbero aver anestetizzato i nostri sentimenti umani, oggi nel 2017, è allora bene chiedersi: l’amore si può

Debuttano stasera i Futuri Maestri, e con loro debutta anche il primo personaggio – uno diverso ogni replica – che sul palco leggerà ai ragazzi una lettera sull’importanza del presente e del futuro, della grinta e della determinazione, della voglia di conoscere e di ribellarsi. A dare il via, Loredana Lipperini: giornalista, scrittrice e storica voce radiofonica. Nata a Roma nel 1956, Lipperini inizia la sua carriera negli anni Settanta in Radio Radicale, come direttrice dell’agenzia di stampa e voce di punta dell’emittente; Con il successivo passaggio in Radio Rai, collabora per diverse testate nazionali e programmi televisivi, per i quali è autrice e conduttrice. Dal 2004 apre Lipperatura, blog di recensioni editoriali e commenti su questioni di attualità, che diventa rapidamente un punto di riferimento per il dibattito letterario nazionale. Narratrice, titolare di corsi di scrittura tra Torino e Bologna, giurata nei più importanti festival di letteratura: Lipperini è una personalità poliedrica nel panorama autoriale italiano. Quali insegnamenti, dunque, potrà fornire ai ragazzi sul palcoscenico? Lipperini, sul suo blog, firma da alcuni mesi la rubrica Storie dai borghi, in cui racconta le falle del sistema economico e politico italiano sul fronte della ricostruzione post­ sisma nelle Marche, sua regione d’elezione. L’importanza della concretezza, del riferimento preciso, dell’analisi coi piedi ben piantati a terra: per spiccare il volo c’è sempre bisogno di radici solide. Come diceva Pavese: «un

MERDA!MERDA! L'espressione nasce nel XVII secolo, quando era consuetudine andare a teatro in carrozza. Dunque più carrozze, più cavalli e più cavalli, più... pubblico! Siamo riusciti a intercettare i ragazzi poco prima di salire sul palco e... A cosa pensi i trenta secondi prima di andare in scena? "Spero di non dimenticarmi le battute..." "Ho troppa ansia!" "Non è una cosa di tutti i giorni.. nove serate!" " Che scaga... :( "

paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via». Inoltre, Lipperini pubblica periodicamente romanzi. Dopo una parentesi fantasy con l’eteronimo Lara Manni – dove l’autrice dimostra la propria capacità di astrazione e di evasione – giungiamo al suo ultimo lavoro, L’arrivo di Saturno, che racconta l’amicizia tra Dora, voce narrante, e Graziella de Palo, giornalista scomparsa a Beirut nel 1980. Le vicende narrate nel libro danno origine a un doppio filone narrativo che tenta di spiegare la verità attraverso la finzione letteraria. La realtà, tanto assurda da superare la fantasia, può essere analizzata sotto la lente di ingrandimento della letteratura, che non la inquina né la falsifica, bensì ne amplia le possibilità di lettura. Questo potrebbe essere un nodo cruciale da trasmettere ai ragazzi. L’incontro tra verità e finzione, tra tangibile e impalpabile, è indispensabile per una vita più piena, più ricca; se sotto l’egida della letteratura, dell’arte, del desiderio, tanto meglio. Ecco che, se i futuri maestri impareranno a coniugare attinenza al reale e slancio fantastico, avranno in mano gli strumenti necessari per poter osservare con sguardo critico e non semplicistico la complessità del mondo e delle sue contraddizioni. Gabriele Gelmini

(disegno di Bianca Sandri)


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