Calci e pugni sul tetto del mondo. Biagio Tralli, identikit di un campione

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BIAGIO TRALLI identikit di un campione

BIAGIO TRALLI identikit di un campione

Erano tutti contro, dai familiari agli amici più cari. Ma a quel sogno era impossibile rinunciare. Parafrasando Sepùlveda, “vola solo chi osa farlo”. Possono non esserci le condizioni, possiamo essere circondati da un contesto che sembra tramare contro di noi eppure se c’è la forza di volontà, la convinzione che quel sogno possiamo realizzarlo, abbiamo un dovere verso noi stessi: tentare. In Calci e pugni sul tetto del mondo il Maestro Biagio Tralli, con l’umiltà che lo contraddistingue, si racconta alla giornalista Rossella Montemurro. Oggi il suo nome è una leggenda ed è grazie a lui che Matera, ben 11 anni prima che diventasse Capitale Europea della Cultura, è stata Capitale Mondiale della kickboxing.

CALCI E PUGNI SUL TETTO DEL MONDO

Rossella Montemurro, giornalista professionista materana. Ha lavorato per Il Quotidiano della Basilicata, occupandosi dei settori “Cronaca” e “Cultura”, Il Mattino di Foggia, Il Mattino di Puglia e Basilicata, il Roma e con la testata giornalistica online www.ilmiotg.it. Ha collaborato con l’emittente televisiva “Antenna Sud”. Attualmente dirige www.tuttoh24.info, testata giornalistica online. Nel 2004 ha pubblicato per Ediesse Edizioni “I giorni di Scanzano”. Il volume, nel 2005, ha ricevuto la segnalazione della Giuria del Premio letterario Basilicata. Nel 2010 ha pubblicato per BMG Editrice “Carabinieri a Matera. Tradizione e modernità al servizio dei cittadini”. La pubblicazione è stata autorizzata dal Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri.

€ 14.00 ISBN 978-88-6960-031-9

9 788869 600319


L’UOMO TIGRE È l’uomo tigre che lotta contro il male/combatte solo la malvagità/ non ha paura si batte con furore/ed ogni incontro vincere lui sa/ ma l’uomo tigre ha in fondo un grande cuore/combatte solo per la libertà/difende i buoni sa cos’è l’amore/il nostro eroe mai si perderà/ha tanti amici grande la bontà/ma col nemico non ha pietà. (Riccardo Zara) Queste parole sono nell’immaginario collettivo di tutti i bambini che negli anni Ottanta non perdevano una puntata del cartone animato “L’uomo tigre”. Biagio Tralli era uno di loro: guardava le gesta di Naoto Date e sognava. Quei calci, quei pugni quelle lotte furiose del wrestler giapponese che voleva scrollarsi di dosso l’infanzia infelice, scegliere il bene e riscattare i più deboli, gli sono rimasti dentro. Sono stati la molla che, con la fantasia sfrenata che solo i più piccoli sanno avere, gli permetteva di costruire palestre finte e ring improvvisati sotto casa. Con gli amichetti allestiva il ring conficcando paletti nel terreno, i bidoni diventavano i sacchi. Era un gioco ma aveva tutte le premesse del futuro di Biagio sui ring più prestigiosi. Ci sono bambini che sognano di diventare calciatori, bambine che vogliono fare le modelle. Biagio ha sempre avuto le idee chiare: indossare le fasce, i guantoni, salire sul ring. E vincere tutto. La passione di Biagio Tralli è nata per gioco. L’amore per il ring lui lo prova da sempre. Un amore forte, viscerale che ha saputo resistere alle critiche di quanti hanno provato a fargli cambiare idea, 7


hanno tentato di incanalarlo verso un futuro tranquillo: un posto fisso, una famiglia… La “normalità” che cerca Biagio è l’adrenalina che solo il suono della campanella può dare. È quell’odore che si respira in palestra un mix di sudore, la pelle dei sacchi, il cuoio che riveste i guantoni – un odore inconfondibile che, se sei appassionato di questo sport, ti inebria e non puoi più farne a meno. La storia del materano Biagio Tralli ha i contorni di una favola: un ragazzo che a trentuno anni, a differenza di tanti coetanei che non hanno ancora le idee chiare sul proprio futuro, è riuscito con spirito di sacrificio e una volontà granitica, a realizzare un sogno: diventare campione del mondo WAKO di full contact.

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LA PRIMA VOLTA Per quei bambini che giocavano sul ring improvvisato in cortile è giunta l’ora di fare sul serio. È il 1988 e Biagio, dodicenne, con gli amici si iscrive in palestra. È una palestra del quartiere in cui abita, a Matera. Finalmente può praticare la kickboxing. Ma la folgorazione Biagio la ebbe solo un anno dopo, quando Donato Milano (attuale presidente della Federazione italiana kickboxing, Muay Thai, Savate, Shoot Boxe e Sambo, per 16 anni allenatore della Nazionale Italiana) proprio in quella palestra andò a fare uno stage. Per Biagio, tredicenne, si aprì un mondo. E quel sogno di diventare campione anziché rimanere confinato nelle illusioni di un adolescente, ritornò prepotente a farsi spazio tra le aspirazioni di un ragazzino disposto a qualsiasi cosa per coronarlo. Pur di essere allenato dal coach Milano, che aveva la palestra a Gioia del Colle (BA), Biagio nel 1989 decise di fare a giorni alterni 80 chilometri in Vespa. E all’audacia, all’incoscienza si aggiunse una bugia bianca che per anni evita divieti e scenate da parte dei genitori. Quegli allenamenti a Gioia, Biagio li andava a fare di nascosto: la mamma e il papà pensavano che lui stesse continuando a frequentare la palestra a Matera e non avevano la più pallida idea dei sacrifici che il figlio faceva per inseguire un sogno. Allenamenti “segreti” a Gioia del Colle e la vita di sempre a Matera, tanto che nessuno dei compagni di scuola avrebbe potuto neanche lontanamente sospettare che quel ragazzo così mite e tranquillo trascorresse ore a riempire un sacco di calci e pugni. «Mia madre era completamente all’oscuro, pensava che frequentassi la palestra in via Collodi. I miei lo hanno saputo quando sono diventato grande. Si sono arrabbiati, come si sarebbe arrabbiato qualsiasi genitore. 9


Raggiungevo Gioia del Colle con il motorino, con gli amici e i mezzi di fortuna. Avevo 14 anni, avevo una Vespetta e facevo su e giù. Oggi, ripensandoci, da padre, ammetto di essere stato proprio un incosciente. All’epoca c’era il boom dei salottifici e quella strada era trafficatissima. C’erano sempre tir, era molto molto pericolosa. Ho viaggiato con qualsiasi condizioni meteo, anche sotto l’acqua e la neve fin quando non ho preso la patente. Con me c’era il mio amico fraterno Gino Clemente che, per motivi lavorativi, andava a Laterza e iniziò a fare pugilato lì. Nei giorni in cui non andavo a Gioia lui accompagnava anche me a Laterza. Nei giorni pari tiravo di boxe, nei giorni dispari praticavo kickboxing. Andando a Gioia avevo un sacco di tempo per pensare. Con la Vespa impiegavo un’ora ad andare e una a tornare. Ancora oggi, dopo 30 anni, siamo la città italiana meno collegata. Pensavo: I ragazzi di Matera sono proprio sfortunati. Quando deciderò di aprire una palestra, avranno quello che io non ho avuto.»

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IL MAESTRO MILANO Un Maestro non incoraggia più di tanto. Un Maestro osserva e sogna. Tra sé e sé dice: «Speriamo che questo ragazzo continui» ma non andrà mai a dirgli: «Tu sei bravissimo, devi continuare». «A me è successo con Antonino Gravela che a settembre 2018 ha conquistato il titolo di campione del mondo WAKO Juniores. Lo avevo da piccolissimo, aveva 6 o 7 anni e veniva da me ad allenarsi. Lo guardavo e dicevo: chissà se continuerà. E poi è diventato un campione.» La kickboxing è una passione che va alimentata piano piano, pezzettino per pezzettino. «Il Maestro Donato Milano mi ha invogliato subito ma lo ha fatto senza insistere. I primi anni Donato mi ha dovuto “smontare e rimontare” perché la persona che mi aveva insegnato la kick a Matera diceva di insegnare kick ma in realtà era una disciplina che con la kick non c’entrava niente. I Maestri della palestra materana avevano alle spalle l’impostazione del Kung Fu, non perché lo voglia sminuire ma per le differenza tra le tecniche.» Biagio Talli sale per la prima volta sul ring a 17 anni, nel 1993. E continua a combattere fino al 2009. All’angolo c’è sempre il Maestro Milano. VIII Dan, Milano è stato allievo di Jean Paul Pace – è a quest’ultimo, campione di karate con la nazionale francese nel 1972, che si deve il merito di aver portato la kicxboxing in Italia alla fine degli anni ’70. Carismatico, con l’aria da duro, severo e inflessibile come un padre autorevole che, per il bene del figlio, consiglia di fare determinati sacrifici, è il Maestro Milano l’artefice della crescita sportiva di Biagio. 11


Sessioni di allenamento spesso estenuanti, sacrifici, giornate sempre più intense, scandite da ritmi frenetici: sveglia all’alba per studiare, la scuola, i chilometri in Vespa per raggiungere la palestra… «Non mollare, non mollare»: è il mantra del Maestro Milano quando mancano pochi secondi alla fine di un combattimento in allenamento, è il diktat per tutti gli allievi che sul tatami stanno dando il loro meglio per perfezionarsi nella kick. Un atleta può essere bravo, ma conta molto anche la bravura dell’allenatore nel trasmettere le tecniche, le strategie di combattimento. Ganci, montanti, diretti, calci girati, laterali, frontali, ad ascia, un mix di colpi ognuno con una propria tecnica, prima sferrati sui sacchi poi sull’avversario. C’è bisogno di un bel po’ per impararli ma servono pochi secondi, una volta che li si padroneggia, per usarli. Se vanno a vuoto può esserci un duro KO, basta un attimo e le leve dello sfidante penetrano nel varco che hai aperto. Se vanno a segno è un sospiro in più verso la vittoria. La tua. Come quella del titolo Mondiale conquistato da Biagio nel 2008 a Marsiglia. È il suo primo titolo Mondiale fuori casa, un titolo che vale doppio rispetto a uno vinto in Italia. L’avversario era il campione in carica, il franco-algerino Alì Kanfouah: Biagio gli strappa il titolo e, fino a quando non ha smesso, nessuno al mondo lo ha voluto sfidare.

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I tre giudici ai cartellini hanno decretato la vittoria. A me bastava il pareggio, Oumeddor avrebbe dovuto stravincere anche se giocava in casa.» Un incontro brillante nonostante le preoccupazioni per le ferite ai piedi. «Temevo che potessero sanguinare, avevo solo una piccola fasciatura che alla terza ripresa si è rovinata.» Una vittoria sofferta, ma ne è valsa la pena.

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