Sergio Fadini
Sergio Fadini, sociologo del turismo di origini napoletane. Consulente e formatore turistico. Nei suoi studi si occupa degli impatti del turismo e del turismo responsabile, ha fondato il progetto “il Vagabondo” e fa parte del tavolo Formazione dell’Associazione Italiana Turismo Responsabile (AITR) di cui è anche responsabile per l’ospitalità. Ha pubblicato Salvateci dalla Taranta (2011) e A Matera si va si torna si resta (2015).
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GLI ATTORI DEL TURISMO RESPONSABILE GLI ATTORI DEL TURISMO RESPONSABILE
Questo studio parte dall’esigenza di capire cosa stia accadendo in Europa rispetto al tema del turismo responsabile, alla luce della nascita negli ultimi quindici anni di numerosi operatori che si rifanno a questo modo di concepirlo. Manca infatti una qualsivoglia mappatura del fenomeno in questione, il che rischia di rendere evanescenti, rispetto al dibattito teorico, le centinaia di realtà che operano sul territorio europeo. La letteratura sull’argomento è aumentata in tutta Europa, Italia compresa; ma sono davvero pochi gli studi che prendono in esame gli operatori che si rifanno al turismo responsabile, di solito si trovano degli approcci teorici validi per un ragionamento complessivo. Mentre è quasi del tutto assente l’approccio sociologico, di cui si nutre questa pubblicazione, allo scopo di evidenziare in particolar modo le relazioni fra i vari attori, i rapporti di forza, le prospettive e i mutamenti in atto. La domanda di fondo che muove questa ricerca è dunque: un numero così nutrito di operatori ha un significato? Possiede una sua forza di imporsi come nuovo attore sulla scena? O è destinato a essere solo testimone di scelte prese altrove?
Una mappatura europea
Sergio Fadini
GLI ATTORI DEL TURISMO RESPONSABILE una mappatura europea
© 2015 Altrimedia Edizioni ISBN: 978-88-6960-038-8 Ristampa riveduta e corretta Cover image selected by Freepik Altrimedia Edizioni è un marchio di Diòtima srl - servizi e progetti per l’editoria Via Ugo La Malfa, 47 - 75100 Matera Tel. 0835 1971591 Fax 0835 1971594 www.diotimagroup.it www.altrimediaedizioni.com info@altrimediaedizioni.com
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Indice Prefazione Introduzione Capitolo 1. Il turismo responsabile in Europa 1.a Un prodotto che può arrecare problemi 1.a.1 I problemi legati all’attività turistica 1.a.2 Primi passi per risolvere i problemi evidenziati 1.b La ricerca di alternative 1.b.1 Le varie forme alternative al turismo di massa 1.b.2 Concetti base dei vari turismi “alternativi” 1.c Il turismo sostenibile 1.c.1 Origini del concetto 1.c.2 Riflessioni critiche 1.d Il turismo responsabile 1.d.1 Le origini del concetto 1.d.2 Cos’è il turismo responsabile 1.d.3 I differenti approcci odierni, in Europa Capitolo 2. Attori del turismo e interazioni 2.a Sugli attori 2.a.1 Gli attori nel turismo 2.a.2 Da chi sono formate le comunità locali 2.a.3 Comunità locali oggi 2.b Sulle possibili interazioni 2.b.1 Teorie sulle interazioni fra attori 2.b.2 Dal concetto di impatto allo studio delle interazioni nel turismo 2.b.3 Interazioni e turismo 2.c Diversi interessi e tipi di relazioni fra attori turistici 2.d I rapporti di forza nel turismo 2.d.1 La forza dell’industria turistica
4 2.d.2 La forza presunta o reale dei turisti 2.d.3 Il ruolo delle istituzioni 2.d.4 Le potenzialità delle comunità locali 2.e Per un quadro delle relazioni fra gli attori del turismo Capitolo 3. Un nuovo modo di intendere il turismo 3.a L’approccio del turismo responsabile 3.a.1 Sugli attori 3.a.2 Sulle interazioni fra attori 3.a.3 Sui rapporti di forza e sulla governance 3.b Il quadro europeo 3.b.1 Nuovi attori sulla scena 3.b.2 Come intendono il turismo responsabile 3.b.3 Gli interlocutori considerati 3.b.4 Le comunità locali viste dagli operatori 3.c Le interazioni previste 3.c.1 Interazione coi turisti 3.c.2 Interazione con gli operatori turistici 3.c.3 Interazione con le comunità locali Capitolo 4. Conclusioni 4.a Sulle realtà analizzate 4.b Le potenzialità dei singoli attori 4.c Sulle interazioni e i rapporti di forza Bibliografia
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Prefazione di Maurizio Davolio1
Una mappatura completa ed aggiornata del turismo responsabile in Europa non esisteva, oggi esiste grazie a Sergio Fadini e al suo encomiabile impegno di ricerca e di esplorazione. Alla preziosa mappatura si aggiunge la trattazione di uno dei temi più delicati nel mondo del turismo: il tema della terminologia, cioè dei tanti tipi di turismo in qualche modo riconducibili ad approcci di natura etica (sostenibile, responsabile, solidale, pro-poor, ecoturismo, sociale ecc.). Una babele terminologica in cui è difficile districarsi, persino per gli addetti ai lavori. Sergio dice con chiarezza qual è lo scopo della sua ricerca: capire come funzionano queste realtà (del turismo responsabile) in relazione ai due temi portanti del libro: la relazione fra gli attori e i rapporti di forza in essere. Un intero capitolo è infatti dedicato ad una profonda analisi dei quattro stakeholders del turismo, gli operatori turistici, le autorità istituzionali, i turisti, le comunità locali; viene analizzata la loro natura, particolarmente difficile da definire quella delle comunità locali; vengono studiate e rappresentate anche graficamente le loro complesse interrelazioni, e pesati i loro rapporti di forza. La mappatura consente al lettore di conoscere tante realtà europee, alcune transnazionali, la maggioranza nazionali; un vasto arcipelago di
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Presidente AITR.
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realtà grandi e piccole, alcune con finalità di aggregazione di organizzatori di viaggi e di promozione, altre più impegnate nella progettualità, nelle campagne di sensibilizzazione, nella ricerca o nella formazione; alcune più attente ai temi della sostenibilità, altre più orientate ai temi della solidarietà; così come gli arcipelaghi sono costituiti da isole grandi e piccole, abitate o semideserte, piatte o montagnose, e alcune ormai sommerse dalle acque. Anche la nostra AITR è ampiamente citata, e mi piace costatare come Sergio ne abbia colto alcuni aspetti fondamentali e originali: la sua base associativa molto composita, l’attenzione anche al turismo in Italia, il tentativo di coinvolgere l’industria convenzionale, senza per altro sottacere anche le criticità, come l’assenza di un sistema di certificazione, che altre organizzazioni invece possiedono e applicano. Affiorano nel libro i delicati temi che chi si occupa di turismo responsabile deve quotidianamente affrontare, la confusione terminologica, l’opportunismo e il green washing praticati da certi operatori turistici, le contraddizioni, a volte imbarazzanti, nelle comunità locali. Un libro ricchissimo di informazioni, che provengono da un’infinità di fonti, basta guardare la bibliografia per farsene un’idea; risulterà prezioso per studenti, ricercatori, docenti ma anche per tutti gli attori del mondo del turismo. E anche per noi di AITR, che dedichiamo tanto tempo alle attività, e purtroppo raramente ci fermiamo a riflettere, come invece dovremmo, anche sui temi di natura storica, scientifica e concettuale.
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Introduzione Questo studio parte dall’esigenza di capire cosa stia accadendo in Europa rispetto al tema del turismo responsabile, alla luce della nascita negli ultimi quindici anni di numerosi operatori che si rifanno a questo modo di concepirlo. Manca infatti una qualsivoglia mappatura del fenomeno in questione, il che rischia di rendere evanescenti, rispetto al dibattito teorico, le centinaia di realtà che operano sul territorio europeo. La letteratura sull’argomento è aumentata in tutta Europa, Italia compresa; ma sono davvero pochi gli studi che prendono in esame gli operatori che si rifanno al turismo responsabile, di solito si trovano degli approcci teorici validi per un ragionamento complessivo. Mentre è quasi del tutto assente l’approccio sociologico, di cui si nutre questa pubblicazione, allo scopo di evidenziare in particolar modo le relazioni fra i vari attori, i rapporti di forza, le prospettive e i mutamenti in atto. La domanda di fondo che muove questa ricerca è dunque: un numero così nutrito di operatori ha un significato? Possiede una sua forza di imporsi come nuovo attore sulla scena? O è destinato a essere solo testimone di scelte prese altrove?
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Capitolo 1 Il turismo responsabile in Europa Il termine “responsabile” applicato al turismo sta guadagnando peso negli ultimi anni all’interno del dibattito turistico internazionale (Cañada, 2012); si registra infatti un incremento degli studi dedicati al tema e un aumento delle pubblicazioni, dopo anni di indifferenza in cui prevaleva nettamente l’attenzione verso il turismo sostenibile. E notevoli sono le differenze rispetto ai primi approcci. Il capitolo ripercorre la nascita del concetto del turismo responsabile, dall’attenzione alle problematiche legate al turismo alla ricerca di soluzioni, dalla genesi a forte matrice solidaristica fino alle evoluzioni odierne. 1.a Un prodotto che può creare problemi Il prodotto venduto dall’industria turistica non ha le stesse caratteristiche di un elettrodomestico, innanzitutto perché non è un oggetto, ma appartiene al settore terziario, essendo il pacchetto turistico un servizio intangibile, un’attività. Poi, caratteristica fondamentale, perché non si consuma in casa propria ma in casa altrui, cioè nelle mete turistiche (Goodwin, 2011) e ciò innesca una serie di meccanismi e di situazioni che coinvolgono direttamente altre persone (UNCSD, 1999), oltre che uso di risorse: l’acqua e l’energia, ad esempio, non sono quelle che consumiamo a casa nostra per fare una lavatrice, ma sono le stesse che utilizza chi abita quotidianamente nei luoghi divenuti mete turistiche. E tali risorse, comuni a entrambi i soggetti, sono esposte al degrado (Simonicca, 2006). L’aumento dell’antropizzazione derivante dal turismo è dunque un fenomeno con cui fare i conti e implica delle scelte (Grigolli, 2011b).
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1.a.1 I problemi legati all’attività turistica Lunga è la lista dei problemi evidenziati dagli studiosi connessi con le attività turistiche; alcuni cagionati a prescindere dalla situazione di partenza, altri derivanti da peculiarità presenti sul territorio, in special modo lo squilibrio esistente fra potenzialità economiche dei turisti e comunità locali di accoglienza (Nash, 1989), riproducendo un sistema in cui i vari elementi che interagiscono hanno pesi differenti (Krippendorf, 1987). Generalmente le problematiche vengono suddivise in 2 o 3 categorie; da un lato ci sono le problematiche ambientali, riferite quindi al territorio e alle risorse naturali; dall’altro quelle relative alle popolazioni locali, che sovente vengono suddivise in 2 sotto categorie: i problemi socioculturali e quelli economici. La divisione a 3 qui presentata viene mutuata dal linguaggio usato per porre le fondamenta teoriche dello sviluppo sostenibile, risalente al 1992, in cui sono stati evidenziati i 3 settori cardine di cui tener conto: ambiente, equità, che tocca dunque gli aspetti socio-culturali, economia. Impatto ambientale Fra i maggiori punti critici presenti indifferenziatamente in tutto il globo vi sono innanzitutto le problematiche ambientali quali l’inquinamento, la distruzione del paesaggio, la deforestazione, lo sfruttamento e l’espropriazione delle risorse naturali locali (Laurent, 2003); la cementificazione delle coste e di altri territori ad alto pregio naturalistico (Gascón, 2010). Il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) segnala le seguenti criticità legate all’utilizzo delle risorse naturali in ambito turistico:2 − Consumo di risorse (acqua; altre risorse locali non sufficienti a soddisfare le esigenze sia delle popolazioni che dei turisti; deterioramento del territorio).
Fonte: sito dell’UNEP, www.unep.org - sezione Resource efficiency - Business Sectoral Activities - Tourism, visitato il 15 luglio 2013. 2
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− Inquinamento (dell’aria; rumore; produzione e smaltimento rifiuti; sporcizia). − Scarico delle acque reflue. − Inquinamento estetico. − Impatti fisici dovuti allo sviluppo del turismo (deforestazione; distruzione di territorio; distruzione di costa). − Impatti fisici dovuti alle attività dei turisti (consumo della vegetazione e del suolo; alterazione dell’ecosistema; ancoraggio e attività marine). − E più in generale, elenca i seguenti punti critici cui le attività turistiche contribuiscono: − Perdita di biodiversità. − Aumento del buco dell’ozono. − Cambio climatico. Impatto socio-culturale Altre problematiche afferiscono al campo socio-culturale, legate in particolar modo all’incontro fra turisti e popolazioni locali. Ma anche relative all’interazione fra operatori turistici e popolazioni locali e fra istituzioni e popolazioni locali. I turisti hanno un impatto non solo sulle risorse naturali della destinazione prescelta ma anche sulle persone che incontrano durante le loro esperienze di viaggio, mentre “consumano” il prodotto turistico. Impatto che ha inevitabili ripercussioni socio-culturali, positive o negative, che varia al variare di molteplici variabili (Boyer, 1993; Lanfant, 1993; Montani, 2005; Barretto, 2007; Savelli, 2012) e che può influenzare la vita di singoli individui o di intere comunità. Qui sottolineiamo gli aspetti potenzialmente problematici. Non si tratta solo di comportamenti poco rispettosi o invasivi da parte dei turisti (Laurent, 2003) che al più possono scatenare reazioni o risentimento da parte degli autoctoni; sovente, specie in nazioni dove la situazione economica è particolarmente disagiata, tàali atteggiamenti modificano profondamente il tessuto sociale di un popolo, con delle derive quali il turismo sessuale specie a danno di minori, una piaga che esiste da decenni (Cullen, 2005) e che coinvolge paesi come la Thailandia o il Kenia.
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Vi è anche il rischio che si inneschi un processo per cui i cittadini locali, specie le nuove generazioni, tendono a snobbare le attività tradizionali e a concentrarsi solo sulle attività turistiche (Stronza e Gordillo, 2008). O tentativi di imitazione degli usi dei turisti da parte dei cittadini locali, problema legato a una generale occidentalizzazione negli usi e nei costumi locali (Barretto, 2007; Berruti e Delvecchio, 2009). Ulteriori problematiche riguardano gli usi e costumi delle popolazioni locali e il rischio che avvenga una mercificazione delle culture, ridotte a mero folklore e alla banalizzazione dei propri luoghi per soddisfare le esigenze o spesso le attese dei turisti (Pieroni, 2003a; Berruti e Delvecchio, 2009). Ciò perché il turismo impatta sulla capacità di una comunità di mantenere un proprio equilibrio, visto che l’identità è relazionale, prodotta da una continua negoziazione, dovuta alla presenza dell’altro (Grigolli, 2011b), che in questo settore è rappresentato dai turisti. Altri motivi di attrito sono stati riscontrati in relazione alle politiche turistiche decise dalle istituzioni locali e nazionali, che spesso sono favorevoli all’industria turistica e non tengono in particolare conto le richieste delle popolazioni locali. È il caso della realizzazione di infrastrutture utili solo ai turisti, che provoca malumori e talvolta rivolte da parte delle popolazioni locali (Laurent, 2003), specie se le istituzioni locali sono responsabili di una diminuzione di spesa pubblica in settore tradizionali, in molti casi quello agricolo, a favore dell’implementazione delle strutture ricettive (Rivera-Mateos, 2012). Impatto economico Questi fenomeni sembrano maggiori nei paesi meno industrializzati; in tali luoghi l’attività turistica è in genere voluta dalle autorità locali per diversificare le entrate economiche o è spinta dai desiderata dell’industria turistica internazionale, che individua territori appetibili per sviluppare un mercato turistico, il che si collega con la terza categoria di problemi, relativa ai problemi economici. Per intercettare flussi turistici provenienti dai paesi ricchi servono infrastrutture in grado di attirare tale potenziale clientela; per costruire le infrastrutture necessarie, quali aeroporti, strade, alberghi e ristoranti occorre attrarre investitori stranieri, gli unici a disporre del capitale necessario.
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Per convincerli a investire nella propria località, le autorità locali fanno concessioni di vario tipo, dall’abbassamento o azzeramento di tasse (Laurent, 2003; Berruti e Del Vecchio, 2009) alla concessione di estesi suoli a prezzi irrisori (Nash, 2001). Ciò ha creato le premesse per gli ulteriori squilibri esistenti fra investitori stranieri e cittadini del luogo, sia da un punto di vista sociale, con la perdita delle capacità di autogoverno delle comunità locali alla mercé delle multinazionali di questo settore (Plüss, 2003), sia da un punto di vista economico, visto che la maggior parte dei proventi del turismo internazionale non resta nella destinazione turistica ma va a finire nelle tasche degli stessi investitori (Pieroni, 2003a, Gascón, 2009). Lo stesso vale per le proprietà di catene alberghiere e villaggi turistici, detenute da holding finanziarie con sede in Europa o negli USA (Berruti e Del Vecchio, 2009; Buades, 2009). Si ritiene inoltre che il turismo sia diventato, di fatto, “parte integrante dei programmi di aggiustamento strutturale imposti dalle organizzazioni finanziarie internazionali come il Fondo Monetario Internazionale o la Banca Mondiale, che lo classificano come una strategia di esportazione e strumento per il rimborso dei suoi prestiti” (Rivera-Mateos, 2012: p.28). Altri problemi economici sono legati al lavoro, la cui qualità è prevalentemente stagionale (Berruti e Del Vecchio, 2009), c’è poca possibilità di fare carriera (Krippendorf, 1987) e si registra inoltre la bassissima sindacalizzazione (Fernández Miranda, 2011). Di queste criticità, alcune sono caratteristiche dell’attività turistica, ma in altri casi ci si trova davanti a situazioni che possono essere riscontrate anche in altre categorie merceologiche (Barretto, 2007) e ciò ha permesso ai fautori del turismo di rispedire al mittente alcune delle critiche rivolte a questa attività. Non sarebbero i turisti ad essere un problema, bensì la gente; i problemi legati al turismo sono gli stessi che si presentano durante un festival musicale o un evento sportivo (Ashworth, 2012). Analogamente si è ritenuto di dover difendere il turismo dalle critiche di chi lo vede come un veicolo di degrado culturale e di forzata occidentalizzazione se riferito agli usi e costumi delle popolazioni locali, visto che anche la televisione ha avuto un potere pervasivo simile e i media in generale possono avere gli stessi effetti.
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Per tale motivo oggi si preferisce parlare al più del turismo come ad un acceleratore di certi fenomeni tipici della globalizzazione (Barretto, 2007). Date queste osservazioni, oggi piuttosto che criticare il turismo tout court, c’è chi preferisce dividere le problematiche in riferimento al grado di maturità di una destinazione turistica, oltre al fatto che pur essendo il turismo moderno un’attività legata al consumo (Hall, 2011a), non bisogna ritenerlo automaticamente “cattivo” e collegarlo al consumismo, poiché si può ipotizzare anche una cultura del consumo nel settore turistico, che potrebbe essere giudicata in modo positivo (Sharpley, 2012). 1.a.2 Primi passi per risolvere i problemi evidenziati I problemi ambientali e quelli legati alle popolazioni locali sono stati tema di dibattito e di elaborazione di documenti, anche da parte degli organismi sovranazionali. Sono le chiese a interessarsi per prima del problema fin dal 1967 (Berruti e Del Vecchio, 2009). Di problemi ambientali se ne parla nella Conferenza di Stoccolma del 1972 che ha per tema l’ambiente umano, organizzata dalle Nazioni Unite e che vede stilata una dichiarazione in 26 punti con delle raccomandazioni fra cui la necessità che le risorse naturali debbano essere protette, preservate e opportunamente razionalizzate per il beneficio delle generazioni future. Non vi sono ancora riferimenti al settore turistico. È un primo passo ma bisognerà attendere ben 15 anni per un passo avanti: nel 1987 viene redatto il Rapporto Brundtland, elaborato dalla World Commission on Environment and Development (WCED) delle Nazioni Unite, in cui viene definito il concetto di sviluppo sostenibile, inteso come “sviluppo capace di soddisfare i bisogni del presente senza compromettere le possibilità di fruizione per le nuove generazioni” (WCED, 1987). Il rapporto Bruntland influenza i successivi documenti, come l’Agenda 21, stilata nel 1992 durante il vertice sulla terra di Rio de Janeiro; o in ambito turistico la “Carta di Lanzarote”, redatta nel 1995 in occasione della Conferenza mondiale sul turismo sostenibile, promossa fra gli altri dall’UNESCO e dall’UNEP (Corvo, 2005); ma anche nello stesso anno “l’Agenda 21 per l’industria del turismo: verso uno sviluppo sostenibile” redatta dal World Travel and Tourism Council (WTTC), dal World Tourism Organization (WTO/OMT) e da Earth council.
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Documenti in cui vengono poste le basi del turismo sostenibile, mutuandone il concetto dallo sviluppo sostenibile, in cui da un lato si cerca di porre rimedio ai problemi che sono stati evidenziati, dall’altro si salvaguarda il fattore commerciale (Sharpley, 2000). È un documento che pur essendo ritenuto il pilastro per gli approcci sul turismo sostenibile, presenta diversi punti deboli di fondo, fra cui spicca la poca importanza data al problema dell’equità sociale fra le generazioni nonché alle cause economiche e politiche dell’ineguaglianza nella distribuzione delle risorse (Simonicca, 2006). Sul lato dell’impatto socio-culturale ed economico del turismo sulle popolazioni locali, già negli anni Settanta del secolo scorso si era levata l’indignazione e le preoccupazioni di organizzazioni laiche ma soprattutto religiose presenti nei paesi del Sud del mondo. I primi bersagli di questo atteggiamento critico sono i turisti e i loro comportamenti, ai quali si chiede di avere atteggiamenti maggiormente caratterizzati dall’etica. Nel 1975 a Penang si riunisce la Conferenza Cristiana dell’Asia (CCA) e redige il “codice etico per i turisti” (vedi tab.1), che contiene 12 punti dedicati agli atteggiamenti che i turisti devono avere in viaggio per non fare danni. Per trovare un documento dove si affrontano temi similari che sia stato redatto da organismi sovranazionali bisogna attendere dieci anni, quando nel 1985, in occasione della conferenza di Sofia, il WTO/OMT redige “La carta dei diritti del turismo” al cui interno trova posto il “Codice del Turista” (vedi tab.2). Il codice del WTO/OMT si richiama alla Dichiarazione di Manila del 1980, dove fu affermato che gli elementi valoriali devono precedere gli elementi tecnici e materiali (Goodwin, 2011). I due documenti, sebbene contengano parole chiave similari, sono diversi nell’impianto e nello scopo. Oltre al nome, che nel codice della CCA richiama espressamente l’etica, in quello del WTO/OMT no. Nel primo caso ci si rivolge all’opinione pubblica, a quei turisti occidentali cui si chiede di avere un comportamento rispettoso delle popolazioni locali, con riferimento ai paesi cosiddetti in via di sviluppo; nel secondo caso si allarga il campo e ci si rivolge anche agli Stati e alle possibili azioni in materia di lotta alla prostituzione e alle droghe; aumentano anche i riferimenti alle normative vigenti; oltre a dare molto spazio ai diritti del turista.
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Tabella 1 - Il Codice Etico per i turisti della CCA - Penang, 1975 1
Viaggia con spirito di umiltà e un genuino desiderio di conoscere meglio il popolo che vive nella nazione che stai visitando.
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Informati sulle sensibilità degli altri popoli, evitando atteggiamenti che possano essere considerati offensivi. Ciò vale in particolar modo per le fotografie.
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Ascoltare e osservare sono meglio che sentire e vedere.
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Comprendi che le popolazioni native spesso hanno una concezione del tempo e modi di pensare diversi dai tuoi; ciò non significa che siano inferiori, solo differenti.
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Invece di cercare la spiaggia del paradiso, scopri la ricchezza di incontrare un modo diverso di vivere tramite altri occhi.
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Informati sui costumi locali, la gente del luogo sarà felice di aiutarti.
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Invece che pensare di sapere tutte le risposte, atteggiamento tipico degli occidentali, ricordati di ascoltare.
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Ricorda che tu sei solo uno dei migliaia di turisti che visitano una nazione, non aspettarti privilegi.
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Se davvero vuoi sentirti “a casa lontano da casa”, è stupido buttare i tuoi soldi viaggiando.
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Quando fai shopping ricorda che lo sconto che hai ottenuto lo devi solo a un minor guadagno del produttore.
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Non fare promesse alle popolazioni locali a meno che tu non sia certo di poterle mantenere.
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Spendi il tuo tempo riflettendo sulle tue esperienze quotidiane cercando di approfondire la tua conoscenza. Fonte : CCA, Codice Etico per il Turista
Il richiamo al rispetto di usi e costumi delle comunità locali oltre che dell’ambiente è presente in entrambi i testi, ma emerge un elemento distintivo inerente il modo con cui ci si rivolge al lettore: nel primo i consigli pratici e quelli di approccio partono da una colpevolizzazione del turista, cui si chiede di comportarsi bene nei confronti delle comunità locali. Nei cinque articoli che compongono il codice del WTO/OMT, invece, non vi è traccia di tale giudizio negativo e inoltre balza agli occhi che i tre quinti del documento riguardano l’idea che il turismo sia un diritto, per cui tale attività deve essere agevolata il più possibile.