Da Procida

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Capitolo I

L’isola di Procida intorno all’anno 1021 d.C. Le saltuarie scorrerie dei Saraceni, padroni del litorale nordafricano ed ancora saldamente attestati nell’isola di Sicilia intorno all’anno 1000, ed il notevole depauperamento delle terre del Ducato di Napoli ad opera dei Duchi di Capua, ormai padroni di una buona parte del territorio flegreo che in precedenza faceva parte del dominio napoletano, fecero sì che, per la comune salvezza del territorio dall’autonomo Ducato Napoletano e delle stesse popolazioni, sorgessero delle nuove forme di governo per un più positivo tenimento della territorialità del sovra citato Ducato. Intanto numerosi cavalieri normanni, approdati nell’Italia meridionale, erano degli avventurieri armati ed il più delle volte si mettevano al servizio di questo o di quel signorotto contro i suoi nemici.1 I Duchi di Napoli, come altri Principi coevi del meridione peninsulare d’Italia, elevarono Conti e consentirono loro di costruire castelli sulle cittadine loro affidate per la comune salvezza; da allora i Conti furono impegnati per la salvaguardia civile delle popolazioni loro affidate, riconoscendosi però ai nuovi feudatari il diritto di trasmettere i loro privilegi al primogenito della casata: ecco allora sorgere le Contee di Aversa, di Pozzuoli, dell’isola di Procida, dell’isola d’Ischia, dell’isola di Capri, del territorio di Castellammare e della località di Sorrento, nell’ambito dell’autonomo Ducato di Napoli. Storicamente parlando il nobilissimo Enrico II di Sassonia, detto il Santo, imperatore di Germania e re d’Italia (1002-1024), si trova nel corso dell’anno 1021 nella illustre città di Benevento insieme con il sommo pontefice Benedetto VIII (1012-1024), dei nobili di Muscolo, e lì gli si riconosce il potere imperiale da parte

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del Principato Longobardo di Benevento, del Ducato Longobardo di Spoleto, dell’Ipata di Gaeta, del Ducato di Capua, del Ducato di Napoli ed infine da parte del Ducato della Repubblica marinara di Amalfi. Durante questa concomitanza di ossequio, vengono riconosciuti 2 dall’imperatore i nobili Conti normanni e si affida loro una maggiore e più efficiente difesa dei territori loro assegnati, contro i feroci Saraceni, provenienti dalle grandi isole del mar Tirreno ad operare scorrerie sulle piccole isole del mare sovra citato e lungo le coste, a continuo danno delle popolazioni rivierasche.

Fonti e bibliografia del capitolo I 1

A. Rinaldi - Il feudo nelle province napoletane.

A. Galanti- Storia del Medio Evo - To, Ro, Mi, Fi, Na, XI,1912 Libro II, cap. III, pp. 238–239. 2

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Procida: Porta della Terra o di Sant’Angelo

Procida: panorama - foto d’epoca

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Capitolo II

L’istituzione feudale sull’isola di Procida Dal cavaliere normanno Azzone ebbe inizio la casata comitale dei nobili Da Procida, la quale trasse il cognome nobiliare dal possesso dell’omonima e relativamente piccola isola.1 Rinacque allora nel sud d’Italia, secondo l’uso dell’alto medio evo che già aveva contrassegnato il territorio del centro-nord, il tramandare il cognome ai posteri deducendolo, a livello aristocratico dal possesso terriero, a livello borghese da professioni e mestieri, a livello popolaresco traendolo da un soprannome. Ora sull’acropoli della piccola isola procidana sorge nel punto più alto un castello secondo il modulo di una tecnica propria dei Normanni 2 ed in esso vivevano non solo il nobile signore con la sua famiglia, ma anche i suoi servi, gli uomini d’arme del presidio, il cappellano ed il baglivo. Così il Conte godeva il diritto di vita e di morte sulle famiglie componenti il popolo isolano nonché l’assoluto ed esclusivo usufrutto di tanti benefici sulla terra ricevuta in feudo. La coeva abbazia benedettina,3 dedicata all’arcangelo Michele, le casupole del popolo con la piazzetta ed il loro dedalo di viuzze erano ai piedi del maniero normanno. Il blasone gentilizio della casata comitale dei nobili Da Procida, è rappresentato su di uno sfondo azzurro da un castelletto tricipite color oro; esso poggia su argentei accenni di onde, chiara allusione di una zolla di terra di natura isolana.4 Dopo aver precisato le origini storiche della nobile casata comitale dei Da Procida, è anche opportuno precisare che la natura del beneficio del possesso feudale isolano si trasmette solo al primogenito maschio della casata ed è bene notare che il diritto

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di primogenitura passava all’eventuale maschio secondogenito solo ed unicamente se il fratello maggiore non aveva eredi, che subentrassero in caso di un suo decesso. Si citano ora i Conti successori del cavaliere normanno Azzone Da Procida, nobile capostipite della casata comitale isolana. Essi sono stati in ordine cronologico i messeri Pietro I, Giovanni I, Pietro II, Atenulfo I, Giovanni II, Giovanni III (alias il celeberrimo messer Giovanni Da Procida, che riempie di sè l’intero XIII secolo), Francesco I, Tommaso I, Giovanni IV ed Atenulfo II. La nobile casata comitale dei Da Procida, sorta fin dagli inizi dell’XI secolo, giunge all’anno 1339.

Fonti e bibliografia del capitolo II 1. Diploma imperiale presso l’Archivio storico dell’Abbazia della SS. Trinità nella località di Cava dei Tirreni (SA) dell’anno del Signore 1021. P. Roke – The Normans – Macdonald Educational Ltd, London, 1977.

1

Liber Pontificalis del Papa BENEDETTO VIII dell’anno 1021, Roma.

2

Stemma dei nobili Da Procida presso la loro cappella gentilizia detta dei Crociati, nel Duomo della città di Salerno. 3

Tombe dei nobili Da Procida, nella cripta della cappella dei Crociati nel Duomo della città di Salerno.

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Procida: Terra murata

“Procida: Chiesa di San Michele facciata�

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Procida: Chiesa di San Michele - interno

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Blasone gentilizio della casata Da Procida secondo il De Renzi.

Blasone gentilizio dei Da Procida secondo il Cordova.

Cavaliere a caccia con il falcone - da un codice del XII secolo

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Procida: casegiato tipico di Terra murata

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