JuveToro n. 12 - anno X - Torino-Inter

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amc_juvetoro@yahoo.com GIORNALE DEDICATO AI TIFOSI DI JUVENTUS E TORINO - Anno x - N. 12 - 27 GENNAIO 2019 - SETTIMANALE GRATUITO Il Punto

Le Interviste

Numeri e Statistiche

Squadra Ospite

Toro, sveglia! Rischi di perdere il treno per l'Europa League. Ora cinque gare decisive

Fossati: “Voglio una squadra coraggiosa!” Pecci: “L'Inter non progredisce”

Mazzarri, ex in cerca di riscatto. Icardi bomber dimezzato in questa stagione

Inter, trend negativo: i tifosi criticano Spalletti. Il problema centrocampo

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ANDAMENTO LENTO TORINO-INTER | DOMENICA 27 GENNAIO ORE 18

Il nuovo anno è iniziato male per i granata, eliminati dalla Coppa Italia e sconfitti in campionato a Roma: in classifica sono scivolati nella parte destra e domenica affrontano l'Inter di Spalletti, criticato dai suoi tifosi per l'eccessiva prudenza (come Mazzarri) e reduce da uno scialbo pareggio contro il Sassuolo dopo essere stato eSTROMESSO dalla Champions. E pensare che i nerazzurri dovevano essere l'anti-Juve...

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Il Punto

Toro, sveglia! Rischi di perdere il treno per l'Europa League (ma 4 sono penalty) e come Iago deve giocare a tutto campo, perdendo lucidità. A centrocampo conquista palloni ovunque, ma resta spesso isolato in attacco. Il Toro subisce poco, ma produce pochissimo. Cui prodest?

BATTERE L'INTER PER INSEGUIRE LA 'DEA' Battere i nerazzurri milanesi per inseguire i nerazzurri orobici. La sfida contro l'Inter per il Toro è già fondamentale in chiave Europa League. Perché l'Atalanta, 11 reti segnate nelle ultime 2 trasferte, 44 gol in totale, ha preso il volo, ed il Toro si ritrova a quattro punti dalla zona Europa, appunto dalla Dea. Toro-Inter e AtalantaRoma le sfide della domenica possono riavvicinare il Toro agli orobici, oppure scavare un solco tra granata e bergamaschi. Ecco perché in questo turno si decide una discreta parte del campionato granata. Come fosse una finale. MAZZARRI IL DIFENSIVISTA 9 pareggi in 20 gare, 6 vittorie, 5 sconfitte. Sembra il cammino di una squadra da metà classifica. Ed infatti il Toro è decimo con la Fiorentina. Un piazzamento in linea a quelli dell'ulti mo quinquennio (Toro 9° nel 2015, 2017, 2018, 12° nel 2016) ma lontano dalle ambizioni estive. Soprattutto non capiamo perché Mazzarri abbia deciso di

impostare il Toro a trazione difensiva. 3 difensori, che diventano 5 in fase di non possesso della palla, due mediani, autentici frangiflutti come Rincon e Meitè (i più fallosi e ammoniti del campionato). E 2 punte costrette ad aiutare centrocampo e difesa, anziché essere assistite a loro volta dalla squadra in zona gol. Eppure Mazzarri ha un grande passato da allenatore offensivista, capace di valorizzare al massimo gli attaccanti: a Livorno Protti segnava caterve di reti e Lucarelli è stato capocannoniere sia in serie B che in A. A Reggio Calabria Amoruso fece gol a raffica e Bianchi realizzò ben 24 reti. A Genova Pazzini e Cassano trascinarono la Samp ai preliminari di Champions con decine di gol. A Napoli Lavezzi visse gli anni più prolifici della sua carriera e Cavani si affermò come bomber di livello mondiale. Al Toro, invece, Zaza ha giocato poco e segnato solo 1 gol. Iago Falque ne ha siglati 3 e non trova la collocazione tattica adatta, ed è ben lontano dalle 12 reti segnate nelle 2 stagioni precedenti. Belotti è a quota 7

CAIRO TACE MA NON ACCONSENTE Il Presidente Cairo quasi sempre ci mette la faccia, ma quando perde parla meno volentieri di quando vince. E quando tace, vuol dire che è molto arrabbiato. Perché la scorsa estate non ha incassato plusvalenze, ma anzi ha investito molto. Qualche acquisto si è rivelato utile, ma alcune operazioni si sono dimostrare sbagliate alla verifica del campo. Soriano e Bremer su tutti. E i tifosi ora pretendono altri acquisti anche perché vedono Samp e Fiorentina comprare Gabbiadini e Muriel. E cosi la panchina di Mazzarri, contratto fino al 2020, potrebbe non essere così solida. Il progetto Mazzarri è ad un bivio. Il limbo del centroclassifica stavolta sarebbe vissuto male anche da Cairo. Perché i tifosi si stanno disaffezionando. Vedono sempre lo stesso film: grandi aspettative estive, buon inizio di campionato, derby perso di misura e poi lento declino fino al limbo della classifica. Ma qualsiasi limbo quando diventa troppo lungo, somiglia più all'inferno che ad un Purgatorio. PETRACHI ACCENDA I FARI Anche il lavoro di Petrachi va valutato in conseguenza della classifica. I tifosi spesso gli rinfacciano quella affermazione di "lavorare

a fari spenti". “Accendi le luci o vai dall'elettrauto” è la battuta più gettonata sui social. In effetti il Direttore Sportivo granata è il grande artefice di molte scelte. In primis (un anno fa) l'esonero di Mihajlovic. Che a volte sconfinava nel ruolo di Petrachi. Il grande condottiero serbo non si limitava ad allenare, ma imponeva anche gli acquisti e le cessioni. Alcune operazione voluta dal serbo francamente hanno destato perplessità: tipo la rinuncia a Benassi e la volontà di acquistare Niang a 15 milioni. A Cairo puoi fare tutto, ma non fargli spendere male i suoi soldi. Petrachi voleva "congedare" Mihajlovic già dopo lo 0-3 di Firenze dell' ottobre 2017. Cairo lo confermo' salvo esonerarlo dopo il derby di Coppa Italia di gennaio 2018, allorquando Mihajlovic stava già per chiedere ulteriori rinforzi. Se Sinisa fosse rimasto al Toro fino a giugno, a quel punto Cairo avrebbe potuto affidare il nuovo progetto a Longo o Nicola. Invece scegliendo Mazzarri, ambito anche da altre società, Petrachi e Cairo hanno dovuto blindare il tecnico toscano fino al 2020. I primi 6 per Mazzarri sono stati un bonus: lui non ha chiesto acquisti e la squadra è rotolata pian piano in un limbo della classifica con molte attenuanti. Ma l'estate 2018 ha visto il Toro operare un mercato "sontuoso": con la permanenza dei migliori giocatori e l'arrivo in extremis di Zaza e Soriano. Petrachi dal canto suo ha condotto ottime operazione se pensiamo a Meitè ad Aina (ma Mazzarri voleva Bruno Peres che Mihajlovic mandò via un anno prima). E

non siamo cosi convinti che Zaza fosse la punta richiesta da Mazzarri. E infatti il bomber lucano il campo l'ha visto poco. Ma il Toro ha anche speso 20 milioni per rinforzare la difesa: i 10 per Izzo sono stati investiti bene, i 3 abbondanti per Djidji sono stati una valida operazione. Ma i 6 per Bremer sono stati spesi male. Ecco perché Cairo non intende investire altri

soldi a gennaio. In settimana Petrachi è stato chiaro: “Il Toro deve fare poco sul mercato, la squadra è forte e deve solo stare attenta ai dettagli in partita”. Quindi qualche operazione in extremis potrà essere fatta ma per i prossimi investimenti dovremmo attendere l'estate. E le scelte dell'allenatore. Chiunque egli sia. Alessandro Costa

Liboni 'in campo' prima del match L'Antonello Venditti del Toro. Se il cantautore romano ha scritto e cantato gli inni storici della Roma che vengono trasmessi a tutto volume prima e dopo le gare casalinghe dei giallorossi, il Toro si carica prima di entrare in campo sulle note degli inni di Valerio Liboni, con 'Ancora Toro' sugli scudi. Valerio, Toro-Inter vedrà anche te protagonista in campo... È vero, dopo la lettura delle formazioni canterò, stavolta dal vivo, sul campo, 'Ancora Toro'. Sono reduce da una lunga tracheite, ma sarò in formissima per la partita nonostante il freddo. Nella foto che pubblichiamo sei con le persone più importanti della tua vita: Paolo Pulici che incarna lo spirito granata e che è stato l'idolo della tua giovinezza, tua moglie Noelvis, con cui hai celebrato martedì i 10 anni di matrimonio, e vostro figlio Gianmarco che compie 6 anni a marzo... Sì, è una foto realizzata 2 anni fa al raduno dei Toro Club, e partecipo sempre volentieri ai tanti inviti che mi fanno sempre, perché mi sento sempre a casa con i tifosi del Toro. Ci fai il podio dei tuoi inni del Toro preferiti, ovviamente da te scritti e cantati? 'Ancora Toro' del 1989 scritta con Silvano Borgatta è ovviamente la preferita, ma sono legatissimo anche a 'Grazie Toro', stesso anno, stesso coautore. Però 'Forza Olè Toro' di inizio anni '80 è amatissima dai tifosi, ed è stata la prima della serie. Chiudiamo con il pronostico: come finisce Toro-Inter? Credo un pareggio con gol. Vorrei fosse la serata di Zaza. Però il Toro può fare bottino pieno e sarebbe una vittoria importantissima per morale e classifica... (ale.co)



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Toro-Inter Story

Centoundici anni di sfide appassionanti! GLI ALBORI E LE GOLEADE GRANATA Il Toro viene fondato nel 1906, l'Inter due anno dopo. Tra il 1908 e il 1910 si sfidano 5 volte e vincono sempre i nerazzurri. Ma il 5/3/1911, all'Arena Civica di Milano, il Toro coglie la prima delle 63 vittorie sull'Inter: 1-0 rete di Bollinger. Tanti successi granata, ben prima del Grande Torino, sono addirittura goleade: 6-0 nel 1922, un 5-2 e 5-0 per il Toro nelle 2 sfide a Milano del 1925. E anche un altro bel 6-0 al Filadelfia contro l'Ambrosiana-Inter nel 1930. Da segnalare anche due rocamboleschi pareggi: 6-6 nel 1920 al campo stradale di Stupinigi, e un 5-5 nel 1941 al Fila. Grandi attacchi o difese distratte? IL GRANDE TORINO E LA PICCOLA INTER L'Inter al Fila esce spesso umiliata dal Grande Torino: nel 1947 perde 5-2 a marzo (Grezar, Gabetto, Menti e doppietta di Mazzola) e 5-0 a dicembre (Menti, Loik, Mazzola, Fabian, Gabetto).

Segnaliamo anche un 6-2 per il Toro nel 1944 (Piola tripletta, Gabetto, Mazzola, Ferraris) ma è il campionato di Guerra e si gioca al Motovelodromo di Corso Casale. L'ultimo Toro-Inter del Grande Torino al Fila finisce 4-2 nel 1948 (Menti doppietta, Mazzola e Ossola). Inter-Toro del 30 aprile 1949 è l'ultima gara ufficiale degli Invincibili che sancisce il quinto scudetto di fila, prima di volare a Lisbona. IL DOPO-SUPERGA Dopo Superga il Toro al Filadelfia sconfigge ancora 3 volte di fila i nerazzurri, poi tanti pareggi e qualche vittoria meneghina. Al Comunale per l'Inter negli anni '60 il bilancio contro il Toro migliora, ma già a fine decennio i tifosi nerazzurri vivranno pomeriggi sofferti a Torino. ANNI '70: DOMINIO GRANATA Nel febbraio 1972 il Toro vince 2-1. Segna Pulici, pareggia Boninsegna, decide l'autogol di Sandro Mazzo-

la, figlio di Valentino, per cui questa partita ha sempre avuto ovviamente un sapore speciale. Nel 1973 il Toro ne rifila 4-0 all'Inter: stoccata di Claudio Sala e tripletta di Pulici. Nell'anno dello scudetto il Toro alla quarta giornata vince 2-1 (Pulici e Gorin, inutile il gol di Boninsegna). A Milano però vittoria interista con Pavone. Ma l'Inter si farà perdonare sconfiggendo anche la Juve nel giorno del sorpasso granata. Ma gli anni '70 vedono il Toro maramaldeggiare sull'Inter al Comunale: nel novembre 1976 Pulici firma la vittoria granata a 5 minuti dalla fine su rigore. Nell'ottobre 1977 il successo granata porta il segno di Graziani. Nel 1978 due pareggi (0-0 e 3-3), nel 1979 altro pareggio a reti bianche. ANNI '80 Gli anni '80 tra Toro-Inter vedono prima 2 successi meneghini ed un pareggio. Ma nel gennaio 1984 il Toro di Bersellini sconfigge l'Inter di Radice 3-1 con doppietta di Pato Hernandez e

con Poggi e Cois. È l'ultima vittoria granata a Torino. Le restanti sfide del decennio nel 1994, '95 e '99 sono meneghine.

sigillo di Schachner. Sempre nel 1984, ma ad ottobre, finisce 1-1 (Bergomi e Serena). Nel 1986 il Toro arriva quarto grazie anche all'1-0 sull'Inter firmato Comi. Combattuto 1-1 nel 1987 con una spettacolare sforbiciata di Giacomo Ferri. L'ultimo Toro-Inter al Comunale si gioca nel giugno 1989. Il Toro di Vatta sconfigge l'Inter dei record del Trap per 2-0 con Skoro e Muller, la settimana prima della fatal Lecce. ANNI '90 Nel 1990 il Toro torna in A e sconfigge ancora 2-0 l'Inter. Stavolta al Delle Alpi, con Martin Vazquez e Lentini, sotto la guida di Mondonico. Pareggio 0-0 nel 1991, 2-1 per l'Inter nel 1993 (Sosa e Fontolan), ancora vittoria granata nel febbraio 1994

ANNI 2000 Il Toro sale spesso sull'ascensore tra serie A e cadetteria. Quando torna definitamente in A, dal 2012 torna a far soffrire l'Inter. Nell'ottobre 2013, 3-3 all'Olimpico con reti di Farnerud, Immobile e al 90' Bellomo. Nell'agosto 2014 pareggio a reti bianche ma Handanovic para un penalty calciato male da Larrondo. Il Toro si consola espugnando San Siro 2 volte: il 25/1/2015 gol di Moretti al 94'. Il 03/4/2016 con gol di Molinaro e penalty trasformato da Belotti (con l'Inter in 9). Due stagioni fa, nella gara di andata a San Siro il 5 novembre, il Toro disputò una delle sue migliori gare. L'Inter di Spalletti volava: capolista quasi inarrestabile. Mihajlovic nel turno prcedente aveva salvato la panchina battendo a fatica il Cagliari. Ma al Meazza i granata offrirono una pre-

stazione gagliarda e passarono in vantaggio con Iago Falque al minuto 59. Il Toro avrebbe potuto raddoppiare, ma 20 minuti dopo Eder segnò la rete del pari. Nel finale Toro ancora protagonista, ed il pareggio lasciò la percezione di un'impresa sfiorata. Nel 2018 il Toro compie un'impresa storica: l'8 aprile Mazzarri guida il Toro alla vittoria contro l'Inter che a Torino mancava dal 1994. 24 anni dopo è Ljajic il match-winner. Si proprio Adem, che Mazzarri non ha mai apprezzato molto gli permette di trionfare su Spalletti. Alla fine polemiche per una stretta di mano tra i mister, un po' molle da parte dell'interista. Molto particolare anche la sfida di andata dello scorso 26 agosto: primo tempo appannaggio interista con Perisic e De Vrij che fanno esultare i 60.00 di San Siro. Ma la doccia gelata estiva nella ripresa la servono Belotti e Meitè per il 2-2 finale che lascia molti rimpianti anche al Toro. Alessandro Costa



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L'Intervista

Fossati: “Voglio un Toro finalmente coraggioso!” T

oro-Inter negli anni '60-'70 è stata anche sfida tra fluidificanti. Ossia quei terzini che non si limitavano a difendere, ma superavano la metà campo, si proponevano, crossavano per le punte. Oggi sembrerebbe quasi scontato, ma 50 anni fa era una novità. Il terzino fluidificante più famoso era Facchetti, ma il primo ad attuarlo veramente fu Natalino Fossati. Forse anche più continuo del capitano nerazzurro, che aveva molto classe, ma Fossati era decisamente più efficace in quel Toro rampante. Natalino, è trascorso oltre mezzo secolo, ma ti ricordi un Inter-Toro del 30 giugno 1968? “Come potrei scordarmelo?!? Vincemmo 2-0 a San Siro e vincemmo la Coppa Italia. Il primo trofeo del Toro nel dopo-Superga. Il primo gol lo segnai io, il raddoppio fu di Conbin.” Un finale trionfale di una stagione drammatica Vero, perché ad ottobre era morto Meroni e dopo che la settimana successiva bat-

temmo la Juve 4-0 avemmo poi un calo di tensione senza disputare un grande campionato: arrivammo settimi. Anche perché l'assenza di Meroni dal punto di vista tecnico indebolì' la squadra. Ma in Coppa Italia arrivammo al girone finale con Inter, Milan e Bologna e facemmo 3 vittorie e 3 pareggi conquistando cosi la Coppa. Tornando ai nostri tempi, lo scorso aprile Mazzarri guidò il Toro alla vittoria sui nerazzurri con rete di Ljajic. E domenica cosa succederà? “Due squadre non in salute. L'Inter reduce dal pareggio col Sassuolo, il Toro reduce dalla sconfitta contro la Roma. I granata posso-

no vincere solo se avranno coraggio. In casa il Toro ha vinto qualche partita, con squadre non fortissime, ma mi è sembrato giocare col freno a mano tirato.” Quindi quale indicazione deve dare Mazzarri alla squadra? “Deve far giocare il Toro in scioltezza. Cercando pero' di imporre il gioco e non aspettare che l'Inter faccia la partita. L'Inter ha una rosa globalmente migliore del Toro, però Mazzarri ha a disposizione individualità di livello. E poi se il Sassuolo ha fermato l'Inter rischiando anche di vincere, non vedo perché il Toro non debba cercare di imporsi sulla squadra di Spalletti.” Spalletti contro Mazzarri, due toscani atipici... “Due toscani che non si amano molto. Hanno fatto entrambi una bella carriera, però possono fare meglio quest'anno. Vorrei vedere un Toro coraggioso contro l'Inter. Che ad esempio ha perso molto male a Bergamo contro un'Atalanta molto garibaldina. Vorrei

100 anni dalla nascita del simbolo del Grande Torino

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n talento senza eguali, grande combattività e una sagacia tattica di prim'ordine. Uomo squadra. Con Valentino Mazzola il Torino fa il salto di qualità che lo porta al primo Scudetto del quinquennio. È ancora ricordato il suo gesto che in mezzo al campo lo vede rimboccarsi le maniche della maglia: un atto rivolto ai compagni per spronarli e invitarli alla riscossa. Proprio in quel momento prendeva avvio un quarto d'ora di gioco nel quale ai Granata era impossibile porre argine. Stilisticamente perfetto, goleador, animatore e condottiero, Valentino è il Simbolo del Grande Torino. Vince lo Scudetto nel 1943, 1946, 1947, 1948 e 1949. Nel 1943 vince anche la coppa Italia, il Toro è la prima squadra a vincere nella stessa stagione scudetto e coppa. Per Bernardini è stato il miglior calciatore italiano di tutti i tempi, Boniperti lo giudicò “un torello dai piedi perfetti”. Il famoso giornalista Ghirelli scrisse: “Rinnova in sé le caratteristiche di potenza e arte che erano diffuse nei

reparti della sua squadra: infaticabile e tenace come Loik, deciso come Ballarin e Rigamonti, furbo come Gabetto, preciso come Castigliano e Menti, elegante come Maroso”. Leader naturale, è il perno, la mente, talvolta anche il braccio del Grande Torino: giocatore universale, ha il bagaglio tecnico completo, forza, fantasia, dribbling, tiro e malgrado la statura non elevata un ottimo colpo di testa. Comincia a lavorare prestissimo da operaio, dopo le scuole elementari, per aiutare casa (il padre è manovale). Perso il posto, si arruola in Marina, è assunto all'Alfa Romeo e tesserato per la squadra aziendale in serie C. Aveva tirato i primi calci nella Tresoldi di Cassano d'Adda, il suo paese. Nel 1939 lo compra assieme a Loik il Venezia per 50.000 lire: a metà campo formano una coppia eccezionale, portando la squadra lagunare alla vittoria della Coppa Italia 1941 e al terzo posto (dopo un lungo dominio) nel Torneo 1942. Il Presidente Granata Novo lo soffia alla Juventus per 1.250.000 lire e attorno a lui crea la più osannata e la più sfortunata squadra italiana. Curiosamente in Nazionale non rende come nel club: sente troppo le partite, alla vigilia non riesce a dormire. Vincerà anche il Titolo di Capocannoniere nel 1947, realizzerà 97 reti in 170 partite con il Torino (realizzando 3 reti in 3 minuti al Vicenza, 6-0 nel 1947) prima del tremendo schianto di Superga che, a soli 30 anni, lo consegna definitivamente al mito. Massimo Fiandrino

che il Toro avesse lo stesso atteggiamento. I granata non devono cercare di colpire solo in contropiede, ma prendere in mano la partita e giocare d'attacco.” Duello tra bomber: Belotti e Icardi. Chi prevarrà? “Icardi avrà un cliente difficile come N'Koulou che cercherà di limitarlo. E il difensore granata può anche inserirsi sulle palle inattive e segnare di testa, come ha già fatto 2 volte quest'anno. Ripeto voglio un Toro che giochi col cuore: cercando di vincere, anche a rischio di esporsi e perderla malamente. Ma basta atteggiamenti tattici timidi.” Natalino, il 2019 del Toro non è iniziato bene: fuori dalla Coppa Italia, oggi a 4 punti dalla zona Europa... “E in effetti I tifosi meriterebbero una bella soddisfazione finalmente. Basta parlare dei soldi spesi in estate, basta ripetere che il Toro ha fatto un mercato sontuoso! Io soffro davvero durante le partite del Toro, a fine gara sono stanco come avessi giocato in campo, per la tensione accumulata.” E poi bisogna onorare il centenario della nascita di Valentino Mazzola... “Esatto, una vittoria al Grande Torino per onorare ì cento anni del capitano del Grande Torino, contro l'Inter che aveva cercato di portarlo via dal Toro, offrendogli tanti soldi. Spero che il Toro dia una soddisfazione a chi sta in cielo, ma anche a chi sta in terra, incluso me.” Mazzarri, un anno di Toro. Pochi risultati, non amatissimo dai tifosi.

“Anche perché tiene troppo volte chiuso il Filadelfia. Ma soprattutto perché Mazzarri a prescindere dal suo alto ingaggio, non ha dimostrato ancora niente al Toro. Non ha ancora dato la sua impronta alla squadra.

Eppure ha allenato grandi squadre, ha esperienza anche all'estero. Finora non ha mantenuto le attese. Speriamo che da domenica sera cambi la tendenza...” Alessandro Costa

Al Filadelfia si celebra Valentino Mazzola

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on sapremo mai se (nel caso non fosse accaduta la tragedia di Superga) nel giugno 1949 Valentino Mazzola avrebbe accettato le offerte dell'Inter che gli offriva tanti soldi per lasciare il Grande Torino. Sicuramente Ferruccio Novo ed i compagni avrebbero fatto di tutto per impedire al capitano di lasciare il granata per l'Inter, squadra poi nel destino del figlio del figlio di Valentino, Ferruccio e soprattutto Sandro. E l'altra squadra nel destino di Valentino Mazzola era il Venezia da cui Novo lo prelevo insieme con Loik con un assegno per l'epoca davvero cospicuo di 1 milione e 200 mila lire, che il presidente del Venezia sventolò dal balcone della sede per calmare la contestazione dei tifosi lagunari. Per onorare la memoria di Mazzola nel Centena-

rio della nascita, sabato 26 gennaio il Torino Fc lo celebrerà con una giornata ricca di eventi. Appuntamento naturalmente allo stadio Filadelfia, alle 14.30 (ingresso libero fino ad esaurimento posti). Dal punto di vista sportivo il momento clou sarà il triangolare riservato alla categoria Pulcini 2008: in campo Torino e proprio Inter e Venezia. Prima del calcio d’inizio ci sarà la presentazione ufficiale del francobollo emesso dal Ministero dello Sviluppo Economico e distribuito dalle Poste Italiane dedicato a Valentino Mazzola, cui seguirà la cerimonia con l’apposizione dell’annullo figurato da parte dei dirigenti del Torino Fc e delle Poste italiane. Dopo le partite spazio per gli interventi degli illustri ospiti e premiazioni degli atleti. (al.co)



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L'Intervista

Pecci: “Marotta, un lavoro difficile far progredire l'Inter” E

raldo Pecci, Toro-Inter: da una parte il Toro reduce dal ko a Roma e deluso dall’uscita dalla Coppa Italia. Dall’altra l’Inter che non ha convinto contro il Sassuolo. Che partita sarà? “Una partita fra squadre che, come dici tu, non hanno convinto e devono assolutamente alzare quello che è il loro trend. Ci si aspetta di più da entrambe. D’altra parte siamo solo all’inizio del girone di ritorno e c’è il tempo per migliorare. Penso che nel campionato numero 2 il Toro debba collocarsi tra le squadre che si piazzeranno sotto la Champions. L’Inter, invece, deve essere protagonista nel campionato numero 1 per partecipare alla Champions. È chiaro che per entrambi, ci sia assoluto bisogno di continuità di risultati”. In cosa individui i problemi di un Torino che anno dopo anno delude sempre i suoi tifosi? “La società ha fatto degli sforzi economici che vanno riconosciuti. Non è giusto lamentarsi degli investimenti fatti dal Torino che ha trovato giovani calciatori molto bravi. Penso ad Aina Ola, a Djidji, a Nkoulou, Meité, i quali rappresentano vere e proprie sorprese che hanno bisogno di tempo per fare quel salto di qualità che si rifletta in risultati. Dunque è opportuno riconoscere alla società sforzi economici, che in altri anni non erano stati fatti”. In quale zona del campo avverti delle criticità nella squadra messa in campo da Mazzarri? “La squadra è una sola, caro mio. Se prendi gol vai sotto e se non lo fai non vai sopra. Credo che nella fascia di campionato numero 2 il Toro debba confrontarsi con

Fiorentina, Atalanta, Sampdoria, Lazio. Tra queste squadre ritengo che come organico il Toro sia tra le migliori, tuttavia, la classifica al momento dice cose diverse. I problema è da porre all’allenatore e non a me, visto che per fare opinione tv guardo 10 partite di campionato e non mi soffermo solo sul Toro”. Parliamo dell’Inter. Che idea ti sei fatto? “Credo che l’Inter sia stata fin dall’inizio considerata a contrastare la Juve in campionato perché ha dei mezzi economici per poterlo fare. Ma il disegno tecnico non progredisce per problemi difficili da definire. Vediamo se con Marotta la società riuscirà a crescere dal punto di vista tecnico e organizzativo: ci sono alcune situazioni che vanno valutate attentamente. Ad esempio Nainggolan: l’Inter, dopo averlo strapagato, si accorge che è un giocatore che non gioca mai e, soprattutto, fa una vita non proprio esemplare dal punto di vista professionale. Ecco, queste cose non succedono mai alla Juve. Qualcosa vorrà pur dire! Penso che l’Inter debba trovare presto quel profilo di grande squadra che si identifichi nel salto di qualità tecnico e organizzativo”. Parlando di Nainggolan viene in mente come la cessione di Zaniolo alla Roma sia stata considerata con

troppa superficialità... “Questa storia è ormai sulla bocca di tutti. Sulla carta Nainggolan avrebbe dovuto apportare alla squadra maggior livello tecnico, mentre Zaniolo sarebbe stato considerato ancora una promessa che avrebbe avuto bisogno di tempo per maturare. Così, inaspettatamente, Zaniolo è partito alla grande, sconvolgendo ogni previsione futuribile che propone un campione già nel presente anche per il calcio italiano. Comunque, penso che l’Inter debba unirsi ai suoi campioni, mantenendo un livello di regolarità e continuità di risultati”. In tutta questa situazione Spalletti ha responsabilità? “Se gli allenatori si prendono dei meriti è anche giusto che si accollino le proprie colpe. Se l’Inter è in ritardo nella crescita, è evidente che l’allenatore dovrà risponderne. Ripeto che in questa squadra si denota la discontinuità, per questo è necessario che si affidi ai suoi giocatori, i quali sono dotati di enorme classe e fantasia ma non di regolarità di risultati”. Icardi è troppo solo nella manovra d’attacco? “Il discorso che fai tu lo stanno portando avanti in tanti. Ma non credo che lo schema tattico faccia un vero goleador, perché Icardi è un campione di razza che deve fare gol. Se non lo fa, vuol dire che l’Inter in quella data partita è come se avesse giocato in 10. Tutte queste cose fanno parte delle scelte tecniche fatte anche dalla società, la quale deve porsi il problema della non continuità”. Credi che l'argentino continuerà il suo rapporto con l’Inter, firmando un contratto che prevede un co-

spicuo aumento? “Ti dico che non me ne frega niente, di quello che guadagnano e con chi vanno a letto i campioni di calcio. Voglio solo vedere delle belle giocate, così come eravamo abituati quando giocavano Maradona e Pelé. Il resto,

non mi riguarda”. Ma l’Inter si qualificherà per la zona Champions? E il Toro in Europa League? “Per mancanza di avversari l’Inter sarà tra le prime in campionato. Il Toro quest’anno è stato costruito per essere competitivo. Se

non riuscirà a entrare in Europa non si potrà disconoscere l’impegno della società granata ad avere fatto il possibile. Un pronostico per domenica? Vincerà il Toro 1-0”. Salvino Cavallaro

5 gare decisive per Mazzarri, pronto il 'De Biasi 4'?

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nter in casa, trasferta a Ferrara, Udinese a Torino, Napoli al San Paolo e Atalanta in casa. 5 partite che non solo decideranno il campionato granata,ma anche il destino di Walter Mazzarri. Che vanta un ricco contratto fino al 2020 (oltre 2 milioni, quinto allenatore della A per ingaggio), che è apprezzato da Cairo perché è un aziendalista e non chiede pubblicamente acquisti. Ma che ha il grande difetto di non riuscire a far rendere al massimo gli acquisti estivi e far perdere valore ai top-player del Toro. Belotti con Mihajlovic segnava caterve di gol e Cairo pretendeva 100 milioni per venderlo. Ora il Gallo vale la metà, forse meno. Iago Falque è passato da 12 gol a stagione ad appena 3 in 20 gare. Zaza, il colpo del mercato estivo, gioca col contagocce ed ha segnato appena 1 rete. Soriano ha disputato molte partite giocando male, e inimicandosi ì tifosi per

I like post-derby. Ed ora è a Bologna dove sembra un giocatore rinato. Aggiungiamoci Bremer. Il brasiliano pagato 6 milioni per fare la riserva di Izzo e che Mazzarri non ha schierato nemmeno a Roma dove Izzo era squalificato. Se dopo queste 5 gare il Toro sarà lontano dalla zona Europa (e dopo l'inopinata eliminazione casalinga dalla coppa Italia per mano della Fiorentina) costringendo i tifosi a vivere il solito limbo di metà classifica, allora Cairo dovrà pensare ad un allenatore diverso. I tifosi sognano Moreno Longo, granata al midollo, vincitore dello scudetto Primavera 2015, reduce da salvezza a Vercelli, promozione a Frosinone ed un esonero senza grandi colpe in serie A dai ciociari. Ma Longo si era convinto di poter allenare il Toro già nel 2016, quando finì il ciclo Ventura, però la scelta cadde su Mihajlovic. Longo non gradì. Un altro rampante allenatore, di chiara fede granata, e molto apprezzato anche a livello umano da Cairo è Davide Nicola, protagonista della promozione 2006, col gol nella finale al Mantova. Oggi Nicola allena ad Udine, ma al Toro verrebbe a piedi (addirittura venne in bici da Crotone al Filadelfia per celebrare la salvezza dei pitagorici). Come Longo ovviamente sarebbe una scelta per la prossima estate. Ma

se invece Cairo sentisse necessità di non far terminare la stagione a Mazzarri, la scelta in corsa per il successore vede come favorito Gianni De Biasi, oggi apprezzato opinionista tv Rai. E sarebbe la quarta volta. “De Biasi è il mio Ferguson" disse Cairo alla terza conferenza di presentazione del mister di Samede in 3 anni. “Si ma a rate- rispose scherzando ma non troppo De Biasi - però se mi ha scelto 3 volte è amore vero”. Che guidò il Toro della rinascita nel 2005-06 con la promozione dei miracoli. Ma fu esonerato a 3 giorni dall'inizio del campionato successivo per divergenze di mercato (Cairo gli prese il giapponese Oguro come punta). Ritorno nel 2007 per salvare il Toro dopo i disastri di Zaccheroni e fu riproposto nell'estate 2008, dopo la deludente gestione Novellino, prima dell'ennesimo esonero a dicembre. Cairo però in tempi recenti si è scusato pubblicamente con De Biasi per i 3 esoneri e la stima tra ì due resta alta, anche in virtù della esperienza internazionale vissuta da De Biasi come ct albanese. E i tifosi ne hanno sempre apprezzato umanità, capacità e spirito granata. Insomma non sarebbe affatto una minestra riscaldata. 'De Biasi 4, il ritorno'. Non sarebbe solo un titolo ad effetto. Alessandro Costa


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Numeri e Statistiche

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di Massimo Fiandrino

Mazzarri, ex in cerca di riscatto. Icardi bomber dimezzato MAZZARRI SOLO 56 PUNTI IN  39 PANCHINE TORO (MEDIA 1,43). GRANATA 1 SOLA VITTORIA ULTIME 6 GARE 39 le panchine di Mazzarri con il Toro: 14 vittorie, 14 pareggi e 11 ko. Ha conquistato 56 punti in 39 match, media 1,43 punti a partita. 55 le reti segnate dal Torino di Mazzarri, miglior marcatore Belotti con 13 reti (7 centri nell'attuale Campionato) e 41 quelle subite. 1 Un punto in meno per il Toro rispetto a un anno fa (27 a 28) e 3 in meno rispetto al 16/17, sempre dopo 20 gare. 270 giorni è durante l'imbattibilità del Toro in trasferta con il ko a Roma (precedente ko 22/4/18 a Bergamo). 12 Il Toro battuto in trasferta dopo 12 trasferte di Campionato a cavallo di 2 tornei (le ultime 3 del 17/18 e le prime 10 del 18/19), con uno score di 3 vittorie e 9 pareggi. Una simile serie in casa Granata non accadeva da più di 40 anni. 5 i gol realizzati da Belotti in trasferta su 7 complessivi e quelli “corsari” tutti decisivi  (1 Inter, 2 Sampdoria, 1 Sassuolo e 1 Lazio). Due segnature in casa e su rigore, nel ko con il Napoli e nella rimonta contro il Genoa. 9 Sono i pareggi del Toro in questo Torneo, nessuno ha fatto meglio. Per i Granata 8 “ics” in trasferta, altro record e un pareggio in casa (Fiorentina). 22 le reti subite dal Toro, 11 nel primo tempo e altrettante nella ripre-

sa. Inoltre i Granata hanno subito 5 reti nelle 2 partite giocate nel 2019, 2 in Coppa Italia e 3 in Campionato. 1 Una sola vittoria del Toro nelle ultime 6 di Campionato, a Torino contro l'Empoli, 3 pareggi e 2 sconfitte, solo 6 punti nelle ultime 6 partite. INTER A -2. ICARDI METÀ GOL RISPETTO ALLO SCORSO ANNO 2 i punti in meno dell'Inter rispetto un anno fa. Erano sempre al 3° posto ma con 42 punti. Contro il Sassuolo, la squadra di Spalletti ha collezionato il primo 0-0 in questo Torneo. 4 i gol realizzati dall'Inter nelle ultime 6 gare di campionato, meglio solo di Chievo e Frosinone. I nerazzurri all'asciutto contro Juve e Sassuolo e un solo gol per match in queste 4 partite: Icardi su rigore contro l'Udinese, Perisic contro il Chievo, Martinez contro il Napoli e Keità a Empoli. 7 L'Inter male a partire dal 7 dicembre: eliminata dalla Champions e in Campionato ha

vinto 3 partite su 6, con quasi identici 1-0 da brivido, tutti maturati dal 76' in poi. 9 i gol realizzati da Icardi in questo torneo (solo 1 su azione nelle ultime 9 giornate), un anno fa ne realizzò il doppio (18) e nel 16/17 15 reti dopo 20 turni. L'ultima volta che ha fatto peggio è stato nel 15/16, dopo 20 gare iniziali solo 8 reti. La sua ultima rete su azione datata 2/12/18 (2-2 con la Roma), da novembre ha aggiunto solo i rigori trasformati contro Atalanta e Udinese. 119 l e reti di Icardi in serie A in 207 presenze (10 reti in 31 partite con la Sampdoria e 109 con l'Inter in 176 match). 2 le volte in cui Icardi si è laureato Capocannoniere: nel 2014/15 a pari merito con Luca Toni e nel 2017/18 a pari-merito con Immobile. Fra i giocatori dell'attuale campionato di A solo Quagliarella vanta più gol di lui, 134, ma precede Higuain (116), Pellissier (110) e Hamsik (100). MAZZARRI VS INTER 6-9 6 Sei le vittorie di Mazzarri in 23 sfide ufficiali contro l'Inter fra Campionati e Coppe. L'ultima vittoria l'8 aprile 2018 in Toro-Inter 1-0 (Ljaijc), la precedente il 5/5/2013 in Napoli-Inter 3-1. 8 i pareggi di Mazzarri contro i neroazzurri, l'ultimo in rimonta il 26/8/2018 per 2-2 (Perisic, De Vrij, Belotti e Meitè) in Inter-Torino. 9 le sconfitte di Mazzarri

contro l'Inter, l'ultima il 9/12/12 in Inter-Napoli 2-1. Rocambolesco in Coppa Italia il ko nei quarti di Finale, sconfitto 4-5 il 26/1/11. HA GUIDATO I NERAZZURRI 58 VOLTE Mazzarri inizia l'avventura neroazzurra il 24/5/2013, contratto biennale. Nella stagione 13/14 arriva al 5° posto e si qualifica in Europa League, la sua squadra è la più prolifica in trasferta (35 gol). Nella stagione successiva (14/15) viene esonerato dopo 11 gare di campionato (il 14 novembre), lascia il posto a Mancini. L'ultima panchina il 9/11/2014 in Inter-Verona 2-2 58 le sue panchine ufficiali all'Inter (fra Campionato e Coppe): 25 vittorie, 21 pareggi e 12 sconfitte. L'Inter con lui ha realizzato 99 gol subendone 57. Ha collezionato 96 punti, media 1,66 a partita. 14 SFIDE FRA I MISTER: WALTER POCHE VITTORIE MA NON PERDE DA 10 ANNI 3 Solo 3 le vittorie di Mazzarri in 14 sfide contro Spalletti fra Campionati e Coppe. Due alla guida della Reggina e l'ultima l'8/4/2018 in Torino-Inter 1-0 (prima di questa vittoria per l'attuale mister Granata solo 2 pareggi e 5 sconfitte). 4 i pareggi fra i 2 mister (2 “ics” nelle ultime 3 sfide), l'ultimo il 2-2 a San Siro del 26/8/2018 7 Sono le vittorie di Spalletti contro Mazzarri (in 6 delle 7 vittorie i rivali non hanno se-

gnato reti), l'ultima il 14/1/2009 in RomaSamp 2-0. 13 i punti conquistati da Mazzarri in 14 sfide contro Spalletti, meno di un punto a partita: 0,93. INTER-TORO 27-24 1 l’autorete “storica” di Sandro Mazzola il 27/2/1972, all'84', decisiva per la vittoria granata 2-1. Armano unico a segno con le 2 maglie, 2 gol per i neroazzurri (48/49 e 54/55) e un gol per i granata su rigore nel 57/58 (Toro ko 2-3). 2 le triplette delle sfide, segnate nelle vittorie piu’ vistose delle 2 squadre. Il 19/10/1930 3 reti di Prato (Toro) in Toro-Inter 6-0 e 3 reti di Firmani (Inter) il 28/12/1958 in ToroInter 0-5. 7 le reti di Pulici (Toro) il bomber delle sfide, precede Boninsegna (Inter) e Menti II (Torino) a quota 5, a 4 Valentino Mazzola (Torino) e Facchetti (Inter). 10 le reti segnate nella sfida più ricca di gol, il 5-5 del 12/1/1941. 16 le volte in cui si è verificato l’1-0 (9 volte l’In-

ter e 7 volte il Torino) il risultato più frequente delle sfide. 24 le vittorie del Torino, l’ultima l'8/4/2018 per 1-0 (Ljaijc), la precedente 24 anni prima, il 27/2/1994 per 2-0 (Poggi e Cois). Le più vistose il 6-0 del 19/10/1930 e il 5-0 del 7/12/1947. Inoltre per il Toro 6 vittorie consecutive dal 46/47 al 51/52 e 5 di fila dal 29/30 al 33/34 27 le vittorie “corsare” dell’Inter in casa granata, l'ultima l'08/11/2015 per 1-0 (Kondogbia). La piu’ vistosa il 5-0 del 28/12/1958. La prima vittoria il 27/1/1935 per 2-1, gol di Porta e Meazza. 194 le reti delle sfide, 99 granata e 95 neroazzurre. SPALLETTI VS TORO: 10 VITTORIE IN 20 MATCH 10 le vittorie di Spalletti in 20 match in panchina contro il Torino fra Campionati e Coppe. Nelle ultime 10 sfide contro i Granata ha collezionato 6 vittorie (di questi 5 successi con almeno 3 gol realizzati), 2 pareggi e 2 sconfitte. 35 punti, media di 1,75 punti a partita. 5 i pareggi di Spalletti contro il Toro, l'ultimo per 2-2 il 26/8/18 alla guida dell'Inter e il precedente l'1-1 datato 5/11/2007 alla guida della Roma. 5 le sconfitte di Spalletti contro il Toro, l'ultima l'8/4/18 in Torino-Inter 1-0, la precedente il 25/9/16 in Torino-Roma 3-1.


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Squadra Ospite

Trend negativo: i tifosi criticano Spalletti

Pallone entra quando Dio vuole” diceva l’indimenticabile Vujadin Boškov. Ed evidentemente non ha voluto che l’Inter segnasse molto ultimamente visto che, Coppa Italia esclusa, la squadra nerazzurra è riuscita a realizzare più di un gol solamente in 2 delle ultime 12 partite. Tesi mistiche a parte, questi numeri danno la dimensione di quello che è al momento il principale problema dell’Inter, ovvero la ridotta capacità di trovare la via del gol, a causa di una fase offensiva che è spesso lenta, macchinosa, arrugginita, prevedibile e discontinua. Un problema che è emerso chiaramente anche sabato scorso nella partita contro il Sassuolo, che i nerazzurri meritavano persino di perdere, e che tuttavia si ripete, ormai da tempo, contro le squadre più solide e organizzate del cam-

pionato. Due sono le cause principali a cui attribuire queste difficoltà offensive. La prima consiste nella mancanza ormai cronica di centrocampisti centrali di un certo spessore, in grado di far partire l’azione e di giocare i palloni con la qualità e la velocità necessarie per creare occasioni da gol. A parte Brozovic, infatti, nel centrocampo

nerazzurro c’è il vuoto: Nainggolan, complici vari infortuni, è stato finora lontano parente del giocatore visto a Roma, mentre Vecino, Gagliardini, Borja Valero e il resuscitato Joao Mario, non sono obiettivamente centrocampisti che possono giocare titolari in un Inter ambiziosa, i primi due per un chiaro deficit qualitativo, i secondi due per mancanza di costanza e intensità. La seconda causa dei problemi interisti dipende dalla discontinuità degli esterni offensivi, unita alla mancanza di un vero e proprio numero 10. Perisic, in particolare, ha giocato male troppe partite di questa prima metà di stagione, non trovando mai continuità e risultando impalpabile in tante situazioni. Ma quindi per questa Inter è tutto da buttare? Nient’affatto. Perché se da una parte i nerazzurri soffrono per i problemi

appena descritti, dall’altra continuano ad avere certezze. A metà campionato l’Inter è saldamente al terzo posto, a più 7 dalla zona Europa League. Merito innanzitutto del fenomenale pacchetto difensivo, composto da due centrali di spessore internazionale come Škriniar e De Vrij, e dal solito Handanovic, che ha salvato l’Inter in tante

situazioni. Ma anche del sempre più ritrovato Brozovic, che da un anno a questa parte è il principale interprete del centrocampo interista e della certezza Icardi, che nonostante un ultimo periodo non brillantissimo - non segna su azione da inizio dicembre - non ha fatto mancare la sua solita scorpacciata di gol: 14 tra tutte le competizioni, di cui 9 in campionato. Spalletti non piace ad una larga fetta del pubblico interista, che con insistenza accusa il tecnico toscano di attuare scelte troppo rinunciatarie, specialmente il modulo con una sola punta centrale. Per questo in tanti vorrebbero vedere la squadra giocare a due punte, con Lautaro Martinez, decisivo contro il Napoli, al fianco di Icardi, rimasto troppo isolato in molte partite. Discorso facile a farsi, specie dopo lo scialbo 0-0 col Sassuolo, dove i nerazzurri non hanno fatto praticamente un tiro in porta. Ma non va dimenticato che Spalletti ha saputo sempre riprendere in mano la squadra dopo i periodi più negativi, e che l’Inter, sotto la sua guida, ha sempre fatto i punti che doveva e poteva fare. In ogni caso, saranno le prossime partite a chiarire se la squadra riuscirà a fare una stagione a sé stante al terzo posto o se sarà risucchiata delle inseguitrici nella lotta per la qualificazione Champions. È quasi inutile sottolineare quanto sarebbe importante mantenere un certo distacco dal quinto posto per poter giocare l’Europa League con il massimo delle energie fisiche e mentali e con tutti i giocatori migliori. Ma non sarà semplice, perché il calendario riserva ai milanesi, oltre alle gare in casa con Bologna e Sampdoria, tre trasferte difficilissime: Torino, Parma e Firenze. Il treno di impegni comincia quindi dalla partita col Toro, che ha fermato i nerazzurri in 7 degli ultimi 9 incontri e che pertanto potrebbe indurre Spalletti a qualche sorpresa di formazione. Alessandro Casali

Il Club

L'opinion-maker Calcaterra è Presidente del 'Castellanza Ganassa' P

er avere un quadro sulla situazione dei nero-azzurri abbiamo sentito Bettino Calcaterra, presidente dell'Inter Club “Castellanza Ganassa”, nonché ormai affermato opinionista televisivo. Bettino, questa partita oppone due squadre provenienti da risultati non soddisfacenti: sconfitta per il Toro, pareggio casalingo per l'Inter. “Verissimo. Ambedue le squadre devono, quindi, riprendersi in fretta, per non perdere di vista il loro rispettivo traguardo. Credo sarà una partita molto equilibrata, difficile per entrambe”. L'Inter, però, sta meglio: è saldamente terza... “Sì, ma deve guardarsi le spalle, perché stanno velocemente avvicinandosi il Milan e la Roma: i rosso-neri sono a 6 punti dall'Inter, la Roma a 7: sembrano tanti, ma non è così. Infatti, come l'Inter è riuscita a costruire questo margine grazie ad un filotto di risultati positivi, potrebbe anche perderlo in caso di risultati negativi. Quindi, i nero-azzurri devono presentarsi al “Grande Torino” per vincere, in modo da consolidare il terzo posto”. Sulla panchina granata siede quel Walter Mazzarri che, da quando è tornato in Italia, col suo Toro non ha ancora perso con l'Inter: vittoria a Torino l'anno scorso, pareggio nella gara d'andata a San Siro in questa stagione. “Diciamo che l'Inter avrà due avversari: il Toro e Mazzarri. Per intenderci: l'attuale allenatore granata ha un motivo in più per cogliere i tre punti, in quanto vorrà

(credo) prendersi una rivincita”. Per voi come sono le trasferte in casa del Toro? “Le trasferte in casa del Torino sono, per noi tifosi interisti, come una bella festa, poiché possiamo incontrare i sostenitori granata, sempre sportivi e cordiali”. Ti va di presentare il club del quale sei presidente? “Certamente! Si chiama Inter Club “Castellanza Ganassa” (il sito Internet è www.interclubcastellanza.it). Nonostante la sede sia, appunto, a Castellanza (cioè in Provincia di Varese), tanti nostri iscritti sono milanesi, anche per il fatto che io stesso lavoro a Milano. Siamo un club sorto nel 2010, per la precisione il 22 maggio (giorno della finale di Champions League col Bayern Monaco): siamo come una grande famiglia, composta da circa 250 iscritti. Ogni anno organizziamo una cena di Natale, devolvendo l'introito ad associazioni di beneficenza”. Giuseppe Livraghi

I Precedenti

A Torino, Inter davanti nel Girone Unico

I

l match di domenica sarà, relativamente ai campionati a girone unico, il confronto numero 75 in casa del Toro tra i granata e l'Inter. Il conto vede i meneghini in vantaggio, con 27 vittorie, a fronte delle 24 toriniste (23, invece, i pareggi), ma nel computo delle reti è avanti il Torino 99-95. L'ultimo pareggio è 2-2 nell'annata 2016-'17 (18/3/2017), mentre all'annata precedente risale l'ultima vittoria interista (1-0 l'8/11/2015). Recentissimo, invece, l'ultimo successo torinista, risalente alla scorsa stagione: 1-0 l'8/4/2018, rete di Ljajic. Questo per quanto riguarda la Serie A a girone unico, ma le due compagini si sono precedentemente affrontate in Piemonte per altre 11 volte ai tempi del campionato strutturato su più gironi: il conto, in questo caso, vede i padroni di casa avanti 5 vittorie a 3 (3 anche i pareggi), con 29 reti realizzate e 22 incassate. Le strade dei torinisti e della “Beneamata” si incrociano anche nella Divisione Nazionale del

1943-'44 (altrimenti nota come “Campionato Alta Italia”) e nella Serie A 1945-'46 (l'ultima, per ovvi motivi, non disputata a girone unico). Nella prima stagione il Torino FIAT piega 6-2 l'AmbrosianaInter, mentre nella seconda si hanno ben due confronti in Piemonte, entrambi conclusi sull'1-0 granata ed ambedue decisi da Gabetto, a segno al 43' della gara del 7/4/1946 (girone preliminare dell'Alta Italia) e al 30' di quella del 26 maggio successivo (girone finale di quell'anomalo campionato). Le gare di queste due stagioni vedono, dunque, il pieno di vittorie granata, 3 su 3, con 8 reti realizzate a 2. In Coppa Italia, infine, si contano 7 confronti: 5 vittorie granata e 2 pareggi, con il Toro avanti 9-2 nel conteggio reti. Il totale, tra i vari campionati e la Coppa Italia, ammonta a 95 incontri, con 37 successi granata, 30 milanesi e 28 pareggi, con il Toro avanti per 145-121 nel conto delle reti. (giu.liv.)


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11 L'Analisi

Cuore e testa per il salto di qualità: qualche speranza c'è ancora!

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e temperature rigide del Grande Torino di domenica sera non saranno un alibi per i numerosi tifosi che affolleranno gli spalti e che non faranno mancare il loro calore alla squadra per tutta la partita; in campo gli uomini di Mazzarri arriveranno ben riscaldati dalle motivazioni che un match così importante si porta dietro per tutta la settimana. Una settimana, quella granata, all’insegna delle tante ferite da leccare dopo le due sconfitte consecutive, la conta dei “feriti” in un’infermeria sempre più affollata e di molte nubi

che si sono addensate tra i rumors di una piazza che sta diventando sempre più delusa ma onesta nel riconoscere che ancora qualche margine di speranza rimane. Arriva l’Inter che nelle ultime 5 sfide fuori casa ha raccolto una sola vittoria (ad Empoli a fine anno) e che indossa ormai da tempo gli abiti dell’eterna incompiuta, sempre alla ricerca di continuità di rendimento e di risultati, nonostante il 3° posto abbastanza blindato che la mette al riparo da eventuali sorprese legate agli obiettivi minimi fissati ad inizio anno (la qualifica-

zione Champions). Dal canto suo, il Toro ha l’occasione (l’ennesima ) per dimostrare di aver imparato dagli errori che ne hanno minato il cammino fin qui percorso; errori che, al netto delle numerose e sciagurate decisioni arbitrali, ne hanno disegnato un’immagine labile caratterialmente sia nell’approccio iniziale che durante tante (troppe ) partite e spesso vittima di irrisolti blackout. La classifica “corta” (9 squadre in 8 punti) permette ancora il lusso di non cadere nell’atavica rassegnazione di inizio Gennaio in cui spesso quasi tutte le velleità venivano riposte nei cassetti delle delusioni e ci si trascinava lenti ed inesorabili verso un triste finale di campionato. È il momento di gettare il cuore oltre l’ostacolo, ripartire dalla rabbia di Iago espressa al momento del cambio all’Olimpico di Roma e cercare di tornare a far pesare il Grande Torino come fortino inespugnabile (quasi mai quest’anno…); un’ottima condizione atletica sarà necessaria per arginare i rifornimenti che

Spazio Club

L’amore smisurato del 'Macello Granata'

I

l Toro Club 'Macello' è una piccola realtà nata il 12 marzo 2013. Qui pulsa un grande cuore granata, i soci sono 120 e tutti molto attivi. Il bello di questo Club è vedere che ci sono tanti ragazzi e bambini, infatti nell’organigramma è presente un direttivo di giovani che, come sottolinea il presidente del Club Manuel Possetti "Sono il nostro futuro e la loro grande voglia di fare è il motore di questo club". E come detto sono presenti tanti bambini che hanno avuto la fortuna (in una cena organizzata dal Toro Club Macello insieme ai Toro Club “Pulici” di Barge e “il Po Granata” di Moretta) e il piacere di mangiare con De Silvestri e Lyanco. Un Club che organizza tante cene durante l’anno e che è riuscito ad avere altri grandi ospiti come: Lukic, Vives, Longo. Inoltre vecchie glorie che hanno scritto la storia del Toro come Paolo Pulici, Eraldo Pecci, Claudio Sala e Natalino Fossati. Le serate

vengono sempre condotte con tanta passione dallo speaker Stefano Venneri, particolarmente legato a questo gruppo di tifosi. Questo club ha anche voglia di crescere infatti, come ci ha raccontato sempre il suo presidente, attualmente condividono la sede insieme al Gruppo Alpini di Macello ma sono in attesa di un locale più grande dove stare più comodi, più numerosi e riuscire a vedere le partite tutti insieme in un locale solo loro. Adesso stanno già cercando di organizzare le trasferte che faranno questa primavera, per non far mancare il proprio supporto alla squadra. Andranno a Parma, Genova e Firenze. Insomma: l’amicizia, il puntare sui giovani e il supportare la propria squadra del cuore, vivendo il Toro tutti i giorni e non solo la domenica, sono i punti cardine di questo Toro Club che, proprio come la squadra di Mazzarri, vuole crescere ancora e puntare chissà magari proprio all’Europa. Giovanni Goria

ORGANIGRAMMA: Presidente: Manuel Possetti. Vice-Presidente: Peppe Vivacqua. Cassiere e segretario: Giovanni Mainero. Consiglieri: Daniele Biglia, Piero Gili, Piero Mainero, Alessandro Mainero, Walter Possetti, Silvano Silvestrini, Fabio Torno. Direttivo giovani: Nicolò Depetris, Fabrizio Lorenzatto, Mattia Viotti.

i nerazzurri cercheranno di veicolare verso Icardi e riprendere il gioco sulle fasce evitando di intasare il centrocampo. Vecino e Brozovic si alterneranno in fase di costruzione della manovra ma, in fase di non possesso, tenderanno ad abbassarsi quasi sulla linea difensiva; ecco perché i cambi di

gioco repentini e la ricerca del fondo campo per i cross, potranno crear loro molte difficoltà nonostante i centrali difensivi siano molto abili per senso di posizione e fisicità (De Vrij/Skriniar concedono molto poco alle punte avversarie). Non lasciare isolato Belotti, supportandolo e accorciando

le distanze tra i reparti, gli permetterà una maggiore lucidità in fase offensiva. Ne servirà tanta di lucidità la davanti ma anche e soprattutto dietro. Le grandi squadre non perdonano e basta veramente poco per capitolare, non è il caso. Emiliano Latino

Storie di Calcio

Il tifo per i nerazzurri e la grande simpatia per il Toro

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torie di calcio, di passioni sportive e di vita legata a un pallone che spesso per volere di un destino beffardo sa intersecarsi a tragedie personali. Qualcuno ricorderà la storia di Marco Salmeri, giovane calciatore di belle speranze che militava nel Milazzo e poi nel Due Torri in Serie D, il quale perse la vita in un grave incidente automobilistico. Ebbene, da questa immane tragedia che ha coinvolto l’intera famiglia Salmeri, è nata la volontà di mamma Grazia e papà Nino di ricordare Marco attraverso un memorial nella città di Milazzo (Me), che oggi è giunto al IV appuntamento. In tutti questi anni i genitori di Marco, interisti da sempre, si sono prodigati nell’organizzare un evento sportivo che ha avuto modo di allargare i propri contatti e quelle relazioni che sono sempre stati alla base di ogni rapporto umano. E non è un caso che Grazia e Nino si siano legati affettivamente al Torino F.C. per avere acconsentito di partecipare con la squadra Primavera di Coppitelli, al 3° Memorial disputato allo stadio Salmeri di Milazzo. Adesso, a distanza di due anni, i coniugi Salmeri prenotano il viaggio dalla Sicilia per assistere alla partita Toro-Inter. I nerazzurri nel cuore e i granata del Toro come simpatia, rispetto e gratitudine. Una bella storia la loro, così legata a momenti emozionanti che si uniscono a quell’Inter che è stata capace di fare avere alla famiglia Salmeri, in ricordo di Marco, la maglia autografata con dedica di Icardi e Zanetti. Un prezioso cimelio che mamma Grazia e papà Nino custodiscono ed espongono orgogliosamente in quella che è stata la camera di Marco, in cui si respira ancora il ricordo dei trofei

conquistati e foto affisse ai muri delle pareti che hanno lo scopo di mai dimenticare, di tenere sempre in vita una memoria vivida. Dunque, con l’Inter nel cuore, anche quest’anno i coniugi Salmeri si apprestano ad affrontare il viaggio verso la città piemontese. È come portare con sé Marco a vedere l’Inter, la squadra del cuore che oggi si allinea alla simpatia per un Torino del quale si ricordano ancora momenti di ospitalità in quella Milazzo che è stata capace di unire sentimenti e passioni sportive. Grazia e Nino hanno due appuntamenti fissi nel corso dell’anno: il derby di Milano e la partita Toro-Inter. E non mancheranno mai, almeno fino a quando la salute lo permetterà. Salvino Cavallaro (Nella foto la famiglia Salmeri con Rivoira, il capitano del Torino Primavera)


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News

'La storia delle storie', il mito granata che attraversa il '900 lizzare la storia del Toro con la storia sociale. Ad esempio, quando si parla di Gigi Meroni, viene spontaneo tirare in ballo il '68, un movimento giovanile che senz’altro sarebbe piaciuto alla Farfalla granata. Non è un caso che le storie che racconto nel mio disco, che iniziano dal 1906, l’anno della fondazione del Toro, si concludano nel 1992 con la finale di Coppa Uefa persa ad Amsterdam. Con gli anni '90, oltre al calcio, che veniva trasformato in business, cambiava anche la società e il nostro modo di percepire la realtà”.

delle storie” che ha voluto dedicare alla squadra granata? “Il disco è nato da un’idea che avevo in mente da tempo, ovvero quella di raccontare la storia del Torino, che è da sempre la mia squadra del cuore, attraverso i suoi personaggi e le sue imprese. Il mio intento non era però quello di comporre una serie di inni, di cui la nostra squadra è già ricca, ma dei brani di stampo cantautorale. Dietro la storia di questa squadra di calcio volevo anche raccontare un secolo di storia, cioè il '900, ricco di avvenimenti e anche di tragedie, a cominciare dalle due guerre mondiali”.

N

el ricco e variopinto panorama di libri e canzoni dedicati al Torino, mancava davvero un’opera del genere. Il disco ideato dal cantautore astigiano Beppe Giampà è, come si diceva negli anni '70, un “concept album”, che ha due fili conduttori, ovvero la storia del Toro attraverso un secolo, il '900, ricco di avvenimenti e cambiamenti nella società.

A quali brani del disco sei legato in modo particolare? “Ne cito due. Il primo è “I tuoi occhi malinconici” ed legato a un fatto generazio-

Perché hai scelto di legare le vicende del Toro a quelle del '900? “Mi interessava contestua-

Beppe Giampà, come è nato il disco “La storia

il trombettiere del Filadelfia. Ma è tutta la storia del Toro ad essere letteratura in tutto e per tutto ed è un patrimonio non soltanto dei tifosi granata. Sergio Gnudi, ad esempio, che ha collaborato con me ai testi del disco, è di Ferrara ed è tifoso della Spal”.

nale. Gli occhi sono quelli di Roberto Cravero, che vidi in lacrime in una foto su un giornaletto dell’epoca dopo la finale di Amsterdam. Ogni generazione ha il suo capitano, il mio è stato Cravero. Purtroppo non l’ho mai incontrato di persona, ma mi piacerebbe averne modo in futuro.

L’altro pezzo è “Furia granata”, dedicato al Grande Torino. Mi reputo una persona razionale, ma quando salgo a Superga non posso fare a meno di commuovermi. Penso che questo brano sia il baricentro dell’album, parla del famoso quarto d’ora granata attraverso Oreste Bolmida,

Parlando del Torino attuale, cosa ti aspetti dalla squadra di Mazzarri nel girone di ritorno? “Nel girone di andata ci sono stati troppi pareggi. In compenso, ce la siamo giocata con tutti, comprese quelle grandi squadre, come l’Inter, che abbiamo dovuto affrontare in trasferta. Sono curioso di vedere cosa riusciremo a fare contro questi avversari giocando in casa”. Giovanni Rolle

Sport Vari / Basket

Sport Vari / Calcio femminile

I 'Delfino' viaggiano a 'Banchi'

Serie C, al giro di boa Toro e Juve appaiate

Auxilium ancora sconfitta. Ora trasferta a Trieste

P

er la serie 'Non aprire quella porta'. Quando la persona entra nella stanza sbagliata (lo spogliatoio) e dice le parole sbagliate. Ed il costo è quello di perdere il miglior allenatore che Auxilium abbia avuto in questi ultimi anni (leggere al capitolo Banchi). E, secondo recidivo atto dello Sliding doors (Delfino), creare un marasma dentro uno spogliatoio che già non brillava per solidità e che forse era unito solo dal non seguire più il pluridecorato coach americano. Con tanto di dichiarazioni e controdichiarazioni social e a mezzo stampa che hanno avuto l'effetto di lavare in piazza i panni sporchi. Il risultato è una stagione a cui non si è ancora visto il limite al peggio e l'ultimo posto in classifica è evitato soltanto in virtù di una seria A1 pensata per rendere impossibile la retrocessione. Il ritorno a coach Paolo Galbiati, a lungo invocato dai tifosi durante il periodo di gestione "Marrone", ha avuto, al momento, il merito di ristabilire un briciolo di disciplina interna ed un qualche miraggio di ritrovata verve difensiva.

Troppo poco, il tempo avuto ed i risultati ottenuti. La striscia di sconfitte prosegue inesorabile. L'ultima con Venezia. La trasferta di Trieste, in contemporanea con il match Toro-Inter, diventa rubricabile ad una delle tante ultime spiagge che i tifosi gialloblù vivranno da qui a fine stagione. La classifica corta lascia aperti anche scenari più gloriosi come la partecipazione ai playoff. Il budget investito nella squadra lo imporrebbe. La passione del publico torinese anche. Un sogno che ritorna costantemente così come altrettanto costante sopraggiunge la delusione per le occasioni perse. Di fatto basterebbe poco. Basterebbe iniziare a difendere. Di squadra e con il sudore dei singoli. Senza lasciare costantemente 2 metri

ai tiratori da 3 dell'avversaria di turno. E senza dover ricorrere alle alchimie tattiche della zona. Basterebbe che Moore tornasse il giocatore dello scorso anno e non presentasse sul parquet il gemello scarso. Basterebbe che Wilson dimostrasse di valere quella NBA a cui ambisce provando anche, qualche volta, a superare la naturale ritrosia a prendere dei colpi e provasse a non giocare solo perimetrale ma ad imporre il suo fisico in zona pitturata. Basterebbe che Carr provasse a fare le cose semplici senza attorcigliarsi come lo scotch tra le dita. Basterebbe dare forse un po' più fiducia agli "scarsi" Jaiteh e Portannese che comunque ci provano e non mollano un centimetro. E magari uscire dall'equivoco tattico di un McAdoo che non può giocare 5 mentre riesce ad offrire il suo contributo da ala lunga. Basterebbe più semplicemente essere squadra. A Galbiati e ad una dirigenza chiamata a fare quadrato intorno all'allenatore l'arduo compito di andare oltre i basterebbe. Dan Morino

Terminato il girone d'andata della serie C femminile. Nel girone A comanda la Novese, che nell'ultimo turno ha rifilato un pesante 5-1 alla Juventus, fermata dall'ex di turno, il portiere Elisabetta Milone, il cui cartellino è ancora di proprietà torinese. La squadra allenata da Serami, ex difensore cresciuto nelle giovanili granata, è chiamata al pronto riscatto nella trasferta sarda contro il Caprera, ultimo della classe. All'andata le piemontesi si imposero 7-0 e sono chiamate a ripetersi per aumentare gli 11 punti, gli stessi che ha il Torino Cf. La formazione granata, reduce dalla convincente vittoria sullo Spezia ottenuta grazie al gol di Sara Borello che le ha permesso di raggiungere le cugine, sarà impegnata nella sfida casalinga con il Luserna, gruppo molto giovane che occupa il penultimo posto ed è dunque in zona retrocessione diretta. La squadra di Stefano Marenco, che vinse la gara di andata 0-3, dovrà fare a meno per il resto della stagione del capitano e bomber Simona Sodini, che ha tagliato l'invidiabile record di 200 gol in carriera in serie A e che è al momento in dolce attesa per la seconda volta. L'obiet-

Giornale sportivo per i tifosi di Juventus e Torino

Direttore Responsabile Roberto Grossi rogro@inwind.it Hanno collaborato Alessandro Casali Salvino Cavallaro Alessandro Costa Massimo Fiandrino Don Moreno Filipetto Giovanni Goria Emiliano Larino

tivo di Juve e Toro è quello di migliorare la propria classifica: nel mirino delle due torinesi ci sono le Azalee, squadra di Gallarate che dista solo 3 punti e sarà impegnata sul difficile terreno del Campomorone Lady, formazione genovese che crede ancora nella rimonta verso il primato, distante però 9 lunghezze. Completano il programma le sfide Real Meda- Pinerolo e Novese-Spezia. Federico Scarso

(Foto di Carola Remoto)

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Spettacoli e Cultura Viene dall'Est ma vive in Italia da quasi 3 lustri la Miss "Orgoglio Granata" per il numero 'JuveToro' di questa

settimana.

Le

LORY, Miss 'JuveToro'

splendide

foto del mitico Max Lanz illustrano la bellezza di Lory Ciubotaru. Raccontaci la tua vita Lory... “Ho 22 anni e sono Moldava ma vivo a Torino dal 2005. Ho studiato sia moda, come fashion designer, che cinema. Da poco ho cominciato a fare la fotomodella e confido di potermi cimentare anche in passerella e in TV come valletta o attrice...” Da quanto e perché tifi Toro? “Da bambina non ero per niente una amante del calcio, ma quando arrivai a Torino rimasi affascinata dalla maglia granata del Toro (colore che amo da sempre). Se a questo aggiungiamo che da adolescente ero pazzamente innamorata del mitico capitano Rolando Bianchi, ecco che il Toro è rimasto indelebilmente nel mio cuore. Purtroppo a causa dei tanti impegni non riesco quasi mai ad andare allo stadio a supportarli ma il mio tifo non gli mancherà mai...”

(ale.co.)

(Foto di Max Lanz - IG: max_lanz_stardrago)

Le 'Visioni Ibride' di Skoglund a 'CameraTo' A Torino, a 'CameraTO' - Centro Italiano per la Fotografia - dal 24 gennaio al 24 marzo la mostra 'Visioni Ibride'. Oltre 100 lavori tra fotografie, quasi tutte di grande formato, e sculture, una prima antologica dell’artista Usa Sandy Skoglund curata da Germano Celant con la collaborazione di Paci Contemporary gallery. L'esposizione riunisce i lavori dagli esordi (primi anni '70) all’ancora inedita opera «Winter», alla quale l’artista ha lavorato per oltre 10 anni. Da questa immagine, accompagnata da alcune delle sculture create per l’installazione, è tratta la foto fulcro dell’esposizione. Una spettacolare anteprima mondiale, che conferma l’unicità della sua ricerca e linguaggio, formatisi in pieno clima concettuale per evolversi in un immaginario sospeso tra sogno e realtà. Un percorso attraverso foto e sculture: dalle prime serie fotografiche di metà anni '70, dove già emergono i temi caratteristici dell’interno domestico e della sua trasformazione in luogo di apparizioni tra comico e inquietante, fino alle grandi

composizioni dei primi anni '80 che hanno dato all’artista fama internazionale. Le visionarie «Radioactive cats» (1980) e «Revenge of the goldfish» (1981), autentiche icone del periodo, rivisitazioni surreali e stranianti di ambienti famigliari dai colori improbabili, invasi da gatti verdi e pesci volanti. Le immagini di Skoglund nascono sempre dalla costruzione di un set complesso che l’artista fotografa, procedimento che spiega la rarefatta produzione dell’artista e

la peculiarità del suo percorso visuale, al tempo stesso installativo, scultoreo e fotografico. Elementi che si ritrovano nella mostra torinese, dove alcune sculture rimandano alle foto e viceversa. Tra le opere i 20 scatti della serie «True Fiction Two», realizzata tra 1986 e 2005, una lisergica interpretazione dell’ American Way of Life; le spettacolari composizioni di «F Fox Games» (1989) e «The Green House» (1990), con i loro iconici animali, volpi rosse e cani viola; il balletto di «Shimmering Madness» (1998), dove statue e figure umane condividono lo stesso spazio in una folle coreografia e il visionario pic nic di «Raining Popcorn» (2001). Si giunge a «Fresh Hybrid» (2008) e l’inedito «Winter» (2018), primi 2 capitoli di una serie dedicata alle 4 stagioni, tra le opere più ambiziose e impegnative dell’artista: riflessioni sull’arte e sulla vita, nel sempre più complesso rapporto tra essere umano e natura, realtà e artificio. (Paolo Rachetto)

'Seeyousound', quinta edizione Ritorna a Torino, al cinema Massimo, dal 25 gennaio al 3 febbraio, 'Seeyousound', la quinta edizione del festival di cinema internazionale a tematica musicale. Durante i 10 giorni di festival oltre 90 film e videoclip suddivisi in varie sezioni competitive, rassegne fuori concorso e retrospettive, accompagnati da panel, incontri ed eventi. Quest’anno 'Seeyousound' propone come novità un ampio programma di live musicali, dj-set e sonorizzazioni che accompagneranno il cartellone di proiezioni in sala. In line-up ci saranno, tra i tanti, esponenti del clubbing come Alex.Do da Berlino e Krysko da Manchester, alcuni membri del supergruppo Songs With Other Strangers, il ritorno della punk-band Franti, una selezione di artisti della label Inri e di Goodness Factory. Insomma, di tutto di più per questa rassegna (ideata dalla associazione culturale Choobamba) unica nel suo genere. (r.g.)


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Spettacoli e Cultura

Teatrando, il 'sipario' della settimana torinese Al Gobetti 'Matilde e il tram di San Vittore'

La lotta antifascista attraverso la storia delle donne, madri, mogli, fidanzate, operaie, che videro i loro uomini deportati per rappresaglia in seguito agli scioperi del ’43 negli stabilimenti del Milanese. Scritto e diretto da Renato Sarti, con un trio di attrici: Maddalena Crippa, Debora Villa, Rossana Mola. Al Teatro Gobetti dal 22 al 27 gennaio. Tratta dal libro di Giuseppe Valota 'Dalla fabbrica ai lager', la pièce 'Matilde e il tram per San Vittore' ricostruisce un doloroso pezzo di storia d’Italia. In seguito ai massicci scioperi del ’43, i primi sotto il regime di Mussolini, che paralizzarono i grandi stabilimenti del Milanese, i quartieri popolari di Sesto San Giovanni, Milano, Cinisello e dei comuni limitrofi furono oggetto di spietate retate da parte dei nazifascisti. Quasi 600 furono le persone coinvolte nel rastrellamento. Gli operai vennero incarcerati, torturati, e infine deporta-

ti. Più della metà non fece ritorno. Lo spettacolo, prodotto da Teatro Cooperativa, dà voce a quelle donne, madri, mogli, sorelle e figlie che, dopo gli arresti, si ritrovarono improvvisamente a gestire, da sole, un quotidiano di fame e miseria: alla disperata ricerca dei loro uomini, si precipitavano a San Vittore e in altri luoghi di detenzione di Milano, fra cui la sede della famigerata Legione Ettore Muti, luogo di tortura che nel dopoguerra diventerà il Piccolo Teatro di Milano. (Ph. Laila Pozzo)

'I Miserabili' di Victor Hugo al Carignano

Dal 22 al 27 gennaio al Teatro Carignano. Franco Branciaroli è il galeotto redento Jean Valjean nella versione per il teatro del monumentale romanzo di Victor Hugo, con la regia di Franco Però. «Un’impresa temeraria» la definisce lo scrittore Luca Doninelli, artefice della sfida: l’adattamento del romanzo “monstre”, best-seller dal 1862, patrimonio dell’umanità. Un testo, 1500 pagine, talmente fluviale che quasi nessuno ha letto per intero. Una saga, quella del galeotto redento Valjean, che è

simbolo universale del riscatto dei reietti. Portato in tv nel ’64 dallo sceneggiato Rai con la regia di Sandro Bolchi, 'I miserabili' arriva in palcoscenico nell’ambizioso e toccante adattamento firmato dallo scrittore Luca Doninelli. «Un fiume in piena di cui noi restituiremo un’onda o poco più» dice Franco Però. Branciaroli è Jean Valjean, che rivive la storia del generoso galeotto, ma anche del suo persecutore, l’ispettore Javert, e di Fantine, Cosette, Marius, Gavroche, Eponine, del perfido Thénardier e dei tanti personaggi che compongono la sterminata sinfonia umana di Hugo. Un racconto che tocca temi universali come la dignità, il dolore, la misericordia, la giustizia, il male, la redenzione. Con la strenua lotta per la sopravvivenza «dell’uomo che vive nei sotterranei più impenetrabili della società e non è quasi più un uomo», il romanzo parla all’epoca presente e la riscrittura di Doninelli è occasione di analisi e critica della società contemporanea, dove i poveri, gli ultimi, i miserabili, come Valjean, non hanno niente e non possono contare sul futuro. (Ph. Simone Di Luca)

Al Colosseo la Finocchiaro con 'Ho perso il filo' Al teatro Colosseo, il 24-25 gennaio, per la regia di Cri-

stina Pezzoli. 'Ho perso il filo' è una commedia, una danza, un gioco, una festa. In scena Angela Finocchiaro e le Creature del Labirinto. Una Finocchiaro inedita, che si mette alla prova in modo sorprendente con linguaggi espressivi mai affrontati prima, per raccontarci con la sua stralunata comicità e ironia un'avventura straordinaria, emozionante e divertente al tempo stesso: quella di un'eroina pasticciona e anticonvenzionale che parte per un viaggio, si perde, tentenna ma poi combatte fino all'ultimo. Angela si presenta in scena come un'attrice stufa dei soliti ruoli: oggi sarà Teseo, il mitico eroe che si infila nei meandri del Labirinto per combattere il Minotauro. Affida agli spettatori un gomitolo enorme da cui dipende la sua vita e parte. Una volta entrata nel Labirinto, però, niente va come previsto. Viene assalita da strane Creature, un misto tra acrobati, danzatori e spiriti dispettosi, che la circondano, la disarmano, la frullano come fosse un frappè, e soprattutto tagliano il filo che le assicurava la via del ritorno. Superando trabocchetti e prove di coraggio, con il

pericolo incombente di un Minotauro affamato di carne umana, Angela viene costretta a svelare ansie, paure, ipocrisie che sono sue come del mondo di oggi e a riscoprire il senso di parole come coraggio e altruismo. Uno spettacolo che si avvale di più linguaggi espressivi grazie agli straordinari danzatori guidati dall'inventiva di Hervé Koubi e alla capacità comica della Finocchiaro di raccontare un personaggio che è molto personale e allo stesso tempo vicino al cuore di molti. (Ph. Teatro Colosseo)

'Vernia o non Vernia, questo è il problema'

Uno showman totale, che balla, canta e recita con generosità. Pari al suo piacere evidente di stare sul palcoscenico. Appuntamento sabato 26 gennaio, ore 21, al Colosseo con il comico genovese Giovanni Vernia con 'Vernia o non Vernia, questo è il problema'». Sin da piccolo Giovanni è stato esuberante, a volte eccessivo. Come quella volta che, tornato nella sua Genova dalle vacanze in Sicilia, ha deciso di continuare a imi-

tare la voce dello zio di Catania per ben tre giorni di seguito. Il piccolo Giovanni non ne voleva più sapere di tornare a parlare normalmente. Una situazione tanto assurda da costringere i suoi preoccupati genitori a portarlo dal medico. La diagnosi è stata, citando il medico: “Il piccolo Giovanni Vernia è semplicemente un belinone”... Raccontato con questo divertente episodio ecco il conflitto di Giovanni, ragazzo normale laureato in ingegneria con il massimo dei voti, che è però al tempo stesso anche il suo imprevedibile doppio, Giovanni il comico, che cede continuamente al suo “demone” e si diverte a catturare l’anima ironica delle persone e la natura più comica delle cose che lo circondano, trasformandosi in modo sorprendente e creando personaggi esilaranti. Un divertente viaggio nella creativa schizofrenia del comico genovese, dove fatti della sua vita vissuta si mescolano in modo surreale a situazioni in cui tutti possono identificarsi. Abituati al Vernia delle irresistibili maschere tv, avremo una sorpresa a teatro: uno showman totale. Con lui il Maestro Marco Sabiu, complice musicale che sottolinea gli esilaranti colpi di scena di uno spettacolo dal ritmo vertiginoso e pieno di inventiva. (Ph. Teatro Colosseo) Paolo Rachetto


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