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amcsrls@yahoo.it GIORNALE DEI TIFOSI DI JUVENTUS E TORINO - Anno VI - N. 14 - 29 GENNAIO 2017 - Copia omaggio 3 domande a BB
Il Punto
Le Interviste
Controcorrente
“L'incantesimo si è rotto ma occorre reagire! Per Mister Gasperini è sempre derby...”
Cairo e Miha sul banco degli imputati. Il fine ultimo delle plusvalenze e le scelte del tecnico
Emiliano Mondonico e Francesco Graziani: “Non ci si può arrendere alle prime difficoltà”
Troppe le aspettative deluse nonostante la presenza di un centravanti come Belotti
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Toro, RIMETTI LE CORNA!
CONTRO L'ATALANTA, RIVELAZIONE DEL TORNEO, I TIFOSI GRANATA ESIGONO UNA PROVA DI CARATTERE PER RIAVVICINARE L'EUROPA TORINO-ATALANTA | DOMENICA 29 GENNAIO ORE 12,30
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3 domande a... Bruno Bernardi
“L'incantesimo si è rotto ma occorre reagire!” “Granata vittime della 'sindrome da Europa'. Belotti da solo non basta. Per Gasperini è sempre derby...”
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runo Bernardi, è un periodo nero per il Toro. Una sola vittoria conquistata nelle ultime 7 gare. A Bologna una sconfitta senza attenuanti e senza Belotti il Toro non segna. La favola di inizio stagione è davvero finita? A me pare che il Toro sia ricaduto in quella che un anno fa era ritenuta una
sindrome da Europa. Nello scorso torneo, in quel di Modena contro il Carpi, la squadra granata allora allenata da Ventura sembrava destinata a toccare il cielo con un dito. Nel senso che i risultati ottenuti l'avevano portata a un passo dal primato in classifica. Avrebbe potuto essere solitaria capolista battendo gli emiliani invece si bloccò improvvisamente e la bella corsa si arrestò come se avesse avuto un blocco psicologico. Il Toro perse la partita e cominciò ad avere problemi anche in seguito. Infilò dei risultati negativi e non riuscì più a trovare quel passo che potesse indurre i tifosi a sognare la qualificazione in Europa League. Quel sogno che aveva realizzato invece in precedenza, la stagione prima, con l'impresa di Bilbao a coronamento di una bella avventura poi teminata con lo Zenit. Quest'anno il Toro aveva di nuovo accarezzato l'idea di puntare all'Europa ma ben presto la realtà ha cambiato la storia della stagione. Ci sono ancora molte gare e ci sarebbe il tempo per raddrizzare la classifica ma l'impressione è che il Toro fatichi molto a trovare il giusto cammino. Anche perché le teoriche dirette concorrenti per un posto in Europa, dopo un inizio stentato, ora invece volano e sono sempre più lontane in classifica...
Sembrava che il Toro avesse i numeri per regalare belle soddisfazioni ai tifosi coniugando i risultati al bel gioco, invece l'incantesimo si è rotto riportando la squadra con i piedi a terra, in una zona di classifica che è come un limbo. Bisogna uscire subito da questo limbo, cercare di rimanere agganciati al progetto che la società aveva accarezzato in vista della riapertura del Filadelfia, che rappresentava la ciliegina sulla torta di una stagione ad alti livelli. Improvvisamente invece il pallone si è... sgonfiato. Un elemento di classe come Ljajic, che aveva entusiasmato il pubblico torinista con giocate di qualità, non è più riuscito ad esprimere la stessa continuità di rendimento delle prime giocate
e cosi Belotti si è trovato ad avere sulle spalle la responsabilità del gol e dell'attacco. Il bomber è un ragazzo di sicuro avvenire, un talento con il fiuto del gol innato, ma non può da solo reggere la situazione. Purtroppo il mercato di gennaio è ormai vicino alla chiusura e soluzioni alla portata del Toro sono difficili da concretizzare. Questo non significa rinunciare a continuare a lottare per risalire ma c'è bisogno di ritrovare la giusta miscela tra i giovani che l'allenatore ha cercato di plasmare a sua immagine e somiglianza e il gruppo dei più esperti che hanno dimostrato di poter giocare un calcio apprezzabile. Contro l'Atalanta-rivelazione di Gasperini, in ogni caso, i tifosi granata esigono di rivedere all'opera una squadra almeno viva e vogliosa di provare a dare un senso a questa stagione... Sicuramente i tifosi vogliono vedere una squadra che almeno ci provi a mettere in difficoltà i bergamaschi. Una rivincita anche rispetto alla gara di andata, dove il Toro fu sconfitto. La banda di Gasperini, per il quale il Toro rappresenta sempre una sorta di derby in virtù del suo passato come giocatore e tecnico delle giovanili bianconere, è sicuramente un test probante per capire se il Toro ha la personalità e la maturità necessaria per
evitare di ricadere nell'anonimato di una stagione grigia. 'Gasp' conosce bene il calcio torinese ed è un tecnico che potrebbe imbrigliare il Toro. Tocca a Mihajlovic trovare l'antidoto per conquistare un successo sulla squadra che è l'assoluta sorpresa del campionato, successo che darebbe morale a tutto l'ambiente torinista. Roberto Grossi (Da sx a dx in senso orario: Mihajlovic, Ljajic e Gasperini)
IN FORSE IL FOLLETTO 'PAPU' Ancora assente Castan stirato, Mihajlovic conferma come difensori centrali Rossettini e Moretti. Ma a destra non potrà disporre (almeno sino a metà febbraio) di Zappacosta, uscito malconcio da Bologna a causa di una lesione al retto femorale della coscia destra. Dunque De Silvestri avrà 2-3 partite per riconquistare la fiducia del tecnico serbo che lo ha voluto fortemente al Toro. Cliente però non facile oggi per De Silvestri. Infatti dovrà opporsi a Papu Gomez, acciaccato ma disponibile. Il folletto argentino nella gara di andata risultò decisivo, procurandosi nel finale un rigore proprio a causa di un fallo commesso ingenuamente da De Silvestri. Penalty trasformato da Kessie che ha dovuto, con la sua Costa D'Avorio lasciare anzitempo la Coppa d'Africa, e che quindi è teoricamente disponibile per la gara di oggi sebbene debba smaltire il lungo viaggio e la notevole escursione termica. Mihajlovic dovrebbe confermare il tridente classico con Iago Falque, il rientrante Belotti e Ljajic. Mentre a centrocampo Obi dovrebbe ancora partire dalla panchina, dando spazio al trio Benassi-Valdifiori-Baselli. (a.c.)
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La Partita / Il Punto
È una Belotti-dipendenza ormai conclamata! 421 minuti disputati senza il “Gallo” in campo: una sola rete segnata. Proprio all'Atalanta nella gara di andata...
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indrome da Belotti-dipendenza conclamata. Non sappiamo se sia questo l'unico problema del Toro, ma sicuramente è il sintomo peggiore dei mali granata. Sanciti da 1 sola vittoria nelle ultime 7 gare disputate: da un tragico meno otto dalla Zona Europa, dall'astinenza da gol di Ljajic, la cui ultima esultanza (si fa per dire, non è che Adem esulti
molto nemmeno quando segna) risale al 5 novembre. I numeri dicono di quanto il Toro, senza Belotti, sia come una bicicletta senza le ruote: 421 minuti disputati senza il “Gallo” in campo, ed una sola rete segnata. Proprio all'Atalanta nella gara di andata, grazie ad una prodezza balistica su punizione di Iago e dormita del portiere orobico. Quindi palla
inattiva. Vedere il Toro senza Belotti è come andare in spiaggia e non avere il mare. A Bologna senza il proprio bomber squalificato, infatti, i giocatori granata sono scesi in campo con lo spirito del tacchino nel giorno del Ringraziamento. Ma oggi, scontata la squalifica, Belotti può tornare a guidare l'attacco ed anche l'anima del ragazzi granata. Che nonostante la classifica abbia visto i Sinisa-boys sprofondare al nono posto, hanno comunque fatto finora dell'Olimpico Grande Torino un fortino. O una fortezza. In ogni caso 21 punti su 30, 6 vittorie su 10. Uniche eccezioni: il pari con l'Empoli (0-0 ma attacco spuntato senza Belotti e Ljajic), 2-2 con la Lazio, 2-2 col Milan nel modo che sappiamo e la beffarda sconfitta nel derby.
Oggi il Toro ha la possibilità di quasi dimezzare il distacco dal sesto posto, passando da meno 8 a meno 5 punti dagli orobici sesti. Ma per farlo bisogna che anche il pubblico sostenga i ragazzi: in realtà sul banco degli imputati dopo Bologna erano finiti principalmente Mihajlovic e Cairo. Il mister per la gestione del quintale dell'idolo del popolo granata Maxi Lopez, e per lo schie-
ramento eccessivo di attaccanti a Bologna: 5 punte, 0 punti. Cairo per il peccato originale di un mercato estivo che ha regalato grandi intuizioni (Hart e Castan su tutti) ma anche un senso di improvvisazione e la tendenza a trasformare le plusvalenze nel fine ultimo del progetto, anziché nel mezzo per rinforzare la squadra. Quindi oggi il Toro si gioca il proprio futuro contro colui
Toro lo ha spesso condizionato. Senza allenarlo mai: Gianpiero Gasperini (oggi squalificato, al suo posto Tullio Gritti bomber del Toro con 7 reti segnate tra il 1987 ed il 1989) allenava il Genoa che nel 2009 spedì il Toro in B in una partita con tante botte e polemiche. E nel 2011 Gasperini aveva quasi convinto Cairo, in una cena a Grugliasco, ad affidargli la panchina Toro. Ma poi la scelta cadde su Ventura. E ancora la scorsa estate, quando Ventura fece i bagagli, il duello fu tra l'attuale trainer orobico e Sinisa per allenare il Toro. Vinse Mihajlovic. Anche perché il passato juventino e quel maledetto Toro-Genoa del 2009 i tifosi granata non li perdoneranno mai a Gasperini. Alessandro Costa
che il passato ed il futuro del
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L'Intervista: Emiliano Mondonico
“Toro, credici sempre! Atalanta, cantera da favola...” “Non ci si può arrendere alle prime difficoltà. Gli orobici mi ricordano i granata del passato e mirano all'Europa”
oro-Atalanta, e pensi subito a lui. Emiliano Mondonico, il mister della sedia, di Toro-Real, del 3° posto in campionato, dei derby vinti e della Coppa Italia a Roma. Ma anche la guida dell’Atalanta nelle storiche qualificazioni Uefa e nell’epica cavalcata del 1988, quando gli orobici raggiunsero la semifinale di Coppa delle Coppe, pur militando ancora in Serie
B. Lo dice anche lui: “Vorrei tornare ad Amsterdam, ma anche a Malines”. L’Atalanta infatti lo ha consacrato come allenatore e Bergamo dista pochi chilometri da casa sua. Però, anche se gli crediamo quando afferma di essere molto attaccato ad entrambe le squadre, noi sappiamo bene che il suo rapporto col Toro va oltre qualsiasi altra esperienza in panchina o “tifo” per al-
migliori ed anche per i sentimenti della gente. Anche tu, da tecnico granata, ogni tanto punzecchiavi qualche giocatore in pubblico. Cosa pensi quindi degli attacchi che Mihajlovic spesso riserva ai suoi ragazzi davanti ai giornalisti, da ultimo la frecciata a Maxi Lopez, con la successiva esclusione dai convocati? Mihajlovic è un tecnico preparato ed intelligente, soprattutto conosce i giocatori. Con alcuni puoi parlarci a quattr’occhi di persona, con altri devi pungerli davanti all’opinione pubblica. Se lo fa, è perché sa che quello è l’unico modo per farli reagire. Sono altre le cose in cui non mi ritrovo molto: per esempio che a inizio campionato si parli di Europa, si prosegua nel farlo e poi alle prime difficoltà ci
si tiri indietro e si cominci a dire “non so”. Ecco perché la gara contro l’Atalanta è fondamentale. Un’altra cosa che non ho condiviso nelle ultime settimane sono i continui accenni al mercato e alle richieste di rinforzi. Così trasmetti scarsa fiducia nei giocatori attuali, quando però in campo vanno loro. Innesti quindi un circolo vizioso, e alcuni rischiano di rendere molto al di sotto delle loro potenzialità. In ogni caso, ho ancora fiducia in questo Toro ed è già un bene che non si sentano più certi discorsi, su “dove eravamo”, da “dove siamo partiti” ascoltati tante volte negli ultimi 5 anni… Non serve. Siamo il Toro. I tifosi conoscono meglio di tutti dove siamo stati per tanti anni. Per quanto riguarda l’Atalanta molti nostri tifosi, in
chiave lotta per l’Europa League, credono, o sperano, che possa calare nel girone di ritorno… Non lo so, io credo che l’Atalanta di Gasperini abbia tutte le carte in regola per poter continuare ad inseguire fino alla fine il sogno europeo. Ha un tecnico preparato e tanti giocatori giovani e bravi. L’Atalanta mi sembra il Toro di una volta, con il settore giovanile che continua a sfornare calciatori pronti per la serie A. C’è un grande lavoro dietro. Qualcosa negli ultimi anni si sta muovendo anche al Toro. Speriamo che, con anche il Fila prossimo venturo, si possa tornare presto e pienamente agli antichi splendori ed al livello che da sempre compete al Toro anche in questo ambito. Alessandro Muliari
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tre squadre (ufficialmente la Fiorentina). Basta leggere una vecchia dedica del Mondo al suo e nostro Toro: “… Di questo Toro, nonostante tutto non possiamo farne a meno perché è nel nostro sangue, vive con noi, è parte di noi. Questo Toro per noi è la vita”. Emiliano come introdurresti questo Toro-Atalanta? Direi innanzitutto che è senza dubbio molto più importante per il Toro che per l’Atalanta. Il Toro, dopo un grande inizio, sta perdendo entusiasmo ed anche credibilità. Se si vince, si ricomincia a credere nell’Europa ed in questa squadra. Può essere quindi la gara della svolta dopo un periodo difficile. Diversamente, si rischia di avviare definitivamente un tirare a campare lungo 4 mesi, molto pericoloso. Per la permanenza dei talenti
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L'Intervista: Francesco Graziani
“Non è un problema fisico ma di mentalità!” “Nel secondo tempo il rendimento del Toro scema vistosamente. Occorre più rabbia e voglia di vincere”
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al bomber del presente, Andrea Belotti, che domenica tornerà in campo nella sfida con l’Atalanta dopo aver scontato un turno di squalifica, al centravanti dell’ultimo scudetto granata targato 1976. L’attaccante in questione è ovviamente Ciccio Graziani, che negli anni '70 formava insieme a Paolo Pulici la mitica coppia soprannominata i “gemelli del gol”, che tante soddisfazioni ha regalato al popolo
granata. All’ex bomber di Subiaco, che attualmente lavora come commentatore televisivo, abbiamo chiesto di commentare l’attuale situazione del Toro. Francesco Graziani, il Torino domenica scorsa è incappato in una brutta prestazione che ha determinato la sconfitta col Bologna. Come giudica l’attuale momento attraversato dalla squadra di Mihajlovic? Anche io faccio un po’ di fatica a raccapezzarmi di questo ultimo periodo di appannamento della formazione granata. Fino a un mese e mezzo fa, infatti, eravamo tutti felici ed entusiasti dell’ottimo inizio di campionato del Torino, che, praticando un calcio offensivo, era riuscito ad otte-
nere dei brillanti risultasti, come i successi contro la Roma e la Fiorentina. Anche nel derby, pur uscendo sconfitto, il Toro aveva destato un’ottima impressione, uscendo a testa alta dal confronto con i bianconeri. Quanto è pesata l’assenza di Belotti col Bologna? Senza Belotti il Toro perde molto, ma sarebbe riduttivo attribuire la mancanza di risultati unicamente alla sua assenza. Nelle partite che hanno infiammato i tifosi anche gli altri giocatori dell’attacco, come Ljajic e Iago Falque, erano più prolifici e brillanti, mentre recentemente hanno accusato un calo nelle prestazioni, come un po’ tutta la squadra. C’è poi il problema dei secondi tempi, dove il rendimento del Toro scema vi-
stosamente. Personalmente concordo con Mihajlovic nel non attribuire questi cali a ragioni di tenuta atletica. Semmai è un problema di mentalità, come anche il rendimento deludente della squadra in trasferta. A proposito di Mihajlovic, come giudica l’allenatore serbo? Penso che per mentalità e carattere sia l’allenatore ideale per una piazza come quella granata. Oltre ad essere abile nel gestire i giocatori, infonde carattere alla squadra, anche se in campo poi vanno i calciatori. Inoltre è un allenatore che non ha problemi nel lanciare i giovani. E il Torino, sotto questo punto di vista, dispone di un patrimonio importante, visto che, oltre a Belotti, ci sono altri
elementi di sicuro avvenire, come Barreca, Zappacosta, Benassi e Baselli. Pensa che il Toro possa ancora aspirare a un posto in Europa? Se la sente di fare un pronostico per ToroAtalanta? A inizio stagione fu lo stesso Mihajlovic a parlare per primo dell’Europa come possibile traguardo. Per questo il Toro dovrà provarci fino all’ultimo, anche se non sarà facile, anche perché un’eventuale vittoria della Fiorentina nel recupero col Pescara rischierebbe di spaccare il campionato in due tronconi. Il pronostico? Me la sento eccome e dico 1 fisso anche se la formazione di Gasperini rappresenta la più bella sorpresa del torneo. Ma il Toro dovrà far prevalere la propria rabbia
e voglia di vincere. Giovanni Rolle (Nella foto Graziani insieme al gemello del gol Pulici)
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Il Ricordo
Granata e orobici da sempre fucine di talenti Hanno sfornato grandi campioni grazie a settori giovanili e talent scout straordinari. Vatta e Favini su tutti. Ma anche il mitico Cinto Ellena
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uel grande sceneggiatore che è il Destino, per Giacinto Ellena ha voluto far coincidere la data di nascita con quella di morte. Aveva tutto il tempo per evitare la sovrapposizione, visto che “Cinto” aveva lottato a lungo contro la malattia, cosi come lottava in campo dagli anni '30 in poi per sradicare la palla agli avversari nei campi
fangosi. Ma per il Destino il 3 novembre era il giorno designato: di nascita e di morte: 1914-2000. E ancora più incredibile: il 3 novembre del 1935 è anche il giorno dell'unico gol con la maglia del Toro (in 128 presenze) per Giacinto Ellena. Che dunque ha segnato tutta la storia del '900 e anche la storia del calcio, del Toro e del Filadelfia. Perché
il torinese Ellena inizia a giocare a calcio nelle giovanili dell'Italia prima di passare alle giovanili granata al tempo chiamate Balon Boys in onore di Adolfo Baloncieri, eccellenza del calcio giovanile già all'epoca. Approda presto in prima squadra e nel 1934 esordisce in serie A il 21 gennaio in Fiorentina-Torino 1-1. Gettone di presenza isolato, perché poi Ellena va a farsi le ossia a 19 anni (estate 1934) alla Vigavanesi in Serie B, dove disputa 28 gare da titolare. E gioca tanto bene da tornare subito al Filadelfia: la stagione successiva dove forma, insieme a Federico Allasio e Cesare Gallea, il centrocampo detto "delle sei L". Ellena è un bel mediano, grande procacciatore di palloni. Segna una sola rete dal 1935
al 1938 ma ne fa segnare tante e vince la Coppa Italia del 1936. Nel 1938 Ellena viene ceduto dal Toro al Milano (il Duce all'epoca impone nomi italiani anche alla squadre di calcio). Ma a Milano Ellena non è il vero Cinto e nell'estate 1939, mentre la Germania sta per invadere la Polonia, Ellena viene ceduto alla Fiorentina, dove è titolare per due stagioni nelle quali giocò 60 gare e conquista la sua seconda Coppa Italia nel 1940. A Firenze gioca con Romeo Menti, la grande ala destra che Cinto segnala a Novo e l'anno dopo si ritrovano insieme al Toro, anzi nel Grande Torino dove Ellena è protagonista fino al 1944, con la conquista della doppietta scudetto-Coppa Italia del 1943. Fu l'unica doppietta degli Invincibili di Superga semplicemente perché la Coppa Italia non si disputerà più fino al 1958. Al termine della guerra, al riaprirsi del campionato nel 1945 Ellena viene ceduto nuovamente (grazie a questa cessione scamperà 4 anni dopo alla tragedia di Superga). In totale al Toro da calciatore 7 stagioni con 128 presenze, 1 rete e i succitati 3 trofei. Ellena si ritrova all'Alessandria, dove rimane per due stagioni riportando in serie A i grigi.
Legnano e Cesena la sue ultime squadre da calciatore. In Romagna nel tragico per il Toro 1949, Ellena svolge il doppio ruolo di calciatore e allenatore. Per 10 anni poi gira l'Italia come mister: allena anche Genoa, Casale, Pro Vercelli, Pro Patria, Genoa, Treviso. Poi nel 1958 torna al Filadelfia, stavolta per allenare i giovani, ma in diverse occasioni tra il 1959 ed il 1960 dirige per alcune partite la Prima Squadra. E nel 1963 allena il Toro per ben 19 partite al posto di Beniamino Santos. Sempre nel 1963 al Toro, dopo 18 anni di difficoltà a ricostruire una grande squadra in seguito a Superga, arriva come Presidente un certo Orfeo Pianelli. E con lui Ellena vive la sua terza carriera al Toro: responsabile delle rete di osservatori per le giovanili. Al suo fianco ci saranno negli anni grandi compagni di avventura: Ussello, l'Avvocato Cazzolino, il mitico Sergio Vatta, Rabitti. Sotto la guida di Ellena il vivaio del Toro diventa uno dei migliori al mondo. Anche dopo aver lasciato la guida delle giovanili granata, rimane nello staff del Toro per diversi anni, nel ruolo di osservatore e talent scout: suo il merito di aver scoperto il grande Paolino Pulici ma anche Diego Fu-
ser, Dino Baggio, Zaccarelli e pure Antognoni e Causio che si affermarono lontano dal Filadelfia. Ancora una curiosità su Ellena: sua moglie è stata un'apprezzata insegnante di materie umanistiche nei migliori licei di Torino. E ha 'formato' e istruito alcuni dei migliori 'cervelli' della città. Anche lei merita una citazione. Per come ha sostenuto Giacinto durante tutti quei decenni, e per come ha sofferto quando Cinto nel 2000 ha dovuto lasciarla per andare a fare compagnia lassù in cielo ai suoi amici del Grande Torino. E tra pochi mesi quando riaprirà il Fila Cinto potrà tornare a gustarsi gli allenamenti del Toro e a tornare a vedere i giovani granata crescere e diventare (grandi) calciatori. Alessandro Costa (Nelle foto Ellena da solo e con Sperone)
Giornale sportivo per i tifosi di Juventus e Torino
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CHIUSO IN REDAZIONE ALLE ORE 17 DI GIOVEDÌ 26 GENNAIO 2017
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ControCorrente
Toro flop, non basta alzare la cresta Troppe le aspettative deluse nonostante la presenza di un bomber come Belotti (14 gol). Cairo non vuole spendere, solita storia... di ENRICO HEIMAN
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ronaca di un campionato a singhiozzo. Grandi aspettative all’inizio, buona partenza dopo il pareggio gettato via a San Siro contro il Milan: sciagurato rigore proprio di Belotti. Poi le grandinate su Bologna e Cagliari, una cinquina ciascuno. Sembrava l’elisir della felicità. Tifosi in visibilio: siamo forti, siamo qua, siamo là. Ma il tempo, non sempre galantuomo, ha provveduto a raffreddare gli entusiasmi. È arri-
vata la sconfitta nel derby, contribuendo a ristabilire gerarchie troppo in fretta dimenticate. Si fa presto a dire, o pensare, non siamo inferiori alla Juve. Ogni derby purtroppo ribadisce realtà incontestabili. Dopo 21 giornate, oltre la metà del guado, 30 punti in classifica, nono posto (8 vittorie, 6 pareggi, 7 sconfitte), non si parla più di Europa: un sogno infranto. Lo ha ribadito con estrema chiarezza Sinisa Mihajlovic, allenatore muscolare voluto a furor di popolo dopo il festival dei passaggi arretrati made in Ventura. Dal sottoscritto ribattezzato Mosè Ventura, condottiero di popoli, visto che i tifosi granata lo hanno sempre seguito con inspiegabile dedizione. Dire entusiasmo sarebbe troppo. Con
il tecnico serbo, scaricato anzitempo l’anno scorso da Berlusconi al Milan perché non ligio ai voleri della casa, è mutata la forma (il sistema di gioco) ma non la sostanza. Il Toruccio, diminutivo affettuoso che i tifosi non gradiscono (per loro esiste solo il Toro, simbolo della città), continua ad alternare partite discrete ad altre deludenti. In particolare domenica a Bologna. I nuovi arrivi avrebbero dovuto potenziare soprattutto l’attacco, Iago Falque e Ljajic, ai quali si è aggiunto il ventenne argentino Boyé, valutato probabilmente oltre i suoi meriti. A centro-
campo la scommessa Valdifiori, trentenne smilzo che la scorsa stagione a Napoli non ha mai giocato e delle cui discrete geometrie si è perso il ricordo da quando ha lasciato l’Empoli, non ha pagato. Se guardiamo alla difesa, resa illustre dall’arrivo inaspettato del gigantesco Joe Hart, giubilato da Guardiola al Manchester City che gli ha preferito inspiegabilmente Claudio Bravo (ex Barcellona), Castan operato due anni fa al cervello e miracolosamente tornato in campo, non poteva essere una sicurezza. Si batte con energia Rossettini, che non piace ai tifosi (ma capiscono?) mentre Mihajlovic ogni tanto alterna l’intraprendente e veloce Zappacosta con il massiccio De Silvestri, ex Lazio
e Samp. Robusto ma dal tocco non vellutato. Questo passa il convento. Per cui in centroarea se la sfanga ancora l’agile Moretti, non esattamente un pivello. Se usassimo linguaggio dantesco, si troverebbe nel mezzo del cammin della sua vita. Cioè 35 anni. Anche se dai tempi di Dante la vita s’è allungata parecchio. L’unica rivelazione resta dunque il ventunenne Barreca, esterno sinistro dalle arrembanti folate, buon controllo della palla e scarto stretto per propiziare il cross. Lo hanno accusato di non aver saputo frenare Higuain in occasione del secondo gol nel derby, quello che in pratica ha deciso la gara. Ma il cosiddetto Pipita, oltre
ad essere un conclamato goleador, sfiora i 90 chili contro i 70 scarsi del giovane Barreca. E solo il terzinotto granata è andato a chiudere su Higuain: gli altri dov’erano? A cominciare da Castan. Quindi nell’episodio Barreca merita piena assoluzione. Se lo avesse sgambettato sarebbe stato rigore. Nel mercato di gennaio, tutt’ora in svolgimento, sono arrivati Iturbe dalla Roma, attaccante veloce ma discusso. Se Spalletti se n’è liberato ci sarà una ragione. Soggetto inaffidabile. E l’ennesimo Carneade di turno, che stavolta si chiama Carlao. Difensore brasiliano, che si pronuncia Carlon, metà “o” e metà “a”. Fate voi. Arriva dall’Apoel di Nicosia, isola di Cipro. Sconosciuto neppure illustre. In teoria difensore centrale, veleggia sulla trentina. Non esattamente una scoperta. Siccome il Toruccio (sempre affettivo) soffre anche a centrocampo, con i due mediani Benassi e Baselli spesso sotto accusa (specie Baselli, dicono per scarsa virilità agonistica) si è parlato di Castro, argentino del Chievo, ottima mezz’ala, e del negretto Donsah, piedi non vellutati ma grande forza fisica che a Bologna pare non trovi spazio. Sarebbero state due buone opportunità, ma costavano qualcosa e sono stati entrambi abbandonati. Secondo lo scrivente, grave errore. Ma vige la legge di Cairo: primo non spendere, o spendere poco. Adesso si affaccia l’ipotesi Hiljemark, centrocampista svedese biondo e lungocrinito che zampetta con scarsa fortuna nel Palermo. Figuriamoci cosa può essere. Intanto il forzuto Mjhailovic, dopo aver a lungo litigato con Maxi Lopez (ma perché l’hanno preso), ha deciso di scaricarlo in via definitiva. Ogni tanto, quasi sempre, rimbrotta anche
Ljajic. A quanto pare con scarso successo, visto il rigore sbagliato con il Milan in campionato. Oggi contro l’Atalanta torna Belotti che ha scontato un turno di squalifica. Probabile che Sinisa ripresenti il suo canonico 4-3-3, schema tattico che ha un suo fondamento visti gli uomini a disposizione. Ma se le teste matte ri-
mangono tali non c’è molto da sperare. A meno che il “gallo” Belotti non decida di rialzare la cresta. Sarebbe un toccasana per il Toruccio. Però anche gli altri devono collaborare.
(Qui sopra Mihajlovic e Belotti; sotto Cairo e Maxi Lopez; sotto ancora Baselli)
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Gennaio Granata
La doppietta di Rizzitelli e gli abbonamenti da rimborsare 15 gennaio 1967 Il Torino espugna il Mompiano di Brescia 1-0 con gol di Nestor Combin a 4 minuti dal termine, gara nervosa e tesa con Ferrini ed il tedesco del Brescia Brulls espulsi prima del gol granata. Al termine della partita esplode la rabbia dei tifosi biancoazzurri: il pullman granata è letteralmente sfasciato da un nutrito numero di sassi che mandano in frantumi i vetri, viene anche colpito alla schiena il vicepresidente Traversa. La squadra proseguì il ritorno per Torino sui torpedoni dei tifosi granata ben lieti di accogliere giocatori e dirigenti sui loro automezzi.
16 gennaio 1973 Termina con un deludente 0-0 l'ultima partita azzurra per Aldo Agroppi: la Nazionale affronta a Napoli la Turchia per il secondo gruppo eliminatorio dei Mondiali 1974. 17 gennaio 1968 Per la coppa Italia il Torino affronta di pomeriggio al Comunale il Catanzaro (20): freddo pungente, termometro che misura –3. Nel secondo tempo si accendono i riflettori che illuminano anche i granata in gol con Baisi e Moschino in chiusura di partita. 18 gennaio 1942 Partita appassionante al Filadelfia tra il Torino ed il Venezia che è primo in classifica con la Roma a 17 punti, segue il Torino a 15. Vantaggio granata allo
scadere della prima frazione di gara con Menti II. La ripresa vede il ritorno dei lagunari sospinti da due giocatori che tra pochi mesi saranno i beniamini del pubblico granata: Loik e Mazzola. Pareggio del Venezia su rigore con Alberti, sembra finita ma a soli due minuti dal termine Gabetto con un gran tiro da fuori area sigla il gol della vittoria. Il Venezia non molla, il portiere granata Bodoira proprio all’ultimo minuto salva la sua porta e la vittoria. 19 gennaio 1992 Un Torino travolgente s’impone ad Ascoli 4-0 con i gol di Marcato (aut.), Lentini, Policano e Bresciani su rigore. La sconfitta fa perdere la panchina all’allenatore dell’Ascoli De Sisti licenziato in tronco dal presidente Rozzi. 20 gennaio 1988 Ritorno Ottavi di Coppa Italia, all’andata il Verona aveva vinto 1-0, Benedetti riequilibra la partita che poi non muta più nel risultato. Calci di rigori con Torino qualificato (4-1). Segnano dal dischetto Cravero, Bresciani, Benedetti, sbaglia Polster. 21 gennaio 1990 Il Torino s’impone al Comunale 4-0 sulla Reggiana grazie alle doppiette di Benedetti e Pacione, esordio stagionale per il diciannovenne Gallaccio che entra in campo al 76° in sostituzione di Venturin. 22 gennaio 1978 La vittoria del Torino sul Verona 2-1 è targata Paolino Pulci che realizza la doppietta che decide il match. Giornata indimenticabile per Paolino che con queste due segnature raggiunge e supera quota 100 gol in serie A. I gol per lui ora sono 101, la squadra cui ha maggiormente segnato è il Bologna con 11 gol. Segue la Fiorentina e la Juventus con 9 segnature.
23 gennaio 1969 Il Torino affronta in amichevole ad Arezzo la squadra locale militante in serie C, nonostante il giorno feriale sono presenti circa 8000 spettatori, finisce 3-1 con gol granata di Carelli, Facchin e Quadri. 24 gennaio 1960 In serie B il primato del Torino non si discute, i granata affrontano al Filadelfia il Verona, terreno ghiacciato e quasi completamente ricoperto di segatura, vittoria agevole 2-0 con gol di Virgili e Crippa. Esordio in granata per Rino Ferrario, classe 1925, proveniente dalla Juventus. Da ricordare le espulsioni nel secondo tempo da parte dell’inflessibile arbitro Rastrelli di Firenze del granata Cancian e del veronese Bagnoli. 25 gennaio 1995 Derby da recuperare al mercoledì’, sarà a tinte granata, finisce 3-2 grazie ai gol di Rizzitelli (2), decide Angloma. Da ricordare la splendida prestazione di Pelè.
27 gennaio 1949 È recuperata di giovedì la partita Torino-Sampdoria sospesa per neve. Nonostante il giorno feriale sono 25.000 gli spettatori al Filadelfia. Vittoria granata 2-1 grazie ai gol di Mazzola e Loik.
28 gennaio 1996 Appassionante partita al San Nicola di Bari, il Torino in vantaggio con Rizzitelli, si fa rimontare dai gol di Andersson e Protti. Sembra finita ma il croato Karic dopo aver contribuito alla prima rete granata con un assist va in gol, fissan-
do così il risultato sul 2-2. Per Karic un pomeriggio da protagonista, nativo di Slavonski Brod in Croazia fino a pochi mesi orsono giocava nel Marsonia poi il Torino e la serie A. 29 gennaio 1990 Prima vittoria esterna in campionato del Torino, 1-0 ad Ancona con un gol di Ezio Rossi al 32°. Stadio esaurito, espulsione di Mussi al 87° per doppia ammonizione da parte dell’arbitro Fabricatore di Roma. 30 gennaio 1972 Il Torino batte di stretta misura il Mantova a Torino (1-0) in un pomeriggio freddo, decide un gol di Claudio Sala al 21°. Il Mantova a sorpresa scende sul terreno di gioco in una divisa inusuale: maglia e pantaloncini azzurri. Incidente di gioco a Toschi che abbandona il terreno al 73° costringendo il Torino in dieci avendo già effettuato la sostituzione consentita. 31 gennaio 1995 La Cassazione dà ragione
a Renato Ferraris, il tifoso granata che aveva chiesto il rimborso dell’abbonamento dopo la cessione di Gianluigi Lentini. Il caso venne analizzato, sviscerato e scritto in un libro dall’avvocato Ricca Barberis: uscito nel 1992 creò quasi un caso ma oggi a distanza di molti anni, aveva ragione Ferraris e Ricca Barberis lo confermò nel suo libro oramai introvabile. Foto e testi di ERMANNO VITTORIO
(Da dx a sx: il libro di Ricca Barberis; Karic; Rizzitelli, Combin e il Venezia 1940-1941)
REDAZIONALE
26 gennaio 1947 Il Torino si trasferisce a Milano per affrontare il Milan, intorno a mezzogiorno i dirigenti Milan incontrano il presidente Novo per avvertire dell’impossibilità di disputare la partita perché anche se ha smesso di nevicare il campo rimane tutto da spalare. I cancelli dello stadio sono aperti alle 13.30 e si lascia il libero ingresso tanto si è certi del rinvio. Molti volenterosi si danno da fare con le pale per togliere il manto nevoso. Poi ecco la novità: alle 14.30 l’arbitro con i due capitani e i dirigenti decide che si può giocare, incredibile! Le squadre non sono pronte addirittura nessuno si è cambiato. La partita comincia così con 1 ora di ritardo grazie alla solerzia dell’arbitro Bernardi. Contro quel Torino comunque non c’era neve o ritardi: finisce 2-1 per i granata con gol di Gabetto e Menti a 4 minuti dal termine.
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Giovanili
L'esempio Atalanta per formare nuovi campioni
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nvestire sui giovani è il monito che si leva ormai da ogni campo di calcio. Non c’è Lega che non si trovi a farci i conti, anche quelli che poi finiscono nei bilanci delle società. Lo stellare Barcellona ha investito anche quest’anno 15 milioni di euro per il suo settore giovanile. Oltre manica, il Manchester City non vuole essere da meno. La City Football Academy ospita i suoi 450 ragazzi in una struttura moderna e tecnologicamente avanzata dove nulla, neppure l’impiego di consulenti del sonno per realizzare camere da letto in grado di ottimizzare gli effetti benefici del ripo-
so, è stato tralasciato per concorrere alla formazione psicofisica delle nuove leve e valorizzare i loro talenti. Il Borussia Dortmund, pur con un budget più ristretto, sta dimostrando altrettanta attenzione verso i giovani talenti e nel suo centro ha allestito per questi l’avvenieristica Footbonaut, una stanza dove un pallone è sparato a velocità di circa 100km/h in direzione sempre diverse, così da educare il giocatore all’attenzione, alla concentrazione e alla reattività. Anche la Juventus ha in itinere un progetto di alta qualità ispirato all’academy del Manchester City. Gli esempi potreb-
bero seguitare, ma le realtà che abbiamo richiamato sono più che sufficienti a dimostrare che il calcio di qualità, il calcio che conta, ha ormai capito che il suo sviluppo, se non addirittura la sua sopravvivenza, passa dalla capacità di formare i futuri talenti. Chi lo ha capito da tempo è certamente l’Atalanta. Meno soldi, certamente, anche se 4 milioni di investimento nel settore giovanile non sono pochi, soprattutto in un paese come il nostro, che preferisce importare talenti esotici, coprendoli, spesso inutilmente, d’oro, che coltivare l’orto di casa propria,
ma determinazione, capacità e colpo d’occhio tanti. Almeno a giudicare dai risultati. Non da trascurare quelli economici, 70 milioni di plusvalenze in 6 anni (fonte foxsport), ma quelli che più impressionano sono i risultati sul campo. La squadra è costantemente in una posizione di classifica tranquilla e a volte si prende le sue soddisfazioni nelle singole partite. I ragazzi di Mino Favini, oggi sostituito al timone della cantera da Maurizio Costanzi sono la prova che investire sui giovani paga. Paga economicamente e paga in termini di crescita e sviluppo del
nostro campionato. La prova che per ottenere risultati nel calcio serve intelligenza e visione. Per dirla con le parole di Roger Bannister, campione di atletica: “una cospirazione inconscia di anima e corpo che rende possibile un’esperienza di pura energia”. L’Atalanta ha sempre sfornato campioni, i più noti il grande Gaetano Scirea e Roberto Donadoni, uno degli artefici della squadra che ha incantato per parecchi anni in Europa e nel mondo, il Milan. Ai nostri tempi nessuna come l’Atalanta in serie A, con ben sei giocatori stabilmente in prima squadra provenienti dal proprio settore giovanile, leggi i vari Caldara, Conti, Gagliardini, ora passato all’inter, Grassi, Sportiello, Kessie. L’Atalanta è attualmente campione nazionale in carica con le squadre Under 17 e Under 15 e Gasperini allena anche cinque classe ’99 (Latte, Capone, Mallamo, Bastoni, Melegoni) e un classe ’98, il portiere Mazzini. Anche
il Torino, prossimo avversario della squadra di Bergamo ha tra i titolari ben due giocatori provenienti dall’Atalanta: Baselli e Zappacosta. L’aver attinto in questo settore giovanile ha senza dubbio risolto parecchi problemi. Occorre muoversi per il bene del nostro calcio e per evitare l’invasione cinese. Alessandro Vaccaneo
(Da sinistra a destra: Zappacosta, Baselli e Donadoni ai tempi in cui militavano nell'Atalanta)
Cultura
27 gennaio, il giorno della memoria tra mostre ed eventi Con il progetto 'Pietre d'inciampo' Torino non dimentica la follia nazista
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ei milioni è la cifra corrispondente agli ebrei che persero la vita nei campi di concentramento ridotti schiavi, privati della dignità, denudati ed isolati nei ghetti. Sei milioni è la cifra che rappresenta una triste parentesi della nostra storia da non cancellare né dimenticare. Bisogna anzi che tale atrocità venga sottolineata così da non poter essere ripetuta ed è a questo proposito che nel 2005 venne istituito il Giorno della memoria: il 27 gennaio, il giorno della liberazione, fu la data prescelta, quella in cui i cancelli di
Auschwitz si aprirono e la seconda guerra mondiale venne dichiarata conclusa. A Torino, per non dimenticare, si celebra questo giorno attraverso eventi, mostre, manifestazioni e spettacoli. Un’opera artistica sentita e partecipata da tutti i torinesi è “Pietre d’inciampo”, promossa dal tedesco Gunter Demnig per omaggiare le vittime della deportazione nazifascista. Ad ogni pietra è applicata una targa di ottone dove si esplicita l’identità della persona: ci sono nomi, date e luoghi, incisi con il chiaro scopo di restare impressi nelle pavimentazioni come tasselli, e nella memoria
come persone. Inserite negli angoli più inattesi della città, per vederle bisogna inciamparci dentro. Passano inosservate, eppure sono lì, tra i passi di tutti, nelle
strade che i piedi percorrono tutti i giorni con gli occhi rivolti verso l’alto, sui marciapiedi, tra i sanpietrini urbani. Calpestando tale ricchezza l’occhio fa un
sobbalzo, il piede si sofferma e all’improvviso quella strana pietra per terra attira l’attenzione dei cuori e comincia a raccontarsi attraverso la sua testimonianza. Le storie di singole persone rapite improvvisamente al loro vivere quotidiano si palesa di fronte a noi attraverso una nuova forma. Torino è tra le città italiane che più hanno creduto in questo progetto, iniziativa che in città si ripete ormai da tre anni. Raggiunte oggi le 85 pietre è un’opera d’arte partecipata, oltre che diffusa: ogni cittadino può richiedere una pietra per ricordare qualcuno ucciso dalla follia
nazista. L’iniziativa torinese delle Pietre d’inciampo si svolge sotto l'Alto Patronato della Presidenza della Repubblica Italiana ed è promossa dal Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà, dalla Comunità Ebraica di Torino in collaborazione con l'Istituto piemontese per la storia della Resistenza. Bisogna dunque fare attenzione a dove metteremo i piedi: potremmo inciampare in qualcosa di prezioso che silenziosamente ricorderà un’atrocità accaduta non troppo lontano da noi. Ilenia Dell'Aquila
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Chiara, Miss 'Orgoglio granata' squadra che, anche se non porta tante vittorie, mi regala emozioni, come la qualificazione in Europa League e la vittoria-Derby. Un giorno vorrei provare le sensazioni che ha sentito mio papà nel 1976 quando il Torino conquistò il suo 7° scudetto. Sono abbonata in Maratona, seguo ogni gara in casa e quando riesco in trasferta. Il mio giocatore-idolo? Nonostante non giochi più da noi, Bruno Peres. Ottimo giocatore, fantastica persona, umile, gentile, dal cuore allegro e brasiliano. Per me il Toro è nel cuore e nella pelle: essere granata è per sempre e infatti mi sono fatta tatuare proprio il Toro... (a.c.) (A destra Chiara insieme a Bruno Peres; sotto insieme a Boyè e con Baselli, Zappacosta e Rossettini)
Chiara Balsamo, nata ad Asti 19 anni fa e residente a La Cassa (To) è la miss Orgoglio Granata di ToroAtalanta. Diplomata in ragioniera ama viaggiare, disegnare ed adora il calcio, in particolare il Toro. Passione nata già a 6 anni, grazie al padre tifosissimo che è riuscito a trasmettere a Chiara la passione granata con insegnamenti teorici ma anche pratici: portandola allo stadio già in tenera età e facendole capire cosa volesse dire amare il Toro e la maglia granata. Chiara come vivi in questi anni la tua passione-Toro? Mi sento sempre più tifosa di questa
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Spettacoli e cultura
Intrappola.TO: il gioco di fuga è un fenomeno di costume in tutta Europa! La prima escape room a sbarcare, nel 2015, in Italia. Da marzo anche nei centri commerciali. A Torino tripla scelta
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ntrappola.TO è stata la prima Escape Room a sbarcare in Italia, nel 2015. La prima stanza ha aperto a Torino nel maggio 2015 e in pochi mesi il gioco, subito virale sui social e amatissimo dai Millenials, ha saputo trasformarsi in un vero e proprio fenomeno di costume. 29 stanze in Italia, 2 in Spagna ed altre 10 in apertura in Italia e all’estero, oltre 300.000 giocatori in un anno, più di 200.000 followers su Facebook, la conquista dei primi posti nella classifica di Tripadvi-
sor in tutte le città in cui è aperto. I numeri parlano da soli: Intrappola.TO è un format di grande successo. Ma che cos’è Intrappola.TO? A metà tra una caccia al tesoro, un gioco di ruolo dal vivo ed una scena di SawL’enigmista (senza sangue però!), Intrappola.TO è un gioco, un’esperienza coinvolgente, inquietante, appassionante, assolutamente divertente. La squadra (da due a sei giocatori) che si ritrova chiusa in una stanza, ha un’ora di tempo per scoprire indizi, identificare
codici, risolvere combinazioni e aprire un lucchetto dopo l’altro per tentare di riconquistare la libertà. Il gioco, tutto adrenalina, intuizione e cervello, consiste nell’entrare e, accompagnati dall’inesorabile scorrere del tempo, concentrarsi per risolvere una serie di enigmi e giochi di logica e osservazione. I giocatori sono soli sin dal loro arrivo e forse questa è una delle caratteristiche che rendono Intrappola.TO diverso da tutti gli altri giochi di fuga. La porta di ingresso è anonima, non c'è reception né accoglienza, solo un codice di ingresso inviato via mail dopo l'iscrizione on line. Tutti possono giocare e, da 6 a 99 anni, nessuno esce deluso: gruppi di amici, addii al celibato e nubilato, famiglie e colleghi di lavoro... Proprio come hanno fatto giocatori d’eccezione come il calciatore Andrea Pirlo e i PanPers di Colorado Cafè.… Chi ha già provato ha un solo obiettivo…Ritornare! Perché il gioco è complesso, gli enigmi sono tanti e la probabilità di risolverli tutti al primo tentativo oscilla attorno al 2%. Intrappola. TO, nato dalla passione dei suoi creatori per il gioco e le sfide, è molto coinvolgente ed il livello dei giochi, per complessità, quantità e capacità di sorprendere, è davvero molto alto. E per
venire incontro alle richieste degli appassionati i percorsi e le ambientazioni di gioco sono 6, tutti con enigmi differenti: CLASSIC ED EXTENDED Sono i format più giocati e amati dal pubblico di Intrapppola.TO. Una stanza buia, pochi indizi, e un orologio al quarzo che segna, inesorabile, lo scorrere del tempo. La sfida è sempre contro il tempo, ma anche contro i propri avversari. Il gioco è cercare di risolvere tutti gli enigmi in 60 minuti e in quasi tutte le città è possibile anche sfidare una squadra che gioca contemporaneamente nella stanza accanto, per aumentare il divertimento. GREY Evoluzione tecnologica dei classici giochi di fuga, Grey Room è una stanza “viva” che osserva, sente e “reagisce” in base ai comportamenti dei propri ospiti… a volte li aiuta, a volte li sorprende, altre volte li sfida. Il trucco è capire come “far funzionare” la stanza, dialogare con essa per carpirne i segreti. Un percorso step by step alla scoperta di elementi ed indizi dal significato misterioso, spesso ingannevole. Senso pratico e manualità diventano inutili in questa nuova avventura: per capire come aprire la porta e liberarsi servono intuizione, logica, mente matematica e capacità di osservazione… provando ad abbandonare gli schemi spaziali a cui siamo abituati per farsi trasportare all’interno dell’universo parallelo della Grey Room. Per le Escape Room si tratta di una vera e propria rivoluzione: per la prima volta nel mondo questo format di gioco di grande successo introduce una novità significativa, ponendo le squadre dinanzi a nuove ed inedite sfide dove la tecnologia è la nuova, grande protagonista insieme all’ingegno di chi deciderà di cimentarsi con essa! HUNT Enigmi avvincenti, sfide continue, investigazioni serrate, HUNT ROOM è un capolavoro di brivido e
mistero, arguzia ed intelligenza, una gara contro il tempo alla scoperta di un oscuro serial killer. 60 minuti per trasformarsi in detective, lavorare in squadra, raccogliere tutti gli indizi e risolvere il caso. Requisiti indispensabili? Voglia di mettersi in gioco, ragionare, scoprire e divertirsi! PRISON ROOM Una cella da brividi tiene prigioniera la squadra di giocatori
padroni di casa, la squadra ha un’ora di tempo per capire quanto è accaduto e tentare di liberarsi. Durante il gioco, tutto adrenalina, intuizione e cervello, nessuno deve rimanere da solo e tutti sono indispensabili per riuscire a scappare. Una sola la domanda che echeggia nell’aria: riuscirete a fuggire dallo spirito di Sacrilegium? Iscriversi per giocare a Intrappola.TO
che grazie ad intuizione, cervello, logica, capacità di osservazione e lavoro di gruppo dovrà scoprire indizi, identificare codici, risolvere combinazioni e aprire un lucchetto dopo l’altro per tentare di… “evadere” di prigione! SACRILEGIUM Emozionante, coinvolgente, adrenalinica, Sacrilegium è un continuo susseguirsi di colpi di scena, prove da superare, dettagli da scoprire, particolari da osservare ed enigmi da risolvere. Catapultati in un’atmosfera tetra ed inquietante a metà strada tra una cantina e una chiesa sconsacrata, dove tensione e mistero sono i veri
è semplice. Basta compilare il form on line su www. intrappola.to. Il costo per ogni sessione di gioco è di 60€ a squadra ed è possibile iscriversi per giocare in una stanza oppure, per gruppi più numerosi, in due contemporaneamente, per sfide sempre più complesse e adrenaliniche. Ecco gli indirizzi torinesi di Intrappola.TO: Via Principe Tommaso 21 F; Via Governolo 4/a; via Gioberti 8. E da marzo il nuovissimo format INTRAPPOLA.TO IN MAL porterà l’esperienza dell’escape room nei centri commerciali di tutta!
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Spettacoli e cultura
Terza edizione di 'Seeyousound International Music Film Festival'
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a terza edizione del 'Seeyousound International Music Film Festival' (primo festival italiano dedicato al cinema di genere musicale, diretto da Maurizio Pisani, organizzato da Associazione Culturale Choobamba) sarà inaugurato al Cinema Massimo di via Verdi a Torino venerdì 27 gennaio. Nove giorni intensi terranno compagnia agli amanti del genere e non solo. Fino al 4 febbraio ci saranno 72 proiezioni, 2 rassegne fuori concorso, 3 selezioni internazionali di film in concorso (lungometraggi, cortometraggi e videoclip) per un viaggio intorno al mondo ricco di ispirazione e fascino attraverso la complessa e fervida relazione fra musica e
immagini. Il film che aprirà il festival è "Liberation Day" (regia di Ugis Olte e Morten Traavik), una première italiana che racconta l’incredibile storia del primo concerto rock organizzato in Corea del Nord. Protagonisti sullo schermo sono i Laibach, gruppo sloveno (nasce jugoslavo) che non ama le etichette e che ha fatto della provocazione la propria cifra stilistica. Da sempre al centro di polemiche per l'uso sfrontato di un'estetica nazi-fascista, da sempre i Laibach oppongono uno strenuo rifiuto ad essere identificati con qualcosa, anche solo un genere musicale definito, si tratti di rock, pop, industrial o techno: si definiscono solo 'specialisti di anime'... Sot-
to la guida di un fan di vecchia data si apprestano a liberare le loro canzoni di fronte a un pubblico totalmente digiuno di rock'n'roll e ignaro del suo potere, affrontando l'ideologia del regime, la ferrea censura e le differenza culturali. Questo l'assaggio del 'Seeyousound Music'. Infine, c'è da rimarcare la crescita dell'interesse per questa rassegna torinese: gli investimenti degli sponsor sono quadruplicati rispetto ad un anno fa, arrivando a coprire il 98% del budget: praticamente un case history tra i festival cinematografici. Al Museo del Cinema e al Dams, partner culturali, si sono uniti anche il Circolo dei Lettori ed il Conservatorio. BIGLIETTI E ABBONAMENTI Si acquistano presso la biglietteria del Cinema Massimo. Ticket 'SINGOLO' 6,50 € / Ridotto 4,50 €; Abbonamento 'Giornaliero' 16 € / Ridotto 12 €; Abbonamento 'OTTO GIORNI' 48 € / Ridotto 40. (ro.gr.) (Nella foto il gruppo sloveno Laibach. Foto Seeyousound 2017)
Al Museo di Arte Orientale xilografie del teatro kabuki
A partire da martedì 24 gennaio il percorso espositivo delle stampe del Museo d'Arte Orientale di Torino di via San Domenico è completamente rinnovato. A quelle esposte
subentreranno xilografie che raffigurano scene del teatro kabuki nel ventennio 1815-1835, periodo di affermazione della grande scuola Utagawa di Edo (Tokyo). In esposizione fino al 28 maggio prossimo questo filone dell’ukiyo attraverso le opere di uno dei suoi maggiori esponenti, Kunisada. Il suo stile eclettico, influenzato dal caposcuola Toyokuni, viene messo a confronto con le produzioni coeve degli artisti operanti nel Kansai, raggruppati sotto la dicitura “Scuola di Osaka”: essi diedero vita a uno stile regionale piuttosto uniforme, caratterizzato da una certa spigolosità delle figure che le rende quasi monumentali. Oltre al corpus principale delle stampe kabuki, verrà trattato il tema del paesaggio attraverso alcune composizioni in formato verticale tratte da serie famose di Utagawa Hiroshige. Nella sala principale saranno riproposti 8 kakemono (dipinti in formato verticale), che forniscono un assaggio della variegata produzione pittorica nipponica tra la fine del XVI e la seconda metà del XIX secolo. (p.r.) (Foto Museo d'Arte Orientale)
Exodos: i luoghi più drammatici, da Ventimiglia a Calais Nel palazzo della Regione Piemonte foto e video dell'emergenza profughi È stata inaugurata lunedì 23 gennaio, nello spazio espositivo del Palazzo della Regione Piemonte, in piazza Castello, la mostra "Exodos - Rotte migratorie, storie di persone, arrivi, inclusione". La mostra è stata realizzata dall'associazione Allievi del Master in Giornalismo Giorgio Bocca con il contribuo dell'assessorato all’Immigrazione e alla Cooperazione decentrata della Regione Piemonte. L'esposizione propone le immagini e i video realizzati da 10 fotoreporter e 2 videomaker indipendenti torinesi sul tema dei profughi e dei migranti. Foto e video sono stati realizzati tra il 2014 e il 2016 in alcuni dei momenti e dei luoghi più drammatici dell'emergenza profughi, come le isole di Lesbo e Kos, la frontiera di Idomeni, la giungla di
Calais, ma anche i Balzi Rossi a Ventimiglia o il mare al largo di Lampedusa. Per l'allestimento è stato scelto un percorso tematico, per guidare il pubblico nei vari momenti che scandiscono la quotidianità di chi dalla propria terra intraprende il cammino verso un mondo migliore. L'itinerario espositivo è stato suddiviso in: il Mare, trampolino e naufragio verso il miraggio di un nuovo mondo; la Strada, attraverso i
campi, i fiumi, le lande desolate delle terre di nessuno, l'arrivo davanti alle Barriere, fatte di reti, muri, confini; i Campi, luoghi di attesa, di riposo, di speranza, di paura ed incontri tra le società, i turisti e i migranti. La mostra è aperta tutti i giorni ore 10-18 dal 24 gennaio al 24 febbraio. Ingresso libero. Paolo Rachetto (Foto Regione Piemonte)
"Due partite" al Teatro Carignano In scena il testo scritto da Cristina Comencini, regia di Paola Rota A partire da martedì 24, fino a domenica 29 gennaio, al Teatro Carignano va in scena "Due partite" di Cristina Comencini, con la regia di Paola Rota. Interpreti sul palco: Giulia Michelini, Paola Minaccioni, Caterina Guzzanti e Giulia Bevilacqua. Il testo di Cristina Comencini, attenta interprete della condizione esistenziale femminile, parla di complicità femminili, speranze, attese e bilanci personali, in un meccanismo comico perfetto, sul filo della malinconia. Lo spettacolo è stato interpretato in origine da attrici come Margherita Buy, Marina Massironi, Isabella Ferrari e Valeria Milillo. La critica paragona la sua scrittura molto simile a quella di Natalia Ginzburg per la freschezza dei dialoghi, la leggerezza nel
proporre situazioni drammatiche, la ricchezza di un naturale umorismo, che si esprime al meglio nell’affrontare la crisi del mondo delle donne. Nel primo atto 4 madri attorno ad un tavolo, e specularmente nel secondo altre 4 giovani donne, questa volta le loro figlie, a distanza di 30 anni. La partita a carte che le prime 4 madri disputano negli anni '60,
mentre le figlie giocano nella camera accanto, è la metafora di una condizione: quella del ruolo di compagna negli anni del boom economico. Decenni dopo, quelle bambine ormai cresciute, impigliate in ruoli diversi, vivono analoghi dilemmi, all’ombra di un rapporto ancora molto complesso con l’altro sesso. (p.r.) (Foto Fabio Lovino)
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