JuveToro n. 15 - anno VIII - Juventus-MIlan

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amcsrls@yahoo.it GIORNALE DEI TIFOSI DI JUVENTUS E TORINO - Anno VIII - N. 15 - 31 marzo 2018 - Copia omaggio

VOLATA FINALE Il Punto Un mese in salita: testa bassa e pedalare. Nel 'Giro d'Italia' bianconero stanno arrivando le Dolomiti

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L'Analisi Madama, occorre saperne una più del Diavolo! È l'unico vero 'clasico' ammantato di fascino europeo

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3 domande a... Nello Santin e Luigi Balestra: “Il Milan ha speso male ma Gattuso ha saputo rivalutare il gruppo”

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Squadra Ospite Insultare Bonucci? Sarebbe una sconfitta per la tifoseria bianconera che ha sempre saputo distinguersi dalle altre

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DOPO LA SOSTA DEDICATA ALLE NAZIONALI GLI UOMINI DI ALLEGRI AFFRONTANO I ROSSONERI RIGENERATI DA 'RINGHIO' GATTUSO. TRA CAMPIONATO E CHAMPIONS INIZIA UN CICLO DI FUOCO JUVENTUS-MILAN | SABATO 31 MARZO ORE 20.45


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Il Punto

Un mese in salita: testa bassa e pedalare

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l campionato di calcio in corso assomiglia maledettamente al Giro d'Italia. Per meglio dire, è il calendario della capolista Juventus a sembrare assai simile alla corsa in rosa. Lasciate alle spalle una pletora di tappe di pianura, a cronometro e di media altitudine, ora si prospettano le montagne, quelle vere. Lassù, tra passi abbarbicati tra cielo e roccia, salite da crepacuore e discese a crepapelle, fino al traguardo finale, con la strenua attenzione all'inseguitrice regina, che non

molla ed anzi cerca in tutti i modi il riaggancio ed il possibile sorpasso. Sarebbe un peccato mortale, dopo tutta la fatica per sistemarsi in vetta, quasi come se si fosse scollinato dalla cima Coppi. Tapponi alpini dunque per Madama? Peggio, se si dà un attento esame al calendario che dal week-end di Pasqua si dipana lungo un mese di aprile da polsi tremanti. Dal 31 marzo (questione di anticipo) al 29 del mese le partite certe sono 8, ma potrebbero diventare 9, se il doppio scon-

tro con i madridisti avesse esito positivo. Compreso un turno infrasettimanale, messo lì a dimostrare che il nostro calcio è retto da mezze figure dirigenziali. Mentre la Juve si misura con squadroni europei, si deve sobbarcare anche la trasferta a Crotone, magari con la segreta speranza di vendere la diretta e riempire di appassionati i ristoranti di Shangai o Pechino. Andiamo per ordine e partiamo da un “clasico” di casa nostra: Juve–Milan. I rossoneri hanno abbandonato la mediocrità di un torneo anonimo da quando la guida tecnica è stata affidata a Gattuso, capace di infondere ai giocatori autostima e identificazione con la maglia, più che impartire autentiche varianti tattiche. Il diavolo che fa visita allo Stadium non è più un “povero diavolo”, lanciato come è verso una qualificazione all'Europa che con-

ta. Martedì dopo Pasqua la Juve attende il Real Madrid, per i quarti di finale della Champions League e non pare dover aggiungere altro, un partitone ed un prosciugamento di energie incommensurabile. Pausa da turn-over col Benevento, in attesa del ritorno al Bernabeu. Siamo tuttavia sicuri che nel Sannio non stiano preparando qualche alchimia per far saltare il banco? A seguire la Sampdoria a Torino, con il chiodo fisso di vendicare la giornata più storta di tutta la stagione vissuta all'ombra della Lanterna. Crotone, ridente cittadina sullo Ionio calabro di mercoledì e poi la Madre di tutte la partite, la gara dal non ritorno. Per fortuna la Signora giocherà in casa, forte della vittoria dell'andata (non si sa mai che servissero gli scontri diretti), di fronte al proprio pubblico. Aprile si chiude con San Siro, sponda ne-

razzurra, sempre che nel frattempo, durante la settimana di vigilia, non sia andata in onda la prima gara di semifinale Champions. E c'è da augurarselo, o no? Il dubbio si autoalimenta, attingendo dai bollettini emanati dall'infermeria bianconera, dalla forma dei singoli e dalle scelte del mister, ancora una volta “Panchina d'Oro”. Preme far osservare che i giochi si faranno a maggio e che quindi, nel mese del dolce dormire, non si vince ancora nulla, E poi c'è qualche

piazza che annusando l'alta classifica saltuariamente è pronta a rarefare il numero di partite, nella speranza di stringere qualcosa a fine stagione. A Vinovo non si ha tempo di alzare la testa mentre si esce da tutto. Si pedala senza sosta, con un occhio fisso al rapporto e massima attenzione a come rispondono i muscoli. Perché il calendario della Juve sembra tanto il Giro d'Italia e stanno arrivando le Dolomiti. Marco Sanfelici


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L'Analisi

Madama, occorre saperne una più del Diavolo!

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ccantonata la solita, inutile, ancorché perniciosa pausa imposta dagli impegni delle nazionali, e in attesa dell'unico calcio che conta, quello della Uefa Champions League, l'avanspettacolo offerto dalla Serie A merita comunque le luci delle ribalta in virtù dell'unico vero “clásico” ammantato di fascino europeo che può esporre in vetrina: Juventus-Milan. Partita a priori intrigante, non solo perché la prima di un

minitorneo con nove tappe tutte decisive per l'assegnazione del massimo titolo peninsulare, ma per i molteplici temi proposti da un appuntamento che nessuna gara occasionalmente più determinante può sparpagliare sul rettangolo verde, giacché, citando Thomas Stearns Eliot (nulla a che vedere con l'hedge fund al quale è appeso il futuro del sodalizio rossonero): “La tradizione non si può ereditare e chi la vuole deve

conquistarla con grande fatica”. L'epifania milanista commemorata da un Rino Gattuso che passin passetto sta sovrapponendo alla sua figurina di giocatore tutto grinta, dedizione e sacrifico quella di un tecnico capace di avocare a sé la centralità di un progetto che la sola spinta motivazionale non sarebbe in grado di sostenere, presenta discrete analogie con la svolta a suo tempo impressa da Antonio Conte a una Juve vestita di stracci e ridotta a malinconica comparsa di un movimento per il quale è, invece, indispensabile; il ritorno di Leonardo Bonucci (al netto d'infortuni “diplomatici” sempre in agguato) sul palcoscenico che gli ha conferito una caratura superiore al suo valore oggettivo e la presenza di Donnarumma, l'astro nascente della scuderia di Mino Raiola, troppo celermente insignito del titolo di unico, legittimo

erede (sportivo, ci mancherebbe) di Gigi Buffon, sono gli ingredienti più gustosi e distraenti che bollono nella pentola nel Diavolo il quale, come noto, non sa però fare i coperchi. A tal bisogna dovrà provvedere Madama, che nella sua altrettanto nota qualità di squadra femmina, dovrebbe saperne appunto una più del Diavolo stesso. Una in più, di reti, ovviamente, potrebbe anche significare un non del tutto imprevedibile 1-0, il risultato preferito dal fortunello che predilige i pedatori muscolari e le vittorie sofferte, ma che deve l'alea di presunto grande allenatore allestitagli dai cortigiani e da quanti, sedotti e abbandonati da Conte, per elaborare il lutto hanno dovuto alchemicamente trasmutare il dolore in esagerata venerazione per colui che accolsero a pesci in faccia, agli elementi con cifra tecnica superiore che

Foto Vincenzo Glinni

la Juve gli ha messo, nel tempo, a disposizione. Difficilmente la contesa proporrà uno spartito diverso dall'esasperata attenzione bianconera a non subire goal, nella speranza che sul lato opposto del campo, in forza di iniziative improvvisate dal trio sudamericano, qualcosa accada. Allo stato dell'arte non è purtroppo ragionevole pretendere oltre, a maggior ragione con una squadra non in salute e malamente abborracciata

nella terra di mezzo; cionondimeno, per quel che concerne l'area cortilizia, la stesura del classico romanzetto di “Chiappa e spada” dovrebbe essere bastevole. Martedì, invece, bisognerà davvero giocare, ma quella è un'altra storia; epica, horror o trilling, si vedrà. Augh. Ezio Maletto (Nella foto a sinistra Milan-Juve della gara di andata; sopra Max Allegri )


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3 domande a...

“Il Milan ha speso male ma Gattuso ha saputo rivalutare il gruppo” Santin: “Tanti giocatori non sono all'altezza”. Balestra: “I rossoneri ora hanno un'identità precisa”

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alcisticamente cresciuto nel Milan, Nello Santin ha giocato 7 stagioni in rossonero (dal 1963 al 1969) nel ruolo di stopper, totalizzando 104 presenze e vincendo uno scudetto, una Coppa Campioni, una Intercontinentale, una Coppa Coppe e una Coppa Italia. Passato poi al Torino che lo ha utilizzato nel ruolo di terzino, Santin vinse

lo scudetto nel 1976-’77. Visto il suo illustre passato rossonero lo abbiamo intervistato per analizzare il momento positivo del Milan. In tre mesi Gattuso ha cambiato volto alla stagione rossonera. Quali sono i motivi di questa metamorfosi? “Parto dal presupposto che tanti giocatori non sono all’altezza di giocare nel Milan. Bada bene che parlo da milanista e soprattutto da ex calciatore di un Milan in cui vinsi tanto perché c’era molta qualità. Ti sembrerà strano, ma io ritengo che la società rossonera nonostante tutti i soldi spesi la scorsa estate, ha acquistato giocatori normali e non di qualità. E non è un caso che Montella non abbia raggiunto i risultati sperati. Per ritornare alla tua domanda,

dico che Gattuso sta ottenendo ottimi risultati ma non attraverso il gioco. Più che altro si evidenzia la grinta e la forza fisica che Gattuso è riuscito a dare alla squadra. Ma ti ripeto, la qualità non c’è”. Dunque, un Milan “figlio” di Gattuso? “Rino è un ragazzo impulsivo che mette grinta e determinazione su ogni cosa faccia nella vita. Tutti lo ricordiamo quando giocava e così è rimasto da allenatore. Serio e attento alle regole da rispettare, cui la squadra deve attenersi an-

che in allenamento. Così, mancando la qualità, Gattuso sta costruendo un Milan con grande cattiveria agonistica”. Nello, il Milan deve incontrare Juve e Napoli. Pensi che sarà arbitro dello scudetto? E qual è il tuo pronostico su Juve-Milan? “Juve e Napoli sono più forti e hanno molta più qualità rispetto ai rossoneri. Quindi anche il mio pronostico per Juve-Milan non può che pendere a favore dei bianconeri anche se il Milan sarà un ostacolo difficile da superare”.

Classe 1940, il Milan è per lui una seconda famiglia. Rossonero da sempre, ha fatto parte dello staff tecnico di Fabio Capello ed è stato uno dei principali collaboratori di Cesare Maldini. Apprezzato opinionista tv dalle frequenze della storica emittente milanese Telenova, Luigi Balestra ci ha gentilmente concesso il suo competente pensiero sulla prossima sfida tra bianconeri e rossoneri. E non solo... Mister Balestra, il Milan di Gattuso è una brutta rogna per la Juve, che dovrà affrontare i rossoneri con molta attenzione. “Il Milan in queste 10 gare ha conquistato solo 2 punti in meno della Juve avendo tra l’altro una partita in meno da recuperare. Gat-

tuso ha saputo quindi organizzare benissimo una squadra che sembrava irriconoscibile e senza più motivazioni. Ringhio ha saputo dare al gruppo mentalità vincente, grinta, una rivalutazione su se stessi e il carattere. In poche parole ora è un Milan con una precisa identità”. Dunque lei cosa prevede per questa partita? “Partiamo dal fatto che per blasone e risultati ottenuti in questi ultimi anni, e nella sua storia, la Juve è sempre la Juve, e sappiamo bene che in questo momento della stagione che considero chiave la squadra di Alle-

gri non può sbagliare. Cosi come non può sbagliare il Milan nella sua rincorsa alla zona Champions. I bianconeri potrebbero forse essere più vulnerabili per le assenze importanti che hanno in questo momento. Solo questo potrebbe essere un minimo vantaggio per l’avversario”.

I campioni d'Italia affronteranno poi martedì prossimo il Real Madrid. Quante chances hanno i bianconeri di superare il turno? Ci da un giudizio su Zidane come allenatore? “Nel doppio confronto Allegri può giocarserla. Già in passato la Juve ha fatto fuori le due big spagnole e contro il Real ci sono più possibilità di successo a differenza del Barcellona che ritengo più ostico nella doppia partita. In queste partite Allegri sa adattarsi con abilità all’avversario che affronta e, come detto prima, il Real è sempre meglio affrontarlo nel doppio confronto. Zidane? Si è molto 'italianizzato' e dalla sua esperienza da giocatore si è portato dietro quella mentalità che spesso vediamo riproposta nelle sue squadre”. Salvino Cavallaro Marco Venditti

(Qui sopra due foto di Luigi Balestra; nella parte sx della pagina Santin con Maldini e Maddè)

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CHIUSO IN REDAZIONE ALLE ORE 15 DI MARTEDÌ 27 MARZO 2018


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Squadra Ospite

Insultare Leo? Sarebbe una sconfitta per la tifoseria bianconera

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’è sempre stato un profondo legame fra la Juventus e i suoi giocatori. Chi ha indossato la maglia bianconera è rimasto legato alla società e ai suoi tifosi. E ogni volta che i calciatori hanno lasciato la Juve per varie ragioni, quando sono tornati da avversari non hanno trovato ostilità da parte del pubblico bianconero. Adesso nel giro di 4 giorni entreranno nello Stadium due protagonisti che hanno lasciato un segno profondo e che nessuno può dimenticare. Prima Leonardo Bonucci, oggi difensore del Milan, poi Zinedine Zi-

dane, allenatore del Real Madrid. Due giocatori molto diversi per ruolo e per carattere, che a quanto pare sono destinati a suscitare nel popolo juventino reazioni differenti. Entrambi hanno scelto di lasciare la Juve, non sono stati ceduti per lasciare spazio a giocatori di qualità migliore. Zizou è volato a Madrid seguendo i desideri di una moglie bizzosa, ma non ha creato scandalo. Bonucci è andato al Milan e la sua partenza ha creato un solco profondo nei rapporti con buona parte dei fans, una scelta di campo che rischia

di distruggere la tradizione secondo la quale chi ha fatto parte della Juve e poi ha cambiato squadra, viene accolto a braccia aperte e mai considerato un nemico. Leo andrebbe lasciato in pace e applaudito. I sei scudetti che ha contribuito a conquistare formando con Barzagli e Chiellini una barriera difensiva insuperabile, secondo noi sono un lasciapassare che non scadrà mai. Il vero tifoso deve considerare ciò che ha dato Bonucci quando giocava a Torino e non può giudicare come un tradimento il fatto che un anno fa abbia lasciato la Juve in maniera del tutto inaspettata. Nel calcio ci sono strani percorsi, svolte improvvise, momenti in cui la vita cambia per i più svariati motivi. Verso Bonucci dovrebbe esserci riconoscenza, non ostilità. Torino gli è rimasta nel cuore. Qui sono cresciuti i suoi figli, in un ospedale torinese è stato curato il piccolo Matteo colpito da una grave malattia. In pieno centro Leo ha ancora

una casa dove vive con la moglie Martina quando non è impegnato a Milanello. Gli amici sostengono che non abbia lasciato la Juve per colpa di Allegri. Certo la lite fra i due durante la partita con il Palermo del febbraio 2017 e il successivo sgabello su cui fu relegato in Champions a Porto, restano episodi pesanti, ma non tali da giustificare da soli un cambiamento di maglia così repentino. Lippi venne alle mani con Vieri nell’intervallo di una partita, eppure Bobone non fuggì. Anche il Trap ebbe faccia a faccia turbolenti con i suoi campioni. Un giorno, forse, Bonucci racconterà la verità su una scelta che non può oscurare 6 anni e 7 trofei alzati. Il tifoso non dimentica nulla, il bello e il brutto è per sempre nella memoria di chi ama una squadra come lo sanno fare soltanto gli appassionati fans bianconeri. E chi tifa Juve è un privilegiato perché ha provato godimenti che altri non sapranno mai cosa siano, anche campassero 200 anni. Per noi Bonucci è ancora sinonimo di vittoria. Ricordate il primo scudetto di Conte conquistato a Trieste? Emozioni che Leo ha condiviso con tutti i tifosi e che non possono essere state cancellate. E allora Bonucci va accolto come un avversario normale, piuttosto ignorato, ma non insultato. Offenderlo vorrebbe dire insultare la storia della Juve di cui lui farà parte a pieno titolo per sempre. A Pogba è stato augurato il meglio sui social quando è ritornato a Manchester. L’odio per Bonucci sarebbe una sconfitta per una tifoseria che ha sempre saputo distinguersi dalle altre. Fabio Vergnano

Gattuso ha dipinto un nuovo Milan S

abato 30 dicembre 2017, il Milan di Gattuso è sotto 1-0 a Firenze e rischia di scivolare in classifica a ridosso della zona “pericolosa”: il gol di Hakan Calhanoglu evita ai rossoneri una sconfitta che pareva inesorabile e che avrebbe trascinato i rossoneri nel baratro. Poi, quando la nave pareva avviata verso una deriva incredibile, la rotta e il passo cambiano come il giorno e la notte. Lo scenario ha dell’incredibile considerando il ruolino di marcia di Montella e lo sciagurato inizio della legislatura Gattuso: i meriti vanno senz’altro ascritti al tecnico calabrese, condottiero capace di rivitalizzare giocatori svagati e di regalare un copione di gioco credibile alla sua squadra. Lavoro, lavoro e ancora lavoro, mantra ripetuto da Gattuso ai suoi, ogni giorno, ogni sessione di allenamento, in ogni colloquio individuale e collettivo. Quello che è riuscito ad apportare il “nostro” da Corigliano Calabro, in un periodo di tempo tutto sommato ristretto, ha del miracoloso, ma è apparso evidente agli occhi dei più. Anche quelli più restii a dar fiducia alle sua qualità di allenatore, troppo legato, dicono, al suo carattere e ai suoi trascorsi nei campi di tutto il mondo. Fortino rossonero difficile da espugnare, ecco la vera

fortuna del Milan di Gattuso. Erano 12 anni che il Diavolo rossonero non manteneva inviolata la porta per sei partite stagionali consecutive, abbinando una condizione fisica al top e una nuova stagione in cui gli obiettivi tornano ad essere a portata di mano. Senza dimenticare la spinta del pubblico amico, tornato a riempire San Siro e a dare linfa vitale, carburante necessario per ritrovare l’equilibrio delle emozioni e la tranquillità nel lavoro quotidiano. Il Milan mai sconfitto fuori casa in campionato nel 2018 (ultima débâcle il 17/12/2017 a Verona contro l’Hellas ) questa volta è chiamato alla prova di maturità contro la Juventus, la cui porta è inviolata da Dicembre (sempre a Verona, sempre contro l’Hellas l’ultima rete subita ) che vorrà riscattare l’opaca prova offerta a Ferrara. Non sarà facile, tutt’altro, ma per diventare “grandi” e soprattutto far vedere cosa da grandi si vuol fare, bisognerà uscire indenni dall’Allianz Stadium o quantomeno giocarsela senza timori reverenziali. Lo sa la truppa del generale Gattuso e lo sa anche la Juve, conscia che un risultato positivo peserà come un macigno nella volata per lo scudetto. Emiliano Latino

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Storia / Aprile Juve di Ermanno Vittorio

Il primo scudetto Juve e lo storico 6-1 del 1997 La nascita di 'Farfallino' Borel II, l'avventura canadese di Roberto Bettega e l'esonero di Sandro Puppo 1 aprile 1956 Esordio in campionato ed in serie A per Gino Stacchini, la partita è Atalanta-Juventus (1-1), gol bianconero di Bartolini alla sua prima segnatura; l’ala sinistra Stacchini raccoglierà un ricco palmares nella Juventus, con 236 presenze con 44 gol, 4 scudetti e 3 coppe Italia. 2 aprile 1905 La Juve pareggia 1-1 a Torino contro i campioni in carica del Genoa nella quarta e ultima gara del girone finale del campionato italiano del 1905 e ipoteca il primo scudetto della sua storia, che giunge matematicamente una settimana dopo quando il Genoa è fermato in casa dall'Unione Sportiva Milanese per 2-2.

4 aprile 1984 Amichevole della Juve a Bologna contro il Toronto Blizzard nelle cui fila milita Roberto Bettega; la Juve schiera alcuni Primavera per le convocazioni della nazionale che ha tolto molti giocatori alla rosa. Serata fredda e pioggia battente, 0-0. Gli spettatori, nonostante il clima, sono 11.000. 5 aprile 1914 Nasce, a Nizza Marittima, Felice Placido Borel II, uno dei più grandi campi, uno dei più grandi campioni della Juve di tutti i tempi. Terminata la carriera di calciatore, in alcuni periodi

3 aprile 1952 Il settimanale sportivo torinese “Turin-Juve” lancia un referendum tra i suoi lettori per scegliere il campione straniero preferito. Si aggiudicherà il premio il bianconero Praest con 10.121 voti, segue l’altro danese della Juve John Hansen con 8.934, più distanziati gli altri stranieri del campionato Gren, Nordhal e Nyers che militavano con Milan ed Inter.

del gallese, segue il sampdoriano Firmani con 22.

condusse anche la squadra come allenatore. In bianconero 308 presenze e 158 e ha vinto i campionati 1932/33, 1933/34, 1934/35 e la Coppa Italia 1937/38. Con la nazionale ha vinto il mondiale 1934. 6 aprile 1997 La Juve vince un “Set” a San Siro (6-1) sul malcapitato Milan, goleador di giornata Jugovic (2), Vieri (2), Zidane (rigore) e Amoruso. Per il Milan si tratta della sconfitta casalinga più pesante dall’avvento del Girone unico del 1929. 7 aprile 1984 Amichevole della Sampdoria ad Alassio che affronta il Toronto Blizzard tra le cui file giocano l’ex bianconero Bettega e l’ex laziale Wilson. La Sampdoria s’impone (3-2) con i gol di Bellotto, Francis, Casagrande, per i canadesi i gol sono di Bettega e di Ace su rigore. 8 aprile 1920 La direzione della Juventus, interpretando il desiderio di molti soci, offre un banchetto alla prima squadra per festeggiare l’ingresso nel Girone Finale del campionato. La cena sociale ha luogo presso il Ristorante “Stella d’Italia” in Barriera di Casale n° 89. Costo della quota: lire 20. 9 aprile 1905 Nel giorno di riposo del girone di finale che vedeva affrontarsi US Milanese e Genoa, i bianconeri si aggiudicano il loro 1° campionato. La partita Genoa-US Milanese termina 2-2. La classifica finale vede prima

14 aprile 2003 Muore a Verona Vincenzo Traspedini, centravanti della Juventus 1964/65, con la Juventus conquista la Coppa Italia 1965 disputando da titolare la famosa finale all’Olimpico di Roma vinta contro l’Inter per 1-0 con gol di Menichelli. la Juve con 6 punti, Genoa 5, US Milanese 1. I protagonisti del primo scudetto nella storia della Juve: Durante, Armano, Mazzia, Walty, Goccione, Diment, Barberis, Varetto, Forlano, Squair, Donna.

10 aprile 1983 La Juve travolge al Comunale l’Ascoli 5-0, gol di Bettega, Rossi (2), Tardelli e Platini. Una domenica da ricordare per vari motivi. Dino Zoff raggiunge la 566ª presenza in Serie A eguagliando il primato di Silvio Piola che è in tribuna ad applaudirlo. Bettega sigla il gol n° 3.000 della storia della Juve in campionato. Non da meno Platini, che sigla il suo gol con una magia: colpo di tacco a scavalcare il libero dell’Ascoli Scorsa e pallo-

netto sull’uscita del portiere Brini. 11 aprile 1973 Semifinale d’andata di Coppa Campioni tra Juve e gli inglesi del Derby County, la partita si disputa a Torino di pomeriggio, uno splendido sole fa da contorno, tifo alle stelle e Juve grandiosa che s’impone 3-1 grazie alla doppietta di Altafini e rete di Causio. 12 aprile 1959 Esordio in campionato e nella massima divisione per Gianfranco Leoncini che a 19 anni inizia la sua avventura in bianconero. L’esordio non è fortunato: Lanerossi Vicenza-Juve 1-0 ma il resto della carriera si commenta da solo: 379 presenze in totale con 25 gol, 3 scudetti e 3 coppe Italia nel suo palmares. 13 aprile 1958 La 28ª giornata mette di fronte al Comunale la capolista Juve e il Bologna sesto. Pioggia per tutta la gara ma i bianconeri esaltano la loro classe imponendosi 4-1 con gol di Sivori, Charles, Boniperti e Stacchini. L’ennesima rete di Charles consolida il suo primato nella classifica cannonieri, sono 27 i gol

15 aprile 1957 L’allenatore Sandro Puppo viene esonerato dallo staff dirigenziale della Juve, la squadra è al 14° posto in classifica, in crisi di risultati e di gioco; il cambio di tecnico si spera porti una ventata d’entusiasmo nella squadra che viene affidata all’ex calciatore Teobaldo Depetrini, che guiderà la squadra fino al 9° posto finale.

(Nella prima colonna il primo scudetto Juve raccontato da 'La Stampa Sportiva'; nella seconda colonna in alto Bettega e in basso Borel II; nella quarta colonna titolo 'La Gazzetta dello Sport' e copertina 'Guerin Sportivo' in cui compariva ancora Bettega; nella sesta colonna Sandro Puppo e Giampiero Boniperti)


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Numeri e Statistiche di Massimo Fiandrino

Max scudetto con entrambe: 1° Mister a riuscirci (anche se Capello...) L'impresa era già stata realizzata da Don Fabio ma cancellata da 'calciopoli'. Altafini bomber della sfida

M

ax Allegri è il primo allenatore ad aver vinto lo Scudetto con Juve e Milan. Col Milan all’esordio nel 2010/2011 e 3 consecutivi alla guida della Juve (2014-2017). In realtà l’impresa era già stata realizzata da Fabio Capello che ha vinto 4 Scudetti in rossone-

ro (tre consecutivi 1991/94 e nel 1995/96) e avrebbe vinto 2 titoli sul campo con la Juve nel 2004/2005 e 2005/2006, ma 'calciopoli' li cancellò. Gli ultimi che hanno allenato entrambi i club: Carlo Ancelotti ha vinto lo Scudetto alla guida del Milan nel 03/04 dopo

non essere andato oltre due secondi posti con la Juve (99/00 e 00/01). Alberto Zaccheroni già Campione d’Italia con i rossoneri nel 98/99, nel gennaio 2010 sostituì Ciro Ferrara sulla panchina Juve non andando oltre il 7° posto. Anche Giovanni Trapattoni ha allenato entrambe le squadre, il Milan dal 1974-1976 con Nereo Rocco (ma non ha vinto il titolo) e la Juve dal 1976 al 1986 e dal 1991 al 1994 (vincendo 6 Scudetti e tutte le Coppe Europee). È doveroso sottolineare che Calciopoli ha tolto a Capello, vincitore dello Scudetto con la Roma 2000/2001, altri due primati: avrebbe 7 scudetti in bacheca (e non 5 come adesso) come Trapattoni e sarebbe diventato Campione d’Italia su tre panchine diverse.

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MAX TRA MILANO E TORINO INSEGUE CARCANO 91 le vittorie di Allegri in 178 panchine ufficiali con il Milan fra Campionati e Coppe, 49 pareggi e 38 sconfitte. In Rossonero ha vinto lo Scudetto nel primo Campionato alla guida del Milan e una Supercoppa Italiana. 8 le vittorie di Allegri in 14 sfide ufficiali fra Campionati e Coppe contro il Milan, completano lo score 1 pareggio e 5 sconfitte. 4 Allegri insegue il suo 4° Scudetto consecutivo, nella storia del calcio italiano solo CARCANO negli anni '30. 143 le panchine di Allegri in campionato alla guida della Juve, 108 vittorie, 20 pareggi e 15 ko (290 reti realizzate; 86 subite). Meglio di lui solo 2 tecnici: LIPPI 149 vittorie e TRAPATTONI 213.

cord: tripletta al Comunale di Torino in Juve-Milan 1-7 del 5/21950. Capitano e Leader nei primi anni '50 con i rossoneri vince 2 Scudetti e 5 classifiche cannonieri (record). GIAMPIERO BONIPERTI 9 GOL Centravanti, poi finalizzatore, poi mezzala, poi grande

ROBERTO BETTEGA 8 GOL Attaccante completo, intelligente, coraggioso, abilissimo nel gioco aereo. Ha realizzato 8 reti al Milan tra cui la storica doppietta (con il famoso colpo di tacco) a Cudicini il 31/10/1971 in Milan-Juve 1-4. Vince in bianconero 7 Scudetti.

BOMBER DELLA SFIDA NEL DOPOGUERRA. COMANDA ALTAFINI JOSÈ ALTAFINI 14 GOL (13 MILAN, 1 JUVE) Centravanti, nazionale brasiliana e italiana. 7 campionati nel Milan e 4 nella Juve. Due scudetti vinti con i rossoneri e 2 con i bianconeri. Ha realizzato un poker il 12/11/1961 in Milan-Juve 5-1. GUNNAR NORDAHL 11 GOL Centravanti potente, alla Juve segna subito poi ne realizza altri 10. Il suo re-

regista. A 20 anni ha vinto la classifica cannonieri. Ha segnato 9 gol al Milan e tutti su azione, il primo il 6/5/1948 (Juve-Milan 2-1) e l’ultimo il 15/5/1960 (JuveMilan 3-1).

(In alto a sx il celebre colpo di tacco di Bettega a San Siro il 31/10/1971; in alto Allegri; in basso Altafini in azione con la maglia del Milan)


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Numeri e Statistiche di Massimo Fiandrino

Quanti viaggi sulla A4: l'ultimo è stato Bonucci B

onucci è solo l'ultimo della serie ma ci sono stati altri trasferimenti clamorosi dalla Torino bianconera alla Milano rossonera. MORA Bruno (Ala destra). Alla Juventus per 2 stagioni, segna 17 gol. Poi ne fa 26 nel Milan dal 1962 al 1969. CAPELLO Fabio (Centrocampista). Sei stagioni (e 27 gol) alla Juve e 4 (con 4 reti) al Milan tra il 1970 e il 1980. ROSSI Paolo (Attaccante). Tanti gol (24) a Torino (1981-1985) e poca fortuna al Milan (2 gol tra 1985 e 1986). BAGGIO Roberto (Attaccante). Cinque anni di Juve dal 1990 e due di Milan per un totale di 90 reti. INZAGHI Filippo (Attaccante). Juve dal '97 al 2001, poi la gloria al Milan: 11 anni, 73 gol e 2 Champions. BONUCCI Leonardo (Difensore). Lascia la Juve nel 2017 dopo 7 stagioni e 6 scudetti vinti consecutivamente. Con la maglia Juve 319 presenze ufficiali fra Campionati e Coppe e 19 reti. Ricordiamo anche Legrottaglie (6 stagioni Juve e 6 mesi al Milan), Aquilani (un anno in entrambe) e Matri (in Bianconero dal gennaio 2011 al giugno 2013 con 69 presenze e 29 reti in Campionato) e passa al Milan dove aveva già esordito in serie A nel 2003 ma in rossonero solo 15 presente e 1 gol. UNA SFIDA INFINITA INIZIATA NEL 1901 A TORINO 51 gli Scudetti conquistati dalle due squadre, 33 dalla Juve (mancano i 2 revocati dopo calciopoli) e 18 dal Milan. Della Juve il record di Scudetti consecutivi: 5 di fila per due volte dal 1931 al 1935 e 6 dal 2012

al 2017 (3 con Conte e 3 con Allegri). Un tris per il Milan tra il 1992 e il 1994 con Capello in panchina. 27 le Coppe Europee conquistate dalle due squadre: 18 per il Milan (primato mondiale), 10 per la Juventus. I rossoneri hanno vinto 7 Coppe Campioni, 2 Coppe delle Coppe, 5 Supercoppe Europee e 3 Intercontinentali. I bianconeri hanno collezionato due Coppe dei Campioni, 1 Coppa delle Coppe, 3 Coppe Uefa, 2 Supercoppe Europee e 2 Intercontinentali. 1901 è la prima sfida fra i due club ed è quella più antica e giocata più volte: 196. La prima volta fu giocata il 28 aprile 1901 sul campo di Piazza d’Armi a Torino e vinsero i rossoneri per 3-2. 197 le sfide in Campionato. 165 volte in Serie A nel girone unico, 4 nel Torneo Misto del 45/46 e 28 nel Torneo ante-girone unico. È la sfida più giocata in Serie A: Juve 75 successi, 59 del Milan, 63 pareggi. 548 le reti delle sfide, 285 bianconere e 263 rossonere. 7-1 la vittoria del Milan sul campo della Juve il 5 febbraio 1950, la sconfitta più pesante di sempre per i bianconeri in Serie A. 6-1 è la vittoria della Juve a San Siro del 6/4/97, il ko più pesante del Milan in casa in A. 14 i gol realizzati da Josè Altafini, il capocannoniere della sfida (205 gare e 120 reti totali con i rossoneri, 74 partite e 25 gol con i bianconeri). 5 le reti realizzate da Van Hege, il belga del Milan il 14 gennaio 1912, MilanJuve 8-1. 4 le reti di Altafini, il 12 novembre 1961 in Milan-Juve 5-1 (in gol anche Rivera per

il Milan e Rosa per la Juve), è l’unico poker delle sfide fra le due formazioni. 90 Negli anni ‘90 8 Campionati sono stati vinti da Milan e Juventus, 5 per il Milan (91/92, 92/93, 93/94,95/96, 98/99), 3 per la Juve (94/95, 96/97, 97/98). JUVE 6 SU 6 ALLO STADIUM 2/10/11 Juve-Milan (Marchisio 87' e 92')

2-0

SOTTO LA MOLE JUVE OK UNA VOLTA SU DUE 40 le vittorie della Juventus in 82 sfide a Torino in Campionato con il Milan, la più vistosa il 4-0 del 22/04/1934 (Ferrari 2, Borel II e Sernagiotto). 21 i pareggi (gli ultimi due per 0-0 il 12/03/2006 e il 18/12/2004). 21 le vittorie “corsare” del Milan, la più vistosa coincide con il ko più pesan-

to a un anno fa (allora + 8 sulla Roma, adesso + 2 sul Napoli). La Juve record di Conte aveva 78 punti dopo 29 gare nel 13/14, poi chiuso con 102. 10 La Juve non subisce gol da 10 gare consecutive, record eguagliato in A stabilito sempre dalla Juve nel 15/16, allora subirono il primo gol dopo 974 minuti. Juve unica squadra nei principali tornei europei senza gol subiti nel 2018. 20 le partite su 29 senza subire gol per la Juve in questo Campionato e per i Bianconeri la miglior difesa del Torneo (15 gol subiti). La Juve nello scorso torneo non aveva subito gol in 18 partite su un totale di 38. 931 La Juve non subisce gol in Campionato da 931' minuti (gol di Caceres a Verona). I Bianconeri hanno subito solo 1 gol nelle ultime 16 gare. 67 i gol realizzati dalla Juve e dalla Lazio, migliori attacchi del Campionato. Per trovare tanta prolificità bisogna risalire al 59/60. MILAN ALLA PARI DELLA JUVE NEL RITORNO

21/04/13 Juve-Milan 1-0 (Vidal al 57' rig.) 6/10/13 Juve-Milan 3-2 (Muntari 1' e 90', Pirlo 15', Giovinco 69', Chiellini 75') 07/02/15 Juve-Milan 3-1 (Tevez 14', Antonelli 28', Bonucci 31', Morata 65') 21/11/15 Juve-Milan 1-0 (Dybala 65') 10/03/17 Juve-Milan 2-1 (Benatia 30', Bacca 43', Dybala 97' rig)

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te di sempre della Juve in Serie A, Juve-Milan 1-7 (5/2/1950). Gli ultimi 2 successi del Milan in A a Torino contro la Juve, datati 05/03/11 per 1-0 (Gattuso) e il 10/01/10 per 3-0 (Nesta, 2 Ronaldinho) NEL 2018 MADAMA UNICA IN EUROPA SENZA SUBIRE GOL 75 i punti collezionati dalla Juve in questo Campionato dopo 29 turni, più 2 rispet-

6 i giocatori del Milan, cacciati in questo torneo, record negativo stagionale alla pari del Bologna: Calhanoglu; Bonucci; Romagnoli; Suso; Rodriguez; Calabria. 5 Milan vittorie consecutive (Spal, Sampdoria, Roma, Genoa, Chievo) e per i Rossoneri 10 gare utili (8 vittorie e 2 pareggi), 26 punti su 30 parziali. 2,14 La media punti di Gattuso, il miglior mister dei subentrati in questo torneo con 30 punti in 14 gare (9 vittorie, 3 pareggi e 2 sconfitte) e il 3° miglior mister

in assoluto dopo Allegri (2,58) e Sarri (2,52) in questo campionato. 25 i punti conquistati dal Milan nel ritorno. I Bianconeri ne hanno collezionati 28 con una gara in più. Il Milan deve recuperare il derby contro l'Inter. 21 i precedenti in serie A di Gattuso da giocatore della Salernitana (2) e Milan (19) contro la Juve: 8 vittorie, 7 sconfitte, 6 pareggi. Ha saltato solo cinque volte la sfida. 1 Gattuso ha segnato un gol a Torino nella vittoria del Milan di Allegri contro la Juve di Del Neri nell'ultimo Scudetto Milan 2011 (vittoria rossonera 1-0 datata 5/3/11). 1 Un cartellino rosso subito da Gattuso contro la Juve, il 12 marzo 2006 sempre a Torino al 70' cacciato da De Santis, gara finita 0-0. 4 Le altre sfide giocate da Gattuso contro la Juve, la più importante la Finale di Champions vinta dai rossoneri ai rigori a Manchester il 28 maggio 2003. (In mezzo alla pagina Roberto Baggio; in alto a destra Bonucci)

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Il Ricordo

Piero Ostellino, uno dei pochi a criticare 'Calciopoli' Ripubblichiamo la lettera aperta del grande giornalista italiano recentemente scomparso

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l 10 marzo 2018, all'età di 82 anni, è venuto a mancare un grande giornalista italiano: Piero Ostellino. Tifoso Juventino doc che, tra le altre cose, si è distinto anche per aver combattuto ed essersi opposto con fortissimo senso critico, con la sua penna e le sue analisi, allo scandalo del 2006 denominato Calciopoli. Facendosi per l'occasione anche qualche nemico. Uomo di grande cultura e dalla forte personalità, con lunghissima esperienza e militanza nel giornalismo di alto livello con varie cariche (direttore di testata, corrispondente, editorialista, ecc), a suo tempo fu anche tra i fondatori del Centro di ricerca Luigi Einaudi e della rivista "Biblioteca della Libertà". Ha scritto anche alcuni libri di discreto successo. La Redazione di 'JuveToro' (e di 'Giùlemanidallajuve.com'), grazie al prezioso input di Antonio Catapano, ha deciso di salutarlo riprendendo e ripubblicando la sua celebre lettera aperta del 2011 alla 'Gazzetta dello Sport'.

(Caro direttore, lasciatelo dire. Voi giornalisti sportivi non ce la farete mai a spiegare come sono andate le cose del calcio nazionale dal 2006 ad oggi perché la vicenda non è sportiva, ma politica. Qui, ci vuole l’analista politico, con l’ausilio di un po’ di Machiavelli, il teorico e consigliere del Principe; un po’ di Talleyrand, il vescovo che servì cinicamente, ma con pari successo, il Re di Francia, la Rivoluzione che al Re tagliò la testa, la Restaurazione che ripristinò lo status quo pre-rivoluzionario senza il Re; un pizzico di Brancaleone da Norcia, che non ubbidiva ad altra regola che alla propria lucida follia. Nel 2006, con una sentenza “politica” – che, per dirla col Palazzi d’epoca, “rifletteva un diffuso sentimento popolare”, secondo la tradizione demagogica e populista di corresponsabilizzare il Popolo delle porcate della politica - fu sconfessata una squadra che aveva vinto sul campo, i cui giocatori avrebbero dato all’Italia il

titolo di campione del mondo, e smantellata un’azienda quotata in Borsa con un danno patrimoniale di molte, molte centinaia di milioni di euro. Una sentenza in cui si diceva che non una sola partita era stata truccata ma che il campionato era stato ugualmente alterato. Fu un golpe. Si era in piena “fase Machiavelli”. La nuova dirigenza juventina, subentrata a Giraudo e a Moggi, mostrò una rassegnazione che andò ben oltre l’autolesionismo. Ma quei dirigenti non erano degli sprovveduti. Erano i disciplinati “funzionari” di quella grande burocrazia weberiana, i semplici “sottotenentini” di quel compatto esercito che era la Fiat. Avevano ricevuto delle direttive e le eseguivano come un militare cui si sia detto, a Torino, “avanti march” e ci si sia, poi, scordati di intimargli l’”alt”. Lo si era ritrovato allo Stretto di Messina che batteva il passo. Alle loro spalle si allungava l’ombra dei due Grandi Consiglieri che avevano servito esemplarmente il Principe e che, ora, ne interpretavano le ultime volontà con quell’eccesso di realismo che contraddistingue i grand commis quando si incarnano nel Principe non avendone né la grandezza né l’equilibrio politici. Fu un disastro cui contribuì, in modo decisivo, la Federazione italiana gioco calcio nelle vesti di Talleyrand, assecondando la logica del Potere, non quella dello Sport; in omaggio al

detto del gran cinico che “i princìpi sono belli soprattutto perché li si può disattendere quando si vuole”. A questo punto, però, la musica cambia. Si entra nella fase dell’imprevedibilità della Commedia dell’Arte. Luciano Moggi non accetta di fare da capro espiatorio, veste i panni (solo apparentemente) del pazzo Brancaleone da Norcia; tiene duro di fronte alla magistratura ordinaria – che, per parte sua, non può “far politica” come ha fatto quella sportiva - difendendo se stesso e, indirettamente, persino la Juve che ha rinunciato a difendersi. Pare votato al suicidio, dopo che hanno cercato di farlo a pezzi. Invece, è il solo che veda lucidamente quale è il gioco che si sta giocando e lo scombina. Saltano fuori intercettazioni, in un primo tempo scartate, che riguardano non solo la (supposta e comunque lieve) “slealtà sportiva” della Juve, per la quale è stata cacciata in B, ma anche comportamenti ben più compromettenti dell’Inter. Con la relazione di Palazzi, l’Inter è accusata di “illecito sportivo”; un’accusa pesante, anche se ancora tutta da provare. All’Inter era stato assegnato un titolo di campione d’Italia che non meritava, non da un ex dirigente interista, ma sotto l’egida di un avvocato d’affari, bene addentro ai Poteri nazionali, nominato Commissario della Figc. Che aveva fatto il suo mestiere. Aveva assecondato, con la sua indub-

bia autorevolezza di studioso, il Potere del momento. Siamo, ora, alle battute finali. L’Inter - alla dura presa di posizione della Juve, per bocca del suo presidente, Andrea Agnelli, che chiede giustizia - reagisce come da copione precedente. Che non funziona più e si traduce in una sorta di regressione infantile; né arrogante né immorale ma che, come quella di un bambino che non sa ancora che cosa sia la morale, è a-morale. Si indigna perché sarebbe stata messa in discussione l’”onestà personale” di Facchetti – che “personalmente” era un gentiluomo - mentre in discussione è il suo ruolo di rappresentan-

te degli interessi dell’Inter. Direbbero a Milano, che l’Inter “fa il piangina”. E la Federazione – che non ha ancora capito da che parte penda ora il pendolo del Potere - riveste i panni di Talleyrand e “decide di non decidere”. Ma la Juve non molla; si appellerà alla giustizia ordinaria. Per l’Inter, piangere e fo***re non paga più.) A distanza di anni possiamo dire che la lettura finale che vedeva una Juve che non avrebbe mollato appellandosi alla giustizia ordinaria, si è dimostrata fin troppo ottimistica. Antonio Catapano

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Il ritorno 'virtuale' del 'Piccolo Principe' È finalmente nato il canale ufficiale di Prince su 'Youtube'. All'interno rarità poco trasmesse dalle tv

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rince Roger Nelson è stato trovato senza vita in un ascensore del suo complesso “Paisley Park”, nei pressi di Minneapolis, il 21 aprile 2016. Il folletto afroamericano alto solo 158 cm, che per qualche decennio ha collezionato successi pop di livello mondiale, ha lasciato la vita terrena a soli 57 anni, e quel grande complesso dove è morto a causa di un’overdose di

farmaci era il suo mondo, che comprendeva studio di registrazione e zona concerti (oltre ad alcune aree private e riservate). Riguardo alle sue feste private, svoltesi proprio in quella sede, dove lui stesso si esibiva molto volentieri, girano voci abbastanza colorate che spesso sfumano tra la realtà incredibile e la leggenda metropolitana. Ora Paisley Park è diventato anche attrazione turistica, con tanto di possibilità di visite guidate, previo pagamento del biglietto d’ingresso, e tanti gadget da acquistare. Il piccolo grande Roger probabilmente è vissuto quasi solo per la musica, non a caso è considerato uno dei più grandi e completi artisti di sempre, ed ha collezio-

nato fans in tutto il mondo (compresi altri grandissimi artisti come Freddie Mercury, Duran Duran, Miles Davis). Cantautore, musicista poliedrico, polistrumentista, (grande chitarrista, ma sostanzialmente era in grado di realizzare un album dall’inizio alla fine, con tutti gli strumenti, praticamente anche da solo) ballerino, coreografo, qualche volta anche regista. Più varie ed eventuali. Fenomenale, così andrebbe ricordato. Per qualche decennio è stato il vero contraltare afroamericano di gente come Michael Jackson, Stevie Wonder, ecc, che pur con le loro stranezze, avevano un’immagine decisamente più buona e rassicurante. E infatti, pur rappresentando ad alto li-

vello la musica nera, quei personaggi piacevano anche moltissimo ai bianchi. Per il geniale folletto di Minneapolis invece è stato un po’ diverso, soprattutto inizialmente, lui era di un'altra pasta, provocante e provocatorio, in tutto: abbigliamento, pettinatura, trucco, atteggiamento, testi dei brani, voce, video. Ambiguo, controverso, perverso, irrequieto, stravagante ed eccentrico fino al midollo, a volte mezzo nudo, a volte elegantissimo ma anche molto appariscente e rasente al kitch. Personaggio molto forte e d’impatto, fatto di sesso, ma anche dolcissimo e romanticissimo all’occorrenza, il suo percorso per il successo è stato di altro tipo. Ha fatto un’al-

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tra strada lui. Forse perché anche dal punto di vista musicale era molto meno catalogabile. Ha miscelato praticamente qualunque genere con personalità e grande istinto dell’esplorazione e dell’innovazione, costruendo brani molto piacevoli e orecchiabili e brani completamente scollegati dalle regole precostituite del successo facile e dalla realtà spesso miope dello star system. I grandi artisti non seguono la moda, la creano. Dal punto di vista culturale infatti è stato una bomba che ha colpito là dove gli altri non erano mai arrivati. Ha raccolto insieme mondi molto distanti tra loro, come la black music più tradizionale e il rock bianco, e li ha declinati alla

sua maniera pop. Ma non basta, perché nel corso del tempo dentro la sua musica ha infilato dentro tanti giovani artisti, vecchie influenze come Disco Music anni 70 (ad inizio carriera) e nuove influenze come l’Hip Hop, il Rap, la dance, e suoni artificiali di ogni genere (negli anni successivi). Non aveva un perimetro creativo preciso e prevedibile e la sua musica non aveva un obbiettivo commerciale scontato e precostituito o comunque lo aveva molto meno di altri artisti. In buona sostanza era nato per suonare e lo ha fatto in studio e dal vivo praticamente per tutta la vita, dall’adolescenza in poi, con un’etica del lavoro e uno stacanovismo incredibili.


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Spettacoli e cultura

Diciamolo pure, ha prodotto fin troppo (anche più di un album all’anno) e forse ad un certo punto era anche inflazionato; addirittura una 40ina di album ufficiali circa in tutto e decine di altri progetti di vario genere. Le ore di registrazioni in studio mai pubblicate poi, di cui in tanti favoleggiano, sono nell’ordine delle migliaia e sono tutte chiuse in cassaforte. Eppure, nonostante la sua genialità, la sua irrequietezza gli ha creato diversi problemi con le case discografiche, e gli ultimi due decenni lo hanno visto un po’ meno presente dal punto di vista della visibilità. Il suo era pur sempre un nome grosso, e la fama ovviamente c’è sempre stata e i nuovi dischi anche,

ma il tutto era forse un pochino più sommerso rispetto al passato. Forse sono mancate le grandi hit, e poi non fa mai bene mettersi contro dei colossi dell’intrattenimento che, bene o male, hanno ramificazioni aziendali ovunque (media, cinema, radio, TV, pubblicità, distribuzione, produzione). E nel suo caso la vita gli si complicò parecchio quando durante una causa legale gli vietarono di utilizzare persino il suo nome (anche il nome “Prince” era contrattualizzato e legato a dei vincoli precisi). Utilizzò così quel logo, di sua invenzione, che aveva già cominciato ad utilizzare poco tempo prima, e che era la fusione del simbolo maschile e del simbolo femminile, per fir-

marsi, presentarsi e promuoversi (insieme ad altri pseudonimi). Il fatto però è che, al di là di questi scogli, e oltre all’avanzare dell’età (per conquistare le nuove generazioni, per quanto bravi si possa essere, la giovinezza aiuta sempre), egli non aveva neanche mai pianificato un vero approccio web e social. Molti artisti delle vecchie generazioni hanno sempre avuto paura che il web potesse diventare solo un modo per regalare la musica al primo fesso che passa, senza poterci guadagnare più niente. E così non ci hanno mai ragionato sopra abbastanza, nonostante il mondo ormai da tempo stesse cambiando inarrestabilmente, e di conseguenza molti giovanissimi oggi non sanno neanche chi è Prince. La notizia più succosa e importante degli ultimi mesi però, è che qualco-

sa è cambiato, e finalmente è nato il canale ufficiale di Prince su 'youtube', dove da qualche tempo gradualmente vengono caricati tutti i suoi video. Le bellissime ragazze che lo circondavano, i suoi colori esagerati, le sue performance graffianti e provocanti, sono perle, quasi tutte ormai, lì da vedere, diffondere, linkare, e da tramandare ai posteri. All’interno della lista ci sono anche delle rarità che a suo tempo passarono pochissimo in tv nei canali musicali, come per esempio

il lunghissimo video in versione estesa di "Partyman", che fu realizzato a scopo promozionale per il film “Batman” del 1989, (regia di Tim Burton), di cui Prince curò tutta la colonna sonora. Nel video lo si vede come un favoloso Joker vestito di viola, coi capelli verdi e il viso metà bianco e metà nero (in stile Due Facce) canterino e ballerino (con tanto di “spaccata”). Ma ci sono anche video che sono passati poco in tv per altri motivi come il linguaggio esplicito, o semplicemente perché ad un certo punto la celebre MTV dei bei tempi è gradualmente diventata una tv generalista piena di robacce inutili, e tutta la musica è stata buttata dritta dritta nel WC. Consi-

gliamo dunque ai lettori appassionati di musica di farsi periodicamente un bel giro sul tubo e cercare. Nel frattempo si spera anche che alcune vecchie questioni legali vengano archiviate da chi di dovere e che eredi e case discografiche vecchie e nuove lavorino insieme per onorare e valorizzare lo sconfinato lavoro del genio di Minneapolis. Un’ultima riflessione, “tanto per”. Dove poteva mai morire uno come Prince? Il destino ha risposto a questa domanda in modo banale e prevedibile ma, a pensarci bene, forse anche in modo giusto e rispettoso: ovviamente è morto in uno studio di registrazione. Antonio Catapano


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Il restauro del planetario e le meraviglie di Prinotto e Piffetti Fino al 31 dicembre a Palazzo Madama in concomitanza con la mostra sull’ebanisteria alla Reggia di Venaria

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n concomitanza con la mostra sull’ebanisteria in programma dal 17 marzo alla Reggia di Venaria, Palazzo Madama presenta dal 21 marzo al 31 dicembre 2018 un nuovo allestimento, che vede protagonisti gli arredi di Luigi Prinotto e Pietro Piffetti dalle collezioni di Palazzo Madama. L'allestimento si sviluppa al piano nobile tra Sala Quattro Stagioni, Camera di Madama Reale, Camera Nuova e Gabinetto Cinese. La curatela dell'esposizione è di Clelia Arnaldi di Balme. Il nuovo allestimento consente di valorizzare lo stile fantasioso di questi arredi, che comprendono console, mazzarine, cassettoni, crocifissi, tavolini. Le nuove didascalie approfondiscono i collegamenti della loro arte con la cultura artistica contemporanea in Europa e in Oriente, la trattatistica relativa all’ebanisteria, l’interesse per la scienza e le tecniche a trompe l’oeil. Intarsi in avorio, tartaruga, metalli e legni pregiati. Luigi Prinotto e Pietro Piffetti, figure cardine nella storia del mobile e dell’ornato in Italia, hanno portato l’ebanisteria piemontese del '700 ai massimi livelli. Nell'incontro di presentazione di mercoledi scorso particolare attenzione è stata dedicata al restauro e al rimontaggio del Planetario attribuito a Pietro Piffetti, un modello meccanico che riproduce la configurazione del Sistema solare come era conosciuto alla metà del Settecento, e cioè con i pianeti fino a Saturno. Il Planetario viene esposto al pubblico in Camera Nuova nella configurazione statica del sistema solare secondo la teoria copernicana come nota a metà Settecento, accompagnato da un video che illustra il restauro e il funzionamento dell’opera, che serviva a illustrare: la simulazione del moto di due pianeti con orbita circolare, il moto ellittico di un pianeta intorno al Sole, il concetto di orbita retrograda, la teoria tolemaica non più in vigore, il moto orbitale della Luna intorno alla Terra e al-

tri concetti dell’astronomia. Ad arricchire il percorso, una selezione di incisioni sul tema dell’ornato e dei modelli degli arredi, esposte nel Gabinetto Cinese. PLANETARIO DI PIETRO PIFFETTI - Realizzato in legno e avorio intorno al 1740–1750 per rappresentare il dinamismo tra Sole, Terra, Luna e i pianeti con i loro satelliti, il planetario (detto anche Orrery da Charles Boyle quarto conte di Orrery, che fece costruire il primo strumento di questo genere nel 1704) veniva usato durante le lezioni di astronomia come strumento didattico per le dimostrazioni sperimentali con gli allievi. Il restauro rappresenta un passo importante nella conoscenza della storia degli strumenti scientifici, che a Torino nel Sette-

cento riscuotono l’interesse del duca Carlo Emanuele III di Savoia e dell’aristocrazia, tanto da far chiamare da Parigi il fisico Jean-Antoine Nollet per tenere un corso di fisica e astronomia al principe Vittorio Amedeo futuro re di Sardegna. Proprio grazie alle illustrazio-

ni e alle descrizioni fornite dall’abate Nollet nelle sue Leçons de physique expérimentale pubblicate a Parigi a partire dal 1743, è stato possibile in fase di restauro identificare i vari pezzi e rimettere in funzione i movimenti, che non erano mai stati usati dall’ingresso

dell’opera nelle collezioni di Palazzo Madama nel 1874. Luigi Prinotto (Cissone nelle Langhe 1685–Torino 1780) riceve la qualifica di “mastro” all’Università dei Minusieri di Torino nel 1712 e dal 1721 è attivo alla corte sabauda per il principe di Piemon-

te Carlo Emanuele (futuro re Carlo Emanuele III) con raffinati bureaux, cassette, consoles, scansie destinate alle residenze reali. Pietro Piffetti (Torino 1701–1777) inizia la sua formazione a Roma, dove entra in contatto con i lavori del francese Pierre Daneau che esercitano su di lui una grande influenza per la varietà degli intarsi floreali. Richiamato in patria, nel 1731 viene nominato primo ebanista di corte del re Carlo Emanuele III. In 50 anni di attività il maestro produce mobili e oggetti di formidabile raffinatezza e abilità tecnica. Paolo Rachetto (Foto: Planetario 'Orrery' attribuito a Pietro Piffetti)

'Il parco si tinge di rosa' con Messer Tulipano Fino al 1° maggio la grande manifestazione floreale nel parco del castello di Pralormo

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on l'arrivo della primavera ecco l'edizione XIX di "Messer Tulipano", che si terrà dal 31 marzo al 1° maggio nel parco del Castello di Pralormo. La grande manifestazione floreale annuncia la primavera con la straordinaria fioritura di oltre 90.000 tulipani e narcisi. Come ogni anno il piantamento è stato completamente rinnovato nelle varietà e nel progetto-colore, tanto da poter ospitare tra le tante varietà curiose

una collezione di tulipani neri e un percorso nel sottobosco dedicato ai tulipani pappagallo, ai viridiflora, ai tulipani fior di giglio ed ai frills dalle punte sfrangiate. Protagonista sarà la rosa. "Il parco si tinge di rosa" è infatti il tema della XIX edizione. La rosa come fiore e come colore, da sempre fonte di ispirazione nell’arte, nella letteratura, nel design e nella moda. Il visitatore potrà passeggiare in sentieri variopinti, ombreggiati da

curiosi ombrelli-bambù e aiuole dalle svariate forme contribuiscono a creare un’atmosfera romantica che contrasta volutamente con la severità del Castello. La manifestazione coinvolge tutto il parco, progettato nel XIX secolo dall’architetto di corte Xavier Kurten, artefice dei più importanti giardini delle residenze sabaude. Nei grandi prati sono state create aiuole dalle forme morbide, progettate ponendo particolare attenzione a non alterare l’impianto storico e prospettico. Nel sottobosco fanno capolino ciuffi di muscari, narcisi e giacinti. Nel 2018 uno dei colori di tendenza è il "Rosa", che nel passato, soprattutto abbinato al nero, ha fatto storia e che di recente ha ispirato lo slogan “Pink is the new black”, grazie al successo che questo colore, declinato in mille sfumature, ha avuto ed ha in tutti i guardaroba femminili. L’inaugurazione della kermesse dedicata ai fiori primaverili per antonomasia è in programma nella mattinata di sabato 31 marzo e sarà visitabile

sino a martedì 1° maggio: dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 18, il sabato, la domenica e nei giorni festivi dal(p.r.) le 10 alle 19. (Foto www.castellodipralormo.com)




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