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amcsrls@yahoo.it GIORNALE DEI TIFOSI DI JUVENTUS E TORINO - Anno VI - N. 15 - 5 FEBBRAIO 2017 - Copia omaggio 3 domande a BB
La Partita / Il Punto
Le Interviste
Controcorrente
“Allegri, una rivoluzione nel gioco apprezzata da tutti. Calcio spettacolare e redditizio”
Paulino 'Skywalker' e l'Impero del Male. Ma niente 'Give me five' con il tecnico!
Anastasi e Boninsegna: “Una vittoria per ipotecare il 6° scudetto! Inter, obiettivo 4° posto”
Juve, l'insanabile rapporto con l'Inter, musa ispiratrice, nel 2006, di 'Farsopoli'
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SOLO CALCIO, NIENTE VELENI!
CON JUVE-INTER RIVIVE L'ANTICO DERBY D'ITALIA, SPERANDO CHE ALLA FINE PREVALGA SOLO LO SPETTACOLO... JUVENTUS-INTER | DOMENICA 5 FEBBARIO ORE 20.45
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3 domande a... Bruno Bernardi
“Una rivoluzione apprezzata da tutti!” “Ha stupito la spregiudicatezza di Allegri. Calcio spettacolare ma allo stesso tempo redditizio”
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runo Bermardi, Juventus-Inter allo Stadium, l'antico derby d'Italia. Che partita dobbiamo aspettarci? La Juve è di nuovo lanciata verso una mini-fuga che, se consolidata, darebbe ai campioni la sicurezza di avere un buon margine di vantaggio sulle inseguitrici
come era già capitato per una tranche del girone di andata. C'è al tempo stesso anche la consapevolezza di affrontare una partita non facile e che richiede il massimo impegno. Credo che lo spettacolo in campo non mancherà. Mandzukic e compagni danno l'impressione di essere avviati - come dimostrato nelle ultime gare, sia in Coppa Italia che in campionato - verso una condizione di forma ideale sia dal punto di vista atletico che tecnico-tattico. Miglioramenti visibili del gioco ce ne sono sicuramente stati. Tutto merito del nuovo modulo messo in campo da Allegri? La rivoluzione del tecnico livornese è stata apprezzata da tutti gli addetti ai lavori e dai tifosi, non solo quelli bianconeri. Ha stupi-
to la spregiudicatezza con la quale Allegri ha disposto sul campo una fitta griglia di attaccanti e centrocampisti offensivi capaci anche di proporsi a sostegno della retroguardia. Disponibili cioè a sostenere anche il lavoro di filtro in appoggio alla difesa. Una Juve spregiudicata che è subito piaciuta ma che non si sofferma a rimirarsi allo specchio ma cerca invece di essere pragmatica e concreta, determinata a produrre un calcio spettacolare e allo stesso tempo redditizio. Insomma una mossa che ha riportato la Juve nella miglior considerazione da parte di tutti. Ovviamente ci sono quelli che hanno qualche perplessità nella capacità di avere la stessa continuità di rendimento di queste ultime gare. Ma in
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realtà gli scettici rischiano di commettere un grosso errore non essendosi resi ben conto che il gioco voluto da Allegri è capace di diluire al meglio le energie andando a rete con una velocità di esecuzione tale da permettere addirittura di portarsi in vantaggio di due gol di scarto subito, all'inizio di gara. Veniamo all'Inter di Stefano Pioli. Con il nuovo tecnico i nerazzurri hanno inanellato 7 vittorie consecutive in campionato prima di essere eliminati martedi scorso dalla coppa Italia. Nel calcio il pericolo è sempre dietro l'angolo. Contro la Lazio forse l'Inter pensava di avere a che fare con una squadra preoccupata più a difendere che a offendere. Quando si è resa conto
che, invece, i romani erano ben organizzati per segnare e poi proteggere il vantaggio era troppo tardi. E i nerazzurri hanno dovuto così incassare il ko casalingo e la conseguente eliminazione dalla Coppa Italia, a cui tenevano parecchio. Quindi è un Inter che ha ancora bisogno di rifinire il lavoro di crescita che sta comunque portando avanti molto bene Pioli. Un'Inter che contro la Juve darà tutto e di più per conquistare punti preziosi in chiave qualificazione Champions League, in chiave cioè terzo posto. La Juve dovrà fare particolare attenzione a Icardi, una sorta di 'bestia nera-azzurra' per Madama, perchè contro i bianconeri l'argentino segna quasi sempre. Lo sa bene Buffon, che cercherà di neutralizzare sia lui che
le altre bocche da fuoco interiste. Dall'altra parte ci sarà l'altro argentino Higuain, che ha ritrovato il gol con una certa frequenza e che si propone per vincere non solo lo scudetto e qualcosa altro ma anche la classifica cannonieri... Roberto Grossi
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La Partita
Juve–Inter, due mondi che si confrontano L
a madre di tutte le partite, signore e signori. “El clasico” dell'A4. Il derby d'Italia (fino ad una volta, oggi propenderemmo per la sfida col Milan). E chi più ne ha, più ne metta. In estrema sintesi, Juventus–Internazionale; come dire due mondi opposti che si affrontano, che vengono a contatto senza mai penetrarsi, perché non è dato, causa reciproci DNA. Da una parte la misurata, oseremmo dire luterana, concretezza della piemontesità, senza fronzoli, azzardi e salti nel buio; dall'altra lo strapotere economico dell'imprenditoria lombarda che non sempre è coniugata con i risultati sul campo, tanto da consegnarsi allo “straniero” con gli occhi a mandorla, pur di non perdere il primato nella “montagna dei danè”. Due modi agli antipodi di interpretare il calcio: una cura maniacale del conseguimento della vittoria sotto la Mole, con tutto ciò che ne consegue in professionalità e stile; una ricerca dell'idea geniale, al contrario, del grande nome, della situazione che alimenta la “bauscità” meneghina, sotto la madunina. Si potrebbero riempire libri di economia e di sociologia per trovare una spiegazione non banale al materializzarsi di
culture così diverse. Anche questo è Juventus–Inter. La Juve approccia il match saldamente in testa alla classifica, dopo la vittoriosa trasferta di Reggio Emilia. La contemporanea sconfitta della Roma e lo striminzito pari del Napoli hanno allargato il gap con le inseguitrici. La giornata appena giocata è seriamente indiziata
che se il filotto di gare vinte si è interrotto martedi scorso in Coppa Italia. L'Inter è comunque in serie consecutiva di vittorie da 7 turni di campionato e la posizione a ridosso dei posti “Champions” non può dare che altre motivazioni al gruppo comandato da Pioli, dopo una partenza disastrosa. Si preannunciano duelli albi-
a divenire uno degli snodi cruciali del campionato. Il recente cambio di indirizzo tattico, sgorgato all'improvviso ed immediatamente recepito, sta infondendo nella squadra una rinnovata convinzione nei propri mezzi ed una linfa fresca in giocatori forse ormai stanchi di calarsi costantemente nello stesso logoro copione. La truppa juventina sta bene dal punto di vista fisico e mentale. Tutta la settimana ha potuto essere dedicata alla preparazione del big match. Pure i nerazzurri attraversano un momento più che buono, an-
celesti con Higuain e Dybala opposti ad Icardi, con un ricco contorno di slavi sparsi nelle due formazioni: da Pjanic e Mandzukic nella Juve a Perisic e Brozovic nell'Inter. I Pioli-boys cercano di bissare il successo dell'andata, la Juve annusa la vendetta davanti al proprio pubblico in uno stadio che appare sempre più somigliante ad un fortino inespugnabile. Spalti largamente esauriti da tempo. Anche questo è Juventus–Inter. La madre di tutte le partite, signore e signori. Marco Sanfelici
L'arbitro ai raggi X RIZZOLI Nicola Nato a Mirandola (MO) 05/10/1971 Sezione AIA Bologna Assistenti: ASS1: Di Fiore Riccardo – Sez. Aosta ASS2: Manganelli Lorenzo - Sez.Valdarno (AR) IV°: Barbirati Marco – Sez. Ferrara ADD1: Orsato Daniele – Sez. Schio (VI) ADD2: Mazzoleni Paolo Silvio– Sez. Bergamo Partite dirette in A: 227 Vittorie interne: 102 Pareggi: 69 Vittorie esterne: 56 Rigori: 78 Espulsioni: 66
Precedenti con Juventus: 31 Vittorie: 14 Pareggi: 10 Sconfitte: 7 Precedenti con Inter: 30 Vittorie: 14 Pareggi: 6 Sconfitte: 10 Ha arbitrato Juventus-Inter 3 volte, sempre a Milano, 2 vittorie Juventus ed una Inter. Da 5 anni è eletto miglior arbitro italiano dalla AIC.
(a cura di Ermanno Vittorio)
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L'Intervista: Pietro Anastasi
“Una vittoria per ipotecare il 6° scudetto!” P
ietro Anastasi, uno degli indimenticabili grandi campioni che hanno firmato pagine importanti della storia juventina. Catanese di nascita iniziò la sua lunga avventura calcistica nella Masiminiana nel campionato 64/66. Nel successivo torneo fu acquistato dall’ingegner Giovanni Borghi imprenditore e fondatore della nota Ignis per farlo giocare nel suo Varese dove disputò due splendide stagioni prima di rispondere alla chiamata della Juventus. In bianconero giocò 8 stagioni vincendo tanto e diventando il simbolo di rivalsa per i molti emigrati che lavoravano nella FIAT, la più grande azienda automobilistica italiana. Pietro, il nuovo modulo sta incuriosendo e divertendo tutti, secondo il tuo parere sono questi i giocatori adatti a questa tipologia di
gioco? Credo che questo sia un modulo che sicuramente coinvolge tutta la squadra. I tre reparti difesa-centrocampo e attacco si amalgamano tra di loro e tutti contribuiscono alla fase difensiva alla bisogna ed è questa la nota che fa la differenza. In 3 partite giocate con questo modulo (Lazio-MilanSassuolo) ci sono state le risposte che l’allenatore chiedeva. Contro il Sassuolo ho notato che il gruppo era coeso ed affiatato e si ritrovavano tutti. Ho visto tornare in difesa Mandzukic, Cuadrado e specialmente Higuain e questa la dice lunga come questi giocatori con note caratteristiche offensive sappiano mettersi a disposizione della squadra. Si è chiuso il mercato e con esso abbiamo visto che la Juventus non ha fatto gli acquisti che tutti pensava-
no. Storicamente la Juve i suoi colpi importanti li fa sempre nella sessione estiva, magari nella sessione invernale pianifica gli acquisti futuri... La Juventus non aveva bisogno di operare perché di giocatori ne ha davvero tanti e tra l’altro tutti di qualità. Tuttavia avere la possibilità di possedere un parco atleti così ricco rappresenta una cosa importante specie ai fini di una panchina su cui attingere al momento giusto.C’è Hernandes che con ogni probabilità dovrebbe lasciare la Juventus ma di questo già se ne parlava nelle sessione estiva. La Juve per ora è forte così ed offre ampie garanzie. Pietro, ultima domanda è d’obbligo farla sulla partitissima che nel serale di domenica allo Stadium vedrà di scena il derby
d’Italia. Questa volta però con un sapore particolare viste le ultime prestazioni di un’Inter in evidente crescendo... Sarà una partita che sicuramente affascinerà tutti. Juventus Inter è per il calcio italiano sempre una classica di prestigio, fa parte della storia del campionato. Credo che il risultato per ovvie ragioni penderà a favore della Juve che in caso di vittoria e con il recupero della gara di campionato contro il Crotone potrebbe sicuramente ipotecare il suo sesto titolo. Anche se nel campionato, aldilà dei valori delle singole avversarie, nulla è dato mai per scontato... Marco Venditti
(Pietro Anastasi premiato allo Stadio Comunale ai tempi in cui vestiva la maglia della Juventus)
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L'Intervista: Roberto Boninsegna
“Allegri vuole sfruttare l'enorme potenziale offensivo”
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ette campionati da protagonista con la maglia dell’Inter, con uno scudetto e due titoli di capocannoniere vinti, prima di passare, nell’estate del 1976, alla corte della Juventus, dove si è fermato per tre stagioni e ha potuto arricchire il proprio palmares con altri due scudetti, una Coppa Italia e la Coppa Uefa del 1977, il primo trofeo internazionale conquistato dalla
Vecchia Signora. Questo il palmares da giocatore di Roberto Boninsegna, per i tifosi “Bonimba”, vicecampione del mondo ai Mondiali di Messico ’70. Roberto Boninsegna, dopo nove vittorie consecutive, sconfitta con la Lazio in Coppa Italia a parte, l’Inter arriva allo Juventus Stadium per giocarsi il derby d’Italia. Che partita si aspetta di vedere domenica? Non nascondo che sarà una partita molto difficile soprattutto per l’Inter. Nel proprio stadio la Juve ha dimostrato di essere quasi invincibile, anche se per affrontare al meglio l’impegno contro la squadra di Allegri Pioli ha lasciato riposare alcuni titolari nella sfida di Coppa Italia con la Lazio, che ha passato il turno meritatamente. Nell’ultimo turno di cam-
pionato i passi falsi di Roma e Napoli hanno favorito la squadra di Allegri. Lei ritiene ancora possibile che lo scudetto possa finire lontano da Torino? Con quattro punti e una partita da giocare in più non mi sembra che ci sia un’alternativa alla Juve. Sulla carta la rivale dei bianconeri potrebbe essere proprio l’Inter, ma purtroppo i nerazzurri sono troppo lontani dalla vetta e potranno al massimo tentare di inserirsi nella lotta per un posto in Champions, anche se penso che l’Europa League sia l’obiettivo più alla portata della formazione di Pioli. A proposito di Pioli, si aspettava che il nuovo tecnico riuscisse a dare un cambio di rotta così importante alla squadra nerazzurra, dopo il difficile inizio sotto la gestione di
De Boer? Pioli è riuscito a dare un’identità all’Inter, cosa che sia Mancini che De Boer non erano riusciti a fare, visto che entrambi cambiavano continuamente la formazione. Il maggior merito di Pioli è di aver dato stabilità alla squadra, che ora appare più solida a centrocampo anche grazie al buon inserimento da parte di Gagliardini. Per essere ancora più competitiva all’Inter servirebbe un po’ di qualità in più sugli esterni. A proposito di moduli e schemi, la convince il modulo offensivo adottato ultimamente da Allegri? A Firenze la Juve aveva giocato e perso con là davanti i soli Higuain e Dybala e questo deve aver spinto Allegri a trovare delle nuove soluzioni per cercare di sfruttare al massimo l’enorme po-
tenziale di cui la Juventus può disporre nel reparto offensivo. Finora il nuovo modulo ha funzionato, grazie anche al grande sacrificio fatto soprattutto da Mandzukic. Penso che Allegri proverà a proporlo anche in Champions League, soprattutto in casa. Da ex attaccante, chi prenderebbe fra Icardi e Higuain? Nella nazionale argentina
Icardi è considerato il terzo attaccante. Ma lui e Dybala rappresentano il futuro dell’Argentina. Può fare un pronostico per Juve-Inter? Sulla carta è una partita da tripla, come si conviene a un derby d’Italia. Tuttavia, se dovessi giocare la schedina metterei 1X. Giovanni Rolle (Nelle foto Roberto Boninsegna in maglia Juve)
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Il Punto
Nuova Juve, Paulino 'Skywalker' e l'Impero del Male C
'era una “svolta”... Così inizia la favola di questa Juve che da tre partite abbacina per volume di gioco, padronanza dello stesso e in cui le individualità, al servizio del collettivo, dispiegano la loro arte prestipedatoria nel pieno rispetto dei doni di Eupalla, per coagularsi in un'armoniosa espressione di squadra dall'identità ben definita. La schiusa della crisalide ha liberato una bellissima farfalla bianconera, giocosa, ma non “farfallona”, le cui acrobazie aeree, pur ad alta valenza creativa, si dipanano attraverso tracciati non casuali che la conducono in prossimità del polline con disinvoltura talmente eccessiva, da trascurarne talvolta la suzione; un vezzo innocente per l'italico giardinetto, del tutto privo
di entomologi e/o predatori, ma da non assurgere a vizio quando il richiamo delle praterie continentali diventerà ineludibile. Fuor di metafora, la rivoluzione copernicana seguita alla disfatta di Firenze ha generato una versione di NotreDame des Étoiles talmente accattivante e convincente che persino i cortigiani più efferati si sono resi conto di quanto, a dispetto dell'efficacia, fosse mediocre quella precedente. Questa inversione di tendenza, che solo gli appassionati più ingenui possono accreditare completamente alle capacità taumaturgiche di “Mago Zerbino”, conferma e attesta quanto la critica meno compiacente profferisce dall'estate: l'inesistenza di un reparto mediano accettabile e la necessità di im-
plementare la propositività del complesso ricorrendo alla ridondante qualità del parco attaccanti. La disponibilità di questi ultimi a svolgere anche parte del lavoro sporco, coniugata alla consapevolezza di riuscire a valorizzare al meglio le loro non comuni peculiarità (l'intesa tra simili sorge sempre abbastanza spontaneamente), ha reso possibile che, poco paradossalmente, la creatura sorta dalle ceneri Medicee rischi pochissimo pur offendendo di più e meglio, indossando peraltro un abito finalmente “à la page” anche per le serate di gala. Semplice, no? Se il centrocampo non ce l'hai, ne fai a meno! Tuttavia, il dispendio energetico richiesto ai guastatori da questa modulazione è così elevato da renderne sconsi-
gliabile l'utilizzo sistematico e, all'uopo, è ragionevole quanto auspicabile supporre che verrà alternata con la variante detta ad “albero di Natale”; efficacissima anch'essa se si scelgono le “palle” giuste. Anche perché, va detto, l'assetto a trazione anterio-
re consta purtroppo di pochissime vere alternative: il “predestinato”, con eventualmente il giovanissimo Moise Kean, per il pacchetto avanzato e il “flavo” di Andezeno per una terra di mezzo che, a eccezione di Pjanic e Khedira, annovera solo badilanti; troppo poco per ipotizzarne l'impiego ovunque e al cospetto di chiunque. Ciononostante, l'urgenza attuale è un'altra: la “Morte Nera-zzurra”, espressione di un Impero del Male che dal 1908 ammorba il pianeta palla è attesa fra le sacre mure dello J.S., ove si presenterà con sbandierate velleità di oscurare la luce più abbagliante del panorama peninsulare. I cavalieri Jedi della Regina di sempre, custodi di verità e giustizia, rinfrancati da una settimana scevra d'al-
tre incombenze, sono chiamati a riaffermare, per loro stessi e per il loro popolo, l'insopprimibile potere del lato luminoso della forza e, a tale riguardo, il più atteso tra essi sarà senz'altro il “chiacchierato” della settimana: Paulino Dybala. Molto dipenderà da quanto sarà sgombra la sua mente e quieto lo spirito; non v'è altri Skywalker all'infuori di lui. Poiché nell'ambito della sempiterna lotta fra verità e menzogna, lo scontro imminente non è riducibile a mero episodio, giacché questa è “La Partita”, s'impone il ricorso all'unico augurio possibile, quello reso celebre da Jan Solo e che ben si attaglia anche alla Signora acchiappascudi: “Che la Forza sia con te!”. Augh. Ezio Maletto
Allegri e Dybala: niente 'Give me five'! D
omenica a Reggio Emilia abbiamo assistito ad un siparietto poco “carino”, nel momento in cui Allegri ha deciso di sostituire Dybala con Pjaca: uscendo dal campo, Dybala dà il cinque al compagno e poi scansa la mano portagli da Allegri. Cose che capitano, infatti Allegri ha subito gettato acqua sul fuoco. Tutto bene, in linea con lo show mediatico che gira attorno al calcio; ma sono proprio così idilliaci i rapporti tra i due? La domanda nasce soprattutto per lo sfogo di Allegri postDoha, dove il livornese ave-
va “criticato” proprio Dybala per gli errori fatti, che avrebbero cambiato l’esito della partita. Dal canto suo Dybala, a causa dell’infortunio che l’ha tenuto lontano dai campi per un lungo periodo, sta cercando di riprendersi il ruolo di protagonista che gli compete. Le scelte di Allegri, dal suo arrivo alla Juve, hanno portato Dybala a giocare più trequartista che seconda punta; il ragazzo si sacrifica per poi impostare le ripartenze, lavoro necessario ed importante, ma quanto realmente gradito al talen-
to argentino? L’arrivo di Higuain aveva generato in Dybala la speranza di giocare seconda punta vedendo crescere le possibilità
di andare in goal, per entrambi. Gli schemi di Allegri, fino ad ora, non hanno soddisfatto le aspettative di Dybala. Ora che Allegri ha
deciso di provare il 4-2-3-1, schema innovativo ma che gli permette di non escludere dall’undici titolare Mandzukic, è logico pensare che le attese di Dybala siano aumentate, quindi la delusione della sostituzione di domenica ci sta tutta. Pur non volendo credere che il feeling tra Dybala e Allegri sia scemato, ci sono ragioni per le quali il tecnico è orientato a prendere alcune decisioni. Gli equilibri degli spogliatoi sono complicati e in quello bianconero, in questa stagione, si sono modificati con i nuovi arrivi e
la necessità di operare scelte tattiche diverse dal collaudato 3-5-2. Si è aperta una specie di divisione tra i giocatori, soprattutto nella BBC, il “muro” difensivo che non riesce più ad esprimersi ai massimi livelli; e il passaggio obbligato alla difesa a 4, più funzionale per centrocampisti e attaccanti, ha complicato le cose. Quindi prendiamo lo sfogo di Dybala per quello che è, però non facciamo gli struzzi per non voler cogliere un malessere che questo gesto evidenzia. Massimo Sottosanti
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ControCorrente
Dal fascino del derby d'Italia ai veleni di calciopoli L’insanabile rapporto con l’Inter, musa ispiratrice dell’operazione che condusse alla revoca di due scudetti e alla B di ENRICO HEIMAN
L
o chiamavano (e qualcuno ancora lo chiama) il derby d’Italia. Slogan fascinoso ideato da Gianni Brera, il grande maestro, all’inizio degli Anni '70. Per il semplice motivo che Juventus-Inter era la sfida tra le squadre italiane di maggior partecipazione popolare. Le più amate, le più discusse, le più ricche, prima che all’orizzonte spuntasse la figura di Silvio Berlusconi che a metà degli Anni '80, a colpi di decine di miliardi (delle vecchie lire), trasformò il Milan nel club più ambizioso d’Europa. Brera, di cuore e simpatie nerazzurre, definì l’Inter la “beneamata”. Appellativo letterario d’ispirazione gozzaniana. L’avvocato Agnelli non s’impegnò mai in analoghe ricerche. Gli bastava che la Juve vincesse, attraendo sempre nuove schiere di tifosi da ogni parte d’Italia. Soprattutto dal sud che nel dopoguerra, per un quarto di secolo, fornì braccia e sacrifici che contribuirono in modo rilevante allo sviluppo del colosso Fiat. Roba d’altri tempi. Sullo slancio della grande Inter del mago Herrera, dominatrice in Italia e in Europa nel periodo centrale degli Anni '60, la rivalità con la Juve assume contorni e dimensioni eccezionali. Era già sentitissima negli Anni '50, quando il nostro calcio era forse un po’ meno ricco ma sicuramente più genuino. Ricordo un Juve-Inter del novembre 1953, al vecchio Comunale strapieno, finito 2 a 2. Con vantaggio nerazzurro immediato di Skoglund, raddoppio al 24' di Nyers, accorcia Boniperti e nella ripresa pareggia John Hansen. Grande partita. Ero un ragazzotto, sistemato nei distinti centrali, cioè nella gradinata
di fronte alla tribuna. Moltissimi tifosi milanesi e lombardi, non tutti dell’Inter. I brianzoli tifavano Juve. Ma in clima di assoluto rispetto. Atteggiamento ormai in disuso. È cambiato il contesto sociale. Odi e livori pervadono vasti strati della nostra società. Le curve degli stadi sono diventate una specie di terra di nessuno, dove vige ogni tipo di violenza. E adesso (ma non da oggi) pare si siano infiltrare anche le mafie. Storie di ricatti, biglietti e trasferte omaggio. I club sono costretti ad “abbozzare” per evitare incidenti e squalifiche. Così, specie nelle gare importanti, i biglietti in dotazione ai capi-tifosi vengono rivenduti a prezzi da strozzinaggio. I profitti finiscono nelle mani delle cosche. Su questi e altri aspetti poco chiari indaga la magistratura. Chiamata in causa anche la Juventus (anche se nessun tesserato bianconero risulta imputato): raramente i giudici ne azzeccano una giusta. In parte per preconcetti, in parte perché non conoscono la materia. Ma torniamo all’attualità. A tempi più recenti che riflettono lacerazioni difficili da dimenticare. Ovvio il riferimento a Calciopoli che dal 2006 in poi ha scavato un abisso tra Juventus e Inter. Una voragine che difficilmente potrà essere rimarginata. Fin da quando emergono i primi elementi d’inchiesta che riguardano Luciano Moggi, i rapporti con gli arbitri non solo della Juventus ma anche di altri club, tipo Milan, Lazio, Fiorentina e poco dopo anche l’Inter, si capisce subito quale sia la regia dell’intera manovra. La musa (la dea) ispiratrice di quella specie di inquisizione che verrà chiamata Calciopoli si annida nei cosiddetti poteri forti che fiancheggiano l’Inter. In proposito c‘è un episodio considerato erroneamente marginale. All’inizio di marzo 2006,
mentre la Juve di Capello veleggia in testa alla classifica avviandosi verso l’ennesimo scudetto, ad Appiano Gentile il tecnico nerazzurro Roberto Mancini, un bel mattino, dopo l’allenamento, se ne esce con una frase sibillina: “Tra pochi mesi verranno fuori fatti che sconvolgeranno il campionato e l’intero calcio italiano”. Sillaba più, sillaba meno, queste le sue parole. Come faceva a saperlo? Le aveva sentite dire nella società per cui lavorava. Cioè in seno all’Inter. E ha la spudoratezza di riferirlo in pubblico, non potendo ancora immaginare quali saranno gli sviluppi. Il giorno dopo la Gazzetta dello Sport, maggior quotidiano sportivo italiano nel quale ho militato per quasi 11 anni ed ha sempre mantenuto un piglio ministeriale, pubblica accanto ai servizi sull’Inter un incorniciatino a una colonna con la frase di Mancini. Ovviamente riferita dal giornalista di tur-
no. Senza commenti, a puro titolo cronistico. Del resto non esistevano elementi per suffragare ipotesi. Sarebbe stato come annunciare un terremoto tre mesi prima. Con tutto il rispetto per chi, in tempi attuali, si è vista stravolgere o ha perso la vita a causa di autentici terremoti. Il nostro Appennino centrale è semidistrutto, per non pensare ai 29 morti a causa della valanga che ha travolto l’hotel Rigopiano. E alle sei vittime nell’incidente dell’elicottero precipitano sulla montagna di Campofelice. Due terribili sciagure alle pendici del Gran Sasso. Tutto ciò dimostra che l’intera operazione di Calciopoli viene preparata, sulla base di fatti e situazioni artificiosamente interpretati, per porre fine alla supremazia della Juventus. Perché 4 scudetti in 5 anni, (2002,2003,2005,2006) erano troppi. Senza contare tutti quelli del secolo precedente. Non erano tollerabili soprattutto dall’Inter, che
non vinceva un campionato dal 1989 (con Trapattoni). E allora bisognava trovare il modo per bloccare il motore bianconero. Con le buone o con le cattive. Il cosiddetto sistema Moggi, che prevedeva una forma di collaborazione arbitrale inseguita e perseguita anche dagli altri club, viene eretto a scandalo. Anche se non contiene nulla di scandaloso. Ma la giustizia sportiva lo dichiara illecito. Con processi e controprocessi, cui si aggiunge la giustizia ordinaria. Con tutto quello che sappiamo. E di cui conosciamo l’origine. Che alla Juve costano 2 scudetti revocati e la retrocessione in B. Ol-
rivolgevano tutti a lui per togliersi dalle grane o per salvarsi. Eloquenti i casi di Fiorentina, Lazio e Cagliari. Qualche risultato sarà stato pure pilotato, ma non per volontà di Moggi. Con i designatori Bergamo e Pairetto pronti a offrire i loro buoni uffici. La polizia andava a riceverlo all’aeroporto in cambio di qualche biglietto di tribuna. Gli telefonavano persino i politici. Sembrava l’uomo più potente d’Italia. Poi sappiamo che ha pagato per tutti. Ecco perché tra Juventus e Inter non potrà più scoppiare la pace. Al massimo si potrà parlare di armistizio, come avviene negli ultimi anni. Si gioca
tre alla solenne porcheria di assegnarne uno all’Inter, per la stagione 2004-2005, conclusa al 3° posto con 15 punti di distacco. L’unico neo, che si può attribuire a Moggi, è che all’epoca si è trovato a gestire un potere troppo vasto per un direttore sportivo. Anche se d.g. di un club come la Juve. Si
regolarmente in campionato. O se capita in altre competizioni. Ma quell’inossidabile vizio d’origine, datato 2006, non verrà mai rimosso. (Qui sopra Roberto Mancini; in alto l'ex direttore generale della Juventus, Luciano Moggi)
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Squadra ospite
Inter, sono vera gloria le sette vittorie consecutive? Pioli ha sistemato la squadra e i neroazzurri viaggiano forte. Ma l'esame di laurea è allo Stadium...
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Non è ciò che facciamo di tanto in tanto che conta, ma le nostre azioni costanti”. In questo aforisma di Tony Robbins, attore e saggista statunitense, è contenuta la chiave per leggere il futuro prossimo dell’Inter, reduce da 7 vittorie consecutive in campionato, ma anche dal primo vero scivolone della gestione Pioli: l’eliminazione dalla Coppa Italia ad opera della Lazio. Negli ultimi anni, infatti, la squadra nerazzurra era già riuscita a centrare “di tanto in tanto”
collezionato una serie di 10 successi di fila tra campionato e coppe, con la celebre vittoria allo Juventus Stadium, che è passata alla storia come la prima sconfitta della Juve nella sua nuova casa. Di fronte a questi e ad altri esempi che si potrebbero citare, l’Inter di Pioli è chiamata quindi a dimostrare che la sua continuità di risultati non è frutto di un singolo periodo di forma particolarmente fortunato, ma che, al contrario, le vituna serie importante di vittorie consecutive, a cui, tuttavia, avevano fatto seguito prestazioni di tutt’altro tenore, sconfitte imbarazzanti e crolli in classifica. L’Inter di Ranieri, ad esempio, nella stagione 2011/2012 dopo aver vinto 7 partite consecutive, tra cui il Derby col Milan, crollò completamente, finendo il campionato al 6° posto. Un destino simile toccò anche all’Inter di Stramaccioni nell’anno successivo, che arrivò addirittura nona in classifica, dopo aver
torie resteranno “un’azione costante” all’interno di tutta la stagione nerazzurra. Queste risposte dovranno arrivare soprattutto in almeno 2 delle prossime 3 partite, contro Empoli e Bologna, avversari che sono certamente alla portata del Biscione. Ma già oggi, contro la squadra più forte del campionato, ci si aspetta dall’Inter una grande reazione, in segui-
to alla sconfitta di martedì sera con la Lazio a San Siro, e una prestazione che confermi la crescita globale della squadra. A partire dalla difesa dove l’Inter ha ritrovato nella coppia MirandaMurillo una parte di quelle certezze che i due giocatori sudamericani avevano assicurato nella prima parte della scorsa stagione. Sotto la gestione di Pioli infatti, la retroguardia è tornata ad essere una delle difese meno battute del campionato, assumendo un ruolo importante nelle recenti vittorie: è fondamentale quindi per l’Inter mantenere inviolata la porta ben difesa da Handanovic ed evitare quella fase difensiva blanda e allegra che in diverse occasioni è tornata in scena negli ultimi campionati. Sulle fasce laterali D’ambrosio e Ansaldi rimangono modesti ma le certezze sono i due esterni di centrocampo, Candreva e Perisic, giocatori decisivi per questa squadra. L’elevato numero di cross e le giocate di qualità offerte dell’ex Lazio e Juve (maggior assistman neroazzurro) hanno permesso a Pioli di sfruttare al massimo le doti in area di rigore di Icardi e quelle di inserimento sul secondo palo di Perisic. Il croato assicura anche corsa, ripieghi difensivi e fisicità, fondamentali per l’equilibrio della squadra. In mezzo
al campo, accanto all’altro croato, il talentuoso Brozovic, giocherà Gagliardini, insostituibile da quando è arrivato dall’Atalanta a inizio gennaio. La punta, ovviamente, sarà Icardi, capocannoniere del campionato insieme a Higuain e Dzeko e autore di ben 7 gol in 8
partite alla Juve, dietro al quale agirà, nella posizione di trequartista, Joao Mario, in netta ripresa nell’ultimo periodo. Alessandro Casali (Dall'alto in senso orario: Icardi, Pioli e Kondogbia, Joao Mario, Handanovic)
Giornale sportivo per i tifosi di Juventus e Torino
Direttore Responsabile Roberto Grossi - rogro@inwind.it Hanno collaborato Bruno Bernardi, Alessandro Casali, Antonio Catapano, Ilenia Dell'Aquila, Ezio Maletto, Enrico Heiman, Paolo Rachetto, Giovanni Rolle, Marco Sanfelici, Massimo Sottosanti, Alessandro Vaccaneo, Marco Venditti. Ermanno Vittorio Segreteria di redazione Cristina Zecchino - Tel. 011 0371291 amcsrls@yahoo.it Impaginazione e grafica Silvana Scarpa
Servizi fotografici Agenzia Domus Images - Stefano Gnech ONE+NINE Images - Giuliano Marchisciano Editore AMC - Art Media Communication Direttore Editoriale Gianni Castaldo - amcsrls@yahoo.it Pubblicità amcsrls@yahoo.it Stampa I.T.S. SpA Distribuzione gratuita agli ingressi esterni degli stadi torinesi, eventi e canali commerciali Autorizzazione Trib. di Torino n. 30 del 27/11/2015. Tutti i diritti riservati Responsabile del trattamento dei dati personali: Gianni Castaldo
CHIUSO IN REDAZIONE ALLE ORE 17 DI GIOVEDÌ 2 FEBBRAIO 2017
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Farsopoli
Dal 2006 tra calcio e tribunali: il caso Telecom-Vieri... P
er Brera era il derby d’Italia. Ora nemmeno quello, poiché il Milan ha più scudetti dell’Inter. Per noi che nell’estate del 2006 ci siamo scoperti figli di un Dio minore è diventata, da allora, la partita che non si può perdere. La fiera dei muscoli. Il “ti aspetto fuori da quell’aula di Tribunale e vediamo chi è il più forte”. Un conto che non si potrà mai pareggiare su cui pesa come piombo uno scudetto di cartone e come il più amaro dei rimpianti quella discesa agli inferi della serie B: mai più emendabile. Indelebile. Il rettangolo verde ha perso un po’ del suo profumo per noi e nelle
narici rimane l’odore della carte polverose e degli uffici in cui si sono affastellate, per dieci lunghi anni. Tuttavia, sulla Prescrittese si può sempre contare per qualche momento di ilare leggerezza. E si perché, diciamolo, un po’ ci siamo divertiti a immaginare un’occhiuta Inter che ficcava il naso nella faccende private, e poi neppure tanto, del suo bomber. Ma veramente non gli punse mai vaghezza a nessuno negli uffici di corso Vittorio Emanuele di scendere in edicola e comprarsi Novella 2000? C’era proprio bisogno di scomodare gli ex professionisti dell’intelligence? Evidentemente
nella sede nerazzurra la risposta fu: si! Che il calcio ormai sia un’azienda sulla quale pesano e riverberano enormi interessi economici è persino pleonastico sottolinearlo, ma da quelle parti
Scudetto obiettivo n° 1: occorre entrare nella leggenda!
I
l popolo gobbo è vario da sempre, soprattutto quando si parla di obiettivi stagionali. Come al bar. C’è chi vuole un caffè lungo in tazza grande, chi vuole un cappuccino freddo in tazza piccola, chi vuole una cioccolata tiepida decaffeinata in tazza media e piattino piccolo, chi vuole tutto il bar, chi vuole solo la bella cameriera, ecc. Però questa precisa stagione è diversa da tutte le altre. E così, dando come presupposto assodato che per qualunque Juventino sarebbe bello vincere tutto, se si trattasse invece di scegliere uno solo tra i trofei delle diverse competizioni, per scegliere quello irrinunciabile, la divisione tra i tifosi sarebbe comunque palpabile. La Coppa Italia, da sola, ovviamente non soddisferebbe quasi nessuno. Si tratterebbe però comunque di un grande record, perché nessuno ha mai vinto 3 Coppe Italiche di fila. E inoltre sarebbe il 12° trofeo per la Juventus in questa
specifica competizione, record assoluto anche questo. Ma sappiamo benissimo che, viste le ambizioni della squadra, come trofeo andrebbe accoppiato ad altro più prestigioso, per poter dare adeguata soddisfazione. La Champions League è una maledizione, lo sappiamo. Tante finali perse, quindi per molti tifosi resta l’obiettivo primario. Alzare quel trofeo, finalmente, sarebbe di grande importanza per forza di cose. Per conto nostro però, se dobbiamo scegliere proprio uno solo dei trofei, scegliamo lo scudetto. Parto dal presupposto che la Champions, maledizioni comprese nel prezzo, è anche un fatto di casualità, fortuna, ecc. Sappiamo bene che è un torneo dove, per quanto forte una squadra possa essere, da un certo punto in poi gli avversari molto ostici sono parecchi. Ora, ben venga vincere un torneo del genere, ma ci sentiamo di dire che la vittoria sarà sempre complicata. E poi,
ci si può sempre pensare l’anno prossimo. Lo scudetto di questa specifica stagione (del tutto eventuale per ora), sarebbe invece un risultato storico irripetibile. Mai nessuno ha vinto 6 scudetti di fila, e se per caso la Juve non riuscisse a centrare l’obbiettivo, dovrebbe vincere nuovamente altri 5 scudetti di fila per potere usufruire ancora una volta di un’occasione così. E con tutto il rispetto per la Juve attuale, progettualmente parlando, avanti alle altre di parecchio, sarebbe comunque una cavalcata molto difficile da poter ripetere in scioltezza. Quindi non abbiamo dubbi: lo scudetto è praticamente obbligatorio. E a questo, ci farebbe molto piacere se si riuscisse ad affiancare anche la tanto vituperata Coppa Italia. Sono entrambi tornei alla nostra portata, dove ci sono buone possibilità, e dove si potrebbero anche portare a casa grossi record praticamente ineguagliabili per qualche decennio da chiunque. Lo scudetto prima di tutto, e a seguire tutto il resto, se si può. Ma so che molti lettori non saranno d’accordo con noi. Of course. Non è un problema. Del resto le opinioni, come i sogni, sono sempre legittimamente e fisiologicamente un fatto del tutto personale. Antonio Catapano 'Crazeology'
devono avere un po’ equivocato sulla questione dei segreti industriali, a meno che tale non fosse ai loro occhi la ricetta del cocktail preferito di Bobo Vieri o chi tra lui e la Satta portasse fuori la spazzatura la sera (questione, questa sì, che soprattutto in inverno poteva avere delle serie ricadute sulla salute e dunque sulle prestazioni del bomber). Comunque pure alla Procura del capoluogo lombardo la questione non deve aver fatto tanto sorridere e infatti nel settembre 2012 il Tribunale di Milano pensò
bene di condannare l’Internazionale F.C. e la Telecom, in solido tra loro a pagare a Vieri la bella sommetta di 1.000.000,00 di euro liquidata equitativamente dal Giudice, il quale ricorse a questo strumento a lui consentito per dare un valore alla sofferenza patita dal bomber nel sapersi violata la sua sfera privata. I due convenuti, lungi dal mostrare la signorilità del signor Bonaventura staccarono sì il congruo assegno ma, con l’altra mano firmarono gli atti di appello. E così nel luglio 2015 la Corte D’Appello precisò senza mezzi termini che “… senza dubbio le condotte di cui le società (Inter e Telecom n.d.r.) — per tutto quanto innanzi illustrato — sono responsabili appaiono particolarmente riprovevoli per il loro carattere subdolo e sleale.”, tuttavia ridimensiono grandemente il valore, per cosi dire, dato alla sofferenza patita dal bomber e tra le motivazioni che la indussero a farlo, alcune ancora oggi sono fonte
di una certa soddisfazione per noi fans della Vecchia Signora. Non certo quelle più strettamente giuridiche che stigmatizzarono il comportamento del Giudice di prime cure laddove, nel quantificare il valore del risarcimento del danno, non si era mantenuto dei limiti di una “uniformità pecuniaria” cui deve ispirarsi il ricorso allo strumento dell’equità, il quale se no, va da sé, di equo conserva poco. Ma leggere in quella stessa sentenza, ancorché alla fine si traducesse in un’attenuante per il portafoglio dell’Inter, che “i giornalisti erano piuttosto orientati a porre in cattiva luce e criticare chi si era affidato a mezzi illeciti, a evidenziarne la scarsa serietà e la condotta sleale…”. Beh questo, con buona pace dell’ex attaccante nerazzurro, per me non ha prezzo. Scarsa serietà e condotta sleale! E stiamo parlando di intercettazioni! Ad ognuno trarre le sue conclusioni. Alessandro Vaccaneo
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Febbraio Juve
La 500 volta di Scirea in maglia Juve a
11 febbraio 1925 Amichevole al campo Juventus tra bianconeri e svizzeri del Lugano; freddo e nebbia fitta avvolgono giocatori e pubblico. Il match termina 2-2 (gol bianconeri di Rosetta e Ferrero e rigore sbagliato da Giriodi). La formazione Juve: Combi, Gianfardoni, Novo, Bigatto, Giriodi, Barale, Grabbi, Rosetta, Ferrero, Munerati, Gambino.
2 febbraio 1922 Esordio in Campionato e nella Juventus per il portiere Giampiero Combi (19 anni), la partita è U.S. Milanese-Juventus (2-0) disputata a Milano 3 febbraio 1996 È ufficializzato che a partire da domenica 11 Febbraio sui campi di calcio sarà esposto a mezzo del 4° uomo il tempo di recupero sia per la prima frazione di gioco sia per la seconda. D’ora in avanti non ci saranno più misteri: giocatori, allenatori e pubblico sapranno in tempo reale i minuti di recupero. 4 febbraio 1984 La nazionale affronta in amichevole a Roma il Messico, sonante 5-0 con tripletta dello juventino Paolo Rossi che dopo la fantastica tripletta al Brasile nel mon-
diale 1982 si ripete centrando in una sola partita 3 reti. 5 febbraio 1997 La magica atmosfera della “Favorita” di Palermo esalta la Juventus che già
all’andata aveva surclassato il Paris Saint Germain (6-1) nella finale della Supercoppa Europea. La partita è ancora in mano ai bianconeri che s’impongono 3-1 con i gol di Del Piero (2) e Vieri. 6 febbraio 1972 La Juventus regola al Comunale il Verona (4-0), due gol per tempo, nella prima frazione gol di Novellini ed Anastasi, nella ripresa doppietta di Capello 7 febbraio 1999 La Juve perde in casa 4-2 contro il Parma e Marcello Lippi lascia la panchina bianconera dopo 3 scudetti, 1 Coppa Campioni, 1 Intercontinentale, 1 Supercoppa europea, 2 Supercoppe italiane e 1 Coppa Italia. Dopo l'amara parentesi con l'Inter (4° posto nel 1999-2000 e dimissioni dopo la prima
giornata 2000-01), Lippi torna a Torino dal 2001 al 2004 vincendo altri 2 scudetti e 2 Supercoppe italiane. 8 febbraio 1914 La Juve al Campo di Corso Sebastopoli travolge il malcapitato Como (9-0): bomber di giornata Bona autore di 5 segnature di cui una su rigore; completano la goleada Dalmazzo (2) e Boglietti (2) 9 febbraio1986 Atalanta-Juventus 0-0: 500ª volta di Gaetano Scirea con la maglia Juventus. Una vita. 500 tra campionato, Coppa Italia e coppe internazionali. 500, e proprio a Bergamo, dove tutto è cominciato nel 1972, con l’esordio in A (CagliariAtalanta 0-0). Le parole che quel giorno dice Boniperti spiegano bene chi era
Scirea: «Un esempio per chiunque ami il calcio e per i giovani che si avvicinano a questo sport». Per Gaetano quello è il terzultimo campionato in bianconero. Ha 33 anni, ha vinto tutto: in primavera vincerà il 7° scudetto. Si ritirerà alla fine della stagione 1987/88, l’anno successivo sarà il più stretto collaboratore di Zoff, allora tecnico bianconero. È morto il 3 settembre 1989,
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Chiusano eletto presidente, Sivori sbanca Madrid stava andando a vedere i polacchi del Gornik Zabrze, avversari della Juve in Uefa: era di domenica, il giorno del calcio, come se la storia avesse voluto chiudere un cerchio. 10 febbraio 1993 La Juve pareggia a Parma (1-1) nel ritorno dei quarti di Coppa Italia e si qualifica per le semifinali. Per i bianconeri è la terza semifinale raggiunta nelle ultime 3 stagioni. Il gol bianconero è di Moeller. 11 febbraio 1967 Nasce a Napoli Ciro Ferrara, difensore del Napoli, Juve e Nazionale. Ha esordito in A il 5 maggio 1985 (Napoli-Juve 0-0) collezionando 500 presenze e 27 gol. Ha vinto 7 (+1 revocato) scudetti, 2 coppe Italia, 5 Supercoppe Italiane, 1 Uefa, 1 Champions League, 1 Supercoppa europea e 1 Intercontinentale. In Nazionale 49 partite. 12 febbraio 1990 L’avvocato Vittorio Caissotti di Chiusano è eletto presidente della Juventus, il 26° della storia del club.
14 febbraio 1960 La nebbia blocca la Juve al Comunale contro il Padova; la partita comincia nonostante una fitta nebbia, la Juve va sopra 4-2. Poi al 77° l’arbitro Cariani (che indossa un curioso copricapo) decide la sospensione. Inutili i gol di Boniperti, Sivori, Cervato (rig.) e Charles. Partita recuperata il 24 febbraio: s’imporrà nuovamente la Juve 5-1. 15 febbraio 2010 Viareggio è ancora bianconera. La Primavera vince ancora la Coppa Carnevale, battendo l’Empoli in finale 4-2 grazie alla tripletta di Immobile e al gol di Yago. Bissato il trionfo di un anno prima e 5° successo nelle ultime 8 edizioni. Dopo le vittorie del 1961, 1994, 2003, 2004, 2005 e 2009, ecco il 7° sigillo! 16 febbraio 1992 La Juve s’impone all’Atalanta (2-1) al Delle Alpi grazie ai gol di Schillaci e Baggio. Simpatica dichiarazione dell’Avvocato Agnelli presente alla partita: “Se Baggio gioca sempre così, tenga pure il codino e magari anche le trecce…”.
13 febbraio 1966 Domenica di pioggia battente, la Juve s’impone al Varese 3-1. Per Silvino Bercellino, fratello dello stopper bianconero Giancarlo è un giorno da ricordare: doppietta e possibilità di giocarsi la maglia di titolare con l’altro centravanti Traspedini. Chiude le marcature Menichelli
17 febbraio 2005 Muore in Argentina a San Nicolas, suo paese d’origine, Omar Enrique Sivori. Nell’estate del 1957, segnalato da Cesarini, lascia il River Plate per approdare alla Juve di Umberto Agnelli che sborsa 160 milioni di lire. Omar lascerà un segno indelebile nelle 8 stagioni a Torino. “El cabezon” per il suo testone, delizierà il
pubblico con serpentine, tunnel e colpi da autentico solista della “pelota”. Forma con Boniperti e Charles un trio delle meraviglie. Nel 1961 (primo giocatore Juve) è premiato con il Pallone d’oro come miglior giocatore europeo. Come oriundo vestirà la maglia della nazionale italiana. Lascerà la Juve in disaccordo con Heriberto Herrera nel 1965 e a Napoli darà ancora spettacolo in coppia con Altafini.
18 febbraio 1990 Dopo dodici anni la Juventus torna a vincere a Bergamo (2-1): gol di Alejnikov e Marocchi; l’ultimo successo risaliva al 3 Dicembre 1978, Atalanta-Juventus 0-1, gol di Tardelli. 19 febbraio 1992 Esordio In Nazionale per Massimo Carrera, amichevole a Cesena, l’Italia s’impone a San Marino (4-0), oltre a Carrera sono presenti in campo i bianconeri Baggio (doppietta) e Casiraghi autore di un gol. 20 febbraio 1938 La Juve stenta a battere a Torino la Lucchese (1-0) decide un gol della giovane mezzala Enrico Santià che sigla il gol vittoria al 60° ed è anche il suo primo gol nella massima divisione. Si ritrovano in campo ma come allenatori Rosetta alla guida della Juventus e Caligaris che guida la squadra toscana.
Juve di Parola sfida il grande Real Madrid. Quarti di Coppa Campioni, la competizione più affascinante. All'andata 1-0 Real 1-0. Alla Juve si chiede l'impresa. In campo campioni come Santamaria, Di Stefano, Gento e Puskas. Tra i bianconeri il talento di Omar Sivori. La prestazione è da incorniciare, la ciliegina sulla torta è il vantaggio targato Sivori, abile a sfruttare una sponda di testa di Charles. L’episodio gela i madrileni, convinti della facilità della partita. Primo tempo 1-0 Juve. Nella ripresa il Real domina il gioco ma negli ultimi minuti la Juve va vicinissima al 2-0. Al fischio finale l'entusiasmo è quello di una pagina storica. Lo spareggio qualificazione verrà perso 3-1 a Parigi ma resta il ricordo di una grande partita in uno stadio mitico. 22 febbraio1986 Il dottor Francesco La Neve colpito da infarto muore a Torino. Con una punta d’orgoglio amava definirsi 'Il medico più scudettato d’Italia'. Arrivato alla Juve nel 1965, di scudetti ne aveva vinti 9. Nato a Torino il 14/12/ 1933 da famiglia calabrese, si era laureato nel 1959 con specializzazione in fisiochinesiterapia ortopedica e in medicina dello sport. Arriva nel 1965 alla Juve (assistente del dottor Sgarbi) diventa dal 1970 dottore a tempo pieno della Juve (un precursore, prima di allora non esisteva questa figura). Diresse la rivista “Italian Journal of sport Traumatology”, allestì il
centro medico alla Sisport, divenne medico di Mennea, Simeoni e della squadra di basket femminile Campione d’Europa 23 febbraio 1950 La 26.a giornata del torneo 1949/50 è disputata in settimana, 2 partite mercoledì, le altre 8 giovedì tra cui l’atteso Venezia-Juve: gara combattuta con lagunari che terminano il primo tempo in vantaggio 1-0. Nella ripresa la Juve ribalta 2-1: i gol sono di Stacchini e Charles, per il Catania gol di Prenna su rigore. Il 'Cibali' era imbattuto dal 22 febbraio 1959.
tutto: finisce 4-1 con gol di Martino (3) e Muccinelli, quest'ultimo espulso poi al 64°. 24 febbraio 1960 La Juve recupera la partita non disputata per nebbia il 14 febbraio (Padova) anche se i bianconeri vincevano sul campo 4-2. Il risultato è più netto del precedente: si chiude 5-1 con giornata da ricordare per le finezze di Sivori che sigla 3 gol (uno su rigore), altre marcature sono di Charles e Leoncini. 25 febbraio 1962 La Juve recupera a San Siro contro l’Inter una partita quasi compromessa. Nella ripresa, sotto di 2 gol, Sivori riapre il match al 79° con un gol di classe siglato d’esterno sinistro, il pari arriva a tre minuti dal termine con una gran botta dell’ala Stacchini. Ottima gara di Charles schierato in mediana.
27 febbraio 2008 È morto a Busto Arsizio, dove era nato il 29 Settembre 1918, Candiani Enrico. Ala veloce dal gol facile e dal sinistro micidiale, vero incubo per i portieri. Milita nell’ Ambrosiana Inter dove si aggiudica lo scudetto 1940, poi alla Juve nel 1946/47, dove raccoglie 35 presenze e 15 gol. Nelle stagioni successive si accasa alla Pro Patria, Milan, Livorno e Foggia. 28 febbraio 1990 A Torino finale d’andata Coppa Italia Juve-Milan, il ritorno sarà poi disputato ad aprile. Lo 0-0 finale consentirà alla Juve, che vincerà nel ritorno 1-0, di conquistare il trofeo. L’allenatore bianconero Dino Zoff festeggia in panchina il suo 48° compleanno.
Foto e testi di Ermanno Vittorio
(A pagina 12 da sinistra a destra: Gianpiero Combi, maglia di Paolo Rossi, biglietto Juventus-Paris Saint Germain giocata a Palermo, Gaetano Scirea. In questa pagina da sinistra a destra: l'avvocato e presidente bianconero Vittorio Chiusano, Silvino Bercellino, Omar Sivori e Pelè, il dottor Francesco La Neve, Ermes
21 febbraio 1962 Allo stadio Bernabeu la
26 febbraio 1961 La Juve espugna Catania
Muccinelli, Enrico Candiani)
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Spettacoli e cultura
PixelPancho firma l'immagine del 'GruVillage 2017'
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ancano ancora alcuni mesi dall'inizio, ma il 'GruVillage 2017' presenta il suo logo. Il festival sposa per il terzo anno l’arte contemporanea e affida a uno degli street artist italiani più quotati al mondo il compito di lasciare il suo inconfondibile segno ar-
tistico sulla manifestazione. “Madmoiselle Le Gru” (nella foto a sinistra) , è questo il titolo dell’acquerello su serigrafia stampata a mano, che diventa l'immagine, il filo rosso di tutta la comunicazione e la grafica dell’edizione 2017 del Festival. L’opera, creata in esclusiva, è a firma di PixelPancho, l’artista di origini torinesi considerato uno dei più grandi interpreti della street art internazionale. L’immagine ritrae un robot dalle sembianze umane e femminili, vestito con abiti ottocenteschi, che stringe a sé una gru, immersa in un enorme bouquet di piante e fiori. Nella serigrafia pensata inserisce l’elemento animale: la gru, simbolo di Shopville Le Gru e del GruVillage. La gru, nell’arte,
ha sempre rappresentato il simbolo della longevità e della creazione. In quanto uccello d’acqua, è portatore di energia femminile. Associata alla “madmoiselle” robotica ne rafforza la sua identità e la potenza in un inno alla creatività. Infine, il bouquet, con la sua esplosione di verde e di colori richiama il tema della natura così caro all’artista: la bellezza del pianeta è così sottovalutata dall’uomo che può sembrare imprigionata in una gabbia grigia fatta di progresso sfrenato e inquinamento. Fermarsi a guardarla è un regalo che dovremmo farci ogni giorno. La raffigurazione di automi è il “marchio di fabbrica” di PixelPancho. Fin dal suo esordio sceglie come protagonisti delle sue
La storia di 'Billy Elliot' al Colosseo
Foto Colosseo
È più ricco e variegato di sempre il cartellone della prossima stagione del Teatro Colosseo di Torino, il più importante teatro privato del Piemonte. Con le musiche pluripremiate di Elton John in un allestimento dal respiro internazionale, torna al Colosseo il musical di Billy Elliot, una delle storie cinematografiche più amate di tutti i tempi. Questo grande evento vede in scena, nel ruolo del protagonista, Alessandro Frola: 14 anni e un curriculum da piccola étoile. Il suo talento ha subito rubato l’attenzione del regista Massimo Romeo Piparo in collaborazione con il teatro Sistina, che l’ha scelto tra centi-
naia di candidati giunti alle audizioni da tutta Italia. Accanto a lui un cast di 30 performer, con Luca Biagini nel ruolo del padre. Il giovane Billy ama la danza e in un’Inghilterra bigotta targata Thatcher, con le miniere che chiudono e i lavoratori in rivolta, deve fare i conti con un padre e un fratello che lo vorrebbero pugile. Il musical ha debuttato nel West End (Victoria Palace Theatre, Londra) nel 2005, dove resterà in scena fino al 9 aprile prossimo, totalizzando 11 anni di permanenza londinese, e ha vinto 4 Laurence Olivier Awards, il massimo riconoscimento europeo per i musical. L’incredibile successo conseguito ha fatto sì che lo show approdasse anche a Broadway nel 2008, dove ha vinto 10 Tony Awards, gli Oscar del musical. Leggero come una piuma e splendente come un diamante, deciso a spiccare il volo verso il suo grande sogno, il musical sarà ancora una volta un imperdibile concentrato di tenacia, sorrisi e lacrime. La storia del ballerino che fa sognare intere generazioni di talenti emozionerà Torino dal 17 al 19 febbraio. Ilenia Dell'Aquila
opere robot umanizzati, che vivono in mondi immaginari popolati da riferimenti e citazioni sia storiche che contemporanee. Queste figure “androidee” rappresentano la deificazione dell’uomo stesso. L’uomo è protagonista senza mai comparire in carne ed ossa, la sua pelle sensibile divie-
ne ferro, il suo animo ingranaggio. 'GruVillage 2017', una delle manifestazioni di punta nel panorama estivo del nord-ovest, scelta privilegiata per le tournée dei migliori artisti italiani e internazionali, annuncia la sua dodicesima edizione fra metà giugno e fine luglio 2017. Il festival si svolgerà
come sempre nell’Arena esterna di Le Gru a Grugliasco, alle porte di Torino, una location di 6.000 mq, un accogliente spazio verde attrezzato al meglio per artisti e pubblico e offrirà una programmazione eclettica, di grande qualità: la line-up è in fase di costruzione. Paolo Rachetto
Teatro e dintorni
di Paolo Rachetto
'Le sorelle Materassi' al Carignano Va in scena al Teatro Carignano, dal 31 gennaio, al 12 febbraio, "Le Sorelle Materassi", su libero adattamento di Ugo Chiti dal romanzo di Aldo Palazzeschi, per la regia di Geppy Gleijeses. Sul palco Lucia Poli, Milena Vukotic, Marilù Prati. Altri interpreti Gabriele Anagni, Sandra Garuglieri, Luca Mandarini e Roberta Lucca. Dal celebre romanzo di Aldo Palazzeschi del 1934, Ugo Chiti ha ricavato una commedia tagliata su misura per tre grandi signore del teatro: Milena Vukotic, Lucia Poli e Marilù Prati. Siamo nel 1918 nel Borgo di Santa Maria a
Coverciano a Firenze. Carolina e Teresa Materassi sono due sorelle cinquantenni, zitelle invecchiate precocemente nel lavoro di ricamatrici. Figlie di una madre succube e di un padre farfallone, le due donne si sono adattate a una smorta ed operosa esistenza, che comprende anche la sorella malmaritata Giselda e la serva Niobe. In questo nucleo familiare, dove
le giornate si susseguono nel ricamo di corredi da sposa e biancheria di lusso per la borghesia benestante, irrompe Remo, il figlio quindicenne della defunta sorella Augusta. Il ragazzo, bello, vitale e spregiudicato, attira subito le attenzioni e le cure delle donne i cui sentimenti parevano ormai sedati dalla confortante noia della provincia. Quando Remo si rende conto della sua nuova posizione, ne approfitta senza ritegno, dilapidando la fortuna delle due zie, costrette a porre rimedio a tutte le imbarazzanti situazioni in cui le precipita il ragazzo. (Foto Carignano)
"Figli di un Dio Minore" all'Erba Da martedì 31 gennaio a domenica 5 febbraio va in scena al Teatro Erba di Torino la commedia "Figli di un Dio minore" di Mark Medoff, nella traduzione di Lorenzo Gioielli, per la regia di Marco Mattolini e l’interpretazione di Giorgio Lupano e Rita Mazza. Il “tema di Sara” è composto ed interpretato da Giorgia. In un Istituto per sordi arriva un nuovo insegnante di logopedia, un giovane i cui metodi anti-convenzionali e diretti sono guardati con sospetto dal direttore che lo esorta a non essere troppo "creativo" nell'insegnamento. Leeds va avanti per la sua strada. I risultati
del suo empatico rapporto con gli allievi non tardano ad arrivare. Ma la vera sfida per il professore è rappresentata da Sarah, una giovane donna, bella, intelligente e sorda dalla nascita. La ragazza si sente più sicura in mezzo alla "sua gente" e preferisce non affrontare l'esterno, una realtà che percepisce come ostile e crudele. Nonostante la dichiarata ostilità della ragazza ad ogni integrazio-
ne comunicativa, Leeds non si arrende e Sarah sembra volerlo mettere ogni volta alla prova... Il testo teatrale “Figli di un Dio minore” fu scritto nel 1978 e messo in scena negli Stati Uniti nel 1980: quella versione in lingua inglese fu ospitata al Festival dei Due Mondi di Spoleto sempre nel 1980 (unica rappresentazione di questo testo in Italia), mentre la trasposizione cinematografica, interpretata da William Hurt, meritò nel 1986 5 nomination agli Oscar e la protagonista femminile Marlee Matlin vinse per quell’interpretazione l’Oscar e il Golden Globe. (Foto Erba)
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MANUELA, Miss Juve
La miss Juve di questa settimana si chiama Manuela Perucca, è di Torino e fa la promoter in alcuni supermercati sotto la Mole. Nonostante il nonno fosse tifosissimo del Toro e un cugino materno (Luigi Girardi n.d.r.) abbia anche vestito la casacca granata in serie A prima di infortunarsi, lei è sfegatata juventina. Non sa bene raccontarci il perché ma fin da subito lei si è sentita più vicina ai colori bianconeri, è cresciuta sotto il mito di Alessandro Del Piero e adesso che
è un po' più grandicella (ma non chiedetele l’età!) il suo idolo è Claudio Marchisio. Sogno nel cassetto? Beh, ovviamente conoscere Claudio e magari poter cenare con lui nel suo nuovo locale giapponese. In fondo, ci racconta, lei è da sempre amante del riso in ogni sua forma culinaria. Facendola chiacchierare un po' scopriamo che ha partecipato alla prima edizione del Contadino cerca moglie andata in onda su Sky e condotto da Simona Ventura. Un’esperienza divertente, ci racconta, dove era riuscita a sbaragliare la concorrenza ed essere scelta dal ‘suo’ contadino Giorgio. Ma un po' per il freddo trentino un po perché non era scoppiato il colpo di fulmine a fine trasmissione non se l’è sentita di abbandonare Torino per trasferirsi nelle campagne trentine di Giorgio. Resta comunque una bellissima esperienza. A Torino le piace comunque tenersi in forma, è facile incontrarla al Valentino a fare un po' di allenamento o in palestra a tenersi in forma. È convinta che questa sarà la stagione dei record... Si sbilancia: “Triplete” ma noi per scaramanzia facciamo finta di non aver sentito... Francesco Pisani (Foto Stefano Gnech)
Sport Vari / Hockey Pista Femminile e Motori
Il Cus Torino vola a punteggio pieno alle finali scudetto di Pisa
I
l Motorglass Cus Torino chiude il girone di Indoor League femminile a punteggio pieno e si qualifica come prima del girone per le final-eight scudetto (weekend 24/25/26 febbraio a Pisa). Nel concentramento di casa, 3° ed ultimo del giro-
ne, le cussine ottengono altre 2 vittorie contro Lorenzoni Bra (2-0) e Moncalvese (8-0). Contro le neroturchesi, il Cus si impone con un gol per tempo di Di Mauro, assistita sempre dall'italoucraina Vynohradova. Tante le occasioni da gol create e grande portiere: Sara So-
rial in versione super. Senza storia la sfida alla Moncalvese, seconda forza del girone e anch'essa qualificata. La gara finisce di fatto dopo 5 minuti, protagonista Raquel Huertas: rigore procurato e trasformato in avvio, raddoppio subito dopo e zampino anche nel 3° gol firmato Vynohradova. La top scorer della partita è però una giovane del vivaio cussino, Iman Raghibi, 3 volte a segno. In gol anche l'altra baby Boasso, classe 2000. completa il tabellino Eleonora Di Mauro. Molto bene anche tutte le altre, da Vyhanyaylo a Wybieralska e Di Bello. Al capitano Aurora Micheli è mancato solo il gol a coronamento di due prestazioni da incornicia-
re in una giornata iniziata con la sua premiazione da parte dell'Assessore allo Sport del Comune di Nichelino, Diego Sarno, per aver rappresentato la sua città ai recenti Europei Under 21 di Vienna. E in casa Cus Torino fa festa anche l'Under 16 femminile. Negli spareggi d'area a Pisa, le cussine conquistano il 1° posto e l'accesso alla final four scudetto che si giocherà sempre a Pisa (weekend 18-19 febbraio). Asfaltata in semifinale Sampierdarena (6-0), le giovani danno spettacolo anche nella finale contro le padrone di casa, battute 4-2. (red.sport)
'Automotoretrò' 35a edizione: un tuffo nel passato
(Nella foto in alto la Squadra Cus Torino, a destra l'Assessore Sarno premia Micheli)
Dal 3 al 5 febbraio la 35a edizione di 'Automotoretrò'. La kermesse occupa 100.000 mq di superficie e la scorsa edizione ha coinvolto 65.000 visitatori, 300 piloti, 1.200 espositori e 14 case automobilistiche. Una manna per appassionati e curiosi. Fiore all'occhiello la Lancia Delta campione del mondo rally, icona delle competizioni, che celebra i 30 anni dal debutto agonistico (Rally
Montecarlo 1987). Presente anche il 2 volte campione del mondo rally Biasion. Numerose le Case ufficiali. FCA, il cui spazio espositivo si rifà a un'officina storica, esporrà 8 preziosi esemplari di Alfa Romeo, Fiat, Lancia e Abarth. Gli amanti delle due ruote potranno ammirare (oltre 16 stand) alcuni dei modelli più interessanti delle più famose case nazionali ed internazionali. Entusiasta Beppe Gianoglio, organizzatore della kermesse: "La manifestazione è diventata punto di riferimento per gli appassionati di motorismo storico. L'obiettivo è di superare quota 65.000 (p.r.) visitatori”.
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