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amcsrls@yahoo.it GIORNALE DEI TIFOSI DI JUVENTUS E TORINO - Anno VII - N. 1 - 23 SETTEMBRE 2017 - Copia omaggio 3 domande a BB
Punto Juve
Punto Toro
Controcorrente
“Toro cresciuto ed ambizioso ma Juve favorita anche per lo scudetto”
Luci ed ombre di inizio stagione Madama non brilla ma in campionato vince
Due campioni e tante distrazioni. Ma i granata hanno l'obbligo di centrare l'Europa
Questa Var è una sciagura: lede l’autorità arbitrale e rischia di snaturare il calcio
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RITUFFIAMOCI NEL DERBY
Allo Stadium Juve e Toro scrivono un nuovo capitolo della sfida che fa impazzire la CITTÀ JUVENTUS-TORINO | SABATO 23 SETTEMBRE ORE 20.45
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3 domande a... Bruno Bernardi
“Toro cresciuto ed ambizioso, quasi come una volta...” “Ma la Juve resta favorita anche per lo scudetto. Higuain farà ancora meglio della scorsa stagione...”
B
runo Bernardi, torna il derby della Mole e con esso speranze e sogni dei tifosi di ambo le parti… Con il Toro cresciuto e ambizioso sembra quasi di essere tornati ai derby lunghi un intero campionato, quando i granata avevano costruito una squadra in grado di contrastare l’egemonia della Juventus e lottare per lo scudetto, che poi arrivò in modo clamoroso 27 anni dopo la tragedia di Superga. Altri tempi si dirà, ed è vero. E oggi non è certo la stessa cosa. Ma ricordo che la Juve si fece rimontare nel finale di quel campionato ’75-’76 al termine di uno sprint vincente per il Toro di Gigi Radice, rimonta resa possibile anche grazie a problemi vari che la Juve dovette affrontare inanellando tre sconfitte consecutive. Ma questa è un’altra storia. L’attuale classifica vede invece un’altra corsa a due in testa alla graduatoria dopo cinque partite. Al
posto del Torino c’è il Napoli a braccetto con la Juve dei sei scudetti consecutivi. Entrambe a punteggio pieno. Il Napoli tiene il passo, ha capito forse come dare continuità al suo cammino e ha i numeri per progetti ambiziosi. Anche se Madama Juve è più abituata a questo tipo di corsa e per me resta la favorita, avendo a disposizione un gruppo di giocatori molto equilibrato con un cocktail di qualità e quantità davvero di valore anche se non è ancora riuscita ad esprimere il meglio del suo repertorio. Lo farà appena avrà l’organico al completo e i meccanismi gireranno a dovere. Il Napoli quindi è la vera candidata allo scudetto
insieme ai bianconeri? E proprio un ex partenopeo, Higuain, dovrebbe trascinare con i suoi gol la squadra invece l’argentino sembra l’ombra del giocatore che abbiamo ammirato… In questo momento il ‘Pipita’ sta faticando molto ma sono sicuro che al termine
della stagione farà ancora meglio della scorsa, in quanto a gol e rendimento… Lui è un campione, non ci sono dubbi. In quanto al Napoli è un po’ presto per dire se sia una squadra da… tricolore. Il Napoli non scherza, il suo Maradona è un certo Mertens che fa gol da qualunque posizione ma la Juve ha il suo fuoriclasse. Si chiama Paulo Dybala ed è in testa alla classifica cannonieri da solo. Il genio argentino ha sbalordito in campionato con i suoi gol uno più bello dell’altro. Si è preso una sola pausa contro la Fiorentina dovuta alla vicinanza degli impegni. Non è facile smaltire in due tre giorni scorie e fatiche mentali. Ma quando si ha un gruppo di giocatori di qualità e quantità si riesce a mascherare anche il momento meno brillante, come ha fatto la Juve mercoledì, riuscendo a portare comunque a casa i tre punti. In Europa invece non si è partiti con il piede giusto ma può succedere di avere un incidente di percorso. Inoltre a Barcellona il punteggio
è stato troppo pesante per quelli che erano i demeriti della Juve, capace di disputare un buon primo tempo. Ma c’è ancora tempo per rimettere le cose a posto e puntare alla qualificazione al turno successivo. Veniamo al Toro. Dove può arrivare la squadra di Mihajlovic? Per ora guarda con il naso all’insù le prime della classe ma potrebbe diventare una squadra guasta-feste per le grandi, grazie anche al tandem Belotti-Liaic: due bocche da fuoco che hanno numeri di alta scuola come hanno dimostrato anche in queste ultime gare e che dovranno però essere supportati dalla squadra per puntare almeno alla qualificazione in Europa League. Questo deve essere l’obiettivo minimo. Per quanto riguarda il tecnico serbo sento molti tifosi che vorrebbero una squadra un po’ meno spregiudicata del solito allo Stadium, sabato sera. Io credo che Mihajlovic deve trovare il giusto equilibrio: non deve essere né troppo spregiudicato ne
troppo difensivo. La parola magica è sempre la stessa: equilibrio. Mihahlovic
deve certamente provare a creare problemi alla difesa juventina ma allo stesso tempo dovrà arginare la superiorità tecnica dei bianconeri in fase offensiva altrui. Lo può fare? Credo di si. È di sicuro un esame anche per lui, che sarà caricato anche dall'ambizione di trascinare per la prima volta alla vittoria il Toro allo Stadium… Roberto Grossi
(Da sx a dx: Betancur e Dybala; Belotti; Higuain e Chiellini; Iago Falque, Belotti e Lijaic)
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Forum Giornalisti
Juve fisicamente non al top. E Dybala potrebbe riposare Bene Bentancur. Ma nella stracittadina occorrono Matuidi e Pjanic. Higuain problema mentale
A
rchiviato il turno infrasettimanale di campionato, che ha visto entrambe le formazioni torinesi vittoriose, Torino si prepara a vivere un derby d’alta quota tra una Juve a punteggio pieno e un Toro lanciatissimo dal successo ottenuto sul campo dell’Udinese. Ad ospitare la sfida sarà ancora lo Stadium, teatro dell’ultimo confronto tra bianconeri e granata, impreziosito dalla punizione gioiello di Adem Ljajic e dalla rete del pareggio juventino firmata da Gonzalo Higuaim già mattatore del derby di andata al Grande Torino. Un Higuain che è apparso un po’ imballato, come del resto tutta la Juve, nella partita di mercoledì scorso contro la Fiorentina. Sabato sera ci sarà bisogno del miglior Higuain – e della migliore Juve – per affrontare al meglio la stracittadina contro un Torino che arriva allo Stadium gasatissimo dal successo ottenuto in terra friulana. E’ l’opinione espressa da alcuni popolari giornalisti sportivi della televisione, che sono stati interpellati da 'JuveToro' nella pancia dello Stadium appena dopo il successo di misura degli uomini di Allegri sui viola e in vista del primo derby della Mole della stagione. “La Juve vista contro la Fiorentina non mi ha fatto una grande impressione. – spiega Gianni Balzarini, inviato delle reti Mediaset alle partite dei bianconeri
–. Il fatto che i viola siano riusciti a mantenere viva la partita pur essendo rimasti in inferiorità numerica significa che la condizione fisica degli uomini di Allegri non è ancora al top. Contro la Fiorentina il giocatore bianconero che mi è piaciuto di più è stato Bentancur, anche se nel derby tornerà sicuramente Pjanic a formare la linea mediana insieme a Matuidi. Ma soprattutto dovrà tornare a vedersi la vera Juve, che dovrà essere per forza diversa da quella sotto ritmo vista contro i viola, per non rischiare di rendere ancora più complicata una partita già di per sé insidiosa come il derby”. Per Alessandro Alciato, giornalista della pay-tv Sky, sarà la sfida fra i bomber Higuain e Belotti a decidere il derby della Mole. Un gol nel derby potrebbe aiutare l’argentino della Juve a sbloccarsi dopo un inizio di campionato un po’ sotto tono: “Penso che il problema di Higuain sia soprat-
tutto a livello mentale. Un attaccante vive per il gol e quando non riesce a trovare la via della rete, come è successo ad Higuain nelle ultime partite, rischia di innervosirsi. Un gol nel derby sarebbe un’ottima medicina per aiutarlo a superare
questa piccola crisi”. Per Antonio Paolino, altro volto noto ai tifosi bianconeri sulle reti Mediaset (commenta le partite della Juve su Premium), contro il Toro il tecnico juventino potrebbe addirittura cambiare modulo: “Penso che nel derby Allegri farà riposare
sia Dybala che Cuadrado, considerato che la prossima settimana ci sarà la partita di Champions contro l’Olympiakos. Mi aspetto di vedere un 4-3-3 con Bernardeschi e Douglas Costa ai lati di Higuain. Ma, a prescindere dal modulo, sarà importante che i bianconeri diano un’accelerata al processo di crescita che è ancora in via di compimento, al di là delle cinque vittorie ottenute nei primi cinque turni di campionato. Nonostante Mihajlovic cerchi di proporre un gioco offensivo con le sue squadre, mi aspetto che nel derby il Toro giochi più o meno come ha fatto la Fiorentina, ovvero cercando di bloccare la Juve. Oltre al solito Be-
lotti, i bianconeri dovranno fare particolare attenzione a Ljajic e Iago Falque, che sono, insieme al 'Gallo', gli elementi più pericolosi della squadra granata”.
Tifosi, attesa e fastidio D
i nuovo? Beh, forse trattandosi di stracittadina di Torino, sarebbe meglio dire: “Tùrna?” Perché per noi il fastidio di andarci a scontrare con “quelli là”, che aspettano tutto l'anno una partita come manna dal cielo, è non solo evidente, ma quasi solido. Si sa che le stelle vivono di luce propria e di stelle ne abbiamo addirittura 3: siamo illuminati a giorno, altroché. Si capisce quindi perché gente che vive nelle tenebre, assaporando spesso solo il gusto amarognolo della soddisfazione per le sconfitte altrui, attenda questa occasione di luce intensa. Ahi loro, di luce riflessa trattasi. Come per un pianeta, un subalterno, un inferiore. Non è sempre stato così, nella storia, ma molto sovente, praticamente sempre, negli ultimi anni. Non c'era storia, non c'era confronto, non c'era gusto. Loro si presentavano, li randellavamo e tornavano dopo qualche mese per la stessa solfa. Pare che ora il divario si sia accorciato o per lo meno rientrato in limiti accettabili. Per loro, che per noi il fastidio aumenta. Se per i “mulitta” vincere il derby è fonte di pellegrinaggio a Superga, a noi serve a tappar loro la bocca e vivere in santa pace a contatto di gomito fino al prossimo. Comunque in classifica sono 3 punti, non uno di più. Siamo la Juve, giochiamo a casa nostra, non ce ne deve essere per nessuno. A maggior ragione per l'altra squadra di Torino… P.S. Giorni fa un tifoso granata si lamentava del prezzo del settore ospiti. “Ladri (che bella novità dare dei ladri a noi altri!), ladroni, 50 euro nel settore ospiti...” “Amico, gli ho risposto, a parte che il dottore non ti ha fatto la ricetta, ma ricordati bene che vieni a vedere LA JUVE, un piccolo sacrificio lo puoi fare...”
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Punto Juve
Luci ed ombre di inizio stagione L
'autunno torinese, la stagione più struggente e densa di colori, dentro i viali della città ed attorno ad essa tra collina e monti, si presenta col botto. E' derby della Mole, signore e signori: un'ultima vampata di calore, da ricordare a lungo nelle serate fredde, ovviamente per chi lo vince. La Juventus arriva alla stracittadina con una situazione di classifica invidiabile, essendo in testa in coabitazione con il Napoli, in accordo con i pronostici di tutti gli osservatori. Siamo solo agli inizi di una annata gravosa, per la quale si prevedono mediamente, nella migliore delle ipotesi, 60 partite da giocare sempre al massimo e con la coda dei Mondiali di Russia, traguardo imprescindibile per molti dei componenti la rosa. Madama non brilla, i primi passi sono stati alquanto tremebondi, se si pensa alla Supercoppa persa all'ul-
timo secondo e l'esordio traumatico in Champions League. Eppure, la squadra regge e sembra lievitare di condizione col passare del tempo, con una differenza reti migliore, rispetto alla partenza dello scorso anno. Problema di amalgama tra i vecchi ed i nuovi, tra situazioni tattiche collaudate e novità non ancora completamente assimilate? E' la non perfetta ed omogenea forma di tutti i componenti? Forse.
Se a fronte di un Dybala ispirato o di un Mandzukic sovente decisivo, si contrappone un Higuain che si trascina per il campo, ombra di se stesso, o la perdita della proverbiale imperforabilità della difesa, i dubbi sorgono. Pjanic cresce a vista d'occhio, è vero, ma Lichtsteiner, per altro sempre generoso, inizia a mostrare i limiti di una carriera spesa a correre senza sosta. Mancano le geometrie di Marchisio,
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l'intelligenza tattica di Khedira nella zona nevralgica del campo, laddove però Matuidi ha portato presenza fisica e tigna. Il francese è di gran lunga l'acquisto estivo più azzeccato, fino ad ora, insieme ad un ragazzo di grande futuro come Rodrigo Bentancur, uruguagio di grande personalità, che ha contribuito non poco a risolvere la pratica Fiorentina nel turno infrasettimanale. Luci ed ombre, insomma. Allegri è costretto ad utilizzare copiosamente il turn over per preservare energie e garretti. Diventa fondamentale “portare a casa” le partite “sporche”. Il risultato di misura con la Viola appena mercoledì scorso ne è la prova provata. Vantaggio o limite, allora? Basterà contro un Torello imbattuto, che ha imparato a vincere anche fuori casa e che attraversa un momento di forma ottima, aggiunta alla solita garra da derby?
Con quale formazione il mister farà scendere in campo i bianconeri all'Allianz Stadium? Sicuramente il pensiero andrà al mercoledì di Coppa, nel quale battere l'Olypiacos è obbligo categorico, dopo la scoppola in terra catalana. Facile il ritorno all'11 di Reggio Emilia, ma non è detto che... Il derby esula spesso e volentieri dalle logiche tecnico-tattiche, è una gara umorale, nella quale conta a volte più l'istinto della
razionalità, la dea bendata più dell'ordine in campo e la Juventus, potendo contare su individualità in grado autonomamente di indirizzare le partite a proprio vantaggio, parte con il favore del pronostico. Magari per merito di una giocata decisiva del Pipita, alla ricerca di quanto sa fare al meglio, vale a dire la rete. Marco Sanfelici (A sx Chiellini e Dybala; sopra Allegri)
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Punto Toro
Due campioni ma tante distrazioni! U
EUROPA Ma le prime 5 gare hanno dimostrato senza dubbio che il Toro può lottare fino alla fine per un posto in Europa. Il 5° posto attuale fa già bene sperare ma la qualità offensiva è forse la garanzia assoluta. D'altronde il Toro è andato in Europa nel 2013-14 quando Cerci ed Immobile segnarono 35 reti. Belotti e Ljajic possono sicuramente fare altrettanto.
na coppia di fuoriclasse, ed altri 9 che rischiano di vanificare tutto. Il Toro visto contro Samp ed Udinese ha partorito 4 punti, 5 gol fatti, 4 subiti e la percezione che forse manca ancora qualcosa per avere certezze europee, ma che Belotti e Ljajic possono davvero diventare i "gemelli del gol" granata di questo decennio. OCCHIO AL RECUPERO Negli ultimi 3 derby allo Stadium, il Toro nei minuti di recupero ha rovinato tutto. I gol di Pirlo e Cuadrado al '95, e quello di Higuain al 92' nella scorsa primavera, hanno permesso al Toro di ottenere un solo punto anziché 5 allo Stadium. Ma sicuramente nessuna squadra italiana ha fatto soffrire la Juve in casa come il Toro
nell'ultimo triennio. In realtà anche in Friuli il Toro al minuto '93 stava vanificando la vittoria e qualche urlaccio di Sinisa sarà rimbombato nelle orecchie di alcuni giocatori nel viaggio di ritorno. La gara di Udine ha dimostrato che al Toro i ricambi in difesa sono tanti e di sostanza: Lyanco, Ansaldi e Molinaro possono essere i titolari del Toro di quest'anno insieme con
N'Koulou. Ma se con l'Udinese la amnesie sono state perdonate contro la Juve la concentrazione dei Sinisaboys dovrà essere costante. RICAMBI Il problema maggiore di Miha è il recupero: degli infortunati e delle energie.
In Friuli è stata una battaglia, il tempo per riposare è mancato. Rincon e Baselli non hanno sostituti sani validi, Belotti e Ljajic hanno qualità eccelsa ma sono alla terza partita in 6 giorni, sforzo a cui non sono abituati. Iago Falque e Niang (fin qui molto deludente) non hanno ricambi validi, visto che Berenguer e Boyè non godono della stima assoluta del tecnico.
MODULO A SPECCHIO "Il derby lo vince la squadra che prevale in più duelli individuali": era il dogma di Gigi Radice nei derby degli anni '70 con predominio quasi assoluto del Toro. Il fatto che il Toro giochi il 4-2-3-1 come la Juve può davvero trasformare questo derby in un duello individuale moltiplicato per 11. Ma la Juve, più ricca, ha anche più ricambi di qualità. A molti viene il dubbio se per avere un Niang così spaesato non sarebbe meglio schierare un mediano in più anche se nel mercato estivo il Toro ha 'dimenticato' di comprare un centrocampista ulteriore. BUFFON-SIRIGU DAL DERBY AL MONDIALE Dopo il turn-over contro la Fiorentina, i pali della Juve torneranno di proprietà di Buffon. Agli ultimi europei Sirigu era la riserva proprio di Buffon. Nel derby si ritrovano in campo assieme ma uno contro l'altro. E tra pochi mesi potrebbero allenarsi di nuovo insieme, in una tiepida estate russa. Ma prima l'Italia deve vincere i play-off e Sirigu continuare come in queste prime 5 partite. Alessandro Costa
Ossola: “Miha, maggior cautela!”
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e il giornalista è lo storico del presente (Umberto Eco dixit), Franco Ossola è lo storico granata per antonomasia, un enciclopedia, anzi un wikipedia, pardon "toropedia" straordinario. Franco, il derby settembrino non è un evento consueto... Sì, è decisamente anomalo. È accaduto solo 3 volte, da quando esiste il girone unico. La prima volta accadde nel lontano 1935 e fini 2-2 e poi 2 volte in epoca recente. Nel 2007, gol in fuorigioco (?) di Trezeguet al minuto 95, e nel 2013, ancora 1-0 per la Juve (Pogba) con Tevez in
off-side sulla linea di porta. Per il Toro c'è anche un bel precedente nel settembre 1981, in Coppa Italia. JuveToro 0-1 gol di Dossena. Bianconeri eliminati e Toro in finale. Questo Juve-Toro presenta una novità importante... È il primo derby con il VAR e tutti staremo piu sereni.
La Juve ha statistiche impressionanti di punti, anche perché nelle ultime 3 gare allo Stadium ha segnato 3 gol nei minuti di recupero. Al Toro resta una sola vittoria negli ultimi 22 anni. Però la storia dei derby ha avuto un andamento ondulatorio nel secolo scorso... Infatti non è stato mai troppo lineare. Da inizio 900 fino al girone unico i derby hanno vissuto un grande dominio granata. Negli anni 30 la Juve vinse 5 scudetti
di fila e primeggiava spesso anche nelle stracittadine. Gli anni 40 sono quelli del Grande Torino che nei derby prevaleva quasi sempre. Gli anni 50 videro netto dominio Juve, negli anni 60 il Toro rialza la testa, e negli anni 70 li vince quasi sempre. Equilibrio negli anni 80 ed inizio anni 90. Poi dal 1996 il Toro retrocede ed il derby si gioca poco. E da questa sfida cosa ti attendi? Mi preoccupa l'atteggiamento tattico molto offensivo di Mihajlovic. Forse in casa della Juventus il modulo che prevede 2 soli centrocampisti è troppo pericoloso. Il centrocampo della Juve è molto fisico; per fortuna il Toro dispone di Rincon che a centrocampo è un grande frangiflutti ed è il miglior acquisto del Toro, ma suggerisco a Sinisa maggior cautela tattica. al.co.
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ControCorrente
Parliamoci chiaro, questa Var è una sciagura Anche se l’opinione pubblica è in larga parte favorevole, il mezzo tecnologico lede l’autorità arbitrale e rischia di snaturare il calcio di ENRICO HEIMAN
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nzitutto una premessa. Si dice la Var, e non il Var. Presto spiegato: il marchingegno voluto dall’IFAB, organo tecnico-ideologico della FIFA, significa Video Assistence Referee, che in inglese vuol dire arbitro. Dovendo tradurre alla buona, il “referente”, colui che decide. Quindi Video Assistenza Arbitrale. Ma delle tre paroline magiche, quella che ne giustifica esistenza e finalità è “Assistenza”. Ecco perché Var va coniugata al femminile. Naturalmente gli italiani, arbitri e giornalisti compresi, per tradizione poco inclini a scegliere le vie giuste (anche quando vanno a votare, basta osservare la cartina di tornasole della politica nazionale) dicono quasi tutti il Var. E sui giornali, nelle cronache sportive, trovi nella stessa pagine una volta la Var e più sotto il Var. Che è sostanzialmente un errore. Lo stesso torinesissimo Rosetti, ex arbitro internazionale incaricato di organizzare e gestire la Var per tutta la serie A, ha detto in tivù il Var. Ma forse voleva intendere i vari arbitri delegati a visionare le partite, cioè l’individuo preposto. Per ora la Var funziona a
titolo sperimentale in Italia e Germania. Inghilterra, Francia e Spagna non ne hanno voluto sapere. Ma c’è stato anche un disastroso episodio nella finale della Supercoppa d’Olanda, col Vitesse di Arhnem, sotto per 1-0, che si è visto annullare un gol valido e mentre infuriavano le proteste gli avversari in contropiede hanno segnato il secondo. Così si è passati dal possibile 1-1 allo 0-2. Che la Var ha puntualmente ratificato. Da noi si sono già verificati alcuni episodi poco chiari. Va detto comunque che la Var è concepita per ridurre, e non eliminare completamente, gli errori arbitrali. Quelli ci saranno sempre. Com’è noto i casi in cui la Var può intervenire sono principalmente quattro: fuorigioco, calci di rigore, gioco violento, scambi di persona. Quando un arbitro, nel vivo di una mischia, ammonisce o espelle uno anziché un altro. Alla prima giornata di campionato, sabato 19 agosto, nell’anticipo allo Stadium tra Juventus e Cagliari, la Var per la gioia del popolo anti juventino ha debuttato decretando un rigore contro i bianconeri che l’arbitro non aveva concesso. Un contrasto piede contro piede di Alex Sandro, considerato non grave anche se l’avversario era caduto in piena area. Palla sul fondo e calcio d’angolo. Ma
subito il direttore di gara è stato richiamato all’ordine, prima cosetta a bordo campo per osservare il video, quindi ampio gesto con le mani per indicare la tivù e concessione del rigore. Ho assistito all’episodio in un baruccio di un paesetto dell’Alto Canavese, per la cronaca Frassinetto, dove si conoscono tutti. Con relativo show dei presenti. Subito un tifoso granata si è rivolto, con tono alla Di Pietro, a un juventino :”Adesso non rubate più, la tivù fa vedere tutto”. Ma un attimo dopo Buffon ribatte il tiro (non eccezionale) di Farias. E la vena giustizialista gli rimane in gola. Per certi tifosi la Juventus è sinonimo di furto, anche se non è vero. Altrimenti non avrebbe conquistato 35 scudetti. O meglio 33, perché due sono stati revocati. Giustamente o no, è un altro discorso. Ma torniamo alla Var. Alla seconda giornata è successo di peggio. All’Olimpico di Roma (il vero Olimpico)
l’arbitro Irrati non vede un fallaccio da rigore di Skriniar su Perotti, fatto volare come un birillo sulla linea di fondo. Penalty tutta la vita, ma la Var non interviene, legittimando il macroscopico errore arbitrale. Poi nel finale l’Inter, graziata dai pali, ritrova Icardi e vince. Nella terza giornata, a San Siro, in Inter-Spal l’arbitro Gavillucci non giudica dentro l’area un atterramento di Joao Mario che invece vedono tutti. Interviene la Var ma ci vogliono cinque minuti per decidere che quello è rigore. Cos’hanno combinato nella stanzetta della tivù ? Dopo venti secondi si è visto un replay che chiariva tutto, meno che per il tutor Mazzoleni. Ma alla fine del primo tempo Gavillucci, di quei cinque minuti, ne recupera solo due. Sorvoliamo, fino a un certo punto, sul pasticcio di Bologna alla prima giornata, quando l’arbitro Massa annulla per fuorigioco (se-
gnalato dal guardalinee) un gol al Torino realizzato da Berenguer. Solo che il fuorigioco non c’è, ma la Var non interviene per guasto tecnico. Non ha registrato le immagini. Così ai granata vengono scippati due punti. Vi sarebbero altri episodi, non è il caso di ricostruirli tutti. In alcuni casi si evita l’errore, ma s’impongono alcune considerazioni. In primis, se anche l’arbitro è convinto della propria decisione, nessuno ha il coraggio (cioè le palle) per dire no al richiamo della Var. Senza contare che spesso il cosiddetto tutor, cioè l’arbitro addetto al video (con collega minore, due tecnici e regista) muove da criteri diversi da quello del direttore di gara. Negli anni Settanta, Boniperti allora presidente della Juventus aveva chiesto il doppio arbitro: uno per ciascuna metà campo, ma si correva il rischio della difformità di giudizio. Adesso la tecnologia consente immagini che una volta non si potevano ottenere. Basta considerare l’orgia di telecamere disseminate in ogni stadio. In più, con la “gol line tecnology” sappiamo subito se la palla ha varcato o no la linea di porta. Quindi non è un rifiuto pregiudiziale della tecnica moderna. Ma quello che non convince, oltre alla durata eccessiva delle operazioni Var, massimo un minu-
to direbbe la logica, sono i criteri applicativi. Secondo un’indagine della Gazzetta dello Sport il 79% dei tifosi è favorevole. Salvo poi cambiare opinione nel momento in cui gli stessi tifosi si sentiranno danneggiati. Inoltre la presenza della Var riduce fatalmente l’autorità dell’arbitro. E basta che dopo un gol, o l’assegnazione di un rigore, si scateni una cagnara da parte della squadra che dovrebbe subirlo perché l’assediato si rivolga smarrito alla Var per dire “cosa devo fare?”. E magari cambia tutto. In sintesi l’errore fondamentale è voler trasformare il calcio in un gioco scientifico, perché non lo è. Il calcio, ricordiamocelo, è un gioco da prato, tiro-palofuori, tiro-palo-gol. Si gioca con i piedi, e pure la testa e qualche vola le ginocchia, su ampia superficie e in qualsiasi condizione atmosferica. A meno che non ci sia un metro di neve. Non è il tennis, quando bastano due gocce d’acqua per fermare tutto e rinviare di ore o anche al giorno topo. La realtà è che l’abuso di tecnologia eliminerà magari qualche magagna, ma rischia di snaturare l’essenza vera del gioco del calcio. Già si parla di tempo effettivo, altra soluzione aberrante. Così le partite durerebbero all’infinito.
ino r o s-T 1991 u t en ile Juv4 apr 1
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I Fuoriclasse
Da Sivori a Dybala, quel numero dieci fa sempre sognare i tifosi I
l numero dieci rappresenta la perfezione. Sui banchi di scuola era un voto elargito da maestri e professori con molta parsimonia. Era impossibile svolgere un tema o tradurre una versione di latino senza commettere neppure un errore, ottenendo così il massimo dei voti. Nel calcio il 10 è molto più di un numero da appiccicare a una maglia. E’ un simbolo, un’incoronazione, un certificato di assoluta abilità. Ma, come a scuola, anche in questo caso chi lo indossa
che ti piomba sulla schiena quando ottieni i galloni del fuoriclasse. Senza addentrarci in epoche troppo lontane, ma anche senza dimenticare Giovanni Ferrari grande protagonista del quinquennio vittorioso negli Anni Trenta, il primo 10 che balza alla ribalta è Omar Sivori. Per questioni anagrafiche ho visto il Cabezon all’opera e posso assicurare ai giovani tifosi che è stato uno spettacolo. Quello era un calcio meno frenetico, oggi Sivori non potrebbe più destreggiarsi
non può raggiungere sempre la perfezione. Troppe le variabili che condizionano la prestazione di un giocatore, il 10 non è un’assicurazione contro le brutte figure. Infiamma le folle, ma non ti dà via libera verso la gloria perenne. Nella lunga storia della Juventus ci sono stati numeri dieci di grandissimo livello. Ognuno ha segnato un’epoca di vittorie, ha fatto la differenza, ha indossato questa maglia senza sentirne la zavorra
in dribbling fra gli avversari con il suo passo cadenzato, a volte irridente. Ma ogni campione è figlio del periodo calcistico in cui vive e negli anni sessanta l’argentino impertinente era unico e imprendibile. Il problema, quando Sivori lasciò la Juve, fu trovare un altro dieci altrettanto degno della maglia. Non tutti i successori furono toccati dalla grazia divina. Lo spagnolo Louis Del Sol, per esempio, era un 10 atipico, un gran
corridore, un faticatore più che un fantasista. Anche Fabio Capello fu un ottimo centrocampista dalla visione di gioco impeccabile. Ma accendeva poco la fantasia: i tifosi pretendono i gol, non apprezzano le geometrie sul campo. Per trovare genio e reti a grappoli, bisogna arrivare a Michel Platini. Difficile trovare parole per definire il francese che aveva conquistato l’Avvocato e Boniperti. Le Roi ha aperto una nuova era di numeri 10, capaci si abbinare fantasia e concretezza. A raccoglierne l’eredità fu Roberto Baggio, a prolungare il sogno bianconero è stato Alessandro Del Piero. Poche parole, tanti fatti. E tantissimi gol decisivi, indispensabili per raccogliere decine di trofei. Il resto è storia recentissima. Dopo Pinturicchio è stato Carlitos Tevez a ereditare il testimone. Un argentino che ha lasciato il marchio di fabbrica sugli scudetti, un goleador spietato. E prima di arrivare a Paulo Dybala, il 10 è stato patrimonio di Paul Pogba, che non è riuscito a convincere appieno. Grandi giocate, ma pure troppe ingenuità. Ha lasciato la Juve senza riuscire ad affermarsi completamente. Il futuro è Dybala. La galleria dei 10 bianconeri non poteva trovare un protagonista più degno. Nelle movenze ricorda Sivori, anche se i paragoni fra epoche così lontane sono difficili. La Juve, intanto, gli ha dato carta bianca. Su quel foglio il ragazzo dall’aria gentile dovrà disegnare il proprio futuro e quello della squadra bianconera. Fabio Vergnano
(Nella foto Omar Sivori legge JUVETORO dell'epoca)
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Il J-derby femminile! È
proprio vero che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Mentre sul palcoscenico del teatro dell’assurdo l’occhio di bue illuminava le bravissime e fantastiche Juventus Women (2017), che in Coppa Italia infliggevano una lezione durissima alle granata nel doppio derby col Torino femminile (il quale ha preso 21 gol in 2 partite senza segnarne manco uno), nella parte del palcoscenico rimasta al buio, ma ugualmente viva e pulsante, le ragazze dell’Associazione Sportiva Dilettantistica Femminile Juventus della città di Torino (1978) vincevano di misura il doppio confronto col Romagnano Sesia (un gol all’andata e uno al ritorno). Dunque, entrambe le due Juventus femminili hanno passato il primo turno in Coppa Italia. Fin qui le buone notizie. Brave tutte! Ora però viene il bello, perché il destino vuole che il prossimo turno veda proprio le due Juventus una contro l’altra, mettendo così in forte e macroscopico rilievo la stortura di avere nella stessa città due Juventus della stessa tipologia. Forse qualcuno molto in alto pensava che questa anomalia passasse inosservata, perché anche i media e i relativi giornalisti (?) avrebbero istintivamen-
te (?) tenuto l’occhio di bue puntato solo sulla Juventus femminile bella e griffata. Ma Dio è un Signore che ha un grande e raffinatissimo senso dell’umorismo, è un grande artista, e quando elabora i suoi progetti ci infila sempre la giusta dose di creatività.. Insomma, se i progetti dell’uomo non gli piacciono li corregge tanto quanto basta. E così fu anche questa volta. La grande giovane Juve ricca, fortissima e griffata, quella con la pelle di pesca e una leggera invitante abbronzatura, dovrà vedersela con la piccola storica Juve, quella povera che non ha abbronzatura perché non ha i soldi per andare al mare, quella che con orgoglio indossa sulla pelle bianca e rugosa tutte le cicatrici della sua storia difficile e travagliata. L’evento avverrà tra molte settimane a quanto pare, e quindi avremo modo di riparlarne. Il risultato poi, sulla carta, sembra essere anche abbastanza scontato. Detto questo, può essere utile sottolineare un punto importante. Questo futuro scontro sportivo, sarà forse un evento storico e un'occasione che difficilmente ricapiterà. Infatti secondo le nuove normative già approvate, a fine stagione cambieranno i 'format' dei campionati. Dalla prossima stagione
ci sarà una A 'ristretta', una B 'ristretta' e poi un grande girone tipo interregionale, una specie di minestrone infernale. Dunque in questa stagione verranno gestite promozioni (poche) e retrocessioni (tante) in modo diverso e molto severo. Ora, la Juve femminile del 1978 non sembra ancora pronta per tornare in A (anche se i suoi appassionati tifosi la sosterranno in tutti i modi), e corre il serio rischio, anche disputando un buon campionato, di cadere in terza serie facendone perdere le tracce. Per l’altra Juve invece, la bella J-Cuneo 2017 per capirci (ha acquisito infatti i diritti sportivi dalla squadra della provincia Granda), il futuro ad oggi sembra molto più “roseo” (chiedo scusa alle lettrici di sesso femminile per la battuta banale e scontata). Detto questo, di questo derby surreale ora dovranno parlarne in tanti, per forza di cose. Certo, si può anche continuare a nascondersi dietro un dito, ma bisogna avere un dito grandissimo. Bene, ora, cari lettori, non vi resta che decidere per chi tifare tra le due. Ognuno farà le sue scelte con la sensibilità e il cuore che ha. Antonio Catapano 'Crazeology' Giùlemanidallajuve.com
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L'intervista: Franco Sattolo
“Quel pallonetto di Pulici a Zoff fu merito mio!” “
A inizio carriera mi sono tolto belle soddisfazioni in riva al mare, alla Sampdoria, poi nella maturità sono diventato il più forte 12° del campionato e il Toro mi è entrato per sempre nel cuore”. Brillano ancora gli occhi chiari di Franco Sattolo, 81 primavere festeggiate il 9 settembre scorso e splendidamente portate, mentre ricorda dal suo “buen retiro” triestino il periodo ruggente e romantico del tremendismo granata a cavallo degli Anni '70, quando il derby finiva spesso in gloria per i tifosi della Maratona. La storia del popolare “Jerry” è simile a quella di molti italiani d'Istria. Nativo di Fiume, l'attuale Rijeka croata, al termine del 2° conflitto mondiale fu costretto ad emigrare con la famiglia in Italia, approdando a Torino dopo svariate peripezie. Qui un impiego come operaio, il calcio come passione e il primo incrocio con i colori bianconeri, dove svolse la trafila nelle giovanili. “Dopo un anno di esperienza all'Ivrea in serie D dovevo rientrare alla Juve ma ero chiuso da Mattrel – ricorda Sattolo – Dutto, il mio allenatore, era però convinto che potessi continuare la carriera a livello professionistico e grazie a un contatto con un suo amico giornalista mi fece fissare un provino alla Sampdoria. Dopo una settimana di allenamenti mister Monze-
glio mi prese”. Era il 1960 e Sattolo visse 5 stagioni da protagonista all'ombra della Lanterna con la sola parentesi di un'annata in B (Sambenedettese). Quindi un infortunio, la concorrenza serrata di Battara e l'età non più verdissima, portarono all'inatteso quanto gradito trasferimento al Torino nell'estate del '66. “Ero in vacanza a Lignano e lo venni a sapere dai giornalisti. All'epoca i calciatori erano gli ultimi ad essere informati. Per me fu un ritorno a casa”. Al Fila Sattolo completò una già folta colonia triestina (Nereo Rocco, Cesare Maldini e capitan Ferrini). “Rocco era come un secondo padre,
sapeva tenere unito il gruppo e far emergere il meglio da ognuno – rievoca Sattolo –. Ci convocava al campo per l'allenamento anche nel giorno libero, poi invece ci faceva salire sul pullman della squadra e ci portava a pranzo in osteria, dove fra una portata e l'altra mi divertivo a fare le imitazioni di Jerry Lewis, con i compagni che non tardarono ad appiopparmi il nomignolo”. L'unica presenza di Sattolo nel campionato 1966-'67 coincise proprio con il derby di ritorno. “Nel riscaldamento si fece male Vieri e Rocco ci convocò in fretta e furia negli spogliatoi cominciando a parlare con tono preoccupato: 'Fioi, Lido si è fatto male e gavemo da far jogar 'sto mona qua! Speremo de non prender tre pere!' Dopodiché risata generale e tutti in campo dove bloccammo la Juve sullo 0-0”. Altre 3 le stracittadine che videro Sattolo a difesa dei pali granata: una nuova divisione della posta a reti inviolate nel marzo '69, la gioia del successo in rimonta nell'ottobre dello stesso anno quando Carelli e Ferrini ribaltarono nella ripresa l'iniziale vantaggio bianconero di Zigoni e l'amarezza del derby del dicembre '71, col beffardo diagonale di Anastasi che sfuggì alla presa del buon “Jerry” terminando in rete. L'immediata replica su punizione di Ferrini fu vanificata dopo l'intervallo da
Capello. Nel mentre, Sattolo continuava a lavorare sotto la guida di Edmondo Fabbri prima, Cadè e Giagnoni poi, per farsi trovare sempre pronto per rilevare Vieri o Castellini. “Mi impegnavo sempre al massimo, in allenamento avevo la stessa concentrazione della partita. I compagni nelle partitelle mi volevano sempre dalla loro parte e davo loro sicurezza – ricorda con orgoglio – Se il titolare mancava dicevano: 'Non c'è problema, abbiamo Sattolo!' Essendo alto il mio punto di forza erano le uscite aeree, ma ero agile e sicuro anche nelle prese a terra”. Ed era proprio Sattolo l'incubo di Pulici prima che diventasse Puliciclone. “A fine allenamento ci fermavamo e lui si esercitava a calciare in porta da tutte le posizioni riuscendo quasi mai a farmi gol. Gli dissi che l'unico modo per segnare era quello di farmi il pallonetto. Se ne ricordò e lo riservò a Zoff in un famoso derby!”. Storie di calcio d'altri tempi, quando anche i rapporti fra calciatori, non ancora divi inarrivabili, e la gente erano più genuini. “Finito l'allenamento andavamo a prendere il caffè assieme ai tifosi al bar del Filadelfia, ci volevano bene e ci applaudivano anche quando perdevamo perché vedevano che in campo davamo tutto. E poi quante partite e derby preparati nel ritiro chiere-
se dell'albergo 'Tre Re' con passeggiate dall'hotel al vicino campo d'allenamento parlando con i tifosi che incontravi per strada”. La memoria va quindi a compagni e allenatori. “Ferrini era un ragazzo d'oro e un vero capitano, uomo di poche parole si faceva rispettare con l'esempio e la personalità. Tra di noi parlavamo in dialetto, ero affezionatissimo. Combin una furia in tutto e per tutto, ho ancora negli occhi la sua tripletta nel derby dopo la morte di Meroni. Rocco mi mise come suo compagno di stanza per frenarne gli eccessi. Sala, Pulici e Graziani un'iradiddio quando si incrociavano in attacco. Rabitti un signore e un ma-
re la palla con le mani sul retropassaggio, dall'altro bloccavamo molto di più in presa e ricorrevamo solo in casi estremi alla respinta di pugno. Adesso vedo buoni portieri ma troppe smanacciate anche quando potrebbero agguantare la palla. Forse è colpa degli attuali materiali con cui sono fatti i palloni, più infidi. Se vedi, noi riuscivamo appena a rinviare a metà campo, adesso la calciano fin quasi nell'altra porta. In generale mi piacerebbe si tornasse a far crescere di più i giovani portieri italiani, ci sono troppi stranieri anche in questo ruolo: Sirigu sembrava un fenomeno quando è andato all'estero, poi ha finito per perdere
estro per la mia carriera di allenatore, specie dei giovani”. In chiusura un parere sull'evoluzione del ruolo del portiere e sulle attuali prospettive granata. “Portieri come noi non ne verranno più – afferma Sattolo – Se da un lato eravamo agevolati dal poter prende-
il posto. Spero che in granata torni definitivamente ai livelli che gli competono. Dal Toro mi aspetto una stagione con più continuità rispetto alla scorsa levandosi qualche soddisfazione con le grandi, magari a cominciare dal derby”. Luca Ceste
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La Tattica
Allo specchio ma non troppo!
M
olto spesso ci si perde nei numeri, nella loro interpretazione, nei loro inganni, senza pensare che il calcio diventa una scienza esatta solo dopo il 90’. Essere nella testa degli allenatori alla vigilia di una partita risulta essere provante e quasi mai ci si azzecca,alla vigilia di un derby l’esercizio può diventare materia per maghi o aspiranti tali. Come una partita di risiko,tra pretattica e corde tesissime,il Toro di Mister Mihajlovic è chiamato all’impresa per dimostrare di non aver paura delle altezze in cui la buonissima classifica l’ha catapultato; per questo , nonostante il poco tempo a disposizione, gli ingranaggi dovranno tornare a girare per il verso giusto e con una velocità decisamente più alta rispetto alle ultimissime prestazioni. Moduli speculari solo all’apparenza, il 4-2-3-1 del condottiero serbo dovrà necessariamente essere molto
più “elastico”; la presenza di giocatori come Pjanic e Matuidi (se confermati) obbligherà gli esterni alti ad un lavoro prezioso ma alquanto dispendioso alla ricerca della copertura quanto più possibile completa dei territori in mezzo al campo.
Il pallino del gioco rimarrà nella mani(piedi)degli uomini di Allegri,molto abili nelle verticalizzazioni e soprattutto nei triangoli esterni/incursori di centrocampo alla ricerca di uno spazio dove colpire;senso della posizione e tantissima
concentrazione in fase di non possesso dovranno essere “conditio sine qua non” e stella polare durante tutta la partita. Snaturare le proprie caratteristiche potrebbe essere però un arma a doppio taglio,conosciamo bene le potenzialità dei
granata dalla cintola in su,proprio tali peculiarità hanno regalato, soprattutto nello scorso torneo, soddisfazioni contro quelle che sono considerate big (Roma,Fiorentina…). El General Rincon in fase di rottura e copertura degli spazi
in maniera intelligente con Baselli avranno il compito di non “schiacciare” troppo le linee e creare i presupposti di un forcing continuo e asfissiante di cui la Juventus è maestra; ribaltare velocemente l’azione sugli esterni ed esaltare le giocate di Ljajic al servizio del potenziale offensivo dovrà essere la stella polare della manovra,senza aver paura di osare e senza quella fretta, spesso cattiva consigliera, abile ad esporre le squadre alle transizioni offensive di campioni collaudati ed esperti .Correre tanto e correre bene , questo è l’utilissimo insegnamento dei maestri di calcio,alla costante ricerca del raddoppio di marcatura e la lotta sulle “seconde palle“ con il Toro che avrà il compito di scardinare le certezze bianconere e riproporsi nella metà campo avversaria ,solleticando le proverbiali potenzialità,non solo del Gallo Belotti, ma anche degli esterni a lui vicini, bravissimi con le improvvise verticalizzazioni che possono mandare in tilt il fortino bianconero. Il centro di gravità della dimensione granata, regista ed autore di trame spesso (ultimamente!) geniali oggi è Ljajic, chiamato all’ennesima prova in cui personalità e intensità dovranno necessariamente andare a braccetto; quale migliore occasione per poter ripete-
re i fasti dell’ultimo derby giocato allo Stadium? Quale miglior occasione per poter dimostrare che questo Toro può permettersi il modulo su cui si sta lavorando fin dalla scorsa stagione? Concentrazione e intensità non potranno mancare mai; Allegri sa quanto male possono provocare i lampi in salsa granata e i colpi improvvisi del bomber di Calcinate, cercherà di imbrigliarne i movimenti e limitandone quanto più possibile il raggio di azione soprattutto negli spazi e sulle palle inattive che spesso lo vedono protagonista di movimenti da grande finalizzatore quale è stato, è, e sarà per tantissi-
mo tempo. Il manto erboso dell’Allianz Stadium come teatro di una grande partita di Risiko, chi sarà l’abile generale che riuscirà a conquistare più territori possibili? Nel frattempo avranno modo di togliermi il “patentino” di aspirante mago, perché il derby e le sue dinamiche controverteranno qualsiasi previsione, regalando l’ennesima pagina di storia che i tifosi del Toro sperano possa essere colorata di granata. Emiliano Latino
(Qui sopra Mihajlovich; a sx in alto la curva Maratona; a sx in basso un abbraccio granata dopo una rete)
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13 Storia
I segreti mai svelati del derby (poco) sabaudo Janni e Cesarini, Cereser e Anastasi, Giagnoni e Causio e quella rabbiosa corsa di Platini sotto la Filadelfia
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10 anni di derby tra Juventus e Torino. Le ostilità si aprono nel lontano 13 gennaio 1907, quel giorno vinsero i granata per 2-1, in tutto questo tempo si sono tramandati personaggi ed episodi particolari, alcuni inediti ed altri conosciuti, dei protagonisti di questa partita che è il derby della Mole! Antonio Janni disputò con il Torino le stagioni dal 1921 al 1937, di professione faceva il tornitore e per anni non volle lo stipendio dal club granata, in pratica giocava gratis. Il derby del 6 maggio 1928 vide il trionfo del Torino che travolse la Juventus per (4-1), Janni era il capitano ed un tifoso granata regalò a Janni mille lire, cifra più che considerevole per l’epoca. Janni conservò la banconota per
ricordo per ben tre anni come portafortuna poi in un derby Cesarini gli ruppe il setto nasale con una gomitata così le mille lire vennero finalmente spese. Tra i personaggi di quel periodo fa spicco Renato Cesarini, il funambolico italo-argentino: si narra che
arrivasse agli allenamenti in smoking perché era stato al “Tabarin-dancing” sino a poche ore prima della seduta agonistica, una rapida colazione e via al campo in Corso Marsiglia. Cesarini siglò un gol incredibile nel derby del maggio 1932: Juventus-Torino 3-0, l’ultima segnatura è un capolavoro del “Cè” che va in gol con un colpo di tacco a pochi metri dalla porta mandando in visibilio il pubblico di fede bianconera, “Madamine” comprese. Il grande Torino era grande in tutto, certamente non temeva le insidie del derby che la squadra preparava con tranquille partite a bocce tra calciatori, così i granata di allora preparavano il sabato del derby. Arriviamo così ad uno dei personaggi classici del derby, Giampiero Boniperti: 14 novembre 1954, Juventus-Torino 3-0, racconta Boniperti: “La notte tra il sabato e la domenica non riuscii a chiudere occhio per colpa di un gallo (non era il Belotti di oggi…) che non aveva fatto altro che cantare tutta la notte, forse era di fede granata… Comunque nel derby ero ben sveglio e nonostante la
notte in bianco siglai 2 gol”. Omar Sivori altro personaggio da derby. Si racconta che nella stracittadina si divertisse quando incontrava nella sua zona di campo Denis Law: lo cercava per fargli il tunnel. Omar raccontò che fare un tunnel ad un inglese vale molto di più che fare un tunnel ad un italiano. D’altronde all’epoca l’Inghilterra era la depositaria del calcio, la nazionale italiana mai era riuscita a battere i figli di Albione. Si spiega così la voglia di Omar di mettere alla berlina un rappresentate del calcio inglese. Altro personaggio da derby è Nestor Combin: il franco-argentino siglò una tripletta nel derby della “Tristezza” il 22 ottobre 1967: una settimana prima Gigi Meroni perse la vita in un incidente stradale. Combin volle ricordare il compagno con una prestazione incredibile, nonostante qualche linea di febbre:
Nestor volle scendere in campo regalando al pubblico granata una prestazione incredibile. Altro protagonista di molti derby il siciliano Pietro Anastasi che nel derby prese il vizio del gol. Forse per questo non era in sintonia con la curva Maratona che certo non l’amava
anche perché all’esordio nella stracittadina siglò la rete della vittoria bianconera al minuto 88°. Era il 17 novembre 1968, esordio da incorniciare nell’album dei ricordi! Anastasi pagò caro quel gol nel derby nella stagione successiva: intervento pesante di Cereser con passeggiata della scarpa bullonata sulla mano destra del centravanti e conseguente frattura del metacarpo. Un mese di sosta per “Pietruzzu”: i due si portarono rancore per molti derby a seguire, compreso una rissa furibonda al termine della stracittadina del 22 novembre 1970 vinta dai granata 2-1: frasi pesanti al termine del match, se non era per i compagni i due si sarebbero certamente scambiati colpi proibiti. Negli anni settanta tra i protagonisti di questa
partita c’è Helmut Haller, tedesco di Germania, che al termine del derby vinto dalla Juventus 2-1 (5/12/71) si fece fotografare negli spogliatoi mostrando le ferite alle gambe che vennero addirittura chiuse con punti di sutura. Un ‘ricordo’ dei tacchetti granata, si parla di tacchetti che all’epoca erano in alluminio volutamente appuntititi con la lima… Cose da derby! Altro protagonista l’allenatore granata Gustavo Giagnoni che con colbacco d’ordinanza non trova di meglio che prendere a pugni Franco Causio al termine di una partita combattuta e polemica. Indimenticabili per la sponda granata il duo Graziani e Pulici che fecero passare notti insonni al Presidente Boniperti e non solo. Due “Cecchini” che colpivano sempre nelle partite contro la Juventus quasi come una sentenza annunciata: rapido contropiede, cross di Claudio Sala, sponda di Graziani per Pulici e gol! Oppure respinge Zoff, si avventa Graziani ed è gol… Gli anni ottanta portano altri protagonisti tra cui non può che spiccare di luce al led Michel Platini. In soli nove derby sigla sette reti con una media di 0,77: non male! Di Michel si ricorda il derby del 26 febbraio 1984, 2-1 per la Juventus con doppietta del francese in rimonta dopo il gol del granata Selvaggi. Primo gol con una deviazione di testa sottoporta, dopo il gol scavalca i cartelloni pubblicitari e di corsa va sotto la curva Filadelfia impazzita di gioia, arrampicandosi alla recinzione, quasi con rabbia, una esultanza che si
manifestò soltanto in quella partita. Ai giornalisti che gli chiesero il perché di quella esultanza Michel rispose che c’erano dei motivi personali, non si seppe mai il perché anche se quasi certamente era stato disturbato da qualche supporter granata di notte nella sua villa in collina. Così siamo arrivati ai derby tecnologici con cellulari, non quelli della polizia ma gli smartphone, altri protagonisti alcuni stimati ed idolatrati, altri odiati in senso buono dalla tifoseria avversaria: da Vialli, Baggio, Rizzitelli, Casagrande, Conte, Del Piero, Trezeguet, Ferrante, Maresca, Nedved, Pogba, Quagliarella, Pirlo… Il derby continua match dopo match, aspettando sempre il prossimo per la rivincita oppure per la conferma della supremazia cittadina.
Foto e testi di Ermanno Vittorio (Dall'alto in senso orario: Platini abbracciato da Cabrini sotto la curva; Anastasi ingessato; Graziani e Pulici; Cesarini e Giagnoni)
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Il Toro nella terra delle 'streghe' Benevento accoglie con calore la manifestazione dedicata al 'Grande Torino'
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on l’arrivo del mese di settembre tornano la scuola, il lavoro, il nostro amato campionato e di conseguenza anche l’appuntamento con 'JuveToro'. Anche quest’anno daremo
Nella città sannita si respira letteralmente ovunque la passione per il calcio. In quasi tutti i negozi c’è un riferimento alla squadra, bandiere ai balconi e segnali stradali con il giallo al
spazio ai tifosi sparsi in tutta la Penisola, per ricordare (e ricordarci) sempre che il tifo granata è uno dei pochi a poter vantare rappresentanti in ogni Provincia d’Italia. Quest’anno il nostro viaggio non poteva che partire da Benevento.
posto del bianco che danno vita a cartelli giallo-rossi, che richiamano alla memoria le immagini della storica festa per lo scudetto della Roma del 1983. Chi scrive era già parecchio affezionato al nome di questa città, pur non avendovi ancora
mai messo piede. La “città delle streghe”, infatti, era stata teatro della partita che decretò la promozione in serie A del 6 giugno 1999: Fidelis Andria-Torino 1-4, con il gol fantastico di Ciccio Artistico da metà campo. Avevo 7 anni e da due seguivo il Toro ogni domenica allo stadio o alla radio: quel pomeriggio ero agitatissimo, ricordando l’epilogo della stagione precedente, ma alla fine della partita la gioia fu davvero grande. Entrando nel merito del week-end beneventano, personalmente ho partecipato già a parecchie trasferte in Italia (e non solo) dedicate ai nostri colori, ma quella di Benevento resterà per sempre un ricordo indelebile, certamente uno dei più belli legati alla passione per la nostra squadra del cuore. Il merito è certamente dei cittadini di Benevento e della rassegna “Il Toro nella terra delle streghe”, messa in piedi dal locale Toro Club, intitolato a Pedro Mariani (il simpaticissimo Pedro è cresciuto nel Toro per poi farsi amare dai tifosi giallorossi). Anima del club e dell’evento è stato Daniele Capossela, un architetto beneventano doc classe 1967, con la passione per il design e le creazioni in proprio. Daniele, con la collaborazione del giornalista Luca Maio, si è caricato sulle spalle il peso e lo stress dell’organizzazione: due mesi di lavoro, vacanze sacrificate, telefonate su telefonate. Possiamo però dire che ne è valsa la pena. “Ho voluto farlo – spiega Capossela - per il Toro, per far conoscere la Leggenda anche ai più giovani; per il nostro Club, auspicando che questo evento faccia da traino per un nuovo rilancio
del sodalizio; per la mia città, provando a valorizzarne l’immagine (Daniele e Luca hanno organizzato dei tour lungo le bellezze della città, con guide preparatissime) e cercando anche di dare, nel
bile da Luca Maio) con la presentazione del libro “Il Grande Torino- Campioni per sempre” da parte di Andrea Pelliccia (uno degli autori del volume, curato da Pietro Nardiello e Jvan Sica), gli interventi di Franco Selvaggi (ora è un vero maestro di calcio oltre che una persona straordinaria), Giampaolo Muliari e del Sindaco Clemente Mastella, che ha pienamente e concretamente supportato l’iniziativa; sabato sera cena del Club con anche altri tifosi giunti da tutta Italia; domenica mattina momento di attenzione riservato al Grande Torino e al Museo addirittura nella Santa Messa nella basili-
cosa rappresenta il Torino ancora oggi, in particolare in una città che non aveva mai ospitato una sfida valevole per il campionato contro la squadra granata. Nonni, papà, mamme, ragazzi, bambine e bambini: la curiosità e il fascino del Grande Torino ha coinvolto ogni fascia d’età, come dimostrano anche le centinaia di dediche che i cittadini hanno lasciato nell’apposito volume all’entrata della mostra. Ma oltre all’ammirazione dimostrata verso i nostri colori (durante la partita non si è udito un solo coro contro il Torino), personalmente porterò sempre nel cuore il ricordo del calore della gente di Benevento, gli amici granata che ho avuto il piacere di conoscere ed anche le bellezze di questa città, purtroppo poco conosciute ma in grado di conquistarti in pochissimo tempo: l’arco di Traiano, l’obelisco egizio, le chiese, il Teatro Romano. E chissà che tutto questo concentrato di passione non si possa ripetere: “Se il Benevento restasse in Serie A...” sospira infatti sibillino Luca Maio, facendo intendere che il Toro Club Pedro
mio piccolo, un’indicazione sul modo di approcciare la Serie A: deve essere un’occasione di incontro e di promozione del nostro meraviglioso territorio”. La due giorni è stata ricca di momenti emozionanti: sabato 9 settembre, alle ore 10.30, inaugurazione della mostra dedicata al Grande Torino, con i reperti messi a disposizione dal Museo, in un bellissimo palazzo del centro città; sabato pomeriggio convegno dedicato agli Invincibili (condotto in maniera davvero impeccaca in centro città e nuova apertura della mostra, poi pranzo conclusivo con i tifosi (è arrivato anche Mario Patrignani direttamente dal Trentino, a distribuire gadget granata a tutti i presenti) prima di andare tutti insieme al “Ciro Vigorito” per la partita. La cosa davvero impressionante è stata l’incredibile partecipazione popolare. Durante la due giorni oltre mille persone hanno voluto visitare la mostra, una testimonianza commovente di
Mariani ha già tante altre idee e tanti altri sogni tinti di granata nel cassetto… Alessandro Muliari
(Dall'alto in basso: Daniele Capossela, Presidente del Club; il benvenuto alla mostra; Luca Maio, giornalista e altra anima dell'evento; Giampaolo Muliari, Direttore Museo del Toro e curatore della mostra; i cittadini di Benevento rapiti dal Grande Torino; spaccato del Teatro Romano di Benevento )
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EMILIA BOSEICA, Miss DERBY Emilia Boseica, 19 anni, di Torino, ha terminato il liceo economico sociale e ora si è iscritta a giurisprudenza. Oltre allo sport ama il mondo dello spettacolo e fa la presentatrice in eventi musicali e di moda. Volto televisivo di "Orgoglio Granata", ha anche molti amici juventini che la tormenteranno per tutta la settimana... Emilia quali sensazioni hai per questo derby? Vorrei vincesse la migliore sul campo, con il Var che smonti ogni polemica. La Juve ha dalla sua il fattore campo, anche se il Toro è l'unica squadra ad aver strappato un punto, la scorsa primavera, inoltre 40 partite casalinghe dei bianconeri. Il Toro ha grandi motivazioni e la grinta di Mihajlovic, ma sarà penalizzato dal turno infrasettimanale perché ha pochi ricambi. Allegri e Mihajlovic: più differenze o punti in comune? Entrambi hanno stile, nessun dubbio. Allegri era elegante anche da giocatore, per quanto meno vincente e decisivo. Sinisa già a 21 anni vinceva la Coppa Campioni con la Stella Rossa: ama le pressione e cura molto il look, ma il suo vero fascino è di essere un trascinatore. Allegri è un 'duro' dai modi gentili. Se litiga con qualcuno, vedi Bonucci, finisce la stagione e ti saluta. Mihajlovic magari critica un suo giocatore in pubblico, per scuoterlo. Ma poi lo perdona. Sono diversi anche negli affetti. Mihajlovic ha moglie e sei figli, famiglia patriarcale. Allegri ha "mollato sull'altare" una promessa sposa e ora frequenta Ambra Angiolini. Anche in questo sono molti differenti. E poi gli ingaggi: il mister juventino viaggia a 7 milioni all'anno. Sinisa 1 milione e mezzo. Mi sembra una sperequazione eccessiva. (a.c.) (Foto: Giorgio Basso, Bruno Bozzone, Max Lanz)
Alla GAM '1960-1962 - Il Giappone a Torino' Giornale sportivo per i tifosi di Juventus e Torino
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CHIUSO IN REDAZIONE ALLE ORE 16 DI GIOVEDÌ 21 SETTEMBRE 2017
La GAM, Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Torino, inaugura la nuova stagione espositiva proponendo il 2° appuntamento della serie "Archivi", avviata nel 2016. Dal 23 settembre 2017 al 21 gennaio 2018, Stile 2 presenta la mostra "1960-1962 Il Giappone a Torino", omaggio a Sofu Teshigahara. La mostra focalizza l'attenzione su due tra le numerose iniziative che, tra il 1958 e il 1962, fecero di Torino uno dei luoghi cardine per la conoscenza in Europa delle ricerche degli artisti giapponesi contemporanei: l'installazione Ikebana, realizzato nel 1960 da Sofu Teshigahara nel giardino della GAM da poco inaugurata, e la mostra "Strutture e Stile", ideata da Michel Tapié e ospitata dal museo nel 1962. Nel 1957, il critico d'arte francese Tapié conobbe gli artisti d'avanguardia del gruppo Gutai di Osaka e l’anno successivo organizzò, nell’ambito del Festival Internazionale di quella città, la mostra "The International Art of a New Era". Conobbe quindi Sofu Teshigahara, fondatore della Scuola di Ikebana Sogetsu di Tokyo, grande innovatore della antica tradizione dell’Ikebana. L'artista venne invitato a Torino ad allestire nel giardino del museo un monumentale Ikebana, realizzato con tronchi e cortecce d’albero, intitolato "Felicitazioni", presentato al pubblico il 14 luglio 1960. Per ricordare l'Ikebana di Teshigahara il 'Northern Italy Study Group' della Scuola Sogetsu realizzerà nel giardino del museo (collaborano gli studenti dell’Accademia Albertina e i Licei Cottini e Primo Liceo Artistico) una nuova installazione d’Ikebana monumentale dal titolo "Sasageru", "Omaggio", realizzata con cortecce d’albero, rami, fogli di ottone e rame in omaggio al grande artista giapponese. Inoltre saranno esposte le fotografie originali dell’inaugurazione di Felicitazioni, ritrovate durante le ricerche d’archivio, insieme a una cronologia intitolata 'Giappone/Torino. 1958–1964'. Paolo Rachetto