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amcsrls@yahoo.it GIORNALE DEI TIFOSI DI JUVENTUS E TORINO - Anno VI - N. 21 - 6 MAGGIO 2017 - Copia omaggio 3 domande a BB
Punto Juve
Punto Toro
Controcorrente
“Madama favorita ma il derby è gara atipica. Il Toro cercherà almeno di rimandare lo storico evento tricolore”
La Signora 'acchiappascudi' è in grande salute. C'è voglia di far festa e maggio è il mese più indicato
Lo 'Stadium' è un tabù da sfatare. I granata devono onorare il Grande Torino e il nuovo Filadelfia
In tutte le stracittadine si ripete il confronto tra classi sociali che il tifo coinvolge in modo trasversale
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SCUDETTO O DISPETTO?
BIANCONERI LANCIATISSIMI ALLA CONQUISTA DEL 6° STORICO TRICOLORE CONSECUTIVO. MA I GRANATA VOGLIONO FARE LO SGAMBETTO AI 'CUGINI' JUVENTUS-TORINO | SABATO 6 MAGGIO ORE 20,45
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3 domande a... Bruno Bernardi
“Juve favorita ma il derby è sovente gara atipica...” “I bianconeri inseguono il 6° leggendario scudetto. Il Toro cercherà almeno di rimandare l'evento...”
B
runo Bernardi, prima di parlare del derby è doveroso un richiamo a mercoledi scorso, alla grande notte europea della Juventus in quel di Monaco. La finale Champions ora è veramente ad un passo... Concordo pienamente con questo concetto. La Juve è stata ancora una volta
all'altezza della situazione in tutti gli aspetti di una partita che nascondeva insidie. Il gioco inculcato ai suoi ragazzi da Allegri è stato quello giusto. Giusto per le esigenze tattiche di affrontare una squadra molto elastica come il Monaco, con elementi di valore che possono fare la differenza, come il giovane Mbappè e come un uomo-derby che si chiama Glik, che ha avuto i suoi problemi a chiudere la difesa monegasca e a evitare che il punteggio assumesse proporzioni definitive. Glik è un ex granata che aveva il sacro fuoco di chi affrontava un avversario come la Juve, ma ha dovuto a fine partita ammettere che i campioni d'Italia hanno meritato il successo della gara di andata. Veniamo alla stracittadina. La Juve è vicinissima anche allo scudetto. Sa-
rebbe il sesto consecutivo. E potrebbe arrivare già in questo turno di campionato... Il derby è sempre una gara atipica e questo non fa eccezione anche se la Juve lotta per un traguardo storico come il sesto scudetto consecutivo ed è ancora in corsa su tutti i fronti, mentre il Toro è una squadra ancora in fase di crescita e di formazione sia dal punto di vi-
sta tattico che sotto quello agonistico e di qualità. La Juve ha dentro le sue corde tutti gli argomenti necessari per centrare il 'triplete' e ha la capacità e l'esperienza per cercare di impedire al Toro di sfruttare la velocità e la rapidità di Ljajic e tagliare quindi i possibili rifornimenti del talentuoso serbo per il bomber Belotti. Certo la Juve dovrà giocare con un minimo di turn-over
pensando al finale di stagione e alla gara di ritorno con il Monaco ma questo turnover non dovrà essere esagerato per evitare cattive sorprese. Vincendo questo derby la Juve potrebbe non solo ipotecare il titolo ma collezionare una prestigiosissima leggendaria serie di sei scudetti consecutivi che in Italia mai nessuno ha raggiunto. E' davvero curioso che la Juve abbia la possibilità di centrare questo traguardo proprio nel derby e sul suo stadio e terreno di gioco contro il Torino che di scudetti consecutivi ne ha vinti, all'epoca del Grande Torino, ben cinque. Il Toro però, nella settimana che ricorda proprio la tragedia di Superga e nell'imminenza della rinascita del Filadelfia, ci terrà a fare bella figura e tenterà di fare uno scherzetto ai 'cugini'...
Questo è evidente. Il Toro cercherà almeno di rimandare l'evento. I granata sono squadra da non sottovalutare. Guai a farlo. Hurt e compagni vorranno regalare ai loro tifosi, nell'imminenza della rinascita del Filadelfia e due giorni dopo la ricorrenza di Superga, una vittoria di prestigio. Sarà difficile ma i derby, si sa, sono strani... Mihajlovic farà di tutto per caricare al massimo lo spirito e le potenzialità del suo gruppo. Il duello tra Belotti e i suoi compagni di Nazionale della difesa juventina merita attenzione. I granata infine vorranno anche riscattare gli alti e bassi di una stagione che sembrava destinata a centrare l'obiettivo Europa League e che invece, a un certo punto, è stata ridimensionata. Roberto Grossi
L'arbitro di Juve-TORO ai raggi X VALERI Paolo Nato a Roma 16/05/1978 Sezione Roma 2 Assistenti: ASS1: Di Liberatore Elenito Giovanni - Sez. Teramo ASS2: Dobosz Giulio - Sez. Roma 2 IV°: Costanzo Alessandro - Sez. Orvieto (TR) ADD1: Rocchi Gianluca - Sez. Firenze ADD2: Celi Domenico - Sez. Bari Partite dirette in A: 142 Vittorie interne: 53 Pareggi: 45 Vittorie esterne: 44 Rigori assegnati: 53 Espulsioni: 54
Precedenti con Juventus: 22 Vittorie: 14 Pareggi: 5 Sconfitte: 3 Precedenti (A/B) con Torino: 8 Vittorie: 1 Pareggi: 6 Sconfitte: 1 In questo campionato 2016/17 ha diretto in Serie A 15 partite, 6 vittorie interne, 1 pareggio, 8 vittorie esterne.
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La Partita / Juve
Il primo traguardo è a portata di mano! La Signora 'acchiappascudi' è in grande salute. C'è voglia di far festa e maggio è il mese più indicato
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er la Juve è giunta l'ora di raccogliere quanto seminato nel corso di una stagione lunga e faticosa. Il primo traguardo a portata di mano potrebbe essere raggiunto già in occasione dell'impegno che la opporrà, nella propria casa, a una squadra che dopo una lunga serie di “amichevoli” disputerà finalmente la sua seconda partita di campionato: il Torino. In qualunque altra fase della stagione, il cosiddetto derby non implicherebbe per Madama significati diversi dalla mietitura di tre banalissimi punti, dato che, il corso della storia, ha collocato le due Società in universi paralleli che mai si incontreranno e, almeno in chiave juventina, polverizzato ogni sentore di una rivalità ormai tenuta in vita, con inspiegabile accanimento terapeutico, solo da una tifoseria granata così numericamente risicata che il WWF dovrebbe dichiarare specie protetta; in questo momento, invece, la marchiatura del bove assume un carattere meno dozzinale del solito perché può significare, per la fidanzata d'Italia, l'ingresso nella leggenda dal portone principale e la contemporanea cancellatura, dal libro dei record, delle ultime tracce di un sodalizio che in tempi ormai lontanissimi ha ono-
sbavature, nel proprio album, le figurine più prestigiose trovate nella bustina dello scorso mercato estivo, ma che attua un sistema di gioco particolarmente dispendioso, soprattutto per quegli elementi che la rosa non consente di avvicendare per totale mancanza di alternative. Le vere insidie, quindi, non perverranno dalla volenterosa, ma modesta contrapposizione rato degnamente il nome della città. Grandi motivazioni, quindi, che insieme all'entusiasmo per aver praticamente ipotecato la partecipazione alla finale della Uefa Champions Lea-
ne alla condizione atletica, e durante il cammino ha consolidato una consapevolezza di forza tale da consentirle di gestire ogni sfida con l'oculatezza di un farmacista che sa dosare ogni
gue, dovrebbero alleviare la fatica mentale spesa anche nel Principato di Monaco per aggiornare al meglio una reputazione europea nuovamente smagliante. La Signora “acchiappascudi” è in salute, anche in ordi-
ingrediente nella giusta misura, o con la scaltrezza del commerciante che conosce il giusto prezzo da pagare per ottenere quel che gli serve. Una dote fondamentale, per un complesso che ha ormai incollato senza
LINEA VITA secondo le normative UNI EN 795 2002 D. Lgs. 81/2008, Testo Unico della Sicurezza sul Lavoro Servizi offerti: progettazione e sopralluoghi, preventivi su richiesta, montaggio da personale specializzato, prove d'estrazione con appositi macchinari
della Cairo band, bensì da un improbabile, per quanto sempre eventuale, eccesso di sicurezza e dalla ruvidità che verrà applicata nei confronti dei giocatori zebrati più temuti e funambolici. Forse una rotazione dei migliori non guasterebbe, tanto quel che c'è basta e avanza per evitare che il “Gallo” canti...; penserà la gente bianconera a mantenere tutti svegli. C'è voglia
di far festa e maggio è il mese più indicato. Si cominci con una bella comunione con lo scudetto, un pezzo di stoffa che nel 2012 non fu cucito, ma addirittura saldato! Augh. Ezio Maletto
(A sinistra l'abbraccio del gruppo bianconero dopo la rete segnata al Monaco; sotto un'immagine della curva sud in occasione di un derby)
Lo stile-Juve resiste, gli altri peggiorano... L
o scorso turno abbiamo assistito a 2 episodi che denotano come la Juve abbia mantenuto nel tempo uno stile inimitabile che nessun’altra squadra può vantare. Ricordiamo tutti Boniperti e Agnelli ma l’epoca era diversa ed era più facile essere “signori”. Oggi si fatica di più. L’era in cui viviamo è più povera di valori autentici e anche nel calcio, metafora della vita, non si contano gli episodi antisportivi come le simulazioni (Strootman l’ultimo di una lunga serie), falli a palla lontana, insulti e gestacci alle panchine avversarie dopo aver segnato un rigore inesistente, squadre che distruggono spogliatoi perché gli arbitri fischiano rigori sacrosanti, ma all’ultimo minuto… Invece proprio
la nostra squadra dimostra con i fatti come ci si dovrebbe comportare e ci rende ancora più orgogliosi di tifarla. In primis il nostro allenatore, Allegri, il quale dopo aver subito un gol irregolare all’ultimo minuto e dopo aver visto non concedere un rigore solare che avrebbe chiuso partita e campionato, invece di lamentarsi come Sarri e compagnia, così ha liquidato la questione: “Dell’episodio del rigore non parlo, non è stato influente: eravamo in vantaggio a un minuto dalla fine, sarebbe bastato conservarlo”. In questo modo non si concedono alibi ai giocatori e li si esorta a migliorare. Allegri, mattone dopo mattone, ha acquisito la stima dei tifosi e ha dimostrato che le sue vittorie sono
la logica conseguenza del lavoro quotidiano svolto in questi anni. Infine un bel gesto che riguarda Leonardo Bonucci. Deve aver subito un duro colpo quando il figlio Lorenzo ha espresso il suo amore per il Toro e in particolare per Belotti. Tuttavia ha assecondato la sua passione e i due hanno twittato: “Noi siamo allo stadio, io a fare il tifo e babbo a studiare i suoi prossimi avversari”. Tutto per amore del figlio Lorenzo. Dalla tv per il derby Toro-Juve (in cui Bonucci era infortunato), all’Olimpico per assistere a Toro-Sampdoria, il passo è stato breve. Il sorriso di Lorenzo esprime tutta la felicità di un momento da condividere con papà Leo. È la magia del calcio, la magia dello stile Juve. Alessandro Vaccaneo
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La Partita / Toro
Lo 'Stadium' è un tabù da sfatare... GRANATA SEMPRE KO IN CASA JUVE Un tabù da sfatare. Il Toro ha giocato 4 volte allo Juventus Stadium, e ne è sempre uscito con enormi rimpianti. Nel 2012 il tabellino parla di uno sconfitta ampia (0-3) ma fino all'espulsione di Glik aveva tenuto testa alla Juve. Come nel campionato successivo, quando la Juve si impose 1-0, ma nel finale un netto sgambetto di Pirlo su El Kaddouri in area bianconera non fu sanzionato col legittimo penalty. Nelle ultime 2 stagioni invece le beffe di Pirlo e Cuadrado ai minuti 95, hanno privato il Toro di due meritati pareggi. Al 5° tentativo (più uno disastroso in Coppa Italia) il Toro vuole uscire dallo Stadium a testa alta BELOTTI E HART ULTIMA SFIDA Per Belotti e Hart è l'ultimo derby. Il prossimo forse lo
giocheranno a Manchester, sponda Red Devils. Belotti all'andata segno' il gol del momentaneo vantaggio, poi vanificato della rimonta juventina. Stavolta il “Gallo” può lasciare il segno nella storia granata. Chi segna alla Juve reti decisive, rimane per forza nella leggenda per i tifosi del Toro. Belotti deve segnare e Hart deve blindare la sua porta, nelle ultime gare troppe volte violate. Solo cosi il Toro può sperare di scrivere la storia granata
TORO IPER OFFENSIVO Mihajlovic sembra aver trovato la formula giusta, soprattutto in trasferta. Il 4-2-3-1, apparentemente molto spregiudicato dovrebbe essere riproposto anche stavolta allo Stadium. Acquah e Baselli a volte rischiano l'inferiorità numerica, ma il ghanese ha migliorato di molto il tocco di palla, mentre il bergamasco ho trovato quella grinta e continuità che gli mancavano fino a qualche mese fa. I tre fantasisti alle spalle di Belotti dovranno sacrificarsi maggiormente sugli esterni juventini, ma possono anche essere la chiave per sorprendere la retroguardia bianconera. DIFESA ESPERTA In difesa Mihajlovic ha evitato ai diffidati Castan e Moretti di giocare contro la Samp per evitare la squalifica. Il brasiliano praticamen-
te non ha giocato nel girone di ritorno, causa guai fisici. Dunque la coppia sarà quella (affidabile) composta da Rossettini e Moretti, col dubbio Molinaro e Barreca sulla sinistra. Molinaro (ex bianconero di lungo corso) venne espulso nel derby dello 0-4 di Coppa Italia, 16 mesi fa (quando il Toro era sotto solo di una rete): macchia da cancellare. Barreca fu beffato da Higuain nel derby di andata. Una grande delusione per lui che è cresciuto nel Toro. CAIRO E IL TABÙ JUVENTUS Inesperienza, sfortuna e forbice economica le maggiori cause ma nessun Presidente della storia del Toro “vanta”statistiche cosi negative contro la Juve. Un pareggio, una vittoria e caterve di sconfitte. Tre maturate al minuto 95, altre figlie di discutibili decisioni arbitrali.
Ma Cairo contro la Juve ha sofferto troppo, una sindrome, e vorrebbe prendersi una rivincita. Per migliorare la statistiche e presentarsi all'inaugurazione del Filadelfia da trionfatore. STADIO CONTRO MA SINISA SENZA PAURA In questo stadio, quando si chiamava Delle Alpi, faceva a capocciate contro Ibrahimovic. Il cui infortunio rischia ora di portargli via Belotti. Ma se Mihajlovic po-
tesse giocare, si divertirebbe eccome nelle sfide di questo tipo. Con tutto lo stadio ostile. Una situazione per lui esaltante. D'altronde a Belgrado ha visto di peggio. E i derby romani o di San Siro, ed anche quelli di Genova li ha sempre vissuti con grande intensità. Sinisa dovrà infondere lo stesso coraggio che aveva da giocatore, ai granata di oggi. Se ci riuscirà il Toro potrà giocarsela fino in fondo. Alessandro Costa
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L'Intervista: Vincenzo D'Amico
“La Vecchia Signora può davvero fare tripletta!” “Il derby? Buffon e soci sono di un'altra categoria rispetto a tutte le avversarie”
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na chiacchierata con Vincenzo D’Amico, simbolo biancoceleste ma dal cuore segretamente juventino. L'ex fantasista è anche passato dall’altra sponda del Po con i colori granata in una stagione definita di transito (era il 1980/81). Insomma non si è fatto man-
care niente l'oggi affermato commentatore RAI. Con lui abbiamo parlato di Champions, campionato e coppa Italia. Ovviamente con un taglio bianconero... Vincenzo, anche a Monaco, mercoledì scorso, si è vista una grande Juve... Io quando parlo della Juventus non posso che stupirmi di volta in volta. Vederla giocare è uno spettacolo unico. Attacco perfetto, forte nel non possesso palla, una difesa disarmante per gli avversari e poi quel Buffon semplicemente impressionante a discapito di chi pensa che gli anni siano tanti. Una società, quella juventina, che sa gestire accuratamente ogni particolare a cominciare dall’aspetto personale di ogni singolo giocatore. Quattro squadre vogliono
raggiungere Cardiff. Il Real si presenta con un perentorio 3 a 0 contro l’Atletico di Simeone per mano di un travolgente Cr7. La Juventus che risponde con un micidiale Higuain ritrovato. Insomma, c’è nell’aria voglia di rivincita da quella lontana sconfitta contro i blancos con quel goal in fuorigioco di Mjiatovic... La Juve è più completa del Real. Se a loro gli levi Ronaldo alla Juve invece rimangono altri campioni che per me
sono superiori. Credo che il Barcellona abbia schierato Messi-Suarez e Neymar e comunque la Juve ha vinto nel modo che sappiamo. La difesa dei bianconeri non ce l’ha nessun squadra. Il Real è battibile. Ora c’è il derby della Mole e per la Juve è necessario dare un taglio definitivo al capitolo scudetto. Ovvio che il Toro farà di tutto e di più per impedire alla Juve di vincere la gara. Per se stesso ma anche per un questione di rivalità cittadina. Però obiettivamente esistono dei valori dai quali non si può sfuggire. La Juventus è di un’altra categoria ma non solo per il Torino, che in questa stagione tra l'altro sta facendo cose fantastiche. I valori alla fine fanno sempre la differenza.
Tra l’altro per la Juve c’è tutto l’interesse di chiudere al più presto il capitolo scudetto per arrivare alla finale di Champions già campione d'Italia con largo anticipo e senza affanni. A proposito di finali, la Juve se la vedrà anche con la 'tua' Lazio nell'atto conclusivo della Coppa Italia... Per me la Lazio non ha nessuna speranza. Ti dirò, se al posto della Juventus ci fosse stata un’altra squadra allora le possibilità per gli aquilotti sarebbero state altissime perché in questo momento la squadra di Inzaghi sta giocando un calcio da grande squadra. Trovarsi di fronte la Juve invece è praticamente un discorso chiuso perché i bianconeri non cedono nulla e prendono tutto quello che è a loro
disposizione. La Juve vincerà anche questo trofeo: è il suo anno in tutti i sensi. Ma tu sei laziale o juventino? Lo sai e te l’ho detto tante volte: io ho sempre tifato per la Juve... Marco Venditti
REDAZIONALE
PuntoBeldent: rigenerazione ossea, qualità e convenienza Massima qualità ad un costo sempre più contenuto, è questo l'importante obiettivo di PuntoBeldent S.r.l. storica realtà nel campo dell'odontoiatria. Dalla proficua collaborazione con il Dr. Marco Bellanda e un gruppo di ricercatori spagnoli, PuntoBeldent è il primo centro dentale in Italia a vantare una tecnologia innovativa nella rigenerazione ossea, con l'utilizzo di sistemi odierni di tecnologia 3D CAD-CAM. «Rompendo tutti gli schemi utilizzati dai dentisti fino ad oggi, si è riuscito a far ricrescere l'osso in grandi quantità- ha spiegato il Dottor Bellanda- parliamo per il caso più estremo di 16 mm in altezza nella mandibola, permettendo così di poter collocare impianti dove prima era impossibile. Siamo riusciti a fare un netto passo in avanti nella ricerca mettendo a punto un sistema di successo adatto a moltissimi pazienti». Nel dettaglio ogni barriera viene costruita su misura, individuando il trattamento ideale per ogni singolo caso. La rigenerazione dell'osso avviene nelle giuste quantità, in base al piano di trattamento scelto dal paziente e dal dentista. In termini di tempo si ha un risparmio evidente, sia per lo specialista, ma soprattutto per il paziente. In alcuni casi è possibile collocare la barriera insieme agli impianti, accorciando così a 5 mesi circa il tempo necessario per rigenerare o preparare la protesi provvisoria, mentre il tempo si allunga a 10/11 mesi quando si è costretti a rigenerare prima di poter collocare gli impianti. Il successo della rigenerazione, dipende in grandissima parte dall'igiene del paziente, che durante il periodo del trattamento e possibilmente per sempre, dovrà essere molto scrupoloso. La formazione della placca batterica, infatti, compromette la formazione di osso nuovo.
Una diversa applicazione di successo, vede l'utilizzo della tecnica di rigenerazione intorno agli impianti che hanno sofferto una perimplantite, una malattia che provoca la perdita di osso compromettendo il funzionamento degli stessi. Una patologia senza soluzione fino a qualche anno fa, che costringeva i pazienti a spendere un'ingente quantità di soldi per estrarre gli impianti non più utilizzabili per poi collocarne di nuovi. Con queste barriere è possibile recuperare gli impianti già presenti nella bocca del paziente, operazione molto più economica, e poi costruire una sola nuova protesi. Ma quali sono i vantaggi principali? «Queste barriere consentono uno di mantenere i costi delle rigenerazioni ossee contenuti in quanto si ha bisogno solo della barriera e del sangue del paziente in quantità ridotte. Non si utilizzano bio materiali sintetici e dai prezzi molto elevati, pertanto l'osso che si crea è osso del paziente di una quantità molto alta- precisa Bellanda- un altro vantaggio evidente è la possibilità di rigenerare osso "più in là" della crosta ossea del paziente, ovvero il limite della rigenerazione ossea guidata fino ad oggi. Abbandonando le grandi operazioni di rigenerazione, nati per la prevenzione d'osso della tibia o da altre parti del corpo del paziente, l'intervento si riduce a una micro chirurgia: più facile per l'odontoiatra e soprattutto per il paziente». Insomma la tecnologia avanza e con questo anche la scienza, migliorando sempre di più la vita della persone. PuntoBeldent - Via Regio Parco, 11 Settimo Torinese (TO) Tel. 011 3741336 puntobeldent@gmail.com www.puntobeldent.com DIRETTORE SANITARIO: D.SSA GENRE LINDA
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Il Punto
Tutto il tifo è Paese, anche tra i supporters Juve... Q
uanto sta accadendo all'interno della tifoseria juventina, ivi compreso chi la rappresenta con maggior visibilità, è allucinante. Anziché degustare con piacere le portate di fine stagione per le quali i sostenitori di altre compagini, soprattutto italiane, sbaverebbero sino al punto (è già successo) di far carte false per sbocconcellarne anche solo una, pare invece più cogente stabilire chi sia accreditabile dell'onorifico, ancorché inesistente titolo, di “vero” tifoso. Una cretinata pazzesca, peraltro alacremente alimentata attingendo ai sentimenti più spregevoli che un essere umano possa coltivare e ormai intessuta d'intolleranza, cattiveria, financo odio, verso chiunque osi esternare una qualsivoglia preferenza, ovviamente tradotta seduta stante in etichettatura e imperituro incasellamento in una delle tante correnti di pensiero che animano e dividono la poderosa balena bianconera, novella Democrazia (?)
Cristiana dei giorni nostri. Una degenerazione figlia di tempi che hanno incoraggiato e favorito un imbarbarimento sociale a tutto tondo, e dalla quale sarebbe stato illusorio auspicare che il calcio fosse immune. Delle partite in quanto gioco, dei loro contenuti tecnici, tattici, atletici ed emotivi, allo stato dell'arte, cale qualcosa a pochissimi. L'importante è che si prestino al dileggio indiscriminato dei soccombenti e di coloro che, pur amando lo stesso vessillo, non ne valutano acriticamente le risultanze. Tutto fa brodo, pur di riversare nel collettore calcistico veleni, frustra-
zioni e puntellare il bisogno disperato di un'identità sovente imbastita con il filo virtuale di un'imbecillità tracimante, facilmente smascherabile da chi, poco incline alle fascinazioni artificiali, considera ributtante l'esercizio indiscriminato della malafede e non ritiene un valore la condivisione dell'ignoranza. A tal fine, ben si presta l'inutile, stucchevole, oltreché ridicola diatriba attinente alle figure di Antonio Conte e Massimiliano Allegri. Una disputa, tra l'altro, che non ha mai riguardato direttamente i due soggetti e che sfocia ogni volta in alterchi al cui confronto un bar d'angiporto potrebbe tranquillamente spacciarsi per un'università britannica. Ben consapevole di quanto sarebbe pleonastico (“È più facile spezzare un atomo che un pregiudizio” – A. Einstein) l'intento di stemperare la logomachia perennemente in essere tra le fazioni con argomenti volti all'induzione di una serena ed equilibrata disamina
dei periodi che ne hanno caratterizzato l'esperienza sulla tolda della navicella sabauda (al momento, 3 stagioni ciascuno), corre però l'obbligo di ricordare a quanti sono ossessionati dall'allenatore del passato, stranamente e in grande maggioranza annoverabili tra gli estimatori di quello attuale, che sarebbe quantomeno commendevole l'esercizio di un comportamento che non li apparenti alle frange, talvolta lobotomizzate, tipiche di altre appartenenze. L'acredine che molti nutrono per l'ex condottiero, non è diversa da quella che viene rimproverata a quei napoletani ancora disturbati nell'animo dal presunto “tradimento” di Higuain; lo sprezzante sarcasmo riservato a quanti individuano nel fatturato juventino una delle ragioni per cui la Signora spadroneggia senza contrapposizioni credibili sul suolo italico, si diluisce con ineffabile disinvoltura per addurlo a giustificazione dei manca-
ti trionfi oltre confine; una vittoria, seppur importante, ma sostanzialmente di passaggio, giacché implica il superamento di turno, dà la stura a voli pindarici che si schiantano in un batter di ciglia all'alba di un pareggio in campionato. E quelli che si dissociano da cotanta aspersione di acrobatica incoerenza, previa abluzione nel fiele, sono additati al pubblico ludibrio e considerati eretici, occasionali, pseudo (il termine oggi più in voga anche tra i cerebrolesi) e indegni della patente di juventinità che qualcuno si sente, per autoinvestitura, legittimato a rilasciare. Per-
ché è così difficile accettare la libertà di amare a modo proprio? Questa feroce necessità di sentirsi migliori a tutti i costi, peraltro senza esserlo davvero, è maledettamente pericolosa; non a caso è sempre più frequente l'adozione del termine “razza” per identificare i sodali d'opinione . Una classificazione dalle connotazioni sinistre e inquietanti. Valga per certa gente, il mantra della guida tecnica in carica: -”Calma, calma, calma!”. Valga per tutti l'esempio di una Società per cui lo stile si estrinseca anche con il mantenimento di un basso profilo in circostanze laddove, molti, troppi, esigerebbero ritorsioni crudeli e il ripristino dell'ordalia di medievale memoria. Essere tifosi di Madama non è un merito, ma una fortuna da onorare e rispettare ogni giorno perché, a dispetto dei risultati sportivi, la Juventus, è un'altra cosa, e prima taluni lo capiranno, meglio sarà. Augh! Ezio Maletto
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Le Interviste
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Sala: “Belotti mix tra Pulici e Graziani”
Casagrande: “Che gioia la doppietta alla Juve”
La Juve, quando giocavi tu, schierava centrocampisti molto grintosi: Benetti e Tardelli su tutti. Ma tu non ti facevi intimidire... “Sì, ma il Toro all'epoca aveva valori tecnici straordinari: da Pulici a Claudio Sala e Graziani, che ci consentivano di prevalere”. Per questo derby hai buone sensazioni? “Il livello tecnico della Juve è troppo elevato. Anche se giocassero le seconde linee. Una sfida teoricamente proibitiva, anche se nel calcio di proibitivo non c'è' nulla. Ma come valori la Juve è superiore sebbene il Toro possa avere la spinta emotiva di giocare 2 gior-
sura. Solo una volta, dopo lo scudetto '76, il Toro ha battuto la Juve in campionato con 2 reti di scarto (un'altra fu nella Coppa Italia 1988, gara di andata, Gritti ed Ezio Rossi). Stiamo parlando del celeberrimo 5 maggio 1992, 25 anni fa. Il Toro 4 giorni prima aveva giocato al Bernabeu la semifinale Uefa col Real. Quel giorno alle elezioni politiche il presidente Borsano ottenne caterve di voti grazie alla doppietta di Casagrande che valse il 2-0 finale. L'ex centravanti della nazionale brasiliana -ospite d'onore
Quando a 20 anni vinsi lo scudetto col Toro, Pianelli ci diede come premio un bell'assegno. Vivevo in famiglia e lo consegnai a mio padre che mi chiese se li avessi rubati quei soldi...”. Questo è Patrizio Sala, una vita da mediano per lo più nel Toro, ma anche capocannoniere granata in Coppa Campioni con le 2 reti segnati nell'unica apparizione toriniste nella massima competizione europea. Pat, il tuo bilancio nei derby è trionfale... “Negli anni 70 li vincevamo sempre noi, al peggio pareggiavamo. Nei miei anni granata la Juve spesso soccombeva contro il Toro”.
ni dopo Superga, e la Juve possa avere la testa al Monaco”. Ti piace il Toro gestito da Mihajlovic? Rispetto a Ventura il Toro ha giocato in modo molto più offensivo, aggressivo. Contro la Samp pero' i granata sono stati meno squadra. Mi sono sembrati un po' anarchici o quantomeno individualisti. Boye', Ljajic e Iago hanno servito poco Belotti”. A proposito di Belotti, a chi lo paragoni? “È il perfetto mix tra Pulici e Graziani. Generoso a tutto campo come Ciccio e vede la porta come Pupi...” Alessandro Costa
REDAZIONALE
I panini più buoni della Spagna si gustano da 100 Montaditos sorseggiando birre e vini locali
“Con l’Euromania i montaditos costano 1 euro” È stato amore a prima vista, quando cinque anni fa Michele Maiorano raggiunge Madrid dove l’aspetta suo figlio Vincenzo, in viaggio studio in una delle città più belle della Spagna, e insieme vanno a mangiare in un locale che li entusiasma come bambini, al punto che oggi, quel locale, che porta il nome di 100 Montaditos, ha aperto i battenti anche a Torino, in piazza Carlina e più esattamente in via Luigi Ambrois 5. La Spagna si gusta a casa nostra! Proprio così. Sono ben 100 i montaditos, vale a dire i panini tutti sfiziosi ed invitanti che si possono gustare in un ambiente dinamico, vivace, che attira giovani e giovanissimi e tutti coloro che vogliono gustare la Spagna dall’ora di pranzo a notte fonda, tutti i giorni (e senza prenotazioni!). 100 panini fatti in 100 modi e al mercoledì costano 1 euro Sono fatti in 100 modi diversi i montaditos, la varietà di pane spagnola, con 100 combinazioni di ingredienti rigorosamente spagnoli, con 100 idee diverse, a partire da 1 euro. Un tocco di Bel Paese c’è in quattro ingredienti: la mozzarella, la porchetta, la Mortadella e il pesto genovese. Fatti al momento e serviti caldi, farsi compagnia con i montaditos significa regalarsi un momento di relax che mette allegria. E l’entusiasmo è bis quando ogni mercoledì, in occasione della giornata Euromania, tutti i 100 montaditos vengono serviti a 1 euro!
Il segreto del successo: prezzo e qualità vincenti La loro forza sta non soltanto nel prezzo – da 1 a 1,50 e da 2 a 2,50 euro – ma nella qualità dei prodotti che li farciscono, tutti selezionati e vincenti nei sapori. Ancora di più se abbinati a bevande a 5 stelle, come le birre spagnole, come la Cruzcampo (e la mezzo litro si sorseggia a 2,80 euro!) e come i vini, e il top è il Tinto de Verano che viene servito con una fetta d’arancia. E i montaditos si possono portare anche a casa! Senza contare poi le altre specialità, come i montaditos dolci al cacao, le crocchette, i tapas di pollo, le patatine fritte e le patate dalle ricette più sfiziose, i taglieri con prosciutto crudo Jamón Serrano e sei tipi di insalate miste. Insomma, questa sera o in pausa pranzo non rinunciate al prosciutto serrano con pane rustico, ad una sangria ghiacciata, ad un boccale di birra appena spillato e al montaditos che più vi piace. «Non rinunciate a ridere con gli amici gustando la Spagna in una atmosfera allegra ed invitante» sorridono i tre soci Michele e Vincenzo Maiorano e Simone Guidi. «Non rinunciate a cenare da noi con pochi spicci, in piazza Carlina». (l.c.) 100 Montaditos Via Luigi De Ambrois, 5 - Torino Tel. 011.883073 Facebook 100 Montaditos
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a storia recente ha accresciuto la forbice tecnica tra Toro e Juve. Anche per questo negli ultimi 22 anni il Toro ha vinto solo 1 derby, 2 stagioni fa (reti di Darmian e Quagliarella). E pensare che nel 199 il Toro aveva vinto 2 derby in 3 mesi, poi il declino, l'ascensore tra serie A e cadetteria, ed il derby diventato sofferenza. Negli ultimi due in casa Juve, giocati alla pari, la beffa per il Toro è arrivata al 95° minuto. E quando il Toro ha vinto con imprese epiche negli ultimi 4 decenni, sono state vittorie di mi-
al Gran Gala' Granata- ha ricordato con saudade quel giorno: “Era un Toro con grinta, tecnica, concentrazione, eravamo grandi uomini. Ricordo con affetto quei 2 gol alla Juve, i più importanti della mia vita, piu' della doppietta segnata in finale contro l'Ajax. Il Toro ha una storia particolare. Quando giocavo io eravamo uniti, non avevamo paura di nessuno. Neanche del Real Madrid che infatti abbiamo eliminato. L'anno dopo, nel 1993, pur indeboliti dalle cessioni abbiamo vinto la Coppa Italia”. Questa volta toccherà a Belotti cercare di emulare il mitico Walter Casagrande. (Ale.co.)
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Speciale Società Piemonte
L'Atletico Torino può diventare la 3 squadra della città a
Domenica la società di via Palatucci, punto di riferimento di Mirafiori Nord, potrebbe coronare un grande sogno
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ORGANIGRAMMA SOCIETARIO Presidente Fortunato ARCELLA Presidente onorario Donato PANDISCIA Direttore generale Fulvio COCCHI Direttore sportivo Prima squadra e Juniores Mario SANTOMAURO Direttore sportivo Settore giovanile Mario GOGLIA Responsabile Scuola calcio Filippo BISECCO Coordinatore organizzativo Scuola calcio e Piccoli Amici Marco PENNESTRI Segretario Walter RAUGI Responsabile dirigenti e comunicazione Roberto DEL VENTO Magazziniere Gianni MULAS
l sogno: diventare, dopo Juve e Toro, la terza squadra cittadina. Un sogno che ormai è quasi realtà. Domenica alle ore 15, infatti, l'Atletico Torino, che è in testa con un punto di vantaggio sul Lucento nel campionato Promozione, nell'ultima giornata del torneo incontrerà tra le mura amiche del 'Palatucci' la già retrocessa Pozzolese. In caso di vittoria la salita all'Eccellenza sarà cosa fatta: sarebbe la terza volta nella storia della società giallo-bianco-blu, la prima conquistata 'sul campo'. Un giusto premio per gli sforzi del sodalizio presieduto da Fortunato 'Mimmo' Arcella, il quale, prima di parlare della possibile vittoria del torneo ci tiene a sottolineare un'altra cosa: “Tutti speriamo di andare in Eccellenza – ci dice il patron – ma il nostro settore giovanile rimane il fiore all'occhiello della nostra società. Per il quartiere Mirafiori Nord siamo un punto di riferimento sportivo e sociale, come erano una volta gli oratori, con centinaia di tesserati. E' un grosso sforzo economico e di tempo ma lo facciamo volentieri”. In effetti l'Atletico Torino copre tutto l'arco del settore giovanile con 12 squadre, dai 'piccoli amici' agli 'allievi regionali'. Più Juniores e la prima squadra di cui parlavamo all'inizio. Quest'ultima è allenata da
Vincenzo Piazzoli, romano classe '64, il quale sta riuscendo (insieme al suo staff composto da Roberto Fana, Gaetano Ferro, Matteo Gentili, Mauro Poloni, Flavio Zanon) in un'impresa pronosticata da nessuno ad inizio stagione: “Abbiamo cambiato 12-13 giocatori rispetto allo scorso campionato – dichiara il trainer -, questa doveva essere un'annata di transizione e invece siamo ad un passo dal compiere un'impresa straordinaria
che io paragono al Leicester anche perché il nostro fatturato è irrisorio rispetto a quello di altre società del nostro girone. Comunque teniamo i piedi per terra perché c'è ancora una gara da giocare e nel calcio può sempre accadere di tutto...”. Giusto essere prudenti. Ma domenica alle 17, al termine dell'ultima fatica, potrebbe essere festa grande al Palatucci, il campo posto all'interno del circolo 'Beppe Viola' che compren-
de anche tennis, calcio a 5 e pallamano. Il direttore sportivo Mario Santomauro, che ha nel suo curriculum anche un passato da calciatore nelle giovanili del Toro, ci spiega come l'Atletico sia in buoni rapporti con la società granata: “Con Bava e Benedetti ci sentiamo sovente, possiamo vantare un'ottima collaborazione, qui si allenano i 2002 e i 2005 del Toro e questi ultimi giocano anche al Palatucci. Abbiamo
già dato giocatori ai granata e viceversa. In prima squadra stiamo facendo un campionato straordinario, d'altronde il presidente ci tiene a fare le cose per bene e vuole vincere sempre...” Appuntamento a domenica ore 15 allora: il sogno di diventare la terza forza cittadina è vicino alla realtà. (ro.gr.) (Dall'alto in basso e da sx a dx: il ds Santomauro, il Presidente Arcella, il dg Cocchi, Sansone, l'allenatore Piazzoli, Gambardella, Lorenzo Careddu dei Primicalci 2009, Pulcini 2006, capitan Piovesani)
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ControCorrente
Passione, amore e odio, è la legge del derby In tutte le stracittadine (non solo a Torino) si ripete il confronto tra classi sociali che il tifo coinvolge in modo trasversale di ENRICO HEIMAN
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siste una sociologia dei derby? Eccome se esiste. Fenomeno che si manifesta ovunque, a Torino, Milano, Roma e Genova, città che vantano due squadre di serie A. Ci sarebbe anche Verona, che però quest’anno ha solo il Chievo tra i grandi, dato che l’Hellas sta in B e lotta faticosamente per tentare di risalire. Ognuna delle quattro stracittadine ha caratteristiche differenti, legate ovviamente al “DNA” degli abitanti, verrebbe da dire dei popoli, anche se in teoria dovrebbero sentirsi tutti italiani. Dettaglio non sempre verificabile, sulla base dei comportamenti e soprattutto del linguaggio. O dei linguaggi, se preferite. Ma qui sarà opportuno ricordare una vecchia definizione politica che risale al 1815, durante le fasi conclusive del Congresso di Vienna. In quella occasione, in cui si ridefinirono identità e confini dell’Europa dopo il crollo napoleonico a Waterloo, qualcuno chiese di discutere anche la situazione italiana, allora divisa in vari staterelli. Ma il barone Von Metternich, cancelliere dell’impero austroungarico e grande “chaperon” del Congresso, diede un brusco stop a quelle speranze con una frase storica:”L’Italia è una espressione geografica, non una nazione”. Purtroppo aveva ragione. Ci sareb-
bero volute tre guerre d’Indipendenza (1849, 1859, 1966) e una vittoriosa ma sanguinosa impresa nella prima guerra mondiale (1915-18) perchè l’Italia potesse conquistare finalmente il titolo di nazione. Poi accaddero altre vicende, altri regimi, altre guerre. Che qui non è il caso di ricordare. E torniamo al derby, quello di stasera tra
sesto consecutivo. Sarebbe primato assoluto da quando esiste la serie A. Nel dopoguerra, senza andare ai primordi del calcio professionistico, il derby torinese ha assunto connotazioni sociali sempre più marcate. Dopo la sciagura di Superga, 4 maggio ’49, di cui si è appena ricordato il 68° anniversario, il rapporto delle forze in campo
Juventus e Torino che va in onda allo Stadium. Che si pronuncia come si scrive, non all’americana, essendo una parola di origine latina. Una sfida che si rinnova generalmente due volte l’anno. Ma nella scorsa stagione furono quattro, complici le due gare di Coppa Italia, con altrettanti successi della Juve e un bilancio finale di 10 a 2 per i colori bianconeri. Dettagli statistici, si dirà. Ma per i tifosi contano moltissimo. Del resto riflettono le differenze di potenziale delle due squadre, ovviamente di matrice economica che si traducono in vittorie, punti e scudetti. La Juventus ne ha conquistati cinque di fila dal 20112012 e sta per inanellare il
venne giocoforza ribaltato a favore della Juve. Ma nei decenni a seguire il Torino seppe prendersi clamorose rivincite. “Abbiamo perso derby anche quando eravamo più forti”, ricordava anni fa con malcelato disappunto Dino Zoff , un monumento del calcio italiano. Perché è risaputo che quando vede la Juve il Toro si trasforma, quantomeno cerca di trasformarsi. E per dirla col gergo dei tifosi granata “drizza le corna”. Lo sviluppo industriale di Torino, a partire dagli anni '50, legato a quello che era il colosso Fiat e altrettanto all’indotto auto, disegnò una fisionomia nuova tra i tifosi. Le decine di migliaia di “meridional” provenien-
Giornale sportivo per i tifosi di Juventus e Torino
Direttore Responsabile Roberto Grossi rogro@inwind.it Hanno collaborato Bruno Bernardi, Antonio Catapano Alessandro Costa, Enrico Heiman Ezio Maletto, Alessandro Muliari Alessandro Vaccaneo, Marco Venditti Ermanno Vittorio
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Autorizzazione Trib. di Torino n. 30 del 27/11/2015. Tutti i diritti riservati Responsabile del trattamento dei dati personali: Gianni Castaldo
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CHIUSO IN REDAZIONE ALLE ORE 17 DI GIOVEDÌ 4 MAGGIO 2017
ti dal Sud, che tra l’altro manifestarono insospettate qualità come operai metalmeccanici, andarono in larga parte ad ingrossare le file dei tifosi della Juventus. Dalla parte del Torino rimase il cosiddetto zoccolo duro della popolazione autoctona, cioè di origine torinese e piemontese. Se fossero cavalli, dovremmo parlare di indigeni, senza offesa per nessuno. Con riflessi diversi anche tra i ceti abbienti. Ci furono dirigenti Fiat tifosi granata. Alti funzionari di banca non solo juventini. Gran parte della buona borghesia torinese, alla guida di grandi aziende fornitrici Fiat, rimase regolarmente innamorata del Torino. Tra le nuove generazioni, basta frequentare qualche bar, i giovani sono in massima parte per la Juve. Logico, è la squadra che ha vinto e vince di più. Il fascino del successo. Ma nel caso del derby torinese la rivalità si è spesso trasformata in amore e odio: due sentimenti che albergano a turno nell’animo umano, a seconda della passione che anima le persone. Anche
il razzismo, checché se ne dica, fa parte dei sentimenti dell’animo umano. Al pari dell’invidia, del desiderio, della voglia di supremazia. E non ci sarà condizione politica in grado di farlo sparire. Semplice spiegazione: con te mi piace stare, con quell’altro no. Specie se c’è di mezzo il colore della pelle. Che non significa sol-
me) si è visto rovesciare addosso un quantitativo insopportabile di “buu” razzisti, ha protestato e l’arbitro, anziché sospendere la partita (come da regolamento) lo ha ammonito e il Giudice sportivo lo ha squalificato, conferma purtroppo che il razzismo non è per nulla sconfitto. Ed esiste anche un razzismo calcistico: sei
tanto colore. Ma abitudini, comportamenti, religione, cultura. In certi casi sottocultura. Grandi differenze. Questa non è apologia del razzismo. Ci mancherebbe. L’ultimo episodio di domenica a Cagliari, in cui Sulley Muntari (Sulley è il cogno-
del Toro, non ti amo; sei della Juve, diventi un nemico. Solo il calcio, oltre alla sua incomparabile bellezza, riesce a scatenare gli istinti meno nobili dell’animo umano. E’ una metafora della vita. Guai a dimenticarlo.
Il sogno del musicista Nayt
Spettacoli
L'artista di origine torinese sta raccogliendo fondi per il suo progetto Nayt è un giovane con il sogno di sfondare nel difficile mondo della musica. La mamma è nata a Torino, tifosa juventina ora trasferita a Roma. Lui, William Mezzanotte in arte Nayt, è nato ad Isernia ma cresciuto nella Capitale. Talentuoso artista classe '94 (nato il 9 novembre, lo stesso giorno di Del Piero...) con le note musicali nel cuore sin da quando era bambino, Nayt si avvicina alla cultura Hip Hop e all'arte dell'mcing sin da piccolo. Dal 2009 comincia ad incidere i suoi primi brani e ad ottenere subito ottimi riscontri, seguiti da collaborazioni con artisti rilevanti della scena. A febbraio 2011, con la produzione di 3D, realizza il primo video/singolo "NO STORY" con la regia di Antonio Chiricò attirando l'attenzione di varie
realtà per poi firmare un contratto discografico con una label che lo accompagnerà nel proprio percorso artistico per 2 anni realizzando il suo primo album "Nayt One" con all'interno nomi importanti della scena come Primo Brown ed Emis Killa. Nel 2014 esce l' EP "Six of Sixteen" progettato insieme a 3D e alla VNT1
Records. Dopo un anno di lavoro e raggiunta la giusta maturazione artistica Nayt mette alla luce “Raptus”, un mixtape di 15 tracce che anticipa il nuovo album ufficiale "Un Bacio". Ora per coronare il suo sogno ha deciso di operare con il crowdfunding, una sorta di 'colletta' on-line rivolta a chi crede in un progetto e decide di dare una mano all'ideatore dell'iniziativa. Nayt ci sta provando. Deve riuscire a raccogliere 4000 euro entro fine mese e sino ad ora ne ha raccolti più della metà. Ma il tempo stringe e occorre affrettarsi. Vari pacchetti sono disponibili per sostenere l'iniziativa. Per saperne di più cliccate su https://musicraiser. com/it/projects/7423-raptus-vol-2. Chissà, potrebbe piacervi...
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L'intervista: Luca Marchegiani
“Mondonico grande tecnico, il mio Toro è rimasto nella storia” “Eravamo davvero ben allenati. Lui riusciva a tirarci fuori il meglio. La rinascita del Fila? Una cosa straordinaria”
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on solo Derby e 4 maggio. Per il popolo granata sono anche i giorni del ricordo delle imprese del 1992, a 25 anni di distanza da quelle magiche notti europee. Per celebrare quel grande Toro, la redazione di Toro.it ha avuto la felicissima intuizione di dedicare l’edizione 2017 del Gran Galà Granata ai protago-
nisti di quella Coppa Uefa. Una serata magica, condotta alla perfezione dal granatissimo Jimmy Ghione. Fra coloro che hanno accettato di partecipare al Galà c’è stato Luca Marchegiani. L’ex numero uno, di derby della Mole se ne intende: ha difeso la porta del Toro nell’ultimo campionato in cui i granata sono arrivati davanti alla Juve (90-91) e l’ultima volta in cui hanno eliminato i cugini dalla Coppa Italia, nella storica doppia semifinale 1993, preludio alla vittoria del trofeo contro la Roma. Non solo, l’esordio di Marchegiani fra i pali avvenne proprio contro la Juve, in un derby giocato il 31 dicembre. Era la stagione ‘88-89 e al Comunale il 22enne Marchegiani sfoderò una prestazione magistrale, punto di partenza per conquistare in breve tempo la maglia da titolare appartenuta a Lorieri. Luca Marchegiani, a distanza di 25 anni prevale maggiormente l’orgoglio per quanto fatto o i rimpianti per quello che poteva essere e non è stato (anche al di là della finale di Amsterdam)? Prevale assolutamente l’orgoglio. E’ una squadra rimasta nella storia del Torino, come questa serata dimostra. Non so se si poteva fare di più ma la cosa bel-
Prima Superga, poi derby
la è stata incontrarsi dopo 25 anni e avere la stessa confidenza e feeling, come se il tempo si fosse fermato. Questa è la magia dello sport ed è anche la testimonianza che abbiamo fatto qualcosa di importante per il Toro e per tutti noi. La grande qualità dei singoli, la grinta, l’entusiasmo, l’affiatamento del gruppo, la guida di Mondonico. Quale fra questi elementi può essere considerato la marcia in più di quel Torino? Dico che eravamo davvero ben allenati. Quando uno fa il calciatore non si rende bene conto dell’apporto dell’allenatore. Ora io analizzo le partite e gli allenatori e dico che Mondonico è stato veramente un grande tecnico, in tutto. A noi ha dato tanto, andavamo in campo sapendo quello che dovevamo fare; in più, lui riusciva, anche con la sua
Superga 48 ore prima del derby. Quest'anno il calendario ha davvero ravvicinato le due date simbolo della stagione granata. Anzi c'era il rischio che il 4 maggio potesse essere la vigilia della stracittadina, se il sorteggio Champions avesse anticipato a mar tedi scorso l'andata di Monaco-Juve. Per molti giocatori granata giovedì è stata la prima volta a Superga, anche perché rispetto alla scorsa stagione il Toro ha cambiato oltre metà dei calciatori nella rosa. Dopo 5 anni mancavano Ventura e Glik (non si è avvertita troppo la loro assenza). Qualcuno, Belotti e Hart in primis, era già voluto andare al colle da solo nei mesi scorsi e aveva postato l'evento sui social. Mihajlovic invece era salito pubblicamente a Superga il giorno della sua presentazione lo
strategia di creare ogni tanto situazioni conflittuali con i calciatori, a tirare fuori il meglio da ognuno. Non a caso molti di noi in quel Torino hanno toccato il punto più alto dal punto di vista dell’agonismo, delle prestazioni e della tecnica. Fra meno di un mese rinasce il Fila. Tu hai fatto parte dell’ultimo Toro che ha potuto allenarsi nel vecchio impianto. Quanta
scorso giugno. Insomma i giocatori granata già conoscevano il significato delle celebrazioni, già avevano pregustato emozioni e sensazioni. Forse anche responsabilizzati dal fatto che tra poche settimane il Toro tornerà ad allenarsi nella casa dei giocatori del Grande Torino, il Filadelfia. E molti di loro nel loro intimo avranno
importanza attribuisci alla sua riapertura? È una cosa straordinaria. Oggi (il 26 aprile, ndr) ci sono stato ed è stata una cosa molto bella. Pur con i crismi di un’opera più moderna, ha mantenuto il fascino ed anche l’immagine del vecchio Filadelfia. Devo dire che mi ha davvero toccato. Io credo che possa aggiungere qualcosa anche dal punto di vista della re-
quasi “chiesto il permesso” agli Invincibili di calcare quel sacro suolo, quell'erba nuova ma leggendaria. Permesso accordato. Testimoni i soliti migliaia di tifosi, di tutte le età, provenienti da tutta Italia che il 4 maggio ormai considera Superga come l'evento dell'anno. La Basilica è sembrata sempre più “piccola” per contenere tutti i tifosi granata, mentre Don Riccardo Robella si è confermato degno erede di Don Aldo. E la zona della lapide, dove il capitano del Toro legge i nomi del 31 Angeli di Superga, traboccava come sempre di composta commozione. Superga mantiene intatta la sua magia, vedremo se i giocatori granata porteranno sul campo la forza di quelle emozioni e avranno uno stimolo in più per vincere il derby. (Ale.co.)
sponsabilità per i giocatori che vestiranno la maglia del Toro in futuro. Luca ti va di lasciare un messaggio ai tifosi granata? Certo: un grande abbraccio! Siate orgogliosi anche del Toro attuale. E’ una squadra giovane, ben allenata, che non solo sta facendo un bel campionato ma che in prospettiva può parecchio crescere e migliorare. Alessandro Muliari
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L'Inaugurazione
Il Filadelfia-day è sempre più vicino! Manca poco alla rinascita dello storico impianto. Il Presidente della Fondazione: “I tifosi ci aiutino per il 2° e 3° lotto”
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l 25 maggio è il F-day, il giorno più lungo del Filadelfia. Il più bello. Dieci ore, dalle 10 alle 20, open day per gustarsi gratis l'inaugurazione del Nuovo Fila. Uno stadio storico ma moderno, dove vivere il Toro tutti i giorni, in centro città e senza pagare un euro. Dove poter incontrare i giocatori granata e vedere qualche allenamento. Un privile-
co. Abbiamo operato come squadra, senza questa coesione non saremmo arrivati da nessuna parte. E come in tutte le grandi imprese ci vuole anche fortuna: e l'abbiamo avuta nel tempo clemente che ci ha consentito di avere due inverni miti. Sicuramente da lassù Don Aldo Rabino ci ha dato una mano. E ovviamente complimenti all'impresa che
gio che avranno i tifosi del Toro. Abbiamo chiesto un bilancio a Cesare Salvadori, campione Olimpico di scherma e presidente della Fondazione Filadelfia.
ha lavorato bene e in tempi rapidi Nel ponte del 25 aprile ha fatto visita al Filadelfia anche il Presidente Cairo. Accordo raggiunto sull'af-
Opera compiuta in brevissimo tempo: quale è stato il vostro segreto? Siamo stati molto veloci nel costruirlo, calcolando che noi siamo un ente pubbli-
fitto e tutto il resto? Sul contratto ci stiamo lavorando, ma i principi li avevamo già discussi e decisi con Cairo a Milano e non ci saranno sorprese. La pub-
sportiva, soprattutto la foresteria dei giovani. Rappresenta per la Fondazione un elemento importante perché farebbe vivere ai ragazzi il Fila 24 ore su 24. E manca il 3° lotto, ossia il Museo. Essendo la Fondazione un ente pubblico, possiamo farli sono quando avremo le coperture economiche. Per il 2° lotto servono 1,5 milioni. Per il Museo blicità all'interno del Filadelfia? La gestirà il Torino Fc, con la Cairo Communication. Un Filadelfia nuovo, ma con qualche reperto del glorioso passato... Esatto. Oltre allo storico cancello di ingresso, simbolo del Fila, i tifosi che guarderanno la tribuna avranno l'impressione di vedere il vecchio Filadelfia. Ma abbiamo anche recuperato la biglietteria e ripreso l'obelisco, oltre a riutilizzare per la recinzione esterna tanti mattoni del vecchio Filadelfia demolito. Ma soprattutto abbiamo recuperato un metro quadrato del vecchio campo e lo metteremo subito dopo le scale dello spogliatoio. Sarà il primo pezzo di prato che i giocatori calcheranno. Ai tifosi però non piacciono le “vele” mentre apprezzano molto lo storico cancello di ingresso... Quelle che lei definisce vele sarebbero il sistema di oscuramento del campo voluto da Ventura, ma che ormai vogliono quasi tutti gli allenatori, per evitare che dai balconi di Via Filadelfia si possa vedere l'allenamento. È un sistema comunque altamente tecnologico. In caso di forte vento le vele rientreranno automaticamente nei rulli. Per l'ingresso i calciatori e dirigenti entreranno da Via Spano direttamente nel parcheggio sotterraneo, mentre il cancello che prima era in Via Filadelfia
sarà in fondo al Piazzale della Memoria. Stadio Filadelfia completato, dunque. Cosa manca adesso? Quanti milioni servono? I tifosi come possono aiutare la Fondazione a completare i lotti? Manca il 2° lotto, ossia il completamento della parte
dipende della progettazione. Stiamo cercando finanziatori. I tifosi possono aiutarci acquistando i seggiolini che costano 1.000 euro, ne abbiamo assegnati solo 500 su 2000 disponibili. Bene invece il crowdfunding (800 mila euro) e la vendita pubblicitaria dei pennoni dedicati alla storia granata. Alessando Costa
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Maggio Juve
La prima Coppa Italia del 1938, vinta nel derby 1 maggio 1938 Finale d’andata di Coppa Italia che vede la Juventus imporsi sul campo del Torino (3-1). I marcatori sono Bellini (2) e Defilippis, la finale di ritorno disputata dopo una settimana vedrà nuovamente imporsi la Juve sul Toro (2-1) che così si aggiudicherà la sua prima Coppa Italia.
2 maggio 1990 Finale tutta italiana nella coppa Uefa, a Torino s’incontrano Juve e Fiorentina per l’andata, la Juve mette al sicuro la Coppa imponendosi 3-1 con gol di Galia, Casiraghi e De Agostini. Questa partita è l’ultima ufficiale disputata dalla Juve allo Stadio Comunale poi ristrutturato e denominato Olimpico, poi Olimpico Grande Torino 3 maggio 1935 Dopo Baloncieri, Caligaris, e Rosetta, anche Giampiero Combi viene nominato Cavaliere della corona d’Italia per meriti sportivi. Il generale Vaccaro ne ha dato comunicazione al capitano della nazionale vittoriosa nel campionato mondiale del 1934.
suo decimo scudetto con tre giornate d’anticipo sul termine del torneo. 70.000 spettatori fanno da contorno all’apoteosi finale con invasione pacifica del campo. La Juve è il primo club italiano ad essersi aggiudicato 10 titoli di campione d’Italia che gli vale la prima stella sulla maglia bianconera
5 maggio 1946 Nasce la schedina Sisal che stava per Sport Italiano società a responsabilità limitata. La schedina fu creata da tre giornalisti: Massimo Della Pergola, Fabio Jegher, e Geo Molo. La prima schedina costava 30 lire a colonna. Il primo concorso era di 12 partite più 2 di riserva. All’epoca furono distribuite 5 milioni di schedine. I giocatori furono 34.000 per un montepremi di 436.846 lire. Un solo giocatore azzeccò tutti i risultati, Emilio Biasetti di Milano. La prima partita della schedina era Inter-Juventus.
4 maggio 1958 Con il pareggio al Comunale 0-0 con la Fiorentina, la Juve si aggiudica il 6 maggio 1993 Grande impresa della Nazionale Under 16 che nella semifinale del Campionato Europeo disputato ad Istanbul batte la Cecoslovacchia ai rigori 5-4 (regolamenta-
Fanna, Gentile e Bettega su rigore, con questo gol Bettega raggiunge la sua 16.a rete in campionato (8 in casa e 8 in trasferta) aggiudicandosi la classifica cannonieri.
ri e supplementari terminati 0-0). Protagonista del match il giovanissimo portiere Gianluigi Buffon (15 anni) che calcia anche dal dischetto sbagliando ma non si demoralizza e para 3 rigori decidendo il match
Zagabria per affrontare il club locale dell’Hask, netta vittoria (5-2) con Hirzer grandioso, autore di 4 gol, chiude la cinquina Rosetta.
che qualifica l’Italia alla finale poi persa con la Polonia (1-0). 7 maggio 1967 La Juventus affronta al Comunale la capolista Inter staccata di 4 punti, gran pubblico e grande Juve che s’impone 1-0 con gol dell’ala Erminio Favalli siglato al 71°. Il distacco è dimezzato, lo scudetto n° 13 incomincia a materializzarsi. Al termine della partita caroselli di simpatizzanti bianconeri in centro città.
10 maggio 1947 Lezione di calcio della Gran Bretagna che infligge un tennistico 6-1 al Resto d’Europa, la partita venne disputata per festeggiare l’adesione della Gran Bretagna alla FIFA. Nel Regno Unito facevano parte anche giocatori della Scozia, Galles, Irlanda del Nord. Migliore in campo nella formazione Europea l’unico italiano, il bianconero Carlo Parola. Nel team Europeo era presente all’ala il futuro bianconero danese Praest. Gli spettatori nell’impianto dell’Hampden Park di Glasgow furono ben 130 mila.
12 maggio 1935 A 4 giornate dal termine la Juve battendo la Roma al Comunale (2-1) mette un’ipoteca sul suo quinto scudetto consecutivo. I gol sono di Varglien II e Borel II. Prima della partita è premiato Giampiero Combi, ritiratosi dall’attività agonistica al termine del mondiale 1934, con un’artistica scultura da parte del quotidiano La Gazzetta del Popolo. La statua riproduce una parata di Combi ed è opera dello scultore Riva. 13 maggio 1979 Esordio sfortunato per il portiere Giancarlo Alessandrelli, la partita è Juventus-Avellino, ultima di campionato, Zoff gli cede il posto al 64° sul 2-0 per la Juve, la partita finirà 3-3. Per Alessandrelli un esordio non certo fortunato perché subisce tre gol in 26 minuti. Alessandrelli non giocava una partita ufficiale dal 1974 con la Reggiana. I gol
8 maggio 1927 Per il Girone Finale del Campionato 1926/27, la Juventus affronta in casa il Genoa, netta affermazione (6-0) con il centravanti Pastore autore di tre gol, le altre marcature sono di Munerati (2) e Ferrero. 9 maggio 1926 La Juve si reca in Jugoslavia per disputare due amichevoli, la prima contro il Gradjanski, vittoria bianconera (1-0) grazie a Hirzer, l’arbitro sospende la partita all’86° per incidenti, in pratica una rissa in campo. Si replica il giorno successivo con la Juve sempre a
tus 1-1, la Juve va in finale, decisivo il gol di Morata nel II tempo. All'aereoporto di Caselle sono le tre e mezza del mattino (14/5) ma c’è più gente che di giorno: oltre 3.000 tifosi, addosso alle reti che delimitano la pista, sulle rampe dei parcheggi, sui tetti delle macchine, festeggiano la Juve atterrata dalla Spagna. E' la quinta finale Champions degli ultimi 20 anni: un primato europeo che la Juve condivide solo con il Bayern Monaco in questo arco temporale. I bianconeri detengono però anche il triste primato di finali perse: 5 che dopo la finale con il Barcellona a Berlino diventano 6. 14 maggio 1959 Amichevole di lusso per la Juventus che affronta in notturna al Comunale colmo di 60.000 spettatori l’Arsenal, tra le cui file spicca come centrale di difesa Mel Charles fratello di John. Ottima partita con la Juve che s’impone 3-1, gol di Sivori, Stivanello e Colombo. 15 maggio 1960 Battendo a Torino il Milan 3-1 con i gol di Sivori (2) e Boniperti la Juventus ha la certezza matematica di aver vinto il suo 11° scudetto, i punti dei bianconeri a tre giornate dal termine del torneo sono 51 contro i 43 della Fiorentina. Festeggiamenti al termine della partita con invasione pacifica di campo.
Foto e testi di Ermanno Vittorio
11 maggio 1980 Ultima giornata di Campionato, al Comunale la Juve affronta la Fiorentina (30), netta vittoria con gol di
bianconeri sono di Bettega e doppietta di Verza. 13 maggio 2015 Semifinale ritorno Champions, Real Madrid-Juven-
(Da sinistra a destra: la Juve vince la coppa Italia 1938; autografi dei vincitori del 10° scudetto del 1958; Gigi Buffon quando era ragazzino; Pastore, Hirzer e Torriani; Carlo Parola; Giancarlo Alessandrelli)
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Il Racconto
Il derby di Santino e Nicodemo I
n giorni come questi, può essere bello poter raccontare una storia (vera), utile a capire come dovrebbe essere davvero, per ogni tifoso, un derby. La storia è quella di due tifosi, uno del Toro (Santino) e uno della Juve (Nicodemo). Erano cognati, perché sposati con due sorelle, ma erano soprattutto amici. Arrivati a Torino dal sud durante gli anni del boom economico, vivevano e lavoravano nella provincia di Torino (Santino è un ex dipendente Fiat). Per loro il derby era un modo di stare insieme, tra una chiacchiera e un’altra, e un reciproco e divertente sfottò, utile per non prendere il calcio troppo sul serio. Avevano coltivato questo loro sano rapporto di amicizia anche andando allo stadio, fin dai tempi in cui il grande calcio italiano era solo a Torino. Gli anni '70, infatti, per la città furono
calcisticamente leggendari, perché sia Toro che Juve per qualche anno si sono giocati il titolo punto a punto, e quelle formazioni sono tuttora amate e citate da ogni calciofilo che si rispetti. Per le due tifoserie sono vere e proprie poesie da recitare ogni volta che l’occasione lo merita, in modo da tramandarne il ricordo alle nuove generazioni. Anche nei decenni successivi la loro solida e colorata amicizia non cambiò di una virgola. Poi, Santino e la sua famiglia si spostarono a vivere in Abruzzo (curiosità: nel paese di origine di Marco Verratti). Così, con lo spirito di sempre, tutte le volte che Nico durante le vacanze estive passava in Abruzzo a casa di Santino, gli portava volentieri qualche gadget del Toro. La tavernetta di Santino è tuttora piena di oggettistica granata e molta di questa ha come pro-
venienza l’amico e cognato Juventino Nico. E quando ciò accadeva, e loro si rincontravano, nasceva nuovamente la possibilità di fare qualche chiacchiera e sfottò. All’inizio del nuovo millennio però, successe qualcosa di grave, Nicodemo venne colpito da un male incurabile, e dopo un lungo periodo di cure e molte sofferenze venne a mancare (2001). Un parente, ma soprattutto l’amico, con cui Santino poteva scherzare di calcio, all’improvviso non c’era più. Gli anni successivi passarono veloci, periodicamente la malinconia si rinnovava, come sempre succede, quando si rispolverano i ricordi. Così va la vita, ingiusta e spietata quando meno te lo aspetti. Arriva poi l’estate 2011 e Santino decide che è l’ora di dare la classica periodica “mano di bianco” alla tavernetta e così vengono
spostati i mobili e tolti i quadri dalle pareti. Giù dai muri anche i tanti gadget granata, e tutti pronti col pennello in mano. E l’occhio, all’improvviso, cade su un vecchio folkloristico gagliardetto, dove sopra c’è disegnato un torello forte e orgoglioso davanti ad una bacheca. Ma in realtà, l’occhio non cade sull’immagine davanti, ma sul retro, precisamente sulla stecca di legno della parte alta, dove c’è il piccolo lacciuolo che serve ad appenderlo al muro. Lì c’era qualcosa di strano, qualcosa che mai nessuno fino a quel momento aveva notato. Un piccolo particolare. Qualcuno, e non poteva essere che il buon Nico perché la calligrafia era proprio la sua, tantissimi anni prima, di nascosto, ci aveva scritto sopra con una matita: 21 novembre 1982 = 34 ½ = Platini 1-0 (il gol di Platini
al minuto 34 e 30 secondi). Per la serie: “Caro Santino, in questa tavernetta puoi appendere tutto il Toro che vuoi, ma tanto la Juve è sempre molto meglio”. Una piccola pernacchietta in perfetto stile Nicodemo. A leggere quella scherzosa provocazione, Santino si è commosso, perché le emozioni vivide di un amico che non c’è più si sono fatte avanti con una forza inaspettata e la nostalgia all’improvviso ha traboccato. Gli sembrava tanto una lettera dall’aldilà. Ed ecco i lucciconi spontanei e improvvisi in un misto di emozioni diverse ma concordi nella direzione: divertimento, amicizia, affetto, ricordi, nostalgia, malinconia. La divertente provocazione era forse nata per essere scoperta in un periodo molto più breve, e invece casualmente si era trasformata in un “messag-
gio in bottiglia” lanciato nel grande mare del tempo, ed era arrivato al destinatario con qualche decennio di ritardo, dopo aver navigato e galleggiato per migliaia di giorni senza che nessuno lo raccogliesse casualmente sulla spiaggia. Il destino, evidentemente, aveva un programma più bello e poetico di quello che aveva Nico a suo tempo. Anche in un altro luogo, mondo e vita, il messaggio che arriva fino a noi sembra essere che la vera amicizia non muore mai: lo sfottò come una buona scusa ludica per poter essere amici. Il derby come un modo per essere vicini e non lontani. Questo è lo spirito che tutti i tifosi dovrebbero avere, non solo a Torino, ma in tutti i derby del mondo. Antonio Catapano 'Crazeology' Giùlemanidallajuve.com
MISS ORGOGLIO GRANATA: CLELIA MAREGATTI
e sportiva: adoro sciare, ho iniziato a 2 anni (non parlavo ancora) e negli ultimi 3 anni mi cimento nello snowboard, una mia enorme passione. Un'altra mia grande passione sono gli animali: ho due cani che tratto come fossero i miei bambini. Sto per laurearmi in Commercio Estero, ho già lavora-
M
iss Toro per la sfida più importante della stagione è Clelia Maregatti, tifosissima granata che avrete già visto nella trasmissione televisiva “Orgoglio Granata” in onda su Grp Tv. Clelia, prima domande semplice: raccontaci la tua vita in poche righe... Sono nata a Torino 28 anni fa sono e piemontesissima da entrambe le parti della famiglia. Penso di essere una ragazza solare
to come contabile, ma non è la mia strada. Da quando ho scoperto il mondo del calcio ho capito che mi piacerebbe diventare un procuratore. La tua passione per il calcio dunque è recente... In famiglia nessuno mi ha tramandato la fede calcistica. Mio padre non segue il calcio, è appassionato di motori e lo sono sempre stata anche io, ho iniziato a guidare il motard a 16 anni e ancora oggi in macchina ho una guida sportiva. Ho scoperto di avere questa passione innata nel Toro forse ereditata dai miei bis e tris nonni, soltanto due anni fa. Il mio attuale compagno Fabio, mi ha portato a vedere in Maratona ad agosto Toro-Pescara di Coppa Italia. Mi sono divertita tantissimo e sentita subito parte di un qualcosa, come se fossi sempre stata del Toro. Ho imparato a seguire il gioco comprendendo subito le regole e i movimenti tattici. Però sappiamo che sei molto documentata sulla storia del Toro... Mi sono interessata alla storia del Toro anche guardando vecchie partite. Partendo dal Grande Torino, passando per quello tremendista degli anni '70, e quello "pazzo" degli anni '90, arrivando fino ad oggi. Ho capito sempre di più che
tifare Toro è una vera e propria fede, che ho abbracciato dal primo momento. Si, sei preparata. Ed allora svelaci chi sono i tuoi idoli e cosa ti aspetti da questo derby... Ovviamente tutto il Toro anni '40, rappresentato da Valentino Mazzola. E poi Pulici e Ferrini per gli anni '60-'70, e Bruno e Annoni nel mitico EuroToro. Ai giorni nostri quelli che buttano il cuore granata in campo sono Moretti e Belotti. Da questo derby mi aspetto che il Toro sfati il tabù dello Juventus Stadium. E qualsiasi sarà il risultato una sola squadra uscirà a testa alta e non avrà la maglia a strisce... (ale.co.)