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amcsrls@yahoo.it GIORNALE DEI TIFOSI DI JUVENTUS E TORINO - Anno VI - N. 22 - 9 MAGGIO 2017 - Copia omaggio 3 domande a BB
La Partita
Squadra Ospite
Controcorrente
“Occhio: il Monaco non ha più nulla da perdere! Dybala e Higuain gli uomini partita”
Niente scherzi, verso la leggenda con entusiasmo! Si riparte dalla vittoria ottenuta nel Principato
I giovani terribili di Jardim proveranno a fare lo sgambetto alla Vecchia Signora.
Calma ragazzi, non è ancora la Cosmo-Juve. C'è una pericolosa sensazione di onnipotenza
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3 domande a... Bruno Bernardi
“Occhio: il Monaco non ha più nulla da perdere!” “Sarebbe un grave errore pensare di avere già in tasca la qualificazione. Dybala e Higuain gli uomini partita!”
B
runo Bernardi, prima di parlare della semifinale contro il Monaco è d'obbligo spendere due parole sul derby appena disputato... Il derby è stata una bella partita, ovviamente il risultato è stato non troppo soddisfacente per la Juve ma accettabile da entrambe le squadre che hanno profuso
energie importanti per superarsi. Alla fine il pareggio ha premiato la Vecchia Signora che asssolutamente on meritava di perdere perchè aveva costruito parecchie palle gol già nel primo tempo, centrando anche i legni della porta difesi dal buon Hart. In questa fase di supremazia bianconera c'è stata però una sorta di voglia di chiudere la pratica con una certa frenesia che è andata a scapito della precisione e ha favorito il Toro, il quale avrebbe potuto trovarsi sotto di una paio di reti. I granata comunque hanno saputo organizzarsi e fare muro, hanno lottato con determinazione come si fa nei derby più accesi e quello di Torino ne è lo specchio. E può capitare, come è capitato, che un colpo di destrezza di un granata possa addirittura portare in vantaggio il Toro. La Juve
però non ha mollato mai e con il gran gol di Higuain ha pareggiato il conto. Veniamo al Monaco. Dopo il 2-0 rifilato ai monegaschi nella gara di andata, non qualificarsi per la finale di Cardiff, per Madama, sarebbe un delitto. Tutto l'ambiente sogna l'atto conclusivo, molto probabilmente al cospetto del Real Madrid. Ma, tornando alla gara di questa sera, ricordiamo che è buona norma
non sottovalutare mai gli avversari... Sarebbe un grave errore pensare di avere già in tasca la qualificazione dopo il 2-0 pur importantissimo colto nel principato. Sarebbe un errore imprerdonabile perchè i monegaschi non hanno ormai più nulla da perdere. E vero che i due colpi inferti dalla Juve li hanno messi in ginocchio al 'Louis II', ma non è finita li la sfida per accapparrarsi il ticket per Cardiff. Quella sudditanza psicologica, o se vogliamo chiamarla timidezza, da parte dei calciatori del Monaco nei confronti dei campioni d'Italia mi sembra di averla notata all'andata. Questa volta però non avrà più senso e non sarà più un problema per gli uomini di Jardim. La Juve lo tenga ben presente e cerchi di giocare con intelligenza tattica la partita.
Chi saranno gli uomini decisivi di questa semifinale? Sarà fondamentale, ripeto, non sottovalutare i monegaschi e giocare, come al solito, di squadra, sacrificandosi tutti per il bene comune. Occorre mentalmente predisporsi come se all'andata fosse terminata 0-0, in modo di cercare di segnare e di avere un ulteriore vantaggio nello scarto di reti. Inoltre occorre tenere a bada quelle caratteri-
stiche che di solito agli italiani danno fastidio, come la velocità e la rapidità e anche un po' di improvvisazione da parte dei monegaschi. Credo che la gara questa volta possa avere in Dybala un elemento che fa la differenza. Ma senza dimenticare ovviamente Gonzalo Higuain, per il quale le partite non finiscono mai...
Roberto Grossi
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La Partita
Niente scherzi, verso la leggenda con entusiasmo! Questa sera severamente vietato rilassarsi: i monegaschi di Jardim non hanno abbondonato le speranze È
una Juventus che non è stata capace di apporre la parola “fine” sul campionato, quella che si tuffa nel ritorno della semifinale di Champions League. La questione scudetto ancora aperta disturba e non poco il cammino dei bianconeri in prospettiva conclusiva di una stagione tiratissima e che non ha stabilito fino ad oggi verdetti definitivi, ancorché agognati. Sarà bene che la truppa agli ordini di Massimiliano Allegri abbia ben chiara l'idea che nessuno regala niente e soprattutto a loro, alla faccia di chi vorrebbe vedere improbabili “scansamenti” degli avversari di Madama. Nulla di tutto questo e lo hanno dimostrato, se ce ne fosse stato bisogno, Atalanta e Torino. Per la Juve solo 2 punti, il primo lasciato per strada malamente, il secondo strappato all'ultimo respiro con una rasoiata del
solito chirurgico Higuain. Troppo poco, per archiviare il sesto scudetto consecutivo e scrivere finalmente la leggenda. Con ogni facilità a Roma nel prossimo weekend la parola fine potrà essere scritta, anche se sarà durissima al cospetto di una Roma intenta a difendere la piazza d'onore dalle insidie di un Napoli pimpante. La Juventus dunque si presenta allo Stadium archiviando il turn-over obbligato nelle uscite recenti, forse colpe-
vole di qualche ambascia, ma necessario per dosare le energie e preservare i giocatori più determinanti da possibili infortuni. Si ritorna al modulo di successo, con gli interpreti che lo hanno esaltato. Fine degli esperimenti. Si riparte dalla netta vittoria ottenuta a Montecarlo, in una serata da ricordare a lungo per prestazione atletica ed acume tattico. Sono queste le armi che verranno utilizzate ancora una volta dai
ragazzi di Allegri per avere definitivamente ragione del Monaco, compagine pericolosa se non presa con le dovute precauzioni. Chi scrive ha più volte ribadito l'idea di non avere gradito l'accoppiamento che l'urna di Nyon ha determinato. Meglio in semifinale pescare la più forte del lotto, o la presunta tale. Se eliminati, si convive col rammarico ma senza rimpianti. Soprattutto ci si presenta alla finale con serissime probabilità di vittoria, al cospetto di un avversario di inferiore caratura. Il Monaco che fa visita alla Signora non è certo domo. Jardim è ben lungi dall'aver abbandonato le speranze in un'impresa che avrebbe dell'incredibile. Rimontare fuori casa uno 0 a 2 è “fatica epica”, specie se contro una squadra che fa della difesa il suo baluardo insormontabile. Eppure per i sudditi del Principe Alber-
to non v'è altra scelta. Sta tutto nella voglia juventina di chiudere presto la pratica, il segreto di questa gara. I biancorossi monegaschi sembrano verosimilmente più impegnati nella rincorsa al titolo francese, che al recupero di un risultato in Champions ampiamente compromesso. È quanto trapelava dalle dichiarazioni al termine dell'andata. Chiudere in fretta la diatriba tattica ed agonistica è la chiave per trascorrere un martedì tranquillo, preservando forze ed energie preziose per la trasferta di Roma e per la finale di
Coppa Italia, tutt'altro che scontata contro una Lazio che dimostra di attraversare un momento top. Poiché è chiaro che alcuni indizi di appannamento sono sintomo di un forte richiamo atletico, in vista di possibili fatiche prolungate, auguriamoci che i primi effetti si evidenzino già da subito. Il Monaco è compagine dalla discreta qualità dei singoli e da una notevole verve fisica, va affrontato senza orpelli mentali e calcoli al risparmio. In altri termini, niente scherzi e via, verso la leggenda, con entusiasmo. Marco Sanfelici
REDAZIONALE
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Una diversa applicazione di successo, vede l'utilizzo della tecnica di rigenerazione intorno agli impianti che hanno sofferto una perimplantite, una malattia che provoca la perdita di osso compromettendo il funzionamento degli stessi. Una patologia senza soluzione fino a qualche anno fa, che costringeva i pazienti a spendere un'ingente quantità di soldi per estrarre gli impianti non più utilizzabili per poi collocarne di nuovi. Con queste barriere è possibile recuperare gli impianti già presenti nella bocca del paziente, operazione molto più economica, e poi costruire una sola nuova protesi. Ma quali sono i vantaggi principali? «Queste barriere consentono uno di mantenere i costi delle rigenerazioni ossee contenuti in quanto si ha bisogno solo della barriera e del sangue del paziente in quantità ridotte. Non si utilizzano bio materiali sintetici e dai prezzi molto elevati, pertanto l'osso che si crea è osso del paziente di una quantità molto alta- precisa Bellanda- un altro vantaggio evidente è la possibilità di rigenerare osso "più in là" della crosta ossea del paziente, ovvero il limite della rigenerazione ossea guidata fino ad oggi. Abbandonando le grandi operazioni di rigenerazione, nati per la prevenzione d'osso della tibia o da altre parti del corpo del paziente, l'intervento si riduce a una micro chirurgia: più facile per l'odontoiatra e soprattutto per il paziente». Insomma la tecnologia avanza e con questo anche la scienza, migliorando sempre di più la vita della persone. PuntoBeldent - Via Regio Parco, 11 Settimo Torinese (TO) Tel. 011 3741336 puntobeldent@gmail.com www.puntobeldent.com DIRETTORE SANITARIO: D.SSA GENRE LINDA
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Calcio e Finanza
La folle corsa delle azioni della Juventus D
a circa 6 mesi c’è un particolare fenomeno che si sta verificando nel mercato borsistico, ed è la costante crescita del valore delle azioni della Juventus. E non solo, ma il volume degli scambi è enorme (si muovono costantemente milioni di titoli, tanto per essere chiari). Ma, cominciamo dall’inizio. La situazione attuale del club è nota a tutti; il bilancio finalmente è tornato ad essere in ordine, il fatturato ha sfondato il tetto dei 400 milioni, la Juventus avrà per la prossima stagione un nuovo logo (per molti bruttarello, a dire il vero) concepito con lo scopo di conquistare il mercato asiatico, da luglio 2017 a febbraio 2018 verrà portato a termine totalmente il progetto “Continassa / J-Village” (campi d’allenamento, Media Center, Sede sociale, Scuola, Hotel, Concept Store, ecc), la squadra è tornata ai vertici europei (con tutto quello che vuol dire a livello di introiti), e via così. C’è anche la seria possibilità che possa essere elargito un
dividendo agli azionisti. Eppure, secondo alcuni osservatori e investitori, tutto ciò non è abbastanza per giustificare ciò che sta accadendo attorno al titolo. Vi sono infatti molte teorie e ricostruzioni (fantasiose e non), sul possibile nuovo ingresso di un nuovo grosso investitore (ricordiamo che Exor attualmente è al 63% - ndr.). In realtà, già prima della scorsa estate Lindsell Train LTD (fondo d’investimento britannico, che vede nel nome i due cognomi dei fondatori della società e non un colosso del trasporto su binari) ha raddoppiato la sua quota di partecipazione in Juventus, passando dal 5,2% al 10,1%. Dunque, un grosso socio Exor lo ha già dentro Juventus. E tra le altre cose, molti altri osservatori fanno notare, giustamente, che la specializzazione di questo tipo di fondi è proprio quella della gestione di mandati di investimento per conto di grossi clienti (istituzionali e non), simili proprio alle realtà come quella degli Agnelli
e al loro impero industriale, ora molto più che in passato, sempre più proiettato su una sfera internazionale. E questo non fa che alimentare ipotesi su ipotesi. Allo stato dell’arte dunque, a spanne possiamo dire che esiste un "flottante", ossia un bacino di azioni realmente sul mercato e non ferme, di un 25% circa, che in questi mesi sul mercato azionario ha visto aumentare vertiginosamente il valore, o meglio, la sua appetibilità. In tutto ciò, non vanno nemmeno dimenticate le vicende calcistiche e societarie della città di Mila-
no, in particolare quella del Milan (che in teoria varrebbe una cifra che è poco lontana dal miliardo di euro). Di rimbalzo infatti, secondo molti altri osservatori ancora, la realtà della situazione bianconera è che per troppo tempo il valore del titolo Juventus è stato sottostimato e che in questo particolare ed eccezionale momento storico finalmente il mercato, semplicemente, spontaneamente, autonomamente lo sta riprezzando, anche, forse, alla luce delle valutazioni recenti date a Milan e Inter; insomma, movimenti fisiologici atti ad allineare il valore del titolo su quotazioni più realistiche e attuali. Eppure non è finita qui, perché le teorie e le riflessioni non si fermano. Molti tifosi ancora ricordano la conferenza stampa di insediamento di Andrea Agnelli, che fece capire che c'era la volontà di creare una Juve lontana da Exor (il video di quella conferenza stampa non sembrerebbe più reperibile su internet). Solo che non si
è mai capito se Agnelli intendesse un distacco vero e proprio, o un distacco "virtuale" dato dal fatto che una Juve autonoma e forte possa non aver più bisogno delle ingerenze (buone e cattive) di Exor. Quindi, una Juve sempre legata ad Exor, ma perfettamente in grado di camminare sulle sue gambe mantenendo un livello di competitività altissimo. Fatto sta che oggi lo sponsor che si legge sulla maglia è “Jeep”, quindi il distacco non solo non è avvenuto, ma se c’è stato un movimento è stato in direzione opposta. Detto questo, dagli ultimi dati ufficiali disponibili, Exor e Lindsell Train non hanno aumentato le loro quote di partecipazione negli ultimi mesi, ma il mercato ribolle come mai era accaduto prima. A queste condizioni è fin troppo facile pensare che potrebbe esserci qualche nuovo investitore che sta rastrellando azioni e che presto si paleserà, ma è anche vero che, visto il volume dei movimenti che va avanti
da diversi mesi ormai (regolamenti e leggi alla mano) costui avrebbe già dovuto comunicarlo alla Consob da un bel pezzo. Idem varrebbe se fosse Exor stessa, attraverso società terze, a rastrellare azioni con lo scopo di rafforzare ancora di più la presenza in Juventus, o per effettuare un futuro “delisting”, ossia la rimozione del titolo azionario dal mercato su cui è quotato. E’ una situazione su cui, fatti salvi gli spifferi e le voci di corridoio incontrollate, si potrebbe riflettere e argomentare per ore e ore senza venire a capo di nulla di certo. Ci sono solo due certezze, ad oggi. La prima è che non si è presentato, per ora, nessun nuovo investitore/socio. La seconda è che il titolo continua a correre, a tutta birra, almeno quanto la squadra fa sul campo. Per tutto il resto, chi vivrà vedrà. Antonio Catapano 'Crazeology' Giùlemanidallajuve.com
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Il Punto
C'è una prenotazione al Gran Galà di Cardiff da confermare S
ul derby appena consegnato agli archivi (peccato per l'interruzione della striscia casalinga vincente), pur nell'imminenza di un incontro decisamente più importante, qualche parola è giusto spenderla;
non tanto per bilanciare la consueta e vetusta retorica inerente al cuore granata, quanto per stigmatizzare le assurde celebrazioni per l'esibizione di un avver-
sario che ha scagliato un solo vero tiro nello specchio della porta difesa da Neto: il calcio di punizione magistralmente eseguito da Ljajic, peraltro assegnato a seguito di un fallo inesistente; così come lo era quello che
ha determinato l'espulsione di Acquah. Errori che fanno parte del gioco e comunque meno gravi di quelli commessi dai bianconeri in almeno sei circostanze ma-
lamente finalizzate. Poiché le partite non si vincono ai punti, ma, come si suol dire volgarmente, “buttandola dentro”, e che allo scorrere dei titoli di coda il tempio stava per esser violato, è giusto accogliere con serenità un pareggio fastidioso, raggiunto in ossequio a un mantra (“Finoallafine”) onorato nella sua essenza più vera, e in ogni caso non pregiudizievole l'arricchimento del J-Museum con la trentacinquesima coppa scudettata. Trattavasi però di una Juve in formato ridotto, peraltro mentalmente annebbiata nei soli quattro “titolarissimi” impiegati (dopo tutto sono uomini e non robot) e tecnicamente limitata, sia nella terra di mezzo, ove Sturaro e Rincon, meno peggio del sodale, ma badilante anch'egli, sarebbero certamente più consoni a formazioni che REDAZIONALE
L'arancino migliore di Torino! L'arancino (o arancina) è una specialità della cucina siciliana. Si tratta di una palla di riso fritta, del diametro di 8-10 cm, farcita con ragù, mozzarella e piselli. Il nome deriva dalla forma e dal colore tipici, che ricordano un'arancia. Nella parte orientale dell'isola gli arancini possono anche avere una forma conica. Nella letteratura, il commissario Montalbano, personaggio dei romanzi di Andrea Camilleri, è un noto buongustaio e ha contribuito a far conoscere questo piatto fuori dall'Italia con il libro Gli arancini di Montalbano. Il nome: arancino o arancina? Nella parte occidentale dell'isola questa specialità è conosciuta con la denominazione al femminile: "arancina" invece che "arancino". Secondo lo scrittore Gaetano Basile il termine, molto diffuso soprattutto a Palermo, debba essere detto al femminile, in quanto derivazione dal frutto dell'arancio, l'arancia appunto, che in lingua italiana è al femminile. Tuttavia in siciliano la declinazione al femminile della frutta non è sempre certa e in particolare l'aranciaviene detta aranciu[1].
Storia L'arancino sembra essere stato importato dagli arabi che erano soliti mangiare riso e zafferano condito con erbe e carne. L'invenzione della panatura nella tradizione viene spesso fatta risalire alla corte di Federico II, quando si cercava un modo per recare con sé la pietanza in viaggi e battute di caccia. La panatura croccante, infatti, assicurava un'ottima conservazione del riso e del condimento, oltre ad una migliore trasportabilità. Può darsi quindi che, inizialmente, l'arancino si sia caratterizzato come cibo da asporto, possibilmente anche per il lavoro in campagna. Il 13 dicembre di ogni anno, è tradizione palermitana festeggiare il giorno di Santa Lucia, in cui ci si astiene dal consumare cibi a base di farina, mangiando arancine (di ogni tipo, forma e dimensione) e cuccìa. L'arancino (o arancina) è una specialità della cucina siciliana. Si tratta di una palla di riso fritta, del diametro di 8-10 cm, farcita con ragù, mozzarella e piselli. Il nome deriva dalla forma e dal colore tipici, che ricordano un'arancia. Nella parte orientale dell'isola gli arancini possono anche avere una forma conica. Nella letteratura, il commissario Montalbano, personaggio dei romanzi di Andrea Camilleri, è un noto buongustaio e ha contribuito a far conoscere questo piatto fuori dall'Italia con il libro Gli arancini di Montalbano. L'arancino migliore di Torino lo trovi da L'ARANCINO in via Monti 26
lottino per una salvezza anticipata, sia in attacco, ove Mr. No Good, già normalmente poco prolifico quando era chiamato a disimpegnarsi come punta, ha palesato la totale disassuefazione al ruolo indottagli dalla nuova mansione di mediano aggiunto. Vero quanto sopra, e dato atto che all'alba di un impegno certamente cardinale, la graduatoria concedeva agli zebrati facoltà d'esser magnanimi, le scelte di formazione si sono svelate poco aderenti alle dichiarazioni rilasciate nella conferenza della vigilia dal gestore labronico, che attribuiva alla stracittadina la valenza dell'Armageddon. Alla faccia! L'avesse considerata una gara ordinaria come si sarebbe regolato? Avrebbe forse schierato la Primavera? Il senno di poi lascia il tempo che trova, ma è ab-
bastanza ragionevole supporre che pur svuotati psicologicamente dal sacco di Monte Carlo, con l'utilizzo dei soliti noti sin dall'inizio e provvedendo invece agli avvicendamenti più indifferibili in corso d'opera, sulla pietra tombale del campionato comparirebbe un epitaffio finalmente completo. Se non altro è stata definitivamente sconfessata la corbelleria del millennio, profferita giorni or sono dal Direttore Generale, nonché
Amministratore Delegato Giuseppe Marotta; al contrario di quanto ha detto, la Juventus è ampiamente migliorabile, sia nella formazione tipo che, soprattutto, nelle seconde linee; concetto ribadito più volte dallo scriba in momenti non sospetti e che non richiede ulteriori controprove. E ora, campo ai migliori. C'è una prenotazione al Gran Galà di Cardiff da confermare. Augh! Ezio Maletto
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Monaco
I ragazzi terribili del Principato ci proveranno! I
n fondo in fondo non tutti i mali vengono per nuocere. Non sarà sembrato vero ai 40.000 monegaschi (anche se quelli con passaporto del Principato sono poco più di 6.000) essersi tolti un bel peso. Che noia per loro dover organizzare il Gran Premio di Formula uno nell’ultimo fine settimana di Maggio e poi il 3 di Giugno dover andare a Cardiff per la finale di Champions. Molto meglio continuare con il solito tran-tran forse un po’ snob (togliendo il forse) e crogiolarsi nell propria noia che chiunque viva da queste parti riesce ad assimilare in poco tempo. Città emblematica Montecarlo con addirittura due porti, balconi affittati in occasione del Gran Premio a migliaia di euro, Porsche che sfrecciano nelle sinuose gallerie con i turbo a manetta, pizze che costano come un filetto e cartoline mai spedite ma tenute gelosamente in collezione visto il loro costo.
Come poteva essere altrimenti se non il fatto che nel 2011 il club venisse affidato al magnate russo e tuttora Presidente Rybolóvlev mentre nel 2013 fu nominato Direttore Generale nonché
vice-presidente il prode Vasilyev. Denominato ex degli ex in quanto affiliato al Partito Comunista sovietico, diplomatico di lungo corso ed uomo d’affari, è proprietario addirittura di tre ristoranti a Mosca, uno a Saint-Tropez e l’ultimo di prossima apertura proprio a Montecarlo. I due governano il club a modo loro e non si può proprio dire che lo abbiano fatto male se solo ricordiamo che James Rodríguez fu comprato dal Porto a 45 MM e venduto al Real Madrid a 75, Kurzawa dal vivaio e venduto al PSG per 25, Kondogbia preso dal Siviglia a 20 e venduto all’Inter a 36, Martial dall’Olympique Lyonnais a 5 e venduto al Manchester Utd. a 80. Per non parlare del talento Mbappé che all’inizio della stagione non era neppure in rosa di prima squadra ed ora per lui si parla di una cifra vicino a 100 MM. Negli ultimi tre anni comunque il club ha
investito 105 MM per 18 giocatori arrivando quasi al titolo di Francia (dopo quattro anni di predominio dei rivali parigini) ed alla semifinale di Champions. Successi che hanno
permesso ai monegaschi di avere tifosi in tutta la Francia. Come condottiero della squadra è stato scelto il portoghese Jardim, anche se nato in Venezuela dopo che i propri genitori emigrarono dall’isola di Madeira (si proprio quella che ha intitolato il proprio aeroporto a Cristiano Ronaldo). Ritornato in patria a 13 anni suo padre lo portò a vedere la sua prima partita contro lo Sporting Lisbona ed il piccolo arrivò ad affermare: “Un giorno allenerò questa squadra”. Cosa che puntualmente avvenne nel 2013 dopo una breve esperienza in Grecia alla guida dell’Olympiakos. Al Monaco dal 2014 Leonardo si identifica perfettamente con lo spirito del club e della squadra arrivando ad essere considerato, visto che il suo contratto è stato rinnovato due anni fa fino al 2019, come il loro Alex Ferguson. Fa giocare alla sua squadra un calcio estremamente offensivo con rapidi capovolgimenti di fronte e frequenti incursioni sulle fasce. Assiduo nel curare l’evoluzione dei giovani non solo dal punto di vista fisico ma anche psicologi-
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co, negli allenamenti anche la parte atletica viene eseguita sempre con la palla. Fra i suoi pupilli abbiamo Radamel Falcao, colombiano di Santa Marta anche lui emigrato in Venezuela con la famiglia. La sua carriera, dopo i successi con Porto ed Atlético Madrid e giudicato come uno dei più forti attaccanti in circolazione, raggiunse l’apice con il passaggio al Monaco per 63 MM nell’estate del 2013. La sfortuna volle che propio in una partita con i biancorossi il 22.1.14 si ruppe il legamento perdendo anche il Mondiale in Brasile. Da lì in poi fu tutto un calvario di guarigioni e ricadute, Due anni in Inghilterra al Manchester Utd. e Chelsea non gli servirono a nulla fino al ritorno al Monaco l’estate scorsa con un ingaggio di 12 MM a stagione. Suo compagno d’attacco è il diciannovenne Kilian Mbappé di origini camerunesi e che fece il proprio debutto in prima squadra il 2.12.15. Giocatore emergente e di indubbio talento tanto che il santone Arsène Wenger è arrivato a paragonarlo all’indimenticato Thierry Henry. L’anno scorso ci fu
un tentativo dell’Arsenal per farsi con i suoi servizi e non è detto che il club inglese quest’anno non ci ritenti, visto che pare che il manager francese rimanga comunque nell’organico tecnico del club di Highbury. L’altro portoghese della squadra è Moutinho, non schierato nell’undici iniziale nella partita d’andata. Anche lui di scuola Sporting dove videro i primi successi gente come Cristiano Ronaldo, Figo e Quaresma. Di bassa statura ma eclettico centrocampista utile in varie zone del campo, arrivò al Monaco dal Porto a Mag-
babilmente in pochi avranno celebrato. Sulla squadra poco da aggiungere che già non si sappia, il modulo classico è il 4-4-2 con una possibile variante al 4-2-31. Niente da dire sulla traiettoria in Champions, nella fase a gruppi i monegaschi si sono classificati primi in un girone non certo facile contro Bayer Leverkusen, Tottenham e CSKA Mosca. Per non parlare di ottavi e quarti dove a soccombere sotto una gragnuola di gol sono stati rispettivamente Manchester City e Borussia Dortmund. E’ pur vero che il calcio è strano e riserva
gio del 2013 firmando un contratto di 5 anni. L’altra perla della squadra è il brasiliano Fabinho, ex laterale destro ora riciclato con successo a centrocampo. Ex del Fluminense, Rio Ave e con addirittura un’esperienza in Spagna nel Castilla e nel Real Madrid (una sola presenza) ma una sua famosa frase: “Messi è meglio di Ronaldo” lo fece allontanare anzitempo dalla Casa Blanca. Nessuno sa però che è anche un grande giocatore di bocce vincendo addirittura l’anno scorso il Trofeo Alberto di Monaco che pro-
molte sorprese ma crediamo che anche fra di loro ci sia la convinzione che il più sia stato fatto. E chissà se il vicepresidente, che alcune sere con la propia moglie preferisce al caviale uno spago, aglio, oglio e peperoncino, questa volta non se ne faccia una ragione ed innaffi il tutto con un buon Barbaresco celebrando magari nel frattempo anche un’altra cessione eccellente. Carlo Bianchi (Dall'alto in basso: Buffon e Mbappe; Falcao in mezzo tra Chiellini e Marchisio; Glik)
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L'altra semifinale: Atletico-Real
'El Clasico' della Champions League R
eal Madrid-Atlético ormai questa partita è diventata El Clásico della Champions a dispetto del più famoso Real-Barça nella Liga. Ormai non si contano più gli scontri diretti fra le due squadre di Madrid, tutti a vantaggio dei blancos tenendo soprattutto conto delle recenti due finali di Lisbona e Milano. Siamo arrivati quindi alla seconda partita di semifinale con il Madrid (non chiamatelo Real) con un piede e mezzo in finale anche se come detto da Simeone in conferenza stampa nel dopo partita la sua squadra venderà cara la pelle fino all’ultimo minuto. Alla remuntada non ci pensa e magari neppure ci crede ma tutto può succedere. Madrid strenuamente impegnato nel mantenere il teorico primato in Liga (avendo ancora una partita da recuperare a Vigo) con gli stessi punti del Barça e con la possibilità di arrivare al doblete Liga-Champions, obiettivo che tanto solletica gli uomini di Zidane. La squadra durante tutta la stagione ha dimostrato una
compattezza inaspettata, da più di un anno segna almeno un gol a partita e con una rosa di tutto rispetto, cosa che il Barcellona non si è potuto permettere con una panchina molto più debole rispetto ai titolari. Keylor Navas, vituperato portiere costaricano e non poco criticato negli ultimi tempi, pare debba fare le valigie a favore di un De Gea ex Atlético. La difesa con Carvajal (infortunatosi nella partita d’andata, per lui stagione finita e probabilmente sostituito da Nacho) Sergio Ramos, Varane e Marcelo si è definitivamente assestata. Soprattutto il laterale brasiliano sta disputando la sua migliore stagione da quando è al Real Madrid. A protezione della difesa i due pivotes sono Toni Kroos e Casemiro con il croato Modric a fare il factotum a centrocampo. Là davanti con Benzema al centro, Cristiano Ronaldo a sinistra e probabilmente Isco a destra in sostituzione del gallese Bale che difficilemente recupererà per la finale. La panchina dicevamo è la vera arma letale della
squadra in quanto i vari Kovacic, Morata, Marco Asensio e Lucas Vázquez hanno sempre risposto presente alla chiamata di Zidane fornendo prestazioni alcune volte superiori agli stessi titolari. Fra gli scontenti oltre a Morato cui la Premier sta facendo il filo c’è quel James Rodríguez anche lui sul piede di partenza e pagato solo tre anni fa la modica cifra di 75 MM di Euro. E cosa succede nella partita di Sabato scorso contro il Granada ormai retrocesso? Vittoria esterna per 4-0 con la firma di una doppietta da parte di entrambi. Barça che con la vittoria casalinga per 4-1 contro il Villarreal si man-
tiene primo ma con una partita in più dei rivali. Un Madrid che pur classificandosi secondo nel proprio girone (primo il Dortmund) poi negli ottavi si è sbarazzato agevolmente del Napoli e nei quarti di un irriconoscibile Bayern. La campagna acquisti di quest’anno non è stata di certo roboante, avendo riscattato solo dalla Juve lo spagnolo Morata per 30 MM e niente a che vedere con i più di 300 spesi dai catalani di Luis Enrique nelle ultime tre stagioni. I fatti hanno dato comunque ragione a Florentino Pérez che sbarazzatosi nel Gennaio scorso, a nostro avviso frettolosamente, di un mal visto Rafa Benítez ha avuto l’intuizione di affidare la squadra al francese, secondo di Ancelotti nella stagione culminata con la vittoria di Lisbona. Sul fronte Atletico si è fatto di più di quanto preventivato se teniamo conto che prima dell’arrivo di Simeone (Dicembre 2011) i colchoneros erano arrivati in finale solo una volta nel 1974 (prima finale terminata ai supplementari ed unica
con partita ripetuta), persa appunto contro il Bayern. In questi ultimi 5 anni e mezzo in Champions League sono ben 3 le semifinali raggiunte e due finali, seppur perse. Il Cholo, che viene dato sicuro partente (Inter o PSG le sue destinazioni?), ha plasmato la squadra a sua immagine e somiglianza, ben chiusa in difesa, grinta da vendere e magari anche un po’ di quel sano agonismo proprio del carattere del tecnico argentino. 4-4-2 il modulo più gettonato con un portiere, lo sloveno Oblak, proveniente dal Benfica e che ha soffiato il posto in nazionale all’interista Handanovic. Una difesa a 4 basata su Juan Fran (assente nella partita d’andata e sostituito da Lucas) Savic, Godín e Filipe, un centrocampo formato dal capitano Gabi, Saúl, Koke e Carrasco ed il duo d’attacco con il formidabile francese Griezmann, appetito da molti club europei (Manchester Utd. su tutti), oltre a un Fernando Torres in fase calante e l’altro francese Gameiro proveniente dal Siviglia ma che a tutt’oggi non
ha espresso appieno le sue qualità. Come rincalzi, non certo paragonabili a quelli della panchina dei rivali madrileni: Tiago, Vrsaljko (infortunato), Gaitán, Giménez ed il desaparecido Alessio Cerci, oggetto più che misterioso fors’anche a lui stesso Cammino in Champions League di tutto rispetto, primi nella fase a gruppi (Bayern secondo) poi negli ottavi e quarti fatti fuori Bayer Leverkusen e la sorpresa Leicester City. Risolto il problema 3° posto in Liga con la vittoria casalinga di sabato scorso sull’Eibar ed il pareggio interno del Siviglia, cosa rimane all’Atlético? Lottare e spendere tutte le energie possibili nel ritorno di questa semifinale che pare dal destino segnato. Il Wanda Metropolitano, nuovo stadio atlético dalla prossima stagione (in pensione il vetusto ma affascinante Vicente Calderón), è pronto a scrivere nuove pagine storiche dei biancorossi anche se come dice il Cholo “la fede e la speranza sono proprio le ultime a morire”. Carlo Bianchi
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ControCorrente
Calma ragazzi, non è ancora la Cosmo-Juve Tra i tifosi una pericolosa sensazione di onnipotenza non suffragata dagli ultimi risultati e dai prossimi difficili impegni di ENRICO HEIMAN
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iflessione obbligatoria. Nel momento in cui si sta per staccare il biglietto per la finale di Champions, probabilmente contro il Real Madrid (lo sapremo domani sera), sarebbe opportuno rendersi conto delle effettive possibilità della Juventus. In questi ultimi tempi, tra i tifosi bianconeri si è diffuso un pericoloso stato di euforia: campionato quasi vinto, Coppa Italia probabile, massimo traguardo europeo a portata di mano. Una sorta auto-convinzione senza la minima riserva. Ma a un esame dei dati reali induce a valutazioni assai meno ottimistiche. Quantomeno più prudenti. L’esito insoddisfacente del derby col Torino,
con pareggio (1-1) acciuffato al 92° grazie a una autentica prodezza di Higuain, le limpide vittorie ottenute dal Napoli sul Cagliari (3-1) e della Roma a San Siro contro il Milan (4-1) non solo hanno ridotto il vantaggio in classifica (i giallorossi a 7 punti, i partenopei 8) ma hanno in parte indebolito le difese morali dell’intero ambiente Juve. Non riconoscerlo sarebbe follia. E non parliamo della Lazio che, in forma splendida, ha rifilato 7 reti alla Sampdoria. Che ne abbia subite 3 (due nel finale) conta poco o nulla. E proprio con la Lazio, il 17 maggio, ci sarà da giocarsi la finale di Coppa Italia. Ovviamente allo stadio Olimpico di Roma. Il vero Olimpico. In un ambiente che sarà un crogiuolo infuocato a tinte biancocelesti. E sullo stesso
campo domenica prossima, cioè tra cinque giorni, la Juventus dovra reggere l’urto massiccio della Roma che punta chiaramente a vincere per rafforzare il secondo posto e la qualificazione automatica in Champions. Senza dover passare per le forche caudine dei play-off. In sintesi, lo scudetto per quanto probabile non è ancora vinto, la Coppa Italia al momento resta un rebus, il sogno europeo dipende in parte dagli eventuali capricci del Monacò. La vittoria ottenuta a Montecarlo è importante, ma non dà garanzia assoluta. Le sensazioni negative emerse nel derby, affrontato in formazione ampiamente rimaneggiata (in pratica la Juve B), hanno comunque un certo significato. D’accordo, le seconde scelte non valgono i titolari. Allegri inizial-
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mente ha cambiato sette giocatori, ma non va biasimato perché la gara col Torino è stata preparata e affrontata in funzione della partita di stasera col Monacò. Metto l’accento, che non sarebbe necessario, per indurre il lettore a leggerlo come si pronuncia. Nei bar, tra la gente, sento dire Monaco, che per il sottoscritto è quello di Baviera. Altra lingua, tedesco e non francese. In giro, quando si parla di Juve, si percepisce la sensazione che tutto sia bello. Che la squadra è fortissima, che questo sia l’anno buono. Una specie di legittimazione a prescindere. Come se la squadra bianconera disponesse di potenza cosmica, al confronto della quale tutte le altre svaniscono. Non è così. Calma ragazzi, non siamo ancora alla cosmo-Juve. In questa fase finale del campionato si paventavano tre impegni particolarmente difficili: Atalanta a Bergamo, derby col Torino, trasferta a Roma. Fino a due settimane fa sentivo dire “le vinciamo tutte e tre”. Le prime due si sono risolte in
pareggi, all’Olimpico si vedrà ma la squadra di Spalletti sembra risorta. A Milano ha giocato benissimo, d’accordo con un mezzo Milan, ma la sensazione resta ottima. Ecco perché ciò che si sente ripetere nelle trasmissioni televisive, specie in sede locale o regionale, stride con la realtà. Non parliamo di Sky, sede centrale con inviati a Vinovo, dove gufano contro la Juve dalla nascita e neppure in Rai dove l’ambiente romano si augura un doppio funerale bianconero. Quindi, secondo costoro, l’intervento omicida di Acquah su Mandzukic nel derby non andava sanzionato, perché ha preso prima la palla. Ma dove? Il regolamento dice ben altro, delegando alla discrezionalità arbitrale il tipo di sanzione in base alla gravità e pericolosità dell’intervento. Quindi fallo grave, punizione e giallo. Che sommato al giallo precedente subito dal mediano granata diventa rosso. Con conseguente espulsione. Il povero Mandzukic è stato letteralmente fatto volare in aria dalla zampata di Ac-
quah, il resto sono balle. Che poi il Torino, in dieci per oltre mezz’ora, si sia battuto gagliardamente e sia stato raggiunto solo in extremis, è un altro discorso. Rientra nella dinamica di un derby che da un lato ha confermato la tradizionale grinta granata e dall’altro ha messo a nudo lacune e clamorosi errori sotto rete della Juve. Almeno cinque gol sbagliati. Sulla base di queste considerazioni sarebbe opportuno rivedere certe prese di posizione. Quantomeno attenuare facili e non sempre giustificati entusiasmi. Se invece vogliamo gettare lo sguardo sulle prospettive di Champions, in ottica finale col Real Madrid, facendo i dovuti scongiuri, allora dobbiamo valutare con necessario realismo le qualità e potenzialità delle cosiddette “merengues”. Hanno conquistato undici volte la Coppa dalle “grandi orecchie”, così definita per le ampie impugnature laterali. È bellissima. Due anni fa, maggio 2015, la Juventus è riuscita a eliminare il Real in semifinale (2-1 a Torino, 1-1 a Madrid, gol di Morata dopo il rigore di Cristiano Ronaldo) ma ciò non basta per giustificare ambizioni. Vero che in una partita secca tutto può succedere. Anche battere il Real. La fantasia e le speranze dei tifosi non hanno limiti. Ma la presunta potenza cosmica della Juve, che nei fatti si stenta a intravedere, o meglio non esiste, non sembra legittimare il sogno.
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FOTO STORY DELLA VITTORIA A MONACO
Higuain contro Glik
Higuain
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Cuadrado
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Maggio Juve
Il rigore di Brady a Catanzaro vale la seconda stella Nel 1982 il ventesimo scudetto, siglato dall'irlandese. La terza coppa Uefa con il Borussia Dortmund nel 1993 so al corrente del trasferimento a Torino. Il giocatore commenta così il trasferimento: “La Juventus è sempre stata la mia squadra del cuore, non mi par vero che giocherò a Torino!”
16 maggio 1990 Tredici anni dopo il trionfo di Bilbao la Juventus si aggiudica la sua seconda coppa Uefa pareggiando ad Avellino 0-0 con la Fiorentina, all’andata 3-1 per i bianconeri. La finale di ritorno è per cuori forti anche perché al 58° Bruno è espulso e lascia così la squadra in dieci. La finale vede anche l’inserimento dei giovani Rosa ed Avallone che sostituiscono a venti minuti dal termine Rui Barros e Casiraghi, i giovani non tradiscono la fiducia data ed al termine è delirio bianconero sugli spalti ed in campo. 16 maggio 1982 Vincendo a Catanzaro (1-0) gol di Brady su rigore, la Juventus si aggiudica il suo 20° scudetto centrando così anche la II stella. Per Zoff la partita di Catanzaro vale la sua personale 300.a presenza consecutiva in campionato con la Juventus, eguaglia anche il record assoluto per la serie A del minor numero di gol subiti in trasferta, cinque come Castellini nel torneo 1976/77.
16 maggio 1984 Indimenticabile Basilea, in un serata incredibile con uno stadio quasi interamente vestito di bianconero
la Juventus si aggiudica la coppa Coppe 2-1 con i gol di Vignola e Boniek. Nelle 9 partite di coppa Coppe la Juventus ha impiegato solo 15 giocatori in totale 17 maggio 1942 La Juventus surclassa al Comunale l’Ambrosiana-Inter con un netto 4-0, splendida giornata di sole allietata dai gol bianconeri di Sentimenti III, Bellini (2) e Lustha. Depetrini festeggia la 200.a presenza in campionato con la maglia della Juventus.
18 maggio 2014 Si chiude il campionato dei record per la Juventus, si disputa allo Stadium Juventus-Cagliari (3-0) che sancisce così la 19.a vittoria consecutiva in casa, tutte le partite casalinghe sono state vinte. La Juventus è la prima squadra italiana a superare quota 100 punti conquistati in Campionato (102) 19 maggio 1993 Il Delle Alpi è esaurito in ogni ordine di posti, 62.000 spettatori per un incasso record di 3 miliardi e 700 milioni, si festeggia la conquista della terza Cop-
17 maggio 1995 Nella terza finale tutta italiana nella storia della coppa Uefa, il Parma pareggia contro la Juventus la gara di ritorno (disputata a Milano) per 1-1 e si aggiudica il trofeo grazie all'1-0 dell'andata. Entrambi i gol del Parma sono dell'ex Dino Baggio 18 maggio 1968 E’ confermato dal vice presidente della Juventus l’acquisto del giocatore Anastasi Pietro dal Varese, la cosa curiosa è che il giocatore nel pomeriggio partecipa al
trofeo “Violanti” a Milano e scende in campo con l’Inter che batte la Roma 4-1 con doppietta di Anastasi che al termine della partita è mes-
pa UEFA. Dopo aver vinto all’andata (3-1) il ritorno con il Borussia Dortmund è una festa anche di gol (3-0) con doppietta di Dino Baggio e gol di Moeller. Al termine della partita giro d’onore per i giocatori con la Coppa e pubblico in delirio, si festeggerà in centro a Torino sino alle prime luci dell’alba. 19 maggio 1985 Michel Platini si aggiudica per la terza volta consecutiva la classifica come miglior cannoniere del campionato., nel 1983 con 16 gol, nel 1984 con 20 e nel 1985 i gol sono 18. Nei campionati a 16 squadre Platini è il primo giocatore non attaccante puro ad aggiudicarsi questo triplice traguardo ed eguaglia il record di Gunnar Nordhal, centravanti
ventus, particolare curioso della partita è l’impiego per la prima volta in partite casalinghe del pallone a pentagoni bianchi e neri.
del Milan che si aggiudicò il primato dei cannonieri nelle stagioni 52/53, 53/54 e 54/55. 20 maggio 1951 La Juventus incontra a Torino il Genoa per la 35.a giornata di campionato, s’impongono i bianconeri con un netto 4-1. I marcatori sono Praest, K. Hansen su rigore, Boniperti e J. Hansen. Nella prima frazione di gara sull’1-1 un gran tiro di Karl Hansen supera il portiere genoano Bonetti ma la sfera non si ferma nella rete perché trovando uno spiraglio esce. Proteste dei giocatori bianconeri ma per l’arbitro Pieri di Trieste la palla non è entrata! 20 maggio 1973 La Juventus si aggiudica all’ultima giornata del Campionato uno dei tornei più incredibili della storia del calcio italiano. Prima del fischio d’inizio delle partite dell’ultima giornata la situazione era la seguente: Milan punti 44, Lazio 43, Juventus 43. Il Milan crolla a Verona (5-3), la Lazio è battuta a Napoli (1-0) mentre la Juventus vince in rimonta (2-1) all’Olimpico sulla Roma con gol di Altafini e Cuccureddu che sigla un gol storico a tre minuti dalla fine dando così alla Juventus il suo 15° scudetto. 21 maggio 1992 È ufficializzato il trasferimento di Gianluca Vialli dalla Sampdoria alla Juventus. La valutazione è di circa 25 miliardi di lire, al club doriano sono ceduti i giocatori Bertarelli, Michele Serena, Corini e Zanini. 21 maggio 1995 Dopo 9 anni di digiuno la Juventus conquista nuovamente lo scudetto battendo a Torino il Parma per 4-0 con due giornate d'anticipo sulla fine del campionato. Per Lippi è il primo scudetto, per la società il 23°. 22 maggio 1977 e 1996 Per una casualità del calendario il 22 maggio accomuna due vittorie indimenticabili della Juventus: lo scudetto record del 1976/77 a 51 punti vinto a Marassi contro la Sampdoria all’ul-
tima giornata 2-0 con gol di Bettega e Boninsegna e a distanza di 19 anni sempre il 22 maggio ecco la splendida Coppa Campioni in versione Champions League nella finale di Roma con l’emozione dei calci di rigore, una vittoria che è ancora ben impressa nella memoria di tutti. 23 maggio 1988 Al termine delle trenta giornate di Campionato si deve fare ricorso ad una partita di spareggio a Torino tra Juventus e Torino per l’assegnazione del sesto posto in classifica con conseguente ammissione alla Coppa UEFA 1988/89. La partita tesa è nervosa non si sblocca neanche nei supplementari. Ai rigori passa la Juventus 4-2 24 maggio 1958 La Juve disputa il suo ultimo turno di campionato al Comunale in notturna contro la Roma. Si tratta della prima partita in notturna del Campionato italiano. Partita senza storia con la Juventus già Campione d’Italia che regala agli spettatori gioco e gol (3-0). La tripletta è opera di Sivori, Charles e Boniperti. Gli stessi giocatori avevano segnato alla prima di campionato in Juventus-Verona (3-2). Gli spettatori paganti sono 21.000 per un incasso di 15 milioni di lire. 24 maggio 1964 La Juventus affronta al Comunale per la 33.a giornata di campionato il Catania che dopo soli quattro minuti conduce per 2-0. Partita in salita ma i bianconeri non demordono, nel primo tempo accorciano le distanze grazie ad un autorete di Bicchierai, nella ripresa sono Stacchini, Del Sol e Nenè a ribaltare la partita che si chiude sul 4-2. Sivori raggiunge la 200.a presenza in campionato con la Ju-
25 maggio 1953 Nasce a Cernusco sul Naviglio Gaetano Scirea, considerato ancora oggi il più forte libero italiano di ogni epoca assieme a Franco Baresi. Scirea, morto tragicamente in un incidente stradale in Polonia nel settembre del 1989, ha vinto con la Juventus e la Nazionale tutto quello che c'era da vincere. Il mondiale del
1982, sette scudetti, due coppe Italia, una coppa dei Campioni, una coppa Intercontinentale, una coppa Uefa, una coppa delle Coppe e una Supercoppa europea. Curioso notare che a oltre 10 mila chilometri di distanza, a Chacabuco in Argentina, nasceva nello stesso giorno e nello stesso anno Daniel Passarella, altro grande regista del calcio mondiale e due volte campione del mondo con la Nazionale argentina (nel 1978 come capitano e nel 1986 come riserva). 25 maggio 1983 Nella finale di Coppa dei campioni ad Atene, succede l’incredibile! La Juventus nettamente favorita sull’Amburgo, schiera in campo 6 campioni del mondo+Platini e Boniek con il supporto di ben 50.000 sostenitori. Non basta, il maleficio della Coppa stregata continua come a Belgrado nel 1973. Si afferma l’Amburgo con un tiraccio di Magath ed a nulla vale lo sterile predominio bianconero complice l’arbitro rumeno Rainea che non concede un netto di rigore per un fallo subito da Platini in area di rigore. La delusione è grande,il sortilegio malefico della Coppa dei
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Maggio Juve
L'inaugurazione del 'Delle Alpi' con una mista Juve-Toro Le sconfitte in finale a Manchester e Belgrado. La tragedia a Bruxelles nel 1985. La presentazione di Antonio Conte campioni continuerà per la Juventus. 26 maggio 1971 Muore a soli 36 anni Armando Picchi, mitico “Battitore Libero” dell’Inter di Helenio Herrera. Terminata la carriera da giocatore intraprende quella di allenatore ed è proprio la Juventus che crede nel giovane tecnico ingaggiandolo nella stagione 1970/71, guiderà la giovane rinnovata squadra bianconera dell’epoca per le prime diciotto giornate poi un male incurabile lo blocca, la squadra aveva in ogni modo recepito i suoi schemi e la sua volontà che vedranno i frutti negli anni successivi.
27 maggio 1951 Si discute ancora sul gol fantasma avvenuto in Juventus-Genoa (4-1) disputata Domenica 20 maggio al Comunale. Sul risultato di 1-1 nel primo tempo al 22° John Hansen sferrò un forte tiro da fuori area la palla entrò in rete e probabilmente una lacerazione della rete fece uscire il pallone. L’arbitro Pieri di Trieste è inamovibile nella sua decisione: calcio d’angolo! Buon per la Juventus che nella ripresa con tre segnature portò a casa due punti e vittoria. Il gol fantasma mette in evidenza che le reti sono forse logore e bisognerebbe usare delle reti nuove su tutti i campi di gioco di tipo morbido affinché il pallone si afflosci toccata la rete interna e non esca dando l’illusione ottica del non gol. 27 maggio 2004 Muore a Torino il Dott. Umberto Agnelli, era stato il più giovane presidente del club, venne eletto a soli 21 anni l’otto di Novembre 1955 con la carica di Commissario Straordinario, poi nel 1956 eletto alla Presidenza.
Nel 1962 per impegni di lavoro lascia la Presidenza a Catella. Ritornerà ad occuparsi di Juventus nel 1994 riportando il club a vertici di assoluto rilievo. 28 maggio 2003 Manchester, finale tutta italiana. Milan-Juventus, in palio la Champions League. Per la prima volta nella storia della Coppa Campioni, poi diventata Champions, nell'ultima partita che vale il trofeo, ci sono due club italiani. Alla fine vince il Milan. Si gioca a Manchester, in panchina alla Juve c'è Lippi, il Milan è quello di Ancelotti. Al novantesimo si chiude sullo 0-0, il risultato non cambia nei supplementari, ai rigori finisce 3-2 per i rossoneri. Resta, comunque, una partita storica. E' netto il predominio italiano nella manifestazione calcistica più importante. Trionfa il Milan. La Juve va ko. Notte triste perché quella è l'ultima partita alla guida dei bianconeri del presidente Vittorio Caissotti di Chiusano. 29 maggio 1985 Una data triste e malinconica per tutto l’ambiente bianconero, la finale di Coppa dei Campioni a Bru-
xelles lascia un segno indelebile per la tragedia e per quello che rappresenterà in seguito. 39 morti sono il bilancio di una serata tragica, una disgrazia senza senso dovuta soprattutto alla noncuranza dell’organizzazione che disputa una finale di Coppa in uno stadio certamente inadeguato. 30 maggio 1973 La Juventus disputa la sua prima finale di Coppa Campioni, gli avversari sono i detentori del trofeo, gli olandesi dell’Ajax capitati dal fuoriclasse Cruyff. Partita senza storia decisa da un gol in apertura di Rep che la Juventus non riesce a pareggiare. La grande avventura termina in finale ma rimane in ogni modo l’impresa di aver raggiunto la finale di Belgrado eliminando squadre del calibro di: Olimpique Marsiglia, Magdeburgo, Ujpest, Derby County. Gli spalti del Maracanà di Belgrado sono stracolmi di simpatizzanti bianconeri giunti a Belgrado con ogni mezzo, si calcola che siano più di quarantamila i supporters juventini al seguito della squadra. Mai prima d’ora una squadra o una nazionale aveva avuto al seguito in trasferta
un numero così alto di sostenitori. 31 maggio 1990 Una mista Juve-Toro inaugura lo stadio delle Alpi affrontando in notturna il Porto, vittoria 4-3, con gol di Skoro (3) e Alessio. La mista Juve-Toro si schiera così: Marchegiani (46° Bonaiuti), Napoli (80° Ferrarese), Bruno, Galia (80°Avallone), Benedetti (46° Policano), Cravero (46° Sordo), Lentini, Rui Barros, Skoro (46°
Zago), Romano (61° Enzo), Alessio (80° Moro). In panchina gli allenatori Bizzotto e Lido Vieri.
Atalanta e Bari -. Per me è un ritorno a casa, l'ho sempre sognato. L'obiettivo è tornare a essere protago-
conferenza stampa a Vinovo. A chi gli chiede quanto servirà per far tornare la Juventus al top, risponde. "Chi ha tempo, non aspetti tempo».
Foto e testi di Ermanno Vittorio
31 maggio 2011 Presentazione ufficiale per Antonio Conte, nuovo allenatore della Juventus. Per lui è un ritorno alla Vecchia Signora dopo la lunga permanenza come giocatore e capitano. «Mi sono guadagnato la Juve, me la sono sudata - ha esordito l'ex allenatore di Siena,
nisti, possiamo fare grandi cose. Quando ho iniziato la carriera da allenatore mi ero dato questo obiettivo. È un motivo di orgoglio e soddisfazione. L'obiettivo è riportare la Juventus dove merita di stare e dove i tifosi si aspettano che arrivi. La Juve deve tornare a essere protagonista", dice Conte in
(A pag. 12 da sx a dx e dall'alto in basso: la Juve 1990; il rigore di Brady a Catanzaro; copertina Hurrà Juventus dedicata a Baggio; il gol vittoria di Roberto Bettega a Marassi; Gaetano Scirea. In questa pagina da sx a dx e dall'alto in basso: Armando Picchi insieme ad Anastasi; biglietto curva Z dell'Heysel; programma locandina Juve-Aiax 1973; biglietto inaugurazione nuovo stadio Delle Alpi 1990) REDAZIONALE
Maratona Viaggi tra le agenzie ospiti dell'Ente del Turismo Giapponese
C'era anche una saviglianese, a rappresentare l'agenzia Maratona Viaggi di via Cernaia, tra la delegazione italiana invitata direttamente dall'Ente Nazionale del Turismo Giapponese (JNTO) per conoscere meglio il paese del Sol Levante e dare suggerimenti al governo su come migliorare la propria offerta turistica. Un'iniziativa di marketing che il Giappone porta avanti, invitando a proprie spese gli operatori del settore turistico, che una volta tornati nel proprio paese potranno consigliare meglio potenziali visitatori interessati a scoprire l'estremo oriente. Dal 6 al 14 marzo, Elena Lisa ha preso parte al tour organizzato dall'Ente con altri quattro "colleghi" italiani: accompagnata da una guida locale (che conosceva l'italiano dopo aver soggiornato per alcuni anni nel nostro paese), ha visitato la capitale Tokio e le città di Hakone, Kyoto, Osaka, Miajima e Hiroshima. Con la delegazione italiana c'erano anche 5 operatori del settore francesi e 3 spagnoli. “Abbiamo sperimentato direttamente l'esperienza dei tour organizzati che le varie compagnie turistiche propongo-
no - spiega Elena -. Ogni giorno, seguendo un programma molto fitto, abbiamo visitato città, monumenti, attrazioni turistiche. Tornati in hotel, abbiamo dovuto compilare un questionario di valutazione sui servizi in generale: organizzazione dei trasporti, puntualità degli spostamenti, effettivo interesse dei luoghi visitati. In altre parole, su come poter eventualmente migliorare l'offerta”. Offerta che secondo Elena è già particolarmente ricca. “Quello che colpisce del Giappone è certamente l'ordine e l'organizzazione - spiega -. È una realtà completamente diversa rispetto alla nostra, affascinante e misteriosa. Direi l'obiettivo dell'Ente del Turismo è riuscito: quei luoghi mi sono rimasti nel cuore e sicuramente inviterò altre persone a visitarli”. Maratona Viaggi Via Cernaia, 4 - Savigliano (CN) Tel. 0172 370533 E-mail: info@maratonaviaggi.it www.maratonaviaggi.it
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Spettacoli e cultura
Il 30° Salone del Libro è ormai alle porte Dal 18 al 22 maggio, a Lingotto Fiere, ritorna la grande kermesse torinese
È
ormai ufficiale il programma della 30a edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino. Il Salone si terrà nei padiglioni di Lingotto Fiere dal 18 al 22 maggio. Quest'anno celebra un prestigioso traguardo “anagrafico” scavalcando il perimetro della tradizionale e sempre vasta offerta editoriale per sconfinare in una programmazione culturale a tutto tondo che caratterizzerà per cinque giorni la città di Torino. Il Salone 2017 avrà luogo nei 45 mila metri quadri di superficie espositiva dei padiglioni del Lingotto Fiere. Circa 11 mila i metri quadri commerciali (il 10%
in più rispetto al 2016), occupati da 424 titolari di stand (nel 2016 erano 338), a cui si sommano i 9 stand dei
progetti speciali. Complessivamente questa trentesima edizione propone 1.060 case editrici, dando vita a un programma che conta circa 1.200 appuntamenti
disseminati nelle 30 sale a disposizione del pubblico, che vanno dai 600 posti della più grande, la Sala Gialla, ai 20 dei laboratori didattici. Il totale delle case editrici è rappresentato dalle 390 con stand proprio, da altri 360 editori italiani e stranieri ospitati da stand di colleghi, dalle presenze di 10 fra case discografiche ed editori musicali accolti nell’area ad essi dedicata e da quelle inserite nei 12 spazi regionali di Piemonte, Toscana (regione ospite), Basilicata, Calabria, Friuli, Lazio, Marche, Puglia, Sardegna, Sicilia, Umbria e Valle d’Aosta, oltre all’area di Matera 2019, e nei tre stand internazionali di Cina, Romania e Marocco, che insieme accolgono ulteriori 300 realtà editoriali dei loro territori. Quest'anno il Salone è ispirato nelle sue sezioni tematiche dal filo conduttore “Oltre il confine”, come recita il titolo di quest’anno, illustrato da Gipi nell'immagine guida, il programma intessuto per l’edizione 2017 da Nicola Lagioia (nella foto) con i quattordici consulenti del Salone e lo staff della
Stelle e strisce: 'Another side of America'
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criveva Umberto Eco in "Sette anni di desiderio": “L’America ha un’incredibile capacità di storicizzare il passato prossimo”. Da questo pensiero, il 30° Salone Internazionale del Libro di Torino andrà “oltre il confine” per esplorare la società “stelle e strisce” con gli approfondimenti della sezione "Another Side of America", che eredita la tradizionale presenza del Paese ospite della manifestazione. Le voci, che condurranno il pubblico del Salone lungo questo coast to coast, saranno quelle del Premio Pulitzer Richard Ford, nell’occasione in dialogo con Sandro Veronesi, di Jonathan Lethem, per presentare l’uscita in Italia del suo nuovo libro, che arriva grazie alla collaborazione con La Milanesiana, lo scriitore-giornalista Alan Friedman attraverso il suo libro "Questa non è l’America", di Brian Turner a confronto con Giu-
seppe Culicchia. E ancora Bruce Sterling con le sue visioni cyberpunk, l’autrice di Future Sex, Emily Witt, della poetessa Claudia Rankine, di Chris Bachelder, mentre Daria Bignardi guiderà il pubblico al di là della frontiera col Canada per incontrare Miriam Toews. Non potevano mancare gli omaggi ad alcuni simboli della letteratura statunitense, come Kent Haruf, Stephen King, Allen Ginsberg e il genere hard boiled. Un evento speciale viene invece dedicato a "Furore" di John Steinbeck, frutto della partnership con la Scuola Holden. Infine, all’interno dell’area espositiva del Lingotto troverà posto la Libreria a Stelle e Strisce, uno spazio curato dalle case editrici indipendenti Europa Edition e Other Press. (p.r.) (Foto Salone Internazionale del Libro)
Fondazione per il Libro, si apre verso nuove dimensioni sia in termini di contenuti, sia dal punto di vista degli spazi fisici e degli orari, caratterizzando in tal senso la consueta passerella di grandi autori e protagonisti della scena culturale italiana e internazionale. Varcando la soglia del trentesimo Salone del Libro di Torino sarà il pubblico stesso ad essere condotto. Il visitatore potrà scoprire il volto autentico degli Stati Uniti con la sezione “Another side of America”. Potrà incontrare donne che stanno cambiando il mon-
dei suoi orari di apertura il Salone si dilata popolando l’intero territorio cittadino con una fitta serie di incontri,
do, protagoniste di “Solo noi stesse”, lasciarsi sorprendere dai reading di “Festa Mobile”, per affacciarsi sul futuro con gli appuntamenti de “L’età ibrida”. Un modo per conoscere l’Italia che risorge dal terremoto, ospite della programmazione “Il futuro non crolla”, per riconsiderare il vero valore del cibo e dell’alimentazione negli spazi di “Gastronomica”. Spazio anche per imbattersi nell’arte e nell’illustrazione di grandi maestri con “Match. Letteratura vs Arte” e per confrontarsi con la letteratura di frontiera dei “Romanzi Impossibili”. Per vivere l’evento al di là dei padiglioni del Lingotto e
concerti, reading, esibizioni, feste ecc. per animare ogni giorno e fino a tarda sera le location più suggestive del capoluogo subalpino. Non mancherà il programma del Salone Off, che mai come quest’anno, in cui il Salone chiude i battenti alle ore 20, diventa un elemento integrante del programma della manifestazione, invadendo Torino ed espandendosi in altre 15 località del territorio provinciale e regionale. Oltre 150 luoghi coinvolti nei modi più disparati: alcune sono location insolite, come quelle occupate dal programma esterno di “Festa Mobile” (fra i tanti, la mongolfiera di Borgo Dora o il Sommergibi-
le Andrea Provana al Parco del Valentino), oppure vere e proprie sedi distaccate del Salone come l’area dell’ExIncet per i concerti serali. Fra gli eventi fuori sede anche le “Narrazioni Jazz” organizzate con la Città di Torino, il cui concerto della serata di mercoledì 17 maggio all’Auditorium del Lingotto inaugurerà il Salone con “Jass. Ovvero quando il jazz parlava siciliano” (accesso gratuito con possibilità di prenotare il ticket a 5 euro). L’Ibf - International Book Forum, l’area professionale per la compravendita dei diritti editoriali, occuperà quest’anno le sale del Museo Carpano di Eataly dove i 370 gli operatori dell’editoria ad oggi iscritti, di cui 128 stranieri da 29 Paesi, daranno vita a contrattazioni e appuntamenti commerciali. Ad essi si aggiunge la presenza di 40 realtà italiane e internazionali del comparto dell’audiovisivo di Book to Screen, sezione che Ibf dedica alle produzione televisive, cinematografiche e new media, con alcuni dei marchi più importanti del settore a livello mondiale. Paolo Rachetto (Foto Salone Internazionale del Libro)
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Spettacoli e cultura
Al Gobetti 'Il malato immaginario' Dal 9 al 14 maggio il regista Ugo Chiti dirige il capolavoro di Moliére
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al 9 al 14 maggio debutta al Teatro Gobetti "Il malato immaginario" di Molière, con l’adattamento, l’ideazione spazio e la regia di Ugo Chiti. Lo spettacolo è interpretato da Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci, Gabriele Giaffreda, Elisa Proietti. Le luci sono di Marco Messeri, le musiche di Vanni Cassori, gli arredi di scena di Francesco Margarolo, assistente ai costumi Dagmar Elizabeth Mecca. Produzione Arca Azzurra Teatro. Nello spettacolo, l’ossessione ipocondriaca di Argante sembra un atteggiamento contemporaneo, come del resto la sua vulnerabilità ai raggiri degli esperti e dei dottori, altra caratteristica della nostra società, dove i rimedi sono spesso peggiori dei mali. Al rapporto di dipendenza di Argante, alla sua mancanza di giudizio fanno da contraltare la schiettezza e la saggezza della servetta Tonina,
24° Fiera mercato "Fiori e Vini" Nel centro di Carignano, dal 13 al 14 maggio, la kermesse floreale
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autentico deus ex machina dell’ultima commedia di Molière. Il termine immaginario nella lingua francese del XVII secolo significa pazzo. Si tratta di una farsa all’antica, dove confluiscono i trent’anni di pratica di scrittura per il palcoscenico del grande autore: dietro la facciata sbeffeggiante, si cela una malinconica sfiducia nell’uomo e nella sue potenzialità. Scrive il regista: "Il malato immaginario è l’ultima irridente commedia di Molière (la morte lo
coglierà dopo una recita). Farsa-commedia, intrisa di realismo dove i personaggi si muovono sulla ritmica dell’intreccio comico occhieggiando alla “commedia dell’arte” senza tralasciare, dietro il risibile, quella seconda lettura d’ombra che lascia intuire la natura più sinistra di figure inquiete; caratteri teatrali che fiorano il tragico con un ghigno divertito di maschere comiche". Paolo Rachetto (Foto Teatro Stabile Torino)
XX edizione di 'Torino Porte Aperte' 4 domeniche per scoprire il ricco patrimonio artistico locale
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a ventesima edizione di “Torino Porte Aperte”, presentata a Palazzo Civico a Torino, richiama l’attenzione della città sul ricco patrimonio artistico locale. Tra i moltissimi appuntamenti in calendario nelle prossime quattro domeniche, vi è l’apertura straordinaria al pubblico della sala Gonin, gioiello della Torino ottocentesca. Situata all’interno della stazione di Porta Nuova, la terza grande stazione italiana, tra le quattordici gestite dalla Società Grandi Stazioni Rail, la sala Gonin era la sala d’attesa di prima classe dove era ospitata la famiglia reale quando si spostava da Torino. E’ stata ideata nel 1861 dall’ingegner Alessandro Mazzucchetti e affrescata a partire dal 1864 dal pittore Francesco Gonin. Adottato dalle studentesse e dagli studenti del
liceo Massimo D’Azeglio, il salone sarà aperto alla città domenica 21 maggio dalle 10 alle 18. L’iniziativa si inserisce nell’ambito del progetto 'La Scuola adotta un monumento'. Quest’anno 58 capolavori, molti dei quali non sempre accessibili al pubblico, mostrano, per la prima volta, le loro bellezze: la Basilica di Superga, il Teatro Nuovo, il Polo del ‘900, il cinema Garibaldi e Chiesa dei Santi Simone e
Giuda, il quartiere Campidoglio, l’Ospedale Sant’Anna, l’ex Collegio delle Figlie dei Militari, la Chiesa Madonna della Divina Provvidenza, la Fondazione Merz, l’ex fabbrica Safov, la scuola elementare Re Umberto I, la Chiesa di Maria Consolatrice, il Giardino bambine e bambini vittime di Beslan, il Giardino Walter Ferrarotti e la Chiesa della Santissima Trinità a Verolengo. (p.r.) (Foto Comune di Torino)
el weekend del 13 e 14 maggio, come è ormai tradizione da 24 anni a questa parte, il centro di Carignano ospiterà la rassegna primaverile “Fiori & Vini”, organizzata dal Comitato Manifestazioni Carignano, in collaborazione con l'Amministrazione Comunale. Una kermesse floreale che ha come location il parco comunale di Villa Bona. Profumi e colori dei fiori di ogni varietà saranno abbinati ad una vasta esposizione di piante da appartamento e allestimenti da giardino. Non mancheranno le degustazioni guidate dalla serata di venerdì 12 maggio, con una serie di “degustazioni” dei Sommelier AIS. Si spazierà dalla Puglia alla Basilicata, dal Cave Mont Blanc de Morgex et La Salle al Vermouth di Torino. L'edizione 2017 di “Fiori & Vini” si contraddistingue in questa edizione per la qualità delle sue offerte. I visitatori, costeggiando le mura del parco, lungo le vie Monte di Pietà e Frichieri, potranno ammirare le creazioni artigianali di espositori provenienti da tutto il Piemonte. Piazza Liberazione, sarà l'altro punto di riferimento dell'evento con “Sapori in Piazza”, stand enogastronomici di qualità, dove si potranno degustare alcune delle
eccellenze regionali del Bel Paese. Appuntamento dunque per l'inaugurazione ufficiale della 24° edizione di “Fiori & Vini” nel Parco Comunale sabato 13 maggio, alle ore 10.30 (venerdi 12 maggio alle ore 19 apertura di “Sapori in Piazza” in piazza Liberazione). (p.r.)
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