JuveToro n. 22 - anno VIII - Juventus-Verona

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amcsrls@yahoo.it GIORNALE DEI TIFOSI DI JUVENTUS E TORINO - Anno VIII - N. 22 - 19 MAGGIO 2018 - Copia omaggio l'Intervista

Le Pagelle

L'Analisi

Rebus Tricolori

L'addio di SuperGigi, 17 anni da vero Numero 1

Il gruppo prima del singolo. I singoli a servizio del gruppo

Si pensa già allo 'Scud8' e alla riconquista del Mondo

Juve Regina d'Italia. Ma di quanti scudetti?

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I magnifici 7

ALLO STADIUM LA GRANDE KERMESSE PER FESTEGGIARE IL 'SETTENNATO' TRICOLORE CONSECUTIVO JUVENTUS-VERONA | SABATO 19 MAGGIO ORE 15


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L'Intervista

L'addio di SuperGigi, 17 anni da vero Numero 1 Sabato allo Stadium ultima partita per Buffon in maglia bianconera. Il suo futuro lo deciderà la prossima settimana

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igi Buffon dice addio alla Juve dopo 17 anni. Sabato con il Verona andrà in scena la festa scudetto allo Stadium ma sarà anche l'occasione, per i tifosi bianconeri, per ringraziare il portiere che ha segnato un'epoca e che probabilmente è il migliore di ogni tempo. Perché 17 ani vissuti sempre ad altissimi livelli (di numeri, statistiche e vittorie ne parliamo a parte in questo giornale) rappresentano un'impresa che forse nessuno può vantare. Senza dimenticare il coraggio nell'affrontare la caduta nell'inferno della serie B e la risalita nel Paradiso dei trofei. Un addio alla Juve per quanto riguarda il calcio giocato ma il futuro di Super-Gigi è un'incognita, come ha detto lui stesso nella conferenza stampa di

addio svolta giovedì mattina: “Fino a 15 giorni fa ero sicuro di smettere di giocare – ha detto il numero uno - mi sentivo già un ex calciatore e ho trascorso

mesi difficili. Adesso però sono arrivate proposte interessanti sia per restare in campo che fuori. Valuterò senza lasciarmi trasportare dall'esaltazione del mo-

mento. Di certo non voglio finire la carriera in campionati di terza e quarta fascia, sono un animale da competizione. E non andrò sicuramente in altre squa-

dre italiane, Genoa e Parma sono solo sogni romanzeschi”. Qualcuno aveva previsto anche un addio dalla Nazionale che si sarebbe svolto tra qualche settimana proprio a Torino contro l'Olanda. Ma non sarà cosi: “Se ero un problema per la nazionale tre mesi fa, figuriamoci adesso. Non penso di meritarmi certi problemi. Inoltre l'Italia ha grandi e giovani portieri che è giusto facciano le loro esperienze”. Potrebbe esserci un futuro da dirigente nella sua vita: "Che la Juve per me sia una famiglia è evidente, se un giorno dovessi essere considerato utile alla causa avrebbe la precedenza su tutto". La sua più grande paura, in ogni caso, è stata sconfitta: “Il mio timore era arrivare alla fine della mia storia con la Juve da 'sop-

portato', da giocatore che ha fuso il motore. Fortunatamente non è così e sono orgoglioso di aver espresso fino a 40 anni prestazioni all’altezza del mio nome e di quello della Juve. Questa società nel 2001 prese un talento straordinario ma se questo talento si è tramutato in un campione è per l'ulteriore salto di qualità in convinzione e consacrazione che mi ha fatto fare la Juve. La mentalità di questa società e l'approccio al lavoro sono unici al mondo, è una filosofia che ho fatto mia e sono sicuro adopererò anche in futuro. Questo è il più bell’insegnamento, al di là dei risultati e delle coppe". Roberto Grossi Marco Venditti

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Il gruppo prima del singolo. I singoli a servizio del gruppo

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on è certo il caso di scomodare Dumas ed i suoi moschettieri, ma mai come in questa stagione si assiste in casa Juve all'assoluta realizzazione della compattezza del collettivo. Alla fine ormai conclamata della stagione, al netto di una partita interna col Verona retrocesso e del tutto ininfluente, non pare distinguersi qualche individualità in modo deciso. Il quarto “double” di fila è il frutto di un sentire comune, di una condivisione totale di tutte le componenti del mondo bianconero. Ovvero, un'individualità c'è, ma è a bordo campo, come si può evincere dai commenti a seguire. PORTIERI Buffon: forse pronto ad appendere i guanti al chiodo, forse no. Spesso piazza sulla riga di porta la sua personalità, più che colpi di reni

esplosivi, l'età si sa, avanza anche per lui. Eppure vale sempre di più di un buon portiere. Capitano, mio capitano. Voto: 9 Pinsoglio: come per Audero, vita dura per i terzi portieri. Pare che il simpatico Carlo, a giudicare dalle manifestazioni di affetto dei compagni, trascorra il tempo a fare spogliatoio. Mai sceso in campo. Se dovesse farlo all'ultima, voto di stima: 6 Szczesny: un ruolo il suo che va ben oltre la semplice riserva. Ogni volta che viene chiamato tra i pali dimostra di avere numeri di tutto rispetto. Presa solida e stile essenziale, nel solco della tradizione dei portieri di Madama. Un poco incerto sul gol di Simi a Crotone. Voto: 8 DIFENSORI Alex Sandro: preciso ad un alunno distratto: intelligente

Ricordando Alinda...

Alinda Calloni, grande tifosa juventina, in piazza San Carlo a Torino nel 1977, durante la festa dello scudetto numero 17

ma non si applica. Talvolta indisponente, a meno che scenda in campo con la decisa voglia di far bene. Viene alternato a sinistra come quarto di linea di difesa ed esterno sinistro alto, per trasformarsi all'occorrenza in mezzala. Ha sulla coscienza la rinculata che tiene in gioco CR7 nell'azione che porta al rigore a Madrid, imperdonabile. Voto: 6Asamoah: pare avulso ad inizio stagione, ma a Milano di fronte al diavolo ritrova la sua verve e da allora è un crescendo di prestazioni, tant'è che il mister lo utilizza con una certa continuità. Corre, raddoppia, asciuga la sua azione da fronzoli inutili e dà un contributo enorme nel presidio degli spazi mediani. Davvero si accaserà in nerazzurro? Come si fa a stancarsi di vincere? Voto: 7 Barzagli: esperienza da vendere, grande capacità di adattamento, duttilità a ricoprire più ruoli sulla linea difensiva, uomo di valori infiniti. Per fortuna un furetto come Son capita ogni tanto. Esempio per i più giovani, a 37 anni suonati nessuno glielo fa osservare, avercene. Voto: 7,5 Benatia: senza se e senza ma la migliore stagione in bianconero. La qualificazione del Marocco ai Mondiali russi ci restituisce un gioca-

tore dal rendimento costante ed elevato. Koulibaly a parte; meritata la doppietta nella finale di Coppa Italia. Con lui al centro della difesa, nessuno ha più rimpianto Bonucci. Voto: 8 Chiellini: il capitano nel vivo del gioco; spesso pare che l'assenza di Bonny lo abbia avvantaggiato, non c'è azione nella quale non si avventi con coraggio e dedizione. È un monumento alla ferocia di riuscire, anche con mezzi tecnici non eccelsi: la lotta è il suo terreno. Che il Cielo ce lo conservi ancora a lungo. Voto: 9 De Sciglio: una scommessa vinta; arrivato dal Milan tra la diffidenza generale e subito provato da un infortunio in quel di Barcellona, il nostro ha calato la grinta e la determinazione per affermare il proprio valore. Non sarà un fulmine di guerra, ma in fase di interdizione sa dire la sua e largo sulla fascia destra sa sostenere il rilancio dell'azione in modo egregio. Voto: 6,5 Lichtsteiner: declassato da freccia rossa a regionale, dopo 7 anni di Juventus, passati a correre ed a superare problemi cardiaci, Stephan appare limitato nei movimenti e nel rendimento. Eppure il cross del pareggio a Londra parte dal suo piede e la fascia destra

continua ad essere irrorata da stille del suo sudore. Ci mancheranno le sue proteste, la lingua che tocca per terra e le guance paonazze. Voto: 6+ Hoewedes: saldo di fine mercato, “scassato” oltre ogni più rosea speranza, che peccato. Perché il giocatore ha qualità e capacità di assoluto livello. Nelle rare occasioni in cui entra in campo, dimostra di avere i numeri. Rude quanto basta in difesa, fa valere la stazza in area avversaria, dubbio amletico se dargli un'altra chance o rispedirlo a Gelsenkirchen. Voto: 6 Rugani: alterna prestazioni che lasciano perplessi ad altre convincenti. Vero che è giovane, ma la scusa rischia di diventare vecchia. Nel suo ruolo non ci si può permettere di titubare, pena castighi quasi matematici. Imperiosa la prestazione di

Roma su Dzeko, mica uno qualsiasi, che sia la volta buona? Voto: 6,5 CENTROCAMPISTI Bentancur: parte con i favori del mister, come se su di lui si puntasse secco. Piano piano però il numero delle panchine si gonfia e le apparizioni diventano solo estemporanee e verso la fine degli incontri. Vittima anche di un centrocampo che difetta di qualità e di quantità. La gioventù lo avvantaggia ed il mondiale può diventare la sua grande occasione. Voto: 6 Khedira: per capire quanto sia indispensabile, è sufficiente lasciarlo fuori formazione. Dove non arriva la sua corsa, si precipita la sua intelligenza tattica che lo fa essere il più grande gestore degli spazi a livello mondiale. Oltretutto il bottino di ben 8 reti dice quanto


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Higuain, rete-scudetto. Costa devastante è importante anche in fase di chiusura dell'azione. Se la Germania non se ne priva ed Allegri pure, un motivo ci sarà. Voto: 8,5 Marchisio: stagione travagliata e quasi ai margini del gruppo. Si vede più spesso negli ultimi tempi, quando diventa necessario intensificare il turn-over, per raggiunti limiti di stanchezza. Compito assolto con impegno e dedizione, ma si vede che il proverbiale dinamismo è solo un lontano ricordo. Maledetto quel crack in un pomeriggio di primavera in un match col Palermo. Voto: 6,5 Matuidi: colui che ha permesso il passaggio da 2 a 3 a centrocampo. Trottolino dinamico e di sostanza, il suo apporto tattico è stato provvidenziale in tante gare. Ultimamente mostra di essere in riserva profonda, ma chi è riuscito a contare i kilometri fatti a pendolino sostenendo i compagni, suggerendo soluzioni di gioco, pressando nelle ripartenze avversarie? Ah, se solo avesse anche il

tiro finale. Voto: 8 Pjanic: più Dunga che Pirlo, con in tasca le chiavi del gioco bianconero. Alla ricerca della continuità, come troppo spesso sono condannati i talentuosi giocatori di origine balcanica. La manovra non può prescindere da lui e conseguentemente anche il gioco. Croce e delizia, poco da fare. Voto: 7 Sturaro: più stimato dal mister e dai compagni che dai tifosi. Esponente di quella specie di calciatori in via di estinzione, i gregari. Dove viene impiegato, cerca di dare il massimo sperando che non sia da esterno sinistro basso, se no sono dolori. Voto: 6 ATTACCANTI Bernardeschi: la sorpresa più gradita ed inattesa, il ragazzo dimostra di capire perfettamente in quale pianeta sia planato. Non solo, ma incide concretamente con reti di grande importanza come a Firenze. Giovane di grande personalità e di sicuro avvenire. Voto: 8,5

Cuadrado: domanda: va ancora inserito tra gli attaccanti o, a giudicare dalle ultime uscite, va arretrato di 50 metri? Juan è l'esempio provato di come un giocatore anarchico può trasformarsi in un elemento tatticamente perfetto, basta crederci ed avere il maestro giusto. Dio solo sa quanto sia mancato durante il suo infortunio. Voto: 8 Douglas Costa: sia benedetto il Bayern e chi in Baviera è innamorato di Robben e di Ribery. Ce l'abbiamo noi, ce l'abbiamo noi, Douglas Costa ce l'abbiamo noi. Centellinato da Allegri all'inizio e poco per volta inserito a dosi letali per gli altri. Fino ad esplodere come migliore della truppa e forse del campionato. Assolutamente devastante. Voto: 9 Dybala: in ombra col 4.3.3, protagonista col 4.2.3.1. Equivoco tattico? Una cosa è certa, se non è in campo, il rammarico è grande, se c'è, qualche volta lo cerchi. Paulo è un giocatore necessario, ma non sufficiente, in completa dipendenza dal

dopo Altafini. Voto: 7,5 Mandzukic: in ogni squadra che si rispetti, occorre un giocatore che faccia la “carogna”. Marione interpreta il ruolo in maniera del tutto originale, più con la sostanza che con i nervi. E la Juve ne giova alla grande. Ogni tanto si ricorda di essere una punta, ma quanto lavoro al servizio del collettivo. Con o senza di lui, la Juve è o non è. Voto: 8,5 suo sinistro. Artefice primo dello scudetto, per quel miracolo a tempo quasi scaduto a Roma contro la Lazio. La rete che ha fatto girare il vento. Voto 8,5 Higuain: un pelo sotto alla stagione precedente. Sacrificio profuso a piene mani, a sostegno degli inserimenti dei compagni. Eppure troppo spesso appare in cerca di identità e, lo si dica con franchezza, molto mal servito. Ha il merito di incornare la rete scudetto ad una manciata di secondi dalla fine del sogno. A Napoli contano un altro “core 'ngrato”

ALLENATORE Massimiliano Allegri E pensare che qualcuno lo critica ancora per non avere inserito Douglas Costa (edizione sbiadita) contro l'Inter. Si fa fatica a trovare altri momenti per chiamarlo in causa. Forse un cambio a Madrid prima dei supplementari, ma di fronte ad un arbitro che ha recuperato 3 minuti per un solo cambio, il rischio valeva la candela? Allegri timbra la sua stagione migliore delle 4 che lo hanno visto sulla panchina della Juventus. Non ci sono dubbi, è lui il migliore di tutti. Chiedere a Pochettino

come si fa a vincere a Londra cambiando gli esterni per allargare la difesa del Tottenham. Se poi da una situazione di gran lunga avversa ad inizio stagione per ciò che riguarda il pensiero condiviso dei tifosi, si arriva alla fine con un coro unanime di auguri affinché resti al suo posto, siamo di fronte ad un solo significato: Allegri si è guadagnato la stima ed il rispetto di tanti juventini che non vivono di preconcetti e che apprezzano i risultati che provengono dal lavoro quotidiano di un professionista dai grandi valori. Se la società vorrà, a lui sarà affidato il compito delicato di gestire il ricambio di titolari storici per ringiovanire la rosa, sempre con lo sguardo fisso alla vittoria. D'altronde, il tecnico labronico è già avvezzo a vedersi cambiare buona parte dei giocatori ogni anno. Non solo non si è mai lamentato, ma non ha mai smesso di vincere. Voto: 10 Marco Sanfelici

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L'Analisi

Si pensa già allo 'Scud8' e alla riconquista del Mondo I

lettori di 'JuveToro', ma non solo; chiunque segua o abbia seguito lo scriba nelle sue partecipazioni radiofoniche, televisive, oppure su internet, sa bene che la stagione agonistica dello stesso si è conclusa amaramente, ma ahimè, non inopinatamente, in quel di Madrid. Tuttavia, non per questo la raccolta dell'ennesimo scalpo tricolore, più sofferta del dovuto per ragioni arcinote, è scorsa via come acqua fresca. La soddisfazione c'è, ma di un tipo che chi non conosce intimamente la natura della “torinesità” non può capire; sia chiaro, non per colpa o difetto, semplicemente per estraneità ad una filosofia di vita fondata sul riserbo, sulla sobrietà, sul senso del dovere, sulla consapevolezza che un lavoro, per quanto ben fatto, potrebbe esser fatto meglio. Esternamente può apparire triste, ma non è così. L'austerità caratteriale che vieta d'indulgere più di tanto nel compiacimento, l'anelito a migliorarsi continuamente, a superare sé stessi anzi-

ché gli altri, sono in realtà un'iniezione d'adrenalina pazzesca, la formula vincente, il Santo Graal che tutti cercano in qualche altrove senza aver capito di esserne già in possesso. E quanti, pur avendolo compreso, si cullano nella speranza idiota che la sua magia possa sprigionarsi per delega, giacché evocarla in proprio è faticoso perché richiede preparazione, impegno costante, un equilibrio inossidabile, sono poi quelli che si sentono defraudati da un destino in realtà affatto cinico e baro; mosche che si schiantano contro il vetro mentre la finestra è, invece, aperta. Alla Juve e per chi ne ha a cuore le sorti, vincere non è una gioia, ma un sollievo. Concetto alieno a chi non respira da vicino il profumo della Signora, a quanti si fermano alla superficie dell'ultimo settennato e ignorano, anche deliberatamente, l'essenza più recondita di un club che non è mai stato un circo(lo) sportivo e che fin dalla nascita è assurto a paradigma

di una filosofia esistenziale che travalica l'alveo calcistico e che, quasi per assurdo, si staglia in tutto il suo nitore quando la sorte è meno benigna. La ritrosia nel porgersi, ma soprattutto la pervicacia nel negarsi pubblicamente che i barbari del terzo millennio interpretano come debolezza è invece una forza antichissima, quasi metafisica, le cui radici sono talmente profonde da non poter essere inquinate dalle estemporanee deiezioni di qualche addetto ai livori in disgrazia o che in grazia non è mai stato stato, a piede libero per grazia della Legge Basaglia o per conclamata abdicazione delle istituzioni e delle toghe in favore delle sciarpette curvaiole. A Torino, e quindi alla Juve, intesa come governance, nessuno si permette del tempo alla deriva; non c'è spazio per lambiccamenti o masturbazioni celebrali dedicate al pigolio dei parassiti in comodato gratuito sul corpo ospite. C'è altro a cui pensare: uno scudOtto da prendere per mantenere in

ordine la casa e, il cambiamento dei tempi lo impone, un ascensore da accessoriare per risalire sul tetto d'Europa prima e del mondo poi. Con la rimodulazione della Uefa Champions League e il nascente mondiale per club targato Infantino, il disbrigo delle faccende domestiche diventerà un'occupazione secondaria affidata a chi dovrà dimostrare di sapersi destreggiare, possibilmente senza perdersi, in ambiti meno angusti del pianerottolo condominiale o della hall di un albergo. Ed è per non farsi cogliere impreparati che la posa dei nuovi soprammobili è stata VARata nelle stanze che contano con una stretta di mano e stappando un paio di gazzose. Tutto il resto, carro allegorico compreso, è solo una bonaria, occasionale concessione; una sorta di pausa caffè per i cultori del paradosso temporale che recita “Finoallafine”, quando in realtà una fine non c'è e nemmeno mai ci sarà. Augh.

UN PRIMATO DOPO L'ALTRO. DA 7 ANNI LA MIGLIOR DIFESA 92 i punti conquistati dalla Juve in questo torneo, record con Allegri, nei precedenti campionati 91 punti nel 15/16 e 16/17 e 87 punti nel 14/15. Nella gara con il Verona i Bianconeri possono arrivare a 95. Hanno fatto meglio dal 1994/95 in poi solo l'Inter nel 06/07 con 97 punti e i 102 punti della Juve, record con Antonio Conte nel 13/14. 84 i gol segnati dalla Juve dopo 37 turni, mai così tanto dal 1960. Per Dybala 3 triplette realizzate in trasferta, record eguagliato di Boniperti (sempre Juve) nel 1949/50. 29 le vittorie della Juve in questo torneo e manca la gara con il Verona: 15 succcessi in casa e 14 in trasferta. Allegri ha già eguagliato il suo primato stabilito alla fine dei tornei 15/16 e 16/17, e con una vittoria sul Verona può superare il suo primato. 14 le vittorie collezionate dalla Juve in trasferta, record bianconero come nel 49/50 e 13/14. Per i Bianconeri in questo torneo 8 vittorie consecutive in trasferta, altro primato. 22 le partite senza gol subiti dalla Juve su 37 giocate in questo torneo, già record eguagliato (come nel 2011/12 e 2015/16) e possibilità di migliorarlo ulteriormente. Per i Bianconeri 10 gare consecutive senza subire gol come nel 2015/16. La Juve da 7 Campionati vanta la miglior difesa. 7 SCUDETTI DI FILA. NESSUNO COME LA SIGNORA 7 Juventus (2012-2018) 5 Juventus (1930-1935) 5 Torino (1943-1949) 5 Inter (2006-2010) DISTACCO PUNTI NEGLI ULTIMI 7 ANNI: UN ABISSO JUVENTUS 634 NAPOLI 536 (- 98) ROMA 514 (-120) LAZIO 444 (-190) MILAN 442 (-192) FIORENTINA 426 (-208) INTER 425 (- 209). RECORD D'EUROPA COPPE NAZIONALI VINTE CONSECUTIVE Coppa Italia - Italia -4 JUVENTUS (2015, 2016, 2017, 2018) Coppa del Rey - Spagna -4 Real Madrid (1905, 1906, 1907, 1908) Athletic Bilbao (1930, 1931, 1932, 1933) Coupe de France - Francia -4 Paris Saint Germain (2015, 2016, 2017, 2018)

Ezio Maletto

(Numeri a cura di Massimo Fiandrino)


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Maggio Juve di Ermanno Vittorio 15 maggio 1960 Battendo a Torino il Milan 3-1 con gol di Sivori (2) e Boniperti la Juve ha la certezza matematica dell'11° scudetto, a 3 giornate dal termine 51 punti contro 43 della Fiorentina. 16 maggio 1982 Vincendo a Catanzaro 1-0 (Brady su rigore), la Juve si aggiudica il 20° scudetto centrando anche la seconda stella. Per Zoff presenza numero 300 consecutiva in campionato con la Juve, eguaglia anche il record del minor numero di gol subiti in trasferta, 5 come Castellini nel 1976/77. 17 maggio 1942 La Juve surclassa al Comunale l’Ambrosiana-Inter 4-0, gol di Sentimenti III,

Bellini (2) e Lustha. Depetrini festeggia la 200.a presenza in campionato nella Juve. 18 maggio 2014 Campionato record, JuveCagliari 3-0 e 19a vittoria consecutiva in casa, tutte le partite casalinghe vinte. La Juve è la prima squadra a superare quota 100 punti (102). 19 maggio 1985 Michel Platini è per la terza volta consecutiva miglior cannoniere del campionato: nel 1983 realizza 16 gol, 20 nel 1984 e nel 1985 sono 18. Nei campionati a 16 squadre Platini è il primo non attaccante puro ad aggiudicarsi questo triplice traguardo, eguaglia il record di Nordhal (52/53, 53/54 e 54/55).

rimonta (2-1) a Roma con Altafini e Cuccureddu. È il 15° scudetto. 21 maggio 1995 Dopo 9 anni di digiuno e con due giornate d'anticipo la Juve conquista lo scudetto battendo a Torino il Parma 4-0. Per Lippi è il primo, per la società il 23°. È la

19 maggio 2010 Andrea Agnelli nominato Presidente della Juve, è il quarto Agnelli a ricoprire questa carica dopo Edoardo, Gianni ed Umberto. 20 maggio 1973 La Juve si aggiudica all’ultima giornata un torneo incredibile. Prima di iniziare la situazione è: Milan 44, Lazio e Juve 43. Il Milan crolla a Verona (5-3), la Lazio è battuta a Napoli (10) mentre la Juve vince in

28 maggio 2003 Manchester, Milan-Juve, in palio la Champions. Per la prima volta nella storia ci sono due club italiani. Alla fine vince il Milan ai rigori per 3-2 dopo lo 0-0 dei supplementari.

contro la Sampdoria all’ultima giornata 2-0 (Bettega e Boninsegna) e a distanza di 19 anni ecco la Champions League nella finale di Roma con l’emozione dei calci di rigore.

prima volta che la vittoria vale tre punti e non più due. 22 maggio 1977 e 1996 Due vittorie indimenticabili: lo scudetto record 1976/77 a 51 punti vinto a Marassi

23 maggio 1988 Al termine delle 30 giornate si deve ricorrere allo spareggio derby per l’assegnazione del 6° posto che vale l'ammissione alla Coppa UEFA. La partita è nervosa e non si sblocca neanche nei supplementari. Ai rigori passa la Juve 4-2. 24 maggio 1958 La Juve disputa il suo ultimo turno al Comunale contro la Roma: è la prima notturna del campionato italiano. La Juve già Campione per la decima volta vince 3-0 (Sivori, Charles e Boniperti). 25 maggio 1983 Nella finale Coppa Campioni ad Atene la Juve nettamente favorita sull’Amburgo viene sconfitta 1-0 a causa di un tiraccio di Magath. L’arbitro rumeno Rainea non concede un netto rigore per un fallo subito da Platini in area. 26 maggio 1971 Muore a soli 36 anni Armando Picchi, mitico “Battitore Libero” dell’Inter di Helenio Herrera; termina-

ta la carriera da giocatore intraprende quella di allenatore ed è proprio la Juve che crede nel giovane tecnico ingaggiandolo nel 1970/71. 27 maggio 1951 Si discute ancora sul gol fantasma di Juve-Genoa (41) disputata il 20 Maggio. Sul 1-1 al 22° John Han-

sen sferra un forte tiro da fuori area, la palla entra in rete ma una lacerazione della rete stessa fa uscire il pallone. L’arbitro Pieri sbagliando opta per il calcio d’angolo!

29 maggio 1985 Una data triste e malinconica, la finale di Coppa Campioni a Bruxelles: 39 morti sono il bilancio di una serata tragica dovuta soprattutto alla noncuranza dell’organizzazione che disputa una finale di Coppa in uno stadio inadeguato. 30 maggio 1973 La Juve disputa la sua prima finale di Coppa Campioni affrontando i detentori dell’Ajax capitanati da Cruyff. Decide un gol in apertura di Rep. Rimane l’impresa di aver eliminato squadre del calibro di Olimpique Marsiglia, Magdeburgo, Ujpest, Derby County. Più di 40.000 i fans juventini: mai prima d’ora una squadra o nazionale aveva avuto in trasferta un numero così alto di sostenitori. 31 maggio 1990 Una mista Juve-Toro inaugura lo stadio delle Alpi affrontando in notturna il Porto, vittoria 4-3 con gol di Skoro (3) e Alessio.

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Il Rebus dei Tricolori

Juve Regina. Ma di quanti scudetti? G

ianni Brera una volta scrisse: “Uno Scudetto vinto da altre è sempre perso dalla Juventus: e proprio questo è il fascino del campionato”. Verissimo. Ora, come tutti sanno, la Juventus è la Regina assoluta del calcio Italiano, perché è quella che ha vinto più Scudetti e più Coppe Italia. Sui numeri però la discussione è sempre aperta. Per la Federazione la Juventus FC ha vinto 34 scudetti, anche se a quest’ultima piace vantarne 36 (salvo poi vergognarsene e coprirne i vessilli per le gare della Nazionale in quel di Torino). La contesa (probabilmente fittizia) è sempre la stessa: Calciopoli. In questa intricatissima questione però, la Federazione purtroppo ha ragioni da vendere. Gli scudetti 28 e 29 (stagioni 2004-2005 e 2005-2006) non solo non sono mai stati chiesti indietro, ma nessuno a Torino ha mai difeso né quella dirigenza (Moggi e Giraudo), né i trofei vinti in quegli anni. E ciò non è avvenuto né nelle sedi di giustizia sportiva, né in quelle di giustizia ordinaria. E ciò non è avvenuto né con atti concreti e neanche solo verbalmente o mediaticamente. Di fatto l’esito osceno di quella estate balorda è stato accettato sia dalla società e sia dalla proprietà della Juventus. Ma allora perché la Juve vanta anche i due titoli revocati? La giustificazione formale al 36 vantato da Agnelli è quella che gli scudetti si vincono sul campo. E la Juve li ha vinti sul campo. Ragionamento che però fa acqua da tutte le parti, perché l’accusa ha sempre sostenuto che vi erano dei comportamenti illeciti fuori dal campo che condizionavano quanto succedeva

sul campo. E se così fosse, è evidente che gli scudetti sono stati vinti irregolarmente. Ora, noi tifosi sappiamo bene quanto l’accusa sia fallace e faccia ridere i polli, ma chi tace acconsente, e se nessuno che riveste una carica ufficiale in Juventus mai si è opposto seriamente e punto per punto a queste teorie strampalate, e mai vi si opporrà, non ha nessun senso vantare quanto sottratto. Se non per volgari ragioni di marketing e di clientela a cui vendere un orgoglio posticcio e fessacchiotto stampato sul solito merchandising. Trattasi dunque di mero pateracchio. Per i tifosi invece è molto diverso. Per i tifosi, per quelli che nel loro piccolo hanno difeso l’onorabilità del club e hanno chiesto giustizia vera, gli scudetti sono 36, e per alcuni di loro anche molti di più. Facciamo qualche conto, e ai 34 scudetti ufficiali aggiungiamo quanto manca. Calciopoli. Non sono state provate alterazioni illecite di gare di quei due campionati (uno non era nemmeno sotto inchiesta), i sorteggi degli arbitri erano regolari, i designatori parlavano con i dirigenti di tutti i club, non si sono trovati illeciti passaggi di denaro, in nessuna telefonata dirigenti della Juventus hanno mai chiesto favori arbitrali, i dirigenti della Juventus non interloquivano abitualmente al telefono con arbitri in attività (ci fu solo un caso in cui la Juventus subì errori arbitrali gravissimi e fu l’arbitro Paparesta a telefonare e non il contrario, e lo stesso arbitro non fu mai chiuso nello spogliatoio di Reggio Calabria), la GEA non condizionava la campagna acquisti di nessuno: i campio-

nati della Juventus dunque sono regolari. Inoltre, se non ci fosse stata la retrocessione dei bianconeri in serie B, negli anni successivi l’Inter non avrebbe vinto i 4 scudetti di gomma consecutivi e forse la Juventus ne avrebbe vinti altri (numero non quantificabile con certezza). Stagioni 1908 e 1909. In quegli anni si giocavano due campionati di serie A. Il campionato Italiano e il Campionato Federale di Prima Categoria. Nel 1908 la Juve vinse il campionato Federale e la ProVercelli quello Italiano, l’anno successivo, nel 1909, le vittorie sono esattamente invertite. Nell’albo d’oro del calcio nostrano però, risultano solo le due legittime vittorie della ProVercelli. In realtà entrambi i club per quegli anni vanno considerati Campioni d’Italia. Quindi la Juve ha vinto legittimante altri due scudetti che, dopo più di 100 anni, ancora non sono stati assegnati. 1923-1924. “L’Affaire Rosetta” condizionò la stagione dei bianconeri, perché l’assurda lunga disputa tra Lega del Nord e la Federazione sulla tesserabilità del giocatore, sfociò in una de-

cisione di Lega del Nord con l’appoggio del CONI (presieduto da un gerarca fascista), di tre sconfitte a tavolino per la Juve, che invece sul campo aveva vinto i tre match. Di fatto gli si tolse ingiustamente la possibilità matematica di correre per il titolo nonostante fosse in lizza. 1999-2000. Lo scudetto lo vinse la Lazio di un solo punto sulla seconda (Juve), all’ultima giornata, ma ci furono due avvenimenti determinanti (irregolarità). Veron della Lazio giocò tutto l’anno con un passaporto falso, e nella famosa partita di Perugia l’arbitro Collina, contravvenendo a qualunque regola di buon senso, e interrompendo la partita per oltre un’ora, costrinse poi la Juve a giocare a pallanuoto invece che a calcio. Lo scudetto dunque è della Juve al 100%. 2000-2001. Lo scudetto lo vinse la Roma di soli due punti sulla seconda (Juve). La stagione però fu condizionata dal vergognoso cambio, un po’ troppo tempestivo da parte della Federazione, delle regole sugli extracomunitari durante il campionato. Questo permise alla Roma, nello scontro diretto di Torino contro la Juventus, di schierare nelle proprie file Nakata. Benché sotto di due gol per gran parte della partita, la Roma riuscì a rimontare negli ultimi dieci minuti proprio grazie al giapponese, che segnò il primo gol e propiziò il pareggio. Senza questo provvidenziale cambio delle regole che aiutò solo la Roma, Nakata non avrebbe giocato il match e la Juve, conti alla mano, avrebbe vinto lo scudetto. Bilanci tarocchi, fallimenti e passaporti falsi. Tocca

mestamente ricordare che in relazione a questi due o tre precisi scandali, moltissimi club tra cui Parma, Inter, Milan, Lazio, Roma, regolamento alla mano, avrebbero dovuto subire forti penalità e retrocessioni, e di conseguenza la Juventus avrebbe vinto altri titoli semplicemente per mancanza di avversari. E non solo campionati, ma anche altri trofei nazionali e non. Chiudiamo dicendo che queste sono solo le prime cose che vengono facilmente a galla senza una ricerca più attenta, ma se tornassimo indietro nel tempo probabilmente

se ne troverebbero tante altre. Una volta, un amico gobbo (Sergio Vessicchio, agitato e frizzante giornalista campano, molto noto al sud), mi disse: “Se in Italia non ci fossero i trafficoni, le collusioni e i soliti vergognosi pasticci nostrani, la Juventus avrebbe già una cinquantina di scudetti”. Provocazione? Mica tanto… In effetti ne mancano tantissimi all’appello. Ognuno di noi può farsi i conti come vuole. E per voi, cari lettori, quanti sono davvero gli scudetti della Juve? Antonio Catapano ‘Crazeology’ giùlemanidallajuve.com

TUTTI GLI SCUDETTI DEI BIANCONERI N° Scudetto

Stagione

Allenatore

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 Non Ass. Revocato 28 29 30 31 32 33 34

1905 Nessuno 1925/1926 Jen Karoly 1930/1931 Carcano 1931/1932 Carcano 1932/1933 Carcano 1933/1934 Carcano 1934/1935 Bigatto-Gola 1949/1950 Carver 1951/1952 Bertolini 1957/1958 Brocic 1959/1960 Cesarini 1960/1961 Cesarini 1966/1967 Her. Herrera 1971/1972 Vycpalek 1972/1973 Vycpalek 1974/1975 Parola 1976/1977 Trapattoni 1977/1978 Trapattoni 1980/1981 Trapattoni 1981/1982 Trapattoni 1983/1984 Trapattoni 1985/1986 Trapattoni 1994/1995 Lippi 1996/1997 Lippi 1997/1998 Lippi 2001/2002 Lippi 2002/2003 Lippi 2004/2005 Capello 2005/2006 Capello 2011/2012 Conte 2012/2013 Conte 2013/2014 Conte 2014/2015 Allegri 2015/2016 Allegri 2016/2017 Allegri 2017/2018 Allegri

Presidente Alfredo Dick Edoardo Agnelli Edoardo Agnelli Edoardo Agnelli Edoardo Agnelli Edoardo Agnelli Edoardo Agnelli Giovanni Agnelli Giovanni Agnelli Umberto Agnelli Umberto Agnelli Umberto Agnelli Vittore Catella Giampiero Boniperti Giampiero Boniperti Giampiero Boniperti Giampiero Boniperti Giampiero Boniperti Giampiero Boniperti Giampiero Boniperti Giampiero Boniperti Giampiero Boniperti Vittorio Chiusano Vittorio Chiusano Vittorio Chiusano Vittorio Chiusano Vittorio Chiusano Franzo Grande Stevens Franzo Grande Stevens Andrea Agnelli Andrea Agnelli Andrea Agnelli Andrea Agnelli Andrea Agnelli Andrea Agnelli Andrea Agnelli


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Numeri e Statistiche di Massimo Fiandrino

Buffon, campione e leggenda (Milan 7); Marchisio (Juve 7); Scirea (Juve 7) RECORD SU RECORD

I

sentimenti non si spiegano con le parole, si vivono e basta. E proprio come una lunga vita parallela la gente si è entusiasmata e ha amato Gianluigi Buffon. Di quell'amore puro che si concede agli eroi, ai quali si chiede solo di accompagnarci fuori dalla quotidianità e dai mille problemi. Gigi ha avuto la forza di trascinare un popolo intero (o quasi) in un mondo “altro” lontano dalle paure e dalle ansie di tutti i giorni. Lo ha fatto mettendosi davanti a una porta e cercando di parare tutto quello che gli veniva addosso neanche fosse un extraterrestre. Per queste ragioni l'Italia ama Buffon. Anche quelli che non sono juventini lo ammirano e ne subiscono il fascino. Accadeva la stessa cosa ai tempi di Coppi e Bartali: i sostenitori di Fausto, pure piu' accaniti, mai si sarebbero sognati di non riconoscere le qualità di Gino. Gli eroi meritano rispetto. Ripensando alla storia del nostro calcio, è strano che i due miti più venerati siano due portieri: Dino Zoff e Buffon. Il primo lo vediamo tuffarsi sul colpo di testa di Oscar nella vittoria sul Brasile e sollevare la Coppa del Mondo al Bernabeu, e quell'incredibile successo diventa il successo di un intero

paese. Invece Buffon trionfa nel Mondiale 2006 e guida con sicurezza la difesa della Juve, vince 7 scudetti consecutivi e le lacrime nella notte in cui l'Italia non si qualifica per il Mondiale lo rendono umano, forse ancora più umano dei suoi stessi tifosi. C'è un gesto che, se possibile, ha contribuito a legare ancora di più Buffon agli italiani. Estate 2006, il nostro calcio è travolto dallo scandalo-Calciopoli, la Juve viene retrocessa in B e lui, da Campione del Mondo, pur avendo mille offerte, decide di rimanere fedele alla causa. Scende in B e dimostra coerenza a un popolo di incoerenti. Anche a lui è capitato di scivolare: una parola fuori posto, una reazione sbagliata, un atteggiamento sopra le righe. In sostanza lui è quello che vorremmo essere ma non ne siamo in grado. O non ne abbiamo il coraggio. SCUDETTI UFFICIALI FIGC 9 Buffon (Juve 9) 8 Ferrari (Juve 5; Inter 2; Bologna 1); Furino (Juve 8); Rosetta (Pro Vercelli 2; Juve 6) 7 Barzagli (Juve 7); Bettega (Juve 7); Bonucci (Inter 1; Juve 6); Chiellini (Juve 7); Costacurta (Milan 7); Ferrara (Napoli 2; Juve 5); Lichtsteiner (Juve 7); Maldini

176 le partite disputate in Nazionale da Buffon record per gli Azzurri e in Europa (poi Casillas a 167). Esordì nella qualificazione alla Coppa del Mondo, nello spareggio a Mosca contro la Russia (1-1) il 27/10/1997 all'età di 19 anni, 9 mesi e 1 giorno, dopo 32 minuti subentrò a Pagliuca. 39 partite di Gigi nelle qualificazioni ai Mondiali, record, staccato Paolo Cannavaro fermo a 32. 1 Il primo gol incassato in serie A, segnò di testa Ciro Ferrara (poi suo compagno di squadra e suo allenatore alla Juve) il 26/11/1995 in Parma-Juve 1-1. Esordì in A il 19/11/1995 in Parma-Milan 0-0. Mancava il titolare Bucci, mister Scala mise in panchina il portiere di riserva (Nista) e lanciò Buffon, che con le sue parate neutralizzò i tentativi di Roberto Baggio e Weah. 2 Sono 2 le sue squadre nella sua carriera da professionista: Parma dal 1995 al 2001, poi la Juve. Il secondo posto (dietro a Fabio Cannavaro) nel Pallone d'Oro è il suo miglior Piazzamento in questa speciale classifica. 3 Tre le Finali di Champions League e tutte perse, l'unico grande trofeo che manca nella bacheca. Nel 2003 a Manchester con il Milan, nel 2015 a Berlino con il Barcellona e nel 2017 a Cardiff con il Real Madrid. 6 Sono 6 le Supercoppe Italiane vinte, record condiviso con Stankovic. La prima con il Parma (1999) e le altre con la Juve (02, 03, 12, 13, 15), tutte da titolare e ha disputato 9 finali di Supercoppa Italiana (altro record). 9 gli Scudetti vinti da Buffon (01/02, 02/03, più gli ultimi 7

consecutivi) un record assoluto, precede a 8 Ferrari, Furino e Rosetta. Sul campo ne ha conquistati altri due poi revocati per effetto calciopoli, nel 2004/05 e 2005/06. 21 gli allenatori tra Parma, Juve e Nazionale. Il primo fu Scala, poi Ancelotti, Malesani, Sacchi e Ulivieri al Parma; Lippi, Capello, Deschamps, Ranieri, Ferrara, Zaccheroni, Del Neri, Conte e Allegri alla Juve. Con l'Italia: Cesare Maldini, Zoff, Trapattoni, Lippi, Donadoni, Prandeli, Conte, Ventura e Di Biagio. Senza considerare il brevissimo interim di Corradini (2 partite) in B, nel 2007, dopo le dimissioni di Deschamps. 22 i suoi Campionati in A: 6 con il Parma e 16 con la Juve. 23 i Trofei vinti sul campo: 11 Scudetti (2 revocati per calciopoli), 6 Supercoppe Italiane, 5 Coppe Italia, 1 Coppa Uefa. Infine ha vinto un Campionato di B nel 2006/2007, senza dimenticare il Mondiale 2006 in Nazionale. 100 Era stato acquistato dalla Juve per 100,6 miliardi di lire (compreso Bachini dato al Parma in parziale contropartita). 300 le partite con la porta inviolata su 655 gare ufficiali: 219 su 471 in serie A, 46 su 111 in Champions League e 7 su 15 in Coppa Italia. 639 le presenze in A (il portiere con più presenze). 974 i suoi minuti di imbattibilità e 10 gare senza subire gol nel 2015/2016 (doppio record in A). 600 minuti senza subire gol in Champions 2016/2017, record per un portiere italiano nella Coppa più prestigiosa. 58.709 i minuti giocati in 655 presenze nella Juve (meglio solo Alex Del Piero), di questi 41.956 in Campionato, altro primato.

ALLEGRI 4 SCUDETTI CONSECUTIVI, RECORD COME CARCANO Max Allegri ha vinto il suo 4° scudetto consecutivo: nella storia del calcio italiano un solo precedente con Carlo Carcano negli anni '30, sempre alla guida della Juve. Ha vinto anche quattro coppe Italia di fila, altro record. È il 3° mister bianconero con più vittorie: Trapattoni 319 vittorie in 596 partite, Lippi 227 vittorie in 405 partite, Allegri 155 vittorie in 219 partite. 155 le vittorie di Allegri sulla panchina della Juve in 219 panchine ufficiali (36 i pareggi e 28 le sconfitte). La percentuale delle vittorie è del 70,77%. Sono 422 le reti realizzate e 152 quelle subite. Le partite di Allegri in Bianconero sono così suddivise: 151 in serie A, 44 in Champions League, 20 nella Coppa Italia e 3 nella Supercoppa Italiana. I più presenti con Allegri: Buffon 167 presenze, Chiellini 150, Lichtsteiner 147, Bonucci 146, Dybala 138. I bomber con Allegri: Dybala 68 reti, Higuain 55, Mandzukic 34, Tevez 29 e Morata 27. I MISTER CON PIÙ SCUDETTI 7 Trapattoni (Juve 6; Inter 1) 5C apello (Milan 4; Roma 1); Lippi (Juve 5); Allegri (Milan 1, Juve 4) 4 Carcano (Juve 4) 3C onte (Juve); Herrera Helenio (Inter); Parola (Juve); Mancini (Inter 3 uno a tavolino);Veisz (Bologna 2; Inter 1) (Capello sul campo avrebbe vinto altri 2 Scudetti sulla panchina Juve nel 2004/2005 e 2005/2006) TROFEI TRAINER JUVE: COMANDA IL TRAP 14 TRAPATTONI / 6 Scudetti (1976/77, 1977/78, 1980/81, 1981/82, 1983/84, 1985/86); 2 Coppa Uefa (1976/77 e 1992/93); 2 Coppa Italia (1977/78 e 1982/83; 1 Coppa Coppe (1983/84); 1 Coppa Campioni (1984/85); 1 Supercoppa Europea (1985); 1 Coppa Intercontinentale (1985). 13 LIPPI / 5 Scudetti (1994/95, 1996/97, 1997/98, 2001/02, 2002/03); 1 Coppa Italia (1994/95); 1 Champions League (1995/96); 4 Supercoppa di Lega (1995/96, 1997/98, 2002/03, 2003/04); 1 Supercoppa Europea (1996/97); 1 Coppa Intercontinentale (1996). 9 ALLEGRI / 4 Scudetti (2014/2015, 2015/2016, 2016/2017; 2017/18); 4 Coppa Italia (2014/2015, 2015/2016, 2016/2017, 2017/18); 1 Supercoppa Italiana (2014/2015)


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I Problemi della Città

Quale futuro per l'ospedale Oftalmico? L

a sanità è sempre un ambito spinoso ed ogni variazione o taglio dei servizi comporta inevitabili ripercussioni sulla qualità della vita dei cittadini. L'ospedale 'Sperino' di Torino, da tutti conosciuto come Oftalmico, sta conoscendo in maniera inesorabile gli effetti delle nuove 'politiche' sanitarie varate dalla giunta regionale piemontese. Che siano giuste o meno, queste scelte, è un discorso che lasciamo al lettore. Di sicuro è comunque amaro constatare che un polo sanitario d'eccellenza come quello di via Juvarra venga smembrato. Qualcuno sta ancora provando a salvare il salvabile. È il caso del 'Comitato salvaguardia ospedale Oftalmico' presieduto dall'infaticabile Piercarlo Perruquet: 'Abbiamo rac-

colto oltre 100 mila firme – ci spiega Perruquet - per dire no allo smembramento della struttura che rappresenta una eccellenza mondiale nel campo oculistico di cui usufruiscono cittadini provenienti da tutta Italia. Tutti i giorni centinaia di persone vengono assistite, compreso il pronto soccorso. Pochi mesi fa sono terminati i lavori di ristrutturazione e l'ospedale è stato dotato di impianti all'avanguardia. Smembrando quest'ospedale si passerà dal meglio al peggio, oltretutto con un notevole sperpero di denaro pubblico. Spero che i responsabili politici di questa situazione

cambino idea per rispetto dei cittadini”. La speranza è l'ultima a morire. Ma ben più pessimista è invece un'altra 'pasionaria' che ha lottato per salvare l'ospedale. Stefania Batzella, consigliere regionale

del 'Movimento Libero Indipendente' ci spiega: “Con il riordino della rete ospedaliera la giunta Chiamparino ha decretato la chiusura dell'oftalmico. Io mi sono sempre battuta contro questa scelta, chiedevo almeno che le attività venissero trasferite unicamente nella 'Città della salute' una volta completata (e ci vorranno anni prima di completarla...). Invece si sono spesi soldi pubblici per cucinare uno spezzatino indigeribile che peggiora la qualità dei servizi. Una parte di attività sono già state trasferite al San Giovanni Bosco e una parte in via Cherasco 23: i pazienti sono sballottati, prima invece sapevi che per curarti gli occhi andavi in via Juvarra e stop. Questa era una eccellenza oculistica internazionale. Dicono che dobbiamo adattarci a leggi nazionali, che i 'monospecialistici' devono essere inseriti nei grossi ospedali, anche per ottimizzare risorse. Ma in questo caso non è cosi perché l'oftalmico chiudeva in attivo. Possibilità di farcela? Loro l'hanno già smembrato, è stato declassato a casa della salute, rimarrà solo qualche ambulatorio. L'amara constatazione, come al solito, è

che i cittadini non contano nulla anche se riescono a raccogliere oltre centomila firme... E dire che con i lavori di ristrutturazione che si sono fatti, oggi l'oftalmico avrebbe potuto rappresentare ancora più un'eccellenza...”. Luciano Cecchin, 43 anni di esperienza lavorativa nella clinica universitaria dell'oftalmico come infermiere professionale, è deluso: “Prima c'era la parte ospedaliera e universitaria, tutte le equipe erano inte-

grate, gli spazi erano sufficienti per i pazienti. Con lo spezzatino invece tutto è cambiato. La giunta regionale voleva migliorare l'efficienza invece è accaduto l'esatto contrario: i cittadini hanno un servizio peggiore e con costi aumentati. I servizi da altre parti non funzionano in maniera efficiente. Il laboratorio cornee al San Giovanni Bosco, ad esempio, rimanda i bambini all'oftalmico. Nella futura 'Città della salute' sono comunque previste riduzioni dei posti letti rispetto agli attuali. Come comitato chiediamo almeno che il pronto soccorso rimanga qui e non venga spostato alle Molinette perché i locali nono sono idonei. Anche i servizi aggiuntivi erano importanti, come ad esempio il laboratorio analisi, e ora i pazienti vanno ad intasare altri punti. E poi mi chiedo: se i piccoli ospedali devono chiudere perché allora potenziare i privati convenzio-

nati tipo il Gradenigo?”. Ritorniamo ai politici. Roberto Rosso, consigliere comunale del gruppo 'Noi con l'Italia' ha anche presentato un esposto: “Mi sono battutto contro questo scempio che stanno commettendo perché il nostro oftalmico era tra i primi 20 al mondo, con un pronto soccorso qualificatissimo. È stupido distruggere portando tutto altrove. Ho fatto un esposto alla Procura della Corte dei Conti nel quale ho chiesto come possa avere speso la vecchia giunta regionale 20 milioni di euro per restaurare questo ospedale e adesso voglia smembrare tutto. È un vero crimine verso la buona sanità. Si sono adottate scelte incredibili: Chiamparino ha copiato da Toscana e Emilia Romagna vecchi criteri politici comunisti. Invece per ottenere una buona sanità occorre fare l'esatto contrario. Noi lottiamo e continuiamo a lottare. Spero che la Procura della Conte dei Conti faccia chiarezza e chieda conto dello spreco, dei 20 milioni gettati al vento...” Sulla stessa lunghezza d'onda Andrea Tronzano, consigliere regionale di 'Forza Italia' nonché componente della commissione sanità: "L'ospedale monospecialistico è il futuro, non il passato come pensa il centro sinistra in Regione. Nonostante un numero incredibilmente numeroso di cittadini abbia firmato la petizione portata avanti da Piercarlo Perruquet, Saitta

e Chiamparino non hanno voluto sentire ragioni. Ora l'Oftalmico, ospedale all'avanguardia tecnologica e con professionalità mediche di assoluto livello, rischia un clamoroso declassamento con la perdita di luminari dell'occhio. Disagi per gli utenti, minore produttività ovvero meno operazioni e quindi maggiori liste di attesa e costi maggiori sono la conseguenza di questa decisione sbagliata. Per quanto mi riguarda ho recentemente svolto un

sopralluogo nelle due nuove ubicazioni e quanto previsto si sta verificando. Non possiamo stare a guardare e pertanto cercheremo di non abbassare la guardia, anche a difesa dell'ospedale Regina Margherita, eccellenza pediatrica, che non vorrei subisse un declassamento a seguito di ulteriori decisioni sbagliate sul costruendo Parco della Salute." Chiosa finale con Gian Luca Vignale, consigliere regionale e Presidente del gruppo 'Movimento Nazionale per la Sovranità': “L’Oftalmico è il simbolo dell’incapacità e dell’ottusità di Saitta e Chiamparino. Non sono infatti bastate le firme di centomila cittadini, né le tante voci istituzionali e politiche e neppure i tanti consigli regionali dedicati alla salvezza dell’ospedale a convincerli a non spezzettare un’eccellenza piemontese. I risultati sono purtroppo sotto gli occhi delle

migliaia di utenti che ogni giorno entrano nell’ospedale e che ancora oggi non sanno a chi rivolgersi o che devono aspettare mesi, a volte quasi un anno, per una visita oculistica o per un intervento di cataratta. La situazione purtroppo peggiorerà quando chiuderanno anche il Pronto Soccorso per spostarlo in via Cherasco. L’ospedale era il fiore all’occhiello della sanità piemontese, stimato e premiato a livello internazionale, e ospitava pazienti da tutto il mondo. Non solo: prima che Saitta decidesse di farne uno spezzatino era stato oggetto di alcuni interventi di ristrutturazione e ammodernamento costati milioni di euro. Soldi ben spesi se l’ospedale avesse potuto continuare a lavorare. Invece sono stati

trasferiti i reparti, ridotto il personale operante, dimezzati i servizi e spostati ambulatori e sale operatorie in altre sedi. Con ulteriori costi di trasferimento e messa a norma dei locali. Per fermare questa follia abbiamo fatto di tutto: presentato emendamenti e ordini del giorno in Consiglio regionale, sostenuto il Comitato Salviamo l’Oftalmico, fondato un altro Comitato (Salviamo gli ospedali) per indire un referendum regionali. Nulla è servito: Saitta e Chiamparino hanno tirato dritto, a danno dei piemontesi e della nostra salute”. (r.g.)

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Spettacoli e cultura

Unico e inimitabile: 20 anni fa finiva la 'vita spericolata' di Frank Sinatra

I

l 14 maggio del 1998, esattamente 20 anni fa, a West Hollywood moriva il cantante, attore e conduttore televisivo, Frank Sinatra (Francis Albert Sinatra). La prima vera grande star della musica “leggera” per cui le ragazzine perdevano la testa. Oggi, nel nuovo millennio, ossia dopo aver visto nella storia della musica moderna decine di star bruciare all’improvviso all’interno di una vita spericolata ricca di eccessi, sarebbe facile pensare a “The Voice” (anche grazie alle sue canzoni, e alla sua dizione perfetta di ogni singola parola),

come ad un personaggio molto rassicurante e famigliare. Si potrebbe istintivamente pensare ad un sereno e tranquillo artista del passato; una carriera di decenni sempre senza un capello fuori posto, sempre vestito elegante, sempre canzoni “ordinate” senza mai un grido inutile o un suono distorto, e orchestre di altissimo livello ad accompagnarlo. E invece no. La realtà, a conoscerla bene, è totalmente diversa. Frank, a suo modo, ebbe una vita davvero spericolata. A confronto quasi tutte le star, odierne e non, che si danno/davano tante arie, in realtà sono mezze calzette. Sinatra è una delle star più influenti di sempre a

tutti i livelli, si è occupato di mille cose: musica, cinema, show business, radio, tv, politica, elezioni presidenziali, mafia, casinò, questioni razziali, società civile, beneficenza, attività patriottiche, ecc. Dal punto di vista della sua vicenda umana, mettendo insieme sia il livello pubblico che il livello privato - vittima del bullismo da bambino, povertà, ricchezza, malattia, amori, conquiste, matrimoni, divorzi, amicizie esagerate, solitudine, whisky (una bottiglia al giorno circa), sigarette (due pacchetti al giorno circa), fallimenti, rinascite, stampa scandalistica, tentativi di suicidio, ecc - probabilmente batte qualunque altro artista 10-0. Dal punto di vista artistico, è stato un fenomeno molto interessante. Partito dal nulla, inizialmente autodidatta e fan di Bing Crosby, da giovanissimo (metà/fine degli anni 30) si ritrovò come voce solista prima dell’orchestra di Harry James e poi di quella di Tommy Dorsey, e da lì in poi con diverse fasi e contratti discografici costruì la sua carriera leggendaria. Il suo vero grande merito però, è di non essersi mai arreso nel corso degli anni, anche quando il suo Jazz melodico e il suo Swing venivano affiancati da altri nuovi generi musicali come il Rock ‘n’ Roll, il Beat, il Soul, il Rock, la Disco Music. Sinatra ha trasportato al galoppo il genere dei Crooners (ossia il Jazz melodico con la voce solista) attraverso i decenni arrivando quasi fino ai giorni nostri (grazie ad un’attività durata ben 63 anni, dal 1932 al 1995, sempre ad altissimo livello: 600 milioni di dischi venduti), nonostante la nascita dei tantissimi generi musicali che spadroneggiavano tra i giovani decennio dopo decennio. Non a caso, il suo genere è tuttora relativamente in voga grazie ad alcuni interpreti come Michael Bublè e altri che lo propongono in una versione modernizzata. In sostan-

za grazie a lui non è mai passato definitivamente di moda. È diventato un po’ come la musica classica: vive su un binario parallelo agli altri generi più freschi e del momento. E quella di Frank fu una scelta vera e propria, una volta infatti disse: "Il Rock 'n' Roll è la forma espressiva più bru-

tale, disgustosa e disperata, che abbia avuto la disgrazia di sentire", (anche se la sua posizione ideologica negli anni poi si ammorbidì). E le sue performance, rispetto agli inizi e alla sua giovinezza, nel tempo invece che peggiorare migliorarono. Fin da subito rubò gradualmente il posto sul podio assoluto anche a Bing Crosby, di cui lui stesso come già detto era un grande fan. Bing era decisamente bravo, ma aveva oltre 10 anni di più, ed era un po' più statico e “impostato”. Sinatra gli era di molto superiore, molto più dinamico e interprete meno scontato. Crosby era un campione, Sinatra un fuoriclasse assoluto. E Crosby stesso ne era perfettamente consapevole, una volta disse: “Sinatra è uno di quei cantanti che nascono una sola volta nella vita. Ma perché è dovuto nascere proprio durante la mia?”. E per quanto le interpretazioni avessero dei canoni stilistici e di genere ben precisi, Frank seppe trovare il modo e il coraggio

di evolversi quando le cose ad un certo punto divennero difficili. Rilanciò la sua carriera con nuove sonorità e arrangiamenti raffinati, e nel tempo arrivò a cantare cover dei Beatles, Stevie Wonder, Simon & Garfunkel (generi che inizialmente non amava). Il suo periodo migliore infatti, è proprio la seconda fase della sua carriera (anni '60 e metà '70). Le orchestre sempre fantastiche, ma lo swing in quel periodo era meno scontato e più ricercato, e il tono di Frank anche. Tra il confidenziale e lo stiloso, senza mai perdere l'identità del brano. È la chimica complessiva di quegli anni che fa la differenza. In quel preciso periodo era di un livello di bravura imbarazzante, i suoi lavori erano confezionati dieci volte meglio che nel passato, e lui forse aveva la maturità e l'età giusta. Per ciò che riguarda invece le classifiche e le vendite, la faccenda è anche qui piuttosto interessante. Un episodio illuminante. Erano i primi anni '60 e un giorno

Sinatra andò a casa di Grace Kelly, nel Principato di Monaco. Ad un certo punto vide appeso ad un muro un Disco d'Oro. Trasalì, e gli chiese: "E questo dove l'hai preso?". Lei timidamente e imbarazzata rispose: "L'ho vinto. Nel 1957 ho fatto un duetto con Bing Crosby per

il film “High Society”,che ebbe un grande successo" (nel film c’era anche Frank, ndr.). E lui, con sguardo un po' malinconico: "Io canto con successo fin da ragazzino e non ne ho mai vinto uno...". Sì. Proprio così, destino burlone, l'aveva vinto prima di lui un'attrice che, casualmente, si era trovata a cantare per un film con un grande artista di quegli anni. La meritocrazia e il destino spesso vivono in camere separate. Perché in effetti Sinatra era già famosissimo da parecchi anni e vendeva migliaia e migliaia di copie, ma gli era mancato fino a quel momento il classico successone-tormentone utile a raggiungere un numero di copie sufficiente ad ottenere il Disco d'Oro (all’epoca si dovevano vendere centinaia di migliaia di copie per averlo, non come oggi). Mai aveva sfondato la classifica in sostanza. Solo nel '66 uscì un brano che mischiò definitivamente le carte in tavola, e il Disco d'Oro arrivò. Il pezzo è a dir poco leggendario, conosciuto in tutto il globo terraqueo, da chiunque non viva in mezzo alla giungla o al deserto: 'Strangers in the night' (canzone che Frank odiava e che una volta definì “un pezzo di cacca” anche se la cantava ad ogni concerto, ovviamente). Dopo arrivarono tanti altri successoni, ma meno di quelli che ci si aspetterebbe. Dal punto di vista cinematografico ha recitato in decine di film, e in alcuni casi anche molto bene. Inizialmente con dei musical dove ballava e cantava (con Gene Kelly!) e poi in film drammatici o d’azione. Vinse anche un Oscar. Cosa manca ancora a questo breve ritratto? Un sacco di roba. Ha fatto concerti in tutto il mondo per tutta la vita. Una volta fece un concerto al Maracanà davanti a 180.000 persone ammutolite. Fece un film dove una banda da lui capeggiata organizzava l’omicidio del Presidente, e quando tanti anni dopo

uccisero il suo personale amico J.F.Kennedy, lo fece ritirare dal commercio. Con la sua presenza ad effetto “calamita” per lunghi periodi, ha praticamente aiutato Las Vegas a diventare quello che è oggi. Con una lunga serie di spettacoli ha aiutato proprio JFK a diventare Presidente. Fu lui a costringere i casinò di Las Vegas ad accettare artisti afroamericani negli spettacoli. Aveva molte amicizie influenti nella mafia americana ed è stato spiato dall’FBI per anni e anni. Ha finanziato decine e decine di progetti filantropici. Ha aiutato di

tasca propria un sacco di persone. Ha insultato e litigato pesantemente con un sacco di persone. Ha avuto a che fare con la giustizia in varie circostanze. E si potrebbe continuare per ore. Uno come lui, con un talento come il suo, con una personalità come la sua, con una vita lunga, piena e “totale” come la sua, probabilmente non esisterà mai più. Per questo motivo ha affascinato milioni di persone in tutto il mondo per decenni, e lo fa tuttora. Cari lettori, provate a cantare le sue canzoni nello stesso esatto modo in cui lo faceva lui e vi accorgerete di quanto sia difficile e di quanto fosse bravo.

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