JuveToro n. 7 - anno VII - Torino-Atalanta

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amcsrls@yahoo.it GIORNALE DEI TIFOSI DI JUVENTUS E TORINO - Anno VII - N. 7 - 2 DICEMBRE 2017 - Copia omaggio

TORO, RICOMINCI A CORRERE? 3 domande a BB

“C'è tempo per rimettere le cose a posto. Le dirette concorrenti per l'Europa non sono irresistibili. Ljajic deve dare di più”

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Punto Toro

Nel freddo glaciale dell'Olimpico finirà l'autunno nero del Toro? Granata in maglia verde in onore della Chapecoense

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Forum Giornalisti

“Quasi uno spareggio, obbligatori 3 punti per classifica e morale. Baselli sempre più autorevole. Aspettando il 'Gallo'...”

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L'Intervista

Agroppi: “Mancano i gol di Belotti. Se l'attaccante non fa gol tutto diventa evanescente. Atalanta, bella realtà!”

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PER I GRANATA SOLO UNA VITTORIA NELLE ULTIME 9 GARE DI CAMPIONATO. CONTRO GLI OROBICI, DIRETTI AVVERSARI PER L'EUROPA, OCCORRE DARE UNA SVOLTA ALLA STAGIONE TORINO-ATALANTA | SABATO 2 DICEMBRE ORE 20.45


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3 domande a... Bruno Bernardi

“C'è ancora tempo per rimettere le cose a posto” “Le avversarie per l'Europa non sono irresistibili. Il 'Gallo' tornerà ai suoi livelli ma deve farlo anche Ljajic...”

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runo Bernardi, il Toro è reduce da una sola vittoria nelle ultime 9 partite. È ora di tornare a vincere se si vuole puntare

davvero all'Europa... “Non c'è dubbio che senza la 'gamba' giusta in questo calcio si rischia di faticare non solo a vincere ma an-

che a centrare risultati utili per raggiungere gli obiettivi prefissati ad inizio stagione. Un Toro più rampante è quello che ci vuole per ritrovare ritmo gara, grinta e determinazione. E gioco. Se queste qualità e numeri non aumentano diventa più sofferto il campionato non solo per i tifosi che seguono con passione la squadra ma anche per i giocatori che faticano a ridisegnare un calcio che all'inizio di stagione aveva indotto Mihajlovic e la società a ritenere di avere operato bene sul mercato e di avere una squadra in grado di puntare all'Europa. Poi, al primo intoppo importante, l'infortunio di Belotti, la squadra ha mostrato limiti evidenti specie in zona gol, limiti che hanno inciso sulla classifica e che vanno ridotti. Mihajlovic credo che quste cose le stia valutando insieme con la società. In ogni reparto il Toro avrebbe bisogno di almeno un rinforzo. Detto questo ritengo che il gruppo di giocatori attuali non sia cosi scarso come direbbe la prima fetta di campionato. E c'è tempo per rimettere a posto le cose nel girone di ritorno: la scalata all'Europa, visto anche il valore non eccezionale delle avversarie, vedi Sampdoria e Milan, non è certo un'utopia.” Intanto la squadra granata è a pari merito con l'Atalanta a metà classifica. E proprio gli orobici saranno i prossimi avversari. Sarà la volta giusta per rivedere

Belotti (che si è sbloccato in Coppa Italia) protagonista? “La classifica non va ignorata. Bisogna migliorarla, ritrovare un passo più deciso. Sarà, come dicevo prima, assolutamente determinante il recupero pieno di Belotti per dare un valore aggiunto alla squadra sotto tutti gli aspetti. L'infortunio che lo ha colpito è stato importante e lo ha bloccato per diverse settimane impedendogli di mantenersi sui livelli di forma che lo hanno portato, la scorsa stagione, a livelli assoluti e a lottare per il titolo di re dei bomber. Belotti ha inoltre sofferto, come gli altri azzurri, per l'inopinata eliminazione dell'Italia dal mondiale russo. Le sue lacrime al termine della gara con la Svezia sono state eloquenti. La quotazione stratosferica sul mercato data dal Presidente Cairo lo aveva eletto come top della categoria, in ogni caso è un giocatore di assoluto valore

che tornerà su livelli importanti perché è un ragazzo che ha dimostrato di possedere doti non comuni e un fiuto del gol di prima scelta. Tanti problemi del Toro si risolveranno con il suo rientro a pieni giri. Ma anche un altro talento come Ljajic deve cambiare marcia. Il serbo ha avuto bagliori di luce e di classe pura ma poi è mancato nella continuità. E non è certo la prima volta che accade. Ora il cambio di modulo forse lo penalizza un poco ma nel calcio, se si vuole arrivare lontano, bisogna sempre stringere i denti. Sul piano tecnico nulla da dire su Ljiajic. Ma tutti vogliono giustamente di più da lui a partire dalla sfida con l'Atalanta.” Atalanta che quest'anno, come pronosticato da molti, si presenta in versione double-face: oltre le più rosee previsioni in Europa League, mediocre però in campionato, dove paga dazio proprio alle fatiche – mentali e fisiche - europee. “L'Europa League ha sicuramente tolto energie mentali e fisiche ai nerazzurri che hanno dovuto cedere qualche punto di troppo nel torneo nostrano. Ma i bergamaschi rimangono sempre un gruppo solido. Gasperini ha dimostrato ancora una volta che si può lavorare con profitto anche in una società che non ha enormi mezzi economici e che non può puntare troppo in alto. I suoi ragazzi stanno dando tante soddisfazioni

ADDIO A BONETTO, VERO GENTILUOMO L'epopea del Toro di Pianelli, (scudetto nel 1976, 2 Coppe Italia vinte, 2 scudetti sfiorati, e tanti piazzamenti che oggi varrebbero la Champions League) aveva il suo "braccio operativo" in Beppe Bonetto, storico General Manager del Torino dal 1964 al 1982, e poi decano dei Procuratori sportivi. Beppe è scomparso lunedi sera all'età di 83 anni. Nonostante i ruoli manageriali ruvidi che doveva compiere si distinse sempre come un un vero gentiluomo. E un grande intenditore di calcio. Sono tutte sue le sue operazioni di mercato fondamentali che hanno edificato il rampante Toro anni 70: da Pulici a Castellini, da Graziani a Claudio Sala, da Pecci a Patrizio Sala. Salutato il Toro, Bonetto fu anche dirigente del Napoli e consulente di Perugia e Genoa. Nel 1984 diventò procuratore sportivo, innovatore in quel ruolo, con la fondazione dell’IFA. La sua "scuderia", portata avanti insieme al nipote Federico (ex Segretario Generale del Torino) e al figlio Marcello, ha gestito i contratti di grandi camponi quali ad esempio Peruzzi, Ferrara, Cravero, Maldini, Zambrotta, Gilardino. Pure Antonio Barreca, odierno esterno granata di enormi prospettive e' gestito dalla sua scuderia. Il nipote di Bonetto, che si chiama Paolo ("Paolino" in onore di Pulici) ha scritto: "Addio, nonno. Insegna agli angeli come diventare il direttore generale del Torino". (ale.co.) (Foto ifabonetto.it) ad una tifoseria attaccata come poche alle sorti della squadra. E altre soddisfazioni, anche in campionato, non mancheranno. Si è parlato anche di Gasperini come possibile futuro ct della Nazionale azzurra. Lui non è certo uno sprovveduto anche se, non avendo allenato mai una grande

squadra (con l'eccezione di una toccata e fuga da una Inter squinternata) non può avere una grande esperienza europea alle 'spalle'. Ma il tecnico di Grugliasco ha le 'spalle' larghe per sopportare anche il peso di una responsabilità come quella di essere ct azzurro.”

Via Carlo Alberto, 30 • 10123 TORINO • Cell. 328 0055286

Roberto Grossi



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Punto Toro

Nel freddo glaciale dell'Olimpico finirà l'autunno nero del Toro? Mihajlovic invita la tifoseria a sostenere Niang. Toro in maglia verde in onore della Chapecoense

MIHA CONTESTA I CONTESTATORI Alla faccia del turn-over. Contro il Carpi, mercoledìsera, Mihajlovic ha risparmiato poco i suoi gioielli. Belotti (finalmente sbloccato dall'incubo-gol) e Iago hanno giocato dal primo minuto e con le loro reti sbrigato rapidamente la pratica-Carpi. Anche Baselli ha giocato un'ora contro gli emiliani. Come Niang, uscito malconcio e fischiato. Ma Sinisa ha difeso il suo pupillo: "Niang ha fatto bene e non mi sono piaciuti i fischi dei tifosi: si può contestare uno che non si impegna, non chi commette qualche errore. Niang è un patrimonio della società e quindi va tutelato”.

omaggio ai "fratelli di tragedia" della Chapecoense, squadra brasiliana quasi interamente deceduta 369 giorni fa mentre andava a giocare la finale di Coppa Sudamericana, in un tragico incidente aereo. Qualsiasi paragone con Superga è ampiamente autorizzato. Saranno prodotte 1.500 magliette (per i collezionisti un must) del "Toro in verde" e il ricavato dalla vendita sarà devoluto in beneficenza ai parenti della vittime della tragedia aerea della Chapocoense. Il Cavalier Cairo si è anche augurato di disputare un'amichevole con i brasiliani. Per la cronaca, la Roma lo ha già fatto il primo settembre...

TORO IN MAGLIA VERDE CHAPECOENSE Toro in maglia verde sabato sera. E nessun tifoso si lamenterà, visto che è un

SPAREGGIO UEFA AL GELO Toro in verde, campo imbiancato? Le previsioni meteo indicano temperatu-

ra glaciale e precipitazioni nevose a Torino sabato sera. D'altronde giocare a dicembre di sera in Piemonte non è certo una garanzia di clima mite. Però in campo farà caldo. La classifica dice che fluttuano 5 squadre in un solo punto. È davvero un'ammucchiata per il settimo posto. Sperando in un calo della Sampdoria che consenta di considerare come raggiungibile anche il sesto posto e renda meno scomoda la promiscuità. GRANDE CON LE PICCOLE, PICCOLO CON LE GRANDI Nel girone di ritorno dello scorso campionato il Toro ha sempre subito reti. Da agosto a domenica sera Sirigu era uscito dal campo con la porta inviolata solo contro Sassuolo e Benevento (dove fece miracoli). Il merito della ritrovata solidità difensiva granata dunque lo si deve più al reparto difensivo o al nuovo modulo con tre centrocampisti che crea uno schermo fino a qualche settimana or sono inimmaginabile? Forse entrambe le cose, ma bisogna confermarlo contro gli orobici. In ogni caso il Toro ha dimostrato in questo campionato di soffrire molto con le grandi squadre (Inter a parte) e di poter sempre vincere contro quelle mediopiccole. Anche se è avvenuto

solo 4 volte finora (Sassuolo, Benevento,Udinese e Cagliari). È ora di dare una svolta anche da questo punto di vista, considerando l'Atalanta, quarta nel maggio scorso, una grande squadra. AUTUNNO GRIGIO, ANZI NERO Il campionato del Toro fin qui ha svoltato, in negativo, nel derby. Dalla stracittadina, il Toro ha colto appena 1 vittorie in 9 gare (contro il Cagliari) realizzato appena 8 punti e palesato la solita sindrome: la Belottidipendenza conclamata. Ma se il Toro ha oggi 6 punti e 13 reti segnati in meno di un anno fa, lo si deve proprio all'infortunio o alla scarsa vena del "Gallo": 3 reti oggi contro 10 di una stagione fa. E i capocannonieri della serie A ne hanno già realizzati 15. Con uno score simile, nemmeno Mino Raiola può vendere Belotti a 100 milioni. SCOMMESSE PERSE Scommettere live su un tennista che sta perdendo 0-6, 0-6, 0-5 col servizio all'avversario. Non diciamo che puntare 15 milioni su Niang avesse lo stesso coefficiente di difficoltà, ma visto il tabellino presenze/reti/voti in pagella delle stagioni precedenti del "Balotelli dei poveri", sicuramente esistevano

modi migliori per rinforzare il Toro. "Quando sarà in forma, farà la differenza"- ha vaticinato nei giorni scorsi il Presidentissimo Cairo. Ma lo sguardo ero di chi lo sperava, più che di una persona che ci credesse davvero. In ogni caso finora Niang ha solo fatto la differenza tra giocare in 10 anziché in 11. E contro il Carpi è uscito tra i fischi. Ma anche Ljajic, o meglio la sua continuità, si sta rivelando una scommessa persa. Adem aveva iniziato il suo campionato benissimo, poi si è gradualmente spento. A San Siro ha giocato davvero male, e la sensazione è che la continuità per il talento serbo resterà sempre una chimera.

la Juve è una autentico bestia bianconera per il Toro. Il caso più clamoroso il 2-3 del suo Genoa nel 2009 che condannò il Toro cairota ad un triennio in serie B. Il presidente granata però stima molto Gasperini. Nel 2011 galeotta fu una cena a Grugliasco per conoscerlo e portarlo al Toro. Ma alla fine, complice anche Petrachi, Cairo scelse Ventura. E anche nel 2016, terminato il ciclo del Ct peggiore dell'italica storia, Cairo pensò a Gasperini per aprire il nuovo ciclo. Alla fine però Cairo scelse Mihajlovic, Tavecchio optò per Ventura e Percassi ingaggiò Gasperini. Almeno uno dei tre (ma molto probabilmente due) si è pentito amaramente della scelta.

GASPERINI BESTIA (bianco) NERA 2 sole sconfitte per Gasperini contro il Toro. Il mister di Grugliasco cresciuto nel-

Alessandro Costa

(In alto a sinistra Niang, a destra la curva Maratona)


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Forum Giornalisti

“Quasi uno spareggio, obbligatori i 3 punti per classifica e morale” “Il gioco passa per il sempre più autorevole Baselli”. “Gol di Belotti contro il Carpi potrebbe essere la svolta”. “Ma il Gallo ha anche sbagliato 3 reti”

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rchiviata con facilità la pratica Carpi e dopo aver messo in cassaforte il passaggio agli ottavi di finale dove i granata affronteranno la Roma in un’altra gara secca in programma il prossimo 20 dicembre all’Olimpico capitolino, il Torino è pronto a rituffarsi nel campionato, dove la squadra di Mihajlovic è attesa da un mini filotto di tre partite decisamente impegnative. Il primo ostacolo sarà l’Atalanta, a cui faranno seguito la sfide contro Lazio e Napoli. La sfida con la formazione orobica, rivelazione dello scorso campionato e protagonista in questa stagione di uno straordinario girone eliminatorio in Europa League, per molti addetti si lavori sarà una sorta di spareggio per l’Europa. È quanto pen-

sano anche tre importanti giornalisti torinesi che seguono, in qualità di inviati, le vicende della squadra di Sinisa Mihajlovic. Per Camillo Forte di “Tuttosport” la gara di Coppa Italia con il Carpi rappresenta, pur tenuto conto della relativa difficoltà dell’impegno, un buon viatico in vista della sfida contro la squadra allenata da Gasperini: “Mi è piaciuta soprattutto la prestazione di Baselli, che ha confermato il giusto piglio e carattere che aveva già evidenziato in campionato. In questo momento è lui che sta prendendo per mano il gioco del Toro. Giudico positiva anche la prova offerta da Niang, anche se non ho

capito i fischi al momento della sua sostituzione, che ritengo ingenerosi per quello che aveva fatto vedere in campo. Per quanto riguarda la sfida con l’Atalanta, la ritengo fondamentale per il prosieguo del campionato

dei granata, trattandosi di una sorta di spareggio per il settimo posto e per non perdere di vista la sesta posizione. Viceversa, un risultato negativo rischierebbe di essere il preludio ad un’altra annata deludente come quella della passata stagione”. Per Fabrizio Turco di “Repubblica” e “Gazzetta dello sport” per il Toro sarebbe fondamentale riuscire a conquistare i tre punti contro i lombardi “Dato che nelle ultime nove gare in campionato i granata hanno ottenuto la posta piena soltanto una volta. Una mancata vittoria contro gli orobici sarebbe un brutto colpo non tanto per la classifica quanto per il mo-

rale della squadra, che sta vivendo un momento non semplicissimo, soprattutto in fase realizzativa. In questo senso, il gol con cui Belotti è riuscito a sbloccarsi contro il Carpi potrebbe essere la svolta decisiva”.

Giornale sportivo per i tifosi di Juventus e Torino

Direttore Responsabile Roberto Grossi rogro@inwind.it

Per Timothy Ormezzano del “Corriere della sera”, che da poco ha inaugurato l’edizione torinese, per il 'Gallo' la partita contro l’Atalanta costituirà una sorta di prova del nove, dopo la rete realizzata al Carpi, per stabilire se il periodo difficile è davvero alle spalle: “Per continuare ad alimentare le speranze di Europa il Toro dovrà vincere almeno una delle gara del mini filotto con Atalanta, Lazio e Napoli, tenuto conto anche del mezzo passo falso nell’altro scontro diretto con il Milan. Per Belotti poi la partita con l’Atalanta sarà la prova del nove. È vero che contro il Carpi è riuscito a segnare un gol, ma ha anche mancato tre occasioni favorevoli”. Giovanni Rolle

Hanno collaborato Bruno Bernardi Salvino Cavallaro Luca Ceste Alessandro Costa Massimo Fiandrino Emiliano Latino Alessandro Muliari Paolo Rachetto Devis Reineri Giovanni Rolle Ermanno Vittorio Marina Zunino Mirella Zunino Segreteria di redazione Cristina Zecchino amcsrls@yahoo.it Impaginazione e grafica Silvana Scarpa Tel. 011 0371291 Servizi fotografici Archivio JuveToro Editore AMC - Art Media Communication Direttore Editoriale Gianni Castaldo amcsrls@yahoo.it Pubblicità amcsrls@yahoo.it Stampa I.T.S. SpA Distribuzione gratuita agli ingressi esterni degli stadi torinesi, eventi e canali commerciali Autorizzazione Trib. di Torino n. 30 del 27/11/2015. Tutti i diritti riservati Responsabile del trattamento dei dati personali: Gianni Castaldo

CHIUSO IN REDAZIONE ALLE ORE 16 DI GIOVEDÌ 30 NOVEMBRE 2017


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La Tattica

Due squadre costruite per attaccare e far divertire i tifosi Gasp, grande organizzazione. Miha ora è più attento alla fase difensiva. Cruciale il duello De Silvestri-Gomez nella costruzione del gioco e preciso nei passaggi), con uno dei due centrali laterali (Toloi e Palomino) che cerca lo scambio con l’esterno di riferimento, la mezz’ala, ed anche l’ala. I calciatori creano continue triangolazioni e rombi, che danno la possibilità al portatore di palla di avere molte soluzioni, e allo stesso tempo creando la superiorità sulla fascia. Testa e gambe diventano condizioni essenziali per chiudere il cerchio magico di giocate portate a regimi molto alti, spesso devastanti, di cui i granata dovranno tenerne

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viso aperto, spogliate da tutte le paure e si spera non congelate dal clima previsto, si affrontano sabato sera al Grande Torino due compagini costruite per attaccare e soprattutto per far divertire i propri tifosi. Entrambe con l’obbligo di vincere per rimanere attaccate al treno Europa ed entrambe gestite da allenatori che non hanno mai nascosto le proprie ambizioni e i propri obiettivi, guardando sempre in casa propria e costruendo le proprie carriere badando al sodo e alla costruzione di un gioco efficace e spesso “bello da vedere”. L’Atalanta di mister Gasperini ha sempre prediletto lo sviluppo del gioco quasi esclusivamente sulle fasce. L’azione parte sempre da “dietro” (l’ottimo Caldara sempre puntuale

ben conto per non incorrere nel rischio di correre a vuoto e male. Il punto di forza dell’Atalanta è l’orga-

nizzazione. I bergamaschi sono attentissimi a “scalare” le marcature, quando una di questa dovesse “saltare”, ma allo stesso tempo sono maestri nell’innescare un meccanismo di pressing alto e forsennato, che mette in confusione l’avversario. I ragazzi di Gasperini circondano il portatore di palla creando superiorità in modo da cercare subito il recupero della palla, e la veloce transizione positiva successiva. Quanto sarà importante l’approccio alla gara dei centrocampisti di mister Mihajlovic è presto detto, questa è una partita in cui le gambe dovranno girare a mille e l’occupazione degli spazi così come la solidarietà dei tre , dovranno essere spalmati per tutti i 90'. Le motivazioni in tal senso non mancheranno e l’ottimo punto di San Siro come base di partenza importante. La fase difensiva dovrà continuare sulla falsa riga dell’ultima prestazione meneghina dalla quale si è

usciti indenni in termini di segnature, ma che ha lasciato comunque qualche dubbio di sorta (Kalinic più volte solo davanti a Sirigu).

Belotti (finalmente tornato al gol Mercoledì sera) potrà è dovrà cercare continui scambi e verticalizzazioni centrali, arma devastante dell’ultimo torneo; le fasce dovranno rifornire il bomber nazionale molto più di quanto successo ultimamente. Cross ben confezionati creeranno i presupposti per ghiottissime occasioni da gol da sfruttare in maniera chirurgica. Senza paura di sbagliare e senza fretta, attraverso trame di gioco fluide e tanta corsa; quella corsa che spesso quest’anno è apparsa compassata a tratti quasi inesistente. Due squadre che si guarderanno allo specchio, chi farà vedere i propri pregi e chi i propri difetti? Emiliano Latino (In alto a sinistra il tecnico dell'Atalanta Gian Piero Gasperini; di fianco esultanza di gruppo e a destra

il trainer granata Sinisa Mihajlovc; in mezzo alla pagina il duello tra il difensore De Silvestri e il fantasista orobico nonché nazionale argentino Papu Gomez, fondamentale per gli equilibri della partita; qui sotto una bandiera granata all'interno dello Stadio Olimpico Grande Torino)

Gli esterni alti (Ilicic e Gomez) metteranno a dura prova i terzini granata; il duello Papu Gomez / De Silvestri come chiave di volta della partita, ma l’attenzione e l’aiuto in fase di ripiegamento potranno annullare il gap evidente tra i due. Il tridente offensivo granata con in testa il Gallo

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Numeri e Statistiche

di Massimo Fiandrino (ha collaborato Devis Reineri)

Solo una vittoria nelle ultime 9 partite di campionato Troppi pari (7), -6 punti e 13 gol in meno rispetto ad un anno fa. Belotti 3 reti contro 10

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er i granata solo una vittoria nelle ultime 9 partite di Campionato, datata 29 ottobre in rimonta e in casa con il Cagliari. Dopo quel match , si pensava che il momento di crisi fosse alla spalle, il tutto consolidato dal pareggio convincente a Milano contro l'Inter. Ma purtroppo questi risultati prima della sosta della Nazionale sono serviti solo al mister che in quel periodo era a rischio esonero. Se il torneo fosse iniziato alla

sesta giornata, i granata sarebbero inguaiati in piena zona retrocessione. Solo 8 punti conquistati nelle ultime 9 gare per i ragazzi di Mihajlovic (anche il Milan con il quale si sono divisi la posta domenica scorsa ha fatto altrettanto), in media meno di 1 punto a partita. In questa speciale classifica peggio solo il Sassuolo e il Verona a quota 7, la Spal a 6 e il Benevento non ancora pervenuto (a 0). Il Torino è in affanno, i numeri

evidenziano questo “status”, troppi pareggi in questo inizio di stagione: 7 (su 14 e non succedeva da 4 anni), di questi gli ultimi 3 consecutivi (con il Chievo in casa e le due trasferte a Milano con Inter e Milan) e purtroppo il segno “ics” con Mihajlovic sta diventando una regola (e non un'eccezione), perché il tecnico serbo ha impattato 21 gare su 52 (il 40%) in serie A alla guida del Torino dal 2016 a oggi. Non meno importanti i 6 punti recuperati in rimonta (1 punto con il Bologna, Crotone e Chievo e 3 con il Cagliari) da questa squadra che spesso non riesce a imporre il proprio gioco e senza quei “ribaltoni”, la situazione in classifica sarebbe a dir poco preoccupante. In chiave Europa League si complica il cammino granata anche per i tanti punti persi per strada: almeno 6. A Bologna (gol valido di Berenguer non assegnato), in casa con il Verona (incredibile pareggio dei ragazzi

di Pecchia dallo 0-2 a 2-2) e Chievo (il rigore sbagliato da Belotti), proprio quelli che mancano rispetto a un anno fa quando la squadra di Mihajlovic ne aveva collezionati 25 a questo punto del torneo, senza dimenticare quanta bagarre ci sia per contendersi gli ultimi 2 posti per l'Europa (irraggiungibili le prime 5 squadre): dalla Samp a quota 26 alla

Fiorentina a 18 troviamo 7 squadre in lotta comprese le sorprese Chievo e Bologna. Al Torino per riprendere il cammino-Europa serve una nuova continuità di risultati, le reti di Belotti (solo 3 contro le 10 dello scorso anno) e una squadra “tutta” che trovi più facilmente la via della rete (13 reti segnate in meno rispetto allo scorso torneo), senza dimenticare il fattore campo: per il momento solo 9 punti interni contro i 14 dello scorso campionato. Auspicabile per ritornare in corsa un successo sabato nell'anticipo contro l'Atalanta di Gasperini, visto il momento magico degli orobici in Europa va però di pari passo con il loro ultimo opaco periodo in campionato (la 'Dea' è senza vittorie esterne). Spesso stanchi, affaticati e distratti come è successo ultimamente nelle ultime apparizioni bergamasche in trasferta a Udine e con l'Inter e nelle gare interne contro la Spal

e il Benevento. Tutti segni che fanno sperare il Torino, obbligato a vincere per ripartire di slancio, viste anche le insidie del calendario che nei prossimi due turni vedrà i granata affrontare la Lazio all'Olimpico e il Napoli capolista tra le mura amiche. Non sarebbe opportuno uscire dai giochi prima del previsto. (A sx Belotti, in mezzo Gasperini, in alto Mihajlovic)

Atalanta corsara appena 6 volte, l'ultima 10 anni fa Mihajlovic deve però recuperare il fattore-campo. Valentino Mazzola il bomber di questa sfida le casacche e sempre reti decisive per la vittoria della sua squadra: il 5/9/1993 rete granata in Torino-Atalanta 2-1 e il 26/11/1995 1-0 orobico.

Valentino Mazzola

2 i giocatori che sono riusciti ad andare a segno con entrambe le casacche. Hitchens una doppietta per la causa del Torino il 05/01/1964 (in Torino-Atalanta 3-0) e un gol segnato per la causa neroazzurra il 04/12/1966 in TorinoAtalanta 6-1. Anche Daniele Fortunato ha segnato con entrambe

3 Le Plurimarcature sono tutte di firma granata. 3 le triplette delle sfide con Valentino Mazzola (il 01/06/1947 in TorinoAtalanta 5-3) e la doppia tripletta con Borel II e Gabetto (il 25/04/1942 in Torino-Atalanta 9-1). Completano il quadro statistico le 7 doppiette tutte realizzate da giocatori del Torino. 6 le vittorie corsare dell’Atalanta, le prime 3 negli anni ’50. La prima 3-2 datata 16/11/52; poi 3-1 il 25/4/1954 e 26/2/1956; la quarta 1-0 il 26/11/1995; la quinta il 2-1 del 09/12/2001 (Galante e rimonta ber-

gamasca con Doni e Colombo) e infine l’ultima sempre 2-1 il 15 aprile 2007. 6 le reti di Valentino Mazzola (Torino) il bomber delle sfide, precede Gabetto con 5 a quota 4 Ferrini e Pulici ed infine 3 segnature Arce, Ossola e Meroni. I bomber dell’Atalanta sono Annovazzi, Brugola e Rasmessen con 2 reti. 10 l e reti segnate il 25 aprile 1942 in Torino-Atalanta 9-1, la sfida più ricca di gol, segue il Torino-Atalanta 5-3 (Tripletta di Valentino Mazzola) datata 1/6/1947 e il 6-1 sempre granata nel 4/12/1966 con doppietta di Gigi Meroni. 17 i pareggi, l’ultimo datato 29 gennaio 2017 per 1-1 (Iago Falque, Petagna); l'ultimo 0-0 è del

2/11/2014. Il risultato 1-1 si è verificato in 11 occasioni ed è il più frequente delle sfide a Torino.

la Roma. Nello scorso torneo i punti interni dopo 6 match iniziali erano 14 (4 vittorie 2 pareggi)

25 l e vittorie del Torino. L’ultima il 10/4/2016 per 2-1 (Bruno Peres, Maxi Lopez, Cigarini). La più ricca di gol il 9-1 del Grande Torino sugli Orobici il 24/5/1942 (tripletta di Borel II e Gabetto, doppietta di Ossola e rigore di Menti II).

35 i punti conquistati dal Torino in casa nello scorso Campionato (su un totale di 57): è stata la stagione piu' soddisfacente del Torino in casa in serie A dal 2006 in poi con la Presidenza Cairo. La media interna del 2016/17 è stata di 1,84 punti.

137 l e reti delle sfide, 92 granata e 45 bergamasche (meno della metà). 9 i punti conquistati dal Torino in casa in queste prime 6 gare interne in Campionato: vittoria con Sassuolo e Cagliari; 3 pareggi (Sampdoria, Verona e Chievo) e il ko con

Gigi Meroni

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L'Intervista

Agroppi: “Mancano i gol di Belotti” Q

uando ti si chiede di fare un’intervista a qualche personaggio del Toro, chissà perché pensi subito a Aldo Agroppi. Sarà per il suo passato di calciatore che lo indica come una vera e propria bandiera granata, sarà per la sua fama di non avere mai peli sulla lingua e di interpretare un ruolo che non conosce l’ipocrisia dell’essere, fatto è che le sue parole fanno discutere da sempre. Oggi lo abbiamo intervistato sul momento del Toro, alla vigilia della partita casalinga contro l’Atalanta di Gasperini. Aldo, che idea ti sei fatto di questo Torino? “Non sono meravigliato del Torino, né in positivo e neanche in negativo. Diciamo che questo momento legato soprattutto a un Belotti che deve ritrovare la for-

ma migliore, rientra nella normalità. Ho sempre ritenuto che nel calcio le partite si vincono attraverso i gol degli attaccanti e non è l’allenatore e neanche i difensori o i centrocampisti che decidono determinate situazioni. Certo, il gioco d’insieme è importante, ma se l’attaccante non fa gol tutto diventa evanescente. Oggi l’attacco del Torino è spuntato e quindi non si può dare la colpa a nessuno se non si fa gol. Ho visto il Toro in televisione contro il Milan, ed ho notato un Belotti ancora lontano dal suo standard migliore.” Cosa pensi di Mihajlovic? “Come faccio a dare dei giudizi se non so che tipo di allenamenti fanno al Toro, qual è la psicologia e come Mihajlovic parli al gruppo. Un allenatore è sempre molto legato ai risultati del-

la propria squadra. Quando vince è bravo e quando perde è da mandare via. Se vivessi a Torino e fossi più dentro alle cose granata, probabilmente sarei anche più preciso in merito. Tuttavia, ritengo che l’attuale posizione di classifica del Toro non sia da disprezzare, soprattutto alla luce del fatto che sta giocando senza un vero e proprio goleador.” Sirigu e Belotti, due volti del Toro di oggi. Possono essere loro i giocatori che devono fare la differenza? “Sono gli attaccanti che fanno la differenza, anche se ritengo che Sirigu sia un ottimo portiere. Tu guarda la classifica cannonieri e ti accorgi che le rispettive squadre sono in cima. Quando Belotti riprenderà a segnare vedrai un Torino che non si limiterà a difendersi. Il gol è tutto per il cal-

cio. È autostima, è trascinare i compagni, è entusiasmo per tutto l’ambiente. Se Ljajic fa 5 o 6 gol per campionato e Iago Falque ne fa 4 o 5, mi dici cosa puoi fare se ti manca l’attaccante che ne fa almeno 20?” Pensi che il Toro riesca a entrare in Europa? “Ritengo che il Toro possa entrare in Europa se Belotti ricomincerà a segnare. Mi spiace ripetermi, ma sono convinto che a questa squadra manchi solo il gol.”

Sabato sera arriverà L’Atalanta di Gasperini. Sarà l’ennesima battuta d’arresto casalinga per la squadra di Mihajlovic? “Ogni partita fa storia a sé. L’Atalanta di Gasperini è sicuramente una bella realtà, una squadra che sta facendo bene anche in Europa perché ha dei valori. Difficile fare un pronostico, anche perché bisogna vedere come il Toro si approccerà al match. Naturalmente, mi piacerebbe che vincesse il Toro. Ma questo, detto da me, è banale.” “Non so parlare sottovoce” è il titolo del tuo nuovo libro edito da Cairo Publishing. Quando uscirà e di cosa parla? “Il libro è uscito domenica 26 novembre nelle edicole e penso sia già in vendita nelle migliori librerie. Ho sempre avuto tanta passio-

ne per la scrittura, fin dai tempi in cui andavo a scuola. I temi erano la mia passione e così ho continuato a scrivere. Per qualche tempo ho anche collaborato con Tuttosport in una rubrica di opinione calcistica. Ricordo che ricevetti i complimenti da molte persone e anche da Vittorio Feltri. Oggi ho deciso di scrivere un libro autobiografico, dove esprimo le mie idee sul calcio moderno con rievocazioni nostalgiche di quando giocavo e allenavo. Ma parlo anche di figure calcistiche che sono stati campioni e uomini veri come Lido Vieri, Scirea, Valcareggi, Edmondo Fabbri. Insomma, frammenti personali che si intrecciano a tante provocazioni.” Salvino Cavallaro

(Foto Museo del Toro)

Spazio Tifosi

Un tuffo nella passione del Toro Club 'Piscina Granata' N

ella primavera del 2012 alcuni tifosi del Toro, incontrandosi in un bar di Piscina, pensarono di “lanciare” l’idea di fondare in questo paese un Toro Club. Si stabilì un programma articolato in diversi punti e redatto in diversi incontri da coloro che sarebbero poi diventati i “soci fondatori” del club. Ne parliamo con il Segretario, addetto stampa e rapporti con l’esterno del Club, Angelo Risso. Ad un lustro dalla formazione del club, quanto è cresciuta la voglia di Toro tra i piscinesi? “La voglia di Toro resta sempre viva nonostante le poche soddisfazioni. A volte sembra quasi che più “bastonate” prendiamo e più ci affezioniamo, più aumenta il desiderio di riscatto. Ormai abbiamo imparato ad assimilare le delusioni, abbiamo abbandonato l’ipocrisia dell’“adesso basta”. C'è la consapevolezza che noi ci saremo sempre, pronti a sostenere e a tifare nel bene e nel male.” Tanti giovani nel Vostro gruppo, quanto è importante per loro respirare l’aria granata e quale la loro conoscenza della sto-

ria granata? “Abbiamo cercato di inculcargliela con la presenza di vecchie glorie di spicco invitate nel nostro paese. Il primo non poteva che essere Paolino Pulici a cui abbiamo dedicato un vero e proprio Pulici Day. Il grande Pupi nel corso della giornata ha incontrato i piccoli calciatori della Polisportiva Piscinese ed è stato incredibile vedere come molti bimbi lo conoscessero, anche quelli che non tifavano Toro. Poi abbiamo avuto la fortuna di celebrare i 40 anni dello scudetto dove erano presenti mostri sacri come Castellini, Zaccarelli, Claudio Sala e tanti altri. Per noi la storia e la tradizione sono molto importanti: un modo per inculcare ai più giovani l’idea del vero Toro, quello che eravamo e quello che dovremmo essere ancora oggi.” Come vivete le partite e le loro vigilie? “Sia prima che durante la partita ognuno ha le proprie scaramanzie. C’è chi si veste in un certo modo, chi usa la sciarpa o la maglia porta fortuna. C’è quello che ha voglia di analizzare la possibile formazione,

l’avversario di turno, la tattica. E c’è invece chi ha voglia di religioso silenzio, come se si stesse preparando ad una funzione religiosa. Appena le squadre scendono in campo ci si scatena nel tifo. Una regola non scritta del club ma sempre rispettata è quella di non fischiare mai chi indossa i colori granata.” Siete stati protagonisti del Pulici Day, stella del firmamento granata che non si spegnerà mai, quali le sue parole più significative? “Pulici rappresenta una vera e propria istituzione. Quando lui parla ti incanta, c’è religioso silenzio. Paolino è un dispensatore di perle di saggezza. È comune il pensiero che ci vorrebbe uno come lui nell’ambiente

Toro per riportare un po' di ordine e tradizione. Ma questo resterà solo un sogno irrealizzato. Purtroppo. Le parole che spesso ripete e non possono che rimanerti impresse sono quelle che riguardano il passaggio del testimone dai giocatori più vecchi a quelli più giovani e la cultura dell’aggregazione fra giocatori e popolo granata nel Filadelfia, cosa che per ora purtroppo non è ancora avvenuta e chissà se mai avverrà. Un Fila sempre aperto, il desiderio di Pulici e di tutti i tifosi.” Parliamo del momento attuale del Toro. Quali le prospettive, i sogni e le speranze? “Bisogna sforzarsi di pensare positivo, specialmente nei momenti più difficili e

complicati che per noi del Toro sono all’ordine del giorno. Ci sono difficoltà evidenti, anche in questa stagione sono state fatte delle valutazioni sbagliate. La prospettiva, il sogno e il desiderio è sempre l'Europa. Difficile ma non impossibile. Proviamo a crederci fino in fondo.” Ad un anno e mezzo dall’arrivo di Mihajlovic, cosa ti convince e cosa no dell’attuale tecnico. “A me piace tantissimo, incarna il vero spirito Toro. Un pensiero però non condiviso da molti tifosi. Personaggio totalmente diverso da Ventura. Forse in questa stagione anche lui come la società ha fatto scelte e valutazioni sbagliate che ora stiamo pagando sul campo. Io continuo ad avere fiducia in lui e spero possa regalarci le soddisfazioni e gli obiettivi prefissati.” A tu per tu con il Presidente Cairo, quale richieste gli fareste? “Una frase molto semplice. Presidente dimostri di volere per davvero bene al Toro. Ognuno la interpreti come meglio crede. Preferisco non aggiungere altro.” Il momento difficile di Be-

lotti non scalfisce l’amore dei i tifosi per lui. Credi possa essere il giocatore chiave in ottica Europa? “Assolutamente sì. Andrea è un ragazzo molto sensibile che patisce emotivamente le difficoltà. Ma penso sia abituato ad affrontarle e superarle. Ne uscirà brillantemente e tornerà a farci godere. Fa parte della sua natura di combattente. Noi dobbiamo sempre e solo sostenerlo. Lui ci ripagherà. Se potessi sfregare per un momento la lampada di Aladino, quale desiderio vorresti fosse esaudito per il Toro e i suoi tifosi da qui a 5 anni (quando festeggerete il decennale del Club)? “La risposta è semplice e scontata: vorrei tornare e vincere qualcosa. Magari una Coppa Italia. Realisticamente dico che sarebbe già una grande soddisfazione poter ogni stagione tornare a qualificarci per un posto in Europa. E chissà provare un giorno l’emozione di sentire la musichetta della Champions League e farsi qualche trasferta elettrizzante.” Emiliano Latino


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Museo del Toro

Da qui a maggio una stagione davvero speciale Al via 'Una vita a gamba tesa' e le new entry nella 'Hall of Fame'. Nel 2018 'I gemelli del gol' e il tributo a Zanetti

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ono giorni di gran fermento al Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata. Ha avuto grande risonanza la visita di una delegazione di tifo-

si del Barcellona, presenti a Torino in occasione della sfida di Champions League contro la Juventus. I tifosi blaugrana, accolti dal Presidente del Museo Domenico

Beccaria, hanno avuto parole di profonda emozione alla fine della visita e il loro arrivo, unito ad altri gesti analoghi di tante tifoserie straniere, testimonia due cose molto significative: che il nome e la Storia del Toro affascinano gli appassionati anche fuori dal nostro Paese e che la cultura museale è ormai un dato acquisito per le società europee e per i loro tifosi. Ogni squadra importante ha il suo museo, supportato e finanziato dalle rispettive dirigenze (al contrario di quello che accade con quello del Toro), che vedono in questa istituzione non un fastidio o un interesse di nicchia, ma un’occasione per promuovere l’immagine del club e creare entrate non indifferenti (duole dirlo, ma in Italia c’è una sola eccezione: la Juventus). Ma la visita dei supporter catalani è solo il preambolo di un periodo

davvero ricco di appuntamenti davvero imperdibili e di sicure emozioni. Si parte sabato 2 dicembre con una duplice iniziativa speciale: mostra "Una vita a gamba tesa" dedicata al grande Aldo Agroppi e 'Hall of Fame 2017', con gli ingressi dello stesso Aldo Agroppi, di Ciccio Graziani e Lido Vieri, questi ultimi presenti entrambi al Museo per la cerimonia. La mostra, allestita fino all’11 febbraio 2018 e curata dal Direttore Giampaolo Muliari, ripercorrerà, attraverso maglie, foto inedite e ricordi personali prestati dallo stesso Aldo Agroppi, la carriera in granata del guerriero di Piombino: una storia di incredibile attaccamen-

to e devozione ai colori, di piena simbiosi di valori e personalità tra maglia e giocatore, iniziata nel 1961 al Filadelfia nelle giovanili è proseguita fino all'estate 1975, alle soglie dello Scudetto (e un po' di Agroppi ci sarà lo stesso nel Tricolore, essendo stato Aldo uno dei protagonisti della decisiva sconfitta della Juventus a Perugia). Amore che traspare anche da come lo stesso Aldo parla del Toro, dal suo trasporto, dal rimpianto con cui parla dello scudetto mancato del 1972, di quel Samp-Toro e dal dolore, sì dolore, con cui ricorda il suo addio del 1975: “Quella maglia l’ho tenuta cara, ho sofferto solamente quando in silenzio mi sono spogliato ed allontanato da Torino sconfitto dal tempo e dall’usura. E’ stato un saluto come vuole il mio istinto, sincero e malinconico. Sono stato del Toro, sono del

Toro, sono felice di esserlo” scrisse Aldo in occasione del Centenario del 2006. A ricordare Agroppi ci penseranno anche Ciccio Graziani e Lido Vieri, che sabato entreranno appunto nella ristretta schiera della Hall of Fame del Museo. Anche questo è un evento assolutamente speciale: l’attaccante del Toro e il portierone raramente partecipano ad iniziative come queste, soprattutto Lido Vieri (Ciccio negli ultimi due anni ha cominciato a frequentare i club, anche se è sempre molto impegnato). La presenza di Graziani sarà inoltre l’antipasto di uno dei due grandi eventi previsti per i primi mesi del 2018, due eventi fra i più importanti non solo della stagione, ma di tutta l’ ultradecennale storia del Museo: la mostra a tema “I Gemelli del Gol” con la doppia presenza in contemporanea di Pulici e Graziani (avvenimento quasi senza precedenti), la cui inaugurazione è nel week-end del derby di ritorno. L’altro grande evento avrà invece luogo la mattina di domenica 6 aprile, in occasione di Torino-Inter: “Eterna Leggenda”, mostra dedicata alla bandiera Javier Zanetti, che parteciperà di persona

all’inaugurazione e visiterà il Museo. L’iniziativa si inserisce nel filone avviato dal 2014 e che vede dedicare una delle 5-6 mostre temporanee stagionali alla storia, ad un giocatore o alla tifoseria di un’altra squadra, nel segno della sportività e della condivisione dei valori (ricordiamo il tributo a Gigi Riva del novembre 2016 e, nella primavera del 2017, alla tragedia dello Stadio Ballarin a Sambenedetto del Tronto del 7 giugno

1981, dove, per un incendio fortuito scoppiato in curva, persero la vita due giovani ragazze). Alessandro Muliari

(A sinistra Graziani e Pulici; qui sopra Graziani in un ToroSampdoria; a sinistra in basso ancora Graziani; in mezzo Lido Vieri e Pulici; qui sotto la locandina del Museo del Toro dedicata ad Aldo Agroppi)


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Squadra ospite

Una 'Dea' distratta in Italia ma sfavillante in Europa La Gasperini-band ha pagato dazio al doppio impegno. Ma c'è tempo per risalire in campionato

U

na Dea un po' distratta tra le mura domestiche ma sfavillante in tutta la sua bellezza quando indossa l'abito da gran serata sul palcoscenico europeo. E' un'Atalanta dai due volti quella che sabato scenderà

sul terreno dell'Olimpico Grande Torino per sfidare i granata in una gara fra due compagini di centroclassifica desiderose di trovare la scintilla per accendere il prosieguo della stagione. Archiviata la straordinaria annata scorsa, culminata

col quarto posto a quota 72 punti (miglior piazzamento nella storia nerazzurra) che le ha fruttato uno strameritato ritorno sulla ribalta dell'Europa League, la squadra di Gasperini ha finora pagato dazio al doppio impegno accusando qualche battuta a vuoto in campionato ampiamente compensata da un ruolino di marcia stile rullo compressore in campo internazionale. Gli orobici condividono con il Toro il 10° posto in classifica a quota 19 punti, frutto di 5 vittorie, altrettante sconfitte e 4 pareggi. Un cammino non proprio esaltante, testimoniato anche dalle 20 reti all'attivo a fronte di 18 incassate. Messo nel cassetto un avvio in salita in cui hanno ceduto il passo a Roma

e Napoli, i bergamaschi si sono sbloccati piegando in rimonta il Sassuolo, quindi sono andati a conquistare in casa del Chievo il primo punto esterno in una partita didascalica per la casistica dell'utilizzo del VAR. Dopodiché un trittico positivo

contraddistinto dalla goleada a spese del Crotone, dal pareggio all'ultimo respiro a Firenze e dalla memorabile doppia rimonta a spese della Juve, con Berisha a salvare il risultato stregando Dybala dagli undici metri. Calo di tensione e tonfo a Marassi con la Sampdoria, quindi due affermazioni senza incassare reti contro Bologna e Verona. Nuova prestazione opaca a Udine e “brodino” interno con la SPAL prima di inchinarsi alla San Siro nerazzurra dello scatenato Icardi. Nel posticipo di lunedì scorso il tracciante di Cristante ad un quarto d'ora dal termine ha evitato agli atalantini il poco invidiabile primato di essere la prima squadra ad aver concesso punti in serie A al Benevento. Di tutt'altro tenore la recita sul palcoscenico europeo. Data per spacciata dopo il sorteggio del girone E, la Dea ha messo in mostra un gioco spumeggiante ed una personalità da grande squadra, triturando l'Everton, ingabbiando a domicilio il presuntuoso Lione, regolando prima al “Mapei Stadium” di Reggio Emilia l'Apollon Limassol quindi tornando indenne da Cipro, per completare l'opera con il 5-1 rifilato a Liverpool ai Toffies, diventando la prima formazione italiana a sbancare il Goodison Park. Giovedì prossimo i ragazzi di Gasperini si giocheranno con il Lione il primato nel girone. In palio la possibilità di evitare le retrocesse

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dalla Champions League nel primo turno ad eliminazione diretta, con il sogno di ripercorrere la cavalcata della Coppa delle Coppe '87-'88 in cui l'Atalanta si arrese solo in semifinale ai belgi del Malines, poi trionfatori sull'Ajax. Tornando alla partita di sabato con il Torino, mister Gasperini dovrebbe riproporre davanti a Berisha una difesa a tre imperniata su Toloi, Masiello e Caldara; Freuler e De Roon interni di centrocampo con Castagne e Hateboer sulle fasce; mentre Cristante e Gomez agiranno sulla tre quarti alle spalle dell'unica punta Cornelius. Possibili varianti tattiche l'impiego di Ilicic con arretramento di Cristante a centrocampo e Petagna terminale offensivo in luogo di Cornelius.

Carattere, determinazione fino all'ultimo minuto, ritmi elevati e ficcanti verticalizzazioni sono il marchio di fabbrica dei nerazzurri di Gasperini. Belotti e compagni dovranno dare vita ad una prestazione accorta e

concreta per tornare dopo oltre un mese a respirare l'aria del successo. Luca Ceste (Qui sopra il Papu Gomez; a sinistra Petagna; sotto Spinazzola contro Valdifiori)

'GASP' OK CONTRO IL TORO MA KO CONTRO MIHA Atalanta senza vittorie in trasferta

7 le vittorie di Gasperini in 17 match ufficiali contro il Torino, completano lo score 8 pareggi e 2 sconfitte. 5 le sconfitte di Gasperini in 12 sfide ufficiali in panchina contro Mihajlovic (competano lo score 3 sue vittorie contro il mister serbo e 4 pareggi). Lo score di Gasp in serie A: 309 panchine con 117 vittorie, 81 pareggi e 111 ko. 0 le vittorie in trasferta per l'Atalanta (solo 2 punti in 6 gare esterne). Nello scorso torneo 10 punti corsari per gli Orobici dopo 6 gare in trasferta e 9 vittorie esterne a fine campionato. Per la squadra di Gasperini 9 punti in meno rispetto allo scorso anno. Gian Piero Gasperini è nato a Grugliasco il 26/1/1958. Cresciuto nelle giovanili della Juventus con Paolo Rossi e Sergio Brio, debutta in Coppa Italia con la prima squadra prima di essere ceduto in prestito alla Reggina e definitivamente al Palermo. Poi Cavese, Pistoiese, Pescara (esordio in serie A il 20/9/1987), Salernitana e Pesaro. Nel 1994 inizia la carriera da allenatore nelle giovanili della Juventus: prima Giovanissimi poi Allievi, fino al trionfo dal Torneo di Viareggio con la Primavera nel 2003 (alla Juve questo trofeo mancava da 9 anni, la sua gioia piu' bella). Nel 2003/2004 ottiene la promozione in B con il Crotone che allena fino al 2006 quando passa al Genoa e conquista subito la Promozione. Dopo pochi mesi all'Inter (luglio-settembre 2011), esonerato dopo 3 partite di Campionato con 1 pareggio e 2 sconfitte, nel 2012/2013 è a Palermo dove viene prima esonerato poi richiamato. Altre 3 stagioni al Genoa, prima di accettare la panchina dell'Atalanta in estate. IL VIAREGGIO - Il 3 marzo 2003 per Gasperini la vittoria del Viareggio. Già allora una delle sue caratteristiche era quella di fare gruppo, convocò in quell'edizione 21 ragazzi e tutti trovarono spazio tranne il 2° portiere. In finale superò lo Slavia Praga. In quella Primavera non c'erano stelle ma è stata una fucina di ottimi calciatori: Cassani, Gastaldello, Maietta, Mirante, Konko, Olivera e Paro. Allenati dal tecnico di Grugliasco anche Nocerino, Sculli e Gasbarroni furono a lungo protagonisti del grande calcio, senza dimenticare Brighi e Perrotta. E ogni tanto allenava anche Claudio Marchisio. (Masssimo Fiandrino)


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Donne nel Pallone

Cresce 'l'onda rosa' nel mondo granata Intervista a Marco Pianotti, ragazzo del Fila, responsabile calcio femminile del Torino Fc I

l gioco del calcio sin dagli albori della sua storia è sempre stato sinonimo di "sport da maschi": sudore, fatica, scontro fisico, ecc. Roba riservata solo ai veri uomini! Poi qualche pasionaria iniziò a dare calci al pallone con i fratelli e gli amici. Prima quasi di nascosto, col timore che i ferri da calza, riposti accanto alle panchine, potessero bucarla quella palla rotonda, simbolo di una società in fin dei conti sempre votata al maschilismo più greve. Ma l'altra metà del cielo è riuscita pure in questa impresa, sebbene pregiudizi e sorrisi a denti stretti abbiano accompagnato per molti anni i tentativi dei team in gonnella di ergersi anch'es-

alle aspirazioni per quanto brillanti del gentil sesso ben poco supportate fino a pochi anni fa, è giunta finalmente, da molti auspicata ma mai ottenuta per innumerevoli lustri, una mano dalle istituzioni. Quindi pos-

stenti aiuti sia in termini di insegnanti preparati a coadiuvare l'apprendimento ed a supportare la pratica di questo sport, di strutture specializzate ed in grado di fornire basi logistiche deguate. L'incontro avuto con

se a protagoniste del gioco più bello del mondo. Donne, ragazze, bambine: decise a dimostrare che tecnica e tattica possono avere come protagonisti i rappresentanti di ambedue i sessi. Ma, attenzione: ai desideri ed

siamo dire che le bambine attirate dalla sfera che rotola, invogliate a prendere a calci quell'ormai superato simbolo del gioco maschile , per la semplice voglia di giocare pure loro, possono contare su preziosi e consi-

Marco Pianotti potrà aprire gli occhi a molti genitori, timorosi magari di avere una figlia che si comporta da maschiaccio dando calci al pallone, e divertendosi pure! Due stagioni sportive fa hanno visto il coinvolgimento delle società professioniste maschili della Lega di serie A e B nel tesseramento di ragazze Under12; infatti i criteri delle Licenze nazionali hanno sancito l’obbligatorietà per tali società di avere almeno molte ragazze Under12 tesserate nei propri settori giovanili. Per la stagione corrente tale obbligo è salito a 40 tesserate Under12 e una squadra di giovanissime. E chi ha incaricato il Torino FC di sviluppare tale ambito? Marco Pianotti, ragazzo del Filadelfia dai tempi di Vatta e Cozzolino. Classe 1980, Marco è cresciuto calcisticamente nel vivaio del Toro quando il mitico Filadelfia era ancora in piedi ed ha militato in tutte le categorie del Settore Giovanile fino agli anni in cui la Primavera ha

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vinto il Torneo di Viareggio e la Coppa Italia. Marco è docente universitario che, terminato il calcio giocato, per 7 anni ha ricoperto la carica di responsabile regionale del Settore Giovanile e Scolastico FIGC. Grazie all'organizzazione capillare messa in campo ed il lavoro svolto nella prima stagione sportiva, ha portato il Toro ad avere oltre 30 tesserate con 2 squadre (Pulcini ed Esordienti), piazzatesi sempre ai vertici dei propri campionati di competenza. Dopo un imponente lavoro di scouting sul territorio nella stagione in corso giocano coi colori granata 5 squadre con oltre 80 tesserate, selezionate negli anni dal 2003 al 2009. Ma conosciamo meglio il fautore di questa impresa che fino a pochi anni fa il solo pensiero di realizzarla sarebbe sembrato un'utopia da visionari (proprio come avere la testa nel pallone...) Ciao Marco, cosa significa per te fare parte di una società così gloriosa? “Lo vedo come un ritorno alle origini, la possibilità di mettere in atto quel principio di 'restituzione' tanto caro al mio amico e guida Don Aldo Rabino, al quale va il mio più affettuoso pensiero; significa trasmettere alle ragazze, alle Dirigenti e allo Staff quei principi educativi come educazione, puntualità, lealtà, dedizione, sacrificio ecc. che hanno da sempre caratterizzato il Settore Giovanile del Toro, che mi sono stati trasmessi e che porto ogni giorno con me”. Cosa pensi della situazione attuale del Calcio Femminile in Italia? “Nella carica che ricopro attualmente ritengo sia poco importante il mio pensiero personale, anche

perché basta osservare i vari dati della UEFA e della FIGC per farsi un’opinione; quanto invece impegnare tutte le mie energie nel costruire ed organizzare al meglio l’area di cui mi è stata data la responsabilità.

Ci sono stati tempi in cui mi sono occupato di politica sportiva e macro organizzazione federale e dei quali mi sono stati riconosciuti i risultati dai vari Presidenti nazionali Giacomini, Rivera e Pancalli. Ora è il momento in cui il mio compito mi porta ad occuparmi d’altro, pertanto l’obiettivo è la cre-

azione di un’area femminile all’interno del Torino FC in linea con le peculiarità organizzative di una società che milita in un campionato di serie A”. Calcio maschile = calcio femminile? “Assolutamente no. Sempre e solo calcio nelle regole. Però ci sono differenze sostanziali sia a livello organizzativo che a livello di preparazione atletica. Cambiano radicalmente le dinamiche di gruppo e le competenze necessarie allo Staff per la gestione della squadra. Cambiano forza e velocità di giocata, calcolo delle traiettorie ecc”. Qual è, ad oggi, la squadra apicale di ragazze tesserate per il Toro? “Ad oggi la nostra squadra apicale è iscritta nella categoria Giovanissime”. Grazie per questa chiacchierata. Speriamo che l'onda rosa investa il mondo del calcio soprattutto per ritrovare quello spirito di ricerca del divertimento fine se stesso, senza invasioni di moviole o scommesse clandestine che tornano puntualmente ad affacciarsi attorno ai campi da gioco, ma che con l'aiuto di persone preparate come te ed i tuoi collaboratori proveremo a tenere sempre distanti da questa oasi gioiosa! “Ringrazio io voi che mi avete dato un'opportunità in più di fare conoscere il gran lavoro che il Torino FC sta mettendo in atto”. Vi terremo aggiornati sui risultati futuri di questa attività e segnaliamo a tutti i tifosi con figlie del 2008 e 2009 di chiedere informazioni direttamente a calciofemminile@torino.it Marina Zunino Mirella Zunino


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Accadde il

30 aprile 1978

L'ultima partita casalinga del 'Giaguaro' Il portiere festeggiato dalla curva Maratona. Sei giocatori granata presero poi parte al mondiale argentino Torino-Atalanta 3-2 Campionato 1977/78 29a giornata TORINO: Terraneo, Gorin, Salvadori, Sala P. Mozzini, Caporale, Sala C. Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici. (Castellini, Pileggi, Battistoni). All. Radice Luigi ATALANTA: Bodini, Cavasin, Mei, Vavassori, Marchetti, Mastropasqua, Rocca, Tavola, Paina, Festa, Pircher. (Pizzaballa, Bertuzzo, Scala) All. Rota Battista

sono numerosi sugli spalti anche se ci sarebbero i motivi per esserci: l’ultima in casa di “Giaguaro” Castellini di fatto già ceduto al Napoli, il portiere si siede in panchina lasciando la maglia da titolare al giovane Terraneo. Inoltre c’è da festeggiare comunque l’ottimo campionato che ha visto la squadra lottare al vertice contro la Juventus e la rivelazione L.R. Vicenza. Nonostante ciò il pubblico diserta quasi il Comunale vuoi per la delusione di aver combattuto ma perso nuovamente la corsa verso lo scudetto dopo l’incredibile cavalcata della stagione 1976/77. Poi ci sono anche i fattori meteo, pioggia da alcuni giorni su Torino, così

non può far altro che indicare il dischetto del rigore. Alla battuta Festa che sigla il pareggio facendosi così perdonare l’ autorete. Il

di rigore da un intervento maldestro del neroazzurro Marchetti. Altro rigore proprio sul finale di partita, le proteste bergamasche sono non poche ma non c’è nulla da fare il VAR deve ancora arrivare. Alla battuta Pulici che spiazza Bodini, 3-2. Gli applausi finali con ovazione della curva Maratona sono tutti per Castellini che lascia con rammarico il Torino. Il 'presunto anziano' disputerà nel Napoli ancora sette stagioni sempre ad alto livello raccogliendo 201 presenze. Verrà anche premiato con il “Guerin d’oro” 1979/80 come miglior cal-

match sembra oramai incanalato sul pareggio ma lo spirito granata di allora non molla così una incursione di “Ciccio” Graziani viene stroncata in area

ciatore del Campionato. Per il Torino comunque una stagione di vertice, terminerà al secondo posto a pari merito con il Vicenza, un ottimo risultato che mantiene

Atalanta, il pareggio arriva al 70° allorchè Mastropasqua s’ incunea in area granata, Mozzini con ingenuità lo atterra, l’ arbitro Longhi

Arbitro: Longhi Carlo Sez. Roma Marcatori: 44° Pulici 51° Festa (aut) 59° Vavassori 70° Festa (rig) 87° Pulici (rig) Spettatori 21.000 di cui 15.975 abbonati

L

a penultima giornata di campionato vede il Torino affrontare in casa l’ Atalanta, si tratta dell’ ultimo turno casalingo. I supporters granata non

sugli spalti ci sono circa 20.000 spettatori. Questa volta gli assenti hanno fatto male, la partita sarà bella ed emozionate con capovolgimenti di fronte e gol di ottima fattura. La partita nella prima frazione di gioco tarda a decollare, le notizie dalle radioline danno la Juventus in vantaggio sulla Roma all’Olimpico ed il Vicenza conduce 2-0 sul Perugia. Quando sembra già terminato il primo tempo ecco il sussulto: Pulici scatta verso l’ area di rigore servito con precisione da Butti, il Bomber scarica il sinistro nell’ angolino basso e per il portiere atalantino Bodini non c’è nulla da fare. Ad inizio ripresa arriva il 2-0, cross dal fondo di Claudio Sala, l’atalantino Festa s’imbarca totalmente correggendo il pallone verso la sua porta, autogol! La partita sembra oramai chiusa ma la riapre proprio Festa pennellando una punizione: con precisione s’avventa il centrale difensivo atalantino Vavassori che sospinge in rete. Partita riaperta da una coriacea

la squadra nei quartieri alti della classifica. La Juventus si aggiudicherà il titolo mentre i granata faranno anche una ottima coppa Italia raggiungendo il Girone finale dove si piazzeranno al terzo posto dietro Inter (che vincerà il trofeo in finale con il Napoli 2-1) e Fiorentina. In Coppa UEFA dopo aver superato l’Apoel e Dinamo Zagabria, il Toro viene eliminato negli Ottavi dai francesi del Bastia che s’impongono in Corsica 2-1 e clamorosamente vincono a Torino 3-2 in una serata incredibilmente fredda (7 Dicembre 1977) sia per il gelo che per il risultato. L’ Atalanta disputerà un ottimo torneo piazzandosi al 9° posto con punti 27 superando squadre come la Lazio, Bologna, Fiorentina. I gol all’attivo saranno 25, al passivo 30. Da ricordare l’avventura mondiale al termine del campionato dei calciatori delle due squadre torinesi in Argentina. L’allenatore-selezionatore Bearzot convocò i 22 che facevano parte della rosa mondiale. Su 22 convocati,

15 erano del gruppo Juventus-Torino. 9 bianconeri: Zoff, Cabrini, Cuccureddu, Gentile, Scirea, Benetti, Tardelli, Causio, Bettega. 6 granata: Pecci, Sala Claudio, Sala Patrizio, Graziani, Pulici, Zaccarelli. Un mondiale da ricordare soprattutto per il gioco espresso: mai si era vista una Nazionale azzurra sciorinare giocate ed azioni di livello altissimo come nella partita Italia-Ungheria (3-1). Solo, probabilmente, la voglia di strafare schierando i titolari contro i padroni di casa dell’Argentina e molta sfortuna contro l’Olanda non consentirono agli azzurri di disputare una finale che meritavano certamente. Arrivò un quarto posto che

fece da preludio al trionfo del 1982. Altra Nazionale, altro selezionatore, altri dirigenti. Quanta nostalgia ma non diteci che siamo... Tavecchi!

Foto e testi di Ermanno Vittorio

(Dall'alto in basso: il Toro '77-'78; Paolo Pulici; l'Atalanta '77-'78; Festa e Vavassori; Castellini; la nazionale italiana del 1978 e la copertina di 'Siete Dias')


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Miss Orgoglio granata: Eva Mbaye “Italiani, ora tifate per il Senegal di Niang”

Miss Toro di questa settimana è Eva Mbaye. Cognome familiare per il popolo granata. Chi ci ricorda? Lo chiediamo proprio ad Eva Mbaye è cognome o nome? “In Senegal può essere nome o cognome. Infatti l'attaccante del Toro si chiama Mbaye Niang. Invece mio padre si chiama Niang Mbaye.” Davvero? Incredibile. Quindi sei figlia di Niang. Scherzi a parte (dato che sei coetanea dell'attaccante del Toro), possiamo dire Eva che il vero Niang a Torino non lo abbiamo ancora visto? “Sì, è vero. Niang in questi mesi ha giocato poco, lui ha bisogno di una buona condizione per essere determinante. A Milano ha

già dato segnali di miglioramento.Vedrete che esploderà, e Cairo non si pentirà di aver speso 15 milioni.” Oltretutto Niang, insieme con Ljajic, sarà presente al Mondiale, contrariamente a Belotti... “Sì e vorrei lanciare un invito a tutti i tifosi italiani. A me spiace che gli azzurri non si siano qualificati per Russia 2018. Ma a questo punto, visto che gli italiani cercano una squadra da "adottare"per i Mondiali, vi chiedo di tifare per il mio Senegal. È una bella squadra, ha eliminato il Sudafrica per qualificarsi, e poi in attacco gioca Niang ed in porta Alfred Gomis, per tanti anni al Toro, ora alla Spal.” Va bene, tiferemo Senegal. Ora però raccontaci di te.

“Ho 21 anni, faccio la modella. Ho studiato marketing, parlo bene 3 lingue: francese, italiano e tedesco. Adoro il mondo dello spettacolo, ma oltre alla passerella mi piacerebbe molto fare televisione. Anzi diventare giornalista sportiva. Io amo molto il calcio, conosco diversi calciatori senegalesi che giocano in Europa.Anzi potrei fare anche la procuratrice sportiva.” Idee chiare, bene. E invece lontano dalla passerelle quali sono le passioni? “Mi piace fare running sulle lunghe distanze, ascoltare Beyoncè e vedere al cinema le commedie e i film comici.” Ultima domanda: come finisce Toro-Atalanta? “Vince il Toro 2-0 con doppietta di Niang...” (ale.co.)


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Spettacoli e cultura

'Un mistero svelato - Il ritratto di Massimo D'Azeglio' Alla Gam 20 capolavori della cultura figurativa romantica, fotografie d’epoca, manoscritti e documenti originali che portano a svelare il mistero del dipinto

S

i apre alla GAM - Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea di Torino -, dal 29 novembre al 25 febbraio 2018, la mostra 'Un Mistero Svelato - Il ritratto di Massimo d'Azeglio', a cura di Virginia Bertone. Protagonista un capolavoro della cultura romantica sinora noto come 'Autoritratto di Massimo d’Azeglio', acquistato nell’estate del 2016 dalla Fondazione Guido ed Ettore De Fornaris per le collezioni della GAM. Il percorso della mostra invita il visitatore a ripercorrere le fasi cruciali della ricerca, presentando venti capolavori della cultura figurativa romantica, di cui almeno

dieci mai esposti a Torino, insieme a fotografie d’epoca, manoscritti e documenti originali, che portano a svelare il mistero del dipinto. Questa tela, raramente concessa in prestito per la sua fragilità, si affianca in mostra a un altro capolavoro, per la prima volta esposto a Torino: si tratta del monumentale Ritratto della famiglia Belgiojoso realizzato da Molteni ed esposto a Brera in quello stesso 1831. Un dipinto di grande interesse poiché rinnova l’impianto tradizionale del ritratto di famiglia e che qui assume un particolare rilievo essendo intimamente legato alla committenza del dipinto protagonista. IL RITRATTO - L’opera può essere oggi restituita a Giuseppe Molteni (1800-1867), uno dei maggiori ritrattisti della Milano romantica, che fu legato da un rapporto di stretta e duratura amicizia con Massimo d’Azeglio (1798 – 1866). Il Ritratto di Massimo d’Azeglio dipinto da Giuseppe Molteni offre quindi lo spunto per riper-

correre un momento centrale nella carriera dei due artisti. Attraverso l’intensità dello sguardo il ritratto restituisce tutto il fascino di un artista maturo - d’Azeglio aveva compiuto 37 anni - che aveva ormai assunto a Milano un indiscutibile

ruolo di primo piano. Con effetto attentamente studiato, la figura si staglia sullo sfondo che trascolora dall’arancio all’azzurro creando una sorta di icona dell’artista romantico. Altrettanto interessante è la scelta di rappresentarlo non con pennello e tavolozza, o all’interno dello studio, ma esaltandone le doti intellettuali, una variante che in Italia non aveva ancora molti precedenti, ma che per il talento di d’Azeglio, che si era già autorevolmente affermato nella pittura e nella scrittura, riusciva calzante. Dopo un lungo soggiorno a Roma, d’Azeglio era tornato a Torino nel 1829 per trasferirsi definitivamente a Milano nel marzo del 1831. Poco dopo il suo arrivo l’artista chiedeva la mano della primogenita di Alessandro Manzoni, Giulia, che avrebbe sposato nel maggio del 1831. Accanto ad un sincero affetto, d’Azeglio non trascurava i benefici che potevano derivare alla sua carriera dall’appartenenza

ad una delle famiglie culturalmente più in vista della città. Quello stesso anno egli si presentava con successo all’esposizione di Belle Arti di Brera, ponendo le basi per consolidare la sua affermazione artistica. A quel periodo corrisponde la selezione delle opere in mostra, che si concentra su dipinti realizzati entro gli anni 1831-1836, periodo che vide una singolare collaborazione tra d’Azeglio e Molteni sul piano artistico e commerciale. Lo testimonia un interessante acquerello di Francesco Gonin, realizzato a Milano nello stesso 1835, che raffigura d’Azeglio intento a dipingere nell’ampio e confortevole atelier di Giuseppe Molteni: sul cavalletto si riconosce la grande tela Bradamante che combatte col mago Atlante per liberar Ruggero dal castello incantato, che avrebbe presentato a Brera quello stesso anno. Tra le tele poste sullo sfondo è riconoscibile il grande Ritratto di Alessandro Manzoni, pervaso di impeto romantico, realizzato a quattro mani da due artisti (Molteni per la figura, d’Azeglio per lo sfondo che rievoca le sponde del lago di Como), ma che Manzoni non permise mai di esporre. Paolo Rachetto

(Qui a sinistra l'ingresso della Gam di Torino; in alto il ritratto di Massimo D'Azeglio)

Lo scudetto 'rubato', tra inchiesta e fiction Un libro che ripercorre le vicende della stagione '71-'72

S

ette più uno revocato sono i numeri alla voce scudetti vinti dal Toro. Ma, oltre al primo tricolore revocato nel 1927 per il controverso caso Allemandi, per i tifosi granata ne manca all’appello almeno un altro. Si tratta del tricolore che al termine della stagione 1971-72 finì cucito sulle maglie bianconere della Juventus, che vinse la volata scudetto con un solo punto di vantaggio sul Milan e sul Torino di Gustavo Giagnoni. L’allenatore sardo con il colbacco secondo molti in quel campionato gettò le basi del primo, e finora unico, scudetto che arrivò quattro anni più tardi sotto la guida di Gigi Radice. In effetti, in quella squadra che portava cucita sul petto la coccarda della Coppa Italia, vinta l’anno prima ai rigori sul Milan, annoverava già alcuni dei futuri campioni del 1976, come Claudio Sala, Castellini, Pulici, Mozzini e Lombardo, ben amalgamati con i senatori della vecchia guardia, con capitan Ferrini

su tutti, insieme ai vari Fossati, Cereser, Rampanti e Agroppi. Proprio un gol di Agroppi, con palla respinta abbondantemente oltre la linea dal futuro allenatore juventino Marcello Lippi, clamorosamente non convalidato dall’arbitro Barbaresco di Cormons nel fango di Marassi, fa ancora gridare vendetta l’ex centrocampista toscano e i suoi vecchi compagni di allora. Poco dopo un altro fischietto della stessa sezione arbitrale, Toselli, completò l’opera negando ai granata un altro gol regolare a San Siro contro il

Milan. Due clamorose sviste, ad opera di due arbitri di Cormons, senza le quali quel campionato avrebbe avuto probabilmente un finale diverso. A raccontare le vicende di quella stagione calcistica sono i giornalisti torinesi Francesco Bramardo e Gino Strippoli nel loro Lo scudetto 'rubato' (Priuli & Verlucca, Pagg. 176, 14 euro), un libro tra l’inchiesta e la fiction, arricchito dalle preziose testimonianze dei protagonisti dell’epoca (c’è anche un Luciano Moggi agli inizi della carriera da dirigente nel calcio). Sullo sfondo l’Italia degli anni Settanta, la polemica veemente di Gianni Rivera contro la classe arbitrale, l’ombra del calcioscommesse, che da lì a pochi anni si sarebbe abbattuto come un tifone sul calcio italiano, portando all’arresto di alcuni protagonisti degli stadi, e il primo caso di doping “al contrario” di cui il Torino fu vittima a Las Palmas. Giovanni Rolle

'Mamma Mia!' al Colosseo Sino a domenica la più celebre commedia musicale degli anni 2000

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a martedì 28 novembre a domenica 3 dicembre va in scena al Teatro Colosseo di Torino 'Mamma Mia', la più celebre commedia musicale degli anni 2000. Produzione firmata da Massimo Romeo Piparo. A dieci anni dal celebre film con Meryl Streep, arriva in Italia la nuova versione del musical. Un team tutto italiano ha curato ogni dettaglio, dalle scenografie alle coreografie, dai costumi alla traduzione integrale dei dialoghi e delle mitiche canzoni degli ABBA suonate dal vivo da un’orchestra. Protagonisti tre attori amatissimi dal grande pubblico, Luca Ward,

Paolo Conticini e Sergio Muniz, con la rivelazione del musical italiano Sabrina Marciano, protagonista di 'Billy Elliot' ed altri trenta artisti. Rispetto alla versione ufficiale, l’adattamento italiano preferisce una messa in scena ricca e spettacolare. La nuova am-

bientazione stupirà il pubblico grazie a un pontile sospeso su vera acqua di mare, con una barca ormeggiata e un bagnasciuga. Ci saranno poi 11mila litri di acqua, pedane girevoli e una locanda dai caratteristici colori nelle sfumature del bianco e del blu, così sembrerà di trovarsi davvero in un’incantevole isola greca. Il pubblico al termine dello spettacolo potrà scatenarsi sulle note in versione "disco" della colonna sonora grazie a una speciale appendice tutta da ballare. (p.r.) (Foto Antonio Agostini)



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