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AMALI E L’ALBERO /Biblioteca - EDU

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Buone notizie!

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AMALI E L’ALBERO

Recensione di Daniela Conte

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Nella valle tutti sapevano dell’Albero senza foglie né radici. Con il tronco nodoso, rami lunghi e spogli come dita tese a graffiare il cielo. Vagava nelle notti scure, piangendo lente lacrime di resina, alla ricerca delle radici perdute.

Così inizia il racconto scritto da Chiara Lorenzoni, un testo poetico, pieno di atmosfere lievi che incorniciano una storia attualissima.

La storia di Amali, una ragazza che non ha dimenticato le sue radici e si trova in un luogo dove è riuscita a recuperare la propria vita, e la storia dell’Albero in cerca delle sue radici e di una terra dove farle nuovamente attecchire.

Proprio la personificazione dell’Albero, figura cara alle più note fiabe della nostra infanzia, sembra quasi assimilare in sé la storia di Amali, in un percorso simbolico, costellato di incontri suggestivi, atmosfere incerte, in cui i pensieri e le parole della ragazza si intrecciano con le azioni e i desideri dell’Albero.

La storia si dipana tra edifici di città, paesaggi notturni, ambienti marini e innevati, quasi a disegnare un viaggio nella natura incontaminata e antropica, in cui è chiara l’assonanza tra i due protagonisti, due solitudini che si incontrano e si ritrovano nella comune condizione di migranti in terra straniera.

Sarà proprio la ragazza a dare risposte all’Albero, a spiegare come ogni luogo può essere e deve diventare “casa”.

Le illustrazioni di Paolo Domeniconi incorniciano gli eventi, ne danno una prospettiva concreta e fantastica allo stesso tempo, basti pensare alla scena dell’Albero che, proteso con i suoi lunghi rami ossuti verso Amali, sembra quasi proteggerla con la sua umbratile e incombente presenza sugli edifici, sul cielo carico di neve, sulla notte silenziosa e sola, mentre tutti gli altri, spinti da pregiudizi e false leggende metropolitane, hanno paura di lui e dei suoi lamenti carichi di richieste inattese.

È l’incontro di due solitudini in cerca di radici e desiderose di accoglienza in luoghi sconosciuti: c’è la nostalgia di casa – “Ho perso le mie radici e non so qual è il mio posto”….dice l’Albero piangendo….

La ripetizione anaforica “Nel paese di prima”, nelle parole e nei pensieri di Amali, rievoca il senso di nostalgia per una casa ormai perduta, in cui i luoghi affettivi sono diventati solo ricordi del passato.

Basta girare pagina, però, per immergersi in una nuova realtà e cambia anche lo sfondo: Amali sembra ritrovare istantaneamente, nel dialogo diretto con l’Albero, le parole di conforto che le aveva rivolto suo padre - “Guarda il cielo…. Il cielo è uno solo e abbraccia tutti i posti e tutti i paesi del mondo”…. In qualunque luogo noi siamo, sembra dire, la nostra nuova casa è sotto un cielo di stelle.

Da questa riflessione scaturisce l’accettazione da parte dell’Albero che il luogo in cui si trova può essere considerato casa, sebbene non sia quello delle origini. Ed ecco che il paesaggio si fa sereno, odoroso di fiori: l’Albero ha trovato la sua terra, ha abbandonato l’aspetto cupo di scheletro nodoso, lasciando ad Amali germogli frondosi.

È questa, in realtà, una considerazione che induce a pensare e a riflettere sulla condizione dei migranti di oggi, di ieri e di sempre. Amali si trova in un paese nuovo dove non può più sentire i profumi del vento, di deserto e di cacao della sua infanzia; in questo “paese di adesso” vive altre sensazioni, vede paesaggi nuovi ai suoi occhi, incontra persone diverse, ma non avverte più nel suo cuore la paura “che prende tutta la pancia”.

Il racconto vuole solleticare la nostra attenzione su un fatto preciso, invitandoci a riflettere su questo: sulla possibilità che esista un mondo di natura in cui la comunità sia composta da persone uguali nella condizione di esseri umani, diverse nelle caratteristiche fisiche, culturali, psicologiche, comunque accoglienti ed empatiche, inclini all’ascolto e al dialogo, proprio come i rami dell’Albero, che erano protesi a chiedere sostegno e ad afferrare aiuto.

L’autrice tratta il tema dei migranti in maniera soave e poetica, senza mai scadere nei facili formalismi retorici: il viaggio in mare, ad esempio, viene descritto così, con una frase“… quella notte sul barcone….”. Null’altro viene detto, tutto è lasciato all’immaginazione, nessuna immagine inquietante accompagna la traversata, solo un dolore /pianto composto, misto a paura e attesa.

In questo caso è l‘illustrazione a suggerire e a descrivere lo stato d’animo dei migranti e i colori si fanno cupi come il cuore dei protagonisti della traversata e di chi accompagna il loro viaggio con gli occhi del lettore.

Il libro propone almeno tre chiavi di lettura analitica. È presente il tema delle radici, come legami di relazioni amicali e familiari; è presente il tema del viaggio, inteso come fuga dal proprio paese, con la difficoltà di lasciare la propria casa, le proprie cose, i propri affetti, e la paura e la speranza in un nuovo inizio, incerto e complesso; è presente il tema dell’uguaglianza di tutti gli esseri umani, pur nella diversità.

Intorno a questi temi, prendendo spunto dalle immagini che ne illustrano i passaggi, è possibile sviluppare percorsi educativi rivolti ad alunni delle scuole Primarie e Secondarie di I grado, trasformando il piacere della lettura in studio e ricerca, condivisione e analisi.

Un libro da consigliare ai bambini e agli adolescenti, perché racconta in maniera lieve la storia triste e desolata di una condizione di migrante adolescente in fuga dal proprio paese, che riesce tuttavia a trovare accoglienza e protezione in una nuova vita.

Testi di Chiara Lorenzoni

Illustrazioni di Paolo Domeniconi

EDT - Giralangolo, Torino, 2016

Età di lettura: dai 6 anni

Pagine: 28

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