8 minute read

Sulle migrazioni nel XXI° secolo /Attualità

SULLE MIGRAZIONI NEL XXI° SECOLO

di Giuseppe Provenza

Advertisement

La storia dell’umanità è sempre stata caratterizzata, fin dalle origini, da grandi migrazioni. La stessa diffusione dell’uomo nel mondo fu frutto di migrazioni. Agli albori della storia conosciuta, si verificarono spostamenti di intere popolazioni che invadevano nuovi territori, spesso in modo cruento.

Più recentemente le Americhe furono popolate da milioni di europei che lasciarono, nei paesi d’origine, vuoti che costrinsero spesso i governi ad ostacolare, se non vietare, le emigrazioni. Successivamente lo sviluppo economico e l’industrializzazione di vaste zone del continente europeo portarono alla nascita di flussi migratori dal sud al nord dello stesso continente e all’arrivo di migranti prima da colonie e poi da ex colonie.

Oggi i flussi migratori sono oggetto di cronaca quotidianamente, fino a divenire in molti casi strumento di speculazione politica con conseguente distorsione delle reali cause e soprattutto degli effetti del fenomeno nei paesi di destinazione.

In relazione alle loro motivazioni, oggi, come in passato, le migrazioni non sono un unico fenomeno come spesso si crede fermandosi ad osservare il loro aspetto esteriore, ossia l’arrivo delle persone. In realtà si tratta di due fenomeni diversi: quello dei “migranti economici” e quello dei “richiedenti asilo”. La differenza principale, che è sostanziale, è che i primi hanno liberamente effettuato una scelta, quella di cercare lavoro in un paese diverso dal proprio, mentre i secondi sono stati costretti alla fuga o dalla guerra, e quindi dal pericolo di rimanerne uccisi o dalla distruzione della propria casa, o da un regime politico non democratico e dalle connesse persecuzioni sia di ordine personale nei riguardi di dissidenti, sia nei confronti di intere minoranze etniche o religiose.

E’ fondamentale osservare che, qualunque sia il tipo di migrazione, economica o per richiesta d’asilo, ci si trova in presenza di violazioni dei diritti umani.

La prima è il frutto di povertà, spesso gravissima fino al rischio della vita, di intere popolazioni. Si tratta, in questi casi, dell’ingiustizia sociale del mantenimento di grandi disparità economiche fra regioni della terra, disparità che, come spesso avviene in natura, fanno nascere correnti migratorie, quasi a voler colmare i divari esistenti.

Ancora più evidenti sono le violazioni dei diritti umani nel caso degli spostamenti dei richiedenti asilo, costretti a fuggire per la salvezza della propria vita.

Quali sono oggi le dimensioni del fenomeno e soprattutto quali sono le situazioni da cui si allontanano, o per scelta o per fuga, i migranti?

Appare di notevole importanza analizzare questi aspetti sia per rendersi conto in maniera corretta di un fenomeno che viene spesso strumentalizzato, e quindi distorto sia nelle cause che negli effetti, da una propaganda politica che vuole sfruttare a proprio beneficio le paure il più delle volte non giustificate da reali disagi o pericoli, sia per comprendere che è attraverso la rimozione delle vere cause del fenomeno che si può risolvere il disagio dei milioni di persone che ne sono le vere vittime, ossia coloro che, per un motivo o per l’altro, sono stati indotti all’abbandono dei paesi d’origine, e quindi delle loro abitudini, dei loro affetti, delle loro amicizie.

Secondo l’ONU alla data del 31 dicembre 2015 i migranti nel mondo (sia economici che richiedenti asilo) ammontavano a 243.700.236, su una popolazione mondiale di 7.349.472.000.

(fonte: United Nations, Department of Economic and Social Affairs) (http://www.un.org/en/development/ desa/population/migration/data/estimates2/ estimates15.shtml).

(International migrant stock by destination and origin – tav. 16)

In base alla stessa fonte, quali sono i paesi con il maggior numero di emigranti?

[tabella]

e quali sono i paesi con maggiori presenze di immigrati?

[tabella]

Come si può notare, l’Italia si trova sia fra i paesi di immigrazione che tra i paesi d’emigrazione. La stessa cosa vale per la Federazione Russa.

È anche interessante rilevare la differenza fra partenze e arrivi di migranti in proporzione alla popolazione, pur nella consapevolezza che in alcuni stati non esistono precise rilevazioni statistiche:

(fonte CIA – USA: https://www.cia.gov/library/ publications/the-world-factbook/fields/2112.html#af)

[tabella]

Nell’ambito del fenomeno migratorio va isolato il dato relativo ai rifugiati.

Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR http://popstats.unhcr.org/en/ overview - mid-year statistics), a metà 2015 il numero totale fra sfollati interni e rifugiati era di 57.959.702, intendendosi per sfollati interni coloro che hanno lasciato il luogo di residenza ma non lo stato (oltre 40 milioni) e per rifugiati coloro che si sono trasferiti all’estero (oltre 17 milioni).

Quali sono i paesi da cui proviene il maggior numero di rifugiati? (in migliaia) (fonte http://popstats.unhcr. org/en/overview - mid-year statistics - tav. 2):

[tabella]

A parte la Siria, la cui situazione è ben nota, in classifica si trovano anche paesi di cui si sente parlare ben poco, che tuttavia soffrono di situazioni aberranti in termini di diritti umani e che, conseguentemente, alimentano in maniera considerevole i flussi internazionali di richiedenti asilo, o, in taluni casi i flussi di sfollati che, come si è detto, rimangono all’interno del paese.

Esaminando il fenomeno dei flussi di rifugiati se ci soffermiamo ad individuare i paesi che ne ricevono il maggior numero, troveremo anche in questo caso delle sorprese. Si scopre infatti che non sono i paesi da cui provengono le più forti reazioni a ricevere il maggior numero di rifugiati (dati in migliaia):

(fonte http://popstats.unhcr.org/en/overview - mid-year statistics - tav. 1):

[tabella]

In queste due tabelle, si rilevano alcune situazioni particolarmente gravi:

• Dei 4 milioni 285 mila rifugiati della Siria, 1 milione 805 mila si trovano in Turchia, 1 milione 164 mila si trovano in Libano e 629 mila si trovano in Giordania. Si noti in particolare che il Libano ha una popolazione di circa 4 milioni e 500 mila abitanti (circa un rifugiato siriano ogni 4 abitanti).

• Dei 2 milioni 740 mila rifugiati dell’Afghanistan, 1 milione 540 mila si trovano in Pakistan e 951 mila in Iran.

• Del milione 155 mila rifugiati della Somalia, 419 mila si trovano in Kenia.

Compiremo qui un approfondimento di situazioni meno note all’opinione pubblica ma certamente non meno rilevanti.

Va innanzitutto messo in rilievo come alcuni dati, soprattutto di carattere economico e demografico siano comuni a tutti i paesi caratterizzati da rilevanti flussi migratori in uscita.

Sono innanzitutto paesi con bassissimi livelli di reddito.

Riportiamo i dati del PIL pro-capite (relativi al 2015) di alcuni paesi caratterizzati da grandi emigrazioni, confrontando questi dati con quello medio mondiale ($ 15.800) e con quello italiano ($ 35.700)

(fonte CIA – USA: https://www.cia.gov/library/ publications/the-world-factbook/rankorder/2004rank. html):

[tabella]

Si ricorda che ai fini della valutazione del PIL a parità di potere d’acquisto non viene utilizzato il cambio fra il dollaro e la moneta locale (cosa che sarebbe distorcente per diversi motivi) ma una tecnica ormai consolidata basata sul reale rapporto di potere d’acquisto fra le due monete.

Come si nota si tratta di paesi caratterizzati da una povertà inimmaginabile per l’Europa ed il nord America, peraltro aggravata dal dato della distribuzione del reddito. Al riguardo si utilizza, (da parte delle maggiori organizzazioni economiche mondiali) un indice ideato dallo statistico italiano Corrado Gini (il fondatore dell’Istat) che prende, appunto il nome di “indice di Gini”, il cui valore va da 1 a 100, indicando nei valori più bassi una buona distribuzione del reddito e nei valori più alti una cattiva distribuzione.

Come riferimento si noti che il valore di tale indice a livello mondiale nel 2009 è stato stimato pari a 38,1, mentre per l’Italia nel 2012 è stato stimato pari a 31,9:

[tabella]

Si può notare come in Sierra Leone e nella Repubblica Centro Africana il bassissimo reddito sia mal distribuito, aggravando ulteriormente la condizione economica di milioni di persone.

Tuttavia ai dati reddituali si possono aggiungere altri indicatori egualmente significativi riguardo alle condizioni in cui vivono intere popolazioni di paesi da cui provengono ingenti flussi migratori, sia di migranti economici che di richiedenti asilo:

Aspettativa di vita alla nascita

(Fonte CIA – USA) https://www.cia.gov/library/publications/the-worldfactbook/rankorder/2102rank.html

[dato mondiale (2015) = 68,7; Italia 2015 = 82,12]

[tabella]

Percentuale di popolazione che non dispone di acqua potabile

(fonte CIA – USA) https://www.cia.gov/library/publications/the-worldfactbook/rankorder/2216rank.html

[dato mondiale (2015) = 8,9%; fra la popolazione rurale = 15,3%]

[tabella]

Percentuale della popolazione che non dispone di assistenza sanitaria

(fonte CIA – USA) https://www.cia.gov/library/publications/the-worldfactbook/fields/2217.html#xx

[dato mondiale = 32,3; popolazione rurale = 49,5]

[tabella]

Mortalità materna

(fonte CIA – USA) https://www.cia.gov/library/publications/the-worldfactbook/fields/2223.html#af

[dato mondiale = 216 madri morte ogni 100.000 nati vivi;Italia = 4 (2015)]

[tabella]

A questi dati altamente significativi, va aggiunto – in estrema sintesi - quanto riporta Amnesty International nel rapporto 2015-2016 su alcuni dei paesi caratterizzati da ingenti flussi migratori in uscita, ma le cui situazioni sono meno note perché meno citate dalle cronache:

Repubblica Centro Africana, Repubblica Democratica del Congo, Eritrea, Nigeria, Somalia, Sudan.

Repubblica Centro Africana

Dal 2013 è in corso una guerra civile che ha visto migliaia di vittime.

"Tutte le parti in conflitto hanno commesso crimini di diritto internazionale, compresi crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Le operazioni di sicurezza condotte dai contingenti internazionali e le iniziative politiche, come il forum per la riconciliazione nazionale, che si è tenuto nella capitale Bangui a maggio, non sono riuscite a porre fine alle violazioni e agli abusi del diritto internazionale umanitario e delle norme internazionali sui diritti umani."

Repubblica Democratica del Congo

"Il governo ha intensificato le misure repressive contro le proteste scatenate dai tentativi del presidente Kabila di ricandidarsi alla presidenza oltre i due mandati ammessi dalla costituzione. I diritti alle libertà d’espressione, associazione e riunione sono stati sempre più spesso sotto attacco. Difensori dei diritti umani, attivisti giovanili e politici sono stati minacciati, molestati, arrestati arbitrariamente e in alcuni casi condannati per aver esercitato pacificamente i loro diritti. Nel contesto della persistente situazione d’incertezza nell’est della Repubblica Democratica del Congo (Democratic Republic of Congo – Drc), molti gruppi armati hanno commesso gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario. Sia l’esercito congolese sia il contingente di peacekeeping delle Nazioni Unite (UN Organizazion Stabilization Mission in Drc – Monusco) non sono riusciti a proteggere la popolazione civile e questo ha portato a un elevato numero di vittime civili ed enormi flussi di sfollati."

Eritrea

"Migliaia di cittadini eritrei hanno continuato a fuggire dal paese per sottrarsi al servizio militare a tempo indeterminato, un sistema a livello nazionale equiparabile al lavoro forzato. Durante l’estate, il terzo gruppo di persone per numerosità, dopo siriani e afgani, ad attraversare il Mediterraneo e la maggioranza delle vittime dei naufragi erano eritrei. Continuava a mancare uno stato di diritto; i partiti politici sono rimasti vietati e né mezzi d’informazione né università potevano svolgere le loro attività. Sono rimaste in vigore le restrizioni imposte alle libertà di religione e di movimento. La detenzione arbitraria senza accusa né processo è rimasta la norma per migliaia di prigionieri di coscienza."

Nigeria

“È proseguito il conflitto tra l’esercito militare nigeriano e il gruppo armato Boko haram, che a fine anno aveva già causato la morte di decine di migliaia di civili e oltre due milioni di sfollati interni. Gli episodi di tortura e altri maltrattamenti per mano della polizia e delle forze di sicurezza sono rimasti frequenti. Le demolizioni di insediamenti informali hanno determinato lo sgombero forzato di migliaia di persone. I tribunali hanno emesso nuove condanne a morte ma non sono state segnalate esecuzioni.”

Somalia

“È proseguito il conflitto armato tra le forze del governo federale della Somalia (Somali Federal Government –Sfg), le truppe di peacekeeping della Missione dell’Au in Somalia (African Union Mission in Somalia – Amisom) e il gruppo armato al-Shabaab, nelle zone della Somalia centrale e meridionale. Tutte le parti in conflitto si sono rese responsabili di crimini di diritto internazionale e violazioni dei diritti umani, nell’impunità. I gruppi armati hanno continuato ad arruolare con la forza minori nelle loro file e a rapire, torturare e uccidere illegalmente civili. Sono dilagati gli episodi di stupro e altre forme di violenza sessuale. Il protrarsi del conflitto, il clima di generale insicurezza e le restrizioni che le parti belligeranti hanno imposto sul territorio hanno impedito l’accesso alle agenzie umanitarie in alcune regioni. Sono stati uccisi tre giornalisti; altri sono stati aggrediti, molestati o sono incorsi in pesanti sanzioni amministrative imposte dai tribunali.”

Sudan

“Le autorità hanno represso i mezzi d’informazione, le organizzazioni della società civile e i partiti politici dell’opposizione, tramite l’imposizione di gravi restrizioni alle libertà d’espressione, associazione e riunione. I conflitti armati in corso in Darfur, negli stati del Kordofan del Sud e del Nilo Blu hanno continuato a causare sfollamenti di massa e vittime civili; tutte le parti impegnate nei suddetti conflitti hanno perpetrato violazioni dei diritti umani. Le forze governative hanno distrutto edifici civili, come scuole, ospedali e ambulatori medici situati nelle zone di conflitto e hanno ostacolato l’accesso delle agenzie umanitarie ai civili che necessitavano di aiuti a causa delle ostilità in corso.”

La conclusione a cui si giunge dall’osservazione di queste situazioni è che il mondo vive oggi una condizione di ingiustizia sociale non meno diffusa e grave che in passato, malgrado nobilissimi proclami come la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo o le tante convenzioni internazionali, ingiustizia sociale peraltro alimentata da grandi potentati economici che risiedono nei paesi maggiormente sviluppati, quegli stessi paesi che si proclamano vittime dell’arrivo di milioni di persone in fuga dalla povertà, dalle guerre, dalle dittature, ossia da situazioni che in qualche modo arricchiscono qualcuno in “occidente”.

Imparino i paesi economicamente più sviluppati a portare nel resto del mondo, anziché guerre e sfruttamento di uomini e risorse, sviluppo economico e crescita socio-economica, e aiutino tutti i popoli nella conquista delle libertà politiche, e verrà meno, per milioni di persone, la spinta a fuggire nella ricerca di condizioni di vita più umane.

This article is from: