Approfondimento
UOMINI IN FUGA di Giuseppe Provenza
Rifugiati rohingya si radunano nel campo profughi di Kutupalong in Bangladesh per commemorare il secondo anniversario della crisi del 2017 quando furono costretti a fuggire dalle loro case nello stato del Rakhine in Myanmar per sfuggire a una brutale persecuzione statale. I Rohingya fuggiti in Bangladesh si valuta siano circa 1,2 milioni. KUTUPALONG, COX’S BAZAR, BANGLADESH. 25 agosto 2019 © K M ASAD/LightRocket/Getty Images
Quella in cui viviamo può essere legittimamente definita l’età delle migrazioni, 271 milioni di persone, secondo l’ONU, oggi vivono fuori dal proprio luogo d’origine, il 3,50% della popolazione mondiale. Certamente molto sia in termini assoluti che relativi. Le migrazioni sono un fenomeno fisiologico che si è sempre verificato nella storia dell’umanità. Tuttavia le attuali dimensioni costituiscono un’anomalia che ha certamente cause ed effetti molteplici su cui molto si sta dibattendo sia per comprendere e cercare soluzioni, e quindi in termini positivi, sia per speculare, e quindi in termini negativi. In realtà, dentro quello che spesso viene visto come un unico fenomeno, ne coesistono due che vanno osservati, valutati ed affrontati distintamente: nell’ambito di quei 271 milioni di persone rientrano sia i migranti economici, sia i rifugiati ed i richiedenti asilo. I primi emigrano per scelta, sia pure spessissimo per scelta obbligata, per fuggire dalla povertà. Voci - SETTEMBRE 2019 N.2 / A.5
I secondi, i richiedenti asilo e coloro a cui è stato riconosciuto lo status di rifugiato, sono invece le persone che l’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati (UNHCR) chiama i “forcibly displaced people”, letteralmente “persone forzatamente sfollate”. Queste persone, secondo l’UNHCR, al 19 giugno 2019 erano 70,8 milioni. [Fig. 1] Un dato salta subito agli occhi: 41,3 milioni di persone costrette alla fuga, ossia il 58,3%, sono rimaste nel proprio paese (IDP: Internally Displaced People). Si tratta di paesi con terrificanti guerre civili che costituiscono il motivo prevalente di fughe forzate, e di cui spesso l’opinione pubblica mondiale non ha sentore se non in occasione di qualche episodio clamoroso che coinvolge, spesso tragicamente, europei o americani. Questi paesi sono la Colombia, con 7,7 milioni di sfollati interni, la Siria con oltre 6 milioni, la Repubblica Democratica del Congo con 4,4 milioni e l’Iraq con 2,6 milioni a cui si aggiungono, con 16