Raccolta <IL DIO DEGLI ESERCITI> (prima parte)

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ATTENZIONE: il testo è pubblicato così come fu scritto ed è il segno in se stesso che non è “il Vangelo”, nel senso che oggi, 2006, in cui scrivo questa annotazione, so che tutti i miei scritti sono stati voluti da Dio in modo che apparisse anche tutto l’umano lavorio fatto dalla mia persona (che però esiste solo e tutta mossa da Lui, ma secondo uno sviluppo progressivo e cibernetico di correzione di errori e di malintesi). Il Dio in me ha voluto presentarsi proprio come si è calato in ogni altro uomo: peccaminoso e soggetto ad approssimate valutazioni, ma per ingenuità e puerilmente. Però state attenti anche a questo: le volte in cui la mia persona è stata portata a compiere visibili ed apparenti errori di tipo profetico, come ad esempio (clamoroso) la mancata elezione a Papa di Dionigi Tettamanzi, Dio l’ha attuato come se quello che ho scritto io fosse stato il destino prestabilito… se gli altri, e nel caso il Tettamanzi avvertito da me del suo destino, mi avessero creduto e sostenuto! Dionigi Tettamanzi doveva esser Papa, perché Papà mio fu condotto a morte con l’arrivo ufficiale alla Milano in cui vivevano di Papa Giovanni Paolo II, ed egli avrebbe dovuto essere il modo divino e trascendente con il quale Dio mi avrebbe fatto giustizia e ridato a Papà il Papa. Infatti Dionigi è secondo la fine di Amodeo Luigi e Tettamanzi è la Tetta di Ma’, anzi la Ma Madonna, origine, causa e buon fine del Baratto (segreto) fatto da Ma’ Baratta, tra me RA (tra parentesi) e il NI, il Naz. Iesus, del grido profetico «Le MA sa Ba(RA)ctà NI» Tanta sacralità era prevista in costui… se egli !


S iecsantlD oidegE sc?tir Dopo il primo volume autobiografico, L’Ortonovo degli ulivi, ho scritto una serie di libretti a temi diversi. Attraverso essi si è progressivamente precisato il successivo evolversi, non solo della mia vita – che ha riguardato gli ultimi suoi due anni – ma dello stesso concetto da me attribuitole. Quando, infatti, scrissi il primo volume, non avevo ancora ben chiare le idee su chi realmente io fossi. Fu proprio dalla necessità assunta, di ripercorrere tutte le fasi della mia esistenza, che mi accorsi che, ad un ruolo che decisamente avevo già ben individuato, si univa l’essenza di una anima ben più significativa della mia. Essa si era come sovrapposta a me e la riscoprivo, poco alla volta, distinguendola dalla mia, con lo stesso dominio che essa determinava sul mio intimo essere. In questo secondo volume prende anche corpo l’idea dell’insorgere di un Dio degli Eserciti, in difesa di quanto voluto dalla Provvidenza Divina, il 24.10.1999, attraverso quel convegno in cui invano “vinsi la morte” ed emisi il “Giudizio Universale” sull’esistenza… Invano, per colpa grave di una Chiesa non in grado di dare spazio ad un Dio vivo, che fa capolino nel mondo da lui creato. L’idea laica di un Dio assente ha generato l’ideale, generalmente accettato da tutti, di un vero “perbenismo”, comandato però da Gesù, ma privo ormai di qualsiasi ideale che sia eroico e davvero ispirato alla croce umana come al fine supremo da raggiungere. “La croce? Bastò quella di Cristo!” Questa è la sconfortante idea cui è giunta la Chiesa, dopo 2.000 anni di Cristianesimo. Ha superato l’ideale del martire, che carica su di sé le incapacità e le colpe altrui e paga per tutti, salvando tutti. Accortomi di portare nella mia miseria un Dio realmente, in concreto riapparso al mondo, col suo Splendore Ideale, ho cercato di comunicarlo, e mi sono accorto che per primi i sacerdoti non accettavano più nemmeno l’idea che Dio potesse riapparire in un ultimo come me, e, custodi della sua Chiesa, non solo hanno scacciato da essa il portatore umano di quell’Ideale Divino, ma l’hanno nuovamente mortificato e veramente condannato a morire di nuovo.


Ho avuto allora contro tutti: amici, sacerdoti, amministratori, perfino i medici psichiatri che, di fronte alla mia fede nel soprannaturale, pur se Cristiani di nome e di fatto, mi hanno senza dubbi bollato come un megalomane, vittima di un evidente delirio, che han tentato di curare – pensate un po’? – con i farmaci! Il mio delirio? Credere possibile che, come il Diavolo si impossessi di un’anima, così possa fare Dio stesso, se essa, nei modi opportuni, glielo chieda. Pertanto questo secondo volume raccoglie tutti gli scritti che sono seguiti, come distinti libri, al primo volume autobiografico. Li ho voluti raccogliere e mettere in sequenza, ben convinto che costituiranno, nei tempi a venire, il nuovo vangelo, stavolta scritto direttamente dalla persona in cui l’Ideale stesso di Dio si è finalmente incarnato, per verificare, attraverso la sua esperienza, la bontà del suo mondo e fino a che punto sia stata risolutiva la comparsa autorevole tra noi, voluta per il Figlio Gesù Cristo. Cattive nuove: il Giudizio emesso secondo questo Puro Ideale è stato sconfortante. Infatti il mondo, così come si è evoluto, non riesce ad accogliere un Dio che vi si presenti senza farsi accompagnare dalle trombe del giudizio… ma che si presenti davvero come un Signore, ossia uno che non abbia bisogno d’esser servito e riverito e che dunque non si faccia forte del suo ruolo, ma che venga in silenzio e sia soprattutto attento a tutto quello che ancora serva a migliorare la vita. Iddio che è venuto in me, non ha fatto come Papi, Cardinali, Arcivescovi e Vescovi… quando si recano nelle varie Chiese e sono acclamati; è venuto in umiltà, per scoprire che nei suoi luoghi c’è vanagloria e che chi non se ne fa un abito è scacciato, anche quando è il Signore! Buone, buonissime nuove: questo Signore morirà di nuovo, stavolta con un calvario di 15 giorni, che inizierà il 25 maggio 2004, e salverà infine tutti, dimostrando l’eterno valore del sacrificio personale, che oggi nessuno più abbraccia per amore di amici e, soprattutto, nemici. Amate chi ha inimicizia per voi! E giusto! Se non li aiutate voi, che cosa gli resta? Il più “povero” che esiste è chi coltiva l’avversione. Non abbiatene! Riempite di amore generoso il vostro cuore e sarete grandiosi come Dio vi vuole!


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2eman a‘MODE’o

Mille e non più mille d’un castigo pagato e ridato, per un Esodo verso il sublime!

2.000 anni fu il castigo per gli uomini (che non ascoltarono Gesù e penarono due millenni per arrivare ad una realtà complessa: reale e sublime). Sul suo finire (il 14.9.1998), il Papa, con la Fides et ratio, auspicò che il complesso rapporto Fede-Ragione regolasse il complesso rapporto Dio-uomo. La Provvidenza volle un Convegno (il dì del Trasporto della Croce) in risposta all’Enciclica (edita nel dì della “Esaltazione” della Croce) e indetto da un filosofo “esaltato” nella Croce e nella Comunione del Cristo (per 38 giorni di assoluto digiuno in cui viveva solo dell’Ostia Consacrata). Si esaltava così, in Cristo, affinché il Pontefice l’udisse! La Fede, paga del Catechismo, rifiutava però la via nuova del Papa! Due Benedizioni Apostoliche, ci furono, per quel Convegno, che il Pontefice aveva provocato così: “Abbiate passione, audacia e sarò vostro avvocato!”…Sì, ma inavvicinabile! Il filosofo si consegnò allora al pubblico ministero: “Se non avrò il mio avvocato mi lascerete morire!” e quegli (la Chiesa) sancì: “E muori, tu, ricattatore!”. Il 24.10.1999 si “vinse le ragioni della morte” e ci fu il Giudizio Universale (“Chi siamo, da dove veniamo e andiamo”), attesi alla fine dei tempi… Ma la Fede disprezzò e boicottò il Convegno voluto e benedetto dal Papa e così, omicida e suicida, abbatté le due Torri Gemelle (Fides et ratio), ed ora patisce la morte e non sa come corpo e anima vadano in Paradiso! Ecco l’IraQi, di Dio per l’Esodo reale (verso il sublime) non voluto tuttora, né fatto sapere.


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1950 - Alla Madonna di Pompei, GesÚ entrò in Comunione con me.


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Alla grande Maria, di Anna, la piccola sua madre e a Mariannina Baratta, mia madre, una piccola “madonnina”, che mi barattò con il figlio di Dio.

↑ Mariannina al Convitto di Salerno. Piccola Madonnina, sognava di divenire Madre Badessa… o ingegnere, e fu solo mamma capace, con il suo amore, di dare il suo latte e il suo primogenito a Dio e Maria, perché fosse salvato innocente come Gesù


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Possa la Sede della Sapienza, essere il porto sicuro per quanti fanno della loro vita la ricerca della saggezza. Il cammino verso la sapienza, ultimo e autentico fine di ogni vero sapere, possa essere liberato da ogni ostacolo per l’intercessione di Colei che, generando la Verità e conservandola nel suo cuore, l’ha partecipata all’umanità intera per sempre. Roma, presso San Pietro, il 14 settembre, festa della esaltazione della Santa Croce, dell’anno 1998, ventesimo del mio pontificato. Joannes Paulus II

Estratto dall’Enciclica Fides et Ratio dal quale risulta il particolare momento di grazia dell’attività del Santo Padre, vissuto nel ventesimo anniversario del suo pontificato (20 come l’intero spostamento del ciclo 10, dell’unità) e nel giorno della festa della Esaltazione della santa Croce, dell’anno 1998, ove chi libera in assoluto è la Croce di Cristo, quando è esaltata nella sua virtù. Questa Enciclica importantissima fu diffusa il 14 settembre 1998, a 474 giorni dal 2.000 e tutti questi numeri indicano la pienezza nella libertà. 14 è il piano delle 7 libertà di moto del volume (a 3 dimensioni nel ciclo 10), avente quale lato delle due componenti il numero 7. 1998 è tutta la lunghezza, quando le 2 dimensioni del piano della presenza ne occupano due sul totale di 1.000. Settembre è il 9° mese, laddove 1, l’unità, sposta esattamente 9 volte la sua presenza nel ciclo 10, e laddove 1.000 è il suo volume 103 e 2.000 è l’intero spostamento della sua presenza 103. I 474 giorni che mancano al 2.000 (e sono 365 nel 1999, più 31 in dicembre, 30 in novembre, 31 in ottobre e 17 in settembre 1998) è un numero altamente significativo, laddove 4 sono le dimensioni della realtà e 7 è la libertà del movimento del volume, per cui 474 è il numero ideale ad indicare lo svincolo reale dal simbolico castigo per non aver creduto al Cristo, svincolo la cui urgenza fu così espressa dal Vicario di Cristo, con questa enciclica: attraverso l’affidamento alla Madonna, “Sede della Sapienza”.


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L’attesa dell’evento e la sua attuazione Quando si appressò l’anno 1.000, l’umanità fu invasa dalla grande paura della fine del mondo. Tutti i timori si rivelarono però infondati. La stessa preoccupazione si è ripresentata sul finire del secondo millennio, anche se con paure molto minori. Anche stavolta il periodo è trascorso e niente, di tutto quello che era stato paventato, è parso essersi frapposto, sulla strada della apparente e normale evoluzione dell’esistenza di ogni cosa, come se quei timori si poggiassero solo e tutti su una pura “esaltazione”. È “parso” che nulla sia accaduto… Infatti questo libro propone al lettore che si discuta, per vedere se l’evento, tanto atteso, sia stavolta invece accaduto, come taluno sostiene con una sua teoria, nella convinzione che l’uomo, semplicemente, non se ne sia solo “accorto”… ma si accorgerà, grazie a Dio! Così si porta a conoscenza questa teoria, affinché la si sappia, se ne tenga conto e se ne discuta. Procederemo per gradi. Nel primo capitolo cercheremo di capire, a proposito della “fine dei tempi”, che cosa potessero riguardare questi tempi, in quanto a fine: fine della esistenza della Terra? Dell’universo? Della vita umana? Di un comportamento? La successiva questione, trattata nel secondo capitolo, sarà relativa all’attesa di Gesù, alla fine dei tempi, in cui Egli avrebbe realmente “Sconfitto la morte” ed avrebbe veramente espresso il “Giudizio Universale”. Nel terzo capitolo, ci interesseremo dell’attuazione di quanto atteso e ci occuperemo di una decisione del Papa, che, a due anni dalla fine del secondo millennio e nel giorno in cui si festeggiava la Esaltazione della santa Croce, emanò la Lettera Enciclica “Fides et Ratio”. In essa il “Rappresentante di Cristo in terra” credette giunta l’ora che, alla Fede in Dio e nel Suo Figlio, si accompagnasse finalmente il sano esercizio della Ragione (espressione umana della Sapienza dello Spirito Santo). Lo comandò alla Chiesa e l’auspicò per chi, essendo Filosofo e scienziato ed avendo chiaramente già


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individuato una buona quantità di Verità ragionevoli, trovasse coraggio, passione ed ansia della ricerca, per una nuova via, che portasse ad un Cristo che fosse il razionale centro della storia. Nel quarto capitolo si racconterà come il 24 (giorno avente per numero il ciclo intero delle sue ore) di ottobre (decimo mese, che esprime il ciclo intero della nostra numerazione) del 1999 (ultimo anno del 2.000) – e pertanto in una data “simbolo” o, diciamo meglio, “oracolo” della fine come il “completamento” dei tempi espressi in ore, mesi ed anni – fu risposto alla sollecitazione del Vicario di Cristo. Ci fu a Saronno (nella festa cittadina del Trasporto della croce) un importante Convegno: il primo e solo, prima che finisse il 2.000, che avesse dato seguito all’incitamento del Papa di tentare di scoprire una nuova via, “ragionevole” verso Cristo. Fu promosso da un Epistemologo (filosofo della Scienza), che aveva fondato tutta la sua vita su un Cristo Signore del suo Spirito, e che, ciononostante, la Chiesa costrinse a digiunare per settimane e mise come in croce, a rischio ne morisse... Questa miope Chiesa difendeva la via tradizionale dei Santi e dei Dottori, espressa dal Catechismo e non condivideva la speranza del Papa, di un’altra via. “Essa sarebbe stata eretica”, pensava erroneamente questa Chiesa molto miope, che confondeva il mezzo col fine e il percorso col traguardo. In questo suo digiuno assoluto, che durò 57 giorni, l’epistemologo affidò alla sola Comunione con Cristo la sua intera esistenza, e, nel suo Convegno (che la Chiesa “mortificò”, non andandovi), “Sconfisse la morte” ed espresse il “Giudizio universale sull’esistenza”. “Vinse l’idea della morte” facendo notare come il mondo consistesse nel complesso dei due versi opposti di crescita nel tempo: uno della materia (chiamato la via dell’acqua, da Gesù) e l’altro dello Spirito che l’osserva (la via dello Spirito Santo di Gesù, perennemente trascendente dal verso che vediamo diretto verso la morte e sempre diretto al contrario, verso il Dio Padre collocato all’inizio dei tempi). Gesù già lo spiegò a Nicodemo (Giovanni, 3), ma l’uomo non aveva ancora i mezzi personali per capirlo… doveva solo fidarsi della parola di Gesù, e non lo fece, da cui i 2000 anni di un castigo legato al bisogno della personale acquisizione della conoscenza. Il verso dello Spirito che ritorna a Dio esiste (e lo vedremo realmente risorgendo dalla Morte e come un mondo reale che ritorni alle origini) perché è la causa, reale ma invisibile, del nostro apparente progredire verso la Morte. Nell’ideale modo per capire, poggiato su tesi ed antitesi, la tesi mortale (l’inferno della vita) sarà seguita dall’antitesi immortale (del ritorno concreto e reale al Padre, che purgherà ogni errore rendendo vana ogni cosa apparsa fatta) e il Paradiso sarà la sintesi.


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In secondo luogo questo epistemologo, così in Comunione solo con Cristo, e così capace di capirlo per le stesse sue esperienze provate da lui a causa del suo amore, spiegò, sempre a partire dalle verità scoperte tali dalla scienza, come “stessero davvero tutte le cose, in Assoluto: per Dio, per gli uomini, e per i valori da essi chiamati in campo”, il che corrispose ad un vero e proprio “Giudizio Universale” sull’esistenza. Dio è come il Manzoni de’ “I promessi sposi”, tutto quel che accade l’ha scritto Lui. Noi siamo solo gli interpreti di una prima rappresentazione. Ma saranno possibili infinite repliche, dopo la prima obbligata, in cui Dio ci consente di “decidere liberamente” quel che piaccia a noi. Pertanto la vita va “sublimata”. Essa non è che una “tentazione”, sottoposta all’uomo, affinché egli la faccia sua come vuole. Per questo Gesù disse di pregare il Padre di “non indurci in tentazione”, in un modo tale che perdessimo troppe possibilità, per quell’unico peccato imperdonabile, contro lo Spirito, che consente la formazione della risposta libera di ogni persona. Nel quinto capitolo cercheremo di capire se siano esistite tracce, nella Bibbia, nel Vangelo e nella fede Cristiana, che facessero attendere un ritorno di Cristo, e in che ragionevole modo. Nel sesto capitolo ci occuperemo di conoscere se siano esistiti “segni irrazionali”, a riguardo di quest’epistemologo cristiano, che potessero indicare una sorta di predestinazione da parte della Divina Provvidenza. Nel settimo, infine, ci occuperemo di quale “glorioso ritorno”, del Cristo, si sarebbe dovuto trattare, stante l’idea molto chiara, della “gloria”, legata all’esperienza concreta ed umana di Gesù, passante tutta attraverso la croce.


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Benito e Romano su un cavallino, a Sassano, paese di zia Maria Borgia


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Capitolo 1

La “fine dei tempi” Che cosa si può intendere con la “fine dei tempi”? La distruzione del mondo? Non è detto: può essere la fine di un periodo legato a certe particolari condizioni dell’esistenza. Se questa fine noi la facciamo scattare a partire da un messaggio di Gesù Cristo, allora di certo bisogna iniziare, per cercare di capire a che fine ci si riferisca, dallo stesso messaggio cristiano. Bisogna cercare nei Vangeli quei passi nei quali si sia espresso il senso generale e pieno della vita, secondo Gesù. Ecco cosa scrisse Giovanni, nel capitolo 3 del suo Vangelo (nella versione diretta da Mons. Garofalo), quando riferì dell’incontro tra Gesù e Nicodemo,. 1 Ora, fra i farisei, c’era un tale chiamato Nicodemo, notabile dei Giudei. 2 Costui si recò da Gesù di notte e gli disse: « Rabbi, noi sappiamo che tu sei venuto da parte di Dio come maestro; nessuno, infatti, può fare i miracoli che fai tu se Dio non è con lui ». 3 Gesù gli rispose: « In verità, in verità ti dico: nessuno può vedere il regno di Dio se non nasce di nuovo ». 4 Gli dice Nicodemo: « Come un uomo può nascere quando è già vecchio? Può, forse, entrare una seconda volta nel seno di sua madre e nascere? ». 5 Rispose Gesù: « In verità, in verità ti dico: nessuno, se non nasce da acqua e da Spirito, può entrare nel regno di Dio. 6 Ciò che è nato dalla carne è carne; ciò che è nato dallo Spirito è Spirito. 7 Non meravigliarti perché ti ho detto: “Dovete rinascere di nuovo”. 8 Il vento soffia dove vuole; tu senti la sua voce ma non sai da qual parte venga e dove vada. Così è di ognuno che è nato dallo Spirito ». 9 Rispose Nicodemo: « Come può avvenire questo? ». 10 Rispose Gesù: « Tu sei il maestro d’Israele e ignori queste cose! 11 In verità, in verità ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo di ciò che abbiamo veduto, e voi non ricevete la nostra testimonianza. 12 Se non credete quando parlo di cose terrene, come crederete quando vi parlerò di cose celesti? 13 Nessuno è salito al cielo, fuorché il Figlio dell’uomo, che dal cielo discese. 14 E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così deve essere innalzato il Figlio dell’uomo, 15 affinché ognuno che crede in lui abbia la vita eterna. 16 Dio, infatti, ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio, l’unigenito, affinché ognuno che crede in lui non perisca ma abbia la vita eterna; 17 poiché


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Dio non mandò il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma affinché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18 Chi crede in lui non è condannato; chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito, Figlio di Dio. 19 La condanna poi è questa: la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. 20 Chiunque, infatti, fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le opere sue; 21 chi, invece, opera la verità, viene alla luce, affinché sia manifesto che le sue opere sono state fatte in Dio ». Questo testo è la spiegazione “scientifica”, data da Gesù, alla scienza del tempo, che non poteva capirla ed a quella di oggi, che può comprenderla, ma ancora non l’ha intesa del tutto. Possiamo sottolineare alcuni degli argomenti introdotti dal testo citato. Innanzitutto è lo stesso Gesù che sembra cogliere la rara occasione di essere davanti ad un “maestro d’Israele”; così ha il modo di spiegare « In verità, in verità » ad un dotto, come « nessuno può vedere il regno di Dio se non nasce di nuovo ». Gesù è chiarissimo: sta dicendo “la verità” e non si sta esprimendo più per parabole, ossia per esempi; egli comunica ad un uomo di scienza quale sia, in concreto, la possibilità di “vedere” realmente il regno di Dio… Ma… “qual è questo regno di Dio?” e la risposta può essere solo questa: “E’ proprio quella Assoluta Verità che Gesù gli sta spiegando « In verità, in verità »; è l’assetto definitivo dell’esistenza, alla luce di quello che essa è per davvero e non tanto e solo in base a quello che essa sembra essere ora, ma che non è. Gesù rivela pertanto come, per conoscere la Verità Assoluta e “vedere realmente in atto” come stanno veramente le cose (ossia il regno di Dio) occorra realmente “rinascere”. Nicodemo cerca di capire che cosa Gesù intenda per “nascere di nuovo”. È forse “rientrare nel grembo materno e ricominciare daccapo, allo stesso modo? Gesù cerca di fargli capire che bisogna mettere in atto semplicemente un “altro modo di vedere” e gli spiega come il tutto esista poggiandosi sul dualismo tra la materia e lo spirito, ove “dualismo” significa, come è noto a tutti, la concomitanza di due differenti e contrapposte condizioni, che esistono perfettamente combinate tra di loro, ossia come un prodotto, una moltiplicazione della matematica. È infatti scritto, nel Vangelo di Giovanni: « In verità, in verità ti dico: nessuno, se non nasce da acqua e da Spirito, può entrare nel regno di Dio ». Lo Spirito è come il vento, spiega il Cristo: « Il vento soffia dove vuole; tu senti la sua voce ma non sai da qual parte venga e dove vada. Così è di ognuno che è nato dallo Spirito ».


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Lo Spirito, rivela Gesù, segue un percorso reale, ma non si riesce in alcun modo a capire da dove viene, né dove va, anche se lo si sente nel suo effetto concreto. Qui però l’evangelista probabilmente non capisce e non riporta il senso scientifico dell’affermazione del Cristo e così non sono spiegate le ragioni profonde che rendono invisibile lo Spirito, che esistono e possiamo comprenderle. Occorre che il lettore faccia almeno un minimo sforzo, se desidera conoscere cose non ancora del tutto capite ed accettate dalla Scienza ufficiale, ma tuttavia chiaramente annunciate da Gesù a Nicodemo. Di fatto “chi” esiste si sta personalmente e realmente muovendo nel tempo, ma non riesce mai a scorgere il suo moto (restando sempre in se stesso, presente a se stesso): egli vede, in modo reattivo, solo come si muovono le cose attorno a lui. E se il punto di vista personale, soggettivo, si sposta a destra, da quel punto di osservazione si vede come il tutto appaia spostarsi a sinistra, ossia sempre nel verso opposto al moto vero e reale solo di chi osserva: infatti l’ambiente non si sposta, pur apparendolo. L’apostolo Giovanni, scrittore di questo brano del Vangelo, come poteva comprendere qualcosa che – per essere capita – doveva aspettare l’avvento di Keplero, nel secondo millennio dopo Cristo? Sembra normale, a tutti, che la verità, nei movimenti liberi della massa, sia quella che noi vediamo. Ma in verità il libero Sole non gira attorno alla libera Terra, anche se così ben si osserva accadere, in apparenza, ed anche se si può addirittura misurarlo. Allo stesso modo neppure tutta la volta celeste ruota attorno al nostro pianeta, anche se così si vede… Appare tutto così ma solo in relazione ad un “soggetto” che si sposta in senso inverso, ruotando assieme alla Terra che gira attorno al suo asse mentre orbita attorno al Sole. Lo Spirito di chi osserva si muove verso il luogo in cui nasce il Sole e, per esatta reazione, appare muoversi il Sole e non la Terra. Se ci vollero molti secoli a smentire la teoria Tolemaica della Terra al centro della rotazione dell’universo, si può capire benissimo l’incapacità di Giovanni Apostolo di cogliere l’essenza fisica della spiegazione data da Gesù. L’evangelista non comprese come quello Spirito, che “non si sapeva di dove veniva e dove andava”, fosse un Ente libero, in movimento reale ed inverso a quello opposto della materia osservata dallo stesso Spirito. Uno Spirito, che agisce simultaneamente dalle 3 opposte componenti che costituiscono le tre generatrici cartesiane xyz del volume fisico, “non si sa di dove viene e dove va”, allo stesso modo che “non si sa di dove venga il volume” di una sfera di luce emessa da una origine, quando, generata secondo quelle tre stesse componenti, consiste realmente di 3 volumi in uno, “incastrati, involuti, compresi” in uno solo.


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Infatti, osservando il campione cubico che misura quella sfera di luce emessa dall’origine, quell’“unico” volume equivale ad un 1° volume (il piano xy che si sposta secondo z), sommato ad un 2° volume (il piano xz che, simultaneamente, si sposta secondo y), e ad un 3° volume (il piano yz che, sempre nello stesso tempo, si sposta secondo x). L’eterna presenza del “3 in 1” è il Principio Informatore Assoluto (è il “Dio Uno e Trino”) che “genera” l’esistenza spazio-temporale dell’universo apparente, alla “velocità assoluta” 3/1 della terna cartesiana, generatrice di quel cubo che esiste come un insieme simultaneo, nel tempo della generazione del suo generico lato. “L’unità e trinità di Dio” sta nel fatto che la natura stessa (ordinata da questo Principio Assoluto chiamato Dio) è costruita su una perfetta involuzione di 3 distinti volumi, talmente piegati ad angolo retto tra loro (e pertanto perfettamente contrapposti), che i tre coincidono in uno solo. Essendo dunque in atto questa assoluta simultaneità, il volume involuto mostra le 3 opposte caratteristiche (dello spazio, del tempo e della massa) in tutte e 3 le opposte generatrici xyz, in cui quanto appare perpendicolare è in realtà esattamente contrapposto (come una palla da bigliardo che ritorna sul suo percorso solo se urta una sponda in modo esattamente perpendicolare). Ora accade che, per essere osservabile, un volume di luce in apparente moto d’espansione nel tempo (a partire da un punto che sembra essere l’origine della terna xyz) implica l’indispensabile premessa di uno “Spirito vivente” che opportunamente l’osservi: muovendosi con la sua “essenza”, sulla terna, nel senso inverso all’espansione, che è quello diretto verso quell’origine della terna che, per questo “osservatore”, diventa il finale punto d’arrivo. Così sta accadendo allo Spirito dell’uomo: esso si muove simultaneamente verso Dio, centro di ogni cosa apparentemente espansa (nel tempo e nello spazio). Ebbene, a causa di questo moto essenziale diretto verso l’origine, chi “esiste” così vede tutto espandersi da quell’origine e vede… l’effetto del cosiddetto Big Bang. “La Scienza moderna” considera “vera” quell’espansione (e non solo “così apparente” a “chi”, “essendo”, si muove veramente verso l’origine), ed è a modo suo ancora vittima di una sorta di “interpretazione Tolemaica” della realtà. Essa, infatti, prende ancora “per oro colato” quanto direttamente risulta dall’osservazione, senza condizionarlo al moto “essenziale” del soggetto osservatore, ossia del suo Spirito. Gesù invece, paragonando “chi si muove come lo Spirito” ad uno di cui “non si possa dire di dove venga e dove vada”, dimostra di saperne molto di più, tuttora, della cosiddetta “Scienza moderna”, perché mette in campo la simultaneità dei 3 spostamenti perpendicolari tra di loro (e quindi spazialmente inversi, ma irriconoscibili nel loro verso), appartenenti al punto di vista dello


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“Spirito” dell’osservatore. La Scienza moderna, che si preoccupa solo dell’esperienza “oggettiva”, non valutando a dovere la contrapposizione esistente con il soggetto “osservatore”, non è ancora arrivata alla conoscenza posseduta da Gesù e crede “che il mondo vada solo e sempre in avanti nel tempo”, pur presentandosi solo come il frutto di una “staffetta” in cui, consegnato il “testimone”, chi ha corso se ne ritorni veramente e realmente al punto di partenza (anche se, chi seguita a correre, non può avvedersene). In secondo luogo si può notare come Gesù chiaramente affermi la importanza dell’esperienza, nell’accertamento della verità… ed anche questa caratteristica deve attendere oltre un millennio prima di essere sostenuta da Francesco Bacone. Infatti Giovanni riferisce l’affermazione: « In verità, in verità ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo di ciò che abbiamo veduto », e Gesù lo rivela circa 13 secoli prima di chi creerà le premesse della scienza moderna, poggiata tutta sull’esperienza diretta. Però poi Gesù aggiunge: « E voi non ricevete la nostra testimonianza ». Per chi ci faccia attenzione, Gesù anticipò lo stesso Einstein, perché affermò che “la combinazione della materia e dello spirito era alla base della relatività dell’apparire”. La combinazione, infatti, tra enti opposti, corrisponde al prodotto degli opposti ed essi sono la “massa materiale m” (dell’acqua, elemento giudicato “ideale” anche dalla Scienza moderna, a ben rappresentare la massa unitaria) e la “velocità assoluta” della “sezione assoluta” della realtà. Posta c come velocità assoluta in linea, della luce, la sezione assoluta è c2 e riguarda la “quantità” del flusso del “soggetto che avanza nel tempo, che realmente avanza come una corrente elettrica cerebrale” (quella che ne fa un soggetto vivente, a detta proprio della scienza moderna che, per accertare se la mente dell’uomo viva o no, se sia in essere o no, ne esegue l’elettroencefalogramma). Pertanto il prodotto m c2 contempla la “coesistenza” di una massa m distribuita sulla superficie c2, che si muove, nella profondità reale, alla velocità c del flusso della luce. Così il personaggio di Gesù, che rivela come “il regno dei Cieli” (ossia il dominio assoluto della Verità) dipenda dal moto simultaneo, sia della materia m, sia dello Spirito presente nella sezione assoluta c2… (e non solo dal moto osservato nella materia), rivela, con 2.000 anni di anticipo, la Legge: E = m c2 chiamata “Relatività Generale” da Einstein… Quella di Gesù è la Relatività Generale che esiste tra l’Essenza dell’osservatore e la materialità che ne consegue (la materia, la massa materiale


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è percepita come un pesante, inerte accorpamento, osservato in espansione alla velocità della luce). Ora Gesù dimostra di essere “molto più avanti” rispetto alla “Relatività Generale” di Einstein, che la riconduce alla pura e semplice “osservazione fatta” e non al “Soggetto” che la fa. Infatti “chi esiste” è solo un “vivente” e non la natura vista come in un “moto vitale ed esistenziale”…. solo da colui che vive. Secondo Einstein la luce è un “oggetto” che si muove alla velocità assoluta… L’immenso scienziato, pur essendo stato veramente geniale, non ha ancora capito come essa “appaia muoversi”, a quella velocità, solo in quanto a quella si muove, “così essendo” il “soggetto luce”, lo “spirito di luce” artefice dell’osservazione (ossia la mente umana, il cui spirito vivente si presenta come energia elettrica). Questo “Spirito”, mentre “esiste”, essendo attività elettrica, avanza alla velocità della luce ed osserva, per diretta conseguenza, che la luce si muove verso il suo punto di vista, ondeggiando, come una sequenza di onde. Einstein, il grande “genio” espresso dall’uomo nel 20° secolo, giacque ancora nella “visione Tolemaica” di chi credette al moto ondoso dell’onda-luce, solo in quanto “il soggetto osservatore si sposta, nell’essere, alternando la sua personale indagine”, ossia attuando concretamente il perfetto schema logico di una indagine composta da tesi, antitesi e sintesi, che l’uomo chiaramente identificò solo grazie ad Hegel, più di 15 secoli dopo Cristo. L’uomo dovette attendere Emanuele Kant per comprendere come tempo e spazio non fossero “cose in sé”, ma categorie concettuali dell’umana percezione. Ma la Scienza fisica ancora non lo crede, tanto da essere ancora convinta che tempo e spazio esistano di per sé, al di fuori dell’esistenza di un osservatore. Si riporta ancora il caso di Einstein che chiedeva (sfottendolo amabilmente) ad Heisemberg: “Ma la Luna si muove o no… se tu non la guardi?”. Per Einstein esiste solo la Luna che istantaneamente si vede, mentre quella “di prima” non c’è più (secondo lui si è veramente spostata di lì) e quella “di poi”… non è ancora lì, ma qui. Eppure i filosofi Eleatici avevano già confutato la “verità” del movimento, anche se non certo il suo reale apparire.. Vedete, lettori cari, dovete fare uno sforzo, ma dovete riuscire a capire come “passato, presente e futuro” esistano già tutti, come una sequenza di fotogrammi, ciascuno collocato e ben fermo nella sua specifica data del tempo, e che dunque è una sequenza che non si muove, non avanza nel tempo. Dovete riuscire a capire come “chi avanzi” sia solo il soggetto che, passando dalla A alla B alla C alla D… e vedendo sostituirsi una lettera all’altra… crede


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davvero, crede proprio – e molto ingenuamente! – che l’una “divenga” l’altra… Riflettete: se udite una musica, qual è la verità? Una nota che “diventa realmente” l’altra o una che, nell’ascolto, “è sostituita” realmente dall’altra? Nessuno credo sosterrà che una nota “divenga realmente l’altra”, anche se ciò accade nel fenomeno reale del suono, udito, di quella musica. Il “divenire” – che pure appare con molta evidenza – in verità non è una trasformazione reale e vera di quanto esistesse prima. Così la Luna, che vediamo esistendo e che ci appare muoversi, è una sequenza di tante Lune diverse quanti sono “supposti” gli istanti di tempo diversi, in cui “trascorre” la nostra vita. Il corpo lunare non passa “realmente”, non passa “veramente” da una posizione all’altra dello spazio-tempo, anche se così sembra accadere a noi. Sembra così in quanto noi avanziamo sul percorso e vediamo “presente” solo quanto appaia “presente” dal nostro punto di vista. Ci accade esattamente come ben si vede, quando siamo al finestrino di un treno in corsa: supponendo il moto da Roma a Milano, questo percorso non si muove, ma vediamo che il paesaggio muta continuamente, scorre davanti allo sguardo del soggetto che l’osserva ed appare una continua trasformazione di quanto è visto essere in movimento alla velocità… che è solo la nostra, di noi collocati su quel treno. Se io dicessi, giunto a Bologna, che Roma “non esiste più”, perché si è spostata ed ora mi appare avere assunto la forma di Bologna, tanto che “è diventata Bologna”… faccio ridere i polli. Così Einstein, analogamente (e ci perdoni il grande genio) “fa ridere i polli” quando afferma che la Luna, o qualsiasi altro oggetto, si è spostato veramente ed ha assunto un’altra forma ed un’altra posizione nello spazio-tempo… in cui ci spostiamo solo noi! “Fa ridere i polli” quando afferma che “la luce si muove” quando la verità unica è che si muove il solo soggetto, assumendo ogni volta una sola posizione nel tempo della sua complessa esistenza. “Fa ridere i polli” quando non capisce come la velocità assoluta (costante collocazione nella data presente) dipenda dal fatto che il soggetto sia sempre “presente a se stesso”, nella data che occupa, e come quella della luce sia costante giacché lo Spirito del soggetto è come un treno di luce, dal quale si vede un paesaggio in moto alla velocità della luce. Il grande genio, oggi riconosciuto ancora tale, crede che si sposti la Luna, che egli osserva da quell’ideale finestrino! E che tutto il moto osservato da quella base in movimento sia vero, e che le trasformazioni viste siano reali! È come se credesse che Roma sia divenuta a poco a poco Bologna! È come se un tecnico che stesse facendo la TAC ad un corpo e che facesse “fluire” l’indagine dai piedi fino alla testa di quel corpo, credesse che due piedi si trasformino nella testa perché così si vede nello schermo a mano a mano che il


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macchinario si sposta nel tempo e nello spazio, osservando sempre sezioni diverse di quel corpo e mai l&#39;una che diventa l&#39;altra! Il “regno dei Cieli” è la Verità di come stanno le cose, e stanno in modo tale che “esiste tutto il percorso dell’esistenza”, mentre noi ci spostiamo in essa… Altrimenti non potremmo spostarci lungo una strada che… non siamo certo noi a costruire! Il futuro e la sua strada da compiere esistono già, creati già da Dio e solo grazie a questo possiamo &quot;osservare&quot; come li conosceremo “in essere”, quando vi saremo giunti. Pertanto l’uomo ancora adesso si sta sbagliando, giudicando se stesso “capace di attuare” il suo futuro. Scambia lo spostamento in una sorta di “cartone animato” già disegnato dal Creatore come se Paperino si mettesse a disegnare da sé le sue sequenze e non “per dono” del suo Walt Disney che glielo fa credere, giacché glielo fa sembrare. Einstein, il grande genio del 20° secolo, assieme a tutta la “Scienza moderna”, crede ancora che sia “la creatura” a “poter fare” quanto è solo in potere del Creatore Assoluto, artefice unico e solo di quella creazione. Gesù lo disse più volte: “Il solo Buono è il Padre”, intendendo dire che tutta l’apparente bontà che si vedeva era solo opera sua, del Padre. Ecco allora che se non si capisce come tutto quanto oggi è visto in sequenza e in divenire (come un bimbo che diventa vecchio e muore), è un puro inganno “in essere”, in quanto l’intera sequenza, dalla A alla Z della nascita e della morte coesiste (come tutto il “disegno” fatto da Dio), l’uomo deve “rinascere” e vedere l’apparire inverso di una Z che appare ritornare ad essere la A, per conoscere l’esistenza della verità di tutto il tracciato, che esiste come “il regno della Verità”, un Paradiso in cui tutto “coesiste” è può essere “nuovamente rivissuto”, ma stavolta conoscendo come stanno veramente le cose. La Moderna scienza non lo ha ancora capito ed è ancora “invischiata” nella visione “Tolemaica” di un divenire apparente, secondo un tempo che si muoverà (da sé) sempre in un solo verso… il che è del tutto falso, in quanto ogni cosa “coesiste” e l’uomo potrà assistere al “farsi” o al “disfarsi” delle cose, spostandosi in avanti o all’indietro nel tempo della sua analisi. In una sola onda-luce l’uomo controlla come la verità sia l’alternanza degli opposti (ed è il soggetto che sta alternando la tesi con l’antitesi)… Noi vediamo sequenze infinite di onde, allora vedremo verificarsi l’alternanza anche nelle due possibili sequenze. Poiché chi vive (avanzando secondo il verso che da A porta a Z) vede “sparire” chi comincia a retrocedere nel suo apparente passato, lo giudica “morto” e presume che questa sia una “reale esperienza”, tanto da credere che la “morte soggettiva” risulti dall’esperienza! Di chi? Di un altro? La vita è


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un’esperienza soggettiva che non può essere smentita da altri! Quante “vere sciocchezze” sono credute “provate” dall’attuale umana scienza, che crede vero tuttora quanto osserva in modo “oggettivo”, senza chiedersi che influenza derivi dall’essere di chi osservi gli oggetti e che resta ancora nella visione Tolemaica ed Eraclitea, di un uomo centro di ogni cosa e che crede nel mutarsi di quanto vede, a mano a mano che si sposta (in tutto il fiume della sua vita) dal luogo in cui per sempre è collocata la sua sorgente a quello in cui per sempre resta collocata la sua “foce”. La sorgente giammai si trasformerà nella foce allo stesso modo che un bimbo giammai si trasformerà in un vecchio morente, giacché il “divenire”, giudicato “vero” da Eraclito, è solo il puro apparire di tutte le condizioni della vita. Osservate analiticamente, ad una ad una, per poter essere capite tutte, nessuna di esse si è trasformata nell’altra, ma ogni cosa è apparso di essersi sostituito ad ogni cosa, a causa dell’analisi del soggetto che, volutamente, osserva esistere solo le cose che egli vuole, nel tentativo di capire. Come mai l’uomo non lo ha ancora capito? Gesù lo spiega: non gli hanno creduto. La presunzione umana ha rivelato la sua “arroganza”. L’uomo ha creduto nel divenire delle cose e si è creduto capace di attivarlo, solo perché è stato chiamato a “leggere” il disegno (attribuito a lui da leggere, da Dio, ossia dal Potere Assoluto posto “oltre” questa realtà ad Esso relativa). L’uomo, presente come se fosse il “Renzo” dei “Promessi Sposi”, nella sua storia scritta tutta dal Manzoni, chiamato solo ad “impersonarla”, ha creduto di “realizzarla realmente, liberamente lui (assieme a tutti gli altri)”, in base alla volontà ed alle idee date a lui e agli altri dal Manzoni. Questo è il “peccato originale”: la presunta “disobbedienza” che porta a ritenersi “come Dio”. La verità è che l’uomo non è in grado di modificare la sua storia, allo stesso modo che non lo è stato il Renzo dei Promessi Sposi, né tutti gli altri personaggi, esistiti tutti, perfino nei loro supposti pensieri, solo in quanto li ha supposti così esistere il vero Scrittore della storia. L’uomo che si crede “capace di fare” è arrogante, assume pretese di una “potenza” che appartiene solo a quanto è “oltre, sopra” la realtà relativa, dell’uomo. Egli, chiamato a vedere la “luce” della rivelazione portata dal Cristo, ha preferito invece le “tenebre”. Ha compiuto un vero peccato, dal quale può essere liberato solo attraverso “il battesimo portato dal Cristo”. È un battesimo di “idee”. Gesù cercò di convincere gli uomini all’assoluta fede nella Bontà, eretta a Dio, a valore Assoluto, tale che l’uomo esiste solo in quanto “pensato ed amato” da tale Dio. Ma nessuno gli ha creduto, e nessuno ancora gli crede! L’uomo è tuttora convinto che esista un divenire delle cose ed una capacità personale di “modificarle”, anziché un generale “disegno” eseguito dalla Divina provvidenza. Ecco allora il castigo, ecco il bisogno della condanna.


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Gesù spiega ciò chiaramente a Nicodemo: 19 La condanna poi è questa: la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. 20 Chiunque, infatti, fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le opere sue; 21 chi, invece, opera la verità, viene alla luce, affinché sia manifesto che le sue opere sono state fatte in Dio. “Affinché sia manifesto che le sue opere sono state fatte in Dio” significa che lo scopo della punizione è la conoscenza del fatto che le opere dell’uomo giacciono tutte in un progetto di Dio e “sono state fatte in Dio” condividendole idealmente, nella perfetta fiducia della bontà assoluta del Dio creatore di tutte le storie dell’esistenza umana. Eccoci dunque al “senso” della “fine dei tempi”: essa riguarda la fine di questo “castigo”, di questa “condanna” per non aver preso Gesù “alla lettera”, per non essersi fidati di quanto aveva rivelato “in verità, in verità!”. Il castigo ha riguardato 2.000 anni di apparente ricerca solitaria della verità, volta alla conoscenza “scientifica” (poggiata sull’esperienza di cui aveva accennato Gesù). Non avendo creduto a quanto aveva detto Gesù (che di là veniva, ossia dalla conoscenza dell’Assoluta Verità), l’uomo ha in apparenza dovuto percorrere tutto il suo apparente cammino solitario, nella conquista della Verità. Ma non l’ha ancora ben assimilata, pur avendo ogni mezzo, ormai, per conoscerla in modo “assoluto”. Ecco allora che “la fine dei tempi” rimanda ad un “ritorno” autorevole del Cristo che sappia far fare all’uomo il dovuto “salto di qualità”, che da sé gli è impedito, trattandosi di questioni “sublimi”, collocate oltre i limiti della possibilità umana di comprendere per “conoscenza diretta” quanto sia collocato “oltre” la sua stessa possibile esperienza. Solo un vero dono, di un ipotetico Walt Disney, può consentire, ad un certo punto, ad un suo Paperino, di “travalicare il suo contesto”, per spiegare come stiano veramente le cose in assoluto, ossia “come” esista veramente un Creatore al di là della storia, “come” ogni cosa da Lui raccontata dipenda dalla sua creazione e “come” lo stesso Paperino, che sorga a spiegare come il tutto sussista, possa essere solo un suo disegno, “essenziale, finalizzato” alla comprensione di tutti. Il Paperino che sia “capace da sé” di scoprire le leggi seguite dal suo creatore “non sta in piedi, assolutamente, come una possibile ipotesi”. Nessuno, ammesso pure che abbia una certa qual libertà, può avere quella di scoprire le cose “sublimi”, quelle che oltrepassano i limiti del contesto relativo! Figuriamoci poi in un ambito in cui nulla esiste né può esistere in modo autonomo, ma in cui tutto – veramente tutto – dipende da un Creatore che lo faccia esistere.


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Solo un reale “figlio di Dio” può avere ricevuto questa comunicazione dal Dio suo Padre, solo una creatura veramente in contatto diretto con l’Ente da cui essa dipende. Accadde a Gesù, in quanto il Padre “si compiacque di identificarsi in lui”, all’interno del “mondo virtuale” generato ed interamente dipendente da lui. Anche noi, quando in apparenza diveniamo creatori di un nostro mondo virtuale, per entrarvi possiamo solo assumere una delle persone come nostra personale identità, e così fece Dio con Gesù, nella creazione che riguarda il nostro umano contesto. Ma Dio dette, tuttavia, una certa qual autonomia ai personaggi da lui creati: gli dette il modo di consentire o dissentire riguardo alla Sua opera, lasciando così che si costruissero liberamente un loro personale gusto, a prescindere dal Suo. Dio dette alla sua Creatura la capacità di “reagire” a modo suo, nei confronti della sua “azione”. Lo fece in un modo alquanto semplice: generò un contesto dominato da 3 opposizioni e tale da essere relativamente libero, nel suo interno. L’intromissione, tra i due opposti xy, di una z pari ad una terza possibile contrapposizione, rese lecito, a questa terza, di essere “come indipendente” dalle altre due, e libera di orientarsi a modo tutto suo, su tutto un “piano xy” di esistenza, costruito geometricamente, attraverso la moltiplicazioni delle sue due componenti e corrispondente al piano di tutte le possibilità, uguale ad un sistema probabilistico perfetto sul quale poter scegliere la combinazione preferita. Ridotte all’osso, le due opposizioni xy corrispondono ad una linea evolutiva tipo “Padre-Figlio”, o “Causa-Effetto”, o ancora “Prima-Dopo”. Chi si ritrova ad avere a che fare con questa linea evolutiva, offerta come un piano di identiche possibilità tra cui scegliere, riceve veramente in dono uno “Spirito santo” che è libero di preferire la causa o l’effetto, il prima o il dopo. Questo Spirito esprime, con la sua possibile scelta, solo il suo libero “gradimento”, ed è in questo modo che Dio crea i concetti, antitetici tra loro, di “Bene” e “Male”: nel piano relativo a quel disegno sviluppato poi in profondità. Non sono concetti validi “in assoluto”, tanto che Dio ne sia dominato, anziché il dominatore. Il Manzoni – tanto per esser chiaro – non è, in assoluto, una “carogna” perché nel suo racconto fa scoppiare la Peste a Milano, che uccide tante persone: la sua è una storia virtuale e in essa quanto corrisponde al Bene o al Male dipende solo dal volere dello scrittore. Abbiamo così, da una parte, il Creatore e dall’altra una storia creata tutta inesistente e virtuale. Introdurre possibilmente una terza contrapposizione significa ricorrere, nella storia, all’intervento di un “libero attore”, che sia tenuto ad esistere come descritto dal Manzoni (rappresentando ad esempio in Teatro quell’opera), e che, mentre lo faccia (come accade ad ogni interprete), possa esprimere – essendoci – il suo personale gradimento, quello che farebbe lui, se potesse scegliere liberamente la linea evolutiva di quel racconto immaginario. Un racconto che però, così rappresentato, da realistico qual è, diventa reale finché è in scena.


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Così è lo Spirito santo, introdotto da Dio e chiamato “osservatore” dalla stessa scienza fisica dei nostri giorni: esso esiste in un piano xy, che coesiste come la combinazione della x con la y, poste sul piano di un’assoluta uguaglianza e tale che lo Spirito soggettivo possa “scegliere” nel suo interno. In verità la x e la y sono state decise da Dio in una loro effettiva precedenza, ma l’uomo può preferire a sua piena discrezione quale delle due “divenga” l’altra, tra l’una e l’altra, esprimendo il suo personale senso del bene. Ogni Persona viva, che fosse stata chiamata ad interpretare personalmente quella storia così disegnata tutta da Dio, avrebbe avuto la libertà di possedere uno Spirito santo capace di “preferire” il prima o il poi, a mano a mano che la storia “sarebbe apparsa creata, in apparenza, da sé”, come un tempo che da sé avanzasse e dei personaggi che agissero da sé e in base alle loro precise volontà… Posto allora in campo il Creatore e la sua creazione, solo il primo, solo Dio può permettere, ad uno Spirito del tutto “immanente”, l’apparente capacità di dare lumi posti “oltre” quel creato contesto, per spiegarlo in relazione al Superiore Creatore. Per cui se è accaduto che, “alla fine dei tempi”, sia apparso che uno Spirito l’abbia fatto, che cosa in se stesso ciò sarebbe stato, se non una ripresentazione di quel “Figlio unico di Dio”, voluto dal Signore e chiamato a completare l’opera già iniziata, alla fine del “castigo” dato ai personaggi “disegnati” come “cattivi”? Sì, in quanto tutte le nostre storie sono interamente disegnate da Dio, non essendo vero il “divenire” di nulla ed essendo “tutto in essere” grazie al solo Dio. Pertanto i “cattivi”, che esistono nel nostro mondo apparente, sono simili ai “malvagi” di un’opera dell’immaginazione, come ad esempio “I Promessi Sposi”: sono personaggi cattivi disegnati assieme ai buoni solo affinché il romanzo sia avvincente e susciti il gusto della vittoria del Bene sul Male, a chi lo legge. Quei personaggi esistono solo grazie alla fantasia “oggettivante” del Manzoni, che ha “oggettivato” quella storia – e così noi possiamo conoscerli, nel dramma delle loro apparenti vicende –. Noi stessi possiamo conoscere allo stesso modo una storia appartenente alla nostra realtà e scritta tutta da Dio, animata di cattiverie e di bontà e che noi possiamo condividere più o meno, a seconda dei gusti che Dio ci ha permesso di costruire liberamente. Ecco allora che è lo stesso Dio che immette, nella nostra storia, i suoi Profeti ed il suo Messia, affinché essi diano un possibile “orientamento” alle Creature, su quale “ordine” debba esistere tra il “prima” e il “poi” a proposito di cose “fatte bene o fatte male”. Dio, assunta la sua decisione assoluta, poi la rivela dall’alto, tramite i Profeti ed il Messia.


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Ecco perché lo Spirito è “come il vento”, che si sente ma non si sa di dove viene e dove va… perché è messo in condizione, da Dio, di essere perfettamente avvertito e libero nel personale “gusto” da esprimere in questi termini: “Preferisco come stavano prima le cose o come stanno dopo una loro trasformazione apparente”. Per alcuni Spiriti la libertà concessa li porta a preferire il “prima”, per altri ad optare per il “dopo”, nell’ipotesi del “divenire della storia” fatta credere libera da Dio e modificabile a volontà dello Spirito soggettivo. Gesù, il Figlio di Dio, venne e spiegò chiaramente come l’uomo dovesse affidarsi alla Provvidenza di Dio, senza preoccuparsi molto “di che avrebbe mangiato” o “del suo futuro”. Spiegò chiaramente che “chi avrebbe cercato di salvare la sua vita esercitando l’egoismo, l’avrebbe persa” e disse che chi “l’avrebbe persa scegliendo l’amore l’avrebbe salvata”. Questa era “la luce” portata nel mondo: la verità di un “personale esistere” veramente libero solo nel Supremo Disegno fatto da Dio Padre. Ora Dio, assieme a questo lume, volle disegnare anche le tenebre e tutta una serie di uomini presuntuosi che, credendo solo nella loro esperienza, non avrebbero creduto a Gesù per la libertà apparente concessa a ciascuno di essi. Nacque pertanto l’esigenza di immettere, nella complessa storia del mondo – animata da buoni e da cattivi – anche un apparente “castigo” per i malvagi, ma delimitato nel tempo, esteso fino a quando, nella storia disegnata da Dio, il “Figlio Suo sarebbe ritornato”, avrebbe “sconfitto la morte” ed avrebbe proclamato il tanto atteso “Giudizio universale”. In questa storia, il “Mille e non più mille” è arrivato e sembra che Dio non abbia rispettato la promessa di una fine del castigo, finiti i tempi per esso stabiliti dal Signore… Ma questa è solo una parvenza, perché Dio ha disegnato una storia in cui Egli c’è sempre, è sempre fedele a se stesso ed al suo disegno, ma il tutto deve essere sempre ricercato come un “Valore Supremo e Sublime”, posto all’inizio ed alla fine di ogni cosa e che la fa esistere… Pirandello, molto acutamente, immaginò “personaggi in cerca di autore”… Ebbene allo stesso modo ha agito Dio, in relazione al rispetto della Promessa della fine del castigo: Egli l’ha rispettata e desidera che gli uomini la ricerchino, liberamente, attivando il loro libero arbitrio… Ma il Creatore non li lascia soli, davanti a questo compito di ricerca, che sarebbe troppo oltre le loro possibilità di personaggi relativi, se lo stesso Autore non li “disegnasse” intenti alla ricerca… Insomma Renzo e Lucia non possono mettersi a cercare, nei “Promessi Sposi”, il loro Creatore, il Manzoni, se egli stesso non lo scrive nella realtà da lui creata interamente per loro, ossia nello stesso romanzo. Possono farlo solo i personaggi del Pirandello, perché sono descritti, per filo e per segno, proprio alla ricerca del loro autore.


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Ecco allora che esiste questo libro, nel disegno delle cose che “accadono”… per consentire che esse appaiano accadere liberamente. Questo libro nasce per un chiaro intendimento della Provvidenza di Dio: che si ricerchi in buona fede in che modo ed attraverso quale intervento dall’alto Dio abbia rispettato la sua promessa, ponendo fine al castigo attribuito all’arroganza umana. Allora compito dell’uomo è di cercare non solo Dio, ma la nuova salvezza portata da Lui. Ciò in quanto Dio ha disegnato una Storia Universale in cui questo ritorno dei suoi “valori” (trasmessi dall’alto in linea diretta, attraverso una comunicazione del tipo “Padre-Figlio”)… coincida col ritorno dello Spirito del Cristo figlio di Dio. Era ciò che era stato promesso e deve certamente essere avvenuto! Così ora esso deve essere ricercato, essendo decisamente “presente” nella storia e deve essere assunto liberamente, da ciascuno, come una possibile e personale conquista, più o meno condivisa, se egli è stato chiamato da Dio a leggere questo libro che la descrive... La differenza, rispetto al prima di “Gesù Cristo”, è che ora il tutto si sarà ripresentato, probabilmente, solo come un prodigio del puro Spirito, senza tutta quella “fenomenale miracolistica”, legata al Gesù, che non rende l’idea esatta di un “qualcosa che sia pur sempre essenzialmente sublime”, ma che sia pur sempre anche “sommamente ragionevole”. In sostanza la gloriosa “nuova” venuta del Cristo, nelle fattezze di uno “Spirito santo di Verità”, sarà possibile scorgerla solo dalle Verità in se stesse, poste nelle relazioni. Non si tratterà più, pertanto, di una vera e propria “reincarnazione”, attribuita al “Figlio unigenito di Dio” ricomparso con tutta la sua capacità di compiere prodigi “irrazionali”, quali ridare la vista ai ciechi e ricostruire cose dal nulla… Questa ricomparsa riguarderà la pura e semplice “adozione di Valori e di Principi assoluti”, posti validi al di fuori di ogni evento miracoloso. Gesù è stato il “Figlio unigenito” e sua unica mamma è stata la Madonna, per cui potrà essere nuovamente presente, il “Figlio di Dio”, solamente nelle sembianze di puri “facsimili”, animati dagli stessi Valori e parimenti “figli di Dio”, per l’attribuzione dello stesso Gesù, che portò tutti noi a rivolgerci al Padre chiamandolo Padre “nostro”. Pertanto non si cerchi ora un “Gesù reincarnato”, ma (nella linea di un “Padre” che abbia comunicato direttamente ad un “Figlio”) si ricerchi quale via concreta sia stata attivata nuovamente da Dio, per rivelare come stiano le cose in assoluto, cioè i rapporti tra il Creatore, le Creature e l’intero disegno, in relazione al generale fine di questa esistenza virtuale, esistente tutta grazie alla “virtù” di Dio.


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Poiché è in atto un vero e proprio dualismo “uomo-Dio”, il vero e possibile modo per una “condivisione” è quello che si ha attraverso una reale Comunione tra un “conoscere” poggiato sulle sole risorse dell’esperienza umana, ed un “sapere assoluto” avente a soggetto lo Spirito santo di Verità. Questa reale possibilità è stata offerta dalla Chiesa Cattolica, che ha “legato” la Comunione con Cristo ad un vero e proprio “Sacramento”. Questa spiegazione può essere stata solo “oggetto di rivelazione”, perché a nessuno è concesso di rivelare le cose “sublimi”, se chi è Sublime non la fa da se stesso. E quando Dio stabilisce un contatto diretto e rivela le cose assolute, comunica veramente se stesso, la sua Legge ed il suo Assoluto Criterio Operativo, come un Padre che comunica la sua stessa vita a suo Figlio. Ora l’uomo deve cercare di conoscere quanto è accaduto, alla fine del secondo millennio, di così notevole, e questo libro lo rivela allo stesso modo: secondo la “Provvidenza” che sta dietro ad ogni apparente gesto fattivo dell’uomo. Deve farlo, in quanto è accaduta una vera e propria “elezione” da parte di Dio, che dal principio dei tempi ha “ideato” un uomo “messo nei panni di Gesù”, a tal punto da essere stato reso, in apparenza, “capace”, attraverso l’identicità delle esperienze, di potere entrare in reale comunione con lo Spirito santo del Cristo, durante i gesti della Comunione Sacramentale. Una vera e propria “elezione”, rivelata da una enorme quantità di prove e di indizi, scritti come oracoli negli stessi nomi. Da sempre, ad esempio, Gerusalemme è la città di Dio, e, con essa, è “intesa” l’essenza stessa di Gesù. Ebbene questo nome acquista un particolarissimo significato allorquando esso si riferisce al binomio “Dio-uomo”, in cui il ruolo di Dio sta nel “Gesù sale” (della Terra, di ogni cosa, tanto che se il “sale” perdesse il suo gusto dovremmo solo buttarlo via), ma figlio in comune di due mamme, una la divina Madonna e l’altra l’umana Maria, figlia della piccola ed umana Anna. Due “mamme”, certamente, pertanto senza “ma”, il che resta il “mme” aggiunto, in “Gesu sale mme”. Ora occorre solo che si aggiunga il ruolo dell’uomo “eletto” e costruito da Dio affinché entrasse in vera Comunione, realizzando il “binomio uomo-Dio”. Questo “eletto” – e lo si vedrà meglio dopo – si chiama Romano, tanto che “Gesùsalemme” diventa “GeRusalemme”, perché la S di Gesù è per Romano l’iniziale di Salerno, la provincia in cui è nato, allo stesso modo con il quale Gesù, nato a Nazaret, ha Gerusalemme quale capoluogo della provincia “Romana”. La stessa Salerno, riferita a Romano, sta come il “Sale” di “R(oma)no” (anche qui senza “o” di tergiversazioni oppure “ma” di incertezze). Per di più questo “eletto” di nome Romano è allattato due anni da sua madre che di nome si chiama Mariannina (proprio come la grande Maria figlia della piccola Anna) e di cognome si chiama “Baratta” (e che così realmente “baratta” suo figlio per Gesù). È una Mariannina


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che lo “baratta” perché soffre di mastite ad entrambi i seni e per due anni lo alleva pregando ed invocando nello strazio “Madonna!” ad ogni poppata di Romano, tanto che lo stanno allattando (anche lui) due mamme, una umana (Mariannina) ed una divina (Maria di Anna, la Madre di Dio). Ebbene il “baratto” diventa pieno allorché, svezzato, lei non vuole più rapporti col marito, per non ripetere una seconda esperienza così e Dio “minaccia” di togliere Romano dal mondo. Lei si pente e supplica la Madonna di intervenire a suo favore. Quella morte sarebbe un castigo inutile, per lei che l’ha capito. Intervenga e salvi, Lei che sa bene che cosa sia per una Mamma la morte di un figlio senza colpe, quel suo piccolo figlio innocente “come Gesù”. E la Madonna interviene miracolosamente, proprio nel giorno “fatale”, ed accetta da Mariannina Baratta il “baratto” sostanzialmente proposto da lei. Appare in sogno ad una giovane allieva di Mariannina e le dice di far sapere la mattina dopo alla sua maestra, andando a casa sua, “Di avere provato tanta pena per il figlio della sua maestra, ma che non temesse più, giacché ci avrebbe pensato lei!”. La bimba lo disse e un’ora dopo Romano superò la crisi mortale che gli era venuta quella stessa mattina, sbalordendo assolutamente il medico, il Dottor Sabatella, di Felitto. E se vi sembra “fantomatico” tutto ciò, osservate che cosa succede, mettendo in fila Nazaret (luogo natale di Gesù) e “Felitto” (luogo natale di questo “eletto” e barattato da sua madre, messo nei panni di Gesù). NAZARETFELITTO NA (zar et fel it) TO NATO come “zar e fel(d, capo tedesco, ma) it(aliano)”. Cosa c’entra il “feldmaresciallo”? C’entrano Hitler e Mussolini. Il capo italiano, secondo quella idea di potere nazi-fascista, era Benito Mussolini, chiamato da molti allora come “L’uomo della Provvidenza”. Ebbene Mussolini aveva il figlio primogenito cui aveva imposto per nome “Romano”, tanto che il Romano (“come Gesù”, Figlio dell’Uomo) era, a modo suo, “come il Figlio dell’Uomo della Provvidenza… La parte tra parentesi in NA (zar et fel it) TO non significa null’altro che il potere duplice attribuito ad un NATO di tipo “complesso”, proprio secondo il “dualismo reale” Dio-uomo. Ebbene questo “complesso”, fatto da un Dio e da un uomo, Dio l’ha voluto “impresso” perfino nei nomi, ma secondo la lingua “italiana” di “chi” avrebbe “decodificato” il disegno di Dio, grazie alla Comunione col Cristo e il suo essere stato messo a tal punto “nei panni di Gesù” da poterlo capire. Ci sarà un intero capitolo, di questo libro, in cui saranno evidenziati tutti i segni “irrazionali” del disegno, ma che diventano vero disegno e suo vero oracolo quando si è in un contesto in cui nulla è assolutamente lasciato al caso. Questo Romano avrà il suo Getsemani, e sarà l’Orto tra gli ulivi, in Comune di Ortonovo, acquistato dal Saccomani. Nell’Orto degli ulivi di Gesù “Get


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se mani” “Se get”… “si getta con le mani” Gesù come un sacco di spazzatura, ed è il “sacco” che è espresso dal “Sacco mani” riferito a Romano. Sono tanti e tali i segni lasciati nella storia a fare riconoscere con certezza come Romano Amodeo sia stato l’uomo “eletto” da Dio affinché l’immagine del Cristo aderisse alla sua, che il 29 gennaio del 2002 Romano rischiò di essere portato via dalla Morte (fu investito da un grosso pullman). Ebbene ne uscì indenne e “fu portato via” il corpo ligneo di Gesù nella Chiesa posta di fronte, che fu schiodato dalla Croce, ad evidenziare che si trattava proprio del corpo. E, a dare evidenza di un sacrilegio tale da arrestare in modo figurato il tempo, quasi nella stessa ora (alle 10, un’ora prima che Romano fosse investito) l’orologio del campanile di quella chiesa si fermò. Restò fermo stranamente 9 mesi, con tutti che si palleggiavano a chi dovesse toccare di rimetterlo in moto, finché si rimise in moto da sé allorché Romano iniziò un periodo di 45 giorni in cui riprese a vivere solo del “corpo di Cristo”. Al nono giorno ed alla sedicesima comunione che faceva l’orologio da se solo si rimise in moto. Proprio a voler dare evidenza assoluta, da parte del Creatore di questa storia vera, che era “essenziale” per lui che Romano vivesse solo del corpo di Cristo ed in assoluta comunione con lui. Essenziale a qual fine? A fare finalmente quello che mancò al Cristo: portare in cielo tutti e non solo le “pecorelle” che Dio aveva dato a Gesù. Solo quando il dualismo Dio-uomo diventa perfetto, i tempi sono veramente completi, i tempi della Comunione tra Dio e l’uomo. Una Comunione che si realizza tutta attraverso lo Spirito, ma nelle forme del corpo, che rappresenta l’esemplificazione del disegno attraverso la sua concreta rappresentazione. Un’opera virtuale come i Promessi sposi acquista “corpo reale” quando gli attori reali la interpretano, dando “corpo” all’immaginazione. Così stanno le cose in assoluto. Questo farà conoscere Romano, in assoluta Comunione con Gesù che glielo riferisce.

Pertanto questo è un libro in se stesso profetico, perché rivela cose molto al di sopra di quanto oggi l’uomo riconosca vero, forte della sua scienza. Avete già osservato come qui si sostenga che l’onda luminosa, che tutti gli scienziati credono in movimento, sia in verità del tutto ferma e come su di essa sia solo la “luce soggettiva”, a scorrere, alternando la sua indagine ed avendone, per esatta reazione, l’impressione oggettiva dell’ondeggiare di un’onda che si muove verso il soggetto... Questa “osservazione”, che sembra venire dalla pura “presunzione” di uno scrittore che non è affatto un riconosciuto “scienziato”, è invece una pura


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“rivelazione” del Dio che ha “disegnato lo scrittore intento a comporre questo libro e ad immettervi i suoi personali giudizi”. A voi non sembra possibile, giacché siete sempre “come intrappolati” dall’idea che sia “ciascuno a fare le cose”… che sia lo scrittore “a scrivere il libro”. A poco è servito – finora – lo spiegarvi come e perché “il divenire non esista” e come esista invece il “disegno di un divenire attribuito liberamente a dei personaggi dal loro creatore”! Se voi foste messi nei panni del Renzo dei Promessi Sposi, credereste di avere la “libertà fattiva” attribuita a Renzo dal Manzoni! Non siete capaci di uscire dai “condizionamenti relativi”, al punto da credere che “tutto dipenda dal Creatore” e non da voi. E ciò accadrebbe non perché siate “stupidi”, ma giacché siete “imprigionati” e veramente “incapaci” di intendere la verità “sublime”, posta a causa dell’ambito “relativo al Creatore”, in cui è imprigionata la creazione di cui siete parte. Gesù lo spiegò nel brano letto affermando che: « noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo di ciò che abbiamo veduto, e voi non ricevete la nostra testimonianza… 13 Nessuno è salito al cielo, fuorché il Figlio dell’uomo, che dal cielo discese.», laddove il “cielo” di cui parla Gesù è la Verità, discesa a lui attraverso la comunicazione diretta, data a lui Figlio, dal Padre. A nessuno è consentito di conoscere, per averlo veduto di persona, quanto non è possibile vedere direttamente, ossia quanto vi è di “sublime” (di assoluto) nella nostra realtà relativa. È stato possibile solo a Gesù, perché l’ha visto “di persona”, per la comunicazione diretta e personale data a Lui da Dio Padre. Potete capirlo, però, per esempi, attraverso analogie. Oggi potete farlo facilmente, osservando la “libertà fattiva” di un “Paperino”. Chi lo vede al cinema assiste alla sua apparente libera volontà. All’interno del cartone il personaggio di Paperino è libero di intendere e di volere, ma “in assoluto” non lo è: dipende assolutamente da chi disegna le sequenze del cartone animato. Non è certo Paperino che disegna di essere andato a trovare Paperina, anche se questo appare nell’animazione data alla sequenza dei disegni! Bene, convincetevi allora che è così anche per tutti noi, con riferimento al nostro Creatore che chiamiamo Dio Padre. Allora capirete come questo libro, scritto apparentemente dal suo scrittore, abbia per autore ultimo la Divina Provvidenza del Padre assoluto, che intende che vi occupiate di questi argomenti.


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Capitolo 2

L’atteso “ritorno del Cristo” Che cosa si aspetta l’uomo a riguardo del “ritorno del Cristo” annunziato nei Vangeli? Anche qui, per evitare di discutere senza la conoscenza delle fonti dirette, rifacciamoci ai Vangeli. Del discorso “escatologico”, della fine del mondo e del ritorno del Cristo, ne scrivono espressamente sul Vangelo Matteo, Luca e Marco. Riportiamo quello di Matteo, capitolo 24. « Mentre Gesù se ne andava, all’uscita del tempio, i suoi discepoli gli si avvicinarono per fargli notare le costruzioni del tempio. Ma Gesù rispose loro: « Voi vedete, è vero, tutto questo? In verità vi dico: non resterà qui pietra su pietra che non sia rovesciata ». Quando si fu seduto sul monte degli Ulivi, i discepoli lo avvicinarono in disparte e gli domandarono: « Dicci: quando avverrà questo e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo? E Gesù rispose loro: « Badate che nessuno vi inganni; molti, infatti, verranno in nome mio dicendo: “Io sono il Messia” e inganneranno molta gente. Ma quando sentirete di guerre e di rumori di guerre, non vi allarmate; bisogna che ciò avvenga, ma non è ancora la fine. Insorgerà, infatti, popolo contro popolo e regno contro regno. In ogni luogo saranno carestie, pestilenze e terremoti; ma tutto questo è soltanto il principio dei dolori… (omissis)… Subito dopo la tribolazione di quei giorni, il Sole si oscurerà, la Luna non darà più il suo chiarore, le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno squassate. Allora apparirà in cielo il segno del Figlio dell’uomo, e tutte le genti della terra si lamenteranno, e vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria. E manderà i suoi angeli al suono della gran tromba, ed essi raccoglieranno i suoi eletti dai quattro punti dell’orizzonte, da un estremo all’altro dei cieli. … (omissis) … Così anche voi: quando voi vedrete tutte queste cose sappiate che il Figlio dell’uomo è vicino, alle porte. In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quando poi a quel giorno e a quell’ora, nessuno ne sa nulla, neppure gli angeli dei cieli, né il Figlio: lo sa soltanto il Padre. Ma come i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo… » L’apostolo Giovanni scrisse l’Apocalisse, un racconto molto allegorico. Nel suo Vangelo rivelò solo che sarebbe ritornato il Consolatore, mandato da Gesù. Ecco il testo scritto da Giovanni, ai capitoli 15 e 16.


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Cap. 15 « Se io non fossi venuto e non avessi parlato ad essi, non avrebbero colpa, ma adesso non hanno scusa per il loro peccato. Chi odia me odia anche il Padre mio. Se non avessi fatto tra loro opere che nessun altro ha fatto, non avrebbero colpa; ma adesso hanno visto, e hanno odiato me e il Padre mio. Ma doveva adempiersi la parola scritta nella loro Legge: Mi hanno odiato senza ragione! Quando verrà il Consolatore, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che dal Padre procede, egli mi darà testimonianza. Voi stessi mi sarete testimoni, perché siete fin dal principio con me. » Cap. 16. « Vi ho detto queste cose perché non vi scandalizziate. … (omissis) … Quando, però, verrà lui, lo Spirito di verità, vi introdurrà a tutta intera la verità; egli, infatti, non parlerà per conto suo, ma dirà quanto ascolta, e vi annunzierà le cose da venire. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio per comunicarvelo. Tutto ciò che ha il Padre è mio; ecco perché vi ho detto che prenderà del mio per comunicarvelo. … (omissis) … Anche voi siete adesso tristi, ma io vi rivedrò e il vostro cuore gioirà, e la vostra gioia nessuno ve la potrà rapire. … (omissis) … Queste cose io vi ho detto affinché in me abbiate pace. Nel mondo avete tribolazione, ma coraggio!, io ho vinto il mondo » Scrive ancora Matteo, al cap. 25 Quando verrà il Figlio dell’uomo nella sua gloria, accompagnato da tutti gli angeli, sederà sul trono di gloria. Davanti a lui si raduneranno tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sua sinistra. Allora il re dirà a coloro che sono alla sua destra: “Venite, o benedetti del Padre mio, prendete possesso del regno preparato per voi fino dalla fondazione del mondo. Perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e mi avete dato da bere; sono stato forestiero e mi avete accolto; nudo e mi avete ricoperto; sono stato malato e mi avete visitato; sono stato in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? e quando ti abbiamo veduto forestiero e ti abbiamo accolto o nudo e ti abbiamo ricoperto? e quando ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a trovarti? E il Re risponderà: “In verità vi dico: ogni volta che l’avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, lo avete fatto a me”. Allora dirà anche a quelli di sinistra: “Andatevene lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno preparato al diavolo e agli angeli suoi. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; sono stato forestiero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete ricoperto, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Allora anch’essi risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo veduto aver fame o sete, o forestiero


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nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo assistito?”. Allora risponderà loro: “In verità vi dico: ogni volta che non lo avete fatto ad uno di questi, i più piccoli, neppure a me lo avete fatto”. E se ne andranno costoro al supplizio eterno e i giusti alla vita eterna ». Matteo, Luca e Marco cercarono di riferire quanto ricordarono detto da Gesù in relazione al completamento dei tempi, mentre Giovanni descrisse solo come sarebbe riapparso lo Spirito santo, chiamato da lui il “Consolatore”. Per Matteo, la “fine del mondo” è descritta così: il Sole si oscurerà, la Luna non darà più il suo chiarore, le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno squassate. Sembra una catastrofe astronomica, nel racconto di Matteo, Marco e Luca… Secondo Giovanni, risulta altresì che Gesù disse agli apostoli di non temere, giacché Egli aveva “vinto il mondo”. Ma in che modo l’aveva vinto, se non togliendogli quel valore a se stente di una cosa in se stessa? In verità Gesù tentò di spiegare agli apostoli come un giorno Dio avrebbe affermato la sua potenza e come tutto l’universo, creduto esistente in virtù di un suo puro “materialismo”, sarebbe “crollato” nei confronti di questo giudizio. Dio avrebbe fatto conoscere a tutti il suo primato e come ogni cosa creata da lui consistesse solo nella sua pura immaginazione, resa apparentemente reale solo mediante l’intervento di Spiriti liberi, di “anime” chiamate a mettere realmente in scena, ad “animare” tutta la sua Divina Commedia (per dirla alla Dante Alighieri). Questa è la Verità del Regno di Dio: una sua “assoluta invenzione”, fatta esistere in modo relativo grazie all’intervento di “mediazione” delle “anime”, che avrebbero animato quel “disegno”, quel puro “cartone animato” di Dio. Quando il Signore avrebbe mandato all’uomo lo Spirito santo di Verità, l’uomo avrebbe “distrutto” l’idea di un “universo esistente in se stesso” e tutte le sue stelle sarebbero “crollate” nella loro “presunta luce”, giacché avrebbero avuto solo quella “concettuale”, attribuita dalla mente umana, grazie all’interpretazione personale di puri segnali elettrici, attribuendo “qualità inesistenti di per se stesse” ai puri “ritmi quantitativi”, costituiti da Dio come un ordinamento, di tipo numerico, affidato a codici segnaletici. Matteo scrive che, a quel punto, quando l’oggettività perderà tutta la sua ritenuta “qualità” ed ogni “sembianza” parrà vanificata… Allora apparirà in cielo il segno del Figlio dell’uomo, e tutte le genti della terra si lamenteranno, e vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria. E manderà i suoi angeli al suono della gran tromba, ed essi raccoglieranno i suoi eletti dai quattro punti dell’orizzonte, da un estremo all’altro dei cieli. Ecco, il Figlio dell’uomo che “apparirà in cielo”, laddove il “regno dei cieli” è la pura e semplice Verità assoluta, sta ad indicare che Egli annuncerà la


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Verità, quella che Giovanni descrisse che sarebbe stata comunicata dal Consolatore. Giovanni comprese in maniera chiara che il “ritorno del Cristo” sarebbe coinciso con l’arrivo del Consolatore, che avrebbe abbattuto ogni altra potestà all’infuori di quella di Dio, abbattendo l’idea di un Mondo esistente per sua pura virtù e potenza. Il Figlio dell’uomo che verrà sulle nubi del cielo, con grande potenza e gloria riguarda probabilmente i mezzi posseduti un giorno dall’uomo: di far apparire ovunque, nel mondo, e proveniente dai cieli, i messaggi della radio e della televisione, che avrebbero trasmesso e portato con grande gloria i nuovi Valori di Verità annunciati dal Cristo. In che modo Gesù avrebbe potuto far sapere come un giorno ci sarebbe stata la possibilità di parlare “Urbi et orbi”, ossia “ovunque”, grazie allo sviluppo della tecnologia? Gesù che manda i suoi angeli, indica l’annuncio (angelo è chi “porta le novità”) che è fatto, ai 4 angoli del cielo, di quella sua “parola” che non passerà, mentre “passeranno i cieli e la terra”, e che radunerà tutte le genti, raccogliendone tutte le valenze positive. Nel suo schematismo, del tutto irreale, il raccolto fu inteso divisibile nettamente tra buoni e cattivi. Nella realtà ogni vivente è sempre costruito sia sul bene sia sul male. Il bene è come il buon grano seminato da Dio e il male come la zizzania seminata nottetempo dal maligno. Gesù sconsigliò l’impazienza di mettersi a togliere di mezzo violentemente il “mal fatto” e spinse a credere nel buon grano: non sarebbe mai divenuto zizzania, ma solo quella, alla fine, sarebbe stata accuratamente separata dal grano e condannata ad essere incenerita. L’uomo è tutto il campo di grano e non un solo chicco, che è di grano o di zizzania. In verità in tutta la vita dell’uomo conteranno, alla fine, tutti i gesti che saranno stati da lui volti a realizzare il bene, mentre i momenti cattivi saranno distrutti. Gesù, che metterà alla sua destra gli uni e alla sua sinistra gli altri, sarà la centralità dell’uomo stesso, perché tutte le anime dei viventi (specie i più bisognosi) hanno avuto il dono di essere quali il Figlio dell’uomo e sarà rispetto alla centralità della figura del Cristo che tutti “saranno una cosa sola”… come “Gesù e Dio sono una cosa sola”. Ecco, a proposito dei tempi in cui “i cieli passeranno” (in relazione a “quel giorno e a quell’ora, in cui nessuno ne sa nulla, neppure gli angeli dei cieli, né il Figlio: lo sa soltanto il Padre”), bisogna cercare di capire come Gesù – e qui soltanto – si riferisse all’apparente e reale “fine del mondo”, nell’ottica di un “poter fare” possibile solo al Creatore… e neppure a suo Figlio. Una cosa è però l’intendere “il vero” (e secondo questo intendimento “il mondo è stato già vinto”), un’altra cosa è intendere “le apparenze” (che dipendono solo da chi le ha imposte). Secondo questo intendimento, del mondo delle apparenze, bisognerebbe entrare solo nella testa dell’Assoluto Padrone della storia


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apparente (che la costruisce a sua sola volontà) per conoscere quando veramente avesse programmato il manifestarsi della fine dell’universo… ma ci sono molte perplessità che l’abbia fatto, in presenza di una vita che è eterna a causa dell’inesistenza del tempo in se stesso. Gesù, quando avverte di ben vigilare, si riferisce alla “verità” e non alle apparenze. Egli avverte ben bene tutti di non essere tratti in inganno da una “maligna” interpretazione della realtà, in quanto “lo sposo che arriva di testa sua” sta ad indicare la fine della confusione di ciascuno e l’avvento della verità. Quando egli dice “Vegliate, dunque, perché non sapete in qual giorno verrà il vostro Signore” si riferisce all’apparente fine della vita personale di ciascuno, e non alla fine di coloro che assisteranno alla fine del mondo… un vero non-senso laddove il tempo di per se stesso non esiste. La fine del mondo, indicata da Gesù, riguardò soprattutto il ribaltamento dei valori. Quando, accennando alle pietre del tempio di Gerusalemme, rivelò come esse sarebbero state ribaltate tutte, si riferì con chiarezza all’inversione, alla conversione, al ribaltamento che ogni uomo avrebbe subito appena dopo l’ultimo momento della sua vita, essendo egli il tempio di Dio. Dopo un’intera esistenza in cui Dio l’aveva invitato a “convertire” il suo cuore, sostituendo al potere della forza quell’amore che è una rinuncia ad esercitare la violenza e una precedenza da dare a tutti i bisognosi, Dio sarebbe intervenuto d’autorità, ed avrebbe generato un progressivo distacco, dell’anima, dalla storia chiamata ad interpretare, facendo ridiventare ciascuno “come bambino”, facendolo rientrare in tutti gli antenati in cui era esistito in potenza, fino al principio stesso di quel “Fiat lux!” che “accese” la sua vita mentale, dando origine alla singola anima dell’uomo. Quando Gesù affermò “in verità e in verità” (e lo fece un numero impressionante di volte) come Egli sarebbe stato presente negli affamati, negli assetati, nei forestieri, nei nudi, nei malati, nei carcerati, nessuno lo prese né lo prende ancora mai sul serio, eppure lo disse “in verità, in verità”! Si fece e si fa fatica a credergli, perché ciascuno si domanda come sia possibile, questa sconvolgente verità annunciata da Lui! Gesù è Gesù e ciascuno è solo se stesso! L’uomo, che sta facendo per ora solo esperienza singola, ignora che, appena rientrato nel grembo materno per risalire essenzialmente alle sue origini, comincerà a sperimentare concretamente la possibilità di una “presenza simultanea”, sua, in più persone contemporaneamente. A quel modo Gesù, veramente Gesù, è presente in ciascuno di noi e, a mano a mano che il soggetto non ha più sue personali difese, quella presenza Sua diventa sempre più come un Gesù abbandonato a se stesso e alla mercé del comportamento altrui.


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L’atteso ritorno del Cristo, dunque, è da intendere più nel senso descritto dall’apostolo Giovanni che in quello inteso dagli altri tre evangelisti, anche se si può capire, da come hanno compreso i tre, che cosa veramente intendesse affermare Gesù: non certo la fine del mondo, ma quella del credere umano nella sua “autonoma potenza” (anziché nelle “qualità attribuite dalla nostra mente”) in quanto ogni cosa sarebbe stata realmente ricondotta in Dio Padre, principio e fine di tutto. In quanto alla “gloriosa” ricomparsa del Cristo, chissà perché l’uomo non comprende mai come la gloria di Dio consista sempre e solo nel sacrificio della sua “grandezza” a favore della “miseria” di tutti i piccoli e indifesi. Il vero “superbo” è chi non trattiene nulla per sé e tenta di donare tutto agli altri… ma si tratta di “grandiosità”, di “generosità”, di un atteggiamento “superlativo” e non di quello normalmente attribuito al “superbo”, il quale, invece che “maestoso”, è giudicato “avaro di sé”. La “maestà” di Dio è così grande che non può essere mai scalfita, neppure quando essa si abbassa a servire le sue creature, lavando ad esse i piedi. La “Maestà di Dio”, attesa da tanta, troppa parte della sua stessa Chiesa, è giudicata al pari di quella dello stesso Clero che lava quei piedi… una volta tanto, così per dimostrarsi alla mano; perché di solito, normalmente, questa “Maestà” è ritenuta pienamente “maestosa” soprattutto quando si fa servire. A nulla sembra esser servito un Gesù nato in una stalla e morto inchiodato ad una Croce…! L’uomo seguita a credere che questa “gloria” esiste allorché è “sfoggiata” solo una volta ogni tanto – così per far vedere che si è disponibili – ma non sempre! Quando fosse vero che “sempre” Dio fosse servile, a detta di tanta, troppa gente ritenuta autorevole, nella fede cristiana, Dio perderebbe in “Maestosità”! Invece Dio è sempre “grandioso” proprio nel Suo servire “sempre”, badando al cosiddetto “sodo” e non alle forme prive di sostanza. Il rispetto formale sta bene agli uomini privi di sostanza, ma non a Dio che deve comunicare questa Sua concretezza alle Sue creature che non ne hanno assolutamente di loro propria! Pertanto se Gesù, la prima volta nacque in una stalla… per ristabilire la Verità è falsamente creduto che dovrebbe ricomparire nel modo opposto, quello stimato “grandioso” da un uomo che non ha ancora capito che la vera grandezza sta nella modestia… La modestia di chi è forte e non usa questa sua arma ma lo strumento della bontà, che è proprio la rinuncia alla forza, perché ciascuno sia invitato a costruire la sua, anche in contraddittorio con la volontà di Dio. Per questo il Signore dona all’uomo la capacità di dirgli di no e il sacrosanto diritto a farlo. Il “libero arbitrio” non è un test che “bocci o promuova” tutto l’uomo, ma un “mezzo autentico”, donato a ciascuno, affinché egli costruisca


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liberamente il suo mondo ideale. Oh, non certo senza indicazioni che venissero dall’alto, a rivelare l’idea del Bene appartenente a Dio Creatore, ma senza che esse siano poi così “tassative” da determinare la conseguenza d’eterni castighi per averle ricevute. Castighi sì, ma non per sempre. Abbiamo letto, in Giovanni, che Gesù affermò come, grazie ai miracoli ed ai prodigi fatti da lui, gli uomini non potevano più dire di non conoscere la volontà di Dio. Per questo andavano senza dubbio puniti. Ma nessuno sarebbe stato “costretto” ad assumere scelte forzose, imposte da Dio: tutti, invece, si sarebbero condannati o premiati da se stessi. Infatti chi sceglie di preferire il male e poi ha questo male che ha voluto, ha la conseguenza diretta della sua libera scelta. Il fatto sostanziale sta nella verità che solo un pazzo sceglierebbe di ricevere il male. Tutti, infatti, scelgono il bene per se stessi. Ma c’è chi si confonde, a riguardo di qual sia il bene. Ad esempio, taluno sceglie l’uso di una droga o di un vizio qualunque, che compromette la sua salute, in quanto è confuso sul valore da dare a ciò che è immediato e ciò che è definitivo e c’è chi, pensando solo a se stesso più che al suo prossimo, fa esattamente la stessa cosa, in quanto non ha capito che ciascuno “sarà realmente il suo prossimo”, quando rientrerà nella Comunione dei santi. Ecco perché Gesù chiama “Consolatore” lo Spirito santo di Verità che verrà, quando il Figlio dell’uomo si ripresenterà: farà capire all’uomo che non è mai stato così “abbandonato a se stesso”, per come ciascuno si è creduto. Al contrario, proprio quando l’uomo era affamato, assetato, straniero, ammalato… proprio allora si reggeva quasi solo sul suo essere “un povero Cristo” apparentemente costretto alla parte brutta, alla sconfitta e a tutte le altre apparenti “sciagure”, affinché apparisse – per il momento in altri – la possibile soddisfazione e la vittoria, nella vita, contro tutte quelle sciagure. In un mondo in cui vale “chi serve” all’idea della vera “maestà”, vale il misero. Egli “è grandioso” sia in assoluto (per la sua funzione di servizio) sia nel contesto relativo, in cui sembra che valga solo chi si avvale del servizio altrui. Il ritorno di un Cristo che annunci e spieghi, soprattutto spieghi le ragioni di questa profonda Verità, sarà ammantato della gloria che gli riserveranno tutti coloro che Egli avrà veramente “consolato”. Una “gloria” piena di “alleluia!”, di canti di festa, osannanti per la ritrovata unione di chi si accorga di un regno di Dio in cui tutto sia costruito sull’ordine: “Uno per tutti e tutti per uno!” Sarà una bellissima consolazione sapere che Dio esiste per il Bene di tutti noi e che noi tutti esistiamo per il Bene di Dio. Anche Dio, infatti, “ha bisogno” del bene di tutti noi, perché noi – le anime – siamo il suo stesso “afflato”, quello Spirito che è come un vento (come un soffio) che non si sa di dove venga né dove vada… Esso è “sentito, intuito” vero in se stesso, e ciascuno di noi davvero è tentato di “sentirsi già un Dio”, ma poi si accorge che deve trovare solo il suo giusto equilibrio, tra la sua forza ed il suo amore.


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Ecco allora che, nella storia della salvezza dell’uomo, è riposta anche la possibile “gioia” del Creatore. Qualsiasi Creatore chiede a se stesso “se gli piace o no” quello che ha fatto… anche Dio. E mentre lo fa, esce dall’assoluto ed entra in essere come un Dio Trinitario, perché si condiziona alle sue singole anime e si determina in ragione quantitativa, come un criterio matematico di conteggi eseguiti tutti in potenza d’esser fatti. Dio accetta che, in questo gioco, tutto potenziale e relativo, entri in campo anche il Male relativo (il Diavolo) e che abbia un suo regno “condizionato”. Esso si poggia sulla “negazione” del positivo, e non su una cosa in se stessa. Se Dio non creasse l’idea stessa del Bene, della Virtù, della Gioia e di tutte le sensazioni positive, il Diavolo non potrebbe intaccare nulla di tutto questo. La persona che si avvale del libero arbitrio concesso a sé, per preferire valori diversi da quelli di Dio, accetta di essere sminuito, nel bene, e Chi esegue realmente questa diminuzione è il Diavolo. Il Maligno è una vera componente negativa, da prendere molto sul serio, in quanto, nella storia umana, riceve questo “autentico potere” – di potere intaccare e sminuire il bene – dallo stesso Dio. Se infatti il Creatore accetta di intervenire nel mondo, con i Profeti, gli angeli, i Santi e infine il Messia, cui attribuisce un reale potere, allo stesso modo accetta che nel mondo abbia potere il Diavolo. Altrimenti l’uomo non avrebbe nessuna autentica forza da poter contrapporre a quella dei “buoni”. Gesù si trovò a combattere contro gli invasati e si trattò di una guerra autentica, all’interno di questo “mondo relativo” così voluto da Dio: assistito da amici e messo in crisi dai nemici. Gesù non invitò mai ad amare Satana, ma a combatterlo, perché era l’Avversario del Personaggio stabilito dal Padre per Lui, Figlio di Dio ed assieme Figlio dell’uomo. Invitò tutti, però, ad amare i loro personali nemici… Come mai Gesù per primo non “amò” il suo nemico Satana? Non lo fece in quanto il messaggio di Gesù vale nel contesto relativo, nel quale Bene e Male debbono farsi una reale guerra. Gesù chiamò se stesso “figlio dell’uomo” in quanto, nel binomio uomo-Dio, espresse Dio secondo la natura umana, condividendola interamente al punto da non poter “sublimare” la sua vita per la consistenza della natura divina di cui era parte. Per questo dovette prendere assolutamente sul serio tutta la condizione relativa, dell’uomo, patendola fino all’ultimo, con la sua personale crocifissione. Se avesse prevalso, in Cristo, la sua natura divina, essa avrebbe dominato alla grande tutta la sua umana disavventura, assolutamente inconsistente, per quanto “crudele” potesse essere, di fronte alla forza morale di Dio. Abbiamo visto uomini, che non avevano avuto con Dio lo stesso legame del Cristo, in possesso di una tale forza morale da dominare ogni sofferenza… come se nulla fosse. Gli stessi “fachiri”, per citarne alcuni, riescono a controllare perfettamente il senso del dolore, quasi fino a non sentirlo neppure. In Gesù, la cui forza morale era quella di


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Dio, se avesse prevalso questa, ci sarebbe stato un assoluto dominio di ogni condizione fisica, ben al di sopra della capacità dimostrata da qualsiasi altro uomo. Socrate, ad esempio, di fronte alla morte decretata contro al sua innocenza, si informò con dignità, presso il suo carnefice, quale atteggiamento avrebbe dovuto assumere, affinché morisse rispettando ogni legge del retto comportamento e parve più grande del suo stesso dramma, nel mentre lo visse; Gesù, invece, nell’Orto degli Ulivi, fu messo davvero in crisi da quello che l’attendeva, quasi fosse meno forte di Socrate. Ciò non è detto per sminuire Gesù rispetto all’uno o all’altro, ma per indicare in che modo Dio avesse impersonato l’umanità in Gesù Cristo: abdicando a far prevalere tutta la “dimensione divina” ed essendo veramente e volutamente un uomo, con tutta la sua fragilità e la sua sofferenza di fronte al male. Altrimenti, considerando la passione e la morte di Gesù, molti avrebbero potuto ragionevolmente osservare: “Bella dimostrazione di forza! Era Dio! Era il dominatore di ogni cosa, dunque anche del suo Calvario! Avrebbe dovuto provare a subire tutto ciò… essendo solo uno di noi!” Così Gesù, con la sua natura divina, fu “concretamente figlio dell’uomo”, giacque esattamente nella dimensione subalterna conferita a ciascuna creatura. Dio dovette dimostrare la natura divina, conferita al suo Cristo, attraverso le opere miracolose. In parole semplici, Gesù fu “immanente” alla storia dell’uomo, restando agganciato a tutti i patemi sofferti dai personaggi che “confondevano” l’anima con la storia che stavano vivendo e che avevano l’impressione stessero gestendo in modo personale e fattivo. Di “sublime”, in Gesù, ci fu la chiara attribuzione che venne dall’alto, da un Dio che comunicò palesemente come fosse “Colui in cui Egli si compiaceva” e come fosse in grado di compiere azioni miracolose, dominando buona parte della storia e del Suo Spirito, ma senza riuscire mai a “sublimare” a tal punto la sofferenza da riuscire a sentirla realmente come una gioia ed un bene. Gesù è stato creato nella linea diretta Padre-Figlio e quello Spirito che gli fu dato non fu “in pieno” lo Spirito santo, ma solo quello, comune, di un uomo fragile come tutti davanti al dolore, fisico e spirituale. Ebbe la condizione di Figlio di Dio, ma fu messo in grado, come è per lo Spirito di tutti gli uomini, anche di avvertire l’apparente “abbandono di Dio”. Per questo Gesù giunse a dire: “Padre, viene meno il mio Spirito”, per questo avvertì gli apostoli che, andato Egli in cielo, avrebbe poi mandato loro lo Spirito santo Consolatore. Gesù, insomma, è stato chi fu delegato, da Dio, a prendere molto sul serio la storia della condizione umana, affinché ciascuno comprendesse a fondo qual fosse il suo ruolo e la sua dimensione di uomo mortale. La stessa Maria, sua madre,


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entra nella “storia sacra” di un Dio disceso tra gli uomini e che assunse veramente la dimensioni di un uomo, pur essendo Dio. Ecco, Dio aveva in progetto che un giorno suo Figlio ritornasse nel mondo, in una posizione diametralmente opposta, a completare la sua missione. Questo opposto, riferito a Gesù, sarebbe potuto manifestarsi non “essendo Egli più presente” in un uomo vero e proprio che fosse Gesù, ma in un suo “facsimile”, tanto che l’umanità appartenesse interamente ad un altro e che di Suo ci fosse solo la reale “Comunione”, portata dal Suo Spirito santo. Gesù, presente in carne ed ossa, pur essendo stato veramente un uomo, fu senza peccati; alla fine dei tempi sarebbe ricomparso, in Puro Spirito, in un “facsimile del tutto umano”, per la sua capacità di peccare contro Dio, per la sua incapacità di compiere miracoli, e senza che il Suo santo Spirito sovrastasse mai, nel suo “facsimile”, il “libero arbitrio” concesso ad ogni uomo. La “gloria” di questa ricomparsa sarebbe dovuta apparire solo dai doni concessi, della Sapienza e della conoscenza delle questioni “assolute”, in base alle quali Dio aveva costruito l’esistenza di ogni cosa. Il “Consolatore” avrebbe consolato gli uomini solo attraverso la conoscenza dei giusti giudizi sulle questioni “sublimi”, che riguardavano i rapporti tra gli uomini e Dio. Infatti questo aspetto era stato del tutto trascurato da Gesù, in quanto quelli non erano i tempi in cui gli uomini (per il grado di conoscenza attribuito da Dio a quell’epoca) fossero in grado di capire una spiegazione data loro. Gesù aveva provato a spiegarlo a Nicodemo ma, in un certo senso, era stato egli stesso, poi, quasi la causa della loro colpa: perché, udita la spiegazione, non avevano creduto alla sua parola. È Giovanni a dirlo, attraverso le stesse parole di Gesù: “ Se io non fossi venuto e non avessi parlato ad essi, non avrebbero colpa, ma adesso non hanno scusa per il loro peccato. ” Gesù spiegò di essere venuto a “dividere l’uomo: padre contro figlio, fratello contro sorella… essendo venuto a portare la guerra e non la pace”. Ciò in quanto egli avrebbe spinto ciascuno a mobilitarsi in termini fattivi, assumendo posizioni personali che li avrebbero costretti a diversificarsi nettamente tra loro. Ciò corrispondeva all’intento di Dio di fare assumere al meglio, in ogni uomo ed a proprio modo, il concetto di se stesso e del proprio valore specifico. Ecco, in contrapposizione a questa “guerra” portata da Gesù, il Consolatore che sarebbe tornato, avrebbe “riappacificato tutti: padri e figli, fratelli e sorelle”, richiamandoli alla “vera dimensione” di ciascuno, che non è quella “della storia umana”, ma “dell’essenza divina”. Insomma, con Gesù, Dio “scese veramente” al livello delle creature e, con il Suo ritorno “in Spirito consolatore” – in un vero “facsimile umano” – intese di elevare gli uomini al rango “divino”, aprendo le creature alla conoscenza della


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relazione assoluta intercorrente tra l’essere a livello relativo e quello alla dimensione piena ed assoluta del Creatore. Il ritorno “reale” del Cristo sarebbe stato pur sempre nella realtà concreta di un uomo, ma senza che questi perdesse nulla della sua “umanità”, pur accogliendo in sé tutti i “Valori di Dio e del suo Spirito di Verità”. Il ritorno di Gesù (“essenzialmente Dio in quanto esente dal peccato” e “in comunione con l’uomo in quanto ai patimenti del dolore”) sarebbe apparso in un “facsimile” che fosse “essenzialmente uomo in quanto vittima del peccato”, ma “in comunione con Dio in quanto allo Spirito Santo”. I peccati sarebbero stati, per questo “facsimile”, il mezzo, tutto suo, affinché non “si confondesse mai” – essendone solo pura “forma” – di “essere” in sostanza Dio, o la “reincarnazione” di Gesù, pur ospitandone in sé tutti i Valori. Egli avrebbe conosciuto la Verità assoluta, ma stavolta a partire dal punto di vista dell’uomo, allo stesso modo con il quale, attraverso la persona di Gesù, l’ “essenza” di Dio aveva conosciuto la creatura fatta da lui, calatosi perfettamente nei tormenti della sua condizione subalterna, ma a partire dal punto di vista di Dio. Detto ancora più semplicemente: con Gesù, Dio avrebbe provato a mettersi nella miserevole parte dell’uomo (entrando nella sua natura subalterna) e, con il suo “facsimile”, avrebbe provato a far mettere la miseria umana nella parte di Dio (fornendole i Valori della sua condizione sublime). Con entrambe queste condizioni, il Creatore avrebbe finalmente stabilito un incontro esauriente e completo con tutte le sue creature. In questo modo il Creatore e le Creature si sarebbero perfettamente incontrati, nella “storia della salvezza”, essendosi per primo “incarnato” Dio, nella Creatura Gesù, ed essendosi poi “elevato” l’uomo fino a Dio, nella pura “scoperta” del reale legame tra l’anima relativa e l’assoluto animatore di ogni cosa e di ogni anima, al punto che la creatura avrebbe “acquisito l’idea del come e del perché sarebbe stato amato, voluto e salvato dal suo Creatore”. Il Consolatore avrebbe dato all’uomo tutte le risposte al “senso logico” dell’esistenza, spiegandogli “chi fosse, da dove venisse e dove andasse”, cose già spiegate da Gesù in termini di “valori spirituali”, ma che ora sarebbero state spiegate con le argomentazioni, Assolutamente Vere, fornite dallo Spirito Santo di Verità. La Scienza umana, all’interno di questa “assoluta verità”, occupa un settore ancora piccolissimo, che ha scoperto come molte cose, relative tra loro, lo risultino “essere”, ma che non ha ancora saputo “dimostrare” il “sublime”, se non in termini di Leggi assolutamente valide, ma con il grave handicap di attribuire poi ad esse un valore “materialistico” a se stante, di cui lo Stesso Dio sarebbe stato l’ “oggetto compreso” e non il “soggetto trascendente”. Insomma, per assoluta simmetria, il “ritorno di Gesù” avrebbe dovuto aggiungere tutto quanto fosse mancato al suo primo manifestarsi tra gli uomini.


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Che cosa mancò? Mancarono spiegazioni riconosciute “vere” in forza della stessa conoscenza umana e non di una “pura Fede” da avere in Gesù, per tutti i miracoli che aveva fatto, fino alla sua stessa resurrezione dalla morte. San Paolo disse chiaramente che “se Gesù non fosse veramente risorto, tutta la fede degli uomini in lui sarebbe stata vana!”. Con Gesù Dio cercò di stimolare la Fede in lui, “incarnandosi veramente nell’uomo” ed “essendo concretamente un uomo”, fino a morire per amore della salvezza dell’uomo… ma dimostrandosi indubbiamente Dio: grazie al reale dominio dimostrato sulla sua stessa morte. Per colmare questa lacuna – di una Fede “senza Ragione” – la ricomparsa del Cristo avrebbe dovuto portare alle “Ragioni della Fede”, rivelate dal suo Santo Spirito. Con l’intervento dello Spirito santo di Verità, infuso in un “facsimile di Gesù” (senza mai fare, sol per questo, di tale “facsimile” un Cristo di Dio), il Signore avrebbe elevato quel vero uomo alla “Spiritualità del Cristo” e, grazie a questo Spirito santo, avrebbe condotto tutti gli uomini al “rango di Dio”, mostrando loro e spiegandogli scientificamente in che concreto modo essi sarebbero entrati nel regno dei cieli e che cosa di reale questo regno sarebbe stato. Essendo questa la parte della conoscenza mancante dopo l’avvento di Gesù Cristo, queste appena descritte sarebbero state le cose che sarebbero apparse accadute, al “disegnato ritorno del Cristo” (nella figura del “Consolatore”, a completare la “salvezza dell’uomo”). Ciò in quanto, alla fine dei tempi del “castigo”, l’uomo avrebbe avuto in premio, dal Dio che gli aveva creato tutta la storia, il senso stesso, vero, di essa: a tutti i personaggi inventati da Dio sarebbe stata data, gradualmente, sempre più conoscenza, nel disegno di un costante progresso voluto da Dio per lui. Poiché tutta la costruzione ideata da Dio si poggiava sull’apparente coinvolgimento dello spirito fattivo, donato dal Creatore ad ogni creatura da Lui disegnata, giunto l’uomo ad un punto, dello sviluppo, nel quale il personaggio era stato messo in grado di capire e di accorgersi dell’esistenza del disegno e del Disegnatore, l’uomo avrebbe dovuto comprenderlo ed accettarlo. Se non l’avesse fatto, la creatura avrebbe creduto di essere come il Creatore, per la sua intesa “personale capacità umana” e per il libero sviluppo di tutta l’abilità “attribuita agli altri uomini”, soprattutto a quelli che “avevano scoperto” – grazie ad un loro “preteso genio” più che ad un puro e semplice dono di Dio a quei “suoi personaggi”, interamente inventati da Lui – le leggi scientifiche, imposte solo da Dio, all’esistenza.


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Il genere umano avrebbe “preteso” di poter violentare a sua discrezione le leggi della natura, clonando, inseminando la vita in vitro, congelandola, decretandone la morte “per convenienza”, con l’eutanasia e con il libero aborto. Avrebbe pensato di aver “deciso liberamente, democraticamente” tutto ciò ed avrebbe creduto che ciò fosse sufficiente a far divenire “lecita” una pratica contro la natura, la quale vuole che una vita nasca da due che si amano (un uomo e una donna, e non due “gay”). L’uomo avrebbe creduto “lecito” il “vizio di natura” di sessi in disordine, e avrebbe creduto in perfetta buona fede che “fosse giusto” che un “malessere” fosse affermato come un “benessere”, con la motivazione che “ciascuno è assolutamente libero, di fronte alla sua personale coscienza!”. Allora si sarebbe creduto corretta la sola conta delle coscienze e che, accertata ove fosse la maggioranza, essa avrebbe potuto e dovuto “dettar legge”, facendo divenire legittima la soppressione della stessa vita nei più deboli ed indifesi, non protetti più nemmeno dai loro genitori né da tutta la loro comunità, troppo convinta del primato egoistico del loro singolo benessere. A questo punto Dio avrebbe dovuto assumere l’atteggiamento già assunto nella Storia Sacra della salvezza, quando operò il Diluvio Universale o quando distrusse Sodoma e Gomorra: avrebbe dovuto “annientare il genere umano”, non avendo fatto di esso “una cosa buona”. Sì, perché sarebbe stato il solo Dio ad avere veramente e realmente fatto tutto ciò… ad avere portato il racconto, della storia inventata interamente per l’uomo, a quelle estreme conseguenze! Oh, Dio non vuole questo, come l’esito della sua creazione! Ed allora, alla fine dei tempi dell’ignoranza di come stanno in assoluto le cose, Dio desidera che si conosca il vero, e manda tutto quanto manca dopo di avere mandato Gesù Cristo uomo e Dio. Invia direttamente il Suo Spirito, quello della Sua Assoluta Verità, scendendo nuovamente al livello umano attraverso un metodo naturale e, per farlo, deve scegliere una famiglia “facsimile” di quella “vera” che esistette solo ai tempi di Cristo.


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La famiglia Amodeo a Salerno, lungo la strada per Vietri sul Mare


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Capitolo 3

L’attesa del “Vicario di Cristo” Nella storia della salvezza, giunto a “disegnare” gli eventi del 20° secolo, Dio creò i presupposti per il ritorno concreto di Cristo, attraverso un suo personaggio, vivente in quell’epoca, addirittura il “Vicario di Cristo”, il Santo Padre, che avrebbe promulgato una Lettera Enciclica intitolata “Fides et Ratio” (Fede e Ragione). Per tutti gli uomini – immanenti alla Divina Commedia composta tutta per filo e per segno dal Potere Assoluto che presiede alla cose dell’universo, ossia da Dio – questa “scelta” fu di Papa Giovanni Paolo II, che diffuse l’Enciclica a Roma, presso San Pietro, il 14 settembre, festa della Esaltazione della santa Croce, dell’anno 1998, ventesimo del suo pontificato. Per chi si rende conto che tutta l’esistenza giace sotto il dominio assoluto di questa Forza che permette che tutto proceda come si vede, anche il Papa è solo un “personaggio” interamente in balia di quel Supremo Potere e tutti i suoi gesti sono “assolutamente condizionati” dalla Legge Assoluta, che esiste interamente nella sua “Verità”. Lo “svolgimento vero” degli eventi è conosciuto dall’uomo solo dopo che esso si è “attuato”, e sembra libero di essere modificato… ma non lo è: nessuno è in grado di cambiare oggi quello che veramente io vedrò accaduto solo domani. Infatti se “è vero” che io “il 9.6.2004 morirò”, da oggi in poi posso sforzarmi finché voglio, ma, poiché “è vero”, io “morirò solo il 9.6.2004”… e non sono libero nemmeno di suicidarmi, altrimenti non sarebbe vera la morte che avviene solo in quella data precisa. Se, tornati nel passato, dicessimo a Giulio Cesare di non andare in Senato nelle Idi di Marzo, perché vi troverebbe la morte, egli non ci crederebbe, in virtù della sua pretesa libertà di disporre a suo piacimento della sua vita. Noi abbiamo visto in che modo essa, lasciata in apparenza al suo libero piacimento e a quello di tutti i congiurati, si è liberamente sviluppata “in verità”. Ebbene è una verità immodificabile, che appare “compiuta” (a noi) o incompiuta (a Cesare) solo in base al punto di vista, espresso nel tempo, del cosiddetto “osservatore”. Pertanto la storia della salvezza dell’uomo, alla “fine dei tempi”, passò attraverso il “disegno” di una apparente “libera decisione” presa solo dal Vicario di Cristo, a 2 soli anni dalla fine del 2.000 dopo Cristo, ma già compresa nella Verità di quella storia, che non dipende dal tempo, come è per ogni verità. Ad esempio, A = A è una “verità” e, per esistere, non necessita del tempo, ma solo di un soggetto


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che, osservata la prima A, poi verifichi (mettendoci il tempo della sua esistenza per attuare la verifica) che essa è “uguale” alla seconda A. Passato, presente e futuro ci sono già tutti e coesistono. Il futuro, esistendo già e non essendo questo “oggi” che è modificato, non può in alcun modo essere “fatto” da noi secondo il nostro desiderio o la nostra volontà fattiva. Pertanto Papa Giovanni Paolo II “intese di avere scelto liberamente di promulgare la Lettera Enciclica Fides et Ratio”, ma la verità assoluta non è questa, ma è che Dio (ossia il Potere Assoluto che regola tutti gli eventi) ha voluto che “questa fosse la storia degli eventi, apparentemente liberi, che sarebbero accaduti a 2 anni dal 2.000”. Cerchiamo di conoscere che cosa “Dio volle che apparisse promulgato dal Vicario di Cristo con questa importantissima Lettera Enciclica”. La Provvidenza di Dio volle che apparisse che lo stesso Vicario di Cristo stimolasse il ritorno, tra noi, dello Spirito Santo di Verità, di quel “Consolatore” preannunciato da Gesù, di cui ci parla il Vangelo di Giovanni e che sarebbe ritornato, a detta sua, dopo la morte di Gesù. Gesù, si sa, è il Padre “che si è compiaciuto nel suo Figlio diletto” e il “Consolatore”, disse Gesù, sarebbe stato “un altro”, mandato veramente dopo la sua morte. Egli doveva morire proprio per mandare questo Spirito santo, comunicandolo così concretamente all’uomo, ma nei due modi che sarebbero stati possibili: quello immediato, legato alla sua persona “risorta” e quello che avrebbe dovuto attendere la proclamazione di un “Sacramento”: la Comunione vera e propria con il Cristo. Il Padre avrebbe mandato suo Figlio due volte: la prima come una “sapienza” tale che invase gli apostoli del suo tempo, trasformandoli da paurosi e tremebondi, in veri eroi, in grado di affrontare spavaldamente quella morte davanti alla quale prima erano fuggiti, quando l’avevano vista data a Gesù. Gesù risorse in “Spirito e corpo” e si mostrò agli apostoli, che divennero veri “leoni”, nella forza della loro Fede, in virtù del dominio che videro fare, da parte di Gesù, della morte. La seconda volta Gesù sarebbe ritornato per Comunione Sacramentale con l’uomo, sotto la forma di una “Conoscenza”, poggiata tutta sulla relativa esperienza umana, ma appartenente, in assoluto, allo Spirito Santo di Verità, e concretamente trasmessa a chi, per l’esperienza umana fattagli fare da Dio e secondo il suo progetto fatto fin dal principio dei tempi, fosse umanamente in grado di accoglierla, nella sua mente, e condividerla. La “mente” dell’uomo, come “per niente stranamente” afferma lo stesso significato in lingua italiana, mente, afferma il falso. L’uomo crede che la gloria stia nel successo. Invece nel disegno di Dio essa risiede nell’apparente insuccesso, nella croce subita quando si cerca di attuare l’amore indicato dal Cristo. L’uomo “ideale” per una autentica Comunione


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Sacramentale con Gesù Cristo, sarebbe dovuto essere uno che fosse stato portato a fare egli pure l’esperienza della Croce, per gli stessi “Valori” portati dal Cristo. Solo in quelle condizioni la sua “mente” non gli avrebbe mentito e sarebbe stata in grado di Ricevere Cristo, in vera ed autentica Comunione sacramentale. Nel disegno voluto dalla Provvidenza Eterna di Dio, Papa Giovanni Paolo II, è stato voluto come un personaggio, “Vicario di Cristo”, cui Dio fece scrivere nella sua Enciclica (promulgata il 14 settembre, festa della Esaltazione della santa Croce, dell’anno 1998) queste precise parole, nel punto 56 della Lettera trasmessa alla Chiesa, affinché Essa seguisse i Valori portati dalla mente umana: &lt;Non posso non incoraggiare i filosofi, cristiani o meno, d’avere fiducia nella capacità della ragione umana e a non prefiggersi mete troppo modeste nel loro filosofare. La lezione della storia di questo millennio, che stiamo per concludere, testimonia che questa è la strada da seguire: bisogna non perdere la passione per la verità ultima e l’ansia per la ricerca, unite all’audacia di scoprire nuovi percorsi. È la fede che provoca la ragione a uscire da ogni isolamento e a rischiare volentieri per tutto ciò che è bello, buono e vero. La fede si fa così avvocato convinto e convincente della ragione.&gt;

In sostanza, nel giorno della Festa di Esaltazione della Croce, il rappresentante di Cristo sulla Terra auspica l’intervento dello Spirito santo, in scienziati e pensatori che, a partire dalle verità scoperte da loro, abbiano passione, ansia ed audacia adatte a trovare nuovi percorsi che portino al Cristo. Costoro possono farlo se saranno illuminati dallo Spirito santo di Verità, legge generale di ogni cosa, all’interno della quale insiste la misera “ragione umana” e la “Scienza” cui, in apparenza, ha saputo giungere. Possiamo affermare che l’attesa del Vicario di Cristo sia stata rispettata, e tutta nel segno della santa Croce. Il “come sia veramente accaduto”, e sia stato possibile, a causa di “una persona” messa nuovamente in croce per la sua Fede in Cristo e nel suo Vicario, tanto che la sua “mente” non gli mentisse e fosse in grado di capire fino in fondo le stesse ragioni di Gesù, sarà spiegato meglio nel prossimo capitolo.


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Copia del libro distribuito al Convegno del 24.10.1999. Amodeo si mette nei panni di Ges첫, e rivela le parabole che avrebbe narrato oggi.


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Capitolo 4

Attuazione dell’attesa del “Vicario di Cristo” Ebbene successe che un solo scienziato ascoltò, prima del 2.000, la “missione” dal Papa affidata a tutti. Egli in primo luogo scrisse in soli 15 giorni, in risposta, un libro di 250 pagine che giace in Vaticano. Il “Vicario di Cristo”, a sua volta, attraverso le sue strutture, lo ringraziò e lo benedisse apostolicamente, limitandosi a ciò. A questo punto lo scienziato capì che doveva assumere l’iniziativa ed indisse un Convegno: il primo al mondo che intendeva attuare questa Enciclica, trovando vie ragionevoli che portassero alle stesse verità del Cristo. Il Convegno, per attuare quanto promulgato dal Papa nella Festa di Esaltazione della Santa Croce, si svolse a Saronno e – si noti il particolare – nel giorno del santo Trasporto della Croce per le vie della città. Questa cerimonia si sarebbe dovuta effettuare il 31 ottobre. Essa accade sempre, per lunga tradizione, nell’ultima domenica del decimo mese di ogni anno. Invece, in quell’occasione, la Chiesa locale anticipò la data di una settimana; lo decise “stranamente” (ma in verità “Provvidenzialmente”, grazie solo alla sapiente “Provvidenza di Dio”, che vuol fare conoscere i segni che lascia, negli eventi della vita decisa dal Suo disegno). Così accadde che il Convegno, in risposta ad una “richiesta” fatta nella Festa di Esaltazione della Croce, si attuò nel giorno in cui a Saronno si festeggiava lo stesso evento, con la Croce portata in gloriosa processione e tutti i fedeli al suo seguito. Accadde però anche una terza ed ancora più importante “coincidenza”, a proposito di “croci”: lo scienziato che aveva indetto questo Convegno (dopo che lo aveva fatto sapere al Vicario di Cristo ed aveva ricevuto una seconda “benedizione apostolica”), nel momento di effettuarlo a Saronno si trovò “tradito, abbandonato e messo in croce” da tutta quanta la Chiesa, escluso il solo Vicario di Cristo. Questo fatto fu assolutamente “straordinario”, in quanto il Papa aveva assicurato, nel passo citato della sua Lettera, che chi avesse trovato il “coraggio” di affrontare questa coraggiosa ricerca – che egli fosse un credente o no – sarebbe stato aiutato dalla Fede, che si sarebbe fatta addirittura “avvocata”, al fine di far superare l’isolamento culturale in cui si sarebbe sicuramente trovato.


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Egli infatti avrebbe “mischiato” il sacro (la Fede) con il profano (la Scienza umana)… o viceversa, in quanto, per gli scienziati, è sacra la Scienza e non si gradisce che essa sia impiegata (e, secondo loro, “profanata”) nel tentativo di dimostrare argomenti di pura materia fideista. Chi avrebbe avuto il “coraggio” di inimicarsi sia l’ambiente dei “fedeli”, sia quello degli “scienziati”, in virtù dell’ascolto dato al Papa – che egli fosse “cristiano o meno, si badi bene” – a detta di Sua Santità sarebbe stato di certo aiutato dalla Fede Cattolica, in Cristo! Il Papa lo aveva “promesso”, nel modo assolutamente ufficiale che è collegabile ad una Lettera Enciclica. Ebbene vi sembra normale che tutta la Chiesa eccetto il Papa, non abbia voluto dare questa “avvocatura” ad un… cristiano? Sì, in quanto questo scienziato non era un “non credente”, ma da decenni un fervido, convinto ed operoso seguace del Vangelo di Gesù e del Cattolicesimo. Ebbene, nonostante ciò, fu osteggiato dalla Chiesa Cattolica al punto da essere in un certo senso “condannato a morte”, in un modo del tutto analogo a quello che successe a Gesù. Avvenne che lo scienziato si rivolse alla sua Chiesa locale e chiese al sacerdote della sua Parrocchia di rendere noto ai fedeli che egli aveva risposto ad una richiesta fatta dal Papa a scienziati e filosofi e che, a dimostrazione di essere in perfetta linea con le intenzioni del Santo Padre, era stato benedetto apostolicamente due volte. Se la Chiesa locale non avesse dichiarata questa verità, c’era il serio rischio che i Fedeli temessero di imbattersi nella ricerca velleitaria perpetrata da una setta, facendo ciò “contro tutte le intenzioni della Chiesa” e non per fornire ad essa una seconda e valida “gamba” su cui validamente poggiare il cammino verso la Verità del Cristo… Il sacerdote non volle dirlo, in quanto credette che un “privato”, per quanto a nome di una Scuola di Filosofia inventata e diretta da lui, non avesse nessuna veste per convocare a Convegno la fede della Chiesa cattolica. Dio evidentemente lo confuse, e moltissimo, in quanto il Papa era stato chiaro: aveva stimolato i pensatori e gli scienziati – credenti o meno! – e non le associazioni religiose. Lo scienziato che aveva accolto l’invito, e che ora convocava la Chiesa a Convegno, lo faceva in quanto convocato egli stesso e con estrema chiarezza da un Papa che, su carta intestata del Vaticano, lo aveva benedetto apostolicamente due volte, per questa iniziativa assunta da lui. In che modo un Sacerdote (sempre scrupoloso ed attento, come costui, Don Luigi Carnelli) avrebbe potuto prendere a questo riguardo “fischi per fiaschi”? In che modo, se non fosse stato per una precisa intenzione della Divina Provvidenza, di confondere perfino le menti migliori? Di confonderle affinché si ripetesse una vera e propria “condanna a morte”, anche nei confronti di questo scienziato… Una


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condanna, si badi bene, decretata per le precise intenzioni sue: di difendere, a rischio di morire, le verità di Cristo e del suo Vicario. Lo scienziato ne parlò con quel sacerdote, che stimava e stima molto, ma le sue ragioni (che “era un singolo, e come tale non poteva organizzare un incontro con la Chiesa”) furono insormontabili. Questo Sacerdote non agì in questo modo da solo, chiese il parere di tutta la Chiesa locale e tutta sposò incredibilmente la sua tesi. La Chiesa locale si vide in sostanza “scavalcata”. Non capì in alcun modo come l’altra strada, sperata e invocata dal Papa, fosse “altra” rispetto a quella di tutta la Chiesa… Di una Chiesa che, a quel punto, assolutamente non volle accettare che esistesse nessuna altra strada. Come a dire: “Ma chi è questo qui, che pretende di trovare ed indicare una strada diversa da quella dei Santi, dei Dottori della Chiesa e che è chiaramente espressa nel Catechismo della Chiesa? La conosce, ’sto tale, questa stupenda strada? La conosce bene? E come pretende allora di trovarne un’altra? Che ce ne sia o possa essercene un’altra?” Questo “incosciente atteggiamento” fu assunto chiaramente ed inconsapevolmente “contro” tutto quanto fu comandato dal Papa, alla Chiesa Cattolica, con l’enciclica Fides et ratio. Una Chiesa che avrebbe dovuto osservare, studiare meglio le ragioni della “ratio”, della ragione umana e filosofica, tanto che fosse poi chiaramente aiutata, la Fede Cattolica, nei confronti di tutte altre fedi dell’uomo, che solo sulla base della ragionevolezza di ogni fede potevano incontrarsi, nel comune cammino verso la conoscenza del Vero Dio, il solo da imporre nel mondo come il Padre Nostro dato a tutti da Gesù, e non solo ai Cristiani. La Chiesa locale assunse tutti i timori che già appartennero a Caifa, Anna e a tutto il Sinedrio: se non si fosse opposta avrebbe perso la sua autorità. Nei confronti di chi aveva trovato molto coraggio ed aveva giocato interamente se stesso, nella sua Scienza (per piegarla tutta alla Fede), la Chiesa miope assunse un atteggiamento di tale assoluta superbia, che si rivelò identico a quello con Gesù, dei responsabili della fede ebraica. Questi, forti della loro convinta supremazia rispetto al Cristo di Dio, condannarono a morte il “presuntuoso” Gesù! Pretendeva di Comunicare comandamenti nuovi, a loro… che già li avevano ricevuti dai Profeti! In relazione ai nuovi argomenti portati dallo scienziato-filosofo (“Epistemologia” è il nome di questa Scienza), ci fu una “colpa mostruosa” e un vero “tradimento”… ma non nei confronti suoi, bensì delle stupende e meravigliose speranze del Papa: che Gesù nuovamente parlasse, usando adesso il linguaggio della ragione, di quel Consolatore che è l’espressione stessa dello Spirito Santo di Verità. Allora quest’epistemologo, per dimostrare il suo stato di assoluta sofferenza e la passione richiesta a lui, per questi argomenti, dal Papa (al punto


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riportato nel capitolo precedente a riguardo della Lettera Enciclica) – trovandosi di fronte al solito “tradimento” rispetto a Cristo, ora fatto nei confronti delle speranze del suo Vicario in terra – abbracciò questa sua passione volendo soffrire in modo evidente: cominciò ad alimentarsi solo dell’Ostia consacrata e non assunse assolutamente altro cibo! In sostanza mise la sua vita nelle mani di questi sacerdoti disobbedienti. Se non avessero smesso di tradire il Vicario di Cristo l’avrebbero fatto morire ed egli non si sarebbe opposto. Essi “rifiutavano colpevolmente” il credito al Vicario di Cristo? Ebbene egli ne pativa e dava a Cristo (e a tutti loro) l’intera responsabilità di tenerlo in vita oppure no. Viveva così solo di Cristo, con Cristo e per Cristo in modo palese, affinché vedessero e s’interrogassero sui fatti che stavano accadendo. Ebbene, davvero a dimostrazione che questa Chiesa si comportava secondo una Autorità che le era venuta da molto lontano (da una lunga predestinazione), un enorme velo di assurda incomprensione la invase! Scambiarono per “sciopero della fame” l’atteggiamento di questo Cristiano, che affidava “tutta la sua sopravvivenza” a loro ed alla Comunione con Cristo, di fronte all’assoluta mancanza di Comunione di intenti che aveva giudicato esistere tra la Chiesa locale e quella “ordinata” dal Vicario di Cristo. Passarono giorni in cui l’epistemologo cominciò a manifestare in modo allarmante il suo stato di denutrizione e la Chiesa locale non trovò altro rimedio che quello di “ordinargli” di mangiare, perché comandava lei e non i Valori del Vicario di Cristo, che sperava nelle importanti novità Comunicate dal Cristo… Questa Chiesa non riusciva a controllare le sue azioni, nell’ottica della Divina Provvidenza e non dell’autorità da Essa concessale (ma solo per rispettare Cristo e il suo Vicario e non per ignorare gli ordini da lui ricevuti attraverso una Lettera Enciclica). Seccava moltissimo a tutti costoro che apparisse la verità, e per dichiarare la loro innocenza posero l’accento sul “ricatto” che lo scienziato stava loro facendo, al quale mai e poi mai avrebbero dovuto piegarsi e sottostare. Ad un certo punto l’epistemologo disse con chiarezza al Sacerdote: “Se io ne morrò, vi resterò sulla coscienza!” e il buon prete, esasperato come il Caifa che si stracciò le vesti, gli rispose infuriato: “E muori!”, andandosene. Intendeva dire già come anche Ponzio Pilato disse: “Tu sei solo un matto ostinato! Sei tu che vuoi morire, non ascoltando gli ordini chiari che ricevi dai Sacerdoti della tua religione”. Ma Dio volle che questo atteggiamento della Chiesa locale venisse poi condiviso “veramente da tutti i rappresentanti della Chiesa”… da tutti eccetto il Papa (che non seppe mai nulla di queste lotte che non erano capite fatte veramente contro di Lui, nel mentre per esse osteggiavano il suo difensore). Infatti 4 altri sacerdoti di altri luoghi (che ben conoscevano da tempo e stimavano


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l’Epistemologo), preoccupati delle condizioni della sua salute, scrissero una petizione al Papa, sottoscritta da ben 460 persone, che chiedevano Oggetto: Petizione, presentata da 4 Sacerdoti e 460 anime, che il Santo Padre riceva in udienza privata Romano Amodeo. Santo Padre, presento alla Santità Vostra la mia richiesta di essere ricevuto in udienza privata, ed allego l’analoga petizione di 460 anime, piccole e grandi, credenti o meno, presentata e perorata dal Rettore del Seminario di Berceto (e del Santuario Madonna delle Grazie), dal Parroco del Duomo di Berceto (Parma), dal Parroco di Jerago (Varese) e dal Parroco di Bulciago (Lecco). Ho fondatissimi motivi per mettermi direttamente “a rapporto” con la Santità Vostra, dopo che ho subito contrasti, a tutti i livelli, per l’attuazione della Vostra Enciclica Fides et ratio. Per avere avuto quella “audacia” d’aprire nuovi percorsi che portino a Gesù Cristo, quella “passione” per la verità ultima, quella “ansia” per la ricerca e quella “capacità di rischiare volentieri” per tutto ciò che è bello buono e vero (che la Santità Vostra stimola nel punto 56 dell’Enciclica) – e tutto ciò al fine di vincere l’isolamento – mi sono ritrovato così emarginato, così guardato con sospetto da quella Chiesa che non ha capito che la Santità Vostra si è rivolta ai credenti o meno, che – pur confortato dall’appoggio e dalla stima dei 4 sacerdoti di cui sopra – in sede locale non mi è restato che soffrire nella mia carne per il bene di quella Chiesa che Ella così magistralmente guida e che non riesce purtroppo a tenere il passo con le sue indicazioni. Debbo dirLe cosa occorra fare, se vuole difendere la Sua Enciclica. Pur essendo al 31° giorno di digiuno assoluto, che offro a Dio affinché ciascuno mediti come meglio si deve, anche questa mia sofferenza (che mi ha fatto perdere finora 14 kg) mi è attribuita come colpa: io lo farei contro la Chiesa! Oltre a non aver trovato a tutti i livelli quella “avvocatura della fede” di cui l’Enciclica fa promessa, ad una settimana dal Convegno il Centro Sociale (di maggioranza cristiana) presso il quale il Convegno avverrà, mi ha negato l’uso stesso del salone e del collegamento Internet (nella persuasione che io starei manovrando contro la Chiesa). Solo la mia dichiarazione che avrei richiesto danni ingentissimi per violazione degli accordi a suo tempo assunti ha impedito che il primo tentativo al mondo di rispondere all’invito fatto dalla Santità Vostra andasse in fumo. Ma debbo parlare alla Santità Vostra anche d’un immenso dono che posso fare alla Chiesa, attraverso l’Accademia Pontificia delle Scienze, ‘sì che la Chiesa, da sempre su posizione di retroguardia rispetto alle verità della fisica, si porti decisamente e spettacolosamente all’avanguardia e affermi con ciò un vero e proprio miracolo della Fede cristiana. Io ho messo la mia vita e la mia salute interamente nelle Vostre Sante mani, aspettando la grazia di essere ricevuto (e la Madonna delle Grazie mi aiuti!). La mia salute e la mia vita


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ormai dipendono solo dalla Santità Vostra, perché è troppo importante, per la Chiesa, che io ne parli direttamente con il Vicario di Cristo. La mia vita non conta veramente nulla, se non sono pronto a perderla per gli amici, e io la perderò per la Santità Vostra, io – strenuo difensore di Lei e della Sua enciclica – io, Suo vero amico, se Ella non mi crederà, e non mi riceverà. Con vero amore e rispetto filiale, disponga Lei liberamente della mia vita. Saronno, lunedì 18 ottobre 1999. Romano Amodeo si manifestasse umana misericordia. Scrissero che il poveretto si era inteso in buona fede “chiamato in causa” dal Santo Padre, che aveva promesso “avvocatura” a chi avesse assunto la passione manifestata da lui. Che fosse ricevuto dal Papa! Il Vicario di Cristo doveva conoscere tutto ciò, per rispettare la parola data anche a questo povero Cristo! Non si sa che cosa sia accaduto a riguardo, ma questa petizione accorata (in quanto tutti sostenevano in essa come lo scienziato stesse veramente male e corresse gravi pericoli nella sua vita, perché non mangiava veramente null’altro che l’Ostia consacrata), non ebbe nemmeno una risposta “sui generis”. Il Vaticano non rispose assolutamente nulla e partecipò alla condanna a che costui morisse … ma – come disse Ponzio Pilato – “era lui che lo voleva! Che morisse giacché non ubbidiva ai Sacerdoti”. 4 sacerdoti e 460 persone chiedevano per lui un incontro con il Vicario di Cristo? Ebbene, non glielo avrebbero nemmeno detto! Il Papa aveva altre cose importanti a cui pensare! Si era scomodato ad andare a trovare Ali Agcià che aveva attentato alla sua vita? Ma era la vita del Papa e valeva molto! Cos’era la vita di “questo qui”, per tutta questa difesa del Papa che credeva di stare facendo, a rischio della sua vita? Loro, loro erano i difensori del Santo Padre! Tenuto al riparo ed all’oscuro, come sempre hanno fatto gli Apostoli, quando hanno impedito che fosse “molestato” dai bambini. Questo qui era solo un bambino capriccioso ed impertinente, che si faceva sentire coi suoi lamenti! Ma non si illudesse… avrebbe seguitato invano a piangere giacché gli avrebbero impedito l’accesso al Vicario del Cristo. Il Papa non era il Cristo Onnipotente, ma una persona il cui tempo era limitato e dunque prezioso! Quanta “ipocrisia” in chi solo “non voleva essere smascherato” per quello che era: “l’eterna Chiesa traditrice dei valori del Cristo di Dio e piena delle ossa putrefatte dei suoi tanti sepolcri imbiancati”. Chi si vede scavalcato, nel suo servizio, mette veramente a morte ogni cosa, appena può farlo “impunemente”. Questa volta, perché questo scienziato veramente morisse, bastava che la Chiesa non assumesse nessuna iniziativa volta a salvarlo, perché egli “si era consegnato ad essa” ed aveva messo la sua stessa vita


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nelle mani di quei Sacerdoti. Aveva fatto come il Cristo, consegnato però loro da un Giuda che, stavolta, era stata la loro stessa superbia ed arroganza. Costoro avevano “rifiutato” di prendersi carico della sua vita! È mostruoso, ma Dio, fu Dio che volle che avvenisse così. Doveva accadere così affinché questo scienziato, che stava cercando nuove strade che portassero al Cristo, le trovasse realmente e concretamente, grazie alla stessa Crocifissione, morale e fisica, decretata contro di lui! Decretata da chi non accetta mai di muoversi a favore degli altri, di umilmente servire, ma desidera solo di essere servito non per come sia giusto, ma solo per avere avuto in mano il comando. E’ questa la superbia e l’arroganza di chi ha il potere: egli non serve al bene, ma desidera solo di essere servito per bene! Ecco il Giuda! Perché quel potere fu ricevuto dalla Provvidenza di Dio per servire! Per lavare i piedi al misero. È la croce l’unica Provvidenziale strada che porta al vero Cristo. Una strada che passa attraverso l’osservanza della Comunione Sacramentale, imposta dalla Chiesa Cattolica, che ne ebbe la precisa delega da Gesù, di legare così in cielo come in terra. La Chiesa degli arroganti, “per dargli una sonora lezione”, volle “mortificare” l’essenza del suo atteggiamento, e disattese l’appuntamento al Convegno del 24.10.1999, provocato dal desiderio del Papa e benedetto. Non solo non si pose come “avvocata” della “coraggiosa ricerca di una nuova strada, ragionevole, che portasse a Cristo”, ma – chiamata disperatamente a tutti i livelli, convocata a Convegno – non vi si presentò, dando una “solenne mortificazione” al coraggioso ed appassionato comportamento di quello scienziato, così rispettoso della sollecitazione del Vicario di Cristo da averne fatta veramente una questione di vita e di morte. Così, nel giorno del “Trasporto della Croce”, in Saronno ci fu un Convegno sollecitato dal Papa il giorno della Esaltazione della Santa Croce e fu condotto da uno scienziato davvero “esaltato nel suo esser messo in croce, in ogni modo”, dalla Chiesa del suo tempo. Solo in tal modo quest’Epistemologo cristiano, nel Disegno supremo fatto dalla Provvidenza di Dio, avendo fatta la stessa esperienza di tradimento e di abbandono fatta da Gesù, sarebbe potuto entrare in vera Comunione spirituale con il Cristo di Dio, al punto da ricevere e capire le nuove indicazioni, relative alla nuova via che usasse il percorso “mentale” di una “mente” che finalmente “non mentisse più” e che dicesse la verità, questa: “Ogni successo assoluto passa inevitabilmente attraverso una assoluta Croce!” Che cosa di importante e di immensamente nuovo fu detto, quel giorno, in quel Convegno?


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In primo luogo, fu affermato “Che nessuno veramente muore” (e ne furono spiegate le ragioni scientifiche, svelando l’intero percorso della vita umana e andando a dimostrare anche che cosa realmente accadrà, ad un inscindibile ente, fatto di anima e di corpo, dopo che solo gli altri hanno assistito alla dissociazione di tale binomio, collocata oltre la data in cui il binomio vale). L’Epistemologo spiegò “come” (per ragioni scientifiche che chiaramente comunicò) anima e corpo ritornassero realmente e veramente al passato, come un Jo-Jo che si riavvolgesse dopo d’essersi svolto tutto; come un riflusso dell’esistenza nel tempo, che seguisse (come in tutti i moti armonici) al suo attuale flusso unilaterale, dalla culla alla tomba. Questo flusso non è, non può essere unico, in quanto è semplicemente l’effetto di quello inverso che esiste, in quanto ogni azione, nell’esistenza fisica, è la coppia azione-reazione. Una sola delle due (la reazione) appare grazie all’altra (l’azione)…, ma poi vedremo anche l’altra (poggiandoci sull’una), in quanto il nostro “io” sta semplicemente seguendo il perfetto processo di acquisizione della verità, che si impone come tesi, antitesi e sintesi. Se in una sola onda esistono gli opposti (come l’alto e il basso dell’onda), la legge suprema (conoscitiva) dell’alternanza degli opposti deve esistere anche in una somma di onde messe in sequenza. Una delle due sequenze s’interrompe solo con l’apparente morte, e quello è il momento in cui inizierà realmente ad essere percepita anche la sequenza opposta e “gli altri” diranno “che si è morti”. Diranno una falsità, perché nessuno si può sostituire all’esperienza diretta fatta da un altro. Questa “Comunicazione” vinse la morte, annullò interamente la logica mortale per chi si scopra vivo, in quanto il divenire dell’ “essere” in “non essere” può essere solo un ingannevole apparire, laddove la verità dell’essere consiste inevitabilmente solo nel suo essere. In secondo luogo fu spiegato, come un Giudizio universale, l’assetto delle cose in assoluto, e cioè la loro appartenenza ad un contesto in cui nulla veramente esiste, se non il supremo dualismo del Creatore assoluto da una parte e del suo Afflato relativo dall’altra, nelle sue singole anime. Così il primo, il Creatore, “inventa” storie inesistenti, finalizzate solo alla gioia ed al successo delle singole anime: fatti irreali, come ad esempio quelli inclusi nel melodramma “Il Rigoletto”, in cui costui è solo un personaggio che vive della fantasia del creatore, con tutta la sua storia. I secondi, consistenti nell’afflato di Dio e nelle sue tante anime, puramente “interpretano” queste storie: come il tenore e tutti gli altri cantanti, che si calano nelle parti immaginate da Dio ed affidate all’interpretazione di ciascuno. Tutte le azioni sono in tal modo puri eventi virtuali, ma il fine ultimo è che siano prese sul serio, che l’uomo si immedesimi nella singola vicenda sottoposta


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alla sua interpretazione, appunto come assistendo e prendendo parte alla “realizzazione” del “Rigoletto”. Tutto il male ed il bene che esistono così, in queste storie apparenti, sono pure occasioni di intrattenimento felice. Questo fu il “Giudizio Universale” che emerse in quel Convegno, in cui tutti furono mandati “assolti”, ma penalizzati solo per la reazione voluta liberamente assumere, messi di fronte a ciò. Essa, formando il quadro ideale dei valori di ciascuno, avrebbe condizionato la “fruizione di tutte le altre storie, la sua compresa” ai valori voluti liberamente far propri, dagli interpreti. In sostanza ciascuno si sarebbe dimensionato e limitato da solo, a seconda dei suoi gusti e delle sue preferenze. Ciascuno, chiamato da Dio ad essere come Lui, l’erede di tutta la gioia possibile, nella sua opera, con l’immedesimazione e la fruizione a proprio modo di tutte le storie create da Dio, avrebbe corso il rischio di amare a tal punto il suo proprio “io” da volersi confinare in eterno solo in se stesso, pur avendo tutto a sua disposizione. Che tristezza se il Maestro mi affida una canzone – per darmele infine tutte – ed io, credendo di “non poter avere altro che la mia”, mi riduco alla miseria di gradire il canto solo di quel brano, in quanto tutti gli altri non mi stanno ugualmente a cuore, perché non sono… il “mio”! “Ama il prossimo tuo come te stesso” è la sintesi del Cristianesimo e della Fede in Gesù che lo disse, in quanto noi “saremo realmente quel prossimo”. Nella Comunione dei Santi avremo in comune il “poter rivivere” tutte le vite vissute, con la possibilità di immedesimarci in esse allo stesso modo con il quale adesso siamo immedesimati nella nostra vita al punto da crederci essa. No, noi non saremo il nostro “racconto” in eterno, ciascuno condannato ad essere il fruitore solo della sua vita. Noi, parte integrale di tutto l’essere, ne avremo la globale fruizione e riusciremo a godere della vita di tutti gli altri se avremo preso la fondamentale abitudine di amarli. Altrimenti avremo solo noi stessi, come croce e delizia… ma, contenti noi, contenti tutti! Ecco, Dio, avendo chiamato autorevolmente ciascuno di noi a “godere” della sua creazione, come della vittoria possibile a ciascuno, non ha imposto tutto ciò “a modo suo”: ognuno potrà goderne “come egli stesso vorrà”, cioè in base al mondo ideale che ciascuno avrà desiderato di assumere come quello giusto per lui e che piace a lui. Se uno si affeziona ad una “povera cosa”, la avrà e sarà soddisfatto. È come se avesse accettato di essere una singola voce in tutto il coro… Ma Dio è buono e dà a tutti oltre i meriti di ciascuno. Infatti chi da se stesso si sarà limitato, sarà ugualmente portato a notare quanto armonizzeranno,


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con la sua voce, tutte le altre voci del coro, volute assumere tutte e da tutti liberamente! Accadrà infine come già ora nella vita, in cui ciascuno sceglie a suo piacimento il suo mestiere e poi è aiutato da chi ha scelto differentemente: il medico cura chi non ha voluto essere quello; il contadino dà da mangiare a tutti e ciascuno fa del suo meglio… Nel grande coro finale ci sarà in genere l’accordo nell’assonanza. Ma il più bell’accordo ed il più sorprendente sarà quello magistralmente creato con le dissonanze di tutta la vita! Oggi queste dissonanze sono l’apparente male che tocca a ciascuno, le liti e le guerre. Domani, usciti dal “vero dramma” di aver scambiato per tale, per vera, la vita (che era invece soltanto la “recitazione di un momentaneo melodramma”) gusteremo in modo estremo e definitivo soprattutto le parti faticose e dolorose, nella recitazione delle quali sarà emersa tutta la nostra bravura ed attenzione di attori! Dolori, sofferenze e disaccordi appariranno come virtù tese, naturalmente, fino al limite estremo della più perfetta ed assoluta “identificazione”. In parole semplici, tutta la vita sarà “sublimata” nel valore supremo che essa ha, insomma “oltre se stessa”: sarà percepita da un uomo che si sarà messa a guardarla “dal punto di vista di Dio e secondo le sue stupende intenzioni”. Questo risultato, emerso in quel Convegno, fu descritto in un Libro che il filosofo della scienza (epistemologo) diffuse in quell’occasione. Sulla copertina c’era l’immagine di quanto stava accadendo in quel giorno: la crocifissione del Cristo, di quel “povero Cristo” che voleva salvare tutti e il cui lavoro, in apparenza, era stato letteralmente buttato via dai contemporanei. Il titolo di questo libro era: “Se Gesù spiegasse oggi in parabole” e, fin dalla copertina, si annunciava che in esso erano date le risposte alle cosiddette “domande impossibili”: “Chi sono, da dove vengo e dove vado?”. Queste risposte entravano nel “Giudizio Universale”, tutto profondamente cristiano, dato alla realtà in cui noi siamo. Quel filosofo della scienza, il giorno in cui ci fu il Convegno, era al 38° giorno di digiuno. Nato il ’38 e al 38° giorno in cui viveva solo “di Cristo, con Cristo e per Cristo” egli, che stava cercando di spiegare Cristo in base allo Spirito santo, non era forse, per tutto ciò, “veramente come spiritualmente rinato in Cristo”? Tutto il tentativo – ripeto – iniziato dal Vicario di Cristo nel giorno dell’Esaltazione della Santa Croce, sfociò in un gesto che accadde il giorno del Trasporto della Croce e vide un epistemologo cristiano (che stava vivendo solo


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“di Cristo, in Cristo e per Cristo”) esaltato nella sua croce (dalla Chiesa del suo tempo, come lo era stato il Cristo dalla sua) sconfiggere la morte e proclamare il Giudizio Universale (che erano i gesti “attesi dal Cristo” che sarebbe arrivato alla “fine dei tempi”). Come non desumere, da questi fatti, che Dio li abbia “disegnati con somma cura”, affinché apparisse con chiarezza il suo sommo disegno? Il Convegno del 24.10.1999 rispose infatti agli argomenti “attesi dal Cristo” che sarebbe arrivato alla “fine dei tempi” come il “Suo Vicario”; e i simboli ci aiutano a comprendere questa data, nell’ultimo anno prima del 2.000, come quella della “fine dei tempi”, ossia del loro “completamento” all’interno dell’attesa generale riferita al “mille e non più mille”. Una data è infatti composta da “giorno, mese ed anno”. Il giorno si completa di 24 ore, per cui il giorno 24 indica la completezza delle ore della sua unità di riferimento. Il mese sta nell’anno come 1/12, ma sono 60 giorni la base di un tempo che avanza per sessagesimi (60 secondi per fare 1 minuto, 60 minuti per fare 1 ora, 60 ore per fare 2,5 giorni, che sono 1/4 di 10 giorni, ciclo unitario della misurazione). Pertanto, nei mesi, 10 indica la completezza dei mesi della sua unità di riferimento. 60 giorni si spostano nell’anno, ciberneticamente, avanzando nel tempo in modo tale che il 10, indicato in mesi, completa l’anno con l’aggiunta di 2 mesi (il suo tempo di riferimento). 1999 indica la completezza degli anni della sua unità di riferimento: unità che consiste in un 103, presente, che si sposta di tutto il suo 103. Pertanto questa data, del 24.10.1999 è il “simbolo stesso”, in termini di numeri, della “fine dei tempi”, in vista del “mille e non più mille”. Possiamo dire che le attese del “Vicario del Cristo” siano state rispettate prima che ad un mille dopo Cristo seguisse il completamento di un altro mille e alla fine dei tempi… del castigo? Possiamo certamente dirlo. Quella “nuova strada” che il Papa aveva auspicato era stata realmente trovata. Nel Convegno si spiegò quanto già lo stesso Gesù aveva invano annunciato a Nicodemo e che, non essendo stato “creduto” dall’umana presunzione, aveva costretto a 2.000 anni di castigo. 2.000 anni è un periodo intero di tempo. Infatti 103 è il contenitore di tutte le quantità unitarie, poggiate sul ciclo 10 della misurazione cibernetica spaziotemporale, in cui il volume complesso, che da –1 va a +1 e vale 2 come lato, vale 23=8, ma, per essere contato in 2 tempi 4+4 (perché la realtà a solo 4 dimensioni),


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occorre che i tempi siano 8+2=10. Allora 103 è tutto il volume espresso in anni e corrispondente alla “fissa presenza”. Affinché questa presenza “sia” ed esista anche come spostamento nella data, ci devono essere atri 1.000 anni, in modo tale che l’ingombro 1.000 si possa spostare esattamente di 1.000. Tutto il “castigo” è stato così dato all’uomo, nel rispetto dell’ordinamento numerico dato, alla realtà, da un Dio Uno e Trino, che è poggiato tutto sui numeri come su un supremo ordinamento, dato ad un “io” che poi “concepisce e ragiona egli stesso per numeri”. Il soggetto vede luci, colori, odori, sapori, calori, tempi e spazi e tutte le altre qualità… che non ci sono. È solo la sua stupefacente capacità di dare “immagine concettuale” alle quantità ed ai ritmi numerici, che crea la “qualità” del mondo. Lo stupefacente dono dato da Dio alle anime è di “creare” le immagini, grazie alla sua “capacità immaginifica”, allo stesso modo con cui Dio possiede la “capacità” di creare, in codice, le infinite storie, di un apparente divenire solo da rappresentare concettualmente, che in verità è solo un infinito “coesistere”: come un passato che coesiste con il presente e con il futuro. Se il passato coesiste con il futuro, in nessun modo questo futuro può essere fatto “liberamente” da chi vi è contenuto. Ma l’uomo è “arrogante” ed ha creduto di essere “libero di fare a suo piacimento il suo futuro”. Lo stesso Gesù è stato portato non tanto a “crederlo” (egli infatti diceva di non preoccuparsi del futuro, perché ci avrebbe pensato Dio), quanto a “patirlo”. Gesù è stato Dio calatosi – senza peccati – nella misera parte di un uomo che patisce il dolore e la sua sorte. Dio ha dovuto dimostrare con prodigi, all’uomo, di abitare “in Gesù”, di “essere Gesù”. E non è un fatto incredibile. Qualsiasi progettista di un mondo virtuale al computer, fa questa fatica, per voler poi “giocare a quel video-gioco”. Il modo per essere presente in esso è solo dato dall’immedesimazione volontaria, del creatore, con una delle creature del videogioco. È una cosa che l’uomo fa normalmente quando, messo di fronte a tutte quelle possibilità, fa le sue scelte. Ma l’uomo, che fa le sue scelte relative ad un video-gioco, appartiene ad una dimensione superiore a quel video-gioco. Nessuna di quelle creature così comprese può cambiare a suo volere il suo destino stabilito dall’alto. E una creatura che giunge a scoprire in che modo è stato costruito il videogioco, pur trovandovisi contenuta, può averlo fatto solo per una libera scelta intervenuta dall’alto, che le ha conferito questo dono. Allora possiamo essere indotti veramente a credere che quello scienziato, apparso il 24.10.1999 a dire come stessero le cose nel loro rapporto trascendente, lo abbia potuto fare solo per un suo specifico dono, concesso a lui allo stesso modo di tutti quelli concessi alle altre creature, con la storia “propinata” a ciascuna.


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Che Dio “disegni” il ritorno dei Valori del Cristo, in un personaggio “fantomatico” allo stesso modo di tutti gli altri, non fa specie. Per Dio disegnare un personaggio così “virtuoso” oppure quello di un indemoniato, è veramente la stessa cosa e costa davvero la stessa fatica. Siamo noi che diamo un gran valore a chi è buono e a chi è cattivo. Ma sono pure simulazioni, fatte tutte a buon fine e il simulare una colpa o un merito costa a Dio lo stesso sforzo creativo. Pertanto questa “ricomparsa” di un personaggio, il quale, alla fine dei tempi, sollecitato dal Vicario del Cristo, avrebbe condotto a perfezione l’intervento del Cristo, può sembrare scandaloso per quei personaggi che, avocando a se stessi i propri meriti e le proprie colpe, “fanno fuori Dio”, e lo “eliminano” come il vero Gestore. Per costoro, veramente “arroganti”, chi è disegnato in questo modo, cioè pieno di Spirito Santo, è “lui” il presuntuoso! Ma come fa ad esserlo, se è portato (da Dio) ad “accorgersi dell’assoluto potere di Dio su tutto il suo mondo subalterno e quindi anche sulla sua vita”? C’è il detto eccezionalmente vero che “tutto è puro per chi è puro”. Chi ha capito di essere solo “come un amato burattino” nelle mani di Dio Creatore, per cui “Egli” ha voluto attribuire a lui importanti funzioni, non si fa gloria di questo “puro dono”, e ringrazia, perché si accorge del “privilegio” accordato alla sua anima: di identificarsi in parte con quella stessa attribuita al Cristo di Dio. Ora si tratta di un privilegio privo assolutamente dei meriti del “personaggio”, il quale quindi osserva ogni cosa con stupore e modestia, anche se Dio, nella recita, l’ha chiamato ad essere un “prim’attore”… Primi o ultimi si è sempre e solo attori di una parte che, per adesso, è attribuita a modo tutto suo da Dio e che poi (ma solo dopo di aver concluso la recita e di essere usciti, ad uno ad uno, dal palcoscenico, con l’apparente morte), potrà essere fatta “propria” da tutti, nelle possibili ed infinite repliche, purché tutti abbiano maturato il desiderio di quella parte prestigiosa, se avranno veramente auspicato il dono di poter essere “il figlio di Dio”. Sta nel potenziale di ciascuno il potere infine immedesimarci, e realmente, anche nella figura storica del Cristo: quella manifestata da Lui fu solo la prima rappresentazione di infinite possibili “repliche” in cui ciascuno “potrà essere quel Cristo, proprio quello… se lo vorrà, se l’intenderà come il bene che avrà sperato come il suo ideale”. Pertanto questa figura, costruita da Dio con queste idee e fatta comparire sul finire del secondo millennio, per attuare il disegno, fu costruita da Dio fin “dal principio del tempo”, perché, ripeto: passato, presente e futuro ci sono già tutti come la verità di tutto il disegno. Esso è come un vero e proprio “cartone animato” disegnato solo da Dio.


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Ma l’uomo, la creatura disegnata con parvenze di libertà (affinché queste possano generare la possibile percezione di vittorie e meriti personali), coinvolta nella sua dimensione di “creatura”, da sé non può essere e muoversi in altro modo che quello predisposto dal Creatore… Lei però non se ne accorge, perché è stata costruita con questa sua apparente libertà, tutta relativa al suo contesto. Vi sembra complicato? No, non lo è. Pensate ai Promessi Sposi, opera del solo Manzoni, in tutto e per tutto quanto vi è contenuto. Nel romanzo è narrata la storia di persone libere di volere e di potere. Andate a dire a Renzo che non può sposare Lucia… perché è il Manzoni che non vuole! Vi dirà che non può sposarla a causa dell’opposizione di Don Abbondio, intimidito da Don Rodrigo… altro che Manzoni! Renzo neppure se lo sogna, il Manzoni, come l’assoluta causa di ogni sua apparente volontà e libertà! Invece i “6 personaggi in cerca di autore”, del Pirandello, sono stati disegnati ben da lui in cerca del loro autore… ed anche qui lo trovano o no solo se lo ha voluto il Pirandello. La gente normalmente si arrabbia quando uno gli va a dire che “sembra libera di fare”, ma che “in verità non lo è, perché è un puro disegno di Dio”. Se è “religiosa e fedele” in parte acconsente, in parte crede che Dio sia il Padrone e che “non cade foglia che Dio non voglia”, ma poi, all’atto pratico, ti dice che sei pazzo se le concludi con estrema coerenza che il futuro non dipende minimamente da lei… almeno per adesso. La verità è che, per ora, si è tutti “assolutamente amati da Dio”, ma si è ancora schiavi da liberare! Si è tanto amati da essere stati messi, in condizione intima, da Dio, di “dissentire da Lui”, attraverso il personale Libero Arbitrio del proprio “gusto e disgusto”. Tanti, comprendendo di volere il bene, si arrovellano, chiedendosi perché poi fanno il male! Dimenticando che il “fare” dipende solo dalla volontà di Dio, dallo “scrittore” della storia che riguarda la vita: di noi creati da lui e viventi delle sue invenzioni. Quando Dio decide di scrivere la storia della “ricomparsa dei valori del Cristo”, alla fine dei tempi, e del suo ritorno “nella gloria”, l’uomo pensa a come fu descritto nei vangeli, alle trombe che suonano e a Gesù che discende dal Cielo. Ebbene questa discesa simultanea “dalle nubi” è, nella concretezza dei nostri giorni, simile alla pura e semplice “radio e televisione”. Questa “gloria” è l’apparente e solita “miseria” voluta assumere da Dio. Dio serve l’uomo di tutto punto, disegnando ogni suo respiro e sospiro, ogni suo gesto. Ebbene, quando decide di venire “al mondo”, assume la veste di “chi serve”, perché essa è quella vera che si identifica con la sua gloria.


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Gesù nacque in una stalla, da umili persone e morì straziato sulla croce. Questa è la vera gloria di un Dio “sublime servitore”. Con Gesù Dio volle farsi scusare di tutte le apparenti sofferenze e mali inferti all’uomo, per renderlo poi felice in modo sublime. Con la sua “ripresentazione” toglie di mezzo ogni “patema” ed incoraggia l’uomo in modo assoluto! Perché gli fa capire “come e perché” non si muoia e come tutto sia finalizzato al bene. Glielo mostra per filo e per segno, poggiandosi sulla stessa scienza scoperta vera dall’uomo, facendolo così ragionare con la sua ragione. Quello che accade in questo modo è un vero e proprio “salto epocale”. L’uomo ha completato la sua condanna ed oggi può esser messo in una condizione di “sublimare” la sua vita, fin nel mentre stesso egli la subisce come una schiavitù. Egli deve sapere che ne uscirà e che, proprio grazie alla fatica impostagli, avrà il successo che le competerà. Ma deve anche sapere che può fin da ora godere di quanto certamente dopo gli sarà concesso, se accetta fin da adesso di vivere in modo “sublime”. Vive così chi non soggiace troppo ai vincoli della vita corrente e accetta di sacrificarsi, divenendo così “in modo sublime e sacro” agli occhi di Dio. Ma non ci si scoraggi: che si viva così, o no, non dipende poi assolutamente dalla nostra volontà, ma è solo il puro dono fatto ad ogni personaggio, dal Dio che così l’ha determinato ed a seconda del Suo imperscrutabile ed assoluto gesto creativo. L’uomo deve cogliere il disegno buono e il valore sublime in base al quale la vita, tutta, in bene e in male, è organizzata. Deve farlo in modo da “desiderare” di andare a conoscere il volere di Dio, che è una infinita giustizia ed armonia, virtù che esistono solo in quanto così sono imposte dall’alto. Pertanto ciascuno non deve “credere” di essere libero di stabilire quale sia il bene, decretandolo da se solo, o grazie a scelte democratiche ed umane. Anche se tutti gli uomini votassero liberamente per l’aborto e l’eutanasia, sia l’uno, sia l’altro, non sarebbero giusti ove ci sia (come c’è) un Dio che ami soprattutto il sacrificio e l’abnegazione personale! Ma non si tema! Questi stessi pensieri ed argomentazioni, che io sembro “fare”, è solo Dio “che li fa” e il Signore sta procedendo gradatamente, nella conquista del Regno dei Cieli per ciascuno. I vari despoti e contendenti, comunque oggi si chiamino, sono tutti puri “fantocci” messi lì, come terribili spauracchi, nel disegno del progresso fatto assumere alle creature, nello sviluppo della loro comune storia della Civiltà, che è fatta evolvere con cicli e ricicli, infarcita da ogni tipo di possibile speculazione.


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Sono puri “fantocci” i bimbi fatti perire in un terremoto, o i milioni di uomini per lo scoppio di una atomica… ma Dio non è cattivo, in quanto ciascuno “uscirà veramente del tutto illeso” dalla sua storia, anzi arricchito da tutti i vigorosi desideri di bene assunti con maggiore forza ed evidenza proprio durante tutti quei terribili mali! L’uomo ne uscirà, ricco del suo acquisito “interesse al bene e alla vita”, per poter usufruire poi, in tutte le storie esistenti, solo della parte che ciascuno “amerà”, in quanto rispondente ai propri assunti “interessi”. Quei bimbi morti nel terremoto sono “personaggi” della pura fantasia di Dio e non esistono di per sé, ma in un disegno tale per cui ora (che a noi appaiono di essere morti) stanno veramente “rivivendo” in noi, sbalorditi per non esser morti, e gioiosi e sommamente felici di poter finalmente rivivere a volontà ed a proprio gusto. Quei bimbi non sono invecchiati, non hanno corrotto il loro mondo fiabesco e sono i più adatti tra tutti a vivere la bella “fiaba della vita” inventata per tutti da Dio, in cui esiste tutto quello che di meglio si desidera. Quei bimbi sono come chi “gradisca di tutto”, non essendosi ancora affezionato a tutti i suoi gusti, fino ad avere talvolta addirittura sclerotizzato la stessa speranza di poter trovare quanto veramente piaccia. Dio sconvolgerà ogni assunto credere, al punto che quanto più grande sia parsa la sua cattiveria di un momento, tanto più “grande” sarà stata la finale liberazione portata, e per sempre, da Lui, a tutto ciò. Capito allora come la figura di questo personaggio, apparso a Saronno nella fine del 2.000, sia stata in conformità ad un vero e proprio disegno posto al di sopra di questa storia e ad opera di Chi l’ha fatta, nel prossimo capitolo cercheremo di capire se, nel corso della vita di questa persona, ci siano stati “segni”, a lasciarlo intendere e prevedere.


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Capitolo 5

I segni biblici del ragionevole disegno Il disegno di questa ricomparsa dello Spirito del Cristo in una persona del tutto umana e piena di peccati, ma animata dallo Spirito Santo di Verità, parte da molto lontano: dalla Bibbia. Il brano che più vi si riferisce è il Salmo 86-87, sulla Città Santa di Dio. Questa è una delle sue versioni, in lingua italiana, che lo conta come il salmo 87. Le sue fondamenta sui monti santi ama Jave, le porte di Sion su tutte le tende di Giacobbe. Cose gloriose si dicono di te, città di Dio! Posso citare Rahab e Babilonia fra i miei conoscenti; ecco i Filistei e Tiro con Chush: questi è nato là! E di Sion si dice: questi e quegli è nato in essa; ed egli la consolida, l’Altissimo. Jave elenca nel registro dei popoli: questo è nato in essa. E ci sono cantori come danzatori; tutte le mie fonti sono in te!

Altra versione, numerata 86: Le sue fondamenta sono sui monti santi; il Signore ama le porte di Sion più di tutte le dimore di Giacobbe. Di te si dicono cose stupende, città di Dio. Ricorderò Rahab e Babilonia fra quelli che mi conoscono; ecco, Palestina, Tiro ed Etiopia: tutti là sono nati. Si dirà di Sion: «L’uno e l’altro è nato in essa e l’Altissimo la tiene salda». Il Signore scriverà nel libro dei Popoli: «Là costui è nato». E danzando canteranno: «Sono in te tutte le mie sorgenti».

In questo brano la Città santa di Dio è l’insieme di tutti i popoli, tutti nati in Gerusalemme. Ma è molto chiaro che la Città santa di Dio è Gesù. A proposito di Sion, è scritto con chiarezza: E di Sion si dice: questi e quegli è nato in essa; ed egli la consolida, l’Altissimo.


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Il che è riportato in questi termini nell’altra traduzione: Si dirà di Sion: «L’uno e l’altro è nato in essa e l’Altissimo la tiene salda». Qui “questi” (oppure «l’uno») è Gesù in carne ed ossa, senza peccati, ma vulnerabile di fronte al dolore e alla morte, assistito dalle dichiarazioni di Dio e dai miracoli ad evidenziare il “consolidamento” dato a Lui da Dio. “Quegli” (oppure «l’altro») è la ripresentazione di Gesù, nella nuova Sion che è nei nostri giorni da intendere per Saronno, come un “siano” che diventi l’affermazione “saranno”, ove il “siano” è Sion e il “saranno” è Saronno… che suona anche come “Shalom!” (Arrivederci Gesù! nell’Italia del Vicario di Cristo, come un figlio di quella Roma in cui Pietro si è insediato)! Saronno è il luogo in cui lo Spirito santo di Gesù sarebbe riapparso, in Comunione con un uomo qualunque, pieno di peccati e senza capacità taumaturgiche. Egli è «l’altro», previsto e preparato da sempre, messo in grado di “sublimare” la realtà, e di ricollegare realmente proprio tutti questi “peccatori” al Dio Padre. Il Signore ama tutti ed ha “stabilito” (consolidato) la realizzazione di quanto mancava al Dio “immanente”, attraverso un uomo, un «altro» fatto “trascendere” per Comunione col Cristo, grazie allo Spirito Santo di verità infuso a lui, affinché, grazie ai mezzi dell’uomo, tutti fossero portati a sublimare la vita. Saronno, è il biblico “monte santo” di Dio, e nei tempi moderni questo “monte santo” è il Monti santo, fondatore dei Padri non a caso concezionisti, essendo nei tempi moderni da ristabilire una nuova concezione di ogni cosa: di un morte che non uccide nessuno e di un Giudizio Universale che porterà tutti in un Paradiso meritato, che darà a tutti molto, molto oltre i propri meriti. Saronno è cara a Dio per la particolare celebrazione fatta del “Trasporto della Croce” per le vie della Città, nell’ultima domenica di ogni ottobre, seguita con immensa fede da tutti i saronnesi. Saronno è la sede dell’importantissimo Santuario della “Madonna dei miracoli”, che intervenne in questo modo secoli or sono salvando dalla peste. In Saronno si sarebbe data risposta alle aspettative del Vicario di Cristo, di far finalmente camminare gli uomini, appoggiati sulle “due gambe”: la Fede (in Cristo, l’uno) e la Ragione (dello Spirito Santo del Cristo ricomparso nell’«altro», in Comunione, a rispondere al Papa). C’è scritto, alla fine del salmo: E ci sono cantori come danzatori; tutte le mie fonti sono in te! scritto anche così: E danzando canteranno: «Sono in te tutte le mie sorgenti»


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È la descrizione di quanto avrebbe poi fatto, a Saronno, quest’«altro» “come” Gesù (in quanto in Comunione con Lui). Quest’«altro», l’Epistemologo, si sarebbe dedicato con passione al canto liturgico ed avrebbe cercato di essere presente in tutti i Cori ecclesiastici della città Santa (la Chiesa) in cui poteva accorrere, “saltando”, “danzando” dall’uno all’altro nel suo desiderio di essere ovunque potesse. Ad un certo punto ha cantato in cinque diverse Cantorie Parrocchiali, e solo di Saronno, con notevoli difficoltà a partecipare a tutte senza scontentare nessuna (da Cogliate, infatti, sarebbe stato scacciato a forza!). Osserviamo ora il Cantico di Geremia 31, 10-14 Ascoltate, popoli, la parola del Signore, annunziatela alle isole più lontane e dite: «Chi ha disperso Israele lo raduna e lo custodisce come un pastore il suo gregge», perché il Signore ha redento Giacobbe, lo ha riscattato dalle mani del più forte di lui. Verranno e canteranno inni sull’altura di Sion, affluiranno verso i beni del Signore, verso il grano, il mosto e l’olio, verso i nati dei greggi e degli armenti. Essi saranno come un giardinetto irrigato, non languiranno mai. Allora si allieterà la vergine alla danza; i giovani e i vecchi gioiranno. Io cambierò il loro lutto in gioia, li consolerò e li renderò felici, senza afflizioni.

In questo brano profetico è descritto il duplice gesto di Gesù (in carne ed ossa e poi solo nel suo Spirito). La profezia da annunziare è: «Chi ha disperso Israele lo raduna e lo custodisce come un pastore il suo gregge» Essa riguarda due fasi relative ad un “chi”, una persona: alla prima fase, di dispersione, segue la seconda, di raduno e di custodia. Entrambe si riferiscono ad un “Chi” che è Gesù Cristo. Ora Gesù, bisogna ricordarlo, disse chiaramente: “Sono venuto a portare guerra e divisione tra padre e figlio, fratello e sorella…”, il che rimanda alla “dispersione” profetizzata da Geremia. L’opposta fase di raduno e custodia riguardarono chiaramente e di nuovo Gesù, venuto a raccogliere “le sue pecorelle”, quelle che Dio gli aveva dato… ma, evidentemente, restavano escluse da quella raccolta “le altre”, quelle che Dio non Gli aveva dato in quel tempo, come sue pecorelle… Sarebbero state abbandonate? In un certo senso sì, da “quel” Gesù, che doveva responsabilizzare gli uomini sulla personale scelta libera della virtù. E la conseguenza fu che le altri Fedi


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sopravvissero, venne anche un altro profeta, Maometto e ciascuno ha inteso la Fede, giustamente, come un “dono” fatto a discrezione di Dio. Ora la “discrezione” di Dio non è mai “riduttiva” per qualcuno e “di favore” per un altro. Chi lo credesse incolperebbe Dio di una “parzialità” impossibile. Ecco, il “problema” di come allora sia possibile un “dono” diverso, che non tolga nulla a ciascuno, si risolve solo arrivando a capire che questo apparente ed irresolubile problema sarà spiegato da Gesù in un secondo tempo, quando l’uomo potrà capirlo. L’uomo dovrà arrivare a comprendere l’esistenza di una realtà complessa, in cui coesistono due sviluppi opposti nel tempo, uno di tipo fattivo ed uno disfattivo (in cui ogni cosa appare tornare veramente sempre più alle origini). Anche in questo momento, in cui lo si scrive, l’uomo ancora non ha compreso che mondo ed altro mondo sono diversi solo in quanto l’uno evolve dalla culla alla tomba e l’altro dalla tomba fino verso l’origine prima, rientrando realmente nella Comunione con tutti gli antenati. Così solo si può dar luogo alla concreta Comunione dei Santi, in cui tutta l’esistenza nel suo insieme di anima e corpo esce da una visione iniziale e precaria e partecipa alle infinite e possibili riedizioni (come un libro che sia leggibile nuovamente anche da tutti). Questa risurrezione a rovescio sarà come la fantascientifica macchina del tempo e bisogna proprio che ciascuno accetti la sua esistenza, prima ancora che la accerti a cose fatte (cioè ad esperienza conclusa, a morte decretata solo dagli altri, che non possono mai immettersi e sostituirsi all’esperienza altrui). Bisogna accettarlo perché è assodato che ciascuno osserva la vita andare al tramonto perché lo spirito che la vede si muove verso l’alba, esattamente per come succede in relazione all’alba e al tramonto visto realmente nel giorno. Vedete, per la Terra e il Sole l’uomo l’ha compreso, ma non lo ha ancora del tutto capito in relazione della generale esistenza! Lo scienziato parla di un iniziale Big Bang, e crede ancora vero quello che vede. Non è ancora capace di capire che questo fenomeno è osservato in espansione solo perché lo spirito di chi l’osserva si sta muovendo nel verso centripeto che lo porta all’origine di quella apparente espansione. Non sono questioni facili da digerire, nella loro complessa verità. Poco mancò che incolpassero di eresia il buon Galileo Galilei che sosteneva questo stesso concetto... ed oggi che tutti l’hanno digerito ci si stupisce della fatica fatta allora a comprendere una cosa così semplice… e intanto si seguita a non capirla, affermando che è vera l’espansione vista nell’universo, ossia il Big Bang! Ebbene la novità che Gesù avrebbe annunciato, quando sarebbe ritornato in questi tempi, in Comunione spirituale con un uomo, sarebbe stata tale da essere giudicabile come una vera eresia, in quanto l’intera colpa sarebbe stata tolta di mezzo, in quanto la vita, con tutte le sue supposte colpe, sarebbe stata sublimata”


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e portata tutta al livello del Dio Creatore, privo assolutamente di ogni possibile colpa e pieno di tutti i possibili meriti. L’uomo non sarebbe restato immanente in quella sua vita terrena (unilaterale) e sarebbe trasceso e asceso al cielo (secondo il verso opposto). Disse Gesù a Nicodemo: 12 Se non credete quando parlo di cose terrene, come crederete quando vi parlerò di cose celesti? 13 Nessuno è salito al cielo, fuorché il Figlio dell’uomo, che dal cielo discese. Gesù intendeva dire come mondo e altro mondo fossero lo stesso mondo, ma osservato nei due contrapposti versi che esistono tra l’effetto apparente (prodotto dalla causa) che è sempre un effetto opposto al verso della causa, e il verso della vera causa. L’altro mondo è quello che mostra in atto la vera causa, quella che oggi sfugge, perché è sempre osservata solo nel suo opposto effetto, ossia nella Reazione alla sua Azione. Poiché l’uomo ancora ignorava come il mondo fosse complesso e tutti credevano (e lo credono ancora oggi) che il tempo vada solo in avanti e per sempre, annegati nella visione unilaterale dell’esistenza dell’Universo, come faceva Gesù a spiegare l’altro mondo perfettamente uguale e simmetrico? Che oggi il mondo sia complesso non è più dubitato dalla scienza, ma molti non capiscono ancora che l’antimateria è solo la stessa materia quando sia supposta in essere nel senso inverso ed inosservabile. Ma due osservatori che osservano un piano, da punti opposti e simmetrici, osservano di già ciascuno come materia quanto è antimateria per l’altro. Se si tratta di una rotazione, uno dei due afferma che è oraria, l’altro che è antioraria. Quanto è alla destra per uno è alla sinistra per l’altro. Solo l’alto e basso sono identici e sono per loro una sorta di asse comune di quella perfetta simmetria. Ora quanto appare da un lato come colpa (ad esempio un furto), nel senso inverso apparirà come merito (perché sembrerà reso quanto prima era parso rubato). Ogni cosa si annienta del tutto (perfino materia ed antimateria) quando sono opposte tra loro sullo stesso campo. Osservati sui due fronti, colpe e meriti si correggeranno vicendevolmente e resterà solo il concetto assunto dalla complessa esperienza, quale l’interesse risultato ad un prestito momentaneo di virtuale esistenza. Ecco, però, che – nella unilateralità del pensiero – chi affermi che in assoluto la colpa sarà interamente eliminata e purgata (nel purgatorio dell’altra vita), sembra che abbia affermato una eresia, rispetto al pensiero di Gesù, per come esso è inteso, nel senso unico di un mondo compreso solo nella unilateralità dello sviluppo dell’Universo e non nel suo complesso. Eresia però solo apparente e non vera. Gesù lo affermò chiaramente, anche a Ponzio Pilato, che gli diceva: “Difenditi! Io ho il potere di salvarti! Se non


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ti difendi sei tu da te che accetti di essere punito! Non fare il matto!”. Gesù gli rispose: “Il tuo potere viene da molto lontano: tutto è predestinato!”. Tutti hanno creduto solo in “questa” predestinazione, relativa al Cristo, ma quante volte Gesù disse “Non angosciatevi per il domani! Non chiedetevi che cosa mangerete, né che cosa farete! Dio vede e provvede, perché vi ama! Pensate solo al presente e cercate di amarvi l’un l’altro. Il giglio del campo non lavora e Dio lo rende vitale e bellissimo. Che farà a voi che vi ama?” Ma l’uomo non poteva comprendere quanto rivelato da Gesù: “che Dio vede e provvede a tutto, che è il solo buono capace a fare e che fa tutto.” E questo toglie di mezzo ogni colpa che sia legata al fare, se esso è fatto unicamente da Dio e dunque è perfetto quanto perfetto è Dio! Ed elimina anche qualsiasi possibile accusa di eresia, relativa alla generale assenza di colpe. Il fare, inserito da un Progettista in un progetto, è pura apparenza. Infatti a condizioni subentrano altre condizioni, che non sono fatte dalle prime, ma solo dalla sequenza decisa dal progettista, che ha posto le cose da vedere in quel preciso ordine progressivo. La persona A sembra che uccida la B perché nella prima sequenza sono disegnate in un modo e nella seconda in un altro. È chi vede la sequenza nell’ordine imposto solo dal Progettista (e non dalle cose in se stesse) che apparirà che sia stata fatta quell’uccisione… che non è stata mai fatta, in verità, perché le due condizioni, evidenti nei due diversi momenti, sussistono entrambe, ciascuna esistente per sempre in quel suo “momento”. Un tempo deciso così solo dal Progettista. Pertanto chi è compreso in questo progetto fattivo, sembra fare, ma in verità non fa nulla, e questo apparirà quando l’esperienza, da unilaterale, diverrà complessiva. Ma l’uomo, veramente coinvolto, intrappolato dalla visione unilaterale, si danna l’anima… per mutare un progetto già deciso da Dio. Perfino uomini ispirati, come il Santo Padre, sono tutti indaffarati a trafficare per cambiare il futuro! Il Papa ha tentato in ogni modo di impedire una guerra che, in verità, è stata decisa tutta da Dio, in quanto il futuro esiste già, dunque non lo facciamo noi! Il fare non esiste assolutamente, pertanto nulla a noi è permesso di fare, se non intendere come bene o male quanto ci è proposto da vedere, al punto da desiderare di fare in un modo o nell’altro. Grazie a questo desiderio, a questi puri “Sì e No” espressi in base agli eventi propostici da Dio facciamo veramente la cosa più importante per noi e per tutti: il nostro mondo ideale! Dunque il lavoro nostro deve concentrarsi sulle intenzioni fattive, nella modestia del credere che poi l’unico che sigilli con un “Fiat!” è Dio, solo Dio! La verità di eventi disegnati come liberi, appare come l’insieme di tutte le singole verità e ci si dovrebbe stupire se non apparisse così. Come farebbe Renzo a “pensare” al Manzoni suo Dio, se lo stesso Manzoni non lo avesse scritto? I


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personaggi relativi ad un Ente Sublime, sono tutti imprigionati nelle loro storie, e sono talora pietosissime! Sembrano poi tutte tragiche, essendo tutte storie di personaggi definiti come mortali, nella loro umana apparenza. Chi li libera da questi legami e lo fa in modo addirittura sublime, e solo Dio. Ma, perché questo Signore lo faccia, nel campo della storia inventata da lui, egli deve necessariamente inventare un personaggio che appaia dire esattamente quello che Dio vuole Comunicare (e lo comunica per interposta persona). Ebbene, il ritorno di Gesù (disegnato all’interno di questa storia voluta da Dio) arriva attraverso un personaggio con il quale Gesù entra in vera Comunione, il quale sembra fare ragionamenti talmente apparentemente rivoluzionari da sembrare che ribaltino veramente tutto, ma che in verità non ribaltano affatto la verità di Gesù! È semplicemente ribaltata l’ignoranza di chi non aveva prima capito come il vero fosse collocato in un complesso a due versi nel tempo e non in quello solo che appare esserci in base all’altro. Noi vediamo questa vita unica così come vediamo che 1 è N/N, una coppia di enti opposti che si risolve in un numero unico e non nei due da cui dipende. Questa è la definitiva sapienza: il complesso e non la reazione vista in base all’azione non vista. Questo ritorno del Cristo, in Comunione sacramentale, deve allora essere solo disegnato da Dio, per esser visto accadere. E Dio deve prefigurare il suo evento solo quando l’uomo lo possa finalmente capire, con la sua ragione terraterra, scientifica, insomma con la fede solo in se stesso, secondo il pensiero dell’apostolo Tommaso “Credo solo a quello che vedo o che tocco”. A recupero della fede dei San Tommaso, il d’Aquino è disegnato da Dio con queste opposte idee: “Credo che l’uomo, illuminato dalla fede, possa arrivare a conoscere e svelare tutti i misteri”. L’apostolo crede nelle apparenze, il Dottore Angelico crede nella Verità dell’Essere. Ecco, il Cristo che sarebbe ritornato in Comunione in un «altro», avrebbe sostenuto la verità dell’Essere (esiste già tutta “la biblioteca”) e la pura, non vera apparenza del divenire (sembra che ogni libro sia scritto al momento, ma non è vero! non esiste questo apparente divenire, perché i libri ci sono già tutti ed è inutile che ci sforziamo di cambiarli nella loro trama! cerchiamo pertanto di far nostri i sentimenti buoni di Dio, affezioniamoci alle parti buone, alla buona letteratura, altrimenti, quando la scelta dipenderà da noi in Paradiso, leggeremo solo la robaccia cui ci siamo affezionati). Questa immensa novità può veramente convincere l’uomo: egli è dentro un fenomeno perfettamente equilibrato, per cui è inutile sperare di arricchire (da una parte) per perdere poi tutto quel creduto guadagno (dall’altra, inversa alla prima). Noi dobbiamo salvarci, uscire dalla nostra storia, bella o brutta che sembri.


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Il nostro futuro vero ed autentico è dato dalle storie del prossimo, con tutto quanto c’è di bello e di buono dentro. Gioiremo del bene toccato agli altri quando avremo veramente capito come il nostro successo personale non sarà riposto in “noi stessi”, ma consisterà proprio nel successo degli altri. Questo significa riscattare la vita personale da tutti i suoi ceppi e limiti. E se l’uomo arriva infine a conoscerlo prima della morte, come una sicura conclusione della sua esperienza conoscitiva, questa Terra diverrà fin da subito un Paradiso, senza che prima ciascuno compia tutto il percorso di conoscenza diretta, perché i mezzi della ragione lo hanno anticipato e reso fruibile. Capite allora la differenza del Nuovo Vangelo comunicato da Gesù, e che non ha mutato minimamente il vecchio, ma solo l’ha fatto finalmente capire, quando l’uomo lo ha finalmente potuto? Il Gesù di 2000 anni or sono doveva porre l’accento sulla “croce” esistente nella vita, e Dio, che aveva “messo in croce tutti” (costringendoli ad uno ad uno a patire e morire) doveva venire al mondo e patire più di tutti, morendo nel modo più straziante che fosse possibile. Questo doveva essere fatto per “avvalorare la vita nella sua immanenza” e per dimostrare l’amore di Dio per la sua Creatura. Gesù doveva dimostrare come Dio togliesse di mezzo i mali e desse retta alla sua Pietà, a quella della Madonna, dei santi, ecc, per dimostrare di tenerci all’uomo creato da lui ed alla sua sorte. Il Gesù che, invece, si mette in Comunione con l’uomo, quando questo è disegnato da Dio in modo che possa capire e conoscere il legame “sublime” che esiste tra Lui e le sue creature, è invece un “salvatore universale”, che porta in cielo anche “le pecorelle” che non avevano avuto fede in Lui. Le porta attraverso le “Ragioni dello Spirito Santo”, date per Comunione reale ad un uomo appositamente disegnato, affinché queste “ragioni sublimi” entrassero a far parte della scienza comune. Per “credere” nella Risurrezione e nella verità dell’essere, basta il principio scientifico chiamato di “Azione e reazione”. Questi sono 2 enti che esistono simultaneamente e non uno che appare divenire l’altro giacché visto prima dell’altro e sostituito dall’altro… Vedete quanto è semplice? L’azione, causa dell’effetto, non è mai “precedente e sostitutiva dell’effetto”, se non all’interno di una visione “differenziata nel tempo”. Ascoltando una musica si vede bene che una nota non diventa l’altra, ma è sostituita dall’altra. Per tutte le altre azioni umane ancora non si è capito, essendo stati talmente “immanenti” negli effetti apparenti, da averli creduti “senza averci pensato su a dovere”.


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Un personaggio che “ci pensa su a dovere” ed arriva a conoscere con chiarezza quanto lo lega alla dimensione “superiore alla sua”, lo può solo se lo riceve come il dono di una “immensa sapienza”. Essa è proprio come affermava San Tommaso d’Acquino, “ispirata dalla fede”. Solo Cristo, che appartiene al superiore livello di Nostro Dio, può essere l’Ente che soccorre a questo modo un uomo. Tutti i Santi, i Profeti e gli scienziati non ci sono arrivati! Se noi giudichiamo un “albero” dalla bontà dei suoi frutti, che albero è, uno che porta frutti come mai portati prima da tutti i Santi, i profeti e gli scienziati? È semplicemente “un albero come tutti”, ma posto in una vera Comunione con Gesù, tanto che si possa prefigurare davvero come il suo ritorno, in quanto solo Gesù ne sa di più di tutti i Santi, i profeti e gli scienziati, in materia di relazioni Assolute con Dio, ossia con la Verità Assoluta che esiste in tutte le cose, dell’anima e dei corpi. Lo Spirito di Gesù Cristo, dunque, sarebbe ritornato ed avrebbe radunato e custodito anche le “pecorelle” negate al Cristo, dopo la momentanea divisione accaduta ai tempi di Gesù tra “cristiani” e “non cristiani”. C’è da credere che al “ritorno definitivo dello Spirito del Cristo”, questa “divisione” sarebbe stata tolta di mezzo e tutta l’umanità sarebbe stata “cristianizzata”. Ecco come Geremia annuncia queste due “apparizioni” del Cristo: Verranno e canteranno inni sull’altura di Sion, affluiranno verso i beni del Signore,… Essi saranno come un giardinetto irrigato, non languiranno mai… i giovani e i vecchi gioiranno. Io cambierò il loro lutto in gioia, li consolerò e li renderò felici, senza afflizioni. Il profeta usa il plurale perché Gesù impersona due popoli: quello delle sue “pecorelle” e del “castigo” dato a chi Dio non infuse fede in Cristo (un castigo durato 2.000 anni a cui porre infine un termine…) e il popolo che ascolta una parola talmente ragionevole, perché fondata sulla ragione donata all’uomo da Dio, da essere persuaso a credere, “in virtù della stessa scienza”, alla parola di Gesù. Solo in questa seconda fase il lutto di tutti sarebbe stato cambiato in gioia e Dio avrebbe consolato l’uomo, rendendolo felice e senza afflizioni. All’uomo è strappata definitivamente ogni sofferenza e perfino la morte allorché “in base alla sua scienza” è portato, dallo Spirito santo di Verità sceso sulla terra in un “facsimile” di Gesù, a credere che la vita è momentaneamente dolorosa, ma irreale, che la sofferenza nella propria singola carne è funzionale alla


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gioia di una vittoria eterna, e che ciò riguarda la vita di tutti gli uomini appartenenti all&#39;intera “Opera di Dio”. Che cos’è la sofferenza di “uno solo”, se essa serve, proprio a lui, per gioire di una salvezza che riguardi “tutti gli altri”? Ecco, quando l’uomo “conoscerà per scienza” quale è davvero il suo percorso e come, rientrato anima e corpo alle origini, apparterrà concretamente ad una “Comunione di Santi” in cui rivivrà, equamente condivisa e partecipata, tutta l’opera di Dio, solo allora ciascuno perderà quel pernicioso attaccamento a se stesso che oggi è la vera causa di tutti i suoi patiti mali. Quando l’uomo è in condizioni estreme lo capisce fin da ora ed accetta il rischio di morire in guerra per salvare “la Patria”; capisce che quello è il meglio che può fare, se vi è costretto. È solo nella pace che l’uomo non comprende più la necessità del suo sacrificio. Per questo Gesù disse di essere venuto a portare la guerra: volle stimolare tutti all’eroismo, affinché capissero e condividessero il destino voluto per tutti da Dio Padre: il sacrificio di sé in favore degli altri. Nel “castigo” inferto all’uomo c’è stato il disegno di chi si è “culturalmente opposto” al sacrificio personale. Per costoro il primo compito di ciascuno era di “salvare la sua vita”… certo, “facendo tutto il bene possibile”, ma senza che ci fosse il sentore della perenne guerra immessa nel mondo tra il bene (l’altruismo) e il male (l’egoismo). Per costoro il primo compito da perseguire era quello di un “sano egoismo”, ma, ripeto, per l’incapacità di accorgersi che si è sempre in guerra con se stessi, quando si è calati nella sorte umana delle persone apparentemente condannate alla sofferenza ed alla morte. La ricomparsa del Cristo, profetata da Geremia, riguarda soprattutto questi tempi attuali, di un Cristo tornato in Spirito santo Consolatore, questi più che quelli del Gesù in carne ed ossa, “immanente” egli stesso a tal punto, nel suo mondo “relativo”, da “patire la sua agonia fino a sentirsi abbandonato da Dio”. Il Cristo apparso in questi tempi in un comune uomo, pieno di peccati, ma costruito come un “facsimile” di Gesù, sommamente desideroso di accoglierne il Santo Spirito fino al punto da aver pregato Dio così: “Fa sparire, togli di mezzo la mia anima dal mio corpo, se occorre, e torna ad abitare tra noi, usando la mia persona e sarò sommamente felice”… questo Spirito così desideroso di una reale Comunione, da avere trascorso gran parte della sua vita alimentandosi solo del Corpo Consacrato del Cristo, sarebbe stato autore di una “sublimazione” della vita concreta. Questa “sublimazione” della vita sarebbe stata attuata facendo conoscere in che reale modo “ciascuno” potrà infine “immedesimarsi” nella storia della vita di qualsiasi altro sia stato disegnato da Dio.


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Il Cristo apparso in questi tempi spiega in che reale modo l’uomo uscirà dalla sua storia e potrà concretamente entrare “nel prossimo suo come se stesso”, una “questione” che Gesù non poté far capire, per l’arretratezza della conoscenza data da Dio agli uomini di quei tempi. Oggi, solo oggi, questo Spirito santo di Verità può far conoscere all’uomo come stanno le cose. E questa nuova buona novella è talmente ampia da recuperare al Cristianesimo tutte le genti, perché la nuova apparizione dello Spirito del Cristo usa la scienza umana, per far conoscere questa verità. Ecco: quella condizione di essere finalmente felici e senza afflizioni, profetizzata da Geremia con le parole: i giovani e i vecchi gioiranno. Io cambierò il loro lutto in gioia, li consolerò e li renderò felici, senza afflizioni. è veramente possibile solo in questi tempi nuovi, in cui l’uomo senza fede ha pagato il fio delle sue colpe. Da ora in poi Gesù sarà il pastore di tutti, perché è egli il solo che finalmente “ha parole di vita eterna” che l’uomo possa capire, usando lo Spirito santo di Gesù, per farsi ben capire, i ragionamenti dell’uomo e la scienza dell’uomo.

Sempre a proposito di Sion, ecco cosa è scritto nel salmo 47: Grande è il Signore e degno di ogni lode nella città del nostro Dio. Il suo monte santo, altura stupenda, è la gioia di tutta la terra. Il monte Sion, dimora divina, è la città del grande Sovrano. Dio nei suoi baluardi è apparso fortezza inespugnabile. Ecco, i re si sono alleati, sono avanzati insieme. Essi hanno visto: attoniti e presi dal panico sono fuggiti. Là sgomento li ha colti, doglie come di partoriente, simile al vento orientale che squarcia le navi di Tarsis. Come avevamo udito, così abbiamo visto nella città del Signore degli eserciti, nella città del nostro Dio; Dio l’ha fondata per sempre. Ricordiamo, Dio, la tua misericordia dentro il tuo tempio. Come il tuo nome, o Dio, così la tua lode si estende sino ai confini della terra; è piena di giustizia la tua destra. Gioisca il monte Sion, esultino le città di Giuda a motivo dei tuoi giudizi. Circondate Sion, giratele intorno, contate le sue torri. Osservate i suoi baluardi, passate in rassegna le sue fortezze, per narrare alla generazione futura: Questo è il Signore, nostro Dio in eterno, sempre: egli è colui che ci guida.

In questo brano i “re” che si sono alleati e sono avanzati insieme mettendo tutti in fuga sono Gesù Cristo ed il Santo ritorno del suo Spirito, in Comunione con


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un comune uomo, costruito come un suo possibile ed umano “facsimile”. La loro coalizione porta la definitiva vittoria e il recupero anche di quelle “pecorelle” che momentaneamente Dio non aveva dato a Gesù. Dopo questo avvento, è scritto, Come il tuo nome, o Dio, così la tua lode si estende sino ai confini della terra; è piena di giustizia la tua destra. Con Dio che recupera alla salvezza anche quanti non aveva “dato a Gesù come sue pecorelle”, la lode di Dio si affermerà e trionferà su tutto il mondo, senza più “pecorelle” che non siano di Cristo, dopo che lo Spirito riapparso in Comunione, del Cristo, ha spiegato all’uomo secondo la scienza dell’uomo, riuscendo finalmente così ad elevarlo al vero Dio. Chi è questo Dio? Bisogna occuparsi di quello che è accaduto a Saronno (la nuova Sion): Osservate i suoi baluardi, passate in rassegna le sue fortezze, per narrare alla generazione futura: Questo è il Signore, nostro Dio in eterno, sempre: egli è colui che ci guida. Bisogna “osservare i suoi baluardi”, ossia stare attenti a quanto lo Spirito Santo, stimolato ad intervenire dal Vicario di Cristo, ha messo in bocca al personaggio che avrebbe ospitato in sé, per Comunione consacrata, la Parola Sapiente del Cristo di Dio. Passate in rassegna i suoi argomenti forti e vincenti e potrete finalmente annunciare alla generazione futura (quella dopo il “castigo” del mille e non più mille di chi non aveva avuto Fede in Gesù): Questo è il Signore, nostro Dio in eterno, sempre: egli è colui che ci guida. Che annuncio è? E quale se non che Dio è l’unico artefice di tutto quello che avviene, essendo egli il Signore di tutta la sua Creazione? Dio è chi ci guida, passo dopo passo, respiro dopo respiro, gesto dopo gesto, essendo il Signore assoluto, la cui signoria è una amorosa guida. Egli ha “fatto scaturire dalla sua Virtù miliardi e miliardi di schiavi momentanei”, in un momento ben definito e che dura “un niente”, per renderli definitivamente padroni di ogni cosa, perfino del “prossimo”, cui gli sarà consentito di immedesimarsi a loro piacimento e tutte le volte che vorranno… nei secoli dei secoli. Questa particolare guida è quanto di più bello e grandioso si poteva sperare che esistesse, perché una vita costretta ora nello spazio e nel tempo, che non


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dipende da noi e passa (distruggendo apparentemente ogni cosa fino all’apparente morte personale), è portata da questa guida sapiente alla sua “sublimazione” del “tutto in tutt’uno”, che esiste a volontà, interamente a proprio modo, ma anche con l’aiuto generoso di tutti gli altri. Si tratta proprio di un “coro” immenso, in cui ogni prestazione sarà servita al successo di tutto l’insieme. Questa è la vera Giustizia di Dio. Non un Inferno e un Paradiso, non “colpevoli condannati”, ma un generale perdono, perché esso è sacrosanto e giusto. È scritto nel Salmo: Ricordiamo, Dio, la tua misericordia dentro il tuo tempio. Come il tuo nome, o Dio, così la tua lode si estende sino ai confini della terra; è piena di giustizia la tua destra. Questa sì è la vera “misericordia” per chi è stato chiamato ad esistere senza essere stato prima interpellato… se ne avesse piacere. È mai possibile che io costringa di forza qualcuno a fare qualcosa, dandogli libertà e poi punendolo per essere stato “malvagio”? Sarebbe “malvagio” Dio, se avesse chiamato ad esistere chi non avrebbe poi voluto vivere come si deve! Se ho un figlio “sciagurato”, non gli do nessun incarico per il quale io poi debba punirlo… se io lo amo. Ecco la vera misericordia di Dio: ciascuno riuscirà a godere dell’apporto di tutto il coro e si accorgerà che anche il suo rifiuto a cantare era come un silenzio nella musica: ciò che meglio la fa apprezzare. Questa è la piena giustizia di cui è fatto cenno nel salmo, di cui è piena la destra di Dio: una giustizia di cui si avvantaggeranno tutti, essendo tutti “condannati” solo ad essere “quello che hanno voluto essere”…, ma poi gli altri lo aiuteranno al punto che ciascuno avrà molto più dei suoi presunti meriti grazie all’apporto di tutti gli altri! E questo sì è il Dio di Vero Amore e vera Giustizia, che consente a tutti di andare oltre i suoi limiti, per la pura bontà di Dio e il suo desiderio che tutti vincano assieme, “come una cosa sola!” L’Ave Maria è la preghiera fondamentale rivolta alla Madonna. Ebbene, dopo che per molti anni si è detto: “e benedetto il frutto del ventre tuo”, traduzione fedele del latino “ventris tui”, da un certo momento si è imposta la dizione “e benedetto il frutto del seno tuo Gesù”. Anche questo è un segno, di un particolare riferimento con qualcosa che ha riguardato una vera e propria “adozione a figlio”, che la Madonna ha fatto nel 1940, quando, con un miracolo, salvò Romano dalla morte, già in sostanza allattato al seno, contemporaneamente, da due mamme, una delle quali era lei.


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C’entrò proprio il “seno”, nella storia dell’adozione data dalla Madonna a Romano. Mariannina, la madre effettiva, era stata cresciuta davvero come una “madonnina”. Quando partorì e fu il momento di dare il suo latte, si accorse di soffrire terribilmente di mastite, ad entrambi i seni. Conoscendo il valore nutritivo e protettivo del latte materno, non volle negarlo a suo figlio. Così, per tutto il tempo, il piccolo fu nutrito non solo da lei, ma da due mamme, perché, ad ogni poppata, lei invocava, straziata dal dolore, la Madonna, coinvolgendola assiduamente a quel suo penoso gesto d’amore. Successe poi che, a causa di queste incessanti sofferenze, Mariannina non volle più avere rapporti con il marito, per non avere altri figli. Prese in tal modo le distanze da quella “Mamma di tutti” alla quale tutta la sua vita era stata improntata, perché negò di fatto di poter essere la mamma, se non “di tutti”, almeno di quelli che Dio le avrebbe mandato. Il Signore, allora, in questo Suo disegno, intervenne severamente e colpì il bambino, da poco svezzato, con un male incurabile. Poi però Dio provvide… “disegnò” una mamma pentita, che iniziò a pregare la Madonna con queste parole: “Mea culpa! Tu che sai che cosa significa, per una mamma, vedersi portare via un figlio per le colpe altrui, salva mio figlio, innocente, come Gesù!” C’era una Provvidenziale regia, in tutto questo: doveva apparire il segno di una vera e propria adozione della Madonna, per quel bimbo che, tenuto miracolosamente in vita, doveva chiaramente apparire di averla ricevuta miracolosamente dalla Madonna, tanto da essere veramente un suo nuovo figlio, dopo che già era stato nutrito spiritualmente da Lei. Accadde infatti che un giorno il bimbo stette per morire. Fu lanciato un disperato appello al medico, alle 7 del mattino (ma non venne che alle 11, quando, secondo lui, il bambino doveva essere già morto… non poteva farci nulla, lui, non poteva fare miracoli!). Alle 7:30 venne invece una scolaretta con sua madre e riferì che le era apparsa in sogno la Madonna, dandole l’incarico di avvertire a casa sua la mamma (che era la sua maestra) dicendole esattamente: “Mi fa tanta pena il figlio della tua maestra. Domani va’ a casa sua e dille di non temere più, ‘ché ci penso io”. Infatti ci pensò, salvandolo quella stessa mattina, tanto che alle 11 il medico se ne accorse: la crisi mortale era giunta ed era stata miracolosamente superata. In che modo la Madonna “ci pensò Lei?” E in qual altro modo se non quello per il quale era stata pregata, cioè di salvare quel bimbo innocente “come Gesù”, come un “facsimile” di Gesù? Pertanto “il frutto del suo seno” che fu benedetto, come è recitato in ogni Ave Maria, fu esteso, da Gesù, anche a questo bambino nuovamente “adottato come Gesù”, e di certo “benedetto” da Dio se, dopo di essere stato “come


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rigenerato” dalla Madonna, ebbe l’incarico di essere, come recitato nel Salmo 86, “quegli” nato là (a Sion=Saronno), quel Cristo ricomparso a Saronno quando la Comunione sacramentale con il Figlio di Dio aggiunse quanto mancava alla pura e semplice adozione fatta dalla Madonna. Questa “nascita” non sarebbe stata quella corporea avvenuta nel 1938 e a Felitto: bensì quella spirituale, del Cristo entrato in Comunione reale con Romano, a Saronno, nel momento del Convegno organizzato “alla fine dei tempi”. In quel dì, per lui nato nel 38, erano 38 giorni che digiunava in modo assoluto, si alimentava esclusivamente del Corpo di Cristo e viveva pertanto solo di Lui, con Lui e per Lui. Solo a Saronno Dio terminò in quella giornata la “intera costruzione” di questo personaggio, che non era di certo Gesù, ma che il Signore aveva disegnato “come Gesù”: una semplice persona, chiamata ad entrare in perfetta e reale Comunione con il Consolatore atteso alla fine dei tempi, grazie al modo particolare con il quale essa sarebbe stata costruita, nell’arco di tutta la sua vita. Sceso in Comunione con un “nuovo figlio della Madonna”, alla cui formazione ideale “avrebbe pensato Lei”, il Figlio di Dio, secondo l’eterno disegno di Dio, avrebbe indicato all’uomo un’altra via, addirittura più facile da seguire da parte dell’uomo, perché più comprensibile, essendo “ragionevole”. La via attuale, alla quale oggi l’uomo è stato portato, secondo l’indirizzo trasmesso attraverso i profeti, i santi, i pensatori ed i teologi, è quella che traspare dal Catechismo. Chi vorrebbe che la nuova via seguisse ancora quella indicata dal Catechismo non vorrebbe una “nuova via”, ma sempre e solo quella conosciuta. E chi dicesse che Gesù parlò chiaramente del castigo eterno, deve sforzarsi di capire meglio. Quando nei vangeli è scritto che di notte il Maligno semina la zizzania nel campo del grano fatto seminare dal Signore, e che occorre non tentare di sradicare la zizzania, in quanto ciò farebbe calpestare anche il buon grano… ma che sarà alla fine, quando tutto sarà giunto alla maturazione che grano e zizzania saranno divise e che la zizzania sarà arsa per sempre in un forno, sembrerebbe che Gesù che ha narrato questa parabola, assicurando che allora ci sarà “pianto e stridore di denti”, condanni le creature di Dio all’Inferno… Sembrerebbe pertanto che Gesù sostenne l’esistenza del castigo eterno, per cui chi affermasse l’inesistenza di questo castigo, affermerebbe una eresia, rispetto al Vangelo di Gesù. Sembrerebbe a chi non cerca di capir meglio, non avendo l’abitudine di “controllare” il punto di arrivo: che il tutto porti ad un Dio assolutamente giusto. L’uso della ragione, in questo caso, porta a riconoscere tutta la vita come tutto il campo di grano. Una gran parte dei gesti contenuti nella vita sono “zizzania”, frutto del male, seminati non certo dal “Dio del Bene”, ma dal Maligno.


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Ebbene allora si arriva a capire come nessun chicco di grano “diverrà” una pianta di zizzania. Alla fine sarà fatta la raccolta del solo “male” contenuto nella vita e sarà “arso”. Gesù non ha detto che, essendoci stata la zizzania infestante, alla fine sarebbe stato buttato via, nel forno, anche il buon grano! Chi lo credesse, crederebbe in un Signore “assolutamente stupido”, il quale, dopo di avere ordinato di non tentare di eliminare la zizzania, al momento del raccolto possa “ragionevolmente” buttare via quel tanto o poco grano che Dio ha seminato e che sempre grano è restato. Dovrebbe essere, “potrebbe essere” buttato via il seme di Dio? Certo, in alcune altre parabole Gesù ha spiegato come il seme caduto in terreni più o meno favorevoli dà frutto in percentuali diverse, ha vita per momenti che durano più o meno. Potrebbe essere che, al momento del raccolto, tutto il buon grano sia stato “soppresso” dall’infestazione maligna. È chiaro che in questa situazione tutto il raccolto riguarderebbe la zizzania, ma sarebbe stato solo il raccolto “dell’ultima ora” della vita, in una condizione in cui sarebbero stati “in essere” momenti in cui i semi del bene avrebbero avuto la loro fioritura, la loro esistenza, più o meno duratura. Ecco, anche queste condizioni in essere sono da considerare, perché Dio “raccoglie” seme da seme, e non disdegna il poco nel molto. La povera vecchietta che dà solo un obolo, per il Tempio, perché quel poco è tutto quello che ella ha, ha dato più di tutti. Così chi ha avuto pochi talenti, così pochi che alla fina sembra sommerso dagli eventi di male, sarà giudicato per quel poco che avrà fatto e sarà considerato immenso, da Dio… Vedete? A questo punto si capisce “come” Dio possa comportarsi con giustizia: cogliere ed apprezzare quel tanto o poco di buono che esista nella vita di ciascuno e “far fuori” tutto il male. Questo “male” sono momenti della nostra vita, sono “io” cattivi, che verranno “spazzati via” e ci costeranno “pianto e stridore di denti”, perché si trattava di “io” che erano entrati nel nostro “campo” dell’esistenza, che non avevamo difeso a dovere dall’intrusione del “seme maligno”. Ora, perché non ci sia fraintendimento, questi “semi”, buoni o cattivi, non riguardano “le azioni compiute”, ma le “intenzioni relative a queste azioni”, azioni “disegnate solo da Dio”, ma “intenzioni” messe liberamente in atto da noi attraverso la libera “adesione”, del nostro cuore, a quei gesti fattivi. Possiamo così avere un campo che sembra essere infestato tutto dalla zizzania (così giudicata da noi, assistendo a gesti e parole cattive) e avere, alla base dell’interpretazione di quel modo di comportarsi, una anima che prova un “feroce disgusto” per tutte le scelte che vede fatte da se stesso. Ebbene questo è allora “buon grano” e non “zizzania” (anche se i gesti sembrano cattivi), perché l’anima


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prende le distanze, inorridisce di fronte a se stesso, ed anche si stupisce, profondamente, non riuscendo mai a “fare” come essa vorrebbe. Comprendete come questo sia un modo davvero diverso, di pensare e giudicare, rispetto a quello di prima, poggiato solo sulle “azioni”, per determinare qual sia il bene e quale il male. Ma “prima” si stava cercando di farsi una idea “giusta” del “personaggio”, mentre “dopo” si comprende come la vera libertà concessa da Dio all’uomo stia nel “porsi al di fuori di quel personaggio” e di assumere liberamente la sua propria e gradita “identità”. La novità è la “sublimazione” della vita dei personaggi, sta nell’uscire dalla storia narrata, nuda e cruda (che non dipende dall’anima) e dal prendere coscienza del fatto che questa “anima” abbia solo una funzione “interpretativa” e non “fattiva”. In tal modo, una esperienza terra-terra, è sublimata nel rapporto che esiste con “chi” ha dato quel preciso incarico all’anima: di interpretare a suo gusto e non di comporre il tema da interpretare a suo gusto. La strada nuova passa attraverso la assoluta buona nuova novità che il “divenire non sia vero, anche se lo appare”. Essa è tanto nuova che tutti quelli che fondano tutte le loro “idee” sull’apparente divenire, si comportano come se ancora credessero che “è il Sole a muoversi attorno alla Terra, giacché così sicuramente appare!”. E le fondano! Per quanto già lo si sia spiegato a lungo, tutti, state certi credono ancora che il “fare” esista e sia libero (come se, nella TAC, due gambe a poco a poco facessero liberamente il busto, poi la testa, finché quella “pura sezione muore e non c’è più”!) I sacerdoti che si oppongono a che questa vita sia “sublimata”, rifiutano le libertà portate dalla Spirito Santo di Dio ad una umanità disegnata da Lui finalmente in grado di capire con la sua testa e non solo attraverso una “fede cieca” che poi porta a centinaia di fedi differenti, senza alcuna possibilità di metterle a confronto, che sono state ricevute esse pure “per puro dono” e non per apparente conquista dell’intelligenza, della sapienza, insomma delle virtù precipue dello Spirito Santo. Questi sacerdoti non vorrebbero l’aiuto dello Spirito Santo, non vorrebbero una tale sapienza da poter riuscire ad avere fede… grazie ad essa! Preferiscono il trattamento riservato ai bambini, che debbono credere così perché è così! invece del trattamento riservato ad adulti che debbano credere in base a motivi fondati su esatte ragioni… (espressioni dello Spirito Santo di Verità, quando esse sono ispirate dalla Vera Fede).


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Capitolo 6

I segni “irragionevoli” del disegno: coincidenze e stranezze… Tralasciando altri “ragionevoli” riferimenti alle sacre scritture (già essendo abbastanza eloquenti quelli riportati nel capitolo precedente), ci sono poi una quantità enorme di “coincidenze” e “stranezze”, a proposito dei nomi e degli eventi accaduti, che rimanderebbero ad una “incredibile missione”, affidata ad un umano personaggio, “costruito in modo adatto” ad entrare in una Perfetta Comunione con Gesù. Accenniamone alcuni, perfino contandoli, tanto a dare il segno di quanti essi siano… Avendo anche tralasciato, nel calcolo, quelli già molto importanti, riportati nel capitolo precedente e di natura più “ragionevole”. Intendiamoci: che uno si chiami “Amodeo” ciò è il segno solo di un particolare nome che indica “io amo Dio”, e che, con questo, esso non attribuisce proprio null’altro, di “ragionevole”, se non la sua individuazione e se non nell’ottica… che si esista in una “storia” che non sia dominata dal “Caso”, ma interamente dalla Divina Provvidenza. Per cui questo attributo “irrazionale” può avere una ragione soltanto se è esaminato come una sorta di “indizio”, in quanto nessuno può “ragionevolmente affermare” di “conoscere” cose di questo tipo. Pochi indizi possono non “indicare” nulla, ma quando sono molti, possono far sorgere, quantomeno fondatissimi sospetti. Per esempio: il Vicario di Cristo “spinge” a cercare una nuova via ragionevole che porti a Cristo e lo fa con una Enciclica emanata il giorno in cui si festeggia la “Esaltazione della Santa Croce”. Gli risponde uno solo ed organizza a Saronno un Convegno attuativo di quella sollecitazione, che “casualmente” avviene il giorno in cui solo in quella città si festeggia il Trasporto della Croce. Chi ha risposto è stato praticamente messo a morte dalla sua Chiesa, che si è rifiutata di dire che quel Convegno era stato la conseguenza di una spinta del Papa, fatta a credenti o meno. È stato uno che, nato nel 38, da 38 giorni sta mangiando solo l’Ostia consacrata, dimostrando una sofferenza ed un rischio di morte ad una Chiesa che gli ha detto chiaro e tondo “E muori!”. Questa persona, due anni dopo, rischia di essere portata via dal Maligno, e sparisce quella stessa mattina il corpo ligneo del Cristo nella Chiesa di fronte... Non credete che già solo queste


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coincidenze siano per lo meno “impressionanti”, a riguardo di un collegamento tra “costui” e il Cristo in Croce? Vediamo tutti questi “irrazionali indizi”, per quanto possano apparire più o meno “strampalati”. Formuliamo, per questa volta, ipotesi strampalate, nella speranza che – almeno il lettore – sia saggio e non si faccia frastornare solo da ipotesi incredibili, che, tuttavia, è conveniente fare, in quanto segni così “insoliti” che potrebbero benissimo riguardare un personaggio veramente “unico”. Unico, davvero unico, giacché quello “eletto” da Dio, scelto addirittura a realizzare, in modo ideale, l’incontro Dio-uomo, indispensabile a soddisfare tale contesto dualistico in cui l’uomo esiste. Una Comunione talmente importante, tra il Figlio vero e quello solo adottivo della Madonna, che si possa anche arrivare a credere che Dio abbia voluto darne ampi segni, nel suo disegno, al punto da chiamare di proposito “Gerusalemme” la Città santa, la Sion, monte Santo di Dio ove “Saronno” (del Monti santo) fosse l’affermazione “saranno” legata all’incontro in Comunione dei due figli della Madonna, una Saronno che suona anche come “Shalom”, “arrivederci, o ebreo Gesù, Figlio dell’Uomo, in uno che si chiamerà Romano, come il figlio del famigerato Uomo della provvidenza”. Se il personaggio di Romano Amodeo fu voluto da Dio come quello dell’uomo disegnato “capace” di accogliere e svelare, attraverso i mezzi dell’uomo, la rivelazione Comunicata a lui dal Cristo, tutte queste “coincidenze strane” non sarebbero “voluti segni” lasciati da Dio nel suo “disegno”, che non lascia davvero nulla al caso, se interviene con la precisione assoluta in ogni singolo atomo della natura? Tanti “indizi” formano una “prova”? Ne elencheremo oltre 150, ed alcuni di questi sono del tipo “in fisica Romano Amodeo è andato molto più in là del riconosciuto genio di Einstein” ed anche “in metafisica, poggiando sulla scienza, è arrivato a conoscere prima quello che è impossibile conoscere prima di averlo mai visto, ossia che cosa vedrà l’uomo come il proprio concreto mondo, quando invece tutti dicono che egli è semplicemente morto&quot;” Non basterebbe avere “solo” superato in genialità Einstein, o “solo” di avere spiegato quanto sia ritenuto “impossibile da conoscere” non avendolo mai nessuno finora visto, per ritenere “eccezionale” un contributo da lui dato all’umanità? Certo, direte, se questa “genialità” fosse provata mediante l’uso della scienza! Ma lo è! La scienza deve solo “studiare” la rivelazione data da Amodeo per averla ricevuta attraverso la sua Comunione vera e profonda con lo Spirito santo Consolatore del Cristo di Dio in comunione con lui. Le “irrazionali coincidenze” non le pubblico su questo libro, ma sul prossimo intitolato Gli Oracoli di Emanuel. Le giudicherete voi come meglio le


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crederete! “Scempiaggini” o “tanti ed importanti segni da intenderli come assolute prove dell’eccezionale disegno relativo ad un eletto, scelto ad essere “chi” traesse Sapienza dalla Comunione con Cristo, per svelare (all’uomo ed alle sue umane facoltà) Dio e le condizioni Assolute, elevandolo così a Dio”.

Alla Madonna di Pompei, Benito, Gen e Romano, il dì della prima Comunione


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Capitolo 7

Quale “glorioso ritorno?” Lo si è già espresso: l’uomo deve finalmente intendere che la “gloria”, laddove esiste un Creatore che “serve” l’uomo di tutto punto, affinché egli esista, è il “servizio”, fatto nell’umiltà di chi si dona per intero e si colloca sempre all’ultimo posto, affinché la precedenza spetti sempre agli altri. Pertanto non è fantomatico che, come la prima volta Gesù apparve concretamente nel mondo, nascendo in una umile stalla, così la seconda si sarebbe potuto ripresentare attraverso una Comunione spirituale, venendo stavolta alla luce in una sorta di “stalla dell’anima”: la misera coscienza di un uomo comune e del tutto vulnerabile ai peccati. Non è fantomatico che, ove tutto dovesse avvenire così, tutto ciò apparisse, per esclusivo volere di Dio, premeditato, preannunciato e dichiarato, attraverso tutti i segni e i simboli che il Signore avrebbe immesso in queste vicende: nei nomi stessi delle persone e dei luoghi relativi a questo secondo incontro… Tutto ciò affinché fosse manifesta l’esistenza di un sublime progetto, programmato da sempre, che avrebbe riguardato Gesù come l’eterna Sion e la Gerusalemme Città di Dio. Tanti segni, restati oscuri in rapporto a Gesù (come ad esempio il nome di Gerusalemme, con riferimento al Cristo), si spiegano abbastanza, allorché si integra il nome di Gesù a quella Comunione effettiva, prevista fin dal principio del tempo, che lo avrebbe collegato al nome di un Romano, chiamato come il “figlio dell’uomo della Provvidenza”, e nato in provincia di Salerno. Solo comparendo due volte nel mondo, una come presenza diretta di Dio e l’altra come una reale Comunione, realizzata dal Signore con l’uomo peccatore, solo con questa complessa modalità, Dio avrebbe potuto, nel suo disegno, “ragionevolmente” scendere come uomo (Gesù) tra gli uomini, per farli poi risalire tutti a sé, in Comunione con un Dio, alla realtà sublime di Dio. Questa seconda fase sarebbe avvenuta grazie allo Spirito Santo di Verità, “Comunicato” ad un uomo “come a Suo figlio”, e sarebbe stata attuata duemila anni dopo la prima, cioè quando l’umanità – grazie sempre allo stesso Disegno di Dio – sarebbe apparsa in grado di comprendere le complesse ragioni di Dio, attraverso un progressivo aumento della conoscenza acquisita dall’uomo.


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Voi farete fatica a credere possibile tutto ciò. Da acerbi ed immaturi cristiani, continuerete magari a “fare la Comunione”, senza tuttavia riuscire mai veramente a credere che si possa entrare per davvero in una reale e così intima Comunione con Gesù Cristo, che tutto ciò possa prefigurarsi come un reale ritorno Suo tra gli uomini! Abbiamo visto sacerdoti scandalizzarsi, di fronte alla “presunzione” ed alla “superbia”, più volte attribuite a Romano Amodeo, solo in quanto questi, semplicemente per aver fatto con molta fede la Comunione, si riteneva “veramente in Comunione con Gesù”, almeno finché riusciva a restare nella sua “grazia”, astenendosi dalla volontà di compiere peccati e vivendo, peraltro, lunghi periodi di digiuno, in cui era solo di Cristo, con Cristo e per Cristo, alimentandosi solamente con l’Ostia Sua consacrata! Essere in una reale Comunione con Cristo è creduto possibile solo ai santi… E un peccatore, come Romano Amodeo, santo non è stato mai creduto, dalla Chiesa del suo tempo! Una volta, alimentandosi solo di Cristo, digiunò 57 giorni e fu accusato di essere un “ricattatore”; un’altra arrivò solo a 45 giornate di digiuno e l’accusa fu di “superbia”, uno dei sette peccati capitali! Fu accusato di questo solamente perché egli, sicuro della sua fede, non accettava di seguire l’ordine impartitogli dal sacerdote, che gli chiedeva di non “fare male a se stesso”, trasformando così il giudizio relativo ad un puro gesto d’amore per il prossimo, in quello addirittura di un peccato capitale contro la sua anima ed in un vero e proprio attentato contro la salute del suo corpo! Ai tempi di Gesù dicevano del Cristo: “Ma non è il figlio del falegname?” Ai tempi di Romano hanno detto della sua Comunione: “Ma non è quegli che ha ammesso e al quale abbiamo confessato, tante volte, i suoi peccati?” Ai primi non parve vero che il figlio del falegname fosse soprattutto figlio di Dio; ai secondi non è sembrato vero che il figlio della colpa potesse essere stato anche e soprattutto figlio della Misericordia e del Perdono di Dio! Quante terribili contraddizioni esistono in tanti che pure hanno fede, ed anche l’insegnano, e poi in alcuni casi sono i primi a non capire, né riconoscere il senso delle stesse cose che insegnano! Sono spesso soprattutto alcuni sacerdoti “cattolici” (che sui Sacramenti della Chiesa costruiscono il loro apostolato) coloro che, quando incontrano un credente che afferma loro in perfetta buona fede “di essere entrato in una reale Comunione con Gesù (per averla desiderata, voluta, ricercata e creduta veramente possibile per un gran tratto della vita, spesa in un reale impegno di fede cristiana)…”, sono proprio costoro – si diceva – coloro che, invece di essere contenti e di “svegliarsi come da un lungo sonno”, si “stracciano le vesti” e accusano gli altri del “torpore” in cui essi soli, in quel caso, seguitano a giacere!


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Quando accade così, di essi è sveglia solo la “memoria”, ma la “Fede” è interamente “intorpidita”, per non dire “assente del tutto”! Non credono possibili le stesse cose che essi affermano “vere”, nella memoria esatta di quanto Cristo comunicò e – non credendole possibili – essi accusano di “vera e sconfinata presunzione” colui che attesti loro che queste cose si sarebbero veramente “realizzate in lui stesso”. Lo accusano della “massima presunzione” (perché pensano: “E che? “Davvero presume d’essere in Comunione con Cristo? E chi crede di essere?”)… Lo accusano di questo anche se egli ha spiegato loro, per benino, come ogni cosa sarebbe accaduta “senza alcun suo personale merito, essendo egli veramente ed assolutamente proprio niente, niente di valido, senza i Valori del Solo Dio”. La Chiesa che crede che quanto “è stato fatto lo è stato… per sempre” ignora la “capacità” di Dio di fare arretrare alle origini ogni cosa “apparsa fatta”. È così che poi Dio “salva tutti dall’Inferno”: annulla la verità di tutti i gesti “apparsi fatti”, facendo in modo che ciascuno assista al loro assoluto disfarsi, affinché tutto ritorni ad essere presente solo in pura potenza… di esistere poi nuovamente, ma solo dopo che ciascuno ne sia stato assolutamente salvato! Dio in questo modo “recupererà al Bene” perfino Satana, retrocedendo ogni cosa fino al loro “prima”, fino a quel prima in cui il Maligno era ancora un “angelo” che ancora non aveva “tradito” il suo Dio. Salvato da tutto quello, mai più quell’angelo lo avrebbe tradito. Questo sì è un Dio “onnipotente”, al cui fascino nemmeno Satana resiste! Dio, in questo modo, è il “padrone” e non la “vittima” del tempo creato da lui: lo fa arretrare “veramente” ed annulla “veramente” ogni male che sia apparso fatto “veramente” e contro la Sua volontà. Chi non ci crede, perché presume che quel che è fatto è ormai fatto per sempre, non ha ancora capito la “complessità dell’esistenza”, che si sviluppa sempre in modo bilaterale ed antitetico. La luce va a destra e a sinistra, simultaneamente, mentre invece noi, come luce nella nostra persona, assistiamo ad una vita che va solo in uno di questi due versi nel tempo. È “arduo” parlare di questi argomenti con un Sacerdote che crede ancora che l’esistenza sia “unilaterale”, che il “fare” sia ormai fatto e non abbia altro rimedio possibile, da parte di Dio, se non “premiando o castigando”. È difficile ragionare con i Sacerdoti che credono Dio “schiavo del tempo inventato da lui”, al punto che Egli non possa e non riesca veramente ad annullare tutto, facendolo divenire “mai veramente fatto”.


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Costoro, trovandosi davanti ai “peccati” compiuti da Romano Amodeo, non credono, in sostanza, che essi siano davvero annullabili fino a non essere mai esistiti nemmeno! Non credono nella “potenza” del loro stesso Sacramento, che dona autentica “Assoluzione” per “Confessione e pentimento”. Il “peccato fatto”, per questi increduli nella loro stessa fede, resta sempre, come una eterna macchia, per quanto possa essere stato perdonato. Ma quando la verità assoluta è che Romano Amodeo, come tutti, è solo un Interprete e che il suo peccato è sempre stato solo quello di avere condiviso le “intenzioni” del suo personaggio, disegnato peccatore autentico solo da Dio, allora si capirà come egli sia perdonabile in modo “assoluto”, allorché si attua veramente il suo “pentimento”. Colpe prima fatte proprie dall’uomo in modo virtuale e poi rigettate da lui in modo virtuale, sono assolutamente perdonabili allorché tutto esiste in modo virtuale, per pura “virtù creativa” di Dio. Ma quanti sacerdoti presumono proprie capacità fattive, togliendole a Dio! Credono di potere agire contro la volontà di Dio! Sono pertanto “i più presuntuosi che esistano!” E dicono che Dio glielo abbia consentito, attraverso il Libero Arbitrio! Ma come? Dio avrebbe data una libertà per poi punire chi ne avesse fatto un uso sbagliato? E che “Libertà” mai Dio avrebbe concesso? Di “ubbidirgli per forza, pena l’Inferno eterno”? Oh, a quanta “stupidità” è arrivato l’uomo, quando non ha cercato prima di “capire bene” quello che Dio gli diceva! Solo così l’uomo ha potuto poi credere in tanti “dei diversi”! Per tutti costoro è, di conseguenza, inconcepibile un assoluto perdono della colpa “per aver fatto il male” e tanto meno concepibile la possibilità, da parte di Dio, di “annullare del tutto” quella parvenza d’azione, retrocedendola al suo “prima”… Dunque essa perdurerebbe e il Dio che perdona… non l’annullerebbe mai! O povero Dio “onnipotente”! Quanto poco “potente” sei creduto! In verità più che arduo è impossibile discutere con chi abbia una veduta “unilaterale” dell’esistenza! Non uscirà mai dagli aspetti unilaterali e, non capendo in tal modo un’acca, accuserà di “eresia” chi invece capisce. Come toccò al Galileo Galilei che affermava la corrispondenza a due, l’interazione, tra chi vede e la cosa vista, ossia una realtà complessa e non unilaterale, posta alla base dello spostamento osservato “unilaterale” nel moto del solo Sole. Bisogna che i sacerdoti studino come sono le cose nella nostra concreta realtà: complesse e non unilaterali. Altrimenti la stessa fede resta unilaterale ed è terribilmente lacunosa. Altra cosa che non è affatto “incongrua”, rispetto alla autentica comparsa del Cristo in Comunione con la persona di Romano (che così coraggiosamente ed


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appassionatamente l’aveva cercata), sta nelle dichiarazioni stesse, fatte proprio da lui, alla Chiesa Cattolica. Ad Amodeo – per come Dio l’ha disegnato esistere con il suo personaggio – Dio non fece mancare, infatti, questo chiarissimo “annuncio”: « Io sono stato in Comunione vera con Chi aspettavate ricomparisse sul finire del secondo millennio, a “sconfiggere la morte e ad emettere il Giudizio universale”! Dovevate aspettare che Dio ricomparisse in un peccatore pentito, per poter portare anche questi in Paradiso, e non solo i presunti santi! » Come Gesù disse chiaramente, alla donna cui chiese da bere, che egli era l’acqua che l’avrebbe dissetata per sempre, così Romano lo disse chiaramente alla Chiesa del suo tempo. Non si trattava di “presunzione”, né in quanto a quel Gesù, né in quanto a questo, della ripresentazione Sua, in Comunione sacramentale con uno a quel preciso scopo scelto, eletto da Dio ed istruito in modo che, per le comuni esperienze fatte nella vita (quelle di Romano sostenute solo nella pura “imitazione” del Cristo), la Comunione spirituale della Verità potesse essere comunicata all’umana ragione. Se Dio disegna una storia della salvezza secondo la quale una volta Egli si fa uomo tra gli uomini e un’altra porta un uomo alla vera Comunione con Sé, allora apparirà che ogni cosa a quest’uomo non solo sia resa possibile, ma che anche accada nel rispetto massimo della simmetria, tra il Cristo e la Comunione di Cristo concessa a lui come uomo. La ricomparsa del Cristo fu disegnata da Dio come una intensa Comunione che completasse, per grazia Sua, l’opera iniziata da Gesù, per potere portare in Cielo anche quelle “pecorelle” che Dio non aveva voluto fossero (in un primo momento) quelle date al “buon Pastore Gesù”. Per potere salvare così veramente tutti, specialmente i peccatori che erano restati lontani dalla salvezza portata da Lui attraverso la fede. Doveva essere fatto, perché il Grande Creatore aveva disegnato anche atri “Pastori”: Buddha, Maometto, e tanti, tanti altri ancora. Con la “Fede concessa in dono”, perché il dono della Fede nel suo Vero Figlio non fu concesso a tutti? Doveva restare sempre così? No. Doveva apparire essere così solo per i 2.000 anni di un apparente castigo, inferto e pagato, in segno della manifesta libertà data all’uomo, affinché egli la condividesse o no liberamente. Ma poi Dio, pagato il castigo, avrebbe dimostrato che avrebbe nuovamente suscitato suo Figlio, comunicandolo, per “accanita Comunione sacramentale” ad un uomo che da sempre il Signore aveva costruito come un essere che era sempre alla sua ricerca, come un personaggio che era stato salvato da morte dalla Madonna


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e quindi era stato voluto nel segno e nel disegno di una vita «donata anche a lui da Lei, la Disegnata Designata Regina, donata da Lei… “come a Gesù”». Ebbene tutto ciò è veramente stato “disegnato come realmente accaduto” e, per tutto quanto è stato qui descritto, si è anche spiegato in che modo sia successo: non per i meriti di un uomo, ma per il puro disegno di Dio. Ebbene, il primo a sostenerlo è stato proprio questo uomo, che l’ha riconosciuto vero, avendolo osservato in se stesso, ma – ancora una volta – ciò sarebbe apparso accompagnato da tutte le spiegazioni del caso, secondo le quali ciò sarebbe accaduto non per una personale “capacità” di farlo, ma per un esclusivo disegno di Dio. A questo fine Romano Amodeo sarebbe stato disegnato come un personaggio che non avesse alcuna gloria personale, che fosse privo di quel particolarissimo “carisma” posseduto e riconosciuto in Gesù. Egli sarebbe apparso sempre “uno qualunque”, anzi “al di sotto”, apparendo a molti appena “poco più che un vero scemo”. Persone in gamba (sotto tutti i punti di vista) sarebbero state disegnate, nei suoi confronti, come “dure osservatrici” di tutti i suoi difetti, tanto da non indulgere mai ai suoi tanti pregi, anche se immessi da Dio con straordinaria abbondanza alla sua figura: onestà, bontà, rettitudine, senso della giustizia, del sacrificio personale, e strepitose conquiste conoscitive. Tutti questi doni sarebbero stati sempre visti da tutti, ma sempre assieme a qualcosa di così “dubbio ed equivoco” che “mai” li facesse scorgere in tutta la loro effettiva ed assoluta grandezza. Del resto Dio fece assumere questo atteggiamento per primo a lui stesso, al punto che tutte le volte che fu voluto come il direttore degli altri, fu fatto mettere al loro servizio, tanto che dette a molti, se non a tutti, la forte impressione di voler quasi sempre fare tutto lui, per vanagloria, per desiderio di vittoria e di supremazia, invece che per il desiderio, infuso in lui, di essere utile e di far lui quanto non visto fare liberamente dagli altri. Fu disegnato da Dio in modo che tutte le volte che notava in altri il gusto dei loro gesti, egli lasciava loro ampia mano. Interveniva solo a correggere, a compiere quanto non realizzato dagli altri, e, in cambio, riceveva solo le accuse di un voler fare sempre il “di più”, per essere sempre egli un “di più”. Il disegno di Dio che lo riguardò fu che patisse questo giudizio, dalla gente, anche se essa ben era a conoscenza di come egli avesse sempre mortificato la sua buona sorte in cambio del favore concesso da lui a quella altrui. Ricco di una ricchezza tutta apparentemente costruita da lui, questo personaggio aveva scelto di fare di essa solo lo strumento perché gli altri ne guadagnassero, spendendo la sua interamente in questo servizio, fino a divenire poverissimo. E quando, ridotto in estrema povertà, questo personaggio della


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fantasia di Dio si mise ad esercitare solo l’uso della parola, quale estremo contributo suo ancora possibile alla Verità, Dio fece sì che fosse accusato del fatto “che era facile fare così, che era comodo, giacché egli era divenuto pigro e non più propenso ad assumere alcuna responsabilità!” Dio ne aveva fatto, nel suo disegno, a poco a poco, la persona giusta che potesse entrare in reale Comunione con Cristo, perché aveva costruito quel personaggio come uno che avesse fatto, seppure a modo tutto suo, tutta l’identica trafila già apparsa “fatta fare”, da Dio, allo stesso Gesù. Ma mai nessuno, per quanto Romano fosse stato disegnato come un “cristiano ispirato”, avrebbe saputo riconoscere, in tutto questo, la vera “gloria di Dio”. Pertanto Dio aveva disegnato, con Romano Amodeo, un personaggio veramente modesto, sia per quanto egli sentiva di essere in se stesso, sia per quanto gli altri sentivano che egli fosse. Come era possibile – si chiedeva la gente, sentendolo parlare – che Gesù fosse in particolare Comunione con lui che non era nessuno, che non aveva niente del Carisma di Gesù? Non si accorgeva di essere solo un fastidioso pedante e un impiccione molesto? Come poteva essere vero quello che egli diceva? E cioè che Dio aveva amato quel personaggio al punto da agganciare Gesù proprio alla sua così squallida persona? Insomma la situazione di Romano era esatta a quella già fatta assumere da Dio a Gesù, in quanto all’essere un Suo Vero Figlio. Lo avevano visto e lo sapevano nato da Giuseppe, per cui la gente si chiedeva: “Ma non è il falegname, il suo vero padre?” Con quale scopo Dio volle che l’eletto si identificasse in un personaggio così contraddittorio? Con lo stesso scopo con il quale volle il personaggio di un Gesù alla fine contraddetto ed abbandonato (in apparenza) da Dio. Noi tutti ci dimentichiamo che, celebrando la grandezza di Gesù, celebriamo un uomo che fu crocifisso. Chi finisce crocifisso è uno che in apparenza è stato sconfitto fino alla sua estrema mortificazione. “Se è vero che Dio è suo Padre, ordini che Suo Figlio sia salvato!” Questo disse la gente, durante il sacrificio che Dio impose a suo Figlio. Solo “il senno di poi” ha trasformato la croce dei Romani nella Gloria di Dio. Ebbene la croce di Romano avrebbe ripetuto e perfezionato la Gloria dello stesso Dio, concludendo la concreta attuazione del dualismo uomo-Dio. Ma anche questo sarà capito solo con l’identico “senno di poi”. Per ora e finché Dio non vorrà suscitare questo senno, la croce di Romano è giudicata solo la giusta punizione per la pura esaltazione di uno che ha compiuto un enorme peccato, contro Dio, nella pretesa di elevarsi a suo possibile Figlio. La sapienza concessa a questo personaggio di nome Romano Amodeo è stata così grande che mai alcun altro ne ha avuta una simile, eccetto Gesù, giacché


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è stata la stessa Sapienza trasmessa a lui dalla reale Comunione con Gesù, compresa per via delle stesse esperienze fatta fare a Romano, nel disegno di Dio relativo alla sua persona. Tutti i Santi furono disegnati da Dio secondo l’unico segno e percorso della Fede, anche quando furono disegnati come importanti filosofi, come Sant’Agostino. La filosofia si poggia sulle Verità, ma nessuno di questi Santi aveva avuto il dono di conoscere la Verità Assoluta di come fosse l’assoluto assetto dell’esistenza: complesso, con un tempo prima visto procedere e poi retrocedere. Per tutti loro il tempo sarebbe andato solo e per sempre in avanti… Grandi santi come San Tommaso d’Aquino hanno sostenuto la verità dell’essere, ma mai nessuno è stato mai messo, da Dio, nella condizione di conoscere come realmente fosse organizzato l’essere, tanto che ne potesse apparire il puro divenire… che non guastasse e modificasse mai veramente nulla, se non una pura e del tutto momentanea apparenza! Il personaggio di Amodeo fu costruito da Dio talmente sapiente da avere scoperto le condizioni “assolute” della realtà fisica, alle quali nemmeno Einstein era stato capace di giungere! Talmente sapiente da riuscire a scoprire il reale percorso che l’uomo farà dopo la morte (il reale ritorno al passato, che esiste fin da adesso ed è la invisibile causa del fatto che si veda il divenire verso la morte). Talmente sapiente da “smascherare” tutti i misteri immessi da Dio nella sua Creazione. Ora Amodeo sapeva tutte queste cose e, trattando con la gente, avrebbe potuto darsi delle arie come nessun altro prima di lui, essendo il personaggio più sapiente tra tutti quelli mai disegnati da Dio, proprio per lo scopo che Dio gli aveva dato: di spiegare, finalmente, a tutti, la Verità Suprema dell&#39;esistenza del progetto di Dio e dell’incapacità umana di fare altro che “il voler condividere o no” quanto proposto e realizzato dal solo Dio. Proprio per questa “sublime conoscenza” (dell’incapacità di tutti i personaggi, egli compreso) data a lui, Amodeo non fu disegnato come uno che si desse delle arie… Come avrebbe potuto, visto che sapeva bene di non poter fare altro, di testa sua, che gradire o no la proposta fatta anche a lui da Dio? Amodeo era stato disegnato con una sapienza tale da conoscere come il cosiddetto “Libero Arbitrio”, concesso da Dio alle sue creature, fosse solo l’atteggiamento “assolutamente democratico” di un Dio che, avendo chiamato tutti a vivere “per forza”, poi lasciasse loro l’intera libertà di acconsentire o dissentire (a loro esclusivo e personale modo) alla proposta ricevuta. “Sì o No!” diceva Gesù. “Il di più è del Maligno”… diceva, e ad Amodeo fu fatto conoscere come il “potere” di questo Maligno consistesse nell’idea che si potesse “tergiversare”, agendo di propria testa.


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Oh, non era possibile! Il futuro esisteva già e non dipendeva dal presente: esisteva come gli altri fotogrammi di un film d’apparente azione, in cui essa sembrava sempre assolutamente libera, ma non poteva corrispondere ad altro che alla verità dei fotogrammi che veramente sarebbero stati visti, ma solo dopo. Ecco, tutta questa “sapienza” infusa ad Amodeo, l’ha portato a dire con chiarezza: “Non ho alcun merito per essere stato immedesimato a questo mio personaggio… ma vi assicuro che esso è stato disegnato da Dio come quello, che ben conosco, di uno che è assolutamente grandioso, anzi unico: quello di un vero eletto ad una effettiva Comunione con Gesù! Eletto senza alcun mio merito! Un’ultima ed importante questione: Gesù volle porsi come un autentico alimento, all’uomo, a soddisfazione reale di tutta la sua fame e la sua sete. Quando Romano Amodeo ci ha però provato veramente, è stato “accusato” di volere attentare alla sua salute ed alla sua incolumità, solo perché aveva deciso di alimentarsi “esclusivamente” di quanto dato all’uomo dal Cristo, per vivere. Bisogna che si possa vivere solo “di Cristo, con Cristo e per Cristo”! Bisogna che la Santa Messa torni ad essere quello che fu l’Ultima Cena: un vero e proprio invito a mensa, e ciò affinché all’uomo si dia alimento spirituale e materiale, che provenga dalla Fede in Cristo in modo tale che si possa vivere solo “con esso e di esso”. Sarà allora che sarà superata anche la fame nel mondo, quando chi andrà alla Santa Messa, andrà ad alimentarsi veramente e ancora dello spirito del Cristo ma anche “a tal punto”, della Sua carne e del Suo sangue, da essere ciò sufficiente a non farlo deperire né morire di fame, come sperimentò il predestinato da Dio, che aveva deciso di fare così, ma che si sentì accusare che tutto ciò non bastava – ed era vero! – alla sua vita, per cui doveva assumere anche “altro cibo”. Dio vuole che alla Mensa del Padre possano accorrere tutti i diseredati del mondo, a potere assumere anche le calorie, le proteine e le vitamine che servono alla vita reale del Corpo. E allora a questo avvenga! – lascia detto l’eletto da Dio – che si Comunichi Gesù, all’uomo, in un vero e proprio banchetto… e sarà posta del tutto fine alla “fame nel mondo”! Si dia non solo pane e vino, ma anche “latte” ai bambini ed a chi occorra, perché “è benedetto il frutto del tuo seno Gesù”, o Maria, Madre di Dio, e il frutto del seno della madre di Dio è, prima di ogni altra cosa, il latte. Quando la Chiesa di Dio avrà cessato di fare della Comunione con il suo Figlio un fatto solo puramente “mistico” e il suo “potere temporale” si calerà davvero al livello del bisogno fondamentale dell’uomo (l’alimento di cui vivere), sarà finalmente possibile “vivere di Cristo, con Cristo e per Cristo”.


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E non si abbia tema che i rifiuti della Mensa del Padre possano finire come un Cristo in pattumiera, o nelle mani di chi tenti di usarli ad altri fini! Il cibo, assunto nella Mensa del Padre, diventerà, per volere di Dio, reale corpo, e sangue del Cristo solo e nel momento in cui sarà assunto e diverrà il corpo e il sangue di un “altro” Cristo, che solo ancora non è consapevole di esserlo e non crede ancora in se stesso, al punto da sentirsi egli pure “Figlio di Dio”. A che servì che Gesù ci desse l’autorità e il coraggio di chiamare Dio “Padre nostro”, se la stessa Chiesa oggi si scandalizza ancora, quando chiunque trova coraggio e saggezza e dice: “anch’io sono Figlio di Dio!”? Io l’ho detto e sono stato scambiato per pazzo e superbo. Non ho insistito, non ho tentato di imporre a chi ne ha avuto la delega da Pietro tutto quanto Dio ha Comunicato alla mia coscienza. Pur sapendo di essere stato “eletto” a funzioni importantissime (di rinnovamento e completamento della comprensione, presente nella Santa Chiesa, dei Misteri della Fede, affinché cessino di essere misteri), sono uno che comprende a tal punto quanto sia un valore la “modestia”, che non ho mai cercato di esercitarla in altro modo che dando l’esempio. Ho accettato di essere perfino cacciato dalla “mia” Chiesa (perché io ero animato dal Cristo). Questo è il vero peccato contro il corpo di Cristo, e non quello di un’Ostia che finisca in cattive mani! Gesù finisce così, in pessime mani, quando succede come a Cogliate, che divenne come latte cagliato quando “fece fuori” proprio Cristo! Se, tutte le volte che io ho dato, ai fratelli, agli amici ed ai sacerdoti stessi, l’esempio di chi accetta di essere sacrificato e mortificato, sono stato giudicato “scemo, presuntuoso, esaltato e da punire”, sappiano solo che hanno sbagliato obiettivo: lo hanno fatto contro Gesù. Io non ne ho mai fatto colpa a nessuno, né ho, a mia volta, trattato loro come credevano di trattare me: non era vero! Così facendo, maltrattavano Cristo! Da decenni avevo rinunciato al mio “io”! Dal punto di vista strettamente mio, io ho “compreso ed amato” i limiti altrui ed ho sempre giudicato che Dio, il solo vero e sublime autore di quelle apparenti libere scelte, voleva così, per quell’infinito e stupefacente “incastro” tra il bene e il male, volto al bene non di uno solo o di pochi, ma di tutti. È sempre il bene di tutti ciò che si impone, nel piano di Dio, quando in esso sembra infranto, negli eventi, ogni senso del Bene per qualcuno. Una Guerra Mondiale, una peste che decìma la popolazione, il potere assassino sui deboli e tutte le apparenti ingiustizie, alcune delle quali sembrano addirittura “gridare vendetta” o imporre la domanda: “Ma perché Dio l’accetta e non fa nulla… se esiste!?”, sono strumenti “voluti da Dio” al fine della salvezza “di tutti”! Cristo fu cacciato da Cogliate solo perché si ripetesse la sua Gloria, a vantaggio di tutti. Eppure a Cogliate dovranno pentirsi, perché fecero veramente fuori Gesù! Una colpa tremenda che solo il Papa Giovanni Paolo III potrà


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perdonare, quale il Vicario eletto di Cristo in cui io, l’eletto, risorgerò il giorno 11.6.2004, nel nome di mio padre Amodeo Luigi (Dionigi) e del seno di mia madre, anzi la Madonna, ad allattarmi con Lei (Tettamanzi). Come Dio sacrificò suo Figlio Gesù, per questa funzione di aiutare tutti, così Egli talora sacrifica intere generazioni, in conflitti apparentemente mostruosi… ma sempre per il bene di tutti e, in primis, proprio dei sacrificati! E sapete infine qual è questo bene per tutti? È il superamento che ciascuno farà rispetto a tutto ciò, quando si sarà accorto di essere stato solo un puro “interprete”, di una vita che esiste solo in potenza e che permetterà anche a noi che esista allo stesso modo (cioè in potenza) quando saremo concretamente ritornati al principio di tutto quanto esiste, per farlo essere poi per sempre. Ciascuno, uscendo di scena, con l’apparente fine della sua vita, sarà messo in condizione di sottrarsi definitivamente a tutte le vissute sciagure e queste saranno state solo l’occasione della gioia futura per lo scampato pericolo. La vita è come una “partita”; se non si ha avuto la paura di essere stati costretti a perdere una sola iniziale gara, non si avrà più la gioia di vincere tutte le altre che saranno giocate in futuro, a proprio modo e finché vorremo. Dio ci ha “costretti”, per amore, alla prima dolorosa unica partita, che in apparenza sembra terminare con la sconfitta assoluta, della morte cui nessuno sfugge, solo perché ci vuol dare – nessuno escluso – la gioia di vincere tutte le altre, e si tratta di quelle di tutti gli uomini di sempre, e per sempre. Ce le farà trasformare tutte, da apparenti sconfitte, in vere ed assolute vittorie, del bene sul male, per il concetto che ciascuno si sarà fatto liberamente, di qual sia la sconfitta e quale la vittoria. Sarà una assunzione, ripeto, “definitiva”, che sarà stata fatta “liberamente”, proprio nel corso della prima partita “obbligata” e terminata con una apparente sconfitta, e che sarà “definitiva” perché definirà in tutto i Valori su cui poi ciascuno fonderà tutto il seguito della sua illimitata esperienza. Perché ciò accada occorrerà “rinascere” nell’attimo stesso della morte e iniziare quel concreto viaggio di ritorno al passato, fantasticato oggi dalla fantascienza, che cerca una “macchina” per ritornare al passato. Questa “macchina” già esiste ed è ciò che tutti oggi considerano la morte di chi “sia stato anima e corpo”. Chi è restato in vita vede il fiume ridotto ad un puro letto privo del flusso della sua vivificante acqua. Ma tutti i nostri fiumi ricevono quest’acqua dalla stessa sorgente! E allora, se ad un certo punto vediamo un fiume ridotto al solo letto “morto”, dobbiamo credere che una diga si è frapposta sul corso del fiume in apparente morte e sta facendo ammassare quell’acqua. Essa aumenterà, a tal punto… da essere infine tutta l’acqua del mondo, condivisa da tutti: la Comunione dei Santi, in cui ogni


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fiume sarà confluito, per la gioia comune di essere un tutt’uno, senza che ciascuno mai perda il senso stretto dell’essere “sé stesso”. Ecco, Dio, l’assoluta Sorgente, desidera che ogni fiume alimentato dalla sua acqua, esista come una comune appartenenza alla sua Somma Figliolanza. Gesù Cristo è l’idea stessa di questa “Unica Figliolanza”, è lo stesso “concetto” del fiume, di cui ogni possibile fiume è l’immagine concreta. Ciascuno di noi è “figlio di questa Assoluta Sorgente” che seguita ad alimentare ogni cosa. Bisogna ritrovare questo “senso”, mettendoci in Comunione reale con Gesù, “Concetto Stesso dell’appartenenza a Dio come una Comunione diretta Padre-Figlio”. I Protestanti, che non hanno riconosciuto il potere sacramentale alla Comunione, hanno compiuto un grave “peccato di comprensione”, che il Cattolicesimo, illuminato dallo Spirito Santo per la delega data a Pietro, non ha fatto. Ma tutti costoro non l’hanno “fatto apposta”… Chi l’ha fatto e deciso è stato il solo Dio Padre, che ha voluto fare esistere questa “problematica” tra gli uomini e i loro diversi modi per intendere le cose. È Dio che fa scaturire ogni cosa, anche i problemi, ma è sempre poi lo stesso Signore che vi pone rimedio ed offre infine le soluzioni, attraverso altre persone che suscita e che appaiono promuovere liberamente le idee sane di Dio, giacché Dio desidera Comunicare all&#39;uomo lo stesso Spirito della Libertà: è Gesù Cristo e solo entrando in reale Comunione con lui, l’uomo si salverà. Dovrà però salvare non solo lo Spirito, anche il Corpo e sarà Papa Giovanni Paolo III (nome assunto l’11.6.2004 da Dionigi Tettamanzi) a trasformare le sante Messe, in vere e proprie “Mense del Padre”, in cui si offre a tutti non solo lo Spirito di una reale Comunione con il Cristo, ma anche un Corpo reale che sia talmente abbondante da consentire realmente, per chi lo desideri, di vevire interamente in Lui, con Lui e per Lui, senza, per questo, rischiare di morirne, ma avendo invece tutti i mezzi per viverne. È in questo modo che il Cattolicesimo vincerà la fame nel mondo: offrendo il Corpo consacrato del Cristo, a vero sostegno di ogni “Povero Cristo”. Su questa via si sono mossi tutti coloro che hanno cercato di dare reali aiuti alla vita dell’uomo povero… Bisognerà che lo faccia la Chiesa Cattolica, nell’istituzione stessa del suo Sacramento, chiamato Comunione, e così, finalmente, conquisterà alla Fede in Cristo tutti i popoli! Parola di Gesù! »

Ebbene questo è il racconto di quant’è accaduto “alla fine dei tempi”. Sappiatelo e pensatene quel che vi pare. Saronno, 21.3.2003, primo giorno di Primavera


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Gli oracoli di emaneuel “A man equal”, un Dio con noi “uguale a un uomo di nome eman, Roman”

Se ci si sguinzaglia alla ricerca del ritorno di Gesù Cristo, atteso alla fine dei tempi, cioè prima del 2.000 del “mille e non più mille”, si scoprono delle cose sorprendenti, che sembrano indicare l’arcano messaggio degli oracoli antichi e di quelli inseriti da Dio nella natura stessa, al momento della ricomparsa di Emanuele, il Dio con noi. In un mondo costruito per lettere e numeri, ecco gli oracoli contenuti nelle parole e nel numero dei giorni, relativi agli eventi di Emanuele.


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Romano Amodeo, il “doppione” che si tuffa nel mare della vita, dallo scoglio n. 2, ma è 24


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Alla meravigliosa fantasia della Divina Provvidenza, che ci ha rivelato tutto senza darlo a vedere, segnalandoci oracoli


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I fratelli Amodeo e, nello sfondo, il fatidico Monte Stella

Mariannina Baratta, la Madonnina del baratto


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Premessa Alla ricerca di Emanuele Questa storia parte da lontano e, per cercare Emanuele Monte santo di Dio, grazie alla sua Stella natale, segue tre filoni: il primo, religioso, il secondo, filosofico e il terzo attraverso la storia degli eventi accaduti in questi ultimi tempi. FEDE ASSOLUTA IN DIO BUONO E GIUSTO. È il primo filone, religioso; riguarda il Monte santo di Dio, Dio dell’Essere. Parte da Abramo e si conclude con me Romano Amodeo. È una storia emblematica ed io vi mostrerò tutti gli emblemi, gli oracoli e le allusioni che essa contiene. Intanto mettiamoci a compiere una cosa stranissima, ossia cerchiamo segni di tipo linguistico, nell’insolita idea che tutto quanto ci sia stato dato lo sia da una Divina Provvidenza che voglia anche lanciarci messaggi occulti, da interpretare. Come se si trattasse di oracoli in se stessi, mettiamoci a cercare, con apparente insensatezza, possibili analogie tra il nome di Abramo e quello di Amodeo. Vediamo in Abramo il senso intrinseco di un “io bramo la A”, mentre vediamo, in Amodeo, quello di un “io amo Dio”. Quell’inizio della manifestazione di Dio ad un uomo, al quale poi promise che un giorno avrebbe esteso ad una moltitudine immensa i suoi figli, è emblematico nella A iniziale, che è bramata da A-bramo. Al livello finale di Amodeo l’affermazione è più secca e precisa, riguarda un amore per Dio che è espresso come Ζεòσ, Zeòs, Zèus e che parte dalla lontana Grecia, culla della cultura antica. Ma non solo. In Abramo, posta A la persona di Dio, è insita l’affermazione nascosta: “io, A, bramo R.Amo”…, Romano Amodeo? Volendo forzare le cose, “Abr” sono stati i due figli Amodeo, Benito e Romano Amodeo. Oppure ci si può divertire immaginando Benito Mussolini, padre di Romano Mussolini, ma con una precisazione che qui non si tratti del Duce ma di Amodeo. Prendiamola un po’ sul ridere. Questi tipi di ricerche non sono mai state nemmeno pensate nella loro logica. Ma se, a capo del nostro mondo, c’è una Divina Provvidenza che vuol dire e non dire, che intende lasciare segni, orbene cerchiamoli senza spaventarci delle supposizioni che facciamo, per quanto strane possano sembrare o strampalate.


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Una cosa seria, serissima, accomuna Abramo e Romano Amodeo: la fiducia estrema nella logica di Dio, estremamente illogica per l’uomo. Esempio della cultura illogica di Amodeo è tutto questo libro, che interpreterà segni e significati desumendoli dai nomi e dai numeri che la natura stessa presenta, per come Amodeo sostiene essere essi nell’immagine della logica, resa evidente nell’aspetto del mondo, dalla Divina Provvidenza. Abramo si sentì chiedere da Dio quella che è ritenuta la follia umana di un ordine divino che imponga di sacrificare al Signore il proprio unico figlio. Il Patriarca conosceva Dio come l’espressione somma della Giustizia e della bontà, tuttavia non volle opporre a Dio questa ben comprensibile logica: “Signore, non posso credere che tu dica sul serio! Io ti conosco e so che giammai mi chiederesti di uccidere mio figlio! Allora mi vuoi certamente mettere alla prova, per vedere se io ti ho veramente capito! Dunque non lo farò!” No, Abramo non diffidò minimamente di Dio. Se glielo chiedeva era giusto così e quello era un bene. Alla sua piccola logica sembrava che la richiesta divina era un indubbio male, ma che cosa era la sua logica, di fronte a quella di Dio? E dette segno di una grandissima fede, non opponendosi alla sua volontà. Il Signore, in cambio, non volle che Isacco fosse immolato e promise ad Abramo una discendenza da contarsi nel numero delle stelle. Da Abramo ai giorni nostri, Dio è disceso sulla terra, nelle fattezze di Gesù Cristo ed Egli si è offerto in Comunione all’uomo. Ebbene nessuno, santi inclusi, fino ad Amodeo, ha accettato la Comunione completa proposta da Gesù. La Comunione è il mettere in comune la stessa essenza del Figlio di Dio, ma ognuno ha risposto così a Gesù: “Signore, non sono degno che tu entri nel mio petto, tuttavia dì solo una parola e la mia anima sarà risanata!” “Domine non sum dignus ut intres sub tectum meum sed tantum dic verbo et sanabitur anima mea!” È l’espressione tradizionale, in latino. Ogni persona, dopo essersi comunicata con il Figlio di Dio, crede così d’essere restata se stessa, ossia che Dio non abbia avuto la capacità di mettere in comune con lei a tal punto la Sua Divinità che le due persone siano divenute un tutt’uno, una Comunione, una sola cosa con Dio. Gesù lo chiese espressamente a Dio e l’evangelista Giovanni lo scrisse: “Padre, fa’ che coloro che ti lascio siano una sola cosa come io e te siamo!”, tuttavia nessuno crede che Dio l’abbia mai concesso! All’uomo sembra un peccato di poter essere veramente Dio! Così, di fronte all’offerta della Comunione, egli si schernisce, rispondendo “Non sono degno!”, come se qualcuno potesse essere degno di esserlo, per meriti tutti suoi!


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Ora se l’uomo si sentisse il vero Dio non sarebbe un peccato! Sentirebbe di essere qualcosa di assolutamente valido, e non è certo un peccato, sentirsi così veramente, perché porta ad agire di conseguenza, ossia secondo lo stesso criterio di Dio! Chi si sente Dio non compie le opere del Diavolo. Ma l’uomo, di fronte all’idea che uno si senta il vero Dio, si comporta con lui come se colui si fosse “indemoniato”, invece che “indiato”! Accade semplicemente perché l’uomo d’oggi è un ente che antepone la sua logica a quella di Dio e non si comporta certamente come si comportò Abramo! Dio ad Abramo chiese una cosa in se stessa mostruosa, e il santo Patriarca acconsentì. Oggi chiede ad ogni uomo una cosa grandiosamente bella e costui, invece, addirittura la rifiuta! Sì, perché se un sacerdote, che è perennemente in comunione con Dio, invece di credersi il vero Dio crede tuttora di essere solo se stesso, fa di sé il falso Dio, nel mentre, invece, si crede rivestito di grande ossequio e di rispetto! Ciò accade per un falso modo di intendere Dio e la sua Potenza in genere! La si crede come il dominio su tutto, secondo ideali che non siano in sostanza quelli del sommo servizio e sacrificio personale, offerto a beneficio di tutti… no, la si crede a dominio su tutti, per fare prevalere la propria volontà e non quella altrui! L’uomo, mentre si oppone ad essere invaso da un Dio di questo tipo (che renda anche lui sommo servitore), crede di essere stato modesto, virtuoso, mentre invece ha commesso il massimo peccato possibile: ha impedito la sua stessa assoluta salvezza attraverso la vera ed assoluta disponibilità assicurata alla volontà divina! Quando noi auspichiamo “Signore, sia fatta la tua volontà!” dobbiamo saper bene che ci chiede d’accettare d’essere come “invasi”, come “posseduti”, non certo da Satana, ma da un Dio che intende mettersi davvero in Comunione con noi: Egli ci dona la sua essenza e noi gli doniamo la sua presenza viva nella realtà. Ecco, da Abramo bisogna arrivare ad Amodeo perché un uomo non si opponga più al desiderio di Dio di renderlo Dio, un Dio di bene, che accetti di morire nella sua persona, affinché vivano salvi tutti gli altri! Alle persone, ripeto, ciò sembra un orribile peccato! Agli stessi Santi lo è parso… solo ad Amodeo ciò sembra il coronamento dell’ideale della creatura umana! I Santi si sono parzialmente salvati, perché di fatto hanno abbracciato quella volontà di servizio, anche se non l’hanno mai voluta assumere “in assoluto”, ossia fino ad essere “come un Dio vivo che è presente in terra”. Ebbene, come ad Abramo Dio promise una discendenza abbondante quanto le stelle, la stessa cosa il Signore farà con Amodeo: lo farà essere quello che a lui non è parso un peccato ma un desiderio sommo e sublime della sua anima, tanto


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che sarà quello che Dio aveva promesso all’uomo di poter essere infine: il Suo stesso “erede”. È la solita questione di cui già si è discusso nel Vangelo di Gesù: Marta chiede al Cristo di rimproverare sua sorella che, invece di spignattare per preparare il cibo per Lui, si ferma con Lui e beve le Sue parole. Marta sta in parte peccando, perché crede che Gesù abbia vero bisogno di lei, mentre Maria non è in errore: sa che da Gesù può solo ricevere ed accetta di porsi così, a costo di apparire alla sorella, secondo la presuntuosa logica di Marta, quella tra loro due che sta sbagliando tutto al punto che debba essere rimproverata dal Signore. Gesù rispose: “O Marta, Marta, che ti occupi di cose di poco conto! Tua sorella si è scelta la parte migliore e non le sarà tolta!” Così accadrà anche in relazione a me: io ho scelto per me, sapendo che Gesù mi vuole dare tutto, la parte migliore di chi la accetta per intero, fino a sostituire la logica del figlio di Dio interamente alla mia, ed essere uno che, vive secondo la Sua che, finalmente, mi appartiene come veramente mia! Così mi sento Cristo, accettando di essere invaso dalla Sua Anima che mi si vuole donare e so di avere assunto l’essenza del Figlio Unico di Dio perché, come tutte le essenze, Essa pure è unica. In tal modo, pur essendo come un albero nodoso e pieno di difetti, sento che la mia essenza è divenuta quella de’ “il legno”, una essenza del tutto priva di difetti. Oh, non certo per meriti miei, ma a Dio tutto è possibile! E con Lui si va dappertutto! Volete fare un giro con me?


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LA PATRIA DELLA FILOSOFIA DELL’ESSERE. Avendo considerato la prima ragione, che nasce da molto lontano, come abbiamo visto, provenendo addirittura da Abramo, c’è anche una seconda ragione, che viene essa pure da molto lontano. Non si tratta più della Fede assoluta nelle ragioni di Dio, ma in quelle della ragione umana, filosofica. C’è un greco, Senofane, che arriva alle falde del Monte Stella, in una cittadina della Magna Grecia che si chiama Elea e vi fonda una scuola di pensiero. In essa un nativo del luogo, Parmenide, idealizza l’ESSERE come quanto vi sia alla base di tutte le cose. Scrive un poema, intitolato “Poesis philosophica”, introdotto da un prologo allegorico, nel quale si narra il viaggio iniziatico di Parmenide: la “dea benevola” Dike (la Giustizia) lo pone di fronte alla scelta fondamentale, tra la via della verità (alétheia) e quella dell’opinione (doxa). “Verità” e “opinione” sono anche le due parti in cui si divide l’opera scritta da Parmenide, ed indicano le alternative contrapposte, del mondo dell’essere e del mondo dell’apparenza. Parmenide sarà fortemente criticato da Eraclito, che sostiene che la verità stia non nell’essere, ma nel divenire, ossia che la verità del mondo sia quella che, per Parmenide, è una pura apparenza. Ebbene da quel tempo in poi bisogna aspettare solo me, Amodeo, perché una persona torni a sostenere, con capacità di dissertazione, che la verità non sta affatto nell’apparenza, me nell’essere delle cose. La verità è come un film che esiste nella sua unicità e nell’insieme di tutti i suoi singoli fotogrammi. Se questo film è sottoposto ad una analisi per fotogrammi unitari, allora tutti essi, messi ad uno ad uno in sequenza, mostrano l’apparire di un divenire che non è affatto vero, perché nessun fotogramma diventa mai l’altro! Ciò accade perché tutto è un tutt’uno. In Assoluto esiste l’unità del tutto, il che significa che qualsiasi cosa non può esistere ne non con il suo opposto. Posto N/1 il rapporto tra il loro numero N ed ogni unità, il rapporto N/1 non può esistere senza quello opposto 1/N, perché l’unità è data dalla loro interazione, ossia dal loro prodotto. Infatti N/1 × 1/N = 1 Dire che Dio è Uno significa che il potere assoluto che governa la natura impone sempre l’esatta coesistenza tra gli opposti, come una intima relazione. Pertanto ciascun uomo, che può intendersi come 1/N, un ennesimo di tutti gli uomini passati presenti e futuri (ossia esistenti in assoluto), non può esistere se non assieme a tutto quanto gli manca, ossia tutti gli altri.


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Ne consegue che in presenza di una simile situazione, ciò che esiste è unitario e molteplice nello stesso tempo; come dicevo: un film, assieme a tutti i suoi singoli fotogrammi. Bisogna arrivare ad Amodeo perché un filosofo rifiuti assolutamente l’idea che sia vero che le cose divengano! Ma il divenire esiste, in un film, in un libro, se un soggetto lo visiona o lo legge dal principio alla fine e crede che il livello presente dell’esistenza sia il punto in cui sia arrivata la visione o la lettura. Tutta l’umanità è caduta nell’immanenza alla storia apparente nel cosiddetto “attimo fuggente”, al punto che giura sulla sua verità, ossia che il passato non ci sia più e che il futuro non ci sia ancora. Gli scienziati puntano sull’esperienza e sono certi che la verità sia colta nel suo svolgersi! Solo Amodeo, opponendosi alle loro certezze, sostiene che il mondo sia una opera virtuale di un Compositore sommo che, come il Collodi, scriva un libro intitolato “Pinocchio”, nel quale, anche se non si è mai visto, un pezzo di legno possa divenire anche un bambino, a condizione che il Collodi lo voglia! Per cui la scienza che si poggia sulla osservazione di quanto sia in atto, e che taglia fuori colui dal quale veramente tutto dipende, è guidata da veri incoscienti. Guarda caso anche io, che ribadisco con fermezza la verità di Parmenide sono nato laddove Egli è nato, ma dall’altra parte del Monte Stella. Parmenide è nato alla foce del fiume Alento, tanto che tutta quella zona è chiamata Cilento, da Cis Alentum (intorno al fiume Alento). Il fiume Alento prende le sue acque sorgive da un monte non molto lontano dalla foce e la sorgente produce due fiumi. Il secondo è il Calore che, sorto molto stranamente in alta quota, incontra il paese di Felitto e lì dà origine ad una centrale elettrica, tanto che il fiume si trasforma in energia elettrica “in essere”. Ebbene io sono nato proprio a Felitto, in questo paese in cui la stessa acqua che, alla foce, bagna la Elea di Parmenide, quasi appena scaturita dal monte, dà origine alla corrente elettrica nel suo essere… e a me, che affermo le stesse cose sostenute da Parmenide! Come se entrambi, io e lui, avessimo bevuto all’acqua sprigionata da quel monte che è soggiogato dal Monte Stella, assai più alto, come se fosse la Stella del Presepio stesso in cui figura di essere nata, nel mondo, la stessa idea dell’Essere appartenente al Cristo, che è il verbo essere stesso! Lo sappiamo tutti, perché ne hanno scritto i profeti, che il Signore è il Monte Santo di Dio. È nella cultura dei Greci, che collocano sul monte Olimpo tutti gli dei, ma è anche nella cultura ebraica, che chiama Monte Santo di Dio la stessa figura di Dio. Ebbene alle falde del Monte Stella nasce l’idea dell’Essere, e non è una pura coincidenza, ma un Oracolo di Dio. Il Monte Stella sovrasta, nella zona, il


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monte dal quale scaturisce la linfa vitale che origina il Calore, che bagna anche il mio paese originario, che si chiama Felitto perché vi Fu eletto (oracolo del Signore) colui al quale solo non sarebbe parso un enorme peccato quello di accettare la proposta di Dio ed Essere il Dio dell’Essere, sostenendolo a spada tratta come la sola verità, assieme al Parmenide, situato dall’altra parte del Monte Stella, che l’aveva affermato per la prima volta 6 secoli avanti Cristo.

Veduta invernale di Felitto, nel 1938


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I MAGI, LA STELLA E IL MONTE SANTO DI DIO. Anche per un terzo aspetto questa storia recente parte da molto lontano. Negli Stati Uniti d’America c’è Giuseppe Lebano, emigrato negli USA da Sessa, un paesino posto direttamente a mezza altezza sul Monte Stella, un Monte sovrastato oggi da un Osservatorio astronomico. Emigrato in America, Giuseppe Lebano ebbe gran successo come musicista. Era in possesso di uno splendido Stradivarius, ossia dell’eccellenza nei violini, e si affermò suonandolo al Metropolitan di New York. Poi aveva voluto trascorrere la vecchiaia a Sessa, sul Monte Stella. Egli era ritornato là venendo da lontano, come un primo dei Re Magi che avesse rincorso una Stella, alla ricerca della sorgente, della culla del Monte Santo di Dio. Portò nella casa Lebano la sua arte musicale ed essa fu aggiunta a quella degli altri maestri che abitavano in quella casa, e che insegnavano lettere, tanto che i Magistri che vi si trovavano erano figura di Tri Magis, in quanto Magis tri, sommi maestri. Giuseppe si sa bene che fu, anche nell’antichità, chi si mosse ed andò in Egitto, per portare poi alla salvezza la sua gente, quando scoppiò una terribile carestia. Si sa bene come fosse divenuto, in Egitto, grazie alla sua capacità di indovinare i sogni, una sorta di vice Re. Giuseppe fu un Vicario del Re e, allo stesso modo, Giuseppe Lebano fu, migliaia di anni dopo, una sorta di Re vicario, proprio sul Monte Stella, svelando, assieme ai fratelli, ad una ragazza il suo sogno mistico.

Teresa Russo, nonna di Romano Amodeo


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La ragazza si chiamava Teresa Russo ed era figlia di Mauro Russo, un gran Signore che abitava a Capizzo, collocato sullo stesso Monte dietro al quale sorge Felitto. Mauro aveva deciso che la ragazza andasse a farsi educare in casa dei Lebano, di cui si conosceva l’altissima cultura a livello veramente mondiale. La giovane Teresa figura giungere al Monte Stella anche lei molto da lontano, anche lei, per il suo cognome che è Russo, come di chi provenga dalla Russia. Giuseppe le svela il suo sogno e la apre al culto, appassionato, della Madonna. Quella donna che, per Parmenide si era chiamata Dike, per Teresa è chiaramente Maria, la madre di Gesù. In tal modo i tre Magi, venuti da lontano in cerca della Stella, hanno trovato sul Monte Stella l’amore per la Madonna e l’hanno trasmesso a Teresa. Sono tre, venuti da lontano: Giuseppe, venuto veramente dall’America, Teresa, venuta in modo figurato dalla Russia e, il tutto, in quel Cilento che viene lentamente dal Cile. Tutto figura svolgersi lentamente, nella zona bagnata dal fiume Alento. Abramo figura quell’A-bramo di uno che ama la A intesa come Dio (Amodeo), ma il tutto si svolge in un processo che dura molti millenni, in cui tutto si svolge secondo il lento e breve percorso dell’acqua del fiume A-lento, prima che da un profeta che accetta interamente il volere di Dio si passi alla figura di Chi accetti interamente il volere di Dio, di comunicarsi interamente all’uomo. Così, nella lentezza di questi fatti, Teresa, cui Giuseppe aveva svelato il sogno di questa meravigliosa Madre dello stesso Dio, se ne ritorna al suo paese e riceve la proposta di sposare un certo Nicola Baratta, di Ostigliano (Ostium ianua, le porte del nemico). Il Piano di Dio è davvero come in agguato. La stessa sorgente dell’acqua che genera i due fiumi Alento e Calore sgorga da sotto il paese chiamato Stio da Ostes (il luogo in cui stazionavano i nemici dei Romani, nelle guerre di conquista dei Calabri). Pertanto questi nemici dei prepotenti Romani figuravano amici dell’idea stessa del Dio dell’amore e si capisce che acqua fosse, quella che sgorgava da sotto il monte su cui era l’attuale Stio. Teresa Russo, deve sposare il Baratta di Ostigliano (la porta del Nemico) e per essere costretta ad un miracoloso baratto! Infatti metterà al mondo una figlia che lei, Teresa, riuscirà a barattare con una “Madonnina” umana veramente in possesso di tutti i doni che era possibile riceverei, da parte della così tanto da lei amata Madonna. Accade allorché Teresa Russo, in seconde nozze con Giovanni Baratta, mette finalmente al mondo una bimba, alla quale dà il nome di Maria, aggiungendo ad esso il nome anche di Anna, la madre di Maria. Ma con una differenza gerarchica, tra i due nomi, a seconda della grandezza delle due figure: Maria per quanto concerneva la grande Madonna ed Annina per quanto riguardava la piccola


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ed umana Sant’Anna. Così la bimba fu chiamata Mariannina Baratta e fu veramente l’oggetto di un meraviglioso baratto. Teresa iniziò a pregare la Beata Vergine Maria, ogni sera, prima di andare a letto, assieme alla sua giovane figlia che sapeva appena parlare. L’amore materno, elevato a puro ideale, suggeriva alla figlia le parole che la bimba doveva ripetere. “Madonnina mia, fammi crescere… brava!” “Madonnina mia, fammi crescere brava!” “Madonnina mia, fammi crescere… intelligente!” “Madonnina mia, fammi crescere intelligente!” “Madonnina mia, fammi crescere… santa e vecchia!” “Vecchia no!” strillava a quel punto Mariannina. Teresa restò stupita di questa bimba che sembrava terrorizzata dalla vecchiaia! Come faceva a conoscerla, piccola com’era? E allora volle e studiò il modo affinché sua figlia ripetesse la preghiera di crescere “santa e vecchia”, che era tradizionale in quei luoghi. Ma la bimba, ogni volta ripeteva “Vecchia no!”, con impeto. Teresa pensò che, se allungava la preghiera, ad un certo punto sua figlia si sarebbe distratta ed avrebbe anche ripetuto quella formuletta… Così iniziarono suppliche sempre più lunghe, in cui mamma e figlia chiesero alla Mamma di tutti, per la piccola Mariannina, che essa crescesse secondo tutte le possibili virtù! Chissà come gioiva la Madonna, nel vedere queste due sue persone così fedeli, tutte avvolte nella sacralità dell’amore materno, rivolgersi a lei Mamma di tutti, con gioia, con attenzione, con intenzione, affinché la bimba nella sua vita crescesse con tutte le virtù, nell’intenzione di una mamma che voleva a tutti i costi che crescesse “santa e vecchia!”. Ma Mariannina restò sempre attenta, non ripeté mai nulla distrattamente, tanto era viva la sua preghiera e, dopo che le invocazioni avevano assunto la dimensione di mezze ore così trascorse, intervenne Giovanni Baratta, cui quello sembrava essere divenuto un vero supplizio per la bambina! Sì, un “meraviglioso divino supplizio”, dal quale Mariannina uscì veramente così carica di virtù concesse a lei dalla Madonna, che divenne quella “Madonnina” umana già contenuta, come oracolo, nel suo nome. Ecco, Teresa Russo in Baratta riuscì a barattare sua figlia con una Madonnina umana grazie alla carica dell’amore mariano assunto, come una virtù musicale, sul Monte Stella! Quando fu alle elementari, Mariannina non poteva avvalersi di maestri di ruolo, e allora Teresa, memore di quanto bene avesse avuto lei nella casa dei Lebano, chiese che anche sua figlia fosse ospitata e ricevesse le basi da quei grandi maestri.


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Così anche alla piccola Madonnina toccò di andare a Sessa, sul Monte Stella, a costruirsi delle basi, quelle che assolutamente non aveva. Fu trattata con tanta abilità che quei bravi docenti seppero infonderle la passione, la tenacia, la volontà, il desiderio di emergere. In questa storia che corre lenta lungo il fiume Alento, Mariannina, cresciuta nella preghiera fatta da bambina, e rifondata sul Monte Stella, voleva divenire Madre Badessa… oppure ingegnere! Studiò poi dalle suore, a Salerno ed assunse, stranamente, queste due opposte finalità, entrambe molto operative. Una Suora, ma per dirigerle, o, se calata nell’attività del mondo, per dirigerlo con il suo ingegno.

Mariannina Baratta è la quarta in basso, da sinistra

Immenso ruolo riveste anche questa città di Salerno, in cui si strutturò presso le suore! È una città piena di cultura, che fu sede di una università famosa nel medioevo. Ebbene questa città, per il suo nome, è come il segno di una mamma che si istruisce presso il suo stesso Figlio, così come accadde a Maria, resa Madre di Dio dalla divinità del Suo stesso Figlio Gesù. Lo rivela l’oracolo veramente insito nel nome Salerno, che sembra dovuto proprio a due fiumi, il Sele e l’Irno (da cui SeleIrno, Salerno). Ma i due veri fiumi cui l’Oracolo di Dio allude sono il Calore e l’Alento, dalla cui linfa, scaturita dai


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nemici, dagli Ostes dei Romani (da sotto a Stio) derivarono da una parte quella che bagnò Elea, alla foce della Filosofia dell’Essere di Parmenide, e dall’altro versante quello che portò al Fiume Calore in cui a Felitto Fu eletto da Dio il Salvatore che avrebbe salvato il mondo accettando finalmente la Comunione proposta dal Dio dell’Essere, da Gesù Cristo, a tutti, ma accettata solo da quel Felittese. Egli si sarebbe caricato del segno del Sale della terra espresso da Gesù, e l’avrebbe avuto in se stesso come Romano, uno che nel suo steso nome era, per oracolo, un NO detto alla forza bruta di Roma, un RomaNO, senza “o” (ossia senza alternative possibili) e senza “ma” (ossia senza incertezze), sì da essere in definitiva il Sale anche assunto da un RomaNO senza “oma”, dunque Sale RNO. Romano sarebbe stato veramente chiamato “Salerno” quando si sarebbe trasferito anni dopo a Milano e, per denotare la sua origine salernitana, lo avrebbero chiamato SALERNO. Il SALERNO che vi scrive sono io Romano Amodeo, il riconoscibile primogenito che avrà la Madonnina umana, che si chiamerà Romano, ma, a Milano, sarà chiamato SALERNO. Romano sono – lo ripeto per estrema chiarezza – io che qui vi scrivo, primogenito di Mariannina e “sale” della Terra per avere accettato Gesù, per il non essermi parso un gravissimo peccato quello di accettare il dono, offerto a tutti dal Cristo, di Se stesso, ma, anzi, la cosa più bella che mi potesse umanamente accadere! Dettolo però a tutti, ne sarei stato criticato, come se, invece di essere stato invaso da Dio, fossi stato invaso da Satana! Questa accusa mi sarebbe venuta soprattutto dai sacerdoti del Cristianesimo! Per questo mio atteggiamento Monsignor Centemeri, capo della Chiesa di Saronno, si sarebbe perfino rifiutato di confessarmi, con la motivazione che, visto come io mettevo le cose “Egli non si sentiva all’altezza!”… come se la capacità del “Confessare e perdonare i peccati” provenisse dalla sua altezza e non da un preciso incarico conferito da Dio a chi assolutamente non poteva essere, personalmente, all’altezza di perdonare i peccati. Così mi è accaduto di essere accusato della massima presunzione, proprio di chi massimamente la possedeva! Più di una volta, essendo intento a grandi sacrifici assunti nella mia persona a vantaggio altrui, sono stato accusato, proprio da questo “Leader” dell’intellighentia Cristiana, di essere un “superbo”. Tornando alla città di Salerno, la dotta città trasmette, attraverso le suore del Cristo, alla Mariannina Baratta, tutto quello che le manca: la sua “maestria”, e la giovane si diploma Insegnante delle scuole elementari, dopo di avere fatto personale esperienza nel convitto tenuto dalle monache.


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Romano, dal suo Paradiso Terrestre e, sullo sfondo, il porto vecchio di Salerno


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Questo apprendistato a Salerno (oracolo di me stesso) figura, per Oracolo, proprio come quello della Madonna, che ricevette tutta la sua divinità da quella di suo Figlio. Aveva acquisito tanta maestria la Barattina, che fece divenire maestro, grazie agli insegnamenti dati da lei, anche Luigi Amodeo, un milanese che, su sua proposta, era sceso a Salerno per un lavoro in una libreria e si era innamorato di lei. È a Salerno, la città del mio sapere assunto direttamente dal Sale del Cristo, che s’intessono le basi della mia stessa generazione.

Luigi è per oracolo lo Spirito santo Re, che sarebbe divenuto il marito della “Madonnina”, la “regina”. Lo è perché, in virtù di battesimo, ha il Santo carisma di Luigi Re santo dei francesi e, per status d’appartenenza, ha il cognome Amodeo che è l’affermazione di amore per Dio che caratterizza l’essenza stessa dello Spirito santo, di una Persona di Dio che dice a Dio e a tutti “io amo Dio”. Ma lo dice in un modo che Dio è lo stesso Zeòs dei Greci che lo venerano sul Monte Olimpo, è il Dio unico padre di tutti gli dei, che vanno tutti ricondotti però nella sua assoluta unità e non al Monte Olimpo, ma quello indicato dalla Stella natale del Cristo, il Monte Stella. Dio non disprezza la cultura greca, e lo


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abbiamo visto già in Parmenide, che aveva chiamato Dike nient’altro che la Madonna. Per oracolo, tutta la maestria di Luigi, il Re, sarebbe venuta dalla “regina”, ma egli era già il predestinato di sacre famiglie, tra la Madonna e lo Spirito santo di Dio, avendo per nonna una persona di nome Innocente Buonamore (nella foto) e per mamma una Maria Bonamore che non era parente della Buonamore ma esprimeva sempre il buon amore della Madonna, sposata con lo Spirito santo, dunque sempre “in Amodeo”, sia la prima, sia la seconda.

Luigi Amodeo, virtualmente istruito dalla Madonnina, è la stessa immagine di me, allevato poi da mia madre, perché in me, virtualmente, padre e figlio sono due persone che sono la stessa cosa, al punto che il tipo di morte che vedrò in mio padre sarà lo stesso che subirò poi io. Mi accorgo di essere veramente lui anche da un tic che aveva e che ho: strofinava l’unghia dell’indice a quella del pollice, perfino durante la sua paralisi mortale, come l’unico gesto restatogli… ed è un mio gesto, del quale tante volte io stesso mi sorprendo e che io stesso mostrerò quando la paralisi di 15 giorni toccherà a me, a dimostrazione che io, il figlio, e Luigi, mio padre, siamo al stessa cosa, nella stessa verità dell’essere di Gesù.


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Ecco, la storia della salvezza, che già a Sessa si era avvalsa dei Re Magi come maestri, MagisTri, ed erano tre e provenivano dagli USA dalla Russia e dal Cile, ha costruito nuovamente, a Salerno e figurativamente educati da me, due grandi Maestri e una coppia regale, entrambi nelle semplici fattezze umane! Magistri che, come tali, in se stessi, vagolo oro, incenso e mirra. Loro incominciano l’immenso miracolo: R.A. (Romano Amodeo, il loro figlio primogenito). Oh, non crediate che sia uno scherzetto, questa soluzione dell’oracolo che io vi mostro! Lo sapete come è divenuto Santo San Romano? C’era Lorenzo, che doveva essere arrostito a fuoco lento e un soldato Romano doveva presenziare, in nome di Roma. Quando vide l’orrore del supplizio e seppe che così era punito un Cristiano, immediatamente il soldato sentì in se stesso che Lorenzo doveva avere ragione e si dissociò, proclamandosi a sua volta cristiano, tanto che fu immediatamente decapitato! San Romano divenne miracolosamente Santo grazie a Lorenzo… Vedete, in Lor enzo, l’espressione letterale del lor immenso miracolo della generazione del “RomaNO!”? Dite che è enzo e non enso? Ma non lo sapete che, in quelle terre del napoletano, immenso si pronuncia immenzo? Magi s tri, oro, inc enso e mir ra sono Mariannina e Luigi, costruiti nel Magistero di Salerno (sale di Cristo). Sono i santi tre Re Magi e loro portano in dono oro, incenso e mirra, con il loro magistero. L’oro è dato da loro due, ed è la maestria che, ricevuta, ritrasmetteranno al loro primogenito, l’incenso è il senso stesso dell’omaggio dovuto a chi incomincia quanto è immenso (va incensato come un santo) mentre la mirra è un profumo sublime e ricercato, ed è il miracolo di Romano Amodeo (mir R.A.), il loro primogenito, che è l’atteso emanuele, perché Romano è quel testo composto come “emano uele” che, essendo e la lettera greca letta “ro”, presenta come “emano” quanto si legge, per oracolo, Romano. Si porta a compimento, nel modo lento comandato da fiume Alento, quanto era cominciato alle spalle di Felitto, nell’altro versante dello stesso Monte, in cui Mauro Russo aveva mandato sua figlia ad istruirsi presso il Monte Stella, il Monte santo di Dio annunciante la stella della natività del filosofo dell’essere che aveva, sulla base della Filosofia dell’Essere di Elea, accettato alla fine dei tempi di essere, nella sua stessa persona, il verbo essere stesso, della vita di Dio. Questo lento processi era cominciato con Mauro, ed era già scritto come oracolo nel suo nome che questo bisnonno di Romano sarebbe stato un tratto di unione (u) tra Maria e la “ro” di Romano, l’emanuele proprio per quella “ro” collocata come la finale, ossia il fine stesso di Mauro, voluto in vita per quello dalla Provvidenza Divina!


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Tutto il mondo creato da Dio era in attesa di questa nascita, dell’Emanuele! Se siete stati ben attenti, era scritto già nel nome di Abramo, a condizione di sostituire, ad una bramosia, un vero amore per Dio; era scritto nella stessa storia della Filosofia dell’uomo, che era nata alle falde del Monte Stella, nell’antica Elea bagnata dalle stesse acque che scorrevano a Felitto, dove nacque chi riprese autorevolmente la verità di quella filosofia (e non di quella creduta vera da tutti e facente capo ad Eraclito), allo stesso modo che solo egli aveva ripreso la vera fede in Dio, dopo di Abramo, accettando come giustizia di ricevere Dio nonostante la propria assoluta indegnità affermata dalla propria ragione! Questo Emanuele è l’atteso “Dio con noi” delle antiche scritture. Gesù è Dio sceso da noi, ed è la premessa di Emanuele. Infatti Dio, prima di essere con noi, doveva scendere da noi ed esistere nel nostro cuore. Quando Gesù stava per morire, disse chiaramente ai suoi discepoli che doveva andarsene in Cielo per mandare di là lo Spirito santo. Con la resurrezione di Gesù, egli divenne il Cristo di Dio, ossia la Comunione tra il Figlio e lo Spirito santo, mandato in aggiunta al Figlio, da Dio, dopo la glorificazione di Gesù, affinché tutti l’assumessero e si salvassero. Emanuele poteva realmente esistere solo dopo la resurrezione di Gesù. Vediamo se può essere Emanuele questo giovane Romano Amodeo, che è poi il mio nome. Intanto comprendiamo subito che egli è un uomo, scritto stesso nel suo nome: a man, scritto in inglese e letto e man, il che indica, aggiungendo la lingua colta di Gesù, anche un Roman, un romano. In inglese perché emanuele sarebbe comparso allorché la lingua ufficiale del mondo sarebbe stata l’inglese, ed è la lettura dell’espressione “a man equal”, che significa “eguale ad un uomo”. Un uomo che però è in Comunione con il Cristo che, come detto, è già divenuto il Complesso Gesù+Spirito santo, un Ente Divino che si consegna all’uomo mediante un vero e proprio “sacramento” della Chiesa cattolica: la Comunione. Pertanto Emanuele è un uomo in Comunione con Gesù e lo Spirito santo di Dio contenuti nel Cristo di Dio. In questa Comunione, Gesù e lo Spirito santo di Dio debbono essere lenti come lo è l’uomo, per procedere assieme a noi (con noi). Potete intenderlo come un Convoglio composto da tre navi, di cui quella umana (Romano) è così lenta che Dio deve rallentare la sua apparente divinità, portandola alla velocità dell’uomo,


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altrimenti sarebbe Dio ad apparire nell’uomo, che sarebbe stato assolutamente superato in tutti i suoi limiti. In tal modo Gesù, figlio unigenito di Dio, comunica la sua essenza all’animo dell’uomo che può osare di dire a piena ragione “Padre nostro”, mentre lo Spirito santo si afferma come l’aspetto ragionevole della mente umana, ma intanto compie prodigi di comprensione degni di Dio ed assolutamente non compresi dall’uomo, al punto che, mostrando in essere la logica di Dio contraria a quella dell’uomo, tutto ciò porterà solo a giudicare pazzo Romano. Ridotte le due divine velocità in questo modo, Emanuele appare esattamente uguale ad ogni uomo che esista, ma non lo è! Egli è veramente il “Dio con noi”, che ha assunto tutta la nostra umanità, anche nella figliolanza di Dio e nel suo Spirito, e ciò è accaduto semplicemente perché il solo Romano non si è opposto alla vera Comunione ed è pertanto arrivato ragionevolmente ad identificarsi con Dio, non avendo impedito a Dio di invaderlo interamente, fino a possederlo tutto… come il raggiunto ideale di tutta la sua vita! Questa possibilità, non voluta sperimentare da tutti gli altri uomini, per un malinteso senso del rispetto nei confronti del Dio che vuol donarsi e dell’uomo che si schernisce (credendo peraltro di averne meriti!) è una possibilità aperta a tutti, a condizione che la volessero! Ma nemmeno i Santi l’hanno voluta! Sono stati santi allora, perché hanno vissuto santamente e non sono divenuti Dio in persona per un falso rispetto, che occorre assolutamente superare! Ogni uomo ha per fine supremo l’indiamento! Capito in che modo sia possibile che Romano Amodeo sia l’Emanuele, dobbiamo indagare per vedere se, in Romano, esistono anche tutte le altre specifiche legate alla presentazione reale di Gesù. Ciò perché, essendo Gesù una figura ideale, essa si presenta sempre allo stesso modo: quello veramente ideale, che è uno solo tra i tanti possibili! Allora vediamo come la è di Gesù, se si umanizza nel suo aspetto apparente, perde l’accentazione e diventa la semplice e di Emanuele, una e che è il capovolgimento, come vedete, della lettera gamma γ che, capovolta, si mostra come-. Ve le mostro affiancate: γ -affinché vediate la coesistenza degli opposti, tra chi è tutto (Gesù) e chi, di per se stesso, non è nessuno (emanuele) se non si riempie di Gesù e, da pura congiunzione, si trasforma nel verbo. Ma la e può capovolgersi anche in modo speculare, così: 9, un segno che è anche il suono “g” di gamma ed è l’iniziale di Gesù. Capite allora che la e senza accento è anche questa: -. Riferita ad un Gesù umanizzato, è sia il gamma γ, iniziale di Gesù, sia la g del numero 9.


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Queste coincidenze legate alla grafia non sono a caso, ma sono veri e propri Oracoli di Dio. Sono modi con cui Dio ci dice già tutto senza farcelo capire, perché vuole che l’uomo ci arrivi da sé… Vuole che ci arrivi Emanuele, cioè io, io che sono il solo che mi sono fidato della Comunione, affinché poi ve lo mostri. La Verità detta e nascosta, e rivelata solo da me, è che Gesù sta al Dio unitario esattamente come il rapporto matematico 9/1, che esiste tra 9+1=10 Dimensioni, D.10 di DIO=D.10. Vedete perché DIO si chiama DIO? Ve lo dice con lo stesso segno che è la Dimensione 10, quando la Trinità di Dio è data dal numero 3! Ma si presenta in modo così chiaro solo nell’italiano che è la mia lingua! In Inglese si chiama God, che indica, sempre per oracolo (e nella mia lingua) che Gesù è lo stesso che Dio, e puoi chiamarlo G o D, God oppure Dio, a seconda che usi la lingua principale del mondo (l’inglese) o la lingua del Vicario di Cristo collocato a Roma. Dio ci dice tutto, ma in forma di oracolo! In italiano si chiama DIO perché ha 10 D. Ma solo nella mia lingua rivela tutta la verità, ossia che ha 10 Dimensioni. 10 è infatti il ciclo intero dello Spirito santo di Dio. Posta infatti la verità 3/3 –1 = 0, in cui 3/3 è il rapporto tra due delle 3 Persone della Trinità di Dio (Padre/Figlio), rapporto che è +1, unitario e positivo, la sottrazione di –1 indica un Diavolo che, aggiunto al rapporto tra Padre e Figlio, annienterebbe il Tutto. Affinché niente si annulli, occorre attuare il processo inverso all’annientamento appena visto, inverso alla verità di 3/3 –1 = 0. Il processo esattamente inverso è questa verità: 3×3 +1 = 10. Pertanto, sulla base della Trinità di Dio, nel Padre e nel Figlio, lo Spirito santo di Dio è quel ciclo numerico 10 che “è Signore e dà il ciclo della vita”. Lo dà, perché, sulla base del Dio unitario, tutto è sempre troppo uguale per poter essere distinto in modo differenziato. Infatti 1 = 1N. Ma se 1 è posto quale 10 nel suo spazio unitario (e si tratta di tempi ridotti a decimi), questo Spirito santo, che esiste nel tempo presente pari ad 1/10, è espanso a 10 nel suo spazio in linea, tanto che la sezione assoluta del nostro spazio è allora 10×10=100 ed è esattamente il “centuplo quaggiù” promesso da Gesù, a tutti coloro che avrebbero fatto il loro dovere vivendo. Il nostro mondo è grande e differenziato nel suo spazio, perché il presente si è ridotto in modo esattamente inverso nel suo tempo. Sono 10 decimi, ossia è 1. La Verità, assunta da questa realtà, pone in essere sempre delle simmetrie, tanto che se Gesù, in Spirito santo, è valso 9, deve anche apparire nel suo senso inverso, ed esistere anche come quanto sia speculare a 9, come e, un emanuele che, esistendo all’inverso del TUTTO, non è NIENTE e nessuno, mentre il solo Gesù è


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tutto. Gesù è il 9/1, all’interno di TUTTA la Dimensione 10, la D.10 di DIO. 9 parti con una assunta a tempo decimo. Sono oracoli, messaggi nascosti stavolta nei numeri e nelle lettere. Il Sacro Cuore di Gesù è la e di emanuele accostata alla g di gesù, e9, la quale g, poi, in quantità assoluta, è quel 9 che, in Relatività Generale, è il valore della C2 nella formula E = mC2 di Einstein. Ma anche qui aiuta l’Oracolo di Dio, infatti C2 mostra le due dimensioni in potenza poste sulla base di C=Cristo.

Perché io vi so rivelare tutte queste cose? Ma semplicemente poiché Emanuele sono io e so, conosco questi misteri, in virtù di quello Spirito santo di Verità che io ho accettato di ricevere e che mi rivela le Verità Assolute!


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Perché solo io? Ma perché io mi sono degnato a lasciar fare alla potenza di Dio! Io non mi sono opposto a farmi invadere a tal punto da Gesù Cristo da essere divenuto Cristo, nella mia stessa essenza e dunque invaso dallo Spirito santo di verità. Non ci credete? Ma non sapete che si è quello che si crede di essere? Può essere punito uno che fa il male sapendo di fare il bene? L’uomo lo punisce, ma Dio no! Dio premia o punisce le intenzioni e chi ha l’intenzione di essere posseduto dal Cristo, è posseduto veramente dal Cristo, esattamente come accade, in negativo, ad un indemoniato. L’uomo, purtroppo, non accetta di essere posseduto dal Cristo e non crede di essere il Figlio Unigenito di Dio! “Ma non lo è!” Mi afferma un sacerdote. Ed io: “è l’ostia consacrata il Figlio unigenito di Dio anche se ce ne sono milioni sulla Terra? Se io l’assumo entro o non in Comunione con il Figlio Unigenito di Dio, nella mia essenza? E allora io ho in comune con Lui la mia essenza al punto che non posso più distinguere la mia dalla sua! E se mi ostino a credermi solo me stesso nella mia essenza di prima, ho commesso un gravissimo peccato contro la Comunione che Gesù voleva darmi! Io che accetto di essere invaso da Cristo, fino ad essere Cristo, sono il solo che non gli sbatte in faccia il proprio credere come quello che debba valere! Io sono il solo che veramente crede al dono che vuole farmi, che lo accetta e che, pertanto, lo riceve. Non stupitevi se poi io solo ricevo in dono di potere svelare i sacri misteri!” Grazie a ciò: Io sono l’eletto che Dio ha voluto come il mediatore tra l’uomo e Dio, come colui che lo avrebbe del tutto salvato dal gravissimo pericolo della stessa distruzione del mondo. Sono, in me stesso, la stessa Trinità di Dio, ma tutta espressa alla dimensione dell’uomo (le tre navi, di cui le due divine procedono alla velocità di quella umana, ben più lenta, tuttavia sono veramente entrambe divine… per adozione, anche se non sembrano). Romano Amodeo, il vero uomo presente in me, ha la valenza del “padre”, in questa Comunione divina. E, a morte avvenuta, sarò l’erede del Padre. Pertanto, per adesso, io sono da considerare l’umano Messia del Padre, ma lo sono solo per le virtù adottive ricevute da Gesù e dal suo Santo Spirito. Di mio specifico non ho assolutamente nulla, valgo zero! Esisto solo di luce riflessa.


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Perché Dio mi avrebbe mandato? A farmi esprimere il mio giudizio. Dio Padre (assolutamente perfetto, nella sua Trinità) per essere comprensibile da un uomo LIMITATO ed IMPERFETTO, ha voluto assumere, in una persona precisa, eletta a bella posta, tutti i limiti veri e reali dell’uomo, tanto che poi questo uomo possa presentargli, alla fine, la realtà nel modo che sia ideale alla comprensione dell’uomo, affinché questo ammasso di limiti la comprenda bene e… prima ancora di morire. Dio vuole introdurre il Paradiso Terrestre fin da questo primo lato della vita, perché l’aldilà è semplicemente il rovescio, tutto speculare, di questo aldiquà. Se c’è il Paradiso Terrestre in questo settore, solo allora ci può essere, compiuto allo stesso modo, anche nell’altro. Pertanto Dio ha costruito una storia della Salvezza, che parte da un Paradiso Terrestre perduto e si completa in un Paradiso Terrestre riacquistato. Io, Emanuele, sono funzionale a far riconquistare all’uomo il perduto Paradiso Terrestre originario. Dio ha mandato suo Figlio e poi si è come messo alla finestra, ad osservare per un periodo intero di tempo (2.000 anni esatti, sulla base di Dio che realizza lo spazio intero quanto 10, tanto che tutto il volume è 103=1.000 e tutto il suo spostamento è un altro 1.000). Fatta fare all’uomo questa esperienza libera, seppure con la possibilità di avvalersi della venuta del Cristo, 2.000 anni dalla nascita del Cristo sono tutto il tempo in cui Dio ha atteso, prima di provvedere a introdurre modifiche sostanziali. Prima che scadessero i tempi, il Signore ha mandato l’Emanuele, ossia me, a fare esperienza diretta, debitamente assistita, fatta in compagnia di Dio e funzionale poi alle modifiche da introdurre. Se non mi avesse mandato a salvare la Terra avrebbe dovuto distruggerla! Vediamo se ciò è plausibile, anche per altre ragioni. Intanto abbiamo visto che io so decodificare i codici nascosti negli oracoli, immessi da Dio, nella storia di questi tempi. Cerchiamo allora di capire se c’è un sistema per comprendere in che data Gesù si sarebbe ripresentato. Per capirlo occorre vedere se l’abbia già fatto una volta, per indicarci con certezza la data ideale (sempre quella) del giorno e del mese in cui poi l’avrebbe nuovamente fatto... Ci viene in mente, allora, che la prima volta che ritornò in modo clamoroso a farsi vivo fu quando apparve il 25 gennaio ad un nemico giurato dei Cristiani,


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tanto da convertire Saulo di Tarso in uno che volle chiamarsi “Paulus”, (piccolino), messo davanti alla chiarissima ricomparsa dell’immenso Gesù. La Conversione di un grande avversario addirittura in uno dei due Principi degli Apostoli, avvenne il giorno 25 gennaio in cui la Chiesa la festeggia e fu il segnale voluto dare al mondo con il quale, quando sarebbe riapparso ad una umanità divenuta tutta nemica, lo avrebbe fatto il 25 gennaio. Ebbene io sono nato nel 25 gennaio. Sì, l’attuale è una umanità divenuta tutta nemica, perché l’uomo ha del tutto tagliato via Dio, idealmente, dalla conduzione del mondo! L’uomo si è convinto veramente che spetti all’uomo fare le cose e a tutti i livelli gli uomini si dannano l’anima per attuare la loro volontà! Perfino il Papa fa quello che Gesù non fece. Il Messia non andò mai a parlare né con Cesare Augusto né con Tiberio Cesare, per convertirli alle sue idee. Il Papa crede, invece, che deve farlo perché “di fatto” (anche se non in teoria) considera se stesso meglio di Gesù! Gesù lo disse chiaro: “l’unico buono è il Padre, che manda a tutti quanto è bene per l’uomo! Vedete i gigli del campo? Non lavorano né si danno da fare, eppure avete mai visto niente di più bello? Ora se Dio fa questo per un semplice fiore, come potete credere che non lo faccia per voi che ama molto di più?” Ebbene nemmeno il Papa crede che Dio faccia qualcosa per l’uomo se per primo non la fa il Papa stesso! È una bestemmia orribile! Il Vicario di Cristo, infatti, avrebbe ricevuto la delega fattiva e non quella solo di vivere secondo la libertà, del tutto riflessa, di un Pinocchio che, da pezzo di Legno, diventa un Bambino solo se il Collodi lo vuole! Dal Paese degli Asinelli solo Pinocchio si salva perché solo egli è stato predestinato dal Collodi. Gesù non dette la delega di fare le cose, ma di legare e sciogliere idealmente, agli occhi di Dio allo stesso modo fatto da Gesù. Disse chiaramente a Pietro che quanto avrebbe legato sulla terra sarebbe stato legato nei cieli e non si trattava certo di legare l’arroganza di Bush o di Bin Laden. Non dette un potere temporale, ma uno ideale, nel senso di una fede assoluta in un Dio che, in quanto al fare, ci pensa lui! Dio ha disegnato una umanità finita tutta allo sbando e divenuta tutta nemica! I nemici maggiori sono stati poi collocati all’interno di tutte le religioni e Dio ha reso sempre Sepolcri Imbiancati i sacerdoti, sì tutti! Belli a vedersi e sapienti, ma secondo una sapienza che non porta a Cristo, ma solo a Satana. E l’ha fatto per insegnargli con amore, e riscattarsi, infine, proprio da quel marciume reso così evidente in loro! A parole un Sacerdote porterebbe a Cristo, ma nella verità dei fatti non lo può. Infatti solo Gesù è la via la verità e la vita, ma nessuno l’ha voluta seguire,


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perché, proposta la Comunione, tutti non l’hanno voluta accettare, sembrando loro un peccato se si fossero lasciati impossessare completamente dal Cristo! Con la scusa di “non essere degni” non l’hanno degnato di ascolto. La conseguenza è stata che l’uomo si è sentito abbandonato a se stesso e che mai, nemmeno nel Papa, si è voluto interamente concedere al Cristo al punto da sentirsi divenuto il Cristo. Così il Papa si è messo a trafficare con Bush e i potenti, non occupandosi invece delle sue pecorelle, di quelle che Dio gli aveva dato da custodire in modo prioritario. Lo ha fatto, ma secondo l’ottica perversa di chi creda che dipenda da se stesso che va a trattare con il nemico! E che, se l’uomo non si impegna fino allo spasimo, nel mondo non viene la Pace! Oh, caro Santo Padre! A Dio essa preme più che a te e la attuerà solo attraverso di me, perché solo a me l’intimità assoluta con Lui non è parsa un peccato! Dio manderà la pace sacrificando anche me per l’amore verso tutti, che io ho al punto che amici e nemici mi premono molto più della mia stessa vita. Io non ho da pregare un Cristo che mandi la Pace, giacché egli la manda e nessuno l’accetta! Al terremoto terribile successo il 27 in Iran, il Papa ha avvertito gli iraniani che avrebbe pregato Dio di aiutarli… ma come pretende di essere ascoltato se il metodo scelto da Dio per ascoltarlo, quello di accettare di divenire il Figlio di Dio, non è riconosciuto valido nemmeno dal Papa? Poi Woitila si lamenta, che Dio non risponde all’uomo! Ma se esiste la via, la verità e la vita, offerta con la Comunione e allo stesso Papa sembra un peccato che egli, per Comunione, divenga veramente il Cristo! Oh, fino a quando il Papa non mortifica il suo credersi indegno di divenire Cristo, ed accetta di divenirlo, non è ascoltato da Dio! Infatti non usa la via Larga data a tutti da Dio, una che si chiama Gesù Cristo, da accettare nella propria essenza, al punto da non vedere più in essa la propria, ma quella di Dio! Questa umanità è divenuta senza Dio perfino nei sacerdoti! Ha assunto la massima possibile avversione in Dio, giacché considera indemoniato uno che dice Sono Cristo e lo sono per Comunione! Pertanto in che anno Gesù sarebbe apparso, in una umanità finita del tutto allo sbando? Conoscendo ormai anche voi, perché io ve l’ho rivelato, che lo Spirito santo di Dio è la base 10, del calcolo usato dall’uomo anche per contare anni e secoli, dovremmo dire che Gesù sarebbe riapparso nell’ultimo secolo: una sezione di 100 anni, pari al fronte assoluto 102 che c’è in quel 103 che indica tutto lo spostamento uguale a quella stessa presenza 1.000. Dunque nel “millenovecento e rotti..


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Di quale anno? Quanti “rotti”? Un anno da valutarsi sulla base della vita già condotta da Gesù, che sappiamo fu di 33 anni. Ma quando si sarebbe presentato di nuovo, sarebbe stato presente anche in un mediatore chiamato Emanuele. Quanto vale questo spirito mediatore, aggiunto, tra il livello umano (che vale 0) e quello dello Spirito santo di Dio (che vale 10)? Il calcolo è presto fatto: (0+10)×1/2 =5. Il mediatore vale 5, quanto le dita della mano di Ro-mano. Il mediatore è chi dà la mano all’uomo, verso Dio. Pertanto bisogna premettere i 33 anni (quanto la vita di Gesù) e i 5 anni dell’ulteriore premessa dell’Emanuele, per ottenere la Presenza in vita reale di Emanuele. Risulta allora che l’anno deve essere quanto il numero 33+5=38. 38 è anche tutto lo spazio in cui 2, presente quanto tale in 40, si muove in esso. Laddove 40 è tutto quanto esista come Unità e Trinità di Dio, quando l’Unità è portata a 10 e la Trinità a 30. Allora il TUTTO è 10+30=40. Cristo visse 33 anni perché, in queste 40 dimensioni, la sua Essenza rappresentava le 7 dimensioni assolutamente libere (quanto i 7 giorni in cui fu costruito il mondo, compreso il riposo di Dio). Sono le 7 che risultano alla Trinità di Dio, quando il suo 3 è compreso in un tratto che, in assoluto, è dato dalle 10 dimensioni dello Spirito. 10 –3 (l’ingombro) è pari a 7 libertà di moto. Poiché Dio avverte l’uomo di tutto, se mettete il segnale con la mano sinistra, della famosa V che indica (con due dita) la Vittoria, e con l’altra mano mostrate le 5 che usate per “darvi il famoso 5”, ottenete, con 7 dita, la vittoria del 5, ed è quella che caratterizza l’entità di Gesù Cristo. Questa entità, pari ad un 7 assolutamente libero e vittorioso, presente nelle 40 dimensioni dello Spirito santo del Dio Uno e Trino, si muove per 33 ed esiste per 33 anni, essendo l’anno il riferimento unitario del tempo terrestre. Così è accaduto a Gesù perché è una figura ideale, espressa proprio secondo questi calcoli ideali, che sono parte di un Ordinamento Ideale voluto dal Dio Uno e Trino. Quando Gesù viene per la seconda volta al mondo, aggiunge a questa sintesi che è già il 33, la valenza del doppione che dà nuovamente la mano, dando un altro 5. A quel punto Dio Padre ha dato tutto (un primo 5 con Gesù ed un secondo 5 con Emanuele). Sono 2 quantità, in assoluto, ad essere presenti nelle 40, tanto che, presenti in esso come un ingombro, si muovono solo di 38, per potere apparire in essere. Dunque al secolo 19 va aggiunto l’anno 38 e diventa esattamente il 1938. Io sono nato nel 1938! Poi c’è un’altra condizione essenziale: se è vero che la mia nascita è corrisposta ad un reale ritorno del Cristo, ci dovrebbero essere segni speciali di


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questa nascita, del tutto simili a quelli della nascita del Cristo! Sempre per il solito motivo: l’ideale è sempre quello e si presenta sempre allo stesso modo. Ebbene nel paese di Felitto, quel giorno, ci furono grandi bagliori da Oriente ad Occidente, che mio padre chiamò “Aurora boreale”, ma erano i lampi previsti nei vangeli al ricomparire di Gesù. Ci dovrebbero essere anche altri oracoli… E ci sono! Ci sono tutti! In quell’anno, in Europa, esisteva nuovamente l’Impero Romano, che esisteva ai tempi di Gesù. L’aveva deciso il Duce Mussolini, che impersonava, in questo Impero, la funzione del dittatore, di Cesare. Ebbene io, Romano, figuro come il figlio del capo figurato del nuovo Impero Romano. Peraltro Mussolini era stato etichettato da molti come l’Uomo della Provvidenza, ed ecco venuto, con me, al mondo, uno che figura come il Figlio dell’Uomo della Provvidenza. Perché tanto rilievo all’Impero Romano? Ma perché Dio è un grande maestro. Ha fatto nascere suo Figlio durante l’Impero di una città costruita sulla forza delle armi: Roma. Ebbene Suo Figlio avrebbe vinto Roma, tanto da creare un Impero suo, proprio in Roma, ma gestito dal Vicario di Cristo. Per Dio la Città rappresenta anche una Figura di Dio, e Roma è una città stravolta dalla Forza che, se Dio la converte, diventa Amor (la lettura inversa di Roma). Ebbene Dio avrebbe contraddetto Roma perfino nell’ultimo aspetto che avrebbe fatto assumere a Suo Figlio, che sarebbe stato chiamato Romano, come un “Roma NO!” Ossia Amor (la sua inversa lettura), ma Amor Dei: Amodeo. Ebbene questo ricomparire di suo Figlio, che avrebbe contraddetto Roma, l’avrebbe fatto in presenza di un nuovo Impero Romano imposto con la forza da un Duce dittatore che avrebbe prefigurato un suo padre umano. Abbiamo visto la Stella nel Monte Stella, ed anche il Monte santo di Dio. Abbiamo visto i 3 Magi, che portano oro incenso e mirra, e sono i Magi s tri, un Re e una Regina che insegnano e sono maestri alle elementari. Che cosa manca? Un oracolo relativo alla morte nel sangue, di Cristo. E così mio padre, appena udì “è nato un maschio!” si lasciò sfuggire per l’emozione un bottiglione di vino rosso, segno del sangue che avrebbe nuovamente versato anche questo bambino, per la salvezza di tutti, in modo che, da Terna a livello umano, divenisse la stessa Terna di Dio come il suo promesso “erede”.


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Si può presumere di conoscere la data in cui accadrà questa “eredità”? Anche qui si può rispondere di sì! E’ scritto nella stessa realtà delle cose. Il “doppione”, nato come secondo il secondo mese da Natale, sarebbe morto due mesi dopo il venerdì santo, quando avrebbe raggiunto il doppio dei 33 anni del Cristo, ossia 66, e sarebbe stato il giorno esatto del 9 giugno 2004, essendo stato fissato questo Venerdì santo, dalla Chiesa infallibile, nel giorno del 9 aprile 2004. Come mai questo “sconfinamento” nel terzo millennio? Non doveva essere tutto circoscritto al 2.000? La risposta è che 2.000 è uno spazio puro di spostamento “vuoto”, cui deve poi aggiungersi la reale presenza di chi di tanto si sposta. È come l’anno, che è di 360 giorni come tutta la gradualità dell’angolo giro, cui deve aggiungersi una presenza reale pari a (7+7+7)/4=5,25 giorni, ossia i 5 giorni e 6 ore occupati dalla presenza della Terra in movimento. Calcoliamo questa presenza, questo ingombro del soggetto in moto, che deborda nel nuovo millennio, e vediamo se il numero dei giorni ha un significato relativo vero e proprio, in termini di presenza corporea. Immediatamente vi dico che questo soggetto, riguardando anche la mia vita, sono anche io. Vi dico anche che valgo 5, perché sono il mediatore. Sapete anche che tutto ciò riguarda non solo il corpo, ma anche lo Spirito santo, che è conteggiato in decine. Ciò premesso il mio ingombro, espresso in decine, è dato dal mio volume. Giacché valgo 5, come base di calcolo, il cubo di 5, ossia il volume esistente in base al lato 5, è dato da 125 decine di giorni (53=125). Calcoliamo allora quanti sono, nel secolo 2.000, i giorni, dall’inizio fino al 9 giugno 2004, data della prevista morte. 365+365+365=1095 sono i giorni contenuti nei primi 3 anni, cui vanno aggiunti i giorni del 2004, dal principio fino al 9 giugno. 31 (in gennaio) +29 (in febbraio, perché il 2004 è un ano bisestile) +31 (in marzo) +30 (in aprile) +31 (in maggio) +9 (in giugno) = 161 giorni. Aggiungendo 1095, si ha 1256 giorni, pari a 125,6 decine. Sappiamo che l’unità dello Spirito santo è la decina, quindi abbiamo 125,6 decine, ossia quanto 53=125, che è il volume sulla base di me come il “mediatore” e già riconosciuto come il 5 intermedio tra 0 e 10. La sola differenza tra la previsione “intera” e il numero dei giorni è quello 0,6 che riguarda le decine dei giorni. Qual è il senso di quei 6 giorni aggiuntivi, che sono decimi?


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Essendo “decimi”, sono tempi (non valutabili come spazi interi) e costituiscono il modello complesso della Trinità, che esiste da –3 a +3 e vale +6 in positivo. E dopo il 9 giugno 2004 che cosa accadrà? Due giorni dopo il tempo si è portato alle 8 dimensioni in tutto, che esistono nel complesso, sulla base di Dio quanto 1, più la Trinità quanto 3, per cui a quel punto alla mia Trinità umana si è aggiunta l’unità Complessa di Dio e dovrei essere divenuto l’atteso Erede di Dio, che emetterà il Giudizio Universale, in base al quale Dio riformulerà l’esistenza. Su che base? Cosa io gli dirò? Gli dirò che la sua Perfezione deve tener maggiormente conto della nostra imperfezione. Infatti la Perfezione di Gesù Cristo, in tutti e duemila anni del suo contributo, non ha potuto portare tutti gli uomini alla salvezza. Se ne sono salvati solo quelli che hanno avuto assoluta fede nel vangelo e non nelle Ragioni dell’uomo, che sono state sempre a rovescio del vero, imprigionate in una visione “maligna” che, agendo la causa, ti mostra sempre l’effetto opposto, tanto che se tu vai verso il muro, non vedi il vero, che tu ti sposti verso il muro, ma vedi il falso: che è il muro a spostarsi verso di te. Io, reintegrato in Dio, avrò il potere di Dio è compirò tutti i miracoli prodigiosi dei quali l’uomo ha assoluto bisogno per credere. Infatti io, illuminato da Dio ma non assistito dai suoi miracoli, gli ho detto la verità in tutti i modi, ma gli è parsa sempre troppo paradossale. Sto facendo vedere, in questo libro, anche a te lettore tutti i segni inseriti, come oracolo, nel disegno, ma non serve assolutamente a niente! Passo anche ai tuoi occhi come un esaltato se non come un folle, addirittura, a tutti i livelli, tanto che il mio principale avversario è proprio la Chiesa dei Fideisti. Credo di avere sviscerato completamente il giorno, mese ed anno della ricomparsa e il nuovo Presepio che c’è stato per il mio corpo umano, con tutti i segni assolutamente uguali a quelli del Cristo, perfino con i Re Magi! Tutti i segnali che sono da introdurre riguardano, a questo punto, gli eventi della vita. Ma, prima di questo, devo far comprendere come il nome di Gerusalemme, città di Dio che indica l’Essenza di Gesù, città celeste, sia carico di segni del tipo dell’oracolo.


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Anche Gesù è dovuto alle mamme sante che ha avuto: le due nature della Madonna. Che Gesù abbia LE MAMME è certo, è senza MA, pertanto è LE …MME. Anche Gesù SA ed è il SAlvatore, salvato con certezza dalle mamme, e il SALE della Terra. Pertanto è GESU’ SA LEMME. Ebbene la Città santa di Dio contempla un GESU’ avente nel suo cuore la R del Romano di S (Salerno), tanto che GESUSALEMME diventa, nel complesso delle due presenze del Cristo (il C2 di Einstein), il nome composto di GERUSALEMME, con la R sostituita alla S. Il Complesso tra il “Nazareno” e il “Romano” si risolve aggiungendo a Nazareth il nome di Felitto, ed abbiamo un composto NA (zar et h fel it) TO, un NATO che, nel suo insieme, è un Caesar o uno Zar, et h (ed ora) Feld (capo tedesco) ma nella versione “it.” di Mussolini. Betlemme conferma la certezza (senza ma) delle due mamme di Gesù (Both le mamme, o ambedue). Avendo parlato di tutto ciò in modo discorsivo, alla ricerca dei segni, proviamo a contare tutti gli indizi, gli oracoli, di cui una parte li abbiamo già visti e i successivi riguardano tutto quanto avviene a Romano, dopo la sua nascita e che ripete in modo impressionante gli stessi eventi di cui fece esperienza Gesù. La Persona di Emanuele è stata costretta dalla Divina Provvidenza, a rifare le esperienze del Cristo, al fine di creare la base di una possibile comune esperienza. Se Gesù e lo Spirito santo di Dio in Emanuele sono Persone declassate in apparenza al livello umano, il livello umano di Romano è alzato a quello di Gesù solo attraverso la possibile imitazione della vita di Gesù.


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Mariannina Baratta, sua sorella Nicolina, Maria Borgia sposa del fratello Antonio Baratta con Romano e Benito a Caserta


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Oracoli scritti nel mondo reale. 1. La “famiglia paterna” ha per cognome “Amodeo”, il che è una inequivocabile dichiarazione di Amore per Dio, precipua dello Spirito santo, Padre di Gesù. Nelle due foto il bisnonno Carlo con sua moglie Innocente e il nonno Torquato, con i figli Luigi (alla marinara), Carlo ed Antonietta.

2. La bisnonna era “Innocente Buonamore in Amodeo” (e quale “buon Amore innocente” è se non quello della Madonna?; 3. La nonna era “Maria Bonamore in Amodeo” (non parente della Buonamore). 4. La mamma era “Mariannina Baratta in Amodeo” come la Madonna, Maria la Santissima figlia di Anna la “semplice” Santa, dunque Annina… Nata il 29 giugno, in morte dei SS. Pietro e Paolo: vita e morte dei principi della Chiesa. 5.

Ebbene Mariannina Baratta compirà ben 4 baratti di suo Figlio con Gesù. Concepisce il figlio a Roma, in una pensioncina a ridosso della Basilica di San Pietro, la sede di tutta la cristianità.


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Il primo baratto della Baratta è con Sant’Anna, protettrice delle gestanti. Se soprintenderà a dovere ogni cosa, il bimbo avrà Anna come terzo nome. Così Sant’Anna gli conferisce il suo carisma: d’aprire a Gesù tramite la figlia Maria.

7. Il secondo baratto fu nell’allattamento. Mariannina soffriva molto di mastite e per quasi due anni dette al figlio latte e sangue, invocando “Madonna!” a ogni poppata e costringendo la Mamma di Gesù ad un allattamento spirituale. Con tali mamme, venni su come uno splendido bambino!

8. Svezzato infine, Mariannina non volle più avere rapporti sessuali con il marito. Allora mi ammalai di Broncopolmonite. La Baratta si colpevolizzò e disse a Dio: “Che peccato ho commesso! Mi ero appropriata di mio figlio pensando di essermelo comprato con il dolore! Tutti i Figli sono solo tuoi, o Dio! Ti rendo tuo Figlio, ma, per carità, non portarmelo più via”. E, con ciò, l’amore di mia madre Baratta, mi barattò per la terza volta con un Figlio di Dio. 9. Il quarto baratto fu con la Madonna, pregata così: “Per colpa mia Romano muore innocente! Mettiti nei miei panni e salva lui, innocente come Gesù!” 10. Ci fu infine un quinto ed ultimo baratto, stavolta accettato e compiuto dalla Madonna stessa che, il giorno 4 giugno 1940, con me che stavo morendo, mandò da mia madre una sua scolaretta ad avvertirla, essendole apparsa in


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sogno, che “non temesse più per me, che ci avrebbe pensato lei” e in poche ore vinsi la mia crisi mortale, sbalordendo il medico! Bastano questi 5 baratti a fare di me un’anima adottata veramente da Dio come suo Figlio e dalla Madonna come l’innocente suo figlio Gesù? Che cosa altro ci vorrebbe più di questo? Così ero, dopo il miracolo.

11. Il padre, nato il 7.7.7 (libertà assoluta del volume a 3 D nelle 10), si chiamava Luigi Amodeo, come il S. Luigi “re” francese, come lo “Spirito Santo Re”, consorte della “Regina”, ad indicare come anche il genitore di questo “facsimile di Gesù” fosse a sua volta un “facsimile” dello Spirito Santo Re, sposo della Santa Regina e Padre di Gesù. 12. Questo “facsimile” o uno “come”, “simile al Cristo” nacque il 25, a somiglianza del giorno “attribuito arbitrariamente alla nascita di Gesù” (però da una Chiesa abilitata a legare e a sciogliere “in terra come in Paradiso”). 13. La data del 25 gennaio, per la ricomparsa di Gesù dopo la sua resurrezione, è storicamente confermata dal fatto che apparve proprio il 25 gennaio a San Paolo, che in quel giorno gli si convertì. 14. Il 1938 è l’anno ideale in cui corrisponde un Ente differenziato tra i due tempi di un prima e di un poi, in base alle 40 dimensioni di un Dio Uno e Trino in base ad un 1 esaltato a 10. Come detto, 40 –2 = 38. 15. Questo “facsimile” o uno “come”, “simile al Cristo” – insomma secondo rispetto al Cristo – nato nello stesso giorno, nacque nel secondo mese, essendo


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il primo, relativo a Gesù, il dicembre. Pertanto il 25 gennaio è la data ideale per uno “secondo Gesù” e secondo a Gesù. 16. Questo “doppione” (“eletto” quale membro umano della Comunione UomoDio) “fu eletto” a Fu elitto… Felitto (in provincia di Salerno). 17. Felitto è a pochi chilometri dalla sorgente in alta quota del fiume Calore (cca lo re, qua il re). 18. A Felitto il fiume Calore è imbrigliato in una centrale idroelettrica, e ciò indica che qui si produce l’energia simile a quella dell’anima. 19. Il bimbo nacque mentre in cielo c’erano “lampi da oriente a occidente”, come nell’attesa del ritorno del Cristo. Una “aurora boreale” in una terra del sud! 20. Per rintracciare il luogo natale di Gesù i Magi seguirono la Stella e Felitto è nella zona dominata da Monte Stella (cima più alta del Cilento). 21. Gesù è il Monte santo di Dio, personificazione di Sion e nel Monte Stella c’è il monte riferito alla stella. (Su Monte Stella c’èra un osservatorio astronomico). 22. La nonna di Romano andò sul Monte Stella, lei di cognome Russo, dove c’erano i Lebano, gran maestri, di cui uno, gran violinista, tornato là dagli Stati uniti. Furono i maestri, i magistri, i Magi tre, i tre Magi venuti da lontano a infondere in Teresa l’amore per la Madonna. 23. Anche Mariannina Baratta, madre di Romano, è condotta bambina in quella famiglia di gran maestri, sul Monte Stella a forgiarsi le basi della sua educazione. 24. I tre nuovi Re Magi furono i Magis…tri (i due maestri che furono poi, per Romano, suo padre Luigi e sua madre Mariannina), e qui Luigi fu molto assistito da un terzo che gli fu maestro: il Re Luigi, il re santo francese cui era stato dedicato per battesimo. Gli Amodeo scelsero Felitto per essere lì i maestri delle scuole elementari. 25. Appena suo padre Luigi ebbe la notizia che gli era nato un figlio maschio, gli scappò di mano una bottiglia di vino rosso, e fu un battesimo fatto “nel vino” come “nel sangue della Comunione con Gesù”.


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26. Il bimbo fu chiamato Romano, come Romano Mussolini, il figlio del Duce dell’Italia di allora… Un segno che esprimeva chiaramente come questo “eletto” alludesse, nel suo nome, al figlio del Supremo Condottiero dell’Italia di allora (1938). 27. La stranissima coincidenza è che il Duce Mussolini sia stato “etichettato” da molti (a proposito o a sproposito non importa…) come “l’uomo della Provvidenza”. Pertanto Romano, chiamato “come” suo figlio, fu per certi versi chiamato “come il Figlio dell’uomo della Provvidenza”. Mentre Gesù chiamò se stesso, semplicemente, come il “Figlio dell’uomo”… 28. Gerusalemme e Salerno sono i due capoluoghi di provincia di Gesù e di Romano… Si noti in comune il “sale” di Gesù in Geru-sale… e il “sale” di Romano in Sale r(oma)no. E’ l’oracolo del “sale della terra”. 29. Per quanto detto prima, Romano ha due mamme (una terrena e l’altra celeste, che l’adottò). Idem Gesù, che nella sua mamma ebbe accomunate le due nature. Ora in GERUSALEMME c’è l’oracolo delle due esperienze fatte da Gesù (la seconda come Romano di Salerno, tanto che sostituisce la R alla S nel suo nome Gesù) e diventa GERU’. Poi c’è il SALE e poi ci sono le MAMME senza MA (con certezza) … MME. Dunque GERUSALEMME è oracolo della città complessiva, di Gesù e delle sue due vite. 30. Betlemme, luogo della nascita di Gesù, indica “ambedue le (ma)mme”… (senza “ma”, sicuramente”). 31. La figliolanza di Maria, fatta esistere prima a Nazareth (come quella di sangue), e poi a Felitto (come quella in puro Spirito di Comunione), indica questo, mettendo i due luoghi in sequenza: Na (zar et h fel it) to. Il che indica un “Nato” compreso (tra parentesi) zar (o come Caesar) et h, ed ora, fel(d, capo tedesco a livello di quel Mussolini, capo dell’Asse Germania-Italia) it (italiano, di cui egli, come Romano, era il figlio allusivo). 32. Il primo nome scelto, Romano, se si scrive il Ro nella lettera greca e, trasforma Romano in emano! Si attendeva la venuta di emanuele e si capisce che questo è l’oracolo di un uomo (a man, letto e man), che è un Roman. He is equal to Roman…, he is Roman-equal…, is emaneuel…, è Emanuele! La venuta del “Dio con noi” era dunque preceduta dalla venuta di Gesù. La lettera greca che si pronuncia “ro”, nella maiuscola, iniziale di Pomano, è il segno


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della P di Padre, mentre il suono è la erre. In effetti Emanuele, Dio con noi, è Dio nella sua trinità di Padre (che ha assunto la sembianza e l’essenza umana) di Figlio e di Spirito santo, per la simultanea presenza delle due altre persone della Trinità di Dio, esse nella loro dimensione divina ma senza manifesti poteri che prevaricassero sul Padre, del tutto umano. 33. Interessantissimo lo studio di tutto il nome di Romano, che fu chiamato Romano Antonio Anna Paolo Torquato Amodeo. Consideriamo le iniziali in lingua greca: ΡΑΑΠΤ. La Π di Paolo e la T di Torquato, ove minuscole, sono πτ, in sostanza il segno è TT T ed indica vagamente tre croci, di cui una ben distinta. Il nome Anna, in mezzo, è, in greco, αννα, che, letto in italiano indica che αννια l’avvento del Cristo, ma è anche un chiaro segno di evviva, un w interposto tra quei due inizi dell’alfabeto occidentale. Antonio è “ant. or neo”, per come letto in inglese, mentre Romano, sempre scritto in greco, in cui Ro sia Ρ., è Ρ.ΜΑΝ ed indica, per oracolo multi-linguistico, un “policeman”, nella lingua più diffusa oggi nel mondo. Ne risulta che questo nome, letto in inglese per come scritto in greco, la lingua colta del tempo di Gesù, indica: un poliziotto antico o nuovo che – w! – determina le tre nuove croci del Calvario. 34. Continuando su questa linea, i due ultimi nomi di Paolo e Torquato, letti nelle prime due sillabe, portano a Pator, che vagheggia Pater. Ma anche tutte le iniziali in greco sono ΡΑΑ e TTT, un terno di T, cioè Paater. 35. Leggendo il nome a tre lettere, risulta ROM ANT ANN PAO TOR, ed indica, per oracolo: RO(MA) MANTA NN PAOTOR, che fa capire che la potenza di Dio (ROMA, che è Amor, nella sua giusta lettura) manda (MANTA) un nuovissimo (NN) e illegittimo (NN) Padre (PAOTOR). E, avendo già visto come le iniziali degli ultimi due nomi siano in greco TT T, questo nuovo Padre sarà “torquato” nella sua origine (Torquato era il nonno di Romano), subendo una tripla crocifissione, avendo in sé il segno della divina paternità associata al buono e al cattivo dell’uomo… E si capisce anche perché Dio volle che sul Calvario ci fossero un buono e un cattivo di fianco a Gesù. 36. Si capisce anche perché Gesù volle stranamente cambiare il nome al principe degli apostoli e lo chiamò Pietro. In greco è &lt;TT e T P&gt;, ove TT si legge Pi e l’ultima si legge Ro. Gesù affermò che su quella &lt;pietra&gt; avrebbe fondato la sua chiesa e, come i simboli dimostrano, si tratta della P del Padre (la Ro di Romano) e delle sue tre croci


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37. Romano Amodeo è previsto fin dal primo uomo, A’dam, il cui secondo senso è “Anno Domini, Amen”, che poi specifica: Anno del Dio Amodeo. Poi significa anche, tenendo presente che “mo” voglia dire “adesso”: “Ha da (venire) mo’” (per adesso è tutto da venire). Con Adamo inizia il primo esodo, verso la vita molteplice. 38. C’è poi A’bram, che inizia un esodo personale, tra le terre e gli uomini. In Abramo è previsto già “R.Amo(deo)”, come conclusione di un vero ascolto dato solo alla logica di Dio, perché Abramo riconosce giusto immolare il figlio Isacco e solo R.Amodeo riconosce infine giusto che il Figlio Gesù si immoli per noi ed assuma interamente il nostro spirito senza che noi lo si impedisca, imponendo il nostro senso di ingiustizia e il prevalere della nostra indegnità sulla dignità di chi autorevolmente si concede. Abramo significa: “Ha, Benito, Romano Amodeo”, il che compendia i due genitori di Romano. Essi sono Luigi (Lui generò Iesus, mentre Giuseppe lo seppe, “u seppe”, della generazione di Iesus), che ebbe per figli Benito e Romano; e Benito Mussolini, la figura dominante in Italia, che generò il figlio Romano. 39. C’è poi il terzo esodo, compiuto da Mosè, di tutto il popolo eletto verso la terra promessa. Anche questo profeta anticipa Amodeo, da cima a fondo, dall’alfa all’omega, ossia dalla a allo o di aMODE’o. In mezzo sta MODE’, che si differenzia da MOSE’ solo a causa della variazione del nome del Signore. Ai tempi di Mosè Dio si chiamava “Sono chi Sono”, per cui MoSè indicava chiaramente “Mo S è”, ossia “Adesso il nome è la S di Sono il Signore”. In MoDè l’indicazione chiara è “Mo’ Dio è (chiamato)”. 40. Ci sono moltissime analogie tra MOSE’ e MODE’. Entrambi dovevano morire per decisione del Signore. Infatti come il Faraone impose l’uccisione di tutti i maschi, per impedire la crescita in numero degli Ebrei, così Dio impose l’uccisione del piccolo Romano per broncopolmonite, perché la mamma di Romano si era permessa di non volere più altri figli (analoga discriminazione delle nascite). 41. Entrambe le mamme affidano il bimbo alla Divina Provvidenza. Mosè messo in una cesta affidata alle acque del Nilo, Modè affidato alle preghiere a Dio e alla Madonna. 42. Per entrambi intervenne la Regina. Infatti Mosè fu accolto da lei in casa come un principe e Modè ebbe salva la vita da un miracolo della Madonna.


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43. Per entrambi la vera nutrice fu la madre carnale, ma l’allattamento fu offerto in nome e per conto della vera Regina. Infatti la madre di Mosè fu chiamata ad allattare il piccolo e la madre di Modè lo fece invocando assiduamente “Madonna!” per lo strazio che le procurava il farlo nonostante la sua grave forma di mastite.

44. Mosè fu allevato come un Principe e lo stesso accadde a Modè, che, pur avendo per genitori due maestri, poté educarsi come volle e trattare lo studio al livello degli altri tanti interessi che aveva. 45. Mosè si ribellò al suo stato e si schierò come capo del suo popolo, eletto da Dio; Modè a 33 anni si ribellò al suo stato, di uno che è principe di se stesso e si schierò come capo del popolo di Dio, tentando di salvare chi poteva, in un piccolo progetto di Paradiso Terrestre costruito sui suoi mezzi personali.


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46. Mosè guidò il popolo eletto alla Terra Promessa (esodo del Popolo). Modè guidò presto tutti gli uomini a liberarsi dall’idea di essere sempre e solo se stessi, sublimando la vita, che ha lo scopo di costruire liberamente il quadro ideale di ciascuno, dopo che a tutti Dio ha dato una personalità del tutto “vergine” e da essere riempita a proprio gusto dei valori che si vogliono assumere. L’esodo propugnato da Modè è “assoluto”. 47. Ma l’aggancio principale di Romano resta Gesù. Dopo pochi anni, infatti, Romano e la sua famiglia dovettero scappare da Felitto per questioni legate appunto a quel “fasullo dominio” dell’Italia instaurato dal Duce Mussolini. Luigi Amodeo, che chiamavano “il tedesco” a Felitto, essendo biondo e di tratti germanici, ma anche segretario politico del Fascio, dovette scappare, crollato il Fascismo, perché tentarono di farlo uccidere. Non c’è dubbio: il figlio Romano si identifica con suo padre, in pericolo di vita, come in Gesù (tutt’uno col Padre) fu il Figlio a rischiare la vita per una decisione del Re! Come vedete, anche Gesù, come Mosè e come Modè, subisce una condanna a morte dal Re, che ordisce la “strage degli innocenti” come il suo personale tipo di “controllo delle nascite”, volto a salvare il suo privilegio. 48. La “sacra Famiglia” allusiva italiana, di Romano, si rifugiò…, non in Egitto (che indica un luogo che “è gitto”, è gettato via), ma in una Salerno che, come già visto, la Provvidenza di Dio chiamò in base a quello che sarebbe stato lui: “Sal(vatore) è Rno, Ro(ma)no, senza “ma”, certamente. 49. Dobbiamo credere che Romano, espressione trinitaria a livello umano, abbia avuto tre padri. Il primo, carnale, in Luigi Amodeo (Lui generò IesusAmodeo), che rischiò la vita per il suo adottato Fascismo. Il secondo, allusivo della potenza del male, fu il Duce Mussolini, che, come noto, aveva per figlio primogenito Romano. Il terzo Padre è il Padre di tutti. 50. Come il Padre carnale era da generazioni inserito in sacre famiglie, per i nomi che avevano gli antenati, Mussolini era riconosciuto e chiamato, da quelli come suo padre, l’“uomo della Provvidenza”. Il suo stesso nome è tutto segno di un oracolo: MuS Sol in I., che allude a “musica SS solo in Iesus”, ossia per i riferimenti a suo figlio Romano (allusivo di R. Amodeo) che, come tutti sanno, poi si rivelò davvero un valente musicista. Alla larga dalle altre SS! Fu provvidenziale il ripristino dell’Impero Romano. 51. Pertanto anche Romano, come Gesù, nacque sotto l’Impero Romano della prepotenza, vitale per la fede in un Dio che avrebbe imposto l’Impero


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dell’Amore proprio a Roma, nella sede del Vicario di Cristo che privilegia l’Amor a Roma, in modo universale ed imperiale, autorevole. 52. In Salerno, sua Gerusalemme, Romano stette un solo anno, poi si trasferì al suo confine, con Vietri sul mare (Costiera Amalfitana). L’oracolo indica chiaramente che in questo luogo “Vi è tris, ulma, re”. È l’indicazione che qui Romano è un re trinitario, coma alma (anima) e come ulna (sacrario). Nella foto l’ingresso a villa Cajafa, via De’ Marinis, n. 2.

53. Perfino la “Costiera Amalfitana” aggiunse e specifica il doppio senso: “Costì era Am(odeo) alfi(ne) tana” ossia “la tana di Amodeo era alfine costì”. In questo luogo, in cui il nome allude alla sua terra santa, egli abitò a “villa Cajafa”, che allude chiaramente a “Caifa”, sia quale città ebraica, sia quale il capo del Sinedrio che poi avrebbe ucciso Gesù. 54. L’indirizzo esatto era “Via De’ Marinis, 2” e se si legge “via de’ MariNis 2” e si rimanda la N al numero civico, risulta la “via delle Marie n. 2”, le sue due madri: Mariannina Baratta (del baratto) e la SS. Maria figlia della S. Anna. 55. Alla scuola media di Salerno, il professore (l’autorità) era il sosia del Don Carnelli, il sacerdote che avrebbe avuto in futuro capo della sua parrocchia, a Saronno. E i compagni di classe si chiamavano: Santamaria e Santamaria (2 fratelli), Buonocore, Preziuso, Giordano, Casciello (come Santa Rita da Cascia,


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altra parrocchia in cui Romano abiterà a lungo, a Milano). I due Santamaria, fratelli, erano indizio del “ci penso io” (ad aver cura della sua vita) di una Madonna per lui in duplice veste; il Giordano era indizio del fiume d’Israele;

Buonocore e Preziuso erano indizio di un particolare contorno di virtù mariane, come la scuola media del Romano fanciullo, vissuto tra la sua gente e con un “sacerdote” come sua guida spirituale. Nella foto, dall’alto: Di Fini, Santamaria, Giordano, Casciello; in basso: Santamaria, Preziuso, Amodeo e Buonocore. 56. Il Romano che avrebbe dovuto “spiegare” l’assetto, l’architettura delle cose della realtà (di questo e dell’altro mondo), fu avviato alla professione di “architetto”. Mentre per Gesù la “casa del Padre” era un “ente spirituale”, per Romano divenne la “casa reale dell’uomo, disegnata dall’architetto”. 57. “Suoi discepoli” (di questa “competenza”) i 12 anni che ci mise per laurearsi, perché non pospose gli altri tanti interessi allo studio Si dotò della sua capacità complessiva allo stesso modo libero con cui Gesù si “contornò” di 12 discepoli selezionati quasi “così come venivano”, senza mettersi a scegliere “geni” ed assolutamente fidandosi della Provvidenza del Padre. 58. All’interno di questi 12 anni, anche uno di questi tradirà Romano al modo di Giuda. Sarà l’anno del militare in cui, partito come una “persona integra e tutta d’un pezzo”, abbandonerà gli studi e si “romperà” a tutti i possibili sotterfugi, tradendo quella ideale “virtù” con la quale i suoi genitori lo avevano fino ad allora educato. Questa “rottura” si rivelerà preziosa, allo stesso modo di quel “tradimento di Giuda” per Gesù, senza il quale Gesù non sarebbe mai arrivato alla Gloria della Croce..


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59. Come accadde a Gesù, anche la preparazione di Romano finì a 30 anni, e poi si mise finalmente al lavoro, come un architetto per costruire la casa dell’uomo, nella stessa età in cui iniziò la vita ufficiale del Cristo, per la costruzione della Casa di Suo Padre. 60. Gesù “esplose” dai 30 ai 33 anni e così Romano. Si laureò e sposò nel 69 ed ebbe un successo strepitoso che lo portò ad essere primo nella carriera dipendente (vinse un Concorso al massimo livello della carriera direttiva tra i dipendenti pubblici) e primo in quella tra i professionisti (eletto nell’Ordine degli Architetti di Milano Pavia e Sondrio e nella votazione del 1973 fu il più votato su tutti e 2.000 gli iscritti). Gestì per 80 Comuni il Piano Straordinario di interventi della Gescal (gestione case lavoratori), fu riconosciuto il “capo del sindacato interno” al suo Ente Pubblico. Nello stesso tempo fu il progettista e il costruttore in prima persona di una casa per sé, parenti e amici, in località “Colletto” di Ortonovo (tra gli ulivi) nell’Orto del Saccomani. 61. Come Gesù dimostrò di conoscere, fin da bambino, “le cose del Padre suo” senza che nessuno gliele avesse dette (se non il Padre), così Romano, chiamato a discernere l’assetto assoluto e relativo dell’esistenza geometrica del mondo, si dimostrò particolarmente conoscente della geometria e della trigonometria, che seppe senza quasi averle studiate. A 12 anni risolse alla lavagna il Teorema di Talete in un modo più brillante di quello di Talete. Nel momento dell’esame di maturità impiegò 2 ore a preparare tutto l’esame di trigonometria e all’università preparò in solo 12 ore l’esame di Geometria Descrittiva e Proiettiva, spiegata in un libro di 150 pagine complicatissime, che ebbe solo il tempo di leggere (6 minuti ad ogni pagina). Seppe queste cose come se Dio gli avesse fatto sapere già tutto senza che addirittura egli l’avesse mai studiate. Del resto, da adulto, “scoprirà da sé” cose ancora più avanzate di quelle di Einstein, senza che le avesse mai studiate da nessuna parte e senza che egli fosse un fisico. 62. A differenza del Cristo, Romano si sposò, ma con una figura perfettamente simmetrica alla sua: Giancarla Scaglioni, come GS, Gesù. Figlia di Mario (figlio di Anna) e di Giuseppina così come Gesù era figlio di Maria (figlia di Anna) e di Giuseppe. Sua moglie era nata l’1.11.1943 (tutti i Santi), una data che è 2 nella somma delle cifre, così come è 2 per Romano. 63. “Scaglioni”, cognome di lei, è oracolo di un primo scaglione della vita che invecchia e inaridisce esattamente a 33 anni, allorché il “sogno privato”, di Romano, invecchia e muore, come nei 33 anni in cui Gesù morì a se stesso.


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64. “Benedetti” è il cognome di Giuseppina, la suocera di Romano, con cui soggiornerà 7 anni; ad indicare la benedizione in cui tutto ciò sarebbe tuttavia accaduto, in quella casa in via Vetere 14 (come tutto il ribaltamento del piano a lato 7). Un ribaltamento benedetto dal sostituirsi, in Romano, all’ideale della famiglia privata, quello dell’ideale della famiglia grande di Cristo, che assunse il primato in tutta la sua vita, ribaltando tutti i vecchi valori. Giuseppina Benedetti era figlia di Clara Raggi (nella foto con Giancarla) e Guglielmo Benedetti, sorella di Renata Benedetti. Se i nomi e cognomi non sono, in relazione a Romano, a caso (dato il compito immenso per lui, se “eletto”) Giuseppina era figlia “come” di un raggio di luce e di una guglia che fosse come elmo benedetto (la Chiesa) e sorella della figura di una “nata Re”. Nella “osservazione” del vero amore che Romano ebbe, da questa sua “San Giuseppe”, mentre aveva lei per mamma e non per “suocera”, in quella casa, maturò la sua straordinaria conversione al Cristo, che ribaltò tutta la sua vecchia vita!


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65. La prima vita di Romano, tesa all’edificazione della sua famiglia privata e dei suoi affetti, finì a 33 anni, come quella di Gesù, quando egli compì un peccato contro sua madre. Lei gli aveva prenotata, a sue spese, una casa in via Lattanzio (nuovamente il “latte”, stavolta come località) per la sua famiglia appena costruita con il matrimonio. Ma egli non andò in via Lattanzio e fu come se avesse rifiutato il latte materno. Andò a casa dei suoceri e scontò questo “peccato contro sua madre e i suoi sforzi” in modo costruttivo: con la demolizione del suo ideale chiuso e l’apertura al Cristo della croce.

66. Finito il 33° anno ed incontrato un fervido cristianesimo, Romano abiurò al suo desiderio di possesso e dominio e “rinacque nel sociale”: seguitò a costruire per sé, i suoi parenti ed amici stretti, quella casa nel comune di Ortonovo, in un terreno in mezzo agli ulivi… allo stesso modo con il quale Gesù aveva frequentato l’ “Orto degli ulivi”, in comune con i suoi stretti seguaci. 67. Per Romano questo complesso sarà il suo personale “Getsemani”, che, in Italiano (e secondo lo “scherzoso” gioco di questo Dio che tenta, con quanto dirà Romano, di togliere all’uomo la paura), significa ciò che “Se get con le mani”: il sacco nero della spazzatura: Gesù considerato “un rifiuto”, sia da


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Giuda, sia dai Sacerdoti. Ebbene Romano acquistò questo appezzamento tra gli ulivi, ad Ortonovo, dal “Saccomani”. Appunto: un “sacco”, che si getta via con le “mani”, sempre a causa di un rifiuto. Infatti a Romano “sarà negato” tutto, perché, nel suo tentativo di vivere per far il bene, nella sequela di Gesù, egli perderà tutto questo, messo all’incanto per un fallimento cui il suo personaggio sarà costretto a ricorrere, da Dio. Nella foto, villa Colletto.

68. Romano, “rinato nel sociale” dopo i primi 33 anni chiusi in un sano egoismo, per prima cosa tentò la costruzione di una “casa per pochi” e di una “azienda per pochi”... il tutto come su un colle. La casa era infatti in località “Colletto di Ortonovo” e l’azienda fu prima in via Colletta al 65 e poi in via Colletta al 29. Tutta la sua iniziativa, sia edilizia, sia aziendale, è riferita al nome “CollettoColletta”… un “colle” da cui però sarà distratto, perché la sua vera casa non è tendenzialmente su un colle ma sul “Monte santo” di Sion. 69. Questo Monte santo di Dio è la sua iniziativa intrapresa tutta nell’ideale di Dio. È, per adesso un Sion che è come la concessione di un “siano!” Si tratta di 10 anni d’una esperienza sommamente felice e benedetta, nella quale vede accadergli centinaia di veri miracoli, volti a difendere il suo progetto. Segni veramente grandiosi! Degni di un “Siano!” Una enorme “colletta” di doni immensi da parte di Dio. Questo successo fu per Romano quello che, per il Cristo, fu il successo di quando era contornato dai suoi e dal ristretto gruppo dei suoi seguaci del Getsemani. Un ambito limitato, ma indispensabile per la fiducia da acquisire in se stessi. Romano si accorse in modo assoluto che “Dio era con lui”. 70. Durante questo periodo, un giorno del 1983, pochi dì prima che morisse suo padre, fu certo di avere incontrato la Madonna e Gesù, venutigli incontro in via Colletta al 29 solo per salutarlo. Stava per subire un vero martirio e la morte del padre avrebbe rappresentato quella che sarebbe poi stata la sua. 71. Quando fu per lui l’ora di cambiare tutto, Dio lo costrinse a fallire. L’11 marzo 1987, mentre stava per fingere un incidente nel quale perdere indice e pollice delle due mani, per avvalersi in modo truffaldino dell’assicurazione, a favore di


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quanti ormai speravano invano da lui, chiese a Dio cosa dovesse fare e si sentì veramente rispondere: “Aspetta!”. Dio gli impedì così di risarcire con la menomazione del suo corpo e della sua onestà le aspettative altrui.

72. Per Romano fu un vero dramma: “Lo Sposo” (il manifesto Amore di Dio visibile nell’aiuto datogli con estrema chiarezza), dopo 10 anni di esperienza fondante e felice in cui al Colletto e in via Colletta aveva fatto “colletta” di ogni frutto, era sembrato improvvisamente dileguarsi”. Dio aveva distrutto l’iniziale progetto vincente, così come aveva fatto già col Cristo. 73. Gesù ritornò al mondo, come lo Spirito santo. E così fu definitivamente concesso a Romano, quando si spostò a Saronno ed andò ad abitare al numero 12 di Via Larga. Qui, in Comunione appassionata col Cristo, incontrò lo Spirito Santo della Sapienza, che lo indusse a fondare una Scuola di Filosofia della Fisica, forte di un “sapere” che gli veniva solo dalla fede. 74. Stroncato nella possibilità di un piccolo progetto reale, poggiato sulle sempre esigue risorse economiche, per quante esse siano, Romano fin da subito era stato spinto verso un progetto ideale che riguardasse la conoscenza.

Nel 1983 fu ospite al Maurizio Costanzo Show, in quanto aveva da porre a tutti una domanda: “Ma chi sono? Un nuovo Leonardo da Vinci, viste le scoperte rivoluzionarie che sto facendo in ogni campo?” Ad un attonito Maurizio Costanzo espose la sua scoperta: esisteva un altro mondo, così speculare a


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questo, da essere la sua versione in negativo, grazie alla quale esisteva quella osservata nel verso positivo della crescita del tempo. Gesù l’aveva spiegato a Nicodemo dicendo che il mondo era costruito da due versi opposti: la via dell’acqua (l’apparente realtà reale) e quella dello spirito (che non appare ma è tutta da immaginare e da considerare vera, altrimenti non si entra realmente in Paradiso). 75. A Saronno, Romano fu spinto a fare un progetto ideale, che valesse per tutti. Divenne un “maestro” di Teologia, più che di Filosofia. La sua scuola fu chiamata NSI, Nuova Scuola Italica, tesa a spiegare razionalmente le verità di… Nostro SIgnore (Iesus). 76. Romano, giunto a 3 anni dal 2.000, a Saronno, vi divenne il “cantore” del Salmo 86, quell’«altro», nato a Sion, e che avrebbe danzato tra una Chiesa e l’altra, nel tentativo di rendere più leggiadro il “banchetto divino”. 77. Saronno sta al Romano (in Comunione con Gesù) come Sion sta al Cristo, in comunione con Dio. È davvero il luogo di un “Saranno” che mantiene una promessa esistita da sempre. “Shalom!” è l’ “a rivederci” ebraico, ed a Saronno Gesù ricompare in Romano. Sion è “il monte Santo” e Saronno è la città del “Monti santo”, il cui processo di beatificazione era in corso. Saronno è in provincia di Varese, famosa per il “Sacro Monte” della passione di Cristo. Saronno è cara a Dio anche per la Madonna dei Miracoli e il voto mantenuto dal 1577 di vera, centennale fede. Questo Santuario, costruito dall’Arch. Amadeo, allude all’Arch. Amodeo. Per tutto ciò Saronno confermerà Isaia e sarà il “Mio compiacimento”, il nuovo nome della nuova Gerusalemme. 78. Saronno, come Salerno, evoca Romano e il suo ruolo di salvatore. Sa(lvatore) Ro(ma)no, senza “ma” (ossia con certezza), ma con la N di Nuovo sa(lavatore). 79. Dio, avrebbe amato Saronno anche per l’amore filiale, da Romano qui mostrato alla sua mamma-Madonna, ammalata e resa una cosa penosa a vedersi… Ma quanto amore tra loro! Quanta giustizia in questa vicenda, di questo figlio salvato dalle preghiere di sua madre, per essere chi avrebbe poi avuto cura di lei, per i dieci anni della sua vecchiaia! Quanta libertà indotta da lei in lui, svincolato da tutti gli obblighi di procurarsi risorse economiche, a condizione che egli accettasse di vivere del solito “latte materno”, stavolta consistente nella magra pensione di lei.


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80. A Saronno entrò in contatto con una Suora votata a Gesù per 10 anni, finché una grave anoressia di tre anni, glielo aveva impedito. S’era salvata nel ‘93‘94, quando Romano aveva pregato per un’altra anoressica: “che guarisse ed egli avrebbe rinunciato a tutto il credito del mondo!” (che tangibilmente egli cominciava ad ottenere, come dimostrava l’interesse che i media dimostravano per le tesi espresse da lui). Fu accontentato subito, ma non sapeva che, mentre aveva pregato per una persona, Dio aveva salvato anche la seconda, cara al Cristo che era presente in lui, tanto che, quando pregava, lo faceva per due. 81. Ad un certo punto Romano notò squilibrio e lo espose a Dio: “Ogni giorno assisto al fatto che nessuno più mi creda, ma non ho mai visto l’anoressica guarita: è via, a Trento!” Orbene la suora, guarita nello stesso tempo e dallo stesso male, per l’intima condivisione di Gesù con le preghiere di Romano, non “è via, a Trento”, ma “è a via Trento”, abita là, a Saronno! 82. Romano, per essere tutt’uno con Gesù, davvero sentiva sua vera sposa questa già sposa di Cristo, tanto che non a caso, nel giorno del Corpus Domini del 2.000, nella Chiesa di Cogliate, le chiese di ripristinare l’ordine della cose e di sposarlo. Lei rispose sdegnata: “Mai e poi mai e non pensarci nemmeno!”. Lei così sostituì il suo discredito per lui a “quello di tutto il mondo” e fu grazie all’esistenza di lei con questi suoi negativi propositi, che Romano fu del tutto liberato dal suo voto. Così ricevette grazie a lei, l’1 gennaio 1999, l’Enciclica Papale Fides et ratio, in cui proprio il Vicario di Cristo sollecitava l’intervento dei maestri dell’uomo, per trovare nuove strade che portassero al Cristo. 83. L’ex sposa di Cristo “mortificò” l’amore per lei del Gesù vivo in Romano, così come la “sposa di Cristo” (la Chiesa del suo tempo), l’aveva “messo a morte”. 84. Era Maestra del Coro di San Giovanni Battista e si chiamava Maria Teresa, come le due nonne di Romano, ma anche come Maria, la madre di Cristo (e di Romano) e Teresa (l’innamorata del Bambino Gesù). Con tali patrone per battesimo, lei fu posta come una straordinaria guida, per questo Romano restato col cuore bambino, dopo che nel 1940 fu salvato innocente come Gesù. 85. Fu con lui una guida così ipercritica che egli fu stimolato “alla perfezione”, nel canto e nella vita. Sentendo l’amore di Cristo per lei, Romano s’innamorò di quanto lei faceva e cominciò a “danzare”, a saltare di qua e di la, per essere ovunque fosse possibile, pur di partecipare ai Cori delle Messe. Così si realizzò quanto scritto nel Salmo 87. Divenuto infatti un maestro ed un cantore a Saronno, Romano avrebbe cantato anche per la Chiesa di Cogliate.


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86. Grazie a questa sposa scelta da Cristo si attua anche la profezia di Isaia: la terra della nuova Gerusalemme si sarebbe chiamata “Sposata” proprio per questa predilezione, del Cristo in me, a voler sposa chi già s’era data a lui per 10 anni. 87. A Cogliate, in un coro in cui andò per seguire la sua Maestra, il dì 1.1.1999, Romano poté “cogliere” l’augurio “cogliate!” rivolto a tutta l’umanità: avrebbe ricevuto nelle sue mani l’Enciclica Fides et Ratio, proclamata dal Vicario di Cristo l’anno prima e nel giorno della Festa della Croce, per mantenere la promessa, attesa da tutti, di quel famoso Mille e non più mille. 88. Il povero Bambino Gesù stette nella mangiatoia di una stalla e, a Saronno, il povero Romano stette in Via Larga 12, nella “cucina” della stalla di una Cascina, in un “moderno presepio” a Cassina Ferrara, in via Larga, 12.

89. I tre confinanti di questa “cucina” eretta a mangiatoia del nuovo “presepio”, avevano per cognome quello di “Reina” (la Regina): alla destra Angela Reina, alla sinistra Paolino Reina ed al piano di sopra ancora Angela Reina. Una mangiatoia tra angeli, nel segno tutto della Madonna Regina. 90. Entrati dalla strada, nell’androne che porta al cortile, s’incontra per prima la casa di Vittorio Restelli e Vittorina Beretta. La Beretta è il solito oracolo che avverte che anche qui c’è il baratto di un Presepio antico con uno nuovo,


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baratto vittorioso. Il signor Vittorio Restelli è in cielo, per cui si tratta del vittorioso Re che è in cielo e che indica sia la stella, sia la stalla in Restelli. 91. Romano venne in questo luogo grazie a Barbarina Baratta. Il solito “baratto” familiare, ma stavolta addirittura triplice: “bar, bar. in A, bar atta”, atta a 3 bar(atti), con in mezzo (figura di spicco), Bar. in A. (Baratta in Amodeo, la madre di Romano). Vicina di casa c’era un’altra Barbara, della nazione del Papa. Barbara Baratta era la cugina di Romano nata essa pure il 25 gennaio, che, finché l’aveva aiutato sul lavoro, gli aveva detto: “non hai i piedi per terra, sei staccato da terra!”. Ed ora lo faceva ospitare, con sua madre, gratis et amore dei da suo marito Gigi Flocco. Perché 3 baratti? Perché questo avrebbe alluso al Romano uno e trino, 3 funzioni divine barattate con 3 umane. 92. Per evidenziare quest’aspetto del “tre in uno”, l’alloggio, concesso a Romano e sua madre, era una sola proprietà, ma distinta in 3 locali, separati tra loro: una stalla (in veste del luogo natale di Gesù), una cucina (come la nuova mangiatoia, in cui vissero Romano e la mamma) e una camera da letto al primo piano, nella quale si insediò presto Sabato Lingardo (in veste di Spirito santo, con quel suo nome che rimandava al “giorno del Signore”). 93. A mettere particolarmente in relazione, con Romano, il BAR triplice, della cugina proprietaria, BAR significa, per iniziali: Baratto di Amodeo Romano. È un indizio così importante che in Fisica il BAR è l’unità della pressione, mentre, nella società, è il luogo del ristoro e dell’incontro. Il padre di Romano finì nei guai gestendo il BAR che era la sede del Fascio; Romano sposò la figlia di chi gestiva un BAR e ci visse per 7 anni; i BAR sono divenuti infine per lui il vero servizio della sua casa, non avendo in essa i servizi! BAR è il reale baratto di Amodeo Romano con la vera unità di ogni “pressione”! 94. Dare questo senso alle lettere non è una cosa senza senso! Ad esempio, ARCA dell’alleanza, casa del Signore, diventa A.R. CA, la CA(sa) di A. R. (Amodeo Romano, la persona eletta dal Signore ad accoglierlo come nella sua casa). 95. A sottolineare che non si tratta di forzature, il nome Maria, evidenzia un IO (al femminile: ia) che è M. (madre) anche di A.R. (Amodeo Romano), mentre il Mare, in cui è sorta la vita, è il mar, la madre di ogni Amodeo Romano, nome scelto da Dio in rappresentanza dell’uomo che è veramente suo possesso. State attenti! Maria sono io, il Signore, padre e madre di Tutto e, tra gli uomini, di A. R. (Amodeo Romano), ossia IO.


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96. Non stupitevi che il nuovo Presepio sia a CaSSina FeRRARA. Sta ad indicare la CA’ SS (casa santissima, “in una cascina”) in a (un) Fe (Felittese) RR.. (Romano, Romano…), R.A. R.A (Romano Amodeo - Romano Amodeo, il “doppione” di Gesù Cristo, presentatosi nella Trinità del Signore!). Vi mostro io questi segni impressi nel disegno, altrimenti da soli non li scorgereste mai. 97. Davanti a questo “presepio” – davanti, a simboleggiare l’avvenire – c’era il tabernacolo vero e proprio della Madonna, posto sul muro dell’appartamento di Maria Car(ugati)… la Cara Maria, che sempre circondò la vita di Romano. 98. Romano, infatti, aveva fatto la sua Prima Comunione (con quel Gesù di cui poi sarebbe entrato in una formidabile Comunione) al famoso e miracoloso Santuario della “Madonna di Pompei”, vicino a Napoli. 99. Romano fece la sua Cresima a Milano, nella Chiesa di “Santa Maria Bambina”, a Milano. 100. Il Santuario della Madonna, a Saronno, sembra quasi costruito dall’Arch. R. Amodeo…, perché il suo reale costruttore fu l’Arch. G. Amadeo! Ciò a significare che l’Arch. Amodeo avrebbe rifondato, in Saronno, la fede per la Madonna, sua celeste madre perché madre del Gesù vivo realmente in lui e sua madre adottiva dal 1940. Arch. Amodeo, Amadeo… OK, ma in verità, in sostanza, R.A. oppure G. A.?

Il marchio del santuario lo indica chiaro: R.A., Romano Amodeo! Che senso ci sarebbe stato nel disegnare quella R nel marchietto, che, con le sue grazie, disegna poi anche la A? 101. Il proprietario della casa in cui Romano visse a Cassina Ferrara, era Gigi Flocco, marito di Barbara Baratta, cugina di primo grado di Romano. La cosa sorprendente è che Gigli Flocco fosse “sosia” di Mons. Centemeri, il capo della Chiesa di Saronno, quasi a significare che il vero proprietario del luogo in cui viveva era la Chiesa. Giudicate voi, mettendo gli occhiali a Gigi…


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102. La casa era esattamente intestata alla EMS snc, di Mario Pisati, il cui doppio senso è «Ente Maria Spirito santo nome collettivo» di Mario “Pisati”, ossia Maria in forma “compressa” (Pisati) nelle iniziali della sigla. 103. Sta di fatto che il 15 maggio 2.003 costoro vendono questa casa e il proprietario nuovo si chiama Caputo (Caput ho) ed è ora addirittura il sosia del Gesù in Croce nella Chiesa della Sacra Famiglia! Qui si mostra quel volto del

Cristo, ma non del Caputo che non ha voluto farsi fotografare… ma è lui! Quella data precedeva un grave gesto contro il Signore, simboleggiato in Romano, compiuto da Don Carlo di Cogliate dopo consulti con la Chiesa di Saronno, e Dio volle formalmente uscire da una casa posseduta idealmente dal Sosia di Mons. Centemeri, trasferendola al sosia del suo stesso Figlio messo in Croce. Infatti Romano stava per essere messo in croce, presso l’Ospedale di Saronno, catturato nottetempo, come già era successo al Cristo Gesù! Non si pubblica la foto del Signor Caputo per rispetto al suo rifiuto, ma questo è il volto di Cristo cui egli assomiglia e i posteri lo accerteranno. 104. Nel 1999, il 15 agosto, festa dell’Ascensione al cielo di Maria, la Madonna si portò dietro anche Sabato (il Giorno del Signore), che viveva con loro e morì di colpo, in modo assolutamente inatteso, alla fine della giornata… 105. Esattamente 69 giorni dopo la “Ascensione della Madonna, assieme a Sabato”, ci fu il Convegno del 24.10.1999. In esso Sabato (si noti bene: “il giorno del Signore”) fu realmente “intermediario in quel giorno”, rispetto a Dio e alla sua promessa relativa alla fine dei tempi… tanto che anche 69 giorni esatti (dopo il 24.10.1999) c’è l’arrivo del 2.000. Il Convegno fu attuato nel “giorno del Signore”, in un dì posto esattamente a metà tra la morte di Sabato (“Suo giorno nella sua Ascesa al cielo”) e il 2.000. 106. La data del 24.10.1999, del Convegno indetto da Romano, è ideale per indicare la “fine dei tempi in cui sarebbe riapparso Gesù”: 24 è il totale


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delle ore del giorno, 10 è il totale del ciclo numerico riguardante il mese e 1999 è l’ultimo anno prima della scadenza del “Mille e non più mille”. 107. In questo Convegno, in cui si “vinse l’idea della morte” e si proclamò il “Giudizio Universale” sulla creazione e sull’essenza di Dio, Romano trattò e risolse proprio le questioni che erano attese, “alla fine dei tempi”, da Gesù. 108. Nel giorno del Convegno, Sabato era in Paradiso … e alla sua stanza, in questo “luogo così”, si accedeva attraverso una scala (mentre Romano e sua mamma avevano la porta d’ingresso aperta in quel sottoscala). In un certo senso l’immagine era di un Paradiso cui Sabato aveva avuto accesso attraverso quella scala. Una vicina, che l’aveva conosciuto prima che morisse, se l’era sognato, appena dopo morto, mentre saliva per quella scala e le aveva detto che egli “non era morto, era immortale”. Pertanto Sabato che abitava lì e che vegliava immortale, fu uno “strumento dichiarato” (alla vicina), asceso al cielo assieme alla Madonna, e che mise in mezzo il loro Spirito, quel giorno! 109. Orbene Romano aveva dipinto da molto tempo, da quando aveva 16 anni, un “Calvario” cui si accedeva dalla Città Santa per una via, mentre da lì ripartiva una scala che veniva in avanti e portava in Paradiso. Il significato, voluto dare quando era un giovinetto, era che la crocifissione di Gesù veniva da Gerusalemme e portava lassù, in un Paradiso posto davanti a quel quadro, cui si accedeva attraverso una scala che portava lì in alto. Romano, a 16 anni, aveva “come presagito” questa “culla e assieme calvario” in cui egli sarebbe stato e che sarebbe stato tutto, per lui: sia il luogo della vera nascita in Cristo,


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sia quello della morte e della risurrezione in Comunione con Lui. Romano, a 16 anni, aveva “visto” l’ingresso di questo luogo, il cui accesso era, di fatto, veramente in un sottoscala. 110. Sul cielo, infuocato, di questo dipinto per certi versi “visionario e profetico”, le nuvole scrivono una INRI, ad indicare che dal corpo spento di Cristo, la Gloria si era spostata sulla natura che aveva preso luce e che affermava che Gesù era proprio “chi” era stato descritto sarcasticamente e come accusa, sulla croce: quel Gesù nazareno, re dei giudei. Ora – a ben rivederla solo ora – quella scritta, quella dichiarazione fatta dalla natura, sembra anche una IARI, quasi indichi anche, profeticamente le iniziali di un “Amodeo Romano” collocato tra le due estreme “I”, che rimandano alle due apparizioni di Gesù, quella reale e quella essenziale. 111. Bene questo dipinto fu pubblicato sulla copertina del libro, scritto da Amodeo Romano e distribuito nel Convegno della fine dei tempi. Un libro intitolato: “Se Gesù spiegasse oggi in parabole”, in cui lo scrittore si era messo – guarda un po’?! – esattamente “nei panni” di Gesù, per scrivere egli le nuove parabole che il Cristo avrebbe detto nei tempi moderni, spiegando l’aldilà in base alle leggi scientifiche scoperte vere dall’uomo. 112. La croce, in quel dipinto, che si staglia contro la centrale AR, posta in mezzo tra un Gesù e l’altro, rimanda a quell&#39;«uno» e a quell’«altro» che furono profetizzati presenti e nati entrambi a Sion, nel Salmo 86, una Città ben visibile proprio in questo quadro, come la Gerusalemme infiammata da cui ha origine tutto il percorso che passa per la Croce e viene verso il Paradiso. 113. Il Convegno fu al “Centro Sociale Cassina Ferrara, via Prampolini 2, Saronno”. Ecco il marchietto, che si presenta come un tiro al centro.

Il secondo senso è stato quasto: “Centro! Soci, ale! ‘Cca sì ‘na ferrera, via Promessa, trampolino Prima del 2° millennio, a Sion-Saronno”. “‘Cca sì ‘na ferrera” sta per “qua sei una fucina”. Tanto che l’indirizzo stesso, in cui avvenne il Convegno, avverte che le attese umane avevano infine fatto “Centro” e che ormai, “Ale! Festa!, si è divenuti tutti “soci”, perché questa è


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una “fucina”, il “trampolino di lancio” previsto prima del 2000 nella città santa”. 114. Questa “città santa” sarebbe stata la sede per l’importante elevazione delle “due simboliche torri” della mente umana: la Fede e la Ragione, provocate dal Papa con l’Enciclica Fides et Ratio. L’emblema di Saronno mostra la città proprio con le due torri, che formano un unico baluardo e riguarda un Regno.

115. A evidenziare l’aspetto trinitario di questo evento, abitarono questo “nuovo presepio” tre maestri diseredati, tre figure “piene di Spirito Santo”. Mariannina Baratta (una “madonnina”, poi perfetta maestra elementare), ora demente, del tutto mortificata nella sua intelligenza. Sabato Lingardo (maestro elementare, sottoposto a ripetuti elettroshock perché impazziva a veder scolaretti invasi da Satana) e ora degradato a “barbone” dal cuore generosissimo. Romano Amodeo, stroncato egli pure, da Dio, nel suo progetto personale, ma in un modo che non aveva piegato la sua intelligenza, ma l’aveva anzi esaltata nella Croce. Furono i tre Magistri, i tre Magi di questo nuovo presepio. 116. Questo il momento in cui ci fu il Convegno. Fu come se Dio, presente veramente in tutti i diseredati, fosse intervenuto di nuovo e di persona nel mondo. L’unità nella trinità era data da un uomo che quasi tutti avevano giudicato gli anni prima “veramente un gran Signore”, dandogli moltissimo credito reale laddove esso conta: ossia prestandogli danaro senza avere altre garanzie. Ebbene, aveva rinunciato a tutto, per amore di Gesù ed ora era stimato da tutti solo un “povero Cristo esaltato”, per 38 giorni di vero digiuno. Persona giudicata proprio da combattere, nella sua pretesa… che poi era quella del Papa: di poter aggiungere qualcosa d’importante a quanto già rivelato da Dio, con Gesù e i Dottori e Santi della sua Chiesa. 117. Così, il dì del Convegno, avvenuto (per una insolita modifica delle tradizioni della Chiesa saronnese) proprio il dì del Trasporto della Croce, egli


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fu, come il Cristo, messo in croce dalla sua Chiesa, per aver seguito in modo esaltato nella passione le sollecitazioni fatte dal Vicario di Cristo proprio il giorno di Esaltazione della Croce. È stupendo il modo con il quale Dio concatena tanta stupenda ed esaltata croce: in chi spera (il Papa), in chi accoglie la sua speranza (Romano Amodeo), in chi la disprezza e combatte (la Chiesa locale e tutta quella fanaticamente fideista)! 118. Una pura “coincidenza”, che, quel dì (24.10.1999) fosse, per lui nato nel 38, il 38° giorno di personale “Crocifissione” e Comunione? Era “come rinato” in Cristo? Non lo è più, quando si considera il significato relativistico del numero 38: la Trinità (3) del 10 (Spirito santo di Dio) assieme al complesso di tutto il reale (4), sommato all’immaginario (4). Da questo “rinato in Cristo” fu distribuito questo libro, in cui l’autore si era realmente messo nei panni di Gesù ed aveva immaginato nuove Sue parabole.

119. A completare tale mortificante quadro, patito tutto per la passione verso il vangelo di amore annunciato dal Cristo, questo “povero Cristo” fu “fatto fuori”, in seguito, perfino dal Coro della Chiesa che lo aveva iniziato alla conoscenza dell’Enciclica e messo a contatto con il Vicario di Cristo! Accadde quando, nel 2001, per aver tentato di aiutare veramente tutti (la sua Chiesa locale, quella di Cogliate, la Maestra del coro e tutti i suoi amici, di due località), decise di dar retta all’Arcivescovo, il quale ammoniva che: “Il cristiano non deve nuotare sempre dove si tocca!” Provò così a nuotare nel pericolo, da buon “cristiano”, e fu veramente fatto fuori dagli amici, da chi


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amava e perfino dal Sacerdote, per quanto lo riconoscesse “senza colpa”. Esperienza, quest’ultima, che lo indusse a tentare seriamente di “non fare proprio più nulla, neppure mangiare e bere, visto che tutto quello che faceva era travisato!” Fu portato nuovamente ad esaltarsi ed a mettersi nelle mani altrui; stavolta, per sua fortuna, in quelle buone della Provvidenza e disse a Dio: “Se non mi mandi un segno miracoloso, io non farò più nessun gesto, e morirò.” Egli, seguendo una logica irrazionale, “Esaltava la croce”. Ebbene egli che, quando si era messo nelle mani della Chiesa era stato condannato a morte (nessuna pietà per gli esaltati!), questa volta potette assistere all’immediato intervento della Provvidenza di Dio. Gli giunse infatti subito, con venti giorni di ritardo, una lettera di posta prioritaria. In essa la persona a lui molto cara della foto sotto (MG (omesso)) gli diceva testualmente: “Sono salita sul tuo carro e spero non mi lascerai mai sola per la strada!”

120. Si inseriscono, in questo contesto del tentato Esodo (da MODE’) verso il sublime, 10 NUOVE PIAGHE mandate da Dio, come già aveva fatto ai tempi di MOSE’, quando si trattò dell’Esodo verso la terra promessa. Preparando il Convegno, Romano aveva visto la Chiesa locale avversare l’iniziativa del Papa con la Fides et ratio. S’era messo allora a digiunare e a vivere solo di Cristo. 4 preti e 460 persone inviarono una supplica al Papa: ricevesse il poveretto, che si credeva spinto da Lui! Temevano che morisse! PRIMA PIAGA, l’Acqua mutata in sangue, come in Egitto: dal Vaticano non risposero nemmeno alla supplica per la sua vita. Amodeo fu come ucciso,


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di certo mortificato fino a poterne veramente morire. Il dualismo RomanoGesù (come acqua, linfa vitale per la salvezza dell’uomo), suscitato da Papa, fu abbattuto dalla fede omicida e suicida, pur costituendo le Due Torri di Dio. 121. SECONDA PIAGA, le rane. La Chiesa, invece che acqua viva, fu acqua stagnante, popolata da questi animali che fanno “Cra cra!” con la parola di Dio: la predicano a gran voce ma ne saltano a piè pari tutto quello che vogliono, come fanno questi animali frequentatori degli stagni. 122. TERZA PIAGA, le zanzare. La Chiesa punzecchiò le due torri gemelle dell’incontro uomo-Dio. Giudicò un “vile ricatto” tutto quel vivere di Cristo, con Cristo e per Cristo di Amodeo, che da 38 giorni digiunava e viveva solo dell’Ostia consacrata. La Chiesa si alimenta del Sangue di Cristo, ma comportandosi così lo succhia punzecchiando, come fanno questi insetti. L’incontro uomo-Dio doveva dare il là all’ultima Pasqua, verso il Paradiso Terrestre, ma il Faraone di turno, la Chiesa, aveva il cuore troppo indurito, tanto che neppure da questa piaga seppe trarre insegnamento. 123. QUARTA PIAGA, i mosconi. Così due grossi aerei furono, come “mosconi”, scagliati dalla fede omicida e suicida contro le due Torri Gemelle della vanagloria umana. Fu il segno della colpa della Chiesa cattolica, omicida e suicida, che aveva abbattuto l’intesa Romano-Gesù suscitata dal Papa sul finire del 2.000. Era l’intesa uomo-Dio, voluta da Dio per il bene di tutti, ma la Chiesa, come il Faraone, aveva opposto tutto il discredito del suo potere. Così Bin Laden aveva abbattuto il binomio che avrebbe portato all’Eden (al Paradiso Terrestre) e portò invece all’Ade, 2.000 persone, quante gli anni. 124. QUINTA PIAGA, morte degli animali. Il Papa si impressionò di quell’attacco che attribuì come sembrava, alle responsabilità altrui (ai Talebani di Bin Laden) e si mise a invocare la Pace, chiese che si pregasse per essa. Il 6 ottobre i Cantori di Cogliate furono pertanto chiamati a pregare affinché in tutto il mondo suonassero canti di pace. Lo fecero e poi scesero in Cantoria e dichiararono guerra nuovamente all’intesa Romano-Gesù. Linciarono, addirittura, il valore Santo di Gesù, di cui Romano era vessillo. Ferrario lo definì “un serpente che aveva invaso la cantoria!”, Adelio Basilico fece la mossa di volerlo picchiare, un Professore lo rimproverò di aver tentato di dare spiegazioni scritte, l’ex sposa di Cristo gli ribadì a sproposito che mai e poi mai l’avrebbe sposato.


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Questo Coro Parrocchiale, espressione dello Spirito, si degradò al livello degli animali ed idealmente “ne morì”. Tanto era diventato Romano un povero Cristo che da tutte le parti era messo impunemente in Croce, da chi presumeva di poterlo fare senza correre alcun pericolo! In questi casi Dio stesso, allora, interviene. Così assunse nuovamente l’atteggiamento antico, del Dio degli Eserciti, e si mise a difendere il povero e l’oppresso, a spada tratta. 125. SESTA PIAGA, gli ascessi. Affinché tutti meditassero sulla morte di Romano e su come la Divina Provvidenza si comportasse a proposito, Essa, il 29 gennaio 2002, lo fece investire da un pullman. Per far capire come chi toccava lui toccasse il corpo di Cristo, fece, nella stessa ora, portar via il Corpo ligneo del Gesù in Croce, nella Chiesa di fronte. L&#39;orologio del campanile si arrestò alle 10:2 minuti, ad indicare lo Spirito Santo 10 di D10=DIO=Dio, in abbinamento con quei 2: la solita coppia Romano-Gesù della Fides et ratio.

Era un segno evidentissimo di un castigo, pari a un sacrilegio, a un ascesso della fede, che porta via in Chiesa il Corpo del Salvatore in cui crede. 126. SETTIMA PIAGA, la grandine. 555 è tutto lo spazio di una mediazione (5) a tutti i livelli tra l’uomo (0) e Dio (10). Trascorsi così 555 giorni dall’abbattimento delle Torri Gemelle di nuova York, Dio evidenziò la sua IraQi, con l’inizio della guerra dell’Iraq, il giorno 20.3.2003. Fu una grandinata di bombe, di persone contro persone, mobilitatesi in cortei in tutto il mondo, e corrispose alla 7 piaga di ‘Modè’ e di Mosè, consistente in entrambi i casi nella “grandine”. 127. OTTAVA PIAGA, le cavallette. Il 13.11.2001 (il martedì successivo alla piaga degli animali), a Cogliate si erano aggiunti, a mortificare Dio, la presidentessa del Coro (come un Re erode che si affida all’autorità per mettere a morte Gesù) e Don Carlo, il Ponzio Pilato autorevole che doveva provvedere


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all’esecuzione. Impedirono che Romano entrasse nel coro e, di fronte a chiari segni di squilibrio per il dolore, il prete fu inflessibile, e lo cacciò sprezzante: “Vai a farti curare!” (altrove, del male fatto da loro a un innocente). Ecco le cavallette! Gli animali che devastano tutto il raccolto della fede. Tre anni di dedizione a loro di Romano furono devastati da queste cavallette. Così Romano si mise a fare il profeta. Come erano intercorsi 555 giorni tra l’abbattimento delle due Torri Gemelle e l’attacco all’Iraq (sua diretta conseguenza), così gli stessi 555 giorni dopo il 13.11.2001, ossia il 23.5.2003, ci sarebbe stata la conseguenza anche in relazione ai fatti di Cogliate. Il Dio degli Eserciti avrebbe mandato nel mondo la ottava piaga, quella che sia per ‘Modè’, sia per Mosè è quella delle “cavallette”. Così si espresse Amodeo: &lt;&lt; Le cavallette sono animali che devastano tutto il raccolto della fede. La coppia Romano-Gesù aveva da tre anni coltivato d’amore quella gente cogliatese, e l’ingratitudine aveva trasformato quei responsabili in devastatori e divoratori di tutto. Dal 13.11.2001, per conseguenza, Cogliate è divenuto latte cagliato agli occhi di Dio. Occorrerà il latte della tetta del Tettamanzi Papa, e riconsacrare la Chiesa di Cogliate. Da quando lo Spirito di Cristo fu scacciato, nelle ostie il Signore non c’è più e i canti sono divenuti profani, in quella Chiesa profanata. Per colpa di queste cavallette ci sarà l’ottava piaga. Nel mondo è già quella Polmonite cattiva dalla quale Romano fu salvato, come da una personale peste, dalla Madonna dei Miracoli. A Cogliate forse crolleranno solo i simboli, della Chiesa o della cantoria: il Parroco o la Presidentessa del Coro, che – avuto Romano da una Maestra Giuda, affinché fosse giustiziato – gli tolsero quanto per lui valeva più della vita: quella Chiesa che aveva scelto sua! Don Carlo aveva estromesso il Cristo presente in lui intimando: “Vai a farti curare!” Gli aveva dato dell’esaltato giacché pativa così il tradimento della sua Chiesa! Doveva andare a farsi curare altrove dei mali inferti da loro a un povero Cristo… Ora io ti prego, o mio Dio! Non amo, non rivendico come giustizia il patimento di chi ha scelto d’essere Giuda! Io ti conosco come il Dio del perdono e dell’amore! Perdona loro, perché non sapevano quello che facevano! Se qualcuno deve pagare, che sia io! &gt;&gt; (Aggiunta successiva a quando questo testo fu scritto. Quando venne la data del 23 maggio 2003, il Signore dimostrò di avere ascoltato questa preghiera e accettò che pagasse solo Amodeo. Imputato di un “Vai a farti curare!” (come il “Crucifige!” a proposito di Gesù) Romano, nei panni del Signore, fu crocefisso a modo suo: fu catturato nottetempo dai Poliziotti e fu portato “a farsi curare” all’Ospedale di Saronno, e i mandanti furono proprio i Cogliatesi. 128. NONA PIAGA, il buio. Amodeo la profetò come la morte del Papa. Sarebbe accaduta il 25.5.2004. In quello stesso giorno si scinderà la sua trinità,


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giacché i segni rivelano ad Amodeo che si paralizzerà nel corpo, per morire 15 giorni dopo, come già vide accadere nel 1983 a suo padre, all’arrivo del Papa a Milano. Il Papa e la figura paterna, spirituale di Amodeo, sottoposti assieme a martirio, saranno come quello dei SS. Pietro e Paolo, riportato ai giorni nostri. Questa è la nona piaga, dei tempi di ‘Modè’ e di Mosè, e corrisponderà alla vera attuazione dell’ultimo segreto di Fatima. 129. DECIMA PIAGA, morte dei primogeniti. Sarà la definitiva morte di Romano Amodeo, ossia di me, primogenito virtuale, al modo del Paolo Apostolo delle Genti, convertito a Cristo nel giorno 25 gennaio, che è quello stesso della mia nascita, ad indicare con me l’Anticristo stesso infine affascinato e conquistato da Dio. Morrò il 9.6.2004, all’età di 24.242 giorni, un numero che indica il completamento del tempo in giorni (nelle sue 24 ore) della vita del “doppione di Cristo”, nato un mese dopo lui, vissuto 66 anni (il doppio di 33) e morto due mesi esatti dopo il Venerdì Santo del 2004. L’orologio del campanile della Chiesa di San Giovanni Battista, a Saronno, s’era fermato il 29.1.2002.

Nove mesi dopo, l’orologio al polso di Romano si fermò alle 10:5, a 3 minuti di distanza da quello del campanile (segno del sopraggiunto gesto della Trinità). Romano aveva iniziato un digiuno di 45 giorni, nel quale avrebbe dovuto sentire 180 messe e fare 180 Comunioni. 9 giorni dopo e dopo 16 Comunioni, l’orologio della Chiesa si rimise in moto, da sé dopo 9 mesi e 16 giorni! Questo sacrificio era stato deciso per la salute morale e fisica di due persone: una delle quali era la traditrice di Cogliate, che lo aveva consegnato a quel Coro, perché vi fosse giustiziato e l’altra era il giovane Tommi Urbani, che non ci vedeva mancandogli fin dalla nascita non solo gli occhi, ma anche tutto l’apparato idoneo alla vista.


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130. Era il 14.11.2002. Romano sperava che se avesse preannunciato un miracolo tutti avrebbero recuperato il senso di quanto era accaduto (il suo Convegno) e cui nessuno aveva badato, costringendo Dio a divenire il Dio degli Eserciti! Pregò così il Signore: “Aiutami con un evidente miracolo!” E il miracolo ci fu! Ci fu nel modo centuplo di Dio: un orologio, non riparato, che, dopo ben 9 mesi e 16 giorni da quel suo arresto (avvenuto in un momento che identificava Romano come il corpo dell’eletto alla vera Comunione con Cristo), si riavvia da solo, al 9° giorno di digiuno e alla 16a Comunione! Romano, esaltando la sua Croce, s’era limitato a chiedere “Che 2 ciechi ci vedessero!” e Dio, quel dì, volle che conciassero i tempi nuovi in cui tutti ci vedessero, con ragione (avendo gli occhi) e col cuore (non tradendo più). A Romano che chiedeva solo un grande miracolo, Dio diede il segno del miracolo più grande che potesse esserci: “La Sapienza, con gli occhi della mente e del cuore”, il superamento della condizione detta da Gesù: “Che coloro che l’avevano tradito ed ucciso non sapevano quello che facevano!” 131. Per l’aggancio di Romano a Gesù, il “cieco nato” c’è nel vangelo di Gesù, stranamente con tanto di nome e cognome: era figlio di Timeo e si chiamava Bartimeo (stranamente, molto stranamente, come la sintesi di “Baratta e Amodeo”, le “casate” dei genitori di Romano). Tutto ciò a volere evidentemente agganciare Romano al Gesù taumaturgo, indicando come il “cieco nato” cui Gesù aveva perfettamente ridato la vista, si ripresentasse anche adesso, e riguardasse esattamente la paternità che era attribuibile anche a quel Romano col cui corpo Gesù sarebbe stato in Comunione… Timeo=Tommi e Bartimeo=Barattamodeo. 132. Romano era certo che sarebbe stato ascoltato da Dio! Da dove veniva tanta certezza, in lui? Dal fatto che egli, per la Comunione intima che aveva con Gesù, presagiva, sentiva il suo amico e la sua nemica come i perfetti vedenti che sarebbero stati, definitivamente, in Paradiso. Il Paradiso (al momento) è di la da venire solo perché ora noi non riusciamo ancora a vedere questo Paradiso in modo manifesto (ma solo ad avvertirlo come un presagio) anche se è già presente e veramente già esiste, anche ora, in forma definitiva, ma che noi sappiamo vedere solo attraverso il cosiddetto “cuore”. Pertanto, alle preghiere di Romano (per un ragazzo poco meno che estraneo e una persona che l’aveva disprezzato e tradito) l’orologio del campanile della Chiesa di San Giovani Battista si rimise in moto “incredibilmente da solo”.


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Fu, come già detto, il miracolo che Dio fece, a dimostrazione del gradimento di tutto ciò! Ma l’amico e cieco nato dei tempi di Romano, (anziché Timeo) Tommi, non “apparve” avere riacquistato la vista! Non apparve “in quel modo che fosse già palese a tutti”… Non accadde in quanto nemmeno occorreva! Tommi, in Paradiso, già ci vede e il Paradiso è già qui (anche se ancora non lo vedono se non solo gli eletti). Così Romano comprese che il suo specifico, rispetto a Gesù, non erano i miracoli evidenti, fatti con precisione ed apparenti, su richiesta, anche ai non eletti. Ora Dio intervenne lo stesso, anche se in un modo sottile ed avvertibile solo da chi avesse occhi per vedere in questo modo. Accadde infatti che, in una Messa, Tommi si ritrovò davanti a Romano. Era appena scaduto l’ultimatum dell’1.1.2003, posto da Amodeo a verifica del miracolo, e sembrava a tutti che non fosse stato ascoltato! Ebbene giunse il momento della Comunione e tutti in Chiesa cantarono il canto 204 del libretto, “Tu sei la mia vita”, un bel canto liturgico. Finita la Comunione, tutti tacquero. Passò una trentina di secondi, di silenzio, e tutti, eccetto Tommi, videro Don Luigi intento a riporre le ostie ed a pulire la Coppa. In modo assolutamente inspiegabile, Tommi iniziò a cantare nuovamente quel brano. Si udì la sua vocina sola, nel gran silenzio, ed allora accadde che subito ad essa si unì una seconda, una terza, finché tutti, in Chiesa (molti più che la prima volta) cantarono di nuovo tutto quel canto. Di fianco a Tommi c’era Nadia Airoldi (per la quale tante volte Romano aveva pregato), e, perfettamente partecipe, dettò le strofe al ragazzo, che non le conosceva a memoria… L’unico che non riuscì a cantare fu Romano che pianse, con il volto nascosto tra le mani, assistendo a come Tommi stesse vedendo la generale condivisione della sua lode a Dio. Si erano fusi tutti, tutti in Comunione con lui, nel suo bel canto di Comunione, e Romano vedeva la reale Comunione di tutti, volta al bene ed alla lode per Dio… e tutti la vedevano... Romano aveva pregato anche per la ex sposa di Cristo e aveva chiesto, per lei, a Dio, che da Giuda fosse invece fatta Santa! Ebbe qualche “segno” dell’ascolto, dato da Dio, anche a questo riguardo? Sì! Successe che una mattina egli la vide attraversare la strada, prima di recarsi al lavoro, ed entrare in quella Chiesa contro la quale a modo suo lei si era messa, quando l’aveva abbandonata e si era opposta in ogni modo a venirle in soccorso, a costo di subire gravi accuse di fare solo il suo comodo. Romano, che aveva tentato di porsi come una sorta di grillo parlante era stato fatto schiacciare da lei, a martellate, come quello di Pinocchio. Romano la vide entrare in quella Chiesa, per una breve preghiera e poi, mentre egli aspettava che il traffico gli consentisse di attraversare la strada, ella gli passò accanto e lo salutò con un sorriso finalmente sgombero da ogni malessere. Si


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era potuta scrollare di dosso quella sgradevole sensazione che provava: di essere stata una traditrice di tutti! Lei razionalmente non condivideva questo giudizio, ma la sua coscienza la teneva sempre in una condizione di profondo disagio, specie quando incontrava Romano. Ebbene quel mattino Romano avvertì chiaramente come ella avesse finalmente avuto la sua pace. S’accorse che Dio l’aveva ascoltato, che Dio stesso le aveva perdonato, per quell’Esaltazione della Croce e della Comunione per la quale egli era malvisto da tutti, ma non da Dio, che spesso gli donava estasi! 133. Si inserisce qui una nuova Sion, la terza, aggiunta a Salerno e Saronno. Salerno è la città del salvatore eterno e Saronno è quella del futuro (Saranno). Romano fu contattato da Maria Grazia (omesso) e fu l’effetto lontano dell’esistere di Maria Teresa Legnani, in quanto il contatto ci fu tramite Padre Magni, un sacerdote presentatogli da Ausili, presente al Convegno del 24.10.1999, sulla Fides et ratio, enciclica conosciuta grazie all’esserci di MT. Grazie all’esserci di Legnani, inaccessibile essenza (legname, quella del mondo vegetale), ci fu l’ausilio (Ausili) di padre Magni, per una reale mangiata dell’essenza relativa (pino): A.R.pino (il pino di Amodeo Romano). Lei abitava a Montesilvano. MontesiLVano evidenzia, al suo interno, LV, il numero romano uguale, in cifre arabe, al 55, tanto che Montesilvano risulta come la Montesiano del 55, che è il “mediatore reale” tra 0 e 10, espresso sulle due cifre dell’area 102, sezione assoluta del flusso dello spirito. 134. Il mediatore che dimezza il 10, lo divide per 2. Pertanto Romano è un doppione e dovrebbe aver la casa reale dei suoi ultimi affetti concreti al numero 2… E così risulta, perché Maria Grazia (omesso) abita alla Riva 2 di Montesilvano, e con precisione al numero 22 di Via Aldo Moro. 135. L’attuale proprietario dell’alloggio di Saronno (la Sion del futuro) si chiama Aldo Caputo invece che Aldo Moro, ma il senso è sempre quello del “capùt”, del luogo in cui io “moro”. In sostanza i due luoghi è come se avessero lo stesso indirizzo. Invece del 12 di Via Larga (quella dei 12 apostoli), il numero civico 22 di Monte Sion aggiunge al 12 la presenza reale 10 dello Spirito, perché quello sarebbe stato il luogo valido nel presente, come la residenza dello Spirito di Romano, associato al Signore. 136. Per evidenziare come il collegamento tra la Sion del Presente (Montesilvano come “Montesiano LV”) e quella del futuro (Saronno come “saranno”) riguardi la funzione dell’abitare, i servizi della casa di Saronno, per


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mancanza di servizi propri all’alloggio di Romano, praticamente, sono sempre stati quelli del Centro Sociale Cassina Ferrara, per cui Romano, da quando è stato a Saronno, è andato sempre lì a fare quel che si fa nel bagno. Ebbene allora è successo che, nell’estate 2003, come per uno scambio di funzioni, tutti i soci frequentatori del Centro, che l’hanno voluto, sono andati in ferie a Montesilvano… a fare il bagno (per accodi sottoscritti dai dirigenti con l’Hotel proprio chiamato, anche, Montesilvano). Divertente vero?

137. Maria Grazia (omesso), il “Pino” di Amodeo Romano, è una essenza della sua “tana”. Lei è proprio nativa della Costiera Amalfitana, a Minori, e lì il padre risedeva a “Torre Paradiso” e a Ravello. Se si mette in fila “Costiera Amalfitana, Minori, Torre Paradiso, Ravello” si ha questo fantastico doppio senso: “Costì era Am(ore), alfi(ne), tana minor(e di) I(esus, a) torre Paradiso, vello (di) R(omano) A(modeo)”, che esprime come costì sarebbe infine apparsa la tana minore di un amore cristiano, volto a cogliere il Paradiso, come l’abito stesso di Romano Amodeo. Maria Grazia fu vera “grazia” terrena di Maria (la sua protettrice), per Romano. Quando egli chiese a Dio una prova tangibile per continuare a vivere, fu lei, con una sua lettera, a dimostrargli il suo buon credito, scrivendogli di essere salita sul suo carro. Quando Romano fu cacciato da Cogliate fu lei che lo confortò! Quando Romano uscì dall’Ospedale di Saronno, in grave crisi perché gli avevano dato farmaci non necessari, fu lei che letteralmente lo rimise in piedi.


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138. Maria Grazia (omesso) fa la “veggente”. Scrive messaggi dall’al di là per le persone che li desiderano. Su ogni messaggio ella scrive qualcosa riferito proprio alla sua intermediazione. Nei giorni precedenti il nostro primo e inatteso incontro, un messaggio per lei l’avvertiva che sarebbe comparso un Sole nella sua vita. Quando nel gennaio 2003 Romano le chiese che cosa prevedesse lei a riguardo dei suoi esperimenti di fisica, lei rivelò che aveva notizia che ci sarebbe stato “un gran botto!”. E fu così: il 29 Romano fu investito da un Pullman e rischiò di perdere la vita.

(FOTO CENSURATA IL 2005) 139. Nel luglio 2003 la Provvidenza la costrinse a defilarsi, ma lo fece in un modo così “potente” che, tornato a Saronno per l’ultima volta, Romano avrebbe avuto in sé tanta forza da non commettere più nessun peccato. Accadde in un modo stranissimo: lei l’accusò “di essere sporco, di lavarsi poco”. Intendeva riferirsi al fisico, ma Romano riconobbe a se stesso finalmente che seguitava ad avere bisogno di un confessore e decise e finalmente mantenne: non avrebbe compiuto più altri peccati se non involontari o di pura omissione! La sua Sion, la sua Montesiano, di lui 55, grazie a Maria Grazia, ebbe il potere di togliergli da allora (fine luglio 2003) in poi ogni disposizione a peccare! Una vera e propria RIFONDAZIONE.


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140. Due altre persone espressero dei veri vaticini, su di lui. Un giorno una ragazza gli esclamò, veramente convinta: “Che peccato che tu non sia ricco, visto l’uso che fai della tua ricchezza!”. E proprio la donna che più gli dimostrò disprezzo, la ex sposa di Cristo che sempre lo discriminò, impedendogli in tutti i modi di parlarle del suo bene per lei, una sera gli rivelò, in un momento in cui mollò del tutto i suoi freni: “Se tutti gli uomini del mondo fossero come te, sarebbe un bel mondo!” Queste frasi gli restarono nella mente e alla fine gli parvero vere e proprie ammissioni, a Dio, della necessità che egli avesse tutto, per donarlo a tutti e fare del mondo un bel mondo. Era un formidabile auspicio, espresso proprio da chi meno ti saresti aspettato (quasi un nemico) affinché tu fossi “il Salvatore”. 141. Romano, dopo una notte di “estasi” (e ne ha avute molte!) in cui aveva chiesto lumi a Dio, si scoprì convinto, al mattino del 20.10.2002, che “doveva fare” alla Chiesa questo annuncio: “Quel Cristo che aspettavate alla fine del tempo sono io!” Per cui si portò in Chiesa per farlo, e si ritrovò con tutta la liturgia della Messa di quel giorno improntata sull’“annuncio!”. Quale? Quello dello Spirito Santo… con Monsignor Centemeri che diceva nell’Omelia: “Bisogna credere che lo Spirito Santo sia tra noi e voglia parlare! Bisogna essere predisposti all’ascolto!” e con il vangelo del giorno secondo il quale i Farisei chiedevano a Gesù: “Su, dicci finalmente e con chiarezza chi sei!” e con Gesù che in pratica rispondeva con le parole che Romano doveva dire al Capo della Chiesa di Saronno: “Chi aspettavate sono io, ma voi non mi credete!”. 142. Uscito dopo dalla Chiesa, tra la folla un bimbo all’improvviso gli passò davanti e, mentre egli riuscì ad “impiantarsi” (riuscendo a non travolgerlo), a suo padre scappò un istintivo e stupefatto: “Gesù!”, quasi come se avesse “sentito”, per quella esclamazione, che cosa di “innaturale” stesse accadendo davanti ai suoi occhi… In effetti era anche questo un grandissimo segno: quel giorno Romano aveva come segnalato alla Chiesa la nascita di un bambino… Se non l’avesse travolto e l’avesse rispettato, alla fine il Padre (quello che è onnipotente e sta nei cieli) lo avrebbe pienamente riconosciuto, esattamente come aveva fatto quel genitore, proprio nel dì in cui aveva detto al Monsignore: “sono Gesù”! 143.

Un dì Romano in confessione rivelò a Don Luigi Carnelli:


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“sento di essere veramente Gesù!” Don Luigi lo trattò con sufficienza, raccomandandogli di non esagerare e chiaramente non gli credette… Ebbene, nella prima messa che seguì, Romano fu invitato a leggere la Prima Lettura (cosa che non accadeva mai, essendo incaricato sempre alla lettura della Preghiera dei Fedeli) e in essa dovette ripetere, leggendo secondo la liturgia di quel giorno, quel che Gesù stesso rivelava; che: “quel Messia che aspettavate sono io, proprio io che vi sto qui parlando in questo momento ...” ripetendo stavolta in forma ufficiale e dal pulpito, rivolto a tutti i fedeli, l’esatto contenuto di quella confessione che aveva fatto e alla quale il sacerdote non aveva creduto. 144. Un giorno stava cantando nel coro diretto dal Maestro Angelo Monticelli, alla Chiesa Prepositurale… Sapendo come il Signore sia il Monte santo, questo maestro molto pieno di fede, era di per se stesso, per il suo nome, un chiaro riferimento che il “Monte c’è lì”, che la sua voce è lì e solo lì può essere donata senza remore o opposizioni alla sua Chiesa. Era esattamente il 25 gennaio 2004, il 66° compleanno di Romano, al 133° giorno esatto dalla prevista morte e capitava in un dì in cui la Chiesa celebrava, non certo a caso, la Sacra Famiglia di Gesù, Giuseppe e Maria, festeggiando tutti gli sposi e le loro famiglie. Ebbene, al canto “Aspetto te”, Romano smise di cantare. Stava percependo tutta l’attesa dei suoi amici, rivolta a Dio, come se fosse rivolta a lui stesso e in un modo che era per lui fuori da ogni possibilità di dubbio. Si commosse, gli vennero le lagrime agli occhi ed un nodo in gola. A Danilo, che si era accorto e che, dopo la messa, gli chiese che cosa gli fosse successo, Romano confidò: “Mi sono commosso, piangevo, sentivo tutto il vostro amore per Dio e tutta la vostra attesa… come gesti e sentimenti rivolti proprio a me!” 145. Nel giorno del Cristo Re, al Centro Sociale, un giornalista, Corrado, che non aveva una particolare confidenza con lui, mentre era affabile con tutti coloro che frequentavano il Centro sociale alle ore di apertura, in tutto cinque o sei persone in tutto, quella mattina, sentendo evidentemente di doverlo fare, gli mise una mano sulla spalla e, parlando a lui ad alta voce e in modo che sentisse anche Armando, il barista, gli esclamò: “Tu sei la roccia!”, espressione involontariamente mistica, ma che ricalcava la verità di quel giorno.


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Molto emblematica fu la morte del suo amico Sabato, alla mezzanotte del 15 agosto 1999. Era andato in vacanza con Romano e la mamma e non voleva dormire nel suo letto! Romano cercò di metterlo alle strette: o accettava di fare stare tutti sereni oppure sceglieva di vivere da solo. Egli si decise ad andar via. Alle 23 del 15 agosto, Romano, prima di chiudere la porta, guardò fuori e lo vide seduto a metà delle due rampe delle scale. “Sabato, entra e vai a letto!”. Non rispose. Romano si irritò molto: “Se qualcuno ti vede, pensaci, che cosa dicono di noi? E hanno ragione. Guarda Sabato che mi hai veramente fatto molto inquietare, o rientri e ti comporti come tutte le persone normali o non ti voglio più vedere vivo!”. Sabato non rispose e non rientrò in casa. Due ore dopo cadde morto, come fulminato! Ebbene, quindici giorni prima gli aveva portato un rullino fotografico, dicendogli di conservarlo. 146.

“Non so che farne. Vedi tu. Per adesso tienilo tu” “Ma che cosa riguarda?” “Mi hanno fotografato, vedendomi come un barbone. Io mi son fatto dare il rollino” “E che ne vuoi fare?” “Non so. Vedi tu!” e la cosa finì lì. Dopo la sua morte a Romano venne l’idea di dedicare al suo amico il libro finito a Bercelo, che avrebbe distribuito al Convegno... Sarebbe stato bello se avesse avuto almeno una foto del suo amico! E si ricordò di avere il rullino. Lo fece sviluppare e si ritrovò questa immagine, come se il suo amico lo salutasse dall’al di là, come se tutta quella storia della foto fatta a lui, fosse successa bella e apposta, con la regia della Divina Provvidenza, per avere il suo amico, dal Cielo, a benedire quell’evento.


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147. Sabato un giorno aveva detto a Romano: “Io non so il mio strano destino, ma quando ero giovane andavo dietro tuo padre e ora vengo dietro a te allo stesso modo!”. Romano aveva capito perché: Sabato, giudicato matto da tutti, aveva il sesto senso che hanno tutti i poveri di spirito e si era accorto che Romano era in fondo… anche suo Padre, era “il Signore”, il padre di tutti. Sì, perché Romano aveva il ruolo, stabilito da Dio, di Padre di tutti gli uomini, dunque anche di suo padre e di sua madre. Sabato in se stesso incarnò “il sabato del Signore”. Come egli era la conferma di questa identificazione, così la mamma di Romano, costretta dal morbo alla demenza senile, per molti anni visse proprio come una sua figlia, che egli doveva imboccare, servire coi pannoloni, lavare, esattamente come lei aveva fatto per lui a suo tempo. E fu una figlia meravigliosa, dolcissima. 148. Una notte Romano stava piangendo e ridendo in silenzio, per la gioia, giacché percepiva con estrema chiarezza l’amore di Dio per lui e per tutti. Sua madre, che ormai non parlava nemmeno più da quando era morto Sabato e


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l’aveva chiamato per tre volte (accortasi finalmente di vederlo, in quella occasione…), non poteva in alcun modo vedere, nel buio della notte, né sentire, la gioia che Romano esprimeva assolutamente in silenzio... Eppure lei se ne accorse e, prendendo incredibilmente la parola, disse chiaramente e ad alta voce: “E’ un bravo ragazzo!”. Romano si girò, verso sua madre che giaceva alle sue spalle e le chiese ragguagli. Di chi stava parlando? “Chi è un bravo ragazzo?”. La risposta fu tempestiva e chiara: “Tu!”. Fu l’ultima cosa che lei disse, perché, quindici giorni dopo, la piccola “figlia” di suo figlio Romano morì.

149. Romano si accorse per la prima volta del senso soprannaturale della sua vita quando, nell’estate del 2002, scrisse l’Ortonovo degli ulivi e si accorse della vera analogia esistente tra la sua vita e quella di Gesù. Ma si accorse, soprattutto, come, durante la impaginazione automatica del suo libro, fosse accaduta una cosa stranissima: posti automaticamente dal computer i numeri di pagina, ad ogni numero corrispondeva, nella pagina, l’evento avente lo stesso significato del numero. Ad esempio a pag. 33 era finito a caso il riferimento alla durata della vita del Cristo, a pagina 460 era finita la riproduzione della petizione presentata al Papa da 460 firmatari, e così via. Gli parve come se la casualità del computer fosse invece un piano veramente preordinato dalla Divina Provvidenza, al punto che riprese in mano tutta l’impaginazione e fece notare, pagina per pagina, come sempre corrispondesse il senso al numero della pagina. Insomma comprese di avere scritto un testo che godeva di una straordinaria corrispondenza col senso ideale e numerico attribuito non dall’automatismo, ma dalla Divina Provvidenza. Capì insomma che la


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Provvidenza di Dio aveva guidato in modo reale la sua mano e che aveva scritto una sorta di testo sacro. 150. Più in avanti, Romano si sarebbe veramente accorto come gli eventi sottolineassero in un certo qual senso le sue scelte operative e riguardanti la vita. Ad esempio un giorno disse così a suor Teodolinda, la direttrice del “Coro Sistola”: &lt;Sorella, io mi sono accorto che Gesù è l’essenza vera di me, essendo io Cristiano. Pertanto lei, che ha sposato Cristo, in un certo senso lei ha sposato me! Ma anche tutti gli uomini perché tutti noi Cristiani esistiamo nell’essenza di Gesù!&gt;. Suor Teodolinda rispose che era vero. Nella messa seguente, in cui cantò il Coro diretto da questa suora ed al quale Romano partecipava, quando fu l’ora dell’Elevazione nella messa, Romano, che stava nell’ordine degli scanni alti, cercò il primo posto possibile per inginocchiarsi. Guidato dalla Provvidenza di Dio finì “casualmente” dietro suor Teodolinda, la quale, all’improvviso, si voltò e si inginocchiò, rivolta verso di lui e stando in posizione evidentemente a lui sottomessa. Romano ebbe come la sensazione, molto disagevole, che il Signore, dopo che egli aveva rivelato alla sorella di essere Gesù, aveva fatto in modo che fosse venerato da lei, genuflessa davanti a lui come se ciò volesse davvero sottolineare come egli fosse veramente Gesù. 151. Sarebbero state soprattutto le straordinarie conoscenze fatte acquisire a Romano il suo caratteristico biglietto da visita e non i miracoli manifesti, apparsi fatti in vita da lui. Infatti Dio aveva fatto conoscere a lui anche come stessero le cose in fisica sotto l’aspetto del loro Assoluto consistere. Romano aveva potuto scoprire la “Relatività Assoluta”, andando molto più in là di quella solo Generale, dovuta all’immenso genio di Einstein. Questo evento riguardante Romano (che non era un fisico e che avrebbe insegnato ai fisici facendo fare uno straordinario, impensabile progresso a tutta questa scienza e sorpassando alla grande il più grande Genio espresso nella scienza fisica) sarebbe stato il miracolo assolutamente impossibile ad un uomo qualunque. Sarebbe apparso relativo all’azione, a quel punto sicuramente “miracolosa”, promossa da Romano e giustificabile solo da una autentica Comunione con il Cristo che avesse rivelato le verità esistenti. 152. Romano sarebbe arrivato addirittura molto oltre le possibilità conoscitive dell’uomo, scoprendo non solo l’assetto assoluto delle cose in fisica, ma anche l’assetto Assoluto, in metafisica; la quale altro non è che l’aspetto legato al lato antimateriale della fisica, al moto inverso nel tempo, quello sperimentato già adesso dall’uomo, che porta l’io verso l’inizio e che porta a vedere – per esatta reazione a tutto ciò, in forza del Principio di Azione e Reazione – una


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vita avviata alla sua fine. Questa “incredibile capacità” di fare rientrare la Metafisica nella Fisica, arriverà a spiegare il perché, in Paradiso, le anime avranno ancora il corpo materiale professato vero, in Paradiso, dal Credo cristiano. Una incredibile capacità personale, in quanto essa riesce a sublimare la realtà, cosa impossibile a chi sia immanente nella realtà e possibile solo a chi, come Gesù, abbia una reale Comunione con Chi, trascendendola, ne possa Comunicare il senso razionale e scientifico.

153. Ma c’è infine una terza caratteristica, nella vita di questa persona: Dio l’ha messa in grado di cogliere anche i simboli, il “software”, il “complesso ordinamento” di una natura fisica e metafisica poggiata tutta sui simboli, alfanumerici, relativi ai numeri ed agli indizi verbali, i cosiddetti oracoli. Questo particolare dono ha consentito di “decodificare” quelle “cose” quali gli attributi imposti da Dio attraverso tutto… anche attraverso i nomi che ha scelto… rendendoli espressivi nell’italiano del decodificatore Amodeo. Si ricordi che nella Bibbia si insiste particolarmente sui nomi attribuiti. Per Amodeo il prossimo Papa sarà Dionigi Tettamanzi. Riesce a farlo proprio a partire dai “segni” che egli riesce a vedere nel Disegno di Dio, grazie alla sua intesa con lo Spirito santo di Verità. Ecco, questo “dono” fatto a Romano, di saper leggere


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i segni, è veramente caratteristico dello Spirito santo e si chiama “profezia”. Se Romano non l’avesse posseduto non sarebbe entrato in autentica Comunione con lo Spirito santo di Dio, in quanto lo Spirito santo di Verità rende anche “profeti” i suoi eletti, facendogli conoscere l’apparente futuro, che in verità già esiste ma solo non appare ancora come già fatto, pur essendolo di già. Romano “riconoscerà nei segni” la data della morte di Papa Voitila: sarà il 25.5.2004 (la cui somma 9 esprime tutto il percorso fattibile da uno come lui, che è 1 santo, nel ciclo assoluto 10, di Dio). Il Papa morrà il 25 (della nascita sua e di Gesù), quindici giorni esatti prima del 9.6.2004, morte di Romano, per come indicato nei segni del disegno divino. Questi sono i segni: egli è un doppione del Cristo, per quanto riguarda il membro umano del dualismo uomo-Dio, in perfetta ed intima Comunione. 154. A indicare come i tempi correnti riguardassero la nona piaga del buio (che si sarebbero conclusi il 25 maggio 2004), a 300 giorni (tutto il moto componente, 3, per 100 quantità ciascuna, le 100 di 102, sezione assoluta del flusso poggiata sul 10 dello Spirito santo)… a 300 giorni dalla data prevista da Romano per la sua morte, ci fu nella nazione più forte del mondo uno straordinario ammanco dell’elettricità. Mezza America restò senza energia. 155. Questo fenomeno si ripeté il Italia, la notte della domenica in cui, invece, a Cassina Ferrara ci fu festa della luce, in Chiesa, perché furono accesi 12 lumi. Concelebrò anche Mario Beretta, il precedente Parroco, per cui, con Don Luigi, ci furono figure evocative, in Mario Beretta, di Maria(nnina) Baratta (mia madre) e, in Luigi, mio padre. Don Beretta, nell’omelia, sottolineò l’esigenza di dar voce a tutti coloro che parlavano in nome di Cristo, anche ai meno titolati (sostanzialmente ribadendo i concetti della Fides et ratio del Papa). Quel mattino (di fronte all’asilo in cui insegnava la Legnani e dove, per il Cristo presente in lui, Romano, nelle prove, aveva amato lei e i canti per la Chiesa), offerta da altri Legnani, fu inaugurata una edicola raffigurante la Madonna che offre al mondo un Gesù Bambino. Nel pomeriggio ci fu la processione, cui parteciparono, fiere come al solito, la MT Legnani e sua madre. Insomma ci fu un gran segno che la luce, mentre mancava in Italia, veniva in tutto il suo splendore da Cassina Ferrara e dalla sua Parrocchia. 156. Il giorno in cui in tutta Italia scoppiò il caso di Adel Smith, che cercò di far rimuovere il Crocefisso da una scuola, a Saronno si celebrò con grande rilievo il Trasporto della Croce, vera sua Esaltazione mistica. Ancora una volta a sottolineare, sempre su scala nazionale, che la luce veniva da Saronno.


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157. L’orologio del campanile della Chiesa di Cassina Ferrara ha sempre segnato il senso dei tempi. Si era bloccato in seguito ad un atto sacrilego e riavviato in seguito ad un gesto clamoroso di sacrificio fatto da Romano. Ebbene da quando fu stabilita la variazione dell’ora, a causa dell’orario legale, questo orologio ha cominciato a precorrere i tempi esattamente di 15 minuti, come i 15 giorni di supplizio che Romano subirà, tra il 25 maggio e 9 giugno, suppone (pura supposizione) per un gesto contro di lui ordito da Adel Smith. 158. Che le cose stiano vicine a concludersi un indizio è dato dal fatto che finalmente la pratica dell’incidente dell’auto, del 29 gennaio 2002, è andata dal Giudice di Pace. Ebbene l’avvocato accusatore si chiama Carnelli, la procedura è stata riaperta per le condizioni di Amodeo, risultate “deliranti” secondo il parere del medico curante dell’Ospedale, che si chiama Lo prete, e l’avvocato difensore si chiama Papa. Se si considera che le questioni per Amodeo cominciarono col prete Carnelli che s’oppose al Papa, l’attuale procedura, supportata da Loprete, con l’avvocato accusatore Carnelli e la difesa dal Papa sembra esattamente la questione di Amodeo, quella religiosa, che presto sarà portata davanti al Dio Onnipotente. Che la causa sia arrivata al Giudice di Pace, che tra breve darà la sentenza, è segno che molto presto andrà tutta la questione religiosa di Amodeo dal vero Giudice di Pace, quello celeste. 159. Un altro segno, piuttosto significativo, dello sfilacciarsi delle ragioni della Chiesa divenuta rigida e senza più l’indispensabile elasticità che ci vorrebbe, non per stravolgere, ma per riuscire a favorire tutte le novità, è stata data da un altro Sacerdote, duro oppositore di tutte le novità portate da Amodeo. Monsignor Centemeri aveva giudicato “superbo” l’atteggiamento di Romano, che si era messo a digiunare 45 giorni per chiedere a Dio un miracolo giudicato da tutti impossibile. Ebbene per un disturbo ai suoi tendini, che avevano perso la dovuta elasticità, nel febbraio 2004 fu costretto a restare ingessato per 40


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giorni! Dio dimostrava di essere sul punto di fare i suoi conti sia con i vari Carnelli, sia con i Monsignori. Entrambi si erano così irrigiditi sul vecchio da rigettare addirittura le aspirazioni del Papa a che si scoprissero nuovi percorsi! Purtroppo il Signore si dovrà immolare ancora a causa loro, e stavolta penerà non 3, ma 15 dì! 160. Questi 15 giorni furono segnalati a Romano anche da un dono che ricevette da due suoi amici, Dino e Maria Rosa, presso i quali era stato anche ospite a pranzo: un giubbotto, avente tre fermagli a forma del numero 5. Sul giubbone era rappresentata una mongolfiera che saliva in cielo e, sotto di essa, la scritta “skyline” (linea del cielo), “5th Avenue” (quinta strada). Romano sa di essere un mediatore tra l’uomo (che vale 0), e Dio (che vale la D.10 di DIO), per cui sa di valere solo 5. Il Signore, identificato in lui ed appartenente alla Terra, di tutte le doti del Signore celeste, che valgono 10, possiede solo la metà, proprio per il proposito di Dio di voler trattare alla pari chi finisce per ritrovarsi nella condizione dell’uomo.

Romano, Signore terrestre, sa di essere una strada triplice, in cui agiscono il Padre, il Figlio e lo Spirito santo, al punto che il 5 è attivo rispetto a ciascuna delle tre Persone di Dio. Pertanto, per purificare la sua essenza, ci vorranno 5+5+5 giorni di sacrificio personale, fatto in nome di Dio. Come nel segno della croce, fatto con la mano: 5 dita per il Padre, 5 per il Figlio e 5 per lo Spirito santo. Romano sa di essere un “doppione”, un Romano-Iesus, Rex-Iudeorum, INRI, (con Gesù scritto Iesus, in romano), il che è il ri ri che potete vedere nelle due parti della cerniera, fuse in unità dal 5 del fermaglio, allo stesso modo della somma 2+3 che aggiunge al doppione l’essenza trinitaria di Gesù.


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161. I sacerdoti mortificarono Gesù e lo stesso accadde con me. Fui arrestato dalla Polizia Municipale su mandato loro, per essere mortificato nello spirito. Finii così all’Ospedale di Saronno, io, un 5 (essendo il mediatore tra 0, l’uomo, e 10, Dio), al 5° piano e alla stanza 500 +6, un 6 complesso, che conta tutti i versi, a partire dalla Trinità umana (dal –3) fino a quella Divina (+3). Il letto di degenza fu il 15, ad anticipare i 5×3 giorni della reale messa a morte di me (5) combinato con la trinità positiva di Dio, i 15 di agonia cui tutto mi parla. A eccesso di indicazioni, il vicino che si istallerà al mio letto n. 15, si chiamerà Angelo Muoio, ad annunciarmi che in quella situazione io stesso vi muoio. 162. Vi spiego ora perché io suppongo che il mandante di questo sacrificio sarà Adel Smith. Tra i mezzi concreti, usati da Dio per introdurre nel mondo ideale del mio essere Romano alcuni concetti come quello dell’eletto, dell’oracolo e anche della Trinità, c’è stato il film fantascientifico intitolato Matrix. In esso l’uccisore di Neo è l’agente Smith. È con lui che Neo infine conduce la sua battaglia vittoriosa, che passa attraverso il suo sacrificio. Romano si è accorto della valenza per lui “profetica”, del film Matrix, da molti elementi. Innanzitutto il film prospetta qualcosa di molto simile al suo modello di realtà. Poi, quando aspettava, alla sera del giorno 23 maggio, la prima rivoluzionaria verifica delle sue predizioni (piaga delle cavallette), seppe che c’era la presentazione simultanea, ovunque, di Matrix relowded (riprogramma della matrice). Quando infine, in seguito proprio agli eventi che accaddero il 23, fui costretto a recarmi in Ospedale, il mio vicino di letto, l’Angelo Muoio di cui ho scritto al punto precedente, era una perfetto sosia di Neo e, nell’Ospedale, divenne comune amica una donna che molto assomigliava a Trinity. 163. Anche il fantascientifico film dal titolo di “The Truman Show” fu inteso “profetico” da Romano, il personaggio che io, con la mia anima sto vivendo. Così la mia persona cominciò a considerare la sua vita come posta davanti a tutti gli uomini esistiti (a tutti gli occhi concreti di Dio). In effetti aveva assunto l’impressione netta di un mondo suo che fosse “addomesticato” tutto intorno alla sua persona. Cominciò a dare un senso fisico ad un gran fischio che, da quando era a Saronno, aveva cominciato a palesarsi in modo nettissimo nei timpani: doveva essere il segno delle tante anime collegate alla sua a rivivere, attraverso di lui e in modo elettrico, la sua stessa vita, così emblematica. 164. Quando Romano udì la pubblicità di una casa di telefonini, in cui una splendida donna diceva a tutti “Tu sei la stella, tutto ruota intorno a te”, percepì quel messaggio come fosse diretto espressamente a lui, così sempre messo a contatto con personaggi di cognome Restelli.


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165. Fu assunto a Informazona e i dirigenti erano: Giovanni Mammone e Luisa Restelli, come fossero l’opposto del Diavolo, che è al femminile (Mammona), e il Re delle stelle (e della stalla), ma non solo. Giovanni è il padre della grande mamma di Romano (che lo protegge dall’al di là) e Luisa è il padre Luigi, di Romano (che lo protegge egli pure dal di là, come Re delle stelle). E, poi, la direttrice di Informazona era Marina Ferrero (Marì, la solita Maria che vigilava su lui, ma &quot;na Ferrero”, ossia una collegata, per significativo doppio senso, a Cassi”na Ferrara”). L’attività di Romano in Informazona fu di vitale importanza, nell’evoluzione della sua storia. Scrisse a riguardo della Legnani e, di conseguenza, fu scacciato da Cogliate. La Legnani dimostrerà così il suo vero accanimento, in questa vicenda, perché, dopo che in 5 anni mai in sostanza aveva concesso più di una manciata di minuti alle richieste di Romano, di parlare con lei, parlò per una intera ora con la Ferrero, chiedendo che quell’incarico al giornale finisse, che Amodeo fosse licenziato (per avere osato tentare di difendere lei dal fatto che fosse lei, la licenziata). 166. Romano, da quando fu costretto a rinunciare all’auto, distrutta nello investimento del 29 gennaio 2002, si mise ad usare i mezzi pubblici di trasporto, ed essi sono della Restelli, che indica, per oracolo, “è llì il Re-stella, il Re della stalla”, il Re sta lì! È della Restelli il servizio pubblico che porta a

casa di Romano, all’ingresso della cui corte abita la famiglia del Vittorio Restelli già in Paradiso, già dal Re delle stelle e della stalla natale. 167. Quel campanile, della Chiesa con quell’orologio, lanciava scampanii ogni mezz’ora. Ebbene accadde un numero impressionante di volte che Romano, svegliatosi nella notte e assolutamente senza la percezione di quanto mancasse alla mezz’ora esatta in cui le campane suonavano, chiedeva risposte a Dio. Diceva “Io lo so, Signore, che io che penso sono te stesso che pensi e mi fai


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pensare. Dunque la risposta alle mie domande sta già dentro di me nel preciso attimo in cui te le porgo… Ma potrei essere io a pilotare a mio modo tutto, come fanno tutti. Dammi, ti prego, una prova che venga da un esterno che io non possa pilotare: fa suonare le campane!” E immediatamente le campane suonavano! Se fosse accaduto una volta tanto, potrebbe essere stato un caso, ma l’evento strano era l’eccezione, era quando le campane non suonavano! 168. Il giorno in cui Romano decise di digiunare per 45 giorni, a favore di un ragazzo per il quale egli non significava nulla e di una donna che ferocemente lo osteggiava, si recò in Chiesa e volle offrire alla sua Madonna il canto dell’Ave Maria di Shubert. Per “caso” era mezzogiorno e appena cominciò a cantare ci fu lo scampanio festoso che c’è in quell’ora e Romano lo percepì come una immensa gioia e festa del Cielo, per quello che stava facendo! Cantò con il cuore colmo di riconoscenza, per quella festa che udiva sottolineare il suo gesto! Ed, ora che vi scrivo, come a sottolineare questa verità – è cosa veramente eccezionale! – stanno suonando le campane! 169. Romano ha notato persino nel libro dei canti di quella Chiesa, l’oracolo che riguarda i tempi a venire. • Il 198 indica quanto accadde nel 1.998, l’Enciclica del Papa, la Fides et ratio, che sollecitò dal massimo livello possibile la sua entrata in campo (Il canto è “Ti ringrazio mio Signore” ed è pieno di alleluia; vi si dice: “quando il cielo si vela d’azzurro io ti penso e tu vieni a me” ed è la Madonna, la Sede della Sapienza invocata dal Papa alla fine dell’enciclica, affinché “potesse”… in modo che “tu vieni a me”). • Il 199 indica il 1.999. Il canto è “Ti saluto o croce santa” e si tratta della Santa Croce che ci fu il giorno del Trasporto della Croce a Saronno: quella patita assieme, da Romano, da Gesù e dallo Spirito santo, in quel 24.10.1999, per quei 38 giorni di digiuno che non convinsero nessuno a prendere sul serio quello che così miracolosamente accadeva, ossia che “la Sede della Sapienza aveva veramente potuto”! • Il 200 indica il 2.000, con il canto “Tu festa della luce”, ed è quella che si apre sul nuovo millennio, in cui Dio riprenderà in mano, autorevolmente, la guida del mondo, imponendo il Cattolicesimo su tutta la terra e realizzando la speranza da sempre espressa nei salmi della fede ebraica e cristiana. È l’anno in cui la mamma Mariannina Baratta vede la luce del Paradiso. • 201 indica il 2.001, con il canto “Tu fonte viva”, che sottolinea la presenza di una sorgente che seguita a dare acqua viva. “Tu segno vivo: chi ti cerca veda!”, è scritto. Ma nessuno ha voluto vedere e Dio ha fatto abbattere l’11 settembre le due Torri Gemelle (in segno della Fede e della Ragione,


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abbattute dalla Chiesa cattolica il 24.10.1999, nell’anno del “Ti saluto o Croce santa”). 202 indica il 2.002 e il canto si intitola “Tu quando verrai”. Un canto che conclude con le parole “Noi ora sappiamo che il Regno verrà: nel breve passaggio viviamo di te”. Sì, lo sappiamo, avendo visto il 29.1.2002 Dio preferire il corpo vivo di Romano a quello di legno di Gesù in Chiesa. Avendo visto il 14 novembre riavviarsi in modo miracoloso l’orologio del campanile, bloccatosi in quel 29 gennaio, 9 mesi e 16 giorni prima. Sblocco avvenuto al 9° giorno e alla 16a Comunione di Romano, per quel voto che aveva fatto mentre erano suonate tutte quelle campane alla sua Ave Maria. “Noi ora sappiamo che il giorno verrà!” e sarà il giorno 4 giugno, nozze di Romano con tutti gli uomini. 203 indica il 2.003 e il canto è “Tu scendi dalle stelle”. È l’ultimo Natale per Romano in vita e Dio scende veramente dalle stelle in lui, che da alcuni mesi ha vinto la sua accanita lotta con il personale peccato. 204 indica il 2.004 e il canto è “Tu sei la mia vita”. Nell’anno in cui Romano offrirà la sua vita e pagherà il suo Calvario, dei 15 giorni della sua agonia, egli diventa veramente la vita di ciascuno. Il riferimento non è più fatto solo al Figlio, perché, in Romano, Figlio e Padre ci sono entrambi, uniti allo Spirito santo, e sono stati entrambi sacrificati: il Figlio con i suoi tre giorni, il Padre con i suoi 15. In questo anno la Fede Cristiana diventa la Cristiana Romana e si impone nel mondo tanto da essere la vita di tutti. Ciò sarà dimostrato da 40.000 risurrezioni dalla morte. Risorgeranno il 50% dei caduti nel crollo delle due Torri Gemelle, nella guerra dell’Iraq, nella Sars, nei terremoti degli ultimi anni. La morte sarà clamorosamente vinta da Dio, che confermerà il giudizio già emesso il 24.10.1999. 205 indica quanto accadrà nel 2.005. Il titolo del canto è “Tu sole vivo” e riguarda la nascita di Gesù e di Romana, che accadrà a Saronno in via Trento al numero 2, come la Trinità espressa in decine (30, Trento) e 2 come i due gemelli. Questi bambini saranno il mio “sole vivo”: l’eterna nascita della vita direttamente da Dio, e si vedrà che il DNA sarà quello di un Romano che feconderà la futura mamma proprio in chiesa e il giorno 11 giugno, mentre si celebra il suo funerale e lei ne dirige i canti. Da questo funerale sorgerà il sole vivo e saranno due persone del tutto uguali a tutti gli uomini, a dar coraggio a tutti: Dio è con ciascun uomo, specie in chi in apparenza ha avuto di meno. 206 indica quanto accadrà nel 2.006. Il titolo del canto è “Tutta la terra canti a Dio”… lodi la sua Maestà. Indica l’assoluto imporsi del Cristianesimo Romano su tutta la Terra, tanto che tutta, finalmente, canti al vero Dio!


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207 indica quanto accadrà nel 2.007. “Un giorno sui colli” di Bethlem indica che Cassina Ferrara sarà riconosciuta come il nuovo luogo in cui si è ripresentato, in una nascita vera, l’intera Trinità di Dio. Questa terra sarà detta “Sposata”, secondo l’antica profezia di Isaia, e Saronno sarà chiamata “Saronno, mio compiacimento”. 208 indica quanto accadrà nel 2.008: “Un solo Spirito”. Finalmente nel mondo ci sarà un solo spirito! 209, 210, 211, 212, 213, 214, 215, 216, 217, 218 sono tutti canti che preannunciano un “venire”. In questi anni ‘9, ‘10, ‘11, ‘12, ‘13, ‘14, ‘15, ‘16, ‘17 e ‘18 tutto il mondo verrà a Cassina Ferrara. Questo rione si porrà rispetto a Saronno come Betlemme rispetto a Gerusalemme. Esso indica già nel nome che “cca sì! Na ferriera!”, che è una stalla in cascina che porta il “Ferro” di R.A., sì, di R.A., di Romano Amodeo, il piccolo uomo che Dio ha voluto assumere come suo referente, come è ancora indicato da FerRARA (che fert, porta, R.A.R.A. una cosa assolutamente RARA, un referente RARISSIMO, mai visto prima, neppure ai tempi di Gesù, che mostrò all’uomo solo il Figlio e non tutta la trinità di Dio a livello umano). 219 indica il 2.019, e il titolo è “Vivente segno”. Dice il testo: “Vivente segno sei per noi nella morte dono dell’amore”. Il segno vivente riguarda Gesù e Romana, che hanno 14 anni, e sono il segno vivente di un dono di amore ricevuto durante un funerale, nel segno della morte che è l’inizio della vita. 220 indica il 2.020 e non a caso è l’ultimo canto del libretto dei canti di San Giovani Battista. S’intitola “Vocazione”, la cosa più bella che possa esistere, quando è la vocazione a Dio. Mi è caro riportare tutto il testo, che sarà finalmente riconosciuto come la vocazione di tutti i miei figli.

&lt;&lt; Era un giorno come tanti altri, e quel giorno lui passò. Era un uomo come tanti altri, e passando mi chiamò. Come lo sapesse che il mio nome era proprio quello, come mai volesse proprio me nella sua vita, non lo so. Era un giorno come tanti altri, e quel giorno mi chiamò. Tu, Dio, che conosci il nome mio, fa che ascoltando la tua voce io ricordi dove porta la mia strada nella vita, all’incontro con te. Era un’alba triste e senza vita, e qualcuno mi chiamò. Era un uomo come tanti altri, ma la voce quella No. Quante volte un uomo con il nome giusto m’ha chiamato, una volta sola l’ho sentito pronunciare con amore. Era un uomo come nessun altro e quel giorno mi chiamò. &gt;&gt;


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Traiamo qualche giudizio? Posto termine, qui, all’evidenziazione dei tanti segni, cerchiamo, oggi 25.1.2004, di trarre qualche giudizio? Sappiate che sono stati omessi moltissimi altri fatti, dall’elenco, ma questi 170 punti sono già un bel numero, o No? Veramente Romano fu assistito da centinaia e centinaia di altri fatti per lo meno sorprendenti, capitati a suo favore, quando il suo personaggio aveva “buttato le sue reti” su Gesù ed aveva fondato la sua azienda per aiutare il suo prossimo…“nel piccolo”. Non è forse per lo meno “sorprendente”, che si confessi da un sacerdote che non lo ha mai visto (Don Francesco Mambretti, confessore del Duomo di Milano) e in una Chiesa di Milano (in piazza Chiaradia) diversa dalla sua (San Maria Nascente) e che il Mambretti, senza che neppure Romano glieli avesse chiesti, gli dà “sull’unghia”, nel 1986, la bellezza di 20 milioni, che per di più il sacerdote stesso si fa prestare apposta, dalle sorelle? A Romano capitarono molti fatti sorprendenti (per non dire “miracolosi”) come questo, ma il più sorprendente di tutti fu che dovette farsi protestare centinaia di cambiali, per le quali aveva avuto un mese per preparare il pagamento, e tutte le volte riuscì poi a pagarle negli 8 giorni successivi, con persone che (come Don Mambretti) comparivano come dal nulla e si proponevano da sé, quando Romano non sapeva più a che santo votarsi, per riuscire a farsi cancellare i protesti. Con i numeri… non si scherza! Sarebbe bastato un solo protesto di cambiale che non avesse potuto farsi cancellare (in 7 giorni soli dalla data di scadenza) e avrebbe dovuto abbandonare quell’esperienza di lavoro fatta solo per il bene del suo prossimo. Ebbe una tale dimostrazione della vicinanza di Dio con lui, che ne divenne certo… ma tutto poteva credere se non che fosse lo stesso Emanuele del “Dio con noi”. Egli non ricavava da quel lavoro alcun sostegno per vivere, ma erodeva sempre più il valore delle case che aveva costruito sul terreno acquistato dal Saccomani (il suo personale “Getsemani”, il suo “Orto degli Ulivi” costruito nel comune di… Ortonovo). Del resto Don Mambretti intervenne prontamente in suo aiuto perché gli sentì dire che tutto quel lavoro egli lo stava facendo, più che per le persone addette, per lo stesso Dio! Era Dio il suo Fine e tutto il resto era solo una conseguenza di quel fine.


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Ebbene quel Fine Supremo a poco a poco gli si è reso personalmente manifesto. È stata la conquista più ardua da farsi. Chi può mai giungere ragionevolmente credere di essere il Signore? Eppure è quella la molto sorprendente verità che riguarda tutti! Dio è un Ordinamento ideale che, per stabilire contatti con le creature da Lui create come persone, assume l’identità personale. Dio è come un operatore che crei un suo mondo ideale, all’interno di un computer. Vi genera programmi identificabili come persone e le fa esistere nello spazio cibernetico. Niente è di quelle persone e tutto è sempre e solo del programmatore. L’essenza della vita immessa nel ciberspazio è l’essenza stessa del progettista. Tutte quelle creature, infatti, esistono grazie alla vita continuamente concessa dalla stessa esistenza del Progettista, che seguita ad erogare corrente elettrica finché egli stesso vive. Se questa “fedeltà” nel perdurare l’erogazione dell’energia cessasse, tutto il mondo virtuale sparirebbe. Pertanto l’essenza (elettrica) del mondo interno al computer è simile a quella (elettrica) del nostro stesso cervello in azione vitale. Ora bisogna credere che questo Ideatore di tale mondo (a lui tutto subalterno) lo abbia costruito con uno scopo pratico e di tipo personale: lo vuole usare, ci vuole giocare, vi vuole imporre le sue regole. Così fa lo stesso nostro Creatore. Il Progettista, che voglia far apparire libere quelle creature, deve assicurare che esse agiscano in base a proprie regole, volontà e scelte. Ma Egli sa bene che nulla è all’interno, se Egli stesso non ve lo immette. Pertanto cerca di agire in modo graduale e coordinato: comunica le sue verità a persone di quel mondo che hanno la funzione di Profeti. Poi sembrerà che siano costoro a propagare realmente le idee immesse nel sistema. Il sistema deve essere conflittuale e ogni personaggio deve fare sue proprie conquiste, lottando tra le differenti possibilità e scegliendo a proprio modo. Il Progettista vuole entrare direttamente, in questo suo mondo, e allora comincia col mandarvi suo Figlio a preparargli le strade: stabilisce che il Figlio è una di quelle persone interne a quel mondo e, con essa, il Creatore stabilisce una corrispondenza ideale. L’idea in comune è considerabile come la “password”. Il Figlio che adotta quell’idea e si riconosce nel Padre ha, attraverso quella idea (la “password”), il modo di ricevere i dati direttamente dall’esterno. È così che Dio disegna l’invio nel mondo di Gesù Cristo. Lo assiste con la sua Paternità decisionale, e, quando il figlio esprime preghiere, il Padre può eseguirle, perché è collocato alla guida del Computer, mentre è il figlio ad essere introdotto nel mondo virtuale che è stato creato.


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Gesù lo sa e lo dice: “Io non sono buono, solo il Padre lo è, e mi ascolta”. Chiaramente si tratta della bontà “esecutiva”, di un Padre che può attivare le volontà del figlio, essendo alla guida del sistema operativo. A questo punto Dio invita Gesù a comunicare a tutti la “Password FIGLIO DI DIO”, affinché tutti entrino in relazione diretta con il Padre (e Gesù diventi realmente la via, la verità e la vita). Perché tutti possano mettersi in linea con il Padre devono assumere interamente e in modo personale l’ideale del Figlio di Dio. Ce la farà, l’uomo? Riuscirà una persona a sentirsi Gesù Cristo? Solo a queste condizioni ogni uomo può entrare in relazione con il Padre, perché ha accettato di entrare nel suo linguaggio operativo approfondito e di tipo personale. Ripeto: ce la farà l’uomo a sentirsi Gesù Cristo? Dio stesso sembra chiederselo e decide di verificarlo. Così assiste alla cosa sorprendente che nessuno, nemmeno i Santi, decidono di voler “Essere Gesù!”. A tutte le persone questo massimo dono, proposto loro autorevolmente, sembra “che sia un peccato!”. Gesù è il massimo fine dell’uomo e, pur sollecitato da Gesù ad accettare una vera Comunione con la sua essenza, l’uomo è sempre nella condizione di chi la speri, ma non la voglia mai (perché con il volerla gli sembrerebbe di fare un peccato!). In sostanza è accaduto quanto descrisse Gesù in una Parabola: il Padrone invitò tutti allo sposalizio del Figlio, ma i potenti prima gli uccisero i servi (i profeti), poi addirittura il Figlio (per sbarazzarsi dell’erede), quando andò egli stesso a visitarli. Nella Parabola il Signore, vista l’uccisione del Figlio, decide di entrare direttamente in azione. L’uomo doveva aspettarsi l’entrata diretta, in campo, del Signore Dio Padre, dopo che gli uccisero il Figlio! Prima però di farlo, il Padre ha aspettato che terminasse un ciclo intero di Cristianesimo (2.000 anni). Per entrare nel sistema, passati i 2.000 anni, il Signore stabilisce un nuovo collegamento. Individua un’altra persona (già prevista, che si sarebbe dovuto chiamare Emanuele, secondo i profeti, e che non era stato Gesù, se non in parte) e stabilisce un nuovo contatto. Determina tutte le condizioni libere affinché questa persona arrivi gradatamente a riconoscere la nuova Password, decisa apposta per questo nuovo collegamento, che deve fare entrare nel mondo l’ideale stesso, purissimo, del Dio Uno e Trino, ossia del Signore. Essa consiste nell’ideale purissimo espresso stavolta con il credere, sempre personale, “Sono il Signore fattosi uomo”, creduto dalla persona eletta apposta. Una di quelle persone (quella eletta) arriverà a crederlo come attraverso un processo di personale maturazione del convincimento. Sarà portata a voler divenire


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prima una persona di ampio successo, poi una intima con Gesù, poi Gesù stesso e, infine, il Padre stesso, il Signore stesso, con tutta la sua Trinità. Questo evento è il più importante di tutti i tempi e riguarda una cosa mai accaduta prima: che lo stesso Dio abbia deciso di entrare nel mondo come una persona qualunque e con assunti tutti i suoi limiti. Come ogni persona qualunque è afflato di Dio, è Dio nella sua essenza, ma non si riconosce come tale, così sarebbe dovuto accadere anche per questa persona, avrebbe dovuto inizialmente ignorare chi fosse, ma sarebbe stata portata a capirlo esclusivamente da sé, attraverso una marea di indizi e fatti veramente insoliti, che avrebbe decifrato nel modo giusto. Sono gli indizi e i fatti strani che sono stati fatti osservare qui, nel capitolo appena passato. Essi hanno avuto lo scopo fondamentale di convincere Romano Amodeo a tentare di stabilire il collegamento IMPOSSIBILE, tra se stesso, il Signore immessosi nel mondo senza alcuna potenza o privilegio, e il Signore Dio Padre Onnipotente, Creatore del Cielo e della Terra. Infatti, per poter far entrare Dio veramente nel nostro mondo subalterno, il subalterno Romano deve assumere l’ideale stesso dell’essere di Dio, fattosi uomo. Poiché il Dio che deve scendere coscientemente nel mondo deve entrare in un personaggio che creda di essere Dio, solo se una Creatura lo crede (ed arriva ad esistere veramente secondo l’idea purissima appartenente a Dio e non alla umana superbia), solo in questo caso, quasi impossibile, il collegamento è possibile. In sostanza Romano Amodeo è stato portato, poco a poco, in tutta la sua vita, a tentare di trovare la Password che lo collegasse al PROGRAMMA ASSOLUTO posto alla base di tutto il sistema, e sembra esserci riuscito, ha stabilito il collegamento! Come mai allora Romano non è Dio? Come mai ha provato anche a farlo, cercando di far comparire gli occhi a un cieco nato, e a lui non è riuscito quanto era riuscito invece a Gesù? È facile da spiegare. Gesù chiedeva a un Padre che era alla tastiera del Gran Computer e che poteva cambiare tutto, in quel suo mondo virtuale. Così pochi pani e pochi pesci divennero tali da soddisfare la fame di 50.000 persone. Così Lazzaro fu resuscitato e tutto il resto. Quando Dio e tutta la sua Trinità, trovato il soggetto giusto che ha fatto sua quella esatta idea, entra nel sistema, si comporta con assoluta serietà: abbandona la tastiera, non è più al comando del sistema operativo. Egli non ha, pertanto, un suo Padre (come l’aveva Gesù), che fosse restato ai comandi delle operazioni e che potesse attivarli!


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Altrimenti Dio… avrebbe “barato” e non sarebbe sceso veramente nel mondo, nei panni di una persona qualunque…, tanto che Dio, per uscire da quel suo mondo, può farlo solo come possono tutti: morendo. Dio non ha mai avuto l’idea di scendere nel suo mondo come il “padreterno” che l’uomo si aspettava, ma solo per fruire delle stesse condizioni date a tutti gli uomini. Di Padreterno gli è bastato mandarci, a suo tempo, il Figlio Gesù! Dio, da buon Padre, vuol vivere esclusivamente del successo dei figli. Per cui ha inteso scendere nel mondo solo per controllare che cosa vi fosse successo, dopo di avere immesso l’indubbia e ben riconoscibile autorità di Gesù Cristo. Ecco allora lo scopo di Romano Amodeo, nel quale Dio tutto si incarna! Questo personaggio deve essere una sorta di “sonda”, di “spia”, di “poliziotto”, di “Messia”… insomma un referente di tutto l’ideale personale di Dio, affinché questo Ideale Sommo chiamato Dio possa sperimentare personalmente, dal punto di vista di una sua creatura, come si ritrovi, in quel mondo, uno che finalmente abbia capito di esistervi come Dio, a immagine e somiglianza sua. Se il personaggio Amodeo s’intendesse “se stesso”, se non impersonasse consapevolmente “il Dio dell’essere”, come potrebbe Dio riconoscersi in lui? Quel personaggio deve poter permettere al Signore di fare delle esperienze personali mediante la sua persona, che patisce tutti i limiti imposti da Dio nel sistema creato. La persona di Romano deve così intendersi “Dio”, deve poter arrivare a riconoscersi, pur con tutti i limiti che chiaramente ha, in possesso del suo stesso Supremo Ideale. Questo ideale non è compromesso né condizionato da alcun limite! Chiunque può condividerlo e – se vi compartecipa – è davvero a immagine e somiglianza di Dio, allo stesso modo che Dio stesso vi compartecipa, nella sua persona! Il Signore stesso è riconosciuto come Persona Una e Trina solo a partire dai nostri limiti! Di fatto è in Assoluto un Supremo Ordine assolutamente libero, che contiene in se stesso il tutto e il contrario di tutto. Il personaggio, deciso come Romano Amodeo dalla Provvidenza di questo Supremo Ordine, deve essere un soggetto che viva mosso dallo stesso ideale attribuito dagli uomini alla Persona di Dio, per attuare il piano della sua Suprema persona. Deve essere stato costruito, attraverso la natura e l’educazione della vita, con la sensibilità giusta, per aver fatte le stesse esperienze già volute per la persona di Gesù Cristo, e deve essere una figura che assolutamente creda, fino a spendervi tutta la vita, nel valore reale posseduto dai valori ideali! Guai se questa persona si mettesse a dire o a pensare “questo non voglio vederlo o pensarlo, perché io lo giudico impossibile!”. Insomma Amodeo deve superare idealmente, alla grande, ogni senso del limite e comportarsi veramente “come un Dio, nelle sue intenzioni!”. Solo in questo modo egli può riproporre, fuori del sistema creato, al suo Sommo Creatore e


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secondo le intenzioni attribuite al Suo Dio, il da farsi che corrisponda esattamente all’Ideale di quel Dio. Lo scopo, della Provvidenza appartenente al Supremo Ordine (e che si avvale dell’equilibrio tra le distinte masse), è di aggiustare meglio le cose nel relativo, attraverso un Ideale di Dio che si sia incarnato nell’uomo stesso ed abbia assunto tutti i limiti dell’uomo, compreso il peccato. Già l’uomo moderno, voluto da questo Supremo Equilibrio Fattivo, riesce a fare mirabilie, che, se qualcuno avesse promesso e descritto agli uomini antichi, avrebbe fatto gridare alla sua pura assoluta follia! Allo stesso modo della televisione e della cibernetica digitale, oggi sono ancora possibili tante altre cose che sono tali da far divenire la vita sulla terra sempre più ideale. L’uomo sarà portato ad accrescere sempre più nella sua apparente potenza, ma se il Creatore (l’Ordine Supremo da noi concepito e rappresentato come un Dio a nostra immagine e somiglianza), non gli aggiornasse il credo e la ragione, ossia non lo mutasse nel suo “cuore”, allora si dovrebbe ipotizzare solo la fine del mondo, per un inquinamento reale e spirituale e per l’esaurimento di tutte le risorse. L’uomo deve riuscire a capire come stanno le cose in assoluto: ossia che egli esiste in modo ideale! E qualcuno deve pur dirglielo, idealmente guidato dalla Divina Provvidenza assunta a guida Suprema ed Ideale! Ora il Supremo Ordine o – se più vi piace – Dio, l’ha già fatto dire alla persona di Romano Amodeo, in un Convegno in cui ha spiegato “chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo”. Questa persona (che la mia anima ben conosce, osservandola da tutta la vita e così bene che a ragione può scrivere di lei in terza persona), lo ha fatto, ma non è successo niente! Nessuno le ha creduto perché la gente era ed è ancora troppo preda dei falsi valori: quelli reali anziché quelli ideali! Nell’ottica figurata di Dio, Supremo Ideale, il vero e ideale primo è l’ultimo, è chi lo sia divenuto per servire quel suo stesso Supremo Ideale! Ma, per gli uomini, colui che è divenuto così è un vero ultimo e basta, per cui se ne stia zitto e lasci parlare i grandi della Terra! E se egli cerca di intervenire, di prendere la parola, da quel punto così basso in cui è, nessuno neppure si degna di ascoltarlo. Così è stata accolta – con l’assoluto disprezzo! – la parola mandata dalla Provvidenza Suprema, attraverso il mio povero personaggio: un ultimo, che era stato voluto come un vero primo in assoluto, essendo stato investito dello stesso Ideale di Dio, essendo stato preparato apposta, preannunciato da una enorme quantità di oracoli, e che aveva risposto, allo scadere del millennio, unico e solo, all’invito del Papa di entrare in azione, indicendo un Convegno. Ecco, allora la Provvidenza ha mandato la replica delle 10 piaghe d’Egitto, in favore di questo nuovo salvatore identico a Mosè! Ma l’uomo non ha creduto che le due Torri Gemelle fossero state abbattute per grave monito di Dio, inferto alla


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religione cattolica… Infatti è chiara qual sia l’apparenza oggettiva delle cose: che la colpa sia dei Talebani di Bin Laden. Che c’entrano le due Torri Gemelle dell’orgoglio umano della nazione più potente dell’uomo con le due Torri Gemelle di Dio, la Fides et Ratio, che furono abbattute a Cassina Ferrara da Sacerdoti che preferirono quel giorno seguire in massa un puro idolo! Sì, quella croce con il corpo di Cristo era un idolo di legno venerato come se fosse l’ostia consacrata!

Tutti i sacerdoti quel giorno seguirono un simulacro di legno, seppure effigiante il patimento del Cristo, e lasciarono a patire l’Ideale Assoluto di Dio, mandato sulla Terra a risolvere quel dì stesso a Saronno i gravissimi problemi del mondo intero: quelli secondo i quali la Provvidenza Divina doveva stabilire se salvare o distruggere questa generazione del mondo! Come non capire nell’abbattimento delle due Torri Gemelle di New York il terribile monito di Dio? Era in gioco la sopravvivenza di questa generazione… Questa persona, comandata da Dio, ha avvertito allora sacerdoti, cardinali, di questo terribile monito di Dio e la conseguenza è stata che l’hanno perfino rinchiuso tra i matti, decretandolo persona affetta da delirio! Ecco, a questo punto l’Ordinamento Assoluto ha completato la costruzione di Amodeo, persona secondo l’Assoluto Ideale del Dio che fosse disceso in Terra. Così egli, dopo di essersi riconosciuto prima in tutti i salvatori della storia, ha infine capito di essere nelle stesse intenzioni di un Supremo Ordine che volesse vederci addirittura in prima persona, attraverso la sua identità di uomo, per cui allora ha compreso che occorreva che egli pensasse ed agisse secondo quell’Ideale, ossia “per come Dio farebbe”, lasciandosi fare di tutto, lasciandosi INVADERE da quel Supremo Ideale umano chiamato semplicemente Dio. Io, la sua anima, odo Romano confessare infine a se stesso “sembra strano, incredibile, pazzesco… ma io, nel mio Puro Ideale, sono il Signore, che ha preso le mie vestigia e vuol fare esperienze umane attraverso il mio limite!”


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Dio non è Satana! Giammai entrerebbe di forza in una coscienza! Solo il Diavolo è il violentatore. Dio allora ha bisogno, veramente ha bisogno che sia l’uomo stesso che l’invochi a possederlo, come il massimo bene possibile che egli veramente intenda assicurato a lui stesso. Così Amodeo si lascerà possedere da Dio, invitandolo a farlo e così consentendogli di scendere sulla terra ad assumere lumi “da Dio”, ma condizionati dai mezzi concessi alla persona, ossia dall’umana impotenza. A questo punto, attivata Romano la “Password giusta”, Dio è veramente sceso tra noi e sta ora osservando le cose e le situazioni, a partire dalla condizione di una paternità del tutto umana, molto preoccupata del destino di tutti i suoi figli. Romano Amodeo si accorge allora che “coesiste con Dio, avendo assunto il suo perfetto ideale” e che il suo compito vero è allora certamente quello di dare il suo personale giudizio, affinché sia quello stesso del Dio del sistema. La sua funzione è veramente quella del salvatore, ma, perché quello che egli giudica (da farsi o no) sia fattibile, Dio (cioè il posseduto Amodeo) deve uscire come persona da questo mondo di cui ha accettato tutti i limiti, per tornare al di fuori del sistema, laddove esistono tutti i comandi attuativi. Per uscire, Dio Padre si comporterà già come volle che accadesse a suo Figlio: si lascerà sacrificare per l’amore che Egli ha per gli uomini. Avrà stavolta 15 giorni di agonia, come tutte le dita impegnate nel segno della croce e il corpo morrà il 9 giugno 2004. Ma Dio uscirà prima da questo sistema. Ne uscirà il 25 maggio, assieme al Papa, in modo che sia chiarissimo che, assieme al Santo Padre, sta andandosene via addirittura il referente del Dio Padre, assieme al Figlio e allo Spirito santo. Romano Amodeo resterà in vita a soffrire solo con il corpo e con quel poco spirito rimasto alla sua persona privata, che gli consentirà di girare gli occhi e strofinare l’unghia del dito indice contro quella del pollice. Perché? Per dimostrare, una volta ancora e di più, che il Programma della persona di nome Romano era lo stesso della Persona di nome Luigi, suo padre. Luigi Amodeo potette fare solo quello, quando si paralizzò per 15 giorni! Ora, accortomi che Dio vuol usare la mia persona, per esprimere il mio punto di vista umano, una volta che mi sono messo nei panni di Dio, non sto a pormi limiti e ho il coraggio di esprimerlo. Non sarò allora io a impedire a Dio di agire, in base alla mia “pretesa” di condizionarlo circa il fattibile e il non fattibile o il “si è già visto… o mai”! Io so che Dio ha creato dal nulla l’universo e che, se vuole, fa sparire tutta la Terra e non solo le Chiese delle altre fedi, che io desidero che svaniscano nel nulla,


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senza morti, il giorno 30 maggio, assieme alla Chiesa di Cogliate e al Municipio di Saronno e di Cogliate. Se, chiamato a mettermi nei panni di Dio, lo condizionassi in base al mio credere relativo al possibile e all’impossibile, allora sì sarei veramente un matto! Devo veramente mettermi nei suoi panni onnipotenti, se desidero comunicare alla sua onnipotenza (così menomata in me) che cosa, secondo me, deve accadere, per far fare un salto di qualità alla vita, al punto che non esista più lo stesso convincimento fattivo che esiste nel mondo dai tempi dell’uomo della pietra. Io intendo palesemente violare l’ordine naturale delle cose, volendo come se fossi Dio onnipotente, ma a partire proprio dall’impotenza che esiste qui! Io intendo celebrare le nozze tra Dio e l’uomo, tanto che la profezia di Isaia (che la nuova Gerusalemme si sarebbe chiamata “mio compiacimento” e la sua terra “sposata”) sia portata finalmente a compimento. Dio potrà sposare la terra di Cassina Ferrara sposando a Gesù una persona che già è stata sposa di Cristo e che io ho chiesto divenisse santa, sobbarcandomi 45 giorni di digiuno nell’autunno del 2002. Io, si, io nella mia persona, VOGLIO che in quel giorno (il 4 giugno 2004), mentre il mio corpo giace inerte, ricompaiano tutte le Chiese fatte sparire da Dio il 30 maggio, ad eccezione di quella di Cogliate e dei due Municipi, di Saronno e Cogliate, finché Sindaci e Polizia non faranno piena giustizia al Romano Amodeo portatore reale di Gesù, il giorno che fu investito! Affinché Dio ricostruisca anche quella Chiesa, la Cantoria di Cogliate dovrà andare per tre anni a sostenere quella di Cassina Ferrara, cui rubarono la maestra, con moine e concorrenza sleale. Dio stesso, presente in me, fu scacciato da quella cantoria, e si trattava di un Dio che per tre anni li aveva serviti, ricevendone in cambio tutta quella loro ingratitudine. Non sono vendicativo. Sono giusto! Queste persone hanno considerato un nulla tutto il mio diritto alla giustizia e tutto quanto fatto da me. E allora ne sperimentino la fatica e le difficoltà sulla loro pelle. Finché costoro non decideranno di fare ammenda, io, se Dio, salendo in cielo avrà conservato questa mia stessa idea e sarà con me a condividerla, non ricostruirò la Chiesa di Cogliate! Quel Paese è restato senza Dio, da quando scacciarono me, un ultimo, che disprezzarono pur portando io gli stessi valori del Cristo! Dio è una ESSENZA, ossia un MODO DI ESSERE che può essere condiviso da chi veramente voglia avere la stessa essenza ideale. Ma deve essere quella e non quella di una persona megalomane che intenda strumentalizzare Dio ai suoi fini… questo non è il comportamento di Dio ma del Diavolo! Pertanto è possibile, umanamente, essere Dio nei limiti delle possibilità concesse all’uomo dall’altro terminale dello stesso ideale, quello che ha in mano i tasti del comando.


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Ecco perché io SONO DIO e non ho altro potere, qui, che quello di farmi maltrattare da tutti. Sono venuto nella mia Chiesa e vi servo! Mi è toccato di essere rifiutato dal Centemeri, che non ha più voluto confessarmi, come se confessasse e perdonasse mettendoci del suo invece che del mio! Mi hanno fatto fare in Chiesa servizi che non fanno fare neppure a un Parroco! E io, che pur mi so Dio, li ho fatti di buon grado. Pur sapendo chi sono, mai mi sono permesso di rimproverare nessuno dicendogli “ma tu non sai chi sono io!”. Se l’avessi fatto sarei stato il Diavolo e non Dio. Sono stato un Dio che ha voluto contaminarsi perfino con il peccato! A mio figlio Gesù, alla Madonna, io non l’ho fatto conoscere, ma io ho voluto conoscerlo. Ho fatto compiere varie azioni non belle al mio Romano Amodeo! Ma dovevo sapere personalmente che cosa si ottiene, di male, quando si pecca! A me ho potuto consentirlo, a Gesù no! Pertanto ho maturato tutte le possibili esperienze. Fino a 33 anni sono stato chi ha potuto assaporare ogni umano successo. Poi ho dimostrato di rinunciare a tutto, per amore di mio Figlio e di tutti voi miei figli. Non mi sono dato figli, ma me ne darò. Al matrimonio mio del 4 giugno (che ribadisce quello del 1969 e quello del 1940, quando la Madonna pensò a me e mi salvò innocente come Gesù) ci saranno 40.000 risuscitati dalla morte. Io voglio che ritornino a raccontare a tutti che cosa hanno visto e fatto di reale, come l’aldilà sia una cosa reale. Devono accadere cose mai viste e che debellino una volta per tutte le altri false fedi! Se non lo facessi come potrebbe il cattolicesimo imporsi su tutta la Terra? Solo quando tutti saranno pronti a voler morire per gli altri, come io sono pronto e lo dimostrerò, solo allora la Terra diventerà il Paradiso Terrestre che voglio diventi, con l’energia sconfinata e pulita messa finalmente nelle mani di un uomo che non la usi più per fare guerre. Ebbene io VOGLIO che tutti assistano ad un matrimonio reale, tra me e la mia acerrima nemica, che ha avuto la capacità di intendere come male tutte le bellezze che io le proponevo. In Chiesa ho chiesto, nel giorno del Corpus Domini, a Cogliate: “Mi sposi?”, quando è già mia sposa, essendosi sposata con Cristo. Mi rispose “Mai e poi mai!” e sarà invece “sempre e poi sempre”, perché io sono Dio e lei sarà lieta di ubbidirmi. Mentre, nel tempo passato, ho disegnato una Madonna pura, per un mio Figlio puro, adesso, come ho voluto prendere contatto con il peccato, al fine di vincerlo io per tutti, così avrete anche una Madonna che ha conosciuto il peccato, e quello peggiore è stato di essersi così opposta al suo Dio, lei assieme a tutta la sua famiglia. Mi hanno perfino attaccato su il telefono, hanno respinto lettere e doni del tutto gratuiti! Come se Dei fossero stati loro! Ebbene, da tanta disobbedienza e disprezzo, io uscirò vittorioso, ma non con la prepotenza! Con la bontà di chi perdona, prende un bieco Giuda e lo trasforma in


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una Guida illuminata, prende un Diavolo e lo converte, di nuovo in un angelo che addirittura mai l’abbia tradito! Questa donna concepirà “immacolatamente”, di me, il giorno 11 giugno, mentre in Chiesa ci sarà il funerale del mio Romano. Nasceranno due figli, il 25 febbraio 2005, e si chiameranno Gesù e Romana. Io sarò in questi due gemelli, una sola cosa con essi, ma non mi calerò mai in essi come me stesso, resterò ad osservare la loro vita, del tutto umana, dal mio punto collocato fuori dal vostro sistema. Accadrà tutto ciò e tutto il resto solo – lo ripeto – se il Dio presente in me, salito in cielo ed acquistata la vista lunga dei tempi eterni, non rinnegherà il valore precario di quanto ha maturato come volontà presente in me, allorché si è incarnato. Io non dico come Gesù disse quando esclamò “Non la mia, sia fatta la tua volontà!”. Il mio compito è stato proprio quello di esprimere la mia volontà relativa, a partire dall’Ideale stesso di Dio, e il problema sarà non mio (cioè del Dio dimezzato che oggi mi scopro), ma dell’Altissimo (del Dio Onnipotente), quando risalirà in cielo e dovrà giudicare in che modo avvalersi dei propositi assunti quando era un uomo e li ha maturati attraverso di me. Ma questa condivisione, di Dio con gli uomini non è una eccezione! Io, Dio, sono l’Idea Somma che vi sorregge e vi fa esistere come persone e voi, per essere veramente me, Dio, e permettermi di scendere veramente del tutto nuovamente sulla Terra dovrete solo assumere l’ideale purissimo di Dio, che riuscirete a fare, però, solo se io nuovamente lo vorrò. Per Romano Antonio Anna Paolo Torquato AMODEO ho mobilitato ogni cosa. Tutti gli eventi che riguardano il suo tempo, espresso in giorni, risulta dal concetto da me attribuito ai numeri. Ho dato tanta importanza a questa mia persona che tutti coloro che hanno avuto a che fare con lei hanno avuto il nome che descriveva quel suo momento. Ad esempio, quando ho digiunato, nella persona di Romano, per 45 giorni e sono divenuto magro, ho aiutato per tutto il tempo Sara Magri, il cui nome ha indicato che quel personaggio con cui mi sono incarnato “sarà magrino”… quando avrà a che fare con lei. Il Sacerdote di San Giovanni Battista si chiama Luigi Carnelli perché “lì mi sono incarnato come Luigi”, un segno di mio padre Luigi Amodeo. Monticelli, il direttore della Cantoria, si chiama così perché “lì c’è il Monti” veramente santo di Dio. Padre Luigi Maria Monti, fatto santo dopo che io, Dio, l’ho trasferito a Saronno, si chiama così perché è il simbolo del mio arrivo, chiamandosi Luigi come mio padre, Maria come mia madre, ed essendo un Padre. Il Sindaco si chiama Gilli perché indica che nella sua Saronno, “lì, c’è G” (c’è Gesù).


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La rete del trasporto pubblico che porta in via Larga è la Restelli perché “lì si trasporta tutti verso il Re delle Stelle e della Stalla famosa della nascita del Cristo”. Restelli si chiama la famiglia appena si entra nel 12 della mia via perché è la stella che indica la stalla del nuovo presepio che ha riguardato il mio apparire. Milano si chiama così perché il mio essere di tredicenne si è preso una solenne bocciatura, tanto che “mi là no!”, per carità di Dio! La gente di Cassina si chiama “gent de ruina” perché io, Dio, la trasformerò nel seme della salvezza di tutto il mondo. Gerusalemme si chiama così a causa mia. Salerno si chiama così a causa mia, Roma si chiama così a causa mia. L’Italia, idem, perché indica che “A è ita lì”, dopo che in Israele ammazzarono il Figlio della mia A di Amodeo. La forma dell’Italia è uno stivale perché è il vero Paese che va, che cammina nel segno di Dio, tenendo in mezzo la Roma del mio Amor. L’Europa si chiama così per me: indica eu (il buon) ro (romano) pa (padre). L’italiano è la mia lingua e non a caso si è imposta con la Divina Commedia di Dante Ali a li lusinghieri pensieri (Dante Alighieri). Pinocchio è un racconto profetico e riguarda – occhio! – un Pino che diventa un bambino. Ma è sempre quella mia casa compresa in A.R.pino, la donna che è stata la mia consolazione e la mia casa, quando ne ho avuto bisogno. Collodi, scrittore di Pinocchio, l’ha fatto “con lodi”, le mie, perché ha rivelato come tutto sia possibile a un Creatore come me, nella mia opera. La “mente” umana, credetemi: vi “mente”! Ve l’ho scritto come oracolo! Perfino Dio è la D.10 di DIO. E il vostro io, in italiano, è un Dio a cui manca solo la Dimensione grande, operativa, quella che è mancata anche a me quando mi sono calato e ho assunto i vincoli umani. Lo vedete che 9 è il 9/1 che esiste nel 10 di DIO? Lo vedete che questo segno 9 è la stessa g di un Gesù minuscolo, ridotto a forza della natura? 9 è tutta l’energia ciclica, quando 1 sta in 10 e si sposta in tutto di 9, sì è la C2 di Einstein! Sono le due comparizioni della potenza 2 basata sulla C di Cristo. Ma vedete qual è l’opposto di 9? È questo segno: e, che in greco si legge Ro ed è la iniziale di Roman, un uomo (man) la cui maiuscola, in greco, è la P di Pater. Tutti i patriarchi sono stati oracolo ed attesa di quando io, Dio, mi sono incarnato in Romano Amodeo. Adamo, momento iniziale, Anno Domini Amodeo A.D. Amo. Abramo, momento iniziale del vero ascolto di un uomo a Dio, per cui ne avrei espansa la discendenza come le stelle, indica AB come l’inizio dello stesso linguaggio dell’alfabeto, che si conclude con R.Amo, Romano Amodeo. Questo è stato il nome che io, Dio, ho voluto assumere, scendendo nel mondo e divenendo un uomo come siete tutti, se finalmente arrivate a crederlo!


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Quando, nel prossimo capitolo, vi elenco tutte le date e gli eventi, sbalordirete nel vedere come, dal numero dei giorni della vita di Romano, risultano descritti gli avvenimenti che riguardano gli eventi principali del mondo. Io ho avuto una moglie terrena, Giancarla, e vedrete come essa riguardi la libertà su una linea. Poi c’è la sposa celeste di Gesù, quella che porterà all’immacolata concezione e alla nascita di Gesù e Romana. Ebbene osserverete come in 8.888 giorni ci sia la somma tra 601 e 8287 (giorni della vita di Romano quando lei è nata). 8.287 giorni indicano che a lei mancano tutte le mie 6 linee (+x +y +z –x –y –z) riferite al fronte assoluto 102 (IL “CENTUPLO QUAGGIU’ di Gesù) e al tempo 1 che realizza 600/1 nel tempo 1 posto a denominatore. Vi renderete conto di come tutta la mia libertà (600/1) sia stata la premessa essenziale, per cui quando si sono aggiunti 8.287 giorni, il totale è l’ottimo da tutte le parti (8.888), perché 8 è 23, è il volume complesso (positivo più negativo). Questa persona, sulla base della mia massima libertà in atto (601), determinerà la pienezza umana a tutti i livelli della scala esistente. Quando io vi ho scritto che mi pongo come Dio esprimo il massimo della mia libertà in atto, per cui lei, che ha iniziato il 3.10.1960, sarà il massimo successo del mio corpo. Infatti 23 e 23 hanno sempre lo stesso concetto di “corpo” che ha l’indice 23 della molecola (1023). Tutte queste cose riesco a scorgerle e a dirvele io perché sono il Dio di questo sistema. Controllate i numeri del capitolo seguente e resterete sbalorditi. Come mai succede? Ma perché la comprensione umana si poggia sui numeri. Così i concetti di particolare grandezza (come l’apparire in terra di Dio stesso) sono coerenti ai sensi numerici che costruiscono le idee. Dovete capirlo: per entrare in contatto con Dio è tutta questione di far girare il suo esatto programma. Se invece di attivare il Programma “Dio” voi attivate il programma “IO”, siete belli e fregati, attivate quello di Mammona, che ha tolto al Dio che è in voi la grande D e vi ha trasformati in presuntuosissimi imbecilli che, scoperte delle regole, giurano su di esse invece che sulla presenza di un Ente Assoluto che le abbia determinate e le usi finché gli torni comodo. Dopodiché Dio prima abbatte le due Torri Gemelle e, dopo la mia preghiera, anzi, l’espressione del mio giudizio, le rimette in essenza… se vuole, sempre se Dio vuole e seguita a volere anche quando si è portato dall’altra parte e, sapendo che c’è anche dell’altro che io non so, non mi dà retta, perché, nella


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sua ben più ampia veduta, Egli ne sa assolutamente più di me che non sono assoluto e perdo una quantità enorme di dati. Ciò non toglie che, fin quando io sono qui in terra, io esprima assolutamente la mia idea. Infatti se l’ideale è che venga il Paradiso Terrestre fin dal primo tratto della vita, il problema esistente, per Dio, è quello di considerare con molta attenzione il punto di vista umano, che non avrebbe potuto conoscere se non si fosse sbarazzato di tutte le cose sapute da Lui e ignorate da noi. Dio si è messo nei nostri panni limitati per poter meglio adeguare al limite un progetto costruito in base alla PERFEZIONE e PUREZZA voluti per Gesù Cristo. Se nessun santo si è mai permesso di credersi Gesù, ossia Dio, è grave se l’intendimento di Dio è proprio quello di trasformare una IO in un DIO, quel Dio che veramente è se usa il criterio di Dio e non del Diavolo. Abramo accettò il criterio di Dio e si dichiarò pronto a sacrificare Isacco, mentre le persone, chiamate da Gesù a mettere in comunione le loro essenze, si rifiutano, perché secondo loro “non sono degne”. Come un bambino timido, troppo timido, al quale un genitore vuol fare un dono. Ebbene il figlio glielo chiede e, mentre il padre glielo vuol dare, il piccolo tira indietro le sue manine, perché quel dono è di Dio ed egli… non ne è degno! Così la povera umanità seguita a dire “Cristo vieni!” ed Egli viene, ma non è accolto, non gli si fa spazio nei cuori. Allora Dio decide di scendere in carne ed ossa, dimostrando a tutti di essere proprio animato dal massimo rispetto per il suo Gesù Cristo. Risultato? Scopre che non conta nulla proprio nella sua Chiesa, bloccata su un Cristo storico! Allora lo dice chiaramente: “Guardate che sono io e sono tornato!”. E non succede ancora nulla! E, se insiste, gli amici lo prendono per matto, gli levano la stima, lo condannano a morte e lo fanno attestare come uno che delira! Oh povero Dio sceso tra noi! Povero Emanuele, Dio con noi! Ma sta per finire questo strazio. Dio, grazie alla mia persona che si è lasciata PERVADERE, si è chiarite le idee e, quando ritornerà in cielo (dopo aver fatto morire anche me per il bene di tutti) integrerà le mie ragioni con altre che siano superiori, ma rispettando un “Fifty-fifty” che accontenti sia la gallina oggi, sia le uova domani.


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I simboli numerici nel conto dei giorni di vita Vi sono poi importantissimi oracoli che sono evidenti in relazione ai numeri! Io ho notato come tutti i giorni della mia vita, contati nel loro numero, hanno un significato che è descritto abbastanza bene dal numero stesso. Per dare una chiave di lettura ed anche di valutazione, il mondo è organizzato come una stringa di dati simili a quelli dell’intelligenza artificiale che, in base a due soli numeri e a particolari scansioni della loro interpretazione, rendono possibile la rappresentazione di ogni cosa. Ora quando succede che c’è l’esistenza di un personaggio fondamentale, egli nel suo numero ha la stessa quantificazione che è relativa all’evento che accade in quel periodo. Prima di elencare le varie date, per rendere possibile il riscontro, elenco i vari numeri e specifico il loro significato relativo. Il riscontro è fatto attraverso il numero relativo ai giorni e ai significati qui di seguito agganciati ad ogni numero. Concetto dei numeri: 1 (unità); 2 (coppia); 3 (linea reale); 4 (realtà); 5 (realtà in atto); 6 (spazio complesso); 7 (libertà in linea); 8 (2 3, volume complesso); 9 (energia reale); 10 (ciclo ideale dello spirito); 11 (ciclo in atto); 12 (volume a 3 D); 14 (fronte libero); 16 (presenza in linea); 17 (presenza in atto); 18 (presenza a 3 D); 19 (1 in atto nell’intero moto del ciclo ideale); 20 (intero moto del ciclo ideale); 21 (libertà del volume); 22 (volume presente); 23 (corpo); 24 (tempo dell’unità); 25 (area presente; 26 (presenza in atto); 33 (durata della trinità, 1/3 di 99/1); 34 (spazio reale dato alla trinità); 38 (tutto il moto di 2 nella realtà dello spirito); 40 (realtà dello spirito); 45 (concreta l’unità); 50 (realtà in atto dello spirito); 66 (spazio dello spazio); 100 (fronte assoluto, centuplo quaggiù). Procederò in questo modo. Ad ogni data specifico l’evento in essa accaduto e la quantità di giorni della vita, enumerati spesso secondo tre date: quella della nascita (25.1.1938), quella della concezione (4.5.1937) e quella della vittoria sulla morte (4.6.1940). Divido il tutto in date relative al passato e, in chiave profetica, quando, secondo la stessa coerenza, sia prevedibile nel futuro.


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Io, il 4 giugno 1.999, il giorno delle mie nozze con Giancarla Scaglioni


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PASSATO 25.1.1938, nascita. Indica: piena area di presenza (25) di uno (1) che si muove interamente nel complesso (19) di tutto il moto nella realtà dello spirito (40) riguardante 2 (38). La sua data di nascita rivela che è il doppione di Colui che è posto (con la sua nascita) alla base del tempo, ossia di Gesù Cristo. La somma delle cifre è 2 +5 +1 +1 +9 +3 +8 = 29, ove 2 +9=11, ove 1 +1 = 2 il che evidenzia che si tratta di un doppione, di una replica. 4.5.1937. Concepimento a Roma, all’ombra del Vaticano, di Romano. (–266 g. dalla nascita) E’ il 2 che sarebbe vissuto 66 anni, il doppio dei 33 di Gesù. La somma delle cifre della data è anche stavolta il numero 29, da cui si ha ancora il 2 relativo al doppione. 4.6.1940. Morte prevista per Broncopolmonite +vita miracolata dalla Madonna. (861 g.) volume complesso (8) dello spazio complesso (6) di 1 (1), il che indica chiaramente il complessivo spazio di una vita, concessa a me da Dio, nel suo valore pieno, ma minimo. La somma delle cifre di questa data è 24, ed indica la pienezza del tempo, la cui sintesi è 2+4=6, una Trinità avente 2 dimensioni (e qui sono quella umana e quella divina della Madonna che interviene a fare un miracolo di sopravvivenza). Vedremo che anche Mariannina, quando muore, vale 6, nel suo Spirito 10. In questa data il Duce decide che l’Italia entri nella II Guerra Mondiale, che ufficialmente dichiara il 10, ossia quando ho 867 giorni, in cui il 7 finale indica libertà in linea (d’azione) 17.2.1941 Nascita del fratello, Benito Amodeo. (1.119 g.) 3 dimensioni unitarie (111), in tutto il moto 9. È Benito Vittorio Anna Vincenzo Giovanni Amodeo, il benedetto vittorioso, vincente duce che realizzerà l’interezza a tre dimensioni, di Romano. 1.11.1943. Nascita di Giancarla Scaglioni, la moglie di Romano. (2.106 g.) Coppia (2), centuplo quaggiù (100), spazio complesso (6) indica chiaramente l’apparire al mondo della sposa di Romano, che formerà con lui la coppia, gli darà tutto e tutto lo spazio che gli serve.


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3.10.1960. Nascita di MTL, sposa in Cristo. (8.287 g.) Alla pienezza nel complesso (8.888) manca 601. Infatti 8.888 –601 = 8.287. 601, ossia quello che manca alla pienezza complessiva, è il centuplo quaggiù (100) su tutto lo spazio complesso (×6) ed è riferito ad 1. Indica il completo rigetto nei confronti di uno, perché gli nega assolutamente il centuplo. Infatti Romano la chiederà in sposa e lei risponderà “Mai e poi mai!”. Ma questo indica anche che 601 +8.287 = 8.888 è la pienezza in tutte le dimensioni, e dunque che chi è nata in questa data è il perfetto complemento alla pienezza di coppia, partendo dalla pienezza del centuplo di 1 in ogni possibile direzione. Per Romano, che è un tutt’uno con Cristo, si tratta dell’ideale sposa di Cristo. 4.6.1969. Nozze reali di Romano. (11.453 g.) Il ciclo ideale dello Spirito in atto (11) concreta l’unità (45) dello spazio reale (3). È l’unità nuziale concretata nella realtà. Una concretezza realizzata il 4.6.1969, a 29 anni esatti dalla miracolosa sopravvivenza del 4.6.1940, tanto quanto la somma dei numeri della data di nascita e di concepimento di Romano. Costui concretizzerà la sua azienda di Fotocomposizione al n. 29 di via Colletta e il 29 gennaio 2002 scamperà alla morte perché la Divina Provvidenza preferisce portar via il corpo ligneo di Gesù, schiodato dalla Croce. Questo 29 è così importante per Romano (nato in Cristo come Paolo, nel giorno della sua Conversione, chiamato anche Paolo ed assimilabile a Principe degli Apostoli) perché è il 29 della morte di Pietro e Paolo e della nascita di sua madre Mariannina, come nata sulle loro ceneri 11.3.1987 Dio risponde a Romano disperato che stava per tagliarsi 4 dita. (17.942 g.) Presenza in atto (17) di tutto il moto (9) della realtà dello spirito (40), d’Uno (Dio) che risponde ad 1 ( cioè 1+1 = 2). È impressionante ma il numero dei giorni mostra Dio come la Presenza in atto di tutto il moto dello Spirito, relativo ad una coppia, in cui 1 gli aveva chiesto “Dio cosa faccio?” ed Egli rispose: “Aspetta!”, con la sua Unità. State attenti! Io non manipolo nulla! Affianco i concetti ai numeri secondo quanto ho chiaramente spiegato prima. Controllate, per favore, controllate!


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14.9.1998. Edizione della Fides et ratio, nel giorno d’Esaltazione della Croce (22.147 g.) Il volume presente (22) nel fronte libero (7+7=14), e nella sua libertà in profondità (7). L’Enciclica Fides (Fede in Gesù) et Ratio (esistente nello Spirito Santo di Verità), assieme all’Esaltazione della Croce in Cristo, realizzano l’intera libertà dell’esistenza di Romano, ossia liberano interamente (7) in profondità il fronte libero (7+7) contenente tutto il volume presente. Romano doveva aspettare questa Enciclica perché la sua vita si liberasse. In effetti in essa il Papa auspica che un Filosofo trovi una via ragionevole che si poggi sulle verità dello Spirito santo di Dio. È il Vicario di Cristo che provoca l’azione dello Spirito santo, il che è chiaramente espresso nel numero dei giorni, che mostrano il volume intero che si libera. 1.1.1999. Romano apprende dell’Enciclica Fides et ratio, a Cogliate (22.256 g.=1+33+22.222) Spazio reale intero (1) dato alla vita trinitaria di Gesù (33) del doppione a tutto campo (22.222). Romano doveva conoscere l’Enciclica e non la conosceva. È questo il giorno reale in cui giunge a cogliere (a Cogliate) la sua occasione, perché Don Carlo gli mette concretamente in mano il testo dell’Enciclica Fides et ratio, e in tal modo gli vien dato spazio reale intero affinché, assieme al Cristo, egli risponda al Papa e dia le risposte attese per “la fine del tempo”. 15.8.1999. Ascensione di Sabato con la Madonna, nel dì dell’Ascensione (22.482 g.) Volume presente (22), reale a 1 e a 2 D (48), dato alla coppia (2) fra la Madonna (volume a 2 dimensioni, umana e divina) e Sabato Lingardo (il volume a dimensione unica, umana). Sabato (Oracolo dello Spirito Santo, giorno di Dio), ascende al cielo con Maria. Un segno stupendo di quanto Dio appoggi i diseredati! Sabato, in vita, è stato davvero un santo diseredato dell’eredità materna dai fratelli, per la sua bontà, un maestro che non l’ha potuto fare a causa di bimbi indemoniati, che ridevano alle sue difficoltà di maestro, ed egli addirittura impazziva, nel vedere perfino i bimbi insidiati talmente da Satana! E i medici, chiamati dai Direttori Didattici insensibili, prima gli imponevano la camicia di forza e poi lo sottoponevano ad un elettroshock !!! Abitava con Romano e sua madre in Via Larga 12 a Saronno, quando morì, a Berceto, mentre erano in vacanza.


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17.9.1999. R. inizia il digiuno, perché non ascoltano il Papa, gli tolgono libertà! (22.222 g. +293 g.) il doppione +(300 –7), ossia Romano, più la libertà (7) tolta alla Trinità di un fronte assoluto (tolta al Papa, posto come 3×100=300). Il Papa è il centuplo quaggiù sulle 3 componenti dello spazio, e allora è quanto 300. Ma a Saronno gli hanno tolto tutta la libertà di azione che il 3 ha nel 10, ed è data da 10 –3 =7. Pertanto l’aggiunta dei 293 giorni a quelli del doppione a tutta scala (22.222) sono chiarissimo segno della protesta per la libertà tolta al Papa. 18.10.1999. Petizione di 464 persone, al Papa, di aver pietà per R. che digiunava. (22.222 g +300 +24 g) il doppione + il Papa (la Trinità di un fronte assoluto 300), più un tempo pieno (Sua Santità che avrebbe avuto tempo per intervenire). Si legge chiaramente come il doppione a tutta scala (22.222) dia al Papa tutto il valore che deve avere (il centuplo sulle 3 dimensioni dello spazio reale) e gli dia anche tutto il tempo per intervenire (le 24 ore di un giorno intero). 24.10.1999. Convegno in risposta alla Fides et ratio, indetto da Romano Amodeo. (22.222 g.+33×10 g.) il doppione + la vita del Cristo, interattiva con lo Spirito santo. È sbalorditivo! Si vedono chiaramente tutte e tre le persone della trinità: quella umana, l’intera vita del Cristo e l’intera essenza dello Spirito santo. È la dimostrazione, data dai numeri dei giorni, che in questo giorno si completa e manifesta Emanuele, il Dio con noi. Ha importanza anche calcolare i giorni a partire dalla Concezione di Romano Amodeo: (22.600 –4 g.) Volume presente (22) del centuplo quaggiù su tutto il complesso delle 6 direzioni spaziali (600) cui manca un 4 (Dio 1+3, uno e trino). A partire dal dì della concezione, nel dì del Convegno, Romano è tutto e gli manca solo l’Unità e la Trinità di Dio, perché è una trinità concepita declassata a livello umano. È anche interessante calcolare quanti giorni di vita aveva Romano dal dì in cui fu adottato in vita dalla Madonna (4.6.1940). (21.610 g.) Volume libero (21, a lati 7+7+7 indicanti Gesù) di 600 (Romano) e dello Spirito santo 10 (di Gesù) Come si vede tutti e tre i conteggi informano che in questa data del Convegno è stata completata la concezione di Emanuele (una


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Trinità a livello umano di un Dio con noi), è stata completata la vita per come si è presentata fuori dall’utero, ed anche quella originata in più dalla Madonna, per la vita in più donata a Romano come ad uno che vivesse innocente come Gesù. I numeri rivelano in modo impressionante come il completamento di Emanuele sia avvenuto nella data esatta del Convegno della fine dei tempi, che è stata completata appunto il 24.10.1999. Infatti la data 24.10.1999 completa le 24 ore del giorno nel numero dei giorni, le 10 quantità dello Spirito santo nei mesi (di 30 giorni dati dallo Spirito santo 10 interattivo con la Trinità 3) e riguarda l’ultimo anno del completamento dei tempi, che occupano 2.000 anni. Ciò sulla base dello Spirito santo 10, il cui volume è 103=1.000, volume che, per spostarsi interamente nella sua presenza 1.000, deve trascorrere per un altro 1.000 7.4.2.000. Morte della mamma di Romano. (22.777 –(60 –1) g.) Il volume reale (22), senza un 60 –1 che si libera in 777 (libertà del volume su 3 dimensioni). 60 è lo spazio 6 dello Spirito 10, il quale, riferito ad 1 (mamma) che lo occupa, è ridotto della sua unità. La sottrazione evidenzia l’evento della morte, che l’ha sottratta a 22.777, libertà del volume reale, della vita reale. Oppure possiamo analizzare in questo modo: (22.222 g. +500 –6 g.) in cui 22.222 è Romano, 500 è il verso unico presente nella realtà totale 103 (, per cui 500 è la vita unilaterale, dalla nascita alla morte) alla quale è sottratto un 6 che è tutto l’intorno spaziale (ossia una intera vita, in tutto il suo complesso da –3 a +3), che non sarà più visibile nel 500. 11.9.2001. Crollo delle Torri Gemelle di New York (23.239 +1 g.) 2 corpi (i due 23) nel loro intero crollo (9) entrato in atto (1). (un 1, presente in alto nel 10, cade in tutto di 9). Impressiona come questo crollo sia messo in relazione a Romano! Ma è in relazione a quanto accadde il 24.10.1999 a Saronno, al Convegno della fine dei tempi! In esso Emanuele diede le risposte attese dal Papa, provocate dal Papa e nessuno della Chiesa volle partecipare! In quel giorno la Fede Cattolica abbatté e fece crollare la Fede e la Ragione, le due torri che il Papa voleva fossero ben salde! Furono abbattute da una Chiesa che, rifiutando l’offerta del Dio della Vita, per sé e per tutti gli altri, si comportò da suicida ed


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omicida… esattamente come fecero i Talebani spinti da Bin Laden. Il Binomio (Fides et ratio) oracolo di Bin, che, per oracolo di Laden, doveva portare alla terra dell’Eden (l’Iraq), del Paradiso Terrestre, portò invece all’Ade. Causando prima la morte negli USA e poi in Iraq. MORTI DOVUTE ALLA CHIESA CATTOLICA, che trasformò il Dio di Gesù Cristo nel terribile Dio degli Eserciti! 29.1.2002. Attentato al corpo di Gesù e di Romano. (23.380 g.) due (2) aggressioni alla vita di Cristo (33), in tutto il complesso (8) dello Spirito santo in azione (×10). Quel giorno, nella stessa ora, un pullman investì Romano ma non l’uccise, mentre i ladri colpirono il corpo del Cristo nella Chiesa di fronte e lo rubarono, dopo averlo schiodato dalla croce. Possiamo analizzare anche in quest’altro modo: Il corpo (23) di chi vive in tutto 33 (Gesù) assieme a chi è 5 (il mediatore tra 0, l’uomo, e lo Spirito santo, 10), il che appare nel 33+5=38 (anno di nascita di Romano), il tutto che interagisce con il 10 dello Spirito santo di Dio. Possiamo analizzarlo infine anche così: C’è una coppia (2) in cui 338 condivide in trinità il 3 che è in mezzo, tanto che il numero è sia 33 (fine di Gesù), sia 38 (inizio di Romano), il tutto interattivo con lo Spirito santo 10. Comunque si mettono i numeri il senso è sempre quello: di una coppia messa in pericolo di por fine alla vita, e uno solo che figura perderla, finirla (il corpo di Gesù, staccato dalla croce e rubato). 20.10.2002. Romano rivela alla Chiesa di essere l’eletto, Emanuele. (23.644 g.) Il corpo (23) +43+4 , ossia il corpo, in base alla potenza di un Dio Uno +Trino (1+3=4), come un volume (al cubo) e come una profondità. Se questa non è la rivelazione di un’elezione divina, che cosa d’altro è? 14.11.2002. Si rimette in moto il tempo, nell’orologio della Chiesa. (23.669 g.) Corpo (23) e spazio complesso (6) dato all’energia totale di moto (9) dello spazio complesso dello spirito (60). Il corpo è quello dell’orologio, al quale l’energia dà modo di muoversi interamente. E’ l’inizio dei “Tempi Nuovi” previsti dalla sacre scritture e relativi ai corpi.


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Il tempo si era bloccato, in quell’orologio, nell’occasione del furto di Gesù Cristo e dell’investimento di Romano. Si riavvia esattamente 9 mesi e 16 giorni dopo, a un fioretto fatto da Romano, in cui sono 9 dì che non mangia altro che Cristo e l’ha fatto esattamente per 16 volte. 20.3.2003. Guerra all’Iraq. Attacco degli USA (23.795 g.) Corpo (23) libero (7) ed energia (9) reale in atto (5). “Corpo libero” è proprio definizione di lotta, idem per l’energia reale tradotta in atto. Il fatto che i giorni di Romano contino l’inizio di questa guerra indicano che Romano è alla base della Guerra. Dio vuole difendere la Fides et Ratio e sta dando Castighi terribili, affinché tutti si interroghino. Ma la Chiesa cattolica, anche avvertita da Romano, non si interroga minimamente: la colpa è solo degli altri! E così è come il solito, che pagano i giusti per i peccatori. È veramente Romano, la soddisfazione del 5, ciò che manca all’800 che indicherebbe l’assetto ordinato di tutto il corpo. 30.3.2003. Festa del Voto a Saronno. Rivelazione: “Tettamanzi sarai Papa!” (23.805 g.) Corpo (23) reale a 2 D (8), nella realtà in atto (5). Sono le 2 dimensioni reali del corpo e dello spirito (del centuplo quaggiù), dichiarate nella loro realtà in atto nel tempo. Per quanto detto sopra, 23.800 indica l’assetto ben ordinato che, ora, è in atto reale (5), e riguarda la giustezza del Voto festeggiato quel giorno alla Madonna dei miracoli. 6.4.2003. Rivelazione a Centemeri del castigo di Dio: “Lazzaro vieni fuori!” (23.812 g.) Corpo (23) reale a 2 D (8), riferito a 4×3 (realtà della Trinità). In sostanza l’ho messo di fronte alla realtà della Trinità (12) in relazione ad un assetto ben ordinato! Ma non ha voluto capire quell’ordine e Lazzaro è restato morto. 13.4.2003. Le processione delle palme: il doppione si sente parte in causa. (23.819 g.) Corpo (23) reale a 2 D (8), dell’energia reale (9) dello Spirito (10). In sostanza l’energia reale dello Spirito porta in gloria il corpo ben ordinato. Si può capire anche così: 22.222 +300 +(300 –3). Qui vediamo il doppione a tutta scala che percorre, con Gesù, le sue 3 direzioni del centuplo quaggiù,


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e, con se stesso, le sue 300, fatte salve solo le 3 della trinità di Dio che sono quelle già occupate da lui stesso. Dal che la “strana” percezione, di Romano, di essere uno dei 2 portati in processione, è confermata dal numero dei giorni di vita che aveva in quell’occasione. 20.4.2003. Pasqua di resurrezione (23.826 g.) Corpo (23) reale a 2 D (8), nell’intero moto dello Spirito in tutto l’intorno (26).

FUTURO Queste previsioni sono state fatte in base agli indizi relativi ad un progetto visto in atto con precise regole, tanto da leggerne il dato, anche se non ancora osservato da noi e quindi giudicato a torto “non accaduto”. Ho calcolato i giorni anche dal concepimento e da quando ‘Modè’ ebbe la vita salvata, ripartita ex novo per grazia della Madonna. E i dati escono con notevole coerenza rispetto alla vita intera e a quella della sola anima. 23.5.2003. Piaga delle Cavallette a Cogliate: castigo di Dio per una Chiesa che si permise di scacciare ingiustamente R. dandogli più dolore che se l’avessero ucciso: avevano ucciso l’Amore per Gesù!. (23.859 g.) Corpo (23) a 2 D (8), crollo (9) del centuplo quaggiù a senso unico riguardante lo Spirito (50). Dal concepimento di R.: (24.124 g.) fine (24) di un centuplo quaggiù (100) in tutto il suo tempo (24). A partire dalla vita spirituale salvata dalla Madonna: (22.998 g.) volume (22) dell’energia… dell’energia del centuplo quaggiù (99, sempre eccessiva) nella realtà complessa (che è quella diabolica di chi non è lineare nella fede ed assume anche il negativo). Quello che poi accadde in quel giorno (e lo si scrive solo in data successiva, 27.12.2003, e dopo che si è potuto vedere che cosa sia realmente accaduto) fu che Romano, intimato di “Andare a farsi curare” dal Parroco, fu costretto ad andare a farsi curare, con una enorme mortificazione per il suo Spirito, dovuta a quella vera e propria sopraffazione.


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25.5.2004. Morte del Papa e paralisi di Romano. Ultimo segreto di Fatima. (24.227 g.) Tempo pieno (24), del volume (22), libero (7). Perfetto senso che hanno i giorni di Romano in questa data. Il tempo pieno del volume che si libera è la perdita, della vita per il Papa e del suo Spirito vitale per Romano. Partendo dal concepimento di R.: (24.493 g.) tempo pieno, realtà tutta in moto del percorso. Perfetto, tutta la lunghezza della vita! Partendo dal miracolo della sopravvivenza dovuta alla Madonna: (23.367 g.) corpo, elettromagnetico 6×6, libero; Anima elettrica! oppure: il doppione, 2 di 33, spazio, libero, che è la perfetta quantificazione riferita ai 2 Gesù, come spazio libero! 9.6.2004, morte di Romano, doppione del Cristo. (24.242 g.) tempo pieno, del tempo pieno, dei 2. Perfetto! Dal concepimento: (24.508 g.) tempo pieno, di tutto il moto unilaterale assoluto, intero. Perfetto! Dal miracolo di sopravvivenza della Madonna: (23.382 g.) corpo del nato nel 38 (come n. 2). O, anche, condivisione (tra 2) del 338: un 33 e un nato nel 38, che condividono un 3. Perfetto! Poiché Romano è un 5, è un mediatore tra l’uomo (0) e Dio (10), sopravvive nel suo corpo, nel nuovo millennio, per 53 decine intere di giorni, esattamente per 125 decine e 6 giorni, i quali ultimi indicano il tempo frazionario del suo complesso 3+3, di un doppione contenente in più le due Persone della Trinità di Dio.

Romano Amodeo ferito il 29.1.2002


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AGGIUNTA DEL 27.1.2004 Colgo l’occasione del controllo effettuato in questa data, per portare in luce altri avvenimenti che sono accaduti in date molto caratteristiche. 14.8.2003. calo della luce su tutti gli USA. A 300 giorni interi dalla morte prevista per il 9.6.2004, a conferma che è cominciata la nona piaga del buio (corrispondente alla nona di Mosè, tra le 10 Piaghe d’Egitto), che si concluderà con la morte del Papa e lo smembramento della trinità di Emanuele, che resterà in essere solo nella sua persona fisica, dunque del tutto paralizzato, la nazione più potente del mondo restò al buio. 300 giorni sono la manifestazione trinitaria riferita al centuplo quaggiù promesso da Gesù ai viventi. 10.10.2003, mancata assegnazione del Nobel per la Pace al Papa. (24.000 –2 g) Avevo previsto e fatto conoscere ai giornali, che ne hanno dato notizia, come per questa data si dovesse attendere un segno che avrebbe colpito il mondo e che sarebbe stato segno di un grande buio. Ciò in quanto, sulla base dell’ingombro occupato dal 2, si compiva quel giorno il numero di 24.000 giorni, indicanti un colmo in negativo. Ebbene il colmo fu che il Papa, proprio per essere stato investito campione della pace da Gesù, principe della Pace, non fu degnato meritevole del Premio. Se il Papa non avesse avuto questa delega dal Cristo avrebbe già avuto questo premio da molto tempo (che già fu dato al Da lai Lama, o a Madre Teresa di Calcutta, non certo più meritevoli). Era davanti agli occhi di tutti che molto probabilmente sarebbe stata l’ultima occasione per premiare il Woitila durante la sua vita, tutta spesa in modo vincente a togliere dal mondo le occasioni di guerra (si pensi a quella Fredda e al ruolo avuto da lui). Fu veramente il colmo non premiare proprio lui in vita, solo perché era il Papa (investito appositamente dal Principe della Pace). Ciò ha avuto un gran senso sulla mia vita: io pure sarò il Salvatore della Pace universale, per delega nuova concessa da Dio al suo Emanuele, ma per quanto abbia fatto e faccia per farmi riconoscere, incontro le stesse difficoltà incontrate dal Papa. Iddio, per mostrare le mie, ha reso evidenti quelle di chi ha appositamente delegato al compito che è il mio stesso compito. Pertanto io, annunciando un colmo nel “buio”, ho veramente posto in luce il colmo del buio delle coscienze: quello che proprio la persona investita


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da Dio e che manifestamente lo sta assolvendo egregiamente, non è riconosciuta… proprio perché questo compito è stato reso manifesto! Io non sono creduto perché rendo manifesto a tutti di essere l’Emanuele! Se non avessi assunto questo atteggiamento, sarei stato più credibile! Il colmo si ha proprio quando non sei riconosciuto vero proprio perché dici il vero! 24.000 è un colmo! Di tutte le ore del giorno e di tutto il 103=1.000. Le due unità mancanti al 24.000 sono la premessa esistente di me, doppione, o, se volete, di me e del Papa, castigati allo steso modo nello stesso giorno. Infatti anche io, avendo detto ai giornalisti in che modo avevo ben profetizzato l’evento che sarebbe coinciso con un gran colmo del buio, non sono stato minimamente preso in considerazione, perché la spiegazione data gli è parsa un escamotage pazzesco per avere ragione a tutti i costi. 12.11.2003. Strage a Nassirija, dei soldati italiani operatori di Pace. (24.033 g.) Colmo (24) per tante vite di poveri cristi (33). Il numero dei miei giorni l’evidenzia in modo ideale. In questa fase della piaga (la nona del Buio che terminerà con la morte del Papa e la perdita del mio Spirito, il giorno 25 maggio 2004), il colmo per tanti poveri Cristi andati in Iraq per regolare la Pace è stato quello di essere uccisi dai martiri di una Fede stravolta in Dio che, da Dio di Pace, è inteso Dio di un Terrore da realizzare, per risolvere la situazione. E’ proprio vero: si è attivato il Dio degli Eserciti, che è il Dio del Terrore del Terrorismo, per fare infine emergere la verità: che sarò io, alla fine delle 10 piaghe, dopo che avrò pagato con la mia morte per tutti, ad assicurare la Pace grazie al Dio della Pace! Pace che conseguirà a quando proprio io, Emanuele, diverrò l’Erede di Dio e il Salvatore atteso, dell’intero mondo: a partire dal giorno 11 giugno 2004, ossia a partire esattamente da 53 decine di giorni, nel relativo (volume di ingombro, in decine di giorni, del mediatore tra 0 e 10), con l’aggiunta, in assoluto, di 8 decimi di decina, che corrispondono al volume complesso assoluto: 4/10 di dimensioni reali (in avanti nel tempo), più 4/10 di dimensioni ideali (o immaginarie, in retromarcia rispetto al tempo). 21.11.2003. Due carretti trainati da asinelli destinati a lanciar missili a Bagdad. Uno solo riesce e fa molti danni ma, miracolosamente, nessun morto. (24.042 g.) Colmo (24) della realtà dello spirito (40) del “doppione” (2). Succede questo: in questa data, secondo i miei calcoli, mancano esattamente 200 giorni alla mia definitiva morte e mi aspetto eventi degni di questa ricorrenza. Infatti 200 è tutto lo spostamento del doppione, nel fronte a lati generatori 100+100 (il centuplo quaggiù detto da Gesù).


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Temendo i soliti castighi di Dio, mi vado a confessare da Don Luigi Carnelli e mi esprimo così: “Sono in colpa perché so che Dio compie quello che è giusto. Ma vedo come, per difendere proprio il valore di una mia iniziativa, stia mandando castighi mortali. Io non gradisco di essere difeso in questo modo, e questo non gradimento mio, mi rendo conto, è peccaminoso, perché mi permetto di rivolgere critiche al mio Dio. Non sono critiche vere, ma, essendo proprio io chi è difeso, non gioisco ad essere difeso a spada tratta, con la conseguenza di tanti morti innocenti!” Scrissi anche al Cardinale Arcivescovo Tettamanzi, avvertendolo di come io temessi, per quella data, degli eventi particolarmente significativi nel mondo e gli promisi che, dopo quella data, ne avrei riparlato con lui, per sottolineare se fossi stato buon profeta oppure No. Ebbene in quel giorno la liturgia della Chiesa descrisse di come Gesù avesse cercato l’asinello sul quale essere trasportato a Gerusalemme, e in quel giorno, a Bagdad, un ben diverso carico fu affidato a due asinelli. Questi due asinelli erano i simboli soliti delle due Torri Gemelle: Gesù e Romano, la Fides et ratio, le due strade per perfezionare l’attività dell’uomo, che si avvale non solo della fede, ma anche della ragione. Ebbene, a Bagdad, dei 2 asini, uno solo aveva potuto far partire il suo tristo carico di morte ed era crollato il fronte d’un albergo. “Senza morti, miracolosamente!” commentarono i giornalisti. Ora io avevo preannunciato, per quella data, un evento che fosse il Colmo (24) della realtà dello spirito (40) del “doppione” (2), a causa dei 24.042 giorni della mia vita, così emblematicamente significativa! Ebbene il colmo per il mio spirito fu che mi confessassi e dicessi a Dio di non essere d’accordo che mi difendesse facendo morti, e che egli ascoltasse il mio spirito: fece disastri, con i missili dell’unico asinello che riuscì a lanciar missili e, miracolosamente, non fece nessun morto. Scrissi, come annunciato, questa spiegazione al Cardinale Arcivescovo Tettamanzi, ma, come ha sempre fatto, per lui io non sono il Signore, che ha assunto i dimessi panni dell’uomo, ma solo un cialtrone. Secondo lui i Signori… si vedono, emergono nell’intorno, brillano ampollosamente di luce propria! Oh No, caro mio buon Cardinale prossimo Papa! I veri Signori non lo danno a vedere, non vanno a caccia delle gratificazioni altrui. Tu, semplicemente per il mio tentativo di farti conoscere il vero, hai scambiato la Grande Verità che ho cercato in ogni modo di farti conoscere, per Menzogna, essendo una Verità troppo


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grande per essere creduta da chi non crede che il Signore possa mai far capolino nel mondo, per vedere se i suoi servi fanno i servi oppure i padroni. È così NULLA la convinzione umana che il Signore si ripresenti che non bastano tutti gli indizi e i miracoli che sono accaduti attorno a me, a far accettare che io sia il Signore! Questo Signore è venuto, ha assunto, senza che io ne abbia avuto alcun merito personale, la persona mia, che si è dichiarata ben disposta ad annullarsi del tutto per dar vita in se stessa al Signore. Ma è stato troppo Signore, perché si è presentato mite, con bontà di cuore e come il primo vero credente di suo Figlio Gesù, tanto credente da avere impersonato tutti i soggetti delle beatitudini. Presentatosi per dar voce alla sua Chiesa ha potuto farlo… solo cantando! E l’ha fatto! Si è unito a tutti i suoi credenti e, pur essendo il Signore, gli ha dato l’esempio: di essere il primo tra tutti i fedeli a Gesù Cristo, così credente da gridare a tutti che chi si comunica con Gesù Cristo diventa veramente Gesù Cristo! Anche il Salmo 86, sulla Gerusalemme celeste cita: “Si dirà di Sion «L’uno e l’altro è nato in essa e l’Altissimo la tiene salda»”, riferendosi alle due presentazioni di Gesù, nelle vesti dell’Altissimo che l’avrebbe tenuto salda: il Signore di sempre, Dio! Queste cose sono risapute ma, a quanto pare, non sono oggi credute possibili neppure da un Arcivescovo e Cardinale che prossimamente sarà fatto mio Papa! Sì! Perché io, Romano Amodeo sono il Signore sceso in terra come qualsiasi ultimo delle Beatitudini e voglio così e così vorrò anche quando, il 25 maggio di questo 2004, salirò in cielo assieme a Papa Woitila, lasciando il povero corpo, usato da me, a patire concretamente per 15 giorni quanto le concrete e reali dita dell’uomo nel segno che si fa della croce!


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Io, ad un anno di vita, quandâ&amp;#x20AC;&amp;#x2122;ero allattato da due mammeâ&amp;#x20AC;Ś

Saronno, scritto nel 21.3.2003 con alcune integrazioni successive (27.1.2004)


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man a‘MODE’o

Crollo delle Torri gemelle a castigo di una Fede omicida e suicida? Ragione e Fede come due Torri a sostegno del complesso rapporto uomo-Dio. L’Enciclica Fides et ratio l’auspicò il 14.9.1998, giorno d’ “Esaltazione” della Croce… La Provvidenza volle che il giorno del Trasporto della Croce a Saronno, un “esaltato” nella croce, dai fideisti, le rispondesse: la Chiesa fu chiamata a Convegno. Il Papa auspicava passione, ansia, l’audacia di aprire nuovi percorsi, prometteva l’avvocatura della fede e s’affidò alla Sede della Sapienza. Provocò Maria…e fu certo che non ci fosse risposta! E quando essa ci fu, da chi digiunò in assoluto e rischiò la vita perché l’udissero, la Chiesa fu Pubblico Ministero… e chiuse cuore ed orecchie! 4 preti e 460 persone scrissero allora una supplica al Papa: “Si sente tradito…Pietà! Ne morrà! Lo riceva!” L’uomo visse 57 giorni solo dell’Ostia del Cristo, ma il Vaticano non rispose ! Un tacito decreto di morte, per le due Torri Gemelle della fede, in “esaltata, eroica Comunione” uomo-Dio! Gesto omicida e suicida; e Dio proprio in quel modo abbatté le Torri Gemelle dell’uomo! Egli s’era degnato di rispondere…la sua Chiesa no! Questa, provocato l’incontro uomo-Dio… aveva disertato il Convegno! A Cesare quel che è di Cesare, e a Dio quel che è di Dio! Invece no! La Chiesa s’impiccia di Cesare e trascura quanto dipende da essa! Dio è molto irato contro una religione omicida e suicida! La guerra in IraQi è proprio il segno dell’Ira qui…, di Dio! Perché Suo figlio fu in Comunione con un Esaltato dalla Croce, ma fu di nuovo abbattuto, con uno giudicato troppo esaltato dalla Croce e dalla Comunione con lui!


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Romano a Felitto


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Al Papa Giovanni Paolo II, affinché si convinca che Dio ha parlato ancora all’uomo, proprio rispondendo alla sua Fides et ratio, promulgata nel giorno dell’Esaltazione della Croce, tanto che la risposta gli venne il dì del Trasporto della Croce a Saronno, da un epistemologo Esaltato nella Croce e nella Comunione sacramentale con Gesù Cristo, per 57 giorni in cui non si cibò di niente altro.


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Splendida conclusione dellâ&amp;#x20AC;&amp;#x2122;Enciclica Fides et ratio


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Un uomo eletto per un vero incontro uomo-Dio o ragione-fede? Il Papa, qualche mese fa, si è lamentato, dicendo che Dio deve essere disgustato dagli uomini, tanto che non parla più… Ma, se avete la pazienza di interessarvi di questa vicenda, vi accorgerete come la colpa di tutto questo che il Papa ha recentemente notato – se di colpa si può parlare, invece che di Divina Provvidenza – ricade interamente su tutta la Chiesa Cattolica, Papa compreso. Infatti Dio rispose alla sua Enciclica Fides et ratio, secondo l’antica promessa che lo avrebbe fatto alla fine, alla pienezza dei tempi Il Signore parlò, in un Convegno organizzato a Saronno il 24.10.1999, un numero che è indizio della pienezza dei tempi. Infatti il giorno è il 24 (numero che completa tutte le sue ore), il mese è il 10 (numero che completa il ciclo intero della numerazione ideale dello spazio-tempo, risultante dal 23+2=10, che somma al volume complesso, avente il lato esteso da –1 a +1, i 2 tempi a crescite contrapposte, positiva e negativa, e realizza la quantificazione cibernetica del volume, secondo la velocità unitaria 2/2, del tempo che avanza). Infine il 1999 è l’anno che completa il secondo millennio dopo Cristo. Nella sua Lettera Enciclica il Papa aveva auspicato che il complesso Ragione-Fede spiegasse alla perfezione il complesso uomo-Dio. Il Vicario di Cristo doveva aspettarsi, ora, che un uomo fosse eletto da Dio a costituire la parte umana e ragionevole di quel complesso. In modo ammirabile, il Santo Padre aveva chiesto l’aiuto alla Sede della Sapienza, alla Madonna, affinché realizzasse questo incontro, nell’ottica della tesi di San Tommaso d’Aquino, “che ogni mistero può essere svelato dall’uomo che sia perfettamente illuminato dalla Fede”. Ora è accaduto veramente che questo eletto sia stato eletto a ciò, dalla Sede della Sapienza, che la Madonna elesse a figlio adottivo, tra il 1938 e il 1940. Si tratta di Romano Amodeo, nato nel 1938, da una sapiente famiglia di Maestri delle Scuole elementari. Il padre battezzato Luigi (affidato al Re Santo dei Francesi, oracolo dello Spirito santo Re; veramente affidato, dal Battesimo, Sacramento che veramente affida al Santo che ha quel nome); Amodeo come cognome (Amodeo, oracolo di appartenenza alla famiglia dello Spirito santo di chi ama Dio).


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La madre battezzata Mariannina (affidata a Maria Regina e a sua madre Sant’Anna, Annina costei, essendo umana); Baratta come cognome (oracolo di chi baratta il figlio suo, con quello della Madonna). Baratto? Giudicate voi. Questa madonnina umana ha la grazia di avere un figlio che concepisce a Roma, all’ombra del Vaticano e lo chiama Romano Antonio Anna Paolo Torquato AMODEO. Romano, oracolo come il figlio del Duce, di quel Mussolini chiamato ampollosamente l’Uomo della Provvidenza. Sta di fatto che proprio la Provvidenza vuole che Mariannina soffra gravemente di mastite, ad entrambi i seni, e che per lei l’allattamento del suo piccolo si rivela un’immensa tortura. Stringe i denti, perché sa bene il valore del nutrimento materno e allatta il neonato per due anni, supplicando “Madonna!” ad ogni poppata più vigorosa delle altre. Che dite, o lettori? Secondo voi, la Madonna partecipa o no, spiritualmente, a questo allattamento? L’Addolorata è possibile sia invocata a vuoto? Chi ha vera fede in Dio e nei cattolici Sacramenti deve credere che questo bimbo sia stato spiritualmente allattato al seno di Maria Regina, e di sua madre Annina, alle quali Mariannina era veramente affidata per Battesimo, giacché il Battesimo vale! È un Sacramento! Per quei due anni di veri patimenti, Mariannina non vuole avere più altri figli e rifiuta il ruolo d’umana madonnina voluto dalla Provvidenza. La Madonna è mamma di tutti gli uomini che Dio mandò, manda e manderà: è la Mamma di Gesù, che è ciascuno di noi, specie quando siamo afflitti, poveri, perseguitati, ammalati… Gesù lo rivelò, chiaramente: “Io sono in tutti gli afflitti e diseredati; quel che avrete fatto a loro lo avrete fatto veramente a me!” La Divina Provvidenza però vuole che Romano (già oracolo qual Figlio dell’Uomo della Provvidenza) sia il figlio umano della Provvidenza, adottivo, della Madonna. Colui che, compreso per Comunione sacramentale nel vero Figlio Gesù, un giorno possa rispondere alla provvidenziale Enciclica Fides et ratio, conclusa dal Papa con la stupenda esortazione: “Possa la Sede della Sapienza essere il porto sicuro per quanti fanno della vita la ricerca della saggezza. Il cammino verso la sapienza, ultimo e autentico fine di ogni vero sapere, possa essere liberato da ogni ostacolo per l’intercessione di Colei che, generando la Verità e conservandola nel suo cuore, l’ha partecipata all’umanità intera per sempre.” Di fronte a Mariannina che si ribella ad essere la madonnina umana, voluta dalla Provvidenza, Dio sembra far la faccia truce e decreta la morte di Romano, allattato spiritualmente dalla Madonna e quindi condotto subito in Paradiso, a due anni, innocente, non corrotto ancora nel suo ideale mondo infantile. Il bimbo morirà di broncopolmonite, male incurabile nel 1940, non esistendo ancora la Penicillina. Chi si ammalava così era interamente nelle mani della Provvidenza.


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Mariannina aveva pensato d’allevare come si doveva quel figlio, ma quello e basta! Le era costato troppo dolore! Si accorse che Dio è il Signore d’ogni vita. Quella morte era il castigo della sua indebita appropriazione di Romano! “I figli non sono nostri, ma di Dio!” e rese a Dio chi era di Dio. Ma poi non si arrese, e cominciò a pregare la Madonna, essendo in perenne contatto, di preghiera, con lei. La supplicò, addoloratissima, in questo esatto modo: “Madonna mia, tu sai che cosa significa perdere un figlio innocente! Romano non ha colpa, come non l’aveva Gesù! La colpa è solo mia! Ma ho compreso la lezione ed ora chiedo perdono! Non occorre più che il bimbo muoia! Salva, ti supplico, Romano, innocente come Gesù!” “Innocente come Gesù? E sia!” acconsentì Maria Regina, di Annina, alla supplica di chi era affidata a Lei Maria, ed a Sua Madre Annina. Così quel figlio che la madonnina umana aveva reso a Dio Padre, ebbe per Madre la Madonna. Tutta la vita che Romano ebbe, l’ebbe per grazia della Regina. Questo secondo una fede certa: che chi prega bene è senza dubbi ascoltato. Basterebbe ciò per credere in un Romano, già figlio della Madonna (in quanto lo sono tutti gli uomini) divenuto figlio speciale, eletto, per una Baratta (affidata alla Madonna e a sua madre dal Battesimo), che volle veramente scientemente “barattare” suo figlio con Gesù, poiché rese a Dio la paternità e la maternità a Maria, per la supplica fatta a Lei: Mater Domini, la Madonna. Basterebbe… ma la Provvidenza volle essere più chiara ancora, più evidente e mise in campo un miracolo veramente annunciato. Venne infatti la mattina in cui Romano doveva morire e stette per morire: ogni respiro sembrava l’ultimo. Partì, alle 7 di mattino, un disperato appello al Dottor Sabatella, di Felitto (Salerno). Il medico sapeva che solo un miracolo poteva salvarlo e non voleva che il bimbo morisse tra le sue mani impotenti… Così non accorse, ignorando l’assoluta urgenza di quel disperato appello. Si presentò alle 11, quando, secondo lui, avrebbe trovato il bambino già morto. Alle 7:30 gli Amodeo sentirono bussare alla porta, e pensarono fosse il Dottore. No, era solo una giovane scolaretta di Mariannina, venuta lì, assieme a sua madre. La bimba annunciò: “La Madonna mi ha detto in sogno, stanotte, di venire a dirvi, appena alzata, che ha provata tanta pena per vostro figlio e di non temere più, perché ci penserà lei! Chiede subito una candela al suo altare, in segno di fede e ringraziamento.” Mariannina volle crederci. Il bimbo poteva morire in sua assenza, ma lei non lo temé! Uscì, andò in Chiesa e volle strafare: accese non una, ma 6 candele, all’altare della sua Madonna! Non si stupì per quello che successe subito dopo.


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Alle 11, quando il medico si degnò di accorrere, si accorse subito che la crisi mortale era venuta, ma, miracolosamente, il bimbo aveva vinto la morte, l’aveva trapassata. “State lieti! Tra qualche giorno la malattia sarà solo un brutto ricordo!” Ebbe ragione quasi in tutto, perché quel ricordo fu quanto di più bello restò agli Amodeo: un intervento miracoloso della Madonna, la Sua promessa che avrebbe pensato lei a quel piccolo! Essi credettero al miracolo, a tutto quanto annunciato da quella bimba nell’ora stessa in cui avvenne. Ma non sospettarono minimamente che la sorte, toccata a quel piccolo Romano, fosse stata quella di una vera e propria elezione a figlio adottivo della Madonna, grazie alla quale il bimbo avrebbe conservato per sempre l’innocenza di quel bambino destinato al Paradiso, che non sarebbe stata corrotta per effetto di un miracolo di sopravvivenza… Che dono sarebbe stato? La madre stessa aveva chiesto che fosse salvato innocente come Gesù e Dio salvò, assieme alla sua vita, la sua innocenza. Tutti gli uomini sono corrotti da Satana, crescendo e non sono capaci di sostituire alla fede certa nei genitori che pensano a tutto, quella del Dio che pensa a tutto. Satana gli fa credere che il futuro dipende da loro e che debbono darsi da fare. Così tutti entrano nel campo di grano in cui il Maligno ha seminato quella zizzania e tentano di estirparla. Le Crociate, le cacce alle streghe, la Sacra Inquisizione furono i momenti più neri in cui la pretesa di fare quanto Dio non faceva (estirpare il male) portò la fede in Cristo al massimo stravolgimento. Ma anche ora ogni intervento inteso contro il comandamento generale dell’amore per tutti, amici e nemici, è come un atto della personale inquisizione. Così succede che, davanti a questioni intese di forza maggiore, la singola persona è calpestata, scientemente sacrificata per il bene di tutti, anche quando è saputa innocente. L’uomo non desidera offrire l’altra guancia, convinto che poi Dio vede e provvede, ma decide che non è giusto, che deve dare delle lezioni, di forza a chi esercita la forza. È un vero stravolgimento del Vangelo di Gesù ed accade quando l’uomo si mette in mezzo e, per fare il bene, non lo fa per tutti e così crea vittime. Se uno solo è fatto cadere, per il bene di tutti, è attuato un metodo che va a danno di tutti, perché una moltitudine è fatta di singoli e se si calpesta la persona, parte essenziale della massa, si mina alla base il complesso di tutto il gruppo, minandone l’unità. L’uomo, credendo nel divino incarico attribuito a lui, di fare la giustizia, diventa non giusto, ma giustiziere, assassino, in quanto questo incarico, di essere giustiziere, l’ha ricevuto solo da Satana, non certo da Dio. Dio ti ordina di non scagliare le prime pietre, quando hai perso l’innocenza. Ecco, Romano, che per volere della Sede della Sapienza aveva conservato per sempre l’innocenza del bambino morto e portato in Paradiso da Dio, visse vedendo il Paradiso, vedendo l’aggressione all’uomo, fatta da Satana.


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Parteciparono, a questo dono concesso a lui, tutti i santi ai quali Romano era stato affidato. Fu battezzato Romano Antonio Anna Paolo Torquato e il sacramento del Battesimo aggiunse a suo sostegno i carismi di San Romano, legionario Romano che si oppose di presenziare al supplizio di San Lorenzo. Questo santo era stato messo su una graticola, dall’umano interventismo figlio di Satana, per esservi cotto a fuoco lento: supplizio emblematico di quello indotto dal Diavolo, che cuoce a fuoco lento tutti gli innocenti e li trasforma in Santi Inquisitori. Ebbene, questo soldato Romano, che neppure sapeva cosa fosse la fede in Cristo, quando vide quell’infinita cattiveria, vide subito dietro di essa Satana e si dissociò immediatamente. Andò dai suoi superiori e disse che non accettava il ruolo che volevano avesse in questa storia: del custode delle loro assurde pretese. “Sono Cristiano anch’io!” Disse, esaltandosi nella Croce di Cristo, e fu decapitato. San Romano è riconosciuto come un soldato divenuto per elezione della Provvidenza, tutto di Cristo, senza che nemmeno l’avesse mai conosciuto! Non c’erano vie di mezzo, non c’erano compromessi e volle piuttosto morire che tradire il Valore che sentiva valido in sé. La Chiesa lo santificò come San Romano, inventando quel nome proprio nell’ottica di quel soldato di Cristo che lotta, per elezione, contro Satana. È invocato durante gli esorcismi. Ebbene San Romano, con tutta la sua stupenda impulsività, dette a Romano Amodeo, affidato a lui dal Battesimo, tutti i doni della sua persona. Bisogna crederci perché il Battesimo è un vero affidamento sacramentale e non una cosa che non conti nulla essendo una pura coincidenza il relativo aggancio. Chi ha fede deve credere che Romano ebbe San Romano, l’esorcista, a sua difesa. E non si farà fatica a riconoscerlo, perché, in tutta la sua vita, Romano tenterà di esorcizzare Satana. Saprà riconoscere la violenza fatta al debole e, mentre tutti lo accettano come doverosa vittima, egli si metterà sempre dalla sua parte e contro l’idea di tutti. Il secondo santo cui Romano fu affidato è Sant’Antonio da Padova. L’immagine tradizionale, di questo santo, raffigura Antonio che ha in braccio un bambino ed un giglio. Ebbene era quella la condizione del Romano fatto perdurare, come un bimbo innocente, che cercherà di dire all’uomo di aver fede in Dio, che rende bello ogni giglio del campo e che certamente ha a cuore l’uomo, che il Signore ama di certo molto di più. Sant’Antonio da Padova fu un uomo colto che dedicò a Dio la sua vita, costituendo l’Ordine Antoniano. Ebbene queste sue virtù le infuse in Romano, sempre se esiste la fede nel valore apportato dal Battesimo. Il terzo nome di Romano è Anna. Mariannina, già affidata a Lei, le affidò il figlio, essendo lei la riconosciuta protettrice di ogni parto, avendo partorito addirittura la Madre di Dio. Il carisma di Anna fu quel suo potere dare alla luce un figlio divino: la divina Madonna. Parteciperà con questo suo potere a realizzare in Romano l’elezione a Figlio adottivo della Madonna e suo nipote. Chi ha fede nel


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potere del Sacramento Battesimale, deve riconoscere questa virtù, trasmessa a Romano dalla mamma della Madonna. Il quarto nome di Romano è Paolo. Fu battezzato anche così perché nacque il 25 gennaio, ricorrenza della Conversione a Cristo di questo persecutore, eletto da Dio a riprova di Cristo. “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?” E avvenne la conversione. Paulo si aggiunse, come l’ultimo degli Apostoli, e fu eletto Principe aggiunto della Chiesa, aggiunto a Pietro. Ebbene Romano, affidato a questo Principe della Chiesa, riceve a sua volta l’elezione a Principe aggiunto, al Papa, perché risponderà alla richiesta del Papa di trovare (mettendoci l’invocata passione, ansia, audacia e rischio corso volentieri) un altro percorso che portasse al Cristo, a riprova, umana, della rivelazione divina di Gesù. Paolo infonderà in Romano la sua capacità dialettica, tutta condotta nel senso di una vera umana sapienza, in relazione al Vangelo di Gesù. Ebbene sarà proprio Paolo che stimolerà Romano a riconoscere la verità riguardante la Resurrezione, egli che era stato beffeggiato dai filosofi ateniesi, dopo un bell’incontro, finché parlarono delle questioni umane. Ma quando Paolo tentò di parlare della Resurrezione portata dal Cristo gli dissero ironicamente: “Di questo parleremo un altro giorno…”. E sarà alla fine dei tempi, quando lo dirà ai filosofi e alla cultura dell’uomo un Paolo, che animerà Romano, per quell’incarico lasciato a lui dall’affidamento battesimale. Il quinto ed ultimo nome di Amodeo fu Torquato, come il nonno paterno. Ci sono tre San Torquato: uomini di Dio e martiri. Torquato ricorda stranamente quel Torquemada tutto preso dal Diavolo, avversario dichiarato di San Romano… e il cerchio si chiude. Tutti questi Santi formarono un sodalizio stupendo, dal quale sarebbe uscito l’Esorcista in assoluto: chi avrebbe sublimato la vita, riconducendola a Dio, dopo che Dio era sceso nei panni dell’uomo e si era incarnato in Gesù. Quando il Papa concluse la sua Enciclica con quel suo “Possa la Sede della Sapienza…” chiese che l’uomo potesse definitivamente ritornare a Dio, nella sua globalità, perché la fede in Cristo era servita solo alle pecorelle di Cristo. Dio, che non è mai violento, anche quando scende nel mondo si mette alla mercé dell’uomo. Occorre solo un uomo, eletto da Dio, a riportare a Dio tutti gli uomini e non solo i Cristiani. Tutti potranno essere Cristiani quando, per la Comunione con Cristo, la Madonna e tutti questi santi, un uomo, eletto a ciò apposta da Dio, abbia tanta umana sapienza da usarla per portare tutti a Dio usando la gamba dell’uomo. Solo l’umana Sapienza (infusa da Dio) potrà convincere tutte le altre fedi dell’assoluto primato della Fede Cattolica. Ma occorrerà che se ne spieghi il perché, ed esso deve essere ragionevole per l’uomo. Dunque solo un uomo può far risalire a Dio tutti gli uomini e, per tutto quanto dimostrato, con la forza della fede nei suoi sacramenti e con gli eventi miracolosi descritti, questo eletto si chiama Romano Antonio Anna Paolo Torquato AMODEO.


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Luigi, Mariannina e Benito. In alto, su di loro, la loro casa


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I genitori di Romano Antonio Anna Paolo Torquato AMODEO Nascita, morte, tutto, di loro, è riferibile alla Sacra Famiglia ed ai Principi della Chiesa Mariannina Baratta, figlia di Giovanni e Teresa Russo Nata il 29.6.1909, nel dì e mese della morte dei Principi della Chiesa, SS Pietro e Paolo Luigi AMODEO, avente per mamma Maria Bonamore e per nonna Buonamore (non parente della Bonamore, ma sempre nomi e cognomi Oracolo della Madonna) nato a Milano il 7.7.’07 e Oracolo della piena libertà dello Spirito, perché 7 è tutto il moto di 3 (la Trinità di Dio) nel 10 (complesso assoluto in linea, ove l’Assoluto è Dio) Egli si paralizzò nel 1983, il dì in cui Papa Giovanni Paolo II entrò ufficialmente a Milano, e morì 15 dì dopo. La morte di lui è abbinata all’arrivo del Papa, come la nascita di lei alla morte dei Papi


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Una vita elettiva, tutta costruita per consentirle le stesse esperienze di Gesù? In tutta la vita Romano fu allevato per essere quello che sarebbe stato il 24.10.1999 a Saronno: il personaggio umano, nell’incontro reale uomo-Dio, tra i due figli della Madonna, in una Comunione spirituale voluta in modo esaltato ed accanito, da questo figlio eletto! In una vita in cui Romano sarebbe stato portato, gradatamente, ad abbracciare la Croce in un modo così assoluto che addirittura la esaltasse, giudicato da tutti i benpensanti uomini ordinari veramente troppo esagerato, per essere giusto in quel modo! Infatti, cotti tutti a fuoco lento da Satana, tutti eccetto Romano (e si è spiegato perché), nessuno avrebbe capito come Dio voglia veri suoi eroi, che desiderino di morire a favore della vita altrui! E il Cristianesimo, cotto a fuoco lento dal Diavolo, si appiattisce nel puro umano perbenismo. Guidato dalla Madonna e da tutti i santi cui era stato affidato come in consorzio, Romano rivisse una esperienza analoga a quella di Gesù. I primi 30 anni furono di preparazione per la vita. Fece di tutto: amò, disegnò, dipinse, scolpì, scrisse, poetò, cantò, inventò un giornale, compose canzoni, recitò, praticò agonisticamente quasi tutti gli sport (nuoto, pattinaggio, ciclismo, atletica leggera e pesante, calcio, judò, tennis, tennis da tavolo, pallavolo, pallacanestro), dimostrandosi eletto in ciascuno, nonostante gli mancasse il tempo per dedicarsi a fondo a ciascuno. Intento così a tutte queste altre pratiche, considerò lo studio con un certo distacco, lo possedette a modo suo, al punto che, invece che 5 anni, ce ne mise 12, per laurearsi architetto… Furono i suoi 12 apostoli, quelli della conoscenza a modo suo, nell’arte del costruire, per l’incarico specifico che egli avrebbe dovuto avere e che riguardava la Sapienza a modo suo, trasmessa così a lui (a quel modo, così suo ed accettato dai suoi genitori, di essere attento ed intento ad ogni cosa, dello spirito e del corpo) dalla Sede della Sapienza. A 30 anni si laureo, si sposò e, in soli 3 anni, si dimostrò eletto ad ogni successo, che gli arrise in modo folgorante. Per mettere su casa, Mariannina gli prenotò a sue spese un appartamento in via Lattanzio (nuovamente il latte materno, stavolta come l’indirizzo di un focolare). Ma Romano, per la fretta di sposarsi e per quell’appartamento non ancora ultimato nella sua costruzione, andò ad abitare in casa con i suoceri. La Provvidenza fece così in modo che sua moglie non lo sposasse interamente, essendo restata a casa dei suoi, esattamente nella condizione di prima. Furono nozze che Dio volle non fossero del tutto consumate,


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e che presto sarebbero state di fatto annullate nella forma, ma non nella sostanza. Ciò in quanto Romano avrebbe dovuto portare il suo specifico frutto, assolutamente unico, in estrema solitudine e concentrazione, avendo però sua moglie sempre nel suo cuore, ma non più presente, nella sua vita, a distrarne i gesti. Solo sua madre sarebbe restata con lui, ma come una silenziosa demente. Romano si accorse di come la sua famiglia, così assestata, nella casa dei suoceri, non godesse della dovuta privacy, quella per cui aveva vissuto e per cui visse, ma solo fino a 33 anni. In quell’età, in cui Gesù morì, morì anche Romano, nel suo ideale di una famiglia privata e tutta racchiusa in se stessa. Fu dopo il 33° anno di vita, nel 1972 che veramente rinacque in Cristo. Fu prodigiosamente convertito e fu veramente invaso da una assoluta fede in Gesù, che era talmente forte, che volle ribaltare tutta la sua vita, modellandola sul Disegno di Dio. Per tre anni (corrispondenti alla sua vita reale, nella sua vita sopravvissuta per grazia, dopo quella data) maturò la sua conversione e quando essi passarono e iniziò il periodo in cui sarebbe dovuto essere in Paradiso… lo fu! Rinunciò a tutto il suo, si licenziò da tutti gli incarichi prestigiosi che aveva conquistati e provò a fare esistere il suo piccolo Paradiso in terra, nell’ottica eroica di Gesù. Si mise nella stessa barca dei suoi dipendenti, in una impresa Editrice (la cultura), per dare esempio di quella cultura, veramente cristiana, che si esprime con le parole e si manifesta con le opere. Prima era arricchito, in una carriera fulminante che, ad 1 solo anno dalla Laurea, l’aveva eletto vincitore di un Pubblico Concorso, per un ruolo che corrispondeva a 6 anni d’esperienza, nel corrispondente incarico presso il Comune di Milano. Fu eletto al massimo livello tecnico del CIMEP (Consorzio Intercomunale Milanese per l’edilizia Popolare, ma l’oracolo della Provvidenza Divina indica, in questa sigla, Cristus Iesus, Mater Et Pater). Il suo ruolo era quello di Assistente di Direzione del Servizio Tecnico, in un Consorzio in cui il Direttore ufficialmente non c’era, era davvero come un Dio assente. Il compito di quest’importante Ente era quello di realizzare progetti urbanistici per l’Edilizia Economica e Popolare, in circa 80 Comuni, con Milano al suo centro. Così fu istruito ad una Comunione completa, cui veramente partecipavano (fatto davvero insolito) tutti i partiti politici espressi in quell’area (fenomeno insolito, in un Paese in cui la Direzione del Governo era a sola maggioranza). A soli 3 anni dalla laurea, avvenuta nel 1969, fu eletto primo e il più votato tra tutti e 2.000 iscritti all’Ordine, e sul punto di essere eletto a Presidente degli iscritti alla sua Professione. Ciò nell’Ordine degli Architetti di Milano Pavia e Sondrio (ma anche qui l’oracolo della Provvidenza indica l’Ordine di un Dio Sommo, l’Architetto Ordinatore nel contesto di Madre, Padre e Spirito santo del Cristo: la Sacra Famiglia dei Costruttori).


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Era divenuto anche editore, nel 1974, direttore e scrittore unico di Architettura e Pianificazione in Lombardia, una Rivista Tecnica di Urbanistica. Era stato portato, così, dalla Provvidenza ad esercitarsi anche nella cultura relativa all’assetto territoriale degli uomini. Infine aveva iniziato ad intervenire personalmente nella pratica edilizia, costruendo a fine settimana, con le sue mani, in proprio e facendo di tutto (il progettista, il muratore, il ferraiolo, il manovale… di tutto), aggiungendo in tal modo pratica alla grammatica. Questa costruzione è qualche cosa che, come oracolo della Provvidenza, presenta indubbie corrispondenze, nei nomi e nei significati, con le vicende toccate da vivere a Gesù. Questi cercava di edificare la casa del Padre Suo, mentre quegli, da architetto e costruttore, cercava di edificare quella concreta, per sé ed i suoi. Romano costruiva, infatti, nel Comune di Ortonovo, in un campo tra gli ulivi, su un terreno, acquistato dal Signor Saccomani, in località “Colletto di Ortonovo”, un insediamento residenziale per sé, la famiglia e pochi amici. Era quanto corrispondeva, in Gesù, all’Orto degli Ulivi (che per lui, il nuovo eletto a figlio dalla Madonna, era l’Ortonovo degli Ulivi). Questo orto sul “colletto” (Oracolo delle alture di Sion) per Gesù, che lo frequentava con parenti e pochi discepoli, si chiamava Orto del Getsemani. Per Romano, più evidentemente calato nelle faccende concrete, esso era l’Orto del Saccomani, perché l’aveva acquistato da lui. L’Oracolo della Provvidenza, rivela che, concretamente, la sua origine era quella di un sacco, sempre qualcosa che “se get con le mani”, ma, con più determinazione e precisione. Era il solito sacco dei rifiuti, secondo l’idea di Giuda, di Caifa e della Provvidenza del Dio Signore di questi eventi così da Lui disegnati: come di un Figlio disprezzato e buttato via come un sacco della spazzatura, proprio in quel quell’Orto del Getsemani in cui fu tradito da Giuda (Oracolo di “Giuda”: chi “Giù dà”, cioè abbatte, come la fede mal riposta che dà giù, e abbatte il complesso delle Torri Gemelle di New York). Poi, in quell’Orto, fu arrestato dagli emissari di Caifa (Oracolo di “Caifa”: è un cane traditore che “fa: caì!”). Non stupitevi di questi Oracoli della Provvidenza, che segnala attraverso i nomi in italiano. Chi è eletto dallo Spirito santo è profeta e riesce a leggere quanto è Oracolo del Signore. Questi giochini enigmistici sono veri indizi, voluti da Dio, a dire senza dire, proprio in italiano: un qualcosa che solo un eletto dallo Spirito santo che è un Romano (un italiano) può distinguere e segnalarcelo, affinché noi lo si scriva. Questi Oracoli sono svelati infatti da Amodeo; noi solo li riportiamo, per farli conoscere. Romano, esaltato in Gesù, (e questo spiega il suo voler leggere di tutto nei segni della vita, esprimendoli come Oracoli della Provvidenza) condusse 12 anni veramente da favola, facendo di tutto, mentre costruiva ad Ortonovo tra gli ulivi (come assieme ai suoi 12 apostoli) la casa dell’uomo, così come Gesù, coi suoi 12, realizzò la casa di Dio.


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Nel gennaio 1975 (nel 38° suo anno di vita) egli, nato nel ’38, smise ogni altro intento che non fosse Cristo. Si licenziò dall’Ente Pubblico e, usando l’occasione della sua Rivista, la organizzò come il suo personale modo di servire alla vita dei suoi dipendenti. Ipotecò tutto quanto aveva realizzato prima con le sue mani; non guadagnava nulla, ma dava l’esempio di un modo di agire tutto e solo interessato e finalizzato al benessere altrui idealizzato da Gesù. Nell’83 (Oracolo del Signore: il rovescio di ’38 in cui egli si fece vivo), il Papa Giovanni Paolo II si fece vivo e si mosse andando ufficialmente a Milano. Quella stessa mattina suo padre Luigi si bloccò del tutto, con un ictus che lo rese interamente paralizzato. Romano lo notò: al moto del Papa, verso lui, che abitava a Milano, si bloccò il papà e 15 giorni dopo morì, si fece morto quando il Papa si fece vivo! Gli parve come una personale sperequazione, esercitata da Dio, nei suoi confronti: gli dava il Papa e intanto gli toglieva il papà! Sua madre, Mariannina, era nata il 29 giugno, giorno della morte dei Principi della Chiesa Pietro e Paolo. Egli era nato il 25 (come Gesù) ma di gennaio, come il Paolo rinato in Cristo ed eletto di fatto a Principe della Chiesa. Quanta concomitanza strana, in fatto di nascita, morte e conversione, tra lui, la sua famiglia e i Principi della Chiesa! (Oracolo del Signore). Ora si aggiungeva la venuta del Principe vigente, della Chiesa dei suoi tempi, e di fatto il suo papà si bloccava! Si paralizzava! Romano non pensò che tutto ciò fosse un evidente segno (un Oracolo), voluto dalla Provvidenza per lui, che di fatto era un eletto in Cristo egli pure, fratello, gemello adottivo di Gesù! Se la Madonna fa vivere, miracolosamente, un bimbo condannato a morte certa dal destino, non l’ha forse eletto davvero a suo figlio adottivo e a gemello adottivo di Gesù? Non diventano Gesù e il suo umano gemello, come le due Torri gemelle della Fede in Cristo? Romano non pensò a quel segno (lo scoprirà come Oracolo solo nel nuovo millennio). Però credette veramente di avere incontrato Gesù e la Madonna, poco prima dell’arrivo del Papa e del lutto che sarebbe piombato sulla sua casa. Credette che un giorno lo avessero atteso, sull’androne del suo Ufficio e gli avessero spiegato di averlo aspettato, lì, per salutarlo… Null’altro! “Posso fare qualcosa per voi?” aveva chiesto loro Romano, saputo da loro che l’avevano atteso. Gli erano andati incontro decisi, sorridenti e chiamandolo per nome e cognome, senza che nessuno, in quella strada senza persone, gli avesse potuto spiegare di chiamarsi proprio lui così, ammesso anche che qualcuno glielo avesse detto. “No! Non vogliamo nulla, abbiamo solo voluto aspettarti per incontrarti realmente e salutarti”, gli avevano risposto. Romano al momento aveva colto solo la loro evidente razza diversa e la soavità in cui erano avvolti. Solo la sera, quando si accorse di quanta pace fosse entrata in lui e poi restata, dopo quell’incontro stranissimo, senza ragione, ma così


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sublime, sospettò e poi si convinse che fossero stati la Madonna e Gesù in persona: Lui sulla ventina, Lei sui trentacinque. Quel saluto, dato a lui così, precedette immediatamente l’arrivo a Milano del Papa e fu come l’incoraggiamento, dato a lui, per tutto il Calvario che incombeva minaccioso, ma che era del tutto inatteso da lui. Romano sarebbe stato strappato al suo Ortonovo degli ulivi. La Provvidenza, dopo di avergli dato prova certa (perfino con l’avvertita personale presenza della Madonna e di Gesù) di un fenomenale aiuto di Dio per lui (per il quale era stato soccorso centinaia di volte in modi assolutamente inattesi), aveva nel suo piano di stroncare anche questo suo secondo impegno, che Romano Amodeo aveva assunto per la casa di pochi e l’azienda di pochi. Allo stesso modo con il quale Gesù era stato strappato ai suoi discepoli, e aveva sudato amare lacrime, in quel Suo Orto del Getsemani. Sulla base di quella esperienza felice e riguardante pochi, Romano sarebbe stato guidato alla soluzione dei problemi di tutti, e, perché ciò fosse possibile, sarebbe stato separato da tutto, avrebbe dovuto perdere ogni cosa. Così, di colpo, gli caddero addosso guai cui tentò egli pure di opporsi, sudando sangue, ma che si rivelarono insormontabili, voluti così dal destino! Fu provato fino al punto che una sera, disperato, tentò di fare come Gesù, di svicolare, se possibile, rifiutandosi di soggiacere alla sua sorte. Per Romano, nella sua situazione, ciò si conformò come una menomazione volontaria che avrebbe voluto causare al suo corpo, per un truffaldino risarcimento, da un’Assicurazione che avrebbe risarcito 1,2 miliardi di lire per la perdita dei pollici e degli indici delle mani, per infortunio. Corrispose alla pura preghiera di Gesù: “Padre, se possibile, togli a me questo amaro calice!” Romano era disperato, perché voleva aiutare gli altri e si accorse di non potere più rendere nulla a chi si era fidato di lui e aveva investito denaro su di lui … una mortificazione terribile. Un sacerdote, per uno dei tanti miracoli di Dio a suo favore, aveva prestato immediatamente a lui, senza che neppure glieli avesse chiesti, i 20 milioni che gli servivano e che il buon prete si era fatti prestare subito dalle sue sorelle! E ciò solo perché aveva confessato lui, che neppure mai aveva visto (si trattava di Don Francesco Mambretti, confessore al Duomo di Milano). Messo all’improvviso in condizione di non poter rendere più nulla, di fronte allo stesso sacerdote che aveva cominciato a sospettare, ad accusarlo, Romano era uscito di casa ed aveva progettato di uccidersi, buttandosi con l’auto contro un ostacolo, fingendo così un incidente… Preferiva addirittura l’Inferno alla delusione, di quel brav’uomo, che così tanto si era fidato in Dio! Egli non poteva permettere che il buon prete restasse deluso! Costasse quel che costasse!


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Dio indusse Romano alle peggiori tentazioni cui poteva indurlo…, ma poi sempre lo soccorse, e sempre all’ultimo momento, per fargli capire con chiarezza come fosse intervenuto proprio Lui, che sempre vegliava sulla sua sorte. Così, quella volta, in cui Romano fu in procinto di amputarsi le dita, allo stesso modo con il quale Gesù aveva concluso la sua preghiera di distogliere da lui “l’amaro calice” con l’aggiunta: “Ma valga la Tua volontà e non la mia!”, così pure Romano chiese: “Dio, cosa devo fare?” Ebbene udì una voce autorevole che rispose con fermezza “Aspetta!”. La voce di Dio? Egli aveva chiesto a Dio, chi altro gli avrebbe così risposto? Di certo non era stata la sua immaginazione. Se fosse stata la sua mente, a tentare una consolazione, gli avrebbe parlato in questo modo: “Sta più attento! Tu non l’hai fatto apposta! Chi esige così da te non è degno di ascolto! Lo sanno che in ogni impresa c’è il rischio!” Mai Romano avrebbe detto a sé stesso di aspettare… Sapeva molto bene come non ci fosse più nulla da aspettare, se non che intervenisse la Provvidenza buona di quel Dio… che gli aveva chiesto di aspettare! E così volle fare. Nel 1987 la Provvidenza di Dio l’indusse a chiedere il fallimento per sé e fu strappato al suo Ortonovo tra gli ulivi, all’Orto suo del Saccòmani. Anche Romano finì come buttato via, dal progetto del Dio della Croce, che vuole da tutti la rinuncia ad ogni altra cosa che non sia l’amore e la fede assoluta riposta in Dio. Ad Amodeo che Dio amava, essendo riamato persino nel nome (Oracolo del Signore), Dio l’impose. Romano avrebbe avuto modo di darne subito una prova. Aveva 50 anni, nel 1978, quando si consegnò fallito alla legge dell’uomo, e si sottrasse alla schiavitù dell’economia, rinunciando a tutti i suoi beni, che valevano miliardi. Aveva perso tutto tranne che la sua Laurea ed avrebbe potuto rifarsi, sapeva di essere eletto ad ogni possibile sacrificio, e che quindi poteva farcela… ma Dio gli mandò la malattia di sua madre, non più autosufficiente. Mariannina, la sua personale madonnina, si era ammalata del Morbo di Alzheimer, che induce una perdita sempre più grande della sapienza… Che avrebbe fatto, il suo figlio primogenito? Avrebbe pensato a rimettersi in sesto o avrebbe preso per mano sua madre, mettendoci la sua sapienza a sorreggere lei che la perdeva? Romano, che aveva perso tutto, anche la sua famiglia, anche se stesso, perché aveva dovuto acconsentire a macchiarsi di un tradimento consapevole, anche se involontario, ai danni della moglie, per tollerare quello involontario fatto agli amici, scelse di azzerare assolutamente le sue possibilità di riprendersi come persona.


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Quando sua madre sarebbe morta, egli avrebbe dovuto accontentarsi dell’assegno sociale (se ancora ci sarebbe stato) e avrebbe avuto così una vecchiaia da trascorrere nella vera miseria... Non se ne curò! Divenuto sempre più esaltato, nella sua Croce, prese sua madre per mano e non la lasciò più fino alla morte, che sarebbe venuta 12 anni dopo il 1987, nel 2000. Questi 12 anni trascorsi in perfetta solitudine con sua madre (interrotta ogni tanto solo da Sabato Lingardo, un generosissimo diseredato, che vegliava su di loro ed accorreva quand’era necessario) furono i 12 apostoli più importanti della sua Sapienza. Sua madre, Mariannina, secondo uno stupefacente disegno dell’amore di Dio, aveva ripreso ad allattare la sua vita, con la sapienza perduta da lei e quella della Sede della Sapienza che vigilava su questa coppia di madre e figlio così vissuti nel segno di Lei! E qui la Madonna, sua Mamma adottiva, cominciò ad illuminare quel suo eletto figlio adottivo: gli fece sorgere, nel cuore, il desiderio di dare risposta a chi aveva accusato Gesù dei guai toccati a lui. “Gesù ti ha tradito!” era la grave accusa lanciata dai molti che avevano visto Romano sempre brillante, finché poi si era riempito la bocca e il cuore delle idee di Gesù. Questa accusa era falsa ed egli doveva dimostrarlo. Aveva investito tutto, per aiutare e dare testimonianza, perché gli sarebbe dovuto restare qualcosa? Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca! Pensò che doveva scrivere un libro, nel quale spiegasse come la natura fisica fosse organizzata in base al fondamentale equilibrio atomico, in cui tutti, tutti gli elettroni non cadono mai sul nucleo e gli ruotano per sempre attorno… Ma come era possibile? Non lo era! Non lo era, se non per un volere preciso della Forza Assoluta che soprintendeva ad ogni cosa e che l’uomo chiamava Dio! Ora come faceva, l’uomo, a credere che una natura, fondata su un simile eterno equilibrio, potesse essere squilibrata, nei rapporti superiori, tanto che fossero lasciati alla misera, incostante e controversa volontà dell’uomo! Ebbene, partito da ciò nel 1988, Romano Amodeo, guidato passo passo dalla Sede stessa della Sapienza, giunse a portare molto più in là la Relatività Generale del genio riconosciuto: Albert Einstein. Giunse a scoprire le relazioni che esistono nei loro contesti assoluti. Si accorse come la stessa vita fosse complessa e desse origine ad una percezione complessa. Pertanto il complesso della vita doveva consistere in due contrapposti avanzamenti del tempo, uno posto alla base, come Azione, dell’opposta Reazione osservata dal cosiddetto osservatore della fisica.


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Si accorse, in parole povere, di come l’uomo stesse cercando soprattutto di capire e di come, per farlo, fosse costretto ad eseguire un confronto in sequenza, alternato, posto su una tesi seguita immediatamente dall’opposta antitesi. Questo era manifesto in ogni onda elettromagnetica, ed appariva come il contrapporsi dell’alto con il basso. Poi la nostra vita reale metteva, in una sola sequenza ABC…UVZ, tutte le onde cerebrali della nostra presenza intellettiva. Era chiaro però, a quel punto, che, imperando l’equilibrio assoluto della alternanza tra gli opposti, anche questa vita a senso unico nel tempo (dell’Universo visto andare solo in avanti), si sarebbe dovuta invertire, tanto da vedere il tutto evolversi a rovescio, come ZUV…CBA. E sarebbe toccato a ciascuno di noi di vederlo a partire dal momento che solo gli altri ci avrebbero giudicato morti. Allora avremmo visto lo stesso Universo nel verso opposto che avrebbe riportato ogni evento apparso fatto, a quando ancora non era stato fatto, sempre più verso la condizione iniziale. Sì, come un Jo-Jo che, srotolatosi tutto, poiché il filo è attaccato al rocchetto (come lo spirito al corpo, nel dualismo dell’uomo) la stessa inerzia di moto del rocchetto lo costringe a risalire, dopo di essere disceso tutto. Oppure, ancora, accade come quando si butta in aria un sasso che, raggiunto il colmo, comincia la discesa Tutto si bilancia, infine… anche la vita! Chi muore sta così tornando nella condizione di vedere ciò che si crede sia passato e dunque non ci sia più. Una diga ha come sbarrato il flusso di un fiume e ora l’acqua si accumula, mentre, negli altri fiumi alimentati dalla stessa sorgente, essa seguita a disperdersi. La morte, in fatto di abbondanza di flusso vitale è come l’accumulo dell’acqua nella diga. Non si ha perdita di vita, quando si “muore”, ma un vero guadagno: trattenuta da quella diga, c’è più acqua, si accumula. Certo che chi è su un fiume parallelo e si ritrova ad oltrepassare la diga, vede solo il letto morto, di quel fiume, senza più la sua linfa vitale e giudica morto il fiume … Ma come potrebbe essere così? Non veniva tutta l’acqua, da un’unica sorgente? Non seguita a ricevere acqua, il fiume in cui l’acqua è vista scorrere ancora? E allora c’è alimentazione di acqua anche nell’altro fiume! Se si sorpassa la diga, acqua e letto del fiume si dissociano, ma è l’acqua il flusso, non il letto che si vede morto! Così, a poco a poco, Romano Amodeo fu invaso da una tale sapienza che gli consentiva di dare risposta perfino alle cose che non si potevano capire non avendole viste mai nessuno, come il seguito della vita soggettiva dopo la morte. Egli riusciva a trovare risposte secondo una sapienza (non appresa da nessuno e da nessun libro) che si poggiava sulla conoscenza dei principi scientifici dell’uomo, e si accorgeva anche di come tutto gli fosse dato in dono da conoscere,


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portandolo anche più il là di quanto era stato compreso dai molti geni del passato e del presente. Romano si accorgeva di come, senza studiare su nessun libro, fosse andato come da solo più in avanti, e di molto, rispetto ad Einstein! Quando si accorse si stupì. Volle conoscere come si era articolato il progresso conoscitivo degli uomini e lesse un libro sulla storia delle scoperete della fisica. Si accorse così che, per gli uomini, era stata necessaria una lunga catena, di molti geni, venuti uno dopo l’altro. Ciascuno di essi aveva fatto solo e sempre un piccolo passo (giudicato geniale) e c’era voluto poi sempre solo un altro riconosciuto genio, per andare oltre il punto in cui ciascuno s’era impiantato… Invece Egli, ragionando da solo e senza leggere alcun libro, aveva trovato da sé tutte quelle geniali risposte e, come punto di arrivo, era arrivato a scoprire questa assoluta novità: la vita cerebrale adotta il ciclo lineare del 10, per avere una idea quantitativa di tutto lo spazio percorribile, in linea, nel tempo unitario, dall’unità, decima del 10, e chiamata unità di massa. Quello che fu la scoperta della ruota per l’uomo primitivo, questo sarà la scoperta e l’adozione di questo ciclo mentale, quando l’uomo moderno si sarà convinto di ciò. Il numero di 10 dimensioni in linea sarà come la ruota, come un vero meccanismo, che consentirà di scoprire, dagli stessi numeri, che cosa sia una quantità, all’interno dello spazio e del tempo. Oggi la matematica è strumento di calcolo. Dopo che questa scoperta di Amodeo si sarà imposta, essa servirà per capire, a fare le previsioni. 10 è senza dubbio il ciclo unitario lineare usato dalla mente umana. Infatti, partendo da una situazione unitaria e complessa (da –1 a +1), la lunghezza è 2 e il volume che l’ha per lato è 23=8. Essendo l’esistenza in moto alla velocità assoluta della luce (ed è quella della nostra cerebrale), per conteggiare 8 volumi unitari devono passare anche 2 tempi, perché la velocità unitaria spazio/tempo, ove lo spazio è 2, e 2/2. Quindi 23+2=10 quantifica tutto il ciclo lineare, nel modo cibernetico di chi misura mentre il tempo avanza. Se avanza di 2, quando ho misurato il numero 8 (il volume complesso, a lato positivo-negativo), mi ritrovo esattamente a leggere il 10. Pertanto una massa m, unitaria, è 1 e si trova ad occupare una unità all’interno del ciclo assoluto (totale) che è 10. Così si sposta in tutto di 9. Se io pongo m×9 scopro tutta, l’assoluta l’energia E di moto della massa m presente, dunque deve essere in assoluto (essendo 10 tutto, il valore assoluto, dello spazio ciclico) che deve valere E=m9 quello che Einstein aveva detto valere come E=mc2. Così il valore pieno, intero, assoluto, appunto quello di c2, deve essere esattamente 9.


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Questa sapienza, ricevuta sicuramente in modo miracoloso dalla stessa Sede della sapienza (tanto è nuova, sorprendente ed anche difficile da capire), non è ancora posseduta dalla Scienza corrente, che pure ha milioni di laureati in tutto il mondo, in Fisica, ove Romano è soltanto un laureato in Architettura. Solo un personaggio sublime, come la Madonna, può avere reso così sapiente una persona che non ha appreso mai niente da nessuno, in relazione a questi argomenti, e sembra si sia fatto come da sé (il che è però impossibile). I suoi risultati, ripetutamente presentati a riviste scientifiche, non sono stati degnati finora nemmeno di attenzione, tanto sono sembrati fondati su idee così insolite da essere state credute perfino strampalate… in quanto veramente ancora troppo lontane dalla capacità attuale di capirle in questo nuovo modo, per chi sia seriamente ostacolato dal modo vecchio. Eppure non sono argomenti incomprensibili! Se avete avuto il coraggio della vostra intelligenza di affrontarli e meditarli, non conoscendoli di già, li avrete certamente capiti. È chi li conosce già, ma oggi in un altro modo, che non arriva a comprendere possibile questo, che giudica troppo semplice e lineare, di fronte ad una materia che è secondo loro complicata e complessa, ingarbugliata! La relatività di Einstein è stata conquistata con calcoli difficilissimi da seguire. Ma chi voglia osservare che rapporto ci sia, in assoluto, tra l’energia e la massa, non deve fare altro che ricorrere ai modelli fissati in assoluto. Il modello assoluto dello spazio è un metro cubo. Il modello assoluto della massa è un decimetro cubo di acqua, a 4° centigradi. Basta questo. Prendete una bilancia e 1.000 dm3 di qualsiasi sostanza (purché sia sempre la stessa) posti sopra la bilancia. Se è acqua, prendete 103 dm3 di acqua. Per rispettare la forma data al modello spaziale, bisogna presentare i 1.000 campioni della massa in modo che siano impacchettati nella forma di un cubo avente, quale suo lato, la lunghezza di 1 metro. Se è tutta acqua, la bilancia rivela 1.000 kg. La stessa bilancia però non tocca direttamente tutti e 1.000 i campioni della massa. Ne tocca solo 100, e sono tutti i 100 kg dati dai 100 campioni unitari della massa che sono presenti, per immediato contatto, sulla bilancia. Posto il tutto come la presenza che corrisponde ad 1 m2 di contatto, possiamo considerare che m=100 kg Tutti i kg che restano, rispetto ai 1.000 totali, sono i 900 kg posti sopra, che aggiungono altro peso a quello dei 100 sottostanti. Dunque i 900 sopra sono E, tutta l’energia premente, e quelli sotto sono m, tutta la massa dei campioni presenti per contatto sulla bilancia., aventi il peso di 100 kg. Il rapporto globale, assoluto, tra E ed m, dunque E/m, è dato da: 900 kg/100 kg = 9, numero puro. Da E/m=9 risulta che E=m9.


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Vedete come si arriva facilmente al valore assoluto? Se voi non avete appreso ciò prima, in altro modo (più ingarbugliato) capite subito. Ma se lo conoscete dalla complessa via seguita dal genio di Einstein, opporrete tante eccezioni, considererete tanti dettagli inutili da non credere che il tutto sia stato così ben definito ben da due secoli: cioè da quando i Francesi imposero il Sistema Metrico Decimale per le unità della fisica. Dopo, nel tentativo di un maggiore dettaglio, la Fisica ha agganciato quelle unità, così definite, ad altri riferimenti. Ad esempio, il metro non è più definito come la 40milionesima parte del meridiano terrestre, ma come le lunghezze d’onda che corrispondono all’originale campione, in platino iridio. Questo campione fu abbandonato, giacché risentiva del caldo e del freddo, si allungava e si accorciava, mentre l’onda no. Idem è accaduto per il peso. Ma, alla loro origine, restarono sempre in essere le quantità definite dai Francesi, seppure riferite ad altri modelli. Ora, essendosi perso l’aggancio dell’unità di massa al dm3 di acqua a 4° centigradi, agli scienziati non sembra corretto l’esempio fatto, della pesatura di 1.000 campioni della massa, perché non considerano più come campioni i dm3 di acqua, ma altro, che gli corrisponde... Non tenendo presente che resta sempre valida la corrispondenza iniziale, gli scienziati si complicano la vita e non accettano il semplicissimo riferimento agli iniziali “modelli”, perché non sono più quelli i modelli usati... anche se gli corrispondono. Capite che qualsiasi materia che riempia 1 m3, organizzato in 1.000 dm3, ha sempre il rapporto 900/100=9, qualsiasi sostanza sia quella campione? Capite come il tempo non c’entri nulla, essendo sempre in atto questo rapporto unitario 9/1, di 9 energie per ogni massa? Ma quando Einstein tirò in ballo la velocità assoluta della luce, gli scienziati non capirono che essa era semplicemente la presenza delle 3 componenti del cubo, nel tempo di una, dunque una terna simultaneamente presente, nella durata 1 di ogni lato, e così 3/1! Non capirono questo assoluto come un assetto: il modello cubico presente, qualunque sia il lato e qualunque sia la velocità. Non comprendendo, cosa fecero? Misurarono concretamente la velocità assoluta e, da assoluta qual è, la presentarono in relazione al metro e al secondo… Vi sembra che possa restare assoluta se essa è riferita a qualcosa? A tutt’oggi gli scienziati non hanno capito che l’assoluto indica tutto. Se si estrapola dal tutto il campione del metro e del secondo, con cui si misura altro, quest’altro, così misurato, non è più tutto, ma il tutto meno il campione. Così, la velocità assoluta, che è il puro assetto 3/1, misurata con il campione di 1 s di durata, risulta avere percorso solo 2,997924518 m, ogni 10–8 secondi di durata, invece dei 3 di tutto l’assetto cubico.


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Ciò accade perché 10–8 s corrispondono all’ingombro di 27541,9 m/s e sono l’unità concettuale legata a tutti i vincoli predefiniti. 27000 come 303, 540 coma l’intensità unitaria di una candela e 1,9 come lo spazio percorso da 1/10 di 1, nello spazio complesso che da –1 va a +1 e vale 2, tanto che 2 –0,1= 1.9. Per convincersi basta sottrarre 27541,9 a 300.000.000. Si ha esattamente quanto è misurato oggi: 299.792.458,1 m percorsi in 1 secondo, ove nessuno sa ancora il perché e afferma che “E’ così perché è così!” Quanta sapienza, vero? Che succede? Che questi geni, mettendo che c è 299… invece di 3, non hanno il quadrato di c2 come 9, ma solo come 8,98755… e in tal modo il rapporto E/m non è più 9, ma 8,98755… Inseriscono una misurazione relativa dove ce ne deve essere una assoluta, e non capiscono più niente. Poi trovano che la fisica non è unificata, quando si tratta di massa e quando si tratta di elettromagnetismo… ma per forza! Nella massa vale la relazione E/m=9 e nell’elettromagnetismo, con l’erroneo uso della misurazione dell’assoluto assetto (fatto da dentro a partire da un ingombro posto ad unità di misura e dunque trovato più corto), la stessa relazione è E/m =8,98755…×1016 m2/s2, e i numeri non sono più gli stessi, segno evidentissimo, che si ricorre a due differenti unità. Per unificarle bisogna fare che anche nella velocità assoluta deve essere che E/m=9, certo ×1016 m2/s2 . Così Romano Amodeo, che non ha studiato la fisica sui libri e al quale nessuno l’ha mai insegnata, ha unificato la fisica nel mentre la scienza ancora si sta arrovellando, per capire come mai non sia unificata… Lo avrete capito forse voi, ma i fisici, che la sanno già nel loro modo, opponendolo alla comprensione di questo, fanno fatica a comprendere quello che è facile da comprendere… E’ come la storiella del Re Nudo. Romano Amodeo è quel bambino che doveva morire e che non ha opposto la boria della conoscenza al fatto che la Sede della sapienza gliela comunicasse… Perché Romano Amodeo è solo l’eletto da Dio a questo scopo e non è per niente un genio, né si intende tale, ma solo come uno che, accortosi che la verità stava tutta in Gesù, abbandonò la priorità del suo giudizio e si mise ad usare solo quello del Cristo di Dio. Ma anche questa scelta non dipese dal suo essere “chissà chi!” Era solo stato eletto da altri, non avendo in se stesso alcun merito per essere stato eletto e lo sapeva, lo accettava, non si dava delle arie, pur riconoscendo l’eccellenza del dono ricevuto! Tralasciamo le altre questioni di fisica, di matematica e ritorniamo alla vita concreta, valutiamola per quello che veramente era.


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L’esistenza di Amodeo era l’eterno dono dato da Mariannina Baratta, alla quale Romano doveva l’affiliazione fatta in suo favore dalla Madonna (il baratto di Baratta), e che, pur essendo divenuta demente, per il Morbo di Alzheimer, riusciva tuttavia ancora a dargli il “latte” più importante che c’era: la Sapienza! Quella sua mamma, sempre più mortificata da Dio nella sua intelligenza, era per lui la concreta Sede della Sapienza, perché l’aver cura di lei gli dava anche tanto tempo e tanto distacco dagli altri interessi della vita. Con la mente sgombera poteva concentrarsi tutto sulla risposta che aveva cominciato a tentare di dare a chi gli aveva detto una enorme bugia: “Chi ti ha tradito è stato Gesù!” Capì così, a poco a poco, il senso di quella “Aspetta!” che Dio gli aveva risposto l’11.3.1987 (se l’era annotato), quando l’aveva pregato, nel momento più terribile della sua vita. Possiamo controllare se può esser vero che l’Assoluto gli abbia parlato. Possiamo farlo attraverso i concetti numerici, legati all’unità dei giorni, nella convinzione che siamo all’interno di un progetto numerico di Dio, tale che ogni cosa accada alla data prestabilita, che deve rispondere a determinati requisiti. 11.3.1987 è la data e dobbiamo controllare quali indicazioni sono descritte dai numeri dei giorni, dei mesi e dell’anno. 11 è 10 +1; è lo spazio assoluto 10 in linea, esteso alla durata di 1 giorno che lo realizzi nel tempo. Per realizzare lo spazio, occorre sempre aggiungere l’unità del tempo, allo stesso modo che i 3 dati del volume, sommati al tempo 1, costituiscono le 4 dimensioni spazio-temporali della realtà. Pertanto 11 è la realizzazione assoluta del ciclo unitario, assoluto, del tempo, espresso in giorni. Il mese 3 è lo spazio della Trinità assoluta, spazio della simultanea presenza, sulle tre diverse linee, di quelle che compongono l’intero volume. Pertanto è il valore assoluto, dello spazio (di tutto=Dio), espresso in mesi. 1987, come anno, è 103 –23, ove il primo valore indica l’assoluta quantità dell’unità presente nel volume assoluto di riferimento e ove 23 è l’esponente 23 del 1023, dimensione della molecola, che indica l’accorpamento basilare esistente in natura. Pertanto 1987 è lo spazio, in sequenze di anni, corrispondente ad una molecola di tempo espressa in anni. È dunque una quantità intera e basilare di moto e risulta, anche, semplicemente sommando le sue cifre. 1+9+8+7=25 indica la presenza ¼ del fronte assoluto 102=100, quella del solo “tempo”, laddove esso ha 1 dimensione e lo spazio ne ha 3. Non a caso Gesù è nato il 25, Romano è nato il 25 e San Paolo nacque al Cristianesimo il 25. Certo, non per tutti ciò è determinante, ma questa è la cosiddetta conditio sine qua non. Se poi, nella data 11.3.1987, sommiamo tutte le cifre, abbiamo la sintesi 1+1+3+1+9+8+7=30 che indica in assoluto il ciclo 10 (quello intero, in unità) della


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Trinità, Ente assoluto di Dio (o del suo porsi nello spazio reale dell’uomo). La sintesi successiva, di 30, è 3+0=3, che è tutto lo spazio Trinitario. Abbiamo visto, in questo modo, come questa data sia conditio sine qua non per un evento che coinvolga la globale presenza della trinità di Dio. Vediamo ora, nello stesso modo, a che cosa corrisponda la data di nascita di Romano Amodeo, 25.1.1938, usando lo stesso criterio. 25.1.1938, esprime, nel giorno, il numero 25 che quantifica la reale presenza: ¼ (solo il tempo della presenza, 1 su 4 D) della sezione assoluta 102. 1, il mese, indica l’inizio di quella presenza 25. 1938, come anno, va rapportato a 103, valore assoluto delle quantità unitarie. Risulta essere 1.000 –62. Dobbiamo capire il senso numerico, in fatto di geometria, del 62. Esso indica 60 +2. Qui 60 è tutto lo spazio complesso del tempo, misurato in sessagesimi, come risulta dai 60 secondi di un minuto, i 60 minuti di un’ora e così via, solo in quanto 6 sono le componenti cartesiane di un fenomeno centrifugo come la luce, originato al centro della terna, e ciascuna è quanto un ciclo di 10 unità, per cui 60 sono tutte le unità espanse centrifugamente, come coordinate cartesiane. 6, chiaramente, è il complesso delle due terne (quella a crescita positiva e quella a crescita negativa). Il conteggio cibernetico, che realizza questo spazio di 60 unità messe tutte in sequenza unitaria, come singoli anni, è ottenuto, essendo esso complesso, dall&#39;aggiunta della quantità unitaria, di quanto è complesso. Quindi 60 +2. Abbiamo allora che 62 è la realizzazione, nel tempo, di tutta l&#39;espansione. In un conto alla rovescia, individua l’anno di nascita di chi attua questa espansione intera. Quindi conditio sine qua non, per attuare l’espansione intera di 62 anni, nei 1.000 anni totali, è che uno sia nato solo nel 1938. Tutte e 3 le condizioni sine qua non (nel giorno, mese ed anno) si rivelano in chi è nato il 25.1.1938. Pertanto i numeri non contraddicono che in questa data precisa possa essere nato chi avrebbe concluso tutto, prima della fine del secondo millennio dopo Cristo. Valutiamo ora il percorso, dalla nascita a quando Romano udì rispondersi. Nato il 25.1.1938, ci sono 17941 giorni fino all’11.3.1987. 18.000 è il moto assoluto 103 delle 6 espansioni assolute della Trinità Assoluta di Dio, essendo infatti 1.000×6×3. 17941, rispetto a questo assoluto agire della Trinità di Dio (perché è il Valore Assoluto del moto) è il conto alla rovescia di un 59 che è un 60 in cui sia compreso Uno che si sposta, in assoluto, di soli 59 giorni in sequenza, infatti 18.000 – 59 =17941 giorni, per incontrare l’Assoluto moto, ossia Dio. (Oracolo del Signore).


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1938, Romano a pochi mesi, con sua madre, suo padre e due domestiche

1942. Romano negli ultimi anni trascorsi a Felitto


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La Madonna del Sacro Cuore, in via Larga 12, a Saronno, davanti allâ&amp;#x20AC;&amp;#x2122;abitazione di Romano


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I gesti elettivi, per tutto ciò cui fu preparato? Ora Dio doveva fare trasferire Romano e Mariannina da Milano, in quanto è scritto nelle sacre scritture che Sion, il monte santo, è il luogo di GesùDio. L’Oracolo del Signore comunicato a Romano, è che Saronno è la nuova Sion. Mamma e figlio si ritrovarono ospitati gratis nella cucina (una “mangiatoia”) di una misera cascina, a Cassina Ferrara, a Saronno (VA). “Siano!” è un auspicio. “Saranno!” è un decreto, così il Sion di siano è il Saronno di saranno. E il “monte santo”, di Sion, è il Monti santo, il “santo” dei Concezionisti, che si sta beatificando a Saronno, la quale, in provincia di Varese è anche nella zona del Sacro Monte. E, poi, Saronno suona come “Shalom!” il saluto degli Ebrei come Gesù, ed indica un “A rivederci Gesù, a Saronno!” Romano doveva andare a Saronno, perché avrebbe abitato in un monolocale ad uso di cucina e sarebbe stata la mangiatoia della nuova stalla, del “suo” nuovo presepio. Una stalla che esisteva davvero, lì in cascina e che avrebbe nuovamente ospitato Gesù, presente in lui in Comunione sacramentale. Così Romano, affinché tutto questo progetto di Dio si attuasse, fu portato a Saronno, dall’offerta gratuita dell’alloggio, nel 1997. Vi aprì una scuola di Filosofia della fisica, divenendo il suo maestro. Abitò al numero 12, di via Larga e ritrovò i 12 apostoli, come i seguaci della sua scuola. A questo punto, per volere della Provvidenza, il giorno 14 settembre 1998 il Papa decise finalmente di pubblicare l’Enciclica Fides et ratio alla quale stava pensando da almeno un decennio. Qui è doveroso un controllo numerico, dimensionale, del tipo fatto prima, per vedere se questa è una data speciale. Vediamo a fondo, prima e meglio che sia possibile, che cosa essi significano, sotto il profilo dei concetti unitari, usati dalla nostra ragione, nella fisica della vita, perché siamo noi chi poi soltanto di visualizza in questo modo, come luci, colori, ma anche giorni, mesi ed anni, se alle quantità assolute diamo questo concetto temporale. Fu Kant che svelò come tempo e spazio fossero solo categorie della percezione umane e non cose in se stesse. Avendo già spiegato perché 10 sia la lettura, eseguita in due tempi, degli 8 volumi unitari (di una esistenza complessa, il cui lato va da –1 a +1), quando un


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volume a 3 componenti esiste nel 10, si sposta in assoluto, in linea, di 7 (e noi concepiamo la settimana). Con 10 valore assoluto per la linea, 102 lo è per l’area e 103 per il volume. Quando la sezione è calcolata non dal prodotto, ma dalla somma delle componenti, poste in sequenza (come i giorni, posti uno dopo l’altro) l’area assoluta è espressa da 10+10=20. (E, nel caso del Santo Padre, nel momento di emanare l’Enciclica Fides et ratio sono i 20 anni in sequenza, dichiarati, del suo pontificato, ed esprimono il valore assoluto della presenza di chi lo ha fatto: un Vicario di Cristo, un Pontefice abilitato da Cristo a legare e sciogliere). Facciamo i conti, per controllare, sotto il profilo dimensionale, quello a cui poi l’uomo attribuisce il concetto numerico espresso dalla data del 14.9.1998. 14.9.1998. 14 è il piano avente per lato 7, la settimana, calcolato in 2 settimane, ed è il valore intero, binario, della nostra realtà complessa, l’area, la sezione del flusso elettromagnetico avanzante nel tempo. 9 è tutto l’avanzamento (il valore assoluto) di 1 mese in 10 mesi (valore assoluto). 1998 è il conto alla rovescia, in anni, di 2, valore assoluto del complesso unitario che da –1 va a +1, nel valore assoluto del volume 103. Ne consegue che è l’immagine concreta, secondo le nostre categorie mentali (di aggregazioni in giorni, mesi ed anni), di una quantità piena ed assoluta che deve accadere prima del concludersi del secondo 103, che è lo spostamento di un 103 posto come “presente”. E siamo all’atteso “mille e non più mille”. I numeri lo affermano in modo categorico: quanto è atteso prima del mille e non più mille famoso deve accadere nel giorno 14.9.1998, secondo le nostre regole concettuali, perché questo numero “concettualizza” (quindi presenta) quello che deve avviarsi in questa data. Come spero di aver fatto ben capire, il 14.9.1998 è una data che indica esattamente il pieno spostamento (9) della presenza del fronte 14 di due settimane, prima del 2.000. L’indica anche la sintesi del numero, la cui somma delle cifre è 29, in cui 2+9=11; il che mostra l’1 presente e quello interamente spostato ad esso accanto, o, ancora, 1+1=2, il cosiddetto attimo fuggente in se stesso, che è una pura area di tempo valutabile come e quanto 2 settimane. È un vero e nuovo inizio, un incitamento supremo! Infatti il Papa, nel punto 56 della Fides et ratio, incita, provoca addirittura, filosofi e scienziati: “Bisogna non perdere la passione per la verità ultima e l’ansia per la ricerca, unite all’audacia di scoprire nuovi percorsi. È la fede che provoca la


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ragione a uscire da ogni isolamento e rischiare volentieri per tutto ciò che è bello, buono e vero. La fede si fa così avvocato convinto e convincente della ragione. ” Nuovi percorsi rispetto a quelli della Fede e conformi alla Ragione umana, proposti in questa data che esprime il pieno spostamento della presenza! Solo questa data (di 2 anni al mille), per esprimere concretamente questo concetto ideale rispetto ai 103 anni che indicano tutto... come il mese n. 9 e il giorno n. 14! Romano Amodeo aveva già trovato questi nuovi percorsi, e li insegnava di già, nella sua scuola di epistemologia chiamata NSI, Nuova Scuola Italica (ma, Oracolo del Signore: Nostro Signore, Iesus). L’epistemologo apprese dell’Enciclica, esattamente l’1.1.1999 (la cui somma è 30! Ed indica l’attuazione della Trinità di Dio su tutta la linea 10). L’apprese nella Chiesa di Cogliate, e nessun nome Dio poteva trovare, più giusto di questo, per il luogo in cui ciò si sarebbe manifestato! (Oracolo del Signore: “Cogliate il dono dello Spirito! In Chiesa ed all’inizio dell’ultimo anno del millennio…”). Fu l’attuazione, voluta dalla Trinità di Dio, della conoscenza, da parte di Romano Amodeo, dell’esistenza della Fides et ratio e di questa provocazione del Vicario di Cristo. Il Parroco gli mise l’Enciclica nelle mani! E, come auspicato dal Papa, Amodeo si lasciò appassionare, prendere dall’ansia, dal coraggio, dalla provocazione da lui colta in pieno! Si accorse che il Papa stesso spingeva con gran forza gli scienziati ad avere passione, ansia per la ricerca ed audacia! Che prometteva che la fede avrebbe aiutato, chi avesse ascoltato il Papa, ad uscire dall’isolamento, ed avrebbe esplicitato una vera e propria “avvocatura”! Amodeo non aspettava altro. Scrisse in 15 giorni un libro di 250 pagine e il 25 gennaio (suo compleanno, ma anche giorno pieno della presenza di chi risponda “Eccomi!” a chi l’ha provocato) l’inviò al Papa. E il 28 (quanto la piena realizzazione, nel tempo di 1 giorno, del volume 33) la Provvidenza di Dio portò l’Arcivescovo a Cogliate e Amodeo mise il suo libro anche nelle mani del responsabile della Chiesa milanese. Il 31 gennaio il Papa inviò la sua Benedizione Apostolica, mentre il Cardinale Martini volle ignorare tutto. Amodeo decise allora di chiamare la Chiesa a Convegno, perché si rendeva conto che, avendo già soluzioni valide, doveva proporle egli stesso alla Chiesa e convocarla ad un tavolo di lavoro, in cui ragioni scientifiche e teologiche cooperassero. Andò dal Parroco e concertò con lui una data, in ottobre, in cui la Chiesa non facesse nulla di importante, perché non voleva che i fedeli si distraessero e non partecipassero al suo Convegno, che giudicava importantissimo, la comunicazione più importante mai fatta in un Convegno indetto dall’uomo.


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Aveva ragione a crederlo: era il gesto per il quale egli era stato eletto alla Comunione sacramentale col Cristo. Ci sarebbero state, a discutere, le due Torri Gemelle che rivelavano “chi l’uomo era, da dove veniva, dove andava. Si vinceva la morte, si esprimeva il Giudizio Universale sulla vita”. Erano i gesti attesi, alla fine dei tempi, dal ritorno glorioso del Cristo! Don Luigi Carnelli disse all’epistemologo: “Nell’ultima domenica di ogni ottobre Saronno celebra, da secoli, il Trasporto della Croce e tutti sono al seguito. Cade il 31, tu puoi fare il Convegno la domenica prima, il 24.” e stabilì egli stesso la data. Il 24.10.1999 è la data ideale ad indicare il completamento dei tempi. Il giorno 24 come tutte le ore del giorno, il mese 10 come tutto il ciclo dello spaziotempo complesso espresso in mesi, il 1999 come l’anno che completa il millennio, 103, l’assoluto riferimento. Senza averlo fatto apposta questo Convegno fu così costretto a cadere, per volere del Parroco della Chiesa di San Giovanni Battista (che apre sempre all’avvento di Gesù, anche come qui, che ha agito solo attraverso la Chiesa ed il suo Parroco) “alla fine dei tempi.” Amodeo fece conoscere al Papa del Convegno e ricevette una seconda Benedizione Apostolica, con cordiale riconoscenza e assicurazioni che Sua santità avrebbe pregato per lui. Ma quando chiese al Parroco (che pure aveva fissato la data) di avvertire i fedeli che era stato il Papa ad avere richiesto questo intervento, per il quale aveva ricevuto anche due Benedizioni Apostoliche – che il sacerdote ben conosceva – costui fu veramente indotto solo dalla Divina Provvidenza a non dover farlo (Oracolo del Signore). Egli aveva davanti le due lettere inviate dal Vaticano in nome del Papa, aveva l’Enciclica che stimolava i singoli, il Papa che dava volentieri la sua Benedizione Apostolica per quel convegno e ringraziava chi aveva promosso l’iniziativa... Quindi, mosso solo dall’implacabile forza della Divina Provvidenza (e non da altro), argomentò che quelle lettere “Non significavano nulla! Non le aveva scritte il Papa! Che un privato non si poteva permettere di convocare la Chiesa! Che egli non aveva alcun titolo, e non era all’altezza di quanto si credeva di essere!” “Don Luigi, se lei non avvisa i fedeli, questi non verranno, crederanno che il Convegno sia organizzato da una Setta…” osservò Amodeo. Ma il Parroco, che pure aveva scelto egli stesso la data di quel Convegno, mesi prima, non ci volle sentire. Non era libero, Don Luigi, di fare altro. Nessuno è libero di fare nulla. Noi tutti siamo personaggi disegnati liberi, ma tutto il disegno è solo di Dio, come un Manzoni posto all’origine di tutta la libertà da lui attribuita ai suoi personaggi, nella storia de’ “I Promessi Sposi”. Essa è scritta da lui in tutto, in ogni virgola ed in ogni pensiero “creduto certamente libero” dai personaggi


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della storia (se il Manzoni avesse avuto il potere di “mettere in essere” la loro vita, come fa il solo Dio…). Ma anche il Manzoni può averla, in un teatro, in cui quella vita sia messa in scena, grazie ad attori interpreti (e non scrittori). Noi siamo solo interpreti della vita, e stiamo a Dio come i “liberi personaggi di un racconto qualsiasi stanno al loro creatore”. Questo è l’Oracolo del Signore che assolutamente impedì a Don Luigi di fare altrimenti: Romano Amodeo doveva essere portato, dalla Divina Provvidenza a fare le stesse esperienze di Gesù Cristo! E ciò per potere capirlo alla perfezione, tanto da poter riceverne per intero la comunicazione, per Comunione sacramentale, come un personaggio disegnato in questo modo. Allora questo personaggio (disegnato sempre e solo da Dio in questo modo), si accorse che non c’era l’Avvocatura che era stata promessa dal Papa a cristiani o meno… Egli, per di più, era un cristiano che aveva coraggiosamente fondato tutta la sua vita su Gesù e si era perfino esaltato nella sua croce… Così iniziò a soffrire moltissimo per questa inattesa situazione. Cominciò a rifugiarsi nella Comunione con Cristo e a fare un digiuno assoluto. Cominciò il venerdì 17.9.1999. Un numero che parla da solo, perché 17 è il movimento del 3 che manca a quel 10+10, che libera il piano assoluto 102 nelle sue due componenti lineari. Il Venerdì è un giorno nero per via della morte di Gesù, e qui c’entra: segna l’inizio di un digiuno che sarà per Amodeo una tacita condanna a morte data a lui dalla Chiesa. Quel giorno stesso fece conoscere il suo gesto al Parroco e all’Arcivescovo Dionigi Tettamanzi (che aveva conosciuto a Cogliate… e qui aveva “colto anche l’occasione di incontrare e conoscere il futuro Papa, Oracolo del Signore). Disse e scisse che avrebbe ripreso a mangiare solo quando gli sarebbe stato dato quello che il Papa aveva promesso, addirittura come provocazione. Così facendo assunse in pieno (il venerdì 17) quella passione e quella ansia della ricerca espressamente consigliate dal Papa, ma ciò accadde solo e tutto a suo vero discapito (nel superficiale giudizio, ma a suo vero vantaggio, nel giudizio vero e profondo, in quanto fu indotto a forza all’imitazione del Cristo Crocefisso, nel suo essere a difesa delle intenzioni del suo Vicario). I sacerdoti cominciarono ad ordinargli di mangiare ed egli si rifiutava, pensando in se stesso: “Facciano loro il dovere indicatogli dal Papa!”. Egli piuttosto si sarebbe lasciato morire. Praticamente consegnò la sua intera vita nelle mani della sua Chiesa, sicuro che Essa non lo avrebbe lasciato morire solo perché rivendicava che la Chiesa renitente desse ascolto al Papa. La Chiesa invece lo prese per un ricatto e giudicò lui un matto esaltato. Molti soffrivano a vederlo perdere peso e salute a vista d’occhio e pensarono di lanciare una raccolta di firme. Così 4 sacerdoti di altri luoghi si fecero promotori di una supplica che fu sottoscritta da 460 persone: “Che il Papa lo


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riceva!”. Questa persona si era esaltata, sulla provocazione e sulla promessa del Papa ed ora, vedendo come la Chiesa non desse ascolto al Vicario di Cristo, voleva farglielo sapere. “Santità, per pietà umana, lo riceva, come e quando vuole, ma gli indichi che lo riceverà! Altrimenti temiamo che ne morrà o comprometterà del tutto la sua salute!” Nessuno gli rispose, dal Vaticano, nemmeno un rigo. Come mai? In verità l’impedì solo la Divina Provvidenza, che doveva Esaltare nuovamente la Croce, dell’eletto alla Comunione con il Cristo e del Cristo in Comunione con lui, per una concreto incontro uomo-Dio poggiato sulle identiche umane esperienze! Invece il disegno fu, nella supposta libertà, ma inesistente, dei personaggi, che tutti giudicassero così: “Oh, il Papa ha altro a cui pensare! Figuriamoci! Ma chi sei? Zitto e buono! Fai la voce grossa e dici che non mangerai più fino a morirne, se non ti si dà ascolto? E allora muori! Non ti si dà ascolto! Così impari! Ed al Papa non lo diciamo nemmeno!” Così, per il “daffare suo” che era inteso dagli altri (la burocrazia ad alto livello, le questioni della gestione, l’incontro con le persone importanti, insomma il Papa che si doveva occupare, a dirla in breve, delle questioni di Cesare, più che di quelle della Chiesa) il Santo Padre non poteva essere disturbato da un simile esaltato!” Che se ne stesse calmo! Voleva morirne? E che morisse! Spinto solo dalla Assoluta forza maggiore della Divina Provvidenza, il Prete della Parrocchia fu indotto a dirglielo e glielo disse, un giorno, chiaro-chiaro, esasperato da quella situazione (povero e buono Don Luigi Carnelli, ottimo pastore di anime!): “E muori!” e scappò via dalla Sacrestia… Glielo buttò addosso quando Romano gli osservò che si era consegnato alla Chiesa, che questa lo lasciava morire e che, se ne fosse morto, lo avrebbero avuto tutti per sempre sulla loro coscienza… Tutto ciò accadeva perché Romano Amodeo si era veramente esaltato nella sua croce! Sentiva di dover fare l’eroe! (e, anche qui, senza che sentisse di essere un eroe! L’unico fattore, del disegno, è Dio! E Romano Amodeo ben lo sapeva, tanto che la sua “esaltazione” si trasformava solo in penitenza estrema e nel voler vivere “solo di Cristo, con Cristo e per Cristo”… una esaltazione santa data a lui senza che egli sentisse di averne alcun suo merito, e ricevuta solo per quel disegno, voluto così per lui, solo da Dio Padre). Orbene il Papa aveva pubblicato quell’enciclica proprio nel giorno di Esaltazione della Croce ed aveva in tal modo l’ideale risposta fatta da uno che era veramente santamente esaltato della Croce… Ma non solo dalla Croce, anche


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della Comunione con Gesù, “esaltando solo lui” il sostegno che ne avrebbe avuto! Gli altri temevano che si ammalasse, che morisse, ma lui, forte dell’importanza che sentiva e che attribuiva alla Comunione con Cristo, si sentiva un vero leone e non temeva né la morte, né che si ammalasse! Questo povero Cristo il giorno 24.10.1999 si ritrovò, nel Convegno, ad essere al 38° giorno che viveva solo di Cristo, con Cristo e per Cristo, egli che era nato nel 38... Significava forse che era come rinato in Cristo? Chi lo può negare? Chi si può permettere di ignorare il valore di questo importantissimo Sacramento, chiamato Comunione? Senza questo Sacramento, Romano, eletto “come Gesù”, per grazia della Madonna, non sarebbe mai riuscito ad essere in completa e perfetta Comunione con Cristo. A questo punto che tutti riflettano: un eletto a questo scopo che cos’altro dovrebbe avere, più di questo di cui era in possesso Romano? Non poteva esserlo… perché era un uomo qualunque? E chi dovrebbe essere, a fare l’incontro perfetto uomo-Dio se non un uomo qualunque? Avrebbe dovuto essere un rapporto Dio-Dio? Ma non è questo, il dualismo che regola le umane questioni! Occorre un uomo a sostenere la parte di un uomo! Comunque, per la storia del suo allattamento al seno spirituale di Maria, Romano era anch’egli nella condizione di un “e benedetto il frutto del seno tuo Gesù”. Per di più la Madonna lo aveva anche tenuto miracolosamente in vita, gli aveva dato tutta la sua vita in più! Poi era affidato a 5 Santi stupendi, dal suo Battesimo! San Romano per la sua capacità di esorcizzare Satana, Sant’Antonio per la sua dottrina dell’innocenza e la sua votazione alla vita consacrata, Sant’Anna per la sua capacità di dar vita alla stessa Madre di Dio, San Paolo per il suo essere apostolo delle genti e riprova prestigiosa dell’autorità e verità di Cristo, San Torquato per la sua opposizione al supplizio dato in nome di Dio… Non era stato messo, dalla Divina Provvidenza, nella condizione, davvero ideale, per poter ricevere Sapienza dallo Spirito santo, attraverso Gesù? Non era una delle due Torri Gemelle? Se no, diteci: “Che altro ci voleva?” È lo stesso Romano Amodeo, che vi risponde: « Ci voleva, perché così fosse creduto, che lo volesse Dio. Ma Dio non voleva che ciò fosse creduto, perché ora doveva crocifiggere anche me, spiritualmente, affinché fossi in assoluta comunione con Cristo, per quanta essa fosse possibile a me: come uomo non sarei mai stato Cristo (e ciò è evidente, altrimenti non sarebbe l’incontro vero uomo-Dio che doveva essere).


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Per accorgermi per bene e non esaltare mai la mia personale virtù, io avrei avuto sempre davanti i miei peccati, specialmente quelli legati al mio corpo, costantemente macchiato, nel mio essere “Tempio di Dio” e sempre bisognoso del perdono della Chiesa, portato dal Sacramento della Confessione e dalla conseguente Penitenza ed Assoluzione. » Per volere esclusivo della Divina Provvidenza, la Chiesa di Roma, così, si ritrovò di fronte alla Risposta attesa dal Papa e Comunicata da Gesù, ma il disegno volle che e non fosse voluta assolutamente udire! Il disegno fu che la Chiesa, convocata a tutti i livelli, non volesse neppure presentarsi al Convegno! Il disegno volle un Cristo messo nuovamente e veramente in croce! Il disegno di un terribile intervento fatto contro Dio e Cristo dagli stessi sacerdoti cristiani! Dell’amara ed eterna vicenda di un Gesù che si era ripresentato, anche in queste due torri, e che la Chiesa aveva abbattuto! Ebbene la Provvidenza volle aggiungere un segno fantastico, affinché il disegno suo fosse quello in cui ciascuno, vedendo l’esistenza di troppe coincidenze, meditasse maggiormente e si ravvedesse… Sì, si ravvedesse sempre e solo secondo un disegno nel quale il solo Dio vuole che tutto in tal modo accada, anche il ravvedimento. Insomma non è possibile la conversione dell’Innominato, ne’ “I Promessi Sposi” se non è il Manzoni a voler che così sia! Don Rodrigo non è degnato di tanto… Nessuno in apparenza si pente e si ravvede, nella nostra realtà, se non lo decreta Dio, il Creatore di questa realtà! Ma Dio, scrivendo una storia in cui esistano apparenti libertà, deve creare sempre tutti i presupposti razionali, perché questa libertà possa essere creduta esistere! Il segno di questa eccezione, voluta dal disegno del Destino, fu che eccezionalmente il Trasporto della Croce, a Saronno, fu anticipato di una settimana e capitò nello stesso giorno del Convegno! Così la Provvidenza volle che l’evento intrapreso dal Papa nella giornata di Esaltazione della Croce avvenisse nel giorno del Trasporto della Croce e trovasse da una parte il Cristo glorioso, storico, in legno, seguito da tutti in processione per le vie della città, e, dall’altra, un vero Esaltato nella Croce di Cristo, presente per Comunione diretta, in quell’uomo eletto apposta. La Provvidenza aveva scelto dal principio dei tempi proprio lui: ad entrare in Comunione con Gesù, dando a Lui la sua vita. La Provvidenza volle il disegno di un uomo che fosse il solito abbandonato da tutti, mortificato, condannato ad esser lasciato morire, per essersi affidato a chi egli amava e stimava, ma che non ne voleva sapere, non intendeva aver cura di lui,


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a costo che ne morisse! E costui alla fine, avrebbe salvato tutti. Ebbene li salverà e sarà chiamato “il Consolatore, un puro Spirito: un puro Ideale!”

Benito e Romano Amodeo, col pallone vinto da Benito a un concorso.


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Romano dodicenne, a Salerno

Romano col fratello Benito, a trentâ&amp;#x20AC;&amp;#x2122;anni


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Il castigo e l’ira di Dio? Ecco, a questo punto il Signore, nella sua storia tramata da lui, mostra un Dio adirato, contro la sua Chiesa, ma che tuttavia vuole mostrare pazienza, vuole visibilmente dare tutto il tempo al tempo. Quanto tempo? Vediamo, perché possiamo valutarle, in questo disegno eseguito attraverso i numeri. E possiamo, siamo in grado di farlo, riportando come Oracolo la solita interpretazione datane da Romano Amodeo, disegnato talmente sapiente, da sapere distinguere i segni, gli Oracoli di Dio. Non ribellatevi nel vostro intimo! Amodeo non fa nulla, né lo scrittore di questo librò fa nulla… di suo! Tutto, anche questo libro, è solo voluto dalla Provvidenza di Dio, dunque non tirate in ballo la “capacità o meno” di Romano Amodeo di conoscere i segni. Se il Sublime Disegnatore, nel suo disegno, gliela dà, egli ce l’ha! Nessuno è capace di niente! È tutto un dono, convincetevi! E non disperatevi, se non ne siete convinti… Se è così è sempre Dio che vuole che così voi vogliate, per il vostro bene. Ciascuno di Noi è un campo il cui raccolto sarà fatto al momento opportuno. Astenete il vostro cuore dai sentimenti di sfiducia, nella validità di quanto accade, giudicandolo male o bene. Il solo male o bene è quello che accade nella vostra coscienza, quando gustate come bene quello che in verità non lo è, ma sembra a voi. Per il resto, tutti gli eventi che vi sembrano concreti e reali, sono tutti virtuali, come una pura opera della fantasia, e lo vedrete, lo accerterete, quando ne sarete usciti! (Oracolo del Signore) Nel Suo disegno, dunque, Dio vuole dare “tutto il tempo al tempo”, e ciò vale esattamente 688 giorni. 688 = (700 –12) sulla base lineare dei 12 lati che chiudono un cubo (presente come un ingombro in 700, che è la libertà di moto del volume 300 nel 1.000), 700 –12 è in giorni tutto il possibile spostamento in linea, del volume 12, nella libertà 700. Ecco, tutta la pazienza, sulla base di un volume di tempo intero disposto in linea, dura esattamente 688 giorni in tutto. A partire da quando, dobbiamo calcolare questa pazienza?


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Ma a partire dal 24.10.1999, data in cui le due Torri Gemelle di Dio e della Sede della Sapienza erano state disegnate di avere risposto ad una Chiesa che, per estremo disprezzo era stata disegnata come un Ente religioso omicida dell’uomo e suicida di se stessa, che non si fosse nemmeno voluto presentare, dopo di aver provocato un povero Cristo a mettere in gioco la sua vita. Il disegno, dunque, di un Dio che poteva però avere una certa qual pazienza, perché la Chiesa locale era comunque andata dietro al Cristo storico, portato in sacra processione per le vie, assieme al suo “Sacro Corpo” e poteva essere giustificabile: Romano Amodeo aveva in se stesso qualcosa dell’esaltato per cui potevano esistere delle valide scusanti. Il disegno poteva assicurare, per rigide questioni numeriche relative agli schemi mentali usati dall’uomo, una pazienza che però non sorpassasse la libertà di 688 giorni. È il disegno – per quanto vi possa sembrare assolutamente allucinante! – di un Dio che somma 688 giorni al 24.10.1999 ed arriva esattamente all’11 settembre 2001, e abbatte… guarda-guarda: Le Torri Gemelle di New York .

A scanso di ogni possibile equivoco, nel suo disegno, Dio le fece abbattere dalla religione assurda dei suicidi che uccidono. I Talebani? Sì, nella forma di questo disegno divino! Nella sostanza il disegno riguardava chi, avendo il compito assegnato dalla religione di Gesù Cristo, di avere pietà, non ne aveva avuta affatto, per un piccino, che non era null’altro che un Povero esaltato nella Croce di Cristo che egli si sentiva veramente messa addosso! Nel suo sublime disegno Dio vuole che questi piccolini sono quelli più amati dal Cristo e coloro con i quali Dio disegna di identificarsi: “Ogni volta che lo avrete fatto ad uno dei più piccoli, lo avrete fatto a me!” Come mai non è sempre così, nel disegno? Oh, lo è sempre, veramente! Solo che non sempre è fatto apparire, per ora, perché Dio desidera essere sorprendente! La sorpresa è la cosa che rende ancora più bello quanto è bello e, nel suo sublime disegno, Dio spesso assume la parte arcigna e demoniaca di chi non vuole assolutamente dare soddisfazione… ma non credeteci! Dio vi ama tanto più


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quanto più sembra di mortificarvi! Questa è la sorprendente verità, che il Consolatore vi annuncia. Ma, in questo caso della vita e della romanzesca trama che stiamo descrivendo, in cui veramente Dio ha disegnato l’arrivo delle due Torri Gemelle della fede cristiana (una di un uomo adottato a figlio dalla Madonna e l’altro qual vero Figlio, si erano presentate), Dio aveva veramente voluto dare un segno evidentissimo della furia religiosa, assurda, che gli uomini avrebbero avuto! Così disegnò degli uomini, proprio animati da quella assurda fede – un’altra fede, sempre in quell’alveo, ma dei Mussulmani deviati dalla stessa idea di Maometto – di chi si suicida ed uccide gli altri, e gli fece abbattere come se fosse un gioco da nulla le due Torri Gemelle di New York. Vedete quante bombe occorrono, per far crollare uno dei casamenti dell’Iraq? Invece, per far crollare quei due veri monumenti al progresso ed all’orgoglio umano, bastarono pochi ossessi scalcagnati, che la fecero in barba a tutti i servizi segreti, a tutti i possibili controlli e, con due semplici aerei di linea, tutto fu fatto crollare come giganti dalle gambe d’argilla. Tutti si stupirono di quei crolli avvenuti in modo così semplice, di quanta vulnerabilità fosse caratterizzato tutto il sistema di difesa della nazione più forte del mondo! Dio, nel suo disegno, rappresentò una sfida fatta dalla religione assurda contro a tutta l’Umanità e tutta quanta essa recepì il messaggio e si impressionò moltissimo! Una sfida immensa, in apparenza portata da Bin Laden, al colosso della potenza umana, e il disegno contemplò nuovamente il piccolo Davide che abbatté nuovamente il gigante Golia. Veniamo al nemico! Eccolo: Bin Laden! Ma è come – vi accorgete? – un Binomio abbattuto (l’incontro uomo-Dio) e che abbatte l’Eden, il Paradiso terrestre… e in verità, in verità vi dico che era proprio quello che era stato disegnato (da Dio) portato agli uomini da Romano Amodeo (un puro disegno), in intima Comunione con Gesù, figlio di Dio, autore del disegno! Fu una lezione terribile data agli uomini di tutto il mondo! Dio non avrebbe potuto segnalare in un modo più simbolico di questo, “Chi” veramente, “quali Torri Gemelle” fossero state abbattute dai Cristiani divenuti segno di una religione estranea, anche se imparentata (quella dei Mussulmani deviati) assurda, assassina e suicida. (Oracolo del Signore).


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Dio aveva disegnato Sé stesso come Chi avesse pazientato quanto tutti i 688 giorni indicanti l’intero spostamento di quella presenza di volume che si era presentata il 24.10.1999: ossia “il Consolatore”, l’Ideale annunciato dall’apostolo Giovanni. Aveva disegnato che la debole fede cristiana aveva preferito seguire il Cristo storico, di legno… Ebbene passasse! L’idea di Dio era che avrebbe mostrato di amare Saronno proprio per quella celebrazione… Comunque, nel suo disegno, nessuno dei suoi personaggi saronnesi si era accorto come fosse riapparso lo sposo, entrato in carne ed ossa in una umana Comunione! E questo era grave. Nel suo disegno, fu quanto non fatto, nella Sede Vaticana, che doveva dare l’idea di aver convinto Dio a dimostrare il non senso del suo apparato … Il Papa non aveva risposto alla supplica per quel misero, esaltato da lui, che, in 1.688 giorni di digiuno, oltre i primi 38, sarebbe certo morto! Così, a dare dimostrazione della fede assurda, quando uccide e fa karakiri, il Signore aveva messo in evidenza quella, assurda, dei Talebani… affinché chi avesse avuto orecchie per intendere, intendesse. Essendo la Chiesa locale in parte giustificabile, la Divina Provvidenza volle che a questo evento (l’abbattimento delle Torri Gemelle… e ormai sapete di che cosa veramente si tratta..) ne seguisse un altro, non meno simbolico, in sede locale, laddove c’era una possibile scusante: non erano andati al Cristo presente nel Convegno per seguire quello celebrato da centinaia di anni. Ormai il disegno già aveva scatenato gli U.S.A. che preparavano la guerra alla terra dell’Eden, del Paradiso terrestre: l’antica Mesopotamia e odierna Iraq… ma Dio voleva dare l’idea di offrire ancora possibilità: dalla sede locale sarebbe stato possibile riaprire i giochi alla Chiesa ed evitare con ciò la guerra. Dio voleva un disegno secondo il quale esistesse, in sede locale, a Saronno, la sua nuova Città Santa prescelta, la possibilità di evitare la guerra. Sarebbe bastato che, nel disegno, la Chiesa Cattolica capisse che terribile cosa avesse fatto uccidendo di nuovo un innocente come Gesù! Il tentativo di lasciar morire un innocente, tenuto così in vita da Dio, innocente, nel Suo disegno, dopo che non lo aveva portato innocente in Paradiso, per intercessione di Maria Vergine disegnata Sua salvatrice, sua Madre Adottiva. In questo disegno il Papa avrebbe potuto assumere rimedi, se fosse stato avvertito in sede locale. Rimedi tali da evitare che si scatenasse il castigo per l’uomo, sulla Terra, attraverso una orribile guerra di religione, in cui presto i cristiani avrebbero di fatto attaccato i Mussulmani e quelli si sarebbero coalizzati e difesi, in nome di Maometto e del suo Dio… che poi era lo stesso di Cristo, in quel disegno di Dio! Una terribile lotta fratricida!


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L’occasione provvidenziale per evitare la guerra? Per evitare il castigo di Dio, della guerra degli U.S.A., la Provvidenza Divina aveva deciso di dare tempo alla Chiesa locale che, a contatto con gesti fatti assumere, nel disegno, da Dio, al personaggio eletto da lui per queste cose, potesse recuperare il senno non voluto usare, per non voler vedere perfino l’evidenza. Per questo fu disegnata l’attesa di altri 141 giorni. (Oracolo del Signore). 141 è 70+70 +1, ove 70 è l’assoluta libertà di moto, della presenza 30 (Trinità di Dio estesa a tutto il ciclo 10), nel 102 (che è tutta l’area assoluta del flusso, qui, di giorni). 140 è tutto lo spazio e si realizza nel tempo unitario di 1 giorno. Dunque 141 è l’intero piano della libertà, nel suo intero moto giornaliero. “Tutto questo e niente più”, dice il Signore (Oracolo del Signore) La Provvidenza aggiunse così 141 giorni di pazienza all’11 settembre 2001, e si fu al 29 gennaio 2002. Quel mattino, tra le 10 e le 11, in Via Larga 12 (vi abitava Romano) e lì di fronte (nella Chiesa di San Giovanni Battista, di Colui che “apre” sempre al Signore) accaddero tre eventi incredibilmente emblematici (incredibilmente giacché l’intelligenza umana – che non crede esistere un disegno già precostituito – giudica casuali le cose, il che è veramente impossibile, quando, alla loro origine, esiste un Disegnatore che è Perfetto e per il quale nulla è lasciato al caso: 1) L’orologio del campanile della Chiesa di San Giovanni, ad indicare come il tempo stesso si fermasse, si bloccò alle 10:2 del mattino. 2) Alle 11 un grosso pullman da 100 posti investì con gran violenza l’automobile sulla quale Romano usciva dall’androne di casa sua, in Via Larga 12, di fronte a quella Chiesa. L’intenzione del Maligno era di ucciderlo, ma non riuscì, perché la Buona Sorte protesse Romano. 3) Quel pomeriggio le persone si accorsero che ladri sconosciuti e sacrileghi avevano schiodato nella tarda mattinata, dopo un funerale, dal grosso crocefisso posto davanti all’altare della Chiesa, il copro ligneo del Cristo e lo avevano rubato! Un vero sacrilegio! Una vera privazione, subita dalla Chiesa, del corpo di Cristo!


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Lâ&amp;#x20AC;&amp;#x2122;incidente che Dio non volle fosse mortale, il 29.1.2002, quando non fece fuori me, ma preferĂŹ sparisse il corpo di Cristo, staccato dai ladri nella Chiesa di fronte, nella stessa ora.


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C’era stato nuovamente un chiarissimo aggancio al Corpo di Cristo, della figura di me, Romano Amodeo e della sua vita, nonché al trascorrere o no addirittura del tempo. La Chiesa locale se ne sarebbe dovuta accorgere! Ma il disegno era che nemmeno questo servisse, che la Chiesa locale non si interrogasse, anche se, nel disegno, Amodeo avesse informato dettagliatamente – così come fece – Don Angelo Centemeri, capo della Chiesa saronnese, su che cosa fosse accaduto, di vitale per la Chiesa, il 24.10.1999: che era stata rispettata la promessa fatta in relazione al Ritorno del Cristo alla fine dei tempi. Monsignor Centemeri, sempre nel disegno di Dio, avrebbe udito quanta importanza Amodeo attribuisse alla cosa, ma un imponente libro di 660 pagine, che avrebbe ricevuto da lui e nel quale avrebbe descritto tutto il cammino della sua insolita esperienza, non sarebbe stato nemmeno letto (troppo ponderoso!). Amodeo avrebbe voluto spiegare tutto, per filo e per segno… ma ciò sarebbe valso solo nel futuro. Al momento, invece, tutto sarebbe stato, come al solito, disprezzato (questo era il disegno di Dio!) Altre cose accaddero, di rilievo, allora, a Saronno, ad aggiungere elementi, ancora, di possibile salvezza, perché, nel disegno, Dio ha una infinita pazienza! Il 6 novembre Romano Amodeo iniziò nuovamente un periodo di assoluto digiuno e, al 2° giorno, il suo orologio da polso si fermò, alla stessa ora, con 3 soli minuti di differenza, rispetto a quello del campanile (10:05 anziché 10:02)! Intendeva digiunare 45 giorni e presenziare, in quel periodo, a 180 messe, assumendo altrettante Comunioni, affinché tutti ci vedessero! Se vedevano realizzarsi un miracolo annunciato da lui, avrebbero creduto a lui! Così chiese a Dio che due persone ci vedessero, si santificassero: un cieco nato (al quale mancavano perfino gli occhi), ed una persona, ex sposa di Cristo, che egli amava e che tutti amavano, ma che forse non ci vedeva bene con il cuore, perché si era posta come una possibile Giuda, prima nei suoi confronti e poi in quelli di tutta la Comunità di Cassina Ferrara, in cui tutti si erano, forse a torto, sentiti traditi. Ebbene il 14.11.2002, dopo 9 giorni di digiuno e 16 Messe e Comunioni, l’orologio del campanile si rimise in moto, dopo 9 mesi e 16 giorni, da solo! Questo fu il solo miracolo che, nel Suo disegno e non in quello di Amodeo, Dio volle dare a tutti: un orologio, fermo da 9 mesi e 16 giorni, che si era messo in movimento da solo dopo 9 dì di digiuno e 16 Comunioni. Era chiaramente messo in relazione al gesto di Romano, col quale era stato messo in relazione sia il giorno del furto sacrilego del corpo di Cristo, fatto in concomitanza del tentativo di far morire involontariamente il suo corpo, sia per il suo orologio da polso che si era fermato 3 minuti dopo la stessa ora. Era come se il 14.11.2002 cominciassero i tempi nuovi annunciati dalle Sacre Scritture: quelli dell’amore, per tutti, amici e nemici.


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Vediamo se questa data, del 14.11.2002 può avere questo significato. 14.11.2002 14 è la libertà del fronte avente la settimana come libera componente. 11 è lo spazio assoluto 10 che si realizza in un tempo intero. 2002 è il complesso in cui 20 (fronte assoluto 10+10) si presenza come esso è davvero, uguale e contrario 20 02. Sono le 4 dimensioni della realtà assoluta del Dio Uno e Trino, in cui il tutto ha 1+3=4 dimensioni. Dal 29 gennaio al 14 novembre intercorrevano esattamente 288 giorni. Vediamo cosa significano 289 300+1 –(6+6) = 289. In cui 300+1 è tutto il volume, in atto nel tempo +1, avente 3 lati unitari e l’area assoluta 102. In essa esiste una entità elettrica che si espande di 6 e magnetica che si ammassa di 6, per cui 12 esprime, in pura sequenza di giorni, la presenza elettromagnetica della persona. Quale persona? Amodeo, presente nella piena Trinità, segnata dal numero 300, volume Assoluto=Dio. Che cos’era d’altro, questo 12? Nel disegno di Dio indicava quanto era accaduto in via Larga 12, perché da quella data parte il conteggio che porta al 14.11.2002. Forte della sua vita elettromagnetica (12), dei suoi 12 anni di università, dei 12 anni vissuti tra i miracoli (dopo i suoi 33 anni e fino al 1983), dei 12 nei quali ebbe a carico suo sua madre, del 12 della Via di suo quel nuovo presepio, da cui stava uscendo sulla via Larga) Romano, con il suo gesto, aveva concretamente dato inizio ai tempi nuovi previsti dalle sacre Scritture, significati nel 14.11,2002, e il segno prodigioso, nel disegno di Dio era stato l’orologio del campanile che, miracolosamente sbloccato, senza che nessuno l’avesse riparato! Amodeo lo scrisse al Centemeri, al quale il 20 ottobre 2002 aveva già dichiarato di essere quell’atteso eletto, in Comunione con Cristo, che tutti si aspettavano. Lo disse invano! Accadde dopo l’estasi di una notte, in cui aveva pregato Dio chiedendogli che cosa avrebbe dovuto fare. La mattina sapeva che doveva dare l’Annuncio al Centemeri: “Sono chi aspettavate!”. Ecco la liturgia di domenica 20.10.2002.


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Che cosa ci dicono, i numeri, a proposito della data del 20.10.2002? E’ previsto l’annuncio di una pienezza dei tempi, in cui il Signore si renda visibile, in questa data che appare così aggregata, in base ai criteri della nostra mente? 20.10.2002 20 è tutto il moto 10 della presenza assoluta 10. Il mese 10 è tutta l’assoluta dimensione in linea. Il 2002 è il complesso 20 02, delle 4 dimensioni relative al Dio 1 e 3, Uno e trino assieme, quindi 1+3=4. Quale altro annuncio più chiaro di questo, laddove è 10 l’assoluta dimensione esistente su una linea, come presenza 10 che si sposta di 10 e necessita di un 20, per consentirlo, ma non solo reale, come 20, anche immaginario, come il suo inverso 02? Veniamo alla trama della storia. Tutta la liturgia, lo avete visto, è improntata all’Annuncio di Gesù, Cattedrale di Dio. Per di più, a Saronno, nella Chiesa Prepositurale, si celebrava anche l’AVIS, l’offerta del sangue per la vita. Vale le pena mettere in risalto i punti salienti, della liturgia, in relazione all’attesa dell’Annuncio. Dal canto di ingresso, che dice “Chiesa di Dio, popolo in festa… il Signore è con te!” … “Sei testimone di Cristo quaggiù: apri le porte ad ogni uomo, salva la vera libertà.” Era chiaro! La chiesa doveva aprire le porte ad ogni uomo… e Romano stava per dire di essere il segno umano di quel Cristo quaggiù… Che gli aprissero le porte! Nella prima lettura è scritto “Nessuno conosce la sua via, nessuno pensa al suo sentiero. Ma colui che sa tutto, la conosce e l’ha scrutata con l’intelligenza. E lui… Egli ha suscitato tutta la via della sapienza e ne ha fatto dono a Giacobbe suo servo, a Israele suo diletto. Per questo è apparsa sulla terra e ha vissuto tra gli uomini.” Nel Salmo 101 (emanato dopo la distruzione di Gerusalemme e del tempio da parte dei Babilonesi) si recitava tra l’altro, notatelo: “Tu sorgerai, avrai pietà di Sion, perché è tempo di usarle misericordia: l’ora è giunta. Poiché ai tuoi servi sono care le sue pietre e li muove a pietà la sua rovina… Il Signore si è affacciato dall’alto del suo santuario, dal cielo ha guardato sulla terra, per ascoltare il gemito del prigioniero, per liberare i condannati a morte: perché sia annunziato in Sion il nome del Signore, e la sua lode in Gerusalemme.” Nella seconda lettura san Paolo scrive a Timoteo (si pensi ad Amodeo) che, in sostanza, “ci sono non solo vasi d’oro e d’argento, ma anche di legno e di


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coccio; alcuni destinati ad usi nobili ed altri ad usi più spregevoli. Chi si manterrà puro da tali cose, sarà un vaso nobile, santificato!” E stava ponendo l’accento sui diversi carismi concessi da Dio all’uomo, per cui tutti avrebbero dovuto cercare la giustizia, la fede, la carità, la pace, insieme a quelli che invocano il Signore con cuore puro. Chi lo stava facendo, ormai da oltre 30 anni? Romano Amodeo sentiva di dover dire: “E’ assieme a me che dovete mettervi ed alla parola di nuova speranza che Dio vi Comunica, attraverso la Comunione vera di Cristo con me! Nell’incontro ideale uomo-Dio, per trasmettere i Suoi doni, il Signore ha eletto me. Sono io! Io sono il vaso d’oro, ma non ne ho merito alcuno, non ne sono assolutamente degno, è solo Dio che ha voluto fare così, perché è il Signore! ” Nel vangelo, notatelo, Gesù rispondeva alla domanda: “Fino a quando terrai l’animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo dillo a noi apertamente”. E Gesù rispose: “Ve l’ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del padre mio, queste mi danno testimonianza; ma voi non credete, perché non siete mie pecore.” Bene, andato ad annunciare chi sapeva di essere, Amodeo trovò che tutta la Chiesa stava aspettando, nella sua liturgia, quell’Annuncio che avrebbe fatto al Centemeri, alla fine della messa. E lo stesso Monsignor Centemeri, nella sua Omelia, quel giorno disse: “Lo Spirito Santo è qui in mezzo a noi e vuole parlare! Bisogna credergli! Bisogna aguzzare vista ed udito, perché egli vuole assolutamente parlarci!” Ebbene, finita la messa, Romano Amodeo, forte di quello Spirito santo che voleva parlare e che doveva essere ascoltato, parlò, fece questo annunzio…, e non successe niente; fu come se avesse raccontato una cosa ridicola e secondo la sua solita esaltazione. 24 giorni esatti (un tempo intero, composto da 6, tutte le componenti dello spazio complesso, e 4, dimensione che realizza il 6 per combinazione numerica) dopo questo annuncio, fu quel 14.11.2002, in cui Romano Amodeo si ritrovò al 9° giorno di digiuno (quanto tutto lo spazio di uno che è in penitenza) alla 16° Comunione (quanto quel 16 che significa 24, ma che non fa differenze tra basi ed esponente, tanto che è ancora un 24, o un 2+4=6, che indica sempre il percorso intero), e il tempo si rimise in moto, da sé, nell’orologio che riprese da solo, miracolosamente a camminare, dopo 9 mesi in cui era restato bloccato, nel giorno del furto sacrilego e del pericolo di morte corso da Romano. Monsignor Centemeri, che già non si era dato minimamente da fare, il 24.10.1999, nel tempo del Convegno, seguitò a tenere questo atteggiamento estremamente miope.


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Nel disegno di Dio (non dimentichiamoci mai, non diamo colpe ai personaggi!) Monsignor Centemeri avrebbe avuto tutto troppo davanti agli occhi per vederlo bene. Riconosceva spesso a Romano di essere “un’anima santa”, ma lo diceva solo per dargli un contentino, di fronte alle sue strane e belle pretese! Nulla di quanto era la sua specifica caratteristica, preparata da Dio fin dal profondo del tempo, era da lui riconosciuta. Ma ditemi? In questa realtà apparentemente così libera, chi andrebbe a pensare all’esistenza di un disegno talmente bloccato che ogni cosa deve accadere esattamente nelle date a cui il senso è riferito? Chi lo sostiene e afferma di essere chi ha avuto da Dio il compito di svelare la struttura del disegno di Dio, passa solo per matto. Voi, però, non siate superficiali, controllate tutti i conteggi relativi alle date e le vedrete l’espressione temporale di contenuti assoluti del disegno. La Provvidenza disegnò un Monsignore che non volle dare nessun peso a tutte queste strane opere che Dio inseriva nel suo disegno e che, come aveva detto Gesù, nel suo vangelo, rendevano una chiara testimonianza. Il fatto è che il Centemeri non era stato disegnato come una delle pecorelle di Romano, ma come una che avrebbe perso quell’occasione di intervenire presso i suoi superiori, per far conoscere quanto di veramente insolito fosse accaduto a Saronno. Pertanto il Centemeri non avrebbe messo il Papa in condizione di farsi perdonare da Dio. C’era uno scopo, molto profondo, e Romano Amodeo lo sapeva, per questo spesso marcava stretto il buon Monsignore: questo religioso, nel disegno di Dio, gli avrebbe dato testimonianza, postuma ed attendibile, al modo di un Paolo attendibile giacché iniziale avversario di Gesù. Romano sapeva come un giorno moltissimo sarebbe dipeso, per il suo vero riconoscimento, proprio dalla testimonianza di questo Monsignore al quale un giorno Amodeo disse di essere spesso sfuggente, come un’anguilla. Dunque Dio disegnò un tempo, che trascorresse dal 29.1.2002 al 20.3.2003, pari ad esatti altri 415 giorni di ulteriore pazienza, e dette così modo a Monsignor Centemeri, di evitare ulteriori punizioni. Nella pagina che segue c’è una lettera, del 9.11.2002, che Amodeo consegnò a questo capo della Chiesa Saronnese che era stranamente un vero sosia di Gigi Flocco, il proprietario della “mangiatoia” del suo “presepio”, in Via Larga 12, ad indicare simbolicamente come fosse la Chiesa la vera proprietaria di quel luogo in cui vedeva la luce anche il figlio adottivo della Madonna.


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L’Ira, qui di Dio, per l’Eden perduto: la guerra all’Iraq? Questi tempi che Dio aveva concesso, dal 29.1.2002 al 20.3.2003, pari ad esatti altri 415 giorni di pazienza, avendo dato al Centemeri il modo di evitare ulteriori punizioni, trascorsero. Aggiunta e completata anche questa ulteriore pazienza, alla data del sacrilegio compiuto a Saronno, Dio decretò avvenisse, udite-udite: L’invasione dell’Iraq Gli U.S.A., nel disegno , avrebbero invaso il Paradiso dell’Eden, per le colpe di Bin Laden (simbolo del Binomio che porta o no nell’Eden) per le estreme conseguenze dello scriteriato suicida ed omicida abbattimento delle Torri Gemelle. Lo dicono, come sempre e con certezza e chiarezza assoluta, gli indizi numerici (Oracolo del Signore). 415 400 +5×3 indica: 400 tutta quanta la realtà poggiata sul centuplo quaggiù (la sezione assoluta 102); 5×3 tutta quanta la trinità del mediatore tra 0 (l’uomo) e Dio (10). Pertanto il totale è tutta la realtà del centuplo poggiato sulla trinità del mediatore. In che cosa lo realizza? Dio ci ha mostrato in che cosa lo ha realizzato: formalmente nella aggressione all’Iraq come una piaga enorme per il mondo, che sarà sempre più terribile se l’uomo non si ravvedrà e riconoscerà che Dio si è rifatto presente, ed ha parlato, nel Convegno del 24.10.1999. Nella sostanza, infatti, l’evento allude ad un terribile castigo dato da un Dio che vuole apparire di essere perfino in ira. L’Iraq non si chiama così a caso, ma (Oracolo del Signore) indica l’Ira, qui, di Dio, contro il Papa e la sua Chiesa! Per avere mandato nuovamente, sempre nel disegno di Dio, un suo eletto, stavolta un uomo, che lo avrebbe elevato fino all’Eden, al Paradiso Terrestre e, per essergli


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andato tutti contro, sempre nel disegno (Era solo uno esaltato di Dio e della sua Croce!), sarebbe apparso perduto per Bin…L’Aden. Tutti, Papa, Cardinali, Arcivescovi e sacerdoti, sempre in questo vero disegno, si sono stracciati le vesti per una pace infranta dagli uomini, e si sono messi ad occuparsi delle questioni di Cesare, disattendendo quelle proprio legate alla precisa responsabilità della Chiesa di Gesù Cristo. Il Papa, ed è il monito insito in questo disegno di Dio, avrebbe dovuto vigilare piuttosto sulla sua Chiesa, e questa avrebbe dovuto essere più attenta ai segni dei tempi, dati in grande abbondanza. Il Papa aveva auspicato l’intervento dello Spirito santo, sempre in questo disegno … Come mai, allora, non si era messo ad osservare, con tutti gli strumenti che gli fossero possibili, “in che modo” lo Spirito di Dio gli avrebbe CERTAMENTE risposto? Una persona, “disposta perfino a morire” per tutto ciò, tentò di dire “in tutti i modi” di essere la attesa risposta… e il risultato (in questo disegno di Dio) fu d’essere condannata addirittura a lasciar che ne morisse! È penoso, orribile! Come potrebbe Dio, nel suo disegno, non dimostrarsi irato? Dio ha voluto disegnare, in questi tempi, Cristiani Cattolici senza più molta fede, tanto che poi siano superati dagli altri, diventino Testimoni di Geova, protestanti, buddisti, maomettani… Anche quando sorge un santo, come il Papa, anche allora il disegno poi è tale che egli appaia costretto all’impotenza da chi non lo tenga informato. Oh, è grave, sapete, che, in questo disegno di Dio, il Figlio di Dio sia ritornato, in Comunione con un uomo, ed abbia visto di essere stato nuovamente condannato a morte! È il disegno di Dio, non quello umano! Hanno creduto tutti che fosse facile, sempre nel disegno di Dio, abbattere le due Torri di Dio? Poveri illusi… adesso vedete! E giù bombe sui poveri dell’Iraq! Per adesso… poi vedremo se, non bastando ancora le lezioni e con Amodeo che sta rivelando più che non si possa qual sia il disegno di Dio… È toccato ad Amodeo, in questo disegno di Dio, perfino di essere stato scacciato dal Coro parrocchiale della Chiesa di Cogliate, da un povero Don Carlo che, come Ponzio Pilato, fu disegnato da Dio di eliminarlo, pur riconoscendolo innocente, quando tutti quelli che prima lo avevano osannato poi gli si erano schierati contro, dicendo “Crucifige! Scaccialo via!”


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Dio aveva disegnato che questa gente gli si fosse mossa nuovamente contro come nei tempi antichi, quando Gesù aveva scacciato i Mercanti dal Tempio e non gliela avevano perdonata…. “Ma Chi credeva di essere?” Così Dio volle che apparissero, anche a Cogliate, i cantori e la Chiesa del Paese: come persone che si fossero comperati i servigi esclusivi di una Maestra, con le moine, il denaro ed una vera concorrenza sleale, fatta a discapito della povera Chiesa che gliela aveva generosamente lasciata in condominio, di fronte a loro che cercavano aiuto! Il disegno aveva voluto che, avendo avuto una maestra da condividere, le avessero offerto danaro, laddove nella sua Parrocchia non gliene davano, moine, laddove dall’altra non ne riceveva, giacché era una di casa e non c’è Napoleone per il suo domestico. Dio aveva disegnato un turpe mercato della già sposa di Cristo! Ma era il solito disegno simbolico di una sposa traditrice, che avesse abbandonato il suo sposo senza sue espresse colpe, laddove tutto fosse fatto solo dalla sublime Provvidenza di Dio, che sembra sempre suscitare buoni e cattivi… e lo fa poi solo per salvare poi tutti! Il disegno di Dio, relativo agli eventi in Cogliate, avrebbe messo in essere il figlio adottivo della Madonna, che si sarebbe messo a suo modo a rovesciare gli sgabelli dei cambiavalute, e che poi sarebbe stato fatto fuori. Un disegno in cui egli si appellasse ai valori di amore e perdono (in quanto voluti dal Cristo) ed in cui essi non li avrebbero riconosciuti, come a suo tempo gli Ebrei non avevano riconosciuto Gesù per quello che era: un vero strumento di Dio per la salvezza di loro tutti. Così, per disegno, anche a Cogliate avrebbero abbattuto le due Torri Gemelle di Dio, in un modo recidivo ed accanito, 62 giorni dopo quelle di New York e senza nessun rispetto per il Papa stesso, che aveva chiesto pace! Questi, nel disegno di Dio, aveva chiesto loro di recitare la preghiera per la Pace, ma essi, proprio dopo di avere pregato in quel modo, avevano scatenato la più orribile delle guerre fratricide: quella contro lo Spirito santo di Dio, commettendo un crimine imperdonabile e che richiederà che Papa Tettamanzi riconsacri Cogliate, divenuto come latte cagliato! Si erano comportati, sempre per il disegno di Dio, come se il Signore non comandasse più nei suoi luoghi! Come se la religione di Cristo fosse diventata un perbenismo! Come se avesse perso tutta la spinta eroica e come se, tutte le volte che spuntasse all’orizzonte un vero eroe, che si esaltasse ancora nella Croce di Cristo, dovesse essere considerato un matto e sacrificato sull’altare di chi è cotto da Satana e scaglia le prime pietre.


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Il peccato generico, voluto addebitare da Dio al Papa, alla Chiesa e a tutti i Cristiani è stato quello di un gran darsi da fare per il domani, nella presunzione che ogni cosa dipenda da sé, nel mentre Gesù disse chiaramente di non farlo! “Dio – rivelò Gesù – faceva crescere bellissimo il giglio del campo, che non lavorava e non seminava… Come avrebbe lasciato in difficoltà l’uomo che il Padre amava di certo molto di più?” L’uomo moderno è stato disegnato da Dio come se non avesse ancora capito, dopo 2.000 anni di Cristianesimo, che “Dio vede e provvede ad ogni cosa.” Un uomo con l’esaltazione della sua capacità! Invece che, come Dio vorrebbe, con l’esaltazione della sua Croce! Il disegno di personaggi pieni di superbia, che si credono investiti sempre… di dover fare quello che Dio non fa! Nei secoli bui questa presunzione portò, nel disegno di Dio, alle Crociate, alla caccia alle streghe, agli interventi della famigerata Santa Inquisizione, con un frate (!!), un certo Torquemada, che, in vita sua, fu disegnato come uno che avesse veramente messo al rogo 10.000 persone! Nel disegno, le cose oggi non sono ancora cambiate! Perché l’uomo e la Chiesa, disegnati così da Dio, seguitano a credere che Dio li abbia investiti della missione di fare, per cui se non lo facessero loro, Dio (secondo loro) non farebbe proprio nulla! Il disegno è di un uomo ancora sotto il ferreo dominio di Satana e rivela che occorre proprio la Verità portata dall’Eletto e annunciata il 24.10.1999, a Saronno, per persuaderlo che è in un ferreo ed assoluto progetto in cui veramente non cade foglia che Dio non voglia. Perché Dio ha disegnato un uomo così perseverantemente cattivo, come gli Ebrei, dalla dure cervice? Lo ha fatto perché vuole dar loro l’idea di essere liberi, ma che – poi – solo Egli, grazie ai suoi Messia, Santi e profeti, può salvarli… E questa è la vera verità: senza Dio l’uomo non esisterebbe nemmeno! Dio pertanto ha voluto disegnare personaggi che abbiano un compito, tanto poi da mettere ciascuno nella condizione di portarlo felicemente a compimento, in modo che tutti (nessuno escluso) vincano le partite che avranno voluto liberamente scegliere e giocare. L’uomo, per adesso, ha solo il compito di impersonare a modo suo una parte tutta interamente scritta da Dio. E Dio ha organizzato tutte le cose in un modo così intrecciato e complesso che tutto deve andare proprio così come vediamo che va, per potere soddisfare tutti.


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Figuriamoci se le cose dipendessero dall’uomo… che gran casino che risulterebbe! Gli uomini non riescono a mettersi d’accordo, spesso, nemmeno quando sono solo in due, figuriamoci la possibilità di una armonia assoluta, finale, che riguardi tutti! Semplicemente impensabile. Ma quello che è impossibile all’uomo è possibile a Dio, che è in grado di mettere le cose talmente bene tra loro che ogni male diverrà un bene… perché quel male serve da meravigliosa lezione, precisa-precisa! E allora, per dare una sonora lezione a tutti, in questi tempi, Dio, come se fosse preso da una vera e propria Ira, qui, manda il disegno della Guerra in Iraq. Ma non temete, anche se se sembra morirete: è un Dio allegro, infine! che anche scherza con tutto, nomi, numeri, situazioni, anche con la guerra… Vuole dire un bel “Basta!” alla Croce! Ma a condizione che l’uomo, da se stesso, la voglia, la cerchi e dimostri tanto grande fiducia e credito in Dio, che proprio quella Croce, infine, distrugga ogni possibile Croce! Questo processo si chiama “sublimazione”: Dio, finalmente, nel Suo disegno, vuole rendere sublime ciò che sembra il peggiore dei mali! Sono finiti i tempi del primo Gesù, che doveva dimostrare un Dio buono, che scendesse tra gli uomini e patisse assieme a loro, che facesse i miracoli, impietosito dalle loro suppliche e dalla loro misera condizione! La nuova venuta di Gesù, nel disegno di Dio, porta una assoluta tranquillità, una infinita gioia perché ha il potere (per forza del disegno di Dio) di strappare l’uomo al suo sfiduciato credere di essere veramente nei guai in cui egli sembra essere! Infatti nulla di quel che sembra, è vero! La cosiddetta realtà umana esiste solo per la grande fantasia e potere di Dio che riesce a farcelo vedere e credere. Infatti tutto esiste solo nella potenzialità di un calcolo ideale e noi vediamo tutte le qualità del mondo come idee che si concretizzano in luci, colori, sensazioni, alla cui base ci sono solo i ritmi dell’energia quantitativa di Dio (l’energia assoluta di cui tutto consiste) e la nostra visualizzazione, fantastica, del suo disegno. Così, per giungere al suo desiderato risultato, in questi tempi, Dio disegna folle che si agitano, manifestano, e dimostra, con questo unanime atteggiamento, quanto sia difficile la pace! E lo fa come segno della loro massima ed apparente contraddizione! Infatti sono tutti essi sempre i primi a farla fuori! E si comportano così perché, nel disegno di Dio, non sono contenti, perché sono uomini contro, invece che uomini a favore! Vanno contro all’aiuto, nel loro disegno, che debba essere dato al più debole, quando è messo a repentaglio il loro quieto vivere, più che la Pace. La pace non è il quieto vivere! La pace è il perenne risultato di una guerra vittoriosa… ma soprattutto contro se stessi!


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La pace vera, per come l’ha disegnata Dio, è ottenibile solo con la guerra addirittura feroce contro se stessi e quella propria umana boria, del credersi fattori, anziché puri e semplici interpreti, di una parte scritta in tutto da un Altro che è veramente sempre intento a dare magistrali lezioni a tutti. Il Papa, ad esempio, in questa dura lezione che Dio vuole dare a lui, dovrebbe preoccuparsi di suscitare amore tra gli uomini, di spingerli al sacrificio di se stessi e non al comodo della PACE… invece lo fa e si occupa delle cose terrene invece che solo di quelle celesti. La questione vera, legata all’Iraq, è che c’è un dittatore che è come un padre di famiglia che abbia violentato moglie e figli e minacci di violentare anche i figli, i mariti e le mogli degli altri… Così non basta impedirgli di mandare missili o gas venefici nelle altre famiglie perché si possa essere soddisfatti… a meno di non credere che una Polizia, non debba intervenire, non sia legittimata, quando il violentatore si limita a violentare solo tutti quelli che abitano a casa sua… Costui poi ha plagiato tutti, commettendo, nel disegno di Dio, azioni terribili, con le quali ha schiacciato la libertà e violentato le anime, tanto che molti ora, per la paura e l’idiozia, anche lo applaudono e diventano ciechi guidati da un cieco e violento! Se un poliziotto (gli U.S.A.) lo dice al suo superiore (l’O.N.U.) e quello gli ordina di lasciar perdere (perché lo si può indurre a non molestare le altre famiglie… e invia ispezioni, per controllare che non abbia strumenti per molestare le altre famiglie…) e il poliziotto, essendo stato toccato nel suo personale orgoglio, ritiene urgente d’intervenire, sopravvaluta l’insofferenza degli altri in quella casa, fa da se solo, entra in quell’appartamento e spara, gli si può dar tutti i torti, se solo lui si accorge quanto sia duro patire una violenza e crede anche d’esser un liberatore? Il santo Padre sarà chiamato ad accorgersi, nel disegno di Dio, di non aver fatto bene ad aggiungere la sua voce, a difesa di una pace troppo umana. La pace di Cristo è quella di chi è in guerra con se stesso, è quella dell’eroe che ingaggia una lotta mortale e muore, per difendere gli altri! Non è quella di chi tergiversa alla ricerca di un benessere umano che non è collocato in quello che sembra (nell’agio) ma in quello che non sembra (nella croce). Il vero benessere starà nell’amore di Cristo per noi e Cristo ama chi si esalta a tal punto, della sua Croce, che uno cerchi di abbracciarla e se la procuri, se non ce l’ha! “Va’ vendi tutto quello che hai, donalo ai poveri e seguimi!” Questo è il benessere e non quello del Giovane ricco. Che modello propone, il Pontefice, all’uomo? Quello dell’uomo. E passa per pontefice illuminato, in questo che fa in questo modo, nel disegno di Dio, perché questo è il giudizio espresso dall’uomo e dalla sua sbagliata logica.


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Infatti il bilancio della vita non si fa su una sola vita ma su tutte. La prima va proposta come una via di sacrifici e rinunce estreme, perché la verità è: “Abbassati che sarai veramente alzato!” È la Logica di Dio e non dell’uomo. L’uomo ti dice di non essere esagerato, di non strafare, di godere la tua mediocrità, anche se si tratta di ricchezze che, pur modeste, sono tolte dal giro e che, in quanto rese private fanno sempre morire qualcuno di fame. Chi ama Dio corre invece nel pericolo, lo va a cercare, se esso non è a portata di mano e non ha paura di giocare e perdere la sua squallida pace. Solo se perde la sua vita l’uomo la ritrova e, nel disegno di Dio, se lotta per averla, la perde, miseramente. Ma non è stato ancora capito, perché si è identificato tutto ciò nel gesto vero e proprio (che non dipende che da Dio) piuttosto che nella tensione morale che sottostà a quel gesto. Tutte le persone che hanno sfilato per le strade, sempre nel disegno fatto sempre dal solo Dio, sono tali da essere state in parte fuorviate dal Papa, proprio dal Pontefice, che per occuparsi delle questioni di Cesare non ha fatto le cose che spettavano al suo compito. Così, disattendendo alla sua personale responsabilità, Egli ha lasciato che un Cristo, realmente ricomparso tra gli uomini, quello esattamente che era atteso alla fine dei tempi, e che avrebbe portato la vera pace, fosse stato messo in croce, nel disegno fatto da Dio, proprio dalla sua Chiesa e da lui che non si era curato soprattutto di vegliare su di essa! In occasione della guerra all’Iraq, il Papa ha dato la colpa a Cesare, che non ha colpe, perché fa quel che Dio vuole faccia Cesare, e, invece, non ha saputo scorgere colpe in se stesso, che, per impicciarsi di competenze non sue, ha disatteso le sue, causando tanto bisogno di dare lezioni, da parte di Dio… “A che serve che il Pontefice abbia scritto una Enciclica così ispirata – vuol far capire Dio, nel suo disegno – quando poi non si preoccupa di sapere se c’è quell’eroe pieno di passione e di ansia, che lui ha provocato ad agire e che ha giocato la sua intera vita per difendere l’intenzione buona del Papa?” Di quel Papa – si badi – che aveva promesso difesa a chi, venuto allo scoperto, fu invece designato come chi lasciar morire, per non volerlo ascoltare... Pertanto, in questo disegno incredibile, Dio avrebbe abbattuto il Papa… Il 29 marzo questo disegno portò Romano a scrivere ai Sevizi di Sicurezza del Pontefice, una lettera volutamente equivoca, che li mettesse sull’avviso: sapeva di una seria minaccia di morte, ma ne avrebbe parlato solo col Papa, giacché, scrisse, dopo la morte di Papa Luciani, non si fidava del suo apparato... La sua intenzione era quella di dare al Papa proprio questo libro, perché sapesse.


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L’indomani, 30.3.2003, Amodeo accolse, cantando nel Coro prepositurale, anche il Cardinale Tettamanzi, venuto a celebrare a Saronno una Messa solenne, per la Festa del Voto alla Madonna dei Miracoli. Il Vangelo narrava del cieco che acquistò la vista alla Fontana di Siloe, ed Amodeo ebbe modo di consegnare al Cardinale il libro “Mille e non più mille, d’un castigo pagato!” e di dirgli: “Oggi qui lei riceve, dalla Madonna, il miracolo di vedere e sapere come l’11 giugno del prossimo anno lei sarà eletto Papa!” “11 giugno?” chiese sul sorpreso e divertito il Cardinal Tettamanzi… Sì! Il giorno era quello… e giusto era anche quella data del 30.3.2003 per annunciare l’inizio di questo importantissimo evento. 30 come la Trinità (in piena azione ciclica), 3 idem (a livello unitario), 2003 come il 103 interamente mosso di 103, rispetto al 3, terzo indice della Trinità di Dio, negli anni…. Ma Amodeo era preoccupato, per via di quel che temeva potesse accadere a Cogliate. Egli aveva conosciuto come 555 giorni dopo l’abbattimento delle Torri Gemelle, Dio avesse disegnato il castigo della guerra contro l’Iraq. Ebbene 62 giorni esatti dopo l’abbattimento delle Torri, il martedì 6 novembre, tutta la Schola Cantorum di Cogliate aveva scacciato, assieme a lui, lo Spirito del Cristo, da quella struttura parrocchiale e il martedì successivo l’aveva fatto Don Carlo, il Parroco, scacciando in tal modo Cristo stesso da quell’intera Chiesa. Amodeo era stato spietatamente costretto a lasciar tutti loro in balia di Satana e si era appellato fortemente, nel massimo dei dolori, davanti a loro, alla Giustizia… Sentiva oltraggiata la sua dignità, se ne ricordava… Ed ora temeva che, a 555 giorni da tutto questo, come il Signore aveva scatenato, nel suo disegno, la guerra all’Iraq, così ora Dio avrebbe forse voluto scatenare quella durissima contro Cogliate e forse avrebbe abbattuta quella Chiesa, come segno di un castigo orribile per quello che avevano fatto… oh, non a Romano, ma a Suo Figlio, presente in tutti i violentati in nome suo! Ora qui intervenne un errore di calcolo, fatto da Amodeo! Egli aveva erroneamente conteggiato in 675 giorni la distanza tra la causa (abbattimento delle due torri) e l’effetto (guerra all’Iraq). Se, per prevedere il castigo relativo ai fatti di Cogliate avesse aggiunto i conteggiati 675 giorni avrebbe sbagliato la data. Ma si limitò a calcolare aggiungendo alla data della guerra all’Iraq i 62 giorni che avevano distanziato i fatti di Cogliate dall’abbattimento delle due torri, e questo impedì l’errore. D’altro canto i 555 giorni che intercorsero tra l’abbattimento delle due torri e la conseguente guerra all’Iraq sono pregni di significato in relazione alla sua intermediazione! Infatti Amodeo valutava se stesso come il 5 intermedio tra 0 (l’uomo) e Dio (Spirito santo 10). Pertanto:


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555 = 500 +50 +5 500 è tutto lo spazio in linea in 103 50 è tutto lo spazio in linea nella sezione 102 5 è tutto lo spazio in linea sulla sola linea 10. Così 555 è l’intera mediazione a tutte le dimensioni di volume, area e linea e, passato tutto quel tempo in giorni, ci fu la vendetta dell’attacco all’Iraq Ecco, Amodeo chiedeva appassionatamente che Dio, se possibile, non lo facesse, che passasse via quell’amaro calice! Via da Cogliate! Però che fosse fatta non la sua volontà, ma quella di Dio! Il 30 mattina il disegno aveva voluto che egli si fosse confessato, molto turbato e avesse chiesto a Don Luigi se avesse dovuto o no mettere Cogliate nell’avviso. E Dio aveva voluto che il sacerdote gli avesse risposto che l’avrebbero considerato solo il solito matto. Che a lui poteva parlarne liberamente e che egli lo seguiva anche… anche se solo fino ad un certo punto… ma agli altri non doveva dire nulla. Così il disegno aveva voluto che Amodeo si tenesse tutto per sé, e seguitasse a pregare per i suoi amici… A questo pensava quando aveva dato l’annuncio al Cardinale, che sarebbe stato eletto Papa l’11 giugno dell’anno seguente.


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Quadri della mostra del settembre 1998, in Parrocchia.


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La morte del Papa Questo è ciò che accadrà, nel disegno di Dio: Dio vorrà mostrare come, esattamente 987 giorni dopo che furono abbattute le due Torri di New York, il disegno di Dio faccia assistere anche all’abbattimento del Papa. Giovanni Paolo II andrà in Paradiso, esattamente il 25 maggio del prossimo anno (Oracolo del Signore). Facciamo il solito controllo numerico, per capire se sia possibile, stanti le nostre categorie mentali, che si rappresentano in giorni, mesi ed anni a partire dalle quantità assolute. 987 = 1000 –(12 +1). è esattamente 103, la quantità assoluta dell’unità concessa ad un Papa, Vicario del Dio Assoluto, affinché si pentisse, a partire dal suo volume espresso da 12 lati e dal tempo 1 della sua intera messa in atto. Quindici giorni dopo la sua morte, come già il Woitila causò al papà di Romano (che morì 15 giorni dopo il suo arrivo ufficiale a Milano) così farà anche al figlio di Luigi Amodeo. La storia si ripeterà. Anche Romano Amodeo morirà. Egli il 9.6.2004. (Oracolo del Signore). Nel disegno di Dio, due giorni dopo la morte di Romano Amodeo, quindi il giorno 11 giugno del 2004, sarà eletto come Papa il Cardinale Dionigi Tettamanzi. Giovanni Paolo II, nel disegno di Dio, morirà esattamente 2.080 giorni dopo la sua Enciclica, ed è un numero molto chiaro. 2080 103 +103 +8×10. Ciò indica il moto 103 di 103 (lo spostamento assoluto, della presenza assoluta) ed aggiunge l’80 che indica le 8 dimensioni della realtà complessa che interagiscono con le 10 dimensioni dello Spirito santo di Dio. Pertanto, dopo l’enciclica, la realtà assoluta si sarebbe spostata nel suo assoluto sulla base di tutta la quantità complessa dello Spirito santo di Dio. Che questo numero di giorni si aggiunga proprio all’esperienza limite del Vicario di Cristo, a partire dall’Enciclica (la cosa essenziale per la quale la sua vita


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era stata voluta da Dio), è poco credibile… ma è vero. A partire dal TOP della sua vita, il Pontefice santo avrebbe vissuto tutto il tempo (il 1000+1000), in virtù della dimensione complessa del suo Spirito (80). Ciò corregge l’idea di un abbattimento del Papa per castigo, ma dato solo perché, fatto interamente il suo tempo, era giunta l’ora d’andare in Paradiso. Le due torri di New York sono state abbattute esattamente 1.093 giorni dopo l’Enciclica Fides et ratio, ad indicare la presenza del castigo assoluto dato a lui da Dio. 1.093 ossia 103 +(102 –7), in cui la libertà 7 è tolta al centuplo quaggiù (alla sezione assoluta del flusso 102), e diventano 93 giorni di castigo aggiunti, come massa frontale, agli altri 1000 totali espressi in profondità. C’è da concludere che i 1.080 giorni in più, concessi al Papa dopo il castigo di Dio delle due Torri Gemelle, saranno per lui un tempo intero di penitenza, perché questo Papa deve essere un Santo, che andrà diretto in Paradiso, avendo scontato qui interamente, tutto il suo peccato. Le torri gemelle nuovayorchesi erano il simbolo della civiltà dell’uomo e la religione assurda di chi uccide e si uccide, nel disegno di Dio, ha abbattuto questo simbolo allo stesso modo che il Papa e la sua Chiesa abbatterono il simbolo della Civiltà di Dio: l’incontro assoluto e vero, tra l’uomo e Dio, avvenuto tra i due Figli della Madonna, quello adottivo e quello reale. Dio vuol far vedere, nel suo disegno, l’assoluto rispetto per l’uomo. Più un uomo è misero, più è amato e rispettato da Dio. Perché il Santo Padre riceve soprattutto i potenti? Perché lascia che siano tenuti lontani da lui i miseri che invocano il suo nome? È forse più grande di Gesù che si lasciò avvicinare da tutti? No, e nel disegno di Dio, sta ora scontando, più che le sue colpe dirette, quelle di non avere vigilato sulla sua Chiesa, dopo di avere indicato la strada maestra da seguire. Per questa alterigia della Chiesa, disegnata da Dio tutta ammantata di opportunità e di perbenismo, ma all’atto pratico perfino assassina e suicida, quando qualcuno consegni a lei la sua stessa vita e lei dimostra il completo disinteresse anzi il disturbo a volersi caricare delle sue autentiche responsabilità, oggi è veramente in atto il disegno dell’Ira qui di Dio, evidente perfino nel nome


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dell’Iraq, la terra del Giardino dell’Eden, abbattuto da quel disinteresse e da quel disprezzo! Dio, nel suo disegno, intende che il Papa e la Chiesa Cattolica meditino sulle loro colpe e si pentano, perché il Santo Padre, nel disegno di Dio, fa ancora in tempo ad evitare, al mondo, guai maggiori: ♦ una terribile guerra di religione che rischia di divenire mondiale e di scatenate bombe atomiche e chimiche e terrorismo ovunque; ♦ ultima arrivata l’epidemia bronchiale, quella “cattiva”, di cui sarebbe dovuto morire già a due anni Romano e che invece superò, per un vero miracolo della Madonna. Calpestato questo miracolo, fatto annunciare perché fosse creduto, ora gli uomini tutti rischiano di morire per quello stesso male… Fa ancora in tempo, il Santo Padre a farsi trovare, personalmente, con la lampada accesa, il 25 giugno del prossimo anno, quando verrà lo Sposo. Dipende dal Papa – lo sappia bene – la salvezza del mondo, perché Dio vuole che questo appaia con molta chiarezza, nel suo disegno. Quel Romano contro cui si mossero tutti, come se fosse uno qualsiasi, non lo era: era stato veramente conservato innocente come Gesù, dalla Madre di Dio, nonostante tutti i suoi peccati, cosa che non è mai accaduta a nessun altro. A nessun uomo, infatti, per Santo che sia stato, è stato mai dato da Dio un simile dono, eccetto che a Gesù…, ma il suo stesso Spirito era il finale punto di arrivo, alla fine della sua vita, di Romano. Tutti questi gesti, compiuti a sua difesa, da Dio, erano a difesa di quel suo specifico ruolo. Dio l’aveva voluto insignificante, piccolo, trascurabile, modestissimo (in quanto riconoscente della sua assoluta incapacità a fare qualsiasi cosa, da se stesso) anche se convinto del ruolo grandioso costruito per lui solo dalla bontà di Dio, per il suo piccolo ed immeritevole personaggio… Bene, Dio stesso, protettore degli afflitti e delle vedove, l’avrebbe protetto a spada tratta, dimostrando a tutti “chi” avevano ignorato, calpestato, profittandosi dell’apparente sua mitezza scambiata per pochezza. Dio l&#39;aveva voluta veramente, quella mitezza data a quel suo figlio, tutto e solo umano, che avrebbe avuto i mezzi del Consolatore per portare l’uomo a Dio e fare della Terra di nuovo il nuovo Eden, il vero Paradiso terrestre.


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Un Paradiso Terrestre, nellâ&amp;#x20AC;&amp;#x2122;ideale di questo ragazzo.


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Solo al Pontefice è concesso di potere evitare una piaga infinita. Nel disegno di Dio la salvezza del mondo dipende dai desideri del Papa. Ecco cosa dovrebbe desiderare, per farsi perdonare (il farlo sta poi solo a Dio): Occuparsi delle cose di Dio e cercare di conoscere quello che egli stesso ha meravigliosamente provocato, con la sua Enciclica Fides et ratio. Per la sua provocazione a vuoto Gesù ha nuovamente sofferto, di fronte alla risposta data da Dio all’Enciclica, ed alla poca fede del Papa che Dio gli avrebbe risposto. Andare con urgenza a Cassina Ferrara, a Saronno, a benedire quel Crocefisso dal quale fu schiodato e rubato il corpo di Gesù, il 29 gennaio 2002. Questo semplice gesto sarà come se avesse chiesto “scusa e perdono” a chi fu nuovamente maltrattato come già il Galileo Galilei, al quale chiese proprio scusa. Che Saronno sia proclamata “Città santa”, “Nuova Gerusalemme”, “Nuova Sion”! E’ Città già votata alla Madonna dei Miracoli, ma è anche casa di Dio, per la fede e la passione secolare con cui vi si Trasporta la Croce. Che Casa di Dio sia voluta anche l’umile stalla, a Cassina Ferrara, in cui è morta Mariannina Baratta, l’umana madonnina che allattò il figlio assieme alla Madonna, lo rese a Dio quando Egli lo reclamava per sé e poi lo barattò con Sua Madre, volendolo innocente come Gesù. Il Papa deve desiderare che questa “mangiatoia” di questo “nuovo presepio” sia acquisita per la Chiesa, e con urgenza, perché essa è in vendita e stanno per sparire tutti i segni della povertà di questo luogo in cui Gesù si è davvero ripresentato, in puro Spirito di Comunione. Il Monti deve essere voluto il Santo di questa “Sion, monte santo di Dio”. Solo a queste facilissime condizioni tornerà, presto, la pace nel mondo, quella vera, perché l’uomo finalmente riuscirà a sublimare tutti i mali della sua vita, e, dalla Guerra dell’Iraq, si passerà alla realizzazione, in terra, dell’Eden, il Paradiso Terrestre una volta immaginato proprio là.


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Dio ama in modo grandioso il suo caro Papa Giovanni Paolo II, per questo lo sferza, facendo ricadere proprio su di lui quella causa di guerra che egli ha tentato di smascherare e di scongiurare negli altri. Vuole che Egli si muova e desideri, nel suo cuore, di fare tutto quanto stia in lui... al farlo ci penserà Dio. Il Papa fa ancora in tempo a voler studiare la risposta data dalla Provvidenza buona di Dio, all’uomo, ma soprattutto a lui che l’aveva invocata e provocata, nel Convegno del 24.10.1999, attraverso l’uomo eletto all’incontro uomo-Dio, tra i due Figli della Sede della Sapienza. Ma chissà se lo vorrà fare! Il Santo Padre è troppo preoccupato delle sorti dell’uomo, come se esse dipendessero dall’uomo! Per cui forse dovrà penare fino a quel 25 in cui egli morirà, nel giorno in cui Romano e Gesù nacquero, a dimostrare la incredibile relazione di vita e di morte, tra le persone della famiglia Amodeo, Cristo e i Principi della Chiesa. Il Santo Padre dell’uomo deve voler porsi questa domanda precisa: “E’ mai possibile che io, il Vicario di Cristo, voluto così da Gesù stesso, tenti di suscitare lo Spirito santo di Cristo, nella Chiesa, in Comunione sacramentale con l’uomo, e che Cristo non mi risponda? Sono forse così povero, della fede che Dio risponda a chi lo preghi con grande senso di umiltà e verità? Se allora il Pontefice vorrà aver fede, sarà tenuto ad indagare su chi ha voluto rispondere, avendo Esaltato la Croce messa su di lui dalla Chiesa fideista, per esclusivo volere della Provvidenza. Questa anticipò di una settimana una data che da molti secoli cade sempre nell’ultima domenica di ottobre, tanto che la risposta ci fu il giorno del Trasporto della Croce a Saronno. Risposta alla sua lungimirante e benedetta Enciclica Fides et ratio pubblicata il giorno della “Esaltazione della Croce”. Non voglia esser cieco anche il Papa! Voglia saper leggere i chiari segni, mandati dalla Provvidenza Divina!” Vedete? I Talebani, semplici uomini di un Disegno Divino, si sono mossi, in apparenza pensando di avere agito secondo i loro miseri fini, ma sono stati solo uno strumento di Dio, per un castigo non tanto e solo dell’America o dell’Iraq, ma nel suo fondo vero della Chiesa cattolica, affinché voglia essere, da appena mediocre, perfetta! E suscita lo spauracchio orribile di una guerra di religione. Bene ha fatto il Santo Padre a dimostrare ai mussulmani che la fede cattolica in Cristo non condivide una lotta di religione! Benissimo Dio ha voluto che il Santo Padre facesse ad Assisi, ove ha radunato gli esponenti di tutte le fedi!


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Questo è il suo ruolo. Ma non creda che debba impicciarsi degli affari di Cesare, per esser un valido Vicario di Cristo! Gesù fu sottoposto a grandi sollecitazioni, nel tempo in cui camminò tra gli uomini, affinché facesse sue le rivendicazioni degli Ebrei rispetto a Roma che li soggiogava. Non volle muovere un dito! E quando gli chiesero se dovevano pagare le tasse a Roma, prese la moneta, chiese di chi fosse, e poi, avuta la risposta che era di Cesare, concluse con il famoso “Dai a Cesare quel che è di Cesare”. C’è un grosso lavoro che il Vicario di Cristo deve compiere e riguarda esclusivamente la fede non in quanto è immanente nella vita, ma Trascendente! L’uomo deve essere istradato su quanto avverrà poi, dopo la morte, facendogli capire in modo assolutamente certo come non sia vero che si muore. Le ragioni sono state dette e sono molto, molto serie ed impeccabili. Come quelle che già rischiarono di fare accusare Galileo Galilei di “eresia”: “Vediamo il giorno (come tutta la vita) andare verso il suo tramonto solo perché l’essenza dell’uomo si sposta assiduamente verso l’alba del giorno (come di tutta l’esistenza)”. Sembrava una cosa talmente pazza ed assurda, in quanto tutti vedevano come si spostasse il Sole nel cielo, che perfino gli scienziati facevano fatica a comprenderla! Ma chi oggi non lo comprende? La comprensione è un fatto anche di fede negli scienziati e nei saggi che credono e che influenzano, rassicurano quelli che non ci arrivano da sé. Giorno verrà in cui tutti crederanno in quel che ha annunciato Romano Amodeo, che poi è la stessa cosa già annunciata da Galileo Galilei: “L’uomo vede la sua vita andare verso la morte in quanto la sua essenza è già risorta e sta andando perennemente verso Dio, il principio stesso della Vita.” Quando tutti, finalmente crederanno nel cosiddetto “Al di là” che è la causa fisica, l’Azione, della Reazione che noi vediamo essere questo “Al di qua”, tutti comprenderanno cosa sia in concretezza “la vita eterna, la Comunione dei Santi, la Resurrezione della Carne, il Paradiso” e cercheranno finalmente ciò che è definitivo e non più precario. Le lotte e le ingiurie contro Amodeo sono come quelle esattamente fatte contro Galileo Galilei. Il Papa gli ha chiesto ufficialmente scusa, ed ora deve farlo realmente con Amodeo, che dice la stessa cosa, ma in modo molto più essenziale, per la vita intera dell’uomo. L’uomo deve arrivare a capire – ed è il momento – che siamo tutti in un Disegno immodificabile di Dio allo stesso modo di un cantante che debba interpretare un melodramma.


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Tutta la trama del melodramma è pura invenzione, ma fino a quando coloro che in verità sono solo puri interpreti credono di essere quei personaggi e non un’anima che entra e poi esce incolume e fatta salva da quella storia, per brutta che sia, quale dramma per il povero interprete! Ve l’immaginate un tenore, che debba cantare in un’Opera in cui il suo personaggio muore, e che creda di morire egli stesso? Così siamo tutti noi finché non sapremo con certezza come stanno veramente le cose ed Amodeo l’ha rivelato, avendo appreso ciò dallo Spirito santo di Gesù, con il quale è stato veramente in una “possibile” comunione, per avere fatto le sue stesse esperienze, di amore e tradimenti patiti in forza di esso. Ebbene questa è la verità: “Noi usciremo sani e salvi dalla storia della nostra vita come quel tenore, quando ha finito la sua recita!” E allora quel tenore che fa? Se si è affezionato a quel che ha fatto costretto dalla trama, può cantare ancora: tutti i melodrammi che esistono e tutte le parti scritte da quell’Altro (il Compositore). Questa sarà la Vita eterna: la possibilità di gioire di quanto di bello vediamo capitato al nostro prossimo come se fosse toccato a noi stessi, e che l’ha fatto tutto Dio, come un dono meraviglioso per Tutti! Ma, per essere alzati fino a questa possibilità, dobbiamo volere abbassarci ora! Ora si realizza per noi l’impronta del nostro essere, la realizzazione di quanto vogliamo liberamente essere. “Essere” e non “fare”, solamente “interpretare con il nostro modo di essere”! Essere bravi interpreti e non Compositori! Il Compositore deve accontentare tutti e mai noi lo faremmo, o lo potremmo fare, se dipendesse da noi! Si fa fatica a mettersi d’accordo in due, figuriamoci come sarebbe possibile se dovessimo raggiungere un accordo che stesse bene a tutti! Ebbene si abbia fede! Dio l’ha fatto e l’ha potuto fare, giacché è onnipotente, come qualsiasi Compositore che compone quel che più vuole. Tutti gli eventi che vediamo, come azioni in movimento, dobbiamo capire che non sono veri, giacché il divenire e le trasformazioni sono pura apparenza, esiste solo l’essere. La vita scorre come se noi ne facessimo la TAC. A mano a mano che la macchina indaga, mettendoci tempo, sulla lunghezza della persona, la scena sul video sembra trasformarsi… Credeteci, due piedi non diventano mai una testa, anche se così appare, spostando il macchinario dai piedi verso la testa. Pertanto non si creda che sia impossibile la profezia. Il futuro già è determinato, solo che ancora non è noto, al punto in cui siamo con la sua umana rappresentazione.


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La vita e la morte dell’architetto Romano Antonio Anna Paolo AMODEO

per la conoscenza del “Dio Architetto” Romano Amodeo sostiene che morirà il 9.6.2004 perché è nato il 25 gennaio (un mese dopo Cristo) e, da buon doppione umano, del Cristo, vivrà il doppio dei suoi 33 anni, morendo a 66 anni, due mesi esatti dopo il Venerdì santo del 2004, che cade il giorno 9 di aprile, essendo l’11 la Pasqua. La sua resurrezione pasquale, di lui eletto, sarà il Dionigi Tettamanzi, eletto Papa il giorno 11 giugno. Dionigi è Amodeo Luigi, cui il Papa dette fine quando, nel 1983, entrò ufficialmente in Milano, involontariamente causando la paralisi e poi la morte di suo padre. “Dionigi” sarà il nuovo Papa-papà di Romano. In quanto a “Tettamanzi”, la Sede della Sapienza rivela che il suo cognome indica il “seno”, anzi la Tetta di M, innanzi alla Madonna, colei di cui “è benedetto il seno del Figlio tuo, Gesù”. Ebbene questo miracolo ha riguardato anche l’adozione di Romano Amodeo, quando sua mamma invocava “Madonna!”, straziata dalla mastite, per i due anni in cui lo allattò nel dolore. Per cui Dionigi Tettamanzi indica con chiarezza “suo padre e sua madre”, e li indica con il nome del suo umano papà e il miracolo della sua elezione a figlio adottivo della Madonna, condiviso tra sua mamma MariaAnnina e la Regina Maria, di Anna la piccola ed umana, la “Annina”. Vediamo se è scritto nei numeri, questo decesso di Romano, nato il 25.1.1938, in questa data del 9.6.2004. 9.6.2004 9 è tutto il percorso, assoluto, di 1 nel ciclo assoluto 10, lineare. 6 è tutto lo spazio reale, quello elettrico e centrifugo. Al 6 (metà del complesso elettromagnetico in linea 6+6) corrisponde: 20, moto intero, unilaterale, della presenza assoluta 10 e questo nel numero dell’anno che, nel suo insieme è 2+4=6 e nel suo risvolto post mortem è lo 04 inverso del reale 40. Pertanto questo numero indica la fine dell’espansione in linea e nelle 6 linee dell’intorno e quantifica la conclusione dell’esperienza della vita nel primo dei due versanti, quello del mondo.


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A questo punto, per fare un controllo, data la nascita nel 25.1.1938 (che fu, come si dimostrò, il segno dell’inizio assoluto del personaggio che avrebbe realizzato la completezza dei tempi), acquista rilievo la quantità di giorni che intercorrono fino alla data del termine della vita di questa persona: il 9.6.2004. Il calcolo evidenzia, tra una data e l’altra, esattamente 24.242 giorni. Vediamo se questo numero può indicare il tempo pieno della sua vita. 24.242 24 son tutte le ore del giorno, per cui questo numero indica la fine dei giorni a completare la fine del doppione. Risulta che la sua vita sia finalizzata al Convegno del 24.10.1999? Dalla nascita al 24.10.1999, data del Convegno, passano 22.552 giorni. 22.552 Indicano 22.222 + 330. Il primo numero è l’effettuazione del calcolo 106/45 106 è la lunghezza assoluta in potenza, espressa in base al ciclo 10, sulle 6 linee dello spazio complesso (la terna positiva più la terna negativa). 45 è un angolo di visuale tale, relativo al fronte dell’avanzamento nel tempo e pari ad 1/8 di 360°, che mette a fuoco e concretizza, come unità, perfino l’unità velocissima dell’elettrone tangente, giacché Tg 45° = 1. Pertanto la divisione tra la lunghezza assoluta, espressa in potenza e l’assoluto fattore di blocco di quanto è in potenza (indicato dal rapporto seno/coseno, riferito a 1/8 di angolo giro) determina il valore della lunghezza unitaria che esiste nel tempo limite, quando è intera e complessa: 22.222 giorni interi (non contando lo 0,22222…. aggiuntivo e decimale, dunque non intero). Il 330 aggiunto al 22.222 impone i 33 anni del Cristo, espressi nel ciclo 10 di tutta la sua possibile unità (l’unità riguardante il ciclo). Dunque è il tempo di un Cristo come tirato per i capelli fino all’estremo limite; un modesto doppione. Romano Amodeo, grazie alla Comunione con Cristo e mediante il valore trigonometrico della tangente, nel 24.10.1999 ha come “bloccato l’attimo fuggente” di quanto esiste solo in potenza: il disegno, tutto potenziale, di Dio. Così al 22.552° giorno dal 25.1.1938, nascita di Amodeo, Dio ha mantenuta, attraverso la sua persona e quella di tutta la vita di Gesù, la sua promessa del 1000 e non più 1.000, nel Convegno posto 22.552 giorni dopo quello della sua nascita. In quel Convegno Romano, secondo il disegno numerico di Dio, “Sconfisse l’idea della morte” e svelò “chi siamo, da dove veniamo, dove


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andiamo, come vi andiamo e che tipo di Paradiso Terrestre avremo e di resurrezione della carne.” Era esattamente quello che il Papa chiedeva ed è stato per l’umanità un salto epocale, in quanto Amodeo dimostrò che esiste solo un perfetto progetto di Dio e come concretamente noi tutti ne diverremo gli eredi, mentre, per adesso, dobbiamo solo cercare di maturare al meglio l’interesse per la vita proposta, definendo ciascuno, in modo assolutamente libero, il proprio quadro ideale. Avremo il Paradiso che ci saremo meritato, perché chi si abitua a gusti così orribili da amare porcherie, le avrà, a propria croce e delizia. Dio vuole darci e ci darà tutto. Noi arriveremo a dare il nostro apporto singolo e poi sarà la Coralità stupenda, di tutti, ad armonizzare perfettamente con la partitura disegnata per ciascuno di noi: mediante le assonanze e le magistrali dissonanze che sono tutti i mali attuali, che diverranno sorgenti di bene, come un Pavarotti che, conosciuto di essere solo un interprete, si accorgerà che il momento più artisticamente di rilievo per lui era stato proprio quando stava interpretando la misera fine del suo umano personaggio, tanto che il riviverlo all’infinito sarà solo come la gioia di un evento fatto con arte interpretativa, del progetto fatto solo dal Signore. Tutti devono sapere che il mondo è complesso, va in avanti e all’indietro. Per adesso, però, ciascuno non può intraprendere la via inversa, che porta visibilmente a Dio, perché stiamo ancora vedendo il fronte e non il retro della vita. Quel retro invisibile è così perché, sul suo presupposto essenziale, noi vediamo solo la faccia opposta, collocata davanti. I corpi liberi sembrano ruotare perché noi seguitiamo ad alternare gli opposti, saltando dal fronte al retro e, per reazione, vediamo girare l’oggetto. La contrapposizione, però, non ci appare come la faccia posteriore, ma solo quella posta a 90° di angolo, ad ¼ di quello giro, perché la presenza è tempo e il tempo è solo 1 dimensione sulle 4, quindi ¼. In tal modo il corpo, che noi alterniamo attraverso contrapposizioni nette, ruota solo di quarto in quarto, alla velocità assoluta di ¾ ogni ¼ o, più semplicemente, dividendo tutto per 4, alla velocità assoluta 3/1, che, essendo assoluta, è questione sublime, simile al rapporto tra la Trinità e l’Unità di Dio. Una vita, quella che vediamo ora, in cui il fronte che vediamo è in verità solo il retro, come di un arazzo, pieno di nodi… Sarà dopo, quando vedremo ogni cosa tornare alle origini, che vedremo il diritto e capiremo il perché di ogni incoerenza: pura e fattiva smania di grandezza. Per adesso qui si sono spiegati i nodi relativi alle torri gemelle abbattute ed alla attuale lezione che Dio vuole sottoporre, suscitando infinite reazioni diverse e tali solo per l’intenzione sua, pur tra tanta apparente Ira qui, di tirar fuori, da ciascuno, il meglio che sia possibile… secondo lui.


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Dio, pur avendo immesso Egli i valori che valgono e su cui veramente tutto si sostiene, poi li affida alla libera interpretazione di ciascuno. Dio è veramente democratico, nei confronti dell’uomo: si lascia giudicare e lascia tutti liberi di fare… tanto non fanno nulla di vero. A noi sembra vera questa vita perché, supponendo di star vivendo nella storia dei Promessi Sposi, ciascuno di noi ha avuto assegnato una sua parte rigidamente obbligata. Siamo a tal punto indotti a creder vero quello che viviamo, che il gioco ci avvince interamente. Ma non si abbia tema! È un puro gioco delle parti e quella che oggi è toccata ad uno, come libro di testo su cui costruire il suo personale modello del bene, diverrà poi per tutti gli altri pura occasione di arte e leggiadro intrattenimento. Immaginate che Dio vi abbia imposto una canzoncina e che voi vi identifichiate con essa… Non è certo vero: essa è un movimento, mentre voi siete un essere che potrà assumere volontariamente qualsiasi movimento. Se però voi dubitate della Bontà del Gran Maestro, che poi vi vuol dar da cantare tutti i canti che ha scritto e credete che non voglia farlo, che vi ha dato solo quel canto, inevitabilmente vi attaccherete a tal punto ad esso che quando potrete cantare di tutto amerete cantare solo il canto vostro! Che pena se, nel frattempo, non cantassero anche gli altri, aprendovi ai loro successi! Ecco, Dio fa così! Accetta che ciascuno si dimensioni così come meglio crede (tanto nulla è vero veramente). Se uno ama la parte del cattivo, non riesce ad esserlo neppure se lo vuole, perché tutte le parti le ha composte Dio. Il risultato sarà che vorrà mettersi a vivere tutte le brutture della vita, ma sarà come se si fosse messo a leggere il libro sconcio, che rientra esso pure nella letteratura delle sconcezze. Anche costui, alla fine sarà aiutato, perché, grazie al prossimo suo come se stesso, riuscirà a tal punto a entrare nel meccanismo vero del bene, che amerà egli pure il bene. Lo scopo di Dio è quello di portare tutti allo stesso risultato. L’unica differenza ci sarà tra chi si sarà veramente dimostrato suo alleato, ed avrà portato gli altri al successo, grazie all’esaltazione della sua Croce personale, e chi si sarà fatto portare, dovendo infinite grazie a tutti i deboli, i diseredati, le vittime della violenza e dei soprusi, insomma gli sconfitti, cui si dovranno tutte le altrui vittorie. Oggi sembra che si sia vinto per abilità personale. Quando si capirà come la vittoria e la sconfitta dipesero solo dal volere della Provvidenza di Dio, l’essere stati alleati o avversari di Dio consisterà solo nel cuore, nelle intenzioni di far bene, più che nel farlo davvero e un santo, che si appropri i meriti, di una santità non dovuta alla sua virtù, la toglierà a Dio, mentre il peccatore, che si riconoscerà colpevole, toglierà a Dio quella colpa, tanto che gli apparenti ultimi risulteranno primi, ed avrà vinto chi avrà perso.


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Con le cose che stanno in questi termini veramente grandiosi e la Chiesa che si oppose a riconoscere il Ritorno del Cristo che l’annunciava per interposta persona, essa fu caricata, da Dio, di una colpa non sua, e Dio assunse un castigo non dovuto. Ma il tutto sarebbe dovuto servire da lezione. Bisognava che Gesù fosse tradito, da tutte le parti, e il povero Giuda, disegnato come un traditore, lo è solo all’interno di quella storia… Noi usciremo da tutte le singole storie e la vita si sublimerà, perdendo tutto il suo male e restandogli solo il fascino di una eterna e magnifica avventura dell’anima, che è capace di concepire i concetti di luci, colori, sapori, odori, forme e qualità, a partire da un Dio che è un puro Ordinatore numerico, Uno e Trino, per le fondamentali regole che ha assunto e che ci portano a concepire il tempo e lo spazio, in cui poi la vita si movimenta, facendone l’analisi differenziata, limitata a sole poche cose alla volta tra tutte quelle che simultaneamente esistono nel tutto, nell’unità, in Dio. Detto ciò, tutta la restante parte, di questo fascicolo, raccoglie e documenta la storia che successe a Saronno, alla fine dei tempi, e la solita tribolazione di Dio quando scende tra gli uomini e si comporta come un immenso grande, mettendosi a servire tutti per puntino. Chi abbraccia la sua croce, abbraccia veramente il modello ideale di Cristo. Che pena quando uno lo abbraccia e si sente dire, da chi manca assolutamente di fede: “Ma sta attento! La vita è una!” Oh, che grande sciocchezza! Chi vuol salvare quell’una vi si attaccherà al punto da difendersi da tutte le altre, così, quando il suo concreto sviluppo saranno tutte le altre mancate alla sua, esse non gli piaceranno. E, quando infine i buoni ed i miti di cuore gliele faranno inevitabilmente apprezzare, dovranno commuoversi proprio in quegli infiniti ringraziamenti che, forti della loro supposta dignità, mai avrebbero voluto fare! Però ci si capisca bene! L’agir bene non è una questione che riguardi le cose da fare, ma i modi di essere, insomma il cuore! Neppure quello che traspare dai gesti, ma quel qualcosa così dentro all’intimità della persona che può essere fondamentalmente buono un cattivo e viceversa. Nessuno può giudicare nessun altro, perché tutti ignorano le vibrazioni intime dell’animo, quando ciascuno vede se stesso osservare e condividere o meno il senso delle cose che vede fare al suo personaggio. Siamo solo attori! Siamo solo interpreti! E la trama l’ha scritta tutta e solo Dio. Come a nessuno verrebbe in mente di picchiare l’attore che ha recitato la parte di un cattivo, così dobbiamo fare nella vita. Infatti la stessa vita è godibile in vari modi, così come accade per un film, in cui ciascuno è colpito da una cosa tutta e solo sua. Questo dono ce l’ha dato Dio, ma non è l’arbitrio di fare il bene o il


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male, ma quello di gustare l’uno o l’altro nel mentre ci si comporta tutti solo come il solo Dio vuole. Renzo, Lucia e le altre persone dei Promessi sposi, sembrano e sono personaggio liberi, ma quella libertà fattiva l’ha decisa tutta e solo il Manzoni, il creatore di quella storia. Essendo noi interpreti, posti in tanti di fronte alla possibilità di interpretare Renzo, ciascuno lo farà a modo suo, sentendo alcune cose più di altre. In questo sta la nostra libertà: di usare liberamente il nostro gusto personale, nel corso di una parte obbligata tutta già esistente, come uno stupendo incastro, di bene e male, fatto con così tanto equilibrio che tutti vinceranno, in quanto ciascuno è partito da ben poco, appena da se stesso, mentre sono infinite le parti che ci attendono. Non si sopravvaluti questa prima parte assegnata a ciascuno! Il cuore sia quello di chi sia disposto ad amare gli altri più di sé, fino ad esaltarsi in questo cedere il passo. Si finirà per avere assunto una parte così bassa che poi per tutto il resto di tutte le possibili storie si risalirà sempre! Gesù lo spiegò dicendo: “Mettiti all’ultimo posto, invitato al banchetto nuziale! Verranno a dirti di andare più avanti e sarai autorevolmente fatto avanzare, a discapito di qualcuno che finirà dove eri tu!” Ma allora si poteva spiegare solo così. Dopo duemila anni di apparente castigo, l’uomo è stato fatto crescere gradatamente da Dio, nella sapienza, fino al punto che il disegno prevedeva, quando l’uomo avrebbe potuto capire cosa fosse una realtà complessa, che avanza ed indietreggia nello stesso modo. A questo punto Dio avrebbe disegnato il nuovo arrivo di un vero pozzo di sapienza, che, con la scienza dell’uomo, ormai capace di comprendere che cosa sia un “concreto ritorno al passato”, avrebbe fatto fare un incredibile e veramente inatteso salto di qualità. Questo fu disegnato accaduto il 24.10.1999, ma l’uomo ora è coinvolto in una Divina Commedia secondo la quale debba conquistarsi a fatica quel risultato, al fine di farlo suo. Nessuno crede in base alla fede altrui ed, essendo tutto solo questione di Fede, Dio vuole che tutti se la sudino, anche quando disegna di inviare nuovamente il Messia, colui in cui Egli si identifica come persona e che comunica per Comunione, un sacramento importantissimo, perché noi avremo il prossimo nostro come noi stessi in una assoluta comunione di intese e di gestione. Gesù infatti pregò il Padre in questi termini precisi: “Padre, fa che siano una cosa sola come io e te siamo” il che accade unicamente secondo una Assoluta Comunione, che non annulla il particolare, all’interno del generale, in modo da rendere quel tutt’uno quasi infinitamente differenziato… quasi, perché tutte le quantità presenti, dettate dal nostro metodo quantitativo, sono esattamente quanto 10, la base intera numerica, elevato non a


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1010 (che implica un futuro che nell’assoluta coesistenza non c’è) ma a 104, valore reale ed esponente ideale di quell’ideale che sappiamo tradurre in realtà relativa. Noi uomini, nella necessità di capire, siamo a mezza via tra il credere vero (1) o bugiardo (0) il contesto che ci appare. In verità esso è 0, in assoluto: è solo un disegno di Dio. Ma a noi, interni al Disegno di Dio, tutto sembra vero, e poniamo ciò come 1. A questo punto combiniamo 24 dati in linea e sono 16 combinazioni diverse, tutte quelle che sono possibili in base al crederlo vero o falso. Tra le 16, secondo la nostra logica, ci deve essere per forza la soluzione giusta. Ma arriviamo a questo risultato solo attraverso un calcolo ideale e ai concetti rappresentativi della nostra mente, che ha il dono ineffabile datole da Dio di creare le forme e le qualità. Nasce in tal modo il mondo delle apparenze e noi, trascorrendo nel tutto con la nostra analisi, vediamo tutto in moto, come succede a chiunque si muova su un treno. Amodeo dice che si muove solo la nostra analisi, condotta alla velocità della luce della nostra mente elettrica, che è vista muoversi tra i contrapposti ammassamenti magnetici. Così noi riusciamo a trasformare una pura capacità di lavoro in uno messo in atto nel tempo, che diventa il lavoro che si manifesta come una espansione elettrica, da valutarsi c2, e che vale 9, secondo Amodeo, ed il contrapposto ammassamento magnetico. E = m c2. In tal modo, facendo l’analisi per contrapposizione, nel tempo, vediamo l’anima come attività elettrica che fluisce tra ammassamenti corporei e magnetici. Questo complesso esteso-compresso diventa come un filo che si svolge (lo spirito) legato ad un rocchetto (il corpo), con il risultato di vedere tutti i corpi liberi ruotare su se stessi, come un Jo-Jo. Questo giocattolo ci insegna che cosa sperimenteremo della morte: il ritorno all’originale origine, attraverso lo stesso percorso di prima, ma inverso, una volta destrorso e l’altra sinistrorsa. Ciò ribalterà tutto e vedremo come “quel ch’è fatto è reso!” In questa ferrea logica è meglio far del bene a tutti, perché in tal modo tutti faranno tutto il loro bene a ciascuno. Col minimo sforzo si avrà il massimo dei risultati perché se io rinuncerò al 100% mio, a favore di tutti, ciascuno rinuncerà alla stessa quantità a favore mio, mio esclusivo, giacché l’avrò mediante una comunione che non sarà una divisione, ma una messa in comune di tutta la quantità, al punto che ciascuno l’abbia tutta. Come può essere possibile? Ma Internet ci insegna. Se io ho un Sito, tutti possono collegarsi al mio e farlo loro. In una simile comunione, se io avrò esattamente secondo la mia voglia di dono, volendo dare il mio 100% a tutti avrò il 100% di ciascuno. Se io farò l’avaro, e vorrò tenere per me il 99%, dando a tutti gli altri solo il mio 1%, ciascuno mi darà il suo 1%.


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Vedete quanto conviene essere generosi? Vedete quanto poco ci sia da temere in relazione agli eventi della vita? Infatti io avrò non in base ai successi della mia vita, ma solo alla mia generosità o avarizia. Se, all’interno della Comunione, io non avrò voluto escludere nulla agli altri, ciò vale anche se non ho nulla da dargli. Perché tutto è fondato esclusivamente su un assoluto principio, di più o meno buona volontà, traducibile percentualmente a descrivere le nostre intenzioni. Io posso applicare il 100% anche sullo 0. Dunque non si tema di perdere qualcosa nella vita e non ci si disperi se i vari Cesare, disegnati da Dio, sembrano compiere ingiustizie… Assolutamente non lo sono… Nessuno può toglierci veramente qualcosa… solo noi e quel “sentimento” che si erge a costruire la nostra libera risposta “intenzionale”, veramente intenzionale! Ripeto: “sono disposto a cedere fino a questo valore percentuale”. La vecchietta che ha pochissimo ma dà tutto, dà il 100%. Un Paperon de’ Paperoni che desse moltissimo, ma corrispondesse al suo 1%, non dà praticamente niente e riceverà quell’1% da ciascuno. Ecco allora che chi abbraccia e sposa la sua Croce e vi ci si esalta, dando quasi l’impressione di odiare se stesso, ha dato tutto il suo 100% e brillerà come un Dio. Tutti, non avendo capito cosa realmente gli spetti da ricevere nel futuro, fanno fatica ad accettarlo come il migliore dei modelli… ma che cosa è una vita nel confronto di quelle di tutti? Rinunciando in toto al bene nella mia avrò la fruizione del bene di tutti senza toglierlo a nessuno. Ripeto: come Internet. Se io riesco a fruire di tutti i Siti che esistono non impedisco a nessuno di fare altrettanto. Ma, essendo a quel punto un sito che apre a tutto, chi si collegherà al mio sito avrà tutto. Saranno i miseri, i tartassati, i perdenti coloro che vinceranno ed erediteranno il mondo, perché apriranno a tutti gli altri siti e tutti si serviranno di loro, diventati di colpo importantissimi. Chi invece avrà tagliato il suo collegamento, per l’avarizia di cedere qualcosa, salverà il suo e perderà il tutto, infinite volte il suo e sarà ridotto a cantare solo e sempre quell’unico motivo che gli è così tanto piaciuto da averlo voluto difendere. Non ci riuscirà. Gli eletti canteranno anche il suo motivo, essendo l’accesso condizionato solo alla generosità del concedere, ed egli no, dovrà gustarlo solo perché li sente cantare dagli altri. Ecco allora che il Santo Padre e la sua Chiesa, che si era opposta a che questo nuovo vangelo di Cristo venisse a tranquillizzare tutti, sono restati nella loro guerra e prendono così tanto sul serio le loro sofferenze non avendo capito che proprio quelle sofferenze sono la loro salvezza! Il Papa è voluto restare immanente in questo mondo, e ne soffre e patisce tutte le sue brutture mentre, se avesse evitato di abbattere le Due Torri Gemelle


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dategli da Dio a sua risposta, avrebbe sofferto, ugualmente, ma il suo cuore avrebbe abbracciato quelle sofferenze, comprendendole, stupendamente, come un Dio che vuole insegnare ed impartisce apparentemente dure lezioni. Un Burbero Benefico, questo è Dio, che, per non creare obblighi strani nelle persone disegnate da Lui come deboli, gli fa il bene e lo presenta come un male, in modo che quello non si disturbi, per ora, a ringraziarlo. Come non bisogna strappare la zizzania dal campo, perché il tutto è sapientemente studiato da Dio, così non bisogna entrare a cogliervi il grano, finché non è arrivato il momento della raccolta. Chi atteggia il suo cuore volendo in ogni modo avere l’uovo oggi, si mangia e può farlo, nelle intenzioni, tutte le uova e resta senza galline. Le vedrà solo, lo stesso, nei pollai degli altri, ma non sarà per lui la stessa cosa, in quanto mai riuscirà ad immedesimarsi con quel prossimo suo che non ha mai amato, ed a gustare quelle galline, come se davvero le mangiasse lui. Non sarà mai la stessa cosa e pur mangiandole grazie agli altri, gli resterà sempre in bocca quell’amaro sottile di dovergli per forza dire “Grazie!”, spinto dalla sua convenienza. Ecco, dunque, la documentazione di quanto Dio ha voluto che accadesse, nel desiderio suo di creare una dinamica sempre più movimentata, e nella sua infinita passione di sorprendere tutti, alla fine, per la sua immensa bontà. Il Papa si tranquillizzi. Si, la colpa, in questa Divina Commedia delle Torri cadute è esclusivamente sua e della sua Chiesa. Nel Futuro si discuterà di tutte queste ingiustizie fatte contro l’eletto da Dio, nei panni umani, a caricarsi le mani di tutti questi doni per portare tutti in Paradiso prima ancora che esso arrivi davvero, ossia fin dal primo tratto di questa vita. Tutti si chiederanno come sia stato possibile una simile cecità, in persone brave ed oneste che, trovatesi di fronte a questo eletto, lo presero per un cialtrone e non lo stimarono granché. Ma è la sorte di tutti gli eletti. I veri eletti sono proprio le vittime, quelli costretti ad abbracciare la croce e che, se nessuno ci pensa, tentano di tutto per procurarsela, tanto la desiderano. Ma non per masochismo. Solo perché capiscono fino in fondo per qual mai motivo così tanto gli giovi ed anche in che modo. Bisogna sapere qual sia concretamente l’al di là che ci aspetta. Fino a quando uno non lo sa e non crede possibile di rivivere all’infinito, se lo desidera, la sua vita, dopo la morte, temerà la morte, sembrandogli comunque l’al di la, anche se vi crede, un salto nel buio. Solo se capisce che oggi la sua vita è come un film passato dalla televisione, ma domani sarà lo stesso film, posseduto in cassetta, con la


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disposizione di un bel videoregistratore, solo allora non temerà più in nessunissimo modo di perdere la visione del film programmato dalla televisione. Se si dicesse in che modo sarà possibile tornare indietro nel tempo e rivivere le scene già vissute, ma con la possibilità telepatica di comunicare, aggiungendo nuova esperienza a quella già vista, chi temerebbe la morte? Verrebbe quasi l’impazienza di andarci al più presto e l’uomo potrebbe essere eroe, giocarsi interamente la sua vita sapendo di non perdere assolutamente nulla e di guadagnare tutto. Contro tutta questa nuova conoscenza, portata da Cristo come la vittoria sulla morte ed il giudizio Universale della vita, il Papa e tutta la Chiesa fu disegnata dalla Divina provvidenza, come renitente. E poi fu disegnato il castigo esemplare, con tanto di simboli ad indicare veramente l’esistenza di tutto un progetto di bene, ottenuto proprio attraverso l’eterno gioco del bene e del male, della apparente fortuna e della sfortuna. Elementi di questo gioco creativo, senza i quali non esisterebbe una possibile vittoria. Che gli sconfitti, dunque, non temano! Abbracceranno la stessa Croce di Cristo e, in definitiva, vinceranno tutto e per sempre, all’infinito, perché il tempo dipenderà solo da loro e potranno percorrerlo in lungo e in largo, in avanti e all’indietro a volontà infilandosi in tutte le situazioni e facendole proprie, attraverso la Divina Comunione donata, a quel punto, a tutti, da Dio. O voi che sfilate per le vie issando la bandiera della PACE, anche voi sappiatelo: nulla di ciò che sembra stiate facendo voi è fatto da voi. La sola cosa di cui siete liberi è l’atteggiamento che volete assumere nel vostro cuore. Cercatelo di affinare al gusto, più che al disgusto, perché avrete esattamente quello in cui avrete sperato nel vostro cuore. Ma non aspettatelo come conseguenza in questa vita. Essa è del tutto obbligata. Lo avrete poi quando, essendovi attestati con la vostra generosità di cuore a livello ottimale, avrete dagli altri esattamente quanto voi avrete desiderato dar loro. Voi oggi invece non ci credete. Il vostro ideale di Pace è lacunoso, perché lo confondete con la rinuncia al vostro quieto vivere. A voi non interessa la Pace. Se fosse stato vero avreste sfilato contro tutti e non solo contro gli amici U.S.A. dai quali non temete nulla. Da vere carognette allora minacciate la Esso, la Coca Cola e vi riempite l’animo di acredine. Lo fate perché non temete nulla, perché è alla moda. Perché non avete mai protestato contro gli altri popoli? Ci sono molte guerre nel mondo, perché vi illudete di fare chissà cosa essendo parziali, lacunosi, approssimativi, settoriali? Perché non vi accorgete di un popolo violentato e giudicate che è giusto così, in quanto ogni popolo deve autodeterminarsi in base alla sua cultura? E quando è la cultura del sopruso e della sistematica violenza, che diventa tanto


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temibile che più nessuno osa sollevarsi contro di essa, voi che pensate sia giusto di fare? Lasciarli perdere pur di non alterare il vostro quieto vivere? Ecco il danno fatto da una Chiesa che si mette in mezzo agli argomenti di Cesare! Crede di seguire Dio e invece segue solo la logica degli uomini e la contrabbanda per quella di Dio. In tal modo la logica umana si sente perfino benedetta da quella di Dio! E questo è orribile! È orribile perché questa Chiesa si mette a correre, come tutti, dietro a quel che si deve fare invece che dietro a quel che bisogna essere. Oh, non “essere uno che fa così o cosà”, solo cercare di essere buoni, senza offrire ad altri modelli fattivi come se fossero veramente possibili e dipendessero solo dall’umana esaltazione del suo potere. Non mettete nella testa delle persone l’idea che possano fare tutto, se veramente lo vogliono! Non è assolutamente vero! Non possono che cercare di assumere il gusto migliore, la migliore reazione davanti alle cose, ma nella loro persona, nel segreto del loro cuore. E allora tutti si concentrino su quello. Se diventano puri, Dio li premierà, quando e come vuole lui… ma l’ha già fatto. Animati da una simile fede nel Dio buono e che farà vincere tutti, nessuno più temerà di essere violentato, anche quando sembra, perché si accorgerà di abbracciare veramente la sua croce e ne riceverà solo intima gioia, anche se, per adesso, immersa nel dolore. Non si tema il dolore, né la fatica: sono gli strumenti migliori affinché i nostri supposti ed inesistenti meriti abbiano una qualche estrema possibilità di essere stati pagati e guadagnati di persona. Romano Amodeo, per come leggerete nella seguente documentazione, è stato veramente eletto e privilegiato da Dio, avendo ricevuto impresso nel suo cuore l’amore per la Croce ed avendone avute molte, concesse, in apparenza, dagli altri, ma veramente volute dare a lui, tramite i loro personaggi puramente virtuali, solo da un Dio estremamente buono e conoscitore dei benefici portati dalla Croce. Quel Giuda, supposto una carogna e che si uccise, volendo morire prima di Cristo, consentì la gloria di Cristo. Tutte le persone critiche ed ipercritiche, nei confronti di Romano Amodeo e che molte volte lo hanno tradito ed hanno voluto fargli male, riuscirono solo a fargli tanto bene che egli le amò sempre di più. Così baciato dalla sapienza, si accorgeva di quanto bene riceveva da loro quando, grazie alla loro malvagità, riusciva a provare intimamente l’affetto suo per loro, il suo desiderio che crescessero, che si riscattassero, che riuscissero ad avere più speranza nel bene esistente nel mondo. Molti, con il passare del tempo, quando si accorgeranno di come non sia stata affatto una sbruffonata questa storia raccontata qui a proposito dell’abbattimento delle Torri Gemelle, piangeranno amare lacrime per il male


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voluto fare a Romano Amodeo che li amava profondamente e non chiedeva proprio nulla per se stesso. Ma ho l’incarico di dire che debbono farsi coraggio! Non sono mai riusciti a fargli veramente male, anche se gli hanno inferto molto dolore, spesso fino quasi a suscitare in lui il desiderio di morte. Infatti, proprio da quei sentimenti di dolore, Amodeo avvertiva un profondo bisogno di bene, e sentiva che voleva darlo, più che di riceverlo. Dunque tutto quanto era fatto, in apparenza, contro di lui, Dio l’aveva già drizzato nel modo migliore: dandogli la consapevolezza di un bene che vince sempre ed è indistruttibile, un bene che sorge nell’anima, per esatta e fortissima reazione e contrapposizione, tanto da poter infine dare, esattamente ed ogni volta, proprio tutto quello che gli altri intendevano togliere e ridurre. Amodeo aveva avuto il beneficio estremo derivante dalla sua elezione a figlio adottivo della Sede della Sapienza: era come se già fosse in quel Paradiso nel quale si sforzava di far entrare tutti gli altri, perché ben sapeva come il Paradiso fosse niente altro e niente più che la corretta lettura di questa precisa realtà che abbiamo davanti agli occhi. Dobbiamo tutti solo staccarci dall’idea che i gesti siamo veramente noi a compierli. Dobbiamo accorgerci di essere semplicemente attori e cercare di metterci le nostre buone intenzioni di interpretare ogni cosa al meglio. Presa tanta distanza dalla parte, è come se un potentissimo analgesico avesse staccato l’io vedente dall’io sofferente. E allora la vita diventa quello che veramente è: un puro evento dell’arte creativa e ci si rende conto che i momenti più vivi sono quelli più esaltati, sia nella gioia, sia nel dolore, e che tante volte la cosiddetta PACE, fa veramente pena. Certo! È il rifugio umano di un uomo che crede di morire e che, fino ad allora, deve stare in pace. No! Deve stare in perenne guerra, quella portata da Gesù, di un padre contro una madre e di tutti contro tutti, in difesa estrema della virtù! Chi rispose a Gesù “Dammi il tempo di andare a seppellire prima mio padre” (cosa umanamente accettabile… chi non lo crederebbe per lo meno doveroso?) si sentì ribattere da Gesù: “Lascia che i morti seppelliscano i morti!” Capite finalmente che cosa voleva dire? Che noi apparteniamo al livello superiore alla storia che oggi ci coinvolge! Non dobbiamo farci acchiappare da essa, al punto da metterla in primo piano… Non lo è! In un mondo in cui tutto ciò che si muove ottempera al fondamentale principio chiamato “Azione e Reazione”, è l’altro mondo alla base di questo, è esso


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l’azione e questa che noi vediamo è solo l’inversa reazione: il retro schifoso di un arazzo la cui causa è il bellissimo disegno posto dall’altra parte. Chi tentasse di sciogliere i nodi visti nel retro dell’arazzo farebbe un bel pasticcio… lo stesso di chi si mettesse a togliere la zizzania dal nostro campo di grano. Allegri, allegri tutti, è l’Azione la verità, ed è perennemente diretta a quella riconquista di Dio di cui noi siamo l’afflato vitale e che s’imporrà su tutte le sciagure e le guerre che sembrano attentare ad un uomo invincibile, perché è seme di Dio!

Non fate come me, quando avevo poco più di un anno!


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Oppure come quando avevo da poco vinto per miracolo la mia battaglia per vivere! Immagine che ho voluto come copertina della mia autobiografia.

Saronno 30 marzo 2003 A 437 giorni dalla mia morte del 9.6.2004


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Terzo ed ultimo ESODO Verso il Giardino dell’Eden da MOSE’ a J E’SU’ a ’MODE’ O

Con MOSE’ Dio volle che i Figli di Abramo, resi così numerosi come aveva giurato, compissero l’Esodo per la Patria Promessa. Con GESU’ Dio volle che tutti gli uomini si salvassero, nell’ essenza della loro vita, per la Sua immanenza (il Signore fattosi Figlio dell’uomo). Con aMODE’o (quasi un MOSE’, tra la “a” di alfa e la “o” di omega) il Signore volle il principio e c ompimento dell’ESODO trascendente, sublime, dell’uomo, tutto, che attuasse l’ultimo passo e volesse da sé tornare in cielo! Amodeo, per coinvolgerne il desiderio, ricorre ad ogni sua facoltà: l’intelligenza della ragione, il ben volere dell’anima, la Fede nell’Altissimo. &lt;&lt; Infatti – dice Amodeo – Gesù ci ha salvato nella storia della nostra vita, ma ora dobbiamo voler salvezza dalla nostra stessa storia e da noi stessi! Dobbiamo volere sublimare tutto, di noi, scoprirci schiavi assolutamente amati dall’Altissimo! Dio, che fa tutto, ama donarci perfino il libero arbitrio del personale dissenso! Che si ami (per quanto stia a noi) la gratitudine del consenso nostro a tanto Amor di Dio e l’Esodo ci sarà: l’Eden, il Paradiso Terrestre, ci sarà! Infatti è già qui, per me (qui tra noi) quando io amo Dio! Io Amodèo lo vedo in me e nel mio nome! Io ‘MODE’ vi ci condurrò! &gt;&gt;


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Le sorelle Emilia e Mariannina Baratta, con Romano e Benito a Salerno


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A tutti coloro che possono credere, avendone avuto il dono da Dio, che il Signore desideri parlare ancora, abbia parlato e parli, dall’intimo del cuore dell’uomo che, essendo amato, lo riama. Per esempio, Amodeo.

Non cercate dentro i miei scritti l’assoluta perfezione! Dio mi ha voluto come un peccatore pentito e non come una figura perfetta. Anche Mosè fu per Dio così: solo un uomo dei suoi tempi.


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Mariannina Baratta a Salerno nel 1950


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Il cammino verso la Perfezione L’uomo esiste solo per la Virtù Sublime del Potere Assoluto Uno e Trino di Jahve: quant’era, è e sarà principio e perfetta fine d’ogni cosa. Questo Potere Assoluto, cioè Dio, ordina con piena potenza e perfezione il mondo intero, ma l’intreccio appare contraddittorio. L’epilogo sarà così una vera sorpresa: porterà tutti alla salvezza, attraverso una trama che la Provvidenza ha voluto così controversa solo per accontentare ogni qualsiasi desiderio umano di salvezza. ♦ Mosè condusse il Popolo di Dio alla Terra Promessa; ♦ Gesù ridette un senso all’amore di Dio per la persona, nel segno di un Signore tra noi, immanente, divenuto Figlio dell’uomo; ♦ Infine io, l’anima, come tutte, di un personaggio tutto virtuale, completamente inventato dalla Divina Provvidenza e chiamato Amodèo, vedo nel suo stesso cuore la figura di un ‘Modè’, di un ultimo Mosè, per l’ultimo attraversamento di un Mar Rosso di sangue e di un deserto reso volutamente solitario e sconfinato, per una risposta assolutamente singola e singolare. Questo ‘Modè’, del sublime disegno di Dio, provvidenzialmente sublimerà la vita e riporterà il Paradiso sulla Terra, attuando l’ultimo Esodo. In quest’ultimo passaggio, Dio vuole che, sull’esempio di me (che ho preso ogni distanza da me, tanto che ne scriverò come di un altro), anche ogni altra anima faccia così con la sua persona, ‘sì da vincere tutti i propri limiti personali. Ciò è previsto nel fine, imposto dal Signore, del superamento della misera condizione delle soggettive sconfitte e di un guadagnato e definitivo possesso delle vittorie di tutti, fatte proprie da ogni anima. Avverrà, per volere di Dio e non per gli inesistenti meriti miei… di ‘Modè’, in una Comunione Assoluta in cui si sarà tutti per uno ed uno per tutti, solidali nella vittoria, generalizzata e sublime, riportata dal bene su ogni male. Questa è la definitiva Terra Promessa, il Giardino dell’Eden in cui l’uomo sarà alla fine insediato, condottovi dall’eletta guida di ‘Modè’.


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Questi concetti, e tutto il libro che state leggendo, sono conformi alla teoria, perfettamente Cristiana e Cattolica, di una Filosofia della Scienza da me denominata PERFEZIONISMO. In questa epistemologia, chiamata Perfezionismo, l’uomo esiste all’interno di un perfetto ed ideale processo di acquisizione della conoscenza del vero. Esso è di tipo concettuale, probabilistico e binario, e si poggia su: ♦ Tesi: “La vita è il flusso d’un apparente divenire, che dà l’effimera possibilità d’una libera e personale costruzione, fino alla morte… Ma è un Inferno: la forza appare sconfiggere l’amore.” ♦ Antitesi: “Con la morte la vita risorge e inizia un obbligato riflusso, ‘sì che ogni cosa apparsa fatta, in bene e in male, è costretta a disfarsi, a tornare all’origine. È il Purgatorio della creduta capacità fattiva della persona.” La morte è solo l’estremo limite raggiunto, dalla personale tesi conoscitiva, nel verso unico di un tempo che soltanto avanza. L’esperienza reale dell’antitesi farebbe pertanto conoscere a ciascuno, e senza ombra di dubbi, qual sia la verità, attraverso la sintesi. ♦ Sintesi: “Tutto coesiste e la rinuncia all’atto personale, in favore dell’assoluta potenza, dà a me, come a ciascuno, l’assoluta potenza in atto: la facoltà d’impersonare (a mio solo assoluto modo e finché io solo assolutamente lo voglio) ogni esperienza già fatta, nella mia e nella vita di tutti. È il Paradiso dei sogni, interiorizzati da ciascuno, di un uomo divenuto erede di Dio e che fa esistere il tempo, lo spazio e tutti gli avvenimenti già appartenuti alla vita reale, a sua piena discrezione. ” Accade come se tutti avessero un proprio e reale mondo, in cui tutte le vite fossero trame di storie fantastiche, da condividere e realizzare nella loro essenza, da interpretare in modo personale ed associato, da ciascuno e con l’aiuto solidale e favorevole di tutti, finché si voglia e secondo gli interessi del mondo interiore di tutti gli interpreti. L’assoluta vittoria della Creazione: di Dio quale il Creatore Sublime e degli Interpreti come l’afflato vivificatore delle Sue infinite anime. L’intero processo conoscitivo porta a conoscere come veramente esista già tutto, passato presente e futuro. Tutto ciò è già in atto nel suo intero insieme e


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l’uomo non potrebbe assolutamente “costruire dal nulla una sua strada”, mentre la percorre… O l’usa o la costruisce… e, poi, la creatura non è un Dio capace di creare dal nulla e nemmeno la Natura creata lo è! In questo percorso, reale e non divino, null’altro diverrà, se non l’indagine, condotta dalla mente, rispetto a ciò che concretamente incontra, poco alla volta. Ciò perché l’uomo esiste in un campo che è complesso, a causa del suo stesso essere così complesso come lo è un’onda di luce emessa da un punto. Essa si espande sempre in modo bilaterale e su 3 componenti, tanto che, per seguire in modo essenziale una delle due opposte terne, la mente può solo alternare la negativa con la positiva, in un percorso che da –3 avanzi a +3. Prima lo fa in ogni singola onda elettromagnetica, alternando alto e basso nel loro sviluppo, nella profondità unitaria dello spazio e del tempo; così il tutto, relativo ad una sola onda, vale esattamente 3+3=6 (in profondità) e 3×3=9 (nel fronte), con un volume che esiste nella quantità di 54 unità dimensionali. È il numero di singoli semiassi cartesiani, aventi lunghezza unitaria, e messi in sequenza lineare, come fossero la lunghezza di un comune flusso di volume nel tempo; un volume che avanzi unitariamente in linea, avendo essenzialmente il fronte 1×1. Poi, in presenza della sequenza di tutte le onde che esistono nella lunga vita cerebrale di ciascuno (che va dalla concezione al decesso), prima l’esame soggettivo ne segue tutto il flusso in un verso e, poi (ma solo alla fine dell’intera sequenza), l’alterna, tutta nel suo insieme, osservandone il riflusso. Dalla nascita alla morte dell’onda cerebrale, tutta la sequenza è osservata nello stesso verso e all’avvento dell’apparente morte (decretata solo dagli altri) essa si ribalta, come è visto in atto in uno Jo-Jo. Il questo molto esemplare giocattolo, dopo che tutto l’avvolgimento si è srotolato, la stessa inerzia della massa rotante corporea lo porta a riavvolgersi. Ciò accade giacché quel filo è attaccato al corpo attorno al quale è avvolto, allo stesso modo con il quale il nostro io che vede è attaccato sempre alla cosa che vede liberamente ruotare. Noi, infatti, proprio allo stesso modo, vediamo ruotare intorno al loro asse, tutti i corpi liberi, come quello della Terra e degli elettroni. In quanto poi a questi, dobbiamo rilevare come tutti, nessuno escluso, possiedano un identico spin, una rotazione uguale per tutti, attorno al loro asse, il che è assolutamente incredibile (in un mondo così essenzialmente differenziato come il nostro)! Incredibile, a meno di non credere che ciò risulti proprio come l’effetto concreto di un modo (sempre uguale e personale) di considerare tutte le cose, da parte chi avanzi nell’esistenza e si faccia una sua personale idea quantitativa.


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Ortonovo. La costruzione di Villa Colletto, nellâ&amp;#x20AC;&amp;#x2122;orto del Saccomani


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Spirito santo: Supremo Ciclo del Dio Uno e Trino L’epistemologia è filosofia della scienza e consente di spiegare, in modo ordinato, in che modo i Valori Assoluti della matematica realizzano, come il Supremo Ordinamento di Dio, la concretezza della nostra vita corporale e della nostra spiritualità. Tutto, anima e corpo, è fatto di energia, capacità di produrre lavoro, ed è la capacità, dato 1, di attuarlo fino esattamente a 10 volte 1. Dobbiamo agganciarci alle conclusioni del capitolo precedente, ove si sostenne come la costanza delle quantità esistenti alla dimensione atomica, non poteva essere una cosa in se stessa, ma solo la conseguenza di un modo di osservare sempre nello stesso modo, secondo lo stesso angoli di visuale. Solo da un metodo, sempre identico, possono scaturite quantità osservate sempre identiche. È solo il nostro spirito di osservazione, che fissa il ciclo 10 come una assoluta base ideale e spirituale di sviluppo, l’Ente che può portare la conseguenza di quantità atomiche sempre costanti. Ora noi sappiamo che i dati conoscitivi sono portati al nostro cervello come onde elettromagnetiche. La stessa attività elettrica nostra è quanto sia per noi quello spirito vitale che rende viva la nostra mente. Noi ragioniamo a quella velocità che è poi quella con la quale la nostra vita avanza sempre nel suo presente, restandovi sempre dentro come se noi stessimo sempre dentro un treno, a decidere che cosa sia presente per noi, data quella velocità di avanzamento. Ecco allora perché la velocità della luce è assoluta! È quella del nostro treno. Chi avanza alla stessa velocità resta sempre di fianco a noi, chi è più lento perde terreno e chi è più veloce ci sopravanza, nello spazio scalare relativo al nostro punto di vista. Siamo solo noi a determinare la presenza, sempre riferita al nostro punto di vista, quindi questa è la velocità assoluta del nostro riferimento soggettivo. Dall’ideale finestrino, dell’ideale treno nostro, si vede venirci addosso la massa, come se lo spazio si comprimesse, alla velocità della luce con la quale noi,


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essenze di luce, avanziamo. Essendo questa massa estesa, nel suo fronte reale, essa ci viene incontro alla velocità c, che è solo la nostra. Ora, dato che noi non avanziamo su una sola linea, ma sulle 3, simultanee, dell’espansione del volume composto dalle 3 componenti (infatti ci espandiamo, come la luce emessa da un punto luce) il fronte reale che ci viene addosso, in un verso qualunque e alla nostra velocità c, in linea, è sempre c×c,. Quindi, dato m, l’ammassamento frontale, e dato c2, il fronte assoluto dell’ammassamento, l’energia del moto è sempre mc2, come aveva esattamente già scoperto Einstein. Dunque: E = m c2 è tutta l’energia, di noi su quel treno Ve l’ho scritto: l’argomento qui studiato è secondo la filosofia della scienza, secondo ragionamenti che partono assolutamente da verità scoperte vere e quindi non da pure idee dell’uomo, vaghe ed opinabili. Pertanto quell’ipotesi fatta prima, di noi, essenze elettriche idealmente avanzanti su quel treno, come un volume di luce che si espande simultaneamente in 3 distinte componenti (sulla terna cartesiana x y z, a partire dall’intersezione, detta origine), è confermata da quanto determinato vero da Einstein. Per capire cosa sia la massa, per chi avanzi in velocità come noi, possiamo dire che è la quantità, ad esempio di polvere, che sbatte contro il muso del nostro treno, in un certo dato tempo unitario, 1, in cui noi percorriamo un tratto 1. La massa unitaria è l’ammassamento di tutta quell’unità che è distribuita nello spazio 1 e che noi ammassiamo tutta, nel tempo 1, mentre ci spostiamo alla velocità unitaria 1/1 su ogni linea componente. Se avanziamo simultaneamente su 3 linee componenti, nel tempo 1 percorriamo tre linee, ciascuna lunga 3, quindi in complesso una lunghezza 3, e tutto quel 3 si ammassa in 1, il che, scritto in forma matematica si esprime nella quantità 1/3. Possiamo veramente dire che è il valore unitario della massa, perché l’ammassamento è l’inverso dell’espansione, allo stesso modo con cui 1/3 è l’inverso di 3/1. Ora, poiché il nostro corpo è proprio ottenuto in quel modo (attraverso l’ammassamento magnetico), osservando l’atomo, che è la forma elementare assunta da tutti i corpi attraverso un nucleo attorno al quale orbitano particelle sempre uguali, chiamate elettroni, cerchiamo di capire, per prima cosa, perché tutti gli elettroni appaiano sempre uguali tra loro, avendo sempre la stessa carica elettronica e la stessa massa.


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Il nostro spirito di osservazione deve essere molto sorpreso di fronte a queste particelle sempre uguali, che orbitano per sempre. Sappiamo molto bene come nella natura che noi conosciamo tutto sia dissimile e caduco. Perché, invece, a livello elementare esiste un Ordinamento perfetto, che non decade mai, a costituire la parte elementare di tutti i corpi? Rispondo io per voi. Tutta questa eterna costanza è l’effetto di un modo di vedere, da parte nostro, che è ottenuto sempre mediante lo stesso angolo di visuale. Poiché il modo è sempre lo stesso, vediamo sempre nello stesso modo e le stesse cose. Così cominciamo a farci una prima idea del fatto che esista un Ordinamento Assoluto, nella natura vista da noi, e che esso è la conseguenza dell’atteggiamento assunto dal nostro Spirito, da quell’essenza elettrica che fluisce tra i poli corporei, ammassati dal magnetismo. Poi, per non discutere in modo approssimativo, dobbiamo appurare, scientificamente che ciò sia vero. Esiste una scienza, chiamata Trigonometria, la quale, attraverso gli angoli di visuale, permette di determinare le lunghezze relative a quell’angolo α, chiamate sen α secondo una prima componente e cos α secondo la componente perpendicolare alla prima. La tangente trigonometrica è il rapporto tra il seno e il coseno, pertanto è (sen/cos) α = Tg α . Ebbene, quando l’angolo α è uguale ad 1/8 di un angolo giro posto quanto 360° (pertanto 336°/8=45°), abbiamo che Tg 45° = 1. Potrebbe essere, allora, che noi vediamo sempre 1 particella tangente come l’elettrone, solo quando l’angolo della visuale è questo. Quando l’angolo è diverso, non vediamo accorparsi la particella. Per cercare di capire se possa essere vero dobbiamo porci alcune domande e fare dei controlli. La prima ipotesi è che la luce è emessa da un punto e si espande come una sfera, che noi poi cerchiamo di misurare. Anche il volume della sfera noi lo misuriamo in modo ideale, attraverso metri cubi e non sferici. Significa che, indipendentemente dalla forma del volume, a noi interessa solo la quantità, e la impacchettiamo in una forma cubica, avente uguali tutti e tre i lati. Allora dobbiamo fare così anche per misurare il volume della sfera di luce, generata dall’origine del sistema spaziale di riferimento, la terna cartesiana xyz. Possiamo schematizzare che, nel tempo 1, il cubo abbia tutte le componenti uguali a 1 e vediamo benissimo che esse sono divenute 6, perché la luce, su ogni asse, avanza simultaneamente sia nel verso positivo che in quello negativo della


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terna. Il volume generato ha un lato complesso, positivo e negativo, che va da –1 a +1 e vale in tutto due unità. Tutto il volume complesso allora è 23=8. Abbiamo pertanto una prima conferma: 1/8, angolo della tangente che fa vedere solo 1 volume unitario (dell’elettrone) ne fa vedere solo 1, su tutti e 8 che compongono il complesso. Dobbiamo ora chiederci perché noi si pensi ad un angolo di visuale. Rispetto a che cosa? Osserviamo il flusso di un fiume. C’è una forma geometrica che è la pura presenza che avanza: è la sezione trasversale del flusso. Laddove il tempo è secondo la velocità di spostamento di quella sezione, quella sezione è un puro punto, senza nessuna dimensione nel senso della lunghezza del fiume, è una pura area, solo spazio. Immaginandola come una sezione circolare, data da uno spostamento graduale eseguito interamente, quanto deve valere? Noi sappiamo che chi esiste siamo noi, anima e corpo e che l’anima è come la sfera elettrica, generata dall’origine nel verso centrifugo, mentre il corpo è ammassato nel senso centripeto. Il complesso, anima e corpo, è la combinazione delle 6 componenti elettriche e delle 6 magnetiche, dunque 6×6=36, paragonabili a 36 unità. Sapete bene tutti che, per conteggiare, occorre conoscere il ciclo intero delle unità. Quello che noi usiamo, in matematica, prevede 10 unità, come ciclo. Ebbene anche in relazione a tutto lo spazio e a tutto il tempo, anche la nostra intelligenza (che sta usando i concetti dello spazio a 3 dimensioni e del tempo ad 1 dimensione) usa lo stesso 10 come la quantità complessiva. Infatti i nostri schemi logici calcolano 23+2, in cui 8 è tutto il volume complesso, generato come 2 spazi percorsi unitariamente in 2 tempi, alla velocità unitaria (spazio/tempo) che, essendo lo spazio 2, deve avere anche il tempo 2. Pertanto tutto il volume è 8 e tutto il tempo è 2, e il loro numero complesso (spazio 8 + tempo 2, ove lo spazio-tempo è sempre una stessa cosa, per cui si possono sommare) è dato da 10, ciclo completo dello spazio-tempo. Pertanto le 36 unità 6×6, elettromagnetiche, nel loro ciclo intero, spaziotemporale, che è sempre dato da 10 unità, deve valere assolutamente 36×10=360, e devono esserci tutti assieme, come un intero ciclo, una sorta di circonferenza graduale, che è collocata trasversalmente al flusso. A questo punto, ogni nostra unità elementare, ogni singolo punto di rilevazione elettromagnetica del nostro complesso (anima +corpo, elettricità + magnetismo), si trova al centro di quel cerchio e, non appena che l’angolo generato da un punto iniziale posto 0 è di 45°, accorpa la visione di una particella in quel posto e sembra il corpo pieno di un elettrone, che ammassa tutti e 360° della rotazione al centro, come il nucleo dell’atomo, il centro di quella tangente. Poiché la massa poi è l’inverso della espansione, a 45° corrisponderà la massa 54, lettura


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inversa del 45. Al centro risulterà ammassato 54×360/10=1944, un nucleo con un neutrone avente per massa quanto 1944 elettroni. Sono conteggi che qui interessano relativamente. Quello che importa soprattutto capire è come noi vediamo sempre queste quantità, che sembrano particelle sempre aventi gli stessi numeri, perché, a livello elementare dell’atomo, noi usiamo in Assoluto Criterio di riferimento, avente le caratteristiche tanto costanti e fedeli a se stesse, che agiscono come se fosse la Divinità di una Determinazione riconducibile ad un Dio, che sempre agisce così. All’interno di questo concetto, vedremo come il ciclo di 10 volte l’unità corrisponda, nell’attuazione di tutte le cose del mondo, né più, né meno, che a quanto è lo Spirito santo nei confronti del Dio Uno e Trino, riferito alla velocità Assoluta che è sempre 3/1, come la componente di un volume sempre generato, in Assoluto, da 3 linee diverse come un tutt’uno. È sorprendente, ma Dio, in questo modo, sembra essere un Ordinamento Assoluto che soprintende a tutto quello che era, è e sempre sarà… insomma al Dio Jahve, che è un Dio Uno e Trino e che, quando la sua unità compie un ciclo intero di “essenza spirituale”, compie un 10 che, fatto un giro intero, è nella stessa posizione di prima. Sempre per non fare ragionamenti a vanvera, dobbiamo scrupolosamente vedere e capire se è vero che la carica della particella e la massa sono sempre uguali in quanto dominate da questo Potere che è così Assoluto come un vero e proprio Dio Onnipotente. Visto come l’unità, la base dell’ammassarsi della espansione (del nostro Spirito elettrico) è determinata dal calcolo Tg 45° = 1, vediamo come si mette per la carica, sempre uguale, dell’elettrone. Essa ha un valore Assoluto, ed è il numero 16 che si trova nella dimensione di c2 (il fronte assoluto della luce), che è sempre 1016 (m2/s2) per dimensione, il che rivela quel 16 nell’esponente della base 10. Questa base, come già visto, è quel 3×3+1 che realizza, nel tempo 1, il fronte elettromagnetico 3×3. Essendo 10 la dimensione Assoluta dello Spirito, su cui la c2 si basa, l’esponente 16 è in sostanza la sezione 4×4 del flusso elettromagnetico (4 dimensioni elettriche e 4 magnetiche, date da tutta la realtà, avente 3 dimensioni Assolute come spazio Trinitario, ed 1 come il tempo Assoluto, l’unità di Dio). Pertanto la carica della particella ha per base lo Spirito santo e per esponente l’Unità e Trinità di Dio, su entrambe le dimensioni dell’area trasversale del flusso. La religione afferma che lo Spirito santo è il Signore e dà la vita e non possiamo che esser d’accordo. Il nostro conteggio, in potenza, si basa sullo Spirito santo (della nostra anima che avanza nel tempo) e sui modelli assoluti dell&#39;Unità e


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Trinità di Dio, calati in una perfetta geometria di rapporti, schematizzati in flussi elettromagnetici. Questo discorso, Assoluto e Generale, dovuto ad un Potere Spirituale che agisce sempre così, vale anche per il numero di massa della particella dell’atomo. Infatti, la massa unitaria dell’elettrone è sempre quanto risulta dal calcolo 3×3×(3+3) / (3×3+1)(3×3+1)1/2 = 54 / 105 = 0,00054 u.m.a. (unità di massa atomica). In ciò 3×3×(3+3)=54 è il volume dell’onda elettromagnetica, avente la velocità 3/1 quale componente elettrica ed anche magnetica (una onda che in natura è vista sempre perpendicolare a quella elettrica). 105 è la radice quadrata di 1010 (dimensione unitaria del metro, espresso in Å, Angström, lunghezza unitaria dello spazio atomico, laddove Å 1010 = 1 m). Perciò la divisione del volume elettromagnetico 54, in 105 particelle unitarie dell’atomo, determina che ogni elettrone è 0,00054 volte 1 u.m.a. Poi tutti questi numeri assoluti dell’elettrone non sono visti esattamente così (come la carica 16 e la massa 0,00054 u.m.a.), essendoci di mezzo i nostri concetti unitari (di carica e di massa unitaria) a conformare, in modo quantitativo, queste quantità assolute. I concetti sono trasformati in quantità e sono aggiunti o tolti (a seconda del segno loro attribuito, come valore positivo, reale e materiale oppure negativo, immaginario ed antimateriale), e in tal modo la quantificazione, da assoluta, diventa relativa alla quantità idealizzata come unitaria e aggiunta o tolta al valore assoluto, a seconda del segno attribuitole. Detto dunque in modo relativo al Dio Assoluto, al Potere che è in atto come un Supremo Ordinamento che si poggia sui numeri e sui concetti attribuiti ai numeri, noi vediamo tutto il corpo grazie al ciclo 10 dello Spirito ed al Modello Assoluto dell’Unità e Trinità. Un modello che, essendo Assoluto ed essendo posto alla base dell’attuazione di quanto poi noi vediamo, è il Comandamento che Sempre presiede alla nostra esistenza. Detto in modo, non altrettanto esatto e numerico, ma essenziale, Anima e Corpo dell’uomo sono come attaccati tra loro: l’anima è come il filo di un Jo-Jo che sia sempre attaccato al rocchetto dello Jo-Jo (il corpo); è come la causa che è sempre attaccata all’effetto; è come l’azione che è sempre attaccata alla reazione. Insomma Anima e corpo sono le due forme, espanse e compresse, di un complesso unico ed inscindibile allo stesso modo di un Dio! (che tuttavia può articolarsi per valori contrapposti, a due a due, e sempre su tre linee diverse e tutte e tre simultanee.


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Definito, invece, in modo veramente scientifico, perché questa è una filosofia (arte del corretto ragionare) della scienza e non delle vaghe idee… l’Anima è il flusso elettrico, in atto nel cervello di chi vive, mentre il Corpo è l’ammassamento magnetico, tra cui poi scorre il flusso elettrico. La sezione elettromagnetica è 3×3, è 9/1 come puro spazio bloccato nel tempo 1 del denominatore. Se vogliamo sbloccarla, dobbiamo aggiungere anche il denominatore 1, tanto che tutta la quantità avanzi, come lo Spirito santo 10, le 10 quantità del nostro flusso elettrico, dell’anima, o dello Spirito, che “blocchiamo” in modo unitario quando ne prendiamo la decima parte e la usiamo come un tempo di misura (un denominatore) dello spazio (il numeratore). Data questa spiegazioni riferita alla nostra essenza (l’anima, flusso elettrico), la massa, la materia del corpo, vale 1/3 su una linea, e 1/3×1/3=1/9 sulle due linee della sezione trasversale del flusso della vita complessa (dell’anima e del corpo). Poiché è lo Spirito soggettivo chi dà vita, aggiungendo 1 a 9, anche la massa, quantità esattamente inversa a quella dell’espansione 9, vale 1/9 ed è vista realizzarsi nel tempo aggiuntivo 1. Il calcolo, che realizza la massa unitaria, è 1/9 + 1 = 1/9 +9/9 = 10/9, e la frazione rivela un assetto di 10 parti rispetto a 9. Se noi vogliamo realizzare il contenuto dettato da questa pura disposizione, essa si trasforma da, puro ordinamento, in un vero e proprio ordine operativo, attuativo, che corrisponde al comando: “Esegui la divisione!” In questo puro modo, l’Anima, che ha sopravanzato il 9 di quell’unità tempo, che l’ha portata sul 10, si mette a fare il reale calcolo di quanto sia la modifica apportata dal tempo 1 aggiunto, rispetto all’unità del 9. La divisione 10:9 calcola quanta parte del 10 tocchi a ciascuna delle 9, e il risultato concerto del calcolo è 1,1111111111111111… Eccolo, il tempo unitario (1) della massa 9, nel suo continuo spostarsi a destra, ed ogni volta è sempre 1/10 (corpo unitario) dello Spirito 10! Il periodo infinito, offerto come risultato concreto dalla matematica, consente allo Spirito di realizzare l’immagine concreta di un infinito avanzamento, senza mai fine, della massa corporea 1. Ora è chiaro che tutto questo infinito non c’è, nel 10 (numeratore), e nel 9 (denominatore) entrambi tanto presenti da poterli dividere! È il tentativo di trasformare questo Supremo Ordinamento in uno spicciolo ordine esecutivo che genera l’effetto matematico di una infinita periodicità, in cui il tempo avanzi,


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talmente per blocchi unitari, come i singoli 1 che si aggiungono realmente, concretamente, ogni volta a tutti i precedenti. In tal modo lo Spirito santo 10 riesce a espandere la vita in un infinito ed apparente spostamento del Corpo 1, unitario. Accade sempre e corrisponde pertanto ad un Supremo Ordinamento… E’ giusto chiamarlo Spirito Santo di Dio, Ordine di tutto il Creato, e riconoscerlo nel ciclo assoluto 10. Esso esiste come dominatore eterno, in una natura che diventa il vivo risultato di un calcolo matematico dello Spirito umano, in base a quell’Assoluto Ordine che si afferma come un Dio e quanto un 10. E la lingua italiana appare virtualmente perfetta ad esprimerlo quale un Oracolo simbolico, in cui Dio è D + (io=10) = D10=Dio. Non dovete ritenerla una bizzarra stupidaggine, in quanto è una precisa scelta di Dio: la sua lingua eletta è l’italiano, da quando ha veramente eletto Roma a sua sede, della sua Chiesa, di quel rappresentante di Dio che è il vicario del Cristo = Ci resto, e non è strano laddove Jahve significa, in ebraico, Sono chi era è e sarà. In quell’italiano in cui la Ragione è la Mente ed è veramente quella Maligna visione che, dato la causa, ti mostra sempre l’effetto inverso; dato lo Spirito che torna incessantemente a Dio, all’origine assoluta della terna cartesiana, ti mostra sempre il corpo espanso, che va verso la fine! Il Dio UNO esiste, fondamentalmente come N0=100=1. Quando è come 101 verifica la verità 10 della potenza unitaria basata sullo Spirito Santo che è 10 volte N0; e lo Spirito Santo, in assoluto esiste quanto 1010. Al suo interno, le sue 3 persone, sono l’attributo esponenziale, personale, corrispondente al numero 3. Dunque 103 è lo spazio personale, assoluto, della Trinità di Dio. La sua intima relazione è la potenza della potenza, messa sul piano complesso, alle due sole dimensioni dell’area comune al Padre e al Figlio (103)2=106 (manca lo sviluppo nel verso dello Spirito Santo). Quando è attiva anche la potenza dello Spirito Santo (il tempo, la profondità) si manifesta la potenza trinitaria della potenza trinitaria, ed è (103)3=109, tutta la potenza della potenza Trinitaria del Dio Trino. Solo quando si moltiplica anche la Verità, quel 101 che è uguale alla base 10, a quel puro spirito di espansione, che fa di 109 un suo valore puramente esponenziale, pari a 10×10×10×10×10×10×10×10×10=1 un miliardo di unità invece di 10… solo quando si verifica tutto l’incremento esponenziale, della sua base vera 10, solo allora tutto l’incremento diventa quello dello Spirito Santo di Dio, e la quantità massima, assoluta, su una sola linea di sviluppo, diventa 1010.


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Sono, in natura, i 1010 Angström (unità dello spazio atomico a livello di quegli atomi che sono la base intera, spaziale, di tutti i corpi) che costituiscono la base assoluta del nostro umano riferimento: il metro. È così che un Assoluto Ordinamento, un Dio per noi, realizza la nostra dimensione fisica e spirituale. Grazie allo Spirito pieno (assoluta pienezza della potenza della potenza, basata sulla base della potenza 10 dello Spirito) delle 1010 quantità, riusciamo a produrre la sintesi accorpata di tutto il nostro corpo dell’intera persona, esistente alla dimensione assoluta del metro.

L’epistemologia, come vedete, consente di definire in modo assolutamente scientifico anche il Dio dei Rapporti Assoluti che esistono in natura come quanto era, è e sarà sempre alla base dell’apparire di ogni cosa… insomma Jahve, che proprio così si dichiarò ai profeti. Ora questa dichiarazione, va considerata altrettanto profetica. Infatti, a definire tutto questo, non ci sono arrivato certamente io, con la mia assoluta incapacità! È Dio solo Chi ha voluto e potuto far ‘sì che una sua creatura sembrasse di essere riuscita a definire ciò con i suoi soli mezzi, in un modo così assolutamente certo e quantificato… il che è impossibile! Non si può scorgere l’assoluto, a partire dal relativo, comprendere quanto è assolutamente più grande, a meno di non essere stato eletto come un vero profeta, da questo Dio! Dio ha indotto questa pura sembianza, di una umana capacità, solo per avvalorare in tal modo un personaggio che vive solo di luce riflessa. Solo un vero profeta, che abbia ricevuto assolutamente tutto dallo Spirito santo di Dio, arriva a riconoscere quanto sia assolutamente legato al 10, come quanto appartenga proprio allo Spirito santo del Dio Uno e Trino, ossia al suo Assoluto Ciclo unificante. Lo Spirito santo è proprio quanto, aggiunto per trascendenza, al Padre e al Figlio, riunifica, chiude ogni cosa in un ciclo vitale unitario… infatti, nel Credo Cristiano, è definito come Chi è il Signore e dà la vita. La dà esattamente così: 10:9=1,11111… e dà luogo all’infinito esistere dell’unità della vita in un tempo in cui la presenza, in ogni cifra, sia una massa sempre decima della cifra che precede a sinistra. Gesù si mise alla Destra del Padre, come 1/10 del Padre, che valeva 10 volte nel suo Spirito, ed eccolo proprio lì, l’infinito Figlio 1, dell’infinito Padre 10, sempre posto come quel suo decimo di cui pagare le tasse, le decime!


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Un 10, ripeto, che è quel 3×3+1 che realizza, nel tempo 1, il fronte elettromagnetico 3×3 fatto tra il Padre e il Figlio, quando non si unificano nel modo 3/3, ma si esaltano nella loro potenza, attraverso il loro combinarsi unitario e reciproco che corrisponde all’opposto dell’ammassamento unitario. Se considerate quanta fatica abbia fatta l’uomo a comprendere la possibile e semplice essenza di un Dio Uno e Trino, e come ora qui tutto questo vi sia spiegato molto, molto di più e con una semplicità che vi sembrerà perfino una pazzesca faciloneria…, allora vi renderete conto in che modo io, la mia anima abbia preso coscienza con molta, molta fatica, di me come di un personaggio per me impossibile. Un personaggio ideale e così essenzialmente baciato dallo Spirito santo che ciò non poteva assolutamente dipendere dai miei miseri e volontari gesti umani, ma solo dall’ineffabile volontà di un Dio, spesso incomprensibile, quando eleva a geni incomparabili delle vere nullità come io ben so di essere e pienamente mi riconosco. Io l’ho saputo – da Dio che m’ha fatto accorgere – solo quando l’estate del 2002 sono stato indotto a scrivere la mia storia e ho dovuto dare un senso a quanto di eccezionale ed incredibile ho visto… come se avessi potuto farlo io! Ho dato un motivo, così, al ben augurante cognome Amodeo e a moltissimi altri segni, legati ai nomi ed alle date, quali quello della mia bisnonna (Innocente Buonamore in Amodeo), della mia nonna (Maria Bonamore in Amodeo), di mia madre (Mariannina Baratta in Amodeo, che mi barattò per figlio di Dio e mi mise nei panni di Gesù), tutti Oracoli di una Sacra Famiglia di appartenenza. Quando anche voi conoscerete come questo personaggio (che non può essere altro che assolutamente virtuale) sia stato un bimbo allattato al seno ideale e spirituale della Sede della Sapienza e tenuto miracolosamente in vita solo da Lei, praticamente adottato a Suo figlio naturale, solo allora forse capirete (come ho capito io) il motivo essenziale per cui questo mio ideale e virtuale personaggio sia stato così essenzialmente baciato dallo Spirito santo di Dio. Allora crederete anche voi all’incredibile miracolo, e mi attribuirete il ruolo elettivo, voluto da un Dio, affinché si realizzasse la sua Assoluta conoscenza. Solo da pochi giorni sono stato portato a notare un assoluto raffronto, inoltre, tra me, aModèo e Mosè, di cui sembro davvero ricalcare l’avventura umana, di un traghettatore, incaricato da Dio, a portar l’uomo verso la Terra Promessa. E vedo in atto, oggi, le stesse 10 piaghe d’Egitto, per le opposizioni, di chi ha potere, a lasciarmelo fare: 7 piaghe già avvenute e 3 ancora da avvenire e che


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dovrebbero essere: il crollo della Chiesa di Cogliate o la morte del suo Parroco (23.5.2003 analogo a quello delle cavallette, perchĂŠ a Cogliate, come insetti, saltarono troppo e come vollero la parola del Cristo, scacciandolo), la morte del Papa (25.5.2004 analogo a quello del buio, del Mondo senza la luce del Vicario di Dio) e infine la mia (9.6.2004, analogo a quello della morte dei primogeniti).

Romano a 50 anni


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Salerno 1949. Romano e Benito con le cugine Carla e Lisetta, figlie di Carlo e Antonietta Amodeo, fratelli del padre

La vita è infinita e lâ&amp;#x20AC;&amp;#x2122;esperienza della morte è impossibile


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Tornando alla vita comune, l’esperienza mortale, vista da un altro, è come il letto di un fiume che appare restato senza acqua, ad un certo punto di quel suo letto, giudicato di morte da chi non può mai sostituirsi ad una esperienza soggettiva… Eppure tutti credono che l’esperienza della morte fatta così (per interposta persona) sia valida e corretta! Scienziati la giudicano tale, poveri noi! Ebbene quel flusso si è ridotto così solo perché una diga, attivata a sbarrarne il percorso, ne ha bloccato il flusso e lo ha in apparenza come ucciso. Ma nessuno ha interrotto la sorgente e quel flusso non si è spento! Quell’acqua ora realmente si accumula, mentre – nel fiume che segue ad esistere come un complesso in atto (del flusso e del corpo che lo contiene) – l’acqua seguita realmente a disperdersi. Il fiume che sembra morto è solo la spoglia di un flusso vitale (l’acqua) che ora si sta accumulando, perché la rinuncia all’atto (di una dispersione, in una lunghezza di vita), è sempre un recupero (nella quantità della sua potenza). Ed è così anche in relazione all’elettricità che corrisponde alla nostra vita cerebrale: quell’accumulo di acqua, realizzato dalla diga, si alza di livello e può produrre energia elettrica per caduta ed azione su una dinamo. Per noi che esistiamo come flusso elettrico, Dio è come un magnete a due poli (Padre e Figlio), che quando si muove, genera induzione elettromagnetica in circuiti che siano perfettamente chiusi. Non è possibile che, ove il magnete ruoti di 180°, un polo si porti sul secondo, senza che il secondo non finisca laddove era il primo. Il Padre che genera il Figlio è esattamente come un polo mosso verso l’altro. In tal modo la Causa sembra produrre l’Effetto. Ma quest’ipotesi unilaterale è solo mezza verità, perché simultaneamente il Figlio trascende verso il Padre, grazie allo Spirito santo. Quanto trascende dalla verità unilaterale è il fenomeno inverso che intanto chiude il cerchio… ma che vedremo solo dopo, come una risurrezione vista poi in senso inverso, a ritroso. Non è da dimostrare questa risurrezione, perché è solidale al complesso, è quel flusso posto alla base del riflusso che vediamo, come un giorno che volge alla fine perché il nostro punto di vista si sposta sempre verso l’alba. Vediamo il tramonto e la fine della vita, perché la mente ci mente e, a partire dall’azione, vediamo l’inversa reazione! Ora noi vediamo in sequenza quanto in verità è simultaneo, perché esiste simultaneamente tutto il cerchio. Solo a queste condizioni la ruota può scorrere in


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lunghezza, poggiandosi sul suolo (il riferimento esterno) per un sol punto alla volta. La ruota fu l’avanzamento decisivo, nella storia dell’evoluzione della conoscenza umana, in cui lo Spirito santo di Dio (il ciclo!) aprì gli occhi all’uomo, in relazione ad una dinamica che fosse scorrevole e facilitata. Esistono assieme, nel ciclo complesso della nostra onda elettromagnetica, l’elettricità che si sposta verso destra ed il magnetismo che si sposta a sinistra, ma noi, differenziando l’anima dal corpo, siamo costretti a posporre due metà, per osservare l’intero, e realmente vediamo l’alternanza come l’alto seguito dal basso dell’onda. In questo modo la nostra mente riesce ad innescare una ruota mentale che consente che un ciclo veramente chiuso, realmente si apra… e la circolazione delle idee, poggiate sui numeri di questa dinamica, si mostra come il periodo infinito… che non c’è. Tutto è simultaneo, unitario, quanto: 3/1 × 1/3 =1, ma noi non attuiamo la sintesi unitaria, ma l’analisi differenziata, per componenti e, invece di moltiplicare gli inversi li dividiamo, facciamo: 3/1 / 1/3 = 9, mettendoci 9 e successivi tempi decimi a vedere 10/10. Questa apparente sequenza non è vera: semplicemente perché esistono 10 modi opposti di vedere e 10 osservatori, simultanei, che l’osservano. Accade come un cubo che coesiste e che 6 osservatori, collocati sugli assi cartesiani, vedono presente laddove è l’origine. Ciascuno di essi vede una sola faccia e le altre 6 (osservate intanto dagli altri) le vede solo dopo 6 rotazioni rette assunte da quel cubo, per cui quanto è spazio simultaneo per tutti e visto nel tempo futuro da tutti gli altri. La luce del Sole arriva a noi 8 minuti dopo che essa è emessa già e quell’onda, che per me appartiene al futuro, c’è già, ma non è ancora percepita. Il tempo è un tutt’uno. Se assumo un contenitore assolutamente piccolo, per contarlo, come il minuto secondo, ne faccio una analisi che richiede una vita. Il tempo è solo il ritardo del nostro accertamento, che conduciamo solo con 1016 secondi in linea alla volta (la dimensione del quadrato della velocità della luce), nel mentre i dati reali sono ben 1050, quelli superiori alla nostra dimensione (in cui è unitario 1 minuto secondo), e 1050 ad esso inferiori.


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Per cui 1050/1016=1034 volte 1 secondo è quanto ci manca, a partire dai 1016 dati ogni secondo quadro. Giacché 1 anno contiene circa 1/3 di 107 secondi, la cosiddetta eternità durerebbe la bellezza di 1027 anni, e si vede il modello cubico 33=27, espresso come l’indice potenziale di tutto il tempo, basato sul ciclo 10, espresso nell’unità tempo del nostro sistema solare. In questo nostro modo schematico e virtuale, di percepire, Dio si manifesta essere, per noi, come quel magnetismo di fondo, che attrae a sé il flusso dell’attività elettrica mentale e l’accorpa. Dio si evidenzia come l’energia che fa esistere l’accorpamento magnetico e tutto ciò non è sorprendente, se si considera che questa che stiamo tutti vedendo è semplicemente l’accorpamento di una pura visione, attuata da una mente attiva come una corrente elettrica, che riceve segnali e li trasforma in concetti. Ecco in che modo l’anima sta a Dio: come l’elettricità sta all’accorpamento magnetico, ottenuto per effetto del magnetismo: noi uomini siamo un effetto indotto e nessuno creda che, in questa condizione essenziale, noi si abbia altra possibile libertà che quella esattamente così indotta, attraverso l’apparire proprio di questi corpi che caratterizzano le nostre persone. In presenza di un tutto che appaia sempre divenire da un tutto comune a tutti, chi vede esistere ancora la vita in se stesso non può assolutamente negare che essa esistere in nessun altro! Detto in modo più chiaro, allorché due fiumi ricevono acqua da una comune sorgente, se uno seguita a riceverla (e il passato è ormai giudicato non più modificabile) allora anche l’altro fiume seguita senz’altro a riceverla nel presente, anche se si è vista la morte come una diga che ha dissociato quanto di certo può essere dissociato, ma solo per gli altri! Chi vede il corpo come conseguenza dell’espandersi della sua anima, seguiterà a vederlo! Non si può dividere una cosa osservata da chi l’osserva o la causa dal suo effetto! Nessuno è mai stato sufficientemente attento nel considerare che la vita è complessa, bilaterale (come la luce) e che ci è umanamente impossibile seguire due versi opposti tra loro se non mettendoli in sequenza: prima il riflusso (l’allontanamento dall’origine) e poi il flusso: la verità del nostro attuale moto, che già sta venendo dalla morte verso la quale invece crediamo di andare. Quello che appare come futuro è il vero passato, per quanto sconvolgente possa apparire questa affermazione! Ma il dato finale è l’equilibrio e noi, per adesso, assistendo ad uno squilibrio sempre maggiore, finché poi moriremo (in apparenza) stiamo vedendo solo lo squilibrio, il rovescio del nostro arazzo, tutto pieno di nodi (le cattiverie, le incomprensioni) che, quando cominceremo a vedere


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nel vero verso dritto (quello che raddrizza il senso della verità) saranno tutti giustificati da una sorta di Purgatorio, indispensabile a chi abbia lasciato nodi e la mente non ci mentirà più. Dunque in queste condizioni, la sola e possibile domanda, che abbia veramente senso, vedendo un fiume restato senza acqua, può essere solo questa: “Dove è andata, quell’acqua, visto che non la vedo più?” Il riscontro incrociato, perfetto metodo conoscitivo, tra il flusso ed il riflusso, porterà alla sintesi conclusiva dell’intera Potenza iniziale. Essa sarà, a quel punto, interamente in atto in ciascuno, all’interno di una assoluta Comunione tra tutte le anime, in cui sarà realizzabile, a volontà, il coronamento dei sogni di tutti, essendo vero che ogni cosa è organizzata in un modo così perfetto ed ideale che in definitiva sarà: “Tutto per uno ed uno per tutti”, grazie ai 3 Moschettieri (Padre Figlio e Spirito Santo). Molto si è avvicinato, a capirlo nell’essenza, il buon Don Giussani, oggi Monsignore, professore di ‘Mede’, di Romano Amodeo al Liceo Ginnasio Giovanni Berchet, quando lanciò il suo movimento, cui diede il nome di Comunione e Liberazione. Infatti la libertà assoluta, del singolo, veramente sarà ottenuta tutta e solo grazie alla reale Comunione dei santi. Quella, poi, con il Cristo, è quella che già oggi è assoluta e possibile. E la Chiesa Cattolica, che ne ha fatto un vero e proprio Sacramento, lo ha fatto guidata veramente dalla mano di Dio. Voi fate fatica a credere che il Papa sia Infallibile, perché credete che i gesti dipendano dal Papa... No! Tutto già esiste! Il futuro relativo, che crediamo sia in assoluto il futuro, in assoluto è veramente il passato! Potete forse modificare il passato? L’aldilà, il Paradiso, come spero abbiate capito, è l’apparente infinita rinascita, riveduta e corretta, dell’Al di qua, di questo mondo che vedete! Dio non ci fa affezionare ad esso per darci poi altro. Ci darà esattamente ogni cosa alla quale ci siamo affezionati, ma davvero riveduta e corretta da ogni sterile soggettivismo (quando ingenera limiti). E tutto sarà basato sul soggettivismo buono, quello che introduce la tenzone personale, del bene contro il male, per una comune vittoria, singola e collettiva. Se questa vita non avesse avuto la possibilità concreta della Comunione con il Cristo, Gesù non sarebbe potuto sacramentalmente ritornare, come Spirito santo, nel corpo di Romano Amodeo. Non scandalizzatevi di quel che leggete. Io non mi scandalizzo più!


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Romano Amodeo non sono io, ma è solo un personaggio, ‘Modè’, virtuale come tutti, di un meraviglioso e puramente virtuale dono che Dio ha fatto, non solo a me, ma a tutti. Come se fosse lo scrittore di un libro che tratta di me, il compositore di una musica che sia la mia, lo scenografo e regista di un film che descriva la mia vita… e che poi leggerete tutti, suonerete tutti e vi goderete tutti… Io no, per adesso! Sarò gioia per voi, ma per me, ora, sono una vera pena!

Romano Amodeo e sua moglie Giancarla, a Carrara


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Vietri sul mare (Salerno). Nel giardino di Villa Cajafa Romano e Benito con la loro mamma


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La mia vita non si è fatta da sé e non sarà la mia tomba Adesso questa vita, attribuita da Dio alla mia anima, sta toccando a me, ma io non sarò per sempre il mio solo personaggio! Se avessi per sempre solo Romano Amodeo, come speranza, quanta miseria, quasi una tomba!… visto che ci siete tutti voi, come la mia possibile gioia e sopravvivenza! Sarete voi che goderete di me, quando rivivrete quel che io oggi vivo e saprete in modo assoluto di non essere il mio personaggio, tanto che non soffrirete come io soffro, delle mie pene, ma come lo possa solo un attore chiamato ad una interpretazione che ben riconosce per tale: un puro attributo e non una vera essenza. Io, per quanto assistito dal mio spirito, soffro (e come!) dei dolori toccati nello spirito al mio personaggio! Non posso staccare l’io che osserva da quello che patisce (come se un assoluto stupefacente avesse anestetizzato per sempre la mia vita, togliendomi i dolori ma non le gioie). Voi, per i quali questo potente anestetico ci sarà, proverete tutte le gioie delle Croci volute dare a me da Dio, allo stesso modo che tutti noi gioiamo della Croce del Cristo, sapendo quanto bene abbia fatto Egli a tutti noi, con le sue patite sofferenze. Ma siatene certi! Romano Amodeo, ‘Modè’ e tutti i personaggi, i vostri inclusi, non esistono di per se stessi. È inutile che voi pensiate che io mi attribuisca costui come mia gloria… no, è solo un mio reale patimento! Mi fa veramente male vederne l’incongruenza, i tanti limiti tra cui il primo è la sua incapacità di essere santo e di non peccare, tutta quella negatività che anche gli altri vedono in me e per la quale non traggono poi di me un buon giudizio… Io gli do piena ragione! Non mi ritengo un granché, mi giudico merda, ed uso di proposito questa parola così fetente a descrivere fedelmente tutte le mie schifose brutture!


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So molto bene come tutti i miei sforzi per farmi apprezzare si manifesteranno vani fino alla mia morte. Scrivo importanti relazioni a riviste scientifiche e nessuno le degna della giusta attenzione, pur avendo una perfezione di conteggi veramente da sbalordire. Invio lettere che nessuno prende mai sul serio. Per incontrare il Papa, e rivelargli il passato che avrebbe dovuto conoscere, la causa delle recenti piaghe e il futuro che so che lo attende, ho recentemente scritto ai suoi servizi di sicurezza, con tanto di documento di identità e segnalazione di essere stato un Magistrato di secondo grado: “So di un grave pericolo di morte che minaccia sua Santità, e sono disposto a parlarne, ma solo a lui, essendo coinvolte questioni di fede, proprio in relazione a quanto sta accadendo oggi in Iraq ed in relazione all’abbattimento delle Torri Gemelle di New York e ad una temuta guerra di religione”. Ma nessuno ha preso sul serio questo messaggio, quel tanto da chiedere almeno ulteriori spiegazioni. Ho messo in mano un libro, al Cardinale Tettamanzi, nel quale gli spiego che cosa stia accadendo, in questo periodo e dandogli notizia dell’Esodo di cui vi sto scrivendo, e di tutte le ragioni che lo portano a credere…, ma non servirà a nulla: io so che morirò assolutamente non degnato di nessuna gratificazione. So che morirò esattamente il 9.6.2004 e che fino ad allora non sarò creduto da nessuno. So, e lo dico, che il Papa morirà esattamente il 25 maggio 2004; che il Tettamanzi diverrà Papa il giorno 11.6.2004; che subito dopo a Tommaso Urbani spunteranno occhi mai avuti e ci vedrà; che Anna Carugati si alzerà dalla sua carrozzina di paraplegica; che Nadia Airoldi finalmente acquisterà tutta la sua salute e bellezza e che a ciascuno, Carmelo Alio e al fratello di Vittorio Del Grossi, ricomparirà dal nulla quel braccio che entrambi persero, maciullato da una macchina da stampa ed amputato… So che saranno i miracoli che io riceverò da Dio, per l’amore che il Signore ha per me, che espressamente glielo chiedo, in segno della Verità che Egli mi ha mandato e quale avallo e ricompensa, di cui io faccio preghiera, per tutti i patimenti che ho veramente amato di ricevere da Lui, inferti a me e affinché ricadessero come gioia immensa per tutti. So quanto bene tutti veramente riceveranno da me, tanto che questi 5 miracoli, al loro confronto, non sono nulla! Tutti gli uomini sapranno che cosa veramente accadrà, invece che la temuta morte, e sarò io chi avrà vinto la morte, con tutte le sue paure! La vita, conosciuta per quello che veramente è, diverrà quel Paradiso vero che per me è già adesso, in


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cui io soffro molto, nella mia carne e nel mio spirito, ma sono felice quanto più non sarebbe possibile! Allora, solo allora, io sarò creduto e valutato per colui che Dio voleva fossi: il Consolatore atteso alla fine dei tempi, il nuovo Mosè, per il definivo ultimo Esodo, di un uomo fatto salvo rispetto al nemico più fiero e tenace: se stesso. Oggi io alquanto patisco, nel fisico e nella solitudine estrema in cui Dio mi tiene, volutamente, affinché io scriva ogni cosa, e la metta nero su bianco, in quella copisteria di amici, che si chiama Nero su Bianco.. Mi consolo, pensando che ogni patire ha solo i giorni contati del tempo fuggevole che Dio ha donato a ciascuno, e che poi ogni anima si avvantaggerà per sempre, dell’interesse che avrà assunto a proposito della vita prestata a lei e poi restituita… Così io, in quanto ad interessi, ne ho maturati di immensi, quanto mai ne ha avuti nessuno! Quei miei limiti di tutti i tipi e quella mia assoluta e riconosciuta nullità si risolvono in un bisogno, forsennato, pieno, della mia anima, di poter essere tutto, addirittura tutto, per voi! Così tanto io oggi mi vedo agli antipodi di questo successo, e veramente umiliato e disarmato in ogni senso, rispetto al compito grandioso per cui Dio mi ha fatto esistere! Dio mi ha imprigionato in una solitudine immensa, straziante, se paragonata agli ideali di amore e fratellanza, della mia anima. Ma so che ha agito così nel suo fermo proposito di concedermi, quale effetto, di potere scrivere tutto, di pugno mio, quella risposta che valga per tutti. Così essa sarà chiaramente espressa, da una anima portata amorevolmente, passo-passo, ad aspirare ad ogni chiarezza, all’assenza estrema di ogni equivoco. Dio, in relazione a Gesù, ricevette questa accusa: “Perché ti manifestasti così, in quell’epoca oscura, e senza un possibile e diretto riscontro?” Questa volta tale accusa non reggerà più, per tutte le tracce autografe lasciate dal suo secondo ed ultimo umano incaricato (dopo il primo, che fu Mosè e che pure scrisse tutto). Ma non cercate dentro i miei scritti l’assoluta perfezione! Dio mi ha voluto come un peccatore pentito e non come una figura perfetta. Anche Mosè fu per Dio così: solo un uomo dei suoi tempi. Il Signore non ne prevaricò l’umanità, non l’offuscò: volle si coprisse il volto, per non essere abbagliato dallo splendore divino. Mostrò, in tal modo, gli inevitabili limiti, anche di Mosè, senza che questo risultasse a danno suo, né di altri. Ogni epoca ha il suo tipo di salvezza, proporzionato ai mezzi di cui il Signore ha concesso, all’uomo, la disponibilità.


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Renderà presenti, appariscenti, nei miei scritti, tutta la fatica, come se io davvero li avessi scritti, infiorandoli ogni tanto di errori più o meno veniali, di ingenuità dovute alle circostanze, di distrazioni, tanto da far vedere a tutti come il mio personaggio non sarebbe stato come quello di Gesù! Il Cristo fu è e sarà per sempre l’incarnazione di Jahve, il Dio che fu, è e sarà per sempre presente in mezzo a noi… Il mio contributo va visto solo come quello di un uomo concreto e pieno di limiti. Se così non fosse stato, questo personaggio virtuale di Dio non avrebbe potuto abbracciare santi e peccatori, per trascinarli tutti in Paradiso! Questo luogo è una condizione virtuale che deve essere ricreata qui tra noi, in apparenza con i nostri mezzi. La ragione umana è l’unico mezzo che Dio intende valido a realizzarlo, affinché sembri che l’uomo abbia camminato con i suoi passi e non per l’ordine ricevuto, cui obbedire per disciplina e per fede. Nei nostri tempi disincantati, l’uomo sembra non credere più a nessun valore, e va dietro solo all’opportunismo eretto a Virtù. Così un ‘Modè’ per quest’epoca è alquanto diverso dal Mosè di quella, in cui si vedeva il Dio degli Eserciti, presente di fianco agli uomini, aprire le acque del Mar Rosso, annegarvi cavallo e cavaliere, dargli la manna, marciare assieme a lui nell’Arca della Alleanza. Ebbene questi tempi sono tornati. Io ho mangiato la Manna, ed è stato il latte della mia mamma Anna, assieme alla Madonna. Dio ha nuovamente assunto quella veste, a sostegno del suo nuovo Mosè. Venuto a convegno Cristo, assieme a lui, il potere della Chiesa si pose contro il tentativo di spiegare a tutti la verità, per annullare il timore della morte, per il definitivo Esodo verso il Paradiso qui in Terra. Il Papa aveva stimolato una risposta, alla Sede della Sapienza e lei rispose… Ma cera così poca fede che lo facesse che quando ‘Modè’ si mise a dire “Son io la risposta!” e a non mangiare, fino a rischiare la morte per essere udito, fu messo a tacere da chi accettò che ne morisse. Ci sono state a quel punto nuovamente le piaghe che già ci furono, e le vedremo nei prossimi capitoli. A tutt’oggi, 11 aprile 2003, si è compiuta da poco la settima, quella della grandine, ed è stato il bombardamento americano all’Iraq, IRAQI come l’Ira qui, di Dio, contro un potere dalla dura cervice, che non accetta ancora di scendere a patti. Il 23 maggio ormai imminente, ci sarà l’ottava piaga e capiterà a Cogliate: la Chiesa locale sarà colpita a morte. Le cavallette dei nostri giorni saranno all’origine di questo castigo, e si tratta di insetti che hanno saltato grandi brani della parola di Dio, per non accogliere la richiesta di Amore e di perdono, di un ‘Modè’ assolutamente innocente, che vollero colpevolmente cacciare dal Coro


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Parrocchiale. Invano da tre anni aveva cantato in mezzo a loro, per la gloria della loro Comunità di credenti. Una sera, dopo di aver recitato la preghiera del Papa, per la Pace, saltarono come cavallette diaboliche tutto il buon consiglio che Dio aveva voluto fornirgli, proprio quella sera. Queste cavallette saranno la piaga del loro Paese, e la Chiesa ne andrà di mezzo, come corpo di fabbrica o come il parroco e la sua stessa vita. Ancora è ignoto qual sia il modo esatto di questa piaga delle cavallette, ma la data è già decisa. La nona piaga, quella delle tenebre, ci sarà il 25 maggio 2004, e la luce del Vicario di Cristo si spegnerà. Resterà spenta per 17 giorni, fino all’11 giugno, in cui il Conclave eleggerà il nuovo Papa: Luigi Tettamanzi, che assumerà il nome di Giovanni Paolo III. L’ultima piaga avverrà il 9.6.2004, due giorni prima della risurrezione della Luce, nella persona di Papa Giovanni Paolo III, e sarà la morte di ‘Modè’, nel suo Venerdì santo, al quale Dio non darà modo di vedere la Terra Promessa, come già fece con Mosè. Sarà il Tettamanzi che la raggiungerà. Egli sarà il Seno di Maria, egli sarà quel “e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù!”, perché sarà la Tetta di M. anzi Gesù (ove “anzi Gesù” sta per “Vicario di Gesù”). È Oracolo del Signore, Tettamanzi, scritto addirittura nel segno della sua stirpe, della sua appartenenza: nel cognome. Eccovi il Deuteronomio, capitolo 31. 16. Jahve disse a Mosè: « Ecco, stai per addormentarti con i tuoi padri. Questo popolo si solleverà per prostituirsi al seguito di dèi stranieri che sono in mezzo ad essi, nella terra in cui sta per entrare; trascurerà me e infrangerà l’alleanza che ho sancito con lui. In quel giorno la mia ira si infiammerà contro di lui: li trascurerò, nasconderò loro la mia faccia, divorandoli. Lo colpiranno molti mali e avversità. In quel giorno dirà: “Questui mali non mi hanno forse colpito perché il mio Dio non è in mezzo a me?”. In quel giorno io nasconderò completamente la mia faccia a causa di tutto il male che avrà fatto rivolgendosi ad altri dèi. E ora scrivete questo cantico e insegnatelo ai figli di Israele: mettilo nella loro bocca affinché questo cantico mi sia di testimonio contro i figli di Israele. Io infatti lo introduco sul suolo che ho giurato ai suoi padri, suolo dove scorre latte e miele, ma egli dopo che avrà mangiato, si sarà saziato e sarà ingrassato, si volgerà ad altri dèi e renderanno loro culto; me invece disprezzeranno e infrangeranno la mia alleanza. Ma quando molti mali e avversità lo avranno colpito, questo cantico risponderà innanzi a lui come testimonio, poiché non sarà dimenticato dalla bocca della sua discendenza. Conosco infatti i pensieri che egli oggi sta macchinando, prima ancora che lo introduca nella terra che ho giurato ai suoi padri. »


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In quel giorno Mosè scrisse questo cantico e lo insegnò ai figli di Israele. Egli allora diede il comando a Giosuè figlio di Nun e gli disse: &lt;&lt; Sii forte e valoroso, tu infatti introdurrai i figli di Israele nella terra che io ho giurato loro. Io sarò con te. &gt;&gt; Questo brano di Mosè è lo stesso che sta scrivendo oggi ‘Modè’, in una eterna storia della salvezza scritta da Dio, che si ripete. Il cantico, che Mosè affidò a Giosuè, ‘Modè’ lo affida pari pari a quel Tettamanzi che è il “e benedetto il frutto del tuo seno…Gesù”… Giosuè, suo eletto Vicario! &lt;&lt; Sii forte e valoroso, tu infatti introdurrai i figli di Israele nella terra che io ho giurato loro. Io sarò con te. &gt;&gt; scrive oggi Dio al Tettamanzi-Giosuè, per mano di ‘Modè’. Il buon “Frutto benedetto, della Maria che allatta l’uomo” sarà chi introdurrà i figli dell’uomo tutto nel Paradiso Terrestre giurato da Dio a tutte le sue creature, prima che il serpente s’introducesse, e facesse credere all’uomo che suo vero compito era di dover fare da sé, perché Dio stesso lo esigeva, in una vita lasciata loro come un autentico “fai da te”. “Chi fa da sé fa per tre”, crede la divina trinità di quest’uomo finito tra le braccia di altri dèi avversi, tutti ispirati dal Satana che si avvale del metodo imposto all’uomo: egli agisce, mano riesce a scorgere mai la sua azione, scorge sempre la reazione, ed essa è sempre uguale e contraria! Dio mostra a tutti il suo Amore e Satana gli fa conoscere la reazione inversa all’Amore, che è una vincente sua sopraffazione. Spinto da questi dèi avversi a quell’amore di Dio che tutto avvince a sé, l’uomo assiste ad un fantomatico Big Bang, di un Universo incredibilmente visto in espansione, quando quel che impera è una insormontabile gravitazione universale… E allora l’uomo compie gli escamotage, le vere e proprie fughe della sua intelligenza, e aggiusta le cose, credendo che, momentaneamente, la Legge assoluta sia infranta e non valga, perché ci sarebbe stata una iniziale esplosione… appunto il Big Bang! È il colossale esplodere di tutta l’umana boria quanto Mosè ha descritto, nell’imminenza del raggiungimento della Terra Promessa, ed è la stessa cosa che ora sta scrivendo ‘Modè’. &lt;&lt; Ecco, stai per addormentarti con i tuoi padri. Questo popolo si solleverà per prostituirsi al seguito di dèi stranieri che sono in mezzo ad essi, nella terra in cui sta per entrare; trascurerà me e infrangerà l’alleanza che ho sancito con lui. In quel giorno la mia ira si infiammerà contro di lui: li trascurerò, nasconderò loro la mia faccia, divorandoli. Lo colpiranno molti mali e avversità. In quel giorno dirà: “Questi mali non mi hanno forse colpito perché il mio Dio non è in mezzo a me?” &gt;&gt;


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Chi l’ha detto di recente è stato il Papa, quando, in sintesi, ha osservato, ed è stato riportato da tutti i giornali: “Dio non parla più all’uomo. Che cosa gli abbiamo fatto?” Ecco il cantico di Mosè, ed è tuttora il cantico di ‘Modè’. &lt;&lt; Presti orecchio il cielo: io voglio parlare; ascolti la terra le parole della mia bocca! La mia dottrina scenda come la pioggia, la mia parola stilli come la rugiada, come la pioggerella sull’erbetta come un acquazzone sull’erba. Poiché proclamo il nome di Jahve: magnificate il nostro Dio! Egli è la roccia: la sua opera è perfetta poiché tutte le sue vie sono rettitudine. È un Dio fedele e senza iniquità, egli è giusto e retto. Contro di lui prevaricarono, non sono suoi figli le loro tare, generazione infingarda e tortuosa. Così agisci con Jahve, popolo insensato e insipiente? Non è forse tuo padre che ti ha creato? Non è lui che ti ha fatto e sostenuto? Ricorda i giorni lontani; considera gli anni di generazione in generazione; interroga tuo padre ed egli ti narrerà, i tuoi anziani ti narreranno. Quando l’Altissimo distribuiva alle nazioni la loro eredità, quando separava i figli dell’uomo, fissò i confini dei popoli in base al numero dei figli di Israele. Poiché parte di Jahve è il suo popolo, Giacobbe è porzione della sua eredità. Lo trovò in una terra deserta, nella solitudine ululante di un deserto; lo circondò, ebbe cura di lui, lo custodì come la pupilla dei suoi occhi. Come un’aquila che veglia su suo nido, che aleggia sopra i suoi piccoli, egli allargò le ali, lo prese e lo portò sulle proprie penne. Soltanto Jahve lo guidò, non c’era con lui alcun dio straniero. Gli fece scavalcare le alture della terra, gli fece mangiare i prodotti dei campi, gli fece succhiare miele dalla rupe e olio dalla pietra di silice, latte di vacca coagulato e latte di pecora con grasso di agnelli e di arieti dei figli di Bashan e capri, con il grasso migliore del frumento, e sangue di grappolo, che bevi spumante. Mangiò Giacobbe e si saziò; si ingrassò Jeshurun e tirò calci. Ti sei ingrassato, impinguato, impinzato. Abbandonò Dio che lo aveva fatto, disprezzò la roccia della sua salvezza. Con dèi stranieri ne provocarono la gelosia, con abomini lo irritarono. Sacrificavano agli Shedim, che non sono dio, divinità che non conoscevano, nuove, venute da poco, che i vostri padri non hanno venerato. Della roccia che ti ha generato fosti immemore, hai dimenticato Dio che per te soffrì le doglie.


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Jahve vide e ne ebbe ribrezzo, poiché i suoi figli e le sue figlie lo hanno rattristato; e disse: “Nasconderò loro la mia faccia, vedrò quale sarà la loro ultima fine, poiché sono una generazione perversa, figli in cui non c’è fedeltà. Con un non-Dio hanno provocato la mia gelosia mi hanno rattristato con le loro evanescenze, io quindi con un non-popolo provocherò la loro gelosia, con una nazione insensata li rattristerò. Un fuoco infatti scaturì dalla mia ira; brucerà fino in fondo allo Sheol; divorerà la terra e quanto essa produce, brucerà le fondamenta delle montagne. Accumulerò mali su di loro, esaurirò contro loro le mie frecce: saranno smunti dalla fame, divorati dalla febbre, e da distruzione amara; manderò contro di loro denti di bestie, con veleno di rettili. All’esterno li priverà di figli la spada, nell’interno il terrore: distruggerà il giovane e la vergine, il lattante e il canuto. Avrei detto: Li farò a pezzi, abolirò il loro ricordo tra gli uomini; se non temessi l’arroganza del nemico, affinché i loro avversari, ingannandosi, non dicano: E’ la nostra mano che prevalse, non è Jahve che operò tutto questo” Poiché essi sono una nazione sconsigliata, in loro non c’è discernimento. Se fossero saggi comprenderebbero ciò, discernerebbero la loro ultima fine. Come potrebbe uno inseguire mille, due mettere in fuga diecimila, se non perché la loro roccia li ha venduti e perché Jahve li ha abbandonati? La loro roccia infatti non è come la nostra roccia: ne sono arbitri i nostri nemici. Dalle viti di Sodoma viene la loro vite e dalle piantagioni di Gomorra: la loro uva è uva velenosa, i loro grappoli sono amarissimi. Tossico di serpenti è il loro vino, veleno violento di vipere. Ciò non è forse conservato presso di me, sigillato nei miei scrigni? Vendetta e ricompensa sono mie, per il tempo in cui vacillerà il loro piede: vicino è infatti il giorno della loro calamità, precipita il loro destino futuro. Poiché Jahve vendicherà il suo popolo, egli invece avrà pietà dei suoi servitori, quando vedrà mancare ogni forza, venir meno lo schiavo e il libero allora egli dirà: “Dove sono i tuoi dèi? La roccia in cui cercarono rifugio? Quelli che mangiavano il grasso dei suoi sacrifici, che bevevano il vino delle loro libagioni? Sorgano per aiutarvi, siano per voi quale rifugio. Vedete, ora sono io, io lo sono, ma all’infuori di me non c’è altro Dio: io uccido e faccio vivere, ho ferito e sono io che guarisco; nessuno sfugge alla mia mano. Poiché io alzo la mano fino al cielo e dico: Per la mia vita per sempre, quando avrò affilato la mia spada e la mia mano si accingerà al giudizio, allora farò vendetta dei miei avversari, ricompenserò coloro che mi odiano. Inebrierò di sangue le mie frecce, la mia spada divorerà la carne: sangue di uccisi e di prigionieri, crani dei capi del nemico”.


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O nazioni, giubilate per il suo popolo poiché egli vendicherà il sangue dei suoi servitori, farà vendetta dei suoi avversari, purificherà la terra e il suo popolo. &gt;&gt; Questo il Cantico di Mosè. La vittoria di Dio sarà assoluta e la sua vendetta sarà il perdono. Mosè infatti mette in bocca a Dio queste parole: “Per la mia vita per sempre, quando avrò affilato la mia spada e la mia mano si accingerà al giudizio, allora farò vendetta dei miei avversari, ricompenserò coloro che mi odiano.” La ricompensa sarà il perdono e la conseguenza dei desideri malvagi: chi avrà preferito il male al bene, lo avrà, in ricompensa, come chi si abitua a gradire cibi disgustosi avrà la ricompensa che gli piacciono quelli! Una vera e stupenda ricompensa, essenzialmente giusta e assolutamente proporzionata alle intenzioni. Infatti quello stravolgimento, contro lo Spirito santo della Verità, non sarà perdonato e chi nel suo libero arbitrio avrà preferito costruirsi un gusto disgustoso, lo amerà e con questo sarà accontentato, da un Dio che non lo punisce, ma lo perdona e gli dà proprio quanto egli gli chiede: cose disgustose. Mosè scrisse dei tempi dopo Gesù, di questi tempi che stiamo oggi vivendo. Scrive infatti: “Mangiò Giacobbe e si saziò; si ingrassò Jeshurun e tirò calci. Ti sei ingrassato, impinguato, impinzato. Abbandonò Dio che lo aveva fatto, disprezzò la roccia della sua salvezza. Con dèi stranieri ne provocarono la gelosia, con abomini lo irritarono. Sacrificavano agli Shedim, che non sono dio, divinità che non conoscevano, nuove, venute da poco, che i vostri padri non hanno venerato.” Il Jeshurun di cui il Popolo di Dio s’ingrassò, non è il soggetto, ma l’oggetto, allo stesso modo di Giacobbe. Dio fa scrivere a Mosè di un popolo che ebbe tutto: i profeti, come Giacobbe, e infine Gesù, lo stesso figlio di Dio, come alimento delle loro anime, ma non ne fecero “uso”, ma abuso, fino ad ingrassarsi a tal punto del Cristianesimo, da sacrificare agli Shedin, e qui Mosè sta proprio scrivendo alludendo agli Sceicchi di Maometto, che portarono divinità “che non conoscevano, nuove, venute da poco, che i vostri padri non hanno venerato.” Dio è Jahve, non Hallà! Dio è secondo il Cristianesimo Cattolico, e non quello dei Protestanti, checché ne dicano i Mussulmani e tutti coloro che si sono staccati dalla delega data dal Jeshurun, da Gesù, di cui, ingrassatisi tutti, non furono più osservati i comandamenti e il più importante ed essenziale fu la delega data a Pietro “di legare


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e di sciogliere, sulla Terra come in Cielo”, e non a Maometto o a Martin Lutero. Maometto, nell’Oracolo del Signore, sta alla verità del socialismo autentico, spirituale, di Dio, che si poggia sull’amore e sul perdono, come vi sta Mao, quando lo metto in mezzo, in modo reale e nello stesso tempo figurato, a stravolgerlo, con un socialismo poggiato sul libretto rosso e non sul Vangelo. Ma stessa cosa per Martin Lutero, che l’Oracolo del Signore indica come l’utero perverso in Maria, come segno di lotta (Marte) e di grave sconfitta (Morte). Lutero e tutti gli altri Protestanti non la riconosceranno, perché solo la Chiesa di Roma la scoprirà, sotto l’assidua guida dello Spirito santo, come la Regina e la Sede stessa della Sapienza, giacché gradita dallo Spirito santo per la nascita del figlio Gesù. È inutile che Mussulmani, Protestanti, Buddisti protestino! Dio non dipende da loro, non è una questione di intese democratiche. Dio è l’autore della storia, Jahve, il Potere Assoluto che era è e sarà alla base di tutto quanto esiste. Non c’è altro Potere Assoluto, che questo definito da questo Nome di Dio. Ebbene sarà il prossimo Papa Giovanni Paolo III che farà vincere Gesù Cristo, nel segno di una assoluta delega data da Lui alla Chiesa di Roma. Gesù fu ucciso dal Potere di Roma e Dio Impone una Roma vinta dal Cristo. Non c’è altra città ed altro impero che questo. L’Oracolo del Signore, che ha rovesciato il potere della forza, per imporre in Roma il Papato, ha rovesciato la parola Roma in Amor. In Roma è Oracolo del Signore che tutti gli anagrammi siano meravigliosi: orma (di Dio), armo (armata del Dio degli Eserciti), ramo (di Gesù, tralcio di Dio), arom… (profumo di Dio), oram (preghiamo Dio), o’ mar, ma or, Omar, mora, ora M (la natura, gli uomini, ma ora, di ogni razza, prega Maria). Tanto importante, proprio questo nome, che il ritorno dell’eletto ad essere il nuovo Mosè, di ‘Modè’, il Signore ha voluto fosse chiamato Romano, non solo come il figlio del Duce (“Uomo della Provvidenza”) ma anche in quanto concepito in una piccola pensioncina, all’ombra del Vaticano. Questa elezione, di Dio, per la Capitale dell’Italia, ha portato all’elezione della lingua italiana come il nuovo aramaico di Gesù, e dentro questo nome vedete la stessa radice del romanico. Oggi tutte le altre fedi protestano, contro questo che sta scrivendo ‘Modè’, e che ricalca per filo e per segno quanto già scrisse Mosè: “Vedete, ora sono io, io lo sono, ma all’infuori di me non c’è altro Dio: io uccido e faccio vivere, ho ferito e sono io che guarisco; nessuno sfugge alla mia mano.”


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Insomma è solo il Potere Assoluto che era è e sarà sempre come origine, presenza e fine di ogni cosa il vero Dio e tutto questo ha per nome antico Jahve, e per nome nuovo, italiano, Dio, un “io” che è 10 nel suo Spirito santo, alla Dimensione Assoluta. È questo Dio che l’Ordinamento Assoluto di tutto e quando farà Ordine indurrà alla ragione tutti gli altri dèi, attraverso ‘Modè’: “In nome di Jahve Dio, ecco il suo ordine a Maometto e seguaci, a Buddha e seguaci, ed a tutti i Cristiani non-cattolici, che hanno un non-Dio! Gesù, Dio, ha delegato il solo Pietro. Non impedirete i prodigi del nuovo Mosè! Il solo Dio vero è quel Jahve, che già trasmise i 10 comandamenti di D10 e che ora, più essenzialmente, rivela le 10 Dimensioni del Dio Uno e Trino, che sono l’Ordine Assoluto dello Spirito santo del Dio, Criterio Numerico di tutto. Voi fate bene a radunarvi ad Assisi, dove l’attuale Pietro, il buon Papa Giovanni Paolo II, vi ha riunito, come foste pari tra pari… ma non lo siete! Dio è UNO: Jahve era, è e sarà il solo Potere Assoluto che soprintende all’esistenza elettromagnetica. Ed io ‘Modè’, come già Mosè lo affermò, ribadisco che è il solo che fa ogni cosa: uccide e fa vivere, nel suo ineffabile disegno di una salvezza per tutti. Vi siete imposti e salvati, con la vostra fede diversa, finora… Ma l’ha voluto quel Dio che ora vi comanda: “Basta! Io solo, l’Altissimo, ho il Potere Assoluto! E ne ho dato delega alla Chiesa di Roma.” Non sarò però io, ‘Modè’, chi imporrà il Cattolicesimo come l’unica fede nel Dio che è come vuole il Signore! Come fu Giosuè e non Mosè chi l’introdusse in Terra Santa, così ora il suo nome sta in quel “benedetto seno del Figlio tuo, Gesù”, in Tettamanzi, Pietro per volere di Dio e di me che lo scrivo.”

Anche ‘Modè’ compose, 15 anni fa’, un suo Inno, sulla metamorfosi umana, descrivendo un momento decisivo, in cui l’uomo, avendo dato una risposta eccessiva e smodata all’esistenza, era giunto ad un momento decisivo. Questi sonetti erano parte di un poema che evidenziava il generale disegno della Divina Provvidenza, arbitro assoluto della storia dell’uomo.


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D’errore in errore, fu il suo cammino. “È stato – egli osserva – un transito buono e reale.” – finora! – Ma il destino è a un bivio: ha l’uomo il potere del tuono, può fare esplodere il mondo. Perfino la stanca terra, le acque, il dono comun della vita e il cielo divino accusano d’essere stanchi, perdono gli chiedono. Un tempo egli era nudo e i mostri potenti, con forza, poca vita lasciavano. Fece uno scudo, s’armò d’una clava, accese la fioca lucerna, si mosse. Ed ora concludo: la Terra, già presa, lamenta, lo invoca.

Il tono è cambiato: il suono ora freme di strofa, incalzante; annuncia quello stesso mutare, del mondo che geme. È di metamorfosi l’ora. Il bello è finito travolto. E si teme che il numero… folle, come un ruscello, di uomini pieno, l’accalca! Preme, uscito da sponde. Uscito da quello che era l’alveo giusto – che solo lo conteneva – abbatte ogni cosa, inonda con furia, sconvolge il suolo. Non resta nulla, non resta una rosa, è tutto abbattuto. L’uccello, in volo, non trova più cibo, si stanca, si posa.


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Mi fermo, mi fermo a pensare. L’uomo davvero è giunto a quest’ora. Si chieda! S’interroghi! Riprenda in mano il tomo sul quale è segnata la storia! Veda ove è sorto l’errore! Fu il pomo di Adamo? Fu l’ansia sottile cui ceda di sera? E’ il porsi al cospetto di Kronos come arbitro? Si plachi…, s’avveda... perché…, se infine non lo fa… s’appresti a perire! La pattumiera – colma! – esplodendo, ne spargerà i resti per l’etere. – Non colma, essa è stracolma! – Salva la vita, l’uom, coi sani gesti, se con il senno suo l’empie e ricolma.

L’aiuto dell’intelligenza, quella di macchine nuove, sappiano alfine ridargli il potere perduto…, della Pace. Disinneschi svelo le mine, assicuri il grilletto. Muova, nella Fede, riacquisti Speranza: la fine non è ancora giunta. È buona, è bella la vita di nuovo ridente, il crine fiorito di rose, il petto ripieno di candido latte, e quei piccoli avvinti, aggrappati al morbido seno. Computer, altri mezzi di spicco, li vedo amici, a levare il veleno a salvare il terreno e quei riccioli..


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Già 15 anni fa, il ‘Modè’, il salvatore che sonnecchiava in me, ancora non perfettamente consapevole del suo ruolo di artefice dell’Esodo definitivo e tutto spirituale, verso la Verità, intuiva che la salvezza sarebbe stata portata a tutta l’umanità, espressa nei riccioli di un bambino, da un morbido seno e il suo latte. Ignorava che oggi avrebbe con certezza assicurato che si sarebbe trattato del seno della Madonna, Oracolo in Tettamanzi… come in Giosuè. Il parallelismo tra Mosè e ‘Modè’ ha aspetti sorprendenti. Il Patriarca inizia il suo inno scrivendo: Presti orecchio il cielo: io voglio parlare; ascolti la terra le parole della mia bocca! La mia dottrina scenda come la pioggia, la mia parola stilli come la rugiada, come la pioggerella sull’erbetta come un acquazzone sull’erba. Poiché proclamo il nome di Jahve: magnificate il nostro Dio! Egli è la roccia: la sua opera è perfetta poiché tutte le sue vie sono rettitudine. È un Dio fedele e senza iniquità, egli è giusto e retto. Contro di lui prevaricarono, non sono suoi figli le loro tare, generazione infingarda e tortuosa. Vuole parlare, Mosè, vuole che trovi ascolto, che la sua dottrina scenda come pioggia… proprio la stessa vocazione di ‘Modè’! Ed afferma che l’opera di Dio è perfetta (poiché tutte le sue vie sono rettitudine). Amodeo, come filosofo della scienza, è arrivato alla conclusione, identica, che questo mondo è perfetto (nonostante appaia tutt’altro, tutto è perfetto proprio se accade così). Mosè spiega come Dio ha fatto veramente tutto, per l’uomo, scavalcare le alture della terra, mangiare i prodotti dei campi, succhiare miele dalla rupe e olio dalla pietra di silice… insomma perfino l’impossibile. Lo stesso è spiegato da ‘Modè’. La gelosia di Dio, descritta da Mosè, sembra riguardare questi tempi, più che quelli suoi. La conoscenza messa, dal Signore, a disposizione dell’uomo lo ha tanto ingrassato da essere stato colpito da una vera allucinazione, una vera ubriacatura del suo personale potere: ha creduto se stesso, e non Dio, l’artefice di quelle conquiste. mentre invece è tutto e solo determinato sempre dal Signore. Così oggi il grave peccato dell’uomo è di avere strumentalizzato Dio. Quando l’esperienza di Gesù è la spiegazione ottimale, ma essa è gestita malissimo, da chi l’usa a modo tutto suo e del tutto improprio, questi giunge a credere, strumentalizzando a suo vantaggio ogni cosa, che Cristo sia finito in Croce per toglierla dalle spalle altrui. La scusa è che egli ha pagato per tutti. Ma non è affatto questa l’idea di Dio. Il Signore, scendendo sulla terra ed abitando tra noi, ha dato un assoluto esempio da imitare. Chi travisa questo esempio di Dio, adotta un modello di PACE (quello, in genere, sventolato dalle


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bandiere arcobaleno) che fa veramente pena, colmo solo dell’ignavia e del puro tornaconto personale di chi adotta a modello assoluto la vita comoda. Si arriva a credere che sia Gesù che la voglia e comandi a loro di imporla. Non si capisce cosa abbia detto, di serio, quando affermò di non essere venuto a portare la pace ma la guerra (figlio contro padre, fratello contro sorella…). – La guerra? Gesù un guerrafondaio? Ma no, che dici?! – E invece sì! Una guerra assoluta contro il proprio comodo. Certo che Gesù mangiava e beveva (a differenza di Giovanni Battista che digiunava), ma quando gli chiesero come mai, non disse che il Battista era in errore, ma che egli era tra loro lo Sposo presente, cui far festa. Sarebbero venuti, i momenti del digiuno… Quasi tutti gli apostoli finirono martiri! Migliaia di convinti, stupendi martiri, a Roma e per questo Roma fu eletta a nuova Patria di Dio, per l’assoluta fede di quei martiri, che avevano capito il giusto ideale da assumere nella loro vita. Se oggi capitasse una alternativa, in cui basterebbe rinunciare a Cristo per non essere sbranati dai leoni, quanti riterrebbero giusto di lasciarsi uccidere? Molti sacerdoti sarebbero i primi a consigliare il comportamento pauroso, esitante, opportunistico, di chi fosse come costretto a dire una forzata bugia (una cosa non creduta vera), per salvare la vita. Ma, in quel modo, quella non sarebbe una bugia! Essi non crederebbero davvero che solo la fedeltà a Gesù Cristo ed alla Croce per amor suo – costi quello che costi – sia ciò che salvi veramente ed essenzialmente la vita! Adottando l’opportunismo, si comportano come le cavallette: insetti che si poggiano solo qua e là, dove solo gli fa più comodo, e saltano la verità piena della parola di Gesù. Quando ‘Modè’ si è messo in digiuno assoluto, mosso da fini superiori, di tipo morale, si è trovato contro per primi proprio i sacerdoti. Volevano assolutamente che mangiasse: secondo loro Gesù non chiedeva sacrifici estremi! Gesù chiede l’eroismo assoluto di chi veramente anteponga per intero il bene del prossimo al proprio, di chi non si preoccupi assolutamente di se stesso, sapendo che ogni cosa è fatta unicamente da Dio. Ma chi non ci crede e pensa che le cose siano fatte dalle persone, non avendo minimamente capito la verità, non trova facilmente il coraggio di questo eroismo e mette tanta attenzione e cura alla sua vita che poi crede di fare bene, a fare così, perché è proprio quello che Gesù chiede a lui e a tutti. Un Parroco forse morrà, per questo peccato: Don Carlo, di Cogliate, il 23 dell’imminente maggio 2003, e corrisponderà a quanto fu la piaga delle cavallette, nell’Esodo che riguardò Mosè. Infatti sarà la stessa piaga per l’Esodo tutto spirituale intrapreso, oggi, da ‘Modè’. Egli si vide scacciato, il 13.11.2001, senza riconosciute colpe, da chi si oppose al perdono cristiano che egli chiedeva, e gli


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rispose che non c’era un perdono né da chiedere, né da accordare. Il Parroco, vedendolo affranto fino a starne male, gli disse, nel mentre scacciava lui innocente: “Vai a farti curare! Vai a farti curare!”. Questo sacerdote aveva saputo che, a causa loro, la settimana prima ‘Modè’ era stato indotto addirittura a non voler fare più nulla per vivere, né mangiare, né bere (il che significava la morte in pochi giorni, se Dio non l’aiutava). Se ne era lavate le mani! “Morte per morte!” decretò Dio contro tali cavallette, che accettano di Cristo solo quello che gli fa comodo e che, per la PACE senza lotta, estromisero – a rischio davvero ne morisse – non tanto ‘Modè’, ma lo Spirito del Cristo, da un Coro Parrocchiale, perché Bontà e Misericordia, lì… non erano ben viste!

Cantoria di Cogliate. Amodeo, il secondo da sinistra, nella fila in basso


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La mia vita, di uomo peccatore, sarà la vostra risurrezione La realtà di tutti gli uomini si regge sul dualismo uomo-Dio. In esso ci sono state due figure ideali, di uomini, solo uomini, simmetriche rispetto a Cristo, nella espressione ideale di questo dualismo: ♥ Mosè, da una parte e ne conoscete tutto dalla Bibbia. ♥ ‘Modè’ dall’altra, ed è accaduto certamente non per i meriti suoi ma per i suoi grandi desideri e le intense preghiere fatte al Signore (segno di un amore così vivo e tenace da offrire per il bene di tutti), per salvarli grazie al suo apporto – non di capacità, ripeto, ma di amore –. Di fronte a tutto ciò si deve credere che Dio, che invocato con tante buone intenzioni, sempre le accolga! Al centro – tra Mosè e ‘Modè’ – è la figura del Figlio di Dio, la cui gloria umana è stata la Croce e divina la Risurrezione. Agli estremi di Gesù Cristo, nei tempi antichi da una parte e moderni dall’altra , ci sono le figure di questi due. Sono due pure invenzioni di Dio, personaggi del tutto virtuali, secondo una virtù che li ha Eletti a compiti molto importanti, poi assegnati alle loro anime da impersonare, in modo realistico, nel palcoscenico della cosiddetta vita reale. Per entrambi non ci sarebbe stata la gioia di completare, con il pieno e personale successo, i propri desideri, perché il modo con il quale Dio interviene, è secondo una verità sostanziale, sempre contraddetta dalle apparenze. Quella che sembra appartenere a Chi rifiuti, mentre invece acconsente…, ed è così, appare così, perché il nostro mondo è percepito reattivamente, a rovescio, ed un apparente no (come l’insuccesso umano della croce) significa un vero sì (il vero successo, la vera gloria dell’uomo). Chi esiste in questo modo contraddittorio va verso mali dai quali, in verità, sta venendo via. Il futuro, che a noi tale sembra (ancora da venire), in assoluto è certamente quel vero passato dal quale viene il nostro Spirito, che sempre procede nel verso di un Dio collocato al principio e come fine del tempo stesso. Ciò accade in quanto noi vediamo in modo interattivo, osserviamo sempre la reazione, che è sempre veramente inversa alla nostra vera azione spirituale. Pur avendo avuto successo, Mosè si ritrovò sempre in giudicato. Ebbe egli stesso la conoscenza dei 10 fattori dello Spirito di Dio, nel Decalogo, ma non gli fu


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concesso di avere la gioia di condurre il Popolo Eletto alla Terra Promessa; potette vederla solo dall’alto e a distanza… sarebbe stata troppa grazia! Nessuno è degnato da Dio di troppa grazia… perché nessuno saprebbe più resistere. Sul punto di cogliere il successo sperato, Dio interviene e lascia viva quell’intenzione, divenuta addirittura frenetica ed impaziente per aver visto sulla direttiva di arrivo il sognato traguardo! Dio sembra cattivo. Dopo una lunghissima maratona non fa concludere la corsa vincente con successo, come ad indurre tutti a volere che quel cursore ce la faccia, ci riesca. In tal modo Dio è veramente sublime, perché porta non solo quell’atleta, ma tutti, ad avere lo stesso desiderio di successo. Nel disegno di Dio è l’interesse suscitato dalla vita il vero successo, perché esso poi varrà in eterno, per una vittoria sconfinata e senza limiti. Questo spiega al meglio come una apparente cattiveria di questo tipo sia tutt’altro che cattiveria, perché infine tutti, e non solo quell’atleta, si metteranno volutamente nella sua condizione e succederà che egli che avrebbe voluto vincere in nome di tutti, vincerà veramente con l’interesse di tutti coinvolto a far vincere proprio lui. Uno per tutti e tutti per uno! A questo sentimento punta spingerci Dio! Accaduto questo per l’uomo Mosè e per Gesù (un atleta divino che fu addirittura crocefisso, appena giunto in vista del Suo prestigioso e glorioso traguardo), così accadrà pure per aModèo, ‘Modè’, il nuovo Mosè collocato tra quella “a” e quella “o” che alludono a tutto quanto ci sia tra l’alfa e l’omega (il principio ed il fine), con la D di Dio nel suo cuore, come in Mosè c’è, e si vede, la S del Signore… Il mio personaggio è oggi arrivato ormai molto vicino al limite della sua storia, con un traguardo posto nel giorno 9.6.2004, a poco più di un anno di vita che mi resta. E sta assistendo, in questi giorni, a qualcosa che è quanto corrisponde, nella storia antica del riscatto dal Faraone, alle ultime 3 fra le 10 piaghe mandate in Egitto. So che tra oggi, 8 aprile 2003 e la data della mia ascesa al cielo, ne vedremo tutti ancora delle belle, perché tutto il discredito che è mosso contro il mio tentativo di Esodo spirituale, da parte dell’autorità della Chiesa, sembra corrispondere al discredito del Faraone e dei suoi sacerdoti contro l’Esodo reale tentato da Mosè e a quelle piaghe mandate dal Dio che come aveva mandato Mosè nei tempi antichi, così aveva mandato ‘Modè’ nei tempi moderni. Sarà la prossima piaga, di una Chiesa o un Parroco, che crolleranno il 23 maggio 2003 e la penultima, quella della morte di Papa Giovanni Paolo II il giorno 25 maggio 2004, e l’ultima, della mia morte, ciò che convincerà tutti che qui veramente Dio si sia mosso, a sostenere le intenzioni affidate al suo eletto!


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La mia morte, il 9.6.2004, sarà come la decima piaga: della morte dei primogeniti, ma anche come quella del passaggio del Mar Rosso, intinto del mio sangue (come quando nacqui e a mio padre sfuggì un bottiglione di vino rosso). Morirò come un seme che, per volere di Dio, porterà all’elezione a Papa, due giorni dopo, come fosse una mia Pasqua, del Cardinale Dionigi Tettamanzi, perché io sono nato nel 38 e mio padre è morto nell’83 (il suo ordine inverso), quando il Papa entrò in Milano e mio padre si paralizzò e morì 15 giorni dopo. DioNigi, nel nome, sarà mio padre, risorto a nuovo dalla sua fine (la finale di Amodeo Luigi), Neo Papa e papà, al centro di tutto il suo Nuovo essere. Tettamanzi, nel cognome, è il segno, suo, dell’appartenenza alla famiglia di Maria, la quale allatterà la sua Chiesa, con la sua Tetta di Madonna, anzi al Cristo, come è detto nell’Ave Maria, al punto “e benedetto è il frutto del seno tuo, Gesù”. Anche io ebbi Maria come mamma! Mia madre l’invocava, nel mentre mi allattò per due anni implorando “Madonna!” ad ogni mia poppata più vigorosa. Io sono stato allevato a latte e sangue loro, ed ho avuto anche io la Tetta di Mariannina (mia madre) anzi Maria Addolorata, in preghiera, come il miracolo della mia famiglia realmente ed essenzialmente complessa: umana e trascendente. Tutti esistiamo in questo complesso, ma in ‘Modè’ il tutto è stato assunto a vero simbolo emblematico, al di fuori di ogni dubbio. Come mai? La risposta io l’ho già data: Dio mi avrebbe portato così bene per mano da farmi vedere un modo con il quale poter salvare tutti gli uomini dalla paura della morte e dall’ignoranza di che cosa realmente attendesse tutti oltre le morte, al punto da chiedergli (con tutto il mio possibile rispetto ed amore) di essere chi lo potesse umanamente fare. Dio, a quel punto, lo concede senza dubbi: perché, con gli eletti, è stato egli stesso a portarli (per la sua sola divina virtù) a quello stato di vocazione ed invocazione. Così il mio personaggio, morto il 9, nel suo Venerdì santo, avrà il Nuovo Papa DioNigi come la risurrezione di mio papà (nella sua fine, la finale di Amodeo Luigi) e Tettamanzi, come le due mamme mie, nel miracolo della mia stessa crescita e sopravvivenza. La Pasqua della mia famiglia, entrata in lutto nell’83, per la venuta del Papa, farà venire il nuovo Papa. Mia madre è nata il 29 giugno, in cui Pietro e Paolo, Papi della Chiesa, morirono; io sono nato il 25 gennaio in cui Paolo, virtuale Principe della Chiesa, nacque in Gesù Cristo; tutta la mia famiglia e la mia vita sono imparentate con i Papi da rapporti di vita e di morte! Io, nel mio essere cristiano, sono come il virtuale cristianesimo, nato con il virtuale Principe Paolo, nello stesso 25 gennaio.


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Oggi nessuno crede a queste credute bizzarrie, scritte dal mio personaggio che presume di essere stato eletto ad un profeta simile a Mosè. Sarà la prova dei fatti che convincerà le persone, in un senso o nell’altro. E il Conclave eleggerà Papa il Tettamanzi, che Dio avrà voluto eletto da aModèo, allo stesso modo con il quale Gesù aveva eletto Pietro. Tettamanzi allatterà la Chiesa di Cristo e conquisterà al Cristianesimo Cattolico tutto il mondo, e l’Esodo dell’ultimo Mosè sarà compiuto! Infatti, scosso finalmente da tutti i prodigi (come lo furono il Faraone e i suoi sacerdoti), Egli si degnerà infine di leggere e fare studiare questi libri che il mio personaggio è stato e sarà costretto a scrivere fino all’ultimo, non potendo parlarne con nessuno di autorevole che gli creda. Tutto questo secondo la regia di un Dio che vuole che i messaggi avvengano finalmente in prima persona e sia io stesso a scrivere di ‘Modè’ (ma è lo stesso che successe già a Mosè, che scrisse da sé, buona parte della Bibbia, usando sempre l’espressione: “Il signore disse a Mosè”) Visto come il Papa sarà chi fu Giosuè per Mosè, chi sarà, per me, quello che per Gesù Cristo fu l’apostolo Paolo, sarà Monsignor Angelo Centemeri, che oggi riceve tutti i documenti, chiama aModèo “anima santa”, ma non è assolutamente disposto a seguirlo, nemmeno un poco, a causa della creduta chiara scemenza di tutte queste pazzesche profezie. Ho visto nella mia vita, io che amo tutti, come sia ormai una regola che io sia sempre abbandonato da tutti. Dio mi ha dato una compagna (come fece a Mosè), e poi me ne ha privato (come fece anche a lui). Mi ha dato infiniti affetti, che ha trattato allo stesso modo. Una amore sconfinato per la Chiesa, per vedermi poi messo a morte proprio dalla Chiesa, che un giorno ha concluso veramente profferendo un draconiano: “E muori!” Un amore grandissimo per una ex sposa di Cristo, che aveva lasciato prima lui, per trattare me nello stesso disprezzo, paragonabile solo a quello di un Giuda, che amava Gesù, ma non ne condivideva minimamente il suo atteggiamento essenziale. Non è un ruolo gradevole, essere trattato così, ma una vera Croce… Però mi sono accorto che, in questo modo, Dio mi ha insegnato ad amarlo in modo sconfinato proprio attraverso quello strumento della Croce che sottoponeva anche a me. Se io, costruito da Dio così reattivo, non fossi stato maltrattato da tutti, non si sarebbe scatenato in me tanto bisogno verso l’amore di tutti! Per questo io dico che non mi faccio gloria di questo mio personaggio! Sono un virtuoso solo a causa delle spinte che ricevo in senso inverso. Umanamente non ammiro la mia persona! Essa non riesce ad andare


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d’accordo con nessuno, in modo che la si cerchi, la si voglia, la si ami come egli veramente ama tutti. Anche le mie profezie le faccio molto malvolentieri! Mi sono chiesto quale compenso io abbia a scrivere cose facilmente giudicabili fanfaronate. Ho concluso che devo essere onesto: tutto quanto io ho ricevuto, in fatto di conoscenza, è accaduto allo stesso modo, cioè per pura rivelazione. Io non ci sarei mai e poi mai potuto arrivare con i miei mezzi! Stanti allora così le cose, perché mi sarei dovuto mettere di mezzo, io, con il mio povero giudizio, per giudicare che cosa fosse saggio e che cosa no? Potevo controllare la verità di tutti i teoremi della matematica e della fisica (al punto da scoprirli perfetti e veri) ma non potevo controllare la bontà delle rivelazioni ricevute riguardanti il futuro.. e allora che cosa avrei dovuto fare? Il furbino? Chi dice solo quanto gioca a suo favore? Perché tutte le bugie hanno le gambe corte e se mi atteggio a profeta e posso anche pensare di vivere sugli allori, che accade poi nell’attimo della verità? Rischio che cose importanti e scientificamente riscontrate non sono prese sul serio avendo fatto puramente il buffone! Ho compenso a fare il pagliaccio? Assolutamente No. Ma allora, se ciononostante lo faccio, è per il desiderio di onestà e di fede. Come vedo giuste le rivelazioni che posso controllare allo stesso modo devo credere giuste quelle incontrollabili, al momento, e controllabili poi. Se il 23 maggio 2003 nulla succede ad apparente danno della Chiesa o del Parroco di Cogliate, se il Papa non muore il 25 maggio 2004, io il 9.6.2004 e il Tettamanzi non diventa il nuovo Pontefice il giorno 11.6,2004, io sarò apparso uno che Dio voglia aver voluto smentire. E a me starà bene. A me sta bene tutto quello che Dio fa in nome mio e di tutti, giacché lo ritengo perfetto, così come lo decide il Signore, che è assolutamente lungimirante (nell’ottica dei secoli dei secoli), e non io che ho la vista molto corta dei giorni strettamente nostri. Poi mi dico che se non si fa anche vera personale fatica, ad apprendere le cose (anche a distinguerle, quando verità nuove si mischiano a falsità), esse non sono capite mai fino in fondo. La stessa verità, se non diventa una conquista personale, non varrà per la persona che non l’abbia maturata. Per cui forse Dio vuole mescolare verità e bugie, nei miei testi, per farli capire solo a tempo giusto. Se dalle verità scientifiche rivelate da me l’uomo scoprisse come smontare l’universo, questo segreto, nel piano saggio di Dio, dovrà essere conosciuto solo da un uomo così tanto maturo da non essere stato confuso dalle sciocche profezie inserite da un vero scienziato. Finché l’uomo di scienza è così sciocco da buttar via una tonnellata di oro perché non è tutto oro e c’è dentro della sabbia, sarà tenuto, da Dio, alla larga da quel bottone che, schiacciato, facesse scoppiare l’universo. E, per tenerlo alla larga, Dio userebbe le mie profezie… se fossero del cavolo!


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Questo è il piano di Dio, per cui sarà solo il tempo a rivelare come, pure nella precisione di un eletto che scriva in prima persona, vi possano poi essere anche inesattezze che portino a non esaltare mai del tutto nessuno. A caccia di gloria, ‘Modè’? Oh no! Forse voi vi fate gloria di voi stessi, credendovi i creatori di quello di buono che vedete Dio solo vi fa fare. Io non lo credo più! Mi vedo l’artefice solo di quel niente di buono che riesco a concludere! Mi arrovello nel tentativo di trasmettere la conoscenza data a me dallo Spirito di Dio, ma non ci riesco e mi torturo. Tutto però, lo so bene, risponde ad un fine superiore: così resto solo con me stesso e allora scrivo, lascio memorie. A Saronno ho visto all’opera sacerdoti esemplari, sotto il profilo della loro fede cristiana, teorica; ho udito omelie da approvare in pieno, e questo ha scatenato in me una vigorosa ammirazione, per tutti loro, ed una immensa sete di questi veri sacerdoti di Gesù, ai quali io avrei voluto comunicare il nuovo Vangelo di Dio… Ma il Signore mi ha nascosto ai loro occhi e vuole mortificare tutto di me, affinché io lasci tracce scritte direttamente da me. Così mi son potuto liberare, almeno concettualmente, del peso di me stesso e solo per questo, tante volte, mi sento già veramente in Paradiso. Vedo cattivi che in apparenza mi maltrattano e li amo, perché mi accorgo di quanto siano veramente preziosi ed insostituibili rispetto alla mia vera essenza. E, quando li ho visti mettermi più volte veramente in croce e condannarmi a morte, al modo che già accadde per Gesù, mi sono accorto di come Dio abbia trattato anche me stesso in quel modo, lasciandomi però solo, senza fascino, pieno di peccati, insomma proprio come un uomo e nemmeno giudicato brillante o pieno di virtù, per potere portare in Paradiso proprio tutti, non solo i santi. Vedete, Gesù, nel disegno di Dio, è stata la figura di un Dio sceso tra gli uomini, a vivere virtualmente la loro misera esperienza, assumendone gli aspetti più terribili. Dio lo comunicò a tutti con estrema chiarezza, nell’atto del battesimo: “Questo è il mio figlio, diletto, in cui mi sono compiaciuto.” A differenza del Cristo, il personaggio di Romano ‘Modè’, nel disegno di Dio, è stata la figura di un uomo che fosse messo in grado di riportare l’uomo a Dio, usando le misere risorse della modesta intelligenza di ogni uomo. Ma nessuno poteva essere così intelligente e sapiente come Romano Amodeo, per poter spiegare in modo facile a tutti argomenti veramente molto complessi, se Dio non avesse voluto concederlo, per il bene di tutti. Quando fu descritta la discesa di Dio tra gli uomini, in un momento nei quali questi potessero solo crederci o no, Dio avvalorò la fede. Quando, dopo 2 millenni, nel suo disegno Dio fece crescere tutti in sapienza e conoscenza, Egli volle che apparisse di averlo fatto Lui, che Egli aveva


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dato all’uomo, come un valido mezzo per la sua elevazione, non solo la fede ma anche la sapienza. La sapienza assoluta ed ogni suo aspetto relativo erano conoscibili solo attraverso i numeri e le loro regole virtuali, per cui Dio disegnò la costruzione di un sapiente che fosse, per dono di Dio, un chiaro eletto fin da bambino e che stavolta scrivesse di persona ogni cosa, usando Romano ‘Modè’, uno dei suoi tanti personaggi virtuali, cui volle mostrare di avere spiegato ogni cosa, tanta era l’eccezionalità delle conoscenze date a lui. Il fine ultimo era che tutti gli uomini arrivassero a capire la Perfezione della sua creazione e l’assoluta fede che dovevano poggiare sul fatto che si sarebbero salvati tutti e che, se volevano il massimo, dovevano rinunciare a tutto a favore degli altri, fare come aveva detto Gesù, mettersi all’ultimo posto. Per capire perché fosse vero, gli uomini avrebbero dovuto conoscere l’intero sviluppo del percorso umano, all’interno della realtà apparente. Avrebbero infine capito di essere personaggi costruiti tutti da Dio e donati all’uomo come le sue infinite occasioni di gioia e di battaglie vittoriose. Gesù, Mosè, la Madonna, sono figure analoghe a quella di ‘Modè’… esistono solo per la virtù specifica attribuita loro da Dio, ma, credetemi: un giorno chiunque di voi potrà essere veramente Gesù, Mosè, la Madonna e chiunque altro vorrete, perché ciascuno di voi sarà, alla fine, addirittura quel Dio che Li ha fatti così bene ed in essi si è compiaciuto… e li ha fatti così per donarveli, come vostre infinite e personali occasioni di bene. Dunque spero che si sia capito in che modo io abbia preso le distanze da quel Romano Amodeo attribuito a me come ‘Modè’… La riconosco una condizione del tutto momentanea e concludo che vale la pena che io pensi fin da adesso solo al bene degli altri, perché Dio lo vuole, per il bene mio e di tutti voi. “Amerai il Signore con tutto il cuore e l’anima” è la stessa cosa che “amerai il prossimo tuo come te stesso.” Dio, nel suo concreto modo di presentarsi, ha assunto il modello della Comunione dei Santi, nella quale “ciascuno, amando il suo fratello, amerà Dio”. E non sembri un peccato: Dio si donerà veramente tutto, per intero, a Ciascuno tanto da renderlo veramente e interamente Se stesso. A quel punto voi pensereste che ciascuno riscriverebbe le cose in modo diverso, riscrivendole a modo suo? No! Divenuto Dio, ciascuno riscriverà tutto pari pari, perché niente può essere più perfetto di quanto sia già perfetto.


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Il Perfezionismo riconosce questo attributo a Dio e proprio in virtù di esso offre il massimo coraggio che sia possibile offrire a qualsiasi uomo, affinché, nel suo cuore, accetti di voler essere un vero eroe di questo inimitabile Dio. Solo il perfezionismo può indicare il giusto Esodo per sublimare la vita e realizzare fin da subito il Paradiso sulla Terra, quando tutti abbiano capito con l’intelligenza per quale vera ragione bisogni amare con il cuore… Amare riconoscenti chi, pur essendo Perfetto e grandioso, ci ha così tanto amato da consentire alle nostre nullità perfino … di dissentire perfino in modo estremo, di non essere assolutamente d’accordo! Tutti si chiedono: ma perché Dio lo permette? Sembrerebbe cattivo un Dio che dia ampia mano alle possibilità dei cattivi e non le tagli, piuttosto, quelle mani! Invece è il massimo dei segni che poteva concederci, del suo Amore: l’accusa, molto pesante, “di non esserci, di non far nulla per il nostro bene… Di non parlare più nemmeno all’uomo, tanto sembra arrabbiato contro l’uomo…”, come ha bestemmiato recentemente persino il santo Padre, nei momenti in cui la vecchiezza offusca l’acume della vista. Si, perché rendetevene conto: è solo Dio chi sta veramente facendo tutto… ma vi fa credere che lo state facendo voi, comportandosi così come fa un buon padre, che vuole incoraggiare un figlio, affinché voglia provarsi a fare da sé. Voglia, badate: voglia provarsi a fare… e non “faccia da sé”. L’idea che si faccia da sé è il più grande peccato possibile, laddove tutto è solo un assoluto e puro dono di Dio. In una situazione del genere, in cui Dio fa tutto per il bene di ciascuno, il segno massimo del suo amore è che ci consenta di giudicarlo addirittura assente, inattivo, silenzioso. Avendolo accettato anche da un Papa così illuminato e lungimirante come Papa Giovanni Paolo II è il segno meraviglioso di quanto Dio ami quel suo Vicario di Cristo. Dio però è anche il Dio degli Eserciti, che chiude le acque del Mar Rosso e affoga cavallo e cavaliere… In questi tempi, del nuovo e definitivo Esodo, ha iniziato di nuovo a farlo, per voler dimostrare chiaramente la difesa e la sua protezione riguardo a ciò.


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Il cammino verso la salvezza della vita umana.

Per salvare il suo Popolo, Dio, l’Assoluta Origine di quello che è visto essere, prima dovette farlo crescere, divenire un Popolo e, intanto, imprigionarlo. Giuseppe e i suoi sette fratelli furono la causa iniziale, estremamente fortunata e felice, di questa che poi sarebbe divenuta una schiavitù. Col bene Dio sembra costruire il male… ma grazie ad esso, i figli di Abramo ebbero modo di divenire tanto numerosi da costituire infine le undici tribù di Israele, un popolo divenuto così grande da essere temuto dagli egiziani e fatto schiavo. Il Faraone giunse a dar l’ordine di gettare nel fiume ogni figlio maschio nato dagli Ebrei, per contenerne il numero. Il fine di tutto questo controverso disegno era che un bel giorno un bimbo fosse messo in acqua, in una cesta, dall’amore materno. Costei lo affidò, in modo vigile, alla Provvidenza, e il bimbo fu salvato dalla figlia del Faraone e poi allattato, in nome di lei, dalla stessa madre del bimbo, su consiglio, alla regina, della sorella di Mosè, che aveva vigilato su quella culla in balia delle acque. Al bimbo, proprio per questo suo essere stato salvato dalle acque, fu dato il nome di Mosè. Questo personaggio, allevato come un Re, avrebbe, per destino della Provvidenza Divina, avuto la capacità di guidare la sua gente alla ricerca e poi al raggiungimento della Terra Promessa. Questa storia si sta ripetendo ai nostri giorni, veramente con analogie sorprendenti, oggi a 2.000 anni dalla nascita di Gesù Cristo. Infatti io scopro analogie assolute tra la mia vita e quella di Mosè. Anche sulla mia vita è stata posta una iniziale condanna a morte, anche io ho avuto due mamme, con una vera che mi ha allattato in nome di un’altra, una mamma tutta virtuale, quest’ultima, per un’adozione voluta dalla Provvidenza. La mia poteva non darmi il latte, ed abbandonarmi, in ciò, perché soffriva molto di mastite, ad entrambi i seni. Non volle negarmi il suo latte e vigilò, mentre mi allattava, invocando “Madonna!” ad ogni mia poppata più vigorosa. In tal modo, come Mosè era stato affidato, dalla sua vigilanza, alla figlia del Faraone,


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così io AModèo, che mi ritrovo un ‘Modè’ nel cuore del mio cognome così ben augurante, sono stato perennemente affidato alla Regina… Come la figlia del Faraone non gli dette veramente il suo latte, ma glielo fece dare dalla madre di sangue, così è accaduto anche a ‘Modè’, da parte dell’invocata Madonna… Consentitemi di parlare della mia vita in terza persona, come quella di ‘Modè’, perché io considero me stesso distaccato dal mio personaggio… Io sono un’anima che Dio ha calato in esso e non mi credo libero di modificare proprio nulla della storia voluta solo da Dio per lui. Sono immedesimato nella vita, apparentemente libera di ‘Modè’, e so che non è libera, e so che io sono libero, come lo è un interprete che mentre canta sul palcoscenico “Ridi, pagliaccio, su questo amore infranto…” sa di non esserlo veramente, sa che – per un arbitrio di Dio su di lui – egli è stato cacciato a forza in questa parte assegnata a lui, che sembra finire con una morte che però non lo ucciderà davvero! Ho tutte le mie più sacrosante ragioni di non voler scrivere “Io ho fatto…”, perché so che non è vero: Dio vuole che lo sembri! Dio vuol dare attributi liberi, ad una libera persona, che in verità non c’è nemmeno, è un ‘Modè’ tutto virtuale che può essere benissimo la replica della figura di un Mosè, se Dio lo vuole e mi sembra che lo voglia, per le comuni esperienze e per quella traccia chiara, collocata perfino al centro del cognome dato dalla Provvidenza di Dio al mio personaggio. Dunque ‘Modè’ si è trovato, da piccolo, affidato alla Regina ed allattato da sua madre, esattamente come accadde a Mosè. A due anni ‘Modè’ fu colpito da un male incurabile, che fu Dio a mandargli, allo stesso modo che fu il Faraone ad avere condannato a morte Mosè, assieme a tutti gli ebrei maschi. Il Faraone aveva emesso la condanna per controllare le nascite, e anche ‘Modè’ ebbe nel controllo delle nascite la sua condanna a morte. Infatti la madre non voleva altri figli, perché non voleva ripetere l’infelice esperienza di quel gravoso allattamento e si era come appropriata di quel figlio, come se, con le sofferenze patite, l’avesse riscattato alla potestà di Dio... No, grave errore: quel bimbo era uno schiavo, come Mosè, e Dio ne disponeva, come il Faraone, che non voleva più patire il gravoso sostegno di tutti quegli schiavi ebrei, che gli davano veri grattacapi, simili ai patimenti della madre del piccolo ‘Modè’. Il Signore di ‘Modè’, stanti così le cose, come la madre si opponeva ad avere altri figli (volendo uccidere in potenza quelli che Dio voleva mandarle), così aveva deciso di prendersi quello, per sé, facendolo in apparenza morire. Ma la madre di ‘Modè’ intravide il castigo, e s’affretto a pregar Dio così:


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“Perdonami, se ho voluto appropriarmi, per il dolore, d’un figlio ch’è solo tuo! E’ tuo, ma lasciamelo, non togliermelo, ho capito e ti chiedo perdono!” Capite che quella mamma lo affidò a Dio e alla Madonna, sua figlia, allo stesso modo con cui la mamma di Mosè lo aveva sostanzialmente affidato al Faraone e a sua Figlia, quando vide chi aveva accolto il bimbo in quella culla? La situazione, di ‘Modè’ è stata identica a quella di Mosè, e ciò che erano stati il Faraone e sua figlia per Mosè erano stati Dio e la Madonna per ‘Modè’. Ma c’è di più. ‘Modè’ di nome era stato chiamato Romano, ed era nato nel 1938, quando in Italia dominava un Duce che aveva chiamato Romano il suo primogenito. Per colmo di indicazioni, della Provvidenza, Benito Mussolini era chiamato, da persone convinte, l’Uomo della Provvidenza. Pertanto non solo nel cognome, ma anche nel nome ‘Modè’ era stato messo nei panni simbolici di un essere come il figlio del Duce, allo stesso modo di Mosè che fu messo nei panni simbolici di un essere come il figlio del Faraone. Se poi osserviamo la condizione del Popolo, nell’epoca di ‘Modè’ Amodeo, esso aveva fatto progressi strepitosi (nel numero e nell’importanza delle scoperte scientifiche) che però davano fastidio a Dio allo stesso modo che al Faraone davano fastidio gli Ebrei troppo numerosi e importanti. Davano fastidio al Signore, sempre nel disegno così voluto da Dio, perché questi uomini erano schiavi divenuti superbi, che non stavano al loro posto, allo stesso modo degli Ebrei, rispetto agli Egiziani, quando, da schiavi si atteggiavano a padroni, in grazia del numero e della loro importanza . Gli uomini dei tempi moderni non stavano al loro posto in quanto attribuivano a se stessi le loro conquiste, nel campo della scienza e della tecnica, tanto da divenire così arroganti da credere di poter decidere della vita e della morte dei bimbi appena concepiti, o dello scioglimento dei matrimoni celebrati per Sacramento, solo in base alla forza del numero. Quando il numero indicava la maggioranza, l’uomo, che non teneva conto dei comandamenti di Dio, presumeva di avere il diritto di decretare legittimo l’aborto e lo scioglimento dei matrimoni, infrangendo la legge di Dio solo in forza del numero. Ed era la stessa lamentela del Faraone, perché gli Ebrei, divenuti in soprannumero, tendevano a imporsi rispetto a chi li aveva accolti, ai tempi di Giuseppe e i suoi fratelli, nel numero in tutto di una settantina di persone. Dio, se avesse dovuto comportarsi al modo del Faraone, avrebbe dovuto decretare la morte dei figli maschi dell’uomo, dargli tante lezioni da fargli capire la verità allo stesso modo con cui il Signore l’aveva fatta capire alla madre di ‘Modè’, quando si era sentita meritevole di una condanna a morte del figlio per quel suo


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arbitrio di voler fare i suoi comodi, in fatto di vita e di morte dei figli che Dio le avesse voluto mandare. Le cose si erano messe in un modo così analogamente terribile, sia per il Popolo di Dio di quel tempo (che aveva avuto una condanna a morte), sia per tutti gli uomini di questo tempo, tutti esaltati dei doni concessi da Dio, in fatto di conoscenza e tecnologia, da aver pensato di averlo fatto da sé. Infatti, a questo punto, Dio avrebbe dovuto fare come il Faraone, cioè pentirsi dei favori concessi, e avrebbe dovuto punire secondo la già intesa condanna del “Mille e non più mille!” Dio corse ai ripari, rispetto al pericolo di morte per il suo amato popolo, nello stesso modo e giocò tutta la sua partita fin dalla nascita di due bambini, trovatisi nelle esatte situazioni e che avrebbero portato un correttivo, analogo, divenendo dei salvatori elettivi. Gli Ebrei sarebbero usciti dalla servitù dell’Egitto, alla ricerca della Terra Promessa sotto la guida del salvatore Mosè. Gli abitanti del mondo attuale, quelli della cosiddetta fine dei tempi, sarebbero stati portati ad uscire dalla loro arroganza, abbandonando quella condizione di schiavitù dell’anima, sotto la guida del salvatore ‘Modè’. Un salvatore, però, che desideri essere d’aiuto, in primis deve vederci bene; prima di pensare di poter salvare altri, deve badare ad essere nel giusto e lo può solo se compie un grande e personale lavoro nei confronti del corretto orientamento, del gusto e del disgusto personali, nei confronti di quella sua vera condizione, di entità relativa, esistente tutta in relazione a quella Assoluta. È un’opera, assidua, di controllo e ricontrollo, che deve permeare ogni gesto della giusta pulsione di chi sia nella condizione di essere stato creato da una condizione assoluta che lo sovrasta interamente. Non può esservi un andamento lineare. Esso è impossibile, in quanto l’esistenza non avanza solo così. Dal fondo del tempo, in avanti, c’è un andamento rettilineo, ma esso è simultaneo ad una espansione perenne del suo quadro visivo, che avviene per rotazione di questo quadro. L’andamento, allora, diventa come quello di una spirale che, originata da un punto di fuga, collocato nella profondità, avanza come una vite vista secondo il suo asse e in prospettiva. Con questo andamento delle cose, il modo più naturale, che mi è congeniale, è tale da tornare più e più volte sugli stessi argomenti, osservandoli ad ogni spira sempre in modo più dettagliato. Tutto ciò sempre a partire da una perenne preghiera all’Ordine in cui sono contenuto: “Oh Dio, vieni a salvarmi!”


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“Oh Dio, vieni a Salvarmi!” e l’Assoluto si mostra.

Il fondamentale bisogno di tutti è quello di capire in che situazione si giaccia. Questa indagine, se condotta seriamente, porta a riconoscere come oggi in tutto il mondo esista un popolo di veri schiavi inconsapevoli. Costoro sono divenuti purtroppo arroganti, perché il Signore gli ha concesso doni immensi, ma li hanno scambiato per personali conquiste, dovute alla loro bravura. Così fortemente esaltati dalla loro presunzione, per essere salvati debbono fare solo un essenziale bagno nella Verità. La schiavitù reale, che esiste oggi, è scambiata per libertà. È una vita talmente predeterminata dal Suo Creatore (che ha voluto ordire, a suo assoluto criterio, la trama di vite tutte apparentemente libere), che per voler salvarsi null’altro sia possibile fare – a chi esista così – che aver fede nella bontà del progetto, essendo esso finalizzato alla liberazione assoluta di tutti i prigionieri. L’uomo giace in un determinismo, veramente assoluto in quanto determinato da un Potere Assoluto al quale nulla possa esser sottratto. Quanto pertanto esiste, è solo quanto è fatto assolutamente bene, con coerenza alla virtù di tutto quanto abbia il potere di sussistere. Un Dio così, che crei suoi figli, ha la necessità di accontentare al meglio tutta l’esistenza da Lui generata. Essendo le creature state messe volutamente in una immensa competizione reciproca, affinché ciascuna vinca, ha portato la generale esistenza ad un tale intreccio tra il bene e il male di tutti, che solo un Ente Perfetto come Dio poteva disegnare in modo altrettanto perfetto (ma al momento del tutto illeggibile e contraddittorio a giudizio di chi vi fosse del tutto immanente, con una sua visione molto delimitata). Due uomini fanno già fatica a mettersi d’accordo tra di loro… per cui l’idea di una possibile intesa che soddisfi tutti (facendo vincere a ciascuno tutte le battaglie volute assumere liberamente come proprie), dovrebbe dar luogo ad un po’ e un po’ che sarebbe talmente irrealizzabile, nella soddisfazione di tutti, se fosse stato lasciato a discrezione degli uomini, che Dio non ha assolutamente voluto dar loro questa da loro creduta ricevuta libertà, chiamata libero arbitrio.


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Dio ha composto interamente la trama di tutte le vite, di tutti i pensieri, di tutto quanto sembra svilupparsi da se solo, nel tempo. L’uomo vi è inizialmente assolutamente imprigionato, in una condizione che se fosse solo questa sarebbe di vera e globale schiavitù. Per fortuna non è solo così. Dio ha concesso proprio il libero arbitrio, ma non si tratta della facoltà di fare, bensì di essere d’accordo o no con Dio, il solo che fa… ma che fa soprattutto in modo che gli eventi visti scorrere appaiano come se dipendessero dalle libertà dei personaggi. In tal modo, grazie a questo fondamentale inganno volto a buon fine, essi si sentono liberi, pur non essendolo e possono partecipare, liberamente, con le loro intenzioni fattive. Quante volte un bravo genitore non si comporta esattamente in questo modo, quando vuol coinvolgere un suo bimbo incapace, ma che deve poi divenirlo? Gli fa credere di esser lui a fare quanto invece sono i genitori soli, a poter fare bene, nel segno del loro fondamentale bene. Dio ha concesso l’enorme libertà di dissentire fino in fondo. Essa è così tanto grande e vera libertà che il Signore non punirà mai chi avrà voluto dissentire rispetto al Suo sommo ed immodificabile disegno. Altrimenti gli avrebbe concesso una falsa libertà, obbligandolo al rispetto della Sua sola Divina volontà, nel vero inganno di una creduta libertà. Oppure sarebbe come dei genitori che avessero caricato di vere responsabilità un figlioletto non ancora in grado di far bene da se solo. In questa situazione l’uomo – un eterno bimbo al cospetto di Dio – ha avuto il dono di potere opporsi, con il suo cuore ed il suo gusto, alla volontà celeste, senza che poi ne vada punito da altri se non per quanto consegua, quale crudo effetto, dalle sue proprie e libere scelte. E ciò esclusivamente per fini pedagogici. Chi vuol far da sé dovrà poi accorgersi di avere bisogno degli altri, perché la condizione generale che esiste, quando si vive come singoli in un complesso, è che ci sia un fondamentale accordo, anche quando sembri che ci sia discordia. In tal modo chi dissentirà da questo Dio che spinge alla solidarietà ed alla perfezione, creerà da se stesso (in apparenza, perché nulla accade, in un contesto relativo, che possa essere in disaccordo con il suo riferimento Assoluto) le condizioni del suo permanere, in maggiore o minor grado, in quella sua momentanea schiavitù derivante dall’ignoranza (sempre momentanea) di quanto sia fatto veramente e definitivamente bene. Chi si affezionerà al male, chi sceglierà di preferire questo gusto a quello delle cose buone, avrà il crudo effetto di amare a tal punto il male…, che lo avrà (a sua croce e delizia). Lo avrà allo stesso modo di chi, avendo abituato il suo gusto a mangiare solo porcherie, trovandosi nella possibilità di consumare finalmente cibi prelibati, non li gradirà e preferirà confinarsi tra la sue brutture.


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È evidente che chi avesse scelto in questo modo, essenzialmente condannando se stesso, non sarebbe stato amato da Dio, se Egli non gli avesse concesso anche il modo, infinitamente buono, di vedere superato il suo misero stato, derivante dalla scelta, libera ma infelice, senza che, tuttavia, il correttivo essenziale, messo in essere, violenti la libertà concessa con il libero arbitrio. Il metodo imposto, dalla condizione perfetta ed assoluta, per ottenerlo è semplice e lo vediamo già esistere nella vita che conosciamo: chi ha preferito dedicarsi a mestieri umili o a cose di poco conto, e si sarà così ritratto rispetto ai compiti sublimi, quando si ammalerà e necessiterà di chi conosca a fondo l’importante modo di guarire le malattie, del corpo e dell’anima, troverà chi lo faccia per lui: un medico e uno psicologo, se non un sacerdote… Dio ha creato uomini solidali tra loro, che infine si aiuteranno, che metteranno in comune le loro apparenti capacità, per risolvere la vita nel modo della condivisione libera di tutte le esperienze e di tutte le apparenti capacità volute assumere liberamente mediante le loro pure intenzioni. Ebbene, giunto a questo momento del disegno tracciato dal Dio Creatore per la vita dell’Uomo, nel quale, a poco a poco, il Signore lo ha dotato di mezzi sempre più potenti, che potrebbero portarlo alla sua personale esaltazione, ecco che Colui che era, è e sarà sempre UNO, l’unico buono a fare, attraverso il Supremo Ordinamento del Dio Uno e Trino, per portare a compimento il suo perfetto progetto, ha deciso fosse giunto il momento di compiere l’ultima e definitiva salvezza, per tale creatura: salvarlo dai limiti derivanti da quella condizione di una libertà solo illusoria. Deve salvarlo, facendogli finalmente conoscere la Verità, e con certezza assoluta: l’uomo può liberarsi, in modo completo da ogni vincolo ed ogni suo limite, solo accettando e cooperando con il sublime disegno del Creatore, in quanto tutte le apparenti capacità delle Creature non esistono per nulla in modo autonomo. L’uomo partecipa solo con le intenzioni, ma chi poi veramente, concretamente le realizza, è solo la virtù di quell’Assoluto Potere che ne ha la vera capacità e che si chiama Dio. L’intervento, giunti alla fine del secondo millennio, non poteva più essere differito, in forza delle capacità fatte manifestamente assumere, dal solo Dio, alle Creature. Queste erano tutte già dominate dal suo assoluto disegno di salvezza, e già si sarebbero salvate tutte, nessuna esclusa, ma come persone schiave salvate a forza, grazie al solo metodo di assoluta salvezza, attuato da Dio. Il Signore desiderava, invece, che esse si salvassero volendo attuare quel metodo in modo cosciente, insomma “a ragion veduta” e non grazie ad un puro automatismo.


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Il volere divino era che gli uomini giungessero prima della morte a riconoscere il vero sviluppo della vita nel suo complesso, che avrebbero tutti conosciuto per forza dopo la morte. Dovevano conoscerlo prima! “Per qual mai motivo?”, chiedete? Per arrivare a volere condividere il disegno della salvezza in modo consapevole, partecipato, sommamente desiderato e non forzato. Per condividerlo esattamente bisognava far conoscere esattamente all’uomo che cosa l’attendeva, oltre la morte, come la sua reale esperienza. Solo a quelle condizioni l’uomo avrebbe voluto, con le sue intenzioni perfettamente ragionevoli, andare là dove ci andava anche in virtù di una pura fede in Gesù Cristo. Insomma il Signore aveva dato all’uomo non solo la Fede, ma anche la ragione e doveva accorgersi di come la mente diabolicamente gli mentisse, tanto da volersi riscattare anche da se solo alle sue bugie. L’uomo doveva esorcizzare satana e la mente, in se stessa, avrebbe potuto farlo, se fosse stata guidata sapientemente. Ora Dio ha delegato una figura Somma e Materna, a questo compito: la madre di Gesù, assoluta sapienza e dunque Sede della Sapienza umana se ha avuto la facoltà di generare il Figlio di Dio, Verità Assoluta. Ecco come, in questo disegno, tutto concorre a determinare la soluzione. Dio farà apparire un nuovo intervento della Sede della Sapienza, e un uomo sarà da Lei adottato, umanamente adottato dal suo Spirito santo. Grazie al dono concesso al suo figlio adottivo, costui avrebbe conosciuto in che modo orientare tutti gli uomini, essendo stato orientato egli per primo. Ma, affinché tutto apparisse conforme alla libertà generale data a tutti, questo intervento sommamente autorevole sarebbe stato concomitante ad un uomo che si mettesse a pregare con il massimo della possibile insistenza: “Oh Dio, vieni a Salvarmi! Signore, vieni presto in mio aiuto!” E non lo avrebbe fatto da solo, ma vi sarebbe stato guidato, come esattamente già toccò al Mosè che vide il cespuglio ardente, di una fiamma eterna e che non lo bruciava. Questo eletto, sarebbe apparso il risultato di una opera sua e complessiva, volta a salvarlo e piena del desiderio personale di essere salvato. Il cespuglio ardente, che avrebbe visto, sarebbe stato la vera fede, eterna e non corrotta, d’un angelo, Daniela Forlin, che avrebbe colpito la sua attenzione: “Ma come faceva a non spegnersi come vedeva tutti spegnersi, di fronte alle difficoltà della vita? Come faceva a non essere vinta dalla sua incapacità? Egli aveva provato ad essere fedele alle intenzioni, ma esse naufragavano e la


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richiesta di perdono era sempre meno convinta di una reale speranza di farcela, a non peccare più! Come faceva questa dona a non essere spenta dalla sua stessa incapacità, di certo manifestata anche a lei? Egli si era alla fine allontanato dal credere possibile una sua salvezza che dipendesse da lui… Su che base lei non si allontanava e seguitava ad ardere della speranza di salvezza?” Così ‘Modè’ divenne come Mosè, poi che vide il cespuglio ardente. Le questioni, legate a ‘Modè’, differivano da quelle di Mosè solo per quella D posta al centro del suo cognome, in differenza della S del Salvatore Salvato egli per primo dalle acque del Nilo. Una D che consisteva nell’Essenza stessa, Dimensionale, di Dio. Dovendo conoscere la struttura, l’architettura dell’esistenza, ‘Modè’ era stato fatto laureare architetto, nel mentre Dio l’interessò praticamente a tutto: disegno, pittura, scultura, letteratura, musica… Non come un osservatore, ma un praticante, che disegnava, dipingeva, scolpiva, poetava, cantava, dimostrando una vera capacità elettiva per tutto questo. Mentre, dal punto di vista fisico, dimostrava di essere eletto in tutti gli sport e, senza elencarli, in sostanza li praticò in grandissimo numero, quanti più potette ed in forma più che possibile competitiva. Dio gli dette tutta questa libertà senza toglierlo mai dalla vigilanza di due genitori veri maestri (della scuola elementare) cui il Signore fece intuire le immense doti di quel loro figlio, al punto da concedergli una immensa fiducia nella sua potenzialità. E quando lo videro come perdersi tra tutte quelle attività ed interessi che lo distraevano dallo studiare l&#39;architettura, furono certi che non si sarebbe perso, ma che avrebbe dominato lo studio, a modo suo, sì da farne un vero strumento della sua libertà. Questo atteggiamento avuto con lui era simile al trattamento che si riservi ad un vero principe che, se non studia… poi diventa sempre il Re. In tutti quei cimenti, ‘Modè’ aveva preso coscienza esatta dei limiti personali, ma quando li aveva esercitati con Dio, si era accorto di una immensa inadeguatezza: non era capace a mantener fede alle sue migliori intenzioni. Umanamente naufragava, di fronte alla perfezione di Dio! ‘Modè’ desiderava quella perfezione. Tutti gli interessi artistici della sua mente e tutte le pratiche agonistiche della sua natura così competitiva lo avevano naturalmente portato a mettersi in competizione con Dio, ed aveva perso. Quella battaglia non riusciva assolutamente a vincerla, e concluse che Dio, forse, per come Gesù l’aveva descritto, fosse una bellissima utopia. Se non fosse stato un puro ma impraticabile ideale, egli, così pieno veramente di buona volontà, ci sarebbe riuscito… Questa sua condizione corrispondeva a quella di Mosè, quando uccise un egiziano per difendere un ebreo, e credette di poterlo fare, in quanto nessuno stava


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assistendo a quel misfatto. Vide invece che stranamente lo sapevano e gli chiedevano per qual motivo, poi, si mettesse a dare ordini agli altri. Da dove credeva di poter avere ricevuto quell’incarico, egli che aveva ucciso l’egiziano? Così, analogamente, ‘Modè’ chiedeva a se stesso: “Ma chi credo di essere? Sono solo un buono a nulla se uccido sempre le mie buone intenzioni, se vedo qual sia il bene, lo desidero e poi compio il male. Gesù mi garantisce che se voglio davvero, io riesco. Ebbene, io voglio davvero! Perché allora non riesco? Gesù allora non dice la verità? Oh, io gli credo… ma forse Egli vuole per l’uomo solo una Utopia! Forse solo questo Egli vuole essere per noi: una irrealizzabile Utopia!” A 33 anni, questo uomo vecchio morì in lui, e accadde quando il Signore lo aprì ad una nuova vita, tutta tesa a mettere veramente, realmente, efficientemente in atto quello che non aveva creduto possibile… E potette farlo solo quando l’amore di Dio gli additò quel cespuglio ardente che esisteva in Daniela Forlin. Solo molti anni dopo, ‘Modè’, cui sarebbe stato concesso di decodificare l’architettura della realizzazione divina, l’avrebbe potuta leggere anche presente nei nomi delle persone che il Signore gli aveva messo davanti, per salvarlo. L’Oracolo del Signore, riguardante Daniela Forlin era: “Dani è la Fortuna, lì, in”, presente nella tua vita! Quella Fortuna chiamata Provvidenza buona di Dio. Lei non portava avanti del suo, l’aveva a sua volta ricevuto, come effetto ennesimo avente alla base quel Don Giussani che Dio gli aveva dato anche come docente, al Liceo Ginnasio Giovanni Berchet. E Giussani significava l’Oracolo, tutto per lui, per ‘Modè’, di Giusti e Sani principi, eretti a baluardo del suo fondamentale recupero, con quel movimento, Comunione e Liberazione che era il segno, l’Oracolo stesso di questi sani e giusti principi. Il compito specifico che avrebbe avuto ‘Modè’ sarebbe stato quello di farsi una ragione esatta di tutto: nomi e numeri, quali elementi segnaletici e virtuali della costruzione divina del mondo. Amodeo si sarebbe accorto di quali numeri avrebbero comandato la realizzazione dell’esistenza e di come, con riguardo essenzialmente a lui, Mosè e Gesù, tutto sarebbe stato scritto nei nomi italiani, che egli avrebbe avuto in quella lingua romana della Chiesa eletta ad essere quella dei Vicari di Cristo, per esservi stati sacrificati Pietro, Paolo e migliaia di altri martiri che, pur di non tradire Gesù, avrebbero dato la vita, certi di fare, con quello, il loro bene e quello di tutti. Il loro bene e non la rinuncia al loro bene! Per quanto riguardava i nomi, si accorse che il nome di Felitto, suo luogo di nascita, alludeva a che lì egli Fu eletto a nuovo figlio di Dio e della Madonna, per una adozione di tipo tutta spirituale e non corporale.


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Gerusalemme, città di Dio, e capoluogo della Provincia romana, aveva un senso mettendo insieme Gesù e il capoluogo della provincia in cui nacque Romano. Al posto di Gesù, c’era la GeRù (con la R di Romano nato in provincia di Salerno), laddove Egli, Gesù, era il sale della terra (contenuto anche in Salerno, in cui “rno” era la sincope di Romano) e laddove esistevano due mamme, una umana e l’altra divina, presenti nella Madonna (il che per sincope si traduceva in mme, la fine e il fine sia di Gerusalemme, città santa, immagine stessa del Cristo, e di quella Betlemme in cui Egli nacque). Betlemme, più chiaramente ancora che Gerusalemme, evidenziava ambe le mamme, ambed le mamme, una sincope in Bedlemme, Betlemme, in cui va escluso il “ma”, e diventa una affermazione perentoria. Se poi si mettono in sequenza i due luoghi di residenza del Gesù di Nazareth e del Romano di Felitto, l’Oracolo del Signore indica con una chiarezza impressionante: NA zarethfelit TO, un NATO zar et h fel(d) it(aliano), ossia Cesare o Zar e ora (et h) Feld, Capo tedesco, nell’accezione tutta italiana di quel Duce fascista ampollosamente chiamato Uomo della Provvidenza, il cui figlio primogenito si chiamava Romano. Questo Figlio non dell’Uomo (come Gesù) ma solo di un umano e tutt’altro che raccomandabile Uomo della Provvidenza, quando sarebbe stato della sua Gerusalemme, sarebbe stato tra Vietri Sul Mare e Salerno, in un luogo in cui sarebbe stato come se, in quel luogo Vi è Tris, alma, Re, come la raffigurazione dell’anima di un Re Uno e Trino. Avrebbe abitato a Villa Cajafa, e come non pensare a Caifa, luogo d’Israele e al Capo del Sinedrio che avrebbe ucciso Gesù. L’indirizzo esatto era in Via De’ Marinis 2, e come non pensare alla Via delle 2 Marie (de’ 2 Mariis, dome è messo in mezzo il n. is 2, che mette in atto anche l’inglese, per il quale Dio, che è, afferma anche il suo is come l’argomento essenziale, la desinenza is del linguaggio dei romani DOC). Quando ‘Modè’ sarà veramente in Comunione con Gesù, tanto che saranno in 2, accadrà a Saronno, una città che suona come Shalom! E che significa A rivederci… o Ebreo Gesù, in comunione sacramentale con un uomo eletto proprio per questo. Ove Saronno, a questo punto, diventa la nuova Sion, che realizza la speranza siano, nella certezza di un saranno. Ove Saronno è veramente la nuova Sion, monte santo di Dio, per essere la città del Monti santo, un frate fondatore dell’Ordine dei Concezionisti laddove lo specifico di ‘Medè’ sarebbe stata una nuova e definitiva concezione dell’esistenza, corrispondente alla Perfezione di Dio come di un Supremo ed Assoluto Ordine ed Ordinamento. Laddove Saronno è in provincia di Varese, che ha il suo bel Sacromonte, che illustra in modo egregio il


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Calvario e laddove Saronno e molto cara a Dio per tre ragioni: il Trasporto della Croce, seguito da una venerazione immensa; il Santuario della Madonna dei Miracoli, verso il quale da quasi mezzo millennio si celebra la Festa del Voto, con processioni dai paesi vicini; e per la ricomparsa reale dello Spirito del Cristo, in un ‘Modè’ voluto da Dio come l’ultimo e definitivo umano Salvatore, per un definitivo Esodo verso la Terra Promessa, il vero Paradiso Terrestre. Se tutti questi segni, così riconosciuti come Oracolo del Signore, dal ‘Modè’ scelto proprio a decifrare ogni cosa di Dio, non sono ancora sufficienti a credere in questa verità, statene pur certi che alla fine ci penserà Dio. Infatti come Mosè riuscì a portare il Popolo di Dio alla Terra Promessa, così ‘Modè’ riuscirà a condurre l’uomo in quella meravigliosa condizione di conoscere finalmente qual sia la concreta via verso il Paradiso Terrestre. A chi tanto sia stato concesso, credete strano che Dio abbia concesso di rivelarvi anche il senso scritto nei nomi usati da Dio come un vero Oracolo? Il modo, con cui ‘Modè’ avrebbe portato tutti a capire e conoscere con certezza assoluta il Paradiso, sarebbe accaduto attraverso la comprensione dell’Organizzazione Assoluta di tutte le cose. La religione cattolica, oggi, parla del gran MISTERO del Dio Uno e Trino e non capisce un’acca di come stiano tra loro le Tre persone della Trinità di Dio. Amodeo ve lo spiega, con una chiarezza sbalorditiva, possibile solo avendola avuta in dono, nella credenza di un San Tommaso d’Aquino che sosteneva che ogni mistero sarebbe stato svelato da una intelligenza sorretta dalla fede. Dio ha realizzato l’esistenza del mondo, come un complesso di Spirito e di Corpo, nel quale il primo in Assoluto è l’espansione 3/1 e il secondo è, in Assoluto, l’ammassamento 1/3. L’Energia assoluta di Dio è data dalla massa per l’espansione ed Einstein l’ha presentato come: E = m c2 in cui m è l’ammassamento magnetico e c2 è l’espansione elettromagnetica le fronte avente c (velocità assoluta della luce) per lato e che, essendo un’area trasversale al flusso nel tempo, vale esattamente c2 in tale fronte, valendo c nella profondità. È una energia unilaterale, di una luce che però avanza sempre in due versi opposti (e su 3 componenti diverse), quando è generata da un punto-luce.. Questa LEGGE GENERALE è il Dio del nostro Sistema, è il Potere Assoluto che determina l’Anima (lo Spirito) e i corpi.


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Osservarlo solo in modo unilaterale (in un tempo che solo avanza) è un grosso errore, laddove la luce riguardante l’Assoluta Terna (la Trinità di Dio) avanza sempre in due versi opposti. Gesù svelò, inutilmente, allo scienziato Nicodemo (maestro del suo tempo) come si dovessero considerare coesistere due versi opposti, ossia la massa (dell’acqua) e l’espansione (dello Spirito santo di ciascuno). Se si considera solo l’effetto che risulta, come accorpamento, a chi è uno Spirito, e non si mette in campo anche lo Spirito, si vede il Complesso in un modo Non-Vero, nella sua unilateralità ottenuta solo attraverso una divisione: 3/3 = 1 la quale presenta solo il verso positivo. Questa stessa verità si presenta simultaneamente su due opposti membri e se noi vogliamo evidenziarla in uno solo, dobbiamo portare la 1 nel primo membro, il che accade, secondo le regole dell’algebra, trasformando in negativo l’unità. 3/3 – 1 = 0 è la tesi unilaterale, e si poggia su una essenziale premessa negativa, secondo la quale nulla esiste, essendo 0 il risultato. L’uomo arriva esattamente a questa conclusione, a riguardo del giudizio sommario sull’esistenza: la tesi materialista dell’inesistenza dello Spirito. Questa linea unilaterale, su un solo membro, è solo il primo tratto di un modo di vedere che annulla tutto, quando invece ciascuno di noi, vedendo ben di esistere, ha la certezza assoluta che ciò non sia vero, essendoci per lo meno il suo 1, la singolare unità della sua esistente animazione, nel suo pensiero di esistere. È il cogito ergo sum, la prova essenziale di Cartesio. Pertanto questa apparente bugia, unilaterale, va assolutamente contraddetta, trascendendo da questa falsa realtà, con quello Spirito santo che vediamo bene la trascende, se noi siamo un 1 e non uno 0. Lo Spirito santo allora è l’Assoluto Opposto a questo processo unilaterale, il quale, chiamando in campo il Processo Assoluto ed opposto, chiude il tutto e conclude che se, visto da una parte sembri 0 il tutto, dall’altra non sia così e il tutto deve avere un’altra quantità. Quale? Non ci resta che ribaltare esattamente il processo e laddove è posta il essere la divisione 3/3 bisogna imporre il suo rovescio, il prodotto 3×3, mentre laddove è imposta la quantità –1 bisogna imporre quella opposta, di +1. A questo punto: 3/3 – 1 = 0 diventa 3×3 + 1 = 10


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e esattamente 10 diventa il Valore Assoluto indotto dallo Spirito santo che contraddice esattamente ogni nullità dell’esistenza. Elementare, facile, Assoluto! Lo Spirito Santo di Dio è l’avventura che fa esistere il Dio Uno e Trino esattamente 10 volte. A partire da una Tesi mortale e Infernale, la tesi dello Spirito santo, che rispetto a quella, essendo esattamente opposta, è l’antitesi, raddrizza il senso della Verità. È solo la sintesi che permetterà il Paradiso. Detto in termini reali, l’esistenza è la Verità di qualcosa che non esiste di per se stessa (e vale 0), ma che è Assolutamente realizzata dallo Spirito Santo e diventa una realtà assolutamente virtuale, di un mondo costruito sulle due Verità, simultanee, di un NIENTE e di un TUTTO. È una Organizzazione DUALISTICA, espressa poi da un uomo, che in verità non è veramente niente nella sua apparente storia vera, e da uno Spirito che è Signore e dà la vita, come fatto affermare magistralmente da Dio nel Credo Cristiano. Quando si fa in questo modo, anche se lo fa una macchina chiamata Computer, e che sfrutta la logica binaria di nessuna corrente che passi (0) o tutta la corrente che passi (1), l’interazione tra il niente e il tutto, del flusso elettrico può consentire di ragionare perfettamente per numeri. Il calcolatore, poggiandosi su questa base di esistenza binaria, appartenente alla stessa corrente elettrica (che è la base essenziale della nostra mente in atto vitale) riesce a ragionare nello stesso modo con il quale noi riusciamo a farlo. Con una differenza essenziale: gli manca l’autocoscienza, gli manca la capacità di concepire i numeri. I suoi numeri diventano concetti solo per noi, che li abbiamo ricevuti da Dio perché noi siamo (e non ce ne accorgiamo) di già il Dio di questo sistema e stiamo giocando all’avventura essenziale del suo mondo. Per ora stiamo solo impostandoci sui desideri voluti assumere in modo differenziato dai suoi 1010.000 spiriti. Il nostro io è esattamente questa parte di Dio: la sua 10–10.000 quantità. E Dio ce lo dice chiaramente, chiamando se stesso, nella lingua italiana del suo “assoluto decodificatore”, che ha eletto nel traghettatore ‘Modè’, come DIO, in cui ad ogni IO, manca solo la Dimensione 10 dello spirito di DIO=D10. Questi sono i 10 Comandamenti del DIO di ‘Modè’ e sono di tipo quantitativo ed essenziale, mentre i 10 dati a Mosè riguardavano i comportamenti relativi, tra 4 Ordini di Dio (espressi nei primi 4, riguardanti la posizione dell’uomo rispetto a Dio), i 4 riguardanti nel relativo i comportamenti dell’uomo rispetto all’uomo, e i 2 finali, quelli veramente importanti, dello Spirito, in cui Dio scrisse di “Non desiderare la dona d’altri” e di “Non desiderare la roba d’altri”.


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Queste 2 quantità, legate ai desideri dello Spirito erano solo i 2 tempi che, aggiunti a 4 Dimensioni reali (DIO) e 4 puramente immaginarie (quelle dell’uomo) riuscivano a realizzare (tutto attraverso i puri desideri dello Spirito) i 10 tempi unitari dello Spirito Santo. Se non fosse “Assolutamente Vitale” il desiderio, il nono e decimo comandamento non avrebbero avuto senso… anzi sarebbero stati meriti personali se, avendoli, l’uomo non li avesse trasformati in reali intenzioni operative. Gesù disse chiaramente che chi desidera nel suo cuore, ha già peccato perché tutti i peccati sono solo quelli veramente realizzati nel desiderio del cuore. Gli altri gesti sono puro disegno di un Dio, che riguarda le sue prime 4 determinazioni, riferite alla creazione, reale e virtuale come un fatto sacrale, che non deve assolutamente essere dissacrato: 1) Io sono il Signore Dio tuo e non avrai altro Dio fuori di me. 2) Non nominare il Nome di Dio invano 3) Ricordati di Santificare la festa 4) Onora il Padre e la Madre Questa parte, del Decalogo, è quella veramente reale. Gli altri 4 ordini, riguardanti la vita dell’uomo, stanno ad un contesto che esiste nel modo solo immaginario di un Assoluto Creatore che faccia esistere le cose in base ad una sua sola virtù. Io, che sono esattamente 10–10.000 volte Dio, posso avere l’impressione di farlo (e farlo poi io), perché lo può in Assoluto questo Dio, attraverso un progetto UNITARIO, regolato da rapporti numerici, che comprende anche il mio, assolutamente dipendente da questa unità. Così, quando sembro farlo io, di mia sola volontà, invento dei racconti inesistenti, come ad es. ne’ “I Promessi Sposi” in cui Renzo e Lucia sono creature inesistenti”. Io posso dar loro una “parvenza” di esistenza, se agisco allo stesso modo di Dio, ossia chiamo in essere degli “attori” che rappresentano quel romanzo, in modo tale che la storia irreale sembra realistica. Così è il nostro mondo: non è reale, ma solo realistico, e la sua realtà dipende dalle nostre 1010.000 anime, che sono state organizzate come singoli e distinti attori, da mettere tutte d’accordo, tra loro, nelle loro 1010.000 diversità, di tipo probabilistico. Noi riusciamo a farlo accettando l’ipotesi essenziale che esista tutto e sia delimitato tra uno 0, punto estremo della partenza, ed un 1, punto finale dell’Arrivo. Tutto l’intervallo comprende 1010.000 sezioni e ciascuno è come una delle 10.000 10 che sono la potenza 100 di 10100.


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Per essere chiari si tratta proprio del “Centuplo quaggiù” detto da Gesù Cristo, che intendeva proprio il 100 come il fronte 10×10 formato dallo Spirito Santo di Dio, come il fronte della Sezione Assoluta di un Avanzamento. Per arrivare a capire in questo modo essenziale l’ordinamento assoluto in base al quale ogni cosa è fatta come un progetto quantitativo, differenziato per anime, occorreva solo una essenziale elezione di Dio e questo eletto, è stato veramente ‘Modè’, un nuovo Mosè, delegato ad un Esodo essenziale. Noi siamo il Gioco infinitamente sorprendente di un Dio veramente buono all’infinito, che vuole salvarci da noi stessi, al punto da darci poi, per assoluta riconoscenza rispetto al nostro volontario dono, tutta la sua macchina, le sue regole e la sua energia, per usarla noi, liberamente, per tutte le avventure che vorremo vivere. Il suo proposito non è quello di farci restare per sempre imprigionati nella sua volontà, ma è quello stupefacente – ed egli può farlo – di farci uscire da quel gioco tutto imprigionato in quelle regole ed in quella macchina, per pilotare, come da fuori, quella struttura operativa… Come se il mostriciattolo di un video-gioco ne uscisse e si mettesse proprio a fianco di noi, il Dio di quella situazione tutta subalterna, per usare al nostro posto e liberamente quella macchina. Questo è il sorprendente, sublime progetto che Dio ha voluto realizzare per noi, e la religione cristiana lo chiama l’esser “divenuti eredi di Dio”. Ora è evidente che, anche se il mostriciattolo immanente in quello spazio di esistenza tutto virtuale, per dono di Dio riceve la possibilità di uscirne e diventare il vero manipolatore della macchina, egli non potrà mai trasformarsi nel creatore della macchina. Tutte le regole imposte dal Creatore, tutte le condizioni volute da lui e tutte le energie saranno, diverranno la nostra stessa potenza e noi non potremo mai fare qualcosa che Egli non abbia già previsto come possibile e l’abbia dunque già fatta in potenza. Ecco, se l’uomo oggi non fosse già divenuto come una sorta di Dio nei confronti di un mondo virtuale creato da lui, in che modo l’uomo avrebbe potuto credere nella possibile e reale esistenza di un mondo così virtuale? Se l’uomo non avesse compreso la sua entità complessa come una luce che avanza (allorché emessa da un punto) sempre per vie opposte tra loro, come avrebbe potuto credere che la vita della sua luce, vista solo muoversi in un senso solo, fosse solo la metà di tutto l’intero, la cui meta vista poi sarebbe il completamento della sua osservata prima metà? Come potrebbe giungere a sapere che senza dubbi rivedrà tutto, vedrà il riflusso, di tutto il già visto flusso?


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Non c’è dunque motivo di aspettare tanto – solo la morte – per vedere in atto il verso opposto ed essere salvati, in la modo, solo di forza da Dio! Dio vuole che lo si voglia consapevolmente fin da adesso, in modo che l’uomo disegnato da Dio, avendo finalmente rinunciato al suo delirio di onnipotenza, sembri permettere a Dio di fare della Terra il Paradiso Terrestre.

La rivista pubblicata da Amodeo nel 1975. In copertina Paola, sua nipotina, quando celebrò il suo primo anno, assieme alla rivista


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Il Papa, come Dio, suscita un Salvatore C’è un uomo, sempre mandato da Dio, ad aprire sempre la via al salvatore. Il nome di chi lo annuncia è sempre Giovanni, ma in questo caso, dei tempi attuali, si è trattato di un Giovanni Paolo II, Vicario di Cristo, tanto che la salvezza Dio l’ha voluta trasmettere da Pietro, il Battista, quel Giovanni che egli amava e infine quel Paolo che aveva eletto a virtuale Principe della Chiesa. Voitila è l’Oracolo di un Voi di là, posto all’origine del definitivo traghettatore di tutti Voi uomini, portati di là da ‘Modè’, ma secondo la delega Cattolica data da Cristo a Pietro, in cui niente d’essenziale accade se il Papa stesso non l’ha deliberato, addirittura provocato. Si tratta di un Papa eccezionale, che sarebbe stato il Pontefice della fine dei tempi! Certamente il 2.000 dopo Cristo, essendo 103 la forma assunta dallo Spirito santo (la base 10) riferito all’indice 3 della potenza di Dio e alle 2 persone Padre e Figlio o causa ed effetto, il nostro mondo relativo in cui una presenza 103, per esistere in una sua precisa relazione, prima ci deve essere come tale e poi si deve spostare esattamente di altrettanto: 1.000 +1.000. Questo Pontefice eletto, particolarmente illuminato da Dio, si accorse (per volontà del Dio, creatore unico di questa storia riguardante anche lui) dei pericoli in cui ormai si trovava l’uomo, a causa del suo delirio d’onnipotenza. A causa della boria e della presunzione umana di essersi fatto da sé, si era come scoperchiato il Vaso di Pandora ed ora ne uscivano tutti i possibili disastri. Il Papa vide approvati, secondo questa ottica perversa, l’aborto, il divorzio, scelti dall’uomo che, forte dei principi della Democrazia, credeva fosse sufficiente che tutti fossero d’accordo, per rendere certamente lecito quello che per un Dio buono giammai sarebbe potuto essere lecito, giacché si sopprimevano vite innocenti e si separava quanto Dio assolutamente non voleva fosse separato, essendo lo sposalizio finale la condizione vera in assoluto: di tutti sposati con tutti, nella Comunione dei Santi. Il Papa sapeva egregiamente come l’uomo dipendesse dai Valori Assoluti e non da quelli in cui anche miliardi d’uomini, messi assieme, non avrebbero mai fatto nemmeno una parte minima di quant’è Assoluto, completo e senza limiti.


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Dio, Potere Assoluto, non poteva scendere a patti con nessuno che fosse relativo a lui, per quanto fosse espresso attraverso moltitudini di singole creature. Ma anche l’uomo credente, che è convinto che quel Dio che esiste ha il Potere Assoluto di decidere sul bene e sul male, anche egli, nonostante lo creda, poi se ne dimentica e, all’atto pratico, fa di testa sua, convinto perfino di avere ricevuto una particolare investitura da Dio, grazie alla quale “Dio non farebbe se egli non facesse”… il completo ribaltamento della verità che è solo quella che “L’uomo non farebbe se Dio non facesse”. L’uomo prende una simile cantonata giacché esiste un certo qual Maligno modo di vedere che, posta in essere una causa come l’Azione, non consente mai di vedere direttamente quella causa agente, ma solo l’inversa Reazione apparente. Se l’uomo avanza verso un muro… lo vede venire verso di sé; se si sposta a destra, vede tutto spostarsi a sinistra. Egli vede il panorama, dal suo treno in corsa, muoversi verso destra, se la corsa vera del suo treno è verso sinistra. Questo modo, estremamente ingannevole, di arrivare a poter conoscere l’Azione solo quando si considererà l’opposto di quello che appare come vero, poterà solo dopo la morte l’uomo ad accorgersi della verità assoluta. Ed essa è che “L’uomo non farebbe se Dio non facesse”, l’esatto opposto di quanto l’uomo crede che sia vero: che “Dio non farebbe se l’uomo non facesse”. Pieno di questa infinita erronea presunzione, vero delirio d’onnipotenza, l’uomo inizia a barcamenarsi miseramente, tra quanto non può assolutamente mettere tutti di comune accordo e la coperta sembra sempre troppo corta… Allora l’uomo si fa forte del numero e decide che è la maggioranza che deve ragionevolmente decidere, di diritto! Seppure nel costante rispetto per i diritti delle minoranze, è giusto che sia la maggioranza a scegliere il da farsi... Inevitabilmente le scelte, fatte secondo questo vero e proprio assoluto delirio d’onnipotenza, impongono sempre di sacrificare qualcuno per il bene di molti e l’uomo si convince che deve proprio essere così, giacché è inevitabile. Dio sa quando è dato un momentaneo male che sarà in assoluto un bene. L’uomo, invece, atteggiandosi a Dio, si convince che il suo sacrosanto spirito d’intrapresa debba portarlo ad iniziare le sue personali Crociate, le sue soggettive Sante Inquisizioni e, pur non essendo innocente nel suo cuore, si mette a scagliare per primo le sue molte pietre, convinto che, in certe situazioni, sia suo necessario compito quello di voler ergersi il Giudice. Capite? Il suo vero peccato è quello di volerlo. L’uomo non ha alcun peccato in relazione al farlo realmente, perché solo chi è l’assoluto responsabile, di quel disegno fattivo, è chi può veramente farlo. Dio è il solo che può veramente manovrare il nostro mondo virtuale e lo comanda, ne dispone, in tutto, come il suo personale video-gioco! Lì dentro, in quel contesto tutto relativo, le persone che vi sono presenti non sono in grado di far nulla da sé, anche se poi sembrerà che sono


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solo esse a fare tutto. Gesù fu chiarissimo, rispetto a questa problematica: spiegò come ogni cosa fosse predestinata da sempre. Cercò di far capire in modo appassionato come il peccato stia sempre e solo all’interno del cuore dell’uomo, nel suo stesso desiderio. Affermò che quant’è puro o impuro non è quanto entra nella bocca dell’uomo e possa o no contaminarlo, ma quanto ne esce come l’espressione del cuore, del mondo ideale! Cercò di sconsigliare gli uomini dal voler darsi da fare per il successo della loro vita, spiegando bene come il solo veramente buono e capace di farlo era il Padre. Quando Ponzio Pilato quasi supplicò il Cristo di rispondergli, di difendersi, assicurandogli che aveva il potere di salvarlo, Gesù, di fronte a tanta sua presunzione e delirio d’onnipotenza, non riuscì a star più zitto e gli rispose in modo netto a Chi era dovuta la sua autorità: “Il tuo potere viene da molto lontano… Tutto è predestinato!”. Gesù cercò di mobilitare il cuore dell’uomo, perché in quella sola direzione stava la sua vera salvezza. A chi, invitato a seguirlo, gli rispose di permettergli di andare prima a seppellire suo padre, ribatté, in modo apparentemente spietato: “Lascia che i morti seppelliscano i morti!” Intendeva sostenere che chi premette le necessità fattive a quelle di convertire al bene il suo cuore (questo significa “il seguirlo”), seguita a restare veramente morto, in quanto l’unica vita e risurrezione, possibile all’uomo, scaturisce dal suo proposito di pregare Dio in modo che gli crei e salvezza. Ecco, il Papa Giovanni Paolo II, il 14.9.1998 compì l’evento più importante della sua vita, quello per il quale era addirittura nato: provocare la risposta dello Spirito santo di Dio in soccorso alla fede dell’uomo. Era il ventennale del suo pontificato (numero di gran significato, quando 10 è lo Spirito santo, perché indica l’intero spostamento della Sua Presenza). Il giorno 14.9.1998 è secondo un Ordine complessivo, di numeri decimali (secondo l’Ordinamento dello Spirito) e su base 3 (secondo l’Ordinamento della Trinità di Dio che porta a 6 distinti versi) la cui somma quantità è 1+4+9+1+9+9+8=41. È il complesso inverso (nello Spirito dell’Ordinamento decimale dei numeri), al 14 del giorno unilaterale, ove 14 è 7+7, il piano complesso di 2 settimane, il cui numero 7 si rifà alla settimana di 7 giorni decisa proprio da Dio, con il suo Sabato (il settimo giorno del Signore). Il 14 è l’area impostata, aventi per lati, il giorno del Signore. Il 9 mese è tutto lo spostamento del Dio 1, nel suo Spirito santo 10. In 1998 ci sono 2 giorni al 2.000, quanto tutto lo spostamento del piano 1×1, di Dio.


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Una data meravigliosa, addirittura unica per indicare il movimento assoluto del Padre e del Figlio, spostati in pieno, di 9, nel 10 dello spirito, con un piano avente il lato del 7, giorno del Signore. A simbolo eccezionale in quel giorno del 14 settembre, la Chiesa sempre assistita da Dio nelle questioni importanti, ha messo l’evento più importante in assoluto: la Croce del Cristo, nella sua assoluta “Esaltazione”. Il gesto specifico, compiuto in quel giorno, fu quello stesso del Giovanni che aprì le vie del Signore e consistette in una lettera Enciclica, intitolata Fides et ratio, nella quale egli avrebbe provocato l’avvento dello Spirito santo del Cristo. Tutta la vita del Papa era stata costruita per realizzare questo massimo gesto, a vantaggio dell’umanità, con il quale egli suscitava addirittura il Consolatore, ma non se ne rese ben conto. Concluse la sua Enciclica con l’invocazione: « Possa, la Sede della Sapienza, essere il porto sicuro per quanti fanno della loro vita la ricerca della saggezza. Il cammino verso la sapienza, ultimo ed autentico fine di ogni vero sapere, possa essere liberato da ogni ostacolo per l’intercessione di Colei che, generando la Verità e conservandola nel suo cuore, l’ha partecipata all’umanità intera per sempre. » Parole bellissime, colme di sentimenti così nobili che la Madonna giammai avrebbe potuto disattendere! Il Santo Padre, nel punto 56 di questo importante documento, che aveva lo scopo di far riconoscere alla Chiesa l’importanza del pensiero filosofico, si rivolse anche ai filosofi e li provocò ad assumere l’iniziativa, con queste parole: &lt;&lt; Non posso non incoraggiare i filosofi, cristiani o meno, d’avere fiducia nella capacità della ragione umana e a non prefiggersi mete troppo modeste nel loro filosofare. La lezione della storia di questo millennio, che stiamo per concludere, testimonia che questa è la strada da seguire: bisogna non perdere la passione per la verità ultima e l’ansia per la ricerca, unite all’audacia di scoprire nuovi percorsi. È la fede che provoca la ragione a uscire da ogni isolamento e a rischiare volentieri per tutto ciò che è bello, buono e vero. La fede si fa così avvocato convinto e convincente della ragione. &gt;&gt;

In sostanza, nel giorno della Festa di Esaltazione della Santa Croce, il rappresentante di Cristo sulla Terra auspicò l’intervento dello Spirito santo, in


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scienziati e pensatori che, a partire dalle verità scoperte da loro, avessero passione, ansia ed audacia adatte a trovare nuovi percorsi che portassero al Cristo. Costoro avrebbero potuto farlo, se fossero stati illuminati dallo Spirito santo di Verità, legge generale di ogni cosa, all’interno della quale insiste la misera “ragione umana” e la “Scienza” cui, in apparenza, la ragione e l’intelligenza dell’uomo hanno potuto condurlo. L’invocazione alla Madonna, come Sede della Sapienza, fu la magistrale conclusione finale di quell’Enciclica, suscitatrice addirittura dello Spirito santo di Dio, ossia del salvatore, il Consolatore, chiamato così dall’apostolo che si disse così amato da Gesù, egli pure di nome Giovanni. Ebbene, nei tempi antichi Dio salvò Israele dai lacci del Faraone, della prigionia e dalla morte, mandando un eletto, di nome Mosè. Nei tempi moderni, per salvare tutta l’umanità dalla schiavitù e portarla alla salvezza, Dio mandò un eletto, di cognome Amodeo, che rispose al Papa. Tra inizio e fine, Alfa e omega di Amodeo c’è ‘Modè’, che è quasi Mosè. La differenza è una “d” al posto della “s”…, la “d” di Dio (fine ultimo di Amodeo), così come il fine ultimo di Mosè erano il Signore, il Dio Jahve. In quel procedimento, che già in passato ho rivelato ideale nella spirale, ricominceremo nuovamente, ripetendo cose già note ed aggiungendone altre, ad ampliare gli argomenti. Non se ne dolga il lettore, se il procedimento non sembra lineare… ma le linee che esistono in realtà sono curve propri a questo modo e il ritornare sulle stesse questioni le ribadisce, le ripropone ed esse acquistano forze, in relazione a nuovi argomenti, che non si possono solo esprimere per linee. Tutti i dati appartengono a una logica avente multilivelli, che è più facile esprimere nel sistema del multi-testo di un computer, in cui un lettore possa avanzare in larghezza e profondità di piani o nella direzione di un approfondimento. Quando il tutto deve essere messo su una sola linea della logica, l’andamento più giusto è quello che sembra ripetitivo, ma appartiene, di fatto, ad una spirale… Quest’eletto dei tempi moderni fu eletto a Felitto, un paese che, nel suo stesso nome, è Oracolo che, lì, egli fu eletto. A Felitto fu così afflitta da mastite sua madre Mariannina, che, per due interi anni, lei lo allattò implorando “Madonna!”. Pensò, infine, d’esserselo guadagnato, come figlio, con il dolore e non voleva altri figli.


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Dio fece allora la mossa di rapire in cielo quel bimbo (voluto dal Signore spiritualmente allattato dalla Madonna), e ordì in modo che Mariannina, ispirata, riconoscesse il suo tentativo d’ingiusta appropriazione di un “figlio, come del resto tutti, che è Figlio solo di Dio, appartiene solo a Lui” e che, nello stesso tempo, chiedesse alla Madonna che salvasse lui, che era innocente, come Gesù. Mariannina (il nome stesso della Maria Regina figlia della piccola ed umana Sant’Anna, dunque Maria Annina), per cognome aveva Baratta e, Oracolo del Signore, barattò suo figlio come l’innocente Gesù, avendolo già riconosciuto figlio di Dio. Inoltre, Mariannina già lo aveva affidato a Sant’Anna, con il Battesimo, e ad altri 5 Santi protettori, imponendogli il nome di Romano Antonio Anna Paolo Torquato Amodèo. 5 santi protettori, assicurati con il Battesimo… e che santi, per quest’intimo ed ultimo ‘Modè’! Il bimbo sarebbe morto se la Madonna non avesse ascoltato la preghiera di salvare lui innocente, come Gesù, facendo un vero miracolo, perché il bambino, a detta del medico, non aveva scampo, non essendoci medicine per quel suo male. Avvennero due miracoli e non solo uno. Il primo era già stato il riconoscimento a Dio: “Ho peccato, mi sono appropriata di un figlio che è solo tuo, non volere negarmelo per questo!” e questo importantissimo gesto restituì a Dio quel suo figlio. Il secondo miracolo, più appariscente ma meno sostanziale del primo, fu che alle preghiere di Mariannina, fatte alla Madonna (cui lei era affidata per Battesimo) per quel suo Romano Antonio Anna… (affidato anche a Sant’Anna), d’avere pietà e di salvare quel figlio innocente come Gesù, la Madonna fece sapere che lo avrebbe fatto e lo fece al volo: gli impedì di morire e salvò la sua vita, rendendola innocente come quella di Gesù. Fu un vero miracolo, annunciato, la stessa mattina in cui avvenne, da una scolaretta che aveva sognato la Madonna ed aveva ricevuto l’incarico di avvertire così la sua maestra, Mariannina Baratta: “Mi fa tanta pena, il figlio della tua maestra. Domattina va’ a casa sua e dille di non temere più, ‘ché ci penso io!” Quella stessa mattina ‘Modè’ fu salvato dalle sue acque (polmonari, broncopolmonite) e fu preso in carico dalla Madonna (come la Figlia del Faraone aveva preso in carico Mosè, salvato dalle sue) e il medico dovette riconoscere: “Il bimbo ha avuto la crisi mortale, ma ha vinto sulla morte!”. Nel parallelo di aModèo (come Mosè tra la vita e la morte, tra la “a” di alfa, il principio e la “o” di omega, la fine) salvato dalle acque nei polmoni, in una


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culla, a Mosè, salvato dalle acque del Nilo, si deve ben considerare le due mamme avute da entrambi: quella naturale e la Regina. La mamma di Mosè, mentre si struggeva del dolore, aveva messo il bimbo nella culla e l’aveva affidato alla Divina Provvidenza, facendolo anche seguire, da lontano, dalla sorella, per vedere per bene da chi l’avrebbe fatto raccogliere. Quella di ‘Modè’, Mariannina, mentre si struggeva del dolore, lo affidava volontariamente alla Regina, mentre implorava “Madonna!”, piangendo ed allattandolo a latte e sangue. Mosè era stato allattato dalla madre, in nome della Regina, che non aveva latte, su consiglio della sorella, che, avendo visto la buona accoglienza verso quella culla, aveva proposto di segnalarle chi potesse allattarla a nome suo. ‘Modè’, anch’egli, era stato allattato dalla madre MariAnnina, in nome della Regina Maria, figlia di Anna. Mosè aveva avuto una condanna a morte dal Faraone, per questioni di controllo delle nascite (degli Ebrei troppo prolifici, che facevano soffrire il suo popolo egiziano, messo in minoranza). ‘Modè’ aveva avuto una condanna a morte da Dio, per colpa del controllo delle nascite che voleva fare Mariannina (per non soffrire più per quel suo sacrificio, che metteva a disagio la sua vita). Mosè era stato messo dalla Provvidenza come un figlio, nella casa del Faraone. ‘Modè’ era stato reso, come figlio, da Mariannina a Dio, pentita di essersene appropriata, arbitrariamente, quando aveva riconosciuto come tutti i figli fossero in verità di Dio. Mosè fu fatto allevare e crescere, a casa del Faraone, come un Principe, che poi lo sarebbe stato per il Popolo di Dio. ‘Modè’ fu fatto allevare e crescere come un principe, a casa di Amodeo e Mariannina, come a casa dell’Amore di Dio e di Maria figlia di Anna, dunque il Re e la Regina, la Sacra famiglia di Dio, Oracolo del Signore, due validissimi ed esemplari maestri, di vita e di insegnamento. E lo crebbero davvero come un principe, puntando a farne un condottiero. Il padre, Luigi, era affidato per battesimo a un Santo Re, San Luigi, Re dei Francesi.


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Chiamato Romano, egli figurava quale quel Re Romano per cui Gesù stesso era stato condannato a morte e realmente crocifisso, giacché inconcepibile Re, nella Roma Imperiale, dei Cesari. Ma Romano, nato nell’Italia del 1938, era il nome del figlio di Mussolini, il Duce di quella Nuova Roma Imperiale, di un Condottiero giudicato Uomo della Provvidenza. Oh quanti segni, quanto Oracolo del Signore in questo bambino e in tutto il suo Reale Casato, degli Amodeo, Spirito santo del Dio che ama ed è riamato! Suo padre, Luigi Amodeo, era un vero spirito eletto, un Maestro esemplare, che lo aveva scritto, non solo nel suo casato (Amodeo) ma anche nella sua ascendenza materna: sua nonna si chiamava Innocente Buonamore in Amodeo (ed era nel nome, la dichiarazione di una Innocente Madonna sposa dello Spirito santo); sua madre si chiamava Maria Bonamore in Amodeo (ed era, nel nome, una Maria, del Buon Amore della Maria, sposa dello Spirito Santo). Egli aveva sposato Mariannina Baratta, allevata veramente come una Madonnina, da sua madre Teresa (affidata per Battesimo a Santa Teresa del Bambino Gesù), con preghiere lunghissime alla Madre di Gesù, nelle quali, assieme, avevano chiesto per lei tutte le possibili virtù… in sostanza un’investitura a Madonnina! La Sede della Sapienza fu tanto potente, in Mariannina, che elevò talmente Luigi, sotto la sua amorevole e capace guida, che da “diplomato” alla sola Scuola Elementare, in due anni soltanto conseguì da privatista il Diploma di Maestro. E Luigi Amodeo divenne un Maestro talmente bravo che, quando, più in là, sostenne il Concorso Pubblico a Milano, tra 9.000 candidati fu il primo in assoluto. 20 anni dopo sostenne il Concorso per Direttore didattico e lo vinse, egli che aveva avuto le basi solo dall’amorevole e capace guida della Sede della sapienza infusa in Mariannina! E costei, che sostenne lo stesso Concorso Magistrale a Milano, con il Marito, fu la nona sui 9.000 e la prima in assoluto tra tutte le donne. I due migliori e riconosciuti maestri, che assistettero di persona ‘Modè’, quand’era piccolo e gli insegnarono loro stessi, vivendo molto con lui, liberi come erano nei loro pomeriggi. Il bimbo, sotto la loro sapiente guida, piena di Amore, si sentì come se i due genitori fossero per lui non un Faraone e la sua figlia, ma addirittura un Dio e la sua Madonna! E quando divenne un ragazzo, ‘Modè’ fu lasciato libero di vivere come meglio credeva, come il principe della sua stessa vita. Accadde perché quei due genitori ebbero una prova talmente chiara ed evidente, della assoluta capacità di ‘Modè’, che gli dimostrarono sempre una fiducia assoluta. Il bambino era stato presente (le due o tre volte all’anno che la domestica non poteva occuparsi di lui)


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nella classe di sua madre; avrebbe dovuto giocare, ma rubò tutto, come già aveva fatto suo padre, e in poche ore, sparse qua e la, a caso, imparò da solo a leggere! La cosa fu giudicata prodigiosa, pressoché impossibile da fare, dai suoi genitori, che, da quel momento, lo giudicarono un ragazzo veramente superdotato, in sostanza un eletto. Si erano accorti che quel loro figlio la sapeva molto lunga, come per un’innata virtù, per cui non gli furono mai addosso quando lo videro poco disposto a studiare, ma interessato moltissimo, in pratica, a tutto il resto. Vedevano in lui un interesse eccezionale ed una vera inclinazione, per ogni forma della mente e del corpo, unite ad un portamento coraggioso ed appassionato. Insomma si erano resi conto che quel loro figlio era eletto in tutto e gli accordarono il credito che di solito si dà solo ad un principe, che, anche se non studia, sempre Re diverrà! Ecco, Mosè, allevato come un Figlio del Faraone, ebbe poi modo di accorgersi, in età avanzata, quando uccise un egiziano, come egli stesso fosse un ebreo che si atteggiasse a capo: “Chi ti ha costituito capo e giudice su di noi?” Gli disse un Ebreo che sapeva il fatto suo (Sapeva che aveva ucciso, di nascosto da tutti, l’Egiziano). Allo stesso modo ‘Modè’ a 33 anni, ebbe modo di riconoscere di appartenere al popolo eletto di Dio, anzi, a Dio stesso, quando uccise i suoi sogni borghesi e si mise, come un capo del tutto arbitrario (perché nessuno l’aveva costituito a capo) a cercare a modo tutto suo, la via concreta che portasse al Regno di Dio. Nato il giorno 25 di Gennaio, giorno della Conversione a Cristo di un Principe della Chiesa, elettivo, San Paolo, che egli pure aveva trascorso la prima parte della sua vita inseguendo la vecchia strada degli Ebrei, ‘Modè’ si chiamava anche Paolo, affidato al suo essere Principe elettivo. In modo straordinario, la sua conversione autentica a Cristo, avvenne dopo i primi 33 anni di Cristo, nato egli pure il 25, ma il mese prima, avendo Egli primato sulla sua vita, che dunque veniva per seconda e tutta secondo Lui. In ‘Modè’ sembravano sintetizzati tutti i doni, di Mosè e di Paolo Principe virtuale della Chiesa del Cristo, alla luce del Primato Assoluto di Gesù Cristo, di cui sembrava veramente un umano doppione, così come era stato messo nei panni di Gesù, dal baratto fatto da sua madre Baratta, una vera e propria umana Madonnina, che aveva peccato solo quando si era appropriata di lui, fino ad essere tanto soddisfatta di come lo avesse veramente protetto in tutto, da non volere nessun altro figlio.


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Limitandoci solo a Mosè, quando egli prese coscienza della sua stirpe, da figlio allevato da un Capo si elesse da sé a Capo della sua Stirpe in schiavitù, nel proposito di guidarla alla Terra Promessa, in cui sarebbe stata libera. Allo stesso modo, quando ‘Modè’ prese coscienza della sua appartenenza a Dio, da quel Principe che era sempre stato, si propose da se stesso, si elesse a Capo di un progetto di generale salvezza, alla quale avrebbe condotto tutti gli uomini, guidandoli verso quella stessa salvezza che aveva intravisto lui. Mosè fu convertito dal “roveto ardente” e disse: “Voglio recarmi a contemplare questo spettacolo. Perché mai non brucia il cespuglio?” Andò e vide, Dio gli parlò, gli annunciò che aveva avuto pietà del suo popolo schiavo, per cui gli disse: &quot;Ora va&#39;, ti mando al Faraone, per fare uscire dall’Egitto il mio popolo”. Mosè disse a Dio: “Chi sono io, per andare dal Faraone e per fare uscire dall’Egitto i figli d’Israele?”. Dio gli rispose: “Io sarò con te, ed eccoti il segno da cui conoscerai che ti ho mandato: quando avrai fatto uscire il popolo dall’Egitto, renderai a Dio un culto su questo monte”. ‘Modè’ fu convertito allo stesso modo. Incontrò Daniela Forlin e in lei vide il “Roveto Ardente”, una fede che reggeva alla vita e non si spegneva, alle tentazioni del Maligno, che tutto corrompe. Come era possibile? Andò a vedere e conobbe la terra santa che alimentava quel Roveto Ardente: Comunione e Liberazione, una esattissima affermazione di principio, che lo conquistò: era vero, solo la Comunione poteva liberare il bisogno di tutti! Fu a quel punto che si sentì chiamare in azione, in modo irresistibile, come se Dio gli avesse detto come a Mosè: &quot;Ora va&#39;, ti mando nella Potestà del mondo, per fare uscire dallo strapotere della forza tutto il mio popolo, con la forza dell’Amore”. Anche ‘Modè’ disse: “Chi sono io, per salvare tutti gli uomini dal vincolo della Forza? Che cosa devo fare?”. E Dio gli rispose: “Io sarò con te, Amodeo. Aspetta!”. Volle aspettare e vide il segno annunciato a Mosè (nel Decalogo, la legge a 10 punti) come l’Ordinamento dettato dal ciclo Assoluto di 10 unità, basate sulla prima: “Io sono il Signore Dio tuo e non avrai altro Dio fuori di me”. In effetti ‘Modè’ non riconobbe altro Dio e s’accorse come l’autore di ogni ciclo vitale fosse il Signore, e come l’uomo fosse un puro disegno suo, obbligato in ogni sia più piccolo dettaglio: un vero schiavo da salvare, in assoluto. Così, come Mosè fu investito direttamente da Dio (14 secoli prima di Cristo), di quella stessa sua missione salvifica (quella del Cristo), e fu la prima volta in cui Dio affidò la realizzazione ad un uomo, allo stesso modo ‘Modè’, esattamente simmetrico a Cristo, dalla parte del futuro, fu il secondo ed unico a farlo (14 secoli dopo i 6 dell’affermazione, nel mondo di allora, del Cristianesimo).


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Quando Mosè provò, mandato da Dio, ad ottenere dal Faraone (dalla sua stessa Casa regale e dai Sacerdoti), il consenso all’Esodo verso la Terra Promessa, tutti essi si opposero a che gli fosse riconosciuto il diritto di mettersi a capo di un popolo che apparteneva solo al Faraone, di cui era assolutamente schiavo. Quando Gesù Cristo provò, in nome di Suo Padre, ad ottenere dalla sua Chiesa (dalla sua stessa casa di cui Egli era il Re) un salto di qualità, che aggiungesse il nuovo comandamento dell’Amore che perdona, la sua Chiesa subalterna si oppose a che gli fosse riconosciuto quel diritto, giacché il popolo dei credenti, secondo loro, apparteneva alle direttive del Sinedrio, e, in segno di assoluto rifiuto, non lo perdonò, non l’amò e l’uccide. Quando, infine, anche ‘Modè’ ci provò, mandato dal Papa (e da questa parte del tempo, rispetto alla centralità di Gesù), il Capo della Chiesa della Saronno in cui viveva, si comportò allo stesso modo e non gli riconobbe quel diritto, perché egli era suo e non viceversa e, trattandosi solo di questioni dello Spirito, volle dar morte al suo Spirito, lo mortificò in questo modo: “L’autorità riconosciuta sono io. Anche se ti riconosco una qualche grandezza tu non hai assolutamente alcun titolo per metterti a capo proprio di nulla! E’ del tutto inutile che tu organizzi Convegni o scriva libri… non aderirò mai e poi mai ai tuoi inviti!” Ora il Papa era stato chiaro: “Coraggio! Trovate il coraggio di appassionarvi ad un altro percorso che porti in Paradiso. Trovate la Terra Promessa in un altro modo, a modo vostro! Se lo farete la Chiesa vi appoggerà, che voi siate cristiani o meno!” La voce del Vicario di Cristo era la voce di Dio che comandava al suo Popolo Eletto di andare a cercare la Terra santa, promessa a tutti i Patriarchi, a tutti gli eletti! ‘Modè’ era il capo di costoro, sentiva di esserlo, per l’acquisita abitudine assunta al comando, nel mentre ormai da 30 anni stava cercando personalmente di capire in che modo si entrasse nella Terra Promessa. Infine lo aveva capito ed ora doveva mettersi a capo della moderna opera di salvezza, egli, ‘Modè’, così come Mosè si era messo a capo della sua e non certo per volere suo, ma per il progetto di quello stesso Dio che l’aveva salvato dalle acque, ed allevato come un capo, proprio per quello scopo. Amodeo, ‘Modè’, era stato veramente allevato come un capo, ed era divenuto il capo di un movimento religioso e tutto inteso a modo suo esclusivo (anche nella traccia di Comunione e Liberazione, ma nel suo modo di concepire le cose, che lo portavano a fidarsi ciecamente della Provvidenza di Dio). Quando, a


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33 anni, aveva saputo che la sua vita apparteneva a Cristo e doveva mettersi a cercare Dio, per essersi imbattuto in un “Roveto Ardente”, che, a differenza del suo, non si era spento, si era mosso con una decisione inaudita, di cui non si sarebbe mai detto capace. Dopo una fulminea carriera in cui era risultato eletto più volte primo (nei concorsi, nelle votazioni all’Ordine degli Architetti, nelle sue associazioni, di cui assumeva sempre il comando, per una elezione ricevuta da altri) giunse a licenziarsi da tutti i posti di primato e di prestigio e decise di mettersi all’ultimo posto, cosa che mai avrebbe creduta possibile, anni prima, se qualcuno gliel’avesse rivelata. Investì tutto quello che aveva per servire il suo prossimo ed amarlo come se stesso, e sembrò lo facesse come una pura conseguenza del suo amare Dio, con tutto il suo cuore, la sua anima e la sua mente! Si dimostrò un vero eletto, nel segno della volontà di Gesù, perché fece veramente così: volle mettersi a servire tutti, con tutto se stesso, scelse quell’ultimo posto indicato da Gesù, senza preoccuparsi minimamente della sua sorte. Fu allora che prese le distanze anche da Comunione e Liberazione, perché, nonostante che là sentiva incitare affinché ciascuno non facesse il suo progetto personale, poi l’intera CL ne confezionava uno rigidissimo e nel sociale, caratterizzato dalla stessa presunzione che, ottenuto in una umana Comunione, fosse attuato nel segno di Dio. I suoi amici di CL non approvavano il suo assoluto volersi lasciar fare, dalla Provvidenza di Dio, tutto quello che la Provvidenza volesse. Il Vangelo, secondo i suoi amici, consigliava anche la prudenza, il procedere come un serpente. E se egli voleva avere vera cura dei suoi amici, doveva cercare di reggersi sulle sue gambe, per aiutarli, altrimenti sarebbe stato egli stesso che avrebbe avuto bisogno del loro aiuto. Amodeo non li capiva, e si chiedeva, molto perplesso: “In che modo si aiuta veramente un amico? Dandogli un pane o mettendolo nella condizione di essere chi lo da a te ed è buono con te?” Secondo ‘Modè’ l’uomo pretendeva troppo da se stesso, nel momento stesso in cui credeva di avere qualche sia pur più piccola capacità. Aveva capito il messaggio fondamentale di Gesù: “Abbi fede, Dio ti ama. Dà grande bellezza al giglio di un campo, che non lavora e non si preoccupa del domani… Come potrebbe negare del bene a te, che Dio ama certamente molto di più?” E così metteva in atto, non dando retta a nessuno, solo la sua buona volontà, la sua fede e la sua speranza, senza assolutamente credere di avere meriti per il bene che sembrava fare lui, in conseguenza dei suoi gesti.


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Del resto tutti gli Enti, perfino la Chiesa, quando facevano progetti che puntavano sulla loro capacità umana, più che sulla Provvidenza di Dio, secondo lui facevano un peccato immenso, di superbia presunzione e di pochissima fede. Si atteggiavano a persone responsabili, e ci credevano, ci credevano molto! Mentre erano veri irresponsabili, perché non credevano nell’aiuto gratuito di Dio, se il Signore lo avesse ritenuto utile per loro. “Che cos’è utile? Conservare una mano che compie peccato, oppure perderla? Certo che sembra un male, perdere una mano, ma se ti risparmia di peccare è un immenso bene! “Tagliatela!” dice Gesù. Noi, nessuno di noi sa mai quale bene divenga alla lunga un male e quale male un bene. Il tentativo di guidarci con la nostra ottica limitata è solo il tentativo di un cieco! Io non desidero credere di vederci io, in queste condizioni, e voglio, assolutamente voglio, che sia Dio a scegliere per me. Egli ci vede fino in fondo, io, invece, ho troppi limiti per non volermi fidare ciecamente di lui! Mi comporto senza difendermi e ne muoio? Credo allora che quello sia il mio bene! Mi ammalo? E allora è il mio bene! Soffro? Di certo mi farà bene. Io, o amato Dio mio, mi fido ciecamente di te e sono certo che, così facendo, non sono affatto cieco, anzi, solo così ci vedo anche io fino in fondo!” . E così ‘Modè’ non puntò mai ad imporre la sua volontà: si fidava della Provvidenza di Dio, al punto da essere accusato da tutti, perfino dai Credenti in Cristo, che egli esagerava! “Dio stesso ti dice: Aiutati che Io ti aiuto!” Egli si aiutava, certamente, al massimo, proprio non dimostrando nessun attaccamento al primato di qualcosa che potesse riguardare lui. No, il primato spettava solo a Dio ed egli ne aveva tanta fiducia che si metteva interamente nelle sue mani. Qualsiasi cosa Dio gli avrebbe fatto, in quella condizione, sarebbe stato unicamente quel suo bene che egli intendeva riposto solo nel fare il bene di tutti. Così Dio lo amò, in modo grandissimo, e volle che fosse proprio lui, così disposto a lasciarsi guidare, chi riuscisse – in apparenza – a fare il bene addirittura di tutti gli uomini, dando per la seconda volta a lui ‘Modè’, un uomo “a modo”, il compito di fare in apparenza al posto suo. La prima volta era apparso un compito dato a Mosè. Ciò che senza dubbio era già accaduto e che sarebbe ancora apparso accadere in modo libero, era pura apparenza! Quella libertà fattiva non esisteva minimamente! Mosè si lasciò fare di tutto ed Amodeo idem: si lasciava e si


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sarebbe fatto fare di tutto, dalla Provvidenza di Dio, per questo tutti avrebbero avuto poi la sensazione che entrambi avessero fatto tutto da sé. ‘Modè’ s’era voluto mettere a capo di una piccola azienda, nella modestia di voler salvare i pochi che credeva di potere… Dio gli riconobbe di più: “Doveva portare tutti, tutti gli uomini verso quel Paradiso Terrestre che egli, ’Modè’ e nuovo Mosè, voleva realizzare concretamente sulla terra, perché egli era un Salvatore che si sarebbe inteso addirittura con Dio, visto la sua assoluta disponibilità a lasciarsi fare tutto da Dio!” A questo punto ogni benpensante si ribella, intimamente e dice: “Basta! A tutto c’è un limite!”. Pensa così allo stesso modo del Monsignore di Saronno, o del Faraone che si oppose a Mosè o del Sinedrio che si oppose al Cristo. L’incontro uomo-Dio è giudicato impossibile. Questa è la tragica verità della fede di oggi! Monsignore sa benissimo che cosa sia la Comunione: è un incontro reale uomo-Dio, in cui l’uomo entra in una reale Comunione con Dio. Ma se tu vai a dire a Monsignore “Dio, in Comunione, mi ha parlato…” ti giudica un superbo, o, nel migliore dei casi, un esaltato. Sì, perché in se stesso pensa: “E come mai a me non parla? Se non parla a me, che sono un Suo sacerdote, non può parlare neppure a lui!” Non sto scrivendo una corbelleria, a proposito di un Signore che non parla, in quanto perfino il Santo Padre, è uscito di recente, sulla stampa, con un pensiero, veramente terribile, di questo tipo: “Dio non parla più all’uomo! Deve essere proprio molto infuriato contro di lui! Che cosa gli abbiamo fatto? Ciascuno interroghi se stesso…” Così, con questo livello della fede nella Provvidenza Buona di Dio, se uno invece dice: “Dio, in Comunione, mi ha parlato…” deve essere certamente un presuntuoso, un bugiardo o un illuso… insomma uno scemo… fino a prova contraria! Fa niente che costui, ‘Modè’, abbia avuto la capacità di abbandonare tutta la sua gloria, il suo successo e la sua ricchezza, per servire Dio: lo incolpano di seguire la sua gloria, puntare al successo e ancora alla ricchezza! Fa niente che ‘Modè’ non mangi per 57 giorni una volta e 45 giorni un’altra, non mangi proprio nulla… se non l’Ostia Consacrata, che per lui significa


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Tutto… Gli dicono che deve mangiare, perché quell’Ostia non gli dà nessuna forza. E, poi, pur avendo visto quanto poco peso egli attribuisca alla sua stessa vita, lo incolpano di tenere molto, troppo alla sua vita, quando pretende di dire che proprio per quello egli è un eletto. Che eletto? Presuntuoso, vuole mettersi su un altare! Il suo altare è veramente una deliberata scelta della sua Croce, che addirittura abbraccia, tutte le volte che può, ma lo incolpano non di mettersi in croce ma di addossarla agli altri… Eh, sì, perché tutti capiscono che sta dando un esempio che non sono disposti affatto a seguire! Egli non impone loro nulla, ma non sono certo stupidi, tanto da non capire che sta cercando di dare un esempio, affinché anche tutti gli altri si decidano ad abbracciare con coraggio la loro Croce! “Croce? – essi pensano – e che bisogno c’è di una Croce? Dio non lo vuole, l’ha voluta solo per suo Figlio, per salvare anche me… e me e gli altri di certo non ci salva se mette addosso anche a me a agli altri la sua croce!” Queste persone allora si sentono terribilmente a disagio. Sentono la grandezza morale del suo atteggiamento, ma non possono credere ai loro occhi! “Chi è mai egli, più di me, rispetto a Dio? Di me che sono io il suo Sacerdote? Io e non lui!” Così Caifa si comportò con Gesù. Riconosceva che la sua figura era importante, ma non poteva vedere ridotta la sua autorità. Per come si comportava i Romani potevano sentirsi in pericolo, per quel suo dir se stesso un Re, seppure di un altro mondo, non certo di quello di Cesare. Così si era comportato, con Mosè, anche il Faraone. Vedeva l’autorevolezza, la dignità di quel figlio suo e suddito, ma doveva restare lì, al posto suo e non mettersi a capo di un altro Popolo… Come Mosè aveva avuto la delega a farlo da Dio, così ‘Modè’ l’aveva avuta dal Vicario di Cristo, che l’aveva addirittura provocato a mettersi a capo del tentativo di trovare un’altra strada… Come per Mosè quest’altro percorso, vero la salvezza, non era quello ben noto, dell’Egitto (in cui erano tutti schiavi dell’autorità del Dio Faraone) così, per ‘Modè’ non era quella dell’Autorità della Chiesa. Infatti il Papa aveva stimolato, provocato a farlo, filosofi che fossero “cristiani o meno”. ‘Modè’, per le promesse del suo Faraone (il Papa), aveva piena delega! Poteva avventurarsi alla ricerca della Terra Promessa per una strada diversa da quella nota dell’Egitto.


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Come però quel Faraone prometteva e poi si rimangiava le promesse fatte a Mosè, così la Chiesa del Papa si rimangiava le promesse fatte dal Papa a ‘Modè’… Il Papa aveva promesso sostegno, “avvocatura”, a chi avesse avuto l’audacia di mettersi in un deserto… si un deserto di isolamento, quello sarebbe stato per chi avesse abbandonato la strada battuta. Un filosofo della scienza, che avesse deciso di piegarla a Gesù Cristo sarebbe stato abbandonato dagli scienziati e dagli stessi sacerdoti e si sarebbe trovato solo, come in un deserto. Anche quella fu la via dovuta scegliere da Mosè: il deserto, la fame, la sete, la lotta con la sua stessa gente sempre dalla dura cervice. Prima di poter praticare concretamente quella nuova via che portava alla Terra Promessa, furono necessarie ben 10 piaghe, mandate da Dio contro l’inaffidabilità del Faraone. La stessa cosa sarebbe stata fatta, da Dio, in favore del tentativo di ‘Modè’. Infatti quando ‘Modè’ invitò la Chiesa a Convegno e tale suo Faraone non volle e rifiutò tutti gli accordi presi in precedenza, Dio, col la piaga corrispondente ai mosconi, abbatté le due Torri Gemelle di New York usando due velivoli! Chi lo dice che le abbia abbattute proprio Dio? Ma perché solo Dio fa tutto. Egli vuole sempre educare e spesso lo fa mandando vere piaghe, per interposta persona. Tutto appare fatto da Dio per interposta persona: alla sua trama, tutta virtuale, necessitano le interposte persone degli interpreti, per dare parvenza di realtà a dei puri disegni ideali. Non presentandosi la Chiesa all’appuntamento di un Convegno indetto addirittura, provocato addirittura dal Papa, quello era stato un non stare ai patti, di una tale assoluta gravità, che necessitava di una dura lezione.


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Mosè, ‘Modè’ e le 10 piaghe: d’Egitto e di ora ‘Modè’, trovatosi improvvisamente di fronte ad un Papa che l’aveva provocato a mettersi all’opera e a una Chiesa a lui sottomessa che non accettava di esserlo e di seguirne le direttive, per il profondo disagio che avvertiva, per sacerdoti che conosceva molto bravi, nella loro teoria, ma che non capivano quella profonda contraddizione di cui erano segno, volle mostrare la contraddizione di chi, dovendo vivere, non mangia nulla se non lo stesso principio della vita, riposto nella Comunione con Gesù Cristo. In sostanza si era consegnato ai nemici della coerenza rispetto ai loro stessi principi, in cui apparivano davvero molto ferrati, dicendo in sostanza loro: “Disponete liberamente di me! Sta a voi che io riprenda a mangiare! Dovete mantenere i patti assunti in vostro nome dal Pontefice che vi guida!” Per la sua inveterata abitudine di non avere bisogno di un Giuda per essere messo in croce, ‘Modè’ si era consegnato da se solo al suo Faraone, dicendogli che, se non alimentava le sue speranze di salvezza, ebbene ne sarebbe addirittura morto... E si era sentito rispondere: “E muori!”. Questa Chiesa era divenuta omicida, nei suoi confronti e suicida nei confronti di Dio, in quanto Dio si era degnato di rispondere alla provocazione del Papa e nella sua Chiesa c’era così poca fede che Dio potesse rispondere che non era stato approntato uno speciale “osservatorio” per andare a scoprire chi per caso avesse risposto! Non solo, ma, trovandosi davanti lui che diceva “Dio ha risposto attraverso di me!” gli avevano inveito contro giudizi davvero indecorosi e privi di qualsiasi fondamento! Quella Chiesa era stata omicida e suicida! Si era posta contro al tentativo di ‘Modè’ di realizzare la Terra Promessa, quell’Eden che egli cercava, il Paradiso Terrestre, collocato tra il Tigri e l’Eufrate, nell’antica Mesopotamia, oggi Iraq. Così, per distruggere l’Eden, salta su, nel castigo di Dio, un certo Bin Laden, che, avvalendosi di una fede omicida e suicida, avrebbe assunto la persona di chi avrebbe abbattuto le due Torri Gemelle…


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Ma Chi erano queste vere torri? Oh erano ‘Modè’ e Cristo, in Comunione accanita, esaltata, tra loro, in un digiuno assoluto, in una vita alimentata solo di Cristo, con Cristo e per Cristo! Un tradimento verso il Convegno in cui Dio avrebbe rivelato all’uomo, attraverso ‘Modè’, quale era la via concreta per portare tutto il Popolo alla Terra Santa del Paradiso Terrestre… dico poco! Quando mai Dio l’aveva fatto prima, in un modo così essenziale? Mai! L’unica via conosciuta era quella che salvava dalla schiavitù concreta, che pativano in Egitto… il luogo in cui chi è veramente eletto in quel modo, è gettato via, è gitto, Egitto! Egitto, luogo della schiavitù posseduta ancora da questa fede arrogante che non ha capito di essere imprigionata nella sua condizione, di dover seguire i Comandamenti Assoluti di Dio. Che è schiava perché solo Dio fa, perché egli solo comanda e non ha mai delegato nessuno ad uscire dalla sua assoluta potestà. Il tentativo del Popolo di Dio di uscire dall’Egitto era quello di salvarsi da quella condizione in cui ogni libertà era gettata via. Il tentativo del Popolo di Dio in relazione a ‘Modè’, invece che a Mosè, era quello di far della terra un Paradiso anticipato, facendogli conoscere fin d’ora l’intero percorso reale verso di esso. Reale e non “Chissà quale?!” Da sempre l’uomo si era chiesto chi fosse da dove venisse e dove andasse ed ora che Dio aveva suscitato un epistemologo che glielo spiegasse per filo e per segno, in base alla scienza dell’uomo... sembrava che non importasse a nessuno! “Ma che caspita! Dico e spiego qual sia veramente la strada concreta per un Paradiso raggiungibile fin d’ora, e dimostro dove è veramente e ci si comporta come se non c’importasse?” ‘Modè’ capiva come anche il suo Faraone non avesse gran fiducia nel suo Jahve, perché la figura potente (quella del Papa), l’aveva pregato, ma non credeva e non si aspettava che gli avrebbe risposto. Talmente non ci credeva che, uscito un filosofo ad affermare: “Ha risposto a me! Lo testimonia il fatto che sono disposto a morire pur di farvelo sapere e riconoscere! Se non mi ascoltate mi fate morire…” gli avevano dato solo del matto esaltato, uno con il quale non era nemmeno il caso di mettersi a parlare, tanto scemo era! “Vuoi morire? E muori! Sei tu il cretino! Non puoi rimettere a noi la tua vita! A noi essa non importa, né deve importare, se la metti in questi termini!”


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Questa risposta era equivalsa alla prima piaga dei tempi di Mosè: l’acqua tramutata in sangue. L’acqua della vita, portata da ‘Modè’ per dissetare l’uomo per sempre, doveva trasformarsi in sangue! Doveva ripetersi la condanna di morte già data al Cristo! Questa era la scarsissima Fede che quel Faraone aveva in Jahve! Per cui, passato il primo momento di una certa impressione, i sacerdoti poi ritenevano che tutto quel rosso era solo un fenomeno naturale. Per tutte le piaghe, eccetto l’ultima, oggi si pensa che l’elemento miracoloso sia stato nel fatto che esse siano state dominate da Mosè (nella predizione, dell’inizio e del termine) e che nelle proporzioni e negli effetti esse abbiano notevolmente superato il corso ordinario dei fenomeni posti in relazione. Cioè il carattere miracoloso non sarebbe stato nella sostanza, ma nel modo: sarebbero stati fenomeni naturali, ma non del tutto per come essi potevano apparire, giacché la spiegazione essenziale era un’altra, era il castigo di Dio. L’accettazione della Chiesa di Roma, a che ‘Modè’ morisse pure, era un fenomeno naturale nello stesso modo, giustificabile dallo scarso credito che avevano per lui, ma tutto ciò sottintendeva la necessità di un tradimento, della Chiesa, a tutti i suoi valori, di pietà e di misericordia, una piaga enorme quando poi si rischia addirittura che, per questioni così, sia sparso del sangue umano. La seconda piaga d’Egitto furono le rane. Per ‘Modè’ fu la piaga data da Dio alla Chiesa (di Saronno e di Roma). Essa era acqua stagnante, piena dei gracidanti versi di chi abita le paludi e fa: “Cra! Cra!”. Poi, gracchiato così per provocare una cosa, zompa via e non la fa. Sono gli abitatori di acqua immobile e stagnante, la stessa prima trasformata in sangue ed ora in affermazioni che possono essere facilmente contraddette: “Se mi affido a te e sei una vera Chiesa, non puoi saltare la responsabilità, sulla mia vita, che io ti do, affinché tu stia più attenta… Non puoi lasciarmi morire. Se sono disposto a giocarmi l’esistenza, affinché tu finalmente ti muova, perché non lo fai e accusi me di suicidio? Sono suicida perché ho confidato nel tuo amore? Perché sostieni l’importanza dell’accoglienza e poi salti sopra tutto questo, come solo fanno le gracidanti rane, nella loro così abituale palude?” La terza calamità che toccò all’Egitto, furono le zanzare. Per quanto successe a ‘Modè’ furono tutte le punture che gli vennero, da tutte le parti, da veri insetti che succhiarono il suo stesso sangue, nel momento in


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cui il suo digiuno, il suo sacrificio, compiuto tutto nel corpo e sangue di Cristo e per il quale era disposto a versare il suo sangue, lo trovò divorato da questi insetti che vivono del sangue altrui ed allignano nella stessa palude delle rane. La Chiesa si approfittò di nuovo, come una infinita moltitudine di zanzare, del sangue sparso dal Cristo e da tutti i poveracci che si erano fidati di chi aveva dichiarata fede in Lui. Non ne aveva! Anche quando questi sacerdoti (di chi?) si erano trovati davanti ad una persona che era nuovamente disposta a donarlo fino alla morte, perché li amava e affinché capissero, si comportarono, dopo di aver saltato i desideri di Cristo, come rane, come gli insetti furtivi, che di soppiatto succhiano il tuo sangue e vivono alle tue spalle. Sono talmente abituati, questi insetti a insinuarsi furtivamente, che non sono disposti a ricevere serenamente quello che gratuitamente tu stesso gli hai offerto, ma di cui ti hanno accusato. Così 57 giorni di digiuno assoluto, da parte di ‘Modè’, affinché una Chiesa pigra, impaludata, divenisse acqua viva e non sangue, furono oggetto delle malevole punzecchiature, dei suoi Sacerdoti, che giudicarono un ricatto quel personale sacrificio offerto a vantaggio di tutti, si fecero bella la faccia (come chi disdegna tutto), ma realmente poi se ne avvantaggiarono, perché quello era sangue umano, versato nuovamente su una Croce e Dio non lo avrebbe vanificato, avrebbe dato gli effetti sperati. Così tutte i sacerdoti e quant’altri si aggiunsero, in quest’opera di fastidiosa molestia, furono vere zanzare, che vissero del suo sangue, rubandolo di notte, al buio, affinché non si vedesse.

La quarta piaga dell’antico Egitto furono i mosconi. Per quanto riguardò ‘Modè’ furono i tre aerei dirottati il giorno 11 settembre 2001, due dei quali abbatterono le Torri Gemelle di New York. Quegli aerei, nei confronti dei due giganti delle costruzioni dell’uomo, pur essendo due grossi aeroplani, sembravano come due piccoli mosconi, rispetto alla loro mole, eppure riuscirono ad abbatterli. Questa piaga era stata il castigo successivo, a quel crescendo per non avere voluto acconsentire, in tutti i modi, all’Esodo proposto non solo da ‘Modè’, ma anche da Gesù Cristo, in intensa Comunione sacramentale tra loro. La Chiesa vaticana non aveva risposto ad un appello di salvezza scritto da 4 sacerdoti e sottoscritto da 464 persone in tutto, che chiedeva pietà umana nei confronti di chi si era sentito provocato ad intervenire, ad assumere passione, ansia e audacia, nella promessa di una avvocatura della Fede e che, avendolo fatto, era stato abbandonato fino al punto da avere dovuto mettere a rischio la sua stessa vita, pur di farsi sentire.


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Ma era stato inutile. Prima la Chiesa aveva visto un’acqua viva rischiare di tramutarsi in sangue, inutilmente; poi era voluta restare nel suo stagno, saltando via il Vangelo di Amore e misericordia, come rane che intanto sembravano ribadirlo; poi avevano cominciato a succhiarlo davvero, quel sangue, nel modo furtivo delle zanzare… Dio non ne può più e comincia a far vedere il sangue versato da innocenti per le colpe di una Fede di veri omicidi e suicidi, che non accolgono mai il verbo della salvezza, del quale non possono tuttavia fare a meno. Una Chiesa che si comportava in quel modo giungeva veramente ad essere omicida e suicida, perché si opponeva a consentire l’Esodo verso la definitiva salvezza proposto per tutti da Dio, attraverso la parola di ‘Modè’, in Comunione penitente con Gesù, come le due Sacre Torri di una vera e duplice intesa: uomoDio e Dio-uomo, nello spirito della Fides et ratio del Papa. Il castigo era proporzionato a questa colpa, perché nella realtà concreta sembrava che Dio avesse abbattuto le Due Torri dell’uomo, per mano di una fede omicida di suicidi, mentre, nella verità della sua essenza, in quel modo si era comportata la religione Cristiana contro ‘Modè’ e Cristo . Bin Laden, il presunto capo di questi mosconi, era, nel suo stesso nome, Oracolo di un oppositore contro l’Eden (il Paradiso verso cui l’Esodo di ‘Modè’ e Cristo era rivolto), ove quel Bin stava ad intendere proprio quel complesso binario, uomo-Dio, che era stato rifiutato, in un modo veramente prepotente, terroristico, assolutamente pazzesco (in una Chiesa dello stesso Dio). Per una colpa tanto grande, dopo gli interventi figurati contro l’uomo, ora Dio era passato a mostrarlo in modo concreto e i due mosconi avevano abbattuto il simbolo stesso della civiltà dell’uomo, in un modo addirittura disarmante: ma come era stato possibile che simili insetti avevano eluso tutta la sorveglianza dell’intelligence? Come era stato possibile abbattere, con due colpi di fionda, quella coppia di così grandi giganti Golia? Per l’America, così potente?

La quinta piaga fu la morte del bestiame. Questa piaga si evidenziò a Cogliate, in una cantoria Parrocchiale. Questo è il posto dell’armonia dello spirito, tradotta nella musica e nel canto corale offerto all’altare del Signore. Ebbene i cantori, non riconoscendo di essere attori e promotori dello spirito, si degradarono a bestiame. Accadde così. Era il 6 novembre 2001, primo martedì del mese e le Due Torri erano cadute da 56 giorni esatti. Per l’impressione enorme suscitata nel mondo e sentimenti di guerra e di vendetta che emergevano da tutte le parti, il


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Santo Padre aveva scritto una preghiera per la pace. Nel primo martedì di ogni mese la prova, in Cantoria, era preceduta da un momento di catechesi e in essa fu assunta, da tutti, quella profonda necessità di armonia nel mondo che, in relazione proprio all’attività di un Coro, aveva portato il Pontefice ad auspicare che ovunque si realizzassero Canti di Pace. Assunto quel proposito dello spirito, i cantori fecero la loro prova e alla sua fine, dimentichi dell’impegno assunto nel loro spirito, eseguirono un vero e proprio linciaggio morale di ‘Modè’. Egli era colpevole solo di aver tentato di seguire il consiglio dell’Arcivescovo Martini, che, nella catechesi del mese prima, sempre a Cogliate, il 2 ottobre aveva incitato affinché “I cristiani non nuotassero sempre solo dove si tocca!” ‘Modè’ aveva provato a farlo, in quel mese, aiutando la Maestra del Coro ed anche tutti loro, che, con moine e denari, si erano accaparrati l’esclusiva dei suoi servigi, strappandola, con concorrenza sleale alla Cantoria di Cassina Ferrara, che gliela aveva offerta in condivisione, nella certezza che mai e poi mai il gesto di bontà si sarebbe mutato nel massimo dell’ingratitudine da parte loro. Ma costoro non erano persone attente ai valori dello Spirito. Privi di un gran senso della gratitudine, si abbassavano al livello animalesco di chi è senza anima. Teste dure, nella loro intelligenza, persone incapaci a distinguere il comportamento di una persona guidata dallo spirito da quello di un animale che segue solo i suoi bassi istinti e le questioni legate alla simpatia ed antipatia. La conseguenza era stata prima l’appropriazione di una maestra data da condividere e poi questo linciaggio a chi aveva cercato di porvi rimedio, un vero attacco bestiale contro lo Spirito di aiuto, solidarietà, amicizia, riconoscenza. Chi si dimostra un animale senza anima oltraggia i Valori del Cristo, è la massima piaga possibile, in un contesto parrocchiale proprio quale quello di un Coro, che deve essere guidato dalla spirituale armonia dello Spirito. Quell’attività è una grossa piaga si abbatte sulla Chiesa, perché, a partire da quella condizione, il dono spirituale portato all’altare di Dio si trasforma negli escrementi di cui si cibano i porci. Queste persone dovevano stare più attente ai tempi. Le due Torri di New York, abbattute proprio da una fede di questo tipo, avrebbe dovuto farle riflettere. Il Papa, nella catechesi di quel martedì, aveva vivamente raccomandato pace e canti di pace… ma non era servito. Dopo avere pregato e cantato per un’ora, quelle persone si arano poste come nemiche, di uno che da tre anni aveva fatto di tutto per contribuire alla liturgia di quel Paese che non era il suo. In segno di gratitudine ritennero giusto di dover cacciare lui che, richiesto perché ci tenesse tanto a restare con loro che non potevano più vederlo, rispose:


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“Vi voglio bene io e a me basta. Del resto, se vi ho offesi, non volendo, vi chiedo perdono e sono qui per essere corretto da voi, se ritenete che io debba esserlo”. Invece Cornelio Ferrario, un animale che si qualificò per una vipera, disse proprio a lui: “Ti ho sempre difeso e benvoluto, ma sei un serpente entrato in questa cantoria!” Il vice-maestro, Adelio Basilico, lo rimproverò che quando era Natale e Pasqua (e, per primo, aveva cantato nel coro della sua Parrocchia) correva da loro ed era sempre in ritardo! La maestra, nelle stesse condizioni, non ci andava neppure, e stava bene a lui (così egli dirigeva). Invece egli, che arrivava dopo una corsa, a messa iniziata, solo per quello doveva essere cacciato, perché a lui non stava bene… e si pose contro di lui minaccioso, come se, per il suo rifiuto, volesse picchiarlo. Un professore, Pietro Marini, gli disse che aveva sbagliato a scrivere lettere di spiegazioni per tutti. Egli disse che – per essere un professore! – letto due righe in principio, della lunga lettera di spiegazioni, e lette due alla fina, l’aveva buttata nel cestino! Insomma essi erano animali, ed egli pure, che non usano la logica, chiaramente scritta, ma solo gli argomenti viscerali, poggiati sul “mi sei simpatico o non mi vai più a genio!” “E, se ti dicono di smammare, perché ti opponi e scrivi? Questo è un gruppo di amici! Tu ti metti a scrivere!” vedete gli animali? E chi ha testualmente affermato queste bestialità, notatelo bene, era un professore, uno di quelli che leggevano in Chiesa… La Maestra, che egli aveva difeso a spada tratta, denotando ella stessa la sua specie di appartenenza, gli disse, per far ridere tutti: “Mi hai chiesto, in Chiesa, “Mi sposi?” No! Mai e poi mai!” per far capire a tutti che egli insisteva tanto perché era animato egli pure dai loro stessi istinti… i soli che capivano! E tutti lo derisero! Questo atteggiamento, di queste cime dell’incongruenza, fu assunto contro una persona che conoscevano bene come vivesse ormai da anni nella tensione morale di volere salvare tutti e che amava tutti. Sapevano come da 30 anni vivesse solo per imporre il cristianesimo nel mondo. E sapevano bene quanto lo facessero soffrire, con quel comportamento animalesco usato con lui e con Gesù… ma – da veri animali del Cristianesimo – che centravano, loro? Non dipendeva da loro se lo mortificavano al punto che a quello preferisse la morte!


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Quell’atteggiamento, subito da ‘Modè’ quella sera fu analogo al “Crucifige!” reclamato contro Gesù dal comportamento animalesco degli Ebrei, che uccisero chi tanto li amava, nel loro spirito, da avere amato quella croce che la loro bestiale libertà gli aveva assegnato in segno di gratitudine.

La sesta piaga d’Egitto furono gli ascessi. A questa piaga corrispose quanto accadde il 29 gennaio 2002, in Via Larga 12: il tentativo del Diavolo di far veramente morire ‘Modè’ nel suo corpo, fatto investire da un grosso pullman, e il contemporaneo furto, nella chiesa di fronte, del Corpo ligneo del Cristo, schiodato dalla Croce e fatto fuori. Nella stessa ora, tra le 10 e le 11 di mattina, lo stesso tempo dette l’impressione di arrestarsi, in quanto l’orologio del campanile di quella Chiesa si bloccò alle ore 10:2. Quell’ora indicava con chiarezza assoluta il coinvolgimento dello Spirito Santo, in quel numero 10. I due minuti aggiunti erano, da una parte, ‘Modè’ aggredito nel suo corpo, dall’altro, Gesù, aggredito e rubato, nella chiesa di fronte, nel suo corpo ligneo. Questi tre simultanei eventi furono eccessi, veri ascessi, paragonabili a situazioni divenute addirittura purulente, nel campo della fede, quando si verificano gesti come quello, contro il corpo di Cristo in una Chiesa, o dell’eletto a Salvatore nel corso della sua reale via: argomenti di una tale gravità da fermare addirittura il tempo, sul valore pieno espresso dallo Spirito santo di Dio, per quei 2, ossia alle ore 10 e 2 minuti. Siamo in una escalation, incalzante. Si è passati da un attacco fisico ai simboli della gente (le torri gemelle) a quello dei simboli religiosi (lo spirito dell’armonia nel canto offerto come liturgia), a quello dei simboli divini (il Corpo di Cristo e di ‘Modè’, l’ultimo eletto a salvatore). E le piaghe sono proporzionate: hanno riguardato la gente comune, lo spirito nel suo gesto liturgico, per divenire vera infezione fisica (l’ascesso) quando il gesto è compiuto direttamente contro la figura del corpo di Dio, attraverso la sua elezione.

La settima piaga fu la grandine. Ecco, la grandine che si manifestò chiaramente come la piaga, a livello mondiale, ai tempi di ‘Modè’ fu la grandinata di bombe di tutti i tipi in relazione alla guerra dell’Iraq, segno grandioso dell’ira, qui, di Dio.


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Essa scoppiò il 20.3.2003, ma dopo una crescente messa in crisi di tutte le anime del mondo. Perfino la famiglia di quella maestra che aveva fatto come Giuda e l’aveva consegnato agli animali atteggiamenti mossi a Cogliate, aveva affisso al suo balcone la bandiera arcobaleno della PACE. Tutti, anche gli animali si erano agitati, affinché fosse scongiurato questo terribile evento, conseguenza dell’abbattimento delle Torri Gemelle, accadute come la piaga dei mosconi. Ma allora le invocazioni di Pace del Papa erano state del tutto ignorate. Era una Pace che riguardava i loro cuori e non c’era materia di pace nella loro mente. Piaghe assolutamente non capite come castighi per quanto fatto dal Faraone contro Mosè, e così anche qui. Colpe si aggiungevano a colpe, piaghe a piaghe e nessuno le notava, perché non credevano che fossero un segno legato a quanto fatto contro il tentativo umano dell’ultimo Mosè, di salvare tutto il popolo di Dio, insegnandogli in modo scientifico l’assoluta fede da avere per un mondo perfetto… proprio in quello che si vede, sì, anche in queste ultime piaghe d’Egitto inferte da Dio ad un uomo disegnato da Lui solo così bisognoso del perdono… affinché fosse perdonato! Ecco, a tanta generalizzata durezza, di cuore e di mente, Dio dava il segno evidente della sua ira con l’attacco all’IraQi, evidente segno dell’ira qui, del Cielo, a tanto apparente oltraggio contro un Cielo verso il quale l’uomo non avrebbe potuto essere condotto, per le avversioni del suo Faraone e di tutto il suo sistema all’ultimo salvatore eletto da Dio: ‘Modè’. Questa della grandine della guerra e dei mali inferti come bombe, da tutte le parti, è la settima piaga, in cui il 7 tira in campo direttamente la persona del Signore del Cielo.

L’ottava piaga, fu quella delle cavallette. Ai nostri giorni è una piaga che non è ancora avvenuta ed avverrà esattamente il giorno 23 maggio prossimo venturo, quindi tra poco più di un mese. Sarà la punizione per quanto si aggiunse (esattamente 7 giorni dopo, il martedì successivo), alla piaga degli animali, patita dai Cantori della Parrocchia di Cogliate. Non essendo riusciti a scacciare ‘Modè’, il cui Spirito non riconobbe loro l’autorità per farlo (animati come erano da comportamenti solo animaleschi) la presidentessa del Coro, Raffaella Minoretti si comportò con lui come Re Erode con Gesù e si rivolse all’autorità della Chiesa, a Don Carlo, il Parroco, affinché egli fosse tenuto lontano.


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Gli spiegò come quella Cantoria rischiava di sfasciarsi, perché tutti si erano tanto accaniti contro chi non riconosceva loro l’autorità di scacciarlo da quel Coro (che ritenevano solo il loro), che se egli vi avesse preso ancora parte non ci sarebbero andati più, in cambio, tutti loro. Messo di fronte a questa alternativa, il buon Parroco cercò di attaccarsi agli specchi per tener lontano una persona che (come Gesù per Ponzio Pilato) era ritenuta da lui innocente, e si comportò allo stesso modo. Prima lo frustò a sangue, spiritualmente, dicendogli che quella Chiesa per la quale aveva servito per tre anni non era la sua, quindi doveva tornarsene alla sua. Questo abbatté lo Spirito di ‘Modè’ in modo indicibile. Stette per mancare, lì, davanti a lui, alla Presidentessa e ad Angelo Freri, tre mastini appostati davanti all’oratorio affinché non entrasse in quel luogo di un puro… volontariato. Angelo Freri svolse, in quella occasione, la parte del Pietro che non è in grado di intervenire e difendere. Era stato il solo che aveva partecipato al Convegno della fine dei tempi, il 24.10.1999, il solo che aveva molte volte condiviso le traversie vissute da ‘Modè’…e udì quella sera cantare i tre galli e ne restò mortificato: uno di essi era egli pure, egli stesso. Altri animali, questi tre, che fanno “Chicchirichì!” nell’affermazione di un potere di cacciar via e discriminare che non hanno, quando è contro all’Amore e all’Accoglienza e al Perdono 70 volte 7 imposto da Gesù e non attuato in quel luogo. Quanti animali, a Cogliate! ‘Modè’ col cuore infranto, fece osservare come una Chiesa non potesse cacciare nessuno, essendo quello il luogo dell’accoglienza del bisogno di tutti, e il Parroco gli rispose che quell’Oratorio non era un luogo della Chiesa. Se andava in Chiesa, di lì egli non l’avrebbe allontanato. ‘Modè’ fece conoscere come stessero mettendo a rischio la sua stessa vita, perché due settimane prima, per quello che ordivano in quel modo contro lo spirito della stessa Giustizia, era stato sul punto di non voler fare proprio più nulla per vivere, come estremo tentativo affinché tutti capissero. Il Re Erode in gonnella di quel luogo, la Minoretti Presidentessa, gli bestemmiò l’immensa bugia che egli era il solo responsabile dei suoi gesti, giacché loro non c’entravano assolutamente! A quel punto ‘Modè’ tirò in ballo la sua dignità umana, che stavano proprio calpestando. Espresse che avrebbe invocato giustizia, chiedendo un risarcimento colossale per il disprezzo che stavano mostrando in quel modo ai Valori che egli portava dentro e per i quali era stato un tempo un Magistrato. E fu a quel punto che il Parroco concluse la serata, nel modo esatto di Ponzio Pilato. ‘Modè’ si stava rivolgendo ad un potere dell’altro mondo, ma lì valeva solo il suo. Era un matto, a non capirlo, a non capire che egli solo aveva il potere, così gli ordinò (e credette per il suo bene!): “Vai a farti curare! Vai a farti curare!”


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Ecco, avete visto all’opera l’ultimo tipo di animali suscitati a questo punto da Dio come un enorme castigo: esattamente le cavallette della Fede Cristiana. Sono le persone che fanno, nel Cristianesimo, tutto quello che credono, saltando bellamente (come veri insetti e una vera peste, che tutto distrugge!), nei confronti di Dio, tutti i punti della Parola di Gesù che non gli tornano convenienti. Raffaella aveva fatto la cavalletta! Lo aveva udito la sera prima dire che si sarebbe ripresentato ed aveva chiamato subito il Parroco. Angelo aveva fatto la cavalletta! Scavalcando onestà, credito ed amicizia. Don Carlo aveva fatto la cavalletta! Era il maggiore dei responsabili, perché aveva accettato di avvalersi dei servigi della Maestra del Coro, proposta da un’altra parrocchia per risolvere i loro problemi, e le aveva fatto tanti ponti d’oro, pagandola mentre dall’altra parte non era pagata, che quando lei si era stancata aveva lasciato la sua gente per loro! Tutti avevano fatto la cavalletta non a Romano Amodeo, non a ‘Modè’ ma a tutti i valori del Cristo che egli aveva ormai da 30 anni posti alla sola base della sua esistenza. Per un popolo che fondamentalmente vive dei frutti della terra, la piaga delle cavallette è la più terribile, perché distrugge ogni alimento. Per quello che fecero quella sera, distrussero la presenza di Gesù Cristo in quell’intero Paese. Tutti hanno creduto di essere andati a fare la Comunione e a mangiare il Corpo di Cristo… ma da quel giorno non è stato più così. Cogliate è uscita, a causa del suo coro e del suo parroco a divinis. Sono restati privi dello Spirito santo di Dio e ci vorrà solo il Tettamanzi, divenuto Papa, a ridar nuovo latte a quella Chiesa di Cogliate divenuto latte cagliato. Una piaga di questo tipo è stata data solo a Sodoma e Gomorra, in cui gli abitanti si pervertirono. Ma il castigo, per essa, ci sarà il giorno 23 maggio 2003. Dal castigo delle Torri Gemelle a quel secondo martedì del novembre 2001, passarono 63 giorni. Ebbene dopo 63 giorni dalla settima piaga della grandine (la guerra) ci sarà l’effetto triste di questa piaga, delle cavallette contro la mietitura di Dio. È l’ottava piaga e ormai si tratta di questioni divenute veramente assolute, nella Chiesa. La piaga si abbatterà contro la Chiesa di Cogliate e probabilmente crollerà l’edificio o la figura del suo parroco, quel Don Carlo che aveva mandato lo Spirito santo, prostrato, del Cristo, “A farsi curare, perché era matto!” Se la settima piaga era stata l’ascesso nel corpo, questo era ben più grave, e riguardava tutto il corpo della Chiesa: già perso tutto quanto vi fosse di divino e di spirituale, ora sarebbe crollato tutto il corpo, nella sua assoluta rappresentanza.


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Don Carlo era stato proprio la persona che, il giorno 1.1. del 1999, aveva messo in contatto ‘Modè’ con il Vicario di Cristo, attraverso l’Enciclica Fides et ratio che gli aveva messo letteralmente in mano. Pur essendo stato una pedina fondamentale degli eventi riguardanti la salvezza degli ultimi tempi del mille e non più mille, non ne aveva capito nulla! Quel serpente detto da Cornelio Ferrario, che era entrato nella Chiesa, era entrato davvero, al punto che le persone migliori della Chiesa avevano fallito! Un attacco sempre più forte e deciso. Infatti con la settima piaga, dell’ascesso, il Diavolo si era dovuto contentare solo del corpo ligneo, del Cristo, sottratto nelle Chiesa. Invece adesso si sarebbe preso, se non la Chiesa nel suo corpo, la persona del capo di quella Chiesa che, per difendere una Pace poggiata sullo squallore, aveva voluto estromettere lo Spirito stesso del Cristo che, quando è il caso, esercita decisamente la correzione fraterna. Delle bestie come i Cantori erano giustificabili, ma non certo il capo della Chiesa che, pur di non perdere il favore di quegli animali, decideva di oltraggiare lo spirito del Cristo e di scacciarlo in un modo che gridava tanta vendetta, agli occhi di Dio, che, dal secondo martedì di quel novembre 2001, Dio aveva davvero sacramentalmente abbandonato Cogliate, decretandone la morte religiosa. In difesa di quel suo calpestato ‘Modè’, così calpestato che aveva cominciato a tirare in ballo questioni assolute riguardanti la dignità… Ma qui non era in discussione la sua, ma quella del Dio che lo aveva mandato e che parlava attraverso di lui in quanto egli stesso l’aveva da sempre desiderato, spintovi dallo stesso Dio. Giacché queste questioni non dipendevano da ‘Modè’ ma da Dio che voleva avvalorarne il servigio, per come aveva fatto con Mosè, quel Dio che non aveva esitato ad annegare cavallo e cavaliere, non aveva esitato a scacciare la Chiesa di Cogliate dal corpo delle sue Chiese. Iddio degli Eserciti si era nuovamente messo in azione, perché occorrevano tutti questi prodigi e queste piaghe a impietosire e indurre alla ragione la spietatezza del Faraone. Questa linea, assunta allora, era tanto in se stessa perfetta, che sarebbe stata la stessa attuata anche in questi tempi, in cui Dio avrebbe messo in atto il definitivo arrivo dei tempi nuovi, dominati dallo Spirito di Dio, che avrebbero veramente portato gli uomini nel Paradiso Terrestre allo stesso modo che veramente Mosè li avrebbe portati alla Terra Promessa.

La nona piaga, per Mosè, trattò le tenebre. Questa piaga, dopo la crocifissione del Cristo, è quanto viene dopo la sua Morte. Nei tempi moderni, sarà la morte, il 25 maggio del 2004, del Vicario di Cristo in Terra.


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Coincide con l’ultimo segreto di Fatima. Il Santo Padre ha egli pure le sue brave colpe. La più grave è quella di non avere compreso interamente come sia solo Dio a fare tutto. Compie interventi in cui appare sconsolato, in cui denuncia quanto accade come terribilmente imperfetto! Si permette di giudicare quello che Dio, nella sua Assoluta Potestà, manda all’uomo come il suo bene, che è complesso, in quanto tutto l’apparente male si trasformerà, in modo assolutamente prodigioso, nel futuro bene del Paradiso. Perché allora si permette di criticare le scelte della Provvidenza di Dio? Per occuparsi di un atteggiamento che possiede in se stesso una certa componente, piuttosto importante, di mancanza di fede nel Dio buono e lungimirante (per cui egli entra prepotentemente nel campo delle questioni di Cesare), il Santo Padre non ha curato al massimo i gesti inerenti alla sua precisa responsabilità, di rappresentante della Chiesa. Se egli consente che nella sua Chiesa accadano cose di questo genere, egli ha colpa, essendone il responsabile… sì, sempre in relazione alle presunte libertà, dei personaggi… personaggi che però non esistono, nella loro esclusiva essenza reale, essendo tutti non promotori delle loro azioni, ma puri interpreti di parti perfettamente obbligate da Dio. Osservando la vita nel suo contesto relativo, al fine di poter esprimere un giudizio umano, per la mancata sorveglianza del Papa, alle questioni della Chiesa, sono successe cose da turchi! Egli stesso, dopo d’essersi appellato alla Sede della sapienza, per l’avvento dello Spirito santo, non ha avuto fede che Dio si degnasse di rispondergli. Il suo molto errato pensiero attuale è che Dio non parla più all’uomo, nel mentre la verità è tutta al contrario: finalmente ha ripreso a parlare in tutti i modi. Le 10 piaghe di cui stiamo occupandoci equivalgono al Dio che fiancheggiò Mosè e sono il Dio che oggi sta fiancheggiando ‘Modè’. Per colpa della sua poca fede (che Dio rispondesse alla preghiera fatta a Lui), non solo non ha stabilito un osservatorio (per scoprire se per caso da qualche parte fosse giunta una risposta), ma, trovatosi davanti uno che, pur di affermare che la risposta c’è stata era pronto a lasciarsi morire, l’ha immaginato solo come un esaltato ed un pazzo, senza minimamente osservare la sua vita, spesa tutta nel vero gesto di una fede veramente sentita. Per cui la responsabilità per una petizione disperata, fatta da 4 parroci affinché fosse ricevuto ‘Modè’ dal Papa, in rappresentanza di ben 464 persone, perché avevano paura che morisse, fu lasciata senza nemmeno una risposta da una struttura sottoposta all’autorità del papa e alla sua umana responsabilità. Dio era ritornato, si era degnato di rispondere e la struttura di cui il Papa era responsabile aveva deciso che il Papa non poteva essere disturbato da ciò.


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Nel mentre, poi, che proprio il Papa aveva promesso che la Fede avrebbe assicurato l’uscita da ogni isolamento a chi avrebbe trovato il coraggio di rischiare volentieri per tutto quanto era santo, buono e giusto. Cosa doveva fare, ‘Modè’, più che mettersi a digiunare in assoluto e mangiare solo Cristo, vivendo solo con lui, per lui e di lui? Quale coraggio maggiore di questo, quale passione avrebbe potuto assumere più grande di questa? Così il 25 maggio 2004, esattamente 103 giorni (1.000 giorni tondi) dopo l’abbattimento delle due Torri Gemelle, per mano della Chiesa del Papa (questa era l’essenziale e terribile verità, di un Papa che la incolpava ad altri! Oh, che nessuno giudichi…!), sarebbe morto il Papa stesso. 103 è lo Spirito santo, avente per base assoluta 10, elevato alle 3 persone della Divina Trinità e questo tempo farà scendere sulla terra il buio, della morte del Vicario di Cristo. Questo buio ci sarà per 17 giorni esatti, finché il nuovo Papa sarà eletto il giorno 11 giugno 2004 e sarà Dionigi Tettamanzi.

La decima piaga di Egitto fu la morte di tutti i primogeniti. Nei nostri giorni, decima ed ultima piaga sarà la morte di ‘Modè’, il 9.6.2004. L’eletto, aggiunto in modo virtuale, al Papa, come quel Paolo, Principe virtuale della Chiesa, convertito a Cristo il 25 gennaio, nascita di ‘Modè’. Egli, nato un mese esatto dopo Gesù (morto a 33 anni), e secondo a Lui, morrà a 66 anni compiuti, esattamente due mesi dopo il Venerdì Santo del 2004. Essendo quel giorno stato stabilito dalla Chiesa Infallibile (autorizzata a legare e sciogliere da Gesù), per il 9 aprile, ‘Modè’ morirà il 9 giugno. Il Papa Giovanni Paolo II sarà morto 15 giorni prima, per questo il 25 maggio dello stesso anno. E morrà 15 giorni prima di ‘Modè’ perché il Padre morì 15 giorni dopo la venuta del papa a Milano, nel 1983. Questa volta lo stesso Papa determinerà, andando via dal mondo di chi lo percepisce nel senso che attribuiamo oggi alla vita, la dipartita anche del Figlio, gli stessi 15 giorni dopo. La resurrezione di ‘Modè’, doppione di Gesù, accadrà attraverso l’elezione a Papa, due giorni dopo e nella sua Pasqua, del Cardinale Tettamanzi. Questa piaga, della dipartita dello Sposo dei nostri giorni, sarà l’ultima e finalmente la Chiesa si convincerà e nominerà Papa, due giorni dopo, il dì 11.6.2004, quel Dionigi Tettamanzi che sarà la sostanziale risurrezione di ‘Modè’. Avverrà nel segno di suo padre Amodeo neo Luigi (il Re santo dei Francesi) e di sua madre Mariannina, con quella sua tetta dolorante, posta anzi alla Madonna


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Regina, con insistenti preghiere, di assisterla spiritualmente, nell’allattamento di quel suo figlio, condiviso con Lei. Papa Giovanni Paolo III imporrà il Paradiso di Cristo sulla terra. Oracolo del Signore. Sarà come il Giosuè che concluse l’Esodo di Mosè.

Romano nel 1996, in un convegno alla FAQ, come se prevedesse la sua torre…


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Romano Amodeo, lâ&amp;#x20AC;&amp;#x2122;anno dopo, quando venne a Saronno


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