Questo Dio (10) da comprendere

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A tutti coloro che hanno sempre cercato di comprendere il fondamento di ciò che vediamo in essere, non escludendo mai nulla e nessuno, ma integrando, assimilando. Dio, infatti, è quell’assoluto su cui si basa tutto. E’ stato chiamato in molti nomi e i 100 -1 nomi di Allah (secondo il Credo Islamico) significano 1 solo in meno del 100%. Il più puro tra essi sta nel NumeRO 10, XP, Die C.I. Sta nel giorno romano, del Cristo Iesus


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Comprendere il Nome di Dio ASSOLUTO è l’essere-non essere del “fondamento” di ogni cosa; è il suo stato iniziale, potenziale e totalmente libero da ogni entità o qualsivoglia cosa che abbia l’impossibile pretesa di determinarlo. Ciò che più si avvicina a tutto questo esiste in potenza, nella formulazione matematica. Accade quando essa arriva a mostrare l’Assoluto seguendo una via indiretta, la quale risale alla causa attraverso il suo visibile effetto, come procedendo attraverso l’osservazione del suo figlio reale per risalire da esso al suo Padre Creatore. Così, partendo dalla creazione affermata dalla Bibbia in 7 giorni della rotazione terrestre, il tempo intero del creatore di un anno implica la successione di due periodi di 26 settimane. In tal modo il Creatore è rappresentabile da una coppia di 26. Attivando così una cabala, italiana e giudaica abbinate perché portano allo stesso risultato, possiamo arguire che il creatore in 7 giorni sia identificabile nel nome di un Dio ‫ יהוה‬che è 26 sia in DIO, sia in Jahvè (altrimenti letto Geova, o Giove, che quando è Ammone si intriga anche col Dio Amon RA dell’Egitto e con un linguaggio oggi mondiale, che con Am on rimanda ad un Geova su) Ad avvalorare l’indeterminazione del Ge...su, gli Ebrei non avrebbero mai dovuto nemmeno pronunciarlo quel nome ‫יהוה‬, e dirlo così con un Adonai di pura trasgressione rispetto alla somma del 10 +5+6+5 che realizzava quel valore attraverso una gerarchia di ordini successivi che imponevano tutto ciò che segue: 10=Iod. Il 1° ordine impone il Padre 10 di tutti i numeri decimali con l’acronimo I della lettera IOD che – anagrammata – è il DIO del calcolo decimale. Attua il negativo-positivo, quel complesso da -5 a +5 del perfetto equilibrio collo squilibrio 0. 05=Hè. il 2° ordine realizza il ciclo del tempo del dimezzamento reale del precedente complesso, quello che genera l’universo. 06=Vav. il 3° ordine impone il positivo-negativo dello spazio avente la tre. Esso va da -3 fino a +3 lungo una linea ed è sempre 6, sia in crescita, sia in decrescita. Equilibrio, squilibrio zero. 05=Hè. Il 4° ordine completa la realtà nel tempo ½, dell’intero 10.


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Questi ordini numerici, letti mediante le lettere corrispondenti, hanno prodotto l’effetto del nome di JHVH-Geova-Giove. Nella gematria italiana, l’ente trino si è fondato sui tre ordini esistenti nel 7, date le sue 21 lettere, tutte crescenti sempre di 1. 04=D il 1° ordine impone l’unità e trinità insieme, come la rappresentazione per valori estremi del 2, primo n. primo. 09=I il 2° ordine – partendo dall’unità 10 del ciclo Padre – gli impone quell’unità negativa del -1 che lo fissa in 9/1. 13=O il 3° orine impone al ciclo Padre 10, di percorrere lo spazio +3, tanto che, da 10 -1 a 10+3, si realizzi il +4 Uno e Trino. 26 Da questi 3 ordini è ordinato il termine Dio. 26 su due sole cifre, è ZE (21+6) ed è ZErach, VF (20+6) vero fine, GU (7+19) estremi di Gesù, HT (8+18) Croce dell’infinito, IS (9+17) “è” mondiale, estremi di Ismaele, Israele, Isaia, LR (10+16) estremi di XP Cristo, MQ (11+15) me qua (Mecca), NP (12+14) nostro padre, OO (13+13) farina doppio zero del pane del cielo Queste sono rappresentazioni indirette dell’assoluto, date dai numeri quando sono ricondotti non al loro valore specifico, ma alle corrispondenti lettere che ne indicano il puro significato essenziale.


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Rappresentazione del Padre Nostro Assoluto, indiretta: data dal caso mio L’Assoluto è il Padre Nostro del Cielo e la sua rappresentazione indiretta e tutta in matematica, è data da questo calcolo:

(

0

N 1 )=( ) 0 0

In esso, l’assoluto sta nella potenza 0 che, mentre sembra una entità nulla, è invece il puro bilanciamento, esistente nel perfetto equilibrio in essere tra infinite contrapposizioni, di ogni tipo. Le infinite contrapposizioni relative sono sintetizzabili nell’essenza pura di ogni possibile quantità N/1, che si moltiplichi per quella uguale e contraria – reciproca rispetto all’unità – che è data da 1/N. Questo prodotto tra due frazioni è riconducibile a quello espresso in 1 = N1 x N-1, esistente in N-1+1 = N0. Per riferire la condizione assoluta di N0 come Padre Nostro, abbiamo dovuto far ricorso a due suoi “figli” reali, uguali e contrari tra loro, reciproci come lo sono anche Padre e 1°genito, nonostante essi appaiano esistere l’uno prima dell’altro. Se noi orientiamo il tutto secondo una linea-tempo che avanzi dalla profondità, tra il Padre (la causa) e il suo 1° effetto (il 1°genito) esiste la stessa contrapposizione che possiamo osservare nel piano frontale: essa esiste tra il 1°genito e il 2°genito nato dopo di lui e che sia il suo esatto reciproco. Ora – in relazione a me – così in concreto stanno le cose. Vi mostro prima la distanza tra la nascita di mio padre e la mia (suo 1°genito), e – poi – tra la nascita del 1°genito e 2°genito di nostro padre. Calcolate dal computer, ecco le due distanze. A destra 1.116x10 giorni; A sinistra, 1.116+3 giorni.


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La distanza tra padre e 1°genito esiste tra due generazioni che sono una prima dell’altra. In un tempo, esistente in progressione come 10,101010… la distanza, in sola e pura linea di tempo, dipende dal x10 che lascia il rapporto padre-figlio in un sostanziale monomio. La distanza tra 1°genito e 2°genito esiste nello spesso piano rispetto ai tempi, appartenendo ad una unica generazione di figli, e si diversifica nello spazio, la cui unità in sequenza è data da +3. Pertanto, rispetto ad un 1.116 assolutamente uguale è giusto il prodotto x10 per passare alla dimensione decima dei figli, ed è giusto qui giunti sommare semplicemente il 3 come accade in ogni contatore, il cui ciclo nella stessa cifra avanza da 0 fino a 9. La somma porta all’esistenza unificata del sostanziale binomio dei due nati aventi due distinti nomi: R una sola cifra per il 1° unito a Ben (tre cifre, per l’altro estremo) Ne risulta il nome unito in R-u-Ben, che pone il primo nato di Giacobbe come tutti i 12 esistiti da Ruben a Beniamino. Nel mio caso, Benito Amodeo, più piccolo di me, risulta proprio in Benì (Benito) Am(Amodeo) ino il più piccino. E se osservo le prime 3 parole in Bibbia, in cui le prime due introducono nella terza il nome Elohim attribuito esso pure a Dio, avendo 913 unità nella prima e 203 nella seconda, tanto che il totale è lo stesso 1.116 “di base” esistente in mio padre per preparare la mia venuta, e in me per preparare quella di mio fratello, le coincidenze cominciano a sembrare “incredibili”. Eppure le cose sono tutte da credere. I conti fatti sono questi. Esiste un tempo iniziale di preparazione in cui una futura causa (un futuro Padre) esiste ancora solamente a titolo “potenziale”. Essa è ancora nella sua condizione effettiva di Figlio… e questo tempo (che serve al soggetto per divenire Padre) serve anche alla simultanea preparazione del Figlio suo che ha in potenza. 1.116-1 = 10 -1,04 una presenza negativa che è data da uno 0,26 + tre 0,26, ossia dal valore percentuale del Dio=26 Uno e trino che esiste nel Dio=10 e si muove nel tempo dato da 1/1.116. La cosa diventa assolutamente “intrigante” quando estendo la mia ricerca “esemplare” (datavi per fare un esempio) alla relazione esistita tra la nascita di mio nonno Torquato e mio padre suo 3°genito. Vi mostro il suo calcolo. Se anche tra mio nonno e il suo 1°genito ci fossero stati i 11.160 dì tra mio padre e me, da: 18.789 -11.160 = 07.629 giorni sarebbero la distanza tra 1° e 3°. Essendoci 2 distanze, ciascuna sarebbe 3.814,5. 381 è tutto il valore in gematria del mio nome.


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Esso ne ha 6 e valgono in ordine 66+78+26+51+113+47=381. Tenendo come riferimento, non solo il mio nome, ma “anche la realtà unitaria 104 corrispondente a 10.000 giorni, ecco che 10.000 -7.629 = 2.370 giorni equivalgono a 93.814 -1.444 = 2.370 Laddove: Romano Antonio valgono 144 e Anna Paolo Torquato Amodeo valgono 237,0 Conclusione: tutto il percorso compiuto, come 3° gruppo, dagli ultimi miei 4 nomi sta a tutta la realtà 381 del mio nome intero, come il 7.629 di differenza rispetto al 1.116 sta a tutta la realtà 10.000. Mio padre, nato come 3° si è posto a 381+381 decine di distanza (381 per il 2° e 381 per il 3°) dal 1.116 del 1° genito nel confronti del suo padre e mio nonno Torquato, chiamato come me nel mio 5° nome e nato il giorno dopo il mio, di 82 anni prima. Ebbene io ho anche Paola Amodeo (chiamata come il mio 4° nome Paolo), figlia 1°genita del nato 2° a me, che è nata in quello stesso 26 gennaio, e 37 anni dopo. La sua nascita dista dalla mia 13.515 giorni, distando da me (posto a 1a generazione) come la 3a, essendoci come 2a quella del padre suo e mio fratello. Ebbene la differenza tra 13.515 e 11.160 è di 2.355 e difetta solo di 15 (del puro spazio-tempo 10+10/2) rispetto allo stesso 2.370 che distanzia i miei 4 nomi reali (negli ultimi 4) dalla totalità che ha escluso i primi due. Se la differenza di 12 tra me Paolo e lei Paola (che è quella tra la O e la A, ossia tra 13 ed 1, ed è di 12) è aggiunta a Paola, il suo 2.355 diventa 2.367 e differisce solo per il valore 3 del solo spazio. Insomma io noto condizioni talmente “insolite” riguardanti queste 7 presenze di 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7.

Nonno, Torquato Amodeo; il suo 1°, il suo 2°, il suo 3°, mio padre Luigi Amodeo io il 1°genito del suo 3°, Romano il 2°genito del suo 3°, Benito la 1°genita di quest’ultimo, Paola Amodeo

da costituire come l’ “unicum”, di una sola opera in 7 generazioni.


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Ha valore talmente significativo la differenza esistente tra il 1° nato e il 7°, per di più nati nello stesso giorno del 26 gennaio e 119 anni esatti di distanza. A due Romano=66 (me e suo padre unificati nel mio valore 66 come fossimo due veri gemelli) in tutta la realtà espressa da 104 , si somma il flusso esatto di giorni 33.333 -1. C’è questo giorno da togliere al 26 che riporti la distanza al giorno 25 gennaio delle mia nascita. Infatti io sono Paolo Torquato, nel mio 4° e 5° nome. E le loro due nascite sono con ciò riferite alla mia avvenuta nel giorno 25. Accade in perfetta analogia a quanto è descritto in quel 1° libro tradotto in Genesi, in cui, al capitolo 25 (notatelo: 1,25 o Gen. 25 è ma mia nascita nel gennaio 25) sono descritte, nei versetti 25 e 26, due distinte nascite che dovevano portare ad un unico nome. Questo unico nome è quello di Gesù, ed è “costruito” con la G iniziale di Giacobbe (nome segnalato nel versetto 26) e con l’esu dell’Esaù (nome espresso nel versetto 25). Analogamente a quando in Bibbia ai versetti 25 e 26, ecco in relazione a me questi due estremi, uno: Torquato (di cui sono nipote) e l’altro: Paola (che è una mia nipote), nati entrambi il 26, avrebbero svolto il servizio di assegnazione a me (un nipote posto esattamente nel loro mezzo), del 5° e del 4° mio nome; ripeto: alla mia sola persona, come assegnato da Giacobbe ed Esaù il suo nome alla sola persona di Gesù, attraverso l’assunzione e la perdita, in loro due, relativa al primato, Osservando in altro modo questo numero di 43.464 giorni, e mettendoli in relazione ai 1.116 osservati come unitari, ecco che ne occorrono esattamente per i 39 quantitativi indicanti il 29, decimo numero primo, moltiplicato per il numero 10 naturale. Facendolo, però, si va oltre esattamente del 60 che – considerando un minuto 1° e un minuto 2° come una sola cosa – toglie di mezzo i 60 secondi del primo. Il quale 1° (Romano) è stato realmente eliminato come chi – tra i due: Romano e Benito – sarebbe stato il reale padre di Paola Amodeo. In questo calcolo, anche il 39, che esiste come 38 -1, si avvale in uno stranissimo modo del contenuto numerico 381 del nome mio intero, di me che sono il 1° dei due figli di Luigi Amodeo. 43.464 giorni sono un tutt’uno e lo si capisce bene, referendo il numero ad altri valori significativi. 44.646 associa il 44.000 uguale ai 2/3 di mille 66=Romano, con il valore 646 che è il valore che ha in Bibbia il nome Elohim. Con questo 646 il 464 ha una sorta di reciprocità nelle rispettive 3 cifre, che in ciascuna hanno sempre 10 come somma. La differenza con 44.646 è il 1.182 indicante l’area a lati 550 e 550 (elettromagnetica).


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Il suo flusso esprime la presenza 1 di 34, ossia di tutta la realtà a 4 dimensioni basata sulle 3 dello spazio. Di per sé solo, 464 è dato da 29 (decimo numero primo) moltiplicato per 16 (valore di carica 4x4 della realtà unitaria quando in linea essa è Una e Trina). Nel mentre 43.000 è il x1.000 dei 33 anni della vita di Gesù Figlio di Dio, traslati in linea del quantitativo 10 del Dio padre di tutti i numeri decimali. Ogni tipo di giudizio su questi 43.464 giorni porta d un periodo giudicabile come un intero. Se lo compariamo con tutta la massa 44.444, ecco che: 44.444 meno 43.464 dà 00.980 il quale, considerando una massa intera in 1.000 (unità millesime fatte di chili) è in 980 tutto il flusso in linea di un piano i cui due lati siano le unità di ciclo date da 10 e da 10. Se lo compariamo a tutto il moto della massa dato da 77.777, allora 43.464 e il moto del 34.313 reciproco. Infatti: 43.464+ 34.313= 77.777 il che mostra in modo evidentissimo questa sua reciprocità. Se lo confrontiamo col moto 9.000, del 1.000 nella realtà 10.000, ecco che 9.000 -43.464 = 33.464, si rivela come il valore intero, in mille anni, della vita di 33 anni di Gesù e nel moto 444 del piano a lati unitari di 10 e 10. 43.464 è così significativo che possiamo trarne la radice quadrata:

√ 43.464=208+1/(2,08) e allora ci risulta il lato intero lungo 208, che è dato dal 26=Dio che si espande in tutti gli 8 cubi esistenti nel complesso da -1 fino a +1. Ed esiste nel tempo del suo valore reciproco a dimensione centesima, ossia di valore percentuale. Restano infatti escluse dalla quadratura intera data da 208x208, le 200 unità di un 100 in moto di 100, che quando è 100x100 indica l’unità della realtà 10.000. Se dividiamo 43.464 per il 381 che è il valore intero di tutti i miei 6 nomi, allora abbiamo come risultato intero il 114 con il resto del 30 indiviso che esprime la presenza cubica, misurata in linee, dei 3 lati che quando sono 10 portano al volume intero 1.000.


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Ora, poiché anche il 2° a me (padre naturale di Paola Amodeo) ha un valore numerico 426 molto, molto interessante (dato che assomma il contenuto numerico 100+300 di Dio con quello alfabetico di 26), dividendo questi 43.464 giorni per 426, il risultato intero è il 102 che indica il piano a lati 1 e 1 in tutto il flusso 100. Anche qui c’è un resto indiviso di 12: è l’unità del piani a lati 1 e 1 che ora fluisce di 10. Confrontiamo 43.464 con i 360° dell’intera rotazione angolare. 43.464 : 360 = 120 intero con resto 264. In cui 120 è il flusso 100 del piano a lati 10 e 10, e 264 è il piano a lati interi 100 e 100 il cui flusso 64 è 8x8, l’area avente il lato complesso nella realtà 4+4. Compariamolo con gli anni interi. Sono 119 gli anni interi dal 26 gennaio del 1.856 fino al 26 gennaio del 1.975. 119 anni “assecondano” l’8° numero primo (il 19) in tutto il suo moto di 100; di fatti vale 111 +8. Ed esprime nel 19 un soggetto 1 che esista in un 10 che trasli interamente di 10, e poi di 100. E’ strano, vero, che questa sia la distanza interessanti l’immagine al femminile del mio 4° nome e quella del 5° al maschile, tra una che è mia nipote, ed uno di cui io sono il nipote? Ma nel mio nome, che vale 381, accadono cose straordinarie, nella natura dei numeri ma anche di quelli usati in Bibbia a fare costruire addirittura la casa in cui salvare la vita terrestre, l’arca di Noè. Essa, misurata tutta in cubiti, doveva averne 300 in lunghezza, 50 in larghezza, 30 in altezza e 1 in più per il tetto. Come se io, con le dimensioni numeriche dei miei sei nomi, fossi io la salvezza della vita. Se le 6 misure fossero uguali, ciascuna sarebbe di 63,5. Sono 635 decimi che in 7x5 sono tutto il moto unilaterale, nel ciclo 10 che avanza solo di 5 con la velocità dei 7 giorni di creazione, e percorre 600 decimi come tutto il lavoro 6 fatto in centinaia di giorni. Una cosa però più “oggettiva” di quanto scritto in Bibbia avvalora il 381 come la la sommatoria dei primi 16 primi dati dalla carica 4x4 della realtà avente le 4 dimensioni del tempo e dello spazio. Tutto il moto nasce dal 1.000 diviso per 23,57111317….. 53. 42,4248109 cono le prime 10 cifre ottenute dalla divisione che utilizza solo i primi 7 che ho indicati, nei 16 il cui ultimo primo è il 43. Ma non finisce qui. <---- 999

628

381

237

144

93

51

42

9 --→

sono i valori da ∞ a ∞ della serie aurea, dei rapporti perfetti, in cui 144 sono i miei due primi nomi, 237 gli ultimi 4 e 381 è il totale.


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Il mio nome sembra essere quel nome segreto di Dio ricercato a lungo dai cabalisti ebraici, sull’idea che un creatore in 7 giorni di cui il lavoro è solo di 6, se in ogni giorno di lavoro attua l’opera intera in 7, allora essi devono esse il 42 dati dal minimo comune multiplo. In tal caso creerà anche il suo nome usando queste 42 cifre. E non pensarono male. Infatti, ricorrendo ai due gemelli in Genesi 25, chiamati ESAU e GIACOBBE, che valgono entrambi 42 in Gematria italiana, si ottiene il nome segreto ancora per gli Ebrei, di G+esù in cui Giacobbe impone il primato della sua iniziale G ed Esaù lo perde nella sua a in terza posizione, diventa minuscolo e seguendo come ESU’ la G del fratello determina proprio il nome segreto di Gesù. Sembra esserlo poiché il mio nome ha 36 lettere al lavoro, per una media esatta di 6x6=36, e che – unite ai 6 sabati di assenza di lettere corrispondenti al riposo della voce – ecco che, con 36+6=42 sono 42 tutte le cifre del mio nome e… rispettano il Sabato di Dio. Ne parlerò più diffusamente andando avanti. Ve l’ho anticipato solo per farvi - al momento – almeno avere un piccolo “sospetto” che ci potrebbe essere anche qualcosa di vero in quella mia “strana idea” di vedermi personalmente coinvolto con i nomi indicanti Dio e con tutte le sacre Scritture esistenti al mondo. Infatti questo sembra il “vero delirio” di un soggetto pieno di sé in modo assurdo! Un megalomane che si crede di essere chissà chi… nel mentre ha raggiunto ormai 82 anni senza che mai nessuno si sia nemmeno accorto di lui tra le cosiddette persone “che contano”… e nonostante abbia fatto “di tutto” per essere preso in considerazione! Tre digiuni di 57, 55 e 80 giorni – digiuni veri! - pur di essere ricevuto in Vaticano, affinché l’Accademia Pontificia delle Scienze studiasse quella “via nuova” verso le verità di Cristo, che il Papa santo Giovanni Paolo II aveva sollecitato ai Filosofi… non erano serviti a convincere S.R.E. a riceverlo! Con il Papa santo che aveva promesso “avvocatura” al Filosofo che avesse rischiato di tutto pur di superare l'emarginazione, perché ora proprio a lui la negava? In mille modi Romano Amodeo si era rivolto al mondo scientifico, filosofico, dal lontano 1985. Sono stati 35 anni in cui non è riuscito a trovare uno che lo prendesse sul serio! Per di più, per vicende personali, fu costretto a un TSO, un Trattamento Sanitario Obbligatorio, e fu definito sofferente di una «Sindrome delirante» di natura religiosa. Pertanto – cari lettori - “uno così” che nel 1988 è anche fallito in Tribunale di Milano (lui con due sue ditte, una personale e una Srl a suo nome), come può porsi tuttora in un modo così “spavaldo”, senza che


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sia il più montato di sé che possa esservi al mondo? Eppure io non lo sono! È chi giudica se stesso capace di compiere gesti minimi, naturali, come il respirare, il muoversi, l’agire… questi è chi ha il delirio di onnipotenza! Io mi giudico totalmente costretto, in tutte le mie opere, ad agire per come è ordinato da questi due calcoli, interattivi: 1.000 : 99, che dà l’infinito spazio-tempo 10 ,10 (la pellicola) 1.000 : 23,571113… (i primi 16 n. primi) che fissa i movimenti. Chi soffre del delirio di onnipotenza è chi crede di essere libero di scegliere gli atti visti compiuti dal suo personaggio. E – naturalmente – convinti come sono tutti delle loro capacità che vedono comprovate nella realtà del disegno realizzato attraverso questi due calcoli, giudicano “in delirio” me che ho ragioni ferree che mi portano al più assoluto dei determinismi. E – come già disse San Paolo – se di una cosa io mi glorifico, è del Signore che ha pianificato me e tutti come Egli ha voluto. Io sono solo il suo asino!


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All’Assoluto serve un reale asino. Il signore – l’ASSOLUTO – ha bisogno di un asino! Di un reale e modesto portatore... e che sia il più improbabile tra tutti, tanto che le cose che poi gli farà compiere non siano in alcun modo attribuibili a tanta “asineria”, ma al Signore che perla attraverso i suoi ragli. E io – come un reale asino – raglio e raglio, e dico: «IAH! IAH!» Indicando quel Iahvè che in groppa, senza averne alcun mio merito… anzi! Io sono «il castigo di Dio» che il Signore ha dato a se stesso. L’assoluto si mostra solo attraverso i suoi reali “asini” e questi sono gli «effetti reali della causa assoluta». Tra Dio e noi esiste la stessa differenza che esiste tra uno scrittore e la sua opera reale. Quando lo scrittore si voglia introdurre nella sua opera lo può fare solo attraverso una cosa che sia “a immagine e somiglianza di se stesso. Detto in parole semplici, inserendo un disegno su di lui, o una foto su di lui o anche un video su di lui. Egli non vi entrerà mai in un modo differente. Sono i due differenti ruoli a impedirlo. Infatti causa ed effetto sono sempre in contrapposizione tra loro. In alcun modo potrò entrare nella storia narrata da me sulla mia vita, con la mia stessa vita. Essa è la causa, ed essa è sempre in antagonismo con l’effetto. Però questo effetto è sempre l’asino, dal quale si può risalire a chi l’asino serve. Io sono l’asino che assolutamente serve a Dio” e non perché lo sia io per una mia capacità. Lo sono esclusivamente perché il Signore ha comandato me e proprio me. Io conosco moto bene come tutti voi pensiate che io esagero moltissimo, in modo assolutamente spropositato ed inverosimile, e proprio nel senso di una visione addirittura iperbolica del compito che il Signore mi avrebbe assegnato. Ebbene, con l’oggettività di un disegno secondo la trigonometria, esiste una funzione chiamata «iperbolica» proprio laddove una «iperbole» è definibile come l’esagerazione della stessa esagerazione. Se già consideriamo “esagerato” il Dio=26, allora il senh 26 è l’esagerazione dell’esagerazione del Dio esagerato in se stesso.


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Ebbene: Senh26=Cosh26 = 97.864.804.714,41938213… Ove sono unitari i decimi (essendo unitario il ciclo 10 dell’unità) è questo il risultato riferito al tempo decimi: 978.648.047.144,1938213 decimi E abbiamo che: 978 miliardi riguardano tutto il moto 900 di Antonio=78 =26+26+26 in cui 26=Anna; 648 milioni riguardano tutto il lavoro 600 di Amodeo=47 presente nel tempo 1; 47 migliaia riguardano la massa totale di Amodeo=47; 144 unità decime riguardano Romano=66+Antonio=78, 0,1938 è l’anno 1938 della nascita di Romano Antonio Anna Paolo Torquato Amodeo; 213 è 100+113, il primo è 1 ed indica la nascita in Gennaio, il 113 è trino nei tre modi dei nomi: 1) Romano Amodeo = 113 2) Torquato = 113 3) Ro An An Pa To Am (acronimo a 2)= 113. Solo Paolo=51 non è direttamente segnato, ma la ragione c’è. 51 indica il flusso 1 del piano avente i due lati della presenza 25 e 25, per cui sono quel riferimento “reale” cui è riferita tutta l’esagerazione dell’esagerazione del Dio 26 esagerato in se stesso e il cui nome sta in tutti gli altri che, con 381 -51= 330 esprimono l’esagerazione x10 dei 33 anni della vita di Gesù Cristo. Io non ho manipolato proprio nulla! Ma il Seno iperbolico del 26=Dio, uguale al coseno iperbolico del 26=Dio configurano i miei nomi e la mia vita. Pertanto, l’Assoluto, l’Esagerazione totale, si è resa evidente nel suo servo. E questo solo io sono: sono quel puro servitore di cui si serve e che – proprio attraverso le bocciature dategli da tutti – incarna colui al quale si era riferito il profeta Isaia, scrivendo nel capitolo 53, sull’uomo dei dolori: 1 Chi avrebbe creduto alla nostra rivelazione? A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore? 2 È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per provare in lui diletto. 3 Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.


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All’Assoluto serve (come asino) la matematica. Il signore si serve della matematica, che consente una rappresentazione “indiretta” come quella di una “foto” o di un “dipinto” fatto a immagine e somiglianza del Creatore. Riparto così dalla formula:

(

0

N 1 )=( ) 0 0

Essa mostra l’indice 0 divenire 1 mediante un calcolo reale posto in atto… ma è un 1 che poi ha 0 per suo denominatore, tanto che 1 non è un numero determinato, ma indeterminato e di conseguenza non è un numero 1°. Determinazione di un numero. Per essere determinati, i numeri, prima sono scomposti in una somma tra parti. Poi le parti sono messe in rapporto l’una con l’altra. Ad esempio, 100 è prima scomposto in 99+1, e – poi – è apprezzato nel suo calcolo opposto dato da 99 -1, il che ha per risultato quello di spostare l’unità a denominatore delle altre 99. Trattandosi sempre di indici della base 10 del calcolo decimale, 99+1 vale 1099 x 101, mentre 99 -1 vale: 99

10 99 = 1 1 10 A causa dell’unificazione tra i due cicli numerici, dal rapporto tra le potenza si scende in modo pulito e semplice a quello stra gli indici. Se vi sfugge il significato di questa strana operazione di volere controllare una somma tra le parti attraverso una loro sottrazione, vi aiuto dicendovi che – attraverso i due calcoli opposti – si arriva a conoscere “il giusto mezzo”. Se 100 è 99 quando è ridotto di 1, ed è 101 quando è maggiorato di 1, allora, con 99+101 divisi per 2, attestiamo il 100 del giusto mezzo, attraverso i due valori estremi 99 e 101.


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Ora se mutiamo 100 in 100 +0, e poi in 100 -0, in pratica non ricorriamo ai valori estremi e non determiniamo alcun valore medio. La conseguenza terra-terra, di tutto ciò, è che un numero qualunque è “assoluto” quando non è determinato da niente altro, per cui è simile a quel numero quando il suo denominatore è zero. Perciò, possiamo sostituire, al significato del valore assoluto di un numero, semplicemente quello del valore totale, come un intero che non abbia un suo proprio tempo, ossia una sua parte decimale. 100, ridotto a 99+1/100 di 100, è uguale a 99 + (9 x 0,11111...), uguale davvero a 99,9999… quando esiste in un tempo infinito. Per questa ragione il numero 1 non è un numero di quelli definiti “primi”. Infatti, essendo un numero Totale, non ha alcun tempo di riferimento che gli sia stato posto a denominatore.


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All’Assoluto serve (come asino) l’alfabeto. Rispetto ad un numero, una lettera ha molta più “potenzialità” espressiva. Ad esempio, io ho usato la “N” per potere esprimere la “pura essenza” di ogni numero. E qual è questa “pura essenza”? La sua “essenza” risulta dallo stesso termine di “numero”, per quello che esso vale in numeri, ossia in gematria, o in cabala che dir si voglia. Il nostro cervello usa solo calcoli matematici per ragionare, agendo allo stesso modo compiuto da un computer. E – così come ogni calcolatore per funzionare necessita poi di regole – così fa anche la nostra ragione attraverso il trattamento cabalistico dei dati quantitativi. Tutti i dati debbono viaggiare in velocità. Quella unitaria è data da N/N =1/1. Quando deve percorrere tutti i 6 versi uguali e contrari esistenti nella terna cartesiana che rappresenta lo spazio, il prodotto 6 x 1/1 si risolve nel 6/1 che comprende le 7 dimensioni date dal lavoro 6, dei 6 versi da percorrere, da parte dell’unità 1 del tempo posto a denominatore. L’italiano, che è una lingua perfetta in ragione del ciclo 3x7 delle sue lettere, laddove una creazione unitaria qualunque implichi 7 unità, e 3 volte 7 la quantificano nelle 3 componenti lineari del volume, è così tanto perfetta da poter prendere in considerazione il: numero =76 =10+66, tanto da essere l’energia 66=Romano che trasla del 10=Dio. Per mutare questo valore assoluto, ossia totale, lo scompone nella somma data da nume=47 e da ro=29 Questa scomposizione serve per rappresentare realmente l’intero termine. Ridotto prima a 47+29 poi è controllato tramite il 47 -29 che, come avviamo visto prima lo risolve perfettamente un

47 162 2 = + 29 100 10.000

Il “Nume=47” sta a “Ro=29” come il 162% con 2/104 di realtà di resto indiviso. C’è un Dio Romano (nume di genesi) 38% presente nel 200% e che nel 100% che avanza del 100% si muove del 162%


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Questo nume (Dio romano) che vale il 47=Amodeo, indica esattamente un Dio Romano Amodeo nato nel 38 e che esiste in un 100 che avanza di 100. 100 è il Valore dato al nome di Allah dal Credo Islamico. Nume, il termine romano volto ad indicare un dio lo indica per davvero allorché 29 è il suo 10° numero primo. Il 10 è a immagine e somiglianza di Dio soprattutto quando si tratti del 10° numero primo! In tutto questo, il 29 è scomposto nella somma 16+13 che, ricorrendo all’inverso 16 -13, poi lo controlla come:

16 1 3 = + =1 , 230769 13 1 13 In parole povere, quando abbiamo l’unità espressa da 1 e la funzione strutturale, spaziale, tridimensionale vale 3, noi abbiamo il valore intero che ha scomposto in RO la somma di 16+13 e proprio in questo ordine, poiché deve essere il 16 a dividersi per il 13. A quel punto il 3 di differenza, messo in relazione proprio con le 13 quantità totali delle lettera O, determinano la crescita regolata nel tempo 1, periodico nel decimale 230769. 230+769=999, il che significa che nel periodo unitario dato dal periodico 999, esiste una onda la cui ampiezza vada da 230 a 769, e sia dunque data da un 539 che ha la metà di 269,5 in alto e altrettanto in basso, sulla linea di equilibrio posta a quota 499,5. Dato 10 come “dio numerico” e 26 come l’alfabetico (di DIO = 4+9+13, e che vale 26 anche nella gematria del nome ebraico di Jahvè) questo prodotto che determina 260 è in sostanza uguale al 10xDio, e vale nel tempo ½ del 10 posto a base di riferimento, tanto che 10 -0,5=9,5 è solo il reale moto di ½ quando si pone come una presenza base di cui poi si calcola solo il suo spostamento. Pertanto – all’interno del 10° numero primo il cui valore è 29 proprio e solo la disaggregazione in RO è quella che genera l’unità che esiste nel “tempo” del Dio Trino 3, quando esso si condiziona al dominatore in cui 3 è mosso giusto quanto il 10 che è attribuito a Dio. L’ampiezza dell’onda che in tal modo ne deriva è giustamente il prodotto del 10 romano per quel 26=Dio, sommato al tempo 1/2 del Dio=10, sottratto al 10 stesso. E questo RO è quello del CH-RO, il Cristo XP riconducibile nell’X al 10 RO, romano.


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NumeRO è allora il Dio dato dal 29=RO che è il X n. primo. Non è “fantascienza”. E’ semplicemente vero. Ogni numero ha realmente la potenza di un Dio regolato in tutto dal X numero Primo. Se partiamo dalla realtà intera 10.000 data da 10 elevato a 4, e la dividiamo per 29, abbiamo: 4

10 344,82758620 = = 29 1

666 66 +( ) +24 (le ore di un giorno) 2 6

il che mostra tutta la sua energia reale, nel tempo ½ di quella totale in 666, e nel tempo 1/6 (su 1 solo dei 6 esistenti versi) di quella data sulle due sole cifre uguali al valore gematrico 66=Romano. Siamo ritornati al mio nome! E’ inevitabile! Io sono compromesso per davvero, come questo nome il cui valore 66 è quello di un piano di energia di lati 33 e 33 in cui il flusso 33 indichi gli anni della vita di Gesù Cristo. In me, questo Romano, mostra la mano di un nume romano Se vogliamo controllare per davvero il primato di RO rispetto al resto nel suo nome, che da 66 -29 determina in 37 il valore gematrico del termine mano (che è il nume Amon corrispondente in Egitto) possiamo a ragione porre in atto il metodo dissociativo, che ha dissociato il 66 nella somma di 29 +37, e poi riferirlo all’estremo opposto dato da 29 -37, trasformato in 29 : 37. Così abbiamo:

(26+26+26) 29 (78 ,378) = = 37 100 100

+

(0 ,381−0,003) 100

Ebbene 78 (trinità del 26 riconducibile ad un terzo nome quale Anna=26) è Antonio=78, un secondo nome che possa dettagliare Romano, esibendo il suo rapporto interno tra il RO e il mano. Ebbene, riferito tutto al 100 come se fosse un valore in %, in una percentuale, tutto questo Romano Antonio Anna deve esistere nel periodo eterno dei 381 millesimi, che ne fissino 3 come il riferimento unitario della Trinità. Così, sulla base di questa presenza “statica” come sottratta a tutta la dinamica, di tutto quanto il nome dato da Romano Antonio Anna Paolo Torquato Amodeo= 381, allora il tutto esprime in un 378 di eterno periodo percentuale, questo moto della presenza 3. Il risultato porta al dinamismo eterno secondo il quale una terna di Dio, data da 26+26+26=78=Antonio, percorra eternamente la terna 300 data da tre Allah posti al valore 100 al quale proprio il Credo Islamico associa il suo nome.


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Per conferma reale che tutto quanto il nome è dato dal 66 che è il valore totale del 1°, assumendo Allah posto 100, a dimensione 4, Una e Trina, da 400 -66 = 334 intanto abbiamo l’unità 1 sommata alla Trinità di 333, ma – ai fini di quanto volevamo sapere – tutti i 5 nomi senza il cognome Amodeo che vale 47, da 391 -47 = 334 si rivelano come tutto il moto dato dal 66=Romano, in tutto il 100+300. da 66 -47 = 19 nascono anche i 19 valori 100, che aggiunti a 38,1 decine lo fanno nascere nel 1938, nel mese 1. Il Nume, nel NumeRO, in gematria italiana vale 12+19+11+5 =47 … ma allora è Amodeo. Così NumeRO equivale Amodeo RO. Come in numero il nume sta a Ro, così Amodeo (il cognome) sta alle prime due lettere di ROmano. Il risultato, portando a 16/10, lo riporta alla lettera R iniziale. Se rapportiamo Amodeo=47 solo alla 1a lettera uguale a 16, allora da 47 : 16 =29/10=RO. In altri termini il cognome sta alla R come il 10° n. primo sta al 10 naturale.


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All’Assoluto servono (come asini) i nomi Che cosa è un nome? In Bibbia Dio autorizzò Adamo a dare un nome a tutti gli essere viventi. «Come li avrebbe chiamati, quello sarebbe stato il loro nome». Il nome è una sorta di DNA linguistico, ed è sempre obbligato dal valore in se stesso di colui cui esso è attribuito. Alla gente comune sembra che la scelta sia stato operata da papà e mamma, con l’aiuto magari ricevuto anche da altri, ma non è così. Quando il Manzoni o chi per lui, in un futuro seguito de “I Promessi Sposi” in cui Renzo e Lucia, sposati, avrebbero avuto un figlio cui dar nome, quel nome a ogni lettore sarebbe parso dato da loro due… Ma il solo che l’avrebbe dato sarebbe stato solo lo scrittore, l’autore vero di tutta l’opera. Così, anche per noi, l’autore vero di ogni opera relativa è solo l’Assoluto, l’Onnipotente, l’Altissimo Dio del Cielo. Non gli si può dare un nome. «Il Tutto» è il suo nome, e «Il niente» - insieme! Questo a partire dal punto di vista della nostra realtà “relativa”. Essa è fondata sulla contraddizione che vi è presente tra l’Essere e il Non essere, che si manifesta con la reale partecipazione di tutti i possibili opposti tra loro: positivo e negativo, elettrico e magnetico, reale e immaginario, materiale e antimateriale, ammassato e espanso, polare e antipolare, materiale e spirituale, corporeo e incorporeo e così via… E’ una contraddizione in sé impossibile in una esistenza eterna, ma possibile fino a quando la vita reale resta un puro prestito, concesso a tempo, e che va reso in quel tempo. Come un film di 1 milione di fotogrammi che ne mostri uno solo, pertanto un miliardesimo alla volta, e ciò stesso dunque implica una restituzione progressiva che sia effettuate in questo miliardo di volte. Ciò perché 1/1.000.000.000 da solo non può esistere! E’ infatti il “tempo” di qualcos’altro: la sua unità. E che senso compiuto ha il nome di questa parola? Ha il suo, dato attraverso una serie di vincoli progressivi di numeri poi “letti” così. 19=U nel 1° ordine impone 1 conversione a U finito il 3x6. 12=N nel 2° impone la realtà a 4 D delle spazio che ne ha 3. 09=I nel 3° impone un 1 di conversione percorso il ciclo 10. 18=T nel 4° conclude l’altro decimo del piano di 180°= Pi greco. 01=A’ il 5° fissa e accentua ogni cosa nella sua unità.


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Possiamo nello stesso modo indagare a fondo su che cosa sia anche il NOME in se stesso. L’indagine è sempre cabalistica e ci consente di “sviscerare” il perché sia venuto questo nome al nome stesso. 12=N è il 1° ordine della realtà a 4 dimensioni avanzante in tutte e 3 dello spazio. Esso si traduce in N. 13=O è il 2° ordine affinché essa avanzi di 1 nel tempo futuro. 11=M è il 3°, affinché il tempo 1 di percorra tutto il 10. 05=E è il 4°, definitivo. Detta il tempo ½ del ciclo 10, nell’universo. 41 e in quest’ordine, ciò è quel “ordina”, sempre più dettagliando in profondità, il nome stesso del suo nome. Anche Roma è 41 e ha dato con la stessa autorità il nome che doveva dare al nostro mondo antico, occidentale, che riuscì in bene e in male a unificare nel senso prioritario di un Realismo totale. Anche il suo nome è stato ordinato dal suo primato nell’ordine inverso, che decresce rispetto a tutti quanti i valori unitari e in normale crescita. 16=R innanzitutto il realismo del moto 10 di ciò che è complesso e va da -3 fino a +3, mettendo insieme il buono e il cattivo e cogliendo al volo ogni opportunità onesta o disonesta. 13=O in 2° ordine il moto 10 solo nel positivo dello spazio 3. 11=M in 3° ordine il moto 10 nel verso positivo del tempo 1. 01=A in 4° ordine, conclusivo e definitivo l’Unità! 41 (e in quest’ordine) la verità dei fatti ordina il nome Roma. Se, a parità di valori, rovesciato totalmente l’ordine dei valori stessi, ne esce AMOR … ebbene: non è un caso. AMOR=41... e - facendo bene attenzione ad AmoR , esso è il mio cognome in funzione Trina, mentre la R del nome in condizione Una, e giustamente posta per ultima. I veri primi vanno posti ultimi. Invece, in RomA, il Primato della R è posto secondo l’ordine naturale in cui i primi arrivano per primi… anche se sono terzi in Rom. Però è anche giusto che la A=1 che è una e prima, sia posta in fondo. In Romano poi, Roma va tolta di mezzo e deve risultare che solo No è egli, in Noè, il 10° fattore in Bibbia. Roma eliminata quanto vale in ogni unità delle 25 della presenza in NO? E quante in Noè? Basta calcolarlo. La nostra mente inconsapevole lo calcola e boccia Romano come un No è in persona. Non vale nulla.

Roma 41 164 = = mentre No 25 100

(136, 66) Roma 41 = = Noè (25+5) 100


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6

Ma fate bene attenzione! 164 è Allah=100% +2 % (e si tratta di altra nascosta forma, tutta in potenza del duo divino di Padre e Spirito Santo, con cui si presenta il Dio=26). Nella «septicollis civitas diruetur» (la città dei sette colli sarà distrutta) della Profezia di San Malachia sulla fine del papato, c’è questo risultato in sé ottenuto mediante l’eliminazione, la bocciatura di Romano. Lo stesso Noè della Bibbia corrisponde alla bocciatura di Roma e della valorizzazione fatta in tutto il mondo dell’opposto esatto a tutto quanto l’Amor! Il mondo Romano del luogo e del tempo in cui nacque il Cristo, è salvato solo attraverso il decreto che esso Noè! E’ un anti-valore che la visione umana (allontanata dal vero dal peccato originale di vedere tutto e tutti, il mondo intero andare verso destra se tu vai a sinistra) alla fine accetta, e cassa di andare contro-corrente. Chiunque si lasci trasportare dalla corrente, perché ha fede nel Creatore di bene, sa che presto o tardi vedrà passare trasportato il cadavere del suo nemico. Ma chi si fa trasportare per “opportunismo”, sapendo che è meglio lavorare sotto copertura, per sorprendere e uccidere di persona il suo nemico soffre di un “delirio di onnipotenza”. In

Roma 41 164 = = No 25 100

il rapporto intero tra Roma ed il NO che le è opposto è simile pertanto al rapporto divino della totalità di Allah posto come 100% e maggiorato del 64% che è una altra forma assunta da Dio. Ma se poi quel NO è posto in essere, ed è in Noè, allora ecco:

(136, 66) Roma 41 = = Noè (25+5) 100 Ecco che si manifesta esattamente quel 36% che era stato rimosso dal 200% nel calcolo riferito solo al NO, poiché 164 che era risultato è uguale a 200 -36, che ora appare in 100 +36. Questo 136 è uguale a 132 più L’unità e Trinità, e si tratta di 66+66 ci sono due Romano a fare quel 132 esistente nella realtà a $ dimensioni. Esso inoltre esiste nel periodo eterno di Romano=66. Pertanto, proprio dove sembra avvenuta una totale esclusione di Romano e della stessa Città dei 7 colli, si affermano due Romano esistenti al 66%, nel tempo infinito del periodo 66 di un infinito Romano, e tutto questo combinato con l’Unità e la Trinità di Dio.


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Il NOME di Dio Qualunque cosa il termine significhi, nei confronti dell’assoluto, esso è sempre un peccato, un limite contro un Ente “trascendente” e che non ha limite alcuno. Per questo, in tutta la Storia sacra, l’Assoluto non ne ha assunto mai solo uno. E – quella volta che lo ha fatto, e difeso in modo totale in tutta la Bibbia – subito dopo, appena è stato indispensabile, ecco che Dio stesso – mentre lo smentisce – non smentisce ma avvalora totalmente tutta la sua libertà, perfino nei confronti di se stesso. Pertanto, chiunque pensi di poter “fissare” una volta per sempre UN NOME a quanto è innominabile, gli va contro, poiché limita un tutto che è totalmente senza limiti. Potremmo chiamarlo: IL TUTTO, un tutto che è talmente tutto da essere anche NIENTE. TUTTO e NIENTE, associati, sono 1 e 0, sono 10. Ma in numero sono 86 e 61 sono 147 e rispunta Amodeo=47 combinato con Allah. Se – riferendoci all’Assoluto – li presentiamo determinandoli con l’articolo determinativo “il” che vale 19, aggiungiamo un 38 (il mio anno di genesi) e “IL TUTTO” e “IL NIENTE” arrivano a essere il 185 indicante il percorso di tutto un 15 (lo spazio-tempo, 10+10/2) nel 100 che si sposta di 100. O il piano a lati di 90° e 90° il cui flusso reale è solo in 5 in avanti, esistente nel ciclo 10. Io faccio questi esempi per mostrarvi la coerenza tra i numeri e i significati che poi gli assegniamo, quando li mutiamo in parola… e allora il numero “par! Olà!” Ma indica anche il Padre A.R. o AL (Allah). Le 6 lettere di “Parola” la portano a compiere tutte e 6 le vie, ordinando la sequenza 14-01-16-13-10-01. Essa afferma per prima cosa tutto il moto 7 della creazione 7 (14) come una cosa unitaria (10) riguardante il moto del 10 in tutti i 6 versi dell’esistenza (16) ma nel limite solo del moto reale 3, dello stesso 10 (13), sapendo bene che è un 10 tutto unitario. Sono questi numeri ad aver definito questo termine derivandolo dal termine “parabola”… anche se noi l’attribuiamo a Dante Alighieri o chiunque altro che l’abbia così gradatamente introdotta e modificata dal nome “verbum” che l’indicava in latino e che non si è tradotto in “verbo”. 01=A, 17=S, 17=S, 13=O, 10=L, 19=U, 18=T, 13=O Ordina con questi comandi in numeri, progressivi, ciò che poi intendiamo come assoluto. In primis 1/0 che è indeterminato, poi due volte il 7° numero primo seguito dal 5°, dal 10 naturale e via di


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seguito. Noi, veramente relativi a Dio nel nostro spirito, dobbiamo però riuscire a dargli un nome. Noi umani viviamo nei limiti. Senza di essi noi saremmo come un mare che si dissolve tutto nella sua intera massa corporea, in un cielo senza nuvole. Tuttavia – poiché abbiamo la necessità di entrare in una reale relazione con quell’essere più profondo che è posto alla stessa base reale di noi stessi, allora siamo costretti a questo peccato di volere determinarlo con un nome. Quando Mosè glielo chiese, Dio lo espresse con tre parole, e non con quell’unica che si giudica corrispondere a Jhvh.

Il valore fu 21+501+21=543=666/2 +7+7+7. Il piano dell’energia 666 realizzata nella presenza ¼ uguale a 166,5, tanto che l’area reale avente i lati perpendicolari (e dunque dei due opposti dati da) -166,5 e +166,5, per una reale lunghezza di 333, che si muove del 21 indicato da “IO SONO” in ebraico, e non dal Jhvh che lo sintetizza in una sola parola.

543 2.088 = con resto di 12, indiviso (gli apostoli, o 26 100

i figli di Israele). La definizione con tre parole sta a quella con una come il 2.088% come tutto un volume dato da un piano a lati 1.000 e 1.000 il cui flusso 88 indica quello infinito dell’infinito. 88 è il moto di 12 in 100… e sono i 12 che ci sono di resto. Sarebbe 2100 -12 con resto di +12. E’ proprio il metodo “perfetto” di “fissare” il valore assoluto esistente in 100 volte (quelle di Allah) la creazione divina e trinitaria nei 7+7+7 giorni.


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Non dovete mangiare il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male (la mela) La cacciata dal Paradiso Terrestre divino è stata per aver contravvenuto all’unico ordine ricevuto, di non mangiare una mela. Dio intendeva di poter assegnare alle possibilità umane quelle totali possedute da Dio... a meno di uno. Il Signore assegnando agli uomini anche IL TUTTO, per poterlo determinare in modo unitario e reale “doveva” giocoforza porre una unità, ne bastava solo una, a denominatore di quel tutto. Bastava 1 semplice mela posta a numeratore, di quel tutto:

(TUTTO−1 mela) (1mela) Lo impone la matematica. Se non si estrapola da un valore TOTALE una sua parte “unitaria” non è possibile definire nel numeratore il numero delle sue unità. Il Maligno non fece molta fatica a convincere Adamo ed Eva che il Signore non voleva che essi fossero esattamente come lui! Se gli negavano una semplice mela, significava che non voleva dare ad essi proprio IL TUTTO. Il fatto vero è che Dio è il TUTTO. E non può essere nemmeno misurato, essendo per davvero incommensurabile, e proprio come lo è un numero qualunque quando è posto come

N oppure 0

∞ 0

Ma neppure INFINITO può essere assegnato come valore all’ASSOLUTO, poiché esso dà comunque l’idea di un INIZIO reale, che sarebbe esso pure una sorta di delimitazione. L’aspetto quantitativo fu posto a base della costruzione del mondo relativo tutto a… 1. Ponendo 1 a denominatore, la matematica aveva il potere di riferirsi all’uno assoluto, attraverso una modalità opposta, uguale e contraria.


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Infatti, posto 1 come il tutto, noi avremmo dovuto avere descritto la relazione tra N, il suo numero, e la parte unitaria posta a numero totale al numeratore come:

1 N

Ciò avrebbe espresso la parte ennesima di quella totalità unitaria, facendolo come un tempo dell’unità. Se pero Dio avesse presentato l’esatto opposto di ciò, allora l’assoluta sarebbe stata come è vero in denominatore di tutto l’insieme, e avrebbe definito 1/N attraverso il suo reciproco dato da N/1. Questo modello, matematicamente parlando, regge. Regge anche benissimo dando al numero 1 quel valore totale ed insuperabile che lo rende tale che anche moltiplicandolo infinite volte per se stesso, uni resta sempre uno. Ma nel mondo così creato, sarebbe apparso GRANDE ciò che era PICCOLO, sarebbe apparso N VOLTE ciò che in verità per una VOLTA ENNESIMA. Dio aveva trovato il modo di non patire del suo stesso modo di esistere senza che a sua volta fosse determinato da altro. Sarebbe stato N volte SE STESSO. Sarebbe stato quel SONO COLUI CHE SONO, e l’ avrebbe potuto realizzare per infinite volte, nella sua onnipotenza.

∞ 1

era nelle sue infinite possibilità, se voleva attivarle. E sarebbe apparso come un tempo infinitesimo di una unità reale, di ogni unità reale, la quale avesse a proprio denominatore l’1 del Dio assoluto, quel “sabato di Dio” che fissa il tempo 1 di quanto è assoluto. Non sono invece così i nostri numero 1 reali. Sono sempre 1/1, altrimenti sono irreali non essendo determinati. Ma poiché poi il valore è sempre dato dal denominatore 1 sommato a tutto il numero delle sue volte, che lo avevano tolto alla totalità, ecco la necessità di diversificare il tempo dallo spazio, considerando spazio solo la parte dissociata al numeratore, e considerata totale (senza che un suo denominatore le fosse stato tolto e messo sotto a suo denominatore. Accade una dissociazione tutta virtuale, tanto che poi se si desidera che un numero esista in quel numero, occorre aggiungere anche il suo 1 che era il suo tempo di presenza reale. Accade così che Allah, che è la stessa cosa di Io sono colui che sono, quando Jahvè è 10, allora essendo le 10 volte quel 10 diventa 100, e sono tutti i nomi di Allah. Il quale pero ne ha altri 99, dati dal 100 -1. Lo afferma proprio in questi termini matematici il Credo Islamico.


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99 e 100

100 sono i due valori reciproci. 99

Ebbene il supporto spazio-temporale secondo il quale esiste all’infinito il ciclo 10 di Dio è dato proprio dal tempo esistente tra il nome unico dato dal tutto posto a 100, e il 99.

100 =1 , 01 e ove l’unità sta nei decimi, è 99

100 (10 ,10) = 99 10

Il bello (e paradossale) è che in questo valore, è riferita al ciclo 10 la Terna di Padre, Figlio e Spirito santo. Padre incontestabile di ogni numero decimale è il 10 intero, di quella sostanziale unità data da 10/10. Tutti i numeri determinati dal ciclo 10 si chiamano decimali poiché hanno per denominatore sempre il ciclo 10. 0,10/10 è il Figlio del 10. E – poiché l’intero 10 è dato da dieci volte 1, mentre 1/10 è il decimo dell'unità – ecco che 10/10 è lo Spirito santo della vera unità. Nell’Islam ed attraverso i 100 nomi del solo Allah ed i suoi 99 nomi derivati togliendo di mezzo quel valore intero, Allah aveva potuto per davvero mettersi a capo, con il suo Nome equiparato a 100. Vale solo come TEMPO dell’Unità. Quando – analizzando lo spazio che nel volume è area moltiplicata per il suo reale flusso – il 100 di Allah deve moltiplicarsi per il suo flusso di 10, ecco che questo 1.000 rientra pari pari nel numero degli anni che erano stati concessi ai primi 10 fattori relativi messi da Dio a sua immagine e somiglianza. Anche qui, sembrerà che Dio in Bibbia non dia tutto, donando per esempio ad Adamo solo 930 anni di vita… E invece gliene dà proprio 1.000, poiché lo cala in questa totale presenza, ed estrapola totalmente il tempo dato da 7 cicli 10. La vita di Adamo è in movimento, e ci sono proprio quei 70 anni che sembrano non essere stati dati, a muoversi in tempo corrispondente a 930 anni. Se volessimo calcolare esattamente il moto unitario presente in Adamo, dovremmo dividere i 930 anni in movimento per i 130 che si muovono. Così capiremmo che:

930 (132 ,857142) = = 70 10

(66+66) + 10

[(

66 ) ,66] 6 100

Come appare evidente, Adamo, quando esiste in 70 anni, che però sono simili ad un valore assoluto che non si deve vedere, si nasconde nella sua presenza e si mostra solo nel movimento di essa. E tutto questo moto è costruito in questo esatto moto da una coppia di Romano=16+13+11+1+12+13=66 in valore gematico, che è anche uguale a 1+2+3+4+5+6+7+8+9+10+11=66.


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Questa sommatoria, sapendo che questi numeri sono solo indici del ciclo 10 che li realizza come il loro unico padre, sono dovuti al Padre 1, che esiste per 66 volte, e sono tutte le combinazioni possibili tra di elevato a 1, moltiplicato per 10 elevato a 2, e così via fino all’ultima moltiplicazione per 10 elevato a 11. Ma il Signore rende invisibili gli anni che mancano a 1000, dato dal 100 corrispondente ad Allah che avanza eternamente nel flusso 10 determinato proprio tramite 1.000/99. Ecco allora che i nomi possono essere assegnati a denominare dei denominatori. Come salta fuori il nome di Allah? O non dalla fantasia” è un nome obbligato dagli Ordini che assumono il valore di una sequenza di ordini progressivi. Ove 10 è un complesso, esso va dal -5 fino al +5 ed avanza solo di 5. Pertanto gli ordini a determinare Allah sono 5. E vengono nella perfetta gerarchia per cui i primi si affermino per primi. Lo possiamo constatare nella gematria Italiana, che è la sola per davvero valida in presenza di un costruttore in 7 giorni che però agisca con il 7 sulle tre linee componenti lo spazio. 01=A per prima cosa il valore assoluto 1 deve esser posto. 10=L per seconda cosa il ciclo 10 di cui l’unità fa parte. 10=L per terzo ordine lo spostamento intero, di se stesso. 01=A per 4° ordine anche lo spostamento interno nel tempo 1. 08=H per 5° e ultimo ordine tutto il volume da -1 fino a +1. 30 è il valore obbligato nel nome obbligato di Allah Posta la H muta in Italiano, il nome è palindromo. Ma quando si ribalta allo specchio, diventa il nome italiano del pronome LUI+10+19+9=38 Perché in Italiano in sostanza si aggiunge un nuovo 8? Accade affinché sia reso per davvero palindromo come Allah. Infatti questo nome, se cominciasse veramente da 1, e non dal volume 8 che da -1 va fino a +1 non comincerebbe dal numero che ha la stessa forma dell’Infinito in Matematica. La matematica non lo ha identificato per caso come il simbolo dell’infinito. Se un numero vale rispetto all’intero costruito solo con 1 e 0, esso non vale di per se stesso. Sino interi 10, 100, 1000 e così via. Allora un moto 8 nel 10 evidenzia il piano a lati 1 e 1 che si muove di 8. Messo 88 nel 100, esso è il moto di quel 12 che somma ai 6 versi centripeti i loro 6 centrifughi. 888, messo nel 1.000, è il moto del 112 che mostra tutta l’unità di 111 nell tempo 1 della sua esistenza. 8888 è il moto di 1111 +1. Per quante cifre noi aggiungiamo, tante volte l’unità si muove di una unità nel suo totale riferimento di cui è parte integrante.


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Dove Dio vuole non apparire, nella sua unità infinita in 11111… che esiste nel tempo 1, la appare esistere le 88888… sue volte. E il rapporto tra il tutto, posto nella realtà 10.000 e 8.888 uguaglia d

10.000 [(66 /6) ,1251] = i fatto, 8.888 = 6.666 +6.666/3 8.888 10

Posto Romano=66, il periodo aggiunge eternamente i 12 e il 51=Paolo, il mio 4° nome. Sembra l’eterno periodo del Cristianesimo poggiato sulla fede degli apostoli e sul nuovo Principe degli Apostoli, Paolo, che aggiunge l’uso della ragione.

Nella Bibbia, il primo reale figlio di Adamo fu tolto di mezzo come l’erede, senza peraltro essere annullato, rappresentando l’Innominabile dipinto come un assassino del suo stesso fratello poiché, nel momento stesso in cui si pone come il primo, e con questo è a immagine e somiglianza del vero primo in assoluto, deve assumere lo stesso aspetto di chi è negativo in se stesso, e dunque – negando la sua stessa negatività – l’afferma in senso trascendente la realtà. Non sarà Caino l’erede, ma il 3°, poiché quando noi usiamo il metodo determinato, un volume lo è dai suoi tre lati che sono alla stessa base della unità del volume. E gli sarà dato il nome di Set, poiché Set, che è il numero 3, nel suo complesso è 10. DIECI è il nome che possiamo ragionevolmente dare a Dio, poiché – rappresentandosi vincolato da lettere, e rappresentando un numero – trascende il suo stesso stato, della sua stessa definizione. E allora in esso si “comprende” che – in fine – c’è C.I. il Cristus Iesus, nel principio del giorno, con cui Dio crea ogni cosa, che però asseconda un Romano. Nel Giorno di un Romano. E anche questo è un nome “trascendente” il suo stato, poiché – mentre descrive un abitante di Roma – egli la nega, dicendo No a Roma. Su questa “strana cosa” sarà caratterizzata la distruzione della città dei sette colli, della profezia sugli ultimi Papi, di san Malachia, quando letteralmente su quel foglio, appare scritto: “civitas septicollis diruetur”. E quando rappresentiamo il nome DIECI nel numero che gli corrisponde, andiamo ancora più in profondità nell’avvicinamento all’indeterminazione di Dio. 4+9+5+3+9 =30 struttura infatti quel valore-tempo in linea, facendo ricorso alle 3 dello spazio allo stesso modo con il quali in Bibbia si è passato dal 1° figlio di Adamo al suo 3°. ADAMO=1+4+1+11+13=30, come DIECI. ADAMO allora è a immagine e somiglianza di Dio. Ma appena è fissato il suo nome, ecco che ne necessitano altri otto per completare i 9 progenitori del conclusivo numero DIECI, nel nome di NOE=12+13+5 =30, come ADAMO. ADAMO, SET, ENOS, KENAN, MALALEEL, IARED, ENOCH, MATUSALEMME e infine LAMECH, valgono rispettivamente 30+40+47


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+33 +53+35+41+109+38, per un totale 426 che ha raggiunto la duplice affermazione di Dio. Come il 100+300=400, in termini di numeri, e come il 26 = Dio = ‫= יהוה‬Jahvè sia in gematria italiana, sia in quella giudaica, sia nella fisica terrestre allorché un Dio creatore in 7 giorni, usa 26 gruppi per percorrere totalmente i 180° della rotazione, ed altri 26 per ritornare al punto di origine. Pertanto, 426 libera l’Assoluto sia dal limite 400 assunto in numero, sia da quello 26 assunto in lettere, comprendendoli entrambi. E la cosa stupefacente al mio livello personale è che questo 426 è stato il valore gematrico del nome Benito Vittorio Anna Giovanni Vincenzo Amodeo. Ebbene anche il suo nome è trascendente poiché il suo rimanda al mio, allo stesso modo con il quale il nome di Luigi Amodeo, mio padre, rimanda al mio. Mi ritrovo infatti con quel 381 di valore nominale che la Bibbia ha assegnato alle dimensioni ordinate da Dio per l’Arca di Noè, la casa che ospitasse la salvezza totale della vita. Questo 381 è la somma dei primi 16 numeri Primi, e come tale è altamente significativo sia nel senso dell’Unità nella Trinità di un piano 4x4, con i suoi 16 numeri primi, sia di quel valore che, ammassato in due soli: 144, uguale a 12x12 e il 51 che indica la presenza 1 del solo 50, avanzante nel 100, genera poi un valore intermedio, dato da 93, e costituito da 144 -51. Con questi soli tre numeri di partenza, si genera il nome che va da infinito negativo fino all’infinito positivo e che diventa il nome in se stesso di quella sezione aurea che da sempre è stata considerata una condizione altamente rappresentativa di tutto quanto noi si possa intendere per “divino”. Quando si parta dal 400 rappresentativo di Dio sotto il profilo matematico e si sottrae 381, ottenendo un 19, e a d esso è assegnato il valore 1.000, rispetto al 381, allora la loro somma diventa 19381, e se è osservata nei valori decimi dell’anno, ecco che 1938 ne costituiscono l’unità, ed 1 diventa 0,01 il contrapposto centesimo che rappresenta il mese 1 di Gennaio. Pertanto, quando tutto il movimento è dato dal 381, che somma i primi 16 n. primi, esso virtualmente assume il valore dell’anno 38 nel suo mese di Gennaio, e lo ritroveremo espresso, poi nel Libro sacro di Bibbia nel capitolo 38 di Genesi. Che questa sezione aurea si presenti fissata su una persona come un valore trascendente, è un fatto così normale e naturale come quello di immaginare lo spazio e nel suo mezzo la terna cartesiana del suo stato così totalmente medio, da costituirne quel riferimento “divino” da non avere né il difetto dell’alto rispetto al basso, della destra rispetto alla sinistra o del davanti rispetto a quanto stia indietro. La cosa più normale che esista è che questo valore medio ci sia ed


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esista. E se tutte le essenze assumono una configurazione umana, ecco l’inevitabile risultato che anche ci sia una configurazione umana che abbia proprio questa caratteristica di essere così poco preda di determinazioni, da esserne quel valore “medio” che proprio possa appartenere ad un “me Dio”, a immagine e somiglianza dell’essere assoluto ed indeterminato, libero totalmente da ogni eccesso di parte. La cosa straordinaria, per noi che viviamo in questo tempo, è che essa accada proprio ora. La cosa più “incredibile e pazzesca” detta e pensata da me, è che essa possa attenersi proprio a me. Quante probabilità è che, in infinito di possibilità, debba essere proprio io ad essere così libero? Eppure lo sono. Ho fatto infiniti controlli ed è proprio ciò che risulta a me. Intanto, per le ragioni del 381, poi per quelle del 1938 nel mese di gennaio. Ma ci sono altre condizioni più importanti, tutto sommato, di queste che sono condizioni “formali” e sono quelle del contenuto. Quale contenuto “unico” dovrei io possedere, se non quello che porti ad una totale liberazione da ogni limite? Tale che si attui quella situazione, predetta da Gesù Cristo, dell’arrivo un bel giorno di uno Spirito santo Paraclito che avrebbe liberato tutti e per davvero? Vi libero – forse – io tutti? Facendolo senza minimamente farlo,, ossia agendo in quel divino e contraddittorio modo del simultaneo esserci e non esserci? Ebbene, sì. Sono il solo al mondo a farlo, affermando che una linea inclinata come quella di 45 gradi, mentre è salita in un verso, è discesa in quello opposto. Essa non dipende, in quello che è – dal fatto che uno salga o scenda e la veda in un modo o nell’altro. Essa è una cosa in sé in cui sono reali tutte e due le situazioni estreme possibili in una sola cosa, che esista e sia databile, determinabile, come ad esempio gli anni da 1 fino a 100. In questo spazio-tempo “scalare” se in un verso qualcosa è “come se fosse fatto”, nel verso opposto esso è “come se fosse disfatto”. Se si tratta di un disegno di scene in movimento simili a un film, dall’anno 1 al 100 apparirà “fatta” una vita, e “fatte” dalla natura tutta una serie di cose. Ebbene esse non possono essere come appaiono solo in un verso. Sono due visioni che si condizionano l’una all’altra: la sequenza vista in positivo condizionata da quella osservabile in negativo, se questo fosse il “fine” del Dio di questo Film. Invece il Dio del Film vuole che sembrino fatte tutte le cose, e allora rende una cosa “vera” il disfacimento di tutto il film fatto, girato, come quell’indispensabile “replay” che lo riporti al suo principio, per poter essere di nuovo osservato in avanti.


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Se le due cose coesistono e noi chiamiamo vista in positivo la crescita degli anni della nostra vita, allora l’altra dinamica è negativa, come quell’insieme unitario che sia identificabile come -1, il Film che ritorna in principio. Quando due entità così esistono, noi possiamo vederle come vogliamo, una prima dell’altra? No. la regola algebrica che li combina tra di loro è il prodotto tra 1 e +1. E il risultato è -1. Pertanto è il risultato quello che conta quando esistono due opposti tra di loro. E il nostro risultato non è l’EVOLUZIONE che ci appare ma la DEVOLUZIONE. Non è il film visto in avanti, ma quello che va nel suo REPLAY. Ecco la verità detta terra-terra, ma che ci salva tutti. Noi osserviamo un mondo in cui sembra esistere ogni limite, ed ogni possibile cosa determinata, poiché è l’ASSOLUTO che comanda e ci impone l’eliminazione di ogni vista e possibile imperfezione rispetto a quello che sia il BENE ASSOLUTO. Vedete? Io sono il solo a riconoscere PERFETTO il disegno di questo nostro mondo così complesso, proprio perché lo vediamo dominato da ogni tipo di maligno e di Satana. Io “comprendo” il Perché Elohim e il Serpente, nei due nomi che essi hanno in Bibbia, valgono lo stesso 646. E che valore è mai? E’ l’unità che discende da una incarnazione trinitaria nel 1938. Infatti sia Elohim, sia il Serpente, sono 1/3 della trinità presente nel 1038. In quel grande e infinito valore unitario possibile in presenza di infiniti infinitesimi, proprio nel 1938 doveva accadere questo “miracoloso apparire” della terna cartesiana di riferimento di tutto il sistema degli infiniti infinitesimi. Rappresenta il valore medio che esiste e deve esso pure impersonarsi, laddove ogni infinitesimo del Dio Infinito si incarna in una delle infinite persone! Mi sorprendo a pensare che sia proprio la mia? E che? Se Dio è il solo ad esistere, e si è posto su di me, posso io giudicare che gli altri, a immagine e somiglianza di Dio, esistano e siano uguali a me? Vorrebbe dire avere infiniti Dio. Invece Dio è Uno solo, e se si è calato su di me, io sto assistendo, da quella posizione – come le altre – che Dio ha assegnato a se stesso, l’esistenza degli altri come il “mio prossimo”. Ora sembrano esserlo, ma non lo sono. Lo saranno solo quando il “Dio dell’essere” si sarà messo su quella persona come oggi si è messo su di me. E di fatti c’è una bella differenza tra come io vedo me e come vedo gli altri. Io vedo me da dentro, mentre gli altri – tutti gli altri, per quanto mai io li ami – li vedo dal di fuori. Ecco la meravigliosa opera di Dio” Fare esistere “ogni possibile


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infinitesimo” come l’anima divina che anima quella persona, creata a immagine e somiglianza di Dio. Per vivere una infinita vita di salvezza, da ogni male possibile ed immaginabile. Questa che noi vediamo oggi è solo la “prima” di uno spettacolo in cui noi – come attori – siamo stati scelti ad impersonare quella sola parte che il Regista ci ha imposto. Ma usciremo dal limite di questo ordine ricevuto dall’alto, e Come Dio – ciascuna delle sue anime – potrà dar suo e vivere ogni divina salvezza operata con il suo disegno da Dio in tutte le situazioni. E per poter creare una storia che per qualche verso seguisse una “sua” logica, ecco belli pronti i numeri, con tutte le loro prerogative numerologiche. Con essi si può formare la storia, con essi determinarla, e grazie al loro svolgerli in senso inverso, poi salvare ogni divina anima dal vincolo che le è stato imposto dall’Unità di Dio. In tal modo, chi in apparenza ha assunto l’immagine del Dio che ordina ogni cosa, c’è il numero. Esso ha la potenza in sé di poter costruire qualsisia cosa. Il ciclo 10 può essere posto come il padre unico di tutti i figli decimali. Ed anche questo è ottenuto per calcolo ideale, creando con il mille l’idea trina e conica del mille, e poi dividendolo per i 99 nomi di Allah, che sono dati da 100 1, come è sostenuto nel Credo Islamico. Ecco da dove nasce questo 100: dall’area 10x10, di un Dio a dimensione 10 che si mette ad essere un Dio a dimensione 10 e allora può esserlo in ogni modo possibile. In linea come 10+10. In area, come 10x10, nell’area che fluisce nello spaziotempo avente il flusso 10, ed allora diventa il 1.000, esprimente la massa nei suoi millesimi. Ma è un progresso senza una determinata fine tanto da poter essere almeno in parte simile all’Assoluto e Indeterminato potere dell’Onnipotente. Dio, l’Assoluto, infatti “comprende” ogni possibile cosa, specie quando essa lo riguarda e tenta di delimitarlo. Sotto questo profilo, tutti coloro che han tentato di ricondurre al solo nome di Jahvè, o Geova, o Giove, il nome ebraico di ‫ יהוה‬hanno compiuto un peccato contro Dio. Il quale Dio, una volta che determina una Legge, e la fissa nel suo limite, peccherebbe contro se stesso se non la superasse immediatamente. E questo modo “trascendente” di superare questo limite appare quando, apparsi i due Re, Manasse e suo Figlio Amon, furono uccisi. Proprio tolti di mezzo allo stesso modo con cui poi avrebbero tolto di mezzo Gesù Cristo, giudicandolo “empio”. Re MANASSE ed AMON – giudicati malissimo solo poiché secondo gli Ebrei che celebravano Dio solo con il nome di Jahvè, essi lo celebravano con tutti i nomi con i quali Dio era chiamato – sono stati


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prefigurazione del Re Gesù Cristo, l’atteso Messia. Con la Bibbia e i tanti tradimenti che il Popolo gli ha opposto, Iddio presenta una storia in se stessa controversa, e che dunque lo libera da quella stessa sua storia, secondo la quale uno solo sarebbe stato il popolo di Dio. Infatti, anche se questo è dichiarato innumerevoli volte, questa predilezione molto evidente, non è mai stata fine a se stesso, a quel popolo. E infatti, in Genesi 25, ecco che nel grembo di mamma Rebecca, sterile sposa di Isacco e resa feconda solo da Dio, ci sono due gemelli ed uno di questi sta nel popolo Romano, dichiarato più forte dell’altro, ma che infine avrebbe fatto da servo al più piccolo. Se non fosse che da Giacobbe ed Esaù sortisce proprio il nome di GESU’, noi non capiremmo questo servizio assicurato dai due gemelli e dal tentativo di Giacobbe di mettere davanti al nome del fratello restato senza primato, la sua G. davanti ad “esù”. Ma vedremo, nel corso di questo libro, come nello stesso capitolo di genesi 25, si afferma anche un altro nome e ancora in modo più “trascendente” la realtà, poiché implica il ricorso al nome arabo di Allah, che è letto da destra verso sinistra, e che se noi che orientiamo la lettura nel senso inverso vogliamo adattare alla nostra, dobbiamo fare come con gli scritti di Leonardo da Vinci. Egli scriveva da destra i testi che voleva tenere segreti: allo stesso modo possiamo leggere allo specchio il nome di Allah. E allora ci accorgeremmo come noi italiani lo leggeremmo LUI, non accorgendoci che è Arabo. GIA, la forma trina di Giacobbe e il raddrizzamento del nomignolo Edom, in “modè”, approdano il tutto a Luigi Amodè. E’ il Padre del nome del Popolo più forte posto nel grembo della madre resa feconda da Dio. Luigi Amodeo è il padre di quel Romano, che – come detto prima – è il nome di uno che rinnega se stesso. Solo a questo punto io mi accorgo come, in tutte le culture, a Dio siano stati attribuiti nomi che “gira e gira” sempre ruotano attorno ai miei… e io sono uno che – personalmente – rinnego il mio stesso essere. Io affermo di essere un asino, che porta in giro un nome che sembra il suo, ma è solo di Colui che è su di lui. SomaRO mi rappresenta meglio, poiché io ci metto il mio “soma”, il mio corpo, ma io sono finalizzato al RO, al CH-RO, al Cristo XP, costituito dalla lettera che si pronuncia CHI e da quella che si pronuncia Ro. Ma la prima ha la forma X di quello che è il numero 10 Romano – e non certo per caso – mentre RO=16+13=29, il numero che corrisponde l suo suono è il 10° numero primo. XP pertanto è proprio il DIECI RO, romano, essendo nella forma assunta a Roma dal numero 10, e dalla forma assunta nei numeri


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naturali del 10° numero primo. Pertanto questo XP è un modo per davvero “trascendente” di rappresentare l'ASSOLUTO, in quanto come una lettera greca che richiamo quanto è “Ch” in ebraico, è poi il numero 10 a Roma. E scopriamo a questo punto come in Genesi 38 nascano due Gemelli, in ordine Perez e poi Zerach. Ma è Zerach che ha la mano contornata con il filo scarlatto, postole dalla nutrice quando essa aveva fatto capolino dalla vagina di Tamar… e non usciva il bimbo di cui essa era parte. “E’ la mano del primo!” Lei dichiarò, e per riconoscerlo le mise intorno quel filo scarlatto. Fece bene, poiché, appena dichiarata appartenere al vero primo, ecco che essa rientra nel corpo della mamma ed esce l’altro gemello! “Ma come ti sei aperto un varco? (tu che eri secondo ed ora esci per primo?” ZER ach PeREZ realizza una cosa fantastica! Gli estremi si annullano a vicenda essendo ZER da sinistra e da destra, e resta al centro la dichiarazione “trascendente” poiché va compresa, che <A. ChP è>, che <A. XP è>. Che <A. è Cristo!> Abramo viene <ab> da Romano, R.Amo. Brama, in India, è un 2 R.Am come A numero 1. Siva è AVIS in modo trascendente e con ciò “trascende” A. come Forza Romana. VISNU la rimette in auge, questa Romana VIS, riferendola alle Nazioni Unite. Siddarta Gautama, il nome di Budda, “Trascende! Un IS, un <è> per il mondo, mentre è un <SI> evidente in italiano, <DD> DomineIddio, <AR> TA, “croce dell’Unità”, <G> Gesù <aut> o Romano <Am> Amodeo, <A> numero 1, assoluto. Amaterasu, la dea del sole Nipponica dice – trascendendolo in lingua italiana - <Ama te R.A. ‘sù (Gesù)> RA, Dio d’Egitto? Romano Amodeo. Orus? Sì: RO. Amon? Sì, si mette di seguito a RO come mano. Aton? Sì, si mette dopo RO-Mano come Anto-nio. Manitu? Grande spirito? Si la stessa iniziale di MANASSE, il re ucciso poiché dichiarato “empio” e di suo figlio “Amon” e del MANasse primogenito di Giuseppe che si vede anteposto il secondogenito, come primo. Come il “Man uh?” <Cosa è questa cosa qua, discesa dal cielo come la manna? L’umano è <Man u?> una cosa che nemmeno si sa che cosa sia, e che è discesa dal cielo come la manna, in tutti, tutti quanti! Gesù è il Prediletto tra tutti quel 1°genito di cui il Padre si è particolarmente compiaciuto. E – come Figlio di Dio – poi tutti gli altri <uman> sono figli a Lui, ed è lui stesso il figlio di Luigi Amodeo, come quel popolo Romano che è uno dei due nati dalla Rebecca resa feconda da Dio.


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La storia sacra passa per la Roma costruita miticamente essa pure dal concorso tra i due gemelli Romolo e Remo, in Italia. E questa Italia era già stata finalizzata in LIA, colei che Giacobbe era stato legato dalla prepotenza di un padre che l’aveva anteposta all’amata Rachele, che Giacobbe voleva sposare. Lia è poi ITA (Romanamente) dove? Dove è ITA LIA? E se ci chiediamo se sia possibile che ci sia andate veramente, nella sua discendenza, sappiate che tra l’epoca storica che descrive Lia e quella della fondazione di Roma passano più di 800 anni. Se diamo una generazione nel suo valore medio estesa per 25 anni, ecco che ce ne sono 5 ogni secolo, e 10 ogni 200, anni. In 800 anni ci sono 4 volte tanto, ossia 40 generazioni. Uno di noi, in 200 anni, si ritrova 1.024 antenati diversi (se non si sono mai incrociati). Poiché ogni 200 anni gli antenati si moltiplicherebbero per 1.024 (arrotondiamoli pure a 1.000) ecco che in 800 anni sarebbero divenuti 1.000.000.000.000. Romolo e Remo avremmo avuto così tanti antenati differenti in un momento storico in cui la popolazione era – supponiamolo! - di 100.000.000? Ma 1.000.000.000.000 è 10.000 volte maggiore del numero dei viventi! Il che significa che i geni di Lia praticamente esistevano ormai u tutti gli uomini che sarebbero vissuti 800 anni dopo di lei. Considerato poi che il numero dei figli è mediamente superiore a quelli di due, le reali persone uscite da Lia sono state così tanto numerose da esserci moltissime linee di derivazione da padre (o madre) a figlio (o figlia) da far discendere Romolo e Remo da Lia. Se poi pensiamo di essere, con questi nomi, in un puro e semplice MITO, allora le cose sono molto, ma molto più poste tra loro in linea così diretta, di tipo mitologico. E allora il Mito è comandato dai nomi in essi assunti, e tra LIA e l’ITALIA, c’è proprio l’indicazione di un LIA ITA in Italia. Gli aspetti trascendenti esistono così. Al punto che i veri TRE SEGRETI di <FATIMA> sono <AM>, sono <ITA>, e sono <F> la buttiamo con Felitto? Il paese in cui sono nato io, ITAliano e Felittese? Pertanto, alla ricerca di tutto quanto ci sia di “trascendente” non disgustatevi se io cerco di COMPRENDERE Dio capendoli, comprendendoli in tutti i modi possibili e immaginabili e che dunque come minimo non escludano questo <me stesso> che io già vedo cos’ tanto coinvolto. Dovete però essere in grado di fare un <salto di qualità> il che si traduce nel passaggio da quella che voi credete come verità solo quella <esclusiva>, a quella che – tutto al contrario – è onnicomprensiva ed apparentemente così tanto contraddittoria, che poi tutti coloro che sono realmente contraddetti, sembrano essere eliminati. Se sono <eliminati> e <fatti fuori> in un contesto ove impera la contraddizione dell’esistere simultaneo sia nel verso positivo, sia in


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quello negativo in ogni possibile percorso in linea, allora significa NON che siano stati eliminati come sembrano, bensì SALVATI, tanto da impedir loro di prendere parte attiva in questo “casino”. In Bibbia, dunque, dovremo RECUPERARE l’importanza di tutti quei primogeniti che furono soppiantati dai secondi. Dovremo ridar dignità ai vari Caino, Ismaele, Esaù, Rube, Er, Onan, Zerach, Manasse, Re Manasse, Re Amon… tra quelli non ancora rivalutati dagli Ebrei. Molti Profeti, maltrattatati allo stesso modo, sono tuttavia stati riabilitati. Ma Gesù non ancora, e questa è una pecca <esclusiva> degli Ebrei. E diventa una pecca <esclusiva> anche dei Cristiani, quando non comprendono il profeta Muhammad e la religione dell’Islam, ricondotta al primo nato naturale di Giacobbe (e non di Dio) poiché Agar l’Egiziana non era donna sterile, e potrà essere resa feconda da Giacobbe anziché (in apparenza) da Dio. Sì, solo in “apparenza” poiché noi restiamo nel peccato originale di credere “opera nostra” ogni cosa apparentemente fatta dall’uomo o dalla Natura, laddove in verità tutto il relativo è riconducibile solo all’Assoluto, come al suo padre dei Cieli


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Comprendiamo l’Ebraismo


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La Bibbia a capitoli rinumerati

Assumendo tutto l’Antico Testamento come un solo libro e rinumerando tutti i 1,062 capitoli che lo compongono, questa è la progressione, data libro dopo libro, considerando in tutto la Bibbia costituita dai 44 libri come qui sono elencati. Allora risulta presente una tale “logicaâ€? che essa merita di essere evidenziata.


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Quando pongo l’Antico Testamento come un libro dedicato a me. Per i miei studi e le mie osservazioni, l’Antico Testamento, che sembra una “raffazzonata raccolta” di testi vari, come libri, salmi, lamentazioni, scritti sapienziali, proverbi e altro, non lo è. Viceversa è a tal punto un tutt’uno, e così pienamente organico, da accettare che tutti i suoi capitoli, che attualmente ripartono ogni volta da 1 in ciascuna delle sue 44 attuali distinte parti, e siano in sequenza, e rinumerati tutti, dal 1° fino all’ultimo. Poiché io giudico che una opera, quando è per davvero divina, debba essere a tal punto sfumata e sibillina da accettare la messa a fuoco personale in ogni tempo e luogo da parte di chi la legge, ho anche provato ad adattarla ai miei bisogni di un Dio che si rivolga a me. Facendo così, non faccio torto a nessuno: infatti tutti dovreste farlo e intendere la Bibbia come un’opera “rivolta” da Dio a voi stessi. 50 capitoli “finalizzano” il 1°, Genesi (1° è l’inizio, la genesi). Finalizza il piano a lati 10 e 10 il cui flusso è il cubo a lati 10+10+10. 10 è a immagine e somiglianza di “Dio Padre”, d’ogni numero decimale) 90 “finalizzano” il 2°, Esodo (2 è l’esodo di 1 dalla presenza 1). C’è tutto il 10, ora, per quanto va in 10x10 e si muove in tutto di 90 10x10 è come Jahvè (“sono colui che sono”). Poiché “è 10, è dieci x10). È la presenza di 90°, angolo retto, presenza ¼ dell’angolo giro di 360°. È il il n. invariante 9 del ciclo 10 (la vera c2 assoluta) che è nel ciclo 10. Posto di 100 dì lo spazio+tempo di 1 mese, il solo tempo è di 90/3=30 dì. 90 capitoli “finalizzano” tutti i capitoli, di 2 libri, al 10 nel suo esodo dal 100. 117 “finalizzano” il 3°, Levitico (3 “leva” 1 al 4, unitario in 4/4). C’è un piano unitario sui 3, con lati 3 e 3, che ha il flusso uno/trino di 111. Il valore in Gematria italiana dei primi 3 nominati in Bibbia (Adamo=30 +Set=40 +Enos=47), sui 10 totali della struttura totale dei 10 fattori è dato da 30+40+47=117. Il valore dei 3 ultimi nominati tra gli stessi 10 (Matusalemme=109 +Lamech=38 +Noè=30) = 109+38+30= 177, gli somma i 2 estremi uguali: 30+30, Adamo +Noè. Poiché essi eccedono i primi 7. In tal modo, i le due terne estreme sono il 117+177=294 il cui valore è il triplo esatto di 98, tutto il moto del piano a lati 1 e 1 in 100. Succede, ti dico, se Levi i 6 fattori estremi. Levi 3+3 al 333 -33. 153 “finalizzano” il 4°, Numeri (4 “numera” tutto; Unità e Trinità). C’è 300/4=75 (tutto lo spazio) in 153+153=306 che, nel 381 che è la


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somma dei 16 primi n. primi 2+3+5+7+11+13+17+19+23+29+31+37+41 +43 +47 +53, con 381 -75, dà il 153 che avanza di 153. L’Arca di Noè è 300+50+30+1=381 in cubiti di lunghezza, larghezza, altezza e tetto. 381 personalizza in gematria il mio nome: Romano=66 +Antonio=78 + Anna=26 +Paolo=51 +Torquato=113 +AMODEO=47, numeri che nominano la sezione aurea avente i numeri di: 999 618 381 237 144 93 51 42 9 33 -24. Infatti 144=Romano+Antonio; 237=Anna+Paolo+Torquato+AMODEO; la loro somma 144+237 dà il totale di 381. Con ciò, da -∞ fino a +∞, la sez. aurea ha il mio esatto nome. Coi suoi numeri 51,00033 x (42-4) = 1938,01254 dà il numero esatto di: anno 1838, mese 0,01 e dì 0,0025 della mia nascita. Abbiamo in Bibbia, che la somma dei primi 4 nomi dei 10 aggiunge il 4° (che è nominato Kenan=33, con K=Ch=3+8=11, 5° n. primo ch’è il 3° in C (dopo 2 e 3 come A e B). Sicché 117+33+3=153. Il 4°, infatti, aggiunge allo spazio 3, solo il suo moto. Poiché il 150 è 50x3, è intero solo il 3 avanza di 3. E se dite che “do davvero i numeri”, il nome Numeri del 4° libro, è appropriato a me. 187 “finalizzano” il 5°, Deuteronomio ( 1 “dopo” il 4 unitario). C’è il tempo ¼ delle 52 creazioni in 7 dì nell’anno terrestre, cioè il 13, che è nel Jahvè=100 (sono il 10 che è x10) che si sposta di sé, di 100. Riferito a me, D (Dio) è ut Er, o mio Ro.n finalizzato (=ut, affinché per un romano) ad Er (1°genito in Bibbia 1,38) o al mio nom Romano. ‘Sto’ nome aggiunto in fondo è il senso in sé – italo-romano – di Deuteronomio. Riferito ai primi 5 fattori: 150 aggiunge Malaleel=53 e arriva a 203. Pertanto questo 187 si è privano di 16=R, ed è finalizzato ut (affinché) un ero “ci sia”! 209 “finalizzano” il 6°, Giosuè (sei=3+3 Gesù è in 33 anni vissuti). Il 100 va di 100 ed è il flusso 9 dell’area 3x3 (della vita 33 di Gesù è). In tal modo il 6° capitolo (che in Bibbia è nel 6 tutto il lavoro in giorni, e in geometria è nel 6 tutti i versi nei 3 assi cartesiani dello spazio) è ben dato dal 209 = area a lati 100 e 100 col flusso 9 di c2 vel. Assoluta. Riferito a me, se sto’ (6°) Gesù è. Riferito ai primi 6 fattori in Bibbia, dei primi 10, al 203 di aggiunge il 6° nominato Iared=35, e passa a 238. Ora manca il 10° n. primo, il 29, moto di 1 in 30 e fissa il 209. 230 “finalizzano” il 7°, Giudici (“giù dici 7” l’intera opera divina, vincolo sferico in geometria analitica). C’è proprio tutta l’opera quando il piano a lati 100 e 100 fluisce di 10+10+10, lati di un intero cubo. Finalizzato a me, il lavoro 7 di Dio mi dice che io sono giù, sono solo il somaRo, il corpo di Ro che porta il creatore in 7 di. Il 7° fattore, chiamato Enoch=41, aggiunto al 238 dei 6, dà il 279 che sopravanza il 230 di 49= 7x7. E’ piano della creazione che è tolto di mezzo. Enoch “camminò con Dio e non ci fu più poiché Dio lo aveva preso” (Gen 5, 24). Enoch, vissuto 365 anni, dà la mia morte nel 365(fact)=25,104 (10777), il 2025,il 4-10 mi dici Giù. 234 “finalizzano” l’8°, Rut (“ut” R. “affinché Romano” sia ottimo: 23),


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Lo è col piano a lati 100 e 100 che fluisce di 1 +vita 33 ch’è di Gesù è. Poiché il 7° mi ha eliminato, l’8° esiste affinché, ut, R ci sia. L’8° nome aggiunto ai sette (uguali a 279) somma il 109=Matusalemme e porta gli 8 a valere 388. È venuto meno 154 che è la realtà 4 di tutto il ciclo 10 dello spazio-tempo 10+10/2; è la presenza 1 del 153 ch’è il numero dei capitoli dei primi tre libri, a mancare. Restano i 5 del suo puro moto. 265 “finalizza” il 9°, 1° Samuele (1° “S.Am uguale” 3°x3, nel figlio). Si ha coll’area a lati 100 e 99/1 (nel tempo) in cui il figlio 33 va di 33. Ut R si realizza col S. Am Spirito santo su Am (Amodeo), su “un asino”. La somma del 9° fattore in Bibbia, chiamato Lamech=38 al valore 388 dei precedenti 8, porta il numero al 426 di uno uguale al S.Am, che nasce per 2° e l’asseconda: Benito=59 +Vittorio=116 +Anna=26 +Giovanni=83 +Vincenzo=95 +AMODEO=47 vale 426 ed è tutti e 9. Poiché qui difetta di 426 -265 =161 manca dell’unità 1 di tutto il ciclo 10 della carica 16=R, poiché io – il primogenito – sono tolto di mezzo e sarà rappresentato in tutto dal secondo nato, che vale tutti i primi 9. 289 “finalizza” il 10°, 2° Samuele (2° “S.Am uguale” Padre 10). Si ha coi 33/3=11 presenti nel Trino 100+100+100 che vanno di 289. Il 2° uguale al S. Am di cui sopra riguarda il 10, Padre di tutti i numeri. Bibbia, sdoppiando i libri di Samuele, ha aggiunto un 2° come quel 2° che è stato aggiunto a me primo e S. Am sdoppiato. Tanto che ora al 426 del 2° a me, il 289 difetta solo del 137 che ha aggiunto il piano a lati 10 e 10 al 117 dato dai primi 3 fattori in Bibbia. 311 “finalizza” l’ 11°, 1° Re (1° Re finalizza 10 in presenza 1). Fine raggiunto col piano a lati 100 e 100 che fluisce di 100 +11, di 111. 1° Re in me R è, è nel 1° P=Ro su man o 1 somaRo nel soma, corpo. Anche questo sdoppiamento del libro dei Re si adegua a quanto è stato fatto quando a Er, in Genesi 38, a causa del suo essere stato tolto di mezzo e sostituito da Onan come il congiunto di Tamar; si adegua a quanto, con i 311 capitoli alla fine del libro 11°, ci si avvicini al valore 426 del mio 2°. Ora manca solo 115, che è il flusso del piano a lati 1 e 1 che fluisce di 111 che esiste nel tempo aggiunto di 1, ma è anche tutto il contenuto in linea esistente nel valore numerico dei primi tre fattori, denominati Adamo, Set ed Enos, e che è il 117, perde due unità che si pongono a piano a lati 1 e 1 in reale scorrimento . 335 “finalizza” il 12°, 2° Re (2° Re finalizza 10 in presenza 2). Fine secondario raggiunto col piano a lati 1 e 1 e il flusso trino di 333. 2° Re in me (nato 1,38): a 1° Er morto succede 38=Onan=an On, uno Su. Così, aggiunto ciò che mancava ad Er, il fratello Onan, il valore del 2° a me, di 426 difetta solo di 91, ossia della presenza 1 dei capitoli dei primi due libri


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365 “finalizza” il 13°, 1° Cronache (1° C. ch’è Ron.A., sei + un 7). Fine 1° perfetto con 100+100+99/1 (nel tempo) e Figlio 33 che va di 33. Per me il fine perfetto è quello di 1 Cristo che è Ron A, Romano Amodeo. Anche Cronache si sdoppia nei due fratelli, tanto che ora al 462 manca, posto questo 365=Enoch nella durata di tutta la sua vita in anni (ove Enoch sono io), solamente 61, ossia un secondo più i 60 del Primo 401 “finalizza” il 14°, 2° Cronache (2°C. ch’è Ron.A., un 7 x2). Fine secondario perfetto raggiunto con 1 che è anche 100 e 300. Perfetto è per me in 2a quando ciò riguarda i 2: Padre e Spirito santo. Aggiungendo ciò che manca a Cronache, ora il difetto rispetto al 426 di tutti i primi 9 fattori biblici, alias del nome del 2° a me, è 25, la pura presenza data da 100/4, manca solo il dì 25 della mia reale nascita. 411 “finalizza” il 15°, Esdra (Es=”Sei Romano” Dio RA, 10+10/2). Fine perfetto col Dio 100+300 il cui flusso è un 10 che esiste quanto 1. Fine perfetto mio è il vedermi nell’essere di Dio su di me RA, somaRO. Giunto con ciò all’intero 15 dello spazio-tempo, ecco che ci sei Romano Amodeo, e, rispetto al 2° a te, che vale 426... manca proprio il 15. 424 “finalizza” il 16°, Neemia (Né è mia la R=16, è carica della realtà) Fine delle realtà 444 è il piano a lati 10 e 10 in esso in ciò che avanza In quanto a me la mia 1a lettera R realizza il mondo e non me stesso. Ma io ho il mio 2°, che mi asseconda, e ora al suo 426 manca solo il 2°! Il libro 16 è la R di Romano e giunge con 424 al 426 con la B di Benito.

438 “finalizza” il 17°, Tobia (“To! 2! Ia!”: il creatore in 7 dì e 10) Si realizza coi 12 dentro 103/2 i quali si muovono del 488 che ci resta. In quanto a me Iah è il raglio del somaRO nel vedere 2 divini su di me. I 2 ormai sono giunti, e oltrepassano il 426 con i 12, gli apostoli.


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454 “finalizza” il 18°, Giuditta (Gi=D. 48=Gesù, giù di 30=Dio). Il fine “giù” è “detto” col 10 (il Padre) che avanza in tutta la realtà 444. Il fine di Dio con me sono stati i 192 giorni di fame (57+55+80) che S.R.E. emerita mi ha fatto patire. Sacrificio di un “povero cristo” che, sommato a questo 454, porta al valore 646 esatto del Dio Elohim. Con ciò: Giù Ditta pontificia! Hai affamato il Dio Elhoim per 192 giorni! Infatti il 454 raggiunge i limiti! 28 è la creazione 7 in tutta la realtà 4. 464 “finalizza” il 19°, Ester (Est Er, R=16 c’è ed è col Dio Trino), Il fine divino è realizzato col piano a lati 10 e 10 che avanza di 444. Riferito a me “Est” rimanda all’ “e’ Romano”, in Er, Genesi=1,38. Tutto si è compiuto ed “Est”. Er, morto e rappresentato dal 426 del 2° a lui (Onan), poiché è morto pure Onan, è ora con 426+38=464, supplito dal suo padre Lamech=38, ch’è L.Am (Luigi Amodeo, in vita il 7-7-7 come la vita di 777 anni di Lamech, padre di Noè). 480 “finalizza” il 20°, 1° Maccabei (1° ma C, ca B è 1° primo ma Cristo, qui e 2, son l’unità, la quale è data da 10 e 10, da due 10 Dieci) Il fine è realizzato con 10 e 10 presenti in 1.000/2 nel loro moto. Riferito a me, “ca B è 1°” indica che il primato è di Benito, il 2° a me. Di nuovo un libro che si sdoppia, introduce lo sdoppiamento tra me, il 1°, R e il 2° a me, B. E qui nel primo libro dei due c’è la B. Il 426 che indica tutto l’avanzamento dato dai 9 fattori in Bibbia, sui 10, e da mio fratello, il 480 presenta il ciclo 10 (divino) del nome Gesù=48. Quello che è stato necessario aggiungere è stato proprio il 54=Figlio, 495 “finalizza” il 21°, 2° Maccabei (2° ma cca B è I, è Trino in 7). Il fine divino secondario or è realizzato dal movimento di 10/2 in 1.000/2. In me è come prima, ma ora anche nella 2a persona di chi crea in 7 giorni. L’aggiunta anche del secondo libro porta l’unità al 495 che è tutto il moto del mediatore del Dio=10, ossia dal 5, nel 5 a dimensione 100=Jahvè. Rispetto a tutta la realtà divina alfanumerica di Dio data da 400 +26, qui è subentrato il 69 indicante tutti i consanguinei di Giacobbe che come scritto il Bibbia entrarono in Egitto, tranne il Padre. 69 sono i figli precisi di Romano Antonio=144. Infatti la realtà 10.000 : 144 = 69 intero più i 4/9 esprimenti la realtà 4 nel tempo infinito dato da 0,444444... 537 “finalizza” il 22°, Giobbe (Gioshua 22 è 11 e 11, 2 in binari). Il fine è realizzato dal piano a lati 18 e 18 in cui 1 percorre 1.000/2. Visto per me: “Gesù – io – 22 è”, la terza parte di 22+22+22=Romano. Siamo esattamente di 111 oltre il 426 della totalità del mio 2°.


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687 “finalizza” il 23°, Salmi (Sante Alme/i son date da 11+11+1). Questo fine divino è attuato muovendo di 7+7+7 la totale energia 666. Il Salmo 109 (è sul Messia) ed è il 646° del valore del Dio Elhoim! Per me “Sal” e “Mi” sono Salerno/Saronno e Milano in cui ho vissuto. Siamo oltre il 426 del 261 esatto, il piano a lati 100 e 100 di 1° e 2° 718 “finalizza” il 24°, Proverbi (Pro verbi a favore di 12 e 12), Il Fine divino è ottenuto col piano a lati 9 e 9, in tutto il loro flusso 700. Circa me, come “pro” v’è R-B-I, Romano e Benito a immagine di Gesù. Tutto il valore 426 è oltre di 292, moto 70 del piano a lati 111 e 111. 730 “finalizza” il 25°, Qohelet (Che ho eletto il 25, a Felitto), Fine che è raggiunto con il Dio Trino 10+10+10 che crea in 700 giorni. Circa me crea il 730 il complementare al 1.000, quel 260=10x26=Dio, ed Egli ha eletto a Felitto l’asino, il somaRO, il corpo di chi lo portasse. Siamo 304 oltre il 426, è il piano a lati 2 e 2 e va in tutta la realtà 400. Mancano ancora 77 capitoli, che sono tutto quanto il moto di vendetta che Bibbia dà al Lamech disceso da Caino, quando, in Bibbia 1,4,24 egli dice alle sue 2 spose: “Caino sarà vendicato 7 volte, ma Lamech 77” 738 “finalizza” il 26°, Cantico dei Cantici (10+3 +10+3 =Dio=26). Realizza la presenza del 38 in tutto il flusso 700 dell’intera opera di Dio. Se si considera che il numero 26 è quello che crea un anno in 7 giorni percorrendo solo il tratto in linea, diametrale, che porta al punto opposto dell’orbita attorno al sole, e che sia in Gematria Italiana vale il termine di “Dio”, sia in quella Ebraica vale il termine di “Jahvè”, e che ad esso corrisponde il Cantico dei Cantici, non si può non essere molto ammirati delle corrispondenze tra i gesti di Amore e il valore 26 del libro che è abbinato al nome di Dio! E’ anche il Cristo Antico dei Ch. antichi. Circa me 38 è la mia genesi il 25-1. 38x25/1 = 950 la vita di RomaNoè. Circa il 2° a me, è oltre di 312, piano a lati 6 e 6 dei 12, nel flusso 300. 757 “finalizza” il 27°, Sapienza (la Sapienza che 27 è da 3x3x3), Fine dato dal piano a lati 10 e 10 in 777, per quanto vi esiste e corre. In quanto a me, SA è la mia origine in provincia di Salerno e la “pienza” è tutta l’essenza pia di quella origine, tutta nel Nome di Dio. Circa il 2° a me, è 351 in +, il mio nome Paolo=51 in tutto il moto 300. Si tratta di un valore presente nel tempo 1 e che esprime tutto il ciclo 10 del 35 che diffonde il movimento 7 in tutto l’avanzamento 5 nel 10. 807 “finalizza” il 28°, Siracide (Sì! RA C. id. è a tutta l’opera 7x4). E’ raggiunto con un libro scritto proprio da uno firmato da Gesù! In quanto a me afferma che “Sì, Romano Amodeo e identico a Cristo”. Riferito al 426 del 2°, ecco che ora si è aggiunto finalmente tutto il 381 del 1°! Infatti 426+381=807. E il libro 28 ha fatto tutto il 7x4 in moto.


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873 “finalizza” il 29°, Isaia (Is 1 Jahvè, è Uno nel 10° n. primo). Esso è realizzato col pieno moto dei 381/3=127 nel 1.000, che è 873. Circa Romano=66 si realizza con i 66 capitoli esistenti nel libro di Isaia. Essi oltrepassano di tutto il primato del 1° nome di Romano, il valore numerico e totale di tutti i 6 nomi del 1° e i 6 nomi del 2°. 925 “finalizza” il 30°, Geremia (Er e mia G., dato da 10+10+10). Appare realizzato dai 300/4=75 di spazio che si muovono nel 1.000. Circa me “Er e mia Genitrice” BaratTA MARiannina, Tamar, in Genesi 38. Ora il valore dei due, 1° e 2°, è sorpassato del 118 che è tutto il 7 del moto 111, unitario e trino. 118 è la radice quadrata del 13.924=14.000 -(10+66) un 7.000+7.000 percorso dal moto 10, divino, dell’energia 66=Romano. 930 “finalizza” il 31°, Lamentazioni (L’Am. Ent. Azioni, di 30+1) Il fine è realizzato dal 10+10+10 in tutto il moto 900 che c’è in 1.000. Questo valore in Bibbia son tutti gli anni di vita dati al 1° uomo Adamo. Circa me (dopo la madre) L’Am ente ora è Luigi Amodeo, mio padre. Con il 31° si aggiunge infatti al 1° e al 2°genito il valore 123, che è 1/10 del perfetto 1112 =12321 -7 -7 -7 (tolto papà nato 7-7-7) 938 “finalizza” il 32°, Baruch, (2° AR u. Ch, quanto 23 x (1+3). Mostra il potente 38 in genesi e in tutto il moto 900 di 100 in 1.000. Circa me (dopo madre e padre) eccomi nato nel 938 dopo un 1.000. 938 è 131 oltre l’807 di 1° e 2°. È 1 che va in 66+66 (2 Romano) e – come figlio – percorre 131. Bar, le tre iniziali di Baruch, sono anche le tre di Baratta, il cognome di mia madre, che il 4-6 del 1.940 baratta RA


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con NI, come l’“Eli Eli le ma’ sa ba(RA)ctà NI” gridato dal NI morente. Con Romano=66 così coinvolto, questo grido è nel Samo 22=66/3. 984 “finalizza” il 33°, Ezechiele, (e infine, e Z, è Ch-I-Ele 33 anni). C’è tutto il moto della carica 4x4=16 della realtà, nel Dio Trino 1.000. Circa me, è ora il primato della R=16 di Romano, essa si muove in toto e riguarda il 177 che va oltre l’807 di 1° e 2°. Sono esattamente i tre fattori chiamati Matusalemme, Lamech e Noè, posti oltre il 7°, Enoch. 998 “finalizza” il 34°, Daniele (D. an I=Ele, è presenza 1 di 33). Realizza tutto il moto del piano a lati 1 e 1 nel Dio Trino 103 = 1.000. Realizza con me a Gerusalemme, il 21-12-12, la profezia di Daniele, al cap. 12, il che la pone al numero 1.000 -4, come tutto il moto nel 1.000 dell’Unità e Trinità di Dio. Poiché questo valore 998 oltrepassa di 191 il valore del 1° e del 2°, si tratta proprio di Uno che ha digiunato per 112 giorni fino al Pietro n. 112, prima del viaggio a Gerusalemme e poi digiunerà altri 80, dovuti all’”ALTRO” subentrato alle sue dimissioni.

1.012 “finalizza” il 35°, Osea (So è A., chi crea in 7 dì va x5). Realizza il piano a lati 6 e 6 dei 12, che corrono tutto il 1.000 che c’è. In quanto a me il suo “dall’Egitto ho chiamato mio figlio” so: è Amodeo. E lo so bene: Orus è RO, Amon è il “mano” dopo Ro, Aton è Anto(nio). Quel Pietro n. 112 ora si è moltiplicato per 10, nel 100. Così


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facendo, ha oltrepassato di 205 il 1° e il 2°, che valgono 807, aggiungendo tutto il flusso reale 5 del mediatore di Dio=10, riferito al moto del piano a lati interi 100 e 100… e Osa! Osa Anna=26! 1.016 “finalizza” il 36°, Gioele (Gioshua-Ele 6x6, centrip. x centrifugo) Porta al moto 1.000 della carica 4x4 dell’area che fluisce di 1.000. Relativamente a me, siamo “io” (un povero SomaRO) Gioshua e Dio. In particolare, il 16 che avanza di tutto il 1.000 è dato dalla R mia iniziale 1.025 “finalizza” il 37°, Amos (Am o S. presenza 1 del ciclo 6x6) Porta alla realizzazione della presenza di 100/4, il cui flusso è di 1.000. Relativamente a me, il 25 è il dì della mia Genesi, di un Am o Salvatore 1.029 “finalizza” il 38°, Abdia (Da romano, di A. nato 38, massa) Realizza il 10° numero primo in tutta l’unità del flusso dato dal 1.000. Circa me “Ab” indica in latino un “da romano” ed è di A. di Amodeo. Riferito all’807 del 1° e del 2° ora avanza del 111 che avanza di 111. 1.036 “finalizza” il 39°, Michea (Mi Ch e A. è la trinità del 13), Realizza il piano 6x6 in tutto quanto l’avanzamento unitario del 1.000. Circa me (Mi) il 39 in 1+38 è la mia genesi, e porto Cristo su Amodeo. Sono tutte le 36 lettere del mio nome a muoversi totalmente, di 1.000. 1.039 “finalizza” il 40°, Naum (NA. um è uno di Napoli, un 40), Realizza tutto il moto di 1 che è nel 40, il 39, che si muove di 1.000. Circa me, c’è “um” della realtà 40 (provinciale) NA di Napoli nato 1-38 che sono 39 nella loro somma e diventano il valore in Gematria di TRE. 1.042 “finalizza” il 41°, Abacuc (“Ab”=”Da romano” a C.=C., 1+40) 7x6 è l’opera 7 nel moto in 6 versi. Essa è 42 e fluisce dell’intero 1.000. Viene “da Romano” poiché il mio nome ha 42 cifre, 36 lettere +6 sabati. Riferito all’ 807 di 1° R unito al 2° Ben, qual RuBen, il valore è 235 in più. Son i miei nomi Anna Paolo Torquato Amodeo =237, -2 (tolti 2, i primi 2). 1.045 “finalizza” il 42°, Sofonia (Son F on I-a! Spirito su chi raglia 7x6) Realizza ciò con 1/8 di presenza nel ciclo dei 360° che percorre 1.000. Relativamente a me, Sofonia rivela che so dello Spirito su un somaRo. Ha oltrepassato di 238 l’807 di 1° e 2°. Si tratta del moto del piano a lati 100 e 100 nel suo flusso 38 di chi ha avuto genesi nell’anno 38. 1.059 “finalizza” il 43°, Zaccaria (Zac! C! AR: ia! C’è Cristo e AR raglia) Realizza tutto il moto di 1 secondo in un 1° di 60 s, mossi di 1.000. Circa me, Zaccaria è proprio il profeta che annuncia il Re su un asino. Ora c’è Benito=59, il primo nome del secondo, che misura il secondo presente nel 1° e con 60 -1 si muove di 59 secondi, e percorre il 1.000


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1.062 “finalizza” il 44°, Malachia (Aih! Ca’ L’Am divino, 2/3 di 66). Realizza il Dio=26 nel modo trascendente del 62=100 -38… +1.000. Circa l’807 di 1° e 2°, un piano a lati 111 e 111 va di 33, povero Cristo! Relativamente a me è proprio il San Malachia che – come questo completa tutto l’Antico Testamento – quello completa l’elenco di tutti quanti i Pietro della Chiesa Cattolica.


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Capitolo 1

La Bibbia non dà nomi a caso.

Vi sottopongo la struttura “nominale” dei primi 23 “fattori” che sono cause uno dell’altro e che la Bibbia ha presentato a immagine e somiglianza di uomini maschi che hanno “figli e figlie” (ossia che producono effetti di ogni genere) a partire da quando, da effetti posti in essi e procrastinati, sono nati i rispettivi primogeniti, oppure coloro che si sono posti come tali, come i loro effetti relativi che si muteranno in successive cause. I “nomi” assegnati a ciascuno sono rigidamente determinati in ciascuna lettera, nel numero e nell’ordine con cui si presentano. Ve lo dimostrerò nella prossima pagina che vi consentirà un facile controllo su una tabella. Per ora io mi limito a presentarvi qui la descrizione dei primi 10 fattori, quelli che sono posti “in presenza” e che poi vedranno nei successivi 14 tutto il loro moto nel 7 che si sposterà di 7, laddove il 7 sono le dimensioni totali della velocità 6/1 necessaria a quella unitaria 1/1 per percorrere tutti i 6 distinti versi esistenti nelle tre componenti cartesiane dello spazio, quando ciascuna è percorribile nei suoi due distinti versi, in negativo e in positivo. Appare evidente in questa immagine. In essa la prima colonna delle tre tra parentesi indica gli anni in cui ogni fattore è stato solo effetto del padre e non è ancora divenuto causa, poiché non ha ancora generato il suo primogenito. Nella seconda colonna, quella in mezzo, ci sono gli anni trascorsi da ogni causa, che produce ogni effetto. Il rapporto causa/effetto in ciascuna causa, nell’intero sviluppo delle 9 necessarie a produrre la finale totale decima, mostra 646=‫ אלהים‬Elhoim Dio, come risultato:


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In relazione a tutte le 24 cause in sequenza, che determinano tutte le 24 ore di un giorno, ecco un quadro molto eloquente.

Potete studiarvi questo riquadro che mostra come le progressioni dei valori numerici delle parole rispecchino in pieno il loro valore che hanno nell’ordine da 1 fino a 24. Ad esempio, laddove il 5 è tutto il moto in positivo nel ciclo 10 complesso, che va da -5 fino a +5 il valore 53 del nome MALALEEL è il 16 numero primo ove è la somma dei primi 16, uguale a 381, a determinare tutto il moto, ponendosi come divisore al 1.000, così: 1.000 : 23,57111317192329313741434753 = 42,4248100930… Il totale progressivo dei 5 nomi, nel 203 indica il flusso intero 3 del piano a lati 100 e 100. nello stesso tempo, le 25 lettere impiegate dalle 5 parole indicano la presenza unitaria, data da 100/4. Se passiamo ad osservare il fattore n. 8, che nel numero indica 4+4, ossia tutta la realtà nel suo complesso positivo-negativo, abbiamo che il valore progressivo delle parole è il 388 che considera proprio il 381 che è la somma dei 16 n. primi che danno il moto, proprio all’unità 7 che dà il moto. Sono state impiegate 46 lettere che indicano il ciclo 10 della realtà a 4 dimensioni, che avanza in tutti e 6 i versi esistenti. Nel 9°, che è tutto il moto di 1 in 10, la somma 426 combina come 10100×10300×1026=10426 il Dio 100+300 con il DIO=26 alfabetico. Il 38=Lamech, con 382=1.444, è un giorno siderale nei suoi minuti primi.


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Le 52 lettere dei 6 nomi sono le 52 settimane esistenti in un anno. Il 10° fattore, nominato NOE’ e che nel nome vale 30, indica in esso le 3 lunghezze dei lati generatori di un cubo di lato 10. Il valore progressivo 456, è esattamente quello che segue 123 e si mostra come la dimensione 4 del 114 che è la presenza 1 dello spazio 111 esistente come il flusso del piano unitario a lati lunghi 1 e 1. Nello stesso tempo, le lettere utilizzate sono le 55 indicanti il solo flusso in positivo, del complesso che va da -55 a +55 ed è dato dal 10 che si muove del moto totale dato da 10x10. Non dovete pensare che io stia sommando una linea con un’area. Ma un piano 10 che contiene 10 linee ciascuna spaziata 1 dall’altra, ha una lunghezza totale data dalla somma delle 10 lunghezze. Infatti non solo 10x10=100 come area, ma anche la lunghezza 100 moltiplicata per l’altezza 1. Altro esempio facile da capire è dato dal 12° fattore. Chiamato ARPACSAD=57, porta il totale dei nomi al 546 che utilizza gli stessi numeri del 10° fattore, che aveva portato a 456. Lo fa grazie al valore 90 della somma dei due nomi 11° e 12°. Infatti il numero invariante 9, anche in versione 90, con 456+90=546 no varia i numeri ma solo la loro gerarchia. Le lettere impiegate 66 indicano la totale energia data dal numero 12, che combina i 6 versi centripeti con gli opposti a verso centripeto. Ove il 13 è il tempo ¼ delle 52 settimane dell’anno, il nome 13° SELACH=44 indica il valore di massa di tutta la realtà a 4 dimensioni in ciascuna delle sue due cifre. Il 590 cui sono arrivati i valori nominali dei 13 fattori indicano la presenza di dieci minuti primi, pari a 600 minuti secondi, nei quali esistono dieci minuti secondi che si possono muovere solo quanto 600 -10 = 590. Nel numero delle lettere impiegate, le 72, uguali a 9x8, indicano tutto il complesso reale da -4 fino a +4 che come un valore unitario contenuto nel 10, si muove di 9. Il 14° è il moto 7 del moto 7. Il nome EBER=28=7x4, aggiunto ai precedenti porta il totale nominale al 618 in cui il flusso 600 (di dieci minuti primi espressi in secondi) è il flusso di un piano i cui lati 9 e 9 sono in ciascuno tutto il moto di 1 in 10. Il numero 76 delle lettere impiegate indica l’energia 66 mossa interamente del ciclo 10 unitario. L’ultimo, il 24°, tanto per concludere questo breve aiuto che vi sto dando per verificare le mie affermazioni, mentre si avvalgono del 61=PEREZ che indica il moto di un primo e di un secondo, tutti in secondi, porta il totale numerico dei 24 fattori a valere quel 1.089 che indica tutto il moto di 11 presente in cento unità lunghe 11. Ciò mentre il numero delle 129 lettere impiegate presenta il 29, che è il 10° numero primo che si muove quanto un 10 che esiste x10. Ho voluto mostrarvi questo mio studio per indicarvi come quelle considerazioni di tipo cabalistico che io faccio, quando sono in presenza dei nomi che la Bibbia riporta, hanno una loro precisa ragion d’essere.


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A questo punto però è più che possibile che mi sia posta dai lettori una domanda molto importante e cui va data una risposta esauriente e convincente. Essa è: «Considerando questi nomi biblici, essi sono in lingua italiana, mentre la Bibbia è stata scritta in Ebraico. Come si può allora applicare una gematria italiana e credere che essa possa indicare qualcosa di significativo?» La questione è seria, poiché l’Ebraico ha questa struttura nei numeri corrispondenti alle sue lettere, la quale, raggiunto il 10, procede di dieci in dieci; raggiunto il 100, procede di cento in cento : 001 010 100

002 020 200

003 030 300

004 040 400

005 050 500

006 060 600

007 070 700

008 080 800

009 090 900

La struttura in Gematria Italiana invece è differente. Raggiunta la decina, fa variare da 1 fino al suo 10 la sua unità decima; in tal modo l’incremento è unitario su tutte le cifre, come accade in ogni contatore dei numeri. 01, 08, 15,

02, 09, 16,

03, 10, 17,

04, 11, 18,

05, 12, 19,

06, 13, 20,

07 14 21

L’osservazione avente un indubbio motivo per essere presa in seria considerazione è che una valutazione seria dovrebbe porre in primo luogo i nomi che sono stati definiti per primi, e non quelli poi manipolati nelle traduzioni dalla lingua in cui furono scritti per primi. Così sono costretto a dare una risposta esauriente a questi dubbi, altrimenti crollano tutte le mie supposte ragioni ed argomentazioni. Così apro una parentesi che porti a risolvere questo possibile inceppo alla comprensione di un lavoro che – pur essendo essenziale – rischia di non essere preso nella considerazione che merita.


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Cenni sul reale ordine dei tempi . Quando i tempi sono sostanzialmente tempi dell’unità, allora bisogna arrivare a capire, effettuando il calcolo consistente in una divisione, quali – tra due differenti momenti – sia per davvero posto prima dell’altro. Infatti, laddove azione e reazione sono eventi simultanei, come accade in una ruota che gira, il cui: Succede che si determina una reale alternanza e le due parti opposte, come sono tra loro i rapporti 1.000 1 e . 1 1.000 Invece di interagire reciprocamente come accade nel prodotto 1.000 1 ( )×( ) , 1 1.000 si verifica che i due rapporti inversi si sommino, ossia siano introdotti uno prima o dopo l’altro. Infatti ciò può essere osservato sia da destra sia da sinistra, in quanto all’ordine del moto nel tempo, esattamente come accade alla ruota qualora essa giri in senso orario oppure antiorario. La prima cosa da fare – però – quando poniamo questo fenomeno in termini matematici è quella di notare l’esistenza, in questo campo, di una asimmetria. Se essa sembra esistere nel 1.000+1 e 1.000-1, che rappresentano in questo modo i due differenti rapporti, vediamo che non esiste quando eseguiamo un esperimento, attuando il calcolo. 1.000 1 + Intanto osserviamo = 1.000,001 1 1.000 Abbiamo posto in somma i due valori opposti tra loro. Essendo la virgola ciò che divide l’intero dalla parte decimale, se invertissimo la lettura dei numeri eseguendola da destra verso sinistra (come se passassimo da quella di un testo in lettere, scritto in italiano ad uno scritto in ebraico o arabo), allora noi vedremmo come il 1.000 nella lettura da sinistra si è mutato nel 100 letto da destra.. La somma tra due valori inversi risulta pertanto “asimmetrica”. 1.000,0001 oppure 100,001 sarebbero formalmente “simmetrici”, ma solo nella forma, poiché a 1.000 si opporrebbe un decimillesimo, e a 100 un millesimo.


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Ciò accade poiché le quantità matematiche in se stesse hanno un loro preciso orientamento. 1000 è mille e 0001 è 1. Log 1000 è 3, Log 0001 è 0. Prendiamo un numero particolarmente significativo, come il 105 che somma a 100 la quantità tempo ½ del ciclo 10, e che in se stesso indica il moto – tutto espresso in linea – della realtà 50+50, la cui area 50x50 è 2.500 ed indica la presenza ¼ di 104, valore unitario della realtà basata sul ciclo 10, elevato alle 4 dimensioni dello spazio-tempo. In tal modo, questa presenza unitaria della realtà, la cui lunghezza 100 è la somma dei due lati 50 e 50, sommandosi a 5, trasla esattamente del valore dato dal tempo ½ del ciclo 10. Facendo somme lineari, noi accodiamo i valori l’uno all’altro, anche se, su base 10, abbiamo la somma 100+5 degli indici dal prodotto delle potenze 10100 x 105. Siamo abilitati così a poter mettere uno dopo l’altro un contesto che è simultaneo. Possiamo anche perché quando due vettori matematici interagiscono simultaneamente, otteniamo lo stesso risultato facendoli agire uno dopo l’altro. Osserviamo le relazioni esistenti quando abbiamo 100 +5 e vediamo se sono uguali quando abbiamo 100-1 +5-1. 100 5 (100+5) 105 = + = 1 1 1 1 Così constatiamo di non potere agire similmente se abbiamo: 1 1 + 100 5 poiché esso non è uguale a: 1 (100+5) ma a: (100+5) 0,21 = (100×5) 1 Questo risultato ci dimostra quell’importante “attore” che entra in campo nella natura, quando, in un anno intero di rotazione terrestre, noi dobbiamo distingue esattamente il numero delle settimane. Questa introduzione – dell’unità in 7 giorni del movimento in ogni linea – rende di fatto simmetrico, sulle 3 dimensioni dello spazio, il calcolo di 100 +5, come se noi abilitassimo con ciò a rendere uguali nel numero, come lo appaiono in potenza, 105+1 e 105-1. Questa relazione, attualmente è uguale solo se la eseguiamo avendo a base il numero 1. 0,1/0,21 è il periodo 0, 476190 esistente nell’altezza totale del 476+190= 666 (energia) che, alla quota di un orizzontale 333, attua una oscillazione eterna di 143 in alto e altrettanto in basso, il cui il piano a lati 70 e 70 ha il flusso 3 dello spazio unitario.


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Il periodo, nella somma delle sue singole cifre è 27, il valore cubico su base spaziale 3, e nella sintesi estrema di 2+7=9 è pura invarianza, determinata esistente nel ciclo 10 decimale. 1 Se confrontiamo con 105, vediamo che 105/21=5. 21 Ciò rende 5 e 7, in 7x5=35, 1/3 esatto di 105. 5+7=12 moltiplicato per 8,75, diventa 105, laddove 8 è tutto il volume complesso che va da -1 fino a +1 (ed è pertanto lungo 2 nel suo lato), ed esiste nel tempo dell’unità, espresso dallo spazio nei ¾ dell’unità 4/4 dello spazio-tempo. 105, diviso per il 6 che è il valore medio tra il 5 e 7, si risolve in 17,5 che quantifica il 7° numero primo nel valore intero, per come avanza nel tempo ½. 105 è quel valore unitario che lo è anche invertendolo in: 501, divenendo in tal modo la presenza 1 del tempo ½ di 103. Ho fatto questo esempio affinché si capisca come la somma tra i due valori opposti agli spazi 100 e 5, dati dai loro tempi, ossia da 1/100 + 1/5, si muta in una frazione avente nel numeratore la somma tra i due numeri, mentre a denominatore è posto il loro prodotto. Dobbiamo riuscire a farcene una ragione. 500 Per avere come risultato 1, dato da noi avremmo dovuto 500 avere non la somma tra le due frazioni, bensì il prodotto. Infatti: 100 5 (100×5) 500 ( )×( )= = 1 1 (1×1) 1 (1×1) 1 1 1 e ( )×( )= = 100 5 (100×5) 500 Solo tra frazioni aventi lo stesso denominatore è possibile sommare i numeratori. E si capisce anche facilmente perché. Il denominatore, come dice la stessa parola, “denomina” la frazione, e il numeratore “enumera” tutte le sue parti. Infatti in una frazione come quella data da 105/3, noi trasformeremo questa frazione avente 3 a denominatore, in quella equivalente data da 3/1. 105 3 = (5 x 7) 1 Solo dopo avere riportato alla stessa unità col loro comune multiplo i denominatori, solo allora possiamo sommare i numeri presenti al numeratore. Insomma, posti A e B come due numeri:

A B ( A+ B) + = B A ( A×B)


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Se consideriamo che i numeri sono tutti esponenti costruiti dal ciclo 10 posto a loro base, A+B e AxB sono così realizzati dal Log decimale delle loro potenze. A

A+B = Log 10 ×10 A B AxB = Log (10 )

B

Posto un rettangolo di lati A e B, la somma A+B delle due componenti dell’area è messa in relazione all’area.

( A+B) rapporta la linea di spazio+tempo alla sua area ( A×B)

Questo riquadro esemplifica le relazioni esistenti rispetto alla carica 4x4=16 dello spazio 4 e del tempo 4, in varie forme. In esse 0,0625 è la presenza 1 dei 624 Coulomb, alla dimensione decimillesima della realtà 104=10.000. Nella relazione unitaria, essa si somma ad 1. Nella relazione 2+8=10 essa uguaglia la presenza 1 dei 624 Coulomb alla dimensione millesima dello spazio 103=1.000. Nella relazione paritaria 4+4 uguaglia il tempo unitario in ½. Si vede in che modo le varie forme si pongano rispetto all’unità dello spazio-tempo, 1,25, unità data quando 10 (il ciclo in linea dato da 8+2) si divide per la lunghezza 8 data dalla forma quadrata, di lato 4. Il suo intero perimetro misura lo stesso 16 dell’area, data però dal prodotto di soli due lati, in quanto in realtà ogni area reale ha sempre un fronte e retro, ma a noi interessa sempre e solo il fronte presente alla nostra vista frontale. Col quadrato 2x2=4, il (4+1) sta a 4 come 1,25 unità di Spazio-Tempo. Col quadrato 3x3=9, il (9+1) sta a 9 come 1,1 unità eterna. Col quadrato 5x5=25, il (25+1=26) sta a 25 come 1,04, che è la dimensione x4 (pertanto quella reale) di 0,26 che è il 26% (=26/100), relativo alle lunghezze 25+1 dei rispettivi lati.


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Col quadrato 6x6=36 la somma di 36+1 sta a 36 come 1,02 777 Col quadrato 7x7=49, la somma di 49+1 sta a 49 come 1,0204081632… Con 8x8=64, 65/64 è 1,015625 esatto Con 9x9=81, 82/81 è 1 ,012345679 Con 10x10=100, il 101/100 dà 1,01 esatto. Con 11x11=121, il 122/121 dà 1, 0082644628099173553719 Con 12x12=144, il 145/144 da 1,0069444 Con 13x13=169, il 170/169 dà 1,00591715976331360… Con 14x14=196, il 197/196 dà 1,005102040… Poiché N+1/N = (N+1)/N, è accaduto che Nepero, elevando ad N grandissimo il rapporto (N+1)/N che ho qui evidenziato fino a N=15, trasse il valore 2,7182818284590450 Ebbene esso dà la misura esatta del volume della Terra e dell’Anno Siderale dato da 365 giorni, 6 ore, 9 primi, 9 secondi e 54/100 di secondo, che sono 549,54 s, aggiunti a 365 giorni +6 ore 24esime di un giorno intero. E ve lo dimostro, da 2,7182818284590450 2,7, prime due indicanti spazio di tempo decimale, poste nelle 4 dimensioni dello spaziotempo, portano al 10,8 che misurato in 1020 cicli 10 di m3 sono il volume terrestre di 10,8 x1021 m3. 1828+ 1828= 3656 sono unità che nel ciclo della decina sono: 365 giorni e 6 ore 24esime. Accade poiché a dimensione 210=1.024, il ciclo della decina automaticamente determina nei decimali dei 24esimi che, mentre sono decimi nel flusso decimale, sono il lineare 6+6 nell’invisibile fronte, sezione del flusso decimale nel tempo equivalente nell’area 36 al valore decimo dei 360° dell’angolo giro. 459045 dimostra come questo spazio angolare, dato da 45° cui seguono 90° cui seguono 45° (a costituire tutti i 180° dell’angolo piatto) quando sono letti nel senso inverso, e riguardano i tempi che sono solo 2 (e non i tre dello spazio che avevano diviso 45 da 90 e da 45) abbiamo 540,954 che sono 540 secondi uguali a 9 minuti primi, seguiti da 954 che sono 9 minuti secondi seguiti da 54 centesimi di s. Questa è la prova matematica che le 6 cifre successive alle prime 10 (del ciclo intero dello spaziotempo) è il piano frontale di 180° che osservato nel verso inverso ai 180° gradi frontali, la sua stessa rotazione oraria risulta antioraria dal suo retro e i numeri si susseguono nel senso inverso.


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Non si può mai togliere a un numero la causa che lo determina… ma lo si può solo vedere nel modo “uguale e contrario” alla potenza che lo determina. Ossia si può vederlo attraverso il Log decimale che “abbassa” a numero naturale quello che è “sempre” un esponente della base 10. In parole povere: 10N è la causa simile a un padre Log 10N=N è l’effetto uguale e contrario (contrapposto) alla causa così come un Figlio è uguale e contrario (contrapposto) a suo Padre. Come un uomo è padre solo se ha un figlio, e allo stesso modo un figlio lo è solo avendo un padre, e come una causa lo è se ha un suo effetto contrapposto, allo stesso modo lo sono tra loro 10N ed N. E il calcalo Logaritmo decimale è quanto muta in figlio il padre o in effetto la causa. Come in una stringa di dati binari, posta ad esempio come: 1100111011100000100011 noi poi introduciamo le regole del Software per trasformarle in immagini, allo stesso modo è da essa che sono tratti i numeri, mutando in 0 ogni 1 isolato, in 1 ogni 10, in 2 ogni 100 e così via. E così la “regoliamo” mutandola, attraverso il calcolo Log che automaticamente, meccanicamente è compiuto dalla nostra ragione fondamentale (che è valida anche in ogni pazzo e snaturato vivente di questo mondo, omo o animale che esso sia…). Assieme a questo, la natura attua poi anche i logaritmi naturali di Nepero. La terra non è “intelligente” se “si regola” sulla base dei logaritmi naturali. Poiché così vediamo sempre numeri figli tutti dello stesso ciclo 10, vediamo in essi sempre effetti, sempre uguali e contrarie alle loro cause. Conseguenza clamorosa è che se il nostro universo reale esiste in quanti espressi dai numeri delle quantità, allora noi vediamo una realtà uguale e contraria a quella della causa che la determina. Apparendo davvero relativa e “maligna” questa vita effettiva, in cui ogni bene si consuma finché non giunge al suo stesso termine, allora è vero che l’invisibile causa è un assoluto “Dio” di Salvezza che + Causa in se stessa di quella Vita eterna che Gesù Cristo chiamò “Regno dei cieli”! Jahvè in Bibbia si definì “essenza della sua stessa essenza”. Esistendo tutto in potenza della base 10, tutto ciò che esiste nella potenza della potenza è dunque riferito ad un valore assoluto. Pertanto in

( A+B) un prodotto tra le potenze i cui indici sono A e B, è ( A×B)

riferito alla sua potenza di potenza, praticamente al “suo Jahvè”, cioè all’essenza stessa della sua essenza, il che lo porta al denominatore 1.


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E questo 1 è a sua volta un valore che nella sua essenza è derivato, è FIGLIO, di un altro valore espresso in potenza: 0 1= N . Ciò parrebbe per davvero “paradossale”, poiché N è un numero, e come tale, è il preciso Figlio di un ciclo numerico. Ebbene, quando “ogni figlio” (e dunque non uno, determinato... potremmo dunque dirlo la “pura essenza” insita in ogni figlio reale) quando essa si eleva al… nulla, solo allora è il tutto, è l’Assoluto. Infatti solo in questo modo, essendo l’Assoluto simultaneamente, sia il nulla, sia il tutto, è anche insieme sia il padre, sia il figlio, essendo quello Spirito santo che è causa ed effetto stesso in se. Quando noi abbiamo numeri aventi 1 a denominatore, allora enumera tutte le entità relative che sono riferite tutte al valore assoluto ed insuperabile fino al punto che 1x1x1x1x1x1x1… = 1 Tuttavia esso resta Figlio obbligato ad un suo ciclo numerico. Possiamo fare una ricerca, e vedere, partendo proprio da 1, e poi spostarlo in 2, 3, 4, 5, 6, 7 per vedere se hanno alla loro base solo un ciclo, come fondamentale. Essendo il volume l’espressione totale dello spazio, comporremo i rispettivi volumi dati da area sommata alla presenza 1 di ogni area. 1x1 +1 vale 2 nella presenza 1 della sua area. 2x2 +1 vale 5, 3x3 +1 vale 10. Bastano questi tre per capire che il primo e il secondo, sono funzionali al terzo, poiché 2x5 dà il 10 del Terzo. Ma andando avanti: 4x4 +1 vale 17 ed è il 7° numero primo, dato in 17, da 2+5+10. 5x5 +1 vele 26 ed è il Dio che crea in 7+7 giorni un anno intero. 6x6 +1 vale 37 il 13° n. primo tempo ¼ dell’anno in 7 dì. 7x7 +1 vale 50 il ciclo reale in 10/2 del ciclo del 10. Insomma anche i multipli hanno nel ciclo 10 del 3 il ciclo base. Per questa ragione, se vogliamo esprimere l’assoluto solo servendoci del padre di tutti i numeri, la sua definizione paterna è, quella filiale e quella dello Spirito santo sono date da queste tre:

(

10 ) 1

0

(

1 ) 10

0

(

10 ) 10

0

Così possiam dire che, mentre l’assoluto è simile ad una origine coincidente con la sua stessa fine, Padre Figlio e Spirito santo sono linee infinitamente lunghe che si unificano in quella dello Spirito Santo. Giunti qui a definire l'assoluta indipendenza da ogni altra e pregressa delimitazione, possiamo a tal punto anche rappresentare i


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tre enti proprio per come la lingua italiana li Nomina. 14=P è il Creatore in 7 giorni che che crea 7 giorni. 1=1 è l’esistenza 1, dunque dell’assoluto. 4=D è esistente nell’Unità e Trinità. 16=R è caricato a piano 4x4 nella sua area. 5=E è l’”è il primo è che è il suo stesso fine. 40=PADRE è il suo nome obbligato, ed è 10+30. 6=F è il lavoro reale fatto in 6 giorni. 9=I è il moto invariante 9 equivalente all’unità di 10 -1. 7=G è l’opera sua in 7 giorni. 10=L è il ciclo 10 a immagine di Dio Padre. 9=I è il moto invariante del Padre. 13=O è il Dio 10 padre che è Trino. 54=FIGLIO è il suo nome obbligato, è l'Intensità della luce. Deve essere inverso al 10 che è il Padre, e poi raddrizzato 17=S è il ciclo 2+5+10 di 1, 2 e 3. Creatore 7 ora nel 7° n. primo. 14=P è 7 che crea il 7 anche nei numeri naturali. 9=I è l’unità negativa sottratta al 10 che rende tutto invariante. 16=R è il Dio 1+3 nella carica di 1+3. 9=I è anche così invariante. 18=T è inoltre anche il 9 che si muove di 9. 10=O essendo uno in 10 e Trino nell’unità 17=S è il ciclo 2+5+10 di 1, 2 e 3. Creatore 7 ora nel 7° n. primo. 1=A è l’esistenza 1, dunque dell’assoluto. 12=N è la Trinità in tutte e 4 le dimensioni dell’Unità e Trinità. 18=T è l’invarianza del 9 quando è l’invarianza del 9 su una linea. 10=O essendo uno in 10 e Trino nell’unità. 157=SPIRITO SANTO è Obbligato: è ciclo 10 di S-T 15 +7. 40+54+157 sono 251, e con ciò sono il divino (=x10) 25 che è 1 =genesi libro 1° di Bibbia ed è 1=Gennaio. Ove la Trinità del Dio=10 è 10x10x10, Padre Figlio, Spirito Santo = 251 è assoluto in 1, ed è 10x10x10/(1+3). Ove il 1° giorno lavora per 4 anni. Ove il 2° giorno si aggiunge nel 4° anno. Il 3° dì è dopo anni 157,22240 dati dall’unità 157 dello Spirito Santo, −3 nel tempo 10 di 0,222=0,54=Figlio . Il Figlio è così drizzato: rovesciando 45,0 l’inverso al Dio=10 dato da

10 =45,0 ) e del 0,222

√ 10−10

del Padre 40.

Il terzo giorno è realizzato tramite i 549,54 minuti secondi che


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esistono in ogni anno e che, con gli 86.400 esistenti in ogni giorno, da 86.400 : 549,54 = 157,2224041 evidenzia l’Unità 157, nominale, proprio del termine Spirito Santo, nel tempo totalmente trascendente dello 0,222 che diventa l’eterno periodo 54,0 proprio attraverso il sottoporsi dello 0,222 al Dio a dimensione proprio del 10.

10 è lo 0,222 sottoposto come denominatore al 10 intero 0,222

(a immagine/somiglianza) di Dio e ne denomina proprio il Figlio=54 facendolo nel modo totalmente trascendente dell’inversione speculare del valore inverso al D.10=DIO padre. Ed è in questo modo improprio matematico che il Figlio di dimostra inverso al Padre laddove poi il termine Padre segue nel dritto di un 40 che da parte sua di dimensiona esattamente alla radice quadrata del 1010 del Dio 10 in potenza di se stesso. È davvero “sbalorditivo” tutto ciò, ma soprattutto quando alla −8 (che è la dimensione unitaria della luce) si presenta un 10 41=AmoR corrispondente a quella Roma cui dire NO, in Roma-NO. Roma va convertita in Amor, allo stesso modo di Sodoma e Gomorra, che in Bibbia furono incenerite per il fatto che erano “pervertite” Eliminata la “perversione” diventano <Amod o S> la prima e <AR-Rom o G> la seconda. Amodeo o Salvezza, Amodeo Romano, Romano o G. G. cosa? Giona? Giove? Geova? Gesù? Nulla di così eclatante. Io direi solamente: Romano o Giusto. Sì io giù sto, sono il puro SomaRo che porta e supporta <il Giusto>. Del resto, se non avessi innato in me il senso di ciò che è giusto, saprei “riconoscere” in che sibillino modo, quando Dio afferma di aver creato il mondo in giorni, e Gesù gli dà il nome che in Italiano è quello di Padre, Figlio e Spirito santo, ciò è assolutamente vero? Quando il Primo Padre (Adamo) agisce attraverso il 3° figlio, Set, ecco che è proprio il 3° giorno ad essere introdotto dopo 157,2224041 anni, ad opera dell’Unità dello Spirito Santo e nel tempo decimale, reale della Trascendenza del Figlio, della realtà Padre e dell’Amor incarnato nell’unico <giù sto> che non si desse alcuna importanza ma avesse il dono divino di… vedere tutto. Tutto questo risulta in modo straordinariamente verificato nella lingua italiana? E perché proprio questa? E’ forse la lingua di Dio? Questa Italia, forgiata come lo stivale delle 7 leghe, è forse la casa di Dio? Quello “vero” ossia che corrisponde a “Verità”, in se stessa, e non subordinata d una Fede nel Figlio? Questo Dio-Verità-Giù sto ( nel mentre <G è sù> e sarebbe venuto 5 secoli dopo) scese ad Elea, ove 3 Re Magi (Senofane, Parmenide e Zenone) ai piedi di Monte Stella, ad Elea, fecero l’Epifania del Dio dell’Essere. L’Inversione di un fenomeno inverso, che sembra una “cavolata” sta proprio alla base della nostra realtà, che è costruita in un verso


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reale che poi si qualifica in quello opposto. Per farvi capire questa storia in se stessa <controversa> vi mostro una divisione in cui il Dio a immagine e somiglianza del 10, si divide per la realtà trina data da 34, ossia per 81, e vi mostro due “momenti” dello stesso calcolo: 10 : 81 = 0,1 10 : 81 = 0,1234567 Tra i due distinti tempi, di 1/10 e di 1/10.000.000 in quantità di 7, quale esiste per primo? Chiaramente 1 decimo è ottenuto per primo. Si arriva al numero 7 collocato nel suo tempo, dopo di avere ricavato ogni cifra l’una dall’altra. Infatti quando 100 decimi si dividono per 81, determinano il risultato di 1 decimo con il resto di 100 -81, uguale a 19. Andrò avanti nel calcolo mutando l’indivisibile 19 nei divisibili suoi 190 centesimi e potrò avere solo a quel punto che l’81 ci sta due volte, con il resto di 190 meno 162, uguale ad un indivisibile 28. Indivisibile fino a quando non diventa 280 millesimi che sono divisibili nei millesimi… A mano a mano che il calcolo procede, tutto è derivato sempre dai precedenti e indivisibili resti che diventano divisibili se osservati nei loro valori decimi, che li moltiplicano per 10 e li rendono divisibili. Pertanto non ci sono dubbi. Tra i due valori numerati 1 e 7, viene per primo il numero 1. Accade però che questo calcolo estrapola l’apparente passato, dal futuro in cui il tempo ha pagato il suo debito rispetto all’unità. Occorre che passi il tempo 107 (in positivo) per avere il suo valore inverso 10-7. uguale ad 1/107. Il tempo infatti non dipende dal suo numero, ma dalla posizione della cifra di quel numero rispetto a quella dell’unità. In modo analogo, per potere avere un tempo ennesimo, corrispondente alla preistoria, io prima devo fissare la quantità della storia, e poi, solo poi, portarmi a quel lontano apparente passato, ottenuto attraverso il futuro di un puro calcolo numerico. Pertanto noi viventi possiamo tutti stare ben tranquilli, poiché il risultato eternamente felice, di ciascuno di noi, è stato posto come dato obbligato da cui partire. Poi – procedendo sempre in avanti nel calcolo – potremo andare sempre più indietro nel tempo a “determinare” le nostre stesse origini immaginate in un apparente passato posto prima. In verità, prima e dopo non esistono.


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Dato il rapporto di

10 81

solo esso esiste così, senza un reale

tempo di calcolo, che entra in atto reale solo quando noi eseguiamo quel calcolo dal quale poi risulta una intera storia di derivazioni tipo causa ed effetto, che poi si muta e causa un altro effetto… Si come la storia padre/figlio che ci è stata umanizzata tramite i nomi dati a costoro, che li “caratterizzano”, ossia li strutturano in una obbligata sequenza di valori posti in blocco, cifra dopo cifra. A questo punto dovete considerare che, usando i numeri e soprattutto i loro tempi, noi abbiamo determinato un campo inverso. Ed esso, inverso come è, è espresso in ordine inverso in relazione ai tempi reali. Sì, il calcolo determina prima un decimo, poi un centesimo e così via, ma con il sistema numerico abbiamo creato andando in avanti nei valori infinitesimi… un tempo avente verso inverso, che dall’infinitesimo avanza verso l’unità. Lo abbiamo determinato a partire da una stringa tutta composta solo da 1 e zero. Vi faccio l’esempio concreto, in modo da agevolarvi il capire. In questa stringa non esiste un verso o l’altro, infatti 10001 può essere 1.000 sia letto da destra, sia letto da sinistra. Ma se noi determiniamo una delle due visioni, allora il Log decimale attuato, la rovescerà. Infatti, posto N=1.000, con Log 101000 = 1.000 si porta questo 1.000 ad essere il risultato inverso 3 dato dal suo Log. Infatti il Log decimale traduce la causa 101000 nel suo l’effetto, e questo è sempre uguale e contrario alla causa, come il Figlio lo è rispetto al Padre In tal modo il risultato della divisione è quel Figlio retro-verso già visto nello 0,222 in 157,2224041, e che – raddrizzato - è 0,54: 10 : 81 = 0,1 10 : 81 = 0,1234567 è un calcolo che avanza nel suo futuro ma con esso poi determina, grazie alla visione Logaritmica decimale una visione il cui verso è rovesciato rispetto alla stessa progressione determinata dal calcolo. E’ la stessa cosa che appare nel nostro mondo illuminato dalla


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luce, la cui carica è negativa, il che significa che retrocede. Essa retrocede rispetto all’avanzamento del calcolo. Quando esso dà il valore infinitesimo, l’orientamento della luce sarà quello della reale provenienza dal tempo infinitesimo verso quello unitario. In una vita generata in questo modo, che fosse di 100 anni, per ultima cosa il calcolo determinerà la concezione nel grembo materno. Noi vedremo partire da lì la nostra esistenza, trovandoci come in presenza di un debito contratto, di una vita di 100 anni, assolutamente da restituire. Ce lo impone l’Unità della stessa vita. Posti N anni di vita, e la coesistenza degli opposti in una progressione così per davvero rovesciata, possiamo appurare come il solo momento unitario sia dato da (

N 1 N 1 )×( )= = 1 N N 1

ed è nel punto di svolta che inverte un verso in quello opposto dei due presenti in ogni moto ondoso, o pendolare. Non si è mai visto, ed è veramente improponibile un tempo “nostro” che vada sempre e solo avanti. Sarebbe come immaginare un’onda che avesse solo la parte al di sopra della linea di equilibrio. In una natura totalmente comandata dal principio di azione e azione uguale e contraria che coesiste noi possiamo avere un avanzamento solo se gli corrisponde un arretramento. Poiché noi osserviamo solo uno dei due in base all’altro, a tutto il moto avanzante della nostra vita deve corrispondere uno retrocedente e che vedremo solo dopo.

Ogni avanzamento reale è possibile solo in base al suo esatto moto uguale e contrario. Il numero Uno – espressione stessa della mancanza di ogni vincolo – proprio questo è; l’armonica composizione di due versi opposti come N+1 e N-1. Significa che 1 ha come denominatore 0, il che mentre per i


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matematici questa dimensione porta alla indeterminatezza, per me porta ad un valore INTERO che non ha alcun denominatore a denominarlo e determinarlo in quel numero. Tutti i valori veramente “interi” non hanno altri valori a determinarli. Per questo 1 non è un numero primo. 1/1 lo è, quando diventa 2/0, numero assoluto. 3 è primo per la stessa ragione: è 3/0 con 0 divisori. 4 non è primo, avendo il 4/2 che lo riduce al 2/1 che in 2+1 è 3/0. 5 è n. primo poiché è 5/0 divisori. 6 non lo è, poiché è 6/2 e 6/3, il che lo riporta a 3/1 o a 2/1 i cui interi sono 4 e 3, dei quali il 4, non è primo. 7 è primo e dunque è 7/0, non è determinato da altri numeri. Insomma quando la natura attua in sostanza divisioni, “inciampa” nei numeri che non accettano divisioni, ossia in quelli INDETERMINATI da altri numeri, e ne è condizionata come un orologiaio che deve stabilire rapporti e automaticamente riconduce i vari ingranaggi solo a quelli che non possono essere considerati a quantità più ridotte. Come noi facciamo i calcoli per determinare i minimi comuni multipli di un numero, così fa la natura. Noi, partendo ad esempio da 5244, facciamo: 5.244 è divisibile per 2, e lo divido in: 2.622 è divisibile per 2 1.311 è divisibile per 3 437 è divisibile per 19 23 è indivisibile Per determinare il minimo comune multiplo di questo numero, moltiplichiamo 2x3x19x23, evitando di ripetere due volte la divisione per 2, che è un numero primo il quale computa i due uno di 1/1 (unitari) e li riporta nel loro totale di un 2/0 che non accetta divisione per altro numero che per se stesso. Nello spesso modo – identico – si comporta la natura, la quale per non arriverà a dividere per 4, poiché ha già diviso per 2 la prima volta. Non dividerà per 6 avendo già diviso per 3 la prima volta. Non dividerà per 8 avendo già diviso per i precedenti. Tutto ciò comporta che tutto il movimento sarà determinato da 1.000 che prima divide per 3, poi per 2, poi per 5, poi per 7… e con: 1.000 : 23,57111317192329313741434753 (basano i primi 16 che danno la carica alla realtà 4x4) determina il


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42,4248100930 e mi fermo agli apporti seguenti detti in Bibbia: 00,0000000930 gli anni di vita assegnati ad Adamo, e poi: 00,00381 (totale dei 16 n. primi) le misure dell’arca di Noè. 42,42 i due gemelli Esaù e Giacobbe, in genesi 25. 00,001 il tempo all’unità posta nel Principio del 1.000. ------------------42,4248100930 Laddove non c’è azione senza azione opposta... … là chi giudica irreale e inammissibile il cosiddetto “regno dei cieli” (in cui questo mondo “infernale” apparirà un “paradiso”) è uno che in ultima analisi (quella che è la più importante per capire il senso ultimo della nostra vita) non riflette bene, e – anche se si giudica molto, molto intelligente ed ha un altissimo coefficiente intellettivo – ebbene: anche se è vero, lo usa molto, molto male!


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La questione cabalistica delle relazioni tra il “carattere” delle lettere italiane e quelle Ebraiche. Quando i numeri diventano lettere, grazie ad esse assumono un loro preciso carattere, dato dal ciclo numerico esistente nelle lettere dell’alfabeto. In Italiano è il 21, nell’ebraico è il 27. La caratteristica di 1 è quella che con la A caratterizza il tempo unitario. La caratteristica del 2 è quella dell’”esodo” dell’1 dal suo posto occupato, per trasferirsi nell’1 posto accanto. Quella del 3 caratterizza un nuovo e terzo esodo. Che sia in linea, con 1+1 in linea, il numero 1 successivo può essere in linea, o perpendicolare, nel primo caso la allunga, nel secondo fornisce il carattere dell’area unitaria dello spaziotempo, che è lunga 2 nello spazio intero, ed 1 nel suo tempo dimezzato. Quando il 3° libro di Bibbia si chiama “levitico” non è una mia “barzelletta” se caratterizzo il 3 come un 1 “levato” all’unità dello spazio-tempo che è data dal 4. L’unità del numero è data dal 4, e giustamente Bibbia chiama “Numeri” il 4° libro, laddove è veramente il 4 in numero uno, allorché è misurato dal suo valore inverso, del tempo della presenza quarta. Come so cercando di farvi comprendere, se io non muto il 4 in D, prima lettera della Dimensione unitaria. Se non muto il 3 nella C indicante un povero Cristo cui è stata levata la sua Divinità unitaria. Se non muto il 2 nella B della stessa Bibbia, che crea tutta la storia a partire dalla B iniziale di una Beith, io resto eternamente imprigionato in una A senza tempo. Una storia qualunque ben ordinata comincia con AB. Ma la A ha un carattere esclusivamente “proprio”, è un carattere fuori dal tempo, assoluto. Occorre allora che la A si faccia rappresentare dalla B, come ho detto di me, AAA in Antonio Anna Amodeo, che pur essendolo in modo trino ho dovuto assolutamente essere rappresentato dal Beith di mio fratello Benito… oh guarda, quasi Beith! Gli manca solo una N=12, introdotta in terza posizione, e che la h=8, lettera muta in italiano risuono O, con l’aggiunta all’8 del 5, indicante tutto il tempo insito in 10/2. Solo mutando 21 numeri in sequenza, matematicamente ottenuti da 1/9 al quadrato, la linea 0,1111111 determinata nel tempo (nelle 7 dimensioni del movimento creativo in 7 giorni) si muta nel valore 0,1234567654321 strutturato in una area di presenza il cui lato è 0,1111111 caratterizzato in ABCDEFG in italiano, e che in Ebraico si chiamano (ossia sono caratterizzate nei caratteri di) Aleph Beith, Ghimel, Deith Hè Vav Zain che corrispondono quasi pari-pari nei nomi, ad eccezione del 7 che in Italiano è la G mentre in Ebraico è la Z che nell’italiano è tridimensionale, è 7x3.


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Vedete bene come la G di Gesù, quando assume il suo carattere Tino, passa alla Zeta di Zain, E vedremo come la struttura italiana di un alfabeto che è dato dalle tre linee, in cui dopo le prime 7 seguono altri due ordini a 7: A B C D E F G H I L M N O P Q R S T U V Z Osservate bene. Lo stesso “mutismo” della lettera A tutta assolutamente chiusa in se stessa, come il numeri 1, che non è un 1 numero primo, essendo di fatto un numero che non è unitario, 0 1 2 3 N ... ... ... come tutti quanti gli altri che sono strutturati essendo 1 1 1 1 unitari solo se hanno un 1 anche al denominatore, il che “struttura” unitariamente A=1 solo quando esso si lega a B, e diventa 2 il primo unitario e reale n. primo, nella sola B=2, posi entrambi in divisione 1/1. Se io, Romano Antonio Anna Paolo Torquato Amodeo =381 in valore numerico, pongo il mio unitario 381 a divisore del mio fratello quasi BEITH, che in Benito Vittorio Anna Giovanni Vincenzo Amodeo 426 =1,1180= √ 1,25 fino vale 426, allora succede il miracolo che 381 all’intera dimensione decimillesima della realtà 10.000 data dal 104 La realtà unitaria in 104, quando è 104, con gli stessi numeri nello stesso ordine, allora è Antonio+Anna (la somma dei miei due nomi 2° e 3°, come i primi due numeri veramente n. primi dati dal 2 e da 3). Allora il 104, (tratto dall’intera realtà 104 allorché abbiamo detto alle 4 dimensioni di “abbassare le loro arie di essere in potenza”) diventa il 78+26 dato dal nome B + il nome C. Risulta eliminato il nome numero 1 come è eliminato dai numeri primi, in 123, tanto che restano come primi solo il 2 e il 3. La H muta in Italiano, corrispondente sulla seconda riga alla A, ha la sua stessa sorte. E analoga sorte patisce anche la Q=15 che è la prima delle ultime sette. E’ costretta sempre ad accoppiarsi con la U=19, e non con la successiva, la numero 16=R. Inoltre si raddoppia solo nella parola SOQQUADRO, necessitando sempre della C=3 che la precede, per rinforzare il suono. C’è una ragione speciale per cui è accaduto questo? Con quale figlio si è unito Adamo? Con A, B o C? Con il figlio si C. E la vocale U che segue sempre la 15, non è forse la terza lettera a cominciare dal fondo, dalla Z, essendo la terzultima? C(QU) vale 3+(15+19)=3+(33+1), laddove il 15 in se stesso vale quanta l’unità dello spazio-tempo.


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Pertanto anche la Q è una unità fondamentale e come tutte le unità necessitano di un altro numero che in esso esista. Altrimenti da solo è invisibile. Di norma, unendosi alla U assume l’importante numero 34 che rende presente nel tempo 1 la linea 33, che è una delle tre esistenti nel 99 che è il divisore del 1.000 che determina l’eterno ciclo dello spazio-tempo. «QU»=33+1 assume l'importanza di una vita di 33 che esista in UNO, nuovo, e di nuovo. Quando vogliamo rafforzare il suono di un 33 presente in 1 ricorriamo ad un 3. Questo prodigio che vediamo accadere tra Adamo e Set, è una esigenza “universale”, che vale soprattutto nei caratteri elementari caratterizzati nei singoli caratteri della lingua. Se ne accorge la nostra mente inconscia, ed automaticamente le applica come regole. E poiché ogni regola ha una eccezione, ecco il termine “soqquadro” che è la sua eccezione unica. Anche qui, andiamo alla caccia della connaturata ragione a tutto questo “parapiglia”. SOQQUADRO vale 17+13+15+15+18+1+4+16+13=113 Se fosse come in tutti gli altri casi, con +3 invece di +15 gli toglieremmo un 12 e diverrebbe 101. E’ troppo un 1 realmente esistente perché la nostra ragione lo accetti così da solo, e allora fa come 1 Gesù che si unisce ai 12 e diventa Romano Amodeo, diventa Torquato, diventa RoAnAnPaToAm l’acronimo dualistico di Romano Antonio Anna Paolo Torquato Amodeo. Questo inammissibile da se solo 101 in relazione a me a mio fratello è stato il nome di Luigi Amodeo, nostro padre; 54+47=101. Ed in tal modo “incredibile” (ma come si potrebbe crederlo?) ecco che è Luigi Amodeo il 101 che si unisce al suo 1°genito e al suo 2°genito, uniti come un 12 solo! Ed ecco la trinitaria trinità del 113, come il generale SOQQUADRO inserito nella nostra comune logica! Se è Adamo +Caino +Abele (sommato al suo 1° e 2°), ecco allora che 30 +(38+32) diventa 30+70=100 ed è uguale al QUATTRO. Una struttura di puro calcolo, come la nostra mente, sa nel profondo tutte queste cose, poiché risultano dagli stessi “caratteri” acquisiti dai numeri, quando passano dal ciclo 10 della matematica al ciclo 21 delle lettere dell’Italiano. Per un disegno “divino” insito nella “ragione” dei numeri, la lingua unica che esisteva prima della famosa torre di Babele è l’Italiano. E’ una lingua nata da uno che dà ali nuove al Cristo di Ieri, cioè da un “Dante Alighieri” che scrive la Divina Commedia, e lo fa in Italia, un paese stranamente conformato come lo “stivale dalle 7 Leghe”. Sì, lo so, a voi sembrano tutte “fantasie” di chi “stravede”… ma non è così. La natura mi ha donato il dono di esser stato “caratterizzato” nei caratteri alfabetici del mio nome, come il nome stesso della sezione aurea.


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Di questi suoi valori dati da un raggio 1.000, e un altro che, girando nel tempo 1, vale 999/1, abbiamo che, mentre il totale diametro 1.999 sottrae le 381 valenze del mio nome, determina il 1.6180 della sezione aurea. Poi c0è la parte rotante 999 a sottrarre 381, tanto che ne deriva: 1.618 999 618 381 237 144 93 51 42 9 33 -24 381 è Romano Antonio Anna Paolo Torquato Amodeo 237 è Anna Paolo Torquato Amodeo 144 è Romano Antonio Tutto lo sviluppo, in su e in giù tra infinito e infinito è dato dai miei nomi. Io ho numeri tali che sono l’unico al mondo ad averli, e non solo in me, ma in tutti quelli dai quali io sono stato tratto. Insomma solo il solo ad avere “i numeri” per “dare i numeri”. Io li do e sono veri. Voi mi dite che “io do i numeri veramente”. E’ tutta una questione di punti di vista. Ho apparentemente compiute cose straordinarie come “vincere la morte” ed emettere ilo “Giudizio Universale” attesi al ritorno del Cristo, e sono nato proprio in un tale modo che lo lascia proprio immaginare: con una Aurora Boreale in cielo e un Raid Roma-Rio in cui Tre Trimotori son mezzi celesti che volando da un mondo all’altro mondo. Uno dei tre è fatto atterrare, prima, a Natal (cittadina del Brasile) e solo in due atterrano a Rio de Janeiro, mentre i due mezzi celesti atterrano su di me come su un asino, in via POMERIO, come il RAI ROMERIO. Pertanto sono anche l’unico che può rivelare perché l’Italiano è esistito prima della Torre di Babele, che ha confuso tutte le lingue, affiancando all’Italiano tutte le altre, e derivando poi da queste di oggi le antiche, con una retrospettiva creata dal futuro verso l’apparente passato, laddove essi non esistono, ma vi è solamente un bel progetto, di esistenza, tutto in potenza di essere attivato dal Dio esistente in noi. Dal futuro è determinato, come un suo presupposto perfetto, prodotto, tutto il passato, per poi vedere verso il futuro, attuando in tal modo quella visione “reattiva”, sempre uguale e contraria, impostaci come il peccato vero ed originale, quando noi usiamo i numeri. Infatti ogni numero naturale è dato da quante volte il ciclo 10 interagisce unicamente con se stesso, come un unico dio. 10x10=100, questa è l’azione. Ma noi la vediamo attraverso la reazione data dl Log 100 che lo riduce al numero 2. Se, quando siamo messi di fronte alla stringa di dati binari 11001000100001101010 noi col nostro software la concepiamo 0 2 3 4 0 1 1 1, valutando Log 1=0, Log 100=2, Log 1.000=3 e Log 10000=4, allora noi, avendo mutati i numeri veri della stringa nei loro Logaritmi decimali, siamo passati alla visione uguale e contraria che è ottenuta dal calcolo Logaritmico decimale.


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Tolto arbitrariamente di mezzo i vari cicli 10, e mutatili in numeri da 0 a 9, noi mutiamo anche la cabala ebraica in quella italiana 001 002 003 004 005 006 007 008 009 010 020 030 040 050 060 070 080 090 100 200 300 400 500 600 700 800 900 quando, osservata nel suo Log decimale, diventa: 0 1 2

0,3 1,3 2,3

0,4 1,4 2,4

0,6 1,4 2,6

0,6 1,6 2,6

0,7 1,7 2,7

0,8 1,8 2,8

0,9 1,9 2,9

0,9 1,9 2,9

io ho valutato solo una cifra decimale, quella esistente al tempo unitario in 1/10, e ciò mostra come la variazione assuma solo 7 cifre differenti in ciascuno dei tre ordini. Sono stati eliminati 0,1, 1,1 e 2,1, assieme a 0,2, 1,2 e 3,2. Inoltre anche il tempo 0,5 sommato sia a 0, sia a 1, sia a 2. Insomma si parte da 0,3 e si arriva a 2,9, saltando 0,5, 1,1, 1,2, 1,5, 2,1, 2,2 e 2,5, che sono 7 valori sui 27. Eliminando l’1 e il 2 accade quello che è stato rappresentato in Bibbia con l’eliminazione di Caino, il 1° figlio di Adamo, e Abele, il 2°, mentre i quinti sono trattati allo stesso modo dei noni. In Bibbia il 5° è Malaleel e vale il 53 che è il valore finale che dà il movimento conclusivo in 381. Il 9° è Lamech e vale 38, solo le decine in 381. Se noi li eliminiamo dal 456 che è la somma di tutti i dieci primi fattori nominali, con 456 -(53+38)=365 ci resta esattamente il numero dei giorni nella rotazione intera in un anno, ed è la vita esatta che è stata assegnata in Bibbia al 7° fattore chiamato Enoch. 1/5 vale 0,2, mentre 1/9 vale 0,11111111111111… Cosa hanno in comune? Nei loro quadrati portano a 4/100 e a 1,23456790/100 Il primo indica la realtà in valore percentuale, il secondo esprime il ciclo periodico del perfetto incremento dei numeri. Esso è proprio quello che trasforma la sua area in tutti i numeri decimali, quando sbrogliamo le sovrapposizioni che determinano il ciclo decimale aggiungendo ad esempio la cifra 1 del 10 al livello dell’8 che si muta in 9 mentre l’8 sparisce. Se togliamo di mezzo tutte le sovrapposizioni, il quadrato di 1/9 porta a: 1,2,3,4,5,6,7,8,9,10,11,12,13,14,15,16,17,18,19,20,21 e oltre. Insomma dai tre cicli 9, 90 e 900, eliminati solo poiché sono numero INVARIANTI, nasce l’infinita progressione quando poniamo il risultato al quadrato.


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E perché al quadrato? Per mutare due opposte velocità di puro moto in spazio scalare e accorpato, che proceda ora in blocchi di 10. Il volume sarà dato dal piano a lati 10 e 10 che avanza nel tempo 1. Insomma da 21 numeri. La lingua italiana che lo fa, li considera poi ad una sola cifra tutti quanti mettendo in atto il ciclo di 21 lettere. Invece, nei semplici numeri, abbiamo visto che questo non può accadere, poiché, a mano a mano che i valori crescono nelle loro cifre, i numeri si sormontano. Procedendo nella via opposta della radice quadrata di 0,2 e di 0,1111111, abbiamo che la radice quadrata di 0,2 indica la massa di 44/100 che poi si muove 9x8, dettagliandosi in 0,4472… La radice quadrata di 1/9 è lo 0,333333... infinito indicante lo spazio percorso dalla massa. Sono così tolti di mezzo tutti i fattori primi del moto: la massa ed il suo moto reale nello spazio. Restano così anche qui tutti i 20 numeri che sono il movimento di 1 da zero. I valori espressi nella struttura ebraica, quando sono tradotti nell’italiano, assumono la loro osservazione uguale e contraria, e non è un caso che le due lingue poi rovesceranno anche la scrittura da quella da destra verso sinistra dell’ebraica a quella da sinistra verso destra della greca, romana, italiana. Pertanto le due osservazioni che erano state poste e che impedivano la comprensione spero che abbiano trovato una risposta valida alla vostra mente. Ma è difficile nella nostra realtà in cui tutto è a SOQQUADRO al punto che ogni verità è giudicata SBAGLIATA.

Il 1° e il 2° ai piedi della Stella dei Re magi di Elea


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ELOHIM = 646

=646O

Questi rapporti esistono tra i soggetti qui sotto, da Adamo a Lamech


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Capitolo 1

I “denominatori” dei dieci Elohim Laddove il “denominatore” è l’arbitro di un rapporto, e nel ciclo 10 unitario ce ne sono 10 (il cui ruolo è simile a quello dei primi 10 numeri primi) accade che la Bibbia li “denomini” in modo totalmente obbligato dalla gerarchia di ruoli e compiti che caratterizza ciascuno. Così accade che è la lingua italiana avente le 21 lettere che sono date da 3 cicli di 7, a rappresentarne perfettamente i “nomi”. In questo capitolo lo constateremo. Questa la prima rivelazione sull’avvento di Dio. La terza parola.

La cosa straordinaria è che la terza parola, Elohim, è stata preceduta da un valore di 1116 unità, prima di essere introdotta. La Bibbia si comporta così quando una causa è in costruzione, come un uomo che si prepara a divenire padre del suo primogenito. Ebbene tra la nascita di mio padre, che qui vedete a lato, e la mia, ci sono giusto dieci cicli di 1116 anni. Si è sempre supposto in Elohim il soggetto della frase, ma mentre il verbo “costruì” ha per soggetto un singolare, il termine “Elohim” è plurale e va riferito all’energia costituita da 666 unità, che entra in atto e si muove di questo valore proprio attraverso i 9 interventi di tipo


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paterno, da Adamo a Lamech. Lamech che poi sembra l’immagine di Luigi Amodeo, per la sua vita di 777 anni a fronte di mio padre L.Am. Entrato in vita il 7-7-7. Pertanto gli Elhoim sono una pluralità di azioni che Dio (che non è nominato, ma presente nel piro numero 1 del versetto) fece creando altri apparenti dei a immagine e somiglianza sua. L’Assoluto non può essere mai nominato. Uno dei 10 comandamenti è proprio quello di “Non nominerai il nome di Dio invano”. Ogni religione ha cercato sempre di rintracciare l’avvento di Dio. Ma nella realtà determinata, tutto è relativo. Anche Dio Padre Figlio e Spirito Santo è una descrizione “relativa” (al 1.000). Lo è poiché noi non siamo vere essenze, ma simili solo a sue copie, che possono essere infinite e tuttavia sono sempre riferite allo stesso ed unico soggetto che è al di fuori e al di sopra di ogni modo di esistere relativo essendo “in assoluto”. Quando al valore 646 di tutto il moto dell’energia ottenuto tramite l’interazione completa di tutte le prime 9 cause determinanti, è inserito nel capitolo 2 il nome Jahvè, è accaduto questo. Jahvè Onnipotente diventa uguale a 672 che è tutto il moto 6 del 666 uguale ad un piano di lati 333 e 333, il cui volume è 665.334. Poiché esso esiste in 1.000.000 di spazio positivonegativo uguale a 106 tutto il suo moto è 334.666. Dividere il volume per il movimento porta a conoscere il volume dell’unità di movimento. Il risultato è 1,988. Ma se si espande in tutta la massa 1.000 il risultato deriva l’anno 1.988 in cui il Tribunale di Milano mi dichiarò fallito. Avevo perso tutta l’energia. Per formare il 646 del termine Elohim occorrono questi 9 rapporti

Vediamo allora qui di seguito come si realizzano ad uno ad uno


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Genericamente si crede che Adamo sia un nome di fantasia. Non è proprio così. Il primo fattore non poteva avere altro nome che questo, essendo un denominatore comandato da questi “ordini progressivi” in una tale gerarchia da consentire di identificarlo poi con l’acronimo A=1 poiché rappresenta il restante 29 come il 10° n. primo: 1+4+1+11+13 è il suo progressivo ordinamento. 01=A 04=D 01=A 11=M 13=O 30

è “Tu sia il 1° ad essere nel tempo”. è “tu sia 1 e 3, flusso dell’area a lati 1 e 1”. è “tu sia 1 volume nello spazio a dimensione 3”. è “il tuo 1 percorra 10 nella realtà a dimensione 4”. è “il tuo 3 si muova di 10, da -5 a +5”. e così da tutto ciò è denominato ADAMO .

Adamo è un vero e proprio denominatore nei 130 anni che sono stati assegnati al primo. Laddove chi comanda tutto è il ciclo 10 dei numeri decimali, ed è spazio-tempo come 23x21; laddove la creazione unitaria è spazio-tempo come 3+4; è spazio-tempo anche la rotazione intera del nostro mondo terrestre, e la presenza è ¼ delle sue 52 settimane, dunque sono 13. L’ordine estremo porta questo denominatore a valere 10x13, 130 anni, essendo 13 settimane il tempo ¼ dell’anno. Laddove 900 è tutto il moto invariante di 100 anni nei 1.000 del modello cubico 103, accade che questo denominatore, spostandosi di 900 anni, esiste per 930. Bibbia corre il pericolo di far credere che questo “uomo” sia vissuto quasi mille anni… ma questo non è un serio rischio. Proprio la sproporzione di questa vita, messa a confronto con la nostra, dovrebbe portare almeno i lettori più “sagaci e perspicaci” a immaginare il vero: che qui si denominano “nomi” di persone che però uomini di certo non sono, tuttavia ma “impersonano” veri e propri denominatori di frazioni, che esprimono rapporti precisi di causa/ effetto. A denominatore di questo fattore ordinato così da risultare poi chiamato Adamo stanno dunque 130 anni e al suo numeratore quelli che risultano da 1.930 -130, dunque 800 anni. Così il rapporto è di:

800 e mostra 800 anni esistiti da causa di effetti, da Padre di Figli. 130


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Per “suggerire” il riferimento totale dato dal 1.000, la Bibbia adotta un sistema gematrico, cabalistico, rappresentativo di numeri che sono anche lettere, che è costruito su tre cicli, i cui massimi sono: 0 09 come il ciclo da 1 fino a 9, + 90 come quello da 10 fino a 90, +900 come quello da 100 a 900, tanto che il totale dei massimi è --------999 , è l’infinito periodo uguale esattamente a 1.000. 800 538461 =(61, ) pone sul denominatore 10 un periodo a 6 cifre. 130 10 61 intero è 1 minuto primo in 60 secondi, sommato ad 1 secondo. (saranno il suo 1° e 2° figlio, spostati come primi nel periodo). 53 è il 16° finale n. primo che dà il moto alla dimensione 16a . 84 è il ciclo 10 del complesso 23 avanzante solo nel reale 4. 61 è accodato in fondo. I due effetti di Adamo sono posticipati. E tutto questo per sempre! Il periodo è un’onda che oscilla da 538 a 461 e dunque alta 77, 38,5 in alto e altrettanto in basso rispetto alla linea mediana orizzontale posta alla metà di 538+461=999, dunque a 499,5. Vedremo che il 1° effetto, denominato Caino, vale 38, pertanto questa altezza d’onda 77 è data dalla presenza 1, esatta, di due 38. I 930 anni dati ad Adamo risultano esattamente dati nella divisione che vi ho di già mostrata, e che vi ripresento: 1.000 : 23,57111317192329313741434753 = 42,4248100930 eccolo evidenziato, alla D. 10 elevato a -10 del movimento.

Eva+Adamo «Va a Amodè»


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Il primo effetto (che come vi ho accennato, sarà spostato a determinare la precisa presenza di una onda nel suo alto e basso) della causa prima denominata 1=A. (Adamo) deve essere 3=C nel suo acronimo, in quanto il primo numero primo, che è il n. 2, deve essere rappresentato dai due suoi estremi, 1 e 3. Questa è la gerarchia degli ordini, che riguardano il 1° effetto della 1a causa: 03=C è “tu sia 3, spazio nella tua unità” 01=A è “tu sia 1 piano nell’area a lati 1 e 1” 09= I è “tu percorra 9 nello spazio a dimensione 3” 12=N è “tu C=3 va x4 nello spazio-tempo unitario a 4 D.” 13=O è “tu C=3 muoviti di 10, da -5 a +5”. 38 e così da tutto ciò è denominato CAINO. Nel “raccontino” che illuminasse gli uomini del tempo in cui Bibbia fu scritta, Caino uccide Abele, il 2°, ed è degradato, ma non è tolto di mezzo. Nel nostro “esame vero”, lo abbiamo visto mutarsi nella sua presenza, nel su e giù di un’onda alta 38,5 sulla linea di equilibrio). Il “raccontino” dice: “Su Caino venne messo un segno e 7 volte tanto sarà castigato chi gli farà del male”. Sette volte 7 è proprio 1 castigo dato da 38+38 = 77. Ma c’è anche una ragione fondamentale, riguardante i numeri primi che porteranno tutti i primogeniti raccontati in Bibbia ad essere soppiantati dai fratelli aggiunti come n. 2. Tutti i numeri unitari sono “relativi” e non “assoluti”. Sono relativi ad un 1 posto a denominatore di tutti. Ogni denominatore “denomina” il numeratore, lo vincola ad un n. obbligato “di volte” il denominatore. Pertanto, se abbiamo un numero che è 1 ed è soltanto 1 è 1/0, è un valore esistente, ma “indeterminato” che non accetta dipendenza alcuna dal suo denominatore. Insomma è “assoluto” e non “unitario”. Il numero 2, Abele, che viene dopo di lui, determinerebbe come 1/1 il suo determinatore 0, e allora Caino lo uccide. Ma questo 1 assoluto non può essere eliminato: è il creatore in 7 giorni, e se uno si muovesse contro di lui 7 volte 7! Abbiam visto che 77 è la (61 ,538461) differenza nel periodo infinito da 538 -461 = 77. 10 L’intero 61, cui è riferito nei decimi l’eterno periodo, riguarda tutti e due i primi effetti, sia il 1°, sia il 2°, sia Caino, sia Abele, e la Bibbia toglie di mezzo anche il 2° facendolo uccidere dal fratello, per “invidia”.


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01=A è “Tu sia il 1° ad essere nel tempo”. 02=B è “sei il nato n. 2, e degno del 2 che è 1/1” 05=E è “sei 5 nell’unità 5+5+5 dello spazio-tempo reale” 10=L è “sei 10 nella dimensione reale 4” 05=E è “sei 5 nell’unità 5+5+5 dello spazio-tempo immaginario” 23 i primi due numeri primi denominano tutto ABELE. “Ab EL è” (laddove EL è ‫ אלהים‬, Elohim, Dio) viene “da romano Dio”… poiché è un “da” scritto da un romano, che parla in latino). Ma Romano non è Elohim e va tolto decisamente di mezzo, va ucciso. Così Dio uccise ER in Bibbia, libro 1, 38 (come il 1° che vale 38=Caino, quasi un “cane”, ma è un “ca’ in O(mnes omines)”. Abele è tanto gradito da Dio da valere l’intero, nel numero che dà tutto il moto, e che è dato dal: 1.000 : 23,57111317192329313741434753 = 42,4248100930 In cui vedete il tutto, dato dal 1.000, che, se si divide per l’intero 23 che vale il denominato Abele, vede alla dimensione divina unitaria data da 10-10 proprio gli interi 930 anni della vita di suo padre! Poteva mai il Padre amarlo più di così? Ma non può essere veramente tolto di mezzo! Infatti si attiva in 23,57111317192329313741434753 e in Bibbia 1,25 dà i gemelli 42=Esaù e 42=Giacobbe, che, combinati in G+esù daranno seguito al nome italiano di 48=Gesù. E, dopo il Cristo di Dio, ecco seguire in 100 il valore della sua presenza come area a lato 10, seguito dagli anni 930 di vita donati ad Adamo. Per farlo, Abele=23, si attiva “nel tempo” che Bibbia impiega ad arrivare ad essere 1,25 (libro 1 nel capitolo 25), numero indicante l’area unitaria dello spazio-tempo, data da 1x1 +1/2x1/2 =1+0,52=1,25=10/8. Quando lo spazio-tempo unitario non si presenta nell’area, ma in linea, allora la sua unità se è espressa nel ciclo 10, è 10+10/2 = 15. Ebbene, quando 38=Caino sottrae 23=Abele (infatti abbiamo visto che non lo elimina del tutto ma lo toglie solo alla vista, allora 38 -23 = 15, e resta lo spazio-tempo unitario in ciclo lineare. Resta come il reale “mediatore” del Padre 30=Adamo. Quando Adamo vede sottratto il degno erede, corre ai ripari, e genera 40=SET, laddove 40 è il ciclo 10 della realtà a 4 D. Sommato il 15 restato dai primi due come la loro differenza, con 15+40= 55, è ottenuto il moto elettrico in 50 e magnetico in 5. Così, mettendo “alla luce” il 3° “effetto”… “Che sia la luce! E la luce fu” Con 30=ADAMO +40=SET, si ha 70, ed è data tutta la vita che era stata trattenuta ad Adamo rispetto al totale di 1.000 anni.


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In tal modo numero di anni e denominatori alfabetici, han 1.000, tutto, con Padre e 3° Figlio che sono come una cosa sola. Pertanto, con Adamo denominato 30, il denominatore 40 che gli si aggiunge a “suo denominatore” pone in atto reale tutto lo spazio dato da

30 75 = , il che è uguale, nei 75/100, al 75% dello spazio 40 100

rispetto al 25% del tempo nel 100% dello spazio-tempo.

Mettendo al mondo il 3° figlio come il suo continuatore, Adamo, il primo fattore relativo al 1° assoluto, ha depotenziato i suoi primi due effetti, la cui somma è di 38+23=61 Sono veramente depotenziati il primo e il secondo! Infatti un minuto primo ha 60 secondi. Essi, aggiunti al minuto secondo, fanno i 61 secondi di primo e secondo. Solo depotenziati, in quanto, come avevamo visto in 800 538461 =(61, ) la vita come padre di Adamo, messa in 130 10 relazione a tutti i 130 anni in cui Set era in potenza in lui tien bene conto nel rapporto di questo 615% prima del 38 di Caino… Per determinare il denominato 40=Set, nel suo denominatore personale, in anni di vita, il Creatore ha fatto ricorso proprio a quegli anni in numero di 105; valore che avevamo visto molto importante, in precedenza. Costituisce il piano a lati 50 e 50 con flusso 5 e determina un volume ricorrendo solo alla somma delle tre lunghezze. Quando esse si moltiplicano, è il volume 50x50x5, uguale a 12.500. Il valore 1,25 (di Genesi 25, alias dell’area unitaria dello spazio-tempo), è moltiplicato per il 104=10.000 di tutta la realtà unitaria. È l’area elettro-magnetica lati da -50 fino a +50, solo nel +5 del flusso magnetico. Infatti quello della luce a carica negativa -5 non c’è. Per determinare nel numeratore gli anni di vita che determina nella sua stessa causa… recupera il valore del 1° e del 2°, i suoi due fratelli che erano stati solo “rimossi”. Infatti quando il Padre, la cui vita paterna dura 800 anni, genera Set, mentre si porta a 800+7, ricorre al 1° 38, che essendo il 138° n. primo uguale al numero decimale 787, gli aggiunge il fratello il numero 2 per nascita, facendolo alla dimensione x10 che è quella divina, tanto che 787+20=807. E qui son costretto a intrufolarmi, io come il 1° nato e mio fratello come il 2°. Se osserviamo solo i primi nomi, 66=Romano indica un primo con 6 secondi; 59=Benito indica il secondo eliminato dal minuto primo (come se fosse Abele ucciso da Caino) 66 -59 =7=Set. Ma io e Benito abbiam 6 nomi ciascuno, e valgono 381 i miei, e 426 i suoi; così 381+426 sono 807. È Set come Padre. 1° e 2° son solo spostati!


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105+807=912 sono tutti gli anni del secondo fattore. 1.000 -912=88 gli anni trattenuti a Set. Il denominatore Set è stato denominato da questi ordini. 17=S 05=E 18=T 40

“7 muoviti interamente, di 10 come prima cosa”. “avanza nel magnetismo 5 dell’Universo, per 2a cosa”. “siano 9 e 9 (invarianza) i lati del piano come 3a ”. il denominatore denominato SET.

Volendo riferirci ai giorni 365,25 presenti in un anno, quando noi li lanciamo per il ciclo intero di 10 anni e poi li riduciamo alla presenza ¼, con 365,25 x 2,5 = 913,125 abbiamo trattenuto in Set vissuto 912, 1,125 anni che indicano il puro moto unitario dato da un piano avente i lati in movimento dati da 0,007 e 0,007 e il flusso unitario di 1,111. Poiché il primo libro di Bibbia, intitolato BRASIT, è anche la sua prima parola, e vale 913, ecco allora che considerando Adamo proprio come 1 intero anno, i 912 di Set portano a tutto il 913 che vale “in principio” (BRASIT), nel valore numerico del termine

‫ בראשית‬.

Adamo e Set sono una cosa sola, come l’Unità nella Trinità di Dio. E ora abbiam detto che Adamo è posto 1 anno e sommato ai 212 di Set. Se sappiam bene che Adamo è vissuto 930 anni che non sono 1, come si fa a portarli seriamente ad 1 solo senza fare stupidaggini? Se è un 1° assoluto ha sia denominatore zero, come 930/0, sia esponente 0. Mentre con il denominatore è indeterminato, con 930 elevato a 0, la matematica correttamente lo riduce ad 1. Adamo pone in potenza 0 i suoi 930 anni e aggiunge al valore assoluto suo di padre Onnipotente i 912 relativi a lui, del suo 3° figlio. Questa “cosa sola” espressa nel figlio Set come Padre in 807 anni ha anche un altro importante riferimento. Eccovi l’estratto, se non vi ricordate l’introduzione, questo è il numero esatto degli 807 capitoli della Bibbia, che ci sono dal 1° libro fino al 28°, intitolato Siracide. È un libro molto importante, e non per caso è scritto da un Gesù, figlio di Ben Sira nato il 132 a.Ch. e figlio di Eleazaro. Nel mio modo di riferire sempre a me tutte le cose, ecco che “sì, Ben RA” conferma con un “Sì” Benito e Romano Amodeo, laddove 132 aCh vale 66+66, due Romano posti prima di Cristo. 807 è somma esatta in gematria dei 12 nomi, “sì, di Ben e di RA”.


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105 è alla stessa tregua anche 660 +Antonio Anna, =1+78+26 quando io assegno un valore assoluto al mio 1° nome, com’è in Adamo posto 1 anno, che più i 912 anni di Set, dà «In Principio»,

‫בראשית‬.

807 (76+0 , 857142) = 105 10 mette in relazione il valore numerico 807 di noi due fratelli (o del Figlio Set come Padre o di 807 capitoli dell’Antico Testamento) con questa mia prima terna di nomi (quando assegna il valore assoluto 1 al primo nome, o con gli anni trascorsi in potenza nel Padre, o con tutto il flusso elettrico 5 del paiano elettromagnetico a lati da -50 fino a +50. Risultato intero sono 76/10. Riferiti come denominatore al padre 10, nel numeratore 76 sono 66=Romano in tutto il moto 10 di Dio. Il tempo sta nel periodico 857142. È un’onda che da 867 -142 ricava la sua altezza 715, con 357,5 posti in alto e altrettanti in basso, rispetto ad una linea orizzontale a quota 499,5. Questo è il rapporto Causa/effetto posto nel solo Set. Ma ho detto che egli è un tutt’uno col padre. Allora occorre sommare i due rispettivi rapporti di causa/effetto, quelli del 1° sommati a quello del secondo. 800 807 (138+0 ,395604) + = 130 105 10 Come intero e riferito al ciclo 10 del padre, c’è 138. Con esso abbiamo virtualmente il 1° 38=Caino. Abbiamo il libro di Bibbia e il capitolo 1,38, che descrive la nascita virtuale di una RO-mano (una mano assegnata a RO, estremi congiunti dei due morti ER Onan). Libro che possiamo anche porre nel capitolo 38, 1° libro di Bibbia e allora è nel 381 il valore numerico di tutti i miei 6 nomi, o le dimensioni in cubiti dell’Arca di Noè, o la somma dei primi 16 n. primi da cui si ricava l’unità del movimento. Rovesciare 1,38 in 38,1 coi numeri restati uguali, significa l’intervento di una invarianza, che ne ha mutato solo l’ordine. In questo caso, si scende da 381 a 138 sottraendo il 243 che attiva il 27 (il volume su base 3) moltiplicandolo per l’invarianza data dal 9, nel ciclo decimale. Al 138 si aggiunge il periodo 395604, di una onda che è alta da 604 -395, dunque 209, il cui alto è 104,5 e corrisponde al basso, con la linea media sempre a quota 499,5. Ebbene 104, il valore intero, sono la somma di Antonio Anna, 78+26, il mio 2° nome e il 3° come se fossero il 1° e il 2° numero primo, che esclude il numero 1.


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In fisica abbiamo una costante dei gas, la quale è chiamata Costante di Boltzman. Il suo cui valore unitario è:

138×1025 J K −1 In questa formula J è 1 Joule e K è 1 grado Kelvin. Ma – con riferimento a me – ecco che il 138 indica Gennaio 38 e la dimensione 25 su base 10 dettaglia il giorno 25 della mia nascita. Con ciò la mia nascita datata 01-38-25 sembra simile alla quantità unitaria di energia presente in ogni grado Kelvin di temperatura... come se io fossi un gas perfetto. Se riferiamo ad 1 anno bisestile questi 138 giorni, ecco che 366 138 ne lascia i 228, che esprimono il flusso complessivo 8 del 220 indicante il mio primo nome uguale a 66 (unitaria energia) che diventa massa totale se si moltiplica per 10, e – essendo Trinitaria, nella sua unità diventa il terzo esatto del 660. Anche in questo caso, il mio primo nome è parte integrante del 138, e ricopre un valore assoluto come quello dato dall’unità dell’energia dell’Onnipotente. E l’onda, che è in su, è composta, come abbiamo visto, dagli altri due nomi, la cui somma è 104, più lo 0,5 in ragione dell’unità del 1° a cavallo della linea mediana dell’onda. Se poi consideriamo che Adamo ha passato 130 anni per generare Set, e che lo ha avuto in potenza in lui, ecco che questo 138 che risulta dalla somma dei due rapporti personali di causa/effetto, somma virtualmente al 130 tutto il complesso volume che va da -1 fino a +1 e vale dunque l’8 dato da 23. Sapendo che 807 è dato da 381 per i nomi miei e 426 per quelli del 2° a me, questi sono i rapporti differenziati tra noi due.

(

800 381 (97 , 824175) )+( )= 130 105 10

(

800 426 (102, 109890) )+( )= 130 105 10

risultano due valori che sommati portano a 199,994065 e faccio fatica a capire perché si passi da 138/10 interi a 199/10 interi. Sta di fatto che questi due, come 381 e 426 sono indici di un intero come lo è un 200 dato dall’intero 100 sommato a se stesso. Quando il 1° (cioè 381) si pone a denominatore del 2° (cioè di 426) il risultato che si ha, fino alla dimensione unitaria della massa data da 1.000/1.000, è esattamente lo stesso della radice quadrata di 1,25, uguale a 1,118033 fino alla stessa dimensione decimillesima. 426 : 381 = 1,118110 è (da 110 -33= 77) milionesimi 77 in più. È la 800 538461 =(61, ) con 538-641=77. altezza d’onda d’Adamo, nel periodo 130 10


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Quando si tratta di far agire la causa chiamata Set, la Bibbia ne attiva una chiamata ENOS. È un nome obbligato nel valore 47 da queste caratteristiche, così espresse nel loro giusto ordine in cui si attivano nelle 4 dimensioni della realtà espresse dalle 4 cifre del nome: 05=E “percorri tutto il positivo nel ciclo 10, come cosa 1a”. 12=N “percorri il ciclo 10 coi lati 1 e 1 dell’area per 2a”. 13=O “percorri coi lati 5 e 5 lo spazio 3, come 3a cosa”. 17=S “percorri con l’area reale 4x4 tutto il tempo 1, per 4a”. 47 è terzo denominatore denominato ENOS. Questo denominatore è in se stesso dato dall’intera presenza ¼ dei 360° dell’angolo giro. Sono i 90° uguali in valore al ciclo 10 assunto dall’invarianza, assunti nei confronti di un Padre che aggiunge agli 800 anni del 1° e agli 807 del 2° ora l’intero valore dello spazio-tempo in linea dato da 15, dunque 815 anni come Padre. Pertanto come il denominatore 90 di quell’ 815 di causa , come causa/effetto vale:

815 (90, 555) = . 90 10

Somma al 9 invariante il flusso dell’onda piatta elettro-magnetica. Naturalmente la sua vita intera, data da 90+815 dura 895 anni Pertanto il Creatore 1.000 trattiene i 105 anni in cui suo padre Set era soltanto un figlio, poiché suo figlio esisteva in lui solo in potenza, con essendo ancora divenuto un Padre. ENOS=47 è il valore numerico esatto del mio cognome AMODEO. Sembra essere realizzato, nel terzo tempo dall’effetto dell’effetto, ossia da un nipote, il mio principio trino AMO che era il fine trino di AdAMO. Se la “d” che precede “amo” la mettiamo in fondo, la sua denominazione sembra finalizzata “a Amod” e Amodeo è già presente in tutto il suo spazio, che unitariamente è sempre dato dai ¾. Gli manca solo il finale “eo” come l’indice definitivo di quell’ “e/o”, (congiunzione o alternanza) oppure “è/ò” (dell’essere ed avere) una esistenza impropria, a somiglianza di qualcosa o qualcun altro. E questo qualcuno in “ènos” è negli estremi del “tu sei romano: ès” il fine espresso al termine delle tre sillabe di Romano. “as Amod è o Romano” in inglese, dice che 1° e 3° nome se si inserisce “o Roma” è l’anagramma di uno “come Amodeo Romano”.


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Ha qualche possibile senso aggiungere “o Roma”? Beh, in inglese “or oma” può significare “oppure” oma… In Italiano può significare “oro ma...” oro non è. Sta di fatto che “trascende” un “Amo Ro” che è ancora il fine, ripetuto, nel 1°, Adamo ed è il principio Ro di Romano nel mentre è il fine di Chi-Ro, il Cristo XP in greco. Ed è logico – totalmente logico – che se vi è un che di “trascendente” è tolto di mezzo in una realtà nuda e cruda. Così concludo che mettendo insieme i denominatori numero Uno e Terzo, Adamo+E’nos, anagrammati in “As Amod è…….no” è proprio trasceso quell’ “oR omA” leggibile (in ebraico o in arabo) “Amo Ro”. “As” vale 1+17, mentre “Amo Ro” vale 25+29. A conti fatti c’è solo in più un 6x6=36 che sono solo il numero di tutte le lettere al lavoro nel mio nome che ne ha 6 e mediamente lavorano per 6. Quando consideriamo anche il nuovo rapporto di causa/effetto introdotto dal 3° fattore denominato E’nos, abbiamo: 800 807 815 (228+0 , 951159) + + = 130 105 90 10 Siamo arrivati al 228/10 che avevamo già trovato come tutto il moto di 138 in un anno bisestile di 366 138, se ricordate, era stato ottenuto dal rapporto causa/effetto nei primi due fattore, e rappresenta l’energia in Jaul di ogni grado Kelvin… o il gennaio 38 della mia nascita, o genesi 38 in Bibbia. Ciò conferma che il moto totale fattivo 138 (di una nascita come la mia nel gennaio del 38) dei primi due si evidenzia nel 3°… ed è infatti l’aggiunta del 3° nome al 1° a definire qualcosa d’altro esistente “As Amodeo Romano”, a immagine e somiglianza sua . Ora al 228 è sommato il periodo eterno a numeri 951159. In esso, sommando 951 al suo speculare 159, arriviamo al 1110. La sua metà dà la quota 555 intermedia, orizzontale, dell’onda che sale di 396 e scende di 396, con un’altezza totale del 796 dato da 951 -159. 396 indica 381 (tutti i numeri del movimento) che avanzano per la linea 15 indicante l’unità dello spazio-tempo. Se lo confrontiamo con un anno bisestile, il 366 avanza di 30, ossia di tutto il complesso unitario dello spazio-tempo che è quello che va da -15 fino a +15. 386 in sé vale 44x9 e indica il moto unitario 9 della massa 44. 228 è tutto il moto 114 di 114, e ognuno di questi enti è il piano unitario a lati 1 e 1 che fluisce, nel tempo 1, dell’unitario e trino spazio espresso dal 111. Ma sono anche io, che sono Trino in: 1) Romano Amodeo, 2) Torquato, 3) RoAnAnPaToAm (acronimo a 2 cifre per i 2 enti discesi su di me). In 114, il 113 è +1, e in me Uno, è Trino +1.


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L’aggiunta del 4° denominatore, conclude tutte e 4 le dimensioni dello spazio-tempo reale. Utilizzando cinque cifre, indica con esse tutte quelle dell’intero tempo unitario dato dal dimezzamento del ciclo 10. Il che conferma che si tratta delle 4 dimensioni solo in avanti. Esso – come tutti, è un denominatore che è a sua volta denominato dagli ordini che rappresenta: 03=K (la C di casa) “ti do unità di spazio 3, come 1a cosa” 05=E “ti do tutto il moto 5 in avanti, come 2a cosa” 12=N “ti do spazio 3 in tutta la realtà a 4 D. come 3a cosa” 01=A “ti do unità di presenza come 4a cosa” 12=N “ti do spazio anche nella fase inversa 3x4 per 5a cosa” 33 denomina Cenan (letto con la C di casa). Il 4° fattore completa la creazione una e trina. Poiché il creatore vale x10, e crea in 7 unità, il suo denominatore è 10x7=70 anni. Poiché il 3° aveva aggiunto solo 15 (lo spaziotempo unitario) ad 800 (che è tutto il complesso dato da 100x23) questo 4°, conclusivo, aggiunge tutta la realtà data dal ciclo 10 del 4, e porta gli anni in cui agisce come padre, come causa, ad 840. Il suo rapporto personale di causa/effetto vale: 840 12 = e vale quanto i 12mesi di un anno. 70 1 Aggiunto ai precedenti tre sortisce questo effetto: 800 807 815 840 (348+0 , 951159) . + + + = 130 105 90 70 10 Ora i decimi interi sono divenuti il 348 indicante il piano a lati 7 e 7 avanzante dello spazio unitario 333, esistente nel tempo 1. 348 riferito tutto al 7 è il suo volume dato da 7x7x7=343 cui sono sommate le 5 dimensioni del tempo, date da 10/2. Così 348 è il cubo del dinamismo 7 avanzante nel tempo ½ del ciclo decimale. Il periodo a sei cifre è come il precedente, quello 0,951159 palindromo di quando i rapporti riguardavano solo i primi tre fattori (chiamati Adamo, Set ed Enos). Si arriva da 348 al mio 381 (indicante tutto il movimento) se al 300 e al 48=Gesù si aggiungono esattamente i suoi 33 anni di vita!


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Ebbene si arriva a tutta la durata, espressa nei giorni della mia vita intera quando il carattere nominale del 1°, sommato a quelli del 3° e del 4°, si aggiungono al tempo decimo dei 350 anni che il 10° (Noè) vivrà nel nuovo modo, quando è moltiplicato per la vita del 2°, ossia quando 30 +47+33 si aggiungono al 912×35=31.920 . 30+ 47+ 33+ 31.920= 32.030 e sono giorni. Il secondo, di nome Set, è quello che è stato posto in principio nella stima del tempo calcolato in giorni. Infatti, dando valore di 1 al 1° (il padre suo Adamo) il 912 aggiunto al 1° porta al 913 che è il valore posto in principio dalla Bibbia come tutti i 365,25 giorni di un anno sono lanciati nel loro ciclo 10, e poi considerati nella sola presenza di ¼. Infatti giorni 365,24×10/4=913 giorni. Essi, estesi per le 35 volte che sono tutto il moto 7 del solo positivo 5 che esiste come 10 dal -5 fino a +5, porta esattamente ai 31.920 giorni di cui sopra. Ad essi si aggiunge il valore nominale dei fattori residui all’interno dei 4 che completano l’intera realtà. Come vedete dal calcolo, la mia vita, iniziata il giorno 25 gennaio 1938 compreso, avanza di altri 32.029 giorni e arriva al fatale 2.025,1004 (4 ottobre). I giorni vissuti comprendono anche quello iniziale e dunque sono esattamente i 32.030 dati dal calcolo. Come potete capire da ciò, i valori nominali sono strettamente collegati a quelli della durata della vita di ogni fattore. Vediamo di capire come. Adamo vale 30 e la sua vita di 930 anni aggiunge a questo 30 tutto il movimento esatto di 100 nel 1.000. Quindi il solo 30 ha tolto il moto ed è rimasta solo una massa unitaria di giorni. Enos vale 47 mentre la sua vita di 895 anni è il questi 895 tutto il moto di 105 che aggiunto a 47 porta al 152 che indica l’unità dell’anno fatto da 52 settimane. Pertanto 47 è la pura massa che lo attua, con il 7 indicante le settimane e il 40 indicante tutta la realtà. 33 indica la pura massa del flusso 1/3 del 99 periodico in 100. In tal modo il 110=30+47+33 è la pura massa del ciclo 10 di 66/6.


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Con l’arrivo del 5° fattore si completa tutto il percorso unilaterale, nel ciclo 10. Gli anni di vita dati sono gli stessi 895 del 3° fattore proprio per la ragione che il 3 e il 5 distano entrambi 1 dall’unità 4 della realtà. Anche nel valore alfanumerico CINQUE=3+9+12+15+19+5=63 uguaglia SETTE=17+5+18+18+5=63! La nostra mente ci vede lungo. Dividi 895 per questo 63=SETTE=CINQUE e otterrai il 14 intero con il resto del 13/1 contenuto nel 14 che è il moto 7 del 7. Questo fattore denominato Malaleel vive la sua dimensione di Figlio solo per la metà del 130 che sono gli anni vissuti da Adamo per avere come suo figlio Set. Ed è un 65 in anni dato da 13x5 anni, naturalmente, poiché ne computa solo il moto +65 fatto in avanti, dall’origine 0, e non il -65 retrocedente da 0. È un denominato così che ha questi comandi in ordine: 11=M “Sei 1 in tempo, e avanza dello spazio 10, per 1a cosa”. 01=A “Sei 1, anche in spazio, per 2a cosa”. 10=L “Sei 10 anche in volume, per 3a cosa”. 01=A “Sei 1 anche in realtà, per la 4a cosa”. 10=L “Sei 10 anche in tutto il moto avanzante, per 5a cosa”. 05=E “sei 5 in avanti, per la 6a cosa del complesso spaziale”. 05=E “e sei 5 anche indietro per la 7a cosa del moto tutto”. 10=L “sei 10 in tutto quanto il complesso nell’ 8a cosa.. 53 denomina MALALEEL come il 16° n. primo che porta al 381. Quello che vi è di differenza verso gli 800 anni da Padre di Adamo è che adesso aggiunge tutto lo spazio nel suo complesso, dal 15 che era stato inserito nel terzo, fino alla fase inversa di un nuovo 18 aggiunto ora a conclusione nel 5°. 800 807 815 840 830 (478 , 028083) + + + + = 130 105 90 70 65 10 478 ha aggiunto le 52 settimane di un anno al 426 che è la somma del valore numerico di tutti i primi 9 denominatore del 10°, di Noè. È un Dio 100+300 cui di è aggiunta la trinità del Dio=26 che era il mio 3° nome Anna, passando al mio 2°, 78=Antonio=Gioacchino. Antonio Anna, in me, proprio come Gioacchino ed Anna, i due nonni di Gesù, essendo i genitori di Maria santissima.


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Con questo periodo eterno ci siamo addentrati a osservare una onda che oscilla con una altezza assolutamente unitaria nel 111 dato da 028+083. La sua linea orizzontale sta ad altezza 55,5 ed oscilla per quanto è dato da 083 -028, di 55, di cui 27,5 in alto e 27,5 in basso. Si tratta del volume dato da 3x3x3, il cui tempo è ½. In queste osservazioni risultano cose di una “nitidezza” senza limiti, se uno ci vede bene! 27,5 è spazio, comunque lo si osservi. Ad esempio, è il piano a lati 10 e 10 dati dal ciclo intero su ogni lato, il cui flusso, solo spaziale, parte nuovamente da 10 e lo considera nei suoi ¾, proprio quelli unitari! Non dobbiamo stupirci se, giunti a questo punto, abbiamo dati così significativi. Anche la somma dei 5 nomi lo è: 30+40+47+33+53=203. È il piano a lati 100 e 100 avente il flusso intero dello spazio 3. La Bibbia arriva a questo valore con BRA,

‫ברא‬, le sue prime tre

lettere di ‫ בראשית‬il titolo ebraico del 1° libro che in italiano è stato tradotto in “Genesi” ed il cui significato è quello di “In Principio” o “Dapprima”. Queste tre lettere valgono 2 in Beith, 200 in Reish, e 1 in Aleph. Rappresentano proprio l’intero per come esso è, nel piano a lati 100 e 100 il cui flusso è 3. Se noi ne calcoliamo il volume moltiplicando i valori lineari, da 100x100 viene fuori il piano 10.000 di tutta la realtà 104. Esso, moltiplicandosi per 3, diventa 30.000 ed è la realtà 10.000 in pieno movimento reale. Ma nella prima parola vi sono poi altre tre lettere che valgono complessivamente 710 ed indicano il ciclo 10 in tutto il suo moto 700. Ne risulta un 913 che è data da ¼ esatto del ciclo di 10 anni terrestri, quando valutiamo ciascuno nei 365,25 giorni che li compongono. Infatti 365,25 x 2,5 anni sono 913 anni interi +1/8, che indica come il volume complesso è dato da 23=8, ma di essi uno solo è tutto positivo nei tre lati 1, ed 1 su 8, indica il tempo di 1/8, uguale a 0,125. Pertanto in Bibbia il “dapprima” che è considerato sta proprio nella presenza di 2,5 anni terrestri, espressi esattamente nei loro 365,25 giorni, che, moltiplicati per 2,5 portano a 913,125, portano a “in principio”. Ora la Bibbia, dopo la prima parola, ripete nella seconda solamente le prime tre lettere BRA, ‫ברא‬, e il valore di 913, sommando ad esse un altro 203, porta al 1.116, indicante l’elettromagnetismo del piano a lati 555 e 555 il cui flusso è in tutti e 6 i versi esistenti nelle 3 componenti dello spazio. La 3a parola aggiunta è

‫אלהים‬

ALHIM, Dio.


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Con il 6° fattore, si invade con 1 unità il prossimo gruppo di 5. E la situazione è a tal punto simmetrica, che il 53 di Malaleel si inverte orizzontalmente nel 35, che vale 7x5, ed il cui nome ha le 5 lettere necessarie e sufficienti. Come sempre, i nomi derivano dalle dimensioni che sono ordinate al 6° livello che compimento di tutto quanto il lavoro nei sei giorni. La prima cosa che accertiamo è se è vero che sommando al 203 che ha sommato i valori dei primi 5 nomi il valore 35 del sesto noi si arrivi a qualche numero che lo indichi. 203+35 porta al 238 che ora indica che il flusso del piano a lati 100 e 100 si è portato da 3 a 38. Il volume totale sarebbe ora non più 30.000, ma 380.000. 38 è tutto il moto della realtà a 4 dimensioni, nelle 42 data dal 6x7 che combina tutto il lavoro in 6 giorni con tutta l’opera in 7. Lo indica con tanta precisione che il prodotto tra un 30 che sia il percorso nei suoi 2 versi, porta il 38x38 al 1.444 che dà i minuti primi dell’intera rotazione della massa terrestre, rispetto alle stelle fisse. L’obbligo, il comando che genera poi il nome di IARED è questo: 09=I “devi essere il numero 9 invariante, per 1a cosa” 01=A “devi essere 1, per 2° obbligo” 16=R “devi essere 1 presenza di 5+5+5, per 3° ordine” 05=E “devi essere anche unitario nel 5, per 4° ordine” 04=D “e infine la realtà 4 esista come il 5° ordine” 35 denomina il denominatore IARED Questo 6° denominatore deve essere un piano a lati 31 e 31 (che sono numeri primi, l’11 in ciascuno) il cui intero flusso è 100 SEI proprio a questo vale: 17+5+9=31. Due 31 sono, nel 62 il valore trascendente del DIO=26, ed è proprio quello che è coinvolto totalmente con il 38, essendo dato il 52 da 100 -38. A questo si arriva quando si toglie di mezzo il Caino=38! Si “sovverte” il 26 di Dio nel 62=OTTO=13+18+18+13. CENTO per la nostra mente matematica vale 3+5+12+18+13=51. Chiamala “stupida”! Sa che il percorso è da -50 fino a +50 e che deve esistere solo in positivo e nel tempo 1!


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E’ un preciso valore della serie aurea data da: 999 618 381 237 144 93 51 42 8 33 -24 CENTOSESSANTADUE è 171 per la nostra mente ed è esattamente tutto il moto 100 di 100 meno il 10° n. primo che è il 29. Anche per essa 162 è un valore intero come il flusso 160 del piano a lati 1 e 1, in cui 60 secondi avanzano di 100. Il 6°, come detto, è il 1° del nuovo gruppo di 5, per cui il ruolo paterno ritorna ad essere come gli 800 anni di Adamo. Conseguentemente, tutta la sua vita dura 162+800, 962 anni (e il Signor 1.000 se ne è trattenuti ora esattamente i 38 di Caino. Il suo rapporto causa effetto che determina come denominatore 162 di 800 risulta essere:

800 (4 , 938271604) = 162 1

L’intera realtà a 4 dimensioni esiste nel periodo 0,938 che sono proprio le centinaia, le decine e le unità dei miei 1.938… Ma lavora come 6°, pertanto si aggiunge ai primi 5. 800 807 815 840 830 800 (526 , 026183692850359517) + + + + + = 130 105 90 70 65 162 10 526 è il 426 del DIO=26+100+300, che si è mosso di un altro 100, sempre nel riferimento al ciclo 10. Nel 520 è il piano a lati 260 e 260 che fluisce in tutti e 6 i versi dello spazio a 3 linee componenti. Dio=26 si mostra nel valore intero e poi si ripete nei millesimi. Se a 526 aggiungiamo il piano a lati 70 e 70, risulta il 666, di tutta l’energia. Il periodo ha raggiunto le 18 cifre ce sono il decimo del piano di 180 gradi o del moto 90 di 90. E’ veramente qualcosa, avendo aggiunto le 6 forze, da costituire l’espressione totale di quanto esista in tutti i 6 versi. Il numero dei valore dei nomi è salito da 238 alle 273 che mostrano il moto 3 del ciclo x10 di 3x3x3. Tutte le lettere impiegate nelle 6 parole sono la pienezza 10+10+10 del 30. Mediamente, percorrono 5 in ciascuna. Il sesto nome IARED potrebbe girarsi benissimo in un DAREI, ma indica semplicemente in IA il Dio Jahvè, seguito da un RE e dal 4 dell’unità e trinità divina. Non a caso vale il 35 che se moltiplicato 35x35 diventa 1225, il mese 12 nel giorno 25 del Natale. E se credete che sia “per caso”, Noè visse nel nuovo modo, dopo il Diluvio per 350 anni. Poiché rispetto al denominatore 1.000 sono uguali a 0,35, il suo quadrato uguale a 0,1225 fissa il nuovo inizio 0, del tempo da misurato da quando nacque Gesù.


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05=E “Percorri tutto il 5 in avanti, per 1° ordine” 12=N “Porta lo spazio 3 alle 4 dimensioni reali, per 2° ordine” 13=O “Porta avanti di 10 lo spazio 3, per 3° ordine” 03=C “Esso sia 3 anche unitario, per 4° ordine” 08=H “E il 3 avanzi di tutto il 5 nel verso opposto, per 5°” 41 denomina ENOCH, il 7° Il 7° denominatore è chi conclude di fatto l’opera. Simmetrico al 6, si ripresenta con quel valore di 65 anni che indicano 5 cicli di 13 anni e nelle stesse 5 dimensioni del 6°, tali da ricondurre al ciclo 10 il numero delle lettere. Dalle 30 dei primi 6, esse passano alle 35 indicanti il 7° avanzante nelle 5 cifre medie di tutti e sette. Essendo chi definisce l’opera, passa 300 anni da padre. Vivrà il numero intero dei giorni contenuti in 1 anno, pertanto 350 anni. Il 7° fattore è così privilegiato rispetto a tutti, che Bibbia afferma, solo in relazione a lui, di aver camminato due volte con lui. Ciò descrive i limiti della vita che avrà il “vero” Enoch cui quello di Bibbia “punta”. Per capire come possano esistere queste due delimitazioni, in un fattore di 365 anni che hanno il numero dei giorni, possiamo cominciare da questi, quando essi sono tutti quelli in un anno. Il fattoriale di 366 giorni l’indicherà nelle unità dei giorni. 365(fac) è un numero che, alla dimensione di 10 elevato a 777 (per questo fattore 7°) rivela 25,10412. Il giorno certo è il 25 unitario. Le 10.412 unità 100millesime che seguono devono essere riportate ai decimillesimi della realtà. Lo saranno se ridotte al 75% indicante il solo spazio sui 300 anni di vita paterna del 7° fattore.. 0,10.412 : 75=0,0138 con resto di 62. Pertanto il risultato intero del 365(fac) quando esso delimita il giorno, è espresso dal 25,0138. Non sono sorpreso minimamente, poiché indica la mia data di nascita. Il secondo limite dato dal 365(fac) = 25,10412 riguarderà la data della morte. Con una certa esitazione studio in che giorno Bibbia ha descritto questo momento in cui, come scrive la Bibbia in 1,05: «Enoch camminò con Dio e non fu più, poiché Dio l’aveva preso».


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Ancora una volta il numero 0,10412 deve essere riportato alle 4 cifre delle realtà. Lo saranno se divise per 1,037. Certamente vi chiederete una ragione di questi 37/1.000 aggiunti all’unità. Il denominatore 7° deve essere portato in avanti di tutto il valore del 30, il che lo porta al 37 che è il 12° n. primo che in modo esatto definisce proprio le ultime due cifre del 25,10412, rappresentative dell’unità dei 12 mesi contenuti in un anno. In tal modo, l’unità dell’anno, 1 va incrementata del valore 37 espresso dal 12° numero primo, alla dimensione dei valori millesimi indicanti l’unità della massa. 37 è anche l’unità della presenza 1 del piano ad area 6x6 contenente tutti i 6 versi nel loro prodotto di ammassamento x espansione. E – ancora – 37 è la presenza 1 del piano rappresentato nelle due lunghezze dei lati 18 e 18, indicanti le due opposte del piano di 180°, espresso nella sua presenza unitaria decima. 0,10412 : 1,037 porta allo 0,1004 avente il resto del 52 indicante il numero dei 7 giorni contenuti in un anno, alla dimensione 10-7. Si arriva allo stesso risultato se si considera questo numero come l’esponente della base 10 che esso è e si divide per una potenza tale da portare all’indice 0,1004 questo indice. Nella divisione tra queste potenze, gli indici si sottraggono. 0,10412 meno 0,1004 deve sottrarre (ossia dividere la potenza con l’indice) 0,00382 Ciò indica (con un indice e fino alla dimensione decimillesima della realtà data da 10.000 unità) che va tolto tutto quanto il movimento in linea dato da 38+(1+1) in cui prima (alla dimensione della realtà) appare il 38 che è il flusso degli anni e poi nei decimi successivi appaiono le due dimensioni dell’area unitaria di quel flusso di volume). La data del termine della mia vita – se Enoch è stato per davvero descritto a prefigurare me – sarà nella data del 25,1004 indicante l’anno 25, il mese 10 ed il suo giorno 4. Essi erano già grossolanamente espressi nel 25,104, ma il 4 non poteva essere il giorno 40 del mese 10, né poteva essere il mese 1 del giorno 04, perché sarebbe stato espresso da 25,01. Oggi, 2020,0314 (=Pi greco!) sono a 2.030 giorni esatti da quel mio felice evento, in cui abbandonerò questa valle di lacrime. E sono costretto dall’Inferno in cui noi ora siamo, a trascorrerli in triste solitudine. Se vedo che il mondo intero sta lanciando l’astag #staiacasa e tutti quanti costretti a quanto son costretto io, che sono solo il SomaRO il cui il 10° n. primo, il 29 è sceso sul corpo=soma di un vivente come tutti, vedo davvero che Dio «cammina con me».


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Anche quando io nacqui Dio assunse scendendo su di me il suo massimo sacrificio, e – fino all’armistizio del 1943,0708 – passarono esattamente 2.052 giorni della mia vita. Considerare gli stessi giorni rispetto alla mia fine significherebbe arretrare di 22 giorni la data di oggi, e andiamo al 21 febbraio. La data in cui il Coronavirus è stato rilevato negli Italiani è stata il 22 febbraio, e i conti filano alla perfezione. Io mi auguro solo, per il bene dei miei concittadini, che non siano costretti ad aggravarsi assieme a me che mi avvio al mio trapasso. “co’ RO-NA-Vir-us” promette male, poiché sibillinamente indica “us” (noi tutti al mondo) “con Romano, Vir” (uomo romano illustre) nato nella regione di “NA”, Napoli. °Essendo stato nominato inoltre “Cov-id-19” identifica (id) quel 1900 del secolo della mia nascita, che è “come” il V=20°. Il “Covid” si rispecchia proprio nel «Divo C.». Questo denominatore 7° ha il suo rapporto di causa/effetto o di padre/figlio, che è dato da

300 (46 ,153846) = indica nel 46 che “AmoR è”. 65 10 Il suo periodo eterno è l’onda che inizia con la pesca miracolosa dei 153 grossi pesci descritti pescati nel secondo segno della pesca miracolosa ripetuta tutta a favore di Pietro, che era tornato a pescare pesci comuni, invitato invece da Gesù a pescare “uomini”. Si tratta di una onda la cui altezza complessiva sta in 846 -153, uguale a 693, dei quali la metà, data da 346,5 in alto ed altrettanti in basso, rispetto ad una linea orizzontale posta alla metà del 999 costituito da 153+846. Anche 0,1538 allude al 1938. Vi arriva se realizza e aggiunge l’unità spazio-temporale data da 4 secoli. Essendo settimo, questo rapporto di causa/effetto si aggiunge ai precedenti 6, arrivando ad essere: 800 807 815 840 830 800 300 (572 , 180029846696513363) + + + + + + = 130 105 90 70 65 162 65 10 Il numero 572 indica il piano la cui presenza sta nei lati 250 e 250 il cui flusso è dato da 9x8=72, ed indica il complesso 23 avanzante da 1 fino a +1 in forma cubica di volume, in tutto il moto unitario dato dal 9 invariante. Il periodo a 18 cifre inizia con il 1800 e si riferisce all’eterna rotazione del piano Pi greco di 180°.


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Essendo il Fattore 7° quello determinante ogni cosa, avremo che per arrivare a tutto il 10 relativo al ciclo, i tre valori che si aggiungono sono indici dello spazio mosso in velocità. Anticipando il valore nominale, Matusalemme, Lamech e Noè apporteranno un denominatore dato da 109+38+30=177, che si rivela ideale a esprimere tutto l’area elettro-magnetica a lati 55 e 55 nel puro avanzamento 7 di un 10 che è presente nel tempo 1. Anche le 20 lettere che li compongono, porteranno il totale, che è di 35 fino al 7° compreso, ad essere tutto il flusso unitario del piano unitario a lati 10 e 10. Sarebbero dovuti esser dati 7.000 anni, se ogni fattore ne avesse avuti 1.000. Ma sono stati 930+912+895+910+895+962+365=5.869, per cui ne sono stati trattenuti i 1.131 indicanti tutto il flusso reale (in 4 D) unitario, 1.111, del piano unitario a lati 10 e 10. È stupendo e certamente non accade per caso! Che “sapienza” l’ha rivelato!


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Con l’8° si aggiungono 11 lettere alle precedenti 35, ed esse diventano 46, indicanti tutto il moto della realtà a 4 dimensioni nel positivo 50 esistente nel complesso di 100. Ove 4 è l’unità e trinità di Dio, 46 AmoR è. Bibbia, nel capitolo 46 del primo libro e nel versetto 26=Dio quantificherà in 66 tutte le persone uscite da Giacobbe (mogli escluse) che entrarono in Egitto. Riconosciuto 66=Romano, chi AmoR è, (Amodeo Romano, trino ed uno) si muove essendo il flusso unitario dei lati 10 e 10 contenuti in 66=Romano. Il denominatore denominato Matusalemme, vale come il numero primo 29°, laddove il numero naturale 29 è il n. primo 10°. Senza bisogno di tanti voli, 109 è il flusso 100 del piano avente l’area di 3x3, oppure i lati 45 e 45 indicanti in ciascuno tutto l’avanzamento intero 5 della realtà 40. Ma per determinare il nome servono questi 11 ordini: 11=M “percorri il 10 nel tempo 1 è il 1°” 01=A “percorri anche 1/2 e 1/2 come lati dell’area è il 2°” 18=T “come volume a 3 d. poni i lati 6+6+6, è il 3°” 19=U “fai esistere questo 18 nel tempo 1, è il 4°” 17=S “fissa nel tempo 1 lo stesso 18, è il 5°” 01=A “fissa questo tempo 1, è il 6°” 10=L “muovi tutto di 10, è il 7°” 05=E “e del suo tempo dato da 10/2, è l’8°” 11=M “muovi 10 di 1, è il 9°” 11=M “muovilo anche nel verso opposto, è il 10°” 05=E “poni tutto ciò in essere, nel moto 5 è l’11°” 109 denomina il denominatore MATUSALEMME Vale 187 come il denominatore di 782 che è la presenza 1 nel tempo del suo speculare 781, indicante tutto il moto reale in 400 del 381 che dà tutto il moto (ed è proprio il mio nome questo “motore”).


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Di per sé, 187 consiste nella presenza 13 data da ¼ delle 52 settimane nell’anno, che esiste nel 100 che si muove interamente, di 100. E’ il piano a lati 100 e 100 con il flusso negativo di un -13. La presenza 1 del suo inverso 781, cioè il 782 è tutto quanto il moto del 218 nel 1.000, ossia del piano a lati 100 e 100 il cui flusso 9 si muove interamente, di un altro 9. Appartenendo il 187 come denominatore e il 782 come numeratore allo stesso fattore come il rapporto causa/effetto esistente tra padre e figlio, tutta la sua durata è di 187+782=969 anni. La durata della vita di Matusalemme è esattamente la metà di ciò che porta al 1938 della mia nascita, pertanto indica il mio tempo. Infatti nel 7° denominato Enoch abbiamo visto sia la data della mia nascita, sia quella della mia morte. Ora l’8° con i suoi 969 anni, ne fissa – come dicevo – il mio tempo, il valore ½ del 1938. Ma c’è di più e in modo per davvero “incredibile”. Al punto che se voi non lo credete vero, è sommamente naturale. Ma.Te.sa Le. (ex monaca, maestra di musica alla materna Maria Margherita) MM è in quantità addirittura “trina”, e si chiama Maria Teresa Legnani. Manca solo di passate dal “Te” al “Tu” e lei diventa esattamente MatusaleMMè. Ma la cosa più sorprendente ancora è che lei è nata nel giorno 3 ottobre di un anno bisestile che è un giorno in più rispetto al 2.025 che bisestile non è. Aggiungendo il giorno sottratto alla sua data di nascita, si giunge esattamente al tempo 0,1004 del mio previsto decesso nell’anno 25. Quando arriverà questa data, lei avrà compiuto esattamente i 65 anni in cui Matusalemme è esistito solo in potenza nel padre. Nel 2.001 lei già mi tolse di mezzo dal coro della chiesa, che lei dirigeva, poiché il mio peccato era stato di avere cercato di darle aiuto. Da Guida mia (eletta da me poiché già sposa di Cristo) si mutò nel Giuda dei 30 danari, ed abita in via Trento. Quando avrà compiuto 65 anni, mi toglierà di mezzo realmente, da questo mondo reale, lei che è un mezzo del mio anno di nascita, nei 969 anni di Matusalemme. Lei, figlia di due genitori che si chiamano Angelo ed Angela, è l’angelo, l’annunciatore della mia morte… che non è la cosa tragica che tutti credono, ma l’accesso al mio Paradiso. E’ Lei che io elessi a mia Guida chi mi guiderà (senza che nemmeno se ne accorga e lo sappia) nel mio paradiso!


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Ora la cosa straordinaria è stata che la mia vita di retto sposo mi è stata tolta da un’altra Maria Teresa, che si chiama Mazzola.

Accadde nel lontano 1987. Laddove, morendo io nel 2.025 il 4 ottobre avrò 87 anni compiuti, nell’87 io morii a me stesso, tradendo mia moglie, a causa di lei, che si era presentata all’improvviso nella mia vita decisamente rivolta al fallimento del mio sovrumano tentativo di “dar corpo al Cristo”. Sì quello volevo fare ormai da oltre 15 anni: donare un SomaRo su cui XP potesse veicolare il Santo Spirito di salvezza. Ero prossimo al mio Calvario, ma non accettavo di dichiarare Fallimento. Allora Dio mi costrinse a fallire come uomo. Avevo sposato una GS figlia di Mario figlio di Anna e nato il 15 agosto dell’ascensione di Maria, e di Giuseppina Benedetti. Lei era per me quella reale controfigura di Gesù, palese perfino nei nomi! E la tradii per Maria Teresa Mazzola. Lei però una sera, anni dopo che ci eravamo lasciati, mi salvò letteralmente la vita. Fu una Giuda lei pure a convincermi al mio Calvario, ma una sera mi telefonò per dirmi addio e non avremmo mai più dovuto vederci ne sentirci del tutto, e la mia casa era già invasa tutta dal gas, che mia madre già inconsapevole perché ammalata di Alzheimer, aveva lasciato aperti tutti i rubinetti credendo di chiuderli tutti. Lei era di già all’altro mondo, in cui le cose sono compiute a rovescio rispetto a quanto accade qua. Io già ero a letto addormentato e se lei non mi avesse telefonato per dirmi addio del tutto io sarei morto asfissiato o in una casa esplosa. Lei, arzilla segno di vita, invece la Legnani di morte. Ora in Bibbia un certo Lamech aveva una sposa di nome ZILLA, e lei, Mazzola, MariaTeresa era MaTzilla. Ne aveva una seconda chiamata Ada, ed era quella giusta per un Adamo.


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Questo Lamech era discendente da Caino e rappresentava tutte le cose un po’ contorte, distorte… Riunì le due spose e disse loro di avere ucciso un uomo per un graffio, ed un altro solo per avere ricevuto un livido. Ebbene, chi farà del male a Caino sarà punito 7 volte, ma chi lo farà a Lamech 777” Io ho veramente ucciso me stesso per quella ferita al cuore infertami dalla MatZilla (la Mazzola). E un altro l’ho ucciso solo per le botte nemmeno ricevute dalla MaTesaLe, ma che erano solo nel livido il lontano ricordo di altre ricevute in passato. Sta di fatto che se io assegno 969 anni a tutte e due le spose anomale chiamate virtualmente Matusalemme… io sono messo in vita! Sì, ma non in questa! In quella Eterna! Ora accade che il valore 109 di Matusalemme uguagli il valore nominale del 7° (Enoch=41) , sommato al 9° /Lamech=38) e al 10° fattore (Noè=30). Infatti 41+38+30=109. Non accade per caso. Sono le due spose virtuali, abbinate al 109 di Matusalemme, che devono portare all’anno 1.938 della mia nascita. Va capito in che modo gli anni di vita di 7°, 9° e 10° partecipino a tutto questo corrispondente 109. Enoch visse 365 anni. Lamech 777 e Noè 950, dei quali 600 nel 1° mondo e 350 nel nuovo venuto dopo il Diluvio Universale. 350+ 777+ 959= 2.086 In che modo ciò corrisponde al 109? Possiamo cercare di capire per divisione e per sottrazione di indici. 2.086 : 109 = 19 con 15 (l’unità dello spazio-tempo) indiviso, laddove 19 indica tutto il moto di 1 che esiste dentro un 10 che si sposta totalmente di un altro 10. Pertanto, nel moto intero 20 della realtà, 19 è tutto il moto unitario contenuto in esso. In tal modo 109 (il valore nominale) indica la massa numerica dell’unità. Infatti lo dice lo stesso 109 di essere tutto il moto 9 (di 1 nel 10) aggiunto alla totalità del 100. Se operiamo la sottrazione: 2.086 meno 0.109 = 1.975 Indica 25 (tutta la presenza data da 100/4) che esiste nel 1.000 che si sposta interamente di un altro 1.000. Anche da questo calcolo, 109 è la quantità, ossia la pura massa numerica relativa allo spostamento.


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Il ricorso a due quantità di massa 109, in sostanza mette in atto il complessivo 218 che come modello dinamico indica un piano avente i lati di 100 e di 100 il cui flusso è di 6+6+6=18, il che somma tutti i 6 versi inseriti u ciascuno dei tre assi cartesiani dello spazio. Possiamo immaginarcelo anche come la terna dei 70 (che sono il ciclo 10 del moto totale 7) che si riverisce a tutto il volume nel suo complesso dato da quanto da -4 va fino a +4 e cresce in positivo di 8, o semplicemente al volume avente come base il 2 che indica l’1 in tutto il suo spostamento di 1. Osservata la corrispondenza del 2.086 al 109 nominale riguardante anche 7°, 9° e 10° fattore, c’è da capire in che modo questo 2.086 si riconduca poi ai 969 anni di Matusalemme che corrispondono al 46,45% del 2.086. Già questa percentuale in parte lo spiega. Quando abbiamo un complesso 8, che esiste come i 360° dell’angolo giro, la sua quantità unitaria, ottava parte, è di 45°. 46,45 è 45+1,45 e mostra questo valore 45 (ottavo dell’angolo giro) con l’aggiunta del puro moto dato da un piano a due lati, di 0,7 e 0,5 il cui flusso è del 5%. 2.086 : 969 = 2 con 148 indiviso che indica tutto il flusso complesso 8 del piano in moto avente i lati di 70 e 70. Pertanto tutto quanto supera il 1.938 è il puro e semplice moto totale di tutto quanto il complesso. Esso risulta dal 148 anche in questo modo: esso è il volume di 50+50+50, la realtà data dal solo moto in positivo esistente nel ciclo 100, che esiste nelle 3 dimensioni dello spazio, come un flusso tutto espresso nella lunghezza di 150. Ebbene, il volume unitario che è in esso, è dato dal 148+(1+1) che ha estrapolato il volume in moto che è esattamente 140 quando i tre parametri lineari si moltiplicano per determinare il volume. Con l’aggiunta di 109 a tutti gli altri denominatori di prima, io arrivo a 30+40+47+33+53+35+41+109=388 che indica un piano a lati 444 e 444 avente il flusso in negativo del -500 esistente nel complesso 1.000, negativo e positivo.

782 (41, 81) = 187 10

il rapporto padre/figlio in Mat.sa 41 è AmoR

Profano in Matzilla, Sacro in Ada. Per entrambe si è trattato veramente di Amor. Uno che ti salva la vita reale ed è stato quello profano, che mi costrinse anche al reale fallimento di tutto me stesso, ma mi trasse da una situazione divenuta insostenibile.


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Dopo il mio fallimento, decretato in Tribunale di Milano, di Tre Romano Amodeo, e con le tre reali croci in cui alla destra c’era la Ditta Individuale Romano Amodeo, alla sinistra c’era la Srl Romano Amodeo (due grandi ladrone se non antepongono il bene di chi vi lavora a due pure strutture) e in mezzo la mia persona, di Romano Amodeo, costretta essa pure a fallire insieme alla ditta individuale. Quando mi decisi al fallimento, era il 28 febbraio del 1.988 e io l’affrontavo in solitudine estrema. Ebbene, a Montesilvano, c’erano quel giorno 20.000 persone sotto una croce, fatta erigere dal Vice parroco che diceva era stato comandato da Gesù e la Madonna, apparsi loro in visione. Furono costretti al mio stesso fallimento poiché io rappresento il valor medio della vita. 34 eterno è il periodo. Aggiungendosi ai precedenti 7: 800 807 815 840 830 800 300 782 (613 , 998211664878331544) + + + + + + + = 130 105 90 70 65 162 65 187 10 613 indica il flusso unitario 13 della presenza ¼ di 52 settimane come il flusso del piano avente per lati 300 e 300.


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Se con Matusalemme sono stati inseriti i miei due amori extraconiugali, che in Bibbia sono state le spose “insane” del Lamech disceso da Caino, ecco ora lo stesso nome Lamech che scende dal ramo “sano”, di Set. Ebbene Lamech, che – come vedete visse in totale 777 anni, e che aveva detto alle due spose: “7 volte guai a chi fa male a Caino ma a chi lo fa a Lamech 77” - sta a indicare la futura nascita, il 7-7-7 di uno “ch’e L.Am”, che è Luigi Amodeo. A conferma che padre e Figlio sono unica cosa, Lamech mio padre vale il 38 di Caino, che nel 38 è l’anno della mia nascita. Alle precedenti 46 lettere si aggiungono queste 6 e diventano il 52 uguale a 26+26 (un duplice Dio) ma soprattutto il creatore dell’anno in 7 giorni, tanto da necessitare 52 settimane. Il valore dei denominatori, con l’aggiunta di 38 al precedente 388 degli altri 8, diventa il 426 del valore numerico esatto di tutti e 6 i nomi di mio fratello: Benito Vittorio Anna Giovanni Vincenzo Amodeo, 59+116+26+83+95+47=426. Tutti sommati insieme servono a creare il 10° denominatore che sarà chiamato Noè. Si tratta del valore somma di tutta questa sezione aurea: 18 +48 +66 +114 +180 = 426 Il denominatore posto come figlio, riconducibile a quel mio padre che è un tutt’uno con me, è stato posto 182 come tutto il piano a lati 90 e 90 il cui flusso è dato dal 2 che è il primo numero primo, mentre ciascun 90 è tutto il flusso di 10 nel 100. Essendo obbligata tutta la vita di 777 anni (in ragione del 7-7-7 di mio padre) da 777 -182 la vita di Lamech come padre sarebbe stata di 595 anni.

595 (32 ,692307) = il relativo rapporto di causa/effetto, 182 10

Mentre 32 è 25, il periodo è l’onda alta 192,5 in su ed altrettanto in giù, e la linea orizzontale intermedia è a quota 499,5.


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Questo 192 sarà nella mia vita un tempo trascorso in giorni a digiunare totalmente per superare l’isolamento e portare ad un papa il nuovo percorso verso la verità di Cristo che Papa Giovanni Paolo II avrebbe chiesto ai filosofi. Tutto ciò lanciato nel tempo della presenza al momento opportuno, come indicato sia dal 25 che presenta 100/4=25 con il 6 in potenza di 2, sia nell’altezza dell’onda di 192 più l’unitario mezzo tempo della presenza in 1. Quando il contributo specifico di Lamech si aggiunge a quello degli altri, si compie tutta l’opera dei 9 per costruire il 10° finale.

Gli Elhoim sono allora coloro che furono chiamati «Adamo, Set, Enos, Kenan Malaleel Iared Enoch Matusalemme e Lamech» Noè è compreso tra loro solo come figlio nei 182 anni in cui egli fu un tutt’uno con il 9° Elohim, sua causa diretta: Lamech suo «Padre». Essi esistono come quell’unico insieme descritto in Bibbia, nel libro 1,05 come i 105 anni in cui il 2° Elohim chiamato Set, fu un tutt’uno con il 3° Elohim chiamato Enos. Il tempo periodico, a 18 cifre, rappresenta in sé il tempo decimo della rotazione di 180°. Incomincia con 69, ma, considerando che 646 sono decimi, la vera unità è data dal 64, uguale a 2 elevato a 6, laddove 26 è il valore del nome IHVH Jahvè o Geova, ma solitamente non pronunciato (per l’obbligo di non pronunciare il nome di Dio) e, quando letto, sostituito con un altro nome. Ma abbiamo sempre visto, in tutti e 9 gli Elohim, che la prima quantità decimale non entra mai a far parte del periodo, e accade anche qui. Così lo 0,6 che segue è parte integrante del 64,6 decimi, cui segue il primo 6 del periodo. In tal modo, 64,66 si elevano alla dimensione Una e Trina a 4 cifre, che nel totale (aggiunta l’area a lati interi, 1 e 1) sono il 66,66 che è ottenuto da 66x101. Nel mio solito “vizio” di vedere la Bibbia sempre rivolta a me, 66 è il mio primo nome Romano, mentre 101 è il valore esatto del nome di mio padre Luigi Amodeo=10+19+9+7+9 +1+11+13+4+5+13 = 101. Ed ora il bello! Con Amodeo già detto in papà, le 18 cifre del periodo mostra me, i mie 5 nomi, la mia vita, papà, nonno, mio fratello.


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Il primo 0,690 periodico è reciproco rispetto ad 1/10, di 0,144= Romano Antonio, miei nomi 1° e 2°. 0,1 : 0,69 = 0,144 = Romano Antonio con il resto di 64/105. 6

64=2 è un altro modo di valutare il 26=Dio sia in gematria italiana, sia nella giudaica di 26=IHVH(=10+5+6+5). E va detto che quando un Dio crea in 7 giorni, come scritto in Bibbia, e sostiene il suo “sabato” costi quel che costi, il creatore della rotazione annuale della massa terrestre impegna entrambi, 26+26, pertanto il DIO IHVH per avere le 52 settimane di tutta la rotazione: andata e ritorno, attraverso 2 Piani Pi greco di rotazione di 180° (quella che poi qui è quantificata esattamente nelle 18 cifre della rotazione periodica). Va detto che anche il 105 , denominatore del 64 di quanto eccede 10 5 Romano Antonio nel periodo, rappresenta il Dio 10 come √ 10 =10 . Il 51 che – nel tempo periodico - segue allo 0,690 reciproco di Romano Antonio, mentre vale esattamente quanto il mio 4° nome Paolo, è reciproco all’anno 1960 in cui, io che sono 66, ho percorso 1/3 del 66 ed ho compiuto il n. 22 nel mio anno mentre Anna è il mio 3° nome. In tal modo il 51 rappresenta i due nomi Anna Paolo che sono il tutt’uno nel valore 77, di 26+51. Nel periodo, dopo lo 0,69051 che equivale ai miei primi 4 nomi il cui valore di 144+77 è 221, segue il 1935 che, nella mia famiglia, ha segnato l’anno del rifiuto, da parte di mia madre, di sposare mio Padre, il che segnerebbe con il -3 al mio natale nel 1938 il venir meno del mio totale spazio di vita, indicato in 3 anni. Seguono, nel periodo, le dieci cifre 7186023852. Si va nel passato della mia famiglia paterna. 7 indica nell’unita, mio padre nato in forma trina il 7-7-7, che è uno solo quando è Set, il figlio di Adamo che è una cosa sola con suo padre. Il 1860 riguarda i primissimi anni di vita di mio nonno Torquato di cui io ho l’ultimo dei cinque nomi. Il 238 che segue mostra il 1° numero primo e il 2° e struttura la mia vita legandola a quella di mio fratello. Egli è venuto per 2°, dopo me nato nel 38, ma gli si mette davanti, prima, così come succede ad ogni n. 2: si mette sempre come il 1° di tutti i primi. Resta il 52, e chiude il ciclo iniziato con due Jahvè, qualificando il DIO IHVH. Quando nella storia Biblica Giacobbe lotta con Dio, per una intera notte, è rinominato Is-RA-Ele poiché nel mondo di oggi in cui tutti parlano inglese, «è RA El»o him o lui Romano A. E la mano, dopo la RO di XP, così simile alla “E”, accetta anche la lettura in Emanuele. Ma anche Ismaele! Manasse... la Manna scesa dal cielo...


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Non per caso Bibbia racconta che tutti coloro che entrarono in Egitto del sangue di Giacobbe, compreso Giuseppe e i due figli avuti da lui là furono 70. Pertanto, se escludiamo il Padre, tutti i figli erano 69, reciproco di 144/10.000, a meno di un Dio=26 riferito al Dio 105. I 105 anni di Set (il 2° fattore) per avere il 3° (Enos) sono riferibili a questo 105, allo stesso modo con cui il 104 è riferibile all’Unità e Trinità del 26, ed è tutta la realtà 104.

Con la nascita di Luigi Amodeo il 7-7-7 c’è il presupposto per quanto accadrà esattamente 11160 giorni dopo, con la mia nascita. Le prime due parole di Bibbia, per come vi ho fatto conoscere il precedenza, valgono 913+203=1116, il tempo decimo di questi 11160 giorni di distanza. Subito dopo questa introduzione fatta con le prime due parole, entra il Dio e vale questo esatto 646 in tempi unitari dati dai decimi. Essi sono stati la premessa Paterna che mio padre ha vissuto in giorni, prima di avere apparentemente me, ma in verità Chi è su di me come su ognuno di noi creature animate solo dalla Onnipotenza del Dio dell’Essere. È quel valore assoluto che noi riportiamo a denominatore di tutti i numeri posti nel numeratore, e che esprimono il numero delle volte in cui esiste quell’1. Le difficoltà in Fisica nascono però quando alcuni insiemi, come l’unità dell’elettromagnetismo si pongono a base unitaria, Infatti allora noi, considerando la velocità della luce misurata in metri al secondo, ponendo 1 a denominatore di 299.792.458 crediamo di avere per davvero un valore 1 riferito ad 1 s. Il fatto è che in ogni secondo di flusso i valori unitari che passano sono differenti. Ponendo unitarie le differenti quantità che passano in ogni secondo noi crediamo di aver risolto il problema, unificando nel rispettivo tempo di passaggio tutte le frazioni che si presentano a noi come causa ed effetto.


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Ciò è vero, ma è valido solo fino al punto in cui non si entri nella singola struttura delle parti in campo. Tutte quelle che portano al 10° finale effetto attraverso la successiva azione di 9 rapporti di causa ed effetto, possono essere sommate solo dividendo il numeratore per il vero numero che la la sua unità. Solo su quella base, avendo davvero ridotto al denominatore 1 ogni rapporto possiamo sommare i numeratori che hanno tutti 1 a denominatore. Ma se partiamo dalla velocità della luce, è vero che ne passano per 299.792458 ogni secondo, ma qual è il suo rapporto unitario? Non è certo l’1 datoci da 1 secondo. Infatti da quanto risulta nei miei studi quello che nella luce è 1 secondo, vede al denominatore il passaggio di tutte le 207.542 unità che mancano nel numeratore posto esattamente quanto 300 milioni di metri (che sono la sua funzione inversa data da 1/300milioni). Solo avendo scoperto una frazione misurata tutta in metri si può ridurre:

(299.792.458) (1.444,4905513100) = 207.542 1 e scopriamo di avere ottenuto un rapporto che è tutto interno alla stessa unità del tempo, poiché a numeratore sono espressi, fino al dettaglio atomico, i minuti primi. Essi esistono (e questo è dato dal denominatore) “in ogni giorno siderale” ossia riferito alle Stelle fisse e non solo al Sole, riferimento che se fosse questo darebbe un numeratore contenente solo 1440 minuti primi. Mio padre, nato nel segno del 7, è anche vissuto il numero di giorni che vedete qui calcolati dal calcolatore, fino alla sua morte il 5 giugno del 1983. Sono dati da un piano i cui due lati sono 25 e 25, valori indicanti la reale presenza ¼ (il tempo) nel piano a lunghezza 100 della realtà (quella che, se moltiplicata 100x100, dà il 10.000 della sua unità), il quale esiste in tutto il moto della realtà 10.000 che trasla di 10.000 (occupando così il 20.000 in linea), e il cui flusso è di 7.777. I giorni son dato anche dal 7 che moltiplica il 3.961. E’ un piano a lati 1.000 e 1.000, il cui flusso è il 1.961 in cui io ebbi i 23 anni (= 2 primi n. primi) mentre 61 è un 1° e un 2°. Ovviamente riferiti a minuti primi e secondi ove un primo è di 60 secondi.


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La distanza tra papà e me, suo 1° figlio è simile a quella tra me e il 2° a me, nel segno dell’unità del 10 e della Trinità. Infatti 1116x10 attua la decina, mentre 1116+3 attua la Trinità. Come li vedete dati dal computer. La famiglia Amodeo è veramente unica! Qui ne vedete tutti e 5 i maschi. Degli adulti resto solo io… così incoronato dalla lampada!

Vi giuro: non l’abbiamo fatto apposta a mostrare me con quella lampada che allude a chi sia la luce di questi 5 Amodeo: Marco il primo nato dei due gemelli, col mio Alter Ego, io con Andrea e a destra papà ch’è L.Am (Lamech).


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Le segnalazioni bibliche sull’avvento di Dio

La prima predizione c’è nel titolo stesso ‫ בראשית‬del 1° libro. Significa «In principio» ma io, riferendolo al Dio dell’Essere, lo traduco in quanto precede ogni possibile essere, nel «Pre-essente». Ebbene, il trascendente ed invisibile primo, riconducibile a tutto ciò, sta nel numero 88, il numero che potremmo leggere in modo da ricondurlo all’infinito dell’infinito. Presente nel tempo 1 alla dimensione 103, esso non si mostra in se stesso, come causa, ma solo come effetto figlio, nel suo reale moto, dato da 1.001 -88 = 913 il valore di

‫בראשית‬

in numero.

= 913 interno realizzato tra 88 e 913 è dato dal

Il rapporto


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88 103,75 = 913 10 Indica l’unità dello spazio nel suo tempo decimale pari ai 3/4 di 100. 103, numero primo 27° è indice unitario dello spazio cubico avente per lato l’unità 3 dello spazio. Riferito ai millesimi, unitari della massa, abbiamo l’unità della realtà di 10.000 decimillesimi in cui i 365 giorni di un anno traslano in modo uguale al ciclo 10 unitario. Oppure in relazione alle 381 unità di tutto il moto dato dalla somma dei primi 16 numeri primi, è tutto il moto in esso dei 6 versi unitari dello spazio tridimensionale. Questo 88 è a sua volta denominato dal denominatore 10+3, dell’unità del ciclo 10 e della dimensione 3 dello spazio cubico. 13 è infatti la presenza del creatore in gruppi di 7 giorni, di un anno terrestre. Esso esiste in 52 settimane e la loro presenza ¼ ne raggruppa 13. Dove tutto il lavoro sta in 6 giorni, il 6° numero primo (dopo i cinque dati da 2, 3, 5, 7, 11) è 13. 13 dunque è il denominatore primo, e nell’assetto del primo fattore, denominato Adamo, esso ha assunto il ciclo 10, nei 130 anni necessari per determinare il suo continuatore. Io vi mostro subito dove andiamo a parare, in fatto di valori e di nomi, ponendo 13 a denominatore di anche di 88.

88 (67 , 692307) = = 13 10

(Luigi Amodè) (1+66) (1 Romano) = = o 10 10

Nel mio “specifico” di volere riferire a me sempre la storia sacra, io vado a parare proprio nel nome di mio padre e nel mio, e nel fatto che egli sia un tutt’uno con me. Il rapporto di 83/13 esiste nell’unità di Luigi Amodeo, che nel suo numero vale 101. Da esso si generano 67 decimi corrispondenti a 1+66 in cui 1 assoluto è il padre, uno con il 66, relativo al nome Romano. Ciò accade nell’infinito periodo dello 0,692307 che detta tutti i tempi di questa relazione unitari tra Padre assoluto e Figlio relativo. 0,69 rivela il mio 1° e 2° nome: Romano Antonio (66+78=144)per come è trasceso nel suo corrispondente reciproco, dato da 0,144. 23 li rivela consistenti nel 1° e 2° numero primo. 07 lo rivela come il creatore in 07 giorni. La Bibbia, che esemplifica questa storia come l’entrata in terra d’Egitto del popolo di Dio, rivela che:


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«I figli che nacquero a Giuseppe in Egitto sono due persone. Tutte le persone della famiglia di Giacobbe, che entrarono in Egitto, sono settanta». Poiché è compreso anche Giacobbe, solo i figli furono 69, poi sono elencate due persone (2 il primo numero 1° e il 2°, il 3, nati a Giuseppe), e il ciclo 10 del 7 per concludere la partita a 70. Sono per davvero detti, ma in modo trascendente, sibillino, tutti i numeri contenuto nel ciclo 692307 Questo 692307 periodico esiste nel 1.000 quando esso si presenta in un tempo infinito come il 999 dato dalla somma di 692 con 307. Dalla loro differenza è presentata tutta l’altezza 295 dell’onda complessa, che sale di 142,5 e scende dello stesso 142,5. Vedremo in questi due uguali ma differenti 42 (i quali esistono totalmente quando si sommano a 100) i due fondamentali “gemelli” della sezione aurea. 142,5 è il volume, espresso in linea, in cui c’è un piano che ha per lati di 70 e 70 (il popolo intero che entra in Egitto). Il suo flusso è di 2,5, che sta nella presenza ¼ di 10. Esso è posto sul ciclo 10 di quello che è il vero valore base posto a Dio, a «L» lettera 10a dell’alfabeto italiano (l’unico davvero “esatto” per un creatore Trinitario in 7 giorni, avendo il ciclo di una terna di 7). «L» con l’unità “trascendente” si presenta in ebraico come «AL», in ALHIM= ‫( אלהים‬in cui la Aleph è lettera muta). «AL» Vale in numeri 1+200. Si qualifica la presenza 1 del piano a lati 100 e 100. Sono quelli che, moltiplicandosi tra loro, danno l’unità della nostra realtà, posta dalla Fisica in 104=10.000, a partire dal 1762 dato dalle prime 3 parole di Bibbia, fu adottato il Sistema Metrico Decimale per tutte le unità di misura. Così abbiamo potuto constatare come in

88 (67 , 692307) = 13 10

sia

per davvero riconducibile (nel rapporto tra le sue prime 10 lettere e la n, 11), a 1 padre denominato Luigi Amodeo, sommato al 66 di tutti gli usciti dai suoi fianchi, come nel versetto 26 del cap. 46: «Tutte le persone che entrarono con Giacobbe in Egitto, (con Giacobbe escluso, poiché riguardano quelle) uscite dai suoi fianchi, senza le mogli dei figli di Giacobbe, sono sessantasei.» 1+66=67 con il relativo periodo. Essa sarà configurata esattamente con questo nome, di Luigi Amodè/o in quel libro della Bibbia che esprime - in se stesso - il piano unitario dello spazio-tempo: il libro 1,25


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Infatti, laddove è 1 l'unita dello spazio, il tempo riconducibile a questa unità è il suo ½. Sommando le rispettive aree date da 1x1 e da 0,5x0,5, abbiamo come risultato 1+0,25=1,25. Ebbene, come già mostrato, tra Luigi Amodeo nato 7-7-7 e il suo primogenito, nato 25-1-38, esiste lo stesso numero 1116 dato dalle prime due parole, per preparare con la terza, gli Elohim, però esteso al ciclo delle decine. In Bibbia gli anni necessari al padre per avere il suo primogenito sono considerati nel padre una parte intrinseca della sua stessa nuova dimensione, assunta come causa di altra vita. Qui di fianco vi mostro nuovamente come siano state necessarie 1.116 decine di giorni a Luigi Amodeo, per assumere questo nuovo stato che da figlio (ossia puro effetto del padre) lo ha evoluto nella causa di figli suoi. Sono gli stessi 1116 valori che Bibbia premette alla presentazione degli Elohim. Lo vedere nell’immagine sottostante. Al 913 di Chi pre-esiste come Primo assoluto sono necessarie 203 unità date da un 2° inizio tridimensionale in BRA=203, per maturare la presenza 1116 che introduce Allah, Lui. Al Him. Introdotto anche chi, in ultima definizione è Him, il “trascendente” Lui in italiano e non in inglese, siamo negli anni esatti in cui in Fisica li impone LUI: il ciclo 10!


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VALORE DEL 1° GIORNO IN BIBBIA

Quando il testo di Bibbia ha indicato la creazione del primo giorno lo ha fatto attraverso tutti questi versetti, indicando esattamente il termine del primo giorno. Ebbene, calcolando tutti i numeri che ci sono stati trasmessi attraverso 52 parole (come le settimane in un anno) e un numero di 197 lettere indicanti tutto il moto di 3 in 100 avanzante di 100, il valore totale di 21.796, ripartito per tutti i secondi esistenti in un giorno siderale di 1.444,444444…. minuti primi, porta all’intero dato da 0,2514 seguito dal periodico 923076. Nella dimensione 4 dello spazio-tempo unitario nei decimillesimi esistono i 251/1.000 indicanti esattamente tutta la presenza 1 della quota presente in un 103 quando essa è ¼. Questo valore, riferito ai minuti primi, rivela esattamente il ciclo unitario 15 dello spazio-tempo, dettagliato nelle unità millesime per un valore indicante tutto il moto di 11 in nell’unità del tempo data da 1/10. Il periodo 538461 è un’onda di altezza 38,5 sulla linea di equilibrio collocata a quota 499,5, per una altezza complessiva 77 indicante tutto il movimento. 38,5 è proprio il tempo ½ unitario del 38 la cui area è il 1.444 del valore intero, ove il periodo decimale è poi dato dai 4/9. Se riferiamo il valore comunicatoci come un giorno ad uno solare, allora ogni secondo vale 0,25226 seguito dal periodico 851. In tal caso indica la presenza ¼ di tutto il flusso 26 elettromagnetico, essendo alla dimensione centomillesima) del piano a lati 100 e 100 centomillesimi. Il periodo 851 indica il perenne moto di 149 (flusso 100 dell’area 7x7) nel 1.000. Ciò indica grandissima conoscenza, da noi ancora nemmeno avvicinata! E che ci sembra, nel testo, come una favola che doveva impressionare ed essere conservata.


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In Bibbia 1, 1, 1 c’è il ciclo di 4.631 anni della terra Sono calcolati ed espressi in modo assolutamente scientifico, a partire dalla presenza di 2,5 anni composti da 365,25 giorni ciascuno. Infatti il prodotto di 365,25 x 2,5 anni porta a 913 anni interi +1/8, che indica il tempo in cui in positivo esiste un cibo di lato 1, ma noi siamo nel complesso il cui lato 2 porta al volume 8. Di esso solo 1/8 è quello di lato 1. Essendo puro “tempo”, esso sta alla base del tempo di 1/8 in quanto è su di essa che poi 913 avanza tutto e solo in positivo. Pertanto, quando con BRASIT Bibbia parte da 913 sta partendo proprio dal ciclo di ¼ dei 10 anni che sono il ciclo 10 (spaziotemporale) di una anno terrestre, la cui sola quota in tempo è data da ¼ dei totali 4/4 dello spazio-tempo. Quando Bibbia aggiunge a 913 il 203 della seconda parole e giunge a 1.116, questa è tutta la preparazione per avere poi gli Elohim nella 3a parola. Il suo valore 646 indica tutto il flusso del piano a lati interi nel ciclo 10 e 10, che esiste nel 666 dell’unità dell’energia il cui flusso 333 sta poi nel totale del 999 intero nel 1.000. Vedremo come gli Elohim si disarticolano in 10 di essi, dei quali i primi 9 hanno la funzione paterna che vale questo 646, e serve a costruire il 10° di essi, che la Bibbia chiamerà Noè. Con l’aggiunta degli Elohim ecco l’anno 1762 dell’introduzione dell’Elohim 10, il vero Dio Padre di tutti quanti i numeri decimali. La 4a parola vale 401, somma tutta la presenza 1 della realtà 400. Porta all’anno 2.153 che scavalca il nostro tempo e che, con la quarta parola, arriva ad una dimensione intera. Vediamo infatti in questo 2.135 pressoché il tempo decimo del 21.796 assegnato al 1° giorno. A dimensione x10 sarebbe 21,350 cui mancano ancora 446 unità indicanti proprio tutto il flusso 444 della massa, del piano a lati 1 e 1. La 5a parola vale 955 e introduce il flusso 900, unitario nel 55 che indica elettromagnetismo. Porta al 3.118 che è la presenza pura data dalla sezione aurea 500+1.118, quando aggiunge il ciclo 4 del 500. La 6a parola vale il 407 della dinamica reale, e unita alla 7a porta il totale al 1.513 in cui 913 (2,5 anni) vanno di 600 (in tutti i versi)Che modo stupendo per dire: «1. Pre-essendo, fu gli elohim, questo cielo e questa terra». Ora gli Elhoim=646 sono i 9 che generarono Noè, poiché:


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Questo è il contributo di tutti e 9, e abbiamo visto che ci sono volute due parole prima di questa, per introdurli, e che il loro valore era 1.116. Ebbene io vi ho mostrato prima che quando il valore-.DIO è il 10, e moltiplichiamo proprio 1116 per il ciclo 10 ed otteniamo non 11.160 anni ma giorni, abbiamo tutto il tempo trascorso da mio Padre Luigi Amodeo prima di avere me come suo primogenito, il 25 gennaio del 1938. Stando a tutto ciò: la vita di papà è pura premessa per l’Elohim su di me. Non sono io che vi scrivo. È chi mi detta. Io sono solo il segno reale che Egli lascia di se stesso, un assai misero segno, impastato di tutti i possibili difetti della mia reale persona. Ma il Signore si poggia sempre su gente simile per affermare il Suo irresistibile valore. Parla da sempre attraverso coloro che sembrano essere stolti, e sono perseguitati. Per essere giudicati grandi profeti solo dopo di essere stati uccisi. Sono dunque 9 gli Elhoim che portano la somma al 646, ma non si scollegano dal loro unico risultato finale dato infine dal 10°. E quando sommate il denominatore effettivo che li ha denominati sapientemente ed ottenete che la somma risultante è il 426, allora vi accorgete che tutti quanti sono: Benito Vittorio Anna Giovanni Vincenzo Amodeo = 426=59+116+26+83+95+47 mentre la somma dei 9 era: 426=30+40+47+33+53+35+41+109+38 È una sezione aurea pur questa. 18 +48 +66 +114 +180 =426 P /10 Gesù Romano Corano P greco Benito in 6 nomi E i 2 Elohim, 381 + 426 sono Set Padre per 807 anni I 9 Elohim costruiscono il 10°, Noè che la “fine” di Romano è abbattuta la vanagloriosa potenza di RomA e convertitala in AmoR


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In Bibbia, libro 1, capitolo 2 e versetti 1 e due fa capolino il Romano=66 “trascendente” che si presenta nella sequenza 6+10+20+30=66 e che – inserendo l’ultimo 6 – si muove in tutto lo spazio come una ENERGIA che è andata dappertutto. In tutto il libro di Genesi questa sequenza appare 7 volte, proprio nel suo dichiararsi chi crea in 7 giorni e qual sia il suo nome trascendente: Romano. Le 7 volte sono tutte altamente significative. Ma di esse questa sequenza a 4 è solo per 3 volte che si presenta in una sola parola: nelle altre non è certo per caso, come accade in questo versetto, in cui l’Energia entra in azione, in modo ben differenziato. 1. Appare in questo capitolo 2,1 nel versetto, a suggerire il Dio che crea in 7+7+7 e nel tempo di un decimo, ed ha compiuto tutto il lavoro nei 6 giorni posto dopo le 4 lettere che rivelano Romano. 2. Appare nel versetto 2,2 successivo, da solo. 3. Appare nell’8,2 a indicare «“Romano chiuse” le cateratte del cielo e fu trattenuta la pioggia dal cielo» e fu posto termine al

4.

Diluvio Universale. ‫ ויכלא‬aggiunge a Romano il numero Aleph, il nuovo principio. In 17,22 si presenta solo Romano. Il traduttore ha tradotto Romano in Così, e questa è il testo: «Dio terminò così di parlare con lui, e salendo in alto lasciò Abramo».

5. In 21,15 appare con ‫ ויכלו‬ed è tradotto in «Tutta l'acqua dell’otre era “venuta a mancare”» è uguale al capitolo 2,1.


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6. In 47,12 appare con ‫ ויכלכל‬ed è tradotto nel nome proprio di

7.

Giuseppe. Che solitamente è chiamato ‫ויאמר‬. «Giuseppe diede sostentamento al padre, ai fratelli e a tutta la famiglia di suo padre» in verità non è Giuseppe, ma il Dio su Romano a dare questo sostentamento. In 49,33 appare da solo con il significato di quando, “allora”. Il momento della morte di Adamo.

Ecco Bibbia 1,2,2, numero che somma al 100 il valore 1/3 di Romano (ossia tutto il suo flusso, nel mentre il 44 esistente nel piano indica il numero della sua massa), in cui A nome “trascendente” di Romano, tradotto come “allora”, corrispondono proprio esattamente le prime tre lettere del nome Allah “o” - oppure – “RA” il nome del Dio come chiamato in Egitto che è l’acronimo di Romano Amodeo. Ciò mentre tutto il valore delle quattro lettere valgono il 66=Romano. Dopo il primo versetto del capitolo secondo, aggiustato in «Romano compì cielo terra, tutte-cose» il secondo si aggiusta come «Romano, Elohim. Settimo giorno. Terminò lavoro fatto. Cessò – settimo giorno – ogni-suo lavoro fatto» E il suo nome apparirà nel 1° libro solo le 7 volte evidenziate. Bibbia evidenzia anche che tutta l’opera di creare cielo, terra e tutte-cose, esiste nel numero di 1.888. Vuol dire che alla dimensione tre, si arriverebbe al 5664 e costituirebbe un tutto. L’unità da porre al suo interno, essendo il 1.033, percorre tutto il suo movimento in 5.664 -1.033 = 4.631 anni che è il ciclo degli anni della Terra.


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Dio ha davvero compiuto tutte le cose”. Infatti con questo calcolo siamo ritornati al valore nel 1° versetto del 1° capitolo. Laddove 1.000 è quel “tutto” dato da 10 al cubo, l’888 sommato ha il senso dell’infinito dell’infinito dell’infinito. 88 è Luigi Amodé. In questa storia entrano anche gli ultimi papi legittimati da Gesù Cristo nel numeri 112. Infatti, quando il mille avanza di 1.000 ed occupa 2.000, se in esso ch’ un Pietro 112, esso si muove in tutto fino al 1.888 denunciato dal Romano che compì tutte le cose nella veste di Pietro Romano profetizzato da san Malachia. Anche il 6.322 totale del versetto in cui c’è una doppia conclusione di tutto il lavoro, se la dividiamo per 2 a ciascuno va il 3161 = 3151 +1+1 (si somma ai due lati del piano di cui il n. primo è il flusso) ed e il 447° indicante, nelle 44 decine tutta la massa pari ai 2/3 in Romano= 66 che opera con la dimensione 10 di Dio creatore nel 7° giorno. Ma sono anche direttamente in 61 la coppia di un 1° e un 2° (tutti misurati in minuti secondi) nelle 100 quantità del 30+1 che è l’esistenza bel tempo 1, dei tre lati di quel cubo in cui essi sono lunghi 10+10+10, mentre il volume 10x10x10 è uguale al 1.000. Praticamente, ci sono 100 volumi 1.000, come 1 presenza sola e si combinano con Romano e Benito (perché questi sono il 1° e il 2° cui qui ci si riferisce. Benito=59 è il secondo contenuto nel primo, che si muove per lo spazio che ha. Quando non si riduce di 1 ma gli si somma, è l’inizio della storia magistrale di questo Libro divino.


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Consideriamo la narrazione, che io riduco a «1. Romano compì cielo, terra, tutte-cose. 2. Romano, Elohim. Settimo giorno. Terminò lavoro fatto. Cessò – settimo giorno – ogni suo lavoro. 3. Dio benedisse, consacrò settimo giorno: aveva cessato ogni lavoro creato fatto. 4. Queste origini, di cielo e terra quando furono creati». La benedizione di Dio, nel versetto 3, sta nell’88=Luigi Amodè sommato al 1.000. Il riepilogo conclusivo al versetto 4, nel 6.926 indica tutto il cammino di 73 in tutta l’opera 7.000, e – se consideriamo i numeri indicatici in Bibbia in cui il Popolo che entra in Egitto fu di 70 persone, qui si è aggiunto a tutte esse la Trinità di Dio, padre, Figlio, Spirito Santo. Tutta questa opera, nelle 4 dimensioni dei 4 versetti, porta al miracolo espressivo di un piano a lati 11.111 e 11.111 il cui flusso è la Trinità di Dio. Chi dovesse pensare che questo numero così emblematico accade per caso, e che troveremmo le stesse cose a partire dal libro di Pinocchio… ha semplicemente le cosiddette “traveggole”. I versetti successivi entrano nel dettaglio di questa generalità iniziale. Mi fermo a osservare il versetto 23 in cui Adamo dice: “Questa volta essa è carne della mia carne e ossa delle mie ossa. La si chiamerà Donna perché dall’uomo è stata tolta”.

Quello che mi interessa osservare è tutto il valore del versetto. 6.000 è tutto l’insieme dei 6 versi nel loro valore totale di 1.000, mentre 90 è tutto il moto di 10 in 100. Se ci limitiamo alla gematria in italiano, Donna vale 42 e L’uomo vale 66 e riguarda la sua essenza generale in Romano. 42 è tutto il moto dato da 7x6 mentre 66 è tutta l’energia. Il 42 è tratto dal 66 come tutta l’estrazione del tempo, dato dalle 24 ore, il valore speculare del 42. Pertanto il 42+24=66 dimostra l’estrazione della donna come una delle due parti speculari e reciproche esistenti nei due sessi.


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Con Bibbia 1,3,1 si è completata la creazione e cominciano le complessità. La prima è data dal termine “Serpente” che nel valore numerico del termine ebraico corrisponde esattamente al termine “Elohim” indicanti le forze divine. Comunemente il Diavolo è invocato con 666, e qui, in tutta l’energia del 666, esiste un piano di lato unitario avente per lato i cicli 10 e 10, che esistono nel 666 e fluiscono di 646. In effetti il 666 è un piano avente i lati dati da -333 e +333, con una crescita di 666, ma anche una decrescita. A seconda che si abbia una o l’altra dinamica, in salita o in discesa, abbiamo che tutto ciò che è in discesa e appare negativo come il -666 di fatto riporta in Dio, ossia nel valore Assoluto, quel +666 che ne era uscito. Il ritorno nell’Assoluto è sempre la cosa migliore possibile ad ogni ente relativo, a condizione che egli non perda il suo essere specifico. Ma a questo serve il preliminare essere generati dall’Assoluto: si acquisisce una “personalità” che poi è conservata nel suo aspetto migliore, con il suo rientro nell’assoluto, che non le fa perdere nulla del suo valore acquisito come persona, e poi consentirà ad essa di fruire della totalità infinita esistente come il suo complemento all’assoluto, e sarà il “prossimo suo come se stesso”. Il versetto usa 178 lettere che – assegnato a 26 il calore in numero del termine Dio, creatore in settimane di un anno con due 26 in apertura e chiusura diametrale – 78 è la Trinità di Dio aggiunta all’altra forma della pura presenza divina nel 100. Anche il numero delle parole è significativo: sono 22, come tutto il flusso terzo dell’energia 66=Romano. Il totale 8.208, diviso per 178 il valore medio è il 46=AmoRè. Diviso per le 22 parole, ciascuna in medie nel ha per quel 373 indicante la realtà 40 che avanza totalmente dello spazio 333. 8.208 presenta il complesso volume 23 a dimensione 1.000, sommato a 26=Dio che si moltiplica per il complesso 8. Ci sono tutte le ragioni per dedurre tutta la complessità esistente in questa situazione. La storia di Eva con il serpente esemplificherà in modo “sempliciotto” tutta la complessità che comincia ad essere introdotta, in un mondo creato come il nostro che punta sulla complessità di azione e reazione.


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Anche al capitolo 4, indicante l’intera realtà, essa comincia con una affermazione di principio. Esistono i 2/3 di tutta quanta l’energia 66 di Romano e si muovono come una intera massa reale in tutti i 6 versi, alla dimensione mille che ha la massa, unitaria nel millesimi del metro come chili. Anche se non è pronunciato, anche in questo capitolo 4 si parte dall’energia totale, ossia dal valore numerico del nome Romano. In questo capitolo è descritta la vicenda di Caino che uccide Abele. In altra parte ho spiegato come Caino=38, partorito da Eva fin nel versetto 1, è L’uomo =10+56=66=Romano. Valendo 38 ed essendo io Romano nato nel 38, Bibbia annuncia il mio avvento. Sarò spodestato dal mio primato in quanto assassino del 2°, Abele=23. Insieme con 38+23=61 siamo il minuto primo sommato al minuto secondo e misurati entrambi nei secondi. Ma poiché il 30 elimina il 23, egli lo toglie a se stesso e ne resta 15, pura unità di spazio-tempo. Saranno, per quel che ne resta, forze della natura visibili sono negli effetti che determinano. Il senso che acquista la genealogia di Caino, il quale, anche se è spodestato deve essere scrupolosamente salvaguardato (7 volte quei guai a chi li crea a Caino!) punta tutto ad arrivare all’ultimo dei discendenti, prima del Diluvio. Egli ha il nome di Lamech e in questo nome ha lo stesso valore di Caino. Lamech e Caino sono la stessa cosa, e Lamech lo dirà alle sue due spose: “Sette volte sarà vendicato Caino ma Lamech settantasette!” Essendo di fatto lo stesso 38, che rappresenta la mia Genesi, questa precisazione “fa di tutto” per segnalare che si tratta di L.Am (Luigi Amodeo, mio padre) in vita il 7-7-7 come l’altro Lamech, (il 9° e ultimo Elohim che genera poi nel 10° Noè) che vive per 777 anni. Pertanto esiste un Lamech “perverso” e uno “buono”. Il perverso ha sposato due donne (Ada e Zilla) che in sostanza si riconoscono nel Matusalemme che è il Padre del Lamech “buono”. Due Matusalemme che – vivendo 969 ciascuna – nel loro dualismo portano esattamente al 1938 nella nascita dal Figlio di colui ch’è L.Am o L.Am è ch’. Del resto gli stessi Elohim=646 che si piccano di essere uno solo, quando sono una terna, 646+646+646=1938.


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Le due spose “anomale” di questo Lamech mio padre che poi sono io nel figlio (uno con lui) sono in verità due donne chiamate la prima Mazzola di cognome, e Mat. (Maria Teresa) Zilla, diventa Matzilla, insomma Mazzola Ma T.sa l’è M.M.e Maria Teresa l’è Mazzola e M.è indica una che di Milano, è, essendo Maestra in un Istituto di avviamento in Milano. Lei mi salverà da una situazione angosciosa in cui mi ero cacciato, procurando una gravissima ferita al mio matrimonio, che ne andrà distrutto. E’ il senso del messaggio fatto a lei da Lamech, quando le dice: “Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura”. Difatti le mie difficoltà non erano una cosa inattesa per me, ma la conseguenza reale di chi dà tutto ciò che ha al suo prossimo e poi – quando è in difficoltà – si dibatte come se fosse stato ferito mortalmente… Macché, la mia coerente fine era una semplice scalfittura, eppure per essa io ho ucciso in me l’”uomo per bene, che rispetta sua moglie e la promessa fattale davanti a Dio di averne cura fino alla fine dei miei giorni. La seconda donna identificabile con la seconda sposa “anomala” riguarda una ex monaca, di nome Maria Teresa Legnani. In essa Matusalemme arriva ad essere identificabile fino al MaTe.sa Le(gnani). C’è solo un “te” che deve divenire un “tu”… ma siamo già lì. Le tre lettere mme rivelano in lei è una ex monaca, maestra musica alla materna intitolata a Maria Margherita. Lei corrisponde alla sposa “anomala” chiamata Ada e che è “appropriata” ad Adamo. Io – Amodeo – nel mio CF sono MDA che, proprio in questo ordine e letto da destra come se fosse ebraico è il nome di Adamo. Il danno ricevuto da Ada è esso pure dichiarato da Lamech quando le dice “e ho ucciso un altro uomo per un livido”. Da questa sposa non ho ricevuto alcun danno o ferita, ma solo quello che è restato dalla ferita avuta da me in precedenza. Tuttavia anche in questo caso, io “ho ucciso me stesso”. Infatti mi sono identificato con lei non come il somaro che sono, ma in quel Cristo che era vivo e vegeto sulla mia groppa, e che io sentivo l’amava. Ma anche Cristo era stato colpito da Lei, che si era svestita del ruolo di monaca. A me sembra proprio che la Bibbia sia stata scritta a parte di chi sia sia – egli sì! - arrampicato sugli specchi in tutti i modi per trasferire in un semplice raccontino la storia “giusta e sbagliata” - diciamo “complessa” - della mia reale esistenza. Il capitolo 4, dimensione dell realtà, ha affrontato la mia avventura umana in senso molto realistico! Ha chiamato “mogli” le due MariaTeresa che mogli sono state! La Mazzola in carne ed ossa con riferimento a me, la Legnani nella veste della sposa di Cristo che ha avuto una vicenda umana complessa anche nella sua.


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Si è fatta suora per un amore umano visto tradito, e che – dopo 10 anni – non ne può più tanto da andare in crisi, per anoressia e bulimia messe insieme. Lo è restata per tre anni. Pensarono che tornando a casa sua poteva guarire, e rientrò da suo padre Angelo e sua madre Angela. Ma non guariva! Se nonché nel 93 io a Milano feci un voto al Signore, di salvare una anoressica, e – da parte mia – rinunciavo a quella ripresa che si era già avviata. Ero stato al Maurizio Costanzo Show a parlare dei risultati delle mie ricerche. Il Signore l’accettò. Ma in me esistevano due vite: quella mia, dell’asino, e quella del Cristo che camminava sull’asino. Così il Signore si sentì fare due richieste, e prontamente salvò non solo la ragazza per cui io avevo pregato, ma anche la MTL che era a casa con i suoi, a Saronno e che io nemmeno sapevo esistesse. Pertanto fu proprio la preghiera fatta dal Cristo su di me a salvarla! Poi io fui letteralmente condotto dalla Divina Provvidenza in quella Saronno in cui lei viveva. Fui indotto ad entrare nel coro della Chiesa del luogo (cosa che mai prima avevo fatto nella mia vita) e lì la conobbi, come la maestra di quel coro parrocchiale. Io “sentii” l’amore che lei ancora aveva per Gesù. Riverberava e io lo vedevo. Quel Gesù che era in me avrebbe voluto dirle: “sono qui, sono vivo, hai sempre cercato me...” ma questo in me era invisibile. Si vedeva solo in me l’asino e non quello Spiriti santo di Gesù che letteralmente animava la mia vita. Si accorse dell’affetto che esisteva in me per lei. Lei pure vedeva quello che “traluceva” in me. Ma non era una cosa giusta! Io ero solo un uomo. E cercò di tenere a freno in tutti i modi possibili quello che in me prorompeva e che non riuscivo io stesso a frenare. Per cui il solo atteggiamento più giusto che ritenne dovesse avere era quello di corrispondere male a bene, scortesia a cortesia, disinteresse ad attenzioni. Io avevo chiesto al Signore di salvare una ragazza ammalata di anoressia rinunciando ad ogni credito. E il Signore lo accettò. Ma era troppa la mia rinuncia. Mi salvava una vita e ne avrebbe salvata anche una altra in cui si sarebbero impersonati tutti gli insuccessi che avevo offerti a pegno. Ecco così la Matusalemme apparentemente nemica, venuta a ruota di quella apparentemente amica che mi aveva salvato ella pure – a modo tutto suo – dai sostanziali difficili momenti nella mia vita. La prima tutta carne e vita. La seconda il suo esatto opposto. E sarà proprio questa seconda a mandarmi in cielo, quando compirà quei 65 anni corrispondenti agli anni in cui Matusalemme restò nel grembo dell’Enoch «che Romanoè», a preparare una nascita celeste, come sposa celeste di Gesù lei è stata.


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Lei è stata molto amata dal Gesù su di me e proprio per i motivi della scelta da lei fatta di lui, come di chi non tradisce mai l’amore. Gli uomini lo fanno! E arriviamo a Bibbia 1,05 che mostro di nuovo tutto. Qui sono elencati tutti e 10 gli Elohim, e si riferiscono tutti quanti a me, da Adamo fino a Noè. Mettendo in sequenza i due estremi: A Amodeo Romano è è compreso Amodeo Romano tra la A di chi HA e la è di chi E’ ed è una essenza posseduta a metà: 6 ci sono e 6 mancano, come giusto in un mondo in cui con una parte si vede quella opposta. 54 è la presenza nominale, 59 l’assenza che si vedrà nel 59=Benito, primo nome del mio alter ego che mi rappresenta realmente nelle cose che in me non possono apparire come un “è” oppure un “ho” Roma.


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Assodato che tutti gli Elohim sono i 10 in questo capitolo in cui sto cercando di dar nome a Dio, passo a cercar di mettere in luce espressamente anche come la nomenclatura di questi 10 possa riguardare i miei nomi essenziali, nel nome e nel cognome, insomma Romano Amodeo. Di certo, se comunicazione in Bibbia vi è, essa è espressa in modo trascendente, allusivo, sibillino, Pertanto non rimproveratemi e non dite che mi arrampico sugli specchi se cerco di dare un senso ad una sorta di Sfinge… EVA+ADAMO e AMOD va a… dove VA? A Varese. Saronno è in provincia di Varese, mentre Saronno diventa proprio SA RoMAno il salernitano in origine, poiché la N=12 è uguale a MA=11+1. Va a AMODE’ Aggiungendo SET, e con 7-7-7 nascita di Luigi Amodeo a Milano, abbiamo che un “Es” tu sei romano, diventa “Te SET de Milan” Il successivo terzetto, formato da Cam Sem e Jafet, figli di Noè riporterà ad un fantasioso “Sem chi, Am e Già a Fet, a Felitto”. Ma è il 3° figlio, ENOS che conclude il primo terzetto di Adamo Set e Enos, che, con Eva tratta da Adamo, parte con un quartetto. EVA+ADAMO+SET+ENOS porta Va a AMODE’ tratto dai primi due ad aggiungere la O di Enos, per cui AMODEO ASSENTE, VA C’è il senso compiuto che io do alla vicenda, di un qualcosa di trascendente che va, opera, mentre Amodeo è assente, non fa nulla. Esiste proprio nel senso bilaterale dei gemelli generati in genesi 38: ZERach PeREZ sono ZER, zero, sia da destra sia da sinistra. Come Er ed Onan. sposi uno dopo l’altro di Tamar e morti del tutto e sostituiti dal Padre vivente. SON ET ES OM A DA AVE’ il rovesciamento totale del quartetto che comincia con EVA, che si muta in AVE introduce il senso di una preghiere finale per il Figlio sono e sei Romano, uomo da averne così… Ma anche Io Son e te: soma’ da ave’ Io Sono il Figlio e tu somaro da avena, oppure un corpo da avere. Non mi dispiacerebbe! Da una vita sto cercando di dar corpo al Cristo (il mio), mettendomi al suo totale servizio! Il suo e non di chi lo serve così male. Tutte queste letture più o meno stravaganti, però rendono tutte abbastanza bene l’Idea. Il terzetto, poi, di èNOS, èNOCH e NOé dati dal 3° dal 7° e dal 10° sovrabbondano nei primi due del S Ch, il santo Gesù Cristo. 47+41+30=88+30=118 è proprio il flusso infinito dato da 111+7, che è poi quello che esiste in 138 (genesi 38) e in cui il piano a lati 10 e 10 si muovono di 118. Tutti e 3 sono Romano senza Roma…


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Fatto sta che Lamech il padre di Noè, che è poi il 9° che chiude il conto aperto per realizzare l’Elohim 426 in mio fratello, che è stato in vita per 777 anni come faccio io a non vederlo come il L.Am ch’è? Luigi Amodeo mio padre è entrato in vita il 7-7-7. E quando io uso questo numero di valori decimali, ritagliandone proprio 777 nel fattoriale dei 365 anni di Enoch (il padre del padre di Lamech) e risulta il 25,104… perché mai io vi leggo proprio sia la data della mia morte, sia della mia nascita? Stravedo? Io vedo papà ch’è L.Am e me RomaNoè suo Figlio come una cosa sola! Dal 5-6-83 Lui è in cielo! Io lo sarò il 4 ottobre del 2.025.

Il padre ch’è L.Am (Lamech), uno con RomaNoè


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Tutti gli estremi di Dio tra noi in Genesi 25 e 38 Per “estremi vanno intesi proprio quelli segnalati per il riconoscimento personale, cioè nomi, cognomi, indirizzo, data e luogo di nascita, padre, madre, coniuge. Eccovi la parte significativa, che vi presento nella versione della CEI, la Bibbia di Gerusalemme, che secondo me è quella “perfetta”. Genesi 25,21-30 21 Isacco supplicò il Signore per sua moglie, perché essa era sterile e il Signore lo esaudì, così che sua moglie Rebecca divenne incinta. 22 Ora i figli si urtavano nel suo seno ed essa esclamò: «Se è così, perché questo?». Andò a consultare il Signore. 23 Il Signore le rispose: «Due nazioni sono nel tuo seno e due popoli dal tuo grembo si disperderanno; un popolo sarà più forte dell'altro (rivela: Romano) e il maggiore servirà il più piccolo». (chi sarà ucciso da Israele=Gesù) 24 Quando poi si compì per lei il tempo di partorire, ecco due gemelli erano nel suo grembo. 25 Uscì il primo, rossiccio e tutto come un mantello di pelo, e fu chiamato Esaù. 26 Subito dopo, uscì il fratello e teneva in mano il calcagno di Esaù; fu chiamato Giacobbe. Isacco aveva sessant'anni quando essi nacquero. 27 I fanciulli crebbero ed Esaù divenne abile nella caccia, un uomo della steppa, mentre Giacobbe era un uomo tranquillo, che dimorava sotto le tende. 28 Isacco prediligeva Esaù, perché la cacciagione era di suo gusto, mentre Rebecca prediligeva Giacobbe. 29 Una volta Giacobbe aveva cotto una minestra di lenticchie; Esaù arrivò dalla campagna ed era sfinito. 30 Disse a Giacobbe: «Lasciami mangiare un po' di questa minestra rossa, perché io sono sfinito». Per questo fu chiamato Edom. Edom è un nome “trascendente” che è già alluso con il «25 Uscì il primo, rossiccio» (EDOM significa ROSSO).“rossiccio” è esattamente 100. Il versetto 25 è appropriato alla nascita del nome Esaù). Nel versetto 26 è annunciato Giacobbe). Sono un tutt’uno che serve proprio a dare nome a Gesù. Toglie maiuscola e la “a” (in giusta 3a posizione) nel nome Esaù, e gli mette davanti, come maiuscola, la 1a lettera di Giacobbe, una volta che ha assunto il suo primato.


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COGNOME Amodeo, risulta da E’dom trasceso modè in AmodéO NOME La Terna di Romano Antonio Anna, dalla quale poi è tratto il Codice Fiscale, e solo mia e vale in gematria 66+78+26=170. È il ciclo del Dio=D.10, che agisce e crea, attraverso il 17 che è il 7° numero primo e con ciò è tutto il moto di 70 che in Bibbia è il numero del popolo di Dio ch’entrò in Egitto. NIPOTE di Torquato Amodeo io condivido con il padre di mio padre il 5° nome. È legato alla Genesi di Esaù e Giacobbe, descritta nei due versetti 25 e 26 del libro 1 di Bibbia, e che accorpano l’unico nome di Gesù, dal fatto che Torquato è nato il giorno 26-1, successivo al mio 25, e partecipa egli pure (come Giacobbe per Gesù) a creare l’unità del mio nome attraverso le due date del 25 e 26 del mese 1. NIPOTE di Romano è ora anche Paola Amodeo, figlia di mio fratello che è il mio “alter ego”, nata ella pure il 26-1 e concorre nello stesso modo di Torquato, a creare il mio quarto nome Paolo. GEMELLI Come accaduto a Giuseppe, 11° figlio di Giacobbe, che sentì suo padre dirgli poco prima che morisse, che i due figli avuti da lui in Egitto andavano accreditati non al padre naturale ma a colui di cui erano nipoti, così è anche per i due gemelli Marco e Andrea Amodeo, figli di mio fratello Benito che, essendo il mio Alter Ego, accredita a figli miei i suoi due gemelli. Essi sono legati a Genesi 25 dal fatto che anche Andrea serrò il calcagno del fratello, che nacque ed ebbe bisogno di essere operato al calcagno, tanto era stato offeso. Sono legati alla nascita il 26 gennaio della primogenita Paola, nata il giorno dopo il mio 25, dal fatto che sono nati 5 giorni prima di Gesù, e 1 giorno dopo il mio Natale (ove io corrispondo a Gesù). In tal modo tra e e +1 c’è una distanza di 6 giorni, pari a tutto i lavoro. Inoltre sono collegati alla Genesi 25 di Gesù dal fatto che questi 5 giorni prima di Gesù sono la quadratura del 25. FIGLIO di Luigi Amodeo, nome che risulta “trascendendo” (ossia osservando allo specchio) il nome arabo di Allah. La visione ribaltata orizzontalmente lo muta in un evidentissimo LUI. Ad esso si accorano i due gemelli di Genesi 25. Giacobbe era 1° in Gesù e valeva solo per la G. ora che è divenuto Trino partecipa con GIA. Segue il nome di Esaù per come era stato “stravolto” in Edom. “Stravolto” nuovamente, la sua visione speculare lo muta in MODE’. Così LUI+GIA+MODE’ è il nome evidentissimo di Luigi Amodeo. FIGLIO di Mariannina Baratta. Il nome proprio di mia madre è legato a Genesi 25 (in cui Rebecca ha nel grembo Esaù che vale 42 e Giacobbe che vale 42) dal fatto che il suo nome in gematria vale 42+42, quanto i due gemelli nel suo grembo. Baratta, il suo cognome, partecipa al racconto fatto in Genesi 25 dal fatto che predilige Gacobbe e desidera che la primogenitura sia oggetto di un baratto.


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Nel capitolo 27 gli consiglia di mettersi una pelle sul braccio, poiché Esaù era molto, molto peloso, e il padre, ormai cieco, gli avrebbe tastato il braccio. Ciò infatti accadde e Isacco disse: “La voce è di Giacobbe ma il braccio è di Esaù” e lo benedì, patendo così anche il baratto della benedizione paterna. NATO A Felitto, cosa che è alquanto complicata ricavarla dal testo di Genesi 25. Al versetto 23 del capitolo 25 è però detto dal Signore a Rebecca che “due popoli dal tuo grembo si disperderanno”. Poiché uno dei due è il popolo Romano questa dispersione seguirà quanto detto dal Signore attraverso il Profeta Osea, quando, al capitolo 11,1 dice: “Quando Israele era giovinetto io lo amai, e dall’Egitto ho chiamato mio figlio”. Poiché Israele è Giacobbe rinominato, il Suo Figlio è l’altro gemello, è quel Romano così pure egli ha il suo nome rinominando quelli congiunti di Orus, trasceso in RO, e di Amon rigirato in mano. Inoltre trattandosi sempre di due popoli, anche Romano ha il suo 2° rinominando il Dio Aton, rigirato in Antonio. Inoltre, anche RA, dio del Sole non solo è rinominato in Romano Amodeo come Uno in una A, ma lo è in modo trino, avendo tre nomi che iniziano con A: Antonio, Anna e il cognome Amodeo. NATO IL Gennaio 25 come Genesi 25 ma anche come Bibbia, libro 1,25. La mia nascita è bella evidente, e non come quella del Dicembre 25 che è – essendo trascendente – è collegata al mese -1 rispetto alla fine dell’anno zero. Praticamente Gesù parte da -6 con il suo 25 dicembre, e sono i 6 giorni a partire dai -5 rispetto a Gesù dei due gemelli Marco e Andrea, e +1 rispetto a Gesù tornato nel Padre suo in Romano con la sorella Paola, nata a +1. SPOSATO a Giancarla Scaglioni, acronimo GS che diventa esattamente GESU’ se si coniuga con gli estremi E ed U di EsaU’. Lei è veramente una straordinaria ripresentazione di Gesù, una controfigura che è tutta girata nei sessi opposti. Nata 11.1 nel segno della Trinitaria Unità e celebrazione liturgica di Tutti i santi, lei è figlia di Giuseppina Benedetti e Mario Scaglioni, nato il 15 agosto dell’Ascensione in cielo di Maria Santissima, essendo figlio di Anna e Giovanni al pari di Maria., figlia dei santi Anna e Gioacchino.


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NOTE Il nome di Esaù, il primogenito, rimanda non solo al mio nome, ma anche al cognome. Rivela un: Tu sei romano! Quando un Romano coniugava l’indicativo presente del verbo essere, diceva “sum, es, est”, io sono, tu sei, egli è. Riferito ad un Romano (e non a un Greco, a un Inglese o ad altro), questo es è inequivocabilmente un Tu sei romano! E l’ AU che segue ha lo stesso significato di dall’Alfa all’Omega esistente in Amodèo la A a modo O (“mode” nella lingua del mondo, l’inglese, significa “nel modo di”)… ma attenzione: questo modè da cima a fondo, letto da destra, è Edom. Da cima a fondo, e dall’alfa all’omega sono espressioni citate in Apocalisse, e che compaiono queste tre volte:

I valori in gematria dei nomi di Paola e di Torquato sono 39 in Paola, nipote in linea discendente, e 113 in Torquato, ascendente. Paola=39 è nata il giorno dopo il mio, e se la risolvo in 38+1, ecco: lei pure “trascende” il mio 38-1, anno 38 legato come era stato già detto al 26. Collocati una in giù e uno in su (a livello di 3 persone: me, suo padre e lei, e di me, mio padre e suo padre) danno luogo ad una dimensione “da nipote” con un 39+113 che vale un totale 152. Come 100+(26+26) il 152 è riconducibile a DioxDio (nell’area) il cui flusso è 100 poiché il Dio=D.10 si muove in se stesso. Il valore medio è 76 indicando Dio=D.10 +66=Romano. Eloquentissima la distanza in giorni tra le due nascite: 43.464. Sono due lati di 5.066 e 5.066 giorni, indicanti 66=Romano in tutto il moto della realtà di un flusso di 33.332 volte 1 giorno. Aggiunto anche il dì iniziale, è il 33.333 giusto del flusso dello spazio la cui area è il 66.666= 10 x 66 x 101 +6 in cui sono 10=Dio, 66=Romano, e il 101 è Luigi Amodeo nei tot. 6 versi


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Paola in sostanza rappresenta me, nascendo il giorno dopo il mio 25 gennaio. Il suo nome non è scelto dai suoi genitori – come tutti credono – E’ la Divina Provvidenza che li sceglie, ad uno ad uno, secondo il loro progettato. Questo è l’ordine predeterminato in Paola, che si è mutato nel suo nome, e identificano un creatore! 14=P “Devi essere un 7 che si muove di 7, come 1° ordine”. 01=A “devi essere un 1° cui seguano altri 2, in 2° ordine” 13=O “devi essere uno in 10 e trino in 3, come 3° ordine” 10=L “10, D.10=Dio, nella realtà del 4° ordine” 01=A “definitivamente 1, come 5° ordine. 39 la denomina PAOLA e il 39 è quello di nati in TRE Lei, primogenita figlia del mio alter ego, è lei stessa nel segno di questa rappresentanza reale di quanto è vero ma invisibile. Agisce su di me solo alla dimensione in potenza che si manifesta negli altri, nei figli, negli effetti. È quel Padre su di me che è un tutt’uno coi suoi tre figli… come descritto in Adamo. Caino e Abele furono gemellati in un rapporto unico di causa effetto tra chi uccide e si squalifica e chi è ucciso ed è tolto di mezzo. Tuttavia erano il 1° e il 2°. La loro nascita non servì a determinare Adamo come il Padre del Successore, collocato solo nel 3°. E questo significa che restarono un tutt’uno in un “figlio” che sarebbe divenuto Padre solo generando Set. Faccio questa analisi funzionale per dirvi come si inquadrano i 3 figli del mio alter Ego, al quale soltanto è stato affidato il compito di potere avere i figli reali non concessi al padre. Quando Giacobbe dirà a Giuseppe che i figli avuti da lui in Egitto sono suoi, lo farà in quanto egli era una cosa sola con Giuseppe. A prefigurazione di Dio e Giuseppe, lo sposo reale di Maria. Quelli che sembravano digli di Giuseppe, sposo di Maria, erano Figli dello Spirito Santo di Dio. Allo stesso modo si inquadra ciò che è accaduto in me, sostituito da mio fratello, come ciò che sarebbe accaduto a Mosè (che tartagliava), sostituito da Aronne. I tre figli di mio fratello sono miei, ed è mio figlio Egli pure, del Dio su di me. Paola – dunque – è stata posta, nei confronti del Dio su di me, come Giuseppe e i suoi due Figli Manasse ed Efraim, da lui avuti in terra d’Egitto furono posti verso Giacobbe: tutti e tre suoi figli. Marco e Andrea nelle parti di Manasse ed Efraim. Giacobbe, Efraim e Manasse poi nell’ordine capovolto dal Signore, che pone sempre il 1° nel secondo come accade nei numeri primi, in cui a primo primo è posto il numero 2. Come Paola è parte del Dio su di me, e abbiamo visto come, così Marco=44 (tutto 33+33/3), che trascende <hoc: R.Am> (con la h muta) trascende <questo>: Romano Amodeo.


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Egli, in questo 44, corrisponde ad Esaù=42 nel suo flusso 42 del lato 1 e 1 posto in 44. Così anche Andrea è parte del Dio su di me: Andrea nel modo sibillino avverte: & R è A (e è di RA, è di Romano Amodeo) Vale lo stesso 39 di Paola. Questi TRE hanno rappresentato un piano a lati TRE e TRE (39 e 39) col flusso 44 indicante tutta quanta la massa. Corrisponde al volume dato da 39x39x44=66.924 in cui 66 è Romano ed esiste alla dimensione piena 103 di tutto il volume. Lo fa, nel dettaglio di tutto il 1.000 -924= 76 che è ancora il 66 di Romano che trasla quanto il 10 di Dio.

Il Credo Islamico assegna 99 nomi ad Allah, dati da 100 -1. Questo 99 è per davvero il denominatore da cui nasce l’esistenza dell’eterno ciclo del 10 come Dio Uno e Trino della presenza spaziotemporale che può contenere ogni possibile rappresentazione come fosse una pellicola cinematografica vergine.

(10×10×10) =(10 , 10) 99 Se ruota di 180°, allora il denominatore della trinità, il 99, è 2/3 di 99 ed è il piano 33+33=Romano del flusso vitale 33 di Gesù.

Con il nome succede la stessa cosa. La visione speculare del nome di Allah diventa improvvisamente Italiano, e mostra come Allah assume il significato di LUI.


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Ma anche gli Elohim, dopo AL in ALHIM hanno HIM=LUI Hè I od Mem in acronimo sono HIM e in inglese è LUI. Vi stupite? Ditemi: il numero 10 in ebraico non è forse IOD? E IOD non è DIO?

Dopo il primato di LUI, segue la trinità GIA di Giacobbe. Perso il Primato, è stato naturalmente degradato a ente TRINO. Segue il nomignolo di Esaù, che era stato ribaltato nel suo bel nome maiuscolo di Esaù in quello di minuscolo di edom… Ma se lo ribaltiamo di nuovo… ecco che si raddrizza in modè LUI GIA MODE’. Sono i 10 dell’unità divina, e vanno letti 5 a 5: LUIGI AMODE’ ha per denominatore l’unità 10+3, la vocale O. Ne avevo già scritto:

88 (67 , 692307) = = 13 10

(Luigi Amodè) o

La restante parte del suo nome sarà in Genesi 38.

La sezione aurea è spiegata dal Signore a Rebecca, che chiedeva il perché la sua gestazione fosse così turbolenta, con queste parole: «Due nazioni sono nel tuo seno e due popoli dal tuo grembo si disperderanno; un popolo sarà più forte dell'altro e il maggiore servirà il più piccolo». Sono 42,4248100 i due popoli gemelli (Esaù e Gacobbe, che valgono 42, seguiti da Gesù=48 composto dai loro nomi e da 100), in una sezione aurea impostata sull’ 1,25 in Bibbia 1,25. 42,4248100 risulta dal 1.000 diviso per 23,57… i primi 16 n. primi in sequenza.


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La formula classica è data da: <0,5 +1,250,5> Il rapporto ½ è quello che sta tra il valore 42 di ognuno dei due gemelli e il valore numerico 84 del nome Mariannina, di mia madre. Da questa formula si ricava un numero che non è preciso 42/84 + 1,25(42/84) =1,6180339887... Questo risultato non esatto per essere ridotto al solo 1,6180 deve farlo sulla base del 339887 che è omesso, come valore residuo. Ebbene questa base sono io, Una e Trina. 339 è uguale alla Trinità di 113, e io la possiedo in: 1) Romano Amodeo; 66+47=113 2) Torquato; il suo valore gematrico è 113 3) Ro An An Pa To Am è 113, valore gematrico dell’acronimo a 2 cifre di tutto il nome Romano Antonio Anna Paolo Torquato Amodeo. 887 è la quarta volta in cui 113 agisce: ora agisce in negativo e si sottrae al totale 1.000, divenendo esattamente 887. Lo so: a voi sembra impossibile tutta questa precisione di dettagli! Quando mai il “divino” si è mostrato così di tutto punto?

Io e il mio alter ego

Papà, mamma, Benito


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Il 1° e il 2°

Intanto a me un po’ girano i cosiddetti quando ho a che fare con valori non interamente definiti. Mentre coloro che applicano la sezione aurea in base a quella formulazione si infischiano dei valori più piccoli di 1,6180 io – come avete visto – non mi sono accontentato e ho fatto l’approssimazione 10-10 con le mie 10 cifre decimali. È quella della dimensione atomica riferita al metro e mi potrei anche accontentare.

Ma non mi accontento! Io voglio numeri esatti. Io desidero usare gli indici, tanto che se io divido non gli indici, ma potenze in base 10 che hanno quegli indici, allora ho risultati assolutamente ben determinati. Così ho studiato la questione in un modo differente. Ho osservato il ciclo lineare 10 come il perimetro di un decagono, che ha anche 10 lati. La sezione aurea, ottenuta da questi indici, sottrae al 999 periodico il lato del decagono e la differenza è data proprio dal valore 381 che è la somma dei primi 16 numeri primi che realizzano il movimento. Questo esiste nel campo inferiore al 999. invece, superatolo, poiché il periodo ha superato l’unità di 1,000, allora avanza a partire dai valori 1.000 e 618, come nella prima riga. Nella 2a la divisione della potenza a indice 999 per l’indice 381 del moto, dà esattamente 16. Sono divisioni esatte. Mentre le divisioni tra gli indici variano da caso a caso.


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Gesù è coinvolto con Genesi 38 poiché è in 38a generazione da Giuda

Genesi 38

In quel tempo Giuda si separò dai suoi fratelli e si stabilì presso un uomo di Adullam, di nome Chira. Qui Giuda vide la figlia di un Cananeo chiamato Sua, la prese in moglie e si unì a lei. Essa concepì e partorì un figlio e lo chiamò E R . Poi concepì ancora e partorì un figlio e lo chiamò Onan. Ancora un'altra volta partorì un figlio e lo chiamò Sela. Essa si trovava in Chezib, quando lo partorì. Giuda prese una moglie per il suo primogenito Er, la quale si chiamava Tamar. Ma Er, primogenito di Giuda, si rese odioso al Signore e il Signore lo fece morire. Allora Giuda disse a O nan: «Unisciti alla moglie del fratello, compi verso di lei il dovere di cognato e assicura così una posterità per il fratello». Ma Onan sapeva che la prole non sarebbe stata considerata come sua; ogni volta che si univa alla moglie del fratello, disperdeva per terra, per non dare una posterità al fratello. Ciò che egli faceva non fu gradito al Signore, il quale fece morire anche lui. (omissis) Giuda la vide e la credette una prostituta, perché essa si era coperta la faccia.(omissis) le si unì. Essa concepì da lui. (omissis) Giuda li riconobbe e disse: «Essa è più giusta di me, perché io non l'ho data a mio figlio Sela». E non ebbe più rapporti con lei. 27 Quand'essa fu giunta al momento di partorire, ecco aveva nel grembo due gemelli. 28 Durante il parto, uno di essi mise fuori una mano e la levatrice prese un filo scarlatto e lo legò attorno a quella mano, dicendo: «Questi è uscito per primo». 29 Ma, quando questi ritirò la mano, ecco uscì suo fratello. Allora essa disse: «Come ti sei aperta una breccia?» e lo si chiamò Perez. 30 Poi uscì suo fratello, che aveva il filo scarlatto alla mano, e lo si chiamò Zerach. NOTA La mano è considerata di E RO nan la di RO mano ZERach PeREZ si chiamano nell’Antico Testamento, Ma Matteo li chiama: ZARA FaRES Ora nel 1° caso, ZER e REZ si azzerano e resta, udite udite: A. XP è Amodeo Cristo è! Per Matteo: “fa Amodeo”, verbo fare S.


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La cosa da notarsi bene è che questo capitolo si accoda in modo perfetto a quello in Genesi 25. Tralasciando il numero del capitolo, e regolandomi solo sui versetti li metto in sequenza e combinano anche i numeri. 24 Quando poi si compì per lei il tempo di partorire, ecco due gemelli erano nel suo grembo. 25 Uscì il primo, rossiccio e tutto come un mantello di pelo, e fu chiamato Esaù. 26 Subito dopo, uscì il fratello e teneva in mano il calcagno di Esaù; fu chiamato Giacobbe. Isacco aveva sessant'anni quando essi nacquero. 27 Quand'essa fu giunta al momento di partorire, ecco aveva nel grembo due gemelli. 28 Durante il parto, uno di essi mise fuori una mano e la levatrice prese un filo scarlatto e lo legò attorno a quella mano, dicendo: «Questi è uscito per primo». 29 Ma, quando questi ritirò la mano, ecco uscì suo fratello. Allora essa disse: «Come ti sei aperta una breccia?» e lo si chiamò Perez. 30 Poi uscì suo fratello, che aveva il filo scarlatto alla mano, e lo si chiamò Zerach. Esaù+Giacobbe+Zerach+Perez valgono 42+42+54+61=199 e indica tutto il moto di 1 in un 100 che avanza interamente di 100. 199 è il 46° n. primo che vale quanto AmoR è . Anche la notizia che « Isacco aveva sessant'anni quando essi nacquero» non è buttata lì per caso! 60 è un primo misurato in tutti i suoi minuti secondi. La Bibbia è addirittura asfissiante nel considerare sempre un 1° e un 2° che lo soppianta, poiché questa è la storia dei numeri primi. Il primo n. primo non è l’1 ma il 2. E questo, essendo 2, è il primo. Anche Isacco, con i suoi 60 anni quando generò il 1° e il 2° si pone virtualmente come una Ora… che poi riferisce tutta questa storia proprio ad ORA, ai nostri giorni. Tamar che – restata vedova di ER Onan intriga il padre dei due congiunti morti – ha gli estremi esatti di mia madre BaratTA MARiannina e la storia tra i miei due genitori è assai simile. Lei era studentessa al penultimo anno delle magistrali a Salerno e mio padre viveva a Milano. Tra loro due c’era solo lo scambio di lettere tra due che scrivevano e pubblicavano novelle sullo stesso giornale a diffusione italiana. Ma in una di queste lettere Mariannina gli scrisse: “Tu, che non sei contento dei lavori che fai poiché dici che ti piacciono i libri, sappi che a Salerno c’è una Libreria che cerca un bibliotecario che rediga il catalogo aggiornato di tutti i libri che ci sono!”.


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Per uno come mio padre che amava veramente i libri, quello era stato come quando agli occhi del vedovo Giuda compare una Prostituta sacra che serviva proprio a soddisfare i vedovi. Mio padre corse a Salerno e si innamorò di lei. Ma lei non pensava in alcun modo ad un matrimonio. Il suo ideale era o di farsi Madre Badessa (sì, proprio questo) o ingegnere. Pertanto, fatto il catalogo, il lavoro era concluso e mio padre sarebbe tornato a Milano. Ed ecco che nuovamente Tamar sfodera le sue grazie: gli offre di prepararlo per divenire maestro. Egli aveva fatto solo la VI elementare. Per riuscirci, in due anni doveva superare prima la l’esame di licenza media, poi quella dei 4 anni delle Magistrali! Una opera improba, quasi impossibile in quei tempi in cui si portavano all’esame tutte le materie di tutti e 4 gli anni! La nostra TAMAR gli propone di prepararlo lei. Sta completando lei pure quegli studi è può veramente aiutarlo. Mio padre si innamorò perdutamente, ma mai nemmeno una volta aveva fatto proposte che sarebbero state respinte. Vennero gli esami, si diplomarono insieme e insieme parteciparono al Concorso per avere un posto. Mio padre lo vinse e gli fu assegnata una scuola di Felitto. Lei finì tra gli idonei, ma fuori ruolo. E così si sarebbero persi di vista. Ma mio padre, con la scusa della sua amicizia per il fratellino di lei, faceva chilometri e chilometri a piedi ad ogni fine settimana per andare da Felitto a Ostigliano percorrendo la distanza che era più di 30 chilometri. Fu mia nonna che intervenne e costrinse la nostra TAMAR ad affrontare Lui, per dirgli che era inutile che sperasse quelle cose che nemmeno aveva il coraggio di chiedere. E anche in questo, io ci vedo TAMAR che si propone, come Prostituta sacra, che mai si sposerà, ma intanto coglie tutto il bene che si può. Se lei non avesse affrontato l’argomento, mio padre di certo non l’avrebbe fatto mai. Sembra proprio il comportamento civettuolo di chi dice no, esclude, per aprire intano luoghi inesplorati. Messo a posto mio padre… fu la volta che prese l’iniziativa ed affrontò l’argomento scrivendole una lettera. Lei capì di avere praticamente “fecondato” quell’uomo, in un modo così realistico che sarebbe stato come un aborto per lui se non ne fosse nato l’erede. Reagì quasi allo stesso modo con cui aveva reagito Giuda, sapendo che Tamar era incinta! Solo che qui le parti si erano invertite.


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Era stato LUI ad essere stato reso fecondo. Lei convenne che aveva più ragione lui di lei e si fidanzarono. Vedete? Quando la Bibbia ha raccontato questa storia, - ditemi voi – non è quella tra mia madre baratTA MARiannina e Luigi Amodeo, i cui estremi congiunti (sposati) in lei sono TAMAR e sono LUI gli stessi estremi di GiudA? Ora anche tutti i nomi miei, di Romano Antonio Anna Paolo Torquato, che in Genesi 25 realizzavano tutti quelli della sezione aurea, da infinito negativo fino ad infinito positivo, in questo capitolo 38 ci sono ancora tutti! 38-1 in 381 è la loro somma! E che dire del completamento dei dati relativi alla mia consorte? In Genesi 25 c’è il soddisfacimento uno e Trino, Uno poiché GS si incastra con gli estremi E ed U di Esaù e diventa Gesù, e come segno trino è il GIA (in Giancarla) che è segnalato dal GIA di Giacobbe. Ma lei aveva anche il CARLA SCAGIONI da definirsi. E – che divina fantasia! - il patrimonio con la di RO MANO, è fatto con un filo SCARLATTO, che è un ATTO nuziale con Carla SCAgioni. Quella nascita a Felitto nel Cilento, che in Genesi 25 è cosa ardua ritrovare, se non ricorrendo a quella frase dei “due popoli discenderanno”… dall’Egitto da cui Dio ha chiamato suo figlio” e da EGITTO a FELITTO il passo è breve, qui la cosa è esauriente! Infatti è in questo capitolo 38, aggiunto al 25, che si realizza il 25A38 del mio Codice Fiscale che poi si conclude con il D527I che localizza questa Genesi 38 in qui luoghi. Se avete avuto l’attenzione giusta, vi sarete accorti che qui ci sono molti ma molti dati di più di quelli che sono considerati gli “Estremi” di una persona. Sulla Carta di Identità basta solo Nome, Cognome, data di nascita e luogo di nascita.


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Per identificare Gesù Cristo in base alle Sacre Scritture si dovette far ricorso alla profezia di Isaia, 53, sull’uomo dei dolori: 1 Chi avrebbe creduto alla nostra rivelazione? A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore? 2 È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per provare in lui diletto. 3 Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. 4 Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. 5 Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. 6 Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti. 7 Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. 8 Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua sorte? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per l'iniquità del mio popolo fu percosso a morte. 9 Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca. 10 Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in espiazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. 11 Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità. 12 Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché ha consegnato se stesso alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori.

San Matteo (che le cercò tutte) si dovette inventare la mai avvenuta fuga in Egitto di Gesù Cristo in persona, per farla corrispondere a quella della profezia di Osea 11,1, in cui Dio dice: “Dall'Egitto ho chiamato mio figlio”. Nel mio caso – invece - io vi ho qui prodotto solo una parte minima dei segni che esistono, in Bibbia e in altro. Vi addito ad esempio il libro a lato. In esso ci sono più di 1.200 spunti, di ogni tipo, come segni di una possibile Parusia di Gesù in suo Padre, venuto su di me, nell’”alto” di quel tempo dal quale raccontava di essere disceso.


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Tutti hanno sempre pensato ad una discesa dal cielo, sentendo dire a Gesù di essere disceso dall’alto. Ma egli pure affermò che era meglio se se ne fosse andato, così avrebbe mandato una Spirito Santo Paraclito che avrebbe messa in campo una verità così convincente che tutti coloro che l’avrebbero udita sarebbero stati liberati e… liberati per davvero!. Questo è un altro mio libro di indagine, pubblicato 6 anni or sono sul sito di libri www.issuu.com/amoramode. Infatti nel mio caso io ho potuto mettere in campo elementi più significativi dell’avvento reale di Gesù, nel segno del nuovo inizio dei tempi. Noè trascorse 350 anni dei 1.000 in dotazione per ciascuno dei 10 Elohim e

(

2

350 ) =0,1225 dà il nuovo inizio, collegato a quello 1.000

di Noè dopo il Diluvio Universale, da posizionare nell'anno 0 in cui Gesù Cristo sarebbe nato il 25 del mese 12 dicembre! Come pure, Chi aveva collegato la nascita di Gesù a Genesi 25, in cui è profetizzato persino il nome Gesù che gli sarebbe stato assegnato in Italiano attraverso il Primato di Giacobbe e la perdita dello stesso da Esaù? Chi lo ha mai collegato a Bibbia 1,38, in cui nascono altri due Gemelli, tanto che in mezzo ad un doppio ZERO c’è in mezzo ai due di nome ZERachPeREZ, uno, “a”, che XP è? Che Cristo è? Padre e Spirito Santo (il Paraclito) che sono per davvero scesi su di me mi hanno a tal punto “affinato” la vista da poter vedere ciò che esisteva, anche ai tempi di Cristo, e che mai nessuno prima aveva visto!


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Il servo di Dio Come vi ho dimostrato, tutti i nomi dei libri e allegati vari che costituiscono il Libro Sacro della Bibbia, usando un poco di fantasia e di quel “vizio” di cui io sono accusato: di essere un inguaribile ammalato di egocentrico, mi hanno consentito una sorta di “arrampicata” sempre più esaltata sugli specchi, per intendere tutti i nomi dei libri e degli allegati come se fossero “sibillini” e contenessero messaggi a tal punto “trascendenti” le realtà dei fatti, da essere in tal modo proprio espressioni “divina”. Il “divino”, giusto questo è: un messaggio che ci è rivolto e che deve potere essere sempre valido, e ricevibile da ogni uomo, tanto esso è stato espresso in quel modo “sfuocato” che per essere ben visto debba essere rimodulato e precisato dall’uomo di ogni tempo ed in base alla propria cultura e preparazione personale. Se voi ponete questa considerazione e la necessità che un testo quanto più è “sacro” tanto più debba rivolgersi alla vostra personale anima, allora forse anche io posso avere una pallida speranza di non vedermi sempre “accusato” di egocentrismo, ma di quella costante mia ricerca di un aspetto trascendente – nei testi veramente sacri – e tale che essi riescano a giungere “proprio a me”. Sarei “fuori di testa” se credessi che essi debbano giungere in questo modo “solo a me”, e – detto sinceramente – io non ho alcuna colpa se voi non mi emulate e non cercate un contatto così personale con quanto è “divino”. Ripeto: il “divino” lo è per davvero se – opportunamente decodificato – ha la potenza di un contatto diretto personale con ogni infinitesimo Spirito dell’Infinita Unità di un Dio di infiniti infinitesimi. Così io concepisco Dio. . Nell’energia Onnipotente 666 in cui esistono, 646 Elhoim sono il flusso dell’area a lati 10 e 10 (che nella D.10 sono a immagine e somiglianza del DIO Padre e Spirito Santo, ove è la matematica del 10 a essere come quella del Padre di tutti i numeri). 666 esiste come il piano trasversale, esistente in pura potenza, e avente i lati opposti e perpendicolari tra loro che vanno dal -333 di un lato al perpendicolare +333. Area immobile, in pieno assetto equilibrato, che esiste solo in potenza, se realizza un moto. Pertanto il mio Dio è “misurabile”, e la sua Dimensione Trinitaria diventa 3x646 = 1.938.


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Poiché questo è l’anno di nascita della mia persona, e poiché il calendario Islamico, che parte dalla nascita di Muhammad contempla l’anno 26=Dio, nella data del cristiano 646 dopo Cristo, ecco che i due calendari sono perfettamente allineati, quando alla nascita di Muhammad si aggiungano i 26 anni a valenza di Dio, proprio quello cabalistico italiano dato da 4+9+13 (D+I+O) uguale a quello Ebraico dato da Jod=10 +Hè=5 +Vav=6 +Hè=5.

Quando inizia il 29° libro, di Isaia, esso ha i 66 capitoli= Romano. Nel libro 29 di Bibbia, il numero è particolarmente significativo poiché è il 10° numero primo. Isaia, al capitolo 7, di tutti i giorni della creazione, e dal versetto 14 che indica tutto il moto 7 nei 7 versetti, questo scrive.

14 Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele. 15 Egli mangerà panna e miele finché non imparerà a rigettare il male e a scegliere il bene. 16 Poiché prima ancora che il bimbo impari a rigettare il male e a scegliere il bene, sarà abbandonato il paese di cui temi i due re. 17 Il Signore manderà su di te, sul tuo popolo e sulla casa di tuo padre giorni quali non vennero da quando Efraim si staccò da Giuda: manderà il re di Assiria». Il segno preannuncia il parto da parte di una vergine, e dettaglia un nome – di un Re Emanuele – che non sarà in pieno quello di Gesù. Rivela il timore per i due re del paese, che porterà alla sua fuga dal luogo. Preannuncia per Israele giorni di patimenti quanti mai prima. Se dobbiamo considerare Isaia un profeta per tutti i tempi, ecco che il suo nome oggi indica «È A=1 Jahvè», poiché (nella lingua egemone del mondo di oggi, l’inglese) «Is» è il verbo essere, in terza persona, e significa in Italiano «È». Nel nostro mondo, dopo due Vittorio Emanuele I e II che lo hanno preceduto, c’è stato un Re Vittorio Emanuele III, re dell’Italia. E ci sono nel Paese d’Europa, anche due altri condottieri: Benito Mussolini ed Hitler. Mentre questo ultimo nel 1938, con l’invasione ed annessione della Cecoslovacchia iniziò quella III Guerra Mondiale che poi è divenuta anche la massima persecuzione degli Ebrei che mai ci sia stata nella storia, il Re Vittorio Emanuele III attese fino al 10 agosto 1040, e – in quel giorno – Mussolini annunciò l’entrata in guerra anche dell’Italia, motivandola come la necessità che fossero due le Nazioni a sedersi sul tavolo dei vincitori. Bisognava impedire a Hitler di divenire come il Messia d’Europa.


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L'Emanuele III fu costretto dalla politica del Duce a convenire – come Re Erode – che era il caso che ci fossero anche per l’Italia dei morti, e così fu decisa da parte dell’Italia, che non aveva le stesse mire del Fürer, la «Strage degli Innocenti Italiani», ancora in sostanza come bambini, perché non si erano preparati ad alcuna guerra. Sembra, così, che Isaia abbia avuto un «potenziale profetico» che è andato ben oltre l’Assiria, arrivando al rio «Asse» Roma-Berlino. Ma anche di più! «Rio», per me, che sono sempre abituato a confrontarmi personalmente con la storia sacra (dovreste farlo tutti, poiché essa si rivolge personalmente a ciascuno di voi), indica R. la lettera iniziale di Romano, il mio primo nome, nato nel 1938 in via Pomerio, e che trascende in Pome, la città di Roma, che nella lingua del mondo è Rome, e e si scrive Pome se coinvolgiamo la Russia (per la quale R=P), la sola grande potenza che al momento era coinvolta inizialmente, prima che entrassero in guerra Giappone e USA, e l’«Asse» Rio con Pome divenisse a tre. Romano, io, con lo sbarco americano a Salerno, mi trovai a mal partito a Felitto, paese del Cilento, a 50 km a sud di Salerno, del quale mio padre – milanese – era sto nominato Segretario politico del Fascio, e messo da terzo incomodo tra i due «re» del paesino (il farmacista e il Podestà). Con la caduta che ne seguì, a Felitto, i due «re» locali cercarono vendetta, e la mia famiglia dovette fuggire a Salerno per salvare la vita di mio padre. Come vedete, con la decisione del Fürer nazista di invadere la Cecoslovacchia, presa 6 giorni dopo la mia nascita, si crearono i presupposti della Strage degli Innocenti programmata dal primo «Re» a dimensione nazionale tedesca. Mi accadde, esattamente il 4 giugno 1940, ossia di nuovo 6 giorni prima che l’Italia dichiarasse la guerra, di essere salvato miracolosamente dalla morte la stessa mattina in cui una scolaretta di mia madre venne a raccontarle di avere sognato la Madre di Gesù che le diceva di avere pena per me. Doveva annunciare appena sveglia a mia madre di non temere più per la mia vita, poiché a me «avrebbe pensato lei»… e lo fece come aveva annunciato. Quella mattina ebbi la crisi mortale e la superai. Dato gli eventi, Maria Santissima aveva di nuovo messo al mondo suo figlio, commossa dalle preghiere insistenti di mia madre: «Salva mio figlio! È innocente come Gesù!». Lei andò ben oltre e salvò in me l’innocente Gesù come una riedizione di suo Figlio, mentre era Rè l’Emanuele III. Pertanto, nel mio caso, le Stragi degli Innocenti risultano essere state due, e proprio in ragione dei Due Re fatti scendere su di me come su un asino: padre e Spirito santo. Se non siete abituati a personalizzare le Sacre Scritture, son fatti vostri. Non ho colpa io se lo faccio, ma voi se non lo fate anche voi.


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In tal modo io vedo risolta anche la questione del Re promesso e che era chiamato Emanuele, poiché il Figlio reale di Maria e Giuseppe fu fatto chiamare Gesù proprio da un Angelo. Gesù e non Emanuele. Il testo, alla lettera, dice: «la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele». Quel “che” chiamerà è complemento oggetto, oppure soggetto? Se è un soggetto (e non un complemento oggetto) allora è il figlio il quale, quando dirà il nome del suo Re lo chiamerà Emmanuele. I testi se sono sacri sono anche sibillini, ossia debbono avere una tale potenza e duttilità da essere validi per ogni tempo e luogo, come il nome stesso di Isaia. Ma anche come quelli di Ismaele e di Israele, che – se sono nomi divini - devono essere significativi fino ad oggi, e allora significano E’ Ma Dio, il primo, e E’ RA Dio il secondo. Isaia ritorna più avanti a riferirsi di nuovo all’Emmanuele. Lo fa al libro 8 e versetti 5-10.

5 Il Signore mi disse di nuovo: 6 «Poiché questo popolo ha rigettato le acque di Siloe, che scorrono piano, e trema per Rezìn e per il figlio di Romelia, 7 per questo, ecco, il Signore gonfierà contro di loro le acque del fiume, impetuose e abbondanti: cioè il re assiro con tutto il suo splendore, irromperà in tutti i suoi canali e strariperà da tutte le sue sponde. 8 Penetrerà in Giuda, lo inonderà e lo attraverserà fino a giungere al collo. Le sue ali distese copriranno tutta l'estensione del tuo paese, Emmanuele. 9 Sappiatelo, popoli: sarete frantumati; ascoltate voi tutte, nazioni lontane, cingete le armi e sarete frantumate. 10 Preparate un piano, sarà senza effetti; fate un proclama, non si realizzerà, perché Dio è con noi». Chi è che tremerà per il Re Z in? Per l’ultimo Re (Z) insediato? L’ultimo dei tre Vittorio Emanuele “in”? Temerà che finisca “out”! Chi tremerà per il figlio di “Romelia”? di Rome-italia? E chi è che temerà per il figlio di Rome (Romano) unito, congiunto alla povera fine “lia” dell’Italia?


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Penetrerà in giu da lontano (l’America) attraverserà il mare (l’oceano Atlantico) e giungerà poi fino al Colle Vaticano (altro che fino al collo!) e prenderà Roma. Il colonnato di San Pietro saranno le due ali distese che poi copriranno tutto il Paese, o Re Vittorio Emanuele III. Ma, o popoli dell’Asse (Assiria) sarete frantumati, Dio è con noi. Anche qui, come vedete, il potenziale profetico di Isaia è arrivato stupendamente a descrivere l’arrivo dell’America, che penetrerà in giu da Salerno (altro che in Giuda) e poi risalirà al Colle (e non al collo) e poi le grandi ali della Chiesa copriranno tutto il tuo paese, o Re d’Italia. Insomma Isaia ha annunciato la venuta reale di Gesù Cristo, partorito da una vergine, e quella che avrebbe fatto alla pienezza dei tempi di oggi, aggiungendosi il 4 giugno 1940 a Padre e Spirito santo che fin dal 25 gennaio erano scesi su un evidente asino nato a Felitto. La profezia strettamente riguardante la venuta di Gesù è descritta nel capitolo 53, numero che è quello conclusivo dei 16 numeri primi che servono per completare tutto il movimento. Sono i 16 numeri primi 2, 3, 5, 7, 11, 13, 17, 17, 23, 29, 31, 37, 41, 43, 47 e 53, che hanno in tutto 7x4=28 cifre (come le lettere di Bibbia 1, 1, 1, in 7 parole) e che nella loro somma raggiungono la lunghezza 381. Essa è quella che la Bibbia ha sottolineato quando Dio ha intimato a Noè le misure dell’Arca che avrebbe dovuto costruire, per salvare la vita sulla Terra: lunga 300 cubiti, larga 50, alta 30 e 1 in più per ultimarla con il tetto. Così è descritto in Bibbia libro 1, capitolo 6, versetti 15-16. Anche questo capitolo del profeta Isaia conclude tutto l’Antico Testamento con l’arrivo del servo di Dio per antonomasia: Gesù Cristo. Riporto di nuovo e per intero questo importantissimo capitolo.

1 Chi avrebbe creduto alla nostra rivelazione? A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore? 2 È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per provare in lui diletto. 3 Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. 4 Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato.


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5 Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. 6 Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti. 7 Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. 8 Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua sorte? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per l'iniquità del mio popolo fu percosso a morte. 9 Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca. 10 Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in espiazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. 11 Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità. 12 Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché ha consegnato se stesso alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori. Così è stato messo a fuoco, finalmente con interezza di particolari, il riferimento a Gesù Cristo, da parte della profezia del profeta Isaia che a me vien fatto di rinominare proprio «IA è 1». Mentre, con le sue due ultime lettere, IA tende nel suo stesso nome alle prime due di Jahvè, a me pare anche l’affermazione di una precisa determinazione di quale sia per davvero l’unità nella matematica dei numeri decimali.


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I=9 e A=1, sono 10 nella loro somma, e «10 è 1» quando è il Padre Unico di ogni numero decimale, ponendosi a immagine e somiglianza di Dio. Questa I in Italiano è il 9 che così tanto assomiglia alla g iniziale di Gesù; ma nel nome Romano è la I iniziale di Iesus, che anche un po’ suona come la G quando si pensi alla vocale J Inglese, che di fatto è la lingua unificata del mondo d’oggi. In Ebraico essa è detta Iod e diventa proprio Dio quando l’ultima D è riportata prima, vale 10 ed è la D.10 letta DIO in alfabeto. Con ciò, il Profeta Isaia, che io rinomino l’annunciatore in persona del «10 è 1», centra in pieno la figura di Gesù, ma non solo in quella del Nazareno, ma in quella più generale ancora del «Servo di Dio». Esso è uno che «non ha apparenza né bellezza, per attirare i nostri

sguardi, non splendore per provare in lui diletto. Disprezzato e reietto dagli uomini». Questa non è con precisione l’immagine di Gesù, che ogni apparenza di bellezza, splendore e di quella potenza divina in grado di piegare alla sua volontà le forze stesse della natura. Questa è l’immagine di coloro che Gesù ha denominato “beati” nel suo discorso “della montagna”. Questa è l’immagine di quando Gesù sarebbe tornato in puro Spirito in tutti noi, alla “pienezza del tempo”. Questa “pienezza” è una condizione precisa che si attua quando il ciclo 10 riguardi le 7 generazioni che passarono da Terach a Zerach, dal Padre di Abramo che partì da Ur come è descritto in Bibbia 1,11, ed arriva al gemello di Perez, descritto in Bibbia 1,38. 1. Terach 2. Abramo 3. Isacco 4. Giacobbe 5. Giuda 6. Er 7. Zerach. Poiché il 6° è poi stato sostituito da suo Padre, il 5°, nel mettere al mondo il 7°, ciò rivela quell’essere 6/1 del 7°, tanto che 6x7=42=Giacobbe, nel suo valore numerico, presenti come un tutt’uno la realtà degli ultimi 4. Senza dilungarmi oltre, 70 generazioni portano a quella “pienezza” nel tempo che, con 70 figli aventi ciascuno 2 genitori, li porterebbe 270 = 1.180.591.620.717.411.303.424 individui diversi (se non vi fossero mai incroci e sovrapposizioni). Questo numero equivale a 1.180 miliardi di miliardi. Ridotti agli abitanti del mondo degli anni in cui visse la generazione di Gesù, che di certo non raggiungevano nemmeno il mezzo miliardo, questo numero si è sovrapposto 2.361.183.241.434.822 volte, ossia 2,3 milioni di miliardi di volte.


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E’ vero che Gesù non ha avuto figli, ma i geni in lui, sotto il profilo umano erano quelli presenti già negli antenati di Maria, e che – attraverso poi coloro che di essi hanno avuto figli – si sono ricondensati a tal punto in ciascuno di noi di queste 70 generazioni dopo, da essere presente molte e molte volte nei 30 milioni di Geni presenti in ciascuno dei nostri genomi. 78 milioni di volte è dunque la presenza in ciascuno di quei 30 milioni di geni. In parole povere, tutto il potenziale genetico del tempo in cui visse Gesù Cristo, rispetto al nostro, può portarci a concludere che ciascuno di noi era presente 78 milioni di vole in ogni gene dei 30 milioni di coloro che vivevano allora. Eravamo noi! Eravamo noi, espressi in potenza tale che tutti gli abitanti di quel tempo erano nostri antenati. In ciascuna delle persone narrate, possiamo ritrovare noi stessi in tutto il suo contenuto genetico, per milioni di volte in ciascuno dei loro geni. Noi viventi esistiamo, in modo elementare, proprio nelle modalità e nei caratteri “numerici” elementari fissati in ciascuno dei nostri geni. Ciò che ci unifica e ci riconduce in unità è poi proprio la matematica dei numeri decimali. Ogni 10 elevato a 10, e si passa dalla strutturazione atomica del nostro corpo, all’unità della dimensione di quel metro indicante l’unità dello spazio alla nostra dimensione unitaria e corporea del nostro mondo. In esso quella sorta di piccolo universo atomico, si è accorpato nell’unità del nostro corpo reale. Allo stesso modo accade quando, dalla dimensione genetica componente il nostro DNA, si passa all’unità della nostra persona corporea. Quando dividiamo 270 per 1010, abbiamo esattamente 118.059.162.071, ed essa – nel suo 1.180 x 108 è poi espressa alla dimensione 108, unitaria, della luce come il flusso di mille giri di 180°, equivalente a 500 rotazioni intere di 360°. Noi infatti siamo dimensionati nel 1.000 equivalente a 103 corrispondente al Dio “Sono colui che sono”, il quale Jahvè, nella sua struttura spaziale e trinitaria, vale il 1.000 complesso, positivonegativo, che dal -500 arriva fino al +500 di quelle rotazioni reali che poi noi vedremo accorpate nelle due spirali componenti il DNA. Chiedendo scusa per queste disquisizioni in cui a voi sembra che io faccia queste “sparate” inutili, poiché spezzano il filo del discorso e non “dicono niente” a coloro che vorrebbero credere sulla base di cose più certe e non di queste cose che finiscono per sembrare “stravaganti”, ho cercato di farvi capire come noi fossimo, nella struttura elementare dei viventi in quel tempo, a tal punto presenti da “essere in tutti loro”, presenti e per milioni di volte in ciascuno. Pertanto, a partire la quel tempo, la “pienezza” di tutti coloro che esistevano allora, si è ricondotta in ciascuno di noi. Al punto che ogni uomo di questo tempo “era l’umanità intera di quel tempo”.


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Sotto il profilo prettamente ideale, 2.000 anni di Cristianesimo, ci ha a tal punto “costruito”, da potersi affermare senza ombra di dubbi qualche cosa di simile a quello che è accaduto in relazione al corpo. Possiamo affermare – in qualunque modo ideale oggi si esista, e in qualunque regione del mondo noi si viva, o religione si abbia – che siamo divenuti tutti “veri figli di Dio e fratelli più piccoli di Gesù Cristo. Il “valore ideale” è qualcosa che sfugge all’idea singola di ciascuno di noi, ed abbraccia intere generazioni. Gesù lo disse chiaro, e San Matteo l’ha riportato: “Sarebbe stato presente in tutti, al punto che ogni cosa fatta a chiunque, sarebbe stata fatta veramente a lui”. Ho voluto spiegarvi perché la Profezia di “10 è 1” (sì, del Profeta Isaia), nella prima parte dei versetti che ho riportato, si riferisce al ritorno di Cristo alla fine del tempo in ciascuno di noi, sia in anima, sia nel corpo. E soprattutto in coloro nei quali Gesù più si compiangeva: coloro che erano senza alcuna bellezza apparente, senza alcun fascino, che sembrano essere stati castigati da Dio, per avere avuto una parte così poco attraente e simpatica. Ora accade che – quando una cosa di questo genere si realizza – essa attua quella sorta di valore iperbolico di Dio che, matematicamente possiamo ricondurre proprio al seno iperbolico di 26°. Rispetto ai 180°, questi 26 sono espressi dal calcolo

26 1444 = +0,0000 444 180 10.000

il che presenta 382 e lo riferisce a ciascuna delle 10.000 unità della realtà unitaria in 104 =10.000 unità. Quando a determinare le rotazioni unitarie sta il rapporto riferito al piano di P uguale a 180°, il valore 26=Dio(in cabala italiana)=Jahvè (in cabala ebraica)=fisicamente a 1/2 anno espresso nell’unità creativa in 7 giorni (ossia in 52 settimane in ogni anno), messo in relazione all’unità di 180° assume lo stesso rapporto determinato dal quadrato di 38 nei confronti della realtà nostra. E Bibbia ne terrà conto nel libro 1, sia nel capitolo 25/1 che disaggrega il 26 in numeratore e denominatore, sia nel libro 1,38. A dimostrazione di come il 26 e il 38 stiano nel 1.000, ecco che 26x38= 12 tolti al 1.000. In sostanza, posto DIO a dimensione trina come il 1.000, i 12 apostoli esistenti in essi sono a immagine e somiglianza dei 12 figli di Giacobbe, ed equivalgono alla combinazione matematica tra il 26 e il 38, che corrisponde al prodotto. Ebbene, il seno iperbolico di 26° equivale al coseno iperbolico di 26 gradi e corrisponde al numero 97.864.804.714,4193821348… che, nelle unità dell’intero, dato sempre dai decimi, ha 47.144,1938.


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Esso palesa l’anno 1938, il 144 delle decine contenute nelle 1444 unità di 382, e a dimensione intera nelle migliaia di 103, il 47 indicante tutto il moto curvo 7 della realtà intera a dimensione 4, espressa nel suo ciclo 10. Nel mio solito “vizio” di cercare sempre riferimenti alla mia persona, ecco che 47 è il mio cognome Amodeo, 144 solo il 1° e il 2° mio nome, sono Romano Antonio, che valgono 66 e 78 nel loro valore numerico, nato il 1938, da un padre nella forma del 21 (che segue il 1938), in quanto Luigi Amodeo, L.Am ch’è nato il 7-7-7, rimanda al biblico padre di Noè chiamato Lamech e vissuto 777 anni. Lo so, a voi questa storia che io mi metta sempre in mezzo, vi sembra allucinante… ma i fatti sono questi: dopo 70 generazioni, si attua matematicamente l’iperbolica presenza, esagerazione della stessa esagerazione, del Dio che da Onnipotente è il più esagerato di tutti, e questo incarna, in apparenza nominale, Amodeo Romano Antonio nell’anno 1938. Che vi piaccia o no sembra che io possa essere quella sorta di riferimento generale paragonabile al sistema dei tre assi cartesiani, che – in tutto il suo intorno – è il valore assolutamente medio, quello in cui il bilancio tra tutti gli opposti porta all’assoluto equilibrio dello 0, posto in ogni dove, in mezzo a -1 e +1. Quando considero che le dimensioni dell’Arca di Noè, la casa che protegge la vita umana dal generale marasma del diluvio universale in Bibbia è dimensionata quando il 381 che è il valore numerico di tutto il mio nome… io sono “come incoraggiato nel mio vizio” che sembra mosso dall'egocentrismo più sfrenato. Ma se pensate che in ciascuno di noi, a forza di ricavare un figlio da due genitori, in 70 anni di generazioni si è incarnato in ciascuno di noi l’intera umanità di allora, allora dovreste farlo tutti. E se lo faccio sol io – che credo in ciò che vi dico – dipende solo dalla coerenza di me al mio stesso credo. Voi giudicate male poiché credete che il mio “peccato” di egocentrismo sia un fatto volontario, dal quale io potrei emendarmi, ma pensate male: noi siamo assolutamente determinati attraverso un puro calcolo matematico, che parte da 10 al cubo e poi si divide, in moto tale che tutto il nostro apparire dipende da quella divisione ed è immodificabile. Pertanto evitate di dare colpa a chiunque! Siamo tutti assolutamente determinati come i vari personaggio di una opera scritta non da noi ma da un altro. Certo, quest’altro ci ha disegnato creatori come lui, ma siamo secondari a lui e costretti in modo assoluto ad assecondare la sua volontà, che è poi quella che si attua attraverso la giustezza del calcolo.


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Detto tutto ciò (e scusatemi ancora una volta se per chiarezza spezzo e rendo complicatissimo seguire il filo del discorso) il profeta “10 è 1” (sì, Isaia), dopo di avere tracciato questa epoca, in modo generico, definisce il “servo di Dio” nell’”uomo dei dolori” che appare proprio concentrato in Gesù Cristo, definito con una ricchezza di particolari che è sorprendente e che io ho cercato di evidenziare attraverso il neretto e l’ingrossamento delle lettere del testo. Ma anche in relazione a Gesù, la profezia non si ferma solo a quella presenza singola, ma la proietta nuovamente tutta nel nostro tempo. A me, per quella visione “egocentrica” che mi rimproverate, appare proprio descritta la mia lunga vita in cui, nonostante il mio personaggio sia stato disegnato come quello di chi si fece carico delle pene altrui, poi non fu mai accettato e sempre respinto, umiliato, e ingiustamente soppresso. Come Gesù dalla sua, anch’io dalla mia. Tentai per 15 anni proprio di “dar corpo” al Cristo. Non è una cosa sovrumana, ma possibile a tutti. Chi dà il suo 100% (e non dipende da quanto sia) è chi dà più di tutti, sulla parola stessa di Gesù. Ero come quel “giovane ricco” che – brava persona – cercava la perfezione e andò a chiedergli come raggiungerla. Gli disse di togliersi di mezzo, di dare ai poveri tutto quel che aveva e di seguirlo. Quel tale se ne andò via disgustato. Pensava: “Ma come? Sono il solo che aiuto il prossimo grazie ai beni che io ho e costui mi chiede di smettere di farlo? Doveva dirmi piuttosto di procurare che non fossi così solo a farlo, di trovarne altri 100! Oh Dio, da chi ho cercato di conoscere la mia perfezione!” Il suo peccato? Oh simile a quello stesso di un Papa che si crede essenziale nel disegno di Dio, anziché un “servo inutile”! Sì, poiché Dio si serve di chi vuole, e non gli servi mai “proprio tu!” nelle sue intenzioni generali, che riguardano il bene di tutti. Certo, gli servi “Proprio tu” ma solo ad attuare te stesso e non il bene generale! Io – che assomigliavo a questo giovane ricco dei vangeli – mi comportai come Gesù aveva consigliato. Lasciai tutto il potere e i beni che avevo e che ritenevo “mi proprietà” e cercai anche di venderli. Non dipendendo da me l’attuazione, ma solo il desiderio, vidi me stesso abbandonare ogni carica di prestigio, ogni potere, e cercai di essere quell’asino su cui Gesù Cristo potesse essere veicolato, in questo mondo reale in cui serve un asino reale. Dopo 15 anni, in cui ebbi ogni prova, perfino miracolosa, dell’aiuto divino in ciò che facevo, quando giunse l’ora mia, anche io mi decisi per il calvario del mio fallimento in quella prestigiosa ed importante opera.


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Con tanta sperimentata prova data di un percorso proprio a immagine e somiglianza di quello di Cristo, la cosa giusta per i Cristiani sarebbe stata di apprezzarmi, nel mio essere divenuto un reale ultimo. Ero proprio quell’apparente ultimo che è veramente un primo agli occhi del Signore, e senza alcun merito mio – ripeto – poiché è il Signore ha disegnato questa mia storia, in tutti i miei pensieri, parole ed opere. Io lo so, e l’assecondo. E invece, proprio come descritto dal profeta Isaia, anche la mia persona “ha consegnato se stesso alla morte, ed è stato annoverato fra gli empi,

mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori”. Il mio personaggio lo ha veramente fatto quando, in tre momenti diversi, si consegno al papa Buon Pastore della Chiesa cattolica, disposto a digiunare fino alla morte, pur di realizzare quella “provocazione” che gli aveva fatto Papa Giovanni Paolo II, quando l’aveva incitato a rischiare di tutto volentieri, per tutto ciò ch'è vero buono e bello: e cioè a aprire un nuovo percorso ragionevole che portasse alle stesse verità di Gesù Cristo. A questo punto entra in scena un altro profeta, Zaccaria. Zac! Ca’ R. Jahvè è il modo di essere trascendente del nome di questo profeta. Giunge come una freccia: Zac! Giunge e annuncia venuto qua Jahvè, su Romano come su un asino. Zaccaria 9,1-10 1 Oracolo.

La parola del Signore è sulla terra di Cadràch e si posa su Damasco, poiché al Signore appartiene la perla di Aram e tutte le tribù d'Israele; 2 anche Amat sua confinante e Sidòne, che è tanto saggia. .(omissis) In tutti questi nomi, in cui si annuncia l’arrivo del Signore, la perla sta in AR-Am , anche in Amat e la Sindone dei Re Vittorio Emanuele.

9 Esulta grandemente figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, (il RE Vittorio Emanuele) umile, cavalca un asino, (il giusto = a man equal, è su un asino) un puledro figlio d'asina.


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A Gesù fu necessario un asino, nel momento conclusivo del suo percorso umano, come scritto in Matteo 21, 1-5, che riprese il brano appena letto scrivendo:

1 Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli 2 dicendo loro: «Andate nel villaggio che vi sta di fronte: subito troverete un'asina legata e con essa un puledro. Scioglieteli e conduceteli a me. 3 Se qualcuno poi vi dirà qualche cosa, risponderete: Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà subito». 4 Ora questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato annunziato dal profeta: 5 Dite alla figlia di Sion: Ecco, il tuo re viene a te mite, seduto su un'asina, con un puledro figlio di bestia da soma. Risorto e asceso al cielo Gesù, gli Apostoli facevano quel che era loro previsto dal disegno di Dio, ed erano restati come disorientati e impauriti, prima che ricevessero dall’alto, in forma di fiammelle scese su di loro, lo Spirito Santo, in quel suo verso (dell’Universo) – dei due che ci sono e che è quello che ci illumina in questa vita reale. Persero così paura e incertezza, e cercarono di realizzare una comunità tutta chiusa in sé, in cui esistette il più totale dei comunismi. Misero insieme tutti i loro beni e mal incolse a due sposi che – mentendo – contribuirono solo per il 50%: uno dopo l’altro morirono. Dalle «decime» si era così passati all’obbligo del 100%, pena la morte, per un evidente castigo di Dio. Era quello il modello che il Cristo voleva introdurre? È vero: Gesù aveva creato la comunità di una quindicina di persone che comprendeva i 12 e alcune donne al seguito; c’era Giuda Iscariota che teneva i cordoni della borsa e godeva anche di cattiva fama di essere «un ladro che prelevava per sé da quella borsa». La storia di questo «Comunismo» così estremo è narrata con chiarezza da Luca che – dopo che l’aveva già fatto nel suo Vangelo – dedicò allo stesso «misterioso» Teofilo anche gli Atti degli Apostoli. Di Teofilo infatti non c’è traccia, tra i personaggi del luogo, e del tempo. Poiché Θεόφιλος significa «amico di Dio», è probabile che Luca cercasse di indirizzare le sue due opere – genericamente – a chi fosse amico di Dio. Io, Romano nel 1° nome dei 5 che ho, rilevo questo particolare poiché ho il cognome Amodeo il cui significato va ben oltre la pura amicizia ed è scritto in pretta lingua latina. Da «amo, amas amat» io amo, e da «deus, dei, deo, deum, deo», mentre con questo amore e con il dativo mi do a Dio e lo invoco, con il vocativo, poiché a lui io mi appello e il lui ardentemente spero. Ma vederemo più avanti che questo cognome è davvero pieno di sorprese…


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Vi confesso che quando io leggo tutti i testi sacri, ho sempre con essi un rapporto prettamente personale, e mi vedo sempre coinvolto, come se fossero scritti per me. E – se vi sembra eccessivo – sappiate che essi sono scritti anche per ciascuno di voi, e dovreste affrontarli sempre «a tu per tu», come faccio io. La loro materia non è semplice narrativa, ma è una perenne attenzione al bene personale di chi è accinto alla lettura. Tornando al momento nevralgico di un gregge che è restato di colpo senza il suo pastore – come succede in ogni armento – le pecore sono tenute a bada dai cani. Lo scrivo senza nessun senso di disprezzo per questi veri amici di chi pascola, suoi grandi collaboratori, e che tengono a bada l’armento con autonomia e seguendo il loro istinto. Siamo sempre tutti poveri animali al servizio del Signore, io cerco di essere quel docile asinello, che possa portare in giro il più possibile la Sua parola di salvezza piuttosto che i miei inevitabili ragli. Restato dunque il gregge solo con l’aiuto che possono dare i cani, è naturale che questi cerchino solo di tenerlo raccolto, unito. Quella forma di «Comunismo» estremo è il punto di arrivo, o è quel naturale momento di semplice passaggio che consegue alla scomparsa della guida? Infatti, in presenza di eventi dirompenti come quello di Gesù che predica, annuncia «il Regno di Dio» e soprattutto compie prodigi e cose impossibili all’uomo, la reazione delle Istituzioni (soprattutto quelle religiose) fu naturale: prima ci fu il tentativo di devitalizzare quel moto rivoluzionario eliminandone il Capo, poi seguì l’attacco a quanto ne restava nel tentativo di disgregarlo. Si realizzò così, con quel «Comunismo» così estremo, una sorta di pentola a pressione, tutta blindata a protezione del contenuto e al punto che nulla da essa sfuggisse, nemmeno una valvola di sicurezza, mentre all’esterno tutte le Istituzioni che la scaldano. L’intento evidente, della Divina Provvidenza, era che tutto quel movimento arrivasse presto al punto limite ed esplodesse, portando così ovunque il verbo di Gesù Cristo. Era ciò che aveva tentato anche il Nazareno, quando, scelti a sostegno i primi 12, ne aveva poi sollecitati altri 72, come scritto da Luca nel suo Vangelo, al capitolo 10, versetto 1:

«Dopo questi fatti il Signore designò altri 72 discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.» Gesù li aveva mandati in giro – due a due, come i Testimoni di Geova – nei vari luoghi in cui si sarebbe recato, affinché, giunte lì, le 36 coppie «esplodessero x10» in tutte le possibili direzioni espresse dall’angolo giro di 360°.


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10, padre di tutti i numeri decimali, è a immagine e somiglianza del Dio Padre… e il Signore che si reca poi in quelle città e in quei luoghi vi si reca come il Suo Figlio: Gesù stesso era «la decima», quella che ognuno dava a Dio del suo guadagno. Quando io affronto la questione dei numeri, nel contesto dei Cristiani e li trovo riottosi a seguirle con me, è evidentissimo che non hanno osservato a dovere i numeri ai quali è ricorso il loro Cristo. Infatti è il primo a definire l’unità di Dio ricorrendo ad una Trinità di valori componenti. Un solo effetto promosso da tre distinte cause, nel mentre ciò era l’opposto in una sola causa che produceva tre effetti. Insieme sono 4 «cose diverse». E quando si combinano 3x4, il risultato sono i 12. E quando ciascuno di costoro esplodono nei 6 versi, andando in avanti, indietro, a destra, a sinistra, sopra e sotto, allora 12x6=72, il che poi nella lettura opposta, fatta da destra, del -27, che ha prodotto, anche nel verso negativo, quel -3x3x3 diretto nel verso opposto del tempo che noi vediamo solo avanzante, nell’Universo. Scrive ancora Luca in 10,17:

«I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». L’evangelista Luca non racconta come poi amaramente questa vicenda dei 72 si concluse. È Giovanni a farlo, in modo abbastanza dettagliato, nel capitolo 6. Scrive che tutti (e tra questi evidentemente anche i 72 ai quali non era bastata l’esperienza che avevano fatto) chiedevano un segno a Gesù, per quello che gli udivano dire. Gli Ebrei nel deserto avevano avuto «la manna», il pane disceso dal cielo! Essa era stata qualcosa di moto concreto che aveva alimentato per 40 anni i fuoriusciti dall’Egitto. 40 anni! Spesi per compiere un percorso che, fatto a piedi, richiede poco più di 4 giorni! Gesù rispose loro che la vera Manna era lui. Lui il vero pane disceso dal cielo! E chi non si sarebbe alimentato del suo corpo e del suo sangue non sarebbe entrato nel Regno dei Cieli. Allora tutti, indistintamente, dissero «duro da credere» quanto udivano da lui, e l’abbandonarono. Gesù si rivolse allora ai suoi primi 12, chiedendogli: «Volete andarvene anche voi?». Fu Pietro a rispondergli: «Signore, dove andremo? Tu solo hai parole di vita eterna».


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Pietro – dunque – aveva capito da tempo l’essenziale nella predicazione di Gesù: stava nella «vita eterna». Ma quando – crocifisso Gesù e restato il gregge unito dagli Apostoli, che come attenti cani da guardia si erano serrati attorno al gregge restato senza Pastore – ecco che Pietro si preoccupa in un modo così totale della vita terrena di quell’armento, che vi instaura un Comunismo così spinto da non avere avuto uguali nemmeno in Russia. Accade poiché le vie della Divina Provvidenza sembrano spesso negative e contraddittorie perché va salvaguardata una totale libertà di scelta lasciata all’uomo, in virtù di un Libero Arbitrio donato, che è fondamentale e che ha ogni ragione di Esistere. Come infatti il Signore – nel Suo Libero Arbitrio - ha imposto alle anime il «ruolo» deciso da Lui per ognuna, così Egli dà loro lo stesso Libero Arbitrio di imporre a Dio il «ruolo» che ciascuna vuole dargli. Il vero Dio, di ogni persona, non è quel «fantoccio» in cui ciascuna crede di credere, ma è quel «vero» valore al quale concretamente essa affida la sua vita, affinché essa sia retta e governata al meglio. Sono valori di Giustizia, Amore e Condivisione (quando noi siamo davvero nel giusto: poiché solo solo questi ci conducono al nostro vero bene). Se sono diversi da questi, effimeri come la ricerca della Gloria, della Vittoria, della Ricchezza e ci muovono Egocentrismo e peggio ancora Egoismo, allora questo «ruolo» dato al vero Dio in cui crediamo come il protettore della nostra vita, allora esso forse ci illude anche, per un po’ ma alla resa dei conti non ci salva! ci perde! Se, nel nostro Libero Arbitrio, siamo stati maldestri, sarà la stessa esperienza della vita donataci da Dio a proteggerci, dimostrandoci senza ombra di dubbi come essi non ci abbiano condotto a quel meglio per noi che noi credevamo. Il «valore ideale» posto per davvero a guida di noi stessi, questo è il Vero Dio scelto nel Libero Arbitrio che Dio ci ha donato. Pertanto esso non sta mai nell’atto del «compiere», bensì in quello di «idealizzare» il «Dio Giusto». Il Cristianesimo è fondamentalmente una «Idea», e non è una struttura operativa. E tutte le volte che i Cristiani hanno travisato il loro stesso essere, sono stati posti di fronte alle paurose sconfitte e contraddizioni, della quali la massima è stata durante l’«Inquisizione», quel Tribunale che finiva per condannare a morte chi non si fosse piegato a quel loro «presunto» Cristianesimo. Questo ferreo regime di potere, instaurato dai cani sorveglianti il gregge di Gesù, restato senza pastore, non era molto da meno. In un momento normale come l’adesione alla fede in Cristo è di certo un fatto di libera scelta, così dovrebbe essere anche il contrario: l’allontanarsene.


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Se invece – fatta la scelta di Gesù – poi si instaura una «Legge» che si impone in vario modo e soffoca le persone (anziché servirle) ecco che si va contro quel Cristo che aveva detto chiaro e tondo che «Dio aveva stabilito il Sabato per il bene dell’uomo e non l’uomo per il bene del sabato». Così è con un certo senso di raccapriccio che io leggo Atti 5, 1-10

Un uomo di nome Anania con la moglie Saffira vendette un suo podere e, tenuta per sé una parte dell'importo d'accordo con la moglie, consegnò l'altra parte deponendola ai piedi degli apostoli. Ma Pietro gli disse: «Anania, perché mai satana si è così impossessato del tuo cuore che tu hai mentito allo Spirito Santo e ti sei trattenuto parte del prezzo del terreno? Prima di venderlo, non era forse tua proprietà e, anche venduto, il ricavato non era sempre a tua disposizione? Perché hai pensato in cuor tuo a quest'azione? Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio». All'udire queste parole, Anania cadde a terra e spirò. (omissis) Avvenne poi che, circa tre ore più tardi, entrò anche sua moglie, ignara dell'accaduto. Pietro le chiese: «Dimmi: avete venduto il campo a tal prezzo?». Ed essa: «Sì, a tanto». Allora Pietro le disse: «Perché vi siete accordati per tentare lo Spirito del Signore? Ecco qui alla porta i passi di coloro che hanno seppellito tuo marito e porteranno via anche te». D'improvviso cadde ai piedi di Pietro e spirò. Sarei inorridito se pensassi che questo è stato il primo apparire della «Santa Inquisizione». Dove sarebbe finito Gesù che scrive col dito sulla sabbia mentre i Giudei rivendicano la lapidazione per la sposa sorpresa in flagranza del reato di Adulterio? Non è «Adultera», in modo evidentissimo, questa prima Chiesa, prima sposa di Cristo? Sarebbe una prima Chiesa Adultera a pretendere la lapidazione per chi è così adultero? Dov’è finita la risposta veramente Cristiana del «Chi è senza peccato, scagli la prima pietra»? Erano senza peccato, visto il loro stesso essere così adulteri, così traditori dello spirito stesso di assoluta misericordia verso chiunque cada? Come può Pietro comportarsi in questo modo? Ha ben visto che cosa è accaduto ad Anania e non ha alcuno scrupolo a «santamente inquisire la sua sposa»! Infatti le chiede:

«Dimmi: avete venduto il campo a tal prezzo?» Tutto questo potrei chiedere, mettendomi io pure a giudicare d’impulso, frettolosamente.


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Infatti io anche mi chiedo come mai sia stato proprio lo Spirito santo a dare l’impressione di voler così duramente infierire contro Anania e sua moglie, per una semplice menzogna! Dopotutto, Lui e Lei non avevano tradito Gesù; solo desideravano partecipare mettendo a disposizione non le classiche «decime», ma «be la metà» dei loro mezzi. Avrebbero potuto benissimo non aderire per niente… e allora che condanna avrebbe patito più di quella? Anche quando fu fissata la Legge del Sabato, da Mosè, furono trovati due poveracci che cercavano legna di sabato. Portati da Mosè, Egli chiese a Dio e la risposta fu che fossero uccisi! Dio è forse così ingiusto e terribile? Inoltre, nel caso di Pietro e Anania, chi si comporta così poco misericordiosamente contro questa coppia è proprio l’apostolo che più ha goduto della divina misericordia: egli ha rinnegato Cristo per tre volte, ed è stato ciononostante conservato nel suo compito di; «Pietro! Tu sei Pietro e su di te erigerò la mia Chiesa!». Subito dopo questo mandato, nello stesso Vangelo di san Matteo, Gesù gli dirà: «Lungi da me Satana! Tu segui i valori umani e non di Dio!». Gesù ha forse messo la sua Chiesa nelle mani di un Satana? Da dove arriva questo nome italiano, di Pietro? In aramaico era Cefa, il che in italiano sembra uno che «Ci fa». La sapete vero la domanda di «Ci sei o ci fai?» Simone di Giovanni era uno «fattivo», era uno che «ci fa». Era uno che aveva la risposta pronta, prendeva le sue scelte, con impeto, senza stare troppo a pensarci. E in questo Dio l’illuminava, nel Pietro delle origini, gli faceva vedere l’invisibile: cioè che il Figlio di Maria e Giuseppe era «il Figlio di Dio!». È su questa immediatezza che il Signore sempre si appoggia. Infatti Gesù consiglia a tutti una risposta ben decisa: «dici No o Si! il di più è del maligno». Insomma bisogna «buttarsi! Di qua o di là» Chi «butta» la sua stessa vita – per seguire allo stesso modo l’insegnamento di Gesù Cristo – è il solo che ha vissuto e «non l’ha buttata», il solo che «l’ha salvata». Siamo nel pieno della contraddizione più estrema, della nostra realtà e delle cose che sembrano assennate. Come mai? Perché? Perché il Signore ha buttato via in questo modo incredibile la vita di quei poveracci che cercavano legna di sabato? Perché ha buttato in questo modo la vita di Anania e Saffiria?


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La mia risposta non vi piacerà: «Dio li rende martiri e li manda subito in Paradiso; all’uomo sembra un castigo, ma è un immediato premio, quello di essere così sacrificati». La stessa crocifissione data da Dio Padre a Gesù è stata il massimo possibile premio che potesse dargli, dandogli quel terribile e penoso martirio. Questa risposta che vi sembra totalmente assurda è capita ed accettata solo se è ben ragionata. Allora ragioniamoci su a fondo, usando proprio la scienza. La Relatività Generale vale anche nell’unità di noi stessi, ed

N 1 » è relativa alla «parte », uguale 1 N N e contraria della nostra unità, matematicamente data da . N in cui ogni nostra «parte

Siamo in parti contrapposte anche come il reale/immaginario, il positivo/negativo, il visibile/invisibile, il mortale/immortale, il vero/falso, il definito/infinito… Non possiamo allinearli come vogliamo noi, rispetto al vero/falso. Infatti apparente e vero sono contrapposizioni come quella che c’è tra il visibile e l’invisibile, il reale e l’immaginario, il materiale e lo spirituale. Ebbene tutto questo positivo che è così apparente e reale si poggia sul negativo, sull’invisibile, e sul suo esser una pura immaginazione, e pertanto una falsità. Il «nostro falso morire», relativo alla nostra vera unità, ci appare in base al «nostro vero risorgere». Posso infatti provare «il mio bene» solo basandoci sul «mio stesso male»; posso vivere il mio verso in positivo – come quello del tempo sempre avanzante dell’Universo – solo basandomi sul mio stesso verso in negativo. Positivo e Negativo esistono nello stesso Universo, come la sua stessa contraddizione, poiché non è Unico in quel verso, ne ha due. Noi lo diciamo «Unico» e lo chiamiamo «Universo», solo poiché è l’unico che ora noi apparentemente, visibilmente, crediamo di percorrere, illudendoci che sia vero. Infatti quel moto è “relativo”, ossia è “condizionato” dall’esatta realtà uguale e contraria. Insomma la coesistenza tra -1 e +1 è a bilancio zero. È il bilancio di una vita che ora abbiamo in prestito, come -1, e solo grazie a questo prestito ne disponiamo come +1, ma solo fino a quando non l’avremo resa, nel punto nostro che crediamo sia mortale. Anche questo è falso. La morte esiste solo quando è messa in relazione alla vita. Noi siamo in una esperienza temporanea che dura fino a quando dura il suo prestito. E poi? Dopo di essa cosa avremo?


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La morte o piuttosto quell’infinito che è esattamente contrapposto al nostro attuale esistere nel definito? Noi non possiamo nemmeno farla l’esperienza della morte. Per potere farla occorre uno che resti in vita, e così trascorra da un opposto all’altro, e così viva la sua vera risurrezione. Poiché gli eventi appartengono tutti all’aspetto relativo, quando noi usciremo da ciò e saremo ritornati in quell’assoluto che è l’Onnipotente Padre Nostro, solo allora capiremo che se andiamo in salita, essa non dipende dal nostro movimento. Infatti essa è anche una ben evidente discesa per chi la percorre nel verso opposto al nostro. Così usciremo dalla visione che oggi abbiamo e che è relativa solo al nostro verso di avanzamento nel tempo e nello spazio, che ci appariranno nella verità di quel che esse sono: una pura invenzione, immaginazione, del nostro spirito. Essendo esso divino, ha potuto inventarsi un progetto, tutto ideale, per poi viverlo realmente, ma solo in una temporanea contrapposizione che consenta di potere uscire da quel mondo oggettivo, fatto tutto di relazioni quantitative espresse in numeri, poi concepiti in dimensioni numeriche della base 10, perde dei numeri decimali, per fare esistere in tal modo una storia tra padri e figli, 10/1 e 1/10, e lo spirito santo dell’unità data da 10/10. L’universo è «reale» finché può essere anche «immaginario» (come nella matematica relativa ai numeri complessi) oppure può sembrare fatto di «materia» finché può sembrar fatto anche di «antimateria». Così noi, dopo questo apparente nostro «vai e vieni» nell’esistere relativo, potremo uscire dall’equivoco per accorgerci che siamo stati tutti parte di una unità divina fatta da infiniti infinitesimi. Sono le «anime divine», sono gli infiniti «Elhoim» infinitesimi, rappresentati dall’energia infinita spaziale del 666 (che va dal -333 al +333), allorché in essa si organizza idealmente e c’è un piano spirituale, «pensato» a lati 10 e 10. E allora esistono, come un flusso di onnipotente energia, 646 spiriti unitari, come un unico Grande Spirito, un Manitu, un Amon Ra, un Aton: Dio. Questo dato ci è comunicato in Bibbia, nella sua terza parola del libro 1, 1, 1; dunque come il 1113 dell’unità dello spazio avente il piano a lati 1 e 1, e il flusso reale, nelle 4 dimensioni del 1.111. La nostra realtà è detta «reale» solo poiché noi la riferiamo al nostro avanzare dalla nascita verso la morte in tutta la nostra vita. Quando, dopo la nostra morte, risorti, vedremo l’esistenza sulla base del verso seguito ora, noi finalmente vedremo il verso trascendente di cui ci parlo Gesù Cristo: quello del «Regno dei Cieli».


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Pertanto Gesù volle, vuole e vorrà sempre imporre all’attenzione di tutti non «questo mondo passeggero», ma solo quello eterno che sarà visto dopo. In relazione all’esistenza «reale» di questo mondo, così immaginato» dal nostro Spirito divino (per potervi esistere nel relativo, noi che apparteniamo all’assoluto) noi siamo in quella Relatività Generale grazie alla quale, creata così quella parte «reale» allora esiste allo stesso modo anche l’altra, se questa Relatività è per davvero Generale, ossia se è assolutamente poggiata sull’esistenza di un rapporto completamente reciproco tra le parti opposte. Inventati così – in una realtà divina e puramente immaginaria – due versi opposti tra loro, e sostenuti da un modello matematico che si serve di 1 e di 0 come di due opposti relativi, ecco che diventa possibile una comunicazione a segnali Morse, o fatta come una stringa digitale, che poi – sottoposta a regole interpretative formali come quelle di un Softaware, diventalo l’immagine di un mondo reale, contenente infinite avventure di una vita avente forme infinite. Tornando dunque al nostro mondo come allo spettacolo relativo che ci ha creato un Ente Onnipotente avente il potere assoluto, ecco che cosa possiamo ricavare da questo mondo che cade sotto la nostra attuale osservazione, distinta in due tempi contrapposti: Questo appare mortale… dunque l’opposto è immortale! Appare definito… dunque l’opposto è infinito! Appare consumistico, e ci si stanca di ogni cosa per buona che essa sia… dunque del «Regno dei Cieli» non ci stancheremo mai del bene e della gioia e nulla più andrà perso! Pertanto, so se questo mondo è retto da un apparente Satana… solo così l’opposto che verrà sarà retto in verità da Dio. Poiché questo appare come il dominio passeggero di un Cesare… ecco allora che il suo opposto è il dominio eterno di Dio. Coerentemente a tutto ciò la Chiesa ideale deve stare oggi nelle mani di un autentico, ma inconsapevole e «patetico» Satana. Deve essere guidata da un Cesare che non voglia esserlo e che nemmeno si accorga di esserlo… ma che lo sia…! Infatti in perfetta buona fede Egli giudica se stesso una Guida… nel mentre è quasi del tutto simile a quel Giuda che baciò Cristo. Quasi, poiché è peggio ancora! Giuda accortosi del suo unico tradimento cercò la massima punizione: di andare all’Inferno! Invece Pietro, traditore per tre volte, si giustificò: ne pianse amaramente e si pentì, quindi, sentendosi perdonato, si dispose a legare e sciogliere, convintissimo che ciò che egli avrebbe legato sulla terra, sarebbe stato fedelmente legato anche in cielo. Ma capì al contrario, prese lucciole per lanterne.


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Gesù l’aveva giudicato «Guidato dal Cielo» quando Simone di Giovanni aveva riconosciuto in lui il «Figlio di Dio». Glie lo aveva anche detto, «papale-papale»: «Non la carne, né il sangue te l’han fatto riconoscere e dire, ma solo il Padre mio che sta nei cieli». Dunque lui, a cui fu poi dato il nome «Cefa», era un «Guidato» e non una «Guida». Proprio per questo suo aver preso fischi per fiaschi Pietro è uno che mente alla sua stessa verità, ed è come ho scritto «patetico»: poiché è in buona fede, e crede di avere avuto un mandato, di legare e sciogliere come meglio crede, mandato che egli non ha. E – assieme a lui – siamo tutti «veri patetici», poiché noi tutti, osservando noi stessi per come siamo stati disegnati: liberi di pensare, credere, volere e fare, lo crediamo veramente fatto da noi stessi, e non da chi ci ha resi totalmente così. Caro Cefa il solo che «Ce fa… che fa tutto, è Dio»… che ti ha disegnato e voluto in modo tale che «quando eri giovane ti legavi da te i fianchi, e andavi dove volevi ma quando sarai vecchio…. (Giovanni 21, 18). Accadrà quando sarà l’ora del Pietro della Vecchiaia «quando sarai vecchio stenderai le braccia e un Altro ti porterà dove tu non volevi». Nel vangelo di Giovanni, al capitolo 21, il contenuto del versetto 18 è lo stesso dell’articolo 18 della Costituzione Italiana: licenziamento per giusta causa. Benedetto XVI si dimetterà, sentendosi obbligato oltre le sue stesse forze, della difficoltà di dover dirigere lui la Chiesa di Cristo, in un momento così difficile! Quanta presunzione! Quanto delirio di potenza, in un uomo così mite e desideroso di servire al meglio il Signore! Cosa c’è di più patetico? Ma non ne ha colpa alcuna. È Dio che l’ha voluto così, e così in torto! E qui sta il bello: «Se appare in grave torto – rispetto a Dio – allora non lo è per davvero! Semplicemente lo appare!» E la sua fede, di non andare contro Dio, dimettendosi da un incarico avuto tre volte per amore, quando se ne è sentito incapace, è per davvero simile al bacio dato da Giuda al Cristo, che fu un bacio di amore, anche quello. Giuda Iscariota tradì Gesù allo stesso modo: non credeva di farlo e di mandare Gesù alla morte, ma verso il riconoscimento, da parte del Sinedrio, di lui come l’atteso Messia. Noi tutti siamo salvati dalle nostre buone intenzioni, poiché non avendo alcuna responsabilità rispetto ai gesti che il personaggio compie. Essendo Dio il solo autore di ogni storia che vediamo coinvolgere il nostro puro spirito, allora resta valido il proposito del nostro cuore.


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Inoltre, tutto ciò che vediamo accadere, proprio tutto… è sempre e solo fatto anche da Dio a fin di bene e assolutamente bene. Infatti essendo tutto un tutt’uno, e vendendo sempre noi sulla base del suo esatto contrario, vediamo come fatte le cose che in verità sono disfatte, riportate all’origine da Dio. E – per farmi capire, in una questione sempre di difficile comprensione – la vita stessa di Gesù è simile a un film che se è mandato in avanti sembra patire una «crocifissione», se è visto nel replay, la visione al contrario si traduce nello «schiodarlo dalla croce e ridargli vita», proprio secondo la provocazione fattagli da uno dei presenti: «Se sei davvero Figlio di Dio, di a tuo padre di schiodarti dalla tua croce!»… e sarà visto proprio questo, nel «Regno dei Cieli» di una evoluzione generale in generale devoluzione. Basta invertire l’ordine dei tempi e tutto quello che sembra fatto è invece disfatto e viceversa. Questo accade poiché come ho già scritto in verità nulla è fatto o disfatto! Ma tutto semplicemente lo appare. Anche gli eventi di un film sono puramente apparenti: il dinamismo apparente è solo un «effetto cinematico». Allo stesso modo, tutta la nostra realtà in movimento si poggia sugli «effetti» dati dal puro risultato di un calcolo, che più avanti anche vi indicherò. Ora solo ve l’accenno. Noi vediamo sempre, in linea pura di tempo, delle aree. Quando la linea è 42,4248100, il suo quadrato è 1.800 -0,1354964639, è il perenne ciclo 10 dei 180° di angolo giro, laddove la quantità in negativo è il valore occupato dalla presenza che gira. Sono 13/100, in cui 13 è il tempo della presenza ¼ (spaziotemporale) delle 52 quantità dei 7 giorni unitari di creazione presenti in ogni anno terrestre. Col 26=Dio, questo 13 è il suo tempo ½, solo nella parte avanzante dell’esistenza intera. Esiste nel dettaglio 54 corrispondente al termine Figlio, nel dettaglio 96 del termine corrispondente a Spirito, nel dettaglio 46=Amore e infine il 39 che è la presenza 1 di uno fondamentale nato nel 38. Sono i 5 angoli giri di una sorta di ruota che gira e gira ma non va mai da nessuna parte, né puoi dire che lo faccia in senso orario, poiché, vista dalla parte opposta, quel senso è antiorario. La vediamo mettersi in moto solo allorché essa entra in relazione con altro. Se per attrazione magnetica poggia in basso su un piano, e la rotazione la porta a destra, la stessa rotazione la porta a sinistra se poggia su un piano posto in alto. Nel nostro caso reale l’attore elementare è proprio quel 0,1354964639; mediazione del Dio Figlio Spirito di Amore nato 1+38 come descritto in Genesi 38, di Bibbia. Questo è il valor elementare del soggetto della creazione, mentre il disegno oggettivo sta nel ciclo 10 di 180°, che sono 5 di 360°.


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Ora, se come anime non abbiamo colpa alcuna dei personaggi buoni o cattivi che il regista supremo ci ha assegnato come la nostra parte nel film della nostra esistenza, la cosa non toglie invece le colpe dei personaggi. Ce ne sono di buoni e cattivi, in questa opera immensa e divina in cui accade di tutto. E saranno questi Personaggi ad essere giudicati. Lo faremo tutti noi, e – non volendo mai più calarci nelle parti cattive e penose – essi resteranno in eterno privi di visione, di ascolto, d’immedesimazione, in una parola, resteranno privi di «audience». Come mandati all’Inferno. Ma noi – con le nostre pure anime - ce ne saremo liberati… ma non del tutto. Resteranno quell’indispensabile presupposto, più o meno negativo, che ciascuno di noi avrà superato, conservando tutto il senso di quella negatività provata per poter gioire all’infinito di tutto il contrario, ossia della vittoria che l’unico Dio avrà ottenuto con il singolo e libero apporto di tutte le sue infinite anime. Il Signore ha creato un progetto degno di Dio «assolutamente divino», nel quale Dio opera in discesa nel tempo, e in tal modo assolutamente comanda in quella che è la verità, che è però trascendente, e non si vede in nulla! Lascia con ciò gli uomini nel peccato originale di vedersi Signori, in sé e in tutto il Creato, e capaci – falsamente capaci – di fare ciò che Dio riporta veramente e perennemente al principio di ogni possibile azione o fenomeno naturale. Se ciò che esiste in una simultanea contrapposizione mostrasse la sua verità, si farebbe immediatamente il bilancio, e da 1 -1 risulterebbe zero. Ma Dio ha il potere di presentare gli opposti simultanei, non come sono (ossia simultanei) ma in sequenza, in una Relatività Generale che ne mostri solo uno dei due alla volta. Si innesta così una parvenza che dura tutto il tempo della vita, fino al momento del «redde rationem», del «bilancio totale tra +1 e -1» Chiarito questo, riguardante i Cristiani e il suo Pietro, dal primo fino all’ultimo, ecco che allora la Chiesa ebbe bisogno di chi gli si affiancasse, come un «Moderatore», e che al Principe degli Apostoli si aggiungesse un altro che fosse anche l’ «Apostolo delle Genti». Ed ecco dunque la necessità di un nuovo asino, che veicolasse un nuovo Principe della Chiesa. E’ quel puledro selvaggio che Gesù Cristo vivente non riuscì a domare, perché nemmeno ci provò, essendo prematuro. Infatti Saulo di Tarso doveva sperimentare in pieno tutto il suo «discredito» nei confronti del Nazareno. Solo chi sperimenta l’opposto esatto della «Fede», solo lui potrà riuscire in una conquista totale della stessa fede, partendo dal punto più basso possibile.


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Arriva il cavallo indomito che serve a Dio Siamo così giunti al 25 gennaio del 38 dopo Cristo. Gesù è morto ormai da 5 anni e Saulo , un cittadino Romano nato a Tarso, va a caccia di Cristiani… Infatti il sistema fissato dagli Apostoli – sottoposto sto ai continui assalti delle istituzioni vigenti – non è riuscito a restare compatto, ed è letteralmente esploso, con i primi seguaci di Gesù Risorto fuggiti nei paesi vicini. Il più puntiglioso in questa caccia, era proprio Saulo. Quand’ecco:

Atti, 9: 3 «E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all'improvviso lo avvolse una luce dal cielo 4 e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?». 5 Rispose: «Chi sei, o Signore?». E la voce: «Io sono Gesù, che tu perseguiti! 6 Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare». In questo modo quel cavallo selvaggio fu domato da Gesù, e presto divenne il suo più grande sostegno. Molti male informati arrivano a credere che sia stato Saulo, convertitosi in Paolo, ad essere il vero fondatore del Cristianesimo. Ma non è vero. L’uomo ha due grandi tesori, e sono la ragione e la fede. Solo quando sono attivati entrambi, solo allora ci avviciniamo alla massima espressione di tutto quanto sia possibile a chi fu creato a immagine e somiglianza di Dio. Pietro e Paolo sono i due esponenti di questo insieme dualistico. Lavorando sotto punti di partenza diversi, riescono a sopperire alle lacune della Fede e della Ragione. Paolo aveva capito che doveva stroncare il suo credito in se stesso, dal momento che quando aveva incontrato Gesù nella sua natura umana, non era riuscito a cogliere in essa quanto invece era stato consentito a Pietro. Così non l’aveva giudicato il Figlio di Dio, ma così come il Profeta Daniele nel capitolo 12 preannunciò Gesù Cristo come «chi distrugge la forza del popolo santo» e con ciò converte gli Ebrei al Cristianesimo. Non si tratta, in realtà, di una vera e propria distruzione, bensì di un potenziamento. Infatti il Popolo santo cessa di essere solo quello Ebraico e che si giudicava glorificato in questa solitudine.


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No, la sua funzione, il suo ruolo, era quello «esemplare» di essere esteso a ciò che era valido non solo per loro ma per tutti. Anche la forza di quel Chilo che – come campione di misura è conservato da qualche parte – è in apparenza distrutta in se stessa, se il suo servizio non è volto a valorizzarla nella sua valenza oggettiva, ma per il controllo della perfezione di tutti quanti gli altri Chilogrammi usati nell’universo intero. Fin quando il Popolo Eletto si richiude in sé a difesa del suo essere specifico, e non si espande ed erge a campione di come Dio tratta tutto il Genere Umano, fino ad allora ha potenziato una forza… umanamente inutile. E noi tutti siamo stati giudicati da Gesù servi inutili allo stesso modo, se non diveniamo strumento diretto di Dio. Ebbene, nella stessa data del 25-1-38, Dio ha voluto che nascesse un nuovo Paolo, ma nel secolo XX, ossia nel 1938. Sono io, Romano, che lo sto scrivendo. Infatti anche oggi, e direi soprattutto in questi tempi (in cui c’è il marasma di tutte le tesi ed opinioni, più o meno sensate) al Signore serve un asino che – come una Arca di Noè – si faccia carico, porti umilmente alla luce e preservi le cose di importanza vitale che ci sono, ma che non si vedono realmente, tanto che non c’è chi le porti, e – se mai c’è – poi difficilmente egli trova chi le...sopporta! E le regge! È infatti molto, molto difficile intraprendere un cammino inconsueto, e a tal punto importante, che sia degno di un Re, e che poi egli trovi sul suo cammino chi lo accolga come se non aspettasse altro, tra gli “Osanna al Figlio di Davide!”. Almeno quanto Gesù Cristo, io Romano mi sento Figlio di Davide e proprio in colui che eresse il Tempio di Gerusalemme. Sto parlando di Re Salomone, nome che in italiano richiama un «Sal omone» ideale per me omino originario di Salerno. E ciò proprio nel segno del Sale di Gesù e del R.no finale di Salerno, che potrebbe tranquillamente alludere ad un Romano espresso nei suoi due estremi. Dicendo questo, a proposito dell’Osanna al Figlio di Davide… io che come terzo nome mi chiamo Anna, sembro proprio anche aver osato troppo! Sembro uno che scriva questo suo libro con i piedi, e nemmeno con il piede giusto.... Ma sappiatelo: a mano a mano che questo libro avanzerà, questa impressione in voi di un “egocentrismo” smisurato, inaccettabile, si consoliderà sempre più, e fino al punto che ne avrete maturato la certezza: questo qui è proprio un grand’asino e si dà delle arie, pazzesche!


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Non sarete i soli. Per incoraggiarvi, se siete su questa strada, sono qui a dirvi che nel 2.004, mi ero permesso di avvisare il Sindaco di Cogliate, con una lettera firmata e fatta protocollare in Comune (e che pertanto trovereste conservata lì se vi necessita un controllo), lettera che era riservata personalmente a lui Sindaco, che esisteva il pericolo che la Sars si diffondesse nel suo comune… Ebbene, mal me ne incolse! Egli – sentendosi «minacciato» dalla mia azione, che tutto era tranne che anonima – convocò la stampa e ne diede pubblica diffusione. In tal modo il pubblico «untore» di questa piaga fu lui, ma fece sembrare a tutti che fossi io. Nella lettera io denunciavo accaduti tra i Cristiani del luogo, cose che di per sé reclamavano l'intervento di un temibile «Castigo di Dio». Il quale è attivato dal Signore proprio quando la ragione umana ha oltrepassato alla grande ogni accettabile limite. Era accaduto che io – corista da tre anni della Schola Cantorum della Chiesa Cattolica di Cogliate, per avere semplicemente cercato di aiutare la Maestra del Coro, divulgando su un settimanale locale (Informazona) le ragioni per le quali solo i due Parroci, di Cogliate e della Chiesa del quartiere di Cassina Ferrara, potevano mettersi d’accordo tra di loro. In tal modo potevano superare l’insostenibile situazione in cui lei era finita. Io avevo – con questa cosa – a tal punto indispettito la maestra che sulla cosa preferiva si passasse sopra, nella speranza che presto o tardi nessuno la vedesse più, che lei per tutta gratitudine, prima cercò di farmi cacciare dal Giornale. Non essendovi riuscita, decise che io fossi cacciato almeno dal coro di Cogliate diretto da lei. Allora si comportò esattamente come il traditore Giuda, che tradisce chi l’aiuta. Mi consegnò alla Schola Cantorum affinché essa – come se fosse il Sinedrio – mi cacciasse. Ma essa, esattamente come il Sinedrio, non aveva alcun potere per far fuori un «povero Cristo» di corista, non avendo peraltro validi motivi se non la dichiarata avversione di chi si sentiva violentato, anziché aiutato. E – ancora esattamente come nei confronti di Gesù – questo Sinedrio senza potere di far fuori nessuno, che si era rivolto all’autorità romana di Ponzio Pilato, ebbe nella cantoria chi si rivolse a quella del Parroco. Egli sì aveva l’autorità di farlo. Come era accaduto esattamente al Cristo, anche Don Carlo tentò di aiutarmi.


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Sapeva bene che la mia colpa era stata solo quella di chiedere che lui e Don Luigi, parroco in Cassina Ferrara, di mettersi d’accordo «per il bene di tutti». Sapeva bene che questo tentativo di accordo «colpa» assolutamente non era. Ma – di nuovo come in quei tempi lontani – la folla dei coristi gli pose avanti il rischio di perderli tutti, se egli non faceva fuori me, e lui concordò come Caifa «che era meglio che perisse uno solo invece di tutti quanti». Così quando giunse l’ora delle prove, della Schola cantorum, me lo trovai davanti all’uscio, e mi disse: «Romano, nessuno ce l’ha con te, né tu hai alcuna colpa, ma sei di un altro paese e di un’altra Chiesa, per cui torna se vuoi cantare nel coro di casa tua». Se io fossi stato uno che lo faceva solo per cantare, avrei potuto fare «spallucce». Di solito la gente normalmente si comporta in questo modo, al punto che poi si creda «normale» che un Cattolico sia cacciato da un Coro Cattolico, solo perché ha cercato di «metter pace». Poiché a quanto pare tutti «se ne fregano, del servizio che fanno», io non ero così. Io sono sempre stato come questo «asino» che si mette a disposizione del Signore, poiché Egli ha bisogno di me. Io non vidi contrastato il «mio» bisogno di cantare, ma quello «del Signore» che necessitava del suo bravo asinello. E ne ebbi un colpo che mi ferì in un modo così visibile che Don Carlo a questo punto «trasecolò»! Come era possibile che io ne soffrissi fino a quel modo? Non dovevo stare bene! E allora mi disse, molto convinto di se stesso: «Ma vai a farti curare! Vai a farti curare!» me lo consigliò per ben due volte. Ora se nemmeno il Parroco della Chiesa Cristiana vede in questo fatto il ripetersi della penosa storia toccata a Gesù Cristo, e la considera «una cosa da nulla», come se sotto la croce invece di piangere e disperarsi dovessero semplicemente andarsene dove si ballava… allora lì è proprio il caso che intervenga Dio. Con un «Castigo di Dio» mandato a puntino, contro tutti costoro che – dopo aver cacciato un povero cristo senza colpe, giudicavano da dover essere curati tutti coloro che erano assaliti da un gran dolore per tutta questa vicenda. E se a qualcuno potrebbe sembrare che questa cosa – tutto sommato – era fatta a un puro asino, e non al Cristo, se sono persone di chiesa dovrebbero conoscere il vangelo in cui Gesù informa che tutto quello che è fatto ad ognuno dei suoi fratelli più piccoli è fatto in verità proprio a Lui!


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Pertanto io operai, nuovamente, nella mia piena «buona fede» che il Sindaco, al quale avevo reso note le ragioni di quel temibile castigo di Dio, si tenesse per sé tutta la vicenda e stesse in campane, riguardo alla Sars che io avevo additato come il Castigo di Dio che in quei tempi c’era nel mondo. Nella mia informativa data al responsabile dell’Amministrazione di Cogliate c’era, alla fine, la dichiarazione che io avrei fatto di tutto, avrei pregato Dio affinché ciò non accadesse. L’occasione ci sarebbe stata di lì ad una settimana, quando dalla Chiesa di Cassina Ferrara sarebbe partita la solita processione annuale verso la Madonna dei Miracoli, del santuario di Saronno. Era fatta proprio per un assunto impegno, ormai da secoli, di questa processione in segno di ringraziamento per avere vinto la terribile pestilenza del 1.600. Nessuna occasione era più indicata di quella. Ed io in essa pregai, durante tutta la processione e poi nella santa Messa, che se qualcuno doveva pagare, che pagassi io solo! E fui accontentato! Pagai io solo e fui costretto «alle cure», secondo l’intimazione duplice di Don Carlo, con un procedimento di Ricovero Obbligatorio, quello che è possibile quando un medico ti visita e ti trova bisognoso di un intervento coatto, e quando un Sindaco assume le sue responsabilità e scavalca il tuo diritto di libero cittadino, di farti curare solo se ne senti la necessità. Patii un nuovo terribile «abuso». Infatti, senza che nessun medico mi avesse visitato, e senza che io avessi fatto altro che l’invio di quella lettera riservata al sindaco, fui trattato come un «pericolo pubblico». Nei castighi di Dio, fatti riservatamente conoscere al Sindaco di Cogliate, erano nominati tutti i colpevoli che avevano agito contro Dio, e che si sarebbero meritato quel castigo. E se il Sindaco avesse fatto il suo dovere, quella cosa sarebbe rimasta tra me e lui. Ma la divulgò sui giornali, e le persone additate come possibili castigati da Dio, si sentirono a tal punto minacciate «da me», che si operarono in ogni modo, presso le rispettive chiese ed autorità, di Cogliate e di Saronno, che l’«untore» della Sars apparii essere io, anziché il Sindaco Leghista, un certo Dottor Cattaneo, se ricordo bene, poiché sono ormai trascorsi 16 anni. Potreste chiedermi ancora perché mi erano venuti in mente questi «Castighi di Dio» come se non fossero sufficienti le motivazioni datevi fino ad ora. E vi rispondo che io aveva già visto Dio intervenire a dimensione «mondiale» negli anni precedenti e proprio in relazione a servigi per Dio, svolti dal mio povero essere il giusto asino.


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Quando il 14 settembre 1998 Papa Giovanni Paolo II aveva emanato l’enciclica «Fides et ratio» aveva provocato me, a intervenire, proprio come di quel somaro di cui il Signore ha bisogno. Vi mostro il punto preciso, nell’articolo 56 dell’Enciclica.

Il punto preciso sta ne «la fede provoca la ragione a uscire da ogni isolamento e a rischiare volentieri per tutto ciò che è bello, buono e vero». È promessa addirittura una AVVOCATURA «convinta e convincente» da parte della Fede a sostegno della Ragione. Inoltre vi si legge l’incitamento a «non essere troppo timidi nel filosofeggiare»,... bisogna «non perdere la passione per la verità ultima e l’ansia per la ricerca, unite all’audacia di scoprire nuovi percorso». Se questo non è un preciso «mandato» del capo della Chiesa cattolica affinché sia preso tra i filosofi un asino che serva al Signore, io mi chiedo quale altro mandato sia più ampio di questa vera e propria PROVOCAZIONE. Così io – sentendomi veramente provocato – trovai tutto ciò che era così chiaramente proposto: quella passione, quell’ansia e quell’audacia. Le trovai poiché quel «nuovo percorso» che il Papa desiderava fosse trovato, io credevo di averlo appreso, non per miei meriti, ma semplicemente per dono e grazia di Dio. E – per evitare di farvi credere che io mi illudessi – vi sintetizzo in breve anche questo nuovo percorso. 1) «Certezza e prova scientifica della Risurrezione» Essa è data dall’algebra, applicata al 3° principio della legge dinamica, che afferma che coesistono sempre i due opposti dati da AZIONE (nel verso +1) e REAZIONE (nell’opposto verso -1).


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Quando le due contrapposizioni +1 e -1 si combinano tra di loro, il risultato algebrico di +1×−1 dà certamente −1 dà un ritorno alle origini in tutto quanto avanza come +1 da quell’origine fino al punto della creduta morte. Dunque noi dobbiamo avere certezza di risurrezione, in quanto è sulla base di questo essenziale prestito di vita nel verso -1 che noi possiamo vedere, l’azione +1 in cui rendi la vita. 2) «Come già Gesù lo spiegò alla scienza del tempo» Vangelo di Giovanni 3, 1-6. 1 C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodèmo, un capo dei Giudei. 2 Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui». 3 Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio». 4 Gli disse Nicodèmo: «Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». 5 Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua (dal basso) e da Spirito (dall’alto), non può entrare nel regno di Dio. 6 Quel che è nato dalla carne è carne (materia) e quel che è nato dallo Spirito è Spirito (antimateria). 3) «Certezza dell’Unità e Trinità di Dio» Dove ci sono le 2 «opposizioni», ma come una azione questo dualismo è invisibile, esso allora è visibile attraverso i valori estremi 1 e 3. Il dimezzamento reale della loro somma rendono evidenza al Duo Paterno in Padre e Spirito Santo, che allora è Uno e Trino. Così, abbiamo che 1 volume equivale a 3 lati uguali e interattivi. Inoltre ogni linea è 1/3 della Terna cartesiana, e l’unità uguale a è data da

3 1 ( )×( ) . 1 3

3 ( ) 3

Poiché la nostra ragione funziona mediante lo stesso calcolo numerico attraverso il quale ragiona perfettamente un computer, come i punti A), B), C)… Z) sono gli stessi di 1), 2), 3)… 21) così la Gematria deve confermare i nomi di Padre, Figlio e Spirito santo. Essi devono valere come la presenza unitaria riferibile al 10x10x10 a immagine e somiglianza di Dio Uno e Trino, considerato che il ciclo lineare 10 di dieci decimi è il PADRE di ogni numero. Allora la presenza, data sempre in ¼ del totale volume (che ora è 1.000) vale

103 4

= 250 nella sua unità, per quanto essa è

unitariamente presente nel Dio 1.000, quando è Uno in 10 e Trino in 1.000. Inoltre questi

103 4

devono esistere come un 1, che è il valore

della pura presenza decima di 10.


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Pertanto 251= (

103 )+1 deve essere Padre, Figlio, Spirito 4

Santo PADRE=14+1+4+16+5=40, dunque uno in 10 e trino in 30 FIGLIO=6+9+7+10+9+13=54, nel 100 va AMORE=1+11+13+16+5=46 SPIRITO=17+14+9+16+9+18+13=96, quando il moto di 4, in 100. SANTO=17+1+12+18+13=61, frutto nel 100 di TRE=18+16+5=39 Come Volevasi Dimostrare, 40+54+(96+61)=251 In questo, abbiamo che lo SPIRITO SANTO vale 157, essendo dato da 96+61. Dimostro allora che il 3° giorno (che riguarda la rotazione del sistema Solare rispetto alle Stelle Fisse) è introdotto dopo il 1° che dura per 365 giorni, dopo il 2° introdotto dopo ogni anno, e va introdotto dopo anni 157,2224041 secondo il calcolo: (157,2224041) 86.400 (secondi di1 giorno) = = 1 549,54 (secondi oltre365,25 giorni , ognianno)

157 è l’unità dello Spirito santo che è 157 in Gematria; 054 è Figlio:

0,222=

0,1 l’inverso all’inverso è l’eterno 054/1 (0, 450)

diritto 40 è Padre, quale √ 10− 10 lato di Jahvè=«Sono il 10 che è dieci 10» 41 è Amor, alla dimensione di tutto il moto della Trinità di 10-3 in -10 10 . 51.

Laddove 102 è il piano di Dio, lì 50 è il suo lato, e con +1 esiste in

Laddove il calcolo 10(7x6) : 104 =1038, esso dà le 38 dimensioni della massa del moto totale. È quella che, con 382=1.444 dà tutti i minuti primi di un giorno terrestre rispetto alle stelle fisse, proprio ottenuto dal quadrato della massa 38. Allora, estendendo il 38 fino alle 51 dimensioni della presenza 1 in linea, dei 100/2 del piano unitario 10x10 di Dio, abbiamo che: 38 x 51 = 1.938 è – nel suo divino piano – l’anno della apparizione della presenza reale di Dio. Allora dovremo avere che 1.938 sta a 251 come un moto puro.


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Dal rapporto risulta che sta a 7,7211155 (fino alla dimensione 10-7 del moto), il che è: 7,700+ 0,007+ 0,007+ 0,007+ (umh, l’agente segreto 007! Trinitario!) 0,0001155 uguale a 7x5x33 , o a 35 volte gli anni totali 33 del Cristo. -------------7,7211155 è verificato dunque come un puro moto del 251 in 1.938 anni. E dove tutta l’energia è data dal 666, e il piano a lati lunghi 10+10 in essa si muove unitariamente del 646 del Dio Allah Imperat (AlèIm) ‫אלהים‬, ecco che: 646 x 3 = 1.938 e la sua trinità entra in atto nell’anno 1.938. Riferito al calendario cinese, il 646 dCh è il 3.343, tutto il moto 3.333 di 10. Nel calendario Islamico, che comincia con la nascita di Muhammad, tenendo presente che 26=Dio=Jhvh= ‫(= יהוה‬Iod=Dio)10 + (Hè)5+(Vav)6 +(Hè)5, allora bisogna aggiungere agli anni di Muhammad gli anni 25-26 assegnabili a Dio, che sono poi corrispondenti ai versetti 25-26 in cui in Bibbia (libro 1,25) nascono Esaù e Giacobbe, da cui il nome G+ESU’ dalla G (1a lettera di Giacobbe) +Esaù senza A=1. Aggiunti così i 26 anni di Dio a quelli in cui nacque Muhammad, ecco che arriviamo esattamente al 646 dopo Cristo uguale a valore in anni di ALèIM=‫ אלהים‬. E se queste vi sembrano scemenze è sol perché vi sembra impossibile che Dio abbia fatto un piano alfanumerico così perfetto! Ma se lo pensate… ditemi: «come credete voi di pensare? usando lettere? No, cari miei! Agendo come veri calcolatori, noi tutti ragioniamo per numeri. Ho verificato, in gematria italiana, tutti i nomi biblici scritti in Italiano, e tutti i conti tornano alla perfezione. E voi subito pensate: «Già! E che c’entra l’italiano se la Bibbia è stata scritta in Ebraico?»


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Voi ignorate che Dio, avendo adottato a immagine e somiglianza di se stesso il 10 che è il padre di tutti i numeri (decimali come suoi figli) allora è trino in 1.000. La cabala Ebraica si imposta sui seguenti valori: 001 002 003 004 005 006 007 008 009 010 020 030 040 050 060 070 080 090 100 200 300 400 500 600 700 800 900 ------------------------------------------------999 ove 999 , 999=1.000 Per gli Ebrei 1.000 esiste come il valore unitario in 1.000 (millesimi). L’Islam sostiene dati da 100 -1 i 99 nomi di Allah, oltre il primo. Ebbene: 1.000 : 99 è il PRINCIPIO ebraico diviso per quello islamico, ossia espresso per uno solo dei 99 nomi di Allah. E ne risulta esattamente 1.000 =10 ,10 una pellicola vergine, di spazio-tempo, da impressionare 99

di moto! 1.000 =42,424810093023072874249099679507 23,57111317182328313741434753

è il moto!

La somma di tutti questi 16 primi è 381. Tutta la nostra realtà, che sembra bella libera e fatta da noi, che ci scegliamo le lingue e ci diamo i nomi, è invece rigidamente determinata dalle due operazioni espresse sopra. Gli attori in movimento sono i primi 16 numeri primi, che comportano 7x4=28 cifre e valgono 381 nella loro somma. I 16 attori agiscono come un valore di carica 4x4 della realtà Una e Trina. Sono 24 a due cifre, come le 12 ore del giorno e le 12 della notte, o i 12 figli di Giacobbe e i 12 Apostoli di Gesù. Portano al 42,4210000+ (6x7),(6x7) e di seguito l’intera realtà data da 10.000) 00,0038100= (la somma dei 16 numeri primi che danno il moto) ------------42.4248100 Ebbene sono la sequenza data da Esaù+Giacobbe+Gesù+10x10.


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I primi 4 numeri ad una cifra sola, sono l’Unità e Trinità. In 2+3+5+7 = 18, sono il 9+9 che è il piano di 180 gradi quando esiste nel ciclo 10 di Dio. 8+10, poi+10, poi +10, poi +10 danno una serie aurea che è la seguente: 18 28 38 48, essa è così perfetta che ha somma dei medi = somma degli estremi. Pertanto, ove abbiamo un solo valore medio, esso è 28+38=66, ed è più grande del 48 estremo, per cui si sposta dopo il 48. Pertanto resta: 18, 48, Angolo piatto.

66, e , avanzando: 114,

180, ciclo x10 del 18.

18+48+66+114+180=426=Dio 100+300 in numero +DIO=26 in alfabeto. Ebbene, la somma dei primi 9 fattori, in Bibbia, come denominati in italiano: 30=Adamo=1+4+1+11+13 40=Set=17+5+18 47=Enos=5+12+13+17 33=Kenan=3+5+12+1+12 53=Malaleel=11+1+10+1+10+5+5+10 35=Iared=9+1+16+5+4 41=Enoch=5+12+13+3+8 109=Matusalemme=11+1+18+19+17+1+10+5+11+11+5 38=Lamech=10+1+11+5+3+8 426 Non è un caso. 426 : 381 =1,1180 = √ 1,25 quadra lo Spaziotempo=1. Sapete? mio fratello, Benito Vittorio Anna Giovanni Vincenzo Amodeo è 426 in numero! Io, Romano Antonio Anna Paolo Torquato Amodeo, son 381. Se io gli servo da divisore, quadro il valore unitario dello spaziotempo, dato dalla radice quadrata di 1,25, fino alla dimensione reale decimillesima! In Bibbia è di 381 cubiti (300+50+30+1) l’Arca di Noè, salvezza dell’uomo!


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Io è mio fratello uniti abbiamo i 12 nomi (i figli di Giacobbe e gli Apostoli) R (io) U (unito) BEN = Ruben il primogenito dei 12 figli di Giacobbe, e l’ultimo, di nome Beni’Am(ino) sembra proprio Benito in Benì e Amodeo in Am. Ma la cosa sorprendente è questa: Eva-Adamo ………………...Noè sono i genitori base e vanno fino al 10° figlio. Va A Amod e/o RomaNOè ??? C’è questa indicazione sibillina nei nomi estremi di Bibbia? Si parte da due che sono uno solo poiché Eva è tratta da una costola di Adamo… Una «costola»? Indica forse che «là sto co’»? Che sono «con» e formo un tutt’uno così dinamico che la prima E (di Eva) va proprio a finire in fondo ed indica chiaramente chi è che ci va? Ci va Amodeo Romano? Alla fine, la trinità del suo nome, data da Ro, ma, e No resta il semplice No detto proprio a Roma? E Che pertanto la città dei sette colli (come nella profezia di san Malachia) è tolta di mezzo? Dice la Profezia in latino: In psecutione. extrema S.R.E. sedebit, Petrus Romanus, qui pascet oves in multibus tribolationibus, quibus transactis, civitas septicollis diruetur, & iudex tre medus iudicabit po pulum suum.Finis. In seguito. all’opposizione Santa Romana Ecclesia, siederà Pietro Romano, che pascolerà le sue pecore tra molte tribolazioni, passate le quali, la città dei sette colli sarà demolita, And il giudice tre temibile giudicherà XP il suo Paolo, Fine. Perché mai in mezzo, tra Va a Amod …. RomaNoè c’è «e/o»? La risposta è semplice Amodeo è A-mode-O in principio di Alfa a modo della Omega. E quando «Tu sei Romano» dalla A fino alla U allora tu «Es A-U». Il primogenito di Esaù che perse il nome è fu chiamato EDOM. Il quale però è scritto in ebraico modè. Pertanto, A-AmodèO mentre è Amodeo da cima a fondo, è anche l’Esaù diseredato da cima a fondo, nel suo nome modè letto èdom da sinistra. Amodeo ed Esaù sono entrambi la stessa cosa, La A a modo della O, oppure Edom da Cima a fondo, mentre EsA-U è sei Romano da cima a fondo! Ma le sorprese non terminano qui. Appurato che Noè indica nel No la brutta fine unitaria del nome trino di Ro-ma-no, abbiamo presenti tra i 10 fattori primi, il 3° che è stato chiamato Ènos e il settimo chiamato Enoch. Trattandosi di un Romano, il 3° rappresenta un «È noi», e vale il nel 5+12+13+17=47 di Enos, il 47 esatto di Amodeo indicante il movimento esatto 7 di tutta la realtà data da 4 dimensioni nel ciclo unitario 10. 47 effettivamente rappresenta tutti noi nella nostra realtà totalmente curva.


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Il 7° è Enoch e vale, in 5+12+13+3+8=41, proprio quanto quel Roma=16+13+11+1, che è stato tolto di mezzo, in quanto questo nome ch’è NO=41, vale Roma=41+NO, vale come Romano. Questo 7° è detto dal libro di Bibbia che camminò due volte con Dio (in sostanza da quando nacque a quando mori). Nacque il 25-01-38 (e sto parlando di Romano Amodeo). Mentre la vita intera del 7° fattore chiamato Enoch durò 365 anni, che – come si sa – sono anche i giorni di ogni 1 anno. Essendo il 7° fattore, quello che conta nella sua vita è il fattoriale di 365, il quale, considerandolo nel tempo di suo padre, Luigi Amodeo in vita il 7-7-7, deve essere letto con 777 cifre decimali, Allora il 365! [o se preferite il 365(fac)] è uguale a: 25,104 x10777. Per vederci il giorno 25, il fattoriale deve essere relativo ai 365 giorni contenuti in un anno. Solo così il risultato intero riporta il giorno 25. Il tempo 0,104 dovrà allora rappresentare in ordine progressivo, prima il mese e poi l’anno. Per scendere da 0,10 al mese 0,01 di gennaio bisogna rovesciare la prospettiva, come è realmente rovesciata, lasciando intero (e grande) il giorno, e ponendo per ultimo l’anno che invece è molto più lungo di un giorno. Ma come si possa scendere da 0,104 allo 0,0138 sembra una fatica impossibile. Invece sappiamo tutti che 104 è uguale a 013x8, che diventa 0138 se ci disinteressiamo del calcolo e osserviamo semplicemente i numeri in sequenza. In tale situazione, il giorno 25 seguito da 0138/10.000 stanno ad indicare esattamente il mese di gennaio e l’anno 38. Essendo 381 tutto il valore del mio nome, da esso si passa al tempo della mia nascita, in mese ed anno, agendo proprio come descritto in Bibbia libro 1,38, in cui prima nacque una mano e fu assegnata a Ro (il valore estremo congiunto nei due mariti morti un dopo l’altro, ER e Onan, congiunti di Tamar che – guarda caso! - ha gli estremi congiunti di baratTA MARiannina madre mia. La di RO mano fu dichiarata di chi era nato per primo, ma poi dal grembo materno l’altro gemello si oppose a che egli nascesse per primo. Infatti, messo un filo scarlatto attorno a quella mano, essa rientra nel grembo materno e subito uscì Perez, l'antenato di Gesù Cristo. Solo dopo uscì Zerach, con alla mano il filo scarlatto. Pertanto se agiamo come in Bibbia 1,38, siamo già a posto.


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381 ha l’1 che era in fondo, per ultimo (come Perez) e che si è posto per primo, Diventa da 381 il 138 che nel valore del 13x8 vale il 104 del fattoriale del 7° fattore, che in sostanza è Romano, essendo 41 in Roma, ed essendo uno ch’è NO (in Enoch… infatti in Bibbia 1,38 è un R defunto, e poi un Onan defunto. Defunto in tutto il RO congiunto negli estremi dei due congiunti di… mia madre Tamar, in BaratTA MARiannina, a cui poi fu accreditata la mano di chi è nato per primo. Uno ch’è NO in Enoch, quando si presenta nei due gemelli, nel giusto ordine di ------>ZERach PeREZ←----è ZER, zero, sia se è letto da destra, sia da sinistra nel mentre, al centro, c’è il massaggio evidente di «Anti Cristo, Padre è» Ma torniamo a Enoch e al fattoriale del suo rampo in anno 365. Ora, calcolato in anni, il 25,104 (10777) rimanda all’anno 25, e direttamente al mese 10 (di ottobre) nel suo giorno 4. In esso si celebra San Francesco, e così riuscirà Papa Francesco, cui mi affidai invano per 80 giorni come pecorella smarrita, di portarmi in cielo. Ci sono grandissimi indizi che me lo confermano. Il padre di Noè si chiamò con il nome di un LAMech - ch’è L.AM. - è Luigi Amodeo, mio padre. Fu in vita 777 anni, come mio padre in vita il 7-7-7. Ebbene Lamech esiste sia come 9° (e ultimo fattore del 10°) che è disceso da Set, sia come l’ultimo disceso da Caino: e in questo caso ebbe due mogli una di nome Zilla e l’altra Ada. Dirà alle due, in Bibbia 1, 4 2324: 23 Lamech disse alle mogli: «Ada e Zilla, ascoltate la mia voce; mogli di Lamech, porgete l'orecchio al mio dire: Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura e un ragazzo per un mio livido. 24 Sette volte sarà vendicato Caino ma Lamech settantasette». Ora Caino vale 3+1+9+12+13=38 e Lamech vale 10+1+11+5+3+8=38 Se noi badiamo al sodo, ossia al puro numero, la vendetta di Caino e di Lamech sono 7+77, e risiamo al 777, stavolta di vendetta. Il fatto è che 38 è l’anno della mia nascita, e rappresenta me, sia in Caino il primogenito di Adamo, sia nel Padre di RomaNoè, ch’è L.Am. in Lamech. In sostanza io Figlio di Adamo e mio padre, padre di Noè siamo una cosa sola, tanto che sono stato io ad avere avuto due mogli, quando – tradita mi moglie – mi legai non con una ma addirittura con due Ma.T.esal’emme…


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E qui Noè, che è una cosa sola con suo padre Lamech, finisce per essere una cosa sola, nuziale con due Matusalemme, che – secondo la Bibbia, vissero 696 anni ciascuna. Allora con 969+969 si arriva esattamente al mio natale nel 1938. Avevamo visto che occorrevano tre ALèIM (Amodeo Luigi è him=Lui). Vediamo ora che occorrono due Matusalemme, per realizzare il 1938. E se aveste dubbi su queste due spose del Padre ch’èL.AM, esse hanno rappresentato per me la terra e il cielo. Maria Teresa Mazzola è l’M di Mazzola, dopo il Ma.T.esa, e ha rappresentato quella di nome Zilla. Infatti Mat Zilla rimanda chiaramente al cognome suo, di Mazzola. Essa ha rappresentato l’amore fisico, che mi salvò un giorno proprio la vita reale, quando mi telefonò una sera per dirmi che era finita, e mi destò dal sonno in una mia casa che era già tutta invasa dal gas lasciato per errore acceso senza fiamma, da mia madre, sofferente del morbo di Alzheimer e che – trovandosi con gran parte di se di già all’altro mondo, in cui tutto è fatto a rovescio, pensando di chiudere tutti i rubinetti, li aveva aperti tutti e poi era venuta a dormire, mentre io di già dormivo e non avevo potuto sorvegliarla. La seconda Ma.T.esa, si chiama Legnani di cognome, per cui è MaTesaLe, ed è poi maestra alle materne, maestra di musica, ex monaca. Le EMME sovrabbondano in questa Matusalemme tutta avversione, tutta inimicizia ed antipatia verso di me. Eppure io l’avevo eletta Maestra della mia vita, sentendo un forte legame, per il Cristo suo sposo che era vivo e vegeto su di me asino, e che non si rassegnava a non averla più come sua sposa. La seconda, dunque si è ridotta ad essere una sposa celeste, trascendente, divina. E lei mi porterà alla tomba, quando avrà raggiunto esattamente al termine del 3 dicembre 2.025 i suoi 65 anni, che sono proprio il tempo in cui suo padre Enoch era ancora in attesa di averlo. Se leggete la Bibbia, Enoch ebbe il suo primogenito a 65 anni, che dunque visse ancora da figlio. Ebbene io avrò virtualmente una simile figlia di Enoch, che, raggiunti lei i 65 anni mi porterà realmente in Cielo. Costei è la maestra che mi cacciò dalla Cantoria diretta da Lei a Cogliate. Insomma il libro Bibbia, sembra parlare in ogni sua parte di me. Nato il 25-1-38, In Bibbia 1-26 e 1-38, in cui nascono due coppie di gemelli, sono gli estremi tutti della mia nascita.


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In Genesi 25, mio padre Luigi Amodeo compare negli estremo congiunti GI e A di GIA(cobbe) mentre mia madre, Mariannina appare negli estremi dei due gemelli, valenti 42 e 42, poiché Mariannina=84, e se è trascesa in 48 allora è il valore numerico del nome di Gesù. Allo stesso modo, se il nome di MARIA è ribaltato, rivela un ài R.Am. E sei la madre di R.Am, Romano Amodeo. Poiché GIA sono anche gli estremi di GIAncarla scaglioni, la controfigura di Gesù che ho sposato, e che lo appare nell'acronimo GS di Giancarla Scaglioni. Ella, se si lega con gli estremi E ed U di Esaù, diventa GeSù, avendo acquisito gli estremi del Tu sei Romano da cima a fondo. E del tu sei MODE’ (Edom) dalla A alla O, A-mode-o. Dunque in Genesi 25 c’è il mio gennaio 25, e gli estremi di mio padre, mia madre e la mia Gesù, figlia di Mario (figlio di Anna e nato il 15 agosto dell’ascensione di Maria) e di Giuseppina. Nata 11-1 giorno di tutti i santi. Manca qualche estremo? Direi di no. E vediamo in Genesi 38, in cui il gennaio 38 fissa i miei estremi (per Gesù egli è il 39° in generazione a partire dal padre Giuda, che compare in genesi 38. Estremi di mio padre: GI-A che sono quelli di GiudA. Estremi di mia madre: Tamar, la sposa di Er e Onan, negli estremi congiunti di mia madre baratTA MARiannina. Estremi della mia Gesù: escono da quel filo di color SCARLATTO messo attorno alla mano nata per prima, come fosse un ATTO nuziale il fine di quel colore ScarlATTO. Ma SCA è Scaglioni, e CARLA è quanto si aggiunge a definire Giancarla attraverso sia il legame in Genesi 25, sia in Genesi 38. In quest’ultimo libro, di Gen. 38, io sono descritto in una totalità di elementi da fare vera impressione. Ad esempio, il mio intero Codice Fiscale, che è di MDA per il cognome, RNN per Romano Antonio Anna, 25A39 per la mia nascita maschile nel mese A nell'anno 38 e nel d’ 25, e D527I le ultime 5 derivanti dalla mia nascita a Felitto, in provincia di Salerno. MDA, letto da destra, come fosse ebraico, riporta ad Adamo. RNN sono gli estremi esatti dei due mariti morti, ER ed ONAN. 38A25 l’abbiamo visto. D527I sono gli estremi D di Dio e I di Iesus, nel suo nome romano. Sono anche le D 5 le dita 5 della mano nata per prima. E 27-I, uguale a 3x3x3+1, è nel 333+1, nel 334 il valore numerico dei miei 5 nomi. Infatti Romano66+Antonio78+Anna26+Paolo51+Torquato113 = 333+1 E se voi dite che I=9, il 9 non è forse 10 -1? tanto che sia aggiunto al 333 un uno trascendente, che retroceda di 1 da 10.


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Ma D527I, il 527 si rivela valere quanto un intero anno, dato da 52 quantità di 7 giorni, E 52=26+26 è una coppia di Dio. E’ il Dio+Jahvè uguale a 26+26. Pertanto la mano rivela il mio nome fatto da 5 dita. 334, diviso per ciascuna delle 5, assegna 66,8 a ciascuna. In tal modo, ogni dito è il 66=Romano, sommato al tempo di 8/10 che quando è totalmente trasceso in 10/8 diventa uguale all’1,25 della mia Genesi nel gennaio 25. A definire esattamente tutto il mio insieme, di nomi e cognome, basterebbero le 5 dita che valgono 334. A patto che l’ultimo 4 sia elevato sul 3, e il numero diventi 300+3^4=381. Il cognome Amodeo serve a potenziare l’ultimo 34. Non vedo invece nel mio nome – con riferimento a Genesi 25 e a genesi 38 – gli estremi di mio fratello Benito Vittorio Anna Giovanni Vincenzo Amodeo, nato 1941,0217. ma non li trovo poiché egli è l’altro gemello. Erano due Popoli e due nazioni, nel ventre di Rebecca: il popolo Romano, da cui il mio nome, e quello di Israele, per come fu rinominato Giacobbe, dopo di aver lottato fino all’aurora con Dio e averlo vinto (così è scritto in Bibbia). Benito Amodeo è l’ultimo frutto di Israele: Beniamino. Laddove R-U-BEN fu il primo, che unisce primo con ultimo. Il legame con Genesi 38, passa per le ultime 5 cifre del Codice fiscale, poiché è nato nello stesso mio paese. Nei due capitoli di Bibbia sono dette ancora molte più cose a indicarmi totalmente descritto in Genesi 25. Infatti in questo 1,25 di Bibbia è descritta la sezione aurea che parte proprio dall’1,25 quale l’area 1x1=1 dello spazio, sommata a quella 0,5x0,5=0,25 del tempo. La quadratura dell’area – lo abbiamo già visto – porta allo stesso rapporto dato da 426 : 381, ossia da me che mi metto a servizio di mio fratello, come il suo divisore, da cui poi risulta quanto del nome di mio fratello sia riferito a ciascuna unità delle mie 381. Ebbene se alla radice quadrata di 1,25 si aggiunge ½, allora succede che una linea lunga 1,118 si incrementi dell’unità del tempo, data da ½, e diventi 1,6180 il valore della sezione aurea. Ma vi è un altro modo che io seguo. Parto dal raggio intero in 1.000, e gli aggiungo l’altro che avanza unitariamente nel tempo e con ciò vale solo 999. Questo Diametro, fisso in un raggio 1.000 e rotante unitariamente in quello di 999 unità, vale dune1 1.999.


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Ora tutto il movimento è dato dal 381 che è la somma dei primi 17 numeri primi. Valore che mentre è la lunghezza in cubiti dell’arca di Noè e anche tutto intero il valore numerico del mio nome. Allora accade che togliendo il movimento 381 al 1.999, si fissa direttamente il 1.618 della sezione aurea. Essa è data dalla lunghezza 618 del lato del decagono di raggio 1.000 sommato al raggio. Se si estrapola il moto del 381 dal 999 che ruota, e poi si prosegue, ecco tutti i valori in regressione della sezione aurea. 999

618

381

237

144

93

51

42

8

33

-24

L’ultimo valore, essendo negativo, avanza verso sinistra e la sua lettura verso sinistra è 42. Ecco i due estremi 42, in 42,24, in Esaù=5+17+1+18=42 e Giacobbe=7+9+1+3+13+2+2+5=42, i due che per ottenere Gesù=48 o partono dal numero delle lettere 4 e 8 di Esaù e di Giacobbe, o dal 42+42=84 trasceso, letto da destra. Ebbene questi valori sono tutti ottenuti dai miei 6 nomi. -24 = +8 (Paolo) -3(Romano Antonio) serie di Fibonacci) +33 = -5(Paolo) +2(Romano Antonio) +9 = +3(Paolo) –1(Romano Antonio) 42 = -2(Paolo) +1(Romano Antonio) 51 = +1(Paolo) 93 = -1(Paolo) +1(Romano Antonio) 144 = +1(Romano Antonio) 237 = Amodeo) 381 = +1(Romano Antonio) Amodeo) 618 = +1(Romano Antonio) Amodeo) 999 = +2(Romano Antonio) Amodeo) (Fibonacci)

(crescita secondo la

+1(Anna Paolo Torquato +1(Anna Paolo Torquato +2(Anna Paolo Torquato +3(Anna Paolo Torquato (Fibonacci)

Ebbene, tornando a bomba, costretto io a viva forza ad andare in ospedale per vedere se era il caso che io fossi curato, per essere divenuto un simile pericolo pubblico, che cosa appurarono.


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Vi mostro il referto finale.

Ma leggete: Uno sciopero della fame legato alle tematiche deliranti (voleva essere ricevuto dal papa) Questo il mio delirio. Ma è un Delirio?

Vedete, o lettori, quanto coerente io sia stato, e quanto ingiusto e del tutto immotivato l’atteggiamento che mi è stato riservato?


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Sulla base delle promesse fatte dall’Enciclica io avevo ogni «ragione» per non essere isolato proprio dal Papa che cercava di conoscere questo nuovo percorso! Erano «fuori di testa e totalmente ingiusti» tutti coloro che impedivano che io gli portassi le buone notizie che egli cercava! La «Santa» Romana Ecclesia, e il suo intorno hanno costretto il Papa a rinunciare dell’apporto del solo che ha rischiato la sua salute e la sua vita per attuare il suo sogno. Hanno messo a tacere lui. E l’avete visto quando non riusciva più nemmeno a parlare? Scrive il pazzesco referto dell’Ospedale di Saronno:

Così, visto che sarei stato «irragionevole» nel pretendere di essere rivevuto da chi mi aveva sollecitato a far di tutto per non essere isolato proprio dalla Chiesa, i medici passarono al TSO, al Trattamento Santitario Obbligatorio. Io non potevo mettermi nelle mani del Papa e rischiare la mia salute e la mia vita proprio per non essere isolato da lui! E mi costringono a mangiare, violentando i miei diritti. E mi obbligano ad una terapia di cui non c’era bisogno. Semmai i medici dovevano essere sottoposti a terapia, poiché credevano che con l’assunzione di farmaci riuscivano a mutare le mie «sacrosante ragioni». E – visto che io sono restato fedele ad esse, nonostante tutto! - se ne stupirono! Avevo ben detto loro le mie sacrosante ragioni legate alla Lettera Enciclica del papa, e che io cercavo di superare l’isolamento in cui ero tenuto. Ma come parlare al vento! Credete che ascoltassero le cose che dicevo? Si accorgevano solo che io parlavo, parlavo… e dunque ero un logorroico! Per cui andarono a cercarsi le ragioni in cose che non esistevano! Tirarono in ballo tutto il tentativo umano che io avevo fatto per «dar corpo a cristo». Sì per offrirgli il mio essere quell’asino di cui aveva gran bisogno e che veicolasse le sue idee meravigliose. In quel tempo, avendo qualche ricchezza che mi ero fatto lavorando duramente, misi tutti i miei beni a servizio del mio prossimo.


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Io avevo mezzi e potevo creare lavoro per chi, senza mezzi, non poteva sperare in altro che in qualcuno che glielo desse. Assunsi il bisogno di tutti costoro. Ma quando i medici seppero che avevo assunto persone che non mi servivano, poiché ero io che servivo a loro, immediatamente non andarono a pensare a un Cristiano finalmente autentico! No, pensarono che io patissi, per la mia azienda che – dovendo sostenere i deboli – lo faceva a carico delle sue sostanze e perdeva, avviandosi all’estremo calvario del suo fallimento, alla sua croce. Essi videro in queste perdite, anziché il «successo» di un Cristiano che riusciva ad essere coerente con il suo credo fino all’estrema sua croce, l’insuccesso di chi risulta crocifisso e quei profondi sentimenti depressivi che io non ho mai provato in vita mia, se non per momenti brevissimi, dovuti proprio all’Aldol cui proprio costoro mi costrinsero. Mi procurarono l’effetto collaterale di un principio del morbo di Parkinson, e – per alcuni mesi – uno stato simile a quello di un vero e proprio «zombie».

Nel tentativo di raccapezzarsi fecero tutte queste congetture allucinanti. Io non sarei stato capace di essere depresso poiché mi sarei rifugiato nelle mie idee religiose. Notarono che il mio comportamento era adeguato sotto il profilo comportamentale, fatta eccezione dei momenti iniziali in cui ancora lottavo per i miei sacrosanti diritti. Per fortuna mia, quando gli amici videro come fui ridotto, in che stato davvero pietoso, dopo questo normale accertamento sul mio stato di salute, richiesto da coloro che si erano sentiuti minacciati dalla mia lettera al sindaco di Cogliate, fecero una pubblica petizione al Sindaco di Saronno e all’Ospedale. Intimarono all’uno e all’ente di togliere le loro mani da me e dalle mie cose, poiché in tutta la mia vita il mio comportamento è stato adeguato ai miei principi di amore per il prossimo e di bene per tutti, spinto fino ai limiti del fallimento personale.


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Decisi di fallire il giorno 28 febbraio 1.988, e mi appellai a san Romano Abate, che avevo scelto come mio protettore e che era celebrato in quel giorno dalla Chiesa Cattolica. Fu un momento per me di grande solitudine, ma solo poiché ingnoravo che nello stesso giorno altre 20.000 persone erano state convocate sotto una grande croce fatta erigere a Montesilvano. C’era stato un Viceparroco che asseriva di avere visioni di Gesù e della Madonna, che l’incitavano a fare erigere qualla croce e a radunare fedeli, poiché vi sarebbe stato un grande miracolo in cielo, più grande di quelle apparizioni di Fatima e di Lourdes. 20.000 persone furono costrette a fallire assieme a me che decidevo di fallire. Lo avrei saputo solo una ventina d’anni dopo, quando fui trascinato proprio a Montesilvano da una Divina Provvidenza che aveva in progetto che io lo venissi a sapere. Il grande miracolo in cielo, che volevano vedere, era quello di un povero asino che aveva dato tutto quello che aveva per dar corpo a Cristo, e ora lo seguiva sul suo stesso calvario. Dice Gesù che chi dà tutto quello che ha, dà più di tutti, in quanto le grandi cifre date dagli altri sono sempre attinte dal superfluo, mentre chi dà quello che occorre alla sua stessa fita è simile a Dio. Mi dite megalomane se, conoscendo di aver dato tutto quello che avevo io per vivere, perfino la mia stessa vita nuziale, prendo in parola le verità rivelate da Gesù? Se io lo credo, è sulla sua parola. E ho avuto modo di vedere come era proprio quel san Romano Abate, celestemente celebrato in quel giorno, il miracolo che a Montesilvano dovevano aspettarsi. Ecco, dunque, cari lettori, che se – di fronte alle cose trascendenti che vi scriverò in questo libro – voi vorrete cercare dove faccia cilecca la mia ragione, allora cercatelo anche voi in quello strampalato referto finale, dopo che mi costrinsero ad andare «a farmi curare» per il troppo dolore patito in quel giorno da Don Carlo, quando mi proibì (accorgendosi – guarda un po’! - dopo tre anni, che non ero di Cogliate, di seguitare a servire quella sua Chiesa. Avendo chiesto a Dio – con la solita generosità dell’asino che si mette a totale servizio del Signore – di essere il solo a pagare, fui costretto a pagare duramente, con due terribili mesi che seguirono a quel ricovero. Infatti mi dimisero solo dopo avermi iniettato un farmaco a lento rilascio, che lavorò terribilmente su di me mettendomi quasi al tappeto! nell’idea forsennata dei dottori, io, al termine del logorio indottomi da quel farmaco, mi sarei dovuto ripresentare dal Dottor Bolongaro!


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Io averi potuto denunciare tutti costoro, per i danni che mi infersero, ma tralasciai di farlo. Il sostegno dei miei amici impedì poi a Bolongaro e compagnia bella, di vantare pretese su di me e la mia salute! Che stessero più attenti loro alla salute mentale della loro persona, poiché col mio caso avevano clamorosamente “toppato”. Avevano confuso una sacrosanta battaglia civile e religiosa – sostenuta da atti pubblici assunti dal papa della Chiesa cattolica, per la mania di chi “vuol essere ricevuto dal papa!” Ma anche voi – vi avverto – sarete molto messi nella tentazione di giudicarmi uno troppo pieno di se stesso, uno che soffre di megalomania. Invano vi dico che mi considero solo un asino, e che sento il sacrosanto dovere di servire al mio Signore. Invano ve lo dico, poiché sarere anche voi molto spesso tentati dia attribuire a me e alla mia capacità le cose che io semplicemente attribuisco alla volontà di Dio. Vi ho anche spiegato come sia che da 1.000 : 99 si realizza l’infinita pellicola su cui è poi impressa tutta la storia unana, della azioni realizzate attraverso il calcolo di 1.000 diviso per la sequenza dei 16 primi numeri primi. Questo porta ad un disegno immodificanile di apparenti libertà, come quelle dei pensieri delle parole e delle opere che voi vedete fissate in un film. Anche se tutte esse sono talmente fissate da non potere essere modificate, ciò a cui portano le scene sono vicende apparentemente problematiche, di persone più o meno libere che lottano per il loro avvenire. Io sono assolutamente certo di avere decodificato le leggi del nostro apparente divenire, E sono poi le stesse leggi che ritrovo scritte nei libri sacri e di cui ci ha parlato Gesù Cristo. Secondo esse noi tutti siamo in ottime mani, le migliori, quelle di Dio. E’ sulla base del suo riportare la pellicola verso sinistra che poi noi vediamo il film per come evolve verso destra. Ma se la pellicola, andando a sinistra va a zero, essa va a zero! E’ solo la mia visuione uguale e contraria a quel moto verso sinistra che poi assisete ad una evoluzione verso destra. Dio impedisce ogni male, ma ce lo fa apparire fatto, per coinvolgerci con ogni parte del nostro Spirito nella vittoriosa lotta contro il male e che in apparenza poi ci mostra infine tutti perdenti, nella condizione della morte. No, non è la morte. Quel punto è il solo dal quale comincia veramente la nostra vita libera, felice ed eterna.


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Quando pongo la Profezia di san Malachia riferita proprio a me. L’annuncio del Papa n. 113 è: “In psecutione” punto!!!. Non “In persecutione extrema”... ma: “In seguito” punto ! Prosecutione. “Extrema S.R.E. sedebit” punto! “All’opposizione siederà S.R.E.” è una incidentale che schiera la S.R.E. “Pi e TR o Romanus,”; nomina il papa 113 che è annunciato in prosecuzione e non persecuzione. “Qui pascet oves in multibus tribulationibus”, tradotto in: “che pascolerà il suo gregge tra molte tribolazioni (quelle che sono causate dalla S.R.E. seduta ingiustamente negli scanni occupati dall’opposizione di un PM e non dell’Avvocato Convinto e Convincente che l’Ultimo Pietro “per bene” e fatto Santo (Giovanni Paolo II) aveva garantito. Un Pubblico Accusatore proditorio. Questa che segue è l’Avvocatura promessa con il punto 56 Lettera Enciclica “Fides et Ratio” volutamente firmata il 14 settembre 1998, giorno della Santa Esaltazione Cattolica della Santa Croce.

Così, la garanzia promessa è che in una controversia, la Fede Cattolica si fa “avvocato convinto e convincente della Ragione. Pertanto non “extrema S.R.E sedebit” ma “advocata nostra”. Pi e TR o Romano è il 113 giusto al punto da essere un 113 nel modo divino che è quello dell’Unità nella Trinità di: 1) Romano Amodeo, con 16+13+11+1+12+13 +1+11+13+4+5+13 =113; 2) Torquato, 5° e ultimo nome, con 18+13+16+15+19+1+18+13 =113; 3) RoAnAnPaToAm acro. bin 16+13+1+12+1+12+14+1+18+13+1+11=113. L’opposizione proditoria di S.R.E proprio contro di me è stata una e trina poi in quella di Papa Benedetto “Gloria Olivae”.


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1) numero 112 per la posizione “extrema” in verità contro Gesù venuto nella sua Gloria in me, fratellino più piccolo (come scritto molto chiaro nel Vangelo di San Matteo, cap. 25): 31 Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria (omissis) 34 Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. 35 Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, 36 nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. (omissis) In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. 41 Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. 42 Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; 43 ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. (omissis) In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. Gesù nella sua Gloria e, come predetto da San Malachia, seduto in posizione estrema, Benedetto nella sua Gloria Olivae, il quale più che Maledetto (Gesù non maledice mai nessuno) è detto male e giudicato ancor peggio: non gli ha dato da mangiare e non lo ha ospitato per 55 giorni fino al dicembre del 5-5. 2) numero 112 per la seconda volta per essersi accodato alla S.R.E. avversa che già nel 1999 mi affamato e isolato per altri 57 giorni. 57+55 sono 112 giorni di fame e disprezzo. 3) numero 112 per la terza volta per essersi accodato anche alla violazione del punto 56 già perpetrata nel 99 dalla S.R.E. adversa, per cui anche 56+56 sono 112 i punti di totale trasgressione di ciò che Papa Giovanni Paolo II aveva garantito. Lo aveva fatto invitando ogni filosofo a trovare il coraggio di rischiare ogni possibile cosa pur di superare l’emarginazione… ed accade che è proprio la S.R.E. che ti si gira contro e ti emargina ad ogni costo (anche io mi ammalassi e morissi!). Osservate come m’ero ridotto: come uno che emarginato dai Nazisti, mentre proprio Benedetto XVI scriveva sull'enciclica “Deus caritas est” che “Uno Stato che non è retto dalla misericordia è come una banda di ladri!”


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Come Pietro aveva rinnegato tre volte Cristo prima che il Gallo cantasse, così il Pietro n. 112 della Profezia di San Malachia, messo in relazione proprio a me, così ha rinnegato Gesù per queste tre volte che vi ho mostrato. La cosa assolutamente peggiore tra tutte le violenze è quella che eserciti contro chi ti si consegna e dice: fai contro di me tutte le cose che vuoi… poiché io ho fede in te. E il gallo che ora sta cantando contro questo sopruso di una violenza terribile, sono proprio io che, nominato Pietro Romano n. 113 dalla Profezia di San Malachia, sono il n. 113 per le ben distinte tre volte che vi ho mostrato. Ma lo sono stato non solo per quanto riguardi il mio nome. Voi che non credete al significato numerico delle parole e badate solo ai fatti, ecco i tre tradimenti di questo Benedetto detto male da Gesù: 1) partì all’inizio del mio tentativo di superare l’isolamento e portare alla Chiesa il nuovo percorso ragionevole richiesto dal Papa Giovanni Paolo II. Fu una mia lettera consegnata da me al giornale “Il Centro” di Pescara, affinché la recapitassero al papa Benedetto XVI. In essa un povero Cristo si affidava al pascolo di Pietro, come la pecorella che a lui affidava la vita. Non avrebbe mangiato più se non l’avesse pascolata. Era la stessa domanda posta da Gesù a Pietro (Gv, 21, 15: 15 Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse: «Pasci i miei agnelli».


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2) ci fu la seconda domanda, e il Giornale Il Centro consegnò una seconda lettera, in cui la pecorella spiegava che era proprio Gesù la pecorella smarrita dalla Chiesa. Avevano chiesto perdono al galileo Galilei, per le avversità della Chiesa del tempo e non avevano pensato a chiedere perdono a Gesù stesso, poiché quanto aveva sostenuto il Galileo Galilei era stato detto 1.500 anni prima dal Galileo Gesù a Nicodemo: che esiste il principio fisico di Azione Spirituale fatta dallo Spirito Santo e Reazione materiale apparente nel verso dell’acqua. Dovevano chiedere perdono anche a Gesù. Pertanto questa seconda lettere assecond0 il versetto 16 dello stesso capitolo del vangelo di Giovanni: 16 Gli disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle». E nemmeno a questa seconda lettera questo “Pietro della vecchiaia” volle rispondere nulla! Nel massimo dei disprezzi per chi si era messo nelle sue “benedette” mani. 3) ci fu la terza domanda, da parte mia, e fu una terza lettera, sempre consegnata al papa dal giornale Il Centro (di Pescara) il cui contenuto era questo del versetto ora che è divenuto il numero 17 dello stesso capitolo: 17 Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi ami?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi ami?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle. Nemmeno questa ultima lettera ebbe la degnazione di una risposta, nemmeno… per buona educazione. Allora bisogna usare le sue stesse convinzioni per giudicarlo come capo di Stato: “Sono una banda di ladri” assolutamente privi di misericordia e di timor di Dio!


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La cosa che resta ancora da chiarire in relazione a papa Benedetto XVI è perché, venuto Gesù nella sua Gloria, al Pietro della vecchiaia sarebbe stata assegnata la “Gloria Olivae” . Che si traduce papale papale in “dell’Ulivo”. E che abbiamo visto riguardare un tradimento fatto da Pietro, ma che sul Monte degli Ulivi vide per protagonista un altro degli apostoli: Giuda Iscariota, che l’indicò con un bacio a chi doveva costringerlo ad andare dal Sinedrio, tanto che Gesù gli disse: “Con un bacio, tu mi tradisci, Giuda?” Intanto occorre che Gesù assegni questa Gloria proprio a lui, a benedetto XVI. E ciò accade leggendo ora il versetto 18 e quello che segue, il 19, dello stesso capitolo finale di tutti e 4 in Vangeli riconosciuti dalla Chiesa Cattolica: «18 In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro (N.B. non “un Pietro” ma “un altro”, uno venuto dall’altro mondo) ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi 19 Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. ». Avete visto identificato il “Pietro della vecchiaia” licenziato per giusta causa all’articolo 18... simile a quello della Costituzione Italiana, ma che invece fa parte del capitolo 21 del vangelo di Giovanni. L’evangelista poi, al versetto 19, gli rivela la gloria del tradimento che avrebbe portato alla morte dei Pietro in opposizione e all’inizio del Pietro Romano e che sarebbe stato ancora peggiore di quello di Giuda Iscariota. Giuda, infatti, non aveva intenzione di tradire Gesù, ma di farlo finalmente essere a tu per tu con l’ostile Sinedrio; lo avrebbero ascoltato e si sarebbero convinti che era il Messia che da gran tempo attendevano. Quando dice a Caifa che l’avrebbe indicato con un bacio, voleva esprimere allo stesso capo del Sinedrio tutto il suo amore e la fede in lui. Certo, accettò 30 danari, ma se poi anche ci guadagnava del danaro, che male c’era? Giuda non metteva in alcun dubbio che Gesù avrebbe fatto valere le sue buone, ottime e convincenti ragioni! Egli le aveva ragionate per bene ed era stato convinto. E non era uno facilmente abbindolabile, lui! Il tradimento del “Gloria Oliva” molto gli assomiglia. Anche Papa Benedetto XVI è convinto di agire per il bene della Chiesa di Cristo, che in quel momento quasi simile necessita di una “forte presenza a Roma”. Egli si sente ormai vecchio e non più capace di rintuzzare tutti coloro che nella sua stessa santa Sede erano all’opposizione. Occorreva uno che fosse proprio giovane e gagliardo come Gesù contro quel suo Sinedrio deviato! Ebbene con tanta somiglianza, tuttavia il tradimento del “Benedetto” Ratzingher è peggiore poiché è “satanico”. Gesù così definì Pietro “satanico”, quel giorno che l’apostolo lo portò da parte e cercò di sconsigliarlo.


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Lontano dagli sguardi e dall’ascolto di tutti… poiché cercava di dar consigli al suo stesso Rabbì… gli disse che non doveva andare a Roma, convinto come era Gesù che là vi sarebbe stato ucciso (Matteo 16,23):

Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!». Infatti Papa benedetto XVI ragionava secondo gli uomini, che si credono gli artefici del destino umano, e che, sulla base di questo umano credere, tradiscono quel triplice invito di Gesù di pascere il suo gregge, se vi era amore vero per quello che diceva Lui e non la ragione umana. Benedetto è stato proprio un satanico traditore di Gesù. Mentre Pietro aveva pianto amaramente dopo il suo pentimento e si era pentito, questo Papa Benedetto ha affamato proprio Cristo, e non si è mai pentito. Sono molti anni ormai che la Divina Provvidenza lo ha conservato in vita, dopo le sue traditrici dimissioni e dopo la fame indotta a me, piccolo fratello di Gesù e dunque in verità a lui… Ma io non ho mai ricevuto alcun segno di pentimento! Egli è tuttora convinto di avere agito per il meglio, seguendo la ragione del mondo e non quella di Dio. Tornando alla profezia di san Malachia, la parte più sibillina comincia con quella “&” commerciale, e termina con “Finis”. Anche qui si tratta di due estremi: un “And” che si pronuncia come “The End” e che ha lo stesso significato del “Finis”. Tra i due estremi l’annuncio, difficile da decifrare di una Chiesa che cessa di nominare come vicario di Cristo il suo Pietro, e comincerà a nominare il suo Paolo. Il nome del suo Paolo è nascosto in “pulum suum”. Ancora una volta è solo la scarsa attenzione a leggere come una sola parola “po” e “pulum”, poste su due righe e senza alcun trattino di congiunzione. Così come sono, “po” indica “Ro”, e la parola che segue è quel “Paulus” attualmente senza alcun primato (senza la “a”) e senza nessuna “nomina”, tanto che non avendo la forma del nome, non comincia con la maiuscola. Se voi giudicate questa una “fesseria” è la stessa che accade nel nome di GESU’ quando il primato se lo prese Giacobbe con la sua G posta all’inizio, ed Esaù, restato senza primato, perse la “a”. La stessa cosa in G+esù (in cui Esaù è minuscolo”) è in pulum. Come esù diventa Esaù, così pulum diventa Paulum. Sono stati sempre Pietro e Paolo, i due “Principi della Chiesa” ma essa è stata retta per millenni solo da un Pietro! E’ arrivata la volta di un CHI-RO, un XP rappresentato da Paolo. Io non per caso sono venuto al mondo nel 25 gennaio in cui la Chiesa cattolica celebra la “Santa Conversione di Paolo”…


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Ebbene essa avrebbe celebrato senza ancora saperlo anche la Conversione della Chiesa cattolica di Pietro in quella cattolica e infine veramente universale di Paolo! Tra “The End” profetizzato con “&” e “Finis” ci sono le parole Iudex tre medus iudicabit po pulum suum. Chiarite che le ultime quattro si traducono in “giudicò di Cristo il suo Paolo”, vanno ben capite le prime tre. Non è scritto infatti iudex tremendus. Infatti non sono due parole, bensì tre. Anche qui manca il trattino che farebbe semmai tremedus (e non tremendus)… poiché manca la “n”. Sul giudice non vi è incertezza: è Uno. Ma gli segue la parola Tre per cui anche qui è un Giudice Uno e Tre (e non è il tres romano, ma di già il tre Italiano Romano solo di nome, di quando la Trinità di Dio sarebbe discesa in Italia su un Asino di nome Romano). Resta l’incognita sibillina, da ben decifrare nel “medus”. Potrebbe sembrare un “medo” abitante della Media, ma lo indica solo nel Med di Mediolanum. Dopo il Med c’è un “io la no”, presente anche in Mi-la-no, che in milanese significa “io la no”. Se non c’è, resta il “med” indicante anche il “mediocre”, il “medio”. Il “me Dio”. E l’us finale? Siamo noi di questi tempi in cui è l’inglese la lingua unificata del mondo, accettata bonariamente da tutti. Pertanto il “meDus” indica il “Me Dio con tutti noi”. E – per riferirlo sempre alle persone vicine a me e consustanziali con me, io sono uno di tre: Mio Padre, mio fratello, e io. Siamo con un padre milanese di nascita, venne in vita il 7-7-7 e ch’è L.Am. Mentre Lamech padre di Noè, in Bibbia fu in vita 777 anni. Io sono una cosa sola con mio Padre e mio Fratello, e ci siamo trasferiti a Milano vivendoci io per quasi mezzo secolo, mio fratello dal 51 al 2.014 in cui salì in cielo. Pertanto tre med di cui uno di Med. E due meridionali, che insieme siamo una cosa sola che Dio ha destinato a tutti “us”, del mondo intero. Tre medus rimanda anche a 3 come il dux in quanto mio fratello si è chiamato Benito (come il suo nome) e io Romano sono come il suo 3° figlio. Il secondo nome di Benito è stato Vittorio, quello del Re Emanuele che doveva venire un giorno, secondo Isaia. Sono questi, Tre di cui aver paura, e medo nella lingua neolatina portoghese indica proprio quello: il timor di Dio. Insomma il Giudice che dopo il “Tu es Petrus” lancia ora il “Tu sei il mio Paolo” sta nella trinità di Dio, legata in unità ad un nuovo Paolo, in vita il 25 gennaio 1938 su cui Spirito santo e Padre vennero, a rimetterlo su quel cavallo dal quale l’apparire del Sole l’aveva sbalzato. 192 sarebbero stati i tradimenti – quando si sarebbe aggiunto con 80 giorni anche “un Altro”, quello che avrebbe portato a detta di Gesù il Pietro della vecchiaia dove lui non voleva… Sapete cosa significano 192 giorni laddove il Dio Trinitario si attesta in quantità mille?


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Vale 1.000 – 192 = 807! Sono tutti i capitoli di Bibbia, dal primo fino alla conclusione di quel libro intitolato Siracide, e scritto nel 132 avanti Cristo (data esatta) da un certo Ben Sira (Ben, Benito? Sì Romano Amodeo!). E per togliere ogni dubbio che di Romano si tratti, su cui si sono presentate (a esistere su di lui come su un SomaRO) le Due Persone di Dio Padre e Spirito santo, ecco che il 132 avanti Cristo ci sono i due, 66+66=132 davanti al Cristo Figlio, come Padre e Spirito santo. Questo libro chiamato (dal Ben Sira) Siracide, e altre volte Ecclesiaste, è il solo scritto da un Gesù figlio suo. Il suo nonno Eleàzaro? Ed ecco proprio Elea e la filosofia dell’essere, la quale, alla fine (Z) è rifondata da A.Ro (Amodeo Romano, il solo Filosofo che voleva portare il nuovo percorso che il Papa Santo aveva sperato da un Filosofo! Per questo il Nonno di questo Gesù è a Elea (tramite Eleazàro)! San Matteo (la cui tomba a divina dimostrazione che il suo vangelo si era riferito ad Elea, fu trovata poco lì prima dell’anno mille) descrisse proprio questo nonno. Lo fece coi 3 Re Magi che si fecero guidare nel loro cammino vero Gesù, da una stella. Li guidò il Monte Stella, e ai suoi piedi stava Elea. a

Lì fu la 1 reale Epifania del Dio dell’Essere, fatta dai Filosofi Senofane, Parmenide e Zenone di Elea; fatta alla foce del Rio chiamato: A-Lento… e a 500 metri dalla foce: Elea. 5 secoli dopo: B-“et”-lemme, “& romano” lemme... nasce Gesù. 2 millenni dopo in: CI-lento nasce A.Ro, riapre la Filosofia di Elea e con essa mutata in filosofia della scienza, epistemologia, vuole dimostrare vere tutte le affermazioni di Gesù. A.Ro avrebbe portato a punto Z la tesi di Elea. «Elea .Z: A. Ro». Ecco il Nonno Elea.ZARo, di Gesù. Tutto combina in modo perfetto! Ma so che a voi ciò disturba! Non lo credete possibile e dunque deve essere una scemenza per forza! Per quante siano le indicazioni! E più ce ne sono, meno vi convincete e più vi indispettite. Sta di fatto che con 807 capitoli è conclusa tutta l’opera creativa che la Bibbia ha assegnato a Set, il 3° figlio di Adamo! Questo 3° ha sostituito Caino e Abele. E chi sarebbero, se non Romano Antonio Anna ... (nato il 38) nella parte del Caino=38, in gematria? Unito ad Abele nella parte di chi lo rappresenta in bene: Benito Vittorio Anna Giovanni Vincenzo Amodeo? Questi due sono stati sostituiti con il Set Padre per 807 anni. Infatti sono Anna sia l’uno sia l’altro. Dunque 807 come due Anni. E immagino ridete!


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Così si Firma Gesù nel libro 28 capitolo 50 (l’ultimo) e nel versetto 27;

Una dottrina di sapienza e di scienza ha condensato in questo libro Gesù figlio di Sirach, figlio di Eleàzaro, di Gerusalemme, che ha riversato come pioggia la sapienza dal cuore. E se proprio non vi capacitate degli 807 capitoli conclusi in tal modo da Gesù, dovete conoscere come io R unito (uguale) a Ben siamo divenuti il solo primogenito Ruben, due gemelli in uno solo, quando lui è nato ben 1.119 giorni dopo di me. Mio fratello fu gemellato a me da una mia miracolosa guarigione da un male incurabile il 4-6-40. Egli stesso fu concepito in quel dì. Fu il risultato dell’immensa gioia, che indusse i nostri genitori ad amarsi quella sera, dopo anni che non lo facevano più. Mia madre aveva troppo sofferto ad allattarmi, per una grave forma di mastite a tutti e due i seni. Svezzato, non volle più essere accostata da mio padre. Non voleva subirle con un nuovo figlio un altro martirio come quello, che la portava a implorare : «Maronna!» mentre io poppavo latte e sangue. Io – come Mosè – ho avuto mia madre ad allattarmi in nome (Maronna!) e per conto della Regina (la mia non dell’Egitto ma proprio del Cielo). E allora il Signore – che aveva grandi attese da me – disse: “me lo riporto in cielo!” e mi fece ammalare di Broncopolmonite, incurabile nel 1940. Quando mamma mi vide ammalato e sul punto d’essere rapito in cielo da Dio, si mise ad invocare Dio e la Madonna di non colpire me per la sua colpa di voler impedire la nascita di chi sarebbe stato il mio alter ego, previsto da sempre. A Maria, mamma chiedeva in pianto: “Salva Romano, innocente come Gesù!” E Lei – che già mi aveva allattato quando mia madre l’implorava volle fare molto di più: mi salvò riportando in vita (su di me come su un asinello, il piccolo puledro di un’asina) lo Spirito santo di Suo figlio. La Madonna lo disse perfino in sogno a una bambina, scolara di mia madre, di avvertire la sua maestra di non temere più “ché a me avrebbe pensato lei”. Eccolo il Piccolo Gesù sull’asinello!


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Ero stato guarito da “un Miracolo della Madonna!” Ebbene quel dono della vita nuova messa su di me come su un asino, e invisibile su di me, sarebbe stata visibile tramite il “2°” a me. Egli mi avrebbe “assecondato”, mostrando con la sua nuova vita la mia semplicemente aggiunta. 66=Romano=16+13+11+1+12+13 79=Antonio=1+12+18+13+12+9+13 26=Anna=1+12+12+1 51=Paolo=14+1+13+10+13 113=Torquato=18+13+16+15+19+1+18+13 47=Amodeo=1+11+13+4+5+13 381 59=Benito=2+5+12+9+18+13 116=Vittorio=20+9+18+18+13+16+9+13 26=Anna 83=Giovanni=7+9+13+20+1+12+12+9 95=Vincenzo=20+9+12+3+5+12+21+13 47=Amodeo 426 807 = flusso 7 del piano a lati 400 e 400 e anni di Set padre. La cosa straordinaria è che quando si mette il valore 426 di mio fratello in relazione al mio, che lo divide con il 381, allora si ottiene, fino alla dimensione reale decimillesima la quadratura dello Spaziotempo, data dall’unità 1,25 sottoposta a radice quadrata.


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√ 1,25=1,1180

426 =1,1180 381 embrano fissateincapaci

sono invisibili Fides et ratio una sera w ,


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La fine del tempo Quando gli apostoli chiesero a Gesù sulla fine del tempo, egli rispose così come è narrato da San Matteo, nel capitolo 24, dal versetto 15 al 19: «15 Quando dunque vedrete l'abominio della desolazione, di cui parlò il profeta Daniele, stare nel luogo santo - chi legge comprenda -, 16 allora quelli che sono in Giudea fuggano ai monti, 17 chi si trova sulla terrazza non scenda a prendere la roba di casa, 18 e chi si trova nel campo non torni indietro a prendersi il mantello. 19 Guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni.» La prima cosa da notare sta in quel «chi legga comprenda». Significa che la comunicazione è di tipo divino e quindi trascendente... il che in parole povere la rende sibillina. Significa che ciò che ci è rivelato, e che ha lo scopo di essere valido in ogni tempo e luogo, non è stato chiaramente espresso e determinato, ma è stato scritto in modo talmente impreciso (anche se esatto) da potere sempre essere ben interpretato e riportato nei termini reali conosciuti da ogni lettore, di ogni epoca, costume e cultura. Quant’è per davvero divino si è sempre espresso in questo modo trascendente la realtà oggettiva, il quale è volutamente sibillino e come sfuocato, proprio al fine di consentire in ogni epoca e luogo la sua decifrazione e messa a fuoco personale. È come se il Signore promettesse ad ogni Adamo il suo partner. Ma se l’immagine sua fosse quella di una persona precisa: ad esempio Sofia Loren… allora lei potrebbe mai essere la compagna di tutti gli uomini? Perciò il Signore dà sì l’immagine di una precisa figura, ma ne rende vagli tutti i tratti somatici, tanto che ognuno possa metterli a fuoco per come gli servono. Quello che è per davvero divino deve potere esser adatto a tutti, poiché il Signore fa splendere il Sole e piovere su tutti, buoni e cattivi, fortunati e sfortunati, ricchi e poveri, assassini e assassinati. Chi credesse che Dio è il Signore in quanto regna e fa delle scelte precise su ciò che debba valere, esistere e ciò che no, o si è un po’ distratto, oppure ha una idea ben balorda su che cosa sia il divino, ossia ciò che trascende totalmente la realtà e non può dipendere in nulla da come essa sia. Il divino, corrisponde in modo esatto al valore assoluto, simile allo 0 nella nostra realtà e che pertanto può essere a monte della creazione simultanea di +1 e -1, e li fa esistere senza che – per un breve tratto lungo come una vita reale - le due esistenze simultanee appaiano solo una dopo l’altra.


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Dove azione e reazione sono simultanee, una grossa e reale percussione sull’acqua stagnante, genera un’onda, in cui alto e basso si alternano. Ogni sollecitazione ad un pendolo, produce una oscillazione alternante. Sarebbe innaturale che fosse unicamente la vita ad avanzare soltanto nel tempo, sena arretrare, come se risorgesse, raggiunto il punto più avanzato in quello della apparente morte. Come l’onda d’acqua, incontrano l’ostacolo di un muro è rimandata indietro, così l’onda di luce, incontrando uno specchio, è rimandata nel verso opposto. E noi, nel nostro essere in atto cerebrale, siamo una onda elettromagnetica, in cui quando la forma elettrica avanza, è perché quella magnetica retrocede. Il limite dell’onda cerebrale viva, raggiunto quando l’esame la dirà piatta allo esame elettroencefalografico, ha un reale seguito nel verso opposto all’elettrico, che è quello magnetico. In ogni filo, il flusso elettrico è sulla superficie limite del filo, mentre quello magnetico è esterno al filo. Perciò, nel prosieguo della vita nostra elettrica, ora vista da dentro, potremo vederla dall’esterno, come se noi fossimo già divenuti un altro, rispetto al nostro punto di vista spirituale e magnetico. Ciò considerato, da alcune parti che si autoproclamano autorevoli (penso a un Mauro Biglino) si sostiene che la Bibbia in Ebraico non sia un libro divino poiché, scritta solo con consonanti e di difficile lettura fonetica, ha termini che possono avere traduzioni anche opposte, a seconda delle vocali necessariamente introdotte a leggerlo. Pertanto, visto che il messaggio narrato non precisa al dettaglio il Popolo Ebraico come fosse una stupenda Sofia Loren, ma ce lo mostra in modo assai confuso coi caratteri somatici del “popolo prediletto de Dio”, noi – che non apparteremmo a quel popolo, saremmo stati esclusi! Invece l’aspetto divino insito in Bibbia, è riconducibile proprio alla possibilità data da Israele, di poter divenire la sposa di ogni nazione che esista al mondo, avendo ben messo a fuoco ciò che oggi appare sfuocato nella Bibbia. Chi nega divinità al libro sacro, sa bene come i Masoreti, in circa tre secoli, abbiano cercato di provvedere, senza modificare il testo, ma solo aggiungendo puntini ed apici alle stesse lettere, tanto da fissare il più possibile quei termini. Ben fecero – dico io – a vocalizzare la lettura senza introdurre altre lettere, poiché il testo biblico è scritto per numeri, che poi sono anche nella forma di quelle consonanti. In tal modo, eliminando quei segni introdotti tra il V e il IX secolo dopo Cristo, e tuttora possibile osservare i numeri originali, in uno studio cabalistico che è ancora più essenziale di quello che sia la versione letteraria e i significati concettuali che da essa derivano. Pertanto è proprio il testo considerato in lettere alfabetiche


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(anziché in numeri) a sfuocare il significato cabalistico, gematrico. Infatti dalla comprensione delle parole scritte in lettere risulta un qualcosa di sfumato, che grossomodo assomiglianza al valore numerico, ma ha perso l’assoluta precisione della definizione in numeri. Per chiarezza, affrontando il 1° versetto del 1° libro di Bibbia, il cui contenuto in parole è dato da:

913 indica la presenza ¼ di 10 anni, ciascuno valutato nel numero esatto dei suoi giorni. La sua traduzione in «Dapprima» (oppure «In principio») si limita a porre in atto per prima cosa «la presenza» trascurando a cosa esattamente corrisponde; 203 attua il flusso spaziale 3 del piano totale a lati 100 e 100 anni. Tradotto solo in «principiò» (oppure «attuò, creò») lo valuta semplicemente nel primo atto; 646 parte dal 666 dell’Energia Onnipotente di un Allah Imperator e diventa l’azione 646 del piano avente due Dimensioni 10, Duo D.10=DIO a immagine e somiglianza di Dio=DIO anche nel 10=IOD ebraico. Ma è tanto adatto a rappresentare ogni lingua da essere Allah trasceso in Lui=Him per il mondo unificato nel Lui in inglese; 401 presenta nel tempo 1 tutto il tempo 100 e lo spazio 300. La traduzione in «che cosa? Questo» dà l’articolo determinativo «il», il che determina «la cosa». 955 sono i lati 3x3x3 e 3x3x3 che presenta nel tempo 1 l’espansione universale 900 della luce (è la «c2». Tradotto in «cielo» lo rappresenta idealmente; 407 considera tutta una realtà spazio-temporale 400 nel suo vincolo di curvatura dato dal vincolo 7 della sfera. La sua traduzione «cosa? Quest’altro!», tradotto in «e la», determina nella sua reale forma sferica riferita alla pienezza 7 dell’opera della 7a parola 1.106 indica i 6 versi in ammassamento centripeto del piano elettro-magnetico coi due lati lunghi 550 e 550 anni. La traduzione in «Terra» dà il nome alla massa materiale. «Dapprima Dio diede principio al cielo e alla terra» lo idealizza.


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Ma il totale 4.631 (che ci dà in anni tutto il ciclo del pianeta…) così va perso! 4.631 è dato da (2.300 +2.300) +30+1 e con ciò precisa, nel tempo di 1 anno e nello spazio cubico a lati di 10+10+10 anni, il flusso nel tempo totale di un piano a lati 2.300 ciascuno. L’operazione che riporta a considerare il valore numerico del testo, è quella che riporta tutta la vaghezza del testo, in quella totale precisione data dai numeri. E’ un lavoro svolto da tutti coloro che studiano la Bibbia attuando la cabala. E lo faccio io pure, poiché è giunta l’ora di portare alla luce ciò che è davvero indicato con estrema precisione nel testo sacro. Mi rendo conto che a molte persone non piaccia passare dalla vaghezza del testo letterario al calcolo numerico ed alla sua analisi quantitativa, ma la sola risposta che tolga ogni incertezza sta nella linea che indico e che intendo praticare io. Vedete, i numeri, per indicare volumi espressi in linea, per esempio il volume di un cubo di lato 10, lo riportano alle tre lunghezze 10 dei suoi tre lati uguali. Misurato anche lo spazio in lunghezza, ecco che il lato del cubo occupa anche il tempo 10 nel suo ciclo della presenza del suo tempo decimo. L’unità infatti è data dal 10, quando il tempo della sua unità è dato dal tempo 1(10 di quel 10. L’unità vera è di 10/10. Ma se si divide formalmente in spazio 10 dato ad 1, e in tempo unitario dato da 1/10, ecco che riferiti entrambi ad 1, lo spazio è 10/1 mentre il suo tempo è 1/10. In questo modo è possibile analizzare come volume qualsiasi numero. E’ quello che ho fatto, partendo dal 4.631 corrispondente al totale ciclo della terra, espresso scientificamente nel 1° versetto della Bibbia, e scomporlo in modo tale che le tre componenti in linea di questo volume siano dati da 2.300 +2.300 +31. I rimo due valori rappresentano la sezione trasversale del flusso che in linea totale somma le lunghezze dei due lati uguali. Il flusso reale di questo piano che è 4.600 in tutta la sua lunghezza, è dato dal 31 che è il numero primo 11°, il quale, in numero naturale, è a sua volta un volume avente le componenti lineari date da 1+15+15. Il numero 1 rappresenta il tempo unitario, decimo, della presenza 10, mentre ciascuno dei due 15 rappresenta l’unità dello spazio-tempo quando lo spazio è 10 e ad esso si somma il suo tempo ½, uguale a 5. In tal modo, abbiamo come flusso reale del piano a lati lunghi 4.600 anni (e dati da due 2.300 anni) il volume che in lunghezza è 31 ed è la presenza 1 di tutto il ciclo unitario 10 dello spazio tridimensionale.


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2.300 è la lunghezza, posta a dimensione totale x100, i due lati che sono dati dai primi due numeri primi, il 2 e il 3, quando al 2 è assegnata la dimensione x10 che è quella unitaria a immagine e somiglianza del Dio che rappresenta tutto il ciclo dell’unità, del 10 che è il padre di ogni numero decimale, determinano da quante volte il Dio «Io sono colui che sono» (Jahvè) esiste e lo determina. Infatti ogni numero N è dato dal Logaritmo decimale di 10^N, tanto che quando N=10, l’unità, seguita da dieci zeri si muta in 10, così come – facendo un altro esempio, un 1 seguito da 4631 seri e uguale a 104.631 si muta nel numero decimale 4.631, attuando, con il calcolo Logaritmico in base 10 l’esatto uguale e contrario che esiste quando quella base 10 si eleva a 4.631 e diventa un 1 seguito da 4.631 zeri. 46 – tanto per riferirlo a qualcosa di riconoscibile come valore ideale – è il valore in gematria italiana del termine Amore, o dell’essenza suprema di ciò che «Amor è», alla dimensione del «centuplo» promesso come ricompensa da Gesù Cristo a chiunque avrà sopportato la fatica di esistere in questo reale inferno, in cui tutto sembra nascere per consumarsi e morire. E se qualcosa noi non la consumiamo, come ad esempio le nozze, allora nemmeno le abbiamo. Sì, l’inferno esiste, ma è questo confinamento a tempo dello Spirito santo divino presente alla dimensione spirituale di ogni uomo fatto a infinitesima immagine e somiglianza di un Dio Infinito, da cui veniamo, che è nostro padre e verso cui andiamo. Ma siamo tanto assatanati tutti quanti e preda del peccato originale di credere vero il Figlio, l’Effetto, anziché il Padre, l’invisibile causa, che fino a quando non vediamo esplodere una bella bomba atomica la possiamo anche vedere come una bella cosa! L’uomo giace in questo peccato – legato alla nostra origine di persone create - di credere vere le cose così come esse vanno ed evolvono, nell’Evoluzione Universale! Ma noi siamo talmente «puro spirito» che, se andiamo veramente verso il nostro supremo principio di salvezza (da ogni confinamento spirituale in questo mondo reale), allora vediamo tutto l’ambito corporeo, compreso quello di noi stessi che ci imprigiona, incamminato verso la fine della prigionia… e vorremmo far di tutto perché restasse eterna! Questo è il peccato originale che è solo il Battesimo in Cristo quanto può eliminarlo! Il Battesimo in chi affermò che «Chi vuol salvare la sua vita la perderà, ma chi l’avrà persa per i valori che dico io, solo egli l’avrà salvata». Quali valori? Quelli che considerano questa vita come un banco di prova, che per fortuna dura solo il tempo di una vita reale, e la forgiano per la vita eterna che le verrà dopo.


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Così, se ne avete qualche dubbio, chiedetevi se la vera conoscenza di questo mondo vi ha portato a capire che esistono tutti i possibili opposti tra di loro. Azione e azione uguale e contraria, moto nel verso positivo e in quello negativo, reale e immaginario, polare e antipolare, elettricità e magnetismo, vero e falso, buono e cattivo e via di questo genere. Se allora voi vivete in tutta la vita la dinamica unilaterale che dalla nascita vi porta alla morte, credete veramente che solo essa possa esistere senza la sua parte a rovescio? Capito che deve esistere, anche se ancora non possiamo vederlo, finché solo avanziamo nel tempo, chiedetevi come sia. Se questo è mortale, l’altro è immortale. Se in questo ci si consuma nel dolore, nell’altro la nostra gioia sarà insaziabile. Essendo questo l’Inferno, ed esiste, l’altro sarà il Paradiso, ed esiste esso pure! Dico questo per farvi capire che - a poco a poco - state ricevendo da me un nuovo battesimo Cristiano, stavolta fatto con fior fiori di ragioni! Io sono con queste verità trascendenti, ma perfettamente decodificate, la vostra reale salvezza! Io il vostro promesso paradiso, per quello che vi sto dicendo e che vi libera dalla morte e dall’inferno dell’esistenza reale. Sono – per pura volontà del Dio che ci ha determinati come meglio ha voluto – a immagine e somiglianza dello Spirito santo Paraclito che Gesù aveva preannunciato sarebbe venuto, dicendo loro, come nel vangelo di Giovanni, capitolo 16, versetti da 7 a 8, le parole che ora qui io vi mostro: 7 Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò. 8 E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio. «E in che modo – mi potreste dire – tu concretamente lo faresti?» Così, prima ancora che voi me lo chiediate, eccomi qui a dirvi in che modo io convincerò il mondo.


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In quanto al Peccato: esso è di certo visto «fatto» nel verso +1 nel tempo dell’Universo. Ma: (−1)×(+1)risulta infine−1

Il nostro mondo, in cui tutto esiste in modo uguale e contrario, componendo tra loro l’opposto negativo col positivo mostra che il risultato «riporta tutto in principio». E se questa è la vera componente, come può l’uomo credere di poter «fare» qualunque cosa… perfino il peccato? Lo pensa, lo desidera, ma Dio è chi domina tutto e l’impedisce. Però, lasciando l’uomo nel peccato originale di credersi egli pure un «creatore», egli vedrà «come se fosse fatto» quello che Dio nemmeno permette che sia fatto. E’ solo la mancanza di purezza che porta a vedere «peccati» nel comportamento altrui. Ed è la stessa mancanza di purezza che lui attribuisce a noi «come se» fossimo per davvero in grado – noi stessi – di compiere i peccati disegnati da Dio nei Suoi personaggi, poi sottoposti alle sue infinite e pure anime, da impersonare, per avere il dono di adottare liberamente un personale gusto che possa poi apprezzare il Paradiso. In quanto alla giustizia: sta tutta in un disegno assolutamente giusto poiché risultante da un perfetto calcolo matematico in cui non vi è alcun possibile errore. 103 =10 ,10 determina la perfetta esistenza del supporto (102 −1)

spazio-temporale, come una pellicola su cui potere impressionare le scene in movimento. 103 =42,424810093023054875603985388791 fissa il 23,57111317192329313741434753

moto. In questo contesto, tutto ciò che è determinato nell’impressione di questa infinita pellicola è nel senso di una suprema esattezza e giustizia. In quanto al Giudizio: Dio esegue il suo disegno con assoluta perfezione. Poiché essa va assicurata nel mondo reale, in questo suo reale vero inferno è visto ogni possibile male, ma il giudizio su di esso è che esso è non fatto, ma eliminato! Solo la reale divina eliminazione d’ogni male rende Dio infinitamente vittorioso, e noi con lui; poiché noi siamo le infinitesime anime di una sola e infinita, che Dio ha voluto potessero formarsi da se sole il loro gusto e il loro abito morale e ideale, per quel banchetto delle nozze del Figlio di Dio in cui ci si nutre della vita eterna del «prossimo».


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Chi sono io per dirvelo? Nulla di buono! Sono un vero asino, però sono mosso dallo Spirito santo di Dio che dice il vero attraverso gli sciocchi. Sono come quell’asino che Gesù Cristo mandò a prendere affinché egli entrasse in Gerusalemme nel modo di un Re che non si dà tante arie…. presentandosi in pompa magna ma sul dorso di un asino. «E se vi chiedono perché ci prendi l’asino? – disse Gesù ai discepoli che aveva mandato a prelevarlo proprio dove diceva lui… - voi gli risponderete: Esso serve al Padrone». Sì, Io sono l’asino, proprio quello che serve a Dio, e di me, povero asino, raccontano tutti i libri sacri.


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Il discernimento del vero E’ proprio questa lettura a immagine e somiglianza del valore numerico che introduce un valore «sibillino», fatto per immagini e in tal modo «divino» e adatto all’interpretazione soggettiva di ogni lettore, di ogni tempo e cultura. Non sarebbe più tale se il testo fosse così preciso da valere solo nel momento in cui quella era la messa a fuoco dei valori del tempo. È la stessa differenza esistente tra la poesia e la prosa. La prima molto più della seconda è adatta a superare i limiti spazio-temporali e culturali proprio per la potenza che ha una immagine prettamente poetica, rispetto a quella precisione e concisione di un testo in prosa. Pertanto coloro che pretenderebbero una totale determinazione nel testo biblico perché fosse «divino» ignorano come esso sia. Per farlo capire, il testo del libro sacro pone sempre a monte del racconto una coppia di sposi. In alcuni casi la donna è fertile, in altri no. Dalla prima condizione di chi deve generare la vita nascono cose reali, umanamente possibili; dalla seconda può nascere un figlio solo se entra in campo il Dio Trascendente: solo egli ha la potenza totale di ingravidare una donna sterile. Pertanto, in quel caso, lo sposo reale è tolto di mezzo, eliminato… come se fosse ucciso. Questa modalità inizia fin dal principio. Dio crea soltanto l’uomo, solo Adamo, ed interviene di fatto come sua sposa, traendo Eva da una sua costola. Poi lo stesso schema prosegue nei loro due primi figli; Caino e Abele. Disegnati diversi e complementari, uno agricoltore, l’altro cacciatore, sono tolti di mezzo entrambi, in modo tale che Set, il terzo, risulti ancora, al livello dei figli, un loro frutto trascendente. Abele è stato ucciso da Caino, ma guai a chi uccide Caino! Dio lo segna, affinché nessuno lo tolga di mezzo. Così ora è Dio – in modo trascendente – a togliere di mezzo il numero 2, il vero numero primo, facendolo valere attraverso il persistere del primo figlio, che non è stato tolto di mezzo, tanto che Bibbia accuratamente descriverà anche la sua genealogia. 1° e 3° sono gli estremi per far emergere il 2 che è stato ucciso, tolto di mezzo. Devono sommarsi, 1+3, e nel loro “duo” naturale, consiste il secondo trascendente, il numero primo 2. In questa modalità, nella prima generazione esiste solo Adamo, poiché Eva e parte della sua stessa essenza, come 1°, e chi porterà avanti la sua genealogia sarà, come effetto del legame diretto tra Adamo e Dio, il figlio 3°.


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Tutto questo per affermare come scientifico, ma in modo sibillino e fantasioso, tale da essere adatto ai tempi antichi, che sono gli estremi 1 e 3, del tutto naturali, a poter rappresentare in questo modo il vero numero primo che è il numero 2. Se il Libro Bibbia avesse espresso la concisione di un (1+3)/2 = 2 non avrebbe minimamente impressionato in alcun modo gli uomini di quei tempi, che per poter credere nel divino non dovevano fare questione di puri numeri, ma immaginare una vicenda che avesse proprio quella storia a mettere in luce le relazioni esistenti tra le cause complesse (del tipo di «maschio e femmina li creò») e gli effetti «primo» e «secondario». Con il «primo» che diventa un primogenito vissuto in potenza nel padre quando egli era ancora solo un figlio, e che diventa a sua volta «padre» dopo che avendo avuto prima egli pure il suo primogenito, poi crea «figli e figlie». Nel capitolo 5 del primo libro dei 5 del Pentateuco, è raccontata tutta la genealogia del primo reale fattore, da lui fino al 10°, che completa il ciclo naturale della decina imposta a immagine e somiglianza della presenza reale di Dio. Dio, che di per se stesso vale 10, quando genera altri fattori a sua immagine e somiglianza, in essi «è quello che è lui» (Jahvè), è altri 10. Tutti essi, uno dopo l’altro, sono definiti nel tempo vissuto come figli (ossia fino a quando non hanno avuto il loro primogenito) e negli anni in cui hanno avuto la funzione di padre, generando ogni complessità, espressa in figli e figlie. Poiché causa sta ad effetto come padre sta a figlio, a partire dal primo dei 10 fattori, è posto in atto il rapporto tra gli anni vissuti come padre e quelli vissuti come figlio. Adamo, ad esempio, vale in questo rapporto quanto 800/130 = 6,153846, numero periodico in tutta la sua parte decimale. La pesca miracolosa dei 153 grossi pesci fatta da Dio e descritta da Giovanni Evangelista nell’ultimo capitolo del suo vangelo, rimanda proprio a questo primo tempo decimale, a tre cifre, complementare al 999 attraverso le successive tre date da 846. Questo rapporto crea come intero il lavoro generale dei famosi 6 giorni della creazione, nel tempo dato dalla pesca miracolosa e dal suo complemento rispetto al 999, che – quando è intero – è il 1.000. Questo 999 è il massimo valore dato da 9+90+900 dal sistema cabalistico impostato sul ciclo da 1 a 9 dell’unità, su quello da 10 a 90, delle decine, e da 100 a 900 delle centinaia. Poiché qui i fattori agiscono uno sull’altro, e ciascuno ha il suo esatto valore determinato rigidamente dal testo biblico, la somma dei primi 9 rapporti tra causa ed effetto, arriva a valere esattamente 64,6 più un tempo ciclico a 18 cifre. 646 è Elhoim.


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800 807 815 840 830 800 300 782 595 (646 +0 ,690519357186023852) + + + + + + + + = 130 105 90 70 65 162 65 187 182 10

In ciascuno dei 9 fattori, a numeratore è stata posta la causa (espressa in anni in cui ogni padre ha prodotto cause ed effetti secondari, figli e figlie) e al suo denominatore il suo esistere come il suo tempo di preparazione, sempre in anni, per divenire quella causa. In tal modo la paternità e stata ricondotta al tempo unitario della sua preparazione, e dunque a frazioni aventi tutte lo stesso 1 a denominatore, tanto da potersi sommare i nuovi numeratori. Il risultato, riferito alla base 10 del ciclo rappresentante l’unità di Dio, mostra l’intero 646 nella lettura alfabetica dell’ebraico ‫ אלהים‬, che è dato da 1=Aleph +30=Lamed +5=Hè +10=Iod +600=Mem finale =646. Il 690519357186023852, espresso in un periodo eterno, mostra le 18 cifre del piano decimo di 180° uguale al valore piano di P greco. Nel racconto biblico in Genesi, il 690 dimensiona il ciclo 10 di tutti i figli di Giacobbe entrati terra d’Egitto, che – compreso il Padre erano quanto scritto in Bibbia 1, 46,27, ossia in Genesi 46,27. «I figli che nacquero a Giuseppe in Egitto sono due persone. Tutte le persone della famiglia di Giacobbe, che entrarono in Egitto, sono settanta.». Poiché il «tempo» di ogni numero è dato sempre dal valore 4 inverso, quando 69 è riferito all’intera realtà su base 10, data da 10 , 104 allora abbiamo la quantità data da =144,9275362318840579710 69 ed è un eterno periodo, dato da 22 cifre, e che è alla base delle 144 decine di minuti corrispondenti al giorno di rotazione relativa solo intorno al sole. Tutto il periodo lo dettaglia riferendo lo stesso giorno alla rotazione simultanea del sistema solare nella sua galassia, mentre l’infinita sequenza di questi periodi (ne occorrono 4) lo riferisce poi al sistema delle stelle fisse. E tutta questa è una scienza trasmessaci dal libro Bibbia, alla quale la scienza di oggi (siamo nel 2.020 dCh) ancora nemmeno è arrivata. Infatti il valore numerico di Bibbia libro 1, 1, 1 (libro, capitolo e versetto) scritto ‫בראשית ברא אלהים את השמים ואת הארץ‬ sono 1.106 +407 +955 +401 +646 +203 anni e… dCh!

+913 = 4.631


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E quantificano, con 7 parole e 28 lettere (pari alla media di 4 lettere per ciascuna) il ciclo ultimo della Terra, prima del suo apocalittico ribaltamento dell’asse di rotazione, che dopo di essere stato per migliaia di anni l’asse della rotazione, completa la terza rotazione dello spazio in un giorno solo, che la bibbia poi definisce nel 17 febbraio. Come possono averlo saputo «realmente» uomini a immagine e somiglianza di Dio, se non avendolo realmente visto? E come potrebbero averlo trasmesso per dettatura, da quel futuro, al lontano passato dei tempi in cui furono scritti i libri sacri? Possono solo avendo risolto il problema dei limiti della velocità dei dati portati solo dalla velocità della luce. Gia oggi ci sono studi al mondo di trasmissioni fatte in tempo assoluto, in cui i dati arrivano ovunque nello stesso momento in cui sono messi in atto; si tratta dell'entanglement. Oggi lo si sta di già studiando nelle 3 dimensioni dello spazio. Tempo verrà che esso sarà reso possibile nelle 8 della realtà in tutto il suo complesso, da -4 fino a +4. A quel punto, uomini divenuti sempre più apparentemente capaci di essere a immagine e somiglianza di Dio, lanceranno la conoscenza storica di tutto quanto ha riguardato la storia della Terra, prima che essa, ribaltandosi, divenisse inabitabile. Avranno nella memoria il mito di un certo Romano Antonio Anna Paolo Torquato Amodeo, nato il 25 gennaio del 1938, da Luigi e Mariannina Baratta, gemellato col suo fratello di nome Benito Vittorio Anna Giovanni Vincenzo Amodeo. Il primo col valore 381 dei suoi sei nomi, il secondo con quello 426 dei suoi sei. Insieme, con 381+426=807 avevano avuto il valore esatto degli anni in cui Set, il 3° figlio aggiunto al 1° Adamo, aveva avuto figli e figlie. 807 Controllate. È il rapporto che viene dopo il primo dato da 105 800 . 130

Alla sua introduzione

800 807 (138 +0 ,395604) + = 130 105 10

ha avuto, come

riferito all’unità del ciclo 10 (a immagine e somiglianza di Dio), il 138 che - alla dimensione di 1025 J k−1 - indica l’unità dell’energia della costante di Boltzman, misurata in Joule per ogni grado Kelvin di calore di un gas, e in pratica la «indica» proprio con l’indice 25 del valore 130 uguale al gennaio, anno 38, quando gennaio vale 100. Quando ogni mese valesse 100, un anno sarebbe esattamente di 1.200 giorni e 4 anni (quelli necessari a completare il valore ¼ di un giorno esistente in ogni anno) sono indicati uguali all’indice 4.800 della base 10 del ciclo numerico decimale.


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Ebbene, a questa dimensione 100 del mese, si ha il valore intero dello spazio-tempo percorso dal ciclo 10, quando mentre un 30 è in una sola linea di flusso, 60 è in linea del piano che fluisce coi due lati 30 e 30. Da questo deriva il mese di solo tempo di flusso, del ciclo 10+30+30 uguale alla dinamica 70, nel 100, di 30 giorni. A dimostrazione di come sia perfetta la derivazione del solo tempo dall’indice 4.800 dello spazio-tempo riguardante quattro anni espressi in giorni, ecco il calcolo: 10 4.800 1.461 =10 . in essa 1.111, flusso del piano a lati 1 e 1, =1.113 103.339

èx3 ed indica la dimensione unitaria del solo spazio, presente nello spazio-tempo indicato in 4.800 giorni. Mentre gli indici si sottraggono, il calcolo osservato in potenza dimostra 103.339 come il numero delle volte in cui il tempo sta nello spazio-tempo. Ebbene, tornando al valore nominale 381 di Romano Antonio Anna Paolo Torquato Amodeo e al 426 di Benito Vittorio Anna Giovanni Vincenzo, il valore numerico indicato nel 2°, diviso per quello indicato nel primogenito non è una combinazione, ossia un prodotto tra le potenze aventi quei due indici in Gematria, ma è una potenza di potenza. Infatti quando gli indici si moltiplicano o dividono tra di loro (anziché sommari o sottrarsi) si riferiscono a questa potenza di potenza: (10

426 −381

)

(

426

)

1,118110236220

=10 381 =10

Sapendo che la quadratura dello spazio-tempo unitario ha questo indice: √ 1,25=1,1180339887... La differenza tra gli indici quant’è? La calcoliamo, evidenziano da dimensione decimillesima come quella unitario della realtà 104 = 10.000. 1,1181 10236220 meno 1,1180 339887 è uguale a 0,0000 762475 Abbiamo che il valore del secondogenito, una volta che è espresso nell’unità del 1° determina il lato esatto della dimensione della realtà 1,25 che è unitaria essendo data dall’area 1x1 sommata all’area di 0,5x0,5. Gli uomini del futuro erano a conoscenza del prodigio compiuto da Romano Antonio Anna Paolo Torquato Amodeo!


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Come uno straordinario profeta, con calcoli e decifrando le sibilline comunicazioni Bibliche, aveva predetto il dì e l’anno dell’Apocalisse, ben 2.612 anni prima che ciò accadesse! E loro sapevano che era accaduto! Questi capacissimi uomini del futuro, sempre più a immagine e somiglianza di Dio, avevano allora raccolto queste straordinarie notizie relative alla culla Terrestre, oramai distrutta dall’Apocalisse, e l’avevano lanciate con l'entanglement a dimensione 108, in tutto lo spazio-tempo, passato, presente e avvenire. Avevano ricondotto così alle origini la storia dei due sostanziali gemelli, Romano e Benito Amodeo, e di tutta la loro famiglia, riconducendola fino alle estreme origini del messaggio Biblico e proprio secondo la trascendente lettura operata da chi aveva saputo risolvere il messaggio della Sfinge… che lei finge e incarna il senso ultimo di quanto è totalmente sibillino. La Terra, che nel suo stesso nome si riconduceva al TER (numero 3 romano) di RA, Romano Amodeo, già venerato dagli Egizi, in Orus (da cui il trascendente RO) in Amon (da cui Zeus e Giove Ammone) la trascendente e divina mano… (di Manasse, primogenito di Giuseppe, di Re Manasse e suo figlio Amon uccisi dai Sacerdoti stessi come re empi prima del Cristo Re, la Manna, pane disceso dal cielo nel deserto… per finire al Dio Mani del manicheismo e al Grande spirito Manitu...), in Aton (da cui Antonio). Romano Antonio, 66+78, era il 144 (=12x12, i figli di Israele per gli Apostoli di Gesù) corrispondente ai 144.000 salvati in Apocalisse e al tempo dei 69 figli entrati in terra d’Egitto. Ma se questo che afferisce alla cabala e alla rivelazione è «opinabile», ecco che 144 decine sono tutti i minuti primi dell’intera rotazione intorno al suo asse di un giorno terrestre. Ora, essendo 381 tutto il suo nome, e 144 i primi due, ecco che da questi due, per somme e sottrazioni fatte a destra e a sinistra, eccovi la sezione aurea, che da infinito a infinito, assume il valore esatto del suo nome, che diventa così riconoscibile come il nome segreto, a immagine e somiglianza di Dio. Tratta tutta da questo nome, i valori superiori e inferiori rispettano totalmente la progressione della serie di Fibonacci, 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89, 144, 233, 377, 610, 987, ecc la quale ha in comune con questa il solo 144 uguale al Romano Antonio delle divinità Orus, Amon, ed Aton degli egizi, in cui Aton rimanda, in inglese, lingua del mondo, A T on, uno sulla croce.: 999

618 381 237 144 93

51 42 è +42)

9

33 -24 (che in positivo


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-24 = +8 (Paolo) -3(Romano Antonio) (crescita secondo la serie di Fibonacci) +33 = -5(Paolo) +2(Romano Antonio) +9 = +3(Paolo) –1(Romano Antonio) 42 = -2(Paolo) +1(Romano Antonio) 51 = +1(Paolo) 93 = -1(Paolo) +1(Romano Antonio) 144 = +1(Romano Antonio) 237 = +1(Anna Paolo Torquato Amodeo) 381 = +1(Romano Antonio) +1(Anna Paolo Torquato Amodeo) 618 = +1(Romano Antonio) +2(Anna Paolo Torquato Amodeo) 999 = +2(Romano Antonio) +3(Anna Paolo Torquato Amodeo) (Fibonacci) (Fibonacci) E se dite che Gematria o Cabala non significano nulla, allora si può dubitare se partendo dagli stessi numeri del suo nome, derivi la sua nascita nel 1938,0125 coi mesi espressi nei centesimo dell’anno e i giorni nella realtà del decimillesimo? [51+ 33× √ 10−10 ]×( 42−4)=1.938,01254

[ Paolo+

uguale al calcolo per nomi

(2 Romano+2 Antonio−5 Paolo) ]×(42−4 )=1.938,01254 100.000

Come si vede, 33, 42 e 51 sono i tre numeri della sezione aurea. Dal prodotto di 51 x (42 -4) = 1938 esatto, per arrivare alla determinazione anche del mese 0,01 e del giorno 0,0025 (i mesi espressi nei centesimi e i giorni dei decimillesimi della realtà dell’anno, calcolato in 1938 quantità sulle unitarie 10.000, ottenute dalla presenza di un 8.062 nel 10.000, che si muove quanto il suo complementare 1938, occorre che la quantità 33 (non a caso uguale agli anni di vita reale di Gesù Cristo) siano riferite al Dio «Sono colui che sono». Egli, quando è a immagine e somiglianza del ciclo 10 della matematica, dato che è 10, allora è dieci 10 interattivi, dunque l’area data da 1010, la cui quadratura porta al lato uguale a 100.000. Assimilare Cristo=33 a 100.000, significa che la sua unità è data da 1/100.000. è la ragione per cui virtualmente quando abbiamo il Paolo maggiorato dell’Unità di Gesù cristo e si moltiplica per il 51 che indica la presenza 1 del solo avanzamento 50, presente nell’avanzamento 100 che parte dal -50 e arriva fino al positivo +50, percorrendo solo 50 in positivo.


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Quando Paolo, celebrato dalla Chiesa cattolica convertito il 25 gennaio, virtualmente si ripresenta come apostolo delle genti e principe degli apostoli, maggiorato dal suo essere cristiano in tutta il dinamismo,o dato da 6x7, fissato però nella realtà 4 attraverso la sua sottrazione a tale dinamismo, ecco che nella celebrazione cattolica della conversione di san Paolo si ripresenta un soggetto uguale alla sezione aurea intera impersonata nel suo nome. Avendo appurato prima come il valore unitario in Bibbia, di tutta l’energia data dal 666 contenente il piano a lati 10 e 10, che se si muove come 20 nel 666 determina il moto intero di 646 denominato Elhoim in Bibbia, ecco che se questo moto, da unilaterale diventa su tutte le tre linee del volume: (666−20)+(666−20)+(666−20)=1.938 ‫םיהלא‬+‫ םיהלא‬+‫ = םיהלא‬1938

Elhoim +Elhoim +Elohim = Dio trinitario nel 1.938,0125


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La risurrezione di Lazzaro La storia sacra, pone a monte questo intervento divino a partire da Abramo, che è tolto letteralmente di mezzo da Dio, nel compito umanamente impossibile di fecondare una donna sterile. Quando Dio gli chiese di eliminare suo figlio, il messaggio aveva totalmente questo carattere sibillino, poiché anche Isacco sarebbe stato tolto di mezzo, non come vivente, ma come il reale padre fecondatore di Rebecca, donna essa pure sterile. In tal modo il Dio di Abramo Isacco e Giacobbe genera vita e verità nel modo che trascende per ben due generazioni (una per il Padre, l’altra per lo Spirito santo) il reale padre. Differente è la fede che discende da Ismaele, il figlio avuto in modo tutto naturale e reale da Abramo e la schiava egiziana Agar, che era donna fertile. Infatti il Corano – a differenza della Bibbia e del Nuovo Testamento – potrà essere preso alla lettera, con messaggi ben precisi e dettagliati su ogni cosa, poiché è rivolto solamente all’uomo reale di quel tempo. La somiglianza dei due nomi ISMAELE e ISRAELE, il nome “trascendente” imposto a Giacobbe, dopo una intera lotta vittoriosa contro un angelo di Dio, non è casuale. M e R sono le consonanti di Maria, celebrata allo stesso modo sia dall’Islam (che denomina Gesù come il figlio di Maria) sia dal Cristianesimo. I due nomi hanno entrambi tre sillabe, e, adattandoli sibillinamente a questi nostri tempi, la prima sillaba «Is» oggi significa, per il mondo intero che ha unificato la sua lingua nell'inglese, un «Egli è» e vale per tutto il mondo come «MA» - la madre - «ELE», del Dio biblico di nome Elhoim. Questo, associato all’ «IsRAEle», lo trasforma nella comunicazione interpretabile oggi come «E’ RA Dio» e lo è per tutto il mondo per il quale «Is » significa «Egli è». Questa è stata la ragione divina e dunque trascendente la realtà, per cui il racconto biblico ha introdotto quella incomprensibile lotta narrata nel 1° libro, al capitolo 32 e dai versetti 23 al 33, che qui vi mostro per intero. 23 Durante quella notte egli si alzò, prese le due mogli, le due schiave, i suoi undici figli e passò il guado dello Iabbok. 24 Li prese, fece loro passare il torrente e fece passare anche tutti i suoi averi. 25 Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell'aurora. 26 Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all'articolazione del femore e l'articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui.


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27 Quegli disse: «Lasciami andare, perché è spuntata l'aurora». Giacobbe rispose: «Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!». 28 Gli domandò: «Come ti chiami?». Rispose: «Giacobbe». 29 Riprese: «Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!». 30 Giacobbe allora gli chiese: «Dimmi il tuo nome». Gli rispose: «Perché mi chiedi il nome?». E qui lo benedisse. 31 Allora Giacobbe chiamò quel luogo Penuel «Perché - disse - ho visto Dio faccia a faccia, eppure la mia vita è rimasta salva». 32 Spuntava il sole, quando Giacobbe passò Penuel e zoppicava all'anca. 33 Per questo gli Israeliti, fino ad oggi, non mangiano il nervo sciatico, che è sopra l'articolazione del femore, perché quegli aveva colpito l'articolazione del femore di Giacobbe nel nervo sciatico. Intanto in Bibbia i nomi non sono mai casuali. Ho evidenziato «il guado dello Iabbok» poiché Giacobbe sta per affrontare il suo passaggio dal suo nome naturale a quello divino, che lo riavvicina a Ismaele ricongiungendo tra loro quel pedestre passaggio (un percorso fatto per davvero coi piedi) che sarà reso possibile tra Antico e Nuovo Testamento da una parte ed Islam dall’altra. Ia-BB-OK nel nuovo e sibillino riproporre - ai nostri giorni – proprio il passaggio fatto coi piedi, esistente tra tre religioni, si traduce in un grossolano «Sì, OK, BB!», Sì, è Iahvè, è l’Abbà di Gesù, è il Nostro Babbo, e vale il 2+2, quattro, negli estremi di un unico flusso Divino ed Unitario dato dell’Unità e Trinità. Gli estremi da unire in questo modo grossolano, allusivo, sono quelli che dividono la religione il cui capostipite è Abramo tra Ismaele, e il flusso unico di quelle due religioni (Ebraismo e Cristianesimo) nate da un Dio Duplice e controverso, BB (che ha preso il posto nuziale, prima di Abramo e poi di quell’Isacco avuto da Sarai e da Dio, dallo Spirito santo nell’impossibile compito, per l’uomo di fecondare la sterile Rebecca. E’ questo il guado al quale Giacobbe ha accompagnato 15 persone, nel segno dell’intero spazio-tempo 10+10/2. Giacobbe ha portato oltre le 2 mogli, le 2 schiave (BB), i suoi 11 figli che sono il segno della presenza 1 di tutto il ciclo del divino 10, poiché D.10=DIO. Solo uno degli 11, Giuseppe, era quello che finalmente aveva avuto, per ultimo, dalla Rachele che egli amava e che voleva per moglie fin dal principio. Ma Labano, il suocero, ingannandolo, l’aveva sposato prima con Lia, e da lei aveva avuto 4 figli una prima volta, finché aveva potuto sposare anche Rachele, che però sembrava sterile. A quel punto costei, per avere da Giacobbe figli che non poteva avere, l’aveva spinto a unirsi con la sua schiava, da cui erano nati due figli; Lia, ingelositasi, fece congiungere Giacobbe anche lei con la sua schiava, dandogli altri due figli.


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Infine lei pure gli aveva dato di persona altri due figli, portando così a 6 i figli della sposa di primo letto, e a 4 quelli avuti dalle due schiave delle due spose. Giuseppe, 11°, va considerato figlio di Dio, poiché anche Rebecca, come sua madre e sua nonna, era sterile. E’ così figlio di Dio per tre volte. E quando Giacobbe dirà a Giuseppe che i figli avuti da lui in Egitto sono assunti come suoi - ossia del Padre – lo farà perché essi pure son d’attribuire a Dio, in una 4a generazione che poi vale per 3a. Il guado, di questo flusso nel tempo di cui Giacobbe si è preoccupato, prima che accadesse questa lotta, sta a significare anche il trapasso che ci sarà tra l’11° e il 12°, che sarà avuto da Rachele e quindi sarà egli puro da attribuire a Dio. E ci sarà un vero e proprio trapasso, poiché il dì in cui consegno a Giuseppe quella bellissima veste, scatenando l’invidia dei fratelli, essi lo vendettero come schiavo e dissero al padre che era stato sbranato, quando gli mostreranno la sua bella veste tutta macchiata di sangue. Come succede sempre ai figli di Dio, il primo è sempre tolto di mezzo, ma poi risorge, nel secondo a lui, e sarà chiamato «Benì-amino». Con lui Giacobbe, ormai ribattezzato «Israele», si consolerà, e – sotto il profilo affettivo proietterà le sue speranze tutte sul secondo, egli che era stato il secondo e che aveva preso il posto del primo nello stesso modo truffaldino con cui aveva strappato ad Isacco, ormai quasi cieco, quella benedizione che egli voleva dare ad Esaù. Si era camuffato come il fratello, che era tutto peloso, e si era fatto scambiare per lui. Scoperto l’inganno, Esaù invano supplicò il padre di benedire anche lui: quello che era stato fatto era ormai fatto. La veste insanguinata mostrata ad Israele dai 10 figli corrispondeva a quella pelle che un tempo Giacobbe si era messa sul braccio, per farsi scambiare per il fratello. Il guado, che Giacobbe ha attraversato – tutto sommato – è riconducibile a questo essenziale pedestre passaggio (fatto veramente con i piedi) da fratello a fratello. Ciò è tentato fin dalla nascita, come appare in Bibbia 1,25 ai versetti 25-26: 25 Uscì il primo, rossiccio e tutto come un mantello di pelo, e fu chiamato Esaù. 26 Subito dopo, uscì il fratello e teneva in mano il calcagno di Esaù; fu chiamato Giacobbe. Isacco aveva sessant'anni quando essi nacquero. Fu un tentativo scalcagnato, non riuscito! Quello tentato da Gacobbe fin sul nascere. E io lo rivedrò ripetuto nei due gemelli di Benì Am (Benito Amodeo) quando uno dei due nati il 20 dicembre 1975 – di nome Marco - uscirà dal grembo materno con un calcagno così deformato da richiedere presto un intervento chirurgico riparatorio.


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Benì Am avrebbe fatto la stessa cosa nei confronti del primogenito Romano: l’avrebbe soppiantato in quanto nel suo fratello non si poteva vedere, come in ogni vero primo, e trascendente virtuale Figlio di Dio. Infatti il citato versetto di Genesi 25, libro 1,25 della Sacra Bibbia dà gli estremi di una divina Genesi, nel 25 di gennaio del 1938. Questo è il passaggio che abbiamo prima descritto con il versetto 25 subito dopo che Gacobbe ha fatto passare a guado tutti i suoi averi, e che qui richiamo, essendo fondamentale: 25 Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell'aurora. Compare a questo punto, con il versetto 25, un uomo, che lottò con lui fino allo spuntare dell’aurora, con lui rimasto solo. Egli gli dirà: hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto. Pertanto è un Dio e costituisce uomini. In Genesi 25, sarà così per ciascuno dei due gemelli che saranno nel ventre di Rebecca, sposa di Isacco, che soffre molto essendoci gran lotta nel suo grembo, e si sente dire dal Signore: «Due nazioni sono nel tuo seno e due popoli dal tuo grembo si disperderanno; un popolo sarà più forte dell'altro e il maggiore servirà il più piccolo». Riconosciamo con ciò il popolo Romano e la nazione di Israele. Entrambi, Romano e Israele sono a immagine e somiglianza di Dio, nel mentre sono uomini, popoli. Giacobbe avrebbe combattuto? Ma certo! Proprio egli – Giacobbe, rinominato Israele – era nel seno di Rebecca, dolente per quella dura lotta condotta fino dal grembo materno, contro l’altra nazione (quella di Roma) e contro il popolo (quello Romano). Ed è così che nascerà un Ente Trino avente per nome Rom.A (Trino nel Rom del 1° nome Romano ed Uno nella A che in Gematria italiana è lo stesso 1 della lettera Aleph ebraica. Per passare dalla prima lettera A a tutto il cognome di Romano servirà aggiungere pari pari, nell’ordine in cui è scritto, il nomignolo che assumerà in Ebraico Esaù, una volta che avrà venduto al fratello la sua primogenitura per un piatto rosso di lenticchie. Rosso in Ebraico corrisponde ad EDOM, scritto non come lo vediamo qui, che riproduce come è letto. Scritto al contrario rispetto a noi, ossia MODE’, che è letto EDOM leggendolo da sinistra verso destra. In tal modo, dopo la <a> iniziale A, MODE’ è il suo naturale seguito, tanto che Rom.A. si precisa nel Romano Amodè che poi sarà tolto di mezzo e sostituito dal suo fratello Benì Amodè egli pure.


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Ora succede che sono proprio io che vi scrivo ad aver avuto genesi 1,25, io che mi chiamo Romano Amodeo, ed ho avuto come secondo a me Benito Amodeo. Perdonatemi se, volendo decifrare questo testo così divino e sibillino, vi sto pedestremente portando proprio ad identificare me. Ma questo compiuto da Giacobbe, è un vero guado, un attraversamento dello scorrere del tempo che è fatto proprio a piedi, e io ve lo sto rappresentando in modo davvero pedestre! Sì, poiché io che vi scrivo, non sono divino, ma sono – come tutti voi altri uomini – stato creato a immagine e somiglianza di Dio. Non sono io l’unico! Ci mancherebbe! Ma potrebbe Dio, Purissimo spirito, entrare in modo diverso nel nostro mondo, se non sul dorso di un somaro, come quello che Gesù comandò fosse preso, per il suo trionfale ingresso in Gerusalemme, prima della sua uscita dal mondo? Potrebbe questo servizio fatto al Padrone (così disse agli apostoli di dire a chi gli avrebbe chiesto perché mai gli prelevavano il suo asino!) essere il preavviso che questo sarebbe stato anche il suo futuro ingresso nel nostro mondo, quando vi sarebbe ritornato, ma ora in puro spirito, essendosi già mostrato nell’uomo di 2.000 anni or sono? Di certo a Dio serve sempre un asino, un signor nessuno, un Paulus... per dirlo proprio come Saulo (celebrato egli pure il 25 gennaio nella sua conversione), volle essere rinominato, già puledro selvaggio da domare e dal quale poi farsi servire! In onor suo, come mio 4° nome, mi son ritrovato il nome di Paolo. Ora – come potete vedere sopra – per nominare Esaù e poi Giacobbe, servirono i versetti 25 e 26. Ebbene io, nato il 25, mi chiamo anche Torquato, come il padre di mio padre, nato il 26 di gennaio. E nello stesso 26 gennaio è nata Paolo, la primogenita di Benì Amino, che ha preso il posto di un Giuseppe venduto agli egiziani, e che nel mio caso è Benito Amodeo. I miei due ultimi nomi, Paolo e Torquato, in Paola e Torquato Amodeo sono nati il 26, nel segno del Giacobbe introdotto al versetto 26. Pertanto anche la mia unità, del mio nome, unito io ai miei consanguinei, implica sia il 25, sia il 26 di Gen. Gennaio e Genesi in Bibbia. Per completare il mio nome, che ne ha 5, necessitano, come 2° e 3°, i due nonni di Gesù, prima lui, Gioacchino, poi lei, Anna. Se Anna è per davvero il mio 3° nome, il nome del nonno di Gesù è rappresentato da un nome che vale lo stesso numero 7+9+113+1+3+3+8+9+12+13=78 in Gematria, in valore numerico dato al valore ordinale delle lettere nell’alfabeto italiano (il nostro cervello che fa calcolo numerico, così quantifica le lettere da A a Z…). Il secondo nome di un Romano andava ben assecondato da quello di un importantissimo, ma sempre eterno secondo, rispetto prima a Cesare, poi a Cesare Vittoriano Augusto.


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Sto parlando di Antonio, secondo anche a Cleopatra, e che aveva preso proprio poi anche a letto il posto di Cesare (che da Cleopatra aveva avuto Cesarione). Antonio è coinvolto con l’Egitto. Anto è l’anagramma del Dio monoteista Aton venuto alla ribalta dopo Amon che si anagramma con il mano finale di Romano. In Genesi 38 (anno della mia nascita, e 38a generazione della nascita di Gesù dal padre dei due gemelli descritti nati anche in questo capitolo) è assegnata a RO in paternità proprio il parto di una mano. RO sono gli estremi congiunti di Er e Onan, congiunti di Tamar, che dà loro eredità di figli facendosi fecondare dal loro padre naturale. Assegnata a RO, la mano di chi è se non di Romano? Mano è per Amon, Ro per Orus. Pertanto il nome di Romano Antonio rispondeva alla necessità richiamata per Gesù da San Matteo, il quale citava il profeta Osea che aveva scritto «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio». E si era inventato una fuga in Egitto mai avvenuta, se diamo fede di verità al Vangelo di Luca, e diamo carattere sibillino e divino a quello di san Matteo, di una comunicazione valida per ogni tempo. Difatti in Filosofia, il Dio «Sono colui che sono» è nato ad Elea ai piedi di monte a tutt’oggi chiamato Stella: Stella, che fu puntata e seguita dai tre re magi storici, di nome Senofane, Parmenide e Zenone, venuti dalla orientale Grecia verso Occidente, e che avevano fatto ai piedi di quella Stella la prima vera Epifania del Dio dell’Essere, universalmente conclamato nel Fondamento dell’Essere l’Essere in ogni possibile cosa esistente. E ai piedi di quella Stella sono nato anche io, essendo la mia nativa Felitto a pochi chilometri di distanza. «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio» scrive Osea, e se è chiamato anche a Felitto, allora passa da un EGO (Romano) di un IO italiano, contenente due croci, TT, dunque parte da un EG-ITTO, e arriva a F-el-ITTO come Spirito F del Dio Elhoim, sempre in un IO italiano afflitto da due croci nel suo IO. Io nella mia vita inoltre rifonderò la Scuola Eleatica, contraddicendo la verità del Divenire sostenuto da Eraclito, ad agendo, nelle modalità della filosofia della scienza, o epistemologia in modo tutto a favore della verità dell’Essere sostenuto ad Elea. Ma vi è di più. Felitto ed Elea sono una alle spalle del fiume Alento, l’altra alla foce. Ebbene, A-lento, B-et-lemme e Cilento sono il percorso lento lento e lemme lemme, che nelle tre tappe di A-B-C, partono da dove nacque in Filosofia il Dio Jahvè, in Spirito santo di Verità, passano per Betlemme e Gerusalemme con la nascita del Figlio, ed arrivano laddove infine s’incarna, in Padre, Figlio e Spirito santo l’intera Trinità di Dio… discendendo su un asino. In tal modo mi sono stati assegnati i 5 nomi e il cognome di Romano Antonio Anna Paolo Torquato AMODEO.


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Sei parole come tutto il lavoro di Dio, in un numero di lettere al lavoro che sono 36, e dunque i 6 nomi mediamente lavorano per 6. Non manca però il dovuto sabato di Dio, nesso spazio vuoto alla fine dei sei nomi, per cui tutti gli spazio a disposizione sono 36+6=42. In Bibbia 1,25, alias in Genesi capitolo 25, i due gemelli si chiameranno ESAU’=5+17+1+18=42 in valore numerico e GIACOBBE=7+9+1+3+13+2+2+5=42 Il terzo 42, il RomA e Romano come Nazione e popolo in lotta contro Giacobbe, subito dopo il guado, che precisa in A-modè (Edom) il cognome, sta proprio nelle 42 cifre stavolta di tutto il nome C’è stato un santo dalla fede straordinaria che ha fatto il verso contrario a quel Tommaso senza tanta fede, chiamato San Tommaso d’Aquino che fece una lunga riflessione per capire che nome avesse lo Spirito santo, dato che il Padre era ben riconoscibile, nella sua sostanza. Ebbene assegnò allo Spirito santo il solo possibile nome proprio di Amor. E’ il mio, così come è il mio quello di Roma, la Nazione che uccise l’Amor fattosi persona. Io a lungo mi sono chiesto perché mai sia proprio io a entrare in campo, come quest’uomo-popolo e nazione. Io riconosco presenti tutti gli estremi del caso di cui sto cercando di farmi una ragione. Intanto questa genesi è narrata in Bibbia 1,25, libro chiamato Genesi e Gen. 25 associa a questo, me Romano, me Rom.A., nato (come tutti quelli nati, come l'intero popolo) che ha avuto genesi come me, nel gen. 25. Ma – tra tutto questo immenso popolo, che nel mondo, abitato da 7 miliardi di persone, ne ha mediamente poco più di 19 milioni – perché proprio io? Infatti questo personaggio è unico. Ma quale personaggio non lo è? Sì, ma questo rappresenta Dio e tutti gli uomini. Ed è contro di lui solamente che ha lottato Israele, fino al sorgere dell’aurora. Questa aurora si è ben vista – come Aurora Boreale - il 25 gennaio 1938. In un modo pero per davvero insolito. Si è osservata perfino in Africa e in America Latina, in tutto l’emisfero Boreale. E anche questo non riduce granché! Solo a poco meno quei 19 milioni di nati in quel giorno, tolti di mezzo gli abitanti dell'emisfero Australe.


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Quel dì ci fu un reale volo di un unico convoglio di tre trimotori da combattimento, che volarono dal vecchio al nuovo mondo, partendo da Roma e con destinazione Rio de Janeiro (segno di R-io di gennaio) in Brasile (segno sibillino di Bras.it Brasile-Italia, nella parola ebraica ‫ בראשית‬che è il titolo del 1° libro di Bibbia.

Quando Brasit è tradotto in italiano, passa dal significato originale di «in principio», in quello di «Genesi», che apre sia a Gennaio, sia a Rio de Janeiro).


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Il volo di 3 mezzi celesti in cui ognuno ha un tiro fatto non solo da un’«elica» (un Elì qua, un Elhoim qui) ma da un «Trio» ad «Elì-ca», cercando segni in una realtà sibillina, rappresenta al meglio la trinità della stessa trinità del Dio «Sono Chi sono». Inoltre, con Gesù che si chiamò più di una volta «Figlio dell’Uomo», ecco che uno dei tre trimotori è pilotato proprio da un Figlio dell’Uomo della Provvidenza; così un Papa (che come l’infallibile Pietro ha letto le verità trascendenti... ed è proprio qui il caso… con quel Benito Mussolini che alla storia è apparso il suo esatto contrario…), proprio così aveva anni prima denominato il Duce del Fascismo! Leone XI che realmente sembrò prendere lucciole per lanterne, pensò che – anche se non si vedeva - «doveva pur esserlo», poiché, concordando i Patti Lateranensi, aveva riavvicinato Italia e Santa sede dopo oltre mezzo secolo di relazioni interrotte, dal plebiscito del 1870, quando fu chiesto anche ai Romani – che accettarono – se sottoscrivevano o no quest’impegno: «Desideriamo essere uniti al Regno d'Italia, sotto la monarchia costituzionale del re Vittorio Emanuele II e dei suoi successori». Il «Concordato tra la Santa Sede e l’Italia» fu stipulato l’11 febbraio 1929, durante il Regno di Vittorio Emanuele III. Vittorio Emanuele I aveva regnato fino al 1824, e anche questo nome, di Emanuele, che si ripete per tre volte, I, II e III – volendo vedere segni ad ogni costo – rievoca nel solito modo sibillino di un detto valido per sempre, il nome che secondo la profezia richiamata da san Matteo nel suo vangelo era l’Emanuele ed era quello che richiamava il nome di Gesù. Secondo la testimonianza resa da Maria a Luca, l’angelo le disse che il nome che avrebbe dovuto dare a suo figlio era quello di Gesù. Per cui il richiamo a Emmanuele fatto al capitolo 1 e versetto 23: 23 Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi. Richiama l’avvento del Signore Trinitario, come il vero Re dell’Italia. Come ancora è scritto il Matteo 25, 31-34: 31 Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. 32 E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, 33 e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. 34 Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Insomma, quando il Figlio dell’Uomo (della Provvidenza) verrà, e scenderà dal cielo a Natal, il 25-1-1938, l’Emmanuele siederà sul suo trono. Allora Il Re, il vero Emmanuele I-II-III dirà a tutti, in sostanza: «Io sono venuto in tutti.


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Io sono tutti coloro che sono, e come Re, sono l’Emmanuele profetizzato da Isaia. Sono in modo speciale in ogni affamato, assetato, perseguitato… Quantunque cosa fatta o no ad uno qualunque dei più piccoli dei mie fratelli è fatta o non fatta a me». Alla Pienezza del Tempo dio è ormai presente in ciascuno dei viventi, e come Re d’Italia è l’Emmanuele I, II e III, e quello che con vero diritto può chiamarsi Vittorio! Così Isaia l’aveva espresso nel capitolo 7 versetto 14 e nel capitolo 8, versetto 8: Isaia 7,14 Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele. Isaia 8,8 Emmanuele penetrerà in Giuda, lo inonderà e lo attraverserà fino a giungere al collo. Le sue ali distese copriranno tutta l'estensione del tuo paese. Il Re Vittorioso, Emanuele I, I e III, penetrerà in GiudA, estremi congiunti di LuiGI Amodeo, come quel Figlio che è un tutt’uno con suo Padre, e da Giuda attraverserà le onde del mare fino a giungere al collo (e afferrare il Santo Padre per il collo)? Ma è il colle Vaticano, il colo...nnato del Bernini! Le sue ali distese (del colonnato) copriranno tutto il “tuo” paese, o vero e Trinitario Re Vittorioso della morte, atteso collo Spirito santo Paraclito, da «Parà» «caleo»… Dite, è troppo se con questo «caleo, io chiamo» io richiami il «collo» relativo ad un vero «colloquio?»… alias un collo qui ho? Spingendo al limite anche il nome di Isaia, in una realtà così sibillina che dica proprio tutto senza dire niente, ecco che questo profeta, per il mondo di oggi in cui è l'inglese a superare finalmente la Torre di Babele della confusione tra le lingue, si attesta in un «È, à IA», è in sé il segno stesso di chi è in fine in ItalIA. Voi protestate, incapaci di cogliere i segni, e non trovate convergenze tra la Bibbia e l’Italia. Ma se lo fate è solo poiché non vi chiedete come mai Labano, che come figlie aveva Lia e Rachele, trovando suo nipote innamorato di Rachele, gli abbia fatto il tiro mancino di sposarlo con una finta Rachele, che nel suo burca era Lia. Gesù sarebbe disceso dal 4° figlio di Lia, e non da quelli avuti dall’amata Rachele! Ebbene anche Lia penetrerà in giuda e l’inonderà, finché non sarà andata, nella lingua di un Romano, finché non sarà Ita – Lia - in ITALIA. Qui era destinata la sua discendenza, alla pienezza del tempo. E Gesù Cristo, quella volta che risuscitò la figlia di un sacerdote, ordinandole “Bimba, svegliati!” non le disse forse «Talità cumi!»? Talità cumi, talità cumi, talità cumi! Cum ItaliTa cum ItaliTa cum ItaliTa! Svegliati o bimba, nel nome della T, della croce insita nel nome Italia. E nel segno di questa croce italiana che io ti dico di svegliarti.


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Vedete, questa opera così sibillina, è proprio quella dello Spirito santo che con una lingua ne dice un’altra! E quando Gesù sulla croce gridò: Eli Eli Lema’ sabactani! Lo Spirito santo volle significare anche: E’ li’, è li (a Felitto) che le ma’ (le mamme) sa bactà (san barattare un invisibile e divino RA, nel cuore del bacta... poiché la mamma si chiama Baratta) con NI, acronimo del Nazarenus Iesus. Con ciò – miracolosamente – il Dio, Dio, perché mi hai abbandonato? Diventa la rivelazione di dove e come il NI sarà reso oggetto di un baratto tra due mamme, praticamente identiche: • Maria SS figlia di Sant’Anna e • Mariannina Baratta, che baratterà il RA nel suo cuore con il Nazarenus Iesus quando si ripresenterà in puro Spirito santo, nel I° Napoletano Romano Italiano della storia (I°NRI) crocifisso in un uomo qualunque nel tempo in cui Egli è in qualunque uomo. Pertanto, quando è Bruno Mussolini, il secondo figlio di Benito, a pilotare il 25 gennaio del 1938 uno dei tre mezzi celesti a «Elì-ca» che vanno dal vecchio al nuovo mondo, e uno dei tre è fatto scendere prima, nella cittadina chiamata Natal, non occorre un grande sforzo per vedere quello dei tre sceso prima dal cielo a Natal come il segno detto dagli angeli agli apostoli in Atti, 1,11 (!!!): 11 «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo» Che sia tornato realmente quando videro realmente atterrare quel mezzo celeste sceso dal Cielo a Natal... vi sembra una forzatura? Ma Bruno Mussolini, come secondo figlio, assecondò il III che il Duce ebbe da Donna Rachele e che si chiamava Romano. Lo rivela lo stesso nome quando è un nome che Dio ha reso volutamente sibillino! Esso – partendo da Bruno Mussolini – consente che vi si legga: B. R. uno musicista so lì N.I. (solito acronimo del Nazarenus Iesus); la B rispetto all’A posto nel pilota reale, è il figlio 2° a lui, che principia per R (acronimo di Romano) e diverrà un noto musicista, dopo la caduta del Fascismo. Questa figura del pilota reale, voluta da Dio in Bruno, era talmente allusiva in materia di numero d’ordine, che, mentre era il 2° figlio avuto (dopo Vittorio) da Mussolini e Donna Rachele, era il 3° del Duce, che ne aveva avuto uno mai riconosciuto, di nome Albino, morto in manicomio, lui con sua madre.


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Mussolini è stato disegnato da Dio nel segno esatto di chi – come Abramo – non riconosce il figlio avuto dalla schiava egiziana e li caccia, tutti e due. E ciò come accade a tutti i veri naturali primi, in tutta la Bibbia, che si vedono sempre scavalcare dal secondo. Pertanto, Romano, figlio di Benito (Mussolini), ha proprio trasceso quello che è accaduto anche nella mia vita, poiché la ragione della nascita, dopo di me, di Benito, fu un miracolo che mi accadde il 4 giugno 1940: morii e subito subito (tanto che nessuno se ne accorse) fui rimesso in vita da Maria Santissima, come il sogno raccontato quella mattina dalla bimba che l’aveva fatto, a mia madre. Questo fatto fu a immagine e somiglianza della vicenda di Gesù e la risurrezione di Lazzaro. Come fecero immediatamente sapere a Gesù che il giovane era moribondo, e Gesù stranamente tergiversò fino al 4° giorno, prima di accorrere come quel Divino Medico che avevano sollecitato, così il Dottor Sabatella a Felitto fu chiamato alle 7 di mattina: “Accorrete, Romano sta morendo!”. Avevo un male incurabile nel 1.940 e il medico sapeva che non vi erano rimedi. Attese che passassero 4 ore, prima di recarsi al mio capezzale, chiamato a far miracoli che egli assolutamente non poteva egli fare. Mentre il “Dottor” Gesù, accorse 4 giorni dopo la chiamata disperata, trovò morto Lazzaro e lo risuscitò, il Dottor Sabatella, accorse 4 ore dopo la chiamata disperata, ma trovò ZZ (alla fine della fine) là A.Ro Amodeo Romano miracolato e disse alla madre: “Signora, vostro figlio ha vinto la morte”. Anche questo dottor Sabatella è richiamato in Eli Eli Lemà sabactani! Poiché fu lui a testimoniare il miracolo della personale vittoria sulla morte che avrebbe fatto il Cristo quando sarebbe tornato. E la domanda fatta da Gesù alle due sorelle, Marta e Maria, sorelle del morto: «Credete che io sono la risurrezione e la vita?», che sono state così riportate nei vangeli hanno avuto anche questo sibillino significato: «Credete che sono io il morto e risorto?» Certo non avete nessuna difficoltà a credere che attraverso quella morte e risurrezione Gesù volle dare un anticipo della sua imminente morte e risurrezione… Ma non solo di quella! Anche di quella che ci sarebbe stata il 4 giugno 1940. E 6 giorni esatti dopo, ecco il Re Erode che non accetta l’arrivo del Messia ed ordina la Strage degli Innocenti! Si tratta del Mussolini, che sta vedendo Hitler vittorioso ed emergente come un Messia in arrivo, e vuole contrastarlo, e ordina la strage degli Innocenti Italiani, dicendo; «Dobbiamo anche noi avere qualche morto, pur di sederci al tavolo dei vincitori!»


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Betania, il luogo della Risurrezione di Lazzaro, il BET an IA preannuncia sibillinamente Benito “un” Iahvè valido per tutto il mondo di oggi, per cui an è l'articolo indeterminativo da mettere davanti alla vocale I. Che su questo secondo a me cominci la stessa storia sacra l’attesta la Bibbia. Beith è la prima lettera, ed indica il numero 2. Fate tanta fatica a vedere quanto abbiano in comune Beith e Benito? Fate tanta fatica, osservando Sem, Cam e Iafet a capire un Siamo C. Am e I a Fet ossia Siamo Cristo Amodeo e Iesus a Felitto? Che Noè indichi la fine e il fine unitario del trino di sillabe date da Ro ma NO? La Fine e “il fine” Noè! Noè rispetto a RomA quando la città dei sette colli non si sia prima convertita in AmoR. Ebbene dei tre mezzi celesti spinti a Trinità di Eli-ca, solo due completarono il famoso RA-id (identico a R.A. quel volo da un mondo all’altro), il famoso Raid ROME-RIO, e proprio mentre in via POMERIO ultimavano la loro discesa (su di me come su un asino), a Felitto. ROMERIO è il nome in lettere della lingua GRECA, che sibillinamente mostra Gesù, Re, qua, mentre il suono Greco è ROMERIO… ed è un luogo che era consacrato in Roma al Dio Romano. Questi segni, accaduti tutti il 25 gennaio del 38, restringono fortemente il campo… ma poi io ho visto che ci sono tutti i possibili segni. In Bibbia 1,25 e 38 ci sono tutti i miei possibili estremi, miei in tutti i miei 6 nomi e i loro valori in Gematria, dei miei genitori, della mia sposa.


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Lei si chiama in acronimo GS (le consonanti di Gesù) ed è figlia di un Mario nato il 15 agosto dell’Ascensione di Maria e come lei ha sua mamma chiamata Anna. La sua sposa si chiama Giuseppina. Essendo la mia Gesù girata al femminile, anche Maria e Giuseppe lo sono e Mario è sceso in terra all’Ascensione di Maria! Nata 11.1 nel segno dell’unità nella Trinità di Dio ed è il giorno consacrato a tutti i Santi. Straordinario è come il suo nome, Giancarla, composta di Gian e Carla, necessiti sia di Genesi 25, in cui GIAn sta nel GIA di Giacobbe, sia di Genesi 38, in cui sta nel colore SCARLATTO del filo messo attorno alla MANO che fu assegnata a RO (estremi Congiunti di Er e Onan, a indicare la mano di RO-mano). In quel matrimonio con la di RO-MANO, dato dallo SCARLATTO color, ecco SCA (Scaglioni, il suo cognome) ed ecco il CARLA aggiunto nel 38 al GIA detto nel 25. Come negare che TAMAR siano gli estremi congiunti esatti di BaratTA-MARiannina mia madre? Come che GIUDA sia in GI luiGI e in A Amodeo? Oppure sia GIA, nel 25, in GIAcobbe? Come non vedere tutto il mio Codice Fiscale? MDA sta par Amodeo, ma in questo perfetto ordine in ebraico è ADAMO RNN sta per Romano Antonio Anna, ma come negare che stia per ER ONAN i due fratelli morti sposi di TAMAR? 38A25 come negare siano i capitoli 25 e 38 del libro A=1 di Bibbia? D527I come negare li estremi di Dio e di Iesus, mentre 52 sono le settimane intere dell’Anno fatto in giorni 7 di creazione divina? In cui 52 è sia in italiano, sia in ebraico il valore 26=Dio+26=‫יהוה‬ Ciò non toglie che la domanda da me posta: perché proprio a me doveva capitare una simile cosa?, è la stessa che mi fate certamente ancora tutti voi! Io l’ho risolta in questo incredibile modo, e se non vi credete la ragione sta proprio nel fatto che essa sia incredibile, là dove tutto è creduto per come esso realmente sembra essere! Esisto veramente in origine solo io! Voi siete tutti, tutti, tutti presenze secondarie – tutte – alla mia diretta visione, pertanto la vostra diretta visione, non esiste!. Dio infatti è IL SOLO AD ESISTERE, come il soggetto suo. Pertanto se Dio s’è messo in me (su di me come su un asino) vi è gran differenza tra quello che io percepisco da dentro di me e quello che percepite voi. Insomma la vostra visione soggettiva dell’esistenza, che io posso supporre esistere solo poiché vi vedo fatti esattamente come son fatto io, a immagine e somiglianza mia, non basta a garantirmi che possiate esistere esattamente come esisto io!


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Se la cosa sta in questi termini, che la sola possibile visione da dentro sia la mia, ecco che non è più straordinario che sia toccata a me, dato che è l’unica. Insomma il vostro apparente esistere proprio del tutto identici a me, passa solo attraverso me se sono per davvero io il solo ad esistere a immagine e somiglianza di Dio. Gli altri, tutti voi altri, siete stati creati dall’unico Dio che crea anche me, e siete a immagine e somiglianza sua… ma non siete la stessa cosa che sono io! Il fatto che siate a immagine e somiglianza mia non è un chiara ragione per cui voi siate allo stesso modo di me e non come una pura copia, esistente a immagine e somiglianza mia. Vi faccio un esempio reale. Quando Alessandro Manzoni scrive il suo I promessi Sposi, il solo vero vivo è lui e tutti gli altri personaggi, vivono essi pure, ma solo di vita riflessa, poiché egli li ha fatti a immagine e somiglianza sua. Ciò non garantisce che essi siano nello stesso modo vero del Manzoni: essi sono semplicemente simili, ma profondamente diversi. Renzo e Lucia sono infatti Creati, mentre il Manzoni è il Creatore. Se il Dio in me vi ha creati tutti a sua immagine e somiglianza, voi esistete rispetto al Dio in me come sue creature, mentre in me si è collocato il Creatore. Per questo io ritrovo che l’intero libro della Bibbia parla sempre di me, seppure in modo assolutamente sibillino! Il tempo raccontato nel libro è solo quello del Manzoni. Fa presto a scrivere egli, ad esempio: “passati 3 anni”, ed essi nel libro sono 3 anni, ma questo tempo non determina il Manzoni, allo stesso modo con cui il nostro tempo di creature non può determinare Dio. Quando voi tutti vorrete per davvero vedervi in vita, dovrete assumere quella di Gesù Cristo che è poi la mia stessa vita. Dio si è fatto carne ed ha abitato in mezzo a noi. E accadde in Gesù Cristo, ed è accaduto di nuovo in me, quando il Figlio è risalito in potenza, nella maggior gloria del padre, il che significa con potenza ZERO. Detto senza alcuna presunzione, poiché nel mio aspetto animale e non divino, io sono solo creato come un asino, o un puledro figlio di una asina, come quello che Gesù assunse poiché serviva al padrone, per entrare tra gli Osanna in Gerusalemme… ed esservi crocifisso. Andò a morire su un asino poiché sarebbe ritornato su un asino. Voi fate fatica a capirlo in primo luogo poiché Dio stesso ha voluto che così fosse la vostra storia, e in second’ordine perché in questo mondo reale credete che 1.000 valga più di zero. Ma se li mettiamo in comunione, con un prodotto, ecco che: 0 x 1.000 = 0


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Non esiste numero (per grande che sia) che in comunione con 0 salvi qualcosa. Noi riusciamo a uscire dallo zero solo poiché le comunioni (le moltiplicazioni) noi le effettuiamo solo tra potenze N^0 x N^1.000 è infatti uguale a N^(0+1.000) ed abbiamo una somma tra indici, ma non è più una comunione vera in un Monomio, N^0 = 1 L’indice 0 sottoposto alla base di qualunque numero dà sempre 1, in valore potenziale. E sempre in pura potenza, il RA in questione sarà R(omano) Am(odeo) e Benì(to) Am(odeo) sarà il reale segno di una straordinaria morte (datagli e non vista in lui, R.Am) con l’istantanea risurrezione datagli da mARia (madre di AR iahvè, e che – trascesa – rivela chiaramente di averlo come figlio, convertendo mARia in hai R.Am). Così il guado tra la morte e la vita risorta di R.Am sarà visto solo in Benì Am, si in Beniamino, concepito lo stesso giorno dell’invisibile risurrezione del mio alter ego. R.Am, nato il dì 25 (stesso giorno della nascita di Gesù) inizia la sua lotta contro Dio descritta nel versetto 25, nascendo il mese 1 di Gen. E in Genesi 1, 25 il guado comincia nello stesso versetto 23, in cui – in Bibbia 1,25 – il Signore rispose a mamma Rebecca (= il Re B è qua, si! è Ia-BB-OK) spiegandole che aveva nel suo grembo due Nazioni e che due Popoli ne sarebbero usciti. Decifriamo il racconto sibillino. Sono il popolo Romano e di Israele. Uno (il Romano) più forte dell’altro; ma il maggiore (Romano) avrebbe servito il minore (il Messia di Israele). Questa decifrazione appare esatta. Infatti sarà proprio la Fede del Popolo Romano per il Deus Invictus, il Dio che non patisce sconfitte e che sarebbe stato celebrato il 25 dicembre nel corso dei Saturnali, a convincere un Papa, nel III secolo dopo Cristo, che quel giorno stava a significare l’avvento del Vero Dio senza sconfitte: in Gesù Cristo. Ma la formula di un maggiore e minore in cui il maggiore serve il minore è proprio quella che configura la sezione aurea. Avendo nel maggiore l’unitario 1, e nel minore lo 0,618, accade che il maggiore serve al minore poiché 1 : 0,618 aggiunge 1 a 0,618. Per togliere ogni dubbio che la sezione aurea sia descritta in Bibbia 1,25, la sua formula matematica parte dalla radice quadrata di 1,25, che genera due lati gemelli, ognuno dei quali è 1,1180. Ebbene la radice quadrata di 1,25 si ottiene elevandola all’indice 0,5, che è uno dei due gemelli dell’unità data da 0,5 +0,5.


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Perché si ottenga la sezione aurea dalla quadratura di 1,25 occorre aggiungere uno 0,5 reale allo 0,5 che ha lavorato come l’indice della potenza basata sull’ 1,25. Basata su Bibbia 1,25 che è anche chiamato Genesi, in italiano, dunque su uno Gen. 25 che descrive anche in pieno il Gen. 25 in cui nasce quel R.Am avuto in modo trascendente da Maria (ài R.Am) e che è Romano come il popolo più forte di Israele. Come i due gemelli saranno R.u.Ben (Romano unito a Benito), così saranno Romano e Gesù (sì, esattamente Gesù). Accade che il 2° nato (Giacobbe, uguale a 42 in gematria, data da 7+9+1+3+13+2+2+5) si mette al posto del 1° nato (ESaU’, suo perfetto gemello poiché è 42 in gematria esso pure, data da 5+17+1+18) e dà luogo a niente altro se non GESU’ (che assumerà il valore trascendente la somma di 42+42=84, che è trascesa da 48=7+5+17+19). In quanto al valore 84 dato dalla somma dei due gemelli, si risale alla mamma dei due Gemelli, e sarà data dal nome MariAnnina=11+1+16+1+12+12+9+12+1=84, che associa a Gesù non solo sua mamma Maria, ma anche Anna, madre di sua madre. Se considerate che Giacobbe ha avuto due generazioni di nozze divine tra Dio e due donne sterili, ecco che un nome che mette insieme le due generazioni al femminile sposate una col Padre e l’altra con lo Spirito santo, è pienamente convincente. Ecco allora che può suggerirci qualcosa quel «Re B è qua» (in Rebecca) che rimanda in modo chiaro ai due Re, al Padre e allo Spirito santo, sposi di Anna e di Maria. La coppia da cui discese Maria fu formata da Anna e Gioacchino, che in gematria valgono il 26 dato da 1+12+12+1 e il 78 dato da 7+9+13+1+3+3+8+9+12+13. Ebbene, Romano Am, che in Romano vale il 66 dato da 16+13+11+1+12+13, avrà come 2° nome un Antonio=78=Gioacchino, e come 3° proprio il nome di Anna=26. La somma dei nomi 1°, 2° e 3°, 66+78+26, porta al 170 uguale al Dio RA (16+1) quando è nella dimensione x10 di DIO=D.10. E – con Jahvè che si nomina «SONO COLUI CHE SONO» ecco allora il 10 che è x10 ed è 100. Il primogenito vero di Rebecca si chiama ESAU. Può essere un Romano? E come no! “Io sono, tu sei egli è”, in Romano è “Sum ES Est”. Ecco ES è un «TU SEI ROMANO» e le due finali A-U stanno a voler dire «da cima a fondo». In conclusione decifrando il sibillino nome di Esaù si arriva a questa conclusione «Tu sei Romano da cima a fondo!».


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Poi Esaù vendette la primogenitura per un piatto rosso di lenticchie, e fu denominato il ROSSO=E’DOM (che già rivela in italiano che E’ il Dominus), mentre ROSSO in italiano si decifra in O RO SS (oppure XP, Cristo, il 10 Ro, si Romano, Cristo SS, Santissimo). Ora accade che il nome EDOM, quando è scritto nella sua lingua, da destra verso sinistra, appare orientato così: MODE’… tanto che R.AM si porta a compimento quasi per intero in Romano AMODE’. Eva+Adamo allora è la prima coppia nuziale che in modo programmatico e finale Va a AMODE’ e completa tutti i 10 primi fattori dell’esistenza colla fine del decimo. Così succede che il trino Ro-ma-NO resta – nella sua fine – un Noè, avendo perso il RO iniziale di Rosso e il MA posto al centro di IsMAele, 42,42.48.100 sono in sequenza ordinata Esaù, Giacobbe, Gesù, e il Dio 10 quando è il 100 dato dal 10 che è il 10. In questi dati c’è tutto il libro di Bibbia 1,25, quando tutte le cose si mettono in movimento. La curva di P greco si riduce al moto diametrale quando riguarda 180 gradi. Se la presentiamo x10, diventa 1.800. La sua quadratura è 42,4264068, Sottratta alla serie biblica dà 0,0015968 uguale in 15/10.000 allo spazio-tempo reale, essendo 10+10/2 alla D. 10^-4 della realtà unitaria in 10^4. Segue la stessa realtà unitaria in 1/10.000, cui mancano 32/10.000.000. Si tratta della stessa presenza 25 (uguale a 100/4) che è ora quantificata in potenza, in 2^5=32, il che accade realmente (terra-terra) quando a 25 si aggiunge l’intera curvatura data dal 7, che in analisi matematica è il vincolo della sfera. Così, la quadratura di 100 diametri dati da 180° ciascuno, ossia la radice quadrata di quel 1.800 che appiattisce la curva, rivela nel lato un flusso che solo se si somma a questo 0,0015968 indicante tutto lo spazio-tempo reale in 15 decimillesimi (della realtà 10.000), in tutto il moto 0,0000007 della presenza di 0,0000025 in 1 decimillesimo. Ma per ottenere questo che è descritto in Bibbia, quando si introduce la descrizione della sezione aurea, occorrono i numeri primi. Occorrono i primi 16, la cui somma è il 381 che Bibbia equipara alle dimensioni in cubiti dell’arca di Noè (300+50+30+1 per lunghezza+larghezza+altezza+tetto). 42,4248100 si scompone nella somma di 42,4210000+ il cui quadrato manca di gradi 0,458759 sui 1.800°= 900 giri. 00,0038100 è la realtà 38,1 nei reali decimillesimi della realtà 10.000 che rappresenta tutta quanta la dinamica di una massa dipendente tutta dalla curvatura. Ebbene anche questo 38,1 è riconducibile sia al capitolo 38 del libro 1 di Bibbia, sia all’anno 38 del secolo n. 19.


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L’avvento reale di Romano Amodeo che vale 66 nel suo nome numero uno e che vale esattamente 381 in tutti e sei i nomi, aggiungendosi Paolo Torquato Amodeo, che valgono 51, 113 e 47, per una nuova terna valente 211, che, aggiunta al 170 dei primi tre nomi porta al 170+211=381. Romano Antonio Anna Paolo Torquato Amodeo vale come l’Arca di Noè ed è nel segno della salvezza della vita rappresentata dall’Arca. ESAU è Tu sei Romano da Cima a Fondo; AMODEO sei MODE’ da Alfa ad Omega. Quali sono gli estremi del nome del Padre? Si, proprio gli estremi! Essi sono secondo le tre iniziali di GIAcobbe, essendo GI-A gli estremi di LuiGI Amodeo. Quali sono gli estremi di sua madre? Sono il valore cabalistico 84 di Mariannina, che somma il valore numerico di Esaù e di Giacobbe. Ma la cosa straordinaria e veramente sibillina è questa. Prendete il nome di Allah, nome arabo di un Dio che come sapete bene tutti non accetta Trinità e vuole solo unità. Eccolo:

Ora trascendetelo nel senso di osservatelo in modo speculare, il che vorrebbe dire che anche per gli arabi la lettura italiana sarebbe LUI mentre quella in arabo è Allah. Giacobbe, che era 1 (la sola G) in Gesù, ora assume l’essenza trina, poiché quella Una è passata ad Allah, a Lui. Esaù ha parso interamente il nome, ma gli è rimasto quel nome CONTROVERSO, di EDOM, che si RADDRIZZA e perde ogni CONTROVERSIA che esso abbia in se stesso, se si colloca dopo Luigi A, e determina Luigi Amodè! Manca solo la O=13 e nelle 10 cifre di Luigi Amodè (5 e 5) vale 88, tutto il percorso del primo libro GENESI, che in ebraico è ‫ בראשית‬e vale 913 nel 10^3 che, nel tempo 1, vale 1.001. Infatti 1.001 -813 (in Principio) vale 88 = Luigi Amodè, 54+34. E’ Lui, in Principio! Pertanto in Bibbia 1,25, il Dio Figlio ha il nome di Gesù e il Padre ha il nome di Luigi Amodèo, padre di Romano Amodeo e di Benito Amodeo, suo alter ego, suo gemello.


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A questo punto, conservando il nome di Edom e l’ordine attuale del nome di Allah, e – per converso – invertendo il GIA di Giacobbe, come l’inversione della madre Maria porta ad un tu Maria hai R.Am, così in relazione ad Esaù, tu Edom hai Gesù. A questo punto la domanda è più che lecita: “La Bibbia è un’opera sibillina?


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Sorgeranno molti falsi profeti Matteo 24,11-15 11 Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti; 12 per il dilagare dell'iniquità, l'amore di molti si raffredderà. 13 Ma chi persevererà sino alla fine, sarà salvato. 14 Frattanto questo vangelo del regno sarà annunziato in tutto il mondo, perché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; e allora verrà la fine. 15 Quando dunque vedrete l'abominio della desolazione, di cui parlò il profeta Daniele, stare nel luogo santo - chi legge comprenda -, In questi 5 versetti, la raccomandata comprensione del messaggio divino è espressa al termine del 15, un numero che – se va compreso esso pure – indica (già di per se solo) l’unità dello spaziotempo, che è data dalla lunghezza intera nel ciclo 10, sommato al suo tempo 1/2. Cosa c’è da comprendere? Che siamo al tempo descritto dalla profezia di Daniele, e che tutto si è definitivamente compiuto a Gerusalemme secondo l’abominio della desolazione di una seconda ed ultima croce ivi patita. Guai alle mamme, poiché a nessuna incinta potrà più essere concesso – nemmeno come una alter ego della Madonna – un frutto di vera vita divina nel suo grembo, o di allattarlo. Infatti la totale opera del Figlio di Dio si è umanamente compiuta, e nelle modalità narrate dal profeta Daniele. Gli abitanti presso Gerusalemme inutilmente tornerebbero là, per trovarvi quel messia di cui necessitano… non lo troverebbero più. Quelli ancora più lontani, nel territorio, cerchino tutti riparo sui monti, poiché è in arrivo il Giudizio del Signore, come preannunciato dai Profeti e ribadito dal Battista. Siamo alle avvisaglie di quel nuovo tipo di Diluvio Universale in cui su tutta la terra è mandato dal cielo un marasma non più di acque, ma di idee, di ogni tipo, e incontenibili. Sarà necessaria una nuova Arca di Noè. La bibbia le dà queste dimensioni in cubiti: 300+50+30+1=381 sono lunghezza+larghezza+altezza+tetto. Posta unitaria la dimensione 3 per lo spazio, allora abbiamo che 300+3^4 indica un 81 dato da 3 elevato alle 4 dimensioni della realtà, che si muove in tutto il ciclo 10 dell’unità della realtà, in tutto il 10x15, il quale esiste nei due lati dell’area il cui flusso è 81, per una lunghezza totale 150+150 di 300 unità. Insomma si può arrivare a capire l’inutilità, per coloro che vivranno in quel tempo, di impegnarsi nel tentativo di mutare in meglio le cose, poiché a quel punto i giochi divini saranno stati ultimati e «rien ne va plus!».


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Compariranno allora molti che faranno prodigi ancora più grandi di quelli fatti da Gesù, tanto che si dirà da molte parti: «Il Cristo redivivo sono io!». Ma non credetegli, dice Gesù. Il tempo del Dio realmente vivente in mezzo a loro sarà stato già completato e il Signore non ci sarà più. Diranno allora che finalmente la fede in Dio è stata smascherata e riconosciuta per quella cosa vana che è stata da sempre, poiché adesso al suo posto c’era finalmente la Scienza! Alla morte di Dio, proclamata nel 19° secolo, sarebbe seguito un tempo in cui per davvero il “metodo divino” dei miracoli e delle apparizioni della Madonna, da vero come è stato dal principio e fino ad un certo punto, si sarebbe infine trasformato - per coloro che tuttora l’avessero praticato – divenendo una pura immaginazione, senza alcuna più vera corrispondenza con la realtà. A questo punto ci possiamo chiedere se sia appurabile il valore limite di Dio. Basato sull’esistenza del 10 che è il perfetto padre di tutti i numeri decimali, che in se stessi esprimono le quantità di cicli 10 da cui tutti sono composti, quel Dio che si precisò come un «Io sono colui che sono», allora è costituito da dieci 10 che interagiscono come espresso nella potenza di 10 elevato a 10. Esprimendo questo numero in tutte le sue cifre, esso è: 10.000.000.000. 97.864.804.714,419382134885644393534 è Sinh26=Cosh26, il valore iperbolico del 26 che è il valore numerico 10+5+6+5 di ‫יהוה‬ (Jahvè, Dio) in Ebraico e di 4+9+13 = DIO in Gematria Italiana, nel mentre è tutto il flusso nei 6 versi unitari di un piano avente per lati 10 e 10, tanto che 10+10+6 è una vera totalità, quella che corrisponde a tutte le 26 settimane che portano la terra al punto diametralmente opposto della sua orbita solare. Il Valore iperbolico, nel suo seno uguale al coseno, esiste all’interno del 10^11 che è tutto il ciclo reale 10 del Dio a immagine e somiglianza di 10 che esiste in 10 volte se stesso. Essendo puro movimento, possiamo risalire a chi sia in movimento, attraverso una sottrazione. 100.000.000.000,000000000000000000000 meno 097.864.804.714,419382134885644393534 rivela che 002.135.195.285,5806178651143556064664 è il soggetto, e si tratta di velocità, poiché 22 è la velocità 6/1 data da 7 dimensioni esistenti nella terna cartesiana, nel dettaglio delle 7x5 esistenti solo in avanzamento nell’universo, mentre il 5 negativo è tolto poi al 200, al quale poi è aggiunto il ciclo per 10 della realtà a 4 dimensioni del moto 7, nuovamente sommato al 5 reale, nel tempo immaginario dei 5/10, eccetera.


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Ho messo in evidenza come la causa del moto, nel soggetto che la causa, dopo le 16 cifre date da 9786.4804.7144.1938, e giunta al 1938 si inverte, e si palesa nell’effetto corrispondente al sinh26=Cosh26, il quale, trascorse solo le 4 cifre della realtà di dettaglio dell’anno 1938, ripropone nella causa maggiore l’anno 1952, che ne ha 14 più del 1938, tanto da aggiungere al secolo 19 tutte le 52 settimane dell’anno presentate in anni. 14 è il moto 7 in tutto il suo moto 7. 2135185285580617… meno 2134885644393534 rivela 0000299641187083 0000299792458 è la velocità della luce, che è superiore solo per 0000000151271 numero in cui 0000000100000 è l’unità elettrica o magnetica 0000000051000 è l’unità 1.000 di tutto il solo moto reale in 100/2. 0000000000270 è l’unità 3^3 dello spazio nel suo ciclo 10 0000000000001 è l’unità reale della sua totale presenza. Nel sinh26=coh26 questo 151.271 metri si aggiungono a quelli della luce e poi al valore di questo ciclo espresso nel tempo decimale, tanto da dare un percorso reale 188.5644.393, fino alla dimensione della luce, che poi si mette in moto per 123 + 190 = 231 Pertanto questa progressione è data dall’incremento 190, che significa tutto il moto del ciclo 10, in un 100 avanzante in tutto il suo 100. Si ha così modo di calcolare esattamente a che dimensione veramente trascendente, verso la stessa luce, porti il sinh26=cosh26. Aggiunge le 10 dimensioni date da 2+1+3+4 come suoi multipli e le tre date da 534 come i suoi sottomultipli, alla dimensione dei millesimi di metro, dunque come 534 millimetri che strutturano il metro come il ciclo reale positivo solo in mezzo metro, sommato a tutta la presenza 1 dei 33 millesimi avanzanti in un solo verso sui 99/1 tridimensionali nel 100. Infatti il 534 è uguale al 446 che esiste nei 1.000 millesimi e sono il modello in cui il piano a lati 1 e 1 si muove nell’unitario flusso della massa, espresso dal 444. Quando nella velocità della luce abbiamo 1 metro, il suo tempo strutturale dato da m 0,534 dipende totalmente dal flusso di questo modello unitario lungo 446 millesimi e che è il valore unitario del volume di tutta l’unità della massa nelle tre dimensioni dello spazio reale.


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Invece, nelle quantità sue multiple, la velocità della luce imponendo 2.134 multipli, di fatto impone 1234 + 0900 (che è tutto il moto di 100 nel 1.000) determina 2134, che si pone nelle prima 4 cifre delle 16, poi le 9 della “c” e altre 3. Il valore limite di Dio è realmente appurabile nella via iperbolica ben nota alla matematica, calcolata dal seno iperbolico e dal coseno iperbolico del numero 26 indicante il flusso totale in tutti i 6 versi, del piano i cui due lati nella loro somma lineare sono dati da 10+10. L’unità del tempo è data sempre dai decimi dell’unità, quando lo spazio inverso è dato dai decupli della stessa unità. Pertanto il valore di Senh 26, uguale a cosh 26 è quantificato in questi decimi: 978.648.047.144,1938 21 34 88 56 44 39 35 34. Essa mostra nel tempo decimale: 1938 è l’anno dopo Cristo dell’avvento definitivo di Padre e Spirito Santo venuti in puro spirito su un asino (come Gesù nel dì delle Palme); nell’unità, un suo terzo, 1938 : 3 = 646 = ‫( אלהים‬Elohim, Dio), nel valore numerico; un suo mezzo 1938 : 2 = 969 la vita data a Matusalemme, il figlio del 7° fattore, e alias di Gerusalemme che sostituisce GER (Genitore di ER) alla MAT.ER, tanto che Mat+Pat porta coi 2 genitori=figli, il 969 +969 all’unità incarnata del 1938. 21 dettaglia, con 7+7+7, la sua trina creazione in 7 giorni; 34 dettaglia il Figlio vissuto 33 anni e resosi presente nel nuovo tempo 1; 88 dettaglia il moto di Brasit (=913, In Principio, ossia Genesi) nel 1.002 (che è il piano a lati 1 e 1 in tutto il suo flusso dato da 10^3); 56 è tutto il moto del ciclo 10, nel piano dell’energia data da 33+33; 44 è il piano intero a lati 5,5 e 5,5 (elettro-magnetico) il cui flusso è 33; 39 è il piano intero, spaziale, a lati 3 e 3, il cui flusso è 33; 35 è il piano a lati 1 e 1 sommato al suo flusso 33; 34 è infine, nella presenza 1 della vita intera, il 33 della vita di Gesù.


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Nei multipli, di 144 decimi è il piano 12x12 (tra i 12 figli e i 12 apostoli). In mille decimi, 47 è il creato in 7 dì del Padre 10+30. Nei milioni di decimi 978.648 c’è il moto di 21.352 milioni in 1 bilione, ossia il creatore in miliardi 7+7+7 +1/7 d’anno (52 settimane) x10^6 decimi, in moto per 300 x10^6 decimi. E’ tanto precisa questa sorta di vero e proprio «endorsement» (se si tien conto che end in inglese è fine mentre horse è cavallo e qui si tratta della venuta del 26=DIO, in fine, per davvero su un cavallo selvaggio, come lo era il cittadino romano nell’ebreo Saulo prima che Dio lo domasse) che questo puledro su cui infine scese Dio si è chiamato Romano=16+13+11+1+12+13=66 +Antonio=1+12+18+13+12+9+13=78, ove 66+78 è 144, nei suoi due primi nomi (sui suoi 5, oltre il cognome Amodeo=47), tanto che in questo 47144 sia proprio indicato, in Gematria italiana, Amodeo Romano Antonio, nato nel 1938,0125 (gennaio e giorno 25) che estrapolati dal: 1938,2134, una volta sottratta la data esatta del: 1938,0125 risultano maggiorati dallo 0000,2009 che è il flusso del piano del tempo a lati 1/10 e 1/10 e un valore di 9 decimillesimi che è quello unitario del flusso 3x3. 1938,213 è anche, oltre il secolo 19, il 38,1 +0,113 e qui viene il bello! L’intero nome di Romano Antonio Anna Paolo Torquato Amodeo vale: 66 in Romano 78 in Antonio -----144, e poi: 26 in Anna 51 in Paolo 113 in Torquato 47 in Amodeo ------- altri valori che assommano a 237, mentre la somma di 144 +337 dà il 381 della stessa Arca di Noè, la cui iniziali AR son quelle di Romano Amodeo, mentre «ca» può avere il significato duplice di «casa» e di «qua». Ebbene questi valori sono esattamente quelli della sezione aurea. Essa è ottenuta dal diametro in cui un raggio è definito dalle 1.000 unità mentre l’altro dalle 999/1 di quando il 1.000 esiste nel tempo di un infinito 999,999… Allora accade che:


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1.999 0.381 = ------1.618. Essendo tutti indici del ciclo 10 che li forma, la sottrazione a 1.999 di 381 è il calcolo uguale al Log decimale di 10^1.999 : 10^381 = 10^1.618. In tal modo, dal solo raggio 999, per divisione della potenza in base 10 avente questo indice, della potenza ad indice 381, deriva la potenza ad indice 618. La sottrazione indica il rapporto tra le potenze, per cui si determina in questo modo la sezione aurea discendente da 1.618: 1.618

999

618 381

237 144

93

51

42

9

33

-24

che è tutta costruita sui numeri corrispondenti a questo nome, essendo 144 Romano Antonio, 237 Anna Paolo Torquato Amodeo, 381 la loro somma. Una volta che la crescita è data dalla somma di due, e la decrescita dalla differenza tra due, la terna del 381 237 144 crea tutti i numeri superiori fino all’infinito ed altrettanto discendendo. Ora accade che -24 (ossia un numero letto da destra verso sinistra) corrisponde al 42 letto da sinistra, e il 9+33 intermedio vale esso pure 42. 42,4242 è la terna del moto 6x7, messa in sequenza di centesimi + 00,0006100 (=60 secondi +1 s, per cui 1 minuto primo e 1 s) danno ------------42,4248100 che è il valore che risulta da 1.000 : 23,57111319 esatto fino alla dimensione 10^-7 intera del moto di 10^-3 in 10^-10. Occorrono i primi 7 numeri primi, quelli di tutto il moto, che portano a 10 le totali cifre. 42,4248100 vale anche 42,4210000 (in cui 42,4 è il flusso del piano a lati 1 e 1, mentre 21 è il flusso a 3 dimensioni, del moto 7+7+7) 00,0038100 = Romano Antonio Anna Paolo Torquato Amodeo. Pertanto, tutte le prime 9 cifre del movimento unitario partono dal valore in Gematria di questo nome, sommano un 7+7+7 che è tutto il moto 7x3 aggiunto al 381, e infine tutto il moto esistente nel 44,4 che sono i due terzi del 66,6 di tutta l’energia il cui valore intero è il 66 del primo nome Romano.


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Ma dall’energia 66,6 è sottratto il suo flusso corrispondente ai 66,6/3 = 22,2, tanto che da 66,6 meno un suo terzo discende il 44,4 di quello che sono i due terzi dell’energia, ossia il suo piano avente come due lati 22,2 e 22,2 = 44,4. Ove questo è il valore della massa a riposo, la sottrazione di 1 e 1, significa che è eliminato il piano unitario, tanto che la massa non è più a riposo, e si muove di 42,4. E se a voi può sembrare di nessun valore tutto quanto è segnalato dal valore numerico del nome, credendo che il padre e la madre di costui avrebbero potuto benissimo dargli un altro nome… ecco che per determinare esattamente il suo entrare negli anni della sua reale vita servono esattamente i seguenti numeri, 51 42 9 33 della sezione aurea avente interamente il suo nome. Infatti: 51,00033 x (42 -4) = 1938,01254 51,00033 x 38 = 1938,01254 Al 51 = Paolo (di chi è nato il 25 gennaio in cui la Chiesa Cattolica celebra la conversione di san Paolo) si deve aggiungere il suo coinvolgimento nei 33 anni della vita di Cristo, che devono esistere in perfetta relazione con un Jahvè dato da: (10x10x10x10x10)x(10x10x10x10x10) (100.000) x (100.000) Pertanto il 33 dovrà dividersi per 100.000 per riferirsi ad ognuna unità delle 100.000 Paolo +1/100.000 dei 33 anni di Gesù Figlio, come un terzo 100.000 Ora Noè, il costruttore dell’arca, nacque (come descritto in Bibbia) nel 1.066, premessi 10 anni “divini” alla nascita reale di Adamo, e il Diluvio accadde ai suoi 600 anni. Di conseguenza il Diluvio è nel 1.666 dal Principio in cui comincia il primo 10 di Dio, e rivela lo scatenamento 1.000 di tutta l’energia 666. Poi Bibbia fa esistere Noè ancora per 350 anni. 1.666 +350 anni portano esattamente al 2.016 cui porterà la profezia di Daniele, che aggiunge 1335 giorni al 21-12-2.012 (celebre al mondo per la questione del calendario Maia) che porteranno esattamente al 3° giorno dopo l’Ascensione della Madonna, portando al 17 agosto del 2.0016. E Noè si rivelerà come un Romano restato infine solo con l’ultima sillaba, avendo distrutto la città dei 7 colli, come dalla profezia di san Malachia. Cominciando da Adamo e da Eva tratta da lui e messa prima di lui: E va a Amod è il primo segno trascendente, che si perfeziona in: Va a Amodè o RomaNO è


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è trasceso soltanto «o Roma» partendo da Adamo-Eva e terminando con Noè è trasceso un 13+16+13+11+1=54 da 30+26+30=86. Se lo sommiamo, reintegrandolo abbiamo con 54+86 il 140 indicante tutto il moto del 100% del Padre=40. Togliendo «e va a» resta il 113 indicante in Romano Amodeo il flusso 111 del piano a lati 1 e 1. Ed esso esisterà tre volte in tutto il nome: 113 = Romano Amodeo 113 = Torquato, 5° e ultimo nome 113 = Ro An An Pa To Am, acronimo nelle 2 cifre di padre e Spirito santo. ----339 è la definizione della sezione aurea ottenuta dalla formula con cui l’ottengono i matematici: 0,5 +1,25 elevato a 0,5, uguale a 1,6180339887 Ma anche 887 deriva dal 1.000 -113 che è l’unità del 339 Straordinariamente anche le ultime due cifre rivelano: nelle ultime sei che OOAOOO = 1+13x5=66, così come NINLTE=12+9+12+10+18+5=66 113+132 (l’acronimo dualistico iniziale e finale)=245 fa sì che le cifre medie sono 381 -245 = 136 il che esprime le 36 lettere al lavoro in tutta la loro dinamica 100. Il nome intero, sommando 6 sabati alle 6 parole che in media valgono 36 in ciascuna, porta tutta l’opera alle 42 cifre del nome segreto di Dio. Esso risulta in bibbia proprio dai due nati ESAU=42 e GIACOBBE=42 allorché il 2° nato pone per prima la sua iniziale G e il fratello viene dopo con le tre lettere ESU’ restate senza la A del primato. Il nome segreto che ne deriva è proprio quello in Italiano di GESU’ il cui valore in gematria è 48. Tanto che ESAU=42, seguito da GIACOBBE=42 e dal GESU=48 che è la sintesi, non ché dal 100 del 100% divino, da: 42,4248100 il valore unitario di tutta la dinamica che era proprio riferita a questo nome di 42 cifre e il cui valore era quello dell’Arca di Noè, nonché della sommatoria di tutti i primi 16 numeri Primi, che sono quelli interamente utili a dare tutto il moto anche nelle prime cifre, come la somma di 0,00381 a 42,421. La comprensione corretta della profezia richiamata da Gesù, va associata al «segno di Giona». Sarebbe stato l’unico Il Cristo affermò avrebbe concesso ai contemporanei: quello che Giona avrebbe dato agli abitanti di Ninive, una città tanto grande da richiedere tre giorni di cammino, dunque l’idealizzazione reale di tutto lo spazio della


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creazione in giorni, quando essi erano i 3 relativi ai 4 delle dimensioni unitarie date una dal tempo e tre dallo spazio, i totali 7. Anche il nome di «Ninive» nasconde un «NI v’è NI», l’acronimo di quel Nazarenus Iesus scritto e affisso sulla croce, che vi è presente due volte, una in modo reale, l’altra in quel modo espresso in puro spirito e tutto da immaginare in quella che la fisica associa alla realtà, con il nome di «immaginaria». E – visto la raccomandazione data a chi legge, di comprendere – se si spinge l’osservazione a quella del valore in numero, in Gematria Italiana, dato al termine Ninive, ecco che è 21 in N+I, il che lo uguaglia, in gematria ebraica (alias in cabala) al valore del nome che mentre significa «Sono», si scrive ‫ אֶ ְהיֶה‬ed è ripetuto due volte in ‫ אֶ ְהיֶה אֲ ֶׁש ר אֶ ְהיֶה‬, che significa «sono colui che sono», lo stesso significato del «21 v’è 21». Poiché «v’è» vale 20+5, ecco che tutto il nome vale 21+25+21, uguale al 67 indicante le dimensioni di 66/1, dell’energia 66 unitaria di un piano avente i lati, in valore lineare, che vanno da -33 a +33, e il cui lato indica gli anni della vita reale di Gesù Cristo, sommata a quella trascendente e negativa rispetto al tempo dell’Universo avanzante in positivo, quando questo piano (in Padre e Spirito santo) è fissato nell’unità del tempo. Ebbene, comunemente si intende che il segno dato ai Ninivesi fosse stato solo quello di essere stato ingoiato dalla balena, a indicare la morte, e di essere risputato fuori vivo il terzo giorno. Sarebbe solo questo se il libro di Giona si fermasse lì. Invece la descrizione della morte e risurrezione del Cristo, fatta attraverso questo episodio della balena, accade solo alla metà esatta del libro, al termine del 2° dei 4 capitoli. È nei due seguenti, è solo in esso che Giona va a Ninive, e – con quel segno straordinario che lo aveva riguardato – riesce ad essere attendibile da parte di gente che non aveva la sua fede. All’annuncio fatto loro dal profeta che dopo 40 giorni Ninive sarebbe stata distrutta, ed essi con loro, non hanno il minimo dubbio se credergli oppure no. Ciò indica ciò che sarebbe accaduto a Gesù Cristo in una epoca successiva alla sua morte e resurrezione, nella quale tutti erano stati convinti ad abbandonare la loro fede per divenire credenti nelle verità annunciate da Lui. Giona non dice loro «Convertitevi… altrimenti...», non sottopone nel suo annuncio questa possibilità lasciata a Ninive e alla loro vita da una conversione, poiché questo era l’annuncio che doveva portare, di distruzione e di morte. Furono gli abitanti, di loro iniziativa che – avendogli creduto per il fatto della balena – non avevano motivo per dubitare di lui, tuttavia confidavano nella pietà e nella commiserazione del Dio Jahvè. Furono grandiosi nei segni di penitenza e di pentimento che mostrarono al Signore.


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Ecco dunque che ai Ninivesi il segno dato attraverso i fatti riguardanti Giona sembrano limitarsi a questo. Invece c’è ancora il terzo capitolo. In esso Dio si impietosisce e rende Giona un falso profeta, poiché non distruggerà più la città e lo fa conoscere al Profeta. Comincia così un altro segno dato ai Ninivesi: di Giona falso profeta e affranto fino al desiderio di morire, per essere stato reso falso profeta da Dio. Il Signore poi motiverà a Giona il suo gesto apparentemente fatto contro il profeta. Mentre Giona si è messo al sole cercando una insolazione che lo portasse alla morte, Dio gli fa sorgere nella notte un ricino, che il giorno dopo lo protegge dal sole e consola il profeta, che vede in questo l’affetto del Signore per lui. Il mattino dopo però l’albero è secco, ed è di nuovo ad apparire lo sconforto ed il desiderio di morte a prevalere. «Perché fai così, Giona?», gli chiede l'Altissimo e lui piange per quella difesa che non ha più. «Vedi come sei affranto, per questo ricino che non hai fatto crescere tu eppure ti è divenuto così caro… Cosa avrei dovuto fare io, che ho lavorato duramente per fare esistere tutti, una volta che mi hanno pregato così, poiché si sono veramente pentiti?». Ora, esaminando questo libro della Bibbia, vediamo come i primi 3 capitoli soltanto riguardano l’azione messa in campo da Dio, con Giona e con i Ninivesi. Il quarto racconta solo la relazione tra Dio e il Profeta, e sfugge al giudizio degli abitanti di Ninive sul profeta, e dunque al segno che il suo messaggio è risultato, alla fine, una falsa profezia ad essi data. Di conseguenza Gesù fece conoscere a chi pretendeva da lui un segno che, quando sarebbe tornato, tra gente che aveva tutto il credito in lui, per la sua morte e risurrezione, l’avrebbero poi visto alla fine di tutta la sua storia come chi avrebbe fatto loro minacce. Si tratta dei terribili «castighi di Dio» (l’Olocausto degli Ebrei da un Hitler che come Erode non accettava altro messia al di fuori di se stesso!) che poi si sarebbero rivelate vani, poiché – tutto al contrario! sarebbe stata proprio la volta del ripristino dello Stato di Israele, per le preghiere fatte a lui da tutti coloro che erano stati minacciati di sterminio. Gesù stesso, andato finalmente in Spirito santo dove doveva andare, ossia al cospetto di tutto il mondo e di tutti i suoi abitanti, quando avrebbe scritto e parlato – servendosi di un asino su cui andarci – tramite Internet e i «ragli» della bestia, non sarebbe stato molto felice di questa ingrata parte lasciata a lui alla fine del tempo.


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Infatti non lo avrebbero più riconosciuto e sarebbe vissuto per anni a parlare invano, attraverso il povero linguaggio di quell’animale, nell’abominio della desolazione descritta dal Profeta Daniele. Io conosco molto bene tutta questa vicenda, poiché l’asino in questione, consapevole portatore di Cristo come ogni cristiano che si rispetti... sono io. Io sono l’unico al mondo che si sia accorto che un vero Cristiano lo è quando, pur essendo un signor nessuno, però è retto e diretto da Gesù, e – in quanto cristiano – sotto-sotto è Gesù. Lo stesso Matteo, nel suo vangelo, rivela l’annuncio di che cosa avrebbe fatto Gesù al suo ritorno: avrebbe detto che tutte le cose fatte o non fatte a ciascuno dei più piccoli dei suoi fratelli sarebbero state fatte o non fatte – in verità – a lui. E se voi credete che lo dicesse così, tanto per dirlo, vi dico che siete poco attenti nella lettura. Infatti il Cristo è stato bene accorto a sottolineare che «in verità» (e non per le esemplificazioni fatte attraverso le parabole) avevano agito sempre incontrando Lui in ogni vivente, specie se poi era uno dei più piccoli dei suoi fratelli, che – in quanto fratelli – sono tutti gli uomini di questo mondo che proprio Gesù abilitò a chiamare «Padre Nostro» suo Padre. Se così possiamo chiamarlo è perché egli è Nostro Padre per davvero, ed è proprio l'essenza del Figlio Unico in noi che ci rende tutti tali: figli di Dio. Ma chi – oggi – al mondo, dice di se stesso di essere il Cristo che doveva tornare? «Saranno molti a dirlo», preannunciò Gesù, e «faranno anche prodigi più grandi di quelli che ho fatto io… tuttavia non credetegli!». Infatti costoro, dichiarandosi «Cristo risorto», lo riferiranno come una cosa loro esclusiva, nel mentre il ritorno di Cristo è inclusivo e riguarda, accoglie in sé tutti i viventi di oggi al mondo. Tutti però vivono nel peccato originale dell’uomo, quando – essendo essi opera totale di Dio – (quella spesa per far esistere gli abitanti di Ninive) si credono opera della natura, nati da padre e madre, e non da Dio. Il fondamentale creatore, che crea uomini a sua immagine e somiglianza, non è assolutamente visto. Egli si è nascosto, accuratamente, altrimenti la sua presenza sarebbe troppo ingombrante e deleteria ai fini stessi dell’opera divina. Ve l’immaginate Alessandro Manzoni che scrive in vero e dice: «Questi Promessi Sposi che cercano di legarsi, quel Don Abbondio intimorito dalle minacce, quei prepotenti, tutti quei morti appestati… ebbene, cari lettori, sono io che do vita ad ogni desiderio, a ogni pensiero, ad ogni gesto.


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Non c’è nemmeno una virgola in tutta la mia opera che sia fatta veramente dai personaggi e non da me.»… Ve l’immaginate? Per non indurvi a credere che essi facessero e pensassero da se soli, entrerebbe ogni volta nel libro, dicendo che tutto quello che lì sta scritto succede solo perché la storia è scritta da lui, è quella, quella che vuole lui. Così succede anche a noi, che come personaggi siamo opera di Dio, ma come suoi animatori, siamo anime di Dio, siam parte vera della vita reale dell’autore per come essa – la vita del Manzoni! - si è personificata nella storia degli eventi narrati e in tutti i suoi personaggi. Pertanto il vero errore oggi è compiuto da chi non crede che sia di Dio l’anima viva in spirito nella sua stessa persona. La confusione fatale tra attore e personaggio, fatta da tutte le nostre anime, porta lo spirito dell’interprete a confondersi con l’interpretato, come se soggetto vivente ed oggetto vissuto fossero un tutt’uno… L’unico soggetto vivente è Dio, ma Egli si fa molto più che “in quattro” si fa in “infiniti infinitesimi”, nel suo Onnipotente Uno. Accade quando l’esistenza “divina” (ossia che è “in pura potenza” di esistere) entra nel contesto reale di una solo momentanea coesistenza tra opposti. Essa, alla nostra dimensione, dura il tempo intero della reale vita personale, assunta da ogni infinitesima anima di Dio. Questi lo determina con il fine grandioso di rendersi libero, in ogni infinitesima parte della sua unità. Poiché ognuna è messa in mezzo a tutte quante le altre, e in un Universo Infinito, il Signore, che è l’unità essenziale di tutte quante esse e di tutto il Creato, le vuole tutte libere di assumere – ad una ad una – l’abito morale e ideale, il gusto che prediligono. Essendo data, a ciascuno spirito, una vita propria da consumare e ognuna differente dall’altra, lo Spirito santo di Dio delega a ciascuna sua parte infinitesima il libero arbitrio per gustarlo come crede. Calato nel limite, è il solo giusto giudice su che cosa sia il bene, in quella condizione. Accade come in ogni assegnazione di compiti limitati. Il solo soggetto in grado di giudicare il meglio da volere e da desiderare è chi sente il morso di quei limiti. Così è ogni soldato di un esercito quando in battaglia incontra il suo nemico. Come siano quelli degli altri può riguardarlo assai poco, e deve anche sporcarsi le mani e voler uccidere, pur di sopravvivere. Ora l’uomo, anche in una storia di divina salvezza, vive nei vincoli dati dai tempi e dai limiti derivanti dai loro costumi.


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La storia, anche della divina salvezza narrata dalla Bibbia, si mostra adatta ai tempi e ai loro limiti. Ciò che era bene ai tempi di Mosè, non lo è più in situazioni mutate. Non esiste nel mondo relativo un Bene che sia adatto in ogni tempo se non si mostra mutato ed adeguato ai differenti casi. Quando Gesù consigliò di non giudicare, lo fece proprio alla luce del divino libero arbitrio concesso da Dio ad ogni sua anima. Arbitrio che – se è veramente dato – non può poi essere sottoposto al giudizio di una legge superiore… a quell’arbitrio. Sto cercando di dire che – divisi nettamente tra di loro, da una parte le anime, come attori, e dall’altra le parti da interpretare, assegnate alle anime dal Creatore della storia – gli attori non hanno colpa alcuna del personaggio che gli è stato assegnato. Chi li giudicasse sulla base delle opere che gli sono state assegnate, sarebbe in grave errore. Voglio dire anche che – liberato in questo modo lo spirito animante, dall’oggetto animato, è solo esso che può sentire il gusto esatto della parte che deve animare, e decidere quale sia la divina salvezza contro i limiti di quel caso reale. Voglio dire che ogni parte che è stata assegnata ad una pura anima di Dio, che è quella che esiste in tutti noi personaggi, e che ci anima, essendo costruita attraverso i limiti, si presenta, per ogni Spirito santo che deve darle vita, come il suo ostacolo da vincere. Ogni Spirito vincerà la sua battaglia semplicemente attraverso l’idea di come dovrebbe porsi e disporsi per vincerla. Come se ci allenassimo contro tutti i limiti e tutti i peccati, e ciascuno fosse portato ad idealizzare come vincere i suoi. Insomma il Dio Perfetto, per essere realmente perfetto, deve vincere le infinite imperfezioni che esistono, e lo compie assegnando ad ogni libera parte di se stesso la libertà totale di scegliere il modo migliore. I casi reali proposti esistono solo in potenza, pertanto sono solo dei puri “test”, per un Dio che è solo infinito bene perché è perfezione totale e libertà assoluta. Capite bene che io – che la penso così – non ho nessun impedimento a riconoscermi un tutt’uno con Gesù Cristo e con Dio, poiché mi associo al creatore e non alla parte che egli mi ha assegnata. Gli altri, tutti, o se preferite, quasi tutti, credono invece di essere quei mortali personaggi che, raggiunta la fine della vita, sperimentano poi dopo solo corruzione e putredine nelle loro tombe, se non si fanno cremare…


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Se chiedete, a tutti i livelli, se hanno prova della vita eterna, se sono cristiani ti rispondono che Gesù è risorto, per cui possiamo crederci, ma che se poi sia vero, al di la della fede in Cristo, che ci sia l'aldilà possiamo solo sperarlo. Ti guardano male se vai a dir loro che siamo tutti anime sante e particelle di Dio. Si sentono immediatamente offesi. Perché la prima cosa che pensano è che – in primis – sia ingiusto verso Dio che i tanti peccatori che ci sono in questo mondo siano giudicate anime del Signore… semmai di satana! In secundis è ingiusto verso di loro, che si son dovuto sudare i loro successi, non han rubato, non hanno ucciso, e dunque sentirebbero ingiusto ricevere lo stesso danaro di chi ha fatto così poco o proprio nulla! La risposta che Gesù mise in bocca al padrone rimproverato di aver dato a tutti i suoi operai la stessa paga, indipendentemente dalle ore lavorate fu: «Amico, è tuo il danaro che io do? Ti ho dato ciò che avevamo pattuito? E allora perché voi impedire a me di essere buono con il mio denaro? Sei invidioso?» Per queste ragioni, quando costoro che non si sentono particelle di Dio, o che non lo sono quando dicono di esserlo, ma solo loro, sentono dire a me che io so di essere una sua particella, se non si scandalizzano è perché mi giudicano un deficiente e un povero di spirito.


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Gesù e l’assunzione e dismissione dei Pietro Assunzione dei Pietro Matteo 16,15-19 15 (Gesù) Disse loro: «Voi chi dite che io sia?». 16 Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 17 E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. 18 E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. 19 A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Così la Chiesa, tramite i 5 versetti da 15 a 19, fu affidata a Pietro e ai suoi successori, con la nomina a Pietro di chi sarebbe stato il Vicario di Cristo, e della sua Chiesa Cristiana e Universale (Cattolica). Questo vicariato sorse sul riconoscimento, fatto da Pietro non come conseguenza della sua personale capacità, ma di un dono divino. Licenziamento dei Pietro Giovanni 21,15-19 15 Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16 Gli disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle». 17 Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi ami?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi ami?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle. 18 In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro (Pietro) ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi». 19 Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: «Seguimi». La Chiesa, tramite gli stessi versetti da 15 a 19 con cui era stata sottoposta a Pietro, cessò d’esserlo. Pietro fu congedato da Gesù… come per lo stesso articolo 18 della Costituzione Italiana, del licenziamento per giusta causa.


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Come il versetto 19 (di Matteo) dà a Pietro le chiavi del Regno, così, il versetto 19 (ma di Giovanni) le toglie. E le ragioni stanno nel fatto che Ratzinger, eletto Pietro per l’amore per Cristo, e mandato per tre volte a pascere il suo gregge, per 55 giorni non l’avrebbe fatto! E per 80 nemmeno l’altro..., colui che avrebbe cinto la sua veste di Pietro e l’avrebbe portato dove non voleva più andare, poiché s’era dimesso, e non per difetto d’amore, ma di capacità personale. Tornato Gesù in persona in una pecorella, Papa Benedetto XVI (il Pietro della vecchiaia) non avrebbe più avuto il dono di riconoscere in essa il Cristo, il Figlio del Dio vivente. L’avrebbe affamata, reso sordo per 55 dì alle stesse 3 domande ricevute: “M’ami più di costoro?”. Come una delle capre di cui scrive Matteo al capitolo 25 del suo Vangelo - sulla nuova venuta del Signore - Benedetto XVI udito Gesù d’essere stato per 55 giorni senza alcun soccorso, gli chiederà: «Signore, quando mai ti ho visto affamato per 55 dì e non ti ho soccorso?» E Gesù gli risponderà: «in verità ti dico in verità ti dico: tu hai affamato me! In ogni giorno dei 55 che ci sono, tra il 12 ottobre 2.005 e il 5 dicembre. Il più piccolo dei miei fratelli, Romano Amodeo, dichiarandosi una pecorella smarrita, si è sottoposto al libero arbitrio di te, come di quel Buon Pastore che ama e riconosce le pecore a una ad una. Per tre volte, tramite il giornale Il Centro (di Pescara) ti ha rivolto quella mia stessa domanda posta al Pietro figlio di Giovanni: “Mi ami tu più di costoro?” Tu, per quanto incaricato da me per ben tre volte, non hai nemmeno risposto! Hai opposto la totale indifferenza, perché ti sei ormai incapace – come il Pietro della vecchiaia - di riconoscere quel che è divino, nel reale, ma che non si vede. Eppure io l’ho detto con chiarezza assoluta nel capitolo 25 del vangelo di San Matteo, nei versetti al 31 al 45, che chi non dà da mangiare a un piccolino che gli si affida, in verità affama Gesù Cristo stesso.» Noi non siamo abituati a prendere il Vangelo alla lettera. Nemmeno quando Gesù non spiega più cogli esempi delle sue parabole, ma dicendo tutto «in verità, in verità», non affronta più questioni «opinabili». E’ proprio il caso del capitolo 25 del Vangelo di Matteo, quello che si occupa di quando il Figlio dell’Uomo verrà nella sua gloria, per come Gesù stesso ce lo racconta, in Matteo 25, 31-45. 31 Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. 32 E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, 33 e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra.


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34 Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi dalla fondazione del mondo. 35 Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, 36 nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. 37 Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? 38 Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? 39 E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? 40 Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. 41 Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. 42 Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; 43 ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. 44 Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai t’abbiam visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non t’abbiamo assistito? 45 Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. Qual è questa sua gloria e quali sono tutti questi suoi angeli? Chi pensa che essa stia in qualcosa di più o meno diverso dalla gloria che già Gesù ebbe, della croce, non ha ancora capito il significato vero delle Beatitudini, affermate nel discorso della montagna, e secondo le quali è pieno di vera gloria il sottomesso e non chi lo domina, il perdente e non chi lo vince, l’umiliato e non chi così l’avvilisce. Stranamente, la storia non ci insegna proprio nulla, tanto che i Cristiani compiono lo stesso errore degli Ebrei di aspettarsi un Dominatore che li riscatti dal morso del Popolo Romano e non un servo imbelle che si faccia da lui far di tutto, perfino crocifiggere. Il Cristiano terra-terra arriva a giustificare la Gloria della Croce solo in forza della successiva risurrezione; la quale affermerà realmente il dominio totale di Gesù quando riguarda la sua stessa morte personale. San Tommaso aveva le sue buone ragioni a credere che una persona può compiere qualsiasi cosa, ma solo quando essa esiste in vita.


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Come potrebbe Gesù, morto e sepolto, avere ancora la possibilità di compiere qualunque cosa, e in specie quella di risuscitare se stesso? Perfino l'illuminato San Paolo arriverà a dire, in una delle sue lettere, che “Se Gesù morto e sepolto non fosse risuscitato, la fede in lui sarebbe stata vana”… ma le profonde ragioni di tale affermazione non stanno nel fatto in se stesso, ma attengono alla attendibile verità di un Cristo in cui credere o no, che aveva detto più di una volta che sarebbe risorto dalla morte il terzo giorno. In verità, in verità, la gloria autentica di ogni Primo non sta nell’affermazione plateale del suo potere, che egli mostra imponendosi sugli altri, ma esiste nella totale mancanza che Egli abbia bisogno di qualsiasi reale manifestazione, che l’affermi come consistente nel campo dell’apparire, ossia di tutto ciò che è ben visibile agli occhi di tutti. Il vero Primo è per davvero glorioso solo quando non si cura minimamente dell’apparire e si presenta nell’essere, come chi è predisposto al suo sacrificio per il bene altrui. Dio consiglia a tutti la gloria di questo modo di essere senza apparire: “quando doni qualcosa con la mano destra, ciò resti oscuro alla tua stessa mano sinistra!” Chi è davvero grandioso non ha alcun bisogno di affermarlo facendolo apparire… ma semplicemente essendolo. Per questo non ci sarebbe stata nessuna necessità vera di mostrare realmente la risurrezione di Gesù, per glorificarlo. Se non per il fatto che Egli l’avesse preannunciata più volte, dicendo che “sarebbe stato il Padre a risuscitarlo, nel 3° giorno”. Quella della risurrezione era solo la prova dell’esistenza del Padre, data a chi – come l’apostolo Tommaso, che credeva in Gesù – ma tuttavia aveva l’umana necessità di vedere “in essere” l’azione del Paterno dominio sull'esistenza. Essa è data dal Padre quando divinamente riporta in vita quel suo prediletto Figlio dell’Uomo, in cui si compiace. Sono gli apostoli e i credenti i soli a dovere vedere in essere – come una cosa sola – Padre, Figlio e Spirito Santo. Ne va di mezzo quella preghiera fatta da Gesù nell’ultima cena: “Che essi siano una cosa sola come io e te siamo!” Che essi lo siano <in sostanza>, anche se poi ciò non apparirà, nella storia reale, in cui i Cristiani sembreranno dividersi in tante Chiese e perfino in sette diverse. Che essi lo siano anche se la stessa Bibbia sembra ridurre ai soli Ebrei il “popolo di Dio”.


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Ciò accade poiché nemmeno nella stessa Bibbia la stessa Gloria di Dio necessita di alcuna dimostrazione reale che affermi l’unità di Dio! Infatti ALHIM (da Aleph, Lamed, Hè, Jod, Mim... parola che si legge bene se si abbinano alla vocali greche Alfa-Aleph, Hèpsilon-Hè, IotaJod, tanto da leggersi <Aleim>), si esprime in un sostantivo plurale. Dio non ha bisogno di mostrarsi nel singolare di ciò che si stacca dalla pluralità, poiché è quella di infiniti infinitesimi, che sono 1/1, sia in ciascuno, sia nel tutt’uno. La Gloria di Dio sta proprio nel <Suo essere> <Colui ch’è l’essere> quando Dio si pone in un altra cosa come nel suo nome. Il nome è proprio ciò che dà assoluta evidenza all’essere. JHVH (Jod=10, H5=6, Vav=6, Hè=5) estrinseca il 26 che sono tutte le volte esistenti nelle settimane di mezzo anno, posta proprio la creazione terrestre intera in un anno creato in 365 giorni. Essi sono in Bibbia come la vita in anni 365 del 7° fattore della creazione, chiamato E’noch. E’ il solo dei 10 fattori che Bibbia dichiara abbia camminato con Dio due volte che sono: una quella nel ciclo dei giorni, l’altra quella del ciclo degli anni di vita posti nello stesso numero 365 dei giorni. Il valore numerico 26 del termine Jhvh (letto Jahvè da alcuni, e Geova da altri, ma che per l’analogia con il greco porta ad un Ievè) rende oggettivo, nel nome singolo, quanto è plurale in quell’Aleim, il cui contenuto oggettivo sta nel numero 646, che si rifà a tutto il moto di un piano che in lunghezza è 10 in un lato e 10 nell’altro, il cui flusso deriva dall’energia 666 meno quella lunghezza 20. Quando Jevè è per 24 volte, 26x24=624 è il flusso lineare che assume le tre dimensioni del volume solo aggiungendo con 1 e 1, i due lati unitari dell’area unitaria data da 1x1. State assistendo al Divino e sostanziale modo di Essere che esiste proprio nel modo espresso dal numero 26 di Jevè e dal numero 646 di Aleim (che esistono in modo rigorosamente relativo l’uno all’altro), e che si mostrano poi solo nei <tranquilli> nomi di Aleim e Jevè che in essi nascondono il loro vero valore numerico. Tutta la Bibbia, la cui verità sta nella scrittura espressa a numeri si presenta non in quello che è, ma in quello che poi sembra a parole e nei concetti e nella sintassi ottenuta con sostantivi, verbi, avverbi, desinenze, coniugazioni e preposizioni. In questa narrazione Biblica fatta a parole, il Dio (che è in essere con la forza assegnata ai numeri), è tutto impegnato a dar forza ad altre cose, e non ha alcuna necessità di affermare la sua potenza.


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Se lo facesse, sarebbe addirittura così meschino come lo sarebbe chi vi scrive, lo sarei io, di nome Romano Antonio Anna Paolo Torquato Amodeo, se le mie intenzioni fossero quelle del voler rendere gloria a me stesso anziché a Dio. Vi parlerò del grandissimo, unico compito dato a me dalla Divina Provvidenza, ma vi invito a non credere mai che io stia cercando di dar lustro a me. Io lo so bene che la gloria non sta nell’apparire, ma nell’essere. Ed essa non sta nella grandezza, bensì nel nostro mondo delle apparenze tanto è maggiore quanto più essa si avvicina a 0. Posso anche provarvelo, dimostrandovi come, la vera grandezza in una comunione tra tanti valori, tutti quantificati in forma di numero, sta nello 0, facendovi vedere come la comunione esemplificata in <15 x 111.111 x 8.836.376.666.666.337.777 x 0 x 77.745.670.000.000...> è uguale a 0 per quanto grandi siano tutti gli altri partecipanti alla comunione. Possono essere anche infiniti, ma basta che il tutto abbia un solo partecipante che valga zero, che rende uguali a sé tutti gli altri. Invece il valore 1 è totalmente asservito al valore altrui. Pertanto, quando passiamo da qualunque numero N elevato a 0 come in N^0, al calcolo posto in atto della potenza ad indice 0, ed abbiamo per risultato 1, scopriamo il Dio UNO. Esso dà il valore onnipotente che è nel suo indice zero, che significa che c’è non essendoci ossia che esiste in pura potenza di ogni cosa possibile, ossia in Onnipotenza. Egli l’attiva in un modo totalmente altruistico e servile, tutto volto ad animare in modo visibile un tutt’altro, ma solo in quel contesto del reale e visibile che totalmente opposto, uguale e contrario a quello che è Divino e Trascendente tutto il contesto reale. Sono prove concrete che io do, in un Onnipotente Dio che si confina nel piccolo, nell’infinitesimo, quando vuole realizzare attraverso il famoso <divide et impera> dei Romani un Regno di Dio in cui infinite anime di Dio abbiano una reale palestra, simile ad un campo di gioco. Chi ha più gloria in un campo di calcio in cui si gioca al farsi “goal”? Di fronte alla stessa <rete!> segnata in un certo modo, da un campione e da una schiappa, chi dei due ha più gloria? Ce l’ha chi ha fatto qualcosa più grande delle sue normali capacità.


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Gesù metteva in luce la maggior gloria della vedova povera che poneva nel tesoro del tempio tutto quello che aveva per vivere, e non chi vi aveva posto molto, molto di più, che per lui era solo un superfluo. Cristo, Figlio di Dio, che offre la sua vita ben sapendo che essa è illimitata e immortale, è – forse? - più glorioso di uno qualsisia di noi che la offre in modo simile, ma non sapendo con la stessa certezza se oltre quella ne ha un’altra? Dovete credere che Dio ha più gloria in uno qualunque di noi che offre per il bene altrui la sua vita, di quanta ne abbia avuta in Gesù Cristo! Molti di voi diranno che sono irrispettoso della crocifissione patita da Gesù, ma se lo pensate siete nel torto. Se Gesù ha avuto l’intenzione di farvi tutti Figli di Dio, state pur certi che vi ha reso tali: figli di Dio e come tanti suoi fratelli che uniti a Lui possano rivolgersi a Dio e chiamarlo: Padre Nostro. Nome anche questo, che in valore numerico, nella Gematria italiana in cui da A a Z siano espressi in lettere i numeri da 1 a 21, il termine PADRE vale 40 e il NOSTRO vale 89, tanto che il tutto vale 129, in cui il 29 è il 10° numero Primo, e 100 sia il piano 10x10. Ecco il vero esistente nel Padre Nostro: è il piano 10x10 il cui flusso divino sta nel 10° numero Primo. In questa stessa modalità: FIGLIO vale 54; SPIRITO SANTO vale 96+61=157. Tanto che Padre, Figlio, Spirito santo, nome da Cristo dato alla Trinità divina, vale 40+54+157=251. PADRE, FIGLIO, SPIRITO SANTO – posto il 10x10x10 nelle 4 dimensioni, dell’Unità nel Tempo di Presenza e nella Trinità dello spazio – definisce esattamente l’esistenza 1 di ¼ di 10x10x10, come una linea in cui, posta per prima la lunghezza 1 del tempo di presenza unitaria, si aggiunge il 250 al termine della lunghezza 1, avendo in tal modo quella del nome della Trinità Divina, nel valore cabalistico dato dal 251. Se credete che questa cabala sia avulsa dalla realtà, poiché oggettiva solo dei nomi… che non sono anche numeri, allora considerate la creazione del primo giorno, nel numero intero espresso nei 365 di un anno. Per tre anni saranno 365. Poi, nel 4° anno, si dovrà aggiungere il 2° giorno intero creato. Dopo quanti anni si dovrà aggiungere il 3° giorno creato?


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Esso risulta da quanti tempi minuti esistono in un anno siderale che ne contiene oltre i 365,25, ancora 9 primi, 9 secondi e 9 terzi riconducibili nel loro insieme a 549,54 minuti secondi. Infatti un anno siderale è di 365 giorni, più ¼ di giorno, più 654.54 muniti secondi. Quanti di questi tempi minuti ci devono essere per realizzare un giorno che ha 86.400 minuti secondi quando è intero? Basta dividere 86.400 per 654.54 e il risultato che si ottiene è; 157,2224041. Infatti 157,2224041 x 549,54 = 86.399,80041114, e manca solo della lunghezza di una area data da 2 lati in cui ciascuno è 0,09979443, laddove la velocità della luce è 299792458… Ebbene in 157,2224041, il 3° giorno intero è raggiunto attraverso i minuti primi secondi e terzi che esistono in ogni anni essendo il valore intero proprio il 157 dello Spirito Santo, nel tempo decimale 0,222 dato da Figlio e dal 40 del Padre, segue ancora perfino dal 41 che dettaglia tutto questo in AMOR. Poiché SPIRITO SANTO = 157 e PADRE =40 sono i valori numerici delle parole, è pure comprensibile lo 0,222 come il FIGLIO ETERNO. Il suo reciproco, dato da 10 : 0,222 (così riferito al Padre 40 posto 10 nel suo tempo e 30 nello Spazio) equivale a 45,0450450 e rivela – essendo un INVERSO – di essere l’inverso del 45,0 eterno, nel periodo dello 045. Pertanto l’eterno inverso dell’inverso 45 è l'eterno FIGLIO = 54, per sempre, tanto che il 3° giorno, realizzato dopo anni 157,2224041 sono realizzati dall'Unità dello Spirito santo, nel tempo decimale del Figlio eterno, del Padre e nel dettaglio estremo dell’Amor. Ora Dio ci mostra in tutto ciò la sua struttura? No esiste in quanto così esiste, ogni 157 anni, ed è 1 giorno, il 3° da aggiungere ogni 157. Gesù sarebbe tornato in questa gloria data a chi è “minimo”, stando come Figlio di Dio in mezzo a quella gloria di tutti noi – figli di Dio per come tutti sono resi da Lui – e qualificati tutti noi come i suoi angeli . Il Signore ha poi più gloria nelle persone cosiddette “minime”, e che son tutte anime ed angeli di Dio, eppur sono costrette alla vera croce della mediocrità, della sofferenza e dei limiti di ogni tipo che sono chiamate a patire, tanto che noi siamo nella “valle di lacrime” detta in una preghiera fatta a Maria e chiamata “Salve Regina!” Gesù sarebbe tornato nella gloria maggiore di quella avuta a suo tempo solo se avesse rinunciato a quella, portentosa, di chi poteva allora compiere miracoli e sovversioni dell’ordine naturale delle cose, ed avesse assunto l’abito apparentemente più dimesso di chi è esattamente come tutti noi e visibilmente privo di ogni potere divino. Così sembra anche se così non è.


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Infatti sulla base di che cosa noi mutiamo il sistema numerico che sostiene un Universo costruito per quanti, in quello spettacolo di luci e di colori, di suoni, profumi, sapori, carezze o cazzotti ed altri impatti devastanti? Grazia al dono del Puro Spirito che ci rende capaci di dar forma di dimensioni reali e di corpi grazie all’immaginazione pura. Infatti luci e colori esistono solo in quanto noi così sappiamo immaginare alcune frequenze elettromagnetiche, che in se stesse sono frazioni precise (chiamate frequenze) al cui numeratore sono poste nel loro numero le onde, e al denominatore sono posti i numeri degli esistenti tempi. Non le vediamo tutte e tutte allo stesso modo. A frequenza basse ne avvertiamo il calore, ad alta ne immaginiamo i colori in una stupenda invenzione chiamata luce, che esiste così nell’universo solo poiché così noi ce l’immaginiamo. La gloria assunta da Dio nei peccatori è assai più grande di quella assunta in un giusto. Bisogna essere anime eroiche, nei confronti di Dio che ce le vuole dare, per accettare il compito di animare un malvagio! Immensa Gloria Dio diede ad Abramo, per aver sottoposto – a differenza di noi – alla sua anima, se accettasse a dar corpo e vita ad un Padre che per ordine ricevuto da Dio uccide suo Figlio. Noi, nel nostro essere profondo dello Spirito Santo che ci anima, se fossimo interpellati dall’Unità di Dio, difficilmente accetteremmo di impersonale la parte di un simile malvagio, che poi sembrerà a tutti un “esaltato”, dal momento che dirà che sarà stato Dio a chiedergli di uccidere il Figlio… Ma è mai possibile che Dio chieda a un Padre di uccidere suo figlio? No, non è possibile e infatti Dio non lo chiese ad Abramo. Quella sorta di ordine era simile alle risposte date dagli oracoli, che sembravano risposte che potevano significare anche cose opposte tra loro. Come <Andrai in guerra non morirai>. Se si pone la virgola dopo il non, ecco che l’Oracolo ha rivelato un <Andrai in guerra non… morirai>, anziché <Andrai in guerra, non morirai>. Abramo doveva eliminare Isacco dalla paternità di tutti i discendenti che Dio aveva promesso. Se glie li aveva promessi, essi ci sarebbero stati. Essendo in apparenza stati figli di Isacco, come, con quale criterio Dio ordinava ad Abramo di toglierlo di mezzo? La verità sibillina stava nel fatto che Isacco avrebbe sposato una donna sterile.


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Isacco non poteva fecondarla, ma solo Dio. Il Padre di Isacco doveva essere d’accordo sul fatto che il vero sposo di Rachele, moglie sterile di Isacco, fosse quel Dio Onnipotente nel confronto dei quali non vi è sterilità umana o vecchiaia che tenga! Abramo stesso doveva ben sapere che giù lui, Abramo, era stato tolto di mezzo come il fecondatore della sua sorellastra Sarai, sterile pur essa! Il vero e reale figlio di Abramo fu il primo, avuto dall’egiziana Agar, che sterile non era, essendo la schiava di Sarai. Il giovinetto Ismaele era stato circonciso esso pure ad aveva avuto egli pure la divina promessa di una infinita eredità. L’Islam, che fa capo a quel reale primogenito di Abramo è venuta fuori come una Religione piuttosto attenta alle cose concrete. Simile alle Divine nozze tra Sarai e la Trinità di Dio scesa da Abramo come descritto in Genesi 18, sarebbero dovute essere anche con Rebecca, sposa di Isacco. Il Padre doveva gradire da Dio che il suo figlio, avuto per intervento di Dio dalla sterile Sarai, fosse messo da parte lui pure. In tal modo i due gemelli Esaù e Giacobbe sarebbero stati figli di Dio Padre (con Sarai) e Spirito santo (con Rebecca). Avrebbero anticipato le terze nozze divine che sarebbero state fatte da Dio con Maria Santissima. Pertanto il Signore non aveva chiesto nulla di così mortale ad Abramo, in Relazione al Figlio. Avrebbe chiesto esattamente la stessa cosa chiesta da Giacobbe poi a Giuseppe, di avocare a suoi figli i due, Manasse e Efraim, figli reali di Giuseppe. In questo, che è descritto al capitolo 48 di Genesi, c’è proprio la richiesta formale, fatta a Giuseppe, di togliersi di mezzo come il padre dei due avuti da lui in Egitto. Erano non da attribuire a Giuseppe, ma al Padre, nel segno del Padre Nostro che sta nei cieli e che è anche formalmente Israele, il padre di Giuseppe. Ma anche questo Padre, Giacobbe, era stato tolto di mezzo da Dio come primogenito. Era nato come secondo ad Esaù. Non l’accettò. Fin dal nascere tentava di trattenere Esaù con la mano che gli serrava il calcagno. Poi si approfittò della vecchiaia di Esaù e comperò la primogenitura in cambio di un rosso piatto di lenticchie, e infine combinò un vero imbroglio, con la connivenza di sua madre, per ingannare Isacco ed essere anche benedetto dal padre invece di Esaù. Essendo Esaù molto peloso si mise attorno al braccio una pelle pelosa, di animale, e si fece tastare il braccio dal padre ormai cieco: “La voce è di Giacobbe, ma il braccio è di Esaù” e Giacobbe carpì in modo addirittura doloso anche la benedizione.


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Che senso dare a tutto ciò, se non al fatto che il secondogenito ci teneva “da matti” ad essere lui il primo? Oltrepassò ogni reale senso della giustizia, pur di divenire il primo! Esaù invece, il vero primo, non dava di vedere di tenerci molto, e si comporta molto di più come fa Dio, quando, essendo il primo, non si dà gran che da fare per dimostrarlo. Pertanto, il primato assunto da Giacobbe esiste tutto e solo nel mondo delle cose apparenti e visibili, non di quelle di Dio e che sono per davvero invisibili. Ma occorrono tutte e due. Il gemellaggio tra i due fratelli è simile ad una strada inclinata, che è una salita se è vista da uno che sale, ed è una discesa se è vista da chi discende. Il mondo, di noi che risaliamo nello spazio-tempo è il mondo di chi dei due? Chi dei due veramente sale, e chi discende? Chi realmente avanza in negativo, rispetto alla precedenza fissata da Dio è Giacobbe. Giacobbe va in discesa, e noi con tutti lui, in puro spirito, e vediamo la strada che si muove verso l’alto, con il nostro corpo che va in salita e si approssima giorno dopo giorno al punto finale della propria salita. Chiarito anche in questo caso, che Dio dà evidente gloria maggiore al secondo, che è quello dei due che si approfitta del fratello e della vecchiaia di suo padre, veniamo alla definizione data dalla Profezia di San Malachia al “Gloria olivae”, il mottetto assegnato al Papa Benedetto XVI, già Cardinale Ratzinger. La sua Gloria è collegata al reale tradimento di Giuda Iscariota fatta al Getsemani, sul Monte degli Ulivi. Gesù (Luca 22,48) disse: «Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell'uomo?». Il gesto del Papa che si dimette sentendosi vecchio, vuole apparire, verso Gesù, un segno di amore! Anche Giuda non lo fa per indicare Gesù. Non c’è bisogno. Lo conoscono tutti. Come questo Papa, anche Giuda è frastornato e crede che Gesù abbia bisogno di lui capace, attivo e solerte, uno che possa e sappia prendere in nome suo decisioni che non gli spettano… quasi che il Cristo avesse eletto lui a Pietro! A un Pietro autorizzato a legare in terra e in cielo! Benedetto XVI “crede di esserlo”, in quanto Pietro, ma sta sbagliando ogni suo giudizio. Gesù non aveva detto a uno degli apostoli “Tu Lega, e quello che tu legherai poi sarà legato anche in cielo!”.


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Lo aveva detto al Simone che – per dono del Signore e non della sua carne e del suo sangue – riconosceva vere in terra le verità divine, trascendenti la realtà, ed invisibili ad occhio nudo, come quella di Gesù che a occhio nudo era il figlio di Giuseppe e di Maria. Pur convinto di essere un valente teologo, il Papa 112 della Profezia di San Malachia, definito con “gloria olivae – si glorificava dello stesso senso di “capacità”, riconosciuta in un Pietro, che deve essere capace, attivo e solerte di fronte agli eventi, e ha dunque la pesante necessità di non commettere errori. Già questo è un tradimento della verità! Infatti è vero che finché il Papa è nelle grazie del Dio Verità, è infallibile. Lo diventa solo quando attiva il suo giudizio, e in base ad esso si permette di agire in modo discorde dal mandato che ha ricevuto dal Cristo di occuparsi delle pecorelle perdute del suo gregge, secondo lo stesso compito che Gesù aveva dichiarato come il suo alla Cananea. Quello era il primato della Chiesa di Gesù: che il primo si mettesse al servizio di ogni ultimo della terra, e non dei re, nella pretesa di insegnar loro come governare il mondo. Se nel mondo Ebraico stava bene una struttura piramidale, quella che il sacerdote IETRO aveva consigliato a suo genero Mosè (che si impicciava di tutto) di delegare ad altri le cose di minimo peso, per occuparsi delle maggiori, questo non andava fatto da PIETRO! Quella P in più di IETRO, ha tutto il significato del Progresso apportato da Gesù, quando contraddice IETRO. Il giusto Vicario di Cristo non deve delegare ad altri il suo compito di occuparsi personalmente delle sue pecorelle! Altrimenti si torna IND-IETRO, e l’attenzione passa da quella data ad ogni uomo, a quella di una direzione astratta, che finisce di occuparsi di problemi e difficoltà da superare e non di persone. Il PIETRO n. 112, “Gloria olivae” è giunto allo stesso punto nodale in cui è giunto Giuda Iscariota: quello della responsabilità. Messi alle strette, il loro comune travaglio stava nel sapere che al punto in cui entrambi si trovavano, qualcosa di molto, molto difficile e criticabile andava pur fatto! Benedetto XVI vedeva la Chiesa in preda ad evidenti pericoli e paurose tentazioni, e riconosceva di essere inadeguato a prese di posizioni che richiedevano ben altra tempra e capacità della sua. Giuda Iscariota aveva assistito a quella cena che aveva troppo l’aspetto di essere l’ultima, ma neppure lui sapeva cosa fare. Per risolvere le cose, bisognava solo decidersi ad agire di testa propria. Ratzinger poteva svestirsi di quel suo compito ed assegnarlo ad altri più determinati di lui, e Giuda poteva andare alla radice del problema, che stava nel Sinedrio e nella sua scarsa conoscenza su “Chi” era Gesù Cristo.


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Se andava lui a parlare con Anna e Caifa, che c’era di male? Si poteva “mettere in mezzo lui” a far da giusto tramite, e Gesù si sarebbe di certo fatto capire e apprezzare! Quando, durante l’ultima cena udì Gesù dire che uno di loro lo avrebbe tradito, non diede alla cosa tutto il valore che quella parola aveva. Infatti non avrebbe tradito altro che la cattiva voglia di Gesù di farsi avanti di persona ed imporsi sul Sinedrio. Ma se Gesù era invitato, forse le cose cambiavano. Comprensibile è da tutti la differenza che esiste tra il presentarsi di propria iniziativa – come uno che si abbassi a chiedere di essere ascoltato – e poterci andare con un fior di pubblico invito, in mezzo a gente che si sarebbe comportata – e perché no? - come giorni prima, quando lo avevano “Osannato”! “Quello che devi fare, fallo subito – si sentì dire da Gesù. E allora si decise. Avrebbe introdotto lui Gesù, come si doveva, e tutta quell’aria di Ultima cena ante litteram sarebbe stata presto solo un ricordo. Giuda è certo che Gesù, messo alle strette, farà valere le sue indubbie ragioni. L’argomento è evidente: si tratta di portare al Sinedrio le Ragioni di Gesù. Già. Il punto sta proprio in questo: “Le Ragioni di Gesù Cristo”. Nel giorno 14 settembre celebrazione liturgica della Santa Esaltazione della Santa Croce, anche Papa Giovanni Paolo II, con la sua Lettera Enciclica <Fides et ratio>, aveva cercato di fissare i giusti rapporti tra la RAGIONE e la FEDE in Gesù Cristo.


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Come vedete, al punto 56 si era rivolto ai Filosofi dicendo testualmente che Questa è la strada da seguire: bisogna non perdere la passione per la verità ultima e l’ansia per la ricerca, unite all’audacia di scoprire nuovi percorsi Inoltre: la fede provoca la ragione a uscire da ogni isolamento e a rischiare volentieri per tutto ciò che è bello, buono e vero. Inoltre:La fede si fa così avvocato convinto e convincente della ragione. Io ora immagino Caifa, a quei tempi di Gesù Cristo, che riceve Giuda che si è deciso ad andargli a parlare, e gli esprime le stesse ragioni scritte da Papa Giovanni Paolo II ai Filosofi: <Caro Giuda, noi crediamo a quanto ci è stato trasmesso da Mosè ed Aronne, e lo facciamo per pura fede… Abbiamo la vera necessità di conoscere queste ragioni, che Gesù sta predicando ovunque e che mai ci è venuto a dirci, Il Sinedrio si appella a te: persuadi Gesù a portarcele! Bravo! Stai facendo una opera importantissima ma difficile, con la quale nessuno sarà mai d’accordo, ne chi crede a Mosè e non necessita di alcuna altra ragione; né chi prima ragiona e solo dopo crede in quello che ha capito. La mia provocazione è di non essere troppo timido! Assumi pertanto ogni coraggio e rischia volentieri per tutto ciò che è buono, giusto e Santo al fine di superare l’isolamento in cui è Gesù! Nel Sinedrio, la Fede si farà avvocata convinta e convincente delle buone Ragioni che Gesù certamente ci porterà!” Giuda – che era persona colta – certamente ebbe dai reggenti del Sinedrio questa stessa “provocazione”. E… ci cascò. Ebbe anche 30 danari, Giuda..., ma li ricevette “non perché era un ladro e si metteva intasca tutto (come ha malignato un Evangelista) ma perché potevano essere dati ai poveri. Cioè per le stesse ragioni per cui aveva criticato la Maddalena quando l’aveva vista buttar via molti danari, che potevano essere dati ai poveri, per fare poi cosa? profumare i piedi di Gesù! Una cosa che secondo lui il Cristo dava a vedere di gradire, ma sotto-sotto di certo aborriva… Giuda riteneva che Gesù andava assecondato in ben altro modo che quello lì, in cui era venerato come uno che poi godesse ad essere trattato e venerato, così dal basso in alto!


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Così, quando Giuda si recò con una scorta all’Orto degli Ulivi, non pensava ad una cattura, ma ad accompagnatori che se non proprio l’osannassero almeno che accompagnassero rispettosamente Gesù al Sinedrio. L’aveva fatto per amore e fu proprio nel suo segno che andò dal Cristo e lo baciò. Gesù sembrò non gradirlo. Già sapeva cosa avrebbe patito ed era giunto perfino a chiedere, umanamente, profondamente in crisi: “Padre, se possibile, che passi da me questo calice!” ma poi si ara subito adeguato al suo destino: “Ma sia fatta la tua e non la mia volontà!”. Come poteva, Gesù, in questo misero stato, voler capire le ragioni di Giuda? Non poteva anche perché «in verità» erano irragionevoli, In verità quello di Giuda era nei fatti un tradimento, poiché le parole dette da Caifa a Giuda (del tutto simili a quelle di Carol Woijtila ai filosofi), erano (a differenza di Papa Giovanni Paolo II) una vera menzogna. Erano una pura trappola (degna del Maligno) tesa alla buona fede dell’apostolo. La risposta di Gesù, data a Giuda, non era fondata sulle questioni opinabili, della buona o cattiva fede da parte di chi era a capo del Sinedrio. Nella verità dei fatti, il gesto di Giuda, che non aveva saputo distinguere tra vero e falso, era un sostanziale tradimento delle intenzioni di Cristo che evitava quel confronto coi Capi dei sacerdoti poiché non avrebbe sortito nessun risultato accettabile. La Fede, ricevuta tramite Mosè ed Aronne, nella Legge era così ancora imperfetta che non poteva essere rappezzata. L’aveva detto più di una volta: “Non si può mettere una pezza nuova su un abito vecchio, come non si può mettere vino nuovo in otri vecchi. Chi prova a farlo vede rompersi tutto. Il vino nuovo va messo in un otre nuovo, e l’abito vecchio va semplicemente cambiato” Non era Dio ad aver bisogno del sabato, ma gli uomini. Non erano gli uomini a dover essere asserviti ad una Legge Divina, ma era questa che doveva mettersi al servizio del bene umano. Insomma Giuda aveva centrato le Ragioni vere del Cristo di un Dio che non chiedeva di essere esaltato come il Figlio di Dio - pur essendolo - ma di poter servire egli stesso al bene supremo dell’uomo come il Figlio dell’Uomo prima che di Dio. La Legge trasmessa tramite Mosè ed Aronne era funzionale ad un uomo ancora ignaro della «verità». Questa c’era, c’è sempre stata, ma c’è tempo e tempo. In uno bisogna semplicemente obbedire, poiché non c’è vera ragione che tenga, data l’ignoranza dei tempi. Sapeva forse l’Uomo quello che Gesù cercò di spiegare al solo vero uomo di scienza di quel suo tempo?


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Nicodemo aveva veri occhi per vedere le manifestazioni divine che accompagnavano il Nazareno, e andò a trovarlo, una notte, per conoscere da lui il modo reale e concreto con cui si entra nel Regno dei Cieli. Gesù lo aprì alla conoscenza del vero, rivelandogli l’esistenza di un tempo che è in sali-scendi e non nel solo verso visto nell’Universo reale. Si entra realmente nel Regno della Verità solo al termine della vita soggettiva, poiché lì è posta una risurrezione dall’alto del tempo che attende ogni puro Spirito umano di osservazione. Fino a quando si vive osservando solo la reale dinamica materiale, dell’acqua con cui si costituisce un chilogrammo di massa-peso, non si è nel Regno dei Cieli, ma nella apparente dominazione del maligno, che mostra come vero tutto ciò che è puramente falso! Sta nel termine della vita il bene massimo dell’uomo, poiché è da quella ridiscesa dall’alto del tempo che si comincia a scorgere ciò che è vero. E il vero è che tutto ritorna “in divina potenza” a quel puro e divino principio da cui tutto comincia e dal quale è poi denominato il primo libro della Bibbia: BRASJT, in principio. Pertanto, quando due poveracci furono scoperti andar per legna il giorno di sabato e furono catturati e fu chiesto a Mosè che pena dovessero ricevere, e Mosè rispose che doveva chiederlo al Signore, e Jahvè li condannò a morte, quella condanna ricevuta, nella sua verità, e non nella sua apparenza, era “al Regno dei Cieli”. Quei due poveracci avevano completato tutto il loro percorso ed ora Dio stesso li sacrificava… laddove il sacrificio rende sacri, consacra allo stesso modo con cui avrebbe poi consacrato Gesù Cristo. Come si fa a dimostrare che il vero favore offerto ad un uomo da Dio sta nel suo estremo sacrificio? Come si fa a dirlo a un popolo che aveva compiuto vere e proprie ecatombi, di animali sacrificati, sull’altare di Jahvè, che quella morte che essi avevano dato agli animali sarebbe divenuta vera offerta a Dio solo quando sarebbero stati loro stessi ad offrire a Dio la loro vita? Il discorso della montagna, fatto da Gesù, in cui ha dichiarato beati tutti i perseguitati, tutti i perdenti ed infelici che ci sono al mondo, anticipa, portandolo nella vita reale, il beneficio cui si assisterà solo quando l’uomo osserverà realmente il suo ritorno alle sue stesse origini. Allora vedrà annullata ogni azione contro la purezza spirituale e materiale di un bambino, che sarà stata introdotta dalla vita reale. C’è il maligno che ora mostra come FATTE quelle dinamiche che in verità sono ancora lì, al punto di partenza, ma che sembrano FATTE, e non – invece – per davvero IMPEDITE come esse sono.


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C’è Dio – in verità, e non nell’apparenza reale - che impedisce ogni male, fin dal principio; ma – per il vero peccato originale di ogni uomo – Egli lo mostra <come fatto realmente>, al fine di coinvolgere ogni puro spirito, figlio dell’uomo, a partecipare alla divina e assolutamente certa vittoria contro il male. Gesù sarebbe dovuto andare dal Sinedrio a dirgli che i MIGLIORI, sembrano ora essere i PEGGIORI. Come pretendevano di ben ragionare, quando ancora mancavano di ogni nozione scientifica sulla complessità del mondo? In esso non esiste solo l’AZIONE vitale, ma anche l’AZIONE INVERSA a quella, che due millenni dopo sarebbe stata definita REAZIONE, da Max Planck. Pertanto in quell’epoca Gesù non poteva portare al Sinedrio queste ragioni che ancora in quei tempi non erano conosciute con certezza scientifica… ne era opportuno che si mettesse a far sfoggio di miracoli, quando era la fede in essi a provocarli e non potevano essere segni validi e accettabili. A chi gli aveva chiesto segni, rispondeva che avrebbero avuti solo quello di Giona, inghiottito da una balena e vomitato vivo fuori il terzo giorno. Come poteva dire che DOVEVANO VOLER PERDERE il loro personale bene nella loro vita, per offrirlo al prossimo? In una epoca in cui era stimato BEATO e favorito dal Signore chi aveva avuto successo e si era affermato? A cominciare da Abramo, Isacco e Giacobbe, i Patriarchi si erano imposti come vincitori, come Capipopolo. Gesù aveva il compito di ribaltare totalmente questo lato, seppure importante, collegato con il successo, rovesciando in pieno il giudizio tanto da essere alla fine egli stesso IL SACRIFICIO in persona; offerto a tutti come il massimo successo della vita umana. E se si comincia da piccoli, a privilegiare il bene altrui rispetto al proprio, e per questo si resta poi ultimi tra tutti, ebbene, solo allora si è veramente beati e si è veramente primi. No, il Sinedrio non avrebbe mai potuto comprendere ed accettare come buone queste ragioni. Doveva prima essere Crocifisso il Cristo, con le sue vere ragioni, e solo dopo poteva venire un Pietro a Suscitare l’Avvento dello Spirito Santo; che facesse conoscere come vere le ragioni del Cristo. Lo stesso discorsetto fatto in mala fede da Giuda da Caifa, l’avrebbe fatto in buona fede l’ultimo papa “in regola”, quello descritto da San Malachia con il mottetto: “De labore solis”.


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Il Santo Giovanni Paolo II avrebbe esaltato la Croce promulgando la sua Lettera Enciclica nel giorno stesso in cui S.R.E. la esaltava, e avrebbe con questo di nuovo messo in croce Cristo, attraverso il più piccolo dei suoi fratelli, uno che Dio avrebbe mandato a prendere e di cui si sarebbe servito come di un puledro, figlio di un’asina, per essere di nuovo portato il 21-12-2.012 a Gerusalemme ed essevi sacrificato per la seconda volta… come aveva profetizzato Daniele. Così scrive il Profeta: dopo la massima delle tribolazioni patite dal Popolo Ebraico lo stato di Israele sarà ricostituito e tutti i santi e profeti da gran tempo sepolti nella memoria, risorgeranno (nel culto degli abitanti del nuovo Stato). Nel flusso del tempo, ecco Tre Celesti Vegliardi ai due lati e in alto, in mezzo a quel flusso. Quello in mezzo dice a Daniele che la manifestazione divina ci sarà a partire da quando sarà di nuovo alzato in croce l’Idolatrato Figlio di Dio, il distruttore della forza del Popolo Santo. Dal momento in cui cesserà il Sacrificio quotidiano e sarà nuovamente alzato l’idolo della desolazione, trascorreranno 1290 giorni. Più beati coloro che aspetteranno e arriveranno ai 1335 giorni. Ebbene il secondo innalzamento alla Croce del Cristo tornato sul povero cristo di un puledro, figlio di un’asina, è realmente stato quando tutta l’umanità ha atteso il giorno terminale del calendario Maia. Come in Genesi 38 c’è una Tamar restata senza ER, allo stesso modo i MAIA veri stanno in una MaRia restata senza R. Accade per il semplice motivo del compimento della missione del figlio Gesù. Missione cominciata nel 12 dopo Cristo, l’anno in cui Gesù resta nel Tempio a parlare coi Dottori della Fede Ebraica e arriva sua Madre a chiedergli: “Figlio, perché ci hai fatto questo? Tuo padre e io preoccupati ti cercavamo!” Il 12enne Gesù le risponde: “Perché mi cercavate? Non sapevate che dovevo cominciare a occuparmi delle cose del Padre Mio?” Ma sua madre – la sua stessa madre! - non comprese! E Gesù smise fin da subito – per l’intervento provvidenziale di sua madre - di tentare di incontrare anche i Dottori della Fede. Era un incontro che in quel tempo era veramente improponibile. Doveva passare tutto il tempo dell’opera del Figlio, la quale consiste esattamente, dove è 10x10x10 a rappresentare nel mondo reale la forza progettuale di Dio, che l’intero 1.000 posto in principio con la sua consistenza, si muovesse interamente di un altro millennio.


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In 2.000 anni stava tutta l’opera divina, che, essendo un Dio che opera creando in giorni, ne usa 4 a rappresentare sia l’unità, sia la Trinità, in quelle che saranno poi – a immagine e somiglianza di Dio – le 4 dimensioni anche della realtà da Dio creata. Tutta l’opera divina, compiuta in 4 giorni, trovandosi in un tempo totale di 2.000 anni, si sarebbe mossa solo di 2.000 giorni -4. Essendo iniziata al compimento esatto, il 25 dicembre dell’anno 12 dopo Cristo, essa si sarebbe conclusa a 4 giorni dal 25 dicembre 2.012, dunque il 21. In tal modo Dio, attraverso il calendario dei Maia, il cui termine era il 21 dicembre del 2.012, avrebbe definito il termine della reale attività del Figlio di Dio. A riprova della verità di tutto questo, quando si raggruppa tutto l’Antico Testamento in un sol libro e si ricontano tutti i suoi capitoli, il Libro di Daniele, nel capitolo 12 in cui è descritta la seconda elevazione in cielo di Gesù (Idolo per gli Ebrei e che cessava il suo sacrificio quotidiano tra noi, insito nel vedersi non riconosciuto, da nessuno!!!) questo capitolo 12 del Libro di Daniele è il 999, corrispondente a tutto il moto di 1 che sta nel 1.000 della Divina Trinità data da 10x10x10. Ecco dunque che nel disegno divino era scritto che Gesù, tornato in puro Spirito nella Divina Persona del Padre, avrebbe patito la stessa sorte e – se possibile – a prima vista peggiore rispetto alla prima. In essa il Nazareno aveva trascorso 30 anni come li passano tutti, poi 3 in divina rappresentazione del padre Suo, e infine solo 16 ore nella sua tragica e gloriosa fine, dalle ore 23 della sua cattura, alle ore 15 della sua crocifissione. La Sua Passione e Morte avrebbe occupato appena la 18 millesima parte della sua vita. Gli ultimi 3 anni li avrebbe trascorsi nel successo della sua vita miracolosa. Quando sarebbe tornato lo avrebbe fatto in un uomo comune, privo di ogni capacità di compiere altri miracoli che quelli - concessigli per dono – di riconoscere la verità. Sarebbe stato discepolo di Don Giussani ma non sarebbe stato coinvolto da CL se non dopo di essersi posto come un Satana che osa giudicare UTOPIA la predicazione di Gesù e solo a partire dalla base della sua incapacità a seguirla totalmente. Satana è chi mente a Dio ponendosi come personale Giudice della bontà della sua opera. Costui, nato il 25 gennaio in cui S.R.E. celebra la Conversione di San Paolo, trovandosi a tu per tu con Cristo non ebbe il dono di riconoscerlo e gli si pose nemico, suo e di quanti credevano in lui. Ma è solo chi arriva a riconoscere tutto il suo errore chi poi riesce a esorcizzare Satana. A Saulo, diretto a catturare i discepoli di Cristo occorse quello di cui consiste il mottetto di papa Giovanni Paolo II.


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Occorse il reale lavoro del sole. A questo nuovo Satana occorse che passasse attraverso CL – parà CL – stimolato da una domanda, fattagli da una Daniela Forlin, convinta ciellina: “Sei proprio convinto, caro Romano, che quel 60% di capacità che ti ritrovi, nel seguire Gesù, sia opera della tua capacità? Romano esaminò il suo successo, avuto fino a quel tempo, e si accorse che era stato portato “in carrozza”, a quel 60%. Egli – Romano – era così andato – ito – attraverso CL, e si era mutato in quello Spirito santo ParaCLito in cui Gesù stesso aveva detto che la verità si sarebbe ripresentata, in una che per davvero avrebbe liberato tutti. Quale verità? Quella di cui già vi ho dato cenno: ci sono due percorsi opposti nel tempo, e se sono opposti tra loro non possono essere veri entrambi. Se uno è vero, l’altro è vero solo in apparenza. In tal modo Dio opera secondo uno dei due, e la visione assecondata dall’altro mostra il reale dominio del maligno, il quale sembra esistere in questo verso che però è totalmente impedito dalla verità dell’altro. La vera dinamica in atto è quella spiegata da Gesù già a Nicodemo: che solo dopo la morte reale inizierà con la risurrezione spirituale dell’alto la visione di una verità divina e trascendente quella reale, che annienta tutta quella reale e la riporta IN PRINCIPIO. Questa verità è a prova di bomba. Infatti quando coesistono nella stessa linea inclinata un SALIRE, in un verso, che è un DISCENDERE dall’altro, e definiamo +1 la risalita negli anni e -1 la sua ridiscesa, in che cosa si riducono nella loro risultanza? Se attuiamo la somma definitiva, -1 +1 è uguale a zero. Ma questo nella nostra vita esiste solo nel punto della morte. Fino a questo rendiconto definitivo le due quantità si compongono tra di loro, senza ancora annullarsi, e +1 x -1 = -1. Significa che in ogni punto della mia vita io sono a -1 dalla mia fine, essendo disceso qui dopo che con +1 sono arrivato alla mia morte. Sto assistendo, in ogni attimo della mia vita alla DISTRUZIONE delle cose che crederò di FARE, ma che già ora si compongono tra loro in modo tale che mi risulta solo il percorso che ancora mi manca. Il bilancio, fatto attimo dopo attimo, della mia vita, mi porta sempre al principio di quanto ancora devo vedermi accadere. Ciò accade a mano a mano che io – in questo computo a rovescio – sto ritornando a quel punto zero da cui sono già disceso, che che – in modo uguale e contrario – io crederò di risalire. In quella linea inclinata in cui una salita è anche una discesa, quando le due modalità si compongono tra di loro, si annullano in modo tale che tutto torna al principio.


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Accade che il mio punto di osservazione è simile ad un puro punto geometrico privo di ogni dimensione reale. E’ un Puro Spirito di osservazione, puntuale. Un poro Spirito Santo. Dio gli ha assegnato da animare un personaggio tutto già fatto e compiuto, in tutto, pensieri, parole ed opere, il che esiste così fatto e finito solo nel punto finale di quella che chiamiamo morte del personaggio. Dio glielo dà tutto in negativo, come è ricevuto ogni prestito di questo mondo, e quando gli è stato dato per intero e riguarda un personaggio disegnato con 100 anni di vita, il bilancio dell’anima, dello Spirito santo del suo puro punto di vista sta a -100 anni di vita. Ed ecco che lo Spirito santo di un bambino prende coscienza di chi sta animando e che sta restituendo una vita che è a termine in ogni vivente. Egli, pur essendo Spirito Infinitesimo di un Dio Uno in infiniti infinitesimi, si vede in ciò che ha un corpo reale. In ogni attimo della vita che sarà vissuta, mentre la forza in atto, simile al getto di un razzo si attua verso l’inizio della vita, sortisce per effetto uguale e contrario di essere sospinto nel corpo nel verso opposto a quella da cui lo Spirito è già Risorto. Risuscitato nell’atto del ricevimento in dono della vita, in dono e non in prestito… ma il puro spirito ancora non lo sa. Dio, l’Onnisciente, ha tanta onnipotenza da avercela addirittura su se stesso e rendere incosciente ogni sua anima infinitesima. Dio – libertà allo stato puro – desidera che la sua stessa struttura infinitesima sia del tutto libera, e allora ogni vivente, appena si accorge di esistere, è un purissimo santissimo incosciente che si deve dotare in libero arbitrio di una propria personale coscienza, del bene, del male, di ogni valore possibile e immaginabile. L’unità di Dio ha esercitato il suo totale libero arbitrio verso la sua dimensione infinitesima, e per giusto senso della giustizia, concede ad ogni infinitesimo di fissare nel suo massimo libero arbitrio che cosa VALGA VERAMENTE, ossia IL SUO DIO. Poiché ogni infinitesimo di Dio avrà FISSATO il suo VALORE specifico, ecco che l’Unità di Dio diventa il valore integrale di ogni valore specifico. Creato con la matematica un modello di vita possibile, come una palestra in cui esercitare realmente I VALORI, ecco l’Universo! Infinito nello spazio e nel tempo ha in se stesso ogni possibilità assunta dal Dio dell’essere proclamato ad Elea, e DIO – fattosi infinitesimo in infiniti infinitesimi, ha DIVISO e IMPERATO. Questo modo reale trova la sua totale giustificazione in fatto di BENE e di MALE, in quanto il BENE è VERO, e il MALE è una “pia illusione”, il puro presupposto già superato in partenza.


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Se mancasse la stessa IDEA del MALE ogni infinitesimo di Dio non potrebbe nemmeno gustare ciò che per lui è bene. Sarebbe come un invitato al banchetto nuziale che si presentasse senza il suo GUSTO, e non entrerebbe nemmeno! Dio l'escluderebbe o lo caccerebbe: “Fuori di qui! Qui, per mangiare quella che è LA VITA è necessario avere come abito nuziale il GUSTO per la vita. Ma in verità tutti infine l’avranno. Nel doppio percorso, avanti e dietro, in cui tutti gusteremo la vita, tutti alla fine ne usciremo avendo assunto liberamente IL NOSTRO GUSTO, e sarà quello PERFETTO, messo in relazione a cosa sia stato posto IN ENTRATA e a che cosa IN USCITA. Senza un finale bilancio tra le entrate e le uscite, non si può risalire ad il vero GUADAGNO, per essere esistiti. Quello che è offerto in questo banchetto per le nozze del figlio di Dio, sta in tutte le vite e in quello di buono e gradevole che esiste nelle stesse vite. Il banchetto, insomma il piatto da mangiare, sta nella stessa VITA. Quando Gesù Cristo offre il suo CORPO e il suo SANGUE per il bene di tutti non fa che quello che tutti noi faremo nello stesso modo. Saremo mangiati, come vite poste ad alimento della vita di tutti, tanto che il limite che Dio ha imposto ad ogni suo ignaro infinitesimo è superato ponendoci ciascuno a consumatore e cibo per la vita altrui. Solo questo può giustificare anche quello che appare in ogni vita apparente, in cui, a mano a mano che si passa dagli organismi più piccoli, a quelli più grande, l’uno si ciba dell’altro. Devo mangiare la carne di un animale? Sorgeranno gli animalisti che diranno che non sta bene! Ma essi non considerano che le cose che sembrano accadere in questo mondo, non sono fatte, ma sempre e solo riportate al loro divino principio. Se quella carne che io credo di mangiare, nemmeno può esserlo per davvero, dove tutto devolve ma appare invece evolvere, ecco allora che nemmeno esiste la verità di questo gesto così crudele. Gesù, che si offre a cibo reale, è il solo che giustifica l’apparenza di una vita animale che non può esistere se non si ciba di altra vita. Se è santo e apprezzabile il suo gesto, e parimenti santo un bue sacrificato alla vita di chi appare mangiarselo, o un pollo. Se ci dimentichiamo che l’azione Divina sta nel dono a noi della vita già interamente fatta da Lui e come ha voluto nel più totale dei suoi Liberi Arbitri, e che c’è una totale differenza tra il soggetto e l’oggetto, noi siamo coinvolti dal personaggio.


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Essi ci è stato imposto come un oggetto da far vivere, come un personaggio da animare, una musica da suonare, un bel quadro da dipingere, un bel pensiero da far nostro, tante belle emozioni già disegnate e in cui calarci… In un contesto oggettivo in cui tutto è così determinato e senza alcuna possibile variazione, allora che cosa siamo noi? Degli schiavi costretti ad una parte sgradita e dolorosa, infine mortale? No siamo un Dono che l’unità di Dio fa ad ogni infinitesima parte sua, costretta a forza a farla sua e da cui infine liberarla… ma liberarla per davvero! Non solo dicendole “Ti sono rimessi i tuoi peccati!” ma “Tutto ciò che hai creduto di fare, in bene e male, è stata tutta opera mia e che adesso, dopo che te l’ho mostrata fatta, te la annullo completamente e te la dimostro infine come mai fatta realmente. Questa la Verità che libera tutti per davvero, che Gesù disse sarebbe stata portata dallo Spirito santo Paraclito, di un Romano “ito” andato “parà CL” attraverso l’esperienza reale fatta in Comunione e Liberazione, che avrebbe compiuto in lui l’opera “De Labore Solis” attuata in San Paolo, e l’avrebbe mutato da reale Anticristo al più valido sostenitore delle RAGIONi di Cristo. Esse cominciarono infatti con San Paolo. Solo questo santo ha iniziato a ragionare con senso di verità sulle cose poste da credere da Gesù Cristo. Gesù fu mandato – per sua stessa ammissione – a portare sulla retta via le pecorelle smarrite della Casa di Israele. Ci volle l’insistenza di quella cananea che chiedeva briciole anche per i cagnolini, a convincere Gesù ad accontentarla, come in Matteo 15,26-27 Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». È con l’avvento della Conversione di Saulo in san Paolo che iniziano a manifestarsi le Ragioni di Gesù Cristo. Una opera millenaria che passerà attraverso l’opera dei vari Dottori della Fede in Cristo Gesù, quelli riconosciuti nel Cattolicesimo, che punta a che i Cristiani siano quella cosa sola espressa in Giovanni dalla stessa Preghiera di Gesù al Padre, nell’ultima cena. “Che siano una cosa sola come io e te siamo”. Ma l’unione è la cosa più difficile che ci sia, quando le ragioni diventano di una tale complessità che la ragione umana, per quanto sia vogliosa di rispettare il desiderio divino, non riesce ad evitare dissociazioni.


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Esse sono inevitabili, in un contesto reale in cuoi ogni cosa che esista stia nella mancanza di tutte le possibili altre. L’avanzamento unilaterale nel tempo posta la verità a non accettare compromessi, ossia che esistano altre verità differenti, magari opposte, eppure compatibili tra di loro. Questa compatimento viene così a mancare e ci sono deviazioni, scismi, separazioni. Quella maggiore di tutti sta nello stesso Tripartitismo di Dio. Che è fondamentale come sono la linea orizzontale, la verticale e quella in profondità, perpendicolare al piano frontale. Nel nostro contesto, sono tre distinte avvocature di Dio, e storicamente si sono configurate nell’indirizzo del Giudaismo, in quello del Cristianesimo e in quello dell’Islam. Accade poiché messe insieme, Ebrei e Islamici professano un Dio in cui nel primo vale la LEGGE e nel secondo vale la suprema AUTORITA’. Di fronte a questi due valori, elevati a dimensione assoluta, tutti gli altri reali vengon meno. Il Cristianesimo è quel flusso in profondità che si oppone e contrasta come gli altri due, esaltando un Dio che si fa SERVO e si mette in fondo all’ultimo e lo sorregge. Ma accade anche che Vecchio Testamento e Nuovo siano simili a un flusso, che passa dal realismo alla divina consistenza del lato divino e immaginario. Perpendicolare, opposto a questa comune linea di flusso tra i due opposti, ecco il piano appiattito di un Corano Islamico che detta ciò ch'è valido nel puro spaccato di quel tempo, e che se non è integrato dal divenire del flusso degli altri due non compone la struttura Trinitaria della stessa Verità di Dio. Ecco allora che c’era bisogno, alla pienezza del tempo, che sorgesse quello Spirito santo Paraclito che riaffermasse il valore di ogni tesi relativa e limitata. Ciascuna è vera e attendibile nei suoi ristretti limiti. Nessuna va rigettata, poiché tutto intero questo mondo non va rigettato! E’ l’opera di Dio, e tutta l’opera e buona. Calato ogni gesto nel suo confine relativo, a meno che un soggetto non sia pazzo o anormale, ogni uomo cerca il suo bene. La differenza sta tra i vari concetti di bene che gli uomini personalmente assumono e riconoscono come il bene supremo. Ma non stupiamoci. Deciso Dio di realizzarsi in infiniti infinitesimi, tutti differenti gli uni dagli altri, ecco che “tot capita, tot sententia”, e ciascuno è portato a giudicare a modo tutto suo e delimitato dai limiti delle cose che egli conosce come vere.


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Nel nostro caso umano poi esiste un “peccato originale” che delimita tutti quanti: credono vero ciò che essi vedono, proprio nel mentre niente lo è. Niente neppure esiste, così come noi lo vediamo! Lo Spirito Santo Paraclito avrebbe contenuto in se la ripresentazione di ogni altro valore riconosciuto e venerato prima di lui. Solo in questo modo, riconoscendosi infine tutte unificate in lui, solo allora si sarebbero riunificate tutte le differenti fedi ogni esistenti in Dio. Questo puledro, figlio di un’asina, Dio se lo sarebbe costruito con la materia di cui tutto e fatto: il numero. E ci sarebbero state – mostrate da lui stesso – innumerevoli rappresentazioni di lui e della sua famiglia date nella stessa Bibbia. I suoi estremi, come anno e giorno di nascita sarebbero dipesi da molti calcoli. Uno è dato da 38 x 51,00033 = 1938,01254 e lo incarna in quel 25 gennaio 1.938 in cui nel mondo, e nel mediterraneo, apparve una straordinaria aurora boreale. Mentre il 2 figlio dell’Onnipotente (? o umana vanità!) Duce Benito Mussolini, di nome Bruno, pilotando un trimotore, in un convoglio di 3, volò dal vecchio mondo al nuovo, e uno dei tre fu costretto a scendere prima dal cielo, e scesa a Natal. Quando In Atti 1 un angelo dice “lo vedrete tornare realmente così come lo avete visto salire” si riferiva a questo mezzo celeste a 3 eliche che scende dalle stelle, prima, a Natal, come un ente trino legato ad altri due che scenderanno dopo. Un altro calcolo deriva dal 7° fattore elencato tra i primi 10, nominati da Adamo fino a Noè. Si tratta di Enoch e di lui la Bibbia scrive che camminò due volte con Dio. Avendo avuta in dono la vita di 365 anni uguale al numero dei giorni di ciascun anno, ed essendo un fattore primo, ecco che il fattoriale di 365 giorni risulta dato, nel calcolo, da 25,104 con 777 cifre decimali, quanto la vita concessa a Lamech, 9° fattore e padre del 10°, di nome Noè. Questo 25,104, riferito come fattoriale ai 365 giorni di ogni anno, mostra come unitario, alla dimensione 777 data dal tempo decimale del padre, che questo tempo 0,104 (essendo riferito alla struttura unitaria dei 365 anni di Enoch) va strutturato nei 13x8 millesimi che poi danno i 104 millesimi dati da 0,104. La struttura data da 13x8, si unificherà in 138, e 100 assumerà il valore del mese di gennaio, e 38 quello dell’anno 38, e precisamente del 1938 poiché il 381 (ottenuto dal 138 spostando il mese per ultimo) nel 19 che manca all’unità del 400 afferma come valore ultimo quello del secolo 19.


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Insomma c’è la sovversione di tutte le grandezze. Prima c’è il giorno 25, poi il mese 1, poi il decennio 38, e infine il secolo 19. Per la stessa ragione, la dinamica opposta, in cui la prospettiva è quella reale, ricava dal fattoriale degli anni 365 del 7° fattore, prima l’anno 25, come intero, poi il mese 10 e infine il giorno 4 come il limite estremo della vita concessa al 7° fattore che camminò con Dio due volte, da quando nacque a quando morì… cosa che ancora non è accaduta a costui. Un terzo calcolo da cui si può estrapolare il suo anno e mese di nascita, sta nel senh e nel cosh, il seno e coseno iperbolici del numero 26 che nomina tutte le 26 settimane del divin creatore di mezzo anno in 7 giorni, che opera mediante 52 nell’intero anno e trascende il questo il valore inverso di quel 25 uguale a giorno e a anni nel fattoriale dei giorni dell’anno. 97.864.804.714,419382134890 è il senh26 uguale al coh26. Poiché è unitario nel ciclo 10, quando lo si riferisce ad 1 lo si osserva nei decimi, e allora abbiamo 978.648.047.144,19382134890 in cui l’unità del tempo è data dai 1938 decimillesimi. Ma a questo punto si impongono anche i valori nominali riferiti alla dimensione intera 10^5, in cui 047.144 nomina in Gematria italiana con 47 Amodeo e con 144 Romano Antonio, nato nel 1938 e nel mese 1 che sta come 100 nel 213, e lascia, nel 113 la definizione di 1° Nome e Cognome (66+47=113), la definizione del 5° nome Torquato e infine, per la terza volta, la definizione del valore numerico dell’acronimo dualistico del totale nome Romano Antonio Anna Paolo Torquato Amodeo in cui RoAnAnPaToAm vale ancora 113. Lo stesso giorno 25 è tratto dal 13489, quando i tutti i numeri si sommano tra di loro. Se a prima vista questa sembra essere una forzatura, il valore numerico di tutto il nome porta a quel 381 che è la somma di tutti i primi 16 numeri primi con i quali si ottiene la dinamica, ponendoli come divisori di 1.000, in tutta la loro serie data da 23,571113… fino al 53 che è il 16°. La Bibbia rivela l’importanza di questo numero dividendolo e in cubiti come 300 di lunghezza, 50 di larghezza, 30 di altezza e 1 per il tetto dell’Arca di Noè… come se il nome di costui fosse quella verità rifugio in cui trovano scampo tutte e solo le verità, in questo marasma di idee, tutte differenti tra di loro. Ma c’è un’altra questione matematica che porta a questo nome come a quello esatto che configura la sezione aurea. E’ risaputo che è il lato del decagono a costituire con il raggio la sezione aurea.


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Il diametro in cui il raggio definito vale 1.000 e quello avanzante nel tempo 999, la sua lunghezza diametrale di 1.999, meno tutto il 381 che somma i primi 16 numeri primi, definisce con 1.999 -381 = 1.618 il valore pieno della sezione aurea espressa in mille quantità di millesimi 1,618. Procedendo dal raggio di 999 e sottraendogli il lato di 618, si ottiene il 381 che nel nome di Romano66 Antonio78 Anna26 Paolo51 Torquato113 Amodeo47 pone: 381 come tutti e 6 i nomi. 618 -381 = 237 presenta Anna26 Paolo51 Torquato113 Amodeo47 381 -237 = 144 presenta Romano66 Antonio78 Anna26 Paolo51 Torquato113 Amodeo47=237 - Romano66 Antonio78=144 = 93 Romano66 Antonio78=144 - 93 = Paolo51 93 – Paolo51 = 42 51 -42 = 9 42 -9 = 33 Dal che questa sezione aurea: 1618 999 618 381 237 144 93 51 42 9 33 è evidente, a questo punto che tutti i numeri sono ricavati con questi nomi, e si tratta di valori puri, aventi tutti il valore di indici, ossia di esponenti delle potenze tutta aventi la stessa base del ciclo 10. Ebbene se nel valore in Gematria possono esservi dubbi, in fatto di genesi, che dire quando per realizzare il 1938,0125 si fa ricorso al 51 di Paolo e lo si moltiplica per quel (42 -4) che togliendo la sua massa decima al 42 lo riconduce a quel puro 38 che, espresso al quadrato, dà con 1444 tutti i minuti primi di un giorno siderale. Ebbene, per avere tutta la data, comprensiva dei mesi e dei Giorni, al nome Paolo bisogna aggiungere i 33 anni della vita del Cristo, a quella dimensione centomillesima data dalla quadratura di 10^10. 51,00033 x 38 = 1938,01254 (e il 4, tolto al 42, rispunta come centomillesimo Ma concludiamo sul licenziamento di Pietro


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dismissione dei Pietro

Ebbene fu proprio questo Romano Antonio Anna Paolo Torquato Amodeo il solo che tentò di rispondere all’appello fatto dal Santo Papa Giovanni Paolo II che uno trovasse l’ardire di farsi nemici tutti, pur di indicare al Nuovo Sinedrio di S.R.E. il nuovo percorso ragionevole verso le verità di Cristo. Mentre quello intentato da Caifa a Giuda era stato un maligno tranello teso al “povero Cristo” di Dio, affinché Gesù presentasse le sue ragioni… e si stracciarono le vesti a sentire che giudicava Figlio di Dio se stesso (e tutti gli altri, tutti autorizzati a pregarlo con un bel Padre Nostro), FIGLI DI DIO e non povere e miserrime creature fatte da Dio solo per essere venerato ed esaltato… ...quello che il santo Pietro Giovanni Paolo II chiese al filosofo era tutt’altro che un attentato alla vita di chi avesse trovato tanto ardire da rispondergli. Era giunta l’ora, poiché lo Spirito Santo Paraclito aveva comandato il suo puledro, figlio di un’Asina, che lo portasse a quel confronto. Ed ecco che S.R.E. (Santa Romana Ecclesia) si muta all’improvviso nello stesso altezzoso Sinedrio, e si mette a perseguitare, proprio essa, questo povero e rinnovato povero Cristo. Altro che l’avvocatura promessa. Ora si sono rovesciati totalmente tutti i termini di questa questione. Non c’è il Portentoso operatore di miracoli come Gesù, ma un reale povero cristo perfettamente allineato con quello che avevano messo in croce e reso da Dio così ultimo da non avere alcun seguito! Conseguentemente, l’attuale Sinedrio poteva infischiarsene e fare spallucce, al tentativo di portare all'attenzione di tutti le ragioni di Cristo – ora che finalmente si poteva! Il Disegno di Dio aveva giù configurato un Pietro rinnegatore per tre volte, di aver parte alcuna con Cristo. Non lo conosco! Per appoggiare la sua affermazione, se era perfino messo a imprecare. Se ora le cose avessero avuto un differente epilogo, non avrebbero ribadito lo stesso divino atteggiamento usato allora. Adesso uno ancora peggiore.


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Una lunga vita, di 87 anni che dal 1973 al 20.25 sarebbe interamente stata spesa a mostrare a tutti le ragioni di Gesù. 52 anni, quante tutte le settimane esistenti nel ciclo terrestre. Dal 1999, esattamente 26 anni sarebbero stati trascorsi nella vana opera di incontrare Santa Romana Ecclesia per portare la quelle ragioni chieste da un Papa santo, ma non richieste e combattute da tutto il resto della Chiesa di Cristo. E ci sarebbero state tre nuove sostanziali condanne a morte quando questo Spirito Santo Paraclito sul dorso di questo puledro figlio di un’asina per ottenere ascolto si era posto alla mercé del Papa! Gli aveva dichiarato che se non l’avessero accolto l’avrebbero fatto morire dalla fame! Ebbene, con l’incarico ripetuto per tre volte a Pietro di Pascere le sue pecorelle, lo Spirito Santo di Dio si sarebbe presentato proprio su una di queste e non avrebbe trovato nemmeno la buona educazione di una risposta. Niente. Nel disprezzo più totale verso chi – giudicato come non avrebbe dovuto: un mentecatto, un povero di Spirito – doveva proprio in virtù della sua palese menomazione essere lasciato morire. Ma chi è più colpevole agli occhi di Dio, chi si crede nella sua grazia e lascia altezzosamente morire proprio quel mentecatto che ripone in lui la sua vita, o costui che non ha alcuna colpa del suo deficiente stato? Il fatto è che, presentatosi in incognito nella sua casa, Dio doveva constatare che la consegna data non era stata rispettata e togliere quel ruolo di supplenza, che aveva dato in sua assenza. Beati quei servitori che saranno stati trovati fedeli alla consegna ricevuta! Per questi due ultimi Papi, Benedetto XVI e Francesco, Dio non ha appurato questo. Tra l’uno e l’altro gli han fatto patire 55+80 giorni di fame. Sono 135, quanti la metà esatta di quel 270 che indica il ciclo 10 della Trinità quando è la trinità e si moltiplica in 3x3x3. La vera Fuga in Egitto non fu fatta dal primo Gesù, ma da quando sarebbe tornato in Spirito santo e che, dopo di avere digiunato per 47 giorni (tutto il valore di Amodeo) in Italia, rischiava di essere confinato in un ospedale psichiatrico solo per il fatto che da pecorella smarrita confidava nell'aiuto del Buon Pastore Bergoglio. Un angelo, una ispirazione mosse quella pecorella ad allontanarsi dall’Italia e ad andare in Egitto, là ove non sarebbe arrivata la lunga mano di S.R.E. e dei suoi paladini, più realisti della R.E.


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In terra d’Egitto avrebbe trascorsi altri 33 giorni, e fino al 13 giugno 2.013 in cui si celebrava lì, secondo il rito cristiano di Kopti, l’ascensione di Cristo, da questa povera Terra d’Egitto. Così i giorni inferti di digiuno da questa eminente capra (così l’aveva denominata proprio Gesù) travestita da Pietro raggiunsero il numero di 80. Il massimo! Il ciclo 10 in tutto il complesso volume dato da 2 al cubo. In tutto furono 192 giorni di condanna a morir di fame. Ripartiti esattamente per 3, sono 64 giorni per ciascuno, sono 2 elevato a 6 per ciascuno laddove 26 è uguale al valore numerico del Dio Jahvè. Mentre il Santo Papa Giovanni Paolo II era stato tenuto all’oscuro e tutto questo patimento stava in una vera persecuzione operata dalla Santa Romana Ecclesia, nel caso dei due Papi, sia il Pietro della vecchiaia licenziato da Gesù, sia l’altro subentrato a portarlo dove lui non voleva hanno avuto il carico di quei 192 giorni; 96 giorni per ciascuno, un numero corrispondente alla parola dello SPIRITO. Quando è lo Spirito Santo, c’è un 61 aggiunto che lo porta a 157. Manca ai 192 giorni, nel 157, tutto ciò che è 36 ed è dato dal 7 moltiplicato per tutto l’avanzamento 5 che esiste nel ciclo 10. Pertanto i due papi hanno affamato in tutto il suo reale percorso di 35 giorni, i 157 dello Spirito Santo. Poteva Dio non licenziare Pietro? Il primo l’aveva riconosciuto “Figlio di Dio” pur sapendolo realmente figlio di Maria e Giuseppe… … costoro, che sanno bene che tutto quanto è fatto al più piccolo dei fratelli di Gesù è fatto a Gesù in persona, non lo hanno riconosciuto nella persona di Gesù. Il Signore non ha più gli intermediari giusti tra Cielo e Terra, ma solo uomini comuni, abbarbicati a questa terra e senza più nessun senso di valorizzare la trascendenza, cui punta questo mondo, ma solo la vita nel mondo – questo – che è l’Inferno.

Terminato nel primi mesi del 2.020 durante la quarantena del Covid-19


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