Analisi economico-finanziaria delle imprese edili bresciane
2017-2021
Studio sullo stato ed evoluzione del settore
2017-2021
Studio sullo stato ed evoluzione del settore
Studio sullo stato ed evoluzione del settore
Patrizia Apostoli commercialista
e revisore contabile
Rosa Billone commercialista
e revisore contabile
Simona Cherubini commercialista
e revisore contabile
Davide Felappi commercialista
e revisore contabile
Tommaso Fornasari commercialista
e revisore contabile
Mario Gaburri commercialista
e revisore contabile
Francesco Landriscina commercialista
e revisore contabile
Diego Rivetti commercialista
e revisore contabile
Grazia Savelli commercialista
e revisore contabile
Giovanni Simonelli commercialista
e revisore contabile
Maria Elena Russo
Camera di Commercio di Brescia
Enrico Massardi
ANCE Brescia
INIZIATIVA COFINANZIATA E PATROCINATA DALLA CAMERA DI COMMERCIO DI BRESCIA
Lo stato dell’arte dell’edilizia bresciana e la scommessa sulla sostenibilità _ 05
Una fotografia non solo numerica _ 06
Dinamismo imprenditoriale e numeri in crescita _ 07
09
Introduzione
Il settore delle costruzioni bresciano: un’analisi del tessuto imprenditoriale nel periodo 2017-2021 13
Le imprese esaminate ai fini dell’analisi economico-patrimoniale _ 19
21 La sostenibilità per le imprese edili
Cos’è la sostenibilità _ 23
33 Premessa all’analisi economico patrimoniale
Premessa _ 35
37 Nota metodologica per l’analisi economico-patrimoniale
Nota metodologica per l’analisi economicopatrimoniale _ 39
45 La struttura patrimoniale aggregata
Il patrimonio aggregato: la struttura patrimoniale _ 47
Impieghi _ 49
Fonti _ 54
Indici di solidità patrimoniale _ 55
Analisi del patrimonio netto _ 57
061 Analisi dell’andamento dei mezzi di terzi
Analisi dell’andamento dei mezzi di terzi _ 63 Indici di liquidità _ 65
Analisi per divisione ATECO2007 dei mezzi di terzi _ 69
075 La redditività aggregata
La redditività aggregata _ 77
Andamento del margine operativo lordo _ 79
Andamento del reddito operativo _ 84
Andamento della redditività finanziaria _ 85
Andamento del reddito ante imposte e del risultato economico aggregato _ 97
Analisi della redditività tramite gli indici di bilancio: il ROA _ 102
Analisi della redditività tramite gli indici di bilancio: il ROE _ 105
109 Il settore delle costruzioni bresciano: analisi delle dinamiche delle imprese nel periodo 2019-2022
Premessa 111
Le imprese delle costruzioni bresciane dopo la pandemia: analisi delle dinamiche della nati-mortalità imprenditoriale e dell’occupazione _ 113
Le dinamiche dei comparti di attività _ 116 L’organizzazione giuridica delle imprese delle costruzioni: analisi delle dinamiche _120
Il settore delle costruzioni nel contesto imprenditoriale bresciano _ 121
L’andamento dei risultati economici del quinquennio 2017-2021 _ 125
Allegato tecnico _ 133
Allegato statistico _ 139
Ance Brescia Analisi economico-finanziaria delle imprese edili bresciane 2017-2021
Come ogni anno è stato redatto un approfondito studio economico-finanziario delle imprese edili bresciane, giunto alla sua 34° edizione, che ha l’obiettivo di analizzare il comparto delle costruzioni bresciane, illustrando le trasformazioni che hanno interessato il settore edile locale nel periodo 2017-2021.
Innanzitutto, è doveroso ancora una volta ringraziare i professionisti dell’Ordine dei Commercialisti e della Camera di Commercio di Brescia che, con Ance Brescia, hanno reso possibile la redazione di questo nuovo volume, sintesi quinquennale aggiornata che offre un esame economico-finanziario prospettico della struttura imprenditoriale del territorio, analizzando una serie di indicatori che ci permettono di valutare lo stato di salute dell’edilizia bresciana, nel confronto con dati regionali e nazionali, per tracciare possibili percorsi di crescita.
Una novità presente nell’edizione di quest’anno è la sezione interamente dedicata al tema della sostenibilità rapportato al settore delle costruzioni. Un argomento che si sta facendo strada all’interno degli assetti organizzativi delle imprese, ricoprendo un ruolo determinante nei processi decisionali aziendali. Diverrà altrettanto rilevante rispetto all’informazione finanziaria di un’attività economica, perché elemento che consente di monitorare l’impatto di quest’ultima sull’ecosistema e sulla comunità.
Oltre a ciò, quest’anno l’indagine mostra le dinamiche che hanno caratterizzato il settore delle costruzioni bresciano nel triennio 2020-2022. L’analisi si focalizza sulle ricadute che l’emergenza sanitaria da Sars-Cov-2 e i vari incentivi al comparto, adottati per contrastare la crisi causata dalla pandemia, hanno avuto sulle dinamiche di nati-mortalità imprenditoriale e occupazionale del comparto edile, anche alla luce delle difficoltà scaturite a seguito del conflitto bellico russo-ucraino scoppiato a inizio 2022.
Come evidenzia l’analisi sui bilanci di 2.125 imprese edili bresciane nel quinquennio 20172021, emerge un progressivo aumento dei principali parametri reddituali e della struttura patrimoniale. In risposta alle criticità del biennio 2021-2022, l’edilizia ha reagito, anche sostenuta dai numerosi bonus per la Casa, favorendo quel dinamismo imprenditoriale che tanto caratterizza il nostro territorio, con una crescita di servizi del 5,8% e del settore delle costruzioni dell’1,5%. Un generale stato di benessere che si è tradotto positivamente anche in termini di occupazione: rispetto al 2019, il numero degli addetti delle imprese del comparto è cresciuto, a fine 2022, del 13,3%.
Lo stato dell’arte dell’edilizia bresciana e la scommessa sulla sostenibilità
Questa nuova pubblicazione si inserisce nel solco di un lavoro consolidato, reso possibile dalla collaborazione tra più istituzioni, tutte interessate a mantenere sempre viva ed aggiornata la “fotografia” dello stato di salute delle imprese di costruzione del territorio bresciano. Si tratta di un’attività di studio e di monitoraggio ritenuta opportuna in funzione della crucialità che il settore costruttivo ricopre per il nostro territorio, per il numero di addetti e per l’effetto indotto prodotto su altri settori. Per questo anche il nostro Ordine ritiene importante esserci, attraverso alcuni nostri colleghi, ai quali va il mio più sentito ringraziamento per la disponibilità e per i qualificati contributi professionali.
L’economia non è una scienza esatta, ma è attraverso i numeri che comunque possono essere letti i fenomeni evolutivi delle imprese.
La lettura aggiornata di questa analisi, estesa al 2021, anno di transizione tra la crisi Covid e il recupero di una auspicata normalità, mostra un consolidamento del numero di imprese del settore (tornate intorno ai numeri del 2017) ma soprattutto un incremento del numero degli addetti.
I numeri contabili del 2021 accolgono i primi effetti dei bonus fiscali, misura eccezionale adottata per il superamento della crisi pandemica che, a prescindere dalle contrastanti opinioni e da alcune criticità emerse soprattutto nel corso del 2022, ha comunque prodotto importanti risultati, misurati anche dal documento di ricerca del 5 giugno scorso elaborato dalla Fondazione Nazionale Commercialisti.
Il lavoro di aggiornamento al 2021 presenta inoltre un altro aspetto di rilievo, rappresentato dalla tematica della “sostenibilità”, tema chiave del futuro del settore, ma anche dell’economia in generale, ma che è già critico nel presente. L’impresa non deve essere solo profittevole ma anche sostenibile: questa la sfida. E anche la sostenibilità deve trovare i propri parametri di misurazione, che non possono ridursi in schemi “uguali per tutti”, dovendo trovare invece una rilevazione puntuale e su misura. E in questo senso la figura del commercialista, da sempre orientata a una visione globale dell’impresa, deve risultare determinante, quale regia nel processo di elaborazione dell’informativa. Non ci sottraiamo a questo impegno, con il nostro consueto senso di responsabilità per le imprese e per il paese.
Il settore delle costruzioni ha avuto un ruolo fondamentale, nel biennio 2021-2022, nella crescita complessiva della nostra economia. Circa un terzo dell’incremento del Pil, infatti, è attribuibile all’edilizia grazie, in primo luogo, alla buona performance degli investimenti privati nelle costruzioni, legati agli incentivi fiscali dei bonus ordinari e del Superbonus 110%, nonché agli investimenti pubblici realizzati. Nella nostra provincia, il comparto edile ha dato un significativo contributo al dinamismo imprenditoriale: nello stesso biennio, quasi una nuova impresa su cinque iscritta al Registro Imprese di Brescia è, infatti, stata avviata nel settore delle costruzioni. Complessivamente, a fine 2022, il numero delle imprese delle costruzioni bresciane registrate al Registro imprese di Brescia si attesta a 18.180 unità, sostanzialmente in linea con il valore del 2021 e sopra i livelli pre-pandemici dell’1,5%.
Nel corso dell’anno, tuttavia, la concomitanza di diversi fattori negativi, come i forti rincari dei prezzi dei materiali, il blocco, da parte delle banche, della cessione dei crediti d’imposta per l’edilizia residenziale relativamente all’applicazione del bonus 110%, la carenza di manodopera e di figure professionali qualificate, i ritardi di spesa collegati al Pnrr per l’edilizia non residenziale pubblica e privata, l’aumento dei tassi di interesse sui mutui, ha significativamente contribuito al rallentamento degli investimenti nel settore delle costruzioni. Tuttavia, malgrado il complesso quadro economico che si è andato delineando, per il 2023 è ancora attesa un’importante crescita negli investimenti in opere pubbliche, legata principalmente alla realizzazione del Pnrr. Se, infatti, il 2021 e il 2022 sono stati gli anni della programmazione, il 2023 e 2024 si configurano come quelli centrali per la realizzazione di molte delle opere pubbliche previste dal Piano. Occorre poi evidenziare, inoltre, che il settore edile è oggi in prima linea nella principale sfida che le imprese si trovano ad affrontare nella prospettiva del loro sviluppo e del loro consolidamento sui mercati, ovvero quella della sostenibilità. Proprio in quest’ambito, il settore edile sta portando avanti rilevanti innovazioni e rappresenta un importante punto di riferimento anche per diversi altri comparti produttivi.
I temi legati alla bioedilizia o alla bioarchitettura, sono ormai all’ordine del giorno per molte aziende del settore, la cui importanza è cresciuta nel tempo in relazione all’esigenza di progettare, realizzare e gestire gli edifici con materiali, tecniche e fonti di energia che riducono, al massimo possibile, l’impatto ambientale. Si registra, infatti, su questi aspetti, la crescente sensibilità di un’opinione pubblica sempre più attenta a migliorare la qualità della vita e dell’ambiente. Anche sotto questo profilo, come sempre in passato, il settore edile saprà senz’altro dimostrare la sua capacità di adeguarsi alle mutate esigenze dei cittadini e fornire il suo contributo alla creazione di un nuovo modello di sviluppo economico.
Un rinnovato ringraziamento rivolgo ad Ance per avere realizzato, la presente pubblicazione che rappresenta oggi uno strumento imprescindibile per l’analisi di un settore fondamentale per il nostro sistema economico.
L’analisi economico-finanziaria delle imprese edili bresciane, che con cadenza annuale Ance Brescia pubblica, ha come obiettivo quello di fornire dati e informazioni presenti nel Registro delle imprese della Camera di Commercio di Brescia, mediante i quali si vogliono descrivere le caratteristiche della struttura imprenditoriale, l’andamento demografico e la dinamica del settore delle costruzioni nel periodo 2017-2021 e quello di illustrare l’analisi delle condizioni di economicità delle imprese edili rette in forma di società di capitali.
Il lavoro nasce dalla collaborazione tra Ance Brescia, la Camera di Commercio di Brescia e l’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Brescia. Al gruppo di lavoro partecipano il ragionier Enrico Massardi per Ance Brescia, la dottoressa Maria Elena Russo per la Camera di Commercio e i dottori commercialisti Patrizia Apostoli, Rosa Billone, Simona Cherubini, Davide Felappi, Tommaso Fornasari, Mario Gaburri, Francesco Landriscina, Diego Rivetti, Grazia Savelli e Giovanni Simonelli per l’Ordine di Brescia.
A partire da questa edizione dell’analisi economico-finanziaria delle imprese edili bresciane, sarà presente una sezione dedicata alla sostenibilità per il settore delle imprese edili, argomento che sta assumendo sempre maggiore centralità negli assetti organizzativi delle imprese e che, in prospettiva, diverrà altrettanto importante rispetto all’informazione finanziaria, in quanto le attività svolte possono impattare in modo significativo sull’ambiente e sulla comunità di riferimento. Ci sono, infatti, diversi motivi per cui l’informativa bilancistica da sola appare incompleta:
z limitazioni del formato contabile: è basato sulle norme contabili, che spesso non considerano gli impatti non finanziari dell’azienda: ad esempio, le norme contabili potrebbero non richiedere la registrazione degli impatti ambientali o sociali dell’azienda;
z mancanza di informazioni qualitative: fornisce principalmente informazioni quantitative, come entrate, costi e utili, ma non fornisce informazioni qualitative sulle performance dell’azienda, come la qualità dei prodotti o servizi, la soddisfazione dei clienti o l’impatto ambientale;
z mancanza di informazioni sull’impatto a lungo termine: si concentra principalmente sulla performance finanziaria dell’azienda nel breve termine, mentre l’impatto a lungo termine sull’ambiente, sulla società e sulla reputazione dell’azienda non è sempre evidente;
z mancanza di informazioni sulla strategia: non fornisce informazioni sulla strategia dell’azienda e sul modo in cui l’azienda gestisce i rischi non finanziari.
Per queste ragioni, la rendicontazione integrata, che comprende informazioni finanziarie e non finanziarie, è diventata sempre più importante per fornire una visione completa e trasparente della performance dell’azienda attraverso:
z trasparenza e accountability: la rendicontazione integrata fornisce una visione completa della performance aziendale, migliorando la trasparenza e la responsabilità dell’azienda verso gli stakeholders;
z visione a lungo termine: la rendicontazione integrata incoraggia l’azienda a considerare la propria performance a lungo termine, concentrandosi non solo sui risultati finanziari a breve termine, ma anche sugli impatti sociali e ambientali a lungo termine;
z migliore comprensione degli stakeholders: la rendicontazione integrata aiuta a comprendere meglio l’azienda e il suo impatto sulla società e sull’ambiente, migliorando la fiducia e la relazione tra l’azienda e gli stakeholders;
z vantaggio competitivo: la rendicontazione integrata può fornire un vantaggio competitivo all’azienda, poiché dimostra la propria attenzione alla sostenibilità ambientale e alla responsabilità sociale, che sono sempre più importanti per i consumatori e gli investitori;
z gestione del rischio: la rendicontazione integrata può aiutare l’azienda a identificare e gestire i rischi non finanziari, come quelli legati all’ambiente, alla reputazione e alla responsabilità sociale.
L’indagine statistica sulla struttura imprenditoriale delle imprese edili prende a riferimento le imprese iscritte al Registro delle Imprese di Brescia, appartenenti al settore “F Costruzioni” 1, ripartito nelle tre divisioni: “F41 Costruzione di edifici”, “F42 Ingegneria civile”, “F43 Lavori di costruzione specializzati” secondo l’attuale classificazione delle attività economiche ATECO20072, indipendentemente dalla forma giuridica assunta.
Quest’anno l’indagine si arricchisce mostrando le dinamiche che hanno caratterizzato il settore delle costruzioni bresciano nel triennio 2020-2022. L’analisi si focalizza sugli effetti che l’emergenza sanitaria e i vari incentivi al comparto, adottati per contrastare la crisi causata dalla pandemia, hanno avuto sulle dinamiche di nati-mortalità imprenditoriale e occupazionale del comparto edile, anche alla luce delle difficoltà sopravvenute a seguito del nuovo shock causato dal conflitto bellico scoppiato a inizio 2022.
Il documento descrive, poi, l’andamento economico e patrimoniale delle imprese edili bresciane nel quinquennio 2017-2021, utilizzando la tecnica dell’analisi di bilancio applicata all’aggregato dei valori dei bilanci delle imprese tenute alla pubblicità legale dei conti.
In questa parte dell’Analisi, lo studio mira a descrivere il quadro generale del settore delle costruzioni della provincia di Brescia, pur con le inevitabili approssimazioni derivanti sia dall’utilizzo di dati aggregati e sia dalla impossibilità di reperire dati raffrontabili per tutte le categorie di imprese. A questo riguardo si specifica che le elaborazioni hanno riguardato le società di capitali suddivise, laddove ritenuto opportuno, per scaglioni di valore della produzione.
1 Le attività esercitate ricomprese nel settore F Costruzioni sono riportate nell’allegato in calce al presente lavoro.
2 La classificazione delle attività economiche ATECO2007 è una tipologia di classificazione adottata dall’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) per le rilevazioni statistiche nazionali di carattere economico. Si veda in allegato l’apposita scheda.
Il settore delle costruzioni bresciano: un’analisi del tessuto imprenditoriale nel periodo 2017-2021
La dinamica e l’evoluzione del settore delle costruzioni bresciano nel periodo 2017-2021
L’analisi che segue si pone l’obiettivo di descrivere la struttura imprenditoriale del settore delle costruzioni bresciano sotto il profilo economico, imprenditoriale e occupazionale e le evoluzioni dello stesso nel quinquennio 2017-2021.
Come noto il settore delle costruzioni proviene da un periodo di forte ridimensionamento dovuto alla crisi economica e finanziaria del decennio 2008-2018 che ha colpito intensamente il compar to determinando l’uscita dal sistema produttivo di numerose imprese. All’inizio del quinquennio esaminato ovvero nel 2017 il settore delle costruzioni bresciano contava 18.336 imprese iscritte al Registro imprese di Brescia e quasi 37.400 addetti. Il percorso di riduzione della base imprenditoriale è proseguito fino a tutto il 2019, anno in cui il numero delle imprese edili si è attestato a 17.919 unità ovvero il minimo storico, mentre sotto il profilo occupazione si assiste a una ripresa.
L’anno 2020 è stato caratterizzato dagli effetti dell’epidemia da Covid-19 la cui diffusione ha avuto conseguenze rilevanti sull’economia mondiale. Nonostante l’emergenza sanitaria, la fase di ripresa iniziata nel 2019 non si ferma, anzi il settore delle costruzioni bresciano riporta il primo risultato positivo, seppur moderato, (+0,1% il numero delle imprese; +0,5% gli addetti) dopo otto anni di costante flessione. Nella seconda metà del 2020, per contra-
stare la crisi economica generata dalla pandemia, sono stati adottati diversi incentivi per gli interventi sul patrimonio residenziale (tra cui quelli relativi al Superbonus 110%) che hanno stimolato l’iniziativa imprenditoriale, portando un rimbalzo degli avvii d’impresa e dell’occupazione del settore che ha permesso di chiudere il 2021 con un numero di imprese edili operative in provincia pari a 18.310 unità e 42.641 addetti, in aumento rispetto al 2020, rispettivamente del 2,1% e del 10,1%.
Tuttavia, la rapidità della ripresa occupazionale ha procurato un consistente aumento delle difficoltà nel reperire manodopera specializzata. Il fenomeno ha riguardato tutti i settori economici della provincia, ma nel settore delle costruzioni è stato particolarmente intenso anche per effetto della perdita di forza lavoro che ha interessato il settore nel decennio precedente. Nel confronto col 2019, il mismatch tra domanda e offerta nelle costruzioni è aumentato di quasi 17 punti percentuali a fronte dell’aumento di 4 punti percentuali che ha riguardato l’insieme dei settori economici. In base ai dati dell’indagine Excelsior condotta da Unioncamere, nelle costruzioni nel 2021 quasi il 45% dei profili richiesti è stato difficile da reperire; prima della pandemia (2019) appena il 28% delle figure ricercate erano difficili da reperire, nel 2017 la difficoltà di reperimento riguardava appena due figure ricercate su dieci (20,4%). Per alcune
figure professionali, inoltre, la difficoltà di reperimento è stata molto più elevata della media, come gli operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (52,8%).
L’attuale struttura del settore, con riferimento all’attività prevalente svolta dalle imprese di costruzioni bresciane, sulla base dei codici ATECO (sezione F, dal 41 al 43) è il risultato dei cambiamenti in atto per effetto della profonda crisi economica del decennio scorso e della crisi pandemica del 2020.
Il comparto dei “lavori di costruzione specializzati” (classe ATECO F43: rientrano in tale la divisione le imprese che, in via prevalente, eseguono attività relative alla demolizione e preparazione del cantiere edile; all’installazione di impianti elettrici, idraulici; al completamento e finitura di edifici e altri lavori attinenti) è il segmento che meno ha risentito degli effetti delle precedenti crisi economiche.
Nel quinquennio osservato ha mostrato una crescita costante sotto l’effetto combinato degli incentivi fiscali legati alla riqualificazione del patrimonio abitativo esistente, adottati prima della crisi pandemica, e delle nuove misure per gli interventi sul patrimonio residenziale (tra cui quelli relativi al Superbonus 110%).
A fine 2021 il compar to dei lavori di costruzione specializzati contava 12.169 imprese: il 2,1% in più sul 2020 e l’1,3% sul 2017.
Ne deriva che le imprese che operano in tale ambito, che è il comparto più numeroso del settore delle costruzioni in provincia, hanno acquisito incidenza, passando da una quota del 65,5% del 2017 al 66,5% del 2021.
Per il comparto delle attività di “costruzione di edifici” (classe ATECO F41: rientrano in tale attività le imprese che svolgono in via prevalente l’attività di costruzione di immobili residenziali e non residenziali), le crisi che si sono avvicendate in questo quinquennio hanno avuto effetti opposti: nel periodo 2017-2020 le imprese attive in tale ambito hanno continuano a diminuire, a prosecuzione di un percorso di ridimensionamento in atto da diversi anni. Nel 2021 le imprese delle costruzioni di edifici tornano a crescere totalizzando in un solo anno un incremento del 2,1% attestandosi a 5.966 attività, che rappresentano il 32,6% delle imprese del settore edile bresciano a fronte del 33,6% del 2017.
Anche il segmento dei lavori di ingegneria civile (classe ATECO F42: in cui rientrano le imprese che svolgono, in via prevalente, opere di costruzione di strade e ferrovie e opere di pubblica utilità) nel periodo 2017-2020 ha riportato un andamento pressoché decrescente, nel 2021 ha contributo alla dinamicità del settore crescendo del 4,8% sul 2020 e dell’1,2% sul 2017, attestandosi a 175 realtà imprenditoriali pari all’1% delle aziende edili della provincia.
Tra le trasformazioni vissute dal settore delle costruzioni, nell’ultimo quinquennio, merita osservare l’aspetto organizzativo delle imprese attraverso la forma giuridica scelta.
Nel periodo in considerazione si è assistito alla diffusione di forme organizzative più strutturate, che si sono sostituite alle forme più semplici. Si tratta di un fenomeno che, pur scontando gli effetti dei cambiamenti normativi (con l’introduzione nel nostro ordinamento di forme semplificate di società di capitale), è da considerarsi indicativo di un’evoluzione del sistema verso forme più sofisticate d’impresa.
Tra il 2017 e il 2021 l’espansione delle società di capitali (+14,7%) ha aumentato il peso delle stesse all’interno della struttura organizzativa: nel 2017 incidevano per il 25% per aumentare al 28,7% nel 2021.
Nel dettaglio il 74% delle società di capitali, a fine 2021, rimane composto dalle Srl ordinarie, cresciute nel periodo osservato del 13,4%, le società a responsabilità limitata semplificata raggruppano il 12,9% e con socio unico il 12%. Le Spa rappresentano una minoranza (0,9%), nello spesso periodo hanno segnato importante arretramento (11,8%).
La ditta individuale si mantiene la forma più scelta per fare impresa nel settore delle costruzioni, ma nell’ultimo decennio è diminuita progressivamente. A fine 2021 si contano 10.652 ditte individuali, il 3,3% in meno in confronto al 2017. Lo stesso periodo è stato
caratterizzato dalla costante riduzione delle società di persone. Sono poco più di 2.100 le società di persone a fine 2021, il 12,8% in meno rispetto al 2017.
Grafico 3: Andamento della composizione percentuale per organizzazione giuridica del settore delle costruzioni bresciano nel periodo 2017-2021
Il settore delle costruzioni è caratterizzato dalla presenza di piccole realtà imprenditoriali; quasi sei imprese su dieci sono composte da un solo addetto. Tuttavia, le dinamiche del periodo in esame hanno avuto riflessi evidenti anche sulla struttura dimensionale del settore.
L’avvio di nuove realtà imprenditoriali e, soprattutto, l’aumento dell’occupazione nelle imprese esistenti che ha caratterizzato il periodo osservato hanno avuto effetti significativi: le imprese di grandi dimensioni (50 addetti e più) nel 2021 sono cresciute sul 2020 attestandosi allo 0,5% del totale delle imprese del settore (era lo 0,4% nel 2017); le medie imprese (10-49 addetti) incrementano la loro base sul 2020 contando il 5,5% delle imprese edili (erano il 4% nel 2017).
Le imprese con un solo addetto sono passate dal 62,8% del 2017 al 61,4% del 2021. Le imprese con 2-9 addetti mantengono stabile la loro quota attestandosi al 32,6% del totale. Tra i fattori rappresentativi dell’evoluzione del settore delle costruzioni meritano attenzione aspetti quali la partecipazione dei giovani e la presenza straniera nel sistema delle imprese edili bresciane.
Nel 2021 le imprese gestite da giovani (sotto i 35 anni) sono tornate a crescere (+4,6% sul 2020). È un dato significativo che palesa il ritornato interesse dei giovani verso il settore edile, settore che ha visto in dieci anni diminuire di oltre il 50% il numero di imprese gestite da under 35. Nell’ultimo quinquennio, sono passate da 1.691 a fine 2017 a 1.422 nel 2021. Ne deriva che nel 2017 otto imprese su 100 operanti nelle costruzioni era gestito da under 35, nel 2021 la quota è calata al 7,8%.
Grafico 4: Confronto anni 2017-2021 della composizione percentuale delle imprese delle costruzioni bresciane per classi di addetti
2017 2021
62,8% 1 addetto 4,0% 10-49 addetti 0,4% 50 e più addetti
32,8% 2-9 addetti 61,4% 1 addetto
32,6% 2-9 addetti
10-49 addetti 0,5% 50 e più addetti
Il settore delle costruzioni bresciano rappresenta un’opportunità imprenditoriale per gli stranieri presenti sul territorio. Nel periodo osservato le imprese gestite da stranieri sono diventate una parte strutturalmente significativa del settore stesso. Le imprese gestite da stranieri sono, a fine 2021, 3.169 pari al 17,3% delle imprese edili bresciane, nel 2017 erano 2.860 e raggruppavano il 15,6% del totale.
2017-2021 Introduzione
L’analisi economico patrimoniale si è basata sui dati contabili relativi alle imprese del settore esaminato. Considerato, però, che solamente le società di capitali sono tenute legalmente alla pubblicità dei conti, è stato necessario limitare lo studio ai dati di bilancio riferendolo unicamente a queste ultime.
A mero scopo informativo la Tabella 1 rappresenta la suddivisione, nel quinquennio 20172021 delle società di capitali attive, suddivise per classi di valore della produzione, secondo i dati estratti dalla Banca dati Stockview-Infocamere di fonte Registro imprese della Camera di Commercio di Brescia.
Tabella
È stata operata una selezione delle imprese indicate nella Tabella 1 che ha seguito i seguenti criteri:
z società di capitali attive appartenenti al settore “F Costruzioni” secondo la classificazione ATECO2007, che hanno condotto tale attività economica in via esclusiva o principale;
z disponibilità di almeno un bilancio nel periodo considerato;
z valore della produzione disponibile, anche se negativo.
Le imprese esaminate ai fini dell’analisi economico-patrimoniale
I criteri sopra riportati hanno consentito di selezionare ed esaminare il numero di bilanci nella Tabella 2 sotto riportata suddiviso per annualità:
Come mostrano le tabelle sopra riportate, opportunamente riepilogate nell’allegato tecnico, si evince che l’analisi ha riguardato 2.985 imprese su 4.547, ovvero il 65,6% circa delle società di capitali del settore edile iscritte al Registro imprese della Camera di Commercio di Brescia.
I dati riportati nell’allegato tecnico consentono di stimare anche che l’analisi ha riguardato circa il 94,7% delle società di capitali del settore edile iscritte al Registro imprese della Camera di Commercio di Brescia che nel periodo in esame hanno depositato il bilancio.
L’elaborazione ha comunque riguardato un’enorme mole di dati contabili, estrapolati dai bilanci delle società di capitali operanti nel settore edile bresciano. Tali criteri hanno ridotto il numero di bilanci elaborati da 19.872 a 13.636.
Successivamente, si è provveduto a individuare i principali indicatori che meglio rappresentano i profili della struttura economico patrimoniale delle imprese esaminate.
Sia pure con le limitazioni che meglio verranno illustrate in seguito, il lavoro svolto può essere ritenuto:
z un’utile indicazione per l’individuazione di benchmark di settore a rilevanza locale, di cui le singole imprese edili potranno disporre per un raffronto con le proprie risultanze di bilancio;
z un supporto per gli operatori economici interessati al settore edile bresciano, siano essi istituti finanziari, industrie manifatturiere o pubbliche amministrazioni.
La sostenibilità per le imprese edili
La sostenibilità per le imprese si riferisce alla capacità di un’organizzazione di operare in modo responsabile nei confronti dell’ambiente, della società e dell’economia, cercando di minimizzare gli impatti negativi e massimizzare i benefici positivi. Ciò significa che le imprese che intendono agire in modo sostenibile, devono adottare una serie di pratiche e politiche che tengano conto dell’impatto ambientale delle loro attività, della salute e sicurezza dei propri dipendenti e della comunità in cui operano, della sostenibilità economica delle loro operazioni a lungo termine e della responsabilità sociale delle loro azioni.
Tra le pratiche comuni che le imprese adottano per diventare più sostenibili ci sono:
z riduzione dell’impatto ambientale: ad esempio, utilizzando fonti di energia rinnovabile, riducendo il consumo di energia e acqua, riducendo i rifiuti prodotti e favorendo il riciclaggio e la riduzione delle emissioni di gas serra;
z responsabilità sociale: ad esempio, impegnandosi per la tutela dei diritti dei lavoratori, promuovendo l’inclusione sociale e sostenendo le comunità locali in cui operano;
z trasparenza e responsabilità: ad esempio, comunicando in modo trasparente sui loro impatti ambientali e sociali e prendendo responsabilità per eventuali impatti negativi;
z innovazione e sviluppo sostenibile: ad esempio, investendo in tecnologie e processi per migliorare l’efficienza delle loro operazioni e sviluppando prodotti e servizi sostenibili che soddisfino le esigenze dei consumatori e del mercato in generale.
La sostenibilità per le imprese non è solo una moda o una tendenza temporanea da seguire solo per motivi di immagine o di marketing. Non è nemmeno un’attività opzionale o accessoria, ma deve essere un elemento essenziale delle strategie aziendali. Inoltre, la sostenibilità non è solo una questione ambientale, ma riguarda anche gli aspetti sociali, di governo ed economici dell’attività dell’impresa. Non basta, infatti, avere una politica ambientale avanzata se al contempo l’impresa non rispetta i diritti dei lavoratori o non contribuisce allo sviluppo delle comunità locali. Infine, la sostenibilità non può essere raggiunta da iniziative singole o isolate, ma richiede un approccio top-down, di tipo olistico e sistemico, che coinvolga tutti i dipartimenti dell’impresa e tutta la filiera produttiva, compreso il rapporto con i fornitori e i clienti.
Non esiste un prodotto sostenibile se non è sostenibile l’azienda che lo produce
La sostenibilità non riguarda solo i prodotti e i servizi, ma anche le pratiche di produzione. Un’azienda che adotta alcune singole azioni sostenibili, ma che, allo stesso tempo, ne utilizza di insostenibili, come ad esempio l’uso di materiali tossici o l’assunzione di manodopera a basso costo e in condizioni precarie, non può essere considerata realmente sostenibile.
La sostenibilità riguarda l’intero ciclo di vita del prodotto, dall’estrazione delle materie prime alla produzione, distribuzione, utilizzo e smaltimento finale. Per questo motivo, le aziende che cercano di essere realmente sostenibili devono impegnarsi per ridurre l’impatto ambientale e sociale delle loro attività in ogni fase del ciclo di vita del prodotto.
Perché la sostenibilità è un vantaggio per le imprese
L’adozione di pratiche sostenibili può portare a una serie di benefici economici, sociali e ambientali a lungo termine per l’azienda stessa e per la società nel suo insieme.
Ecco alcuni dei motivi principali per cui la sostenibilità è importante per le aziende:
z Migliora la reputazione dell’azienda: le aziende che adottano pratiche sostenibili sono generalmente percepite come più responsabili e attente alle esigenze della società e dell’ambiente. Questo può migliorare la reputazione dell’azienda e rafforzare il rapporto con i clienti e altri stakeholders.
z Aumenta l’efficienza operativa: le pratiche sostenibili possono aiutare le aziende a ridurre i costi operativi, ad esempio attraverso l’uso di energie rinnovabili, la riduzione dei rifiuti e il miglioramento dell’efficienza energetica. Ciò può migliorare la redditività e la competitività dell’azienda.
z Promuove l’innovazione: la sostenibilità richiede un approccio innovativo e creativo alla risoluzione dei problemi. Ciò può portare all’adozione di nuove tecnologie e processi che possono migliorare l’efficienza e la competitività dell’azienda.
z Risponde alle aspettative dei consumatori: sempre più consumatori cercano prodotti e servizi sostenibili. Le aziende che adottano pratiche sostenibili possono soddisfare questa domanda e aumentare la fedeltà dei clienti.
z Risponde alle pressioni normative: le normative ambientali e sociali sono sempre più rigorose in molti paesi del mondo. Le aziende che adottano pratiche sostenibili possono ridurre il rischio di sanzioni e altre conseguenze legali.
z Aumenta l’attrattività per i dipendenti: molti dipendenti cercano aziende che adottano pratiche sostenibili e hanno una cultura aziendale che riflette questi valori. Ciò può aiutare le aziende a reclutare e mantenere i dipendenti migliori.
Di seguito una lista di alcuni strumenti per migliorare la sostenibilità delle aziende.
Governance sostenibile:
z Adozione di politiche e procedure sostenibili
z Coinvolgimento degli stakeholders nella pianificazione e nella decisione strategica
z Responsabilità sociale d’impresa (CSR)
Gestione delle risorse:
z Efficienza energetica e uso delle fonti rinnovabili
z Gestione sostenibile delle risorse idriche
z Gestione responsabile dei rifiuti e delle emissioni
z Riduzione dell’impatto ambientale globale
Prodotti e servizi sostenibili:
z Sviluppo di prodotti e servizi con impatto ambientale ridotto
z Promozione di prodotti e servizi sostenibili
z Supporto alla produzione e alla distribuzione sostenibile
Responsabilità sociale d’impresa:
z Creazione di posti di lavoro sostenibili e trattamento equo dei lavoratori
z Sviluppo di relazioni commerciali sostenibili con fornitori e clienti
z Coinvolgimento nella comunità locale e iniziative di filantropia
Comunicazione e trasparenza:
z Rapporti sull’impatto ambientale e sociale dell’azienda
z Comunicazione trasparente con gli stakeholders
z Trasparenza sulla filiera di approvvigionamento e sui processi di produzione
La sostenibilità per il settore delle costruzioni edili
La sostenibilità è diventata un tema centrale per le aziende del settore delle costruzioni, poiché le attività svolte da queste imprese possono avere un impatto significativo sull’ambiente e sulla società. Di seguito alcuni aspetti della sostenibilità per le aziende del settore costruzioni.
z Gestione sostenibile dei materiali: un aspetto importante per le aziende del settore delle costruzioni. Ciò include l’utilizzo di materiali sostenibili, come legno certificato FSC, la riduzione dei rifiuti di cantiere, il riciclo dei materiali di scar to, e la riduzione dell’impatto ambientale dovuto all’acquisto, alla lavorazione e al trasporto dei materiali.
z Efficienza energetica: un’altra area chiave della sostenibilità per le aziende del settore delle costruzioni. Le imprese possono lavorare per progettare e costruire edifici a basso consumo energetico, ad esempio attraverso l’utilizzo di tecnologie innovative come pannelli solari e isolamenti termici.
z Impatto ambientale del cantiere: le attività svolte sul cantiere possono avere un impatto significativo sull’ambiente e sulla società; pertanto, le aziende del settore delle costruzioni devono lavorare per ridurre al minimo l’impatto ambientale delle proprie attività. Ciò può essere ottenuto attraverso la gestione dei rifiuti, la prevenzione dell’inquinamento, e la protezione dell’ambiente naturale circostante.
z Sicurezza e benessere dei lavoratori: le aziende del settore delle costruzioni devono garantire la sicurezza e il benessere dei lavoratori, in modo che siano protetti da incidenti e malattie professionali. Ciò include la formazione sui rischi e sulle precauzioni da prendere, la fornitura di attrezzature e dispositivi di protezione individuale adeguati e la gestione della salute e della sicurezza sul posto di lavoro.
z Responsabilità sociale: le aziende del settore delle costruzioni hanno anche la responsabilità di contribuire al benessere della società in cui operano. Ciò può essere ottenuto attraverso il coinvolgimento in progetti sociali, la creazione di posti di lavoro per la comunità locale, la cooperazione con le autorità locali e l’adozione di pratiche commerciali etiche e trasparenti.
La sostenibilità nel settore delle costruzioni è diventata sempre più importante negli ultimi anni, poiché offre al settore l’opportunità di ridurre significativamente la quantità di energia, di risorse naturali, l’emissione di gas serra e altri inquinanti legati al processo produttivo.
La sostenibilità in edilizia può essere affrontata in diverse fasi del ciclo di vita del costruito, dalla progettazione alla demolizione. Ecco alcuni aspetti della sostenibilità nel settore delle costruzioni:
z Materiali sostenibili: l’utilizzo di materiali sostenibili come legno certificato FSC, pietra naturale, mattoni in terra cruda e altri materiali a basso impatto ambientale. Questi materiali riducono l’impatto ambientale, migliorano la qualità dell’aria e creano un ambiente interno più salutare per gli occupanti dell’edificio.
z Efficienza energetica: la progettazione di edifici a basso consumo energetico può ridurre i costi di energia, migliorare il comfort degli occupanti e ridurre le emissioni di gas serra.
Ciò può essere ottenuto attraverso l’isolamento termico, l’uso di finestre ad alta efficienza energetica, l’installazione di impianti di riscaldamento e raffreddamento efficienti, e così via.
z Sistemi di gestione dell’acqua: la gestione sostenibile dell’acqua prevede l’utilizzo di soluzioni di raccolta e recupero dell’acqua piovana, il riciclo dell’acqua e l’installazione di dispositivi di risparmio idrico, ad esempio wc a basso consumo di acqua e rubinetti a flusso ridotto.
z Costruzioni verdi: le costruzioni verdi utilizzano tecniche costruttive e materiali che minimizzano l’impatto ambientale. Queste costruzioni sono progettate per essere a basso impatto ambientale, efficienti dal punto di vista energetico e salutari per gli occupanti.
z Riduzione dei rifiuti: La riduzione dei rifiuti in cantiere e durante la costruzione è un’altra area importante per la sostenibilità nel settore delle costruzioni. Ciò può essere ottenuto attraverso l’utilizzo di materiali prefabbricati, la pianificazione accurata del cantiere e l’uso di materiali riciclati.
z Demolizione e smaltimento dei materiali: Il modo in cui gli edifici vengono demoliti e i materiali smaltiti alla fine della vita dell’edificio può avere un impatto significativo sull’ambiente. Ci sono soluzioni innovative che permettono di riciclare e riutilizzare i materiali di demolizione in nuovi edifici, riducendo l’impatto ambientale.
In sintesi, la sostenibilità nel settore delle costruzioni riguarda la progettazione, la costruzione, la gestione e la demolizione degli edifici in modo che sia minimizzato l’impatto ambientale e massimizzato il benessere degli occupanti. La sostenibilità nelle costruzioni richiede un approccio olistico che coinvolga i proprietari, i costruttori, gli architetti, gli ingegneri, i subappaltatori, gli inquilini e la comunità locale. È necessario che tutte le parti interessate collaborino per integrare le migliori pratiche sostenibili durante tutto il ciclo di vita dell’edificio, dalla progettazione e costruzione alla gestione e alla manutenzione. Solo con un approccio collaborativo e integrato si possono raggiungere gli obiettivi di sostenibilità e ridurre l’impatto ambientale delle costruzioni.
Le associazioni di categoria delle imprese edili, come Ance Brescia, possono svolgere un ruolo importante nel promuovere la sostenibilità nel settore delle costruzioni. In particolare, Ance Brescia:
z promuove la formazione e la sensibilizzazione sui temi della sostenibilità tra i propri membri, fornendo informazioni sulle migliori pratiche e sulle tecnologie innovative disponibili per la costruzione di edifici sostenibili;
z collabora con le autorità locali, le organizzazioni ambientali e le altre parti interessate per sviluppare linee guida e standard di sostenibilità per il settore delle costruzioni;
z sostiene i propri associati nella valutazione dell’impatto ambientale dei loro progetti, ad esempio attraverso l’adozione di sistemi di certificazione ambientale come LEED (Leadership in Energy and Environmental Design) o BREEAM (Building Research Establishment Environmental Assessment Method);
z promuove l’adozione di materiali e tecnologie sostenibili nelle costruzioni, ad esempio attraverso l’organizzazione di fiere e workshop dedicati alla presentazione di prodotti ecocompatibili e a basso impatto ambientale;
z rappresenta il settore delle costruzioni in sede legislativa e istituzionale per promuovere politiche pubbliche che favoriscano la sostenibilità, come incentivi fiscali per la costruzione di edifici sostenibili o l’adozione di norme edilizie che promuovano la sostenibilità.
Ance Brescia, quindi, svolge un ruolo importante nel promuovere la sostenibilità nel settore delle costruzioni e nell’incoraggiare i propri membri ad adottare pratiche sostenibili per la costruzione di edifici.
La direttiva 2022/2464/UE introduce una nuova disciplina sulle informazioni di sostenibilità, che sostituisce la precedente disciplina sulle informazioni di carattere non finanziario (direttiva 2014/95/UE).
L’obiettivo dell’intervento europeo è quello di rafforzare l’informativa societaria sui temi di sostenibilità, rispondendo alle richieste e alle aspettative degli utilizzatori di queste informazioni, come gli investitori e gli altri stakeholders. La nuova disciplina sul report di sostenibilità prevede l’obbligo di fornire, nella relazione di gestione, le informazioni necessarie per comprendere l’impatto dell’attività d’impresa sui fattori di sostenibilità e come i fattori di sostenibilità influenzino l’andamento, i risultati e la situazione dell’impresa.
L’ambito di applicazione della direttiva si amplia, riguardando non solo gli enti di interesse pubblico con più di 500 dipendenti, ma anche tutte le imprese quotate, incluse le PMI quotate, e tutte le imprese grandi. La disciplina si applica anche alle imprese non europee che generano un fatturato netto di 150 milioni di euro nell’UE e che hanno almeno una filiale o una succursale nell’UE.
La direttiva prevede un’applicazione scaglionata in base alle dimensioni dell’impresa:
z a partire dagli esercizi che iniziano dal primo gennaio 2024 (con report da pubblicare nel 2025) per le grandi imprese e i gruppi con più di 500 dipendenti;
z a partire dagli esercizi che iniziano dal primo gennaio 2025 (con report da pubblicare nel 2026) per le grandi imprese e i gruppi con più di 250 e meno di 500 dipendenti;
z a partire dagli esercizi che iniziano dal primo gennaio 2026 (con report da pubblicare nel 2027) per le piccole e medie imprese quotate, con possibilità di rinuncia volontari (opt-out)
fino al 2028;
z a partire dagli esercizi che iniziano il primo gennaio 2028 (con report da pubblicare nel 2029) per le imprese di paesi terzi con fatturato netto superiore a 150 milioni nell’UE se hanno almeno una filiale o succursale nell’UE che supera determinate soglie.
Le informazioni di sostenibilità non potranno più essere pubblicate in un documento separato rispetto alla relazione sulla gestione e le informazioni da fornire si ampliano, comprendendo il business model e la strategia dell’impresa, gli obiettivi di sostenibilità, la policy relativa ai fattori di sostenibilità, le procedure di due diligence, i principali impatti avversi attuali o potenziali, i principali rischi collegati ai fattori di sostenibilità e gli indicatori di prestazione.
Specificamente le aree da rendicontare sono:
z business model e strategia dell’impresa (inclusi i dettagli sul piano climatico);
z obiettivi di sostenibilità, in particolare quelli di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, e il progresso nel loro raggiungimento;
z ruolo degli organi di amministrazione, gestione e sorveglianza per quanto riguarda i fattori di sostenibilità e le loro esperienze e competenze in tali questioni o l’accesso alle esperienze/competenze;
z politiche relative ai fattori di sostenibilità;
z piani di incentivazione per i membri degli organi di amministrazione, gestione e sorveglianza legati ai fattori di sostenibilità;
z procedure di due diligence relative ai fattori di sostenibilità;
z principali impatti negativi attuali o potenziali connessi alla catena del valore dell’impresa,
z le azioni intraprese e i risultati per provare a rimediare;
z i principali rischi associati ai fattori di sostenibilità e le modalità di gestione;
z indicatori di performance;
z informazioni sugli intangibili, ovvero quei fattori intangibili che contribuiscono alla creazione di valore, ma non sono riconosciuti nei bilanci finanziari.
La direttiva prevede l’armonizzazione dei criteri di rendicontazione, con l’obbligo di fornire le informazioni sulla base di standard europei, e l’obbligo di revisione delle informazioni, che deve essere effettuata nella forma della limited assurance.
Il report di sostenibilità deve essere redatto in un formato elettronico unico di comunicazione e le informazioni devono essere sottoposte a marcatura, conformemente al regolamento delegato (UE) 2019/815 della Commissione. Tra le informazioni da includere ci sono
la resilienza ai rischi relativi ai fattori di sostenibilità, le opportunità relative ai fattori di sostenibilità, i piani per assicurare la compatibilità con la transizione verso un’economia sostenibile e le modalità per tener conto degli interessi degli stakeholders e dell’impatto dell’impresa sui fattori di sostenibilità.
Il report di sostenibilità come strumento di gestione e di comunicazione
Il report di sostenibilità per un’azienda edile ha diversi obiettivi e funzioni, tra cui:
z comunicare agli stakeholders i progressi compiuti dall’azienda nella promozione della sostenibilità e nella riduzione dell’impatto ambientale e sociale delle proprie attività;
z rendere conto delle azioni e degli investimenti in materia di sostenibilità, offrendo una valutazione trasparente della performance dell’azienda rispetto agli obiettivi di sostenibilità stabiliti;
z identificare le opportunità di miglioramento, stimolando l’innovazione e la ricerca di soluzioni sostenibili per le sfide ambientali e sociali legate al settore delle costruzioni;
z favorire la collaborazione e il dialogo con gli stakeholders, promuovendo la partecipazione attiva e la condivisione delle informazioni sulla sostenibilità;
z migliorare la reputazione e l’immagine dell’azienda, dimostrando l’impegno concreto e la responsabilità sociale d’impresa verso la sostenibilità.
Inoltre, il report di sostenibilità può anche fornire una base di informazioni utili per la gestione strategica dell’azienda, aiutando a valutare il rischio e l’opportunità delle azioni di sostenibilità e a migliorare la propria competitività nel mercato. In questo senso, il report di sostenibilità può costituire uno strumento importante per la creazione di valore a lungo termine per l’azienda stessa e per la società in generale.
La funzione divulgativa del report di sostenibilità per un’azienda edile è molto importante. Attraverso il report, l’azienda può comunicare al pubblico esterno le sue azioni e le sue performance in materia di sostenibilità, fornendo una visione chiara e trasparente delle proprie attività e dei risultati ottenuti.
Questo può aiutare a creare una maggiore consapevolezza tra gli stakeholders sui temi della sostenibilità, evidenziando l’importanza di questi temi nel settore delle costruzioni e la necessità di adottare pratiche sostenibili per ridurre l’impatto ambientale e sociale delle attività edilizie.
Inoltre, il report di sostenibilità può anche essere un mezzo per promuovere la condivisione delle best practice e delle conoscenze sulle soluzioni sostenibili, favorendo l’innovazione e la collaborazione tra le aziende del settore.
Infine, la funzione divulgativa del report di sostenibilità può anche contribuire a migliorare la reputazione e l’immagine dell’azienda, dimostrando la sua trasparenza, il suo impegno concreto verso la sostenibilità e la sua responsabilità sociale d’impresa. Ciò può avere un impatto positivo sulla percezione del brand e sulla relazione dell’azienda con i propri stakeholders, contribuendo a creare un clima di fiducia e di collaborazione.
L’importanza della filiera nella produzione sostenibile
La filiera produttiva, ovvero l’insieme di tutti i soggetti coinvolti nella realizzazione di un prodotto o servizio, gioca un ruolo fondamentale nella produzione sostenibile. Infatti, la sostenibilità non può essere ottenuta da una singola impresa, ma richiede la collaborazione e il coinvolgimento di tutti i soggetti della filiera.
La produzione sostenibile richiede una gestione olistica delle attività, dall’approvvigionamento delle materie prime alla distribuzione del prodotto finito. Ciò significa che le imprese devono considerare l’impatto ambientale, sociale ed economico di ogni fase del processo produttivo e collaborare con i fornitori, i produttori e i distributori per garantire che i loro processi siano conformi ai requisiti di sostenibilità. Inoltre, la gestione sostenibile della filiera può portare a diversi vantaggi competitivi per le imprese, tra cui la riduzione dei costi, l’aumento della reputazione aziendale e l’accesso a nuovi mercati e clienti.
Anche le piccole e microimprese, pur non ricadendo tra le aziende destinatarie degli obblighi di rendicontazione di sostenibilità, si troveranno presto a confrontarsi con questa materia, per la loro appartenenza ad una filiera, in cui le capofila dovranno, per scelta o per obbligo, rendicontare le proprie informazioni di carattere non finanziario.
Per questi motivi, sempre più imprese stanno adottando approcci di gestione sostenibile della filiera e collaborando con i propri fornitori per migliorare la sostenibilità complessiva delle proprie attività. Questo orientamento si concretizza chiedendo ai propri fornitori del settore costruzioni di adottare pratiche sostenibili in linea con i propri obiettivi di sostenibilità, tra cui:
z adottare un approccio di economia circolare, promuovendo il riutilizzo, il riciclo e la riduzione degli sprechi di materiali ed energia durante tutte le fasi della costruzione;
z garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori, prevenendo l’esposizione a sostanze pericolose e migliorando le condizioni di lavoro;
z promuovere la riduzione delle emissioni di gas serra e l’efficienza energetica dei propri prodotti, servizi e processi, attraverso l’adozione di tecnologie innovative e sostenibili;
z rispettare gli standard ambientali e sociali, adottando pratiche di responsabilità sociale d’impresa e di tutela dei diritti umani;
z fornire informazioni trasparenti sulla provenienza dei propri materiali, sulla gestione dei rifiuti e sulla tracciabilità dei propri prodotti.
Analisi dei report di sostenibilità delle aziende edili bresciane
Ancora molto poche le aziende edili della provincia di Brescia che redigono il report di sostenibilità su base volontaria.
I pochi esempi disponibili presentano una panoramica delle attività svolte dalle aziende in termini di sostenibilità, con un focus particolare sulla riduzione delle emissioni di CO2 e l’adozione di comportamenti rispettosi del pianeta. Le aziende dichiarano di aver adottato una strategia di sviluppo sostenibile, basata sulla riduzione delle emissioni di CO2, l’efficienza energetica, la gestione responsabile delle risorse naturali e l’adozione di pratiche etiche e trasparenti.
Altre aziende adottano una politica di gestione sostenibile dei propri immobili e investono nella costruzione di edifici ad alta efficienza energetica.
Particolare enfasi è riservata all’adesione a programmi di responsabilità sociale d’impresa, finalizzati alla promozione di attività di solidarietà e collaborazione con enti e associazioni per il raggiungimento di obiettivi di interesse pubblico.
Alcuni report includono anche una sezione dedicata alla governance sostenibile, in cui si evidenzia il ruolo degli organi di amministrazione e di controllo nella promozione di comportamenti sostenibili all’interno dell’azienda.
Dopo lo shock recessivo innescato dall’emergenza sanitaria che ha caratterizzato il 2020, l’economia italiana nel 2021 ha mostrato un deciso recupero. Secondo le stime della Commissione europea il PIL italiano ha riportato un forte rimbalzo pari a un aumento del 6,5% rispetto al 2020 e tra i migliori in Europa. La crescita italiana è stata trainata dalla domanda interna e tra i settori produttivi spicca l’importante contributo fornito dalle costruzioni che, dopo tanti anni di crisi, è ritornato a svolgere un ruolo trainante per l’economia.
Il percorso di crescita intrapreso nel 2021 dal settore delle costruzioni è stato stimolato dalla coesistenza di diversi elementi scaturiti dallo shock pandemico: dalla ripresa degli investimenti pubblici agli incentivi per gli interventi sul patrimonio residenziale (tra cui quelli relativi al Superbonus 110%) che hanno innescato una crescita veloce e diffusa.
In base alle stime dell’Ance nel 2021 il settore delle costruzioni ha registrato un significativo incremento pari a un +16,4% in termini reali, derivante da aumenti generalizzati in tutti i comparti. Una crescita importante, che il settore non registrava da moltissimi anni e che non costituisce solo un mero rimbalzo statistico a seguito dello shock pandemico. Il confronto con il 2019 - anno pre-pandemico - rimane, infatti, positivo (+9,1%), a conferma che le costruzioni si sono avviate verso una graduale ripresa. Tuttavia, il gap produttivo con l’inizio della crisi settoriale resta ancora elevato (-28,8% di investimenti rispetto al 2007, ovvero una perdita di 60 miliardi annui di investimenti in costruzioni).
Nel corso del 2021 sono emerse, tuttavia, delle forti criticità dovute alle persistenti difficoltà di offerta legate all’indisponibilità di alcune materie prime e di prodotti intermedi a livello globale; alla crescita vertiginosa dei prezzi di alcune importanti materie prime utilizzate nelle attività edilizie quali, ad esempio, metalli, materie plastiche derivate dal petrolio, legno, calcestruzzo e bitume. Di fronte a questa situazione, le imprese di costruzioni si sono trovate in difficoltà dovendo sopportare un aggravio economico nella realizzazione di opere per rispettare gli impegni assunti con contratti già stipulati. Da fine anno, inoltre, è esploso l’aumento dell’inflazione spinta dall’incremento sostenuto dei prezzi in particolare dei beni energetici. All’interno di tale contesto il quadro tratteggiato dalle dinamiche del valore aggiunto, dell’iniziativa imprenditoriale e dell’occupazione dimostrano come il comparto delle costruzioni bresciano ha saputo reagire rapidamente alla crisi pandemica. Il valore aggiunto del comparto edile bresciano è cresciuto nel 2021 del 21,5% sul 2020; una crescita significativa che ha consentito di superare di ben il 15,8% i livelli pre-pandemici.
Gli incentivi per gli interventi sul patrimonio residenziale (tra cui quelli relativi al Superbonus 110%) adottati per contrastare la crisi economica generata dalla pandemia hanno stimolato l’iniziativa imprenditoriale portando un rimbalzo degli avvii d’impresa che ha permesso di chiudere il 2021 con un numero di imprese edili attive in provincia in aumento del 2,1% rispetto al 2020. L’avvio di nuove imprese è stato particolarmente vigoroso in tutti i comparti di attività di cui è composto il settore delle costruzioni dal comparto dei lavori di costruzione specializzati (nel settore F43 rientrano le imprese che, in via prevalente, eseguono attività
relative alla demolizione e preparazione del cantiere edile; all’installazione di impianti elettrici, idraulici; al completamento e finitura di edifici e altri lavori attinenti), a quello della costruzione di edifici (nel settore F41 rientrano le imprese che svolgono in via prevalente l’attività di costruzione di immobili residenziali e non residenziali) e dei lavori di ingegneria civile. Un importante contributo alla crescita segnata dalle imprese edili nel 2021 deriva dall’aumento delle forme organizzative più strutturate. Le società di capitali sono aumentate, infatti, del 5,8% rispetto al 2020 e del 9,2% rispetto al periodo pre-pandemico. Il rimbalzo delle attività d’impresa e il miglioramento dell’attività economica ha avuto effetti positivi sull’occupazione del settore. Nel complesso le ore lavorate nel 2021 dagli operai iscritti alla Cassa edile di Brescia sono state 19,23 milioni, in aumento del 28,5% sul 2020, mentre il numero è cresciuto del 21,5% rispetto allo stesso periodo. Un risultato che solo in parte risente del confronto con i valori particolarmente bassi del 2020; poiché oltre a collocarsi al di sopra dei livelli pre-pandemici rappresenta il valore più alto dal 2012 (quando erano 17,30 milioni).
Nel complesso il numero degli addetti delle imprese delle costruzioni iscritte alla Camera di Commercio di Brescia è aumentato del 10,1% rispetto al 2020 e del 10,6% sul 2019.Tuttavia, la rapidità della ripresa occupazionale ha procurato un consistente aumento delle difficoltà nel reperire manodopera specializzata.
L’andamento del mercato dei materiali sulla base delle rilevazioni Ance
Vi sono anche motivazioni che legano il forte incremento del prezzo delle lavorazioni edili tra l’inizio del 2020 e la fine del 2021, in primis ad un incremento dei prezzi delle materie prime, dovuto a dinamiche nazionali e internazionali e in seconda battuta alla generalizzata incertezza del settore che ha portato ad uno stiramento della classica dinamica domanda/offerta. In merito all’incremento delle materie prime sul mercato bresciano è significativo ripor tare l’aumento delle materie ferrose lavorate, ferro tondo per cemento (+75,86%), rete elettrosaldata (+85,68%) e travi in generale (+74,54%). Sui tali prodotti le motivazioni di incremento derivano prevalentemente da variazioni nel mercato internazionale. La variazione dei prezzi, infatti, è strettamente collegata sia alle grandi commesse che hanno accentrato la domanda su nazioni come la Cina e Stati Uniti D’America sia a dinamiche politiche e concorrenziali che hanno portato all’apposizione, soprattutto da parte dell’America, di particolari dazi.
Altre lavorazioni hanno avuto incrementi dovuti a dinamiche nazionali, come per esempio il superbonus, in cui l’offerta è stata fortemente condizionata dalla combinazione tra normazione errata e boom della domanda. Ne sono chiaro segno l’incremento del prezzo degli isolamenti a cappotto (+33,56%), ponteggi (+69%), serramenti in pvc (+27%), tinteggiatura esterni (+12,17%)
Su tutti i materiali l’incertezza derivante dalla situazione emergenziale ha portato ad un incremento costante di quasi tutte le lavorazioni edili, con un conseguente incremento del costo medio del cantiere edile tipo di nuova realizzazione di immobile residenziale di circa il +17,79%1
Nota metodologica per l’analisi economico-patrimoniale
In questa parte dell’analisi verranno esaminati i bilanci di tutte le imprese che:
z sono attive;
z appartengono alla categoria ATECO “F Costruzioni” secondo la classi ficazione ATECO2007;
z hanno condotto tale attività economica in via esclusiva o principale;
z hanno depositato nel Registro Imprese di Brescia almeno un bilancio nel quinquennio 2017-2021;
z hanno un valore della produzione (VdP) disponibile, anche se negativo.
Sulla base dei criteri di selezione prima esposti sono stati elaborati 13.636 bilanci nel periodo 2017-2021.
Dai dati esposti nella Tabella 3 appare evidente come le imprese analizzate rappresentano in modo significativo il panorama provinciale delle imprese del settore edile e questo anche rammentando quanto esposto nei capitoli precedenti relativamente all’incidenza delle società di capitali sull’intero settore (oltre un quarto delle imprese che impiegano più del 50% degli addetti)1
Tabella 3: Imprese con bilancio ordinario “dettagliato”, abbreviato o micro
di euro)
Con riferimento all’esercizio 2021, ad esempio, delle 4.547 società di capitali attive iscritte nel Registro imprese di Brescia sono stati esaminati 2.985 bilanci che fanno riferimento ad altrettante società, le quali occupano 19.910 dipendenti, realizzano un valore della produzione di euro/migliaia 5.262.557 e un valore aggiunto di euro/migliaia 1.481.559. Le microimprese e le imprese che possono presentare il bilancio in forma abbreviata nel 2021 hanno generato il 65,57% del valore della produzione, mentre il restante è attribuibile a imprese di medio-grandi dimensioni che hanno depositato il bilancio in forma ordinaria.
Proseguendo in ulteriore dettaglio, di seguito viene esposta la Tabella 4 che indica i bilanci considerati con separata indicazione di quelli presentati in forma ordinaria e suddivisi per divisione ATECO20072
Ance Brescia Analisi economico-finanziaria delle imprese edili bresciane
2017-2021
Nota metodologica per l’analisi economico-patrimoniale
La Tabella sopra esposta evidenzia una larga presenza nel campione di imprese che non redigono il bilancio in forma ordinaria (97,08%), a fronte di imprese di maggiore dimensione tenute a più stringenti obblighi informativi, che assommano al 2,91% del campione. I dati sono in linea con quelli dell’esercizio precedente.
Sempre in linea con gli anni precedenti si conferma la composizione delle imprese considerate in ragione del loro codice ATECO di appartenenza: le imprese rientranti nel codice F23 rappresentano il 42,01% di quelle considerate (nel 2020 erano il 42,69%) mentre le imprese appartenenti alla codifica F41 rappresentano il 54,94% della popolazione (nel 2020 erano il 53,89%).
Le imprese appartenenti alla codifica F42 si attestano intorno al 3,05% della popolazione considerata in leggero calo rispetto al 2020 anno nel quale misuravano il 4% circa.
Volendo confrontare i precedenti dati con quelli ricavati a livello regionale e nazionale utilizzando gli stessi criteri di selezione riportati nella seguente Tabella.
Tabella 5: Valore della produzione delle imprese con codice ATECO2007 F41, F42 e F43 (suddivisione per regioni italiane)
in migliaia di euro)
Tabella 5: Valore della produzione delle imprese con codice ATECO2007 F41, F42 e F43 (suddivisione per regioni italiane) (Valori in migliaia di euro)
Tabella 6: Valore della produzione delle imprese con codice ATECO2007 F41, F42 e F43 (suddivisione per province lombarde) (Valori in migliaia di euro)
Ance Brescia Analisi economico-finanziaria delle imprese edili bresciane 2017-2021
Nota metodologica per l’analisi economico-patrimoniale
Possiamo notare che, in termini di valore della produzione, le società di capitali della provincia di Brescia esaminate rappresentano il 3,32% del valore nazionale e il 12,80% di quello regionale, mentre numericamente rappresentano il 2,5% delle società di capitali a livello nazionale e il 13,01% a livello regionale.
Quali sono i limiti della presente analisi?
1) la natura della ricerca, essenzialmente divulgativa;
2) l’analisi del bilancio, per indici e flussi, riconosciuta dalla comunità scientifica è stata elaborata per l’esame ex post degli effetti economici, patrimoniali e finanziari prodotti dalle operazioni gestionali di una singola impresa e, al più, utilizzata per confrontare tra loro i bilanci di più imprese dello stesso settore;
3) l’applicazione di tale metodologia di analisi presenta criticità che sono tanto maggiori quanto più ampio è il numero di aziende esaminato;
4) l’orizzonte temporale considerato (termine che per le imprese spesso comporta il passaggio
redazione del bilancio in forma abbreviata a quello in forma ordinaria e vi-
ceversa, oppure comporta l’introduzione di normative che modificano i criteri di redazione del bilancio);
5) i flussi di imprese che entrano o escono dalla popolazione esaminata, perché si modificano nella struttura societaria (trasformandosi da società di capitale a società di persone e viceversa) oppure a causa della normale natalità/mortalità;
6) l’attività effettivamente esercitata dalle aziende considerate;
7) la non omogeneità della popolazione esaminata dovuta al fatto che ogni anno le aziende che rientrano tra quelle per le quali vengono aggregati i valori possono essere diverse, diversità che non rende possibile un confronto omogeneo dei valori aggregati anno su anno e che consente, e rende significativo, soltanto un raffronto tra ratios dei diversi anni;
8) infine, bisogna tenere conto dell’insufficienza dei dati disponibili e della loro mancanza di omogeneità, dovuta al diverso dettaglio informativo a cui sono tenute le società di capitali (e che dipende dal valore della produzione, dell’attivo e del numero di dipendenti impiegato).
Con queste necessarie premesse è stato possibile sviluppare l’analisi mettendo in evidenza gli indicatori economico-patrimoniali e sviluppando alcune considerazioni e interpretazioni che potessero abbracciare l’intero novero delle aziende esaminate. Così gli indicatori ed i ratios evidenziati nell’Analisi possono fornire solo un generale quadro delle condizioni economiche delle imprese edili negli aspetti reddituali e patrimoniali. Nelle pagine seguenti verrà esposto lo svolgimento dell’attività partendo dai dati aggregati utilizzati. Seguirà l’analisi dell’aspetto patrimoniale aggregato, al fine di fornire utili informazioni sul grado di capitalizzazione, sugli investimenti e sul ricorso a mezzi di terzi delle imprese oggetto dell’analisi.
Infine, l’analisi degli aspetti economici riguarderà indicatori e considerazioni attinenti all’andamento del valore della produzione e della marginalità della popolazione esaminata. La fonte da cui sono stati estratti i valori di bilancio è la banca dati Aida.
Analisi del sotto campione omogeneo di imprese che hanno depositato il bilancio in tutti e cinque gli anni del periodo 2017-2021
Da quest’anno, al fine di poter meglio apprezzare l’andamento dei risultati della presente analisi, per consolidare il risultato delle osservazioni svolte, sono stati raccolti e aggregati i dati reddituali e patrimoniali delle imprese che, nel periodo in esame, hanno depositato in ogni anno il bilancio di esercizio.
In questo modo si è voluto ridurre, almeno in parte, i sopra esposti limiti dell’analisi. I risultati di questo lavoro sono esposti nell’apposita appendice a questo volume e confermano la bontà delle informazioni ottenute dall’analisi complessiva.
Questa parte dell’elaborazione riguarda complessivamente numero 2.125 imprese, attive sul territorio bresciano ed i risultati vengono confrontati con i dati che derivano delle osservazioni sviluppate sull’intera popolazione esaminata.
La struttura patrimoniale aggregata
Il presente capitolo si pone l’obiettivo di fornire una rappresentazione della struttura patrimoniale e della sua evoluzione nel corso del quinquennio 2017-2021. È necessario precisare che alcuni valori delle attività e passività aggregate di stato patrimoniale relativi agli esercizi 2020 e 2021 risentono significativamente di una serie di norme straordinarie, introdotte dal legislatore al fine sostenere la generalità delle imprese in periodi caratterizzati dal manifestarsi della pandemia.
Inoltre, il settore edile è stato interessato anche da agevolazioni fiscali particolarmente favorevoli tese a rilanciarlo dopo gli anni della crisi: pertanto l’analisi dei numeri aggregati e della loro variazione necessita di essere contestualizzata rispetto al quadro normativo eccezionale dei due anni indicati. In via preliminare si è proceduto ad una riclassificazione dei prospetti aggregati di stato patrimoniale secondo un criterio di decrescente liquidità, che fornisce una diversa e più adeguata rappresentazione della struttura degli investimenti e delle fonti di finanziamento. Tale elaborazione ha portato alla compilazione della Tabella 7, che di seguito si riporta.
L’analisi che segue fornisce preliminarmente la composizione degli impieghi e delle fonti, quale generale rendicontazione dei valori assoluti di stato patrimoniale; successivamente, tramite la costruzione dei principali indici di bilancio, si pone l’obiettivo di indagare la solidità finanziaria e il livello di liquidità, quali grandezze strettamente correlate ai valori di stato patrimoniale. Dall’analisi dei dati contenuti nella precedente tabella si evince quanto segue.
Dopo l ’apprezzabile crescita del capitale investito avvenuta nel 2020, che ha segnato una inversione di tendenza rispetto al biennio precedente, nel 2021 tale fenomeno si è non solo consolidato, ma accentuato; il totale delle attività è passato da un valore complessivo aggregato 8.944 mln di euro a 9.873 mln di euro evidenziando una crescita di oltre il 10% rispetto al 2020. Se si prende in considerazione l’intero quinquennio, il capitale investito 2021 risulta aumentato del 12% rispetto al 2017, passando, in termini assoluti, da 8.815 mln di euro a 9.873 mln di euro.
Il capitale investito è suddivisibile in due macro classi: il capitale cosiddetto immobilizzato (attivo fisso netto) e l’attivo circolante. Nel quinquennio 2017-2021 l’attivo fisso netto presenta un incremento del 4%, mentre l’attivo circolante aumenta di oltre il 18%. Tuttavia, non in tutti gli esercizi si è verificata questa dinamica; se si considera l’esercizio più recente, ovvero il 2021, e lo si confronta con il 2020 emerge che:
z il valore assoluto dell’attivo fisso netto risulta pari a 4.296 mln di euro e si è incrementato dell’1,8% rispetto all’anno precedente, in cui ammontava a 4.218 mln di euro;
z il valore assoluto dell’attivo circolante si è attestato a 5.579 mln di euro e si è incrementato del 18% rispetto all’anno precedente, in cui ammontava a 4.725 mln di euro.
Se si considera il 2020 e lo si confronta con il 2019, l’attivo fisso netto si è incrementato del 4,2%, mentre l’attivo circolante si è incrementato del 6,17%.
Se ne deduce che l’anno 2021 evidenzia una crescita del capitale investito distribuita in maniera disomogenea nelle macro categorie che lo compongono, con un modesto incremento del capitale fisso ed una lievitazione a due cifre del circolante.
Se si esamina l’andamento, nel quinquennio 2017-2021, delle tre categorie che compongono l’attivo immobilizzato, e cioè immobilizzazioni materiali, immateriali e finanziarie, emerge che gli investimenti in beni materiali durevoli sono cresciuti del 4,7%, passando da un valore di 3.465 mln di euro ad 3.630 mln di euro, ma l’andamento è stato ondivago; negli anni 2018 e 2019 sono diminuiti, per poi riprendere a crescere dal 2020. Nel conto economico del 2018 e 2019 si registrava un costante apprezzabile aumento dei costi per noleggi, locazioni e leasing, a dimostrazione che si sono privilegiati strumenti più flessibili rispetto agli investimenti in beni di proprietà.
Il 2021 segna un incremento di investimenti rispetto al 2020 dell’1,8%, in netto rallentamento rispetto al +5,7% del 2020 sul 2019: tuttavia il confronto fra i due esercizi non è significativo perché il 2020 ha risentito in modo rilevante della legge di rivalutazione dei beni aziendali, misura che il legislatore ha ritenuto utile a contrastare gli effetti negativi della pandemia. Anche nel 2021 si è potuto fare ricorso alla rivalutazione delle immobilizzazioni, ma a condizioni meno favorevoli rispetto al 2020: infatti dall’analisi dei bilanci risulta che le imprese edili hanno utilizzato assai poco tale strumento.
Per quanto concerne il valore delle immobilizzazioni immateriali, si constata che la loro incidenza sul capitale investito, pur mantenendosi molto modesta, nel 2021 è cresciuta di oltre il 23% rispetto all’anno precedente. La voce che ha segnato il maggiore incremento in termini assoluti (+9,59 mln) e percentuali (+58,39%) è “Concessioni, licenze” che accoglie il costo delle licenze software: si è investito molto sulla digitalizzazione. Tuttavia, a livello di intero comparto edile, i ridotti importi delle immobilizzazioni immateriali continuano a confermare la riluttanza del settore ad investire sugli intangibles e l’attitudine ad attuare un modello di impresa “tradizionale”, poco orientato alla informatizzazione delle fasi del processo produttivo. L’andamento tendenziale nel quinquennio è stato di costante crescita, con una accelerazione negli anni 2020 e 2021. L’incremento delle immobilizzazioni immateriali dal 2017 al 2021 è stato del 77%, passando da 58 mln di euro a 102 mln di euro.
Va però fatta una considerazione: dalle risultanze dei dati Istat, la propensione innovativa cresce all’aumentare delle dimensioni dell’impresa e manifesta termini quantitativamente apprezzabili nelle imprese aventi dai 10 addetti in su, concentrandosi, in termini di numerosità di aziende, nella fascia di imprese dai 10 ai 49 addetti. Nelle realtà più grandi (almeno 250 addetti) la propensione all’innovazione risulta elevata. Le tipologie di innovazione più diffuse sono quelle relative all’organizzazione del lavoro e delle risorse umane seguite da innovazione combinata di prodotto/processo. Poiché il settore edile è polverizzato in un elevato numero di piccole aziende con pochi, o pochissimi, addetti, la media statistica degli investimenti in beni immateriali viene penalizzata dalla forte incidenza di tali imprese.
Le immobilizzazioni finanziarie hanno avuto un andamento altalenante: tuttavia fra inizio e fine quinquennio sono diminuite del 6,1% e rappresentano, mediamente, fra il 6 ed il 7% del capitale investito.
Esaminando i dati in dettaglio si nota che:
z il valore delle partecipazioni nel 2021 è aumentato del 22% rispetto al 2020 ma è inferiore del 9,6% rispetto al 2017;
z i crediti verso le società partecipate sono diminuiti del 27,7% rispetto al 2020 e del 22,5% rispetto al 2017; se ne deduce che la tendenza all’aggregazione, che nel settore è sempre stata modesta, è ulteriormente rallentata.
Concludendo: l’analisi dell’attivo fisso netto che dal 2017 al 2019 ha mostrato un comparto statico e, complessivamente considerato, riluttante a perseguire strategie volte all’innovazione, dal 2020 in poi mostra una inversione di tendenza; pur tenendo conto degli effetti contabili derivanti dalle norme di rivalutazione, le imprese hanno ricominciato ad investire. Il 2020 rappresenta un punto di svolta di tutto il settore, che ha la necessità di attrezzarsi per soddisfare la crescente domanda del mercato, trainata dai ben noti incentivi fiscali.
L’attivo circolante ha registrato una prima flessione nel 2018 ed una ulteriore flessione nel 2019, per poi ritornare nel 2020 ai livelli del 2017 e aumentare nel 2021, rispetto al 2020 del 18%. Esaminando le voci che lo compongono e confrontandolo con l’anno precedente la variazione più significativa è avvenuta nei “Crediti a breve” passati da 1848 mln di euro a 2308 mln di euro (+24,8%), seguita dal magazzino che da 1.676 mln di euro è diventato 1.840 mln di euro (+9,7%). Tali risultati trovano giustificazione nelle risultanze del conto economico 2021 che evidenzia un notevole aumento sia del fatturato che della variazione del magazzino; quest’ultimo, per le imprese edili, è costituito in misura preponderante dagli immobili, finiti o in corso di costruzione.
Grafico 9: Composizione dell’attivo circolante
differite Magazzino Ratei e risconti
Per analizzare l’andamento è necessaria una scomposizione nelle tre macro-categorie che lo costituiscono (omettendo per mancanza di significatività, i valori di cui alla voce “Ratei e risconti”), ovvero:
z liquidità immediate;
z liquidità differite (ovvero crediti);
z rimanenze.
Da una prima lettura risulta che:
z le liquidità immediate sono costantemente aumentate nel quinquennio passando da 497 mln di euro nel 2017 a 1.030 mln di euro nel 2021 con un incremento, in termini percentuali, del 106,9%; ciò è uno dei segnali di ripresa del mercato e delle vendite;
z le liquidità differite (crediti) sono aumentate, dal 2017 al 2021, di 592 mln di euro con un incremento del 28,8%; tuttavia fino alla fine del 2019 il loro impor to non ha subito apprezzabili variazioni mantenendosi su livelli tendenzialmente costanti; nel 2020 si è verificato un aumento di 145 mln, mentre fra il 2020 ed il 2021 si è registrato un balzo di ben 484 mln;
z le rimanenze hanno avuto un trend in costante diminuzione, passando da 2.096 mln di euro del 2017 a 1.677 mln di euro del 2020, per poi risalire ad 1.840 mln di euro nel 2021. Rispetto al primo anno del quinquennio si registra una diminuzione di 256 mln di euro pari al 12,2%: le aziende edili sono riuscite a smobilizzare parte delle proprie rimanenze monetizzandole, con contestuale beneficio sia sulle disponibilità liquide che sui ricavi.
La crisi avvenuta nel periodo 2008-2014 si riscontrava anche dai valori delle rimanenze di stato patrimoniale che avevano assunto livelli insostenibili, addirittura superiori al fatturato: ricordiamo che nei bilanci del 2014 le rimanenze ammontavano a 2.380 mln di euro a fronte di un fatturato di 2.278 mln.
2017 al 2021 è stato di euro di 1.861 mln, pari al 61%, si è verificato un decremento costante delle rimanenze. Lo smobilizzo delle rimanenze è indicatore di un mercato che, dopo anni di crisi profonda, ha iniziato a riattivarsi.
Tuttavia, se nel periodo 2017-2020 le variazioni sono state di importo abbastanza contenuto, il 2021 si discosta dagli anni precedenti, registrando aumenti molto signi ficativi in tutte le voci economiche, patrimoniali e finanziarie.
In conclusione: l’attivo circolante nel quinquennio è aumentato quantitativamente, con un balzo soprattutto nell’ultimo anno, ed è migliorato in termini qualitativi: è diminuita l’incidenza delle rimanenze, la cui liquidabilità (ossia l’attitudine a tramutarsi in liquidità), di norma, risulta sottoposta a condizioni incerte ed è aumentato significativamente il peso sia delle liquidità immediate che delle liquidità differite (crediti).
Ricordiamo che le rimanenze sono la forma di attività a breve più vincolata, dato che il loro smobilizzo può comportare la necessità di effettuare una o più operazioni del ciclo economico-tecnico; contemporaneamente, trattasi di impieghi per i quali non si è ancora verificata la maturazione di ricavi. Sebbene siano classificate tra le attività a breve, è sempre necessario effettuare una valutazione minuziosa circa il loro livello di obsolescenza e la reale possibilità di loro realizzo in modo rapido e senza perdite.
Per quanto riguarda la liquidità:
z nell’anno 2020 le imprese hanno potuto avvalersi della moratoria del rimborso delle rate dei mutui e dei canoni di leasing disposta dal legislatore nell’ambito del pacchetto di interventi per sostenere le imprese durante la pandemia Covid;
z nel 2021 si è verificata una esplosione del fatturato del comparto edile (+39% rispetto al 2020) causata dai bonus, e soprattutto dai superbonus, fiscali.
Le voci del passivo indicano le politiche di finanziamento adottate dal campione delle imprese analizzate. Come noto, un’impresa può finanziarsi ricorrendo ai mezzi propri (capitale di rischio) ovvero ai mezzi di terzi (capitale di debito); all’interno del capitale di terzi è, altresì, di grande importanza stabilire la consistenza delle varie forme di finanziamento in base alla scadenza temporale.
Si premette che non esiste una definizione ottimale delle politiche di finanziamento poiché dipendono da una molteplicità di variabili, diverse da settore a settore e determinate dalle diverse fasi di vita dell’impresa. Da un punto di vista teorico, la regola generale è che le scelte di finanziamento devono essere calibrate in modo da assicurare un fisiologico equilibrio tra mezzi di terzi e mezzi propri, in funzione del grado di rigidità degli investimenti.
La solidità è la capacità dell’impresa di opporre resistenza a shock esogeni e conseguentemente a durare nel tempo in modo autonomo.
L’analisi della solidità presuppone di indagare:
z la sussistenza di equity (mezzi propri) sufficiente e proporzionato alle fonti di finanziamento provenienti da soggetti terzi; tale obbiettivo viene raggiunto mediante la costruzione del rapporto di indebitamento;
z la sussistenza di equilibrio tra investimenti immobilizzati e finanziamenti strutturali: l’equilibrio è inteso come la coerenza tra scadenze temporali degli investimenti rispetto ai finanziamenti.
Sussistenza di equity (rapporto di indebitamento)
Nella Tabella che segue viene indicato il rapporto di indebitamento, ovvero il quoziente fra mezzi terzi/ mezzi propri. Tale indice assume una valenza cardine al fine di valutare il corretto bilanciamento tra capitale di debito e di rischio delle imprese oggetto di analisi.
Tabella 9: Rapporto di indebitamento (mezzi terzi/ mezzi propri)
Nel periodo osservato, risulta chiaramente che le fonti di finanziamento provengano in misura preponderante da terzi.
Per analizzare più in dettaglio le politiche di finanziamento si può costruire l’indice di incidenza dei mezzi di terzi sul totale delle fonti (ovvero capitale investito), determinato da “mezzi di terzi / capitale investito”, i cui risultati sono riepilogati nella seguente Tabella.
Tabella 10: Indice di incidenza dei mezzi di terzi sul
Negli anni dal 2017 al 2019 il rapporto di indebitamento è rimasto costantemente intorno all’80%, mentre nel 2020 è sceso al 77,2%; è però da tenere in considerazione che l’incremento dei mezzi propri è in larga parte attribuibile alle rivalutazioni effettuate nei bilanci 2020.
Nel 2021 il rapporto migliora ulteriormente passando al 75,74% ovvero il capitale investito è finanziato utilizzando:
z per il 75,74% i mezzi di terzi;
z per il 24,26% il capitale proprio.
Se consideriamo che nei bilanci 2021 l’incidenza delle rivalutazioni è molto modesta, tale risultato indica un miglioramento della solidità patrimoniale in termini reali.
Tuttavia, i quozienti analizzati, sebbene in miglioramento, evidenziano una situazione di indebitamento costante e strutturale del settore.
Appare interessante procedere ad una analisi della composizione sia dei mezzi propri che dei mezzi di terzi.
Allo scopo di fornire ulteriori elementi di valutazione viene esaminata, di seguito, la distribuzione delle Imprese edili in funzione del capitale sociale impiegato con suddivisione per anno (dal 2017 al 2021) e per codice ATECO2007.
Mostrando la distribuzione delle Imprese in funzione del capitale sociale impiegato, è possibile notare che le imprese edili con un capitale sociale compreso tra 0 e 50 mila euro sono largamente prevalenti rispetto a quelle con capitali sociali più elevati. In particolare, le imprese appartenenti ai codici F41 e F43, con valori del capitale sociale fino a 50.000 euro, sono quelle che rappresentano più di tre quarti dell’intera popolazione.
Le imprese con più di 100.000 euro di capitale sociale rappresentano una quantità largamente minoritaria. Fanno eccezione le imprese appartenenti al codice F42 (presenti in numero molto ridotto nella popolazione osservata), nelle quali è possibile notare un maggiore ricorso al capitale proprio. Per questa categoria ATECO il 2019 rappresenta una anomalia dovuta alla corposa riduzione del capitale sociale di una sola società di rilevantissime dimensioni.
Tabella 11: Imprese edili in funzione del capitale sociale impiegato con suddivisione per anno e per codice ATECO (Valori in migliaia di euro)
L’analisi del patrimonio netto, pur rammentando i limiti della presente aggregazione, può essere utile per meglio capire la sua composizione, la sua incidenza nella determinazione di altri indici e il grado di capitalizzazione del comparto. La seguente Tabella mostra l’aggregato percentualizzato per anno.
Tabella 12: Composizione del patrimonio netto aggregato (Valori in migliaia di euro)
Nella Tabella 12 vengono evidenziate, come un “di cui” della voce “Capitale sociale”, anche tutte le riserve che sono state iscritte in funzione di operazioni sul capitale sociale e che, pertanto, acquistano natura di indisponibilità per utilizzi diversi dall’aumento di capitale o dalla copertura di perdite.
Nei cinque anni in esame la composizione del patrimonio netto aggregato mostra una riduzione del peso del capitale sociale rispetto al patrimonio netto, peso che nel 2021 diminuisce sino al 22,42% (dal 36,62% del 2017). Per chi avesse seguito le analisi precedenti si rammenta che il capitale sociale nel 2015 rappresentava il 41,80% del patrimonio netto.
L’aggregato capitale sociale nel quinquennio considerato si riduce progressivamente, pas-
Ance Brescia Analisi economico-finanziaria delle
sando da 624.356 del 2017 a 541.470 del 2021. Come è possibile notare, il patrimonio netto complessivo segna sempre la presenza di un utile delle imprese; il risultato dell’esercizio 2021 raggiunge l’8,80% del patrimonio netto complessivo (raddoppiando la sua partecipazione percentuale al patrimonio netto aggregato) a mostrare come i risultati del 2021 siano stati i più elevati del quinquennio in esame. È possibile notare anche un aumento complessivo dello stock di perdite pregresse, indice della mancata copertura dei risultati negativi conseguiti nell’esercizio precedente.
Da sottolineare che il patrimonio netto aggregato, è caratterizzato da una consistente presenza di riserve da rivalutazione incrementatesi in particolare nel 2020 per l’applicazione delle leggi di rivalutazione e solo il significativo risultato dell’esercizio 2021 ha contribuito a ridurne l’incidenza sul patrimonio netto che passa dal 14,52% del 2020 al 12,79% nel 2021. L’osservazione del patrimonio netto per tipologia di bilancio presentato (O=ordinario, A= abbreviato e/o micro) e per divisione ATECO2007 è riportata nella seguente Tabella.
Coerentemente con gli anni scorsi, le imprese appartenenti alla codifica F41 costituiscono la parte più rilevante del patrimonio netto aggregato in ogni esercizio considerato presentano un patrimonio netto in crescita costante.
La stessa dinamica di crescita è presente anche nelle imprese appartenenti alla divisione F43 (lavori di costruzione specializzati), che partecipano alla formazione del patrimonio netto aggregato nella misura del 22,68% nel 2017 fino al 34,18% nel 2021 (in linea con l’esercizio precedente).
Per le meno numerose imprese appartenenti alla divisione F42 (ingegneria civile), si registra un patrimonio netto aggregato negativo determinato da patrimoni netti complessivamente positivi ed in aumento rispetto ai passati esercizi per le imprese di piccole dimensioni mentre le imprese di medio grandi dimensioni presentano patrimoni negativi pur riducendo il deficit patrimoniale rispetto ai due esercizi precedenti.
Ad analoghe conclusioni si giunge osservando il Risultato di esercizio aggregato e suddiviso per divisione ATECO2007 e tipologia di bilancio presentato (O = ordinario, A = abbreviato e/o micro), come riassunto nella Tabella 14.
Deve tenersi conto che i risultati negativi delle imprese appartenenti alla codifica ATECO F42 sono condizionati dalla scarsità delle società esaminate e, principalmente, dalla presenza di una società di rilevanti dimensioni che influenza pesantemente i valori fino a determinarli.
Tabella 14: Risultato d’esercizio suddiviso per codifica ATECO e per tipologia di bilancio (Valori in migliaia di euro)
Nel periodo 2017-2019 le imprese avevano intrapreso una lenta ma costante strategia di riduzione dell’indebitamento; nell’anno 2020 il totale dei debiti verso terzi registra un lieve incremento in termini assoluti (+0,83) rispetto all’anno 2019; ricordiamo che era in essere la moratoria dei mutui e dei canoni di leasing, quale misura di sostegno utile a fronteggiare la pandemia da Covid-19.
Nel 2021 i mezzi di terzi aumentano significativamente in termini assoluti rispetto al 2020 (+554 mln), conseguenza sia dell’aumento dei fatturati che del capitale investito, ma diminuiscono in termini percentuali di incidenza sul totale delle fonti.
Analizzando l’intero quinquennio il totale dei debiti verso terzi è passato da 7.109 mln di euro nel 2017 a 7.458 mln di euro nel 2021, con un incremento del 4,8%, a fronte nello stesso arco temporale, di (in termini assoluti):
z un incremento del capitale investito del 12%;
z un incremento dei mezzi propri del 41,64%;
z un incremento del fatturato del 61% (di cui il 45% realizzato nel solo 2021).
Alla luce dei dati analizzati emerge che le imprese sono state in grado di conseguire un incremento del fatturato e del capitale investito, migliorando al contempo la consistenza dell’indebitamento.
Con riferimento alle fonti esterne di finanziamento è necessario effettuare una analisi di dettaglio al fine di verificare l’orizzonte temporale nel quale dette passività sono destinate a tramutarsi in uscite di cassa, per valutare in maniera puntuale la qualità e struttura dell’indebitamento. Nella Tabella 15 si riporta la composizione “per scadenza” delle passività.
Tabella 15: Composizione “per scadenza” (in euro e in percentuale) delle passività (Valori in migliaia di euro)
Come accennato nel paragrafo relativo alle fonti, la seconda dimensione della solidità presuppone la verifica dell’esistenza di un bilanciamento tra scadenze temporali, ovvero di coerenza fra scadenze temporali di finanziamenti e investimenti. È quindi necessario indagare la sussistenza di equilibrio tra investimenti immobilizzati e finanziamenti strutturali. Una sana politica aziendale presuppone che l’impresa finanzi gli investimenti durevoli con mezzi propri e/o di terzi a medio lungo periodo. Tale equilibrio viene indagato con i seguenti due indicatori:
1. Grado di copertura dell’attivo fisso netto:
Mezzi propri + Passivo a medio/lungo termine
Attivo fisso netto
La dottrina indica, per la valutazione del risultato, i seguenti valori di riferimento: buono/ottimo > 1 / valore soglia = 1 / critico < 1
2. Margine di struttura: Mezzi propri + Passivo a medio / lungo termine – Attivo fisso netto
Il margine di struttura, che non è un quoziente ma una operazione fra grandezze in termini assoluti, integra il precedente quoziente fornendo un’informazione sul valore assoluto del divario, necessaria per meglio valutare l’equilibrio tra scadenze. I valori dell’indice, secondo la dottrina aziendale, devono così interpretarsi:
buono/ottimo > 0 - valore soglia = 0 - critico < 0
Nella Tabella che segue sono riportati entrambi gli indicatori per le imprese oggetto del campione.
Tabella 16: Indici di coerenza tra indebitamento e investimenti (Valori in migliaia di euro)
I risultati sono, per entrambi gli indici, sempre positivi e, quindi, si può concludere che esiste equilibrio tra struttura patrimoniale e finanziaria; in altri termini le imprese con i mezzi propri e i finanziamenti a medio-lungo periodo finanziano non solo gli investimenti in beni durevoli, ma anche una parte del capitale circolante. Si evidenza, infine, che nel 2021 entrambi gli indici, seppur già positivi negli anni passati, sono ulteriormente migliorati, evidenziando un trend positivo.
La dimensione della liquidità verte intorno all’equilibrio finanziario e monetario nel breve periodo al fine di valutare la solvibilità aziendale, ovvero l’attitudine dell’impresa a far fronte tempestivamente ed economicamente (ovvero a costi accettabili) ai propri impegni finanziari.
Data siffatta definizione, l’analisi della liquidità indaga l’equilibrio a breve tra attività e passività. Se le attività rappresentano gli investimenti aziendali destinati a tramutarsi in denaro e, all’opposto, le passività costituiscono i debiti destinati a tramutarsi in uscite di cassa, una impresa sana deve sempre possedere un attivo a breve maggiore del passivo a breve; diversamente la società si troverebbe in una situazione di potenziale inadempienza.
L’equilibrio viene indagato utilizzando i seguenti due indicatori:
1. Margine di tesoreria (Li + Ld) – Pc
dove:
Li: liquidità immediate;
Ld: liquidità differite (nell’analisi sono stati considerati i crediti commerciali, i crediti tributari, e i ratei e i risconti);
Pc: passività correnti.
Il margine di tesoreria è una grandezza differenziale desumibile dal bilancio ed indica di quanto le liquidità immediate e differite sono superiori rispetto alle passività correnti. Esso vuole segnalare la capacità dell’impresa di far fronte alle uscite future connesse alle passività a breve, con i mezzi liquidi a disposizione e con il realizzo delle attività a breve. La dottrina conviene che per valori superiore allo 0, l’indice esprima una situazione positiva.
2. Indice di liquidità
È possibile costruire due indici di liquidità: l’indice di liquidità primaria detto anche acid test e l’indice di liquidità secondaria o indice di liquidità corrente.
Indice di liquidità primaria (acid test)
Liquidità immediate + liquidità differite
Debiti a breve termine
Questo indice consente di valutare l’attitudine dell’azienda a soddisfare gli impegni di breve periodo attraverso risorse già liquide o liquidabili. Secondo la dottrina aziendale:
z valore ideale prossimo a 1;
z per valori inferiori a 1, si rende opportuno effettuare un controllo di secondo livello con la costruzione dell’indice di liquidità corrente nel quale le liquidità differite comprendono anche le rimanenze.
Dall’analisi dei dati aggregati del quinquennio 2017/2021 emergono le seguenti risultanze.
La liquidità, nel quinquennio esaminato, è migliorata sensibilmente. Nell’anno 2021 le imprese hanno incrementato le liquidità immediate e differite, riducendo contestualmente l’indebitamento a breve periodo; per effetto di suddette variazioni il livello di liquidità risulta confermata rispetto all’anno 2020.
Dall’analisi della liquidità relativa all’intero quinquennio, si deduce che le imprese in questi anni hanno operato per migliorare costantemente il ciclo finanziario a breve. Si può affermare infatti che, se nell’anno 2017 i rischi di inadempienza presentavano valori elevati, dopo cinque anni la dimensione della liquidità risulta positiva. Questo dato esprime la generale capacità delle imprese di far fronte agli impegni di pagamento nel breve periodo. A completamento dell’analisi della liquidità, si rende opportuno valutare l’indice di liquidità corrente (current ratio) o di secondo livello, ovvero:
Liquidità immediate + liquidità differite + magazzino Debiti a breve termine
Inoltre, si è voluto costruire anche il capitale circolante netto ovvero: attivo a breve - passivo a breve.
Tabella 18: Indici di liquidità di secondo livello (Valori in migliaia di euro)
Anno Attività correnti Passività correnti Capitale circolante netto Indice di liquidità 2 livello
Questo indice esprime la capacità dell’impresa di pagare i debiti a breve attingendo alle risorse disponibili dell’attività corrente nel suo complesso.
Esistono delle indicazioni su quelli che sono i valori ottimali: tuttavia si tratta di valori standard da utilizzare con cautela perché possono attenuare le diversità rilevabili nelle varie aziende proprio perché sono medie di settore.
La dottrina propone questi valori:
z > 2: situazione di liquidità ottimale;
z tra 1,5 e 1,75: situazione di liquidità soddisfacente;
z < 1,25: situazione di liquidità da tenere sotto controllo;
z < 1: situazione di crisi di liquidità.
Notiamo che nel quinquennio l’indice ha segnato un progressivo miglioramento arrivando a raggiungere nel 2020 una soglia soddisfacente pari all’1,61, sostanzialmente confermata per l’anno 2021.
Va da sé che l’indice di liquidità secondaria esprime la solvibilità, in senso lato, della gestione caratteristica dell’impresa nel suo complesso e potrebbe non essere rappresentativo per tutti i casi aziendali della reale ed effettiva solvibilità della gestione operativa dell’impresa in seno alla attività caratteristica.
Risulta inoltre che anche il capitale circolante netto sia sensibilmente migliorato dal 2017 al 2021, grazie all’ incremento delle attività a breve con contemporanea diminuzione delle passività a breve.
Di seguito, si riporta un’analisi dei mezzi di terzi condotta per dimensione dell’impresa e per categoria Istat (F41 costruzioni di edifici, F42 ingegneria civile e F43 lavori di costruzione specializzati).
All’interno di ogni settore le aziende sono state suddivise per tipologia di bilancio presentato (ordinario per quelle di maggiori dimensioni, abbreviato/micro per le altre) riportando per ciascun elemento il valore monetario assoluto e l’incidenza percentuale rispetto al totale delle passività a breve dell’intero comparto edile. I risultati ottenuti sono esposti nelle tabelle che seguono.
1) “Passività a breve” (con scadenza entro 12 mesi)
L’esposizione a breve termine dell’intero comparto edile è costituita in misura preponderante dalle imprese del settore F41 (costruzione di edifici), che rappresentano una percentuale che varia dal 66% del 2017 al 43% del 2021. Le imprese di minori dimensioni manifestano una esposizione a breve più elevata della media: nel 2017 superava il 69%, per poi progressivamente e costantemente abbassarsi al 62% del 2021.
Le imprese del settore F42 (ingegneria civile) hanno una esposizione a breve alquanto contenuta, assestandosi per tutto il quinquennio 2017-2021 intorno al 10%. A differenza del settore F41 ed F43, le imprese di minori dimensioni presentano una esposizione a breve inferiore alla media del settore.
Le imprese del settore F43 (lavori specializzati) partecipano all’esposizione a breve del comparto con una percentuale media tra il 25% del 2017 ed il 31% nel 2021; a differenza degli altri settori manifestano un aumento dei debiti a breve modesto ma continuo, con le imprese di minori dimensioni maggiormente esposte rispetto alla media del settore.
2) Passività a lungo (con scadenza maggiore di 12 mesi)
Tabella 20: Passività a lungo (con scadenza maggiore di 12 mesi) (Valori in migliaia di euro)
L’esposizione a medio/lungo termine è rappresentata in misura preponderante dalle aziende del settore F42 (ingegneria civile), fra le quali hanno un peso importante quelle che realizzano opere infrastrutturali di durata protratta nel tempo e spesso di valore rilevante. Il trend del settore è stato in costante crescita dal 2017 al 2020 con un incremento percen-
tuale di 6 punti sul totale delle passività a medio lungo termine, mentre nel 2021 ha avuto una flessione. Si noti che le imprese del settore F42 di minori dimensioni (che quindi, in astratto, non realizzano direttamente opere infrastrutturali, ma eseguono attività legate all’indotto di tali opere) viceversa presentano un’incidenza di debiti a medio termine quasi triplicata tra il 2019 e il 2021.
Risulta poco esposto a medio lungo termine il settore F43 (costruzioni specializzate) con un’incidenza media intorno al 7%.
In sintesi, emerge come il settore F42 sia quello che assorbe maggiormente l’indebitamento a lungo, con una percentuale media sul totale che ammonta al 59% nel 2017 e aumenta
fino al 63% nel 2021. Tuttavia, al proprio interno vi sono sensibili differenze fra le imprese con bilancio ordinario e quelle con bilancio abbreviato: le prime hanno, sia in termini assoluti che percentuali, una esposizione molto superiore alla media del settore, mentre le seconde molto inferiore alla media. Si tenga presente che le imprese con bilancio ordinario rappresentano circa il 2% del campione, pertanto il risultato è influenzato da tale dato. In termini assoluti, nel 2021, l’indebitamento a medio/lungo termine è diminuito, rispetto al 2020, di 370 mln. Si è voluto ricalcolare anche il grado di copertura dell’attivo fisso netto di primo e di secondo livello, seguendo il medesimo metodo di suddivisione per categorie ATECO e per tipologia di bilancio.
1. Grado di copertura dell’attivo fisso netto di primo livello (o indice di struttura primario, o autocopertura del capitale fisso) dato dal rapporto fra “mezzi propri/immobilizzazioni”
Tabella 21: Grado di copertura dell’attivo fisso netto di primo livello (o indice di struttura primario)
Emergono sensibili differenze fra le tre classi ATECO:
z il settore F41 (costruzioni di edifici) ha finanziato solo in parte gli investimenti in beni durevoli (dal 67% all’ 84%);
z il settore F42 (ingegneria civile) presenta livelli molto bassi di incidenza dei mezzi propri sul capitale investito;
z il settore F43 (lavori di costruzione specializzati) presenta un indice superiore all’unità, evidenziando che i mezzi propri hanno finanziato completamente i beni durevoli e in parte anche il capitale circolante.
L’analisi dell’indice di struttura primaria evidenzia come il capitale investito dalle aziende del settore F43 risulti sensibilmente inferiore a quello dei settori F41 e F42. Se ne deduce che tale tipologia di attività necessiti di investimenti assai più contenuti rispetto agli altri due comparti, con migliore autocopertura dell’attivo fisso. Inoltre le aziende con bilancio ordinario del settore F42 presentano un livello di investimenti più elevato rispetto a tutte le altre del settore edile e ciò giustifica il livello basso di autocopertura.
2. Grado di Copertura dell’attivo fisso netto di secondo livello (o indice di struttura secondario) dato dal rapporto “mezzi propri + passività a lungo/immobilizzazioni”
Tabella 22: Grado di copertura dell’attivo fisso netto di secondo livello (o indice di struttura secondario)
Quest’ultimo indice è mediamente superiore all’unità per tutte e tre le categorie; ciò significa che le fonti di finanziamento a medio/lungo termine (passività consolidate e mezzi propri) non solo finanziano integralmente il capitale fisso ma, per l’eccedenza, anche una parte del capitale circolante.
Il settore F43 presenta una migliore capitalizzazione rispetto agli altri due, spiegabile dal livello di investimenti molto più contenuto rispetto agli altri settori.
L’analisi della redditività si pone l’obiettivo di apprezzare l’attitudine dell’impresa a generare nel tempo risorse sufficienti a remunerare i fattori produttivi impiegati nella gestione:
z investimenti;
z capitale di terzi;
z capitale proprio.
La costruzione degli indici atti allo scopo parte dalla riclassificazione dello stato patrimoniale secondo il criterio funzionale e del conto economico a valore aggiunto, in quanto tali indici hanno, almeno al numeratore o al denominatore, un valore economico. L’analisi prende in considerazione gli ultimi cinque esercizi che vanno dal 2017 al 2021, e i dati aggregati relativi ai bilanci depositati presso il Registro delle imprese.
Come evidenziato dalla tabella seguente, sia il valore della produzione aggregato che l’ammontare dei ricavi aggregati nel corso del 2021 evidenziano un considerevole aumento. Il comparto nel suo complesso evidenzia un trend in continua crescita dal 2017 in poi.
ello specifico, il valore della produzione registrato nel 2020/2021 evidenzia un aumento percentuale del 39,14% rispetto all’esercizio precedente.
Si è deciso, per completare il quinquennio di analisi, di considerare in questa analisi anche l’esercizio 2017. Ciò consente una migliore comprensione dell’andamento dal punto di vista della redditività del comparto.
Tabella 24: L’andamento del VdP e le relative variazioni (Valori in migliaia di euro)
Incremento sostanzialmente in linea con quanto registrato per i ricavi aggregati, il cui aumento si attesta al 39,36% rispetto all’esercizio precedente.
Tabella 25: L’andamento dei ricavi e le relative variazioni (Valori in migliaia di euro)
Uno degli indicatori fondamentali da tenere sotto controllo per monitorare lo stato di salute di un’azienda è il margine operativo lordo (MOL o EBITDA). Si tratta di un parametro presente nel conto economico che indica la redditività legata alla gestione operativa. Il margine Operativo Lordo fornisce una buona approssimazione del flusso di cassa operativo dell’azienda e consente di fare stime realistiche sulle risorse finanziarie disponibili. È un dato utile in fase di analisi perché permette di vedere se la gestione operativa dell’azienda sta generando ricchezza o meno. Per calcolare il MOL è necessario escludere dal conto economico:
z Ammortamenti e svalutazioni;
z Risultato della gestione finanziaria;
z Imposte di esercizio.
Ossia schematizzando, il MOL si calcolerà nel seguente modo:
Ricavi di esercizio
+ Variazione rimanenze semilavorati e prodotti
+ Incrementi immobilizzazioni per lavori interni
+ Contributi in conto esercizio
= Valore della produzione
- Acquisti
- Variazione materie prime
- Spese per servizi e godimento beni di terzi
= Valore aggiunto
- Costi del personale
= Margine operativo lordo (MOL o EBITDA)
Applicando quanto sopra al campione in esame per ogni esercizio dal 2017 al 2021, otteniamo quanto segue.
Il margine operativo lordo evidenzia un incremento del 52,66% nel 2021 rispetto all’esercizio precedente, confermando il trend di crescita, anche se più contenuta rispetto ad alcuni degli esercizi precedenti.
Tabella 27: Le variazioni del MOL nel periodo di riferimento (Valori in migliaia di euro)
Grafico 12: Le variazioni del MOL nel periodo di riferimento
Anche per quanto attiene ai ricavi di esercizio, l’incremento registrato nel 2021 rispetto all’esercizio precedente è pari al 39,36%, come indicato nella Tabella 25 e riportato nel Grafico 13.
Grafico 13: Andamento dei ricavi
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È interessante anche osservare l’andamento di alcune delle componenti negative considerate nel calcolo del MOL.
Anche i costi della produzione evidenziano un aumento del 39,73% nel 2021 rispetto all’esercizio precedente, confermando il crescente aumento del costo della produzione, che spesso uguaglia in termini percentuali anche l’aumento dei ricavi delle vendite.
Tabella 28: Andamento dei costi della produzione (Valori in migliaia di euro)
14: Andamento dei costi della produzione
Ben più significativo è l’incremento dei costi del personale dall’esercizio 2020 al 2021, con un incremento percentuale pari al 27,39%.
Tabella 29: Andamento dei costi del personale (Valori in migliaia di euro)
Ance
Grafico 15: Andamento dei costi del personale
Confrontando ricavi di esercizio, costi della produzione e costi del personale, negli esercizi considerati, otteniamo il seguente andamento:
Tabella 30: Confronto tra gli andamenti dei ricavi, dei costi e del MOL (Valori in migliaia di euro)
Grafico 16: Confronto tra gli andamenti dei ricavi, dei costi e del MOL
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È interessante considerare i rapporti MOL su ricavi delle vendite e su VdP, in quanto la suddetta percentuale evidenzia maggiormente l’andamento della redditività dell’impresa.
Il rapporto MOL/VdP ha avuto un leggero aumento dal 2017 al 2021, passando dal 10,47% al 12,66%, come esplicitato nella Tabella sotto riportata.
Analogo andamento ha avuto il rapporto MOL/vendite che, nel periodo considerato, è passato dal 10,81% al 13,58%.
Andamento oscillante anche per quanto concerne il reddito operativo, che nel periodo in esame è passato da euro 209.884 mila del 2017 a euro 507.116 mila nel 2021, con un incremento del 69% rispetto all’esercizio precedente.
Volendo poi confrontare i dati di cui sopra con l’andamento del valore della produzione, si evince il seguente andamento:
Il suddetto rapporto evidenzia un andamento in crescita, passando dal 6,67% del 2017 al 9,64% del 2021.
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Risulta interessante analizzare anche l’andamento generale del comparto della gestione finanziaria e l’evoluzione dei valori che hanno assunto le poste che la compongono, ossia proventi e oneri finanziari. In generale il compar to della gestione finanziaria evidenziava nel 2017 un valore aggregato negativo pari a euro -84.048 mila, per arrivare nel 2021 a presentare un saldo aggregato negativo pari a euro -178.583 mila, con un incremento pari al 9,03% rispetto all’esercizio precedente. Dal 2019 si registra un incremento importante e continuo.
La gestione finanziaria è rappresentata dalla differenza tra proventi e oneri finanziari. Per poter analizzare a pieno le motivazioni dell’andamento di cui sopra, è necessario sottolineare quanto è successo alle poste coinvolte.
I proventi finanziari sono aumentati del 46,66% nel 2021 rispetto al 2020, il trend è altalenante con un evidente incremento nel 2021.
Tabella 35: Proventi finanziari (Valori in migliaia di euro)
Grafico 19: Proventi finanziari
Gli oneri finanziari invece hanno evidenziato un incremento del 14,63% dal 2020 al 2021 e in continuo aumento nel corso degli anni.
Tabella 36: Oneri finanziari (Valori in migliaia di euro)
Grafico 20: Oneri finanziari
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Analisi relativa al settore con codice ATECO F41
Il comparto “Costruzioni” è composto da tre sottocategorie a seconda del raggruppamento del codice ATECO considerato. Si è quindi ritenuto interessante analizzare tutto quanto evidenziato nei precedenti paragrafi considerando i dati di ogni singolo sotto settore.
Consideriamo innanzitutto il settore F41. Abbiamo rappresentato l’andamento del margine operativo lordo negli esercizi considerati, ottenendo la seguente Tabella.
in migliaia di euro)
Il MOL, relativo al settore F41, ha evidenziato un incremento da 143.401 del 2017 a 249.654 del 2021.
Anche il rapporto MOL/VdP ha registrato un incremento dal 2020 al 2021 passando dal10,93% all’11,22%. Si evidenzia che il 2020 è l’esercizio che presenta il rapporto più basso.Medesimo trend si è registrato per il rapporto MOL/ricavi delle vendite, anch’esso in aumento nel 2021, rispetto al 2020, del 12,29%.
Tabella 39: Andamento MOL/VdP e MOL/vendite nel settore F41
Consideriamo ora l’andamento del risultato operativo negli esercizi considerati. Nel 2021 si è registrato un aumento dello stesso rispetto a quanto rilevato nel 2020, passando da 44.178 a 179.891.
Tabella 40: Andamento dei costi della produzione, del risultato operativo e del VdP nel settore F41 (Valori in migliaia di euro)
Tabella 41: Andamento del risultato operativo nel settore F41 (Valori in migliaia di euro)
In aumento il rapporto risultato operativo/VdP, che passa dal 2,98% registrato nel 2020 all’8,08% del 2021. La gestione finanziaria evidenzia nel 2021 un evidente peggioramento del 226,40% rispetto a quanto rilevato nel 2020, passando da - 7.099 a - 23.171.
Tabella 42: Andamento del risultato della gestione finanziaria nel settore F41 (Valori in migliaia di euro)
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Tabella 43: Variazioni del risultato della gestione finanziaria nel settore F41 (Valori in migliaia di euro)
Grafico 22: Andamento del risultato della gestione finanziaria nel settore F41
Analisi relativa al settore con codice ATECO F42
Il settore F42 ha evidenziato un aumento in termini di MOL dal 2020 al 2021 del 41,42%, passando da 89.429 a 126.467.
Tabella 44: Analisi dell’andamento del VdP e del MOL nel settore F42 (Valori in migliaia di euro)
Ance Brescia Analisi economico-finanziaria delle imprese edili bresciane 2017-2021
Grafico 23: Analisi dell’andamento del VdP e del MOL nel settore F42
Tabella 45: Andamento MOL/VdP e MOL/vendite nel settore F42
Tabella 46: Andamento del MOL nel settore F42 (Valori in migliaia di euro)
Nel settore F42 il risultato operativo ha registrato nel 2021 un aumento rispetto all’esercizio precedente, passando da 486.817 a 641.473.
Tabella 47: Andamento dei costi della produzione, del risultato operativo e del VdP nel settore F42 (Valori in migliaia di euro)
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Un leggero incremento si registra nel rapporto reddito operativo/VdP nel 2021, che passa dal 12,06% del 2020 al 14,13% del 2021.
Tabella
Come si evince dalla precedente Tabella, il risultato operativo ha segnato una costante crescita dal 2017 al 2021, passando da 48.862 a 90,654.
Grafico
Il risultato della gestione finanziaria permane negativo ed evidenzia un saldo migliorativo nel 2021 rispetto a quanto registrato nel 2020, passando da -153.777 a -150.735.
Tabella
Tabella 50: Variazioni del risultato della gestione finanziaria nel settore F42 (Valori in migliaia di euro)
Grafico 25: Andamento del risultato della gestione finanziaria nel settore F42
Analisi relativa al settore con codice ATECO F43
Il settore F43 evidenzia nel 2021 un aumento del 38,68% rispetto al 2020, passando da 209.174 a 290.079.
Tabella 51: Analisi dell’andamento del VdP e del MOL nel settore F43 (Valori in migliaia di euro)
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Tabella 52: Andamento del MOL nel settore F43 (Valori in migliaia di euro)
Grafico 26: Andamento del MOL nel settore F43
In leggero aumento anche i rapporti MOL/VdP e MOL/vendite che passano rispettivamente dal 11,55% al 12,11% e dal 12,07% al 12,84%.
Tabella 53: Andamento del MOL/VdP e MOL/vendite nel settore F43
Anche il reddito operativo registra un incremento nel 2021, passando da 168.578 nel 2020 a 236.571 del 2021.
Tabella 54: Andamento dei costi della produzione, del risultato operativo e del VdP nel settore F43 (Valori in migliaia di euro)
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In aumento anche il rapporto risultato operativo/VdP che passa dal 9,31% del 2020 al 9,88% del 2021.
Tabella 55: Andamento del risultato operativo nel settore F43 (Valori in migliaia di euro)
Grafico 27: Andamento del risultato operativo nel settore F43
Peggiora il risultato della gestione finanziaria che passa da -2.921 del 2020 a -4.677 del 2021. Questo peggioramento è causato anche dall’aumento degli oneri finanziari, che passano da 11.738 del 2020 a 19.423 del 2021.
Tabella 56: Andamento del risultato della gestione finanziaria nel settore F43 (Valori in migliaia di euro)
Tabella 57: La variazione del risultato della gestione finanziaria nel settore F43 (Valori in migliaia di euro)
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Si è ritenuto interessante riassumere nelle seguenti tabelle i risultati evidenziati nei paragrafi precedenti. Il comparto “Costruzioni” in termini di composizione in base ai ricavi, negli esercizi considerati, ha mantenuto, anche se con qualche scostamento, le medesime percentuali rispetto ai settori che lo compongono. Si evidenzia incremento in tutti e tre i settori.
Grafico 29: Composizione dei ricavi per settore
Analogo andamento per quanto concerne la composizione del comparto in termini di valore della produzione dei diversi settori. Si evidenzia incremento in tutti e tre i settori.
Tabella 60: Confronto dell’andamento del VdP nei diversi settori (Valori in migliaia di euro)
Tabella 61: Composizione del VdP del comparto edile a seconda dei diversi settori (Valori in migliaia di euro)
Grafico 30: Composizione del VdP per settore
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Incremento importante del reddito ante imposte che registra un aumento del 146,27% rispetto a quanto registrato nel 2020.
Anche il risultato economico aggregato si attesta positivo nel 2021 con un incremento del 403,78% rispetto all’anno base, con un incremento del 155,10% rispetto a quanto registrato nel 2020.
Analisi relativa al settore F41
Si è voluto analizzare gli andamenti evidenziati nel precedente paragrafo considerando i singoli settori che compongono il comparto “Costruzioni”.
Il reddito ante imposte del settore F41 ha evidenziato un aumento del 117,93% nel 2021, passando da 60.087 del 2020 a 130.948 del 2021.
Tabella 64: Andamento del reddito ante imposte nel settore F41 (Valori in migliaia di euro)
Grafico 32: Andamento del reddito ante imposte nel settore F41
Anche il risultato economico del settore considerato evidenzia un incremento del 130.56% nel 2021 rispetto a quanto registrato nel 2020, passando da 36.591 a 84.363.
Tabella 65: Andamento del risultato economico aggregato nel settore F41 (Valori in migliaia di euro)
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Analisi relativa al settore F42
Viene registrato un miglioramento del 48,99% del reddito ante imposte nel 2021 relativamente al settore F42, che dal 2017 al 2021 mantiene comunque un valore negativo.
Tabella 66: Andamento del reddito ante imposte nel settore F42 (Valori in migliaia di euro)
Negativo anche il risultato economico aggregato del settore, che però evidenzia un decremento del 47,55% nel 2021 rispetto a quanto registrato nel 2020.
Tabella 67: Andamento del risultato economico aggregato nel settore F42 (Valori in migliaia di euro)
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Analisi relativa al settore F43
Il reddito ante imposte del settore F43 registra un aumento del 41,38% rispetto al 2020, che si attesta a 232.573 del 2021 confronto a 164.502 del 2020, registrando un incremento continuo nel corso degli esercizi 2017-2021.
Tabella 68: Andamento del reddito ante imposte nel settore F43 (Valori in migliaia di euro)
Grafico 34: Andamento del reddito ante imposte nel settore F43
Positivo e in crescita del 37,82% anche il risultato economico aggregato del settore, che si attesta nel 2021 a 167.494 contro i 121.527 del 2020.
Tabella 69: Andamento del risultato economico aggregato nel settore F43 (Valori in migliaia di euro)
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Per poter esprimere giudizi più profondi sulla redditività del comparto si è provveduto all’esame dei seguenti rapporti:
a) il rendimento del capitale investito nell’attività corrente (ROA), articolato nelle sue determinanti tipiche (redditività delle vendite e rotazione del capitale investito);
b) il rendimento del capitale proprio (ROE).
Il ROA misura la redditività delle attività ed è dato dal rapporto tra reddito netto e attività totali (o capitale investito). È altresì definito come Return on Assets.
Tale indice è indicativo di quanto le attività totali dell’azienda vengano utilizzate efficientemente.
Nel calcolo è sicuramente preferibile adottare un valore delle attività totali dato dalla media dei valori contabili di inizio e fine esercizio.
Tale misura è influenzata dai problemi associati alla leva finanziaria e alle aliquote fiscali, a differenza del ROI (ottenuto dal rapporto tra reddito operativo e capitale investito) che consente di superare tali limiti.
Il Return on Assets è un valore percentuale. Per comprenderne importanza e significato, esso deve essere messo a confronto con i valori dei tassi d’interesse delle banche nazionali. In tal caso:
z ROA > Interesse banche: le attività stanno fruttando
z ROA < Interesse banche: l’azienda non genera abbastanza valore
Nel periodo in esame il suddetto indice è aumentato passando dall’2,38% rilevato nel 2017 al 5,14% del 2021. Si è quindi registrato un aumento della redditività delle aziende del comparto nel corso del quinquennio in esame.
Grafico 35: Andamento del ROA
Andamento ROA per codici ATECO
Il ROA relativo al settore F41 si attesta al 3,80% nel 2021, registrando un aumento rispetto all’esercizio precedente e passando dall’1,71% all’3,80%.
In linea con quanto evidenziato per il settore F41 e per il settore F42 il ROA nel 2021 è aumentato passando dal 2,14% del 2020 al 3,21% del 2021.
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Il comparto che evidenzia anche nel 2021, come negli esercizi precedenti, un ROA significativo risulta essere il settore F43, in cui il valore dell’indice, in incremento rispetto al 2020, si attesta nel 2021 al 10,24%.
Tabella 73: Andamento del ROA nel settore F43 (Valori in migliaia di euro)
È interessante riepilogare e confrontare i valori di settore con quelli dell’intero comparto.
Tabella 74: Confronto del valore del ROA nei tre settori (Valori in migliaia di euro)
Grafico 36: Confronto del valore del ROA nei tre settori
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Il ROE (Return on Equity) è un quoziente che esplicita il rendimento conseguito dall’impiego del capitale, esprimendo la remunerazione che un’azienda è in grado di fornire ai soggetti conferenti capitale di rischio.
z ROE= Reddito netto dell’esercizio/ mezzi propri
z Il ROE (Return on equity), ottenuto dal rapporto tra reddito netto d’esercizio e mezzi propri, evidenzia la redditività netta dei mezzi propri, considerando pertanto – a differenza del ROA che si ferma al risultato operativo – la gestione nel suo complesso, dalla operativa alla finanziaria, dalla corrente non operativa alla straordinaria.
L’interpretazione del quoziente in parola richiede particolari cautele logiche e metodo-logiche; esso, infatti, nel caso di specie risente:
a) dell’aggregazione di un numero considerevole di imprese appartenenti al campione, con conseguenti dinamiche compensative;
b) della qualità complessiva dei bilanci depositati, in particolare con riferimento all’influsso sempre decisivo delle norme tributarie nel processo di calcolo del reddito ai fini civilistici;
c) infine, dell’attendibilità complessiva del dato rappresentato dai mezzi propri, in un settore ove le politiche di capitalizzazione operate per il tramite di finanziamenti infruttiferi dei soci risultano relativamente diffuse.
Non va poi trascurato l’effetto complessivo, sul quoziente in commento, delle componenti straordinarie, soprattutto nei casi in cui esse si manifestino soltanto in alcuni degli anni presi a riferimento per la formulazione dell’analisi.
Nel corso del quinquennio in esame, il risultato economico aggregato del comparto, come evidenziato nei paragrafi precedenti, ha avuto un incremento del 226% rispetto all’anno 2017.
Analisi della redditività tramite gli indici di bilancio: il ROE
Grafico 37: Andamento del risultato economico aggregato
Relativamente ai mezzi propri definiti come capitale sociale e riserve, più utili, meno perdite, l’analisi svolta sul campione considerato evidenzia una compressione, anche se limitata, del valore, segnando un incremento del 18,38% nel 2021 rispetto ai valori rilevati nel 2020.
Grafico 38: Andamento dei mezzi propri
Anche l’andamento del ROE ha, quindi, subito un andamento in crescita del corso nel quinquennio.
Ance Brescia Analisi economico-finanziaria delle imprese edili bresciane
Nel 2021 si è evidenziato un aumento dell’indice rispetto al 2020, passando dal 4,09% al 8,80%.
Non è significativa l’analisi dell’indice per i settori specifici F41, F42 e F43 per la variabilità e disomogeneità dei dati rilevati che non garantirebbero una corretta rappresentazione dello stesso.
Il settore delle costruzioni bresciano: analisi delle dinamiche delle imprese nel periodo 2019-2022
Nel corso del 2022 la ripresa dell’attività produttiva, dopo la fase pandemica, è stata fortemente condizionata da un nuovo shock causato dal conflitto bellico tra Russia e Ucraina. L’instabilità che ne è conseguita ha influenzato lo scenario economico nazionale e internazionale, determinando un deciso rialzo dei prezzi delle materie prime energetiche e, di conseguenza, accentuato le pressioni inflazionistiche già emerse a fine 2021.
L’economia italiana, nonostante il complesso quadro economico, ha evidenziato una performance positiva, superando le attese della maggior parte degli osservatori economici, riviste in peggioramento dopo l’inizio del conflitto bellico. Secondo le stime dell’Istat, infatti, il Pil reale è cresciuto del 3,7%, a fronte dell’eccezionale +7,0% registrato nel 2021, permettendo il pieno recupero dei livelli pre-pandemici.
La crescita risulta trainata dalla domanda interna, soprattutto nella parte degli investimenti (+9,4% per il 2022) risultando del 19,5% superiore ai livelli del 2019. La componente più dinamica degli investimenti è stata, per il secondo anno consecutivo, la spesa in costruzioni, sia residenziali sia non residenziali. La prima voce di spesa è cresciuta del 10,3%, la seconda del 10,9%, dopo la brillante dinamica registrata nel 2021 (rispettivamente +37,2 e +36,1 per cento). La buona performance degli investimenti in costruzioni ha contribuito alla crescita del comparto, che ha registrato nel 2022 incrementi del valore aggiunto del 10,2%.
Secondo stime Ance, circa un terzo della crescita del Pil del biennio 2021-2022 è attribuibile all’edilizia, grazie, soprattutto, alla buona performance degli investimenti privati nelle costruzioni, legati agli incentivi fiscali dei bonus ordinari e del Superbonus 110%. Il Superbonus ha continuato a rappresentare, anche nel 2022, un importante volano di crescita per il settore delle costruzioni e per l’intera economia. Secondo il sondaggio congiunturale presso le imprese industriali e dei servizi condotto dalla Banca d’Italia, nei primi nove mesi del 2022 sono state circa il 70% le imprese operanti nell’edilizia residenziale a svolgere lavori rientranti, almeno in parte, nell’ambito del Superbonus. Inoltre, per quasi la metà di queste imprese, il Superbonus è riconducibile ad oltre un terzo della produzione.
Tuttavia, la dinamica del valore aggiunto delle costruzioni del 2022 (+10,2%) è stata molto meno vivace di quella del 2021 (+20,7%), specialmente a partire dal secondo trimestre. Nel corso dell’anno, infatti, l’azione di diversi fattori negativi, come i forti rincari dei prezzi dei materiali, il blocco della cessione dei crediti d’imposta per l’edilizia residenziale da parte delle banche connessi all’applicazione del bonus 110%, i ritardi di spesa collegati al Pnrr per l’edilizia non residenziale pubblica e privata, hanno rallentato gli investimenti in costruzioni.
Nonostante il quadro economico piuttosto complesso, per il 2023 Ance prevede un livello complessivo di investimenti ancora molto elevato, ma in ridimensionamento del -5,7% ri-
spetto ai valori raggiunti nel 2022. Per Ance tale risultato è dovuto all’effetto congiunto del ridimensionamento dell’apporto espansivo della manutenzione straordinaria (-24% rispetto al 2022), a seguito delle modifiche apportate al Superbonus 110% e al blocco delle cessioni dei crediti fiscali. Bisogna osservare, tuttavia, che l’impulso offerto dal bonus 110% dovrebbe continuare a sortire qualche effetto almeno per il 2023, anno in cui, comunque, le percentuali di sgravio fiscale si manterranno su livelli elevati, pari al 90%. Inoltre, secondo i dati Enea, a febbraio 2023 i lavori autorizzati, ma ancora da eseguire, ammontavano a 15 miliardi di euro.
La previsione considera, altresì, un’importante crescita negli investimenti in opere pubbliche (+25%), legata principalmente alla realizzazione del Pnrr. Se, infatti, il 2021 e il 2022 sono stati gli anni della programmazione, il 2023 e 2024 si configureranno come quelli centrali per la realizzazione di molte delle opere pubbliche previste dal piano. Il settore delle costruzioni ricopre quindi un ruolo fondamentale.
L’analisi che segue si propone di descrivere le dinamiche che hanno caratterizzato il settore delle costruzioni bresciano nell’ultimo triennio. L’analisi si focalizza sugli effetti che i vari incentivi al comparto, adottati per contrastare la crisi causata dalla pandemia, hanno avuto sul sistema imprenditoriale e occupazionale del comparto edile, anche alla luce delle difficoltà sopravvenute a seguito del nuovo shock causato dal conflitto bellico scoppiato a inizio 2022.
Il settore delle costruzioni bresciano proviene da un periodo storico di forte ridimensionamento: a fine 2012 contava 20.148 imprese operanti in provincia; dopo sette anni, proprio alla vigilia della pandemia, si sono ridotte a 17.919 toccando il minimo storico. Nel biennio 2020-2021, ma soprattutto nel corso del 2021, è stata evidente l’inversione di tendenza sotto l’effetto dei vari incentivi al comparto. Nei primi sei mesi del 2022 la dinamica degli avvii di nuove imprese ha mantenuto un ritmo sostenuto e ancora più vigoroso del 2021, ma nella seconda metà dell’anno rallenta il passo. Nel complesso dell’anno gli avvii d’impresa sono stati 1.095, in linea con i valori del 2021 quando erano 1.100. Risultati che evidenziano come il settore delle costruzioni bresciano si è confermato, anche nel 2022, particolarmente vitale e comprovati dal relativo tasso di natalità imprenditoriale che si è assestato al 6%, ovvero il più alto, dopo il rimbalzo del 2021, (il tasso di natalità imprenditoriale tra il 2020 e il 2021 è passato dal 4,4% al 6,1%) degli ultimi mi dieci anni.
Sul fronte delle uscite dal sistema produttivo, l’andamento dei primi nove mesi del 2022 ricalca le dinamiche dello stesso periodo del 2021, ovvero di una sostanziale tenuta delle imprese esistenti. Nell’ultimo trimestre, tuttavia, si assiste a un aumento eccezionalmente consistente delle cessazioni d’impresa che portano nel complesso dell’anno il numero delle chiusure ampiamente sopra i livelli pre-pandemici. Dall’analisi delle componenti delle cancellazioni del 2022 emerge che l’accelerazione delle cancellazioni dai registri camerali non denota propriamente una sopravvenuta difficoltà di tenuta sul mercato legata al contesto economico osservato. Il 37,5% delle chiusure sono dovute a cancellazioni d’ufficio1, ovvero a cancellazioni di imprese non più operative da tempo e disposte da provvedimenti amministrativi, per tale motivo non rappresentano l’andamento economico della congiuntura demografica d’impresa. Per il 62,4% si tratta di chiusure volontarie che hanno determinato un tasso di mortalità pari al 4,8% che rappresenta il valore più basso, dopo il 2021 (quando si è attestato al 4,5%) da oltre un decennio. Da ciò ne deriva che gli incentivi per gli interventi sul patrimonio residenziale (tra cui quelli relativi al Superbonus 110% approvato a luglio 2020) adottati per contrastare la crisi economica generata dalla pandemia, che avevano prodotto un rimbalzo degli avvii d’impresa nel corso del 2021, hanno avuto importanti riflessi sulla natalità d’impresa anche nel 2022, ma in misura particolarmente intensa nella prima parte dell’anno. Nel contempo hanno permesso un’importante capacità di tenuta sul mercato delle imprese esistenti. Le dinamiche delle aperture e chiusure d’impresa, sopra descritte, hanno portato il numero delle imprese delle costruzioni bresciane registrate2 al Registro imprese di Brescia a fine 2022 a 18.180 unità, sostanzialmente in linea (-0,7%) con il valore del 2021 e sopra i livelli pre-pandemici dell’1,5%.
Grafico 41: Andamento del numero delle imprese delle costruzioni e degli addetti nella provincia di Brescia periodo 2019-2022
Fonte: Elaborazioni Ance Brescia su dati Registro imprese di Brescia-Infocamere
1 Con il D.p.r. 247 del 23/07/2004 e successiva circolare n° 3585/C del Ministero delle Attività Produttive, il legislatore ha fornito alle CCIAA uno strumento di semplificazione più efficace per migliorare la qualità nel regime della pubblicità delle imprese, definendo i criteri e le procedure necessarie per giungere alla cessazione d’ufficio di quelle imprese non più operative e, tuttavia, ancora figurativamente iscritte al Registro stesso.
2 Le imprese registrate nei repertori camerali contano al loro interno quelle attive, inattive, in scioglimento o liquidazione, con procedure concorsuali in corso. Alla fine del 2022 le imprese attive rappresentano il 92,4%, il 2,6% sono inattive, il 3,1% sono in scioglimento o liquidazione, l’1,9% hanno procedure concorsuali in corso.
La vitalità imprenditoriale associata al miglioramento dell’attività economica delle imprese esistenti ha avuto riflessi molto positivi sull’occupazione del settore.
In base ai dati del Registro imprese delle Camere di Commercio, dopo il rimbalzo occupazionale del 2021 (+10,1%) le imprese bresciane attive nelle costruzioni hanno continuato ad assumere anche nel corso del 2022 incrementando il numero degli addetti del 2,5%.
Si tratta di un risultato positivo, ma in rallentamento rispetto al salto del 2021 e in parte frenato dalla persistente difficoltà di reperimento di manodopera specializzata.
La rapidità della ripresa occupazionale del 2021 ha, infatti, procurato un consistente aumento delle difficoltà nel reperire personale. Il fenomeno ha riguardato tutti i settori economici della provincia, ma nel settore delle costruzioni è stato particolarmente intenso anche per effetto della perdita di forza lavoro che ha interessato il settore nel decennio precedente.
In base ai dati dell’indagine Excelsior, condotta da Unioncamere, nel 2022 il 54,8% dei profili ricercati dalle imprese delle costruzioni bresciane è stato difficile da reperire a fronte del 44,6% dichiarato nel 2021 (prima della pandemia, nel 2019, lo erano appena il 28% delle figure ricercate). Il mismatch tra domanda e offerta nell’ultimo anno è aumentato di oltre 10 punti percentuali e per alcune figure professionali la difficoltà di reperimento è stata molto più elevata della media, come nel caso degli operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (60,4%) e degli ar tigiani e operai specializzati nel mantenimento delle strutture edili (56,6%), queste due tipologie insieme hanno rappresentato quasi il 60% del fabbisogno dichiarato dalle imprese edili bresciane.
L’aumento vigoroso dell’occupazione che ha caratterizzato il settore delle costruzioni ha avuto riflessi significativi sulla struttura dimensionale: le imprese con un solo addetto, che raggruppano la maggior parte delle imprese del comparto, in soli tre anni hanno perso quote di mercato passando da un’incidenza del 61,8% del 2020 al 60,8% nel 2022. Quote di mercato acquisite dalle imprese di più grandi dimensioni. Significativa è la crescita dell’incidenza delle grandi imprese con più di 50 addetti che passa da una quota dello 0,4% del 2020 allo 0,5% del 2022 e dalle medie imprese (10-49 addetti) che guadagnano in soli due anni mezzo punto percentuale, passando da un’incidenza del 5,1% del 2020 al 5,6% del 2022.
L’analisi dei segmenti di attività di cui è composto il settore delle costruzioni - sotto il profilo della tipologia di attività condotta in via prevalente definito dalla classificazione ATECO2007 - mette in evidenzia che un contributo positivo alla dinamica annua è dovuto all’avvio di nuove imprese che svolgono attività nel comparto dei lavori di ingegneria civile (F42 comparto in cui rientrano le imprese che svolgono in via prevalente opere di costruzione di strade e ferrovie e si occupano di opere di pubblica utilità) che è cresciuto sul 2021 del 2,3%, attestandosi a 179 realtà imprenditoriali che rappresentano l’1% delle aziende del comparto edile. In termini di addetti il comparto ha segnato un leggero rallentamento (-2,8%), totalizzando un’incidenza del 5,5% sugli addetti del settore.
Rispetto al periodo pre-pandemico la crescita è stata più sostenuta e pari a 4,8% per le imprese e del 7% per degli addetti del comparto.
Il comparto dei lavori di costruzione specializzati (F43 rientrano in tale divisione le imprese che, in via prevalente, eseguono attività relative alla demolizione e preparazione del cantiere edile; all’installazione di impianti elettrici, idraulici; al completamento e finitura di edifici e altri lavori attinenti) chiude il 2022 con 12.179 imprese, ovvero appena lo 0,1% in più rispetto al 2021. Su tale risultato hanno pesato le numerose chiusure di attività non più attive da tempo disposte da provvedimenti amministrativi3 che hanno ridotto il numero delle imprese presenti nelle anagrafi camerali a fine 2022. Il miglioramento dell’attività del comparto è meglio comprovato dalla dinamica occupazionale che riporta un ulteriore aumento degli addetti del 4,4%. Questo risultato consolida la crescita sostenuta degli addetti che ha contraddistinto tale comparto negli ultimi tre anni sotto la spinta dei bonus per le ristrutturazioni edilizie adottati nel 2020.
La dinamicità di tale segmento è più evidente dal confronto con il periodo pre-Covid19, rispetto al 2019, infatti, il numero delle imprese è cresciuto del 2,6% confermandosi con una quota del 67% il segmento più numeroso del settore delle costruzioni bresciano. Mentre il numero degli addetti è cresciuto dell’11,8% (corrispondenti a quasi 3mila addetti in più), contribuendo significativamente alla crescita occupazionale del settore edile dove contano il 63% degli addetti.
All’interno di tale ambito particolarmente dinamici sono state le attività che si occupano di lavori di completamento e finitura di edifici cresciute del 12,9% (corrispondenti a 291 imprese in più sul 2019) e delle attività di tinteggiatura e posa in opera di vetri aumentate del 6,4% (pari a 107 imprese in più sul 2019).
3 Con il D.p.r. 247 del 23/07/2004 e successiva circolare n° 3585/C del Ministero delle Attività Produttive, il legislatore ha fornito alle CCIAA uno strumento di semplificazione più efficace per migliorare la qualità nel regime della pubblicità delle imprese, definendo i criteri e le procedure necessarie per giungere alla cessazione d’ufficio di quelle imprese non più operative e, tuttavia, ancora figurativamente iscritte al Registro stesso.
Il settore delle costruzioni bresciano
Le dinamiche dei comparti di attività
Il comparto della costruzione di edifici (F41 rientrano in tale attività le imprese che svolgono in via prevalente l’attività di costruzione di immobili residenziali e non residenziali), dopo il rimbalzo degli avvii di impresa del 2021, chiude il 2022 con un numero di imprese in calo del 2,4%. Si tratta, tuttavia, di un risultato condizionato dal consistente numero di cancellazioni d’ufficio di imprese non più operative da anni e per tale motivo eliminate dai repertori camerali con appositi provvedimenti amministrativi. Il buono stato di salute del comparto si evince dal trend occupazionale che si mantiene in linea con il 2021. Occorre, tuttavia, notare che se il livello di occupazione del comparto regge, l’iniziale forza propulsiva derivante dai bonus (Superbonus 110%, Sismabonus etc.) ha risentito, nel corso dell’anno, dell’azione di diversi fattori negativi – quali la difficoltà di reperimento di operai specializzati, l’aumento dei prezzi dei materiali, le strozzature nei meccanismi di cessione del credito d’imposta per l’edilizia residenziale connessi all’applicazione del bonus 110% – che probabilmente hanno contribuito ad arrestare la dinamicità del segmento delle costruzioni di edifici residenziali.
Il compar to con 5.822 imprese raggruppa, a fine 2022, il 32% delle imprese del settore delle costruzioni e il 31,4% degli addetti.
La componente straniera, divenuta ormai da anni parte strutturale del comparto edile bresciano dato che quasi un’impresa su cinque è gestita da imprenditori di origine straniera, anche nel 2022 contribuisce positivamente al dinamismo del settore.
Le imprese guidate da stranieri sono cresciute, infatti, dell’1% e in particolare negli ambiti in cui sono più attivi, ovvero nei lavori di completamento e di finitura di edifici, segmento in cui opera il 28% delle imprese edili straniere della provincia, le imprese sono cresciute del 3,8% (corrispondenti a 33 imprese in più sul 2021). Nel comparto della costruzione di edifici, dove opera il 21% delle imprese edili di provenienza straniera, le attività sono leggermente diminuite (-1,1%).
Nel complesso le imprese gestite da stranieri, sono cresciute rispetto a periodo pre-pandemico del 13,7% (corrispondenti a 386 realtà imprenditoriali in più) in tutti i comparti del settore edile.
Gli stimoli legati agli interventi sul patrimonio residenziale hanno continuato a rappresentare un’opportunità imprenditoriale per i giovani anche nel 2022, ma in misura meno intensa rispetto all’anno precedente. Le imprese giovanili attive nelle costruzioni sono cresciute, infatti, del 2,0% attestandosi a 1.451 unità pari al 7,9% dell’intero settore edile bresciano.
Le attività in cui i giovani sono stati più dinamici sono state quelle legate ai lavori di completamento e finitura di edifici, ai lavori di tinteggiatura e alla costruzione di edifici; in questi tre segmenti opera circa il 60% delle imprese edili guidate da giovani sotto i 35 anni. In tale ambito importante è stata la spinta dei giovani under 35 di origine straniera.
Grafico 43: Andamento del numero delle imprese e degli addetti del comparto della costruzione di edifici (F41) nella provincia di Brescia – periodo 2019-2022
Grafico 44: Andamento del numero delle imprese e degli addetti del comparto delle opere di ingegneria civile (F42) nella provincia di Brescia – periodo 2019-2022
Ance Brescia Analisi economico-finanziaria delle imprese edili bresciane 2017-2021
Il settore delle costruzioni bresciano
Grafico 45: Andamento del numero delle imprese e degli addetti del comparto dei lavori di costruzione specializzati (F43) nella provincia di Brescia – periodo 2019-2022
Fonte: Elaborazioni Ance Brescia su dati Registro imprese di Brescia-Infocamere
Grafico 46: Variazioni % 2022-2019 delle imprese delle costruzioni bresciane suddivise per comparto di attività ATECO2007
Fonte: Elaborazioni Ance Brescia su dati Registro imprese di Brescia-Infocamere
Ance Brescia Analisi economico-finanziaria delle imprese edili bresciane
2017-2021
Il settore delle costruzioni bresciano
Un contributo positivo alla dinamica del 2022 deriva dal nuovo aumento delle società di capitale cresciute sul 2021 dell’1,6%. Nel dettaglio le Srl ordinarie, ovvero la componente più numerosa che raggruppa il 74,4% delle società di capitale, sono cresciute dell’1,9% rispetto al 2021 a prosecuzione di un trend che prosegue da anni. Le società a responsabilità limitata semplificata hanno riportato un incremento dell’11,8% che ha aumentato la loro incidenza attestandosi a una quota del 14,2% del totale. Le società per azioni che rappresentano una minoranza (0,8%) sono diminuite del 4,4% (corrispondenti a 2 società in meno).
La necessità di dotarsi di forme organizzative più strutturate è una tendenza in atto da diversi anni che prosegue e si consolida anche nel periodo osservato. Rispetto al 2019, infatti, le società di capitali sono cresciute dell’11% (corrispondenti a 529 società di capitali in più), per effetto di una maggiore crescita delle stesse nel comparto della costruzione di edifici, segmento più strutturato del settore delle costruzioni bresciane dato che il 54,7% delle imprese in tale ambito è costituito da società di capitale. Sostenuta, in termini percentuali (+16,7%), è stata la crescita delle società di capitali attive nel comparto dei lavori di costruzioni specializzati, sebbene in tale ambito solo il 16,7% delle imprese è organizzato sotto forma di società di capitale. A fine 2022 le società di capitali sono 5.343 pari al 29,4% delle imprese del settore edile.
Le imprese individuali, che rappresentano la forma organizzativa più diffusa dato che concentrano il 58,8% delle imprese edili, dopo il rimbalzo del 2021 nel 2022 sono tornate a diminuire (-1,5% sul 2021) portandosi ai livelli del 2019. L’unico comparto in cui sono cresciute è quello dei lavori di costruzione specializzati, segmento in cui sette imprese su dieci sono imprese individuali. Continuano nel percorso discendente intrapreso da anni le imprese edili costituite in società di persone che rappresentano l’11,4% del totale e le altre forme.
L’organizzazione giuridica delle imprese delle costruzioni: analisi delle dinamicheGrafico 47: Variazioni % 2022-2019 delle imprese delle costruzioni bresciane suddivise per organizzazione giuridica
La struttura imprenditoriale bresciana, nonostante il concatenarsi di due crisi ravvicinate determinate dalla crisi pandemica del 2020 proseguita nel 2021 e dal conflitto bellico del 2022, si mantiene stabile in termini di numero di unità rispetto al 2019 (+0,6%). Le dinamiche settoriali evidenziano che il contributo positivo al tessuto imprenditoriale deriva dall’ampio aggregato dei servizi e dal settore delle costruzioni che crescono rispettivamente del 5,8% e dell’1,5%.
Il settore delle costruzioni, in particolare ha dato un significativo contributo al dinamismo imprenditoriale: nel biennio 2021-2022 quasi una nuova impresa su cinque iscritta al Registro Imprese di Brescia si è attivata nel settore delle costruzioni. Il contributo del settore edile è ancora più evidente dall’analisi delle dinamiche occupazionali: rispetto al 2019 il numero degli addetti delle imprese del settore delle costruzioni è cresciuto del 13,3% (corrispondenti a +5.142 addetti a fine 2022) a fronte dell’aumento del 5,4% degli addetti dell’intero sistema imprenditoriale bresciano.
Nel complesso l’apporto del settore delle costruzioni alla formazione del valore aggiunto provinciale, nel periodo osservato, è stato significativo. Nel 2021 il valore aggiunto del settore delle costruzioni è cresciuto rispetto al 2019 del 15,8% a fronte della diminuzione dei servizi (-2,6%) e dell’industria (-0,1%), contribuendo, insieme al settore agricolo (+4,8%), alla tenuta dell’intero sistema produttivo bresciano che nel complesso ha riportato un calo dello 0,7%.
Il settore delle costruzioni nel contesto imprenditoriale brescianoGrafico 48: Imprese bresciane per settori di attività – Variazioni % 2022 rispetto al 2019
Al fine di poter apprezzare l’andamento dei risultati economici delle imprese edili bresciane nell’ultimo quinquennio, sono stati raccolti e aggregati i dati reddituali e patrimoniali delle imprese che, nel periodo in esame, hanno depositato in ogni anno il bilancio di esercizio.
L’analisi riguarda complessivamente numero 2.125 imprese, attive sul territorio bresciano nei seguenti ambiti:
z Costruzioni di edifici;
z Ingegneria civile;
z Lavori di costruzione specializzati.
L’andamento dei risultati economici è stato osservato principalmente sotto il profilo reddituale e patrimoniale.
L’andamento reddituale
Dall’anno 2017 all’anno 2021 il valore della produzione è aumentato del 50%, crescendo annualmente in media dell’8,56% (salvo l’arresto nell’anno 2020 e il forte recupero nell’anno 2021).In particolare, il campione in esame registra un significativo incremento del valore della produzione dall’anno 2020 all’anno 2021. Se da un lato tale incremento può trovare giustificazione nel rallentamento delle attività registrato nell’anno 2020 a causa delle misure restrittive imposte dal contrasto alla pandemia Covid (infatti l’anno 2020 registra un valore sostanzialmente pari a quello dell’anno precedente), dall’altro lato una parte dell’incremento è senz’altro ascrivibile ai primi effetti delle politiche introdotte dal Governo volte a promuovere lavori di ristrutturazione.
L’andamento del valore della produzione registra una crescita del risultato di esercizio (utile/perdita di esercizio) più che proporzionale. Infatti, il risultato di esercizio è quasi raddop-
L’andamento dei risultati economici del quinquennio 2017-2021
piato (incremento del 93,61%) dall’anno 2017 all’anno 2021, portando il rapporto tra risultato di esercizio e valore della produzione dal 3,06% dell’anno 2017 al 3,93% dell’anno 2021, indicatore di un sostanziale incremento della capacità di creare valore.
Entrando nel dettaglio delle dinamiche di formazione del risultato di esercizio, il risultato operativo (pari alla differenza tra il valore della produzione e i costi della produzione) è cresciuto più che proporzionalmente al valore della produzione nel quinquennio in esame (80,45% a fronte del 50,75%). Infatti, il risultato operativo è costantemente cresciuto di anno in anno, sia in termini assoluti, sia in termini relativi. Ciò significa che nell’anno 2021, a parità di valore della produzione, le imprese esaminate hanno conseguito un risultato operativo migliore.
Le risultanze della Tabella precedente portano ad affermare, in prima battuta, che nel 2021 non si è ancora registrato l’effetto dell’incremento di costi (per acquisto sia di beni sia di servizi) che ha caratterizzato la fine dell’anno 2021 e intensamente l’anno 2022.
Sarà senz’altro interessante esaminare l’andamento economico dell’anno 2022 e confrontarlo con gli anni precedenti, al fine di poter apprezzare da un lato l’impatto delle politiche introdotte dal Governo volte a promuovere lavori di ristrutturazione e dall’altro lato l’incremento dei costi di acquisto dei beni e dei servizi.
Più nel dettaglio, esaminando il rapporto tra consumi (pari alla somma algebrica dei costi per materie prime e consumo e della variazione delle materie prime) e il valore della produzione, si registra una sostanziale tenuta della marginalità che passa dal 68,80% nell’anno 2017 al 69,07% nell’anno 2021.
Ance Brescia Analisi economico-finanziaria delle imprese edili bresciane 2017-2021
Alla luce di quanto riepilogato nelle precedenti tabelle, è possibile affermare che l’incremento del valore della produzione registrato tra il 2017 e il 2021 ha comportato un conseguente aumento dei Risultati di esercizio, grazie ad una sostanziale tenuta della marginalità e nel complesso ad un incremento meno che proporzionale dei costi indiretti che sono rimasti sostanzialmente fissi.
Come infatti è possibile apprezzare dalla tabella successiva, i cosiddetti costi indiretti hanno mantenuto tra il 2017 e il 2021 una incidenza sul valore della produzione pari circa al 60%.
Tabella 81: Rapporto tra valore della produzione e costi fissi / indiretti (Valori in migliaia di euro)
Esaminato il risultato operativo, risulta utile osservare l’andamento degli effetti reddituali della dinamica finanziaria (gli oneri finanziari) e della dinamica fiscale (le imposte di esercizio).
Gli oneri finanziari crescono dall’anno 2017 all’anno 2021 del 59,81%, in maniera pressoché proporzionale rispetto all’incremento del valore della produzione (50,75%).
Anche le imposte registrano un incremento dall’anno 2017 all’anno 2021 di oltre il 50%. In particolare, a fronte di un gettito da imposte correnti complessivo nell’anno 2017 di oltre 64 milioni di euro, le imprese edili bresciane nel 2021 hanno generato un gettito da imposte correnti di oltre 100 milioni di euro.
Tabella 83: Rapporto tra valore della produzione, risultato operativo e imposte di esercizio (Valori in migliaia di euro)
I risultati reddituali positivi e crescenti registrati dall’anno 2017 all’anno 2021 hanno comportato un conseguente impatto positivo anche in termini di patrimonializzazione delle imprese edili bresciane, il cui patrimonio netto dall’anno 2017 all’anno 2021 è cresciuto di circa il 35%.
Ance Brescia Analisi economico-finanziaria delle imprese edili bresciane 2017-2021
L’altra voce delle fonti patrimoniali, ovvero i mezzi di terzi rappresentati dai debiti, è cresciuta più lentamente, nella misura del 17% circa dall’anno 2017 all’anno 2021.
Tabella 85: Rapporto tra patrimonio netto e debiti (Valori in migliaia di euro)
Tale diversa velocità di crescita delle due fonti patrimoniali porta ad una progressiva riduzione del rapporto tra debiti e patrimonio netto, rapporto che passa da 3,06 nell’anno 2017 a 2,64 nell’anno 2021. La riduzione del citato rapporto è indicatore di una progressiva patrimonializzazione delle imprese. Approfondendo le dinamiche di crescita del patrimonio netto, emerge che tale processo di patrimonializzazione è in parte riconducibile a due fenomeni distinti. Da un lato è dovuta al mantenimento in azienda di una discreta parte dei risultati reddituali positivi generati di anno in anno, circostanza che rappresenta la principale forma di autofinanziamento dell’impresa.
Dall’altro lato, una parte della progressiva patrimonializzazione delle imprese è riconducibile all’impiego nell’anno 2020 della possibilità offerta dal legislatore di rivalutare le immobilizzazioni iscritte a bilancio. Tale opzione adottata da numerose imprese si è tradotta in un incremento nell’anno 2020 della voce “Immobilizzazioni” (cresciute rispetto all’anno precedente di oltre 158 milioni di euro) che ha registrato come contropartita l’incremento della riserva di rivalutazione (iscritta appunto nel patrimonio netto) di circa 147 milioni di euro, sintomo che buona parte dell’incremento delle immobilizzazioni si riferisce a beni già di proprietà delle imprese che sono stati rivalutati al fine di rappresentare nei bilanci un valore prossimo all’effettivo valore attuale degli stessi.
Ance Brescia Analisi economico-finanziaria delle imprese edili bresciane
2017-2021
Tabella 86: Rapporto tra immobilizzazioni e riserva di rivalutazione (Valori in migliaia di euro)
Dall’analisi dell’orizzonte temporale degli elementi dell’attivo e del passivo patrimoniale, distinti tra breve termine e lungo termine, i rapporti risultano costanti nel tempo e sintomatici di un sostanziale equilibrio.
Tabella 87: Rapporto tra attivo e passivo, con approfondimento del breve termine e del medio-lungo termine (Valori in migliaia di euro)
Nel complesso, infatti, tutte le voci registrano un incremento – correlato all’incremento del valore della produzione – equilibrato e armonico. Tale complessiva crescita patrimoniale viene registrata anche sotto il profilo finanziario: le disponibilità liquide alla fine di ciascun anno oggetto di osservazione crescono progressivamente, incrementando dall’anno 2017 all’anno 2021 dell’83,37% e attestandosi alla fine dell’anno 2021 in circa 915 milioni di euro.
Tabella 88: Andamento delle disponibilità liquide (Valori in migliaia di euro)
Ance Brescia Analisi economico-finanziaria delle imprese edili bresciane 2017-2021
Dall’analisi dei dati reddituali e patrimoniali delle 2.125 imprese che nel quinquennio 20172021 hanno depositato in ogni anno il bilancio di esercizio emerge una progressiva crescita dei principali parametri reddituali (sia in termini di volumi, sia in termini di marginalità) e della struttura patrimoniale.
Tali risultanze, confrontate con l’analisi condotta negli ultimi anni su tutte le imprese esaminate, sono coerenti e permettono dunque di confermare la valenza informativa delle ricerche svolte.
Sarà senz’altro interessante esaminare i risultati economici dell’anno 2022, al fine di apprezzare l’impatto sui dati reddituali e patrimoniali da un lato delle politiche introdotte dal Governo volte a promuovere lavori di ristrutturazione e dall’altro lato l’incremento dei costi di acquisto dei beni e dei servizi.
Confrontando il numero dei bilanci esaminati relativi alle società di capitali con il numero delle imprese attive nel settore delle costruzioni sotto forma di società di capitali, è possibile calcolare i tassi di copertura:
1. Tasso di copertura “1”, ottenuto rapportando:
(a) il numero dei bilanci esaminati depositati dalle imprese attive selezionate con i criteri di cui sopra;
(b) al totale delle società di capitali attive iscritte nei repertori camerali alla fine di ciascuno degli anni considerati.
Tabella 89: Tasso di copertura “1” – Numero bilanci delle imprese attive esaminate /numero delle società di capitali attive iscritte nei registri della CCIAA di Brescia alla fine di ciascun anno (Valori in migliaia di euro)
Anno Bilanci delle società di capitali attive esaminati (a) Società di capitali attive iscritte nei repertori della CCIAA (b)
Fonte: Stockview-Infocamere su dati Registro imprese della CCIAA di Brescia
Dai dati si evince che l’analisi ha riguardato in media il 68,8% circa delle società di capitali del settore edile iscritte al Registro Imprese della Camera di Commercio di Brescia.
2. Tasso di copertura “2”, ottenuto rapportando:
(a) il numero dei bilanci esaminati depositati dalle imprese attive selezionate con i criteri di cui sopra;
(b) al totale delle società di capitali attive iscritte al Registro imprese della Camera di Commercio di Brescia per cui è disponibile il valore della produzione per ciascuno degli anni considerati1
1 Le imprese che presentano un valore della produzione non disponibile equivalgono alle imprese che non hanno depositato il bilancio. Le motivazioni del mancato deposito sono riconducibili alle seguenti casistiche: imprese di nuova costituzione, imprese che per una o più annualità non hanno presentato il bilancio e per le quali sono in corso procedure interne di verifiche e di controllo.
Tabella 90: Tasso di copertura “2” – Numero bilanci delle imprese attive esaminate /numero delle società di capitali attive iscritte nei registri della CCIAA di Brescia alla fine di ciascun anno che hanno depositato il bilancio (Valori in migliaia di euro)
Anno Bilanci delle società di capitali attive esaminati (a) Società di capitali attive iscritte nei repertori della CCIAA con VdP disponibile (c)
L’analisi ABC
L’andamento del valore della produzione può essere ulteriormente esaminato mediante la tecnica cosiddetta “ABC”, la quale consente di entrare nel merito della composizione del dato aggregato, raggruppando le società analizzate per classi.
Nel precedente elaborato, abbiamo provveduto a un’analisi dettagliata di quanto accaduto a partire dal 2017. Ci soffermeremo di seguito all’analisi relativa all’esercizio 2021 e confronteremo i dati con le risultanze degli esercizi precedenti.
Abbiamo quindi provveduto a dividere il campione delle società considerate per l’esercizio 2021 considerando le seguenti classi di valore della produzione (VdP), creando le seguenti classi:
1. VdP maggiore di 50 ml di euro;
2. VdP compreso tra 20 e 50 ml di euro;
3. VdP compreso tra 10 e 20 ml di euro;
4. VdP compreso tra 5 e 10 ml di euro;
5. VdP compreso tra 1 e 5 ml di euro;
6. VdP inferiore a 1 ml di euro.
Successivamente si è calcolato il VdP rappresentativo per ogni classe, calcolato considerando la somma dei VdP relativi alle singole società che compongono la classe stessa. Si sono poi calcolate le relative percentuali di rappresentanza considerando il valore del campione, sia in termini di numerosità che di VdP aggregata.
Nello specifico, relativamente all’esercizio 2021:
z numero società facenti parte del campione: 2.985;
z valore della produzione aggregato: 5.262.557.
Il cluster più “popoloso” risulta essere quello che rappresenta le società che presentano un valore della produzione inferiore ad 1 milione di euro, in cui sono ricomprese il 65.33% delle società analizzate, seguito dal cluster successivo (quello con VdP compresa tra 1 e 5 milioni), che racchiude il 28.21% del campione.
Considerando la composizione numerica del campione, è interessante considerare come si sia modificata la stessa dal 2017 al 2021.
Ance Brescia Analisi economico-finanziaria delle imprese edili bresciane 2017-2021
La composizione non si è modificata sostanzialmente, come è possibile dedurre dal grafico precedente, in termini di numerosità dei cluster.
Si evidenzia però una progressiva, anche se lenta, diminuzione della numerosità nel cluster che rappresenta le società con VdP inferiore ad un milione, che è passata dall’essere il 76,08% del campione considerato per l’esercizio 2017 al 65,33% del 2021
Se si considera invece la composizione del campione in relazione al valore della produzione, il cluster più significativo risulta essere quello delle società che evidenziano un VdP compreso tra 1 e 5 milioni.
Anche in questo caso la composizione del campione è sostanzialmente immutata.
Tabella 94: Composizione del campione a seconda del VdP
Due sono i cluster significativamente aumentati nel 2021:
Tabella 95: Andamento dei cluster a seconda del VdP con maggiore popolosità
In controtendenza il cluster “VdP sotto 1 ml” che registra un decremento nel 2021:
Tabella 96: Cluster a seconda del VdP con andamento decrescente nel periodo di riferimento
Struttura produttiva del settore edile bresciano: evoluzione 2017-2022
Grafico 51: Andamento del numero delle imprese e degli addetti del settore delle costruzioni bresciano nel periodo 2017-2022
Fonte: Elaborazioni Ance Brescia su dati Registro imprese di Brescia-Infocamere
Grafico 52: Andamento della composizione % per comparti di attività del settore delle costruzioni bresciano nel periodo 2017-2022
Fonte: Elaborazioni Ance Brescia su dati Registro imprese di Brescia-Infocamere
Ance Brescia Analisi economico-finanziaria delle imprese edili bresciane 2017-2021
Grafico 53: Andamento della composizione % per organizzazione giuridica del settore delle costruzioni bresciano nel periodo 2017-2022
Fonte: Elaborazioni Ance Brescia su dati Registro imprese di Brescia-Infocamere
Grafico 54: Evoluzione della dimensione d’impresa (confronto 2017-2022)
Fonte: Elaborazioni Ance Brescia su dati Registro imprese di Brescia-Infocamere
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