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Building information modelling Intervista a Marzia Bolpagni

di Valentina Epifani

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Il tuo palmares di premi ti ha portata sin qui a casa dove l’Università degli Studi di Brescia ti ha omaggiata del Premio Alumna dell’anno. Come sei arrivata sin qui? Quale percorso ti ha portata sino in Inghilterra?

Sin dal liceo nutrivo una forte passione per la storia dell’arte, inoltre mi piaceva viaggiare ed ero molto portata per le materie scientifiche. Consigliata anche dalla professoressa ho deciso di intraprendere un percorso che potesse conciliare questi aspetti. A Brescia era da poco stato istituito un corso quinquennale di ingegneria edile e architettura che univa le materie di mio interesse, così ho deciso di intraprendere questo percorso. Sono partita un po’ all’oscuro di cosa potesse implicare essere ingegnere, non avevo familiari o conoscenti che avessero scelto questa strada. Ma la scelta si è rivelata quella giusta. Infatti, durante il mio percorso di studi, al quarto anno ho avuto la fortuna di seguire la lezione di organizzazione del cantiere tenuto dal professor Cirbini, che ai tempi è stato uno dei primi ad introdurre corsi specifici mirati a studiare l’introduzione della digitalizzazione nel settore. Grazie a lui ho potuto conoscere il BIM e le sue potenzialità. Si trattava di un argomento rivoluzionario e poco noto ai tempi, tanto che studiavamo attraverso dispense e slide in tutte le lingue dall’inglese, al tedesco fino al finlandese. Così ho scelto di specializzarmi in questo campo. Fare esperienza all’estero era un passaggio obbligato, che ho accolto piacevolmente. Ingegnere, trentatré anni, bresciana e fra le 50 donne più influenti nella tecnologia del Regno Unito. Si chiama Marzia Bolpagni ed è la giovane promessa della digitalizzazione delle costruzioni (Building information modelling - BIM) a livello mondiale.

La sua è una storia costellata di successi e di un palmares di tutto rispetto. Fresca di Premio Alumna dell’Anno ricevuto dall’Università degli Studi di Brescia, nel 2021 è stata nominata ingegnere dell’anno dalla Royal Academy of Engineering, premiata come professionista emergente nella consulenza e ingegneria nel Regno Unito e insignita del premio Women of the Future nella categoria delle costruzioni. Ad oggi Marzia Bolpagni guida l’implementazione digitale internazionale in Mace. E chi dice che l’edilizia è un settore di soli uomini si sbaglia, grazie ad un esempio concreto di come il settore nella sua forma più innovativa sia aperto a tutti, inclusi giovani, donne e uomini dalle enormi potenzialità. L’unica caratteristica richiesta è la perseveranza.

Raccontaci un po’ degli esordi e del tuo primo progetto.

La mia prima esperienza all’estero è stata in Finlandia a Tampere poco più a nord di Helsinki. Ho trascorso sei mesi lavorando al VTT, il centro di ricerca finlandese. Nel 2013 ho pubblicato la mia tesi sulla digitalizzazione degli appalti pubblici, un tema che al tempo era innovativo ed io sono stata fra i primi ad affrontarlo. Quella tesi è stata un passaggio importante e la conferma per me di aver fatto un buon lavoro e che avrei dovuto continuare così per questa strada. Inoltre, è stata riconosciuta e apprezzata a livello internazionale, tanto che lo stesso Governo tedesco l’ha presa come riferimento per iniziare ad implementare il BIM nelle pubbliche amministrazioni.

Hai viaggiato molto all’estero, dove sei stata?

Dopo la prima esperienza in Finlandia sono ritornata in Italia e ho lavorato a Milano al CNR e ho poi iniziato un dottorato di ricerca al Politecnico di Milano. Dato che durante l’Università ho avuto poche occasioni di lavorare con imprese ho deciso di fare un’esperienza a Boston, lavorando per l’aeroporto Logan. In seguito, sono approdata in Inghilterra e ho lavorato per il ministero della Giustizia, potendo vedere e raffrontare come veniva utilizzato il BIM in realtà molto diverse fra loro. Intanto Mace mi aveva già contattata chiedendomi di lavorare per loro non appena avessi concluso la mia esperienza nel ministero e da lì è stato facile decidere di restare qui. Sono quattro anni che lavoro in questa compagnia occupandomi dell’implementazione del BIM a livello internazionale.

Ritieni che andare all’estero sia stato indispensabile per la tua carriera lavorativa?

Sì, ho avuto modo di conoscere diverse realtà e approcci anche nel modo di lavorare. Un metodo più incentrato verso l’obiettivo, attento a dare risalto alle capacità di una persona e non alla propria esperienza. Viaggiare mi ha permesso di crescere e soprattutto apprendere nozioni sul BIM che altrimenti non avrei mai potuto conoscere.

Digitalizzazione e BIM cosa ti ha portato a specializzarti in questo settore?

Quando mi sono affacciata allo studio del settore il BIM era un argomento innovativo. Mi sono appassionata sin da subito e per

OLEG LAPTEV / UNSPLASH

Lontano dai progetti e dagli schermi di un computer che persona è Marzia?

Sono una persona sportiva, mi piace praticare attività fisica, perché per me è una valvola di sfogo e poi mi piace viaggiare. Dedico con gioia il tempo a chi amo e mi piace circondarmi di persone migliori di me, che siano uno spunto a migliorare. Ho iniziato da qualche anno un percorso di sostenibilità e cerco di vivere in modo più consapevole. Consiglio a tutti di leggere il libro “Scegliere il futuro” di C. Figueres e T. Rivett-Carnac.

me è stata davvero una sfida, una conquista verso un campo ancora inesplorato. All’inizio mi dicevano che il BIM non sarebbe mai andato avanti, soprattutto i miei colleghi italiani e invece ad oggi molte realtà lo usano, anche a Brescia. A volte è importante riuscire a prendersi il rischio.

A che punto è secondo te la digitalizzazione del settore edile? C’è una differenza fra il mercato italiano e quello europeo se non addirittura mondiale?

È una domanda che mi viene fatta spesso. Quando ho iniziato in Finlandia era il 2012 sono trascorsi dieci anni e molto è cambiato da allora. Il nostro settore è lento nella trasformazione e questa è una cosa nota. Nella comparazione della maturità digitale fra gli altri settori siamo addirittura alle spalle del comparto agricolo. In questi dieci anni però il livello è avanzato, i mandati governativi hanno accelerato l’adozione di più negli appalti pubblici rispetto a quelli privati, ma anche quest’ultimi hanno iniziato a comprendere l’importanza del dato. Tutto viene gestito al meglio solo se si hanno a disposizione chiari requisiti e un database aggiornato e organizzato.

Nella Lectio Magistralis che hai tenuto durante la cerimonia di premiazione come Alumna dell’anno dall’Università degli Studi di Brescia parli di Digitalizzazione, Sostenibilità e Diversità. Come possono combinarsi questi tre elementi per il futuro delle costruzioni?

Stiamo vivendo una crisi climatica, ne siamo consci. Anche il settore edile ha dimostrato la propria sensibilità al tema. Ma fare attenzione all’ambiente però non consiste solo nel costruire in maniera sostenibile, ma significa poter pensare già alla fine della vita di quell’edificio. Si parla molto di “design

for the decommissioning”, cioè progettare avendo ben chiaro quale sarà il futuro della struttura una volta smantellata e dismessa, dove verranno riciclati i materiali ricavati e cosa ne sarà dell’area. In questo processo la digitalizzazione deve rappresentare un mezzo e non un fine, perché serve a gestire meglio non solo i costi, ma anche gli aspetti della sostenibilità come: quanto materiale utilizzeremo, quale tipo, quanta energia consumeremo... Con l’accordo di Parigi per la diminuzione delle emissioni, le compagnie più avanzate si stanno muovendo già per sviluppare ora competenze che più avanti saranno essenziali. È anche uno degli obiettivi sostenibili delle Nazioni unite cioè creare la parità di genere. Valorizzare quelle che sono le minorità di sesso, di genere di background, proprio perché dalla diversità delle idee si possono ottenere punti di vista originali e innovativi. Cerco spesso di condividere il mio percorso con gli studenti per motivarli a entrare nel nostro settore, perché c'è bisogno di questa diversità di pensiero e di competenze.Saremo noi giovani che ci troveremo a dover affrontare questa crisi climatica. Quindi se non siamo noi a trovare una soluzione, in futuro sarà troppo tardi. Perciò è importante entrare sempre di più in questi tavoli di lavoro, dove possiamo dare il nostro contributo.

Una domanda di rito dalla quale non possiamo esimerci, dato che questo numero di Costruire il futuro è dedicato proprio a questo, è stato difficile farsi valere in un settore concettualmente idealizzato per luoghi comuni come settore maschile?

In generale non è stato difficile, perché il più delle volte ho avuto vicino persone intelligenti che hanno capito il mio valore e mi hanno dato spazio. In realtà le difficoltà che ho incontrato non sono state in quanto donna, ma in quanto giovane. Molte

Durante il mio percorso di studi ho avuto la fortuna di seguire la lezione di organizzazione del cantiere tenuto dal professor Cirbini, uno dei primi a tenere corsi specifici mirati a studiare l’introduzione della digitalizzazione nel settore. Grazie a lui ho potuto conoscere il BIM e le sue potenzialità.

persone si soffermano alla prima apparenza, guardandomi con l’aria interrogativa di chi si chiede come sia possibile che io così giovane possa assumere ruoli decisionali. Spesso questo atteggiamento non è voluto da parte della persona, ma appartiene ad alcuni stereotipi che dovremmo mettere da parte se vogliamo progredire. Negli anni però grazie all’esperienza ho imparato a gestire anche le persone difficili. Non è sempre facile però occorre farlo.

Il settore edile si sta evolvendo ed è in atto un suo rebranding per avvicinarsi e comunicare con le nuove generazioni. Ritieni che i giovani ad oggi abbiano spazio di crescita nel settore edile?

È innegabile che le difficoltà ci siano, però ritengo che il settore si stia aprendo. La digitalizzazione ha dato la possibilità a molti giovani di avviare la propria impresa o comunque di far crescere velocemente le proprie carriere, perché spesso vengono richieste capacità che sono affrontate con maggior dimestichezza da una fascia d’età nativa dell’era digitale. Io stessa ho creato un gruppo che si chiama Italians in Digital Transformation Uk, rivolto ai professionisti che lavorano in Inghilterra e si occupano di digitalizzazione. In generale siamo tutti sotto i quarant’anni. La domanda di giovani sta aumentando perché c’è la necessità e questo sta spingendo di conseguenza all’inserimento e all’apertura del settore. Per le imprese puntare sui giovani ad oggi rappresenta un investimento che in futuro ritornerà come vantaggio competitivo.

Quali sarebbero i consigli che vorresti dare ad una giovane donna che vuole iniziare il tuo percorso?

Le direi di investire su temi innovativi o comunque di cercare un tema che per lei ha valore, perché alla fine ciò che conta è la passione. Approfondire l’argomento, cercare i processi e le tecnologie più all’avanguardia e prendere ispirazione non solo dall’eccellenze italiane, ma anche da quelle internazionali. Inoltre, se possibile, fare almeno un’esperienza all’estero e trovare ambienti che siano in grado di valorizzare il proprio talento.

Sei ormai una cittadina del mondo, ma anche all’estero ti manca il ruggito della leonessa? Quanto contano le tue origini bresciane, valuti che siano per te un supporto identificativo?

Forse ti rendi conto di quanto sei italiana e nel mio caso bresciana, solo quando vai all’estero. Le differenze si notano di più, perché puoi avere un riscontro diretto con persone appartenenti a diverse nazionalità. Ci sono particolarità date dalle tue origini che emergono maggiormente in questi contesti. Ad esempio, mi rispecchio molto nelle caratteristiche dei bresciani lavoratori e orgogliosi delle proprie origini. Inoltre, più tempo trascorri all’estero e più ti senti fortunata di essere nata in un contesto architettonico, artistico, storico e culturale unico nel suo genere. Un museo a cielo aperto che va dai romani, al Medioevo, sino al rinascimento. Questo è un pregio che in pochi possono dire di avere.

Valuti mai di poter tornare in Italia?

Per il momento lavoro fra l’Italia e l’Inghilterra perché sono a capo della delegazione italiana del comitato europeo di normazione e sono anche membro dell’Uni; quindi, questo mi porta a fare da spola da una parte all’altra. Anche Italians in Digital Transformation Uk ha lo scopo di essere da tramite tra Italia e Regno Unito. In un futuro poi si vedrà, le porte rimangono sempre aperte.

Hai una frase che ti rappresenta oppure di ispirazione?

Ci ho pensato molto e alla fine credo che sia questa di Charles Darwin “Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento”.

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