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il futuro dell’edilizia
Il Superbonus 110% Una questione industriale?
di Angelo Luigi Camillo Ciribini Università degli Studi di Brescia
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La misura che è contraddistinta dal cosiddetto Superbonus 110% ha vissuto una costante evoluzione, sotto molteplici profili, ed è stata oggetto di innumerevoli controversie che hanno oscillato dall'enfatizzazione di infortuni e di frodi all'esaltazione del rilancio del settore della costruzione e dell'immobiliare e del suo apporto al prodotto interno lordo, entro una forte contrapposizione di punti di vista o di interpretazioni. La sua principale caratteristica è stata, peraltro, contrassegnata dal coinvolgimento di operatori e di culture assai eterogenee tra di loro, variamente qualificate, spesso per via più analogica, o dematerializzata, che non autenticamente digitale, nonostante la presenza di numerose piattaforme, sovente settoriali, quasi a ergere barriere difensive e ad accentuare i tratti distintivi e identitari. Il tema che, tuttavia, appare centrale è riassumibile nella locuzione «cultura industriale», come si evince nettamente dalle polemiche e dalle asserzioni inerenti alla necessità di condurre, in luogo di tali azioni di agevolazione e di incentivazione, autentiche politiche industriali. L'asserzione nasce, ovviamente, dalle preoccupazioni dei decisori istituzionali nei confronti del settore dell'autoveicolo, impegnato nella transizione dal motore endotermico al motore elettrico, oltreché dalla trasformazione del prodotto in servizio, grazie alla guida autonoma e ad altri dispositivi dell'automobile interconnessa. In realtà, però, una simile, se non proprio analoga evoluzione, è in corso nel settore della costruzione e dell'immobiliare, riassunta sotto l'espressione «settore dell'ambiente costruito». Ciò che, in effetti, sta avvenendo è il graduale spostamento del prodotto edilizio e del cespite immobiliare da esito centrale, nella sua fisicità intrinseca, a veicolo di
DAVID EVERETT STRICKLER / UNSPLASH
erogazione personalizzata (esattamente la stessa tendenza manifestata nel settore medico con la «medicina di precisione») di servizi alla vita degli utenti: è per questa ragione che si ragiona di user centrism e di semi autonomous built asset. A prescindere, comunque, da un simile orizzonte destinale, che si staglia nel medio-lungo periodo, è necessario riconoscere che, appunto come per altri comparti economici, un rinnovato sistema di valori (riassumibili negli attributi seguenti: circolare, inclusivo, neutrale, sostenibile) sta sollecitando gli attori del versante della domanda e dell'offerta a proporre nuovi prodotti (servitizzati) e a configurare nuovi modelli organizzativi. Sotto questo profilo, all'interno della cosiddetta twin transition (digitale e sostenibile, secondo tutte le accezioni possibili), il Superbonus 110%, pur inscritto nel Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr) e del Piano nazionale degli investimenti complementari (Pnc), a loro volta da intendersi entro la Recovery and Resilience Facility (Rrf) e la Renovation Wave Strategy (Rws), appare e agisce come un tipico strumento transitorio, nell'accezione di transizione lenta e articolata, spesso contraddittoria, come evidenziano alcuni temi che figurano, non a caso, tra quelli maggiormente dibattuti, come, ad esempio, quello inerente al cosiddetto general contractor. Ciò che, comunque, rileva è l'opinione che diversi economisti hanno espresso, in senso lato per il settore, accennando allo specifico argomento, vertente essenzialmente sulla natura di supporto dell’iniziativa (non per nulla, da esaurire a termine: senza futuro prospettico, non strutturale), anziché, come si osservava nel preambolo, invece che sulla valenza strategica, duplice: nei confronti delle policy di carattere ambientale (a partire dalla neutralità climatica e dalla de-carbonizzazione) e della cultura industriale. Se, sul primo aspetto, potranno pronunciarsi gli esperti nella redazione di analisi e di bilanci relativi all'entità degli investimenti e alla consistenza dei risultati, per quanto riguarda la seconda tematica, è palese come per cultura industriale (e, di
KIMON MARITZ / UNSPLASH
conseguenza, per politica e per strategia industriale) non si debba tanto intendere l'industrializzazione edilizia, oggetto di un centenario dibattito nel settore (e ritornata di grande attualità nella strategia industriale del governo britannico), quanto la riconfigurazione strutturale del settore che inerisce a temi quali il nanismo dimensionale, la cultura manageriale, l'integrazione tra sfera professionale e sfera imprenditoriale, e così via: in altre parole, la sua razionalità a fronte di elevati livelli di complessità e di rischio per gli apportatori di capitali di debito o di rischio. Si tratta, del resto, di punti critici, naturalmente facilmente rinvenibili nelle tormentate vicende del Superbonus 110%. Di conseguenza, per prima cosa, occorre avviare una riflessione larga e condivisa sulla transizione dal prodotto al servizio, lungo l'asse della reale interiorizzazione dei nuovi valori, che si riflettono non solo nei Sustainable Development Goal (Gsd) delle Nazioni Unite, ma pure, e forse ancor più incisivamente, negli Environmental, Social and Governance Criteria (Esg). In seconda istanza, proprio quei valori, e le marginalità relative, sono connessi a una sfida reputazionale che passi necessariamente attraverso il ripensamento delle catene delle forniture e del riposizionamento lungo di esse degli operatori economici: una vicenda ben nota nella contingenza attuale inerente al comportamento speculativo da parte di alcuni attori. Per questa ragione, se è necessario, da un canto, all'interno della duplice transizione, non lasciare indietro (quasi) nessuno, è, da un altro canto, chiaro che la via maestra difficilmente possa passare per un consolidamento delle situazioni correnti, di assetti che, in definitiva, il Superbonus 110%, così come forse molte delle misure che lo hanno preceduto, a partire dal 1998, non sono mai stati davvero mutati a livello strutturale. Sono questi, naturalmente, temi sensibili, che investono, appunto, la più intima essenza del comparto. D’altronde, anche se lo sviluppo del settore passa per differenti percorsi, tra cui una sorta di piano decennale per le infrastrutture della mobilità, è opportuno hic et nunc affrontare il lascito, nelle sue implicazioni di lunga durata, del Superbonus 110%. Con tutta evidenza, tale cammino non appare agevole, proprio perché la grave crisi strutturale iniziata nel 2007 ha certamente mutato profondamente i caratteri del mercato domestico, spostando da un lato all'altro i pesi, ma non ha veramente mai costretto i player a una riflessione radicale. È venuto ora il tempo per fare ciò o sarà possibile ancora differire le scadenze concettuali più sfidanti, proprio allorché, a titolo esemplificativo, il segmento di mercato della smart home è ormai tutto focalizzato sui servizi? L'impressione è, invero, che i futuribili non siano solo quelli orientati al 2030 e proiettati al 2050: probabilmente, quelle date dipenderanno molto dal 2023.