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Nascosta agli occhi dei più, turisti compresi, che sfrecciano lungo la direttrice autostradale A22 del Brennero, l’Abbazia di Novacella sorge a circa tre chilometri a Nord dal centro di Bressanone, dal quale si può raggiungere a piedi o in bicicletta seguendo l’apposito percorso immerso nel verde che costeggia in gran parte il fiume Isarco. Sin dal primo contatto è grande la sorpresa regalata dalla sua vista. Il complesso, con i suoi nove secoli di vita, si presenta nella sua possente mole, adagiata in ampi spazi aperti che ben si armonizzano con i considerevoli volumi della struttura monastica. Tutto è in ordine, ben conservato, all’insegna della solidità fusa alla grazia dei particolari. Le pietre parlano, raccontano di una struttura sin dall’inizio aperta verso il proprio il territorio e di come quest’ultimo, insieme naturalmente alle sue genti, abbia sempre risposto abbracciando l’Abbazia, vivendola e proteggendola. La storia dice che nell’anno 1140 l’abate Hartmann, dell’abbazia dei Canonici Regolari di Sant’Agostino di Klosterneuburg presso Vienna dal 1133, viene eletto Vescovo di Bressanone. Nel solco delle aspirazioni del suo predecessore intende dare nuovo slancio al clero brissinese. Nel 1142 fonda un nuovo monastero, appunto Novacella. Inizia una lunga storia di donazioni e benefici a favore dell’Abbazia, con primi protagonisti “Il ministeriale Reginbert di Sabiona e la sua consorte Christina. All’inizio dell’anno successivo, papa Innocenzo II emette per Novacella una bolla di conferma e di protezione; nel 1157 anche l’imperatore Federico I Barbarossa, di cui Artmanno era il consulente spirituale, prende l’Abbazia sotto la propria protezione”, si legge nei documenti che raccontano le secolari vicende del complesso monastico altoatesino. “Nello stesso anno, Hartmann dona all’Abbazia la parrocchia di Naz, nel cui territorio
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L’abbazia di Novacella prezioso tesoro custodito dall’Alto-Adige
Il ruolo fondamentale dei costruttori
di Adriano Baffelli
Nelle immagini tre scorci del complesso monastico, una delle più prestigiose abbazie del nord Italia e dell'Arco Alpino, costituita da un complesso di edifici religiosi e civili sorge il convento. Dal momento dell’incorporazione della parrocchia, l’Abbazia assume anche la diretta cura d’anime. Intorno al 1160, il vescovo Hartmann affida ai canonici di Novacella anche la parrocchia di Chienes”. Visitando l’Abbazia, la sua bellissima chiesa, la biblioteca, l’area museale, gli spazi che per secoli hanno ospitato un liceo che formava la classe dirigente non solo locale, è spontaneo pensare al ruolo fondamentale che progettisti e costruttori, quindi esperti artigiani ed artisti, hanno avuto anche in tempi lontani all’interno della società. Luoghi di spiritualità e di cultura come questo sono sorti grazie alla capacità, alla maestria, alla cultura del costruire per ottimamente custodire, che è patrimonio delle figure sopra citate. Figure che meritano considerazione, gratitudine, rispetto. L’accortezza dei suoi abati e canonici ha consentito e consente il buon funzionamento della struttura che ancora oggi svolge in gran parte il ruolo immaginato dal fondatore. Nella fase moderna trova spazio specifico la formazione professionale e all’insegna dell’ecologia. Numerosi i corsi, i seminari e i convegni proposti ogni anno.
Le difficoltà
Dopo che il Tirolo ritorna all’Austria, con l’editto del 12 gennaio 1816 dell’impera tore Francesco I, le abbazie Marienberg, Novacella, Wilten e Stams sono riabilitate nei loro diritti e possedimenti. La situazione dell’Abbazia di Novacella era estremamente gravosa: “Gran parte dei beni immobili andata perduta — leggiamo in merito — l’edificio danneggiato, chiesa e monastero quasi senza arredamenti e il personale esiguo. Le imposizioni dell’imperatore, come condizione per la riedificazione dell’Abbazia, peggiorano ulteriormente la situazione: la comunità avrebbe dovuto non solo fornire di canonici le 18 parrocchie, ma anche cederli come professori per il regal-imperiale liceo di Bressanone. Solo a partire dal 1844, il liceo brissinese è diretto completamente dai canonici. Questo “liceo agostiniano” godeva di ottima fama. Dopo il 1926, in seguito allo scioglimento imposto dal fascismo, prosegue in Abbazia come scuola privata in lingua tedesca, che sarà chiusa nel 1943 dai sostenitori sudtirolesi del nazionalsocialismo”. Nel 1945 l’Abbazia riapre scuola e convitto. Dal punto di vista economico, l’Abbazia dopo il 1816 per lungo tempo intraprende una dura lotta per l’esistenza. Solo nel 1895/96 si provvede a un primo e vasto restauro della chiesa. Le due guerre mondiali provocano gravi danni all’Abbazia, ripetutamente occupata da soldati. Gli ultimi danni bellici sono stati rimossi dal restauro avvenuto nel 1982.
La cantina
All’interno dell’Abbazia si trova anche una cantina che propone i vini bianchi, dai vigneti di Novacella e i vini rossi dai terreni di Cornaiano e Bolzano. I vigneti della conca di Bressanone sono i più settentrionali d’Italia; si estendono dai 600 ai 900 metri d’altitudine e la coltivazione è possibile solo nelle migliori esposizioni. I vini dell’Abbazia di Novacella sono conosciuti già da molti anni oltre i confini regionali; oggi sono presenti in trenta stati di quattro continenti. Nella cantina sono organizzate degustazioni non solo di vini, ma pure di altri prodotti tipici: grappe, succhi di mele, sciroppo di sambuco e tisane. Una fornita enoteca consente di prolungare il piacere della visita anche nelle fasi successive. Sia le varietà di uve bianche a Novacella sia quelle rosse a Cornaiano e a Bolzano sono coltivate secondo precise regole e vendemmiate nel momento ideale di maturazione. In cantina si pone grande attenzione per mantenere il carattere tipico del terroir delle diverse varietà e ottenere vini tipici, di carattere e longevi.