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elezioni politiche 2022

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La Legge sulla riqualificazione urbana

Ance Brescia evidenzia la necessità di definire la Legge sulla riqualificazione urbana, considerando che dopo più di tre anni di lavoro, con la condivisione di tutte le forze politiche, sono state trovate anche le risorse economiche a copertura del provvedimento (circa 1,3 miliardi), alla soglia dell’approvazione in Senato, la caduta del Governo Draghi ha di fatto bloccato tutto e con il nuovo parlamento si dovrà ricominciare da capo. “È un provvedimento essenziale per le nostre città – afferma Deldossi – che necessitano di rigenerazione, perché mette mano ad alcuni passaggi sulla sburocratizzazione delle procedure, già richieste nel documento presentato. Promuove forme di partenariato pubblico – privato senza le quali non è possibile avviare interventi. Rappresenta la cornice normativa all’interno della quale si può dare attuazione ad una politica ambientale seria – fit for 55 – consentendo l’ammodernamento dello stock edilizio vetusto

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Dopo il voto la politica ricordi il ruolo dei costruttori Edilizia motore economico e sociale

Il nuovo governo ascolti le ragioni delle imprese

di Adriano Baffelli

Mentre chiudiamo in redazione questo numero della rivista si aprono le discussioni e le riflessioni sui risultati elettorali, pressoché definitivi. Le urne del 25 settembre ci hanno restituito uno scenario in parte previsto, sia pure caratterizzato da alcune sorprese. Il centrodestra conferma le previsioni e vince con margini che consentono una maggioranza sia alla Camera sia al Senato e salvo imprevisti, il 44% dei consensi dovrebbe agevolmente consentirgli di formare un governo presieduto da Giorgia Meloni. Il Movimento Cinque Stelle, pur dimezzando i voti del 2018, grazie alla forte affermazione nel Sud — vista da più di un commentatore come la conferma dell’effetto clientelare del reddito di cittadinanza — segna un risultato insperato guardando ai sondaggi di luglio, superando il 15%. Non ha, invece, superato la barriera del dieci per cento Azione — Italia Viva, che sfiora l’8 per cento. Risultato che costringe la formazione ribattezzata “Terzo polo” a guardare ad orizzonti politici di lunga prospettiva, che dipenderanno anche dalla tenuta o no del centrodestra a trazione Meloni. L’alleanza conservatrice potrebbe, anche se vero è che il potere logora chi non l’ha, pagare nel medio periodo il fatto che a fronte del consistente successo di Fratelli d’Italia, passato dal 4% del 2018 al 26 di questa tornata elettorale, si sia dimezzato il consenso verso la Lega per Salvini Premier, così come abbia perso molto anche Forza Italia (-6% dal 2018), appaiate poco sopra l’8%. La situazione di acuita disparità tra le tre forze maggiori della coalizione FdI, Lega e FI, aiuterà la formazione di un governo, senza troppi contrasti nella scelta dei ministri e sottosegretari e soprattutto saprà garantire un esecutivo stabile? Oppure la disparità regalata dalle urne, al di là di possibili cambi di segreteria nella Lega e di malumori nella creatura di Silvio Berlusconi, diverrà un tarlo capace di minare sino alle conseguenze estreme l’albero del centrodestra, ora in ottimo vigore guardando al risultato globale delle sue fronde senza esaminare i singoli rami? Quali saranno le priorità, cessati i fragori e le promesse da paese dei balocchi della campagna elettorale? Autonomia territoriale, quindi federalismo piuttosto che presidenzialismo, politiche economiche e fiscali con ricette molto diverse tra i tre partiti. Lo stesso dicasi per gli interventi a supporto di imprese e famiglie in tema dei folli rincari energetici, da effettuare con o senza scostamento di bilancio. Per non parlare del posizionamento internazionale dell’Italia e del tipo di rapporto con l’Europa che prevarrà. La legge di Stabilità rappresenterà a breve il primo severo banco di prova per la coalizione vincente. Ma altri temi, come le scelte previdenziali, salvo si decida di prorogare gli strumenti in scadenza a fine anno come Quota 102 e Opzione, di particolare rilevanza e di grande impatto sulla vita sociale ma an-

 Nei giorni precedenti alle elezioni del 25 settembre, sul palco dell'auditorium Ance Brescia si sono confrontati i candidati delle varie forze politiche

responsabile del 30% delle emissioni e del 40% dei consumi energetici. Ed ancora, è un provvedimento necessario per la nostra economia perché l’edilizia genera effetti leva notevoli (1 euro in edilizia ne genera 3,5 nell’economia). Garantirebbe un assetto stabile per i prossimi 15 anni entro cui avviare politiche urbane e territoriali. Interviene regolando, semplificando e chiarendo un mercato che rappresenta circa il 60% del settore edile (ossia circa 13 punti del Pil, considerando l’indotto)”. Altro tema sottoposto dai Costruttori di Ance Brescia alla politica e al futuro governo è quello della riforma del Codice dei Lavori pubblici, per la quale è approvata la legge delega, ora in attesa della norma. Per il presidente Deldossi, “La storia ci insegna che quando si riformano le regole del mercato dei lavori pubblici, si assiste ad un blocco di circa 12 mesi delle procedure di aggiudicazione. Non possiamo permettercelo, le conseguenze sono il blocco del Pnrr, l’annullamento dell’effetto anticiclico dell’edilizia in un contesto economico segnato da forti criticità. La non realizzazione di opere necessarie per il paese come scuole e strade. Per ottenere il risultato servono il dialogo preventivo del governo con le imprese, per definire obiettivi e percorsi: il confronto sui testi, diciamo no a pacchetti preconfezionati; la valorizzazione del confronto imprese/politica” .

che sui conti pubblici, non rendono semplice il percorso del prossimo governo. A sinistra il Pd si mantiene al 19% senza entusiasmare e senza superare quel 20% che forse avrebbe dato alcune garanzie al segretario uscente di rimanere in sella. Buono il risultato globale del partito di Conte, mentre la Sinistra Italiana con i verdi superano di solo mezzo punta la soglia del tre per cento. Staremo a vedere se daranno vita ad opposizioni separate nei toni e nei modi, oppure se la sconfitta possa risultare un minimo comun denominatore per ritrovare una sintesi politica se non unitaria, almeno improntata a un maggiore dialogo. Nel frattempo, qualunque sia il governo che si costituirà, Ance Brescia ha chiari alcuni punti. Gli stessi emersi nel ciclo di confronto con le varie forze politiche e i loro candidati che hanno aderito all’invito dell’associazione dal titolo “Conoscere per decidere”, organizzati non solo nella prospettiva del voto 25 settembre ma anche e soprattutto per delineare un percorso di confronto e collaborazione con tutti gli esponenti politici espressione del territorio, eletti alla Camera e al Senato per la nuova legislatura. Lo stesso dicasi per i segretari e i vertici bresciani dei partiti politici. I punti sui quali Ance Brescia intende confrontarsi, non superficialmente o di maniera, ma con l’obiettivo di contribuire ad ottenere positivi risultati per le imprese, la collettività e il territorio bresciano, in buona parte sono stati condivisi anche con altre tredici organizzazioni imprenditoriali e sottoposti a tutte le forze politiche. Così come ampia condivisione su temi specifici per il settore c’è con Ance nazionale. “Tra questi — sostiene Massimo Deldossi, presidente Ance Brescia e vicepresidente di Ance con delega all’Innovazione — figura tra i primi per la sua rilevanza e grande urgenza, il tema dello sblocco della cessione dei crediti, necessario uscire dalla situazione di stallo attuale e per il quale è necessario tempestivamente risolvere i problemi: della responsabilità solidale con gli istituti di credito; quello legato al fatto non si tratti di un provvedimento legislativo ma originato da un’interpretazione dell’Agenzia delle Entrate. Si deve intervenire con precisione e urgenza per evitare il rischio del fallimento di molte imprese che hanno agito rispettando le regole del gioco. In tema di Superbonus — continua Deldossi — di certo il meccanismo è da rivedere ricordandoci, però, che nasce non per favorire un settore, quello edilizio, ma con almeno due altri obiettivi di enorme rilevanza: garantire il raggiungimento, da qui al 2030, dei cogenti obiettivi fissati nell’ambito del Green Deal europeo, in termini di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, incremento della quota delle energie rinnovabili e miglioramento dell’efficienza energetica; sostenere l’economia del paese, senza ricorrere a incentivi alle imprese”. In merito alle frodi, collegate al provvedimento, il leader dei costruttori ricorda come le stesse abbiano interessato i bonus diversi dal 110%, anche per inefficienze della pubblica amministrazione delle quali i delinquenti hanno approfittato: “Non è possibile — dice l’ingegner Deldossi — che nessuno si sia accorto che si chiedevano bonus per immobili inesistenti, per cantieri in comuni soppressi dal 1950, per cantieri mai aperti. Come Ance avevamo proposta sin dall’inizio dell’iter legislativo la qualificazione delle imprese, un sistema di controlli sia in fase di accesso al beneficio sia in fase di esecuzione; regole chiare e definite sin da subito, non modificate in corsa; portare a termine le scadenze già fissate, risolvendo i problemi che si sono manifestati”. Per l’assetto futuro la proposta alla politica e ai tecnici del ministero, queste le proposte: mantenere percentuali crescenti in base all’efficacia degli interventi eseguiti dal punto di vista energetico o statico; introdurre un meccanismo proporzionale dell’aliquota di agevolazione con il valore delle aree su cui è posto l’edificio, questo permette agli edifici posti nelle valli o zone non turistiche di avere ancora una possibilità di rigenerazione e così avere un presidio nel territorio stesso; un trattamento fiscale più favorevole, riservato al patrimonio edilizio pubblico, come ad esempio quello dell’Aler, rispetto a quello privato.

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