no.#
ANDREA ZANFI EDITORE
no.#
sui vini! No! E’ solo che sono un vecchio produttore di bollicine fino al 1981, ho frequentato tanti amici “saggiamentali o sagmentari” (ovvero assaggiatori), sono un vecchio degustatore di vini “effervescenti” che non si limita a dare pareri e valutazioni sensoriali, ma segue da decenni le cantine, si cerca di capire e conoscere impegno, sforzi, ricerca, sperimentazione, dedizione al territorio. Con un pool di amici ci siamo confrontati a lungo e abbiamo scelto le “nostre” migliori etichette di spumanti “metodo italiano” divise per aree o zone, dove terreno, vitigno-clone, clima – come dice il prof emerito Mario Fregoni, sono il “triangolo” della verità, relativa e non assoluta, ma certamente “descrittori” che aiutano l’analisi sensoriale, ben di più e meglio che la solita anonima e unica scheda “ufficiale” per tutti i vini effervescenti che condanna alcune bollicine a essere a priori di serie B, causa pesi e una scala fissa, uguali per tutti. Il No. Uno di Bubble’s è piaciuto, almeno le mail e sms giunti in redazione sono tanti e lusinghieri. Circa 3000 i personaggi in Italia e circa 100 all’estero che hanno ricevuto il magazine. Grazie a tutti pubblicamente e ….in alto i calici, vien voglia di esclamare! L’intervista, come il reportage fotografico e la curiosità degli inviati sono sempre il filo conduttore del “secondo libro”, pardon magazine! Andrea Zanfi cerca di scoprire le carte Dop del presidente Nicola Cesare Baldrighi del Consorzio Grana Padano, dialoga con la nuova generazione dei Lunelli, Lamberto Vallarino Gancia esordisce con le “sensazioni effervescenti” di Paolo Pininfarina. Eppoi gli incontri in alcune delle più belle cantine-location dalle Langhe al Garda, dall’Oltrepò a Asolo e a Susegana. Nasce la rubrica “rompibubble’s” di Ernesto Gentili dedicata, volta per volta, ad un grandissimo vino rosso italiano che ha fatto e fa storia dell’Enotria Tellus. Franco Vergnano parla con Carlo Pietrasanta presidente del Movimento Turismo Vino e Mara Cappelletti racconta il segreto dei gioielli di Bulgari. Napoli appare come una città da viverci e sulla cucina di Igles non tramonta mai il sole da 30 anni. Infine i grandi personaggi di arte, cultura, immagine come Philippe Daverio, Paolo Spigariol, Alessandro Gatto. Alcune divagazioni di stile, glamour e gusto come può essere la schiuma da barba allo zafferano, il revival del ballo più sensuale come il tango, i nudi di Brozzi, un gioiello di location come Punta Ala. Novità anche sul portale www.bubblesitalia.com da consultare, per richiedere l’invio della newsletter, oltre che compilare il modulo per l’abbonamento personale postale del magazine…..unico modo per poterlo leggere, conservare in biblioteca e mostrare agli amici. Sul portale anche il cartellone degli eventi 2017 Summer Bubble’s. Arrivederci al No. Tre che sarà nelle suite dei Grandi Alberghi stellati delle nostre montagne dal prossimo novembre con i consigli delle migliori 50 etichette di bollicine “metodo tradizionale”, ideali per i regali delle Sante Festività di fine anno….. in attesa degli Awards Bubble’s di dicembre con grandi scoperte.
8 10
L’effervescenza come stile di vita Mattia Vezzola
Paolo Spigariol
18 26
Generazioni di bollicine Andrea Zanfi
30
Paolo Pininfarina Lamberto Vallarino Gancia
Astoria Riccardo Margheri
6672
Collalto C. Taibbi
76
Philippe Daverio, il bello della bellezza Marco Ongaro
82
Latteria Soligo
Il Rompibubble’s Ernesto Gentili
36 86 40 92 44 96 48 102 110 56 114 60 120 130 64 140 Abbate Y La Mantia Uno stile tutto Italiano A. Fulco
Prime Alture
Coppo Andrea Zanfi
BULGARI sotto il segno del serpente Mara Cappelletti
Il Tango Massimo Pennacchini
Gioielli di camere d’aria
Italian Good Living Napoli Piergiuseppe Bernardi
Un brindisi nel Conegliano Valdobbiadene Andrea Zanfi
Fausto Brozzi
Tenute Barzan Antonio Distefano
L’amore
Igles Corelli Claudio Mollo
Mario Fregoni
Giampietro Comolli
Punta Ala
Intervista a Giovanni Pietrasanta
Movimento Turismo del vino
Giampietro Comolli direttore Bubble’s Italia
Errata Corrige · Nel numero 1 di Bubble’s l’immagine numero 8 a pag. 119 non è un gioiello di New Art Milano come riportato nella didascalia. Ce ne scusiamo con gli interessati e con i lettori. Il gioiello di riferimento è il Bracciale ‘Bollicine’, Italia 2016. In Argento 925 lavorato a sbalzo con punti di fusione e trattamento galvanico di due colori.
5
editoriale
Anche Noi diciamo la nostra sui vini. L’ennesima guida, l’ennesimo – e inutile – giudizio e voto
Franco Vergnano
144
I nostri migliori Metodo Italiano 2017 Giampietro Comolli
Una storia antica Cesare Baldrighi
Sartoria dei sapori Francesca Paola Comolli
148
152
Alessandro Gatto Francesca Paola Comolli
Bullulae o Bubble’s vini sono, seconda parte Giampietro Comolli
. a l r e d e v l . a a d z z o e s l r l e e v b i d a l e d e n v e b e n è e a s s o n Oscar Wilde c o n a n u e é r h a c d n r i a f u a g s o Il c a n u e d e v i s Non
farlo va sopra le parti, supera le differenze
do la vocazionalità del territorio, operando
sociali, le disponibilità finanziarie, ti pone
per la qualità assoluta. Da quarant’anni
in mezzo alla bella gente, che sa gioire e
cerco di fare un vino effervescente capace
condividere.
di confrontarsi con i migliori del mondo sulle tavole di tutto il mondo”.
“Nel 1973, appena diplomatomi, intrapresi un viaggio che mi portò in Champagne;
rende un vino, un grande vino. Ma già, cos’è un grande vino? Certamente si tratta di una definizione abusata. Io mi sono fatto una mia idea, condivisa anche da Mattia, ovvero che esistono delle grandi bottiglie di vino che costano tanti soldi e
Sentendo parlare Mattia, mi accorgo che il suo incedere è pacato, risoluto, deciso,
erano gli anni in cui la tecnologia stava
sicuro come quello di chi ne ha viste tante,
acquisendo significato. In Italia stavamo
e ne ha sentite ancor di più, di storie sulle
abbandonando l’empirismo sposando delle
bollicine italiane, raccontate a chi, come lui,
nuove tecnologie che presto iniziarono a
è stato uno dei principali artefici dell’evolu-
rappresentare i pilastri di nuove certezze.
zione di vini spumanti in Italia.
Quando arrivai, in Francia, notai che oltral-
Il suo è stato un viaggio lungo, iniziato più
pe ricorrevano ancora alla vinificazione in
di trent’anni orsono e ancora al di là dall’es-
botte. Rimasi sorpreso, per me significava
sersi concluso, lungo il quale ha utilizzato
tuffarsi in un passato da cui avevo ormai
come principale “carburante” la curiosità,
preso le distanze, pensando di aver ormai
l’umiltà di guardarsi intorno, la sagacia
intrapreso un passo verso il futuro dal qua-
e l’apertura, incrociando questi elementi
le non sarei mai voluto tornare indietro. Ma
in un animo effervescente sempre pronto
qualcosa mi sfuggiva. Nelle degustazioni
al confronto. Ecco, sì, è “l’effervescenza”
scoprii che quei vini mantenevano invaria-
la parola che ricorre più spesso in questa
to il loro profilo sensoriale anche a un gior-
chiacchierata tra vecchi amici, un termine
no di distanza dall’apertura della bottiglia.
deliziosamente rètro, retaggio forse di una
Le bollicine si perdevano, ovviamente, ma
vasta cultura accademica sudata su quei
i profumi erano integri, profondi, belli. Un
libri da cui estrapola numerose citazioni.
traguardo impossibile da raggiungere per
Del resto come dargli torto; parlare solo di
i nostri vini che solo dopo venti minuti nel
vini sarebbe banale e ripetitivo, mentre va-
bicchiere iniziavano a cambiare e svanire.
lorizzare quell’effervescenza con metafore
Il giorno dopo tutte le mie perplessità fu-
e riferimenti letterari arricchisce l’animo,
rono fugate: ‘Il dubbio sospende il giudizio’
apre gli orizzonti, aumenta la sensibilità
dice Socrate, e il giudizio finale fu che, in
nell’approccio tecnico alla vinificazione.
realtà, quella vinificazione, apparentemen-
La bollicina così diventa filosofia di vita,
te arcaica, dava stabilità ai vini.
educazione alla condivisione e un modo di
Fu un viaggio illuminante tanto che, in tutti
accogliere, mette di buon umore, ci apre al
questi anni, ho sempre cercato di dare sta-
sorriso, quasi come se fosse un “idromas-
bilità ai vini che facevo, cercando non solo
saggio interiore”. Bolle che alleggeriscono il
di far mantenere loro i profumi stretta-
peso specifico del quotidiano e innalzano il
mente legati alla qualità della vendemmia,
punto di vista del nostro orizzonte, renden-
ma anche una salubrità e una grande lon-
dolo più nobile.
gevità, ma, soprattutto, che avessero una
Del resto la condivisione è la più alta forma
matrice dichiaratamente italiana. In tutti
dell’ospitalità e più riesci a condividere un
questi anni ho lavorato perché i figli dei
momento e più ne apprezzi il suo peso spe-
miei figli potessero scegliere, in qualunque
cifico, gustandone la felicità.
ristorante, un vino italiano senza chiedersi
Allora non c’è niente di meglio che stap-
se sia di qualità o meno. In questi anni ho
pare una bottiglia di spumante con un
alimentato la convinzione che il buon Dio
sorriso. Farlo è “bellezza” allo stato puro,
ci ha fatto nascere in un Paese magico, irri-
perché la bellezza fa parte della qualità. Del
petibile nella sua diversità, la cui forza non
resto, come dargli torto; in fondo non esiste
è assomigliare a qualcuno, bensì quella di
un’analisi certa se valga la pena o meno di
essere unico. Da quarant’anni cerco di fare
stappare una bottiglia di spumante, perché
un grande vino, con costanza, assecondan-
8
Ah, ecco il valore del lavoro che emerge e
sono capaci di superare le mode, incuriosendo molte generazioni per molto tempo, avendo la considerazione del mondo. Arrivano a questi risultati solo in pochi, solo “grandi famiglie” di viticoltori, quelle capaci di impegnarsi su quel vino per almeno 100 anni, radicando il loro fare in una cultura che si arricchisce ad ogni vendemmia, integrandosi con l’esperienza e l’umiltà di chi sa di lavorare per il futuro. Da questa idea non escludo neanche le “bollicine”, che devono essere realizzate e “bevute” secondo una progettualità precisa: alcune da giovani, altre dopo anni, nel giusto momento della loro massima espressione sensoriale che avviene anche dopo decenni. Se oggi gli spumanti italiani hanno un futuro luminoso, il merito è anche di questo enologo, colto e modesto, che non riesce a nascondere la gioia che un calice di bollicine gli procura sempre. Mattia Vezzola
cenza L’efferves vita i d come st i le
“L’effervescenza è sempre stata considerata una ‘futilità’ nel mondo dell’enologia, al contrario io la considero una cosa molto seria, complessa e affascinante”
10
Paolo Spigariol
Fotografare è come respirare.
La macchina fotografica diventa la mia ar-
È un’esigenza, una necessità vitale, lo stru-
matura, il più bel vestito che io possegga,
mento ideale con il quale liberare la mia ani-
il perfetto travestimento con cui penetra-
ma da sempre prigioniera della timidezza.
re gli oggetti arrivando alla loro essenza, al dettaglio, fermando il pensiero sfuggito
È passione, è la chiave per aprire il mio
agli altri.
mondo interiore che, un tempo, era difficile
La mia timidezza innata mi ha sempre con-
da osservare, e con il quale oggi, a distan-
dizionato fin da ragazzino quando sfuggivo
za di anni, ho trovato un giusto equilibrio
alle conversazioni e dai confronti con i miei
tra l’ermeticità del pensiero e il desiderio di
coetanei. Spesso mi ritrovavo a fissare un
sperimentare e andare oltre, tra la raziona-
oggetto perdendomi e immaginando che
lità, ereditata da mio padre, e la creatività
dietro a esso vi fosse un mondo immagina-
regalatami da mia madre.
rio. Certe volte era così minuscolo da essere
È come se avessi voluto frapporre tra me e il
paragonabile a un punto, ma ai miei occhi
mondo l’obiettivo, un filtro che mi permette
un punto di forza, una monade, usando le
di sentirmi schermato e protetto, dandomi
parole di Leibniz per il quale le monadi sono
il coraggio di esprimere la mia sensibilità
semplici sostanze puntiformi poiché ogni
senza dover usare troppe parole, riuscen-
monade, in quanto attività rappresentati-
do a utilizzare l’immagine come strumento
va, si configura come uno specchio vivente
comunicativo.
dell’universo, ognuna da un suo particolare
Disascalia uno duo tre
punto di vista: “come una medesima città,
Fotografare è
come respirare
Paolo Spigariol
guardata da punti differenti, sembra tutt’altra e come mol-
In questo modo con la fotografia riesco a interpretare ed espri-
Ne nascono delle fotografie tridimensionali dall’impatto forte-
tiplicata secondo le prospettive, così accade, analogamente,
mere l’esigenza di poter sussurrare le mie emozioni affidando-
mente materico. Opere uniche e irripetibili, frammenti autentici
che, per la molteplicità infinita delle sostanze semplici, vi sono
le al contesto che mi circonda, senza timore che vengano mal-
di orti, campi e vigneti, tanto organiche e reali che viene voglia di
come altrettanti universi che però non sono che le prospettive
trattate o male interpretate, pensando che, alla fine, la bellezza
toccarle. Quelle opere le chiamo “Orto-Grafie” e sono parte inte-
d’un unico universo, secondo i diversi punti di vista di ciascuna
sia il linguaggio più comune.
grante della mia ricerca artistica attraverso cui intendo percorre-
monade” (G.W. Leibniz, I principi della filosofia o Monadologia).
15 Le immagini, i profumi e i colori della natura li vivo nella terra, loro madre, come sintesi della compiutezza del mio personale concetto di rappresentazione della vita.
re sentieri sinestetici attraverso contaminazioni sensoriali che in È stato un percorso articolato, fatto di interrogativi, risposte
qualche modo coinvolgano vista, udito, tatto, olfatto e gusto.
Certamente gli anni della mia adolescenza non sono stati caratte-
e sperimentazioni, lungo il quale ho cercato di far sposare la
rizzati da un pensiero così cosciente, ma inconsciamente vedevo
fotografia alla materia, alla terra principalmente, che plasmo
Alcune opere le profumo, come quelle delle “Terre di Marostica”
in ogni cosa un mondo a sé che dovevo scoprire estrapolandolo,
entrandoci in contatto, stampandoci sopra, creando un’opera
che odorano di ciliegia, o quelle che chiamo “Terra di Cartizze”
senza escluderlo, dal suo contesto e dalla sua storia.
unica fatta di materia e colori, ponendomi nei confronti di que-
con l’aroma di Prosecco. Opere che raccolgo in una installazio-
sti elementi con cura e gentilezza, la stessa con cui vorrei che
ne multimediale che definisco “L’orto dei sensi”.
BRE M E C DI
BRE M E V O N
RE OTTOB
BRE M E T T SE
O AGOST
O LUGLI
NO
di Treviso
GIUG
NO GIUG
LE APRI
O MAEZ
IO A FEBBR
AI GENN
O
Metamorfosi
venissero trattati i miei sentimenti.
Un tributo alla terra, con la terra, Terra. E ai suoi preziosi frutti.
per
la
Paolo Spigariol
“Immagini, Profumi, Colori della natura”
Generazioni di bollicine D
a decenni degusto i loro vini, ne assaporo la finezza, l’eleganza e ne distinguo il carattere,
provando a specchiarmi in quella cultura trentina sempre restia ad aprirsi e che invece in quelle
bollicine si apre e si propaga diffondendo un verbo di percezioni sensoriali che per lungo tempo sono state sigillate nel vetro.
Dopo anni e anni trovo ancora fantastico il modo semplice e garbato che hanno di proporsi, simile a quello della gente di montagna che, abituata a orizzonti troppo chiusi, difficilmente si lascia andare pur essendo, almeno loro, tutti cittadini di un mondo che conoscono bene, capace di riconoscergli il merito d’essere i primi ambasciatori degli spumanti italiani con quasi un milione di bottiglie vendute ovunque. Incontro Marcello, il più grande dei cugini Lunelli a capo dell’azienda, alla Locanda Margon, di proprietà delle cantine Ferrari e guidata dal pluristellato chef Alfio Ghezzi. Erano anni che non ci vedevamo, ma la stima reciproca fa sì che ad entrambi desse giorno addietro, trovando il piacere di rac-
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contarci gli accadimenti degli ultimi sette anni, scanditi dal motto “dite ciò che fate, ma soprattutto fate ciò che dite!” che in qualche modo ci accomuna. Parole di circostanza, sulle quali si potrebbe anche sorridere, ma che sono alla base di una linea guida importante, e non sempre di facile attuazione, che distingue da sempre l’operato della famiglia Lunelli, arrivata alla terza generazione in Ferrari, assumendo il valore di vera e propria filosofia di vita. La storia aziendale è nota, sono in tanti ad averli intervistati e altrettanti a scrivere di Giulio Ferrari, di nonno Bruno, che rilevò le cantine senza indugi nonostante un prezzo folle. Sono in pochi, invece, quelli che si sono interessati alla famiglia, all’energia che l’alimenta, al sistema che la controlla e ai valori che ne scandiscono il quotidiano, ed è ciò che vorrei provare a fare se ne avrò l’occasione.
21
l’idea di esserci lasciati non più di qualche
Ci provo e man mano che parliamo scopro
Marcello il vice, Camilla alla comunicazione
un percorso di vite semplici, quello di tre
e Alessandro alle operazioni del gruppo,
generazioni di persone “per bene”, norma-
ognuno rispettando il ruolo dell’altro, senza
li, educate a lavorare in sinergia e capaci
invasioni.
di assecondare le peculiarità di ciascuno, riversando la propria energia nell’azienda
Ecco un’altra parola legata a quei pallonci-
che è il loro centro di gravità, capace di at-
ni che vola nell’aria: il rispetto, che credo
trarli e tenerli uniti.
sia una parola chiave per poter rappresentare la famiglia Lunelli, che non si limita
Tutto è partito da un negozio di vini e
a coordinare i loro rapporti personali, ma
liquori, da quei cinque figli. Uomini mode-
piuttosto a delinearli con la gente, le cose, il
rati, dediti al lavoro e alla realizzazione del
territorio che li circondano; una parola che
sogno di condurre l’azienda all’apice delle
non è collegabile all’azienda Ferrari, aven-
imprese italiane per la produzione di bolli-
dola ereditata come il più grande fra i doni
cine del Metodo Champenoise, che chiamo
che avrebbero potuto ricevere, capace di
Metodo Classico; un sogno di grande impe-
marchiarli a prescindere da qualsiasi cosa
gno e responsabilità, vissuto e interpretato
avessero fatto delle loro vite. Cittadini del
così fino ad oggi.
mondo, ma con radici salde in questo Tren-
un marchio simbolo dell’italian style
tino che amano a dismisura, sentendosi Con rispetto mi soffermo a parlare della
legati alla terra che calpestano in modo
riserva del Fondatore e del motto che la
viscerale, aprendosi ai suoi bisogni.
contraddistingue “è nelle radici la forza,
È qui che prima di ogni altro luogo cercano
nelle radici la poesia”, avendo la conferma
di investire ed è qui che ricercano quella
che non sono soltanto parole, ma la sintesi za familiare e territoriale.
22
Non sono abituati a mettersi davanti al marchio Ferrari che ormai è un simbolo di un Italian Style, sinonimo di qualità e garanzia del buon bere, ma lavorano affinché tutto arrivi alla prossima generazione che già si sta affacciando in azienda. Lavorare in questa azienda non è uno sbocco sicuro per figli fortunati, ma una scelta meditata che richiede preparazione e competenze specifiche che loro hanno acquisito studiando lontano da Trento, da perfetti sconosciuti, lavorando chi in Sud Africa, chi nelle Filippine, o in America o a Singapore, facendo le più svariate esperienze prima di tornare a casa, per scelta. Mi rendo conto che, come dei palloncini legati con lunghissimi fili, sono stati liberi di librarsi in aria e osservare il mondo circostante, felici di sentirsi riportare a casa dal braccio familiare senza strattoni o costrizioni. Quattro cugini, Matteo il presidente,
“bellezza capace di salvare il mondo”. Del resto so per certezza che il bello e il buono è un connubio riscontrabile solo in Italia e, con piacere, ho scoperto che i Lunelli provano giornalmente a interpretarlo.
23
stessa del vivere e intendere l’appartenen-
Madre Natura è stata generosa con me quando mi ha regalato le chiavi per aprire quella stretta porticina, nascosta e segreta, di cui si narra in certe fiabe Paolo Spigariol
Paolo Pininfarina
quando il tratto diventa arte e mito
28
fra Lamberto Gancia e l’amico Paolo Pininfarina Con Paolo ci conosciamo da sempre, siamo
mobile, impegnandomi anche nel ruolo di
toriale, pratico sci, golf, ma faccio anche
amici come lo erano i nostri padri.
Presidente della Società, ma al di là degli
giardinaggio e mi occupo di garden design.
Abbiamo condiviso l’eredità di portare
accadimenti societari mi piace ricordare
La passione più nascosta è quella che nutro
cognomi importanti, l’idea di lanciare una
che nei momenti in cui mi sono emozionato
per la musica rock, in quanto suono da più
nuova bottiglia di spumante, disegnata da
negli ultimi anni, presentando le nostre cre-
di 40 anni la batteria. La musica mi affasci-
Paolo, che conteneva un ASTI DOCG da me
azioni automobilistiche, ho sempre stappa-
na, è un suono trasgressivo, mentre quello
brevettato, così come certe passioni quale
to delle bollicine per brindare… A Parigi nel
della mia Ferrari 12 cilindri è più classico,
quella per il calcio giocato. Epica fu la parti-
2008 per la Bluecar, a Ginevra nel 2010 per
come una sinfonia. Mi piace molto stare
ta che giocammo al Vigorelli di Milano che
la Duettottanta, nel 2011 per la FF, nel 2012
all’aperto, nel silenzio della natura. Adoro la
contrapponeva gli industriali ai sindacalisti.
per la Cambiano e nel 2013 per la Sergio, a
vendemmia, amo i vini e le bollicine che ho
Ma ciò che di Paolo mi ha sempre affasci-
Villa d’Este nel 2013 per la BMW Granlusso,
apprezzato la prima volta in occasione della
nato è il sentimento che ripone nel suo
a Ginevra nel 2014 per la Sergio stradale,
mia prima festa di Capodanno, alla fine
mestiere, l’umiltà nel calarsi subito nei
nel 2016 per la H2Speed e quest’anno per
del 1971, al Sestriere. Ero a casa di Patrizia
problemi e risolverli con i suoi collabora-
la HK600 e per la EF7. Tutti progetti estre-
Sandretto e riecheggiavano le note di Happy
tori, pensando, studiando e progettando
mamente belli, direi suggestivi, di grande
Xmas (War Is Over) di John Lennon. Una
con un’innata vena creativa.
impatto, anche se quelli per cui vado parti-
festa fra amici bellissima. Ricordi bellissimi
colarmente fiero sono tre: uno, nel disegno
di momenti altrettanto belli che non dimen-
Dopo essersi laureato in ingegneria entra
industriale, riguarda la cucina Snaidero Ola,
tico e mi accompagnano nel mio lavoro, che
nell’azienda di famiglia…
l’interior design dello Juventus Stadium e,
mi vede, insieme al management aziendale,
“Mi sono gradualmente scoperto designer
nell’automobile, la Ferrari FF. Mi piacciono le
impegnato a consolidare la presenza della
sul campo, sviluppando nel tempo più di
sfide, sarei propenso a dire quasi tutte, poi-
Pininfarina in Cina, negli Stati Uniti e negli
600 progetti di design al di fuori dell’auto-
ché oltre a giocare a calcio, in modo ama-
Emirati Arabi”.
di aver investito tempo e risorse in progetti
una barrique in rovere da 225 litri; un vino
affezionato al suo ultimo prodotto: la
su mercati e settori non del tutto sicuri.
per il consumo di famiglia che considero un
Fittipaldi EF7, presentata a Ginevra, che
“Se sbagli devi capirlo immediatamente e
lusso straordinario”.
definisce “the dream of a dream team”.
fermarti. Se vuoi innovare, devi essere veloce e saper gestire, in tempi rapidi, il rischio
Parole che scorrono veloci fra vecchi amici e
Lo ascolto mentre si racconta e mi fornisce
imprenditoriale, soprattutto nel design dove
che io ascolto volentieri, sapendo di tro-
il suo punto di vista su quali siano le cause
devi anticipare le tendenze del mercato.
varmi al cospetto di un personaggio che fa
del successo del design italiano, una popola-
Questo a noi italiani è sempre riuscito. Il
parte della storia d’Italia e del mondo, con
rità che va ricercata nelle nostre tradizioni
mondo è attratto dalla bellezza del nostro
tanti valori da prendere ad esempio.
e nella cultura che ci aiutano ad avere un
design, che è certamente un nostro punto
senso dell’armonia. Già, l’armonia degli
di forza. Come lo sono migliaia di altre cose,
equilibri, sono questi i valori e l’esempio
dal nostro buon vivere a partire dai pro-
per tutti gli imprenditori che vogliono avere
dotti gastronomici, alla ristorazione fino al
successo in Italia e nel mondo. Vi è inoltre
vino che, dal 2000, mi diverto a produrre
un altro elemento importante che ritengo di
facendomi aiutare da un enologo, riuscendo
grande rilevanza, ed è la coerenza nei pro-
a imbottigliare una piccola quantità di vino
pri valori. Elementi cardini, ma non meno
rosso, inizialmente solo di Freisa di Chieri
importanti degli errori commessi da cui
DOC a cui si è aggiunto, recentemente, un
dobbiamo imparare, magari riconoscendo
Collina Torinese Rosso. Meno di 300 piante,
Lamberto Vallarino Gancia
29
Sensazioni effervescenti
Come tutti i creativi è particolarmente
ASTORIA Qualcosa di più bello della realtà
3.
Ciò nonostante, o forse proprio a
con Giorgio Polegato accende la men-
causa di quanto detto, il principale pro-
te. Non si tratta (solo) di farsi travolgere
blema dell’azienda vinicola italiana è la
dall’entusiasmo di questo imprenditore
propria incapacità di porsi sul mercato
poco più che cinquantenne, trascinante
in modo competitivo, ovvero la mancanza
sì, ma anche con i piedi ben piantati per
di abilità nel saperlo interpretare. Vedi la
terra. In realtà è qualcosa di più. Ogni fra-
staticità del proprio atteggiamento verso i
se non è fine a se stessa, ogni asserzione
mutevoli gusti dei consumatori, il difetto
si collega alle altre in un gioco di rimandi,
di programmazione degli interventi ne-
sia logici sia pratici, che creano una visio-
cessari a interpretarli e prevenirli, il di-
ne più ampia, densa di significati incro-
fetto di duttilità e di adattamento.
ciati. Ecco dunque che tento di distillare il molto che ho imparato, in questo incontro sul Prosecco e sul suo successo, in
4.
Ecco dunque che Astoria, e il comparto Prosecco nel suo complesso, hanno costruito il proprio successo su questa capacità di interpretazione, creando un brand che ha avvicinato milioni di consumatori al vino di qualità senza richiedere un preventivo esercizio intellettuale, attraverso l’immediatezza di un’esperienza sensoriale che ne esalta il carattere conviviale. Il Prosecco si impone con un godimento dell’olfatto e del palato che non richiede di interrompere una conversazione con gli amici, esigendo una dedizione assoluta, ma al contrario la rilassa e la arricchisce in modo disimpegnato e subito fruibile.
5.
Questo carattere si esplicita pie-
namente e dispiega la sua piena efficacia con l’immediata riconoscibilità. A livello aziendale ciò significa imporre il brand anche con packaging mirati e ricercati, frutto della creatività interna, che si coniugano con un’immagine di pregio, l’esclusività, la capacità di essere presenti negli appuntamenti importanti (vedi la sponsorizzazione del Giro d’Italia del centenario), ecc.
una serie di punti fissi: essi ricostruiscono la storia aziendale altrettanto di successo del brand Astoria, rappresentativa di ciò che è già stato e di quanto ancora può essere.
1.
Il principale patrimonio di un’a-
zienda è il capitale umano, gli uomini che la compongono, in termini di entusiasmo, senso di appartenenza, lungimiranza nella progettualità tesa a crescere e consolidarsi, cura nella realizzazione dei dettagli. Vuol dire consapevolezza di sé, del proprio valore, ma anche umiltà nel sapersi non esporre, nel considerare più importante il risultato del proprio lavoro all’affermazione della propria immagine personale.
2.
La qualità del prodotto non è un
traguardo, è un pre-requisito. In un mercato enologico globale in cui prodotti di pregio giungono (tra breve) dai cinque continenti e in essi si sfidano, ciò è imprescindibile. Per questo Giorgio e Paolo Polegato sin dagli inizi sono imprenditori agricoli, proprietari di terreni, e inoltre, ancora adesso, mantengono PERSONALMENTE i rapporti con propri numerosi conferitori, affinché si sentano cooptati in un progetto di qualità.
33
32
Conversare
35 6.
Ciò non vuole dire che il Prosecco, e tanto più
trimonio di personalità per lo più inesplorato, e quindi a
quello di Astoria, sia “solo” un vino semplice, senza pre-
maggior ragione foriero di esaltanti prospettive.
tese, senza valori legati alla storia, al terroir, alla sapiente
È un percorso che coniuga passione, imprenditorialità,
interpretazione che ne danno i produttori.
visione del futuro, solidità nel presente. Esaltante come
E quindi lo step successivo per prolungare e consolida-
le frizzanti bollicine, “solido” come la pienezza del frutto
re la congiuntura favorevole sarà una paziente azione di
di un buon Prosecco Astoria. Giorgio e Paolo Polegato lo
formazione per addetti ai lavori e non sui valori di un
sanno, e si impegnano per proseguirlo nel migliore dei
territorio, che non a caso ha sottoposto la propria candi-
modi. In attesa delle nuove generazioni, già in azienda, il
datura come patrimonio dell’umanità per l’Unesco. Affin-
futuro è nelle loro mani.
ché sempre più consumatori avveduti, pur continuando a godersi l’inimitabile, accattivante immediatezza di un prodotto di qualità, imparino ad apprezzare le sfumature saline di un “Rive”, la pienezza di un “Cartizze”, un pa
Riccardo Margheri
Abbate Y la Mantia è volontà d’innovare con tradizione. L’ attività della nostra azienda agricola si sviluppa e nasce nelle meravigliose dolci colline della campagna toscana, precisamente nell’Alta Maremma, a pochi chilometri da Scansano. La coltivazione del crocus sativus (zafferano alimentare) è per noi motivo di vanto e di soddisfazione, prima di tutto sensoriale: in coltivazione e in degustazione. Come si passa dalla produzione di zafferano ad un’azienda apprezzata a livello internazionale per i suoi prodotti da uomo? Siamo voluti partire da un concetto di astrazione senza pregiudizi. Un utilizzo inusuale delle materie prime per offrire
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una sostanza conosciuta in una forma sconosciuta. La mia passione per il mondo della rasatura tradizionale è stata la nostra guida. Obiettivo ancora più complesso dato che in questo mercato, fino a poco tempo fa, ci si affidava a dei marchi e a delle aziende in esso sedimentate da lungo tempo. La nostra rivoluzione, dopo 21 mesi di ricerca e sviluppo, prende vita su un proposito : “Voglio dei prodotti che non si accontentino di aggiungersi allo zafferano da noi coltivato, voglio che quest’ultimo divenga prima olio e poi sapone da barba, ovvero, tutto ciò in cui potrà essere trasformato.” Così abbiamo fatto. Adesso i nostri prodotti sono tutti caratterizzati da un’anima estratta da ogni singolo pistillo di zafferano frutto della nostra terra.
uno stile tutto italiano
Una produzione faticosissima, ma meravigliosamente esclusiva. Ogni fiore di zafferano contiene tre pistilli, ogni bulbo produce tre fiori per un totale di 9 pistilli ogni bulbo piantato. Più o meno occorreranno 150-180 bulbi per ogni grammo di zafferano.
per volontà degli dei dell’Olimpo, spesso terribili e vendicativi.
Noi mettiamo a dimora ogni ferragosto 25.000 bulbi; tutti rigo-
Lo zafferano in saponificazione e non in costosissimi vasetti di
rosamente a mano in sinergia tra le persone che lavorano con
pistilli per ricette gastronomiche; seppur squisite.
Nulla, però, poteva fermare l’amore tra i due. Il loro amore poteva continuare in un mondo “altro” e “oltre”. Krocus decide di uccidersi. Smilace, impazzita, per pietà divina viene trasformata in una pianta di salsapariglia (simbolo dell’amore che si difende a ogni costo a causa delle sue spine) e Krokus fu trasformato nel meraviglioso fiore omonimo. Proprio quello del nostro zafferano. Non posso non paragonare la nostra esperienza alla determinazione di Smilace nel difendere ciò che ci ha animato!.... anche se a molti sembrava folle. Al tempo stesso la volontà di realizzare questo folle progetto in un “mo(n)do altro” come sublimato dal suicidio di Krokus.
noi e tutti i membri della famiglia. A sublimare ancora di più i nostri prodotti abbiamo studiato A fine ottobre-inizio novembre, ogni mattina alle 5 andiamo
delle fragranze mai utilizzate: ad esempio, Vegano : carota e
a raccogliere i fiori nati, ma non ancora aperti. Per questo si
lattuga, Vulcano: semi di peperoncino, Laureato: foglia di alloro,
dovrebbe aspettare il sorgere del sole, ma andrebbero perse
Crumiro : biscotto Krumiro, Matteo 9,11 : incenso e mirra, etc..
molte delle qualità organolettiche in essi contenute.
Ogni passaggio di lavorazione e trasformazione dei nostri pro-
La sera intorno al tavolino e a del buon vino toscano separiamo
dotti è assolutamente artigianale e sviluppato in Italia. Con tutti
i pistilli rossi dal loro fiore viola e li essicchiamo a calde tempe-
prodotti vegetali senza grassi animali aggiunti.
rature in un disidratatore. La mia idea di lusso è quella di prodotti che abbiano delle vere
fin dall’antichità, viene apprezzato per le sue proprietà. Ebbene,
qualità naturalmente preziose. Non l’impreziosire qualcosa che
fra queste, ne esistono di incredibili e ricercatissime nell’ambito
non avrebbe sue peculiarità in natura.
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E’ meraviglioso maneggiare questa materia prima. Lo zafferano,
cosmetico ed erboristico. Ecco da dove nasce la verticale di prodotti pensati per l’uomo.
Chiunque acquista i nostri prodotti riceve una confezione
Per quell’attimo di cura di sé che se ben fatto può far iniziare o
preparata artigianalmente con supporti vegetali, impreziositi
finire meglio ogni giornata.
da un sigillo di famiglia in ottone su cera d’api colorata prove-
La “storia” dello zafferano nel nostro mondo mortale prende
niente da Venezia, secondo l’antica tradizione della Serenissima
inizio da un amore appassionato tra due giovani. La ninfa Smila-
repubblica: “AYLM” Appunto.
ce e il giovane Krocus. Sentimento pieno di difficoltà e ostacoli
gia drà la piog a c a r o c n A lci selciati, sui tuoi do leggera ia g g io p a n u . o un passo o t li a n u e com lba brezza e l'a la a r o c n A leggere fioriranno , il tuo passo o t t o s e m o c rientrerai. quando tu avanzali Tra fiori e d pranno. i gatti lo sa  ltri giorni, i saranno a C ltre voci. a o n n a r a s ci a sola. orriderai d S pranno. a s lo i t t a g I antiche, drai parole U che e vane n a t s le o r a p i smessi m u t s o c i e com i ieri. elle feste d d ] [‌ ranno gatti lo sap I se esare Pave C
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Ieri, oggi e domani‌
1952
bollicine dal
Ascolto,
mentre lentamente cammino nei corridoi sotterranei delle cantine di questa azienda. È la loro Cattedrale Sotterranea; una lunghissima galleria che si apre in altri svariati cunicoli scavati a mano nel tufo a partire dal XVIII secolo, dichiarata dall’Unesco Patrimonio mondiale dell’umanità per la loro bellezza e storicità. Percorrendole si attraversa la collina, passando dall’altra parte del paese di Canelli e ritrovandosi all’interno del giardino della villa liberty da un secolo di proprietà della famiglia Coppo.
Ne hanno viste di cose durante gli ultimi decenni, caratterizzati da alti e bassi, da gioie e momenti di crisi, quasi sempre accompagnati da scelte sofferte ma effettuate in modo coeso dalla famiglia dove, da 125 anni, ognuno ha sempre trovato il suo posto, la giusta locazione delle proprie potenzialità e il rispetto delle generazioni che, via via, si sono susseguite. Nessuno ha mai imposto niente a
nessuno. Chi lavora in cantina lo ha sempre fatto per libera scelta, sapendo di dover dare il proprio contributo al fine di poter tramandare un brand che ha fatto la storia. Per far questo serve lungimiranza e la capacità di adattarsi ai tempi, ai gusti, che nel frattempo sono cambiati, e alle esigenze di un mercato che si è moltiplicato in mille sfaccettature. Parlo prima con i “vecchi” e cari amici, quelli della mia generazione, ma ascolto con passione anche la quarta generazione, quella che si affaccia ora all’uscio della cantina ed è piena di progetti, orientati a rimarcare quale sia l’importanza dei Coppo in questo territorio, esaltando da una parte il concetto della qualità dei vini, che posso affermare con assoluta sicurezza non è mai venuta meno, e dall’altra rendere fruibile la bellezza della cantina e quella del territorio circostante.
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In queste gallerie dalle volte in mattoni riposa il vino e i dormienti spumanti figli di una tradizione spumantistica che a Canelli, in Piemonte, ha sentito i primi vagiti di quel movimento che si è poi diffuso in tutta Italia. Da qui è passata la storia del vino
italiano, almeno di quello spumantizzato; vini chiamati ancora Champagne almeno fino a pochi decenni orsono, ottenuti dalla vinificazione dei frutti del vitigno Moscato, grazie all’intuito e all’intelligenza, divenuta poi sapienza, dei capostipiti di grandi famiglie. Vedo orgoglio negli occhi dei Coppo che rivendicano l’appartenenza della loro famiglia a quella vecchia stirpe d’imprenditori canellesi ormai defenestrata da nuovi intrusi.
Ci saranno sempre nuovi giorni, cadrà la pioggia che il sole asciugherà e ci saranno giornate d’affrontare con forza e salute: “robur et salus”. Un po’ il motto di casa Coppo, lo stesso che recitava nonno Piero per spronare la famiglia e rappresentare la sua azienda, entrambe identificate come un’unica cosa. Un credo, una preghiera, un mantra da recitare ogni nuova giornata. Si sono sommati i giorni e i mesi, e gli anni sono andati a comporre i decenni, passati i quali siamo ancora qui a spronarci ogni nuovo giorno. Il sorgere del sole ci vede ancora qui, in via Alba, dove tutto ha avuto inizio e dove, generazione dopo generazione, abbiamo mantenuto e ampliato ciò che avevamo, un patrimonio di memoria che si identifica con una delle più belle e antiche realtà vitivinicole che esistano in questa regione, meritandoci di essere inseriti, dal 2012, nel registro nazionale delle imprese storiche con più di un secolo di ininterrotta attività nel medesimo settore merceologico: il vino.
i l tang o i seri e attent i. or nt ve av i d hi c oc i nei caffè sotto gl ne e distenio ns te i d o, o ss oc se gi , za un en o bettole, tra vi ol Il tang o è soprattutt isce già nell a m us ica forIl tang o è nato nelle , ed è fi nito sui palcoscenici e questo s i percep ni , io ne ss io s pa i rt mericani e le a fo ro e o af li os i el zi tm en ri colt il s i a co li tr o davant i a un pubb giatas i nell’i ncontr dei neri fosse za nen l’i el es d pr di tutto il m ond o, to la za ne iz il be eb st S tte al rituale melodie europee. inizi del secolo i ri li e attento, che ass is a d onna. U n ballo che dalle ag , es ir A s no ue e un scarsa a B i soprattutto da le t a un fr gi , i, co ntro tra un uom o ni ig ca ar P ri a af i to av oscenico gi us mi deg li ex schi ina, trovand o t en rg a A i po in i balere trovò il palc he os nc d a en i in es ilio, diffo nd nord, erano penetrat st ivo pagano, il il fe ”, to a ri es com unità argent ine sc un “a in a ta ur es lt qu el corso di un terreno di co ieri portuali t ar e qu su i ne le , n livello pl anetari o. N es co ir le A ca il cord one om beli and om bè. A Buenos C io a fo nders i co n le nt er co es r pr pu i tang o ha staccato , tm le ri ra i t at es te qu to spettacolo più malfamat i, , ra le ba radici ed è diventa a d a nz a desche e ispaniche. d te a , un ne e a li a a ic it us ie m od a el un nuand o a essere per strada o m i, s io ur c i ar or in he ball ata, magari, anc
Il suo successo? L o tr overete nel fatto che negli ultimi anni vi è un rito rno alla danza propri o co stru mento di corteggi amento e di com unicaz me io ne. Le persone si riavvici nano ai balli da sala, al liscio, alle danze lati no americane e anche al tang o argent ino che, più di qualsias i altro ballo, offr la poss ibilità di batt ersi in un gi oco cortes e e di latente seduzi one di bi univoca unicità.
Mentre piedi scivol ano lang uidi e si lent i, gli animi irrequieti si ri ncorro no cantando l’i nno cele brat ivo della complicità; la danza avvici na e allo nt ana i corpi che co nt inuano a emettere pass io ne ed energia.
nza, ma un sent iIl tang o no n è soltanto una da mento, un modo di vivere. ore, un grid o diam , io od è vi e nz ve mo e su lle Ne te, vi è l’attaccamensperato di un popolo sofferen ria terra. Il tang o op pr la o rs ve co ac st di il e to una necess ità, quell a colma questo vuoto, soddisfa eme, di co noscersi, si in e ar st di e e ar nic mu co di e. È l’immagine del sent ire l’altro e fars i sent ir vida, come dico no in la mo co es a, vit lla de o oc gi maniera elegante, A rgenti na, che puoi vivere in dolcezza. sensuale, triste o co n grande I l tang o co me nea è l’imm metafora dell a societ agi à cere l a soli ne del biso g no che ab co ntemporatu bi tatto fis ic di ne. Del resto chi no am o di vi nop na sg uard o? Q ulito, dato da una ca ma i l co nua re Vederlo ball nte storie può racco n zza o da uno ta ar perfetta i n e mi dà l’idea di rapp re i l tang o. teg re co n sensual razi o ne fra d ue esse sentare l a ri u mani, c ità e pass i he o n no Angel s ti e c en o v g o n ar f g ro i li o no com un g g e r Il maest e ballea l su a la s n o litudi ne. icare e a co Fabian Cori ortino – Angel è S ia d u la i C d a o rin ng ondiali di ta M ass im o Pe giudice ai m balla da sempre nnacchi ni , es ir A s Bueno ni. È stato na da 25 an
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Le canzoni che ne nasc evan ne, tradimento, abband o parl avano di solitudiono, di am ore e m orte , ma soprattutto di quell’im pulso vitale, insopprim ibile, di ricerca dell’inco ntro , dello scontro, della sfida come sim bolo gia nei co nfro nt i della vita e po i di seduzi one verso l’altro sesso, di am ore, di gi oia e sofferenza.
e inseg ngo più agnie di ta nelle comp rando ondo, lavo famose al m i coreografi rand con i più g . mondiali
M ass im o Pe nnacchi ni è un art ista di i ntrapre che ha avut ndere q uel o l’o nestà diffici le ca pittura fig mmi no che urat iva co n co nd uce all temporanea s ibi le soppe a , a m bito i n cu sare e valu i è postare, nel be di competen ne e nel ma za e abi lit le , i criteri à art ist ica m o nocroma . L e s ua o p t iche, port ere, q uas i ano all a me passat i, su m oria em oz scitano ent i o ni di tem us iasm o, m volte nervo pi e n t r e le pennell a se e a volte te, a vell utate, p direzi o ne d ercorro no la ell a vita ch tela nell a e scivola n el turbi ni o dell a danza .
Paolo Spigariol
Se lo farete vi conviene attraversarlo piano piano, discostandovi il più possibile da quella moltitudine di viaggiatori che si ferma solo a osservare ciò che vede; voi cercate invece di andare oltre, di avere uno sguardo attento e indagatore, utile per comprendere come tanta bellezza sia arrivata ai nostri giorni. Intanto, per vostra informazione, vi dico che per apprezzare il senso del luogo, bisogna che prendiate anche voi coscienza del “tempo”. Dovrete spenderlo un po’ se volete arricchire il vostro animo, iniziando, magari, calcolando quanto ne abbia consumato madre natura per disegnarne le forme e quanto ne abbiano usato gli uomini per ricamare queste colline. Già, il tempo! Dovete sapere che queste sono le terre delle meridiane che con le quali Andrea Zanzotto, figlio illustre di queste terre, nel suo intervento nel libro Conto solo ore serene. Le meridiane delle Prealpi Trevigiane, cercava di descrivere il valore proprio del tempo. So che vi rimarrà difficile, ma non disperate, non è impossibile! Sforzandovi risulterà evidente anche a voi che qui esiste un profondo rapporto fra il tempo, l’ambiente e l’uomo che è stato capace di sviluppare un sistema economico e sociale sostenibile, unico e identitario, aggregandosi e consolidando, intorno alle peculiari caratteristiche pedoclimatiche e geologiche di queste terre, un
Un brindisi nel
capitale umano. Un’area magica nel suo insieme, nella verticalità delle sue Rive e nell’utilizzo delle risorse, sintomo di una civilizzazione contadina che ha saputo coniugare la tradizione alla produzione di un vino divenuto ormai un mito. Muovetevi pure in massima libertà, facendo attenzione alla moltitudine di appassionati ciclisti che si aggirano per queste strade tortuose e questi sali e scendi. Presto vi accorgerete d’essere immersi in qualcosa che ha valore, in una cultura forte ma semplice, che ha spessore anche se – lo so per esperienza diretta – vi rimarrà difficile scrostare la diffidente chiusura iniziale di questi vignaioli. Questa è una terra di elezione vitivinicola, che la tenacia dell’uomo ha modellato e messo a frutto. Sui dolci pendii delle colline di Conegliano la vite si alterna a macchie arboree disegnando un paesaggio viticolo che diviene sempre più rude, impervio e selvaggio man mano che vi avvicinerete a Valdobbiadene, dove ogni goccia di sudore è vino e l’uomo diventa artista e scultore di bassorilievi naturali vitati ineguagliabili.
E N E D IA B B O D L A V O N IA L G E N CO G C O D E R IO R E P U S O C C E S O R P
Mi aggiro spesso per le colline di Conegliano e Valdobbiadene e il farlo non mi stanca, anzi mi entusiasma.
Ogni volta che ritorno da queste parti ho la sensazione di trovarmi al cospetto di un posto magico, energetico, lontano anni luce da ciò che ho appena lasciato. A
All’inizio le trovavo raccolte ed ermetiche ma, aumentando la frequentazione di queste alture, ho iniziato a viverle nei dettagli, scoprendo come fossero distanti da quella pianura tagliata dalle acque amiche del Piave, tenuta a dovuta distanza per la radicale differenza che esiste nell’interpretare il tempo da parte di chi sta in quel piano e chi, invece, si trova a ragionar con la vite su queste terre. Laggiù c’è il fragore, la frenesia industriale; quassù la radicata cultura di quella razza trevigiana che sa di doversi raffrontare con la stagionalità di una vita contadina. In alcune zone la vite si arrampica su pendii tanto ripidi da doversi legare ai pali per non cadere; pali alti come soldati, pronti a sostenerla e difenderla da chi non le è amico.
dina che ha saputo coniugare la tradizione alla produzione di
Vi basterà osservare le mani dei vecchi vignaioli per capire
libertà, facendo attenzione alla moltitudine di appassionati
vani che stanno prendendo in mano le aziende, capirete quale
un vino divenuto ormai un mito. Muovetevi pure in massima
ciclisti che si aggirano per queste strade tortuose e questi sali e scendi. Presto vi accorgerete d’essere immersi in qualcosa
che ha valore, in una cultura forte ma semplice, che ha spessore anche se – lo so per esperienza diretta – vi rimarrà difficile scrostare la diffidente chiusura iniziale di questi vignaioli.
Questa è una terra di elezione vitivinicola, che la tenacia dell’uomo ha modellato e messo a frutto. Sui dolci pendii delle colline di Conegliano la vite si alterna a macchie arboree disegnando un paesaggio viticolo che
diviene sempre più rude, impervio e selvaggio man mano che
vi avvicinerete a Valdobbiadene, dove ogni goccia di sudore è vino e l’uomo diventa artista e scultore di bassorilievi naturali vitati ineguagliabili.
La conformazione dei rilievi collinari, la costituzione dei suoli
che si diversifica in pochi passi e il sistema stratigrafico, quan-
cosa sia stato il passato, mentre, guardando negli occhi i giosia il futuro di questa terra. Qui c’è energia, e ve la sentirete scivolare addosso.
Ovunque c’è una vitalità forte: Forse la causa è la trasformazione scolastica in atto. Quell’antico mondo contadino si sta
trasformando. Ogni famiglia produttrice di Prosecco Superiore ha un giovane enologo in casa che, insieme agli altri, prova a
rinnovare l’esperienza del passato. Conosce bene quale sia l’obiettivo, così come sa condurre il vigneto affidatogli dal padre
e il valore di un’agricoltura di precisione che vi sta applicando. Sa bene che ciò che sta facendo dà ancor più peso al lavoro
delle generazioni che lo hanno preceduto, capaci di creare il
territorio e il sistema produttivo a esso collegato. I vecchi e i giovani vignaioli fanno parte del solito gruppo, li senti ragio-
nare sul significato del bene comune, sull’idea di trovarsi in un areale che è diventato marchio e presto brand.
Nei vostri prossimi impegni, inserite anche l’idea di passare qualche giorno da queste parti. Andrea Zanfi
pedoclimatico molto variegato che si specchia nel vino. Per
quelle, tanto da essere identificate come un giacimento pre-
ne abbia consumato madre natura per disegnarne le forme
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Sono colline uniche
prezzare il senso del luogo, bisogna che prendiate anche voi
zioso, patrimonio dell’umanità, al pari di quelle che vestono le Langhe piemontesi. Sono colline strane, nate dall’orogenesi alpina che ha creato un sistema detto a “cordonata”, unico
esempio per estensione e per specificità geologica in Europa.
Si tratta di una doppia linea di rilievi, a volte dolci e in altri casi molto acclivi, che non superano mai i 700 metri s.l.m., che corre parallela dalle terrazze alluvionali del fiume Piave, a
ovest, fino all’estremità orientale nei pressi di Vittorio Veneto. Un areale, di ben 15 comuni dell’alta provincia di Treviso, che non potete esimervi dal visitare.
Se lo farete vi conviene attraversarlo piano piano, discostandovi il più possibile da quella moltitudine di viaggiatori che
si ferma solo a osservare ciò che vede; voi cercate invece di
andare oltre, di avere uno sguardo attento e indagatore, utile per comprendere come tanta bellezza sia arrivata ai nostri
giorni. Intanto, per vostra informazione, vi dico che per ap-
coscienza del “tempo”. Dovrete spenderlo un po’ se volete
arricchire il vostro animo, iniziando, magari, calcolando quanto e quanto ne abbiano usato gli uomini per ricamare queste
colline. Già, il tempo! Dovete sapere che queste sono le terre delle meridiane con le quali Andrea Zanzotto, figlio illustre di
queste terre, nel suo intervento nel libro Conto solo ore sere-
ne. Le meridiane delle Prealpi Trevigiane, cercava di descrivere il valore proprio del tempo. So che vi rimarrà difficile, ma non disperate, non è impossibile!
Sforzandovi risulterà evidente anche a voi che qui esiste un profondo rapporto fra il tempo, l’ambiente e
l’uomo che è stato capace di sviluppare un sistema economico e sociale sostenibile, unico e identitario, aggregandosi e consolidando, intorno alle peculiari caratteristiche pedoclimatiche e geologiche di queste terre, un capitale umano.
Un’area magica nel suo insieme, nella verticalità delle sue Rive
e nell’utilizzo delle risorse, sintomo di una civilizzazione conta-
capire dove sia la differenza, se ancora non l’avete percepita, fermatevi e guardatevi intorno! Le colline sono diverse una
dall’altra. Sono scolpite da filari posti in un disordine ordinato e ragionato.
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to mai antico e complesso, concorrono a formare un quadro
Paolo Spigariol
Un patrimonio dell’umanità
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Un bicchiere di Prosecco Superiore fa sempre bene
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“La presenza in un calice di Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG di diversi polimeri e di alcuni minerali come zolfo, manganese e potassio, non vi deve meravigliare; dovete sapere che regolano le difese immunitarie anche verso le allergie alimentari. Infatti i polifenoli hanno un effetto protettivo, contribuiscono a rallentare la perdita di efficienza e limitano la degenerazione ossidativa epiteliale delle cellule presenti in diversi organi del corpo umano, a cominciare da quelle presenti nel sistema nervoso, sanguigno e linfatico. I polimeri proteggono il sistema vascolare, svolgono azioni oligoterapiche, omeopatiche e terapeutiche e hanno la capacita di generare effetti inibitori dei processi infiammatori non mediati, di svolgere un ruolo di anti-aging grazie all’azione dei radical scavenger. I principali costituenti polifenolici attivi e positivi sono l’acido gallico (un fenolo), la malvidina (un antociano), la epicatechina e la quercitina (due flavonoidi). L’ultima ricerca ha dimostrato che il maggiore effetto positivo sull’organismo umano si ha attraverso la sinergia fra azione antiradicalica e comportamento redox (antiossidazione + anti infiammazione), purche a dosi medio-basse. Infatti, e stato constatato e provato in piu occasioni che all’aumento del consumo di vino non si ha un incremento dei benefici antiossidanti. Quindi bere con moderazione fa bene alla salute”.
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“È propria dell’amore quella forza che, insieme all’Arte, non potendo fermare il tempo lo fissa e lo colora.”
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Fausto Brozzi
Fausto Brozzi elabora l’immagine come i pittori romantici inglesi componevano la cosmicità del creato che sovrasta il genere umano. I suoi scatti riflettono un’anima tormentata che non sa sopire la sua indomita voluttà cercando di ruggire contro il dio Crono, passando e cambiando gli involucri delle anime e l’aspetto delle cose. In lui c’è il desiderio di fermare l’osservatore sull’afonia dei sensi, utilizzando la stessa forza dei writers che decorano i grigi pilastri di cemento armato. I supporti delle sue opere sono come lacerati da unghie che trattengono quell’istante che si è fermato ed è divenuto ricordo. I suoi nudi non raffigurano un eros, quanto una sorta di venerazione non solo nel vero senso etimologico del termine e della bellezza che fu propria di quella Venere che irradiava d’energia il cosmo intero, facendo ritornare giovane il vecchio guerriero. Nel suo fare arte Fausto riscopre la dea Afrodite e, rigenerandosi in lei, depone finalmente le armi e lascia la nostalgia, riscoprendo che il tempo non si può fermare ma, con la forza dell’amore, si può colorare… Imprevedibile genialità.”
Tratto dalla relazione critica del Prof. Alberto D’Attanasio Docente di Storia dell’Arte e Semiologia dei Linguaggi non verbali.
M Per la qualità, per ogni metodo di produzione degli spumanti, nell’ordine, i valori sono: varietà, clima, suolo. Nessun vitigno, da solo, fa un grande spumante. L’uvaggio è la soluzione migliore
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ario Fregoni
Il prof. Mario Fregoni è in pensione, ma per
frizzanti”. Mi passò dei fogli su cui aveva
un terreno calcareo a basso tenore di po-
vibilità’ del vino appena pigiato fino a quel-
lezione clonale, mi conferma il Professore,
modo di dire.
appuntato idee interessantissime, dato che
tassio, ricco di azoto e di sostanza organica
lo appena stappato”.
resta il vero confine e il vero limite della
Lo incontro nel suo studio, circondato da
fino ad allora – era il 1991 – nessuno si era
facilmente assimilabile. Tutti elementi che
3.000 volumi, alcuni ordinati perfettamen-
mai preso la briga di ipotizzare che i vini
fanno la differenza, come la fanno gli sbalzi
In sintesi un vino Metodo Italiano si potreb-
ancora di più la qualità spumantistica ita-
te, altri accatastati in un logico disordine
spumanti nazionali sarebbero potuti esse-
termici degli ultimi 30 giorni di maturazio-
be ottenere con tutte le uve che vogliamo,
liana, sapendo che la varietà dell’uva incide
insieme a tanti faldoni con bozze di tesi.
re inseriti nelle DOCG e DOC.
ne delle uve che garantiscono grandi pro-
basta aver ben chiara l’origine varietale sul-
per il 50%, il clima per il 35%, il suolo per il
Un tentativo che non ebbe buon esito, dato
fumi secondari e terziari, per consentire ai
la quale si opera, mentre un Metodo Classi-
15%... Come indirizzo è semplice!
Uno dei primi laureati della Cattolica di
che gli articoli preparati sparirono dalla
vini di avere struttura e poter durare anche
co si può ottenere solo se ci sono il clima e
Piacenza, per 50 anni si è posto al servizio
legge Goria. Lui non si diede pace, e ancora
oltre i 10 anni”. Il tema è affascinante, ma
un terreno idoneo.
della stessa facoltà e della viticoltura mon-
più convinto di quanto lo fosse stato prima,
sorgono spontanee due domande dirette. E
Certo l’elemento varietale conta molto, ba-
diale. Un ricercatore e sperimentatore vero,
si impegnò affinché le cose cambiassero.
le varietà dell’uva? Il metodo di produzio-
sta pensare che nel resto del mondo “gli
“…nel campo” come è solito dire, stando a
Del resto la Denominazione della Francia-
ne?
champenoise” si producono con solo due
contatto con viticoltori e enologi, tenendo
corta si deve in parte proprio a lui, che mi
alto il valore della ricerca viticola italiana e
aiutò a comprendere i processi e le diffe-
Domande che lo fanno ringiovanire di 40
tano circa 100 varietà e altrettante variabili
restando a capo, per anni, come presidente
renze che creano il distinguo fra gli areali
anni. Con sapienza e saggezza sciorina una
di cloni che producono spumanti Metodo
e emerito, dell’O.I.V., l’Organismo Interna-
produttivi, ricordandomi spesso che “la
marea di dati, mi mostra ricerche, analisi
Italiano, molti dei quali estremamente in-
zionale della Vite e del Vino. Molti territo-
spumantistica che conta si produce fra il
di rapporti sensoriali e sul valore del DNA,
teressanti.
ri, denominazioni, aziende, associazioni
45° e il 50° parallelo nord. Però da sempre
utile per determinare l’origine geografica
devono a lui soluzioni, proposte, progetti,
più anni la viticoltura si porta verso il 55°
dell’uva e le sue risultanze di utilizzo.
Ma a prescindere dal vitigno, l’effetto della
innovazioni di allevamenti, di impianti, po-
parallelo, in Inghilterra, ma anche a 1.000
Mi chiarisce che “qualunque sia il metodo
qualità della materia prima, delle uve per
tature, concimazioni, zonazioni, vocazioni.
metri di altitudine, in Sicilia come in Alto
di produzione dei vini spumanti, è impor-
intenderci, in termini di valore assoluto,
conoscenza, da superare per aumentare
vitigni ben precisi, mentre in Italia si con-
Adige, perché terreno e clima, vista l’evo-
tante che ogni ‘passaggio’ tecnico, dall’uva
risulta quindi fondamentale per qualsiasi
Ricordo quando mi disse “…dobbiamo scri-
luzione recente, sono fattori indispensabili,
all’imbottigliamento, sappia resistere ai fe-
vino spumante si voglia produrre, siano
vere 5 articoli per la nuova legge sui vini a
soprattutto se si desidera avere un Ph basso
nomeni fisici e chimici che possono recare
essi classificabili come Metodo Classico
Denominazione, dedicati agli spumanti e
e un’acidità elevata, avendo a disposizione
ossidazione e mettere in discussione la ‘vi-
oppure Metodo Italiano. Certamente la se-
Giampietro Comolli
62 Paolo Spigariol
Carlo Giovan
ni Pietrasa nta
enoturismo: si vince solo in cordata. Il turismo del vino è un motore economico nazionale, volendo fare sistema reale e non parole Franco Vergnano
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Se, passando una domenica dalle parti di San Colombano, sentite il motore di un trattore “cantare” tra i vigneti, con molta probabilità si tratta di un PGS Roma 38, di un Toselli 40, di un Fiat 455 oppure di un Landini (marchio glorioso) Rex 70. Ma nei prossimi mesi potrebbe trattarsi di un BCS di Abbiategrasso, trattore che sembra un modulo lunare: cingoli a triangolo dietro e ruote gommate davanti. Questo il “sogno nel cassetto” di Carlo Giovanni Pietrasanta, viticoltore, e presidente di MTV, il Movimento Turismo del Vino, l’associazione che riunisce circa 1.000 fra le più prestigiose cantine d’Italia e che, nel triennio precedente, aveva visto la leadership di Daniela Mastroberardino.
“Fin da ragazzo – racconta Pietrasanta mentre degustiamo un prosciutto senese con grappa del Piemonte in via Marghera a Milano – sono stato appassionato di trattori. Li guidavo quando ancora non avevo la patente! Non era sfruttamento di lavoro minorile ma un gran divertimento! Del resto allora si usava così”. Per l’agricoltura italiana di qualche decennio fa un ragazzino che guidasse (a bassa velocità, nei campi pianeggianti e senza alcun pericolo) un mezzo meccanico consentiva di liberare le preziose, ed esperte, mani di un adulto (come possono testimoniare anche le rimembranze, dolci, di chi scrive). Del resto l’innovazione c’era già allora. E, spesso, i nipoti erano più bravi dei nonni nel guidare i trattori e le macchine operatrici! Ma lasciamo ancora la parola al presidente Pietrasanta: “Sono sempre stato appassionato di vini. Da bambino finivo in fretta (e male) i compiti per poter scappare in cantina”.
Del resto in quell’area geografica, e forse non solo, l’Italia è cresciuta così. In un’intervista a “L’Impresa”, Guido Barilla, ricordava con tenerezza quando, nella vicina Parma, scorrazzava e giocava con il fratello tra i sacchi di farina…
Ma torniamo a oggi. “Territorio e vino rappresentano un’accoppiata vincente, l’anima dell’enoturismo. Un binomio che è il motore del turismo delle zone collinari, per conoscere le gite in bicicletta, l’arte minore, quella popolare, diretta e fruibile per tutti”. Un’affermazione sulla quale, a parole, sono tutti d’accordo. “Ma poi – continua Pietrasanta - quando si comincia a parlare di scopi, obiettivi, vantaggi, sul ‘fare sistema’, ognuno mette in campo le proprie strade, promozioni, distretti, associazioni culturali, consorzi, ecc. Insomma tutti a fare ‘bla-bla’” sul turismo enologico itinerante…”. Però? Non mi dica che rispunta l’Italia dei cento campanili… “Non c’è nessun coordinamento, quasi mai una sola ‘testa pensante’. Quando si mettono assieme i ‘tavoli sul vino’, ci sono sempre poche decine di rappresentanti, ognuno a difendere il proprio orticello”. Che fare? “Rilanciare un movimento economico nazionale per fare di più e meglio. Abbattendo i personalismi”. Facile a dirsi...
a l l e b a Is ollalto c y o r C e d
Secondo voi cosa avrebbe potuto chiedere il Principe
cui narra la storia della famiglia, rimanendo affa-
di Collalto alle proprie figlie?
scinato dalla disinvoltura con la quale dipana il filo di Arianna della sua vita, che la vede figlia, moglie,
D’essere delle brave mogli e delle buone madri,
madre e imprenditrice, senza mai sentirsi a disa-
essendosi prodigato per istruirle ed educarle a tal
gio in nessuno di questi ruoli, neanche quando si
fine, con l’intento di renderle le migliori docenti del-
sente previlegiata o nell’essere additata come un
la generazione che avrebbero procreato.
“custode” o un semplice anello di una catena che
Al resto avrebbero pensato i figli maschi o, in alter-
ha legato tutte le generazioni dei Collalto a questo
nativa a questi, i generi.
areale vitivinicolo e al maniero che vigila la vallata sottostante da oltre otto secoli.
Ma se i primi non sono arrivati, e i secondi hanno sempre avuto altre passioni e fini a cui dedicarsi,
Ovunque vi sono vigneti, boschi e ancora vigneti.
ecco sorgere la necessità di trovare chi prendesse le
Un tappeto verde disegnato da mani esperte che
redini del blasone familiare.
non hanno lasciato niente al caso, segnando, con
Questo è toccato a Isabella, la quale, pur avendo or-
un tratto forte, la storia.
mai tracciato la propria vita lontano da queste terre trevigiane, si scoprì forgiata per dirigere l’azienda
Da Bruxelles a Conegliano, dai corridoi degli uffici
familiare e predisposta a ricoprire il ruolo di rap-
dell’Unione Europea agli uffici dei consorzi vitivini-
presentante della dinastia, presente su questo ter-
coli della zona, dai salotti di quella cosmopolita ca-
ritorio da prima dell’anno 1000.
pitale ai filari dei vigneti fino alla cantina. Nessun
La osservo, ne seguo le movenze e l’eleganza con
pensiero, fino a qualche anno addietro, le avrebbe
mai fatto supporre di dover ritornare a Susegana
vino, immaginandola camminare fra le vigne per
per produrre vino, così come non avrebbe mai pen-
carpire ogni pur piccolo segreto della magica arte
sato che quasi subito si sarebbe sentita a casa ogni
di fare vino.
volta che sarebbe tornata qui da qualsiasi viaggio l’avesse condotta lontana; emozione percepita fin
Il possente maniero si scaglia verso il cielo, tutto
da quando attraversa il Piave.
sembra immobile, invece intorno vi è una fucina di pensieri, di idee e di progetti. Tutto è in fermento,
Poter osservare le vecchie e rassicuranti pietre del
tutto è in cammino e sta rivalutando le tradizioni
Castello, che riescono a tranquillizzarla, le dà forza
e il tempo.
e la consapevolezza di sentirsi protetta da qualcosa che le appartiene.
C’è aria di cambiamenti, il desiderio di disegnare un futuro nuovo per Collalto, intraprendendo una
Sono pietre che parlano, raccontano il tempo e le
nuova e più coraggiosa strada, avendo per compa-
storie di personaggi che io non conosco, ma di cui
gna un pizzico di sana incoscienza, pur sentendo-
lei, invece, ha coscienza. Casa! Già, sentirsi a casa.
si responsabile non solo del risultato economico
Un concetto che ha visto cambiare, assumere for-
dell’azienda, ma anche dell’integrità del suo presti-
me e significati diversi negli anni; casa, che sempre
gio, mai venuto meno in questi secoli.
più assomiglia al colore delle rose del suo giardino,
Il suo pensiero corre ai figli, a quando cederà loro
all’odore del gelsomino, della terra e del vino, alle
la mano, a questo scrigno di pietre e terre capace
voci degli uomini che qui lavorano da una vita e che
di tenere legati per così tanto tempo tutti i Collalto:
non lo fanno per un’azienda, ma per una famiglia.
un forziere che si palesa solo a chi ha l’animo fiero,
La sua voce è pacata e ferma, allo stesso tempo con-
l’amore per queste pietre e la passione per questo
sapevole che essere imprenditrice vitivinicola non
vino.
è semplice; è stata una sfida ardua, ha richiesto un cambiamento radicale e un nuovo approccio alle
Ho la sensazione che qui viva in armonia e abbia
problematiche di strategia al management azien-
trovato un equilibrio perfetto; anzi principesco direi.
dale. Ascolto il suo racconto. Prendo appunti, accorgendomi che anche lei lo sta facendo, riempiendo le pagine bianche di un nuovo libro: il suo. È giusto e bello che sia così. Le parole le sono dettate dall’eredità morale e intellettiva che le appartiene e la collocano qui, dove deve stare; la principessa di questo splendido paesaggio. L’ascolto, mentre le pietre mi distraggono, mi parlano raccontandomi dei periodi di pace che queste colline hanno visto, così come di quelli scanditi dalle guerre che hanno lasciato il segno e inciso nella memoria. Mi emoziona ascoltare questi ciottoli e mattoni, come il sentire la “signora del castello” parlarmi del
sono sculture che parlano
Philippe Daverio
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il bello della bellezza
Nelle sere di giugno, ormai da tre anni, ci
Oz, Stefano Bollani, Salman Rushdie, David
e quindi bellum, o se derivi direttamente da
siamo abituati a passeggiare sulla curva
Grossman, Toni Servillo, Fanny Ardant e
bellum, guerra, con riferimento alla bellez-
dell’Adige e recarci al Giardino Giusti e al
molti altri. Tra loro un ospite fisso, il più
za della forza fisica dell’individuo. Un po’
Teatro Romano per assistere agli eventi del
estroso e originale storico dell’arte ad ani-
come per lo spagnolo hermoso, che viene
“Festival della Bellezza - i Maestri dello spi-
mare le serate Idem, Philippe Daverio, che
dal latino formosus ed è di significato quasi
rito”, manifestazione promossa dal comune
conversa con noi con la consueta affabilità.
identico.
di Verona e organizzata dall’associazione
L’altra parola latina usata per la bellezza
“Idem - Percorsi di relazione”, ispirata a
Lei è una presenza familiare al “Festival della
era pulchritudo, in effetti una caratteristi-
grandi artisti legati alla città – Shakespeare,
Bellezza” dove ha tenuto pure una disserta-
ca femminile. La pulchritudo era la puella,
Dante, Mozart –, sotto la direzione artistica
zione sulla parola e sul concetto di bellezza,
la fanciulla. Quando Agostino parla della
di Alcide Marchioro e con il coordinamento
ce la rammenta?
pulchritudo dei, l’espressione viene travisa-
di Alessandra Zecchini.
ta come bellezza divina, ma in realtà parla «La parola bellezza viene a sorgere nel
della bellezza della fanciulla, che è la grazia.
Molti gli ospiti a Verona grazie al Festival e
cuore del Medioevo, a partire dal XII e XIII
alla concomitante rassegna invernale che
secolo. Prima non era usata. E la sua etimo-
Apre così alla lettura patristica del concet-
Idem organizza ormai da nove anni. Paolo
logia è molto discussa: se provenga dalla
to di grazia, o di graziosità. E Tommaso
Sorrentino, Francesco De Gregori, Amos
parola latina bene, che poi diventa benellum
d’Aquino non usa mai la parola bello, parla
“La verità del vino nella spiritualità dell’esistenza, concreta prima, simbolica poi. Il Professore partecipa ora al nostro brindisi e ci dà appuntamento allo spettacolo teatrale su Picasso al “Festival della Bellezza
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di Verona”.
piuttosto di debita proportio, la proporzio-
È distante da quello che noi consideriamo
di kalòs, legata ad agathòs: la cosa è bella
si attaglia. Se invece si dice “un bel bicchiere di
uno andava in balla, ballava, ci beveva sopra
ne dovuta all’equilibrio delle cose, all’ordi-
bello o armonioso, però contemporanea-
in quanto serve a qualcosa. Cioè è buona
vino”, spostando la posizione dell’aggettivo, cosa
ed entrava nel divino a questo modo. C’è poi la
ne universale, in realtà divino. Il concetto
mente Picasso fa delle cose che hanno un
non nel senso in cui intendiamo noi il buo-
che si può fare solo in italiano e in francese, non
lettura eucaristica, successiva, secondo cui in
verrà ripreso due secoli dopo dal frate
equilibrio perfetto».
no, ma come lo poteva intendere il greco
in tedesco, gli si dà un valore etico. “Un bicchiere
vino veritas è parte del rito sacro, del sacramento.
antico, cioè un qualcosa di utile, che serve
di vino bello” è estetico, “un bel bicchiere di vino”
E la verità qui è ben altra… Parte della genialità
a qualcosa».
è etico». Con una risatina aggiunge: «Meglio un
del Cristianesimo è stata nel recuperare radici,
bel bicchiere di vino, eh».
greco ebraiche in alcuni casi, e trasferirle nella
matematico Luca Pacioli che con Leonardo da Vinci stampa il libricino De Divina
Bellezza come maschia forma fisica, come
Proportione, la cui prima copia con dedica
graziosità femminile, come divina propor-
va a Ludovico il Moro».
zione. La nostra rivista ha un’anima legata
Quest’anno lei viene al Festival a parlare
romanità».
E non c’è forse utilità nel vino? E se pensiamo a Platone e alla sua associazione di
alla bellezza e al vino. Che relazione trova tra «Certo. Possiamo accordarci sul messaggio
bellezza e verità, che riflessione potremmo trar-
La verità del vino nella spiritualità dell’esistenza,
che il vino è utile, dunque bello e buono.
re alla luce della celebre locuzione latina in vino
concreta prima, simbolica poi. Il Professore par-
«In verità è un po’ difficile. Noi usiamo
È molto diverso dire in italiano “un bel
veritas?
tecipa ora al nostro brindisi e ci dà appuntamen-
dire “un bel piatto di spaghetti” e “un bel
bicchiere di vino” e “un bicchiere di vino
«È divertente per il bello in Picasso par-
bicchiere di vino”, ma anche una bella
bello”. Se si dice “un bicchiere di vino bello”
«In vino veritas è una questione molto comples-
lare del Ritratto di Dora Maar, con il naso
fregatura. Usiamo la parola bello nella sua
non si capisce di cosa si parla perché gli si
sa perché in parte è legata ai riti dionisiaci, in
orientato da un lato e l’occhio da un altro.
accezione tipica, non nell’accezione greca
attribuisce un valore estetico che non gli
cui il vino serviva per entrare in Dio, èn-Theós:
bellezza e vino?
di Picasso. Che sguardo ha Picasso sulla bellezza?
to allo spettacolo teatrale su Picasso al “Festival della Bellezza di Verona”. Marco Ongaro
i o n a i r o o s t i a m s a l Latteria Soligo
79
La
Storia, quella con la “S” maiuscola credo non riguarda solo le vicende delle nazioni o dei grandi movimenti di pensiero, ma anche i percorsi di vita segnati da ideali, da princìpi lucidamente definiti e capaci d’attraversare il tempo, perseguiti con la stessa passione ed incrollabile tenacia da generazioni per più di 100 anni. Storia che mi appassiona sempre e mi ha spinto, in questo caso, a contare gli anni di vita della Latteria di Soligo, una
cooperativa costituitasi 134 anni orsono. Non so se sia la più longeva d’Italia, ma se anche non lo fosse, ho ritenuto fosse un primato da segnalare e non solo per il valore intrinseco della memoria che essa contiene in un territorio prettamente vocato alla viticoltura, ma per la capacità che ha d’essere un valore aggiunto importante, in termini sociali e qualitativi, proprio per l’intera area in cui opera. Di questa Storia Lorenzo Brugnera è colonna, baluardo e simbolo. Sette mandati come presidente della
Cooperativa che dirige da oltre 18 anni, trovando forza in uno statuto leggendo il quale sono rimasto basito dalla capacita dei padri fondatori e soprattutto da quel Toniolo “universitario, insegnante e consigliere di tre papi”; che si adoperò nella stesura dell’atto costituivo, capace di trovare parole profonde e significative in rappresentanza di concetti idealmente pratici che difficilmente, se oggi dovessero scriverlo di nuovo, potrebbero trovarne di migliori.
Credo sia proprio quell’atto il seme che ha
per il territorio di Treviso, o quella della
gni, che avevano il merito di garantire la
mantenuto questa cooperativa viva per
Seconda Guerra Mondiale ancora più
sopravvivenza economica alla famiglia, in
tutto questo tempo, con le caratteristiche
distruttrice nello spirito. Invece ha supe-
un periodo di povertà nel quale una mucca
e con la determinazione che ne contrad-
rato il tempo grazie alla lungimiranza e
da latte, sana o ammalata, poteva segnare
distingue lo spirito imprenditoriale e
alla semplice efficacia dei capisaldi etici
il solco tra la fame e la possibilità di cresce-
associativo.
fissati da quello Statuto, che imponeva con
re i propri figli. Anche oggi il consumatore
mentalità ecologista ante litteram ai soci
moderno vuole le stesse cose; vuole latte
Senza la passione e la dedizione degli
prodotti “perfetti” da latte proveniente da
salubre, proveniente da una filiera altret-
uomini quella Storia sarebbe stata diversa
allevamenti “perfetti”.
tanto salubre, nella quale ogni elemento
o forse si sarebbe interrotta molti anni
che la compone si sente investito dalla
prima, magari allo scoppio della Grande
Oggi sembra tutto logico, ma 134 anni
missione di dover lavorare non solo per se
Guerra, quella del 1915/1918, devastante
orsono, erano parole enormi come maci-
stessi, ma per il benessere comune.
La
ho compreso che la Latteria di Soligo è un
formaggi, la filosofia non cambia, ho tro-
“Latteria” nelle più alte posizioni in termini
questo è figlio del senso d’appartenenza a
vocazione alla mutua-
modo d’essere, incarna un senso d’appar-
vato in tutti lo stesso modo e la medesima
creativi di prodotto e non solo per la zona.
una comunità ereditato da quello statuto
lità è la prima qualità
tenenza e il seme del capitale umano, che
meticolosa e amorevole attenzione di ope-
Un esempio della spinta all’innovazione è
che ha fatto la Storia, scritto 134 anni fa.
implicitamente richie-
germoglia generazione dopo generazione,
rare, l’orgoglio e l’etica del lavoro. Caratte-
un latte ad alto contenuto di acidi grassi
sta a chi aderisce, in
trovando energia nella famiglia.
ristiche che percepisco come dogmi, ma
Omega 3, ottenuto da animali alimentati
primis a presidente ed amministratori.
Dalle stalle agli stabilimenti di trasfor-
talmente vitali da innescare meccanismi
con semi di lino, e sottoposti a ripetuti
Visitandola e colloquiando con i suoi attori
mazione del latte e di stagionatura dei
innovativi e di ricerca che pongono questa
controlli per accertarne le condizioni. Tutto
Riccardo Margheri
Scrivere di vini rossi in una rivista di bollicine mi sembrava un
stupefacente! Se rintracciate una copia di quella guida 2009
rompicapo, ma anche una bella provocazione. Come prima
troverete scritto: “spettacolare, mille sfumature agrumate,
prerogativa dovevo trattare di un vino italiano di una qualità
essenza di violette, prugne mature, tabacco dolce, liquirizia;
evidentemente mirabolante; una richiesta non impossibile da
bocca sensuale, voluttuosa, inebriante, dai tannini finissimi
esaudire, fortunatamente, ma che doveva rispondere anche
e soprattutto dall’acidità naturalissima e rinfrescante, con
all’esigenza di essere introvabile, sconosciuto ai più e non pro-
chiusura interminabile”. Feci assaggiare il vino anche all’amico
posto da una griffe di larga fama. E qui il cerchio si stringeva
e co-curatore della guida, Fabio Rizzari che condivise con me
decisamente a pochissimi casi plausibili. Anzi, se si pensa che la
la responsabilità di assegnargli addirittura il massimo dei voti
qualità sia misurabile in un poco quantificabile, ma decisivo, ef-
(20/20). Una scelta convinta che poteva però apparire come
fetto emozionale, la scelta si complicava ancor di più, in quanto
una scommessa azzardata se pensiamo che il vino in questione
è difficile scindere l’emozione dalla sorpresa ed è quasi impossi-
era conosciuto solo da un ristrettissimo gruppo di appassionati
bile restare sorpresi dalla qualità di un vino caro e famoso. Ecco
e non era mai stato premiato da nessuna guida o pubblicazione
allora che la lista si sfrondava sempre più e restava l’opzione di
dell’epoca. Scommessa, se permettete, stravinta consideran-
un vino che, al momento del mio assaggio “emozionante”, non
do che negli anni successivi quello stesso produttore ha fatto
era né ricco né famoso ma lo è diventato successivamente.
incetta di premi e recensioni roboanti su tutte le guide, riviste, siti web e blog, italiani e stranieri, sia con quel vino sia con altri
Il nome? Andiamo per gradi. Le zone dove si producono vini
vini della sua produzione. Ed è piuttosto divertente, almeno per
del genere sono poche: le Langhe con i Barolo e i Barbaresco, la
me, notare come chiunque lo recensisca oggi per la prima volta
Valpolicella con gli Amarone, la Toscana dove si spazia dai Bru-
usi un tono da scopritore di tesori nascosti...
nello di Montalcino ai rossi bolgheresi per confondersi infine
Ma torniamo al punto, dopo aver sfrondato i dubbi sulla quali-
nell’universo confuso e diffuso dei celebri Supertuscans. Poco
tà: quantità prodotta dalle mille alle duemila bottiglie, prezzo sugli scaffali intorno ai 500 euro (solo 80 nel 2008…). Ci siamo
Ho dovuto, quindi, rovistare tra le mie memorie di degustatore
no? Se non risponde alle caratteristiche richieste un vino così,
e sono tornato indietro di nove anni. Siamo nel 2008 e io, con
caro editore, non saprei proprio dove andare a parare.
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altro, almeno a certi prezzi.
i miei colleghi di allora, sono in piena fase di lavorazione della guida I Vini d’Italia de “L’Espresso” 2009, quando mi ricordo
Dimenticavo. Il vino è il Barbaresco Crichët Pajé dell’azienda I
che durante l’inverno avevo visitato un produttore in grado di
Paglieri di Alfredo e Luca Roagna:
suscitarmi tanti motivi di interesse per l’originalità dei suoi vini e dei suoi sistemi di conduzione del vigneto, del tutto al di fuori
www.roagna.com/wp-content/uploads
da qualsiasi ordine convenzionale. In estate ormai inoltrata rie-
/2015/02/01-Barbaresco-Chrichet-Paje.pdf
sco a recuperare una campionatura della sua produzione, fatta di bottiglie normalissime per la loro forma bordolese, ma insolite e curiose per le note appuntate a mano sulle etichette. Su quella del Langhe Nebbiolo, ad esempio, c’era scritto che non era stato imbottigliato come Barbaresco perché proveniente da vigneti di “soli” trent’anni, evidentemente ancora troppo giovani per finire in un vino più importante! All’assaggio registro un livello qualitativo sorprendente in tutti i vini, o quasi, e arrivo infine a degustare un Barbaresco del 1999 di una qualità
Ernesto Gentili
ROMPIBUBBLE’S
Il Rompibubble’s
Paolo Spigariol
DECANTERINO
PI
WINE TASTING EVOLUTION
INNOVATIVO APPROCCIO SENSORIALE ALLA DEGUSTAZIONE DI CARLO BENATI
Nel mio zaino fotografico oltre a fotocamera e obiettivi da tempo trovano posto sacchetti e paletta, io stesso infatti raccolgo le terre direttamente dagli orti di produzione. Terre originali, vive e sempre diverse, come diversi sono i prodotti che vi crescono. Argille che si ritirano e indomabili si contorcono o terreni lavici che inerti si lasciano plasmare quasi fossero un intonaco. Manipolando le terre si capiscono tante cose‌
www.wine-design.it
PRIME
ALTURE
Sono in Oltrepò Pavese, all’altezza del 45°
sorretti da un’eleganza che si intona con
di ciò che realizza la bellezza, che guarda caso
parallelo, idealmente definito come “quello
l’insieme, contribuendo a dare gusto al tutto.
si accompagna sempre ai piaceri della vita e
del vino”, dove scopro, con grande piacere,
Osservo, scruto i particolari e mi accorgo che
al buon vivere spartito con gli affetti più cari.
un’azienda cha sa combinare alla produzione
all’origine vi sono delle scelte precise, una filo-
Condivido pienamente il suo immediato inna-
del vino un’ottima accoglienza: le Prime Al-
sofia che scopro essere quella del patron Ro-
moramento per l’Oltrepò Pavese.
ture Wine Resort, l’unico esempio di azienda
berto Lechiancole, un imprenditore milanese
Del resto, chi venendo qui non resta affascina-
vitivinicola associata a struttura ricettiva di
attivo in diversi ambiti industriali, dal settore
to da questo territorio? È bellissimo, ma ai più
alta qualità presente nella zona. Un’unione
aerospaziale all’elettronica; un istrione, un
sconosciuto, e devo dire anche poco amato,
perfetta, capace di mettere insieme un Resort
personaggio eclettico, dirompente nella sua
se non da quelli che qui hanno scelto di vivere
come espressione della cultura di una vita
simpatia e gioia di vivere che contagia l’am-
e investire. L’esperienza imprenditoriale, i
semplice e sana, animata dal gusto per le cose
biente e lo carica di energia positiva, renden-
frequenti viaggi, la profonda passione per il
qualitativamente belle, alla produzione di
do il soggiorno ancora più piacevole. Per lui la
vino e il costante confronto con le persone
vini che si lasciano bere con gusto e facilità,
qualità ha sempre significato porre al centro
sono stati i punti dai quali Roberto è partito
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88 per investire in questa avvincente avventura,
zioni, inizia un percorso fantastico a livello
rano ancora di più l’idea guida, quella di dare
avviata insieme alla moglie Anna, per mettere
imprenditoriale e umano, sentendosi sorretto
piacere agli ospiti a partire dall’ampio salone
nuove radici, sentirsi a casa, scegliendo di
dall’affetto della famiglia e dal giovane talento
panoramico con vista sui vigneti, ricavato
farlo, ahimè, proprio in uno dei territori vitivi-
dell’enologo Alessandro Rovati. Così nasce
nell’antico fienile, alla grande terrazza italiana
nicoli fra i più belli d’Italia. Così sono nate
il progetto che si è poi sviluppato nel segno
dove godere degli straordinari tramonti, fino
le Prime Alture, proprio sulle colline di Ca-
dell’armonia tra la vigna, le persone e il vino,
agli effluvi dell’adiacente orto aromatico. Per
steggio. Qui si è in definitiva trasferita l’intera
con obiettivo primario di costruire un’identità
arrivare alla scenografica bio-piscina con
famiglia, Roberto, Anna, la figlia Simona col
non solo per la struttura ricettiva, ma per tutti
giardino. Elegante è anche l’area degustazio-
marito Fausto e i loro figli. Una scelta di vita,
i prodotti.
ne, con vista sulla barriccaia e sulla cantina
salubre direi, anche lungimirante, divertente,
dove dare soddisfazione ai propri sensi,
anche stravolgente, soprattutto per chi era
Lo spiccato senso di cura e la passione per il
sperimentando vini dell’azienda; il Metodo
abituato ad altri mondi.
vino ha condotto Roberto persino a persona-
Classico Io per Te Blanc de Noir Spumante
lizzare la sua Range Rover coi colori identi-
Brut, il CentoperCento Pinot Noir monoviti-
Ma ciò che sei non lo cambi, e la dirompente
ficativi e il logo dell’azienda, attrezzando il
gno in purezza, ilRosso IGP 60&40 con uve di
vitalità di Roberto non ha mai potuto fare
bagagliaio con una speciale cantinetta per il
Barbera e Croatina e ilBianco IGP 60&40 con
a meno di realizzare i suoi sogni, vedendo
trasporto dei vini, preservandone la perfetta
uve di Moscato e Chardonnay.
in quella fatiscente struttura il suo futuro e
temperatura con pannelli solari posti sul tetto
Anche il dormire è un piacere. Il silenzio è
quello della sua famiglia. Così, senza esita-
dell’auto. Stravaganze suggestive che avvalo-
roboante, ma dopo un po’ è facile prenderci
mica? Ottima. Funziona a chilometro zero,
usufruendo di una delle sei camere, tutte
esterna con acqua salata o rigeneranti mas-
essendo utilizzati solo prodotti dell’orto nel
arredate a tema.
saggi, regala momenti irripetibili da dedicare
pieno rispetto della stagionalità.
La Private Wellness by Jacuzzi ad uso esclu-
al proprio benessere. La ristorazione è al
Quindi che dire? Buon soggiorno
sivo degli ospiti, su prenotazione tra Sauna,
livello dell’insieme, ma la proposta gastrono-
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Bagno Turco, Doccia Emozionale, piscina
PRIME ALTURE
confidenza e abituarsi a un fantastico relax
Sotto il segno del serpente Mara Cappelletti
Bulgari e i serpenti, un connubio prezioso per la grande maison di gioielleria italiana che ha fatto di questi rettili un’icona della sua arte. Fin dalla Preistoria il serpente ha rappresentato la fertilità, la forza, la protezione e la trasformazione; Bulgari creò i primi orologi bracciale a serpente negli anni ‘40, rendendolo un’icona di design.
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Attraverso la storia, il serpente è da sempre uno dei più antichi emblemi della mitologia, ha incarnato la sensualità, il mistero, la malizia, la rinascita, la trasformazione, il desiderio e la provocazione. Bracciali a forma di serpente erano accessori prediletti di Afrodite, dea dell’amore e oggetto bramato dalle “fashion victim” romane del I secolo d.C., che Plinio descrive con indosso due o tre orecchini, chiamati crotalia, ovvero “serpente a sonagli” in latino. Nessuna figura del mondo antico è però più associata al serpente di Cleopatra. Legata fortemente all’Impero Romano per via delle relazioni con Giulio Cesare e Marco Antonio, quando arrivò a Roma per la prima volta, nel 46 a.C., la folla acclamante poté ammirarne la bellezza esaltata dai bracciali d’oro a serpente che le ornavano il corpo. La maison Bulgari interpreta questa forma e inizia a produrre i primi
orologi con un modello specifico che diventerà caratteristico di Bulgari: bracciali-orologio a forma di serpente le cui spire d’oro si avvolgono attorno al braccio e la cui testa, incrostata di gemme, cela il quadrante. Nel corso degli anni cinquanta e sessanta. l’originale orologio serpente diventa un vero best-seller. Il rettile, mitologico simbolo di eterna giovinezza e immortalità, diventa così parte integrante dell’universo estetico della maison italiana. Elizabeth Taylor non poté trattenersi dal chiedere al suo gioielliere romano preferito di creare appositamente per lei un bracciale Serpenti, che indossò sul set di Cleopatra, film in cui interpretò la nuova regina del Nilo. La Dolce Vita e gli anni ‘60, che portarono un’ondata di edonismo giovanile, sbarazzino e moderno in tutto il mondo – dalla musica alla moda, dalla bellezza ai gioielli –, fecero propria la passione per il talismano immortale dal magnetismo seducente, giocando con il serpente come firma stilistica, immediatamente riconoscibile. A partire da questo momento Bulgari concentra la sua palette e le tecniche più avanzate sul serpen-
te, permeando i gioielli Serpenti con i tratti distintivi del marchio: perizia tecnica impareggiabile, combinazioni di materiali sorprendenti, passione per il colore e portabilità. In tempi recenti, la leggenda dei monili di Alta Gioielleria Serpenti è tornata a rivivere, sia come gioiello sia come orologio.
La seduzione di questo motivo iconico torna così a caratterizzare i nuovissimi preziosi segnatempo della collezione Serpenti, incarnando tutti gli stilemi di Bulgari: l’amore per il colore, la giustapposizione di materiali, la portabilità e le tecniche più innovative.
Nella lavorazione dell’orologio-gioiello a serpente, Bulgari è riuscito a ideare abilmente una serie di delicate variazioni, combinando la struttura in metallo con pietre preziose e smalti e conservando l’elasticità e la flessibilità innata di questo capolavoro di oreficeria.
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Serpenti Incantati Tourbillon Lumière introduce la magia di due raffinate caratteristiche molto amate dall’Alta Orologeria: il tourbillon e lo squelette. Il movimento meccanico a carica manuale, realizzato in oro, è stato finemente scolpito e traforato per permettere alla luce di penetrare nel cuore dell’orologio attraverso i suoi
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cristalli di zaffiro.
3
Serpenti Spiga è privo di qualsiasi incastonatura. Avvolto al braccio, l’orologio Serpenti in ceramica nera afferma la sua personalità in qualsiasi
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momento o situazione della giornata con una combinazione di fascino misterioso e sensualità.
Serpenti Incantati
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è un modello di Alta Orologeria. Bulgari ha appositamente studiato un siste-
1
ma abilmente articolato per garantire
speciale: il movimento del serpente tempestato di diamanti. In termini concreti, assicura un perfetto comfort e una sensazione deliziosamente sensuale per la donna che lo indossa.
Bracciale di alta gioielleria, contiene un orologio “caché”. Il serpente presenta sul capo un cabochon in tormalina, tanzanite o zaffiro, che si apre
una superba fluidità. Visivamente questo si traduce in un effetto molto
Serpenti Segreti
3
Una starter impugna una pistola per dare il via alle Olimpiadi di Londra 2012
per rivelare le lancette delle ore e dei minuti che corrono su un quadrante con pavé di diamanti taglio brillante che richiama la lavorazione del bracciale impreziosito da pavé di diamanti taglio brillante o baguette.
GIOIELLI DI CAMERA d’aria
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L
a
gomma della camera d’aria? Quella
indossata, la materia comincia a danzare,
che sta dentro le ruote delle bici,
molleggia, va a caccia d’aria. Quell’aria che
delle auto, dei camion?
prima conteneva e che adesso fluisce libera
Ha fatto molti chilometri. È stata qui e là,
tra le spire, respirando i chilometri che ha
è rimbalzata milioni di volte, ha assorbito
già fatto e che continuerà a fare in un con-
e attutito gli strappi, gli urti, si è gonfiata e
testo completamente diverso.
sgonfiata, milioni di volte. E’ nera, a volte ancora lucida a volte opacizzata dai chilo-
I suoi sono pezzi unici, artigianali, fatti a
metri, certe volte morbida, a volte spessa
mano. Ci sono tendenze, frecce espressive,
e dura come la pelle di un grosso rettile.
ma la voglia di esprimersi è tale che la ri-
Una perfetta metafora della vita trafficata,
petizione è aborrita. E poi ogni valvola di bi-
sbattuta, rotolante tra un desiderio e un
cicletta è diversa dall’altra, ogni gomma ha
obiettivo, salita e discesa, uso e riuso. Una
i suoi chilometri, la sua storia che chiama
vita che cerca il suo riscatto.
per essere espressa in un nuovo oggetto, più bello, più emozionante.
Elena Gambino asseconda la natura provata del materiale. Scova la gomma dov’è
Elena Gambino lavora a Palermo con Fa-
abbandonata, ormai finita. Allora la adotta.
brizio, il suo compagno, che invece lavora
La porta a casa. La lava e poi ne libera la
il cuoio e la pelle. Espongono da “Ciatu”,
vocazione ulteriore fatta di aria. Spesso
un Lab di “Alab”, la Libera associazione di
afferra la metafora e la esprime, come nei
artisti e artigiani di Balarm, il nome antico
suoi orecchini “Liberaria”.
di Palermo. Sono in Piazza Aragona, tra Piazza della Rivoluzione e la Galleria d’Arte
Elena crea gioielli e accessori in camera
Moderna. Rivoluzione ed Arte, un connub-
d’aria, un materiale di riuso la cui sovrab-
bio perfetto.
bondanza a costo zero è globale. Appena
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1 r
e f idee ef
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i t n e c s
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2
Paolo Spigariol
Napoli Il respiro sincopato di una bellezza fragile
Piergiuseppe Bernardi
Nell’orizzonte di una permanente precarietà
M
entre vi aggirerete lungo gli
stretti vicoli nei quali la vita di Napoli pulsa con tutta la forza della storia in cui si radica, la città potrebbe apparirvi improvvisamente lontana e incombente. Le sue forme, talora vivide e stagliate contro l’azzurro di una giornata primaverile o talaltra evanescenti dalla bruma autunnale che le avvolge, finiranno col divenire compagne del vostro girovagare, perennemente avvolto da un respiro remoto e sfuggente. Certo lo sentirete
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più vicino se deciderete di avventurarvi lungo l’ampio sentiero che ne solca le pendici, nella giusta stagione rese luminosissime dal giallo intenso delle ginestre che Leopardi cantò abbarbicate all’“arida schiena del formidabil monte”. Non illudetevi però, soltanto per averne osservato le fumarole, di essere riusciti a carpire il segreto della sua potenza. La sua calma apparente di vulcano addormentato non impedisce di rammentare quanto un suo risveglio improvviso potrebbe essere drammatico. Proprio il ricordo di questa sua forza distruttiva, ben visibile nelle pur splendide rovine di Pompei ed Ercolano, sovrasta da secoli la capitale partenopea, innervandone fisionomia e stili di vita. Ed è forse questa la ragione che impedisce, a chi non è abituato a convivere da sempre con questa sia pur remota eventualità, di entrare autenticamente in sintonia con questa affascinante città.
antiche chiese e palazzi nobiliari raccorda
carattere della bellezza partenopea sembra
Piazza del Gesù Nuovo con il tristemente
trovare la sua espressione più emblema-
noto quartiere di Forcella. E proprio questa
tica in una scultura del Settecento, eretta
vitalità, che non tarderete a interiorizzare,
dalla sua misteriosa singolarità non solo
diverrà il ritmo dei vostri giorni e delle
a una delle più conosciute e ammirate
La prima impressione che Napoli vi lascerà
vostre notti napoletane, il cui alternarsi
opere d’arte della città, ma addirittura
sulla pelle sarà quella di una fibrillante
troverà continuità nell’inarrestabile ener-
a suo stesso simbolo: il Cristo velato del
vitalità. La scorgerete di giorno nella lumi-
gia che farà da sfondo al loro continuo e
Sanmartino, tanto apprezzato da Canova
nosità che, avvolgendo le strade e gli spazi
reciproco compenetrarsi.
da fargli affermare che avrebbe dato dieci
aperti della Riviera di Chiaia, vi renderà evidente perché a fine Ottocento proprio in questa terra abbia preso forma la canzone ’O sole mio, destinata a un successo che l’avrebbe ben resa tanto famosa da farne l’emblema stesso della sonorità partenopea e italiana. Allo stesso modo la percepirete, durante le ore serali, nelle anguste viuzze dei Quartieri Spagnoli, popolate di fatiscenti locali nei quali il risuonare del dialetto sovrasterà spesso le svariate lingue parlate da turisti affascinati da un’atmosfera per loro del tutto inedita. La respirerete infine nel fermento perenne della folla che animerà senza sosta i negozietti assiepati lungo la Spaccanapoli, l’an-
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tico decumano inferiore che correndo tra
Il rifulgere offuscato di una bellezza straordinaria La bellezza di Napoli è ben attestata sia dalla raffinatezza architettonica dei numerosi edifici religiosi e civili, che ne qualificano l’impianto urbanistico, sia dalla rilevanza espositiva di realtà culturali come il Museo Archeologico di Napoli o il Museo di Capodimonte. Essa presenta tuttavia un tratto particolarissimo, quasi il suo splendore non riuscisse mai a giungere a pienezza, risultando a un tempo attutito e valorizzato dall’ottundimento che perennemente la avvolge. Proprio questo peculiare
Piergiuseppe Bernardi
Piergiuseppe Bernardi
anni della sua vita pur di poter esserne lui il creatore. In questo capolavoro, proprio attraverso il velo che lo ricopre, il cadavere di Cristo è a un tempo esaltato e offuscato: esso, infatti, mentre per un verso valorizza al massimo tutta la potenza delle forme del figlio di Dio divenuto uomo, per l’altro palesa in modo decisamente efficace la loro momentanea situazione di debolezza derivante dall’essere divenute prigioniere della morte, pur destinata a essere ben presto sconfitta. Quasi una metafora della bellezza di Napoli, il cui fascino sembra costantemente appannato da una contingenza che impedisce di scorgere la sua effettiva straordinarietà.
Docente universitario e giornalista pubblicista, si occupa di estetica filosofica e arti figurative, temi sui quali ha scritto diversi saggi. Con la scusa di conoscere meglio i diversi luoghi in cui il suo lavoro lo porta, ha trasformato la sua passione per la buona tavola e per i vini di qualità in un’occasione per raccontare, su diverse riviste, i gusti e i sapori che di volta in volta si trova a scoprire.
L’eccezionalità della semplicità: nell’universo della pizza
La forza di una cucina radicata nella tradizione
Se della bellezza partenopea forse vi risul-
Ovviamente la cucina partenopea non sarà solo pizza, sebbene quest’ultima costituisca in qualche modo il paradigma da cui essa risulterà animata sia laddove sceglierà di far prevalere i gusti di terra, sia quando a giocare un ruolo chiave saranno invece i sapori di mare. Per lasciarvi pervadere da questi ultimi non esitate a varcare la porta di un magico locale situato a pochi passi dal regno delle favolose cravatte di Marinella: “Cru…do re”. Nei pochi tavoli di una sala le cui pareti sono arredate da bottiglie di importanti bubble italiane ed estere, potrete degustare straordinarie proposte di pesce, sia crudo sia sapientemente elaborato attraverso cotture tese a preservarne l’eccellenza. Se invece ad affascinarvi sono i gusti di terra, declinati in modo tradizionalmente verace, puntate dritti sull’osteria “La Chitarra”: paccheri allardiati e salsiccia velata saranno delle vere esperienze che non dimenticherete facilmente e che vi lasceranno la voglia di tornare presto in questo piccolo locale che continua a riproporre con tenacia i veri gusti partenopei d’antan. Le sorprese poi non mancheranno, a Napoli, anche per chi ama l’universo del dolce: non perdetevi le pastiere e i babà di “Carraturo”, rimasta al di là dell’inevitabile evoluzione uno dei pilastri della tradizione pasticcera napoletana. Oppure, se non volete esagerare con le calorie, limitatevi a una sfogliatella, riccia o frolla, magari accompagnata da un caffè, il cui aroma unico si abbinerà inscindibilmente al vostro ricordo di questa
terà difficile cogliere l’effettivo splendore, scoprirete tuttavia ben presto che essa, quasi come in una sorta di contrappunto, saprà mostrarvi in una luce nuova anche ciò che appartiene alla più quotidiana normalità. E sarà in questa luce che riuscirete a comprendere il successo riscosso a tutte le latitudini da quello che è il vanto gastronomico di Napoli: la pizza. Questo prodotto, come capirete gustandolo ad esempio nella sua versione più filologicamente tradizionale “Da Michele” o nelle più creative declinazioni da “Concettina ai tre Santi”, risulterà infatti una delle più efficaci espressioni di una città capace di trasformare in eccellenza ciò che altrove rischierebbe di essere considerato troppo banale per venire preso in considerazione. E se penserete agli ingredienti essenziali della pizza, farina e acqua, e a quello che probabilmente fu il suo uso più remoto, quello cui allude Virgilio nell’Eneide parlando delle mensae, non potrete che stupirvi per il ruolo che questo prodotto ha assunto, anche nelle sue più immangiabili imitazioni, nel panorama gastronomico internazionale legato all’immaginario simbolico di Napoli e dell’Italia. Un vero e proprio “miracolo”, forse compiuto anch’esso da quel San Gennaro cui la città, religiosa o laica che sia, guarda come al suo indiscusso protettore.
suggestiva città. PGB
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La fibrillante vitalità di un’atmosfera sconosciuta
Castel dell’Ovo
Nel momento in cui ne ho preso coscienza avevo davanti a me due strada da percorrere, quella di oppormi con tutte le mie forze a quel disegno o quella di abbandonarmi lasciandomi trasportare dalla corrente del fato vivendo i miei giorni serenamente, cosciente d’essere alla mercè o del genio benefico o dello gnomo crudele. E’ così che mi sento sempre in bilico fra il sentirmi abbandonata in balia di una corrente che non so dove mi porterà, e la certezza d’avere un disegno ben stabilito davanti a me che è quello di dar corpo e sostanza all’azienda di famiglia, costruita da mio padre e condotta in simbiosi con mia madre. Due donne al comando di una “nave” che produce oltre tre milioni di bottiglie per il 98% commercializzate all’estero, le quali, una volta rimaste sole dopo la scomparsa di mio padre, si sono ritrovate ad affrontare mari tempestosi, cercando di aiutarsi a vicenda e scontrandosi anche a muso duro, ma sempre con l’intento che le vele che stavamo utilizzando non fossero troppo tirate per il vento che soffiava impetuoso. Alla mia giovane età non è facile affrontare questa continua tensione, ponendomi in equilibrio con tutto ciò che mi circonda, ma nonostante tutto cerco di trovare la forza per riuscirci, impegnandomi e sentendomi partecipe di un grande progetto che coinvolge mia madre e i miei 4 fratelli. Essere qui da una parte mi fa paura e dall’altra mi rinvigorisce, mi fa sentire viva e vigile nell’attesa della prossima mossa di quel benevolo o sadico fato. La certezza è che ho da dare valore a un’azienda divisa in tre parti poste o all’estremo nord o al caldo sud dell’Italia e che vanta oltre cinquanta ettari vitati. Una diversità pedoclimatica e ampelografica che fa sì che la nostra vendemmia duri tre mesi e vada dalla prima decade di Agosto fino alla metà di Ottobre; un periodo lunghissimo carico di lavoro. In tutto questo certe volte mi sento un giunco che il vento fa ancora traballare, ma so che alla fine dimostrerò di avere radici ben salde, essendo capace di dare valore a ciò che faccio, vedendomi impegnata non solo nello studio, frequentando una scuola a Londra, ma anche sotto l’aspetto commerciale e l’internazionalizzazione del brand aziendale, grazie al fatto di saper parlare correttamente 4 lingue.
111
Tenute Ba rzan
Che tu sia un credente o non lo sia percepisci, ad un certo punto della vita, d’essere parte di un disegno superiore che sfugge alla tua volontà.
Qui tutti danno una mano, anche i miei fratelli più piccoli, non fosse altro per spostare gli scatoloni, perché questa rimane ancora un’impresa a conduzione familiare, nella quale proprio la famiglia ricopre un ruolo determinante, essendo ogni componente cosciente di fornire alla causa comune il proprio impegno. Su quelle etichette c’è il nostro nome scritto e sentiamo sempre vigile l’occhio di Giorgio, mio padre, che ci guarda severo o sorridente, a seconda di ciò che vede. Da parte mia osservo il mondo del vino accorgendomi di quanto sia statico, ma non ho ancora la capacità di trovare soluzioni che in qualche modo possano dare risposte migliori del rituale meccanismo espositivo a fiere e eventi ad esso connessi. Il vino ha bisogno di storie, di una concreta
Il distinguo lo crea lo stile e la voglia di costruire una coscienza all’acquisto proiettando il consumatore più sull’origine del vino che sulla sua provenienza. Ci sto provando a costruirmi uno spazio e solo il tempo dirà se avrò avuto il coraggio per trovarlo.
radicazione all’areale produttivo da cui proviene e alla cultura di chi lo produce. Inoltre spiegare cosa siano oggi le
Antonio Distefano
Tenute Barzan richiede un linguaggio nuovo, adatto a un mondo sempre più globalizzato, dove il vino arriva tanto dall’Italia quanto dal Cile, dall’Australia o Sud Africa senza
Giada Barzan
112
113
per questo mancare di qualità.
Finalmente ci sono. Dopo aver sentito parlare tante volte di Villa Rospigliosi, bellissima location situata nella frazione di Spicchio nel comune di Lamporecchio, oggi ne oltrepasso la soglia. È un giorno particolare, dedicato quasi esclusivamente al personaggio che dà vita al noto ristorante che alberga all’interno di questa bellissima dimora storica. All’ingresso principale cerco qualcuno per sapere dove dirigermi e, mentre un operaio mi dà delle indicazioni, nel salone attiguo un pianista è intento a provare dei pezzi di quello che più tardi sarebbe stato il suo concerto.
Quelle note rallentano il mio passo trattenendomi in quel salone affrescato, giusto il tempo di scoprirne la superba bellezza.
ristorante “Atman”. Ad accogliermi trovo
Una dimora antica dove l’arte recita la ma-
rarese, e dall’incontro con un grande perso-
gnificenza dell’uomo. Vi è bellezza ovunque e l’atmosfera è intrigante. Richiamo la mia mente all’ordine e prendo una scala che scende al piano sottostante dove si trova il
un gioviale sorriso, quello del padrone di casa: Igles Corelli. Personaggio eclettico, sempre pronto a raccontarsi dipanandosi nelle diverse vicissitudini che hanno caratterizzato la sua vita, che in un tumultuoso incedere di eventi, di personaggi, amici più o meno noti, ha scandito la storia della cucina italiana degli ultimi trent’anni. Tutto parte da Argenta, cittadina della bassa fernaggio, Giacinto Rossetti e il suo ristorante chiamato “Trigabolo”, Due entità forti che segnano in modo profondo la sua professionalità, appena sbozzolata da alcune
Igles Corelli
114
RICERCA, ARTE E AVANGUARDIA
IGLES
e r a r t n e è a z z e l l e b i d a l e e d i d a e i r e m d o La g e o r o v a l l a o , n a i c t i t s a u m m a al n o u b e r a t l o c s a i d piacere bel quadro... vedere un
119
118 precedenti esperienze estere. Il primo per
ne di colori e altro.
la sua straordinaria conoscenza della ma-
L’ultimo tassello, dei tre che lo hanno por-
teria prima e il “Trigabolo” per essere stato
tato a essere protagonista, Igles lo racconta
a tutti gli effetti, il primo ristorante di speri-
come la semplice fortuna di essere sempre
mentazione e ricerca: prima parola chiave
stato “mezzo metro avanti” a tanti altri.
attraverso la quale raccontare Igles. Poi racconta dell’arte, come secondo step del suo successo, e di quanto questa abbia influito nella sua formazione, nella sua creatività, avvicinandolo alla materia, al cromatismo, alla composizione. Tutto questo grazie all’incontro con una pittrice che lavorava con Emilio Vedova a Venezia. Il periodo della Pop Art diventa per lui un grande punto di riferimento che interpreta spesso, dagli anni ‘80 in avanti, nei suoi piatti, molto legati all’arte come disposizio-
“Nel 1985, mentre gli altri facevano le penne alla Vodka e gli spaghetti con il caviale e il salmone – dice Igles – noi facevamo la crema di pomodoro del Piennolo servita a
50 gradi con un gelato di aceto balsamico di Modena, un piatto, se vogliamo,
tutt’oggi attuale. I fiori e le erbe aromatiche presenti oggi nei piatti di tanti chef, già nel ’92 io li trattavo come ingredienti
principali e non come elementi decorativi, tanto da dedicargli un libro. Oggi, qui da ‘Atman’, lavoriamo con ultrasuoni e altra sofisticata tecnologia, e questo dimostra ancora oggi più che mai la voglia di continuare a essere sempre un pezzo più avanti. Gli elementi più importanti della mia attuale filosofia di cucina sono l’innovazione, la
ricerca sul prodotto e il bello. La mia idea di bellezza è entrare al mattino al lavoro e godere del piacere di ascoltare buona musica, vedere un bel quadro e a Villa Rospigliosi queste cose non mancano e sono quelle che fanno iniziare bene la mia giornata. Il bello stimola le grandi passioni e tutti i miei grandi piatti sono nati e nascono da queste passioni, nelle quali la donna ha un ruolo dominante. Altro aspetto importante, per non dire vitale, è che adoro lavorare con i giova-
le mie brigate sono sempre state composte da giovani, dai quali ni,
traggo continue energie che poi vengono interpretate nei piatti. La figura ideale per me però è quella del giovane veritiero e non saccente. Il percorso deve essere progressivo, solido e importante”. Racconti, concetti, storia e aneddoti di un personaggio, padrone della scena, del palcoscenico su cui opera, dal quale controlla tutto e non si allontana mai. Interprete di un mestiere in continua evoluzione, di sogni ancora da realizzare, mai pago di ciò che ha ottenuto, curioso interprete della
vita che ha scelto di vivere intorno a una cucina, consapevole di ciò che vale e di ciò che è. Claudio Mollo
PUNTA ALA 121
fotografia: Fabio Taccola
fotografia: www.puntaala.it
YACHT CLUB PUNTA ALA
GOLF CLUB PUNTA ALA
Nel 2014 il circolo ha festeggiato i 50 anni di attività >
1976
Lo Yacht Club Punta Ala nasce nel 1976, periodo in cui Punta Ala
“L’attività del club – racconta Alessandro Masini, attuale presi-
sempre presenti e favorevoli, consentendo regate regolari, compe-
stava vivendo un grande momento di sviluppo immobiliare e turi-
dente – si concentra nel periodo estivo, momento nel quale Punta
stico. L’allora presidente, il dottor Calandriello, famoso ortopedico
Ala vive il suo massimo splendore, che purtroppo dura troppo
fiorentino, si dedicò per anni al Club, affinché potesse avere una
poco per quelle che sarebbero le esigenze di un Club velico come
resto del mondo che frequentano Punta Ala per questa sua carat-
sede adeguata alla situazione e al prestigio del momento, riuscen-
questo, le cui vicissitudini rimangono legate a doppio filo con
teristica geografica.
do in poco tempo a costruire, grazie al contributo dei soci, una
aperture e chiusure di alberghi e resort, quasi tutti rigorosamente
Lo Yacht Club Punta Ala è un associazione sportiva dilettantistica,
nuova struttura che permise di iniziare a progettare e realizzare
stagionali. L’esigenza, più che sentita, sarebbe quella di riuscire
senza fini di lucro e ha la sua ubicazione all’interno del Porto Turi-
eventi importanti e attività veliche di alto livello. Nacquero così
ad andare oltre il periodo estivo, mantenendo attivi per l’intero
stico Marina di Punta Ala, con speciali concessioni di alcuni spazi
le selezioni per la Sardinia Cup, L’Admiral’s Cup, i campionati del
anno una serie di servizi in grado di affiancare sia l’attività dello
per le sue attività. Il numero dei soci è contingentato e il massimo
mondo di varie classi olimpiche, fino ad arrivare alle due sfide
Yacht Club Punta Ala che di altre realtà presenti sul territorio”.
delle adesioni possibili è di 500, con iscrizioni che vengono man-
di Coppa America che il Club ha sostenuto nel 2004, come quella
Nonostante tutto, lo Yacht Club Punta Ala è conosciuto in tutto il
tenute vicinissime a questo limite. Questo per cercare di mantene-
di Luna Rossa o la conquista di prestigiosi trofei come la Louis
mondo, grazie anche alle fortunate condizioni metereologiche
re in equilibrio concetti e parametri che permettono una buona
Vuitton Cup.
del luogo in cui si trova: un angolo di Maremma dove i venti sono
convivenza e la giusta armonia tra gli iscritti e le attività del Club.
titive e divertenti.
Tantissimi i velisti provenienti da Australia, Nuova Zelanda e dal
“Un percorso che ha ospitato e continua
di attività. Un traguardo importante nel
a organizzare importanti gare, nazionali
contesto dei campi da golf nazionali, con
e internazionali – racconta il presidente
il riconoscimento, per Punta Ala, di essere
Fernando Damiani, al timone del Golf
uno dei primi club che hanno preso vita
Club dal 2009 e, dal 4 marzo di quest’an-
in Italia. Progettato negli anni sessanta
no, anche responsabile dell’Associazione
dall’architetto Giulio Cavalsani, per dare
Sportiva Dilettantistica – e il calendario
maggiore prestigio a questa già nota lo-
delle nostre attività, si sviluppa per l’inte-
calità balneare, il campo rispetta i criteri
ro anno, aumentando in modo consistente
più moderni dell’architettura golfistica.
nella buona stagione. Molti sono i progetti
Misura 6.168 metri per 18 buche, par 72. I
in programma e uno in particolare è il
greens, seminati ad agrostide – seaside,
rifacimento parziale del tappeto erboso;
sono collocati nei punti più strategici del
quello di Punta Ala sarà il primo campo
campo e sono tutti ondulati e di grandi
da Golf in Italia che vedrà una conversio-
dimensioni.
ne dell’attuale tappeto in erba “paspalum
Un campo celebre, oltre che per la sua splendida posizione panoramica con vista sul Golfo di Follonica, per le condizioni climatiche favorevoli che lo rendono praticabile durante tutto l’anno. La posizione del Golf Club nel cuore della Maremma rende il campo paesaggisticamente interessante, con le buche che si snodano in mezzo alla macchia mediterranea tra querce, pini, lecci e sugheri e una vista mozzafiato su alcune isole dell’arcipelago toscano.
vaginatum”, varietà americana tipica di
125
GOLF CLUB
1964
124
Nel 2014 il circolo ha festeggiato i 50 anni
molti campi della Florida, particolarmen-
te adatta e resistente a condizioni metereologiche di ogni tipo. Un progetto portato
avanti in collaborazione con i Vivai Galardini, il dott. Alessandro De Luca, direttore della Scuola dei Tappeti Erbosi della Federazione Golf, e l’Università di Pisa, che collabora con propri studi applicati a questa tipologia di tappeti erbosi”. Storia, impegni, idee, progetti e tanto fascino per un Golf Club che permette di giocare in scenari naturali riconosciuti tra i più belli e frequentati d’Europa.
Anteprima Festival Sabato 8 Luglio Taormina Teatro Greco
Concerto dell’Orchestra Sinfonica del Teatro Massimo di Palermo, diretta per l’occasione da Zubin Metha al Teatro Greco. Degustazioni all’Hotel Metropole di Taormina, proposte in collaborazione tra Blues & Wine Festival e Taormina Film Festival.
Bubble’s Events Giovedì 27 Luglio Civitella D'Agliano (VT)
Gran Galà Concerto nella bella Piazza Medievale con degustazione nella terrazza della stupenda Torre del '400 che domina tutta la Piazza.
Mercoledì 2 Agosto Agrigento Oceanomare
Degustazioni in grande chalet e concerto sulla spiaggia, si festeggiano i 15 anni di Blues & Wine Festival, nato proprio ad Agrigento nel 2003.
Venerdì 8 Settembre Santa Marina Salina (ME) Ristorante Portobello
Tappa speciale del Festival nella perla naturalistica di Salina isola dagli scorci indimenticabili.
Sabato 9 Settembre Santa Marina Salina (ME) Porticciolo
Seconda tappa speciale del Festival nell’arcipelago delle Eolie.
Dal 6 al 9 Novembre Londra Speciale Bubble’s Life
Cene e degustazioni in collaborazione con i migliori ristoranti Italiani della City.
Venerdì 10 Novembre Londra Savini at Criterion
Galà eslcusivo con degustazioni e Party in storico locale del centro di Londra. Madrina della serata Maria Grazia Cucinotta.
Sabato 11 Novembre Londra Tobacco Dock
Mega serata finale. Incontri con i maggiori buyers inglesi di Wine & Spirit. Degustazioni e concerto con ospiti d’eccezione.
Paolo Spigariol
128
PI
PUOI TROVARCI DA
Via Pietrapiana, 44/r Firenze www.loprofumo.com
Piazza Dante Alighieri, 25 Grosseto profumeriaseveri.com
Via S. Filippo, 37 - Loc. S. Filippo Barberino Val d’Elsa (FI) www.sanfilippogallery.com
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Borgo Udine, 5 Palmanova (UD)
La Caudrina Asti La Selvatica, Asti DOCG Spumante Dolce, vendemmia 2016, uvaggio Moscato in purezza
I migliori spumanti
Metodo Italiano
Azienda Agricola Caudrina, strada Brosia 20, 12053 Castiglione Tinella (CN) www.caudrina.it.
rezza dell’uva, con spiccate trame di mora rossa. In bocca è fresco, avvolgente e suadente, aromatico e con nitidi sentori di fragola e lampone.
La Riserva Paltrinieri, Lambrusco Sorbara DOC Spumante Brut Rosè, vendemmia 2015, uvaggio Lambrusco Sorbara in purezza
2017 ogni tavola esistente, che hanno quel giusto rapporto valore/identità e
non occasionale e sporadico, è diverso da colui che beve solitamente
non qualità/prezzo che svilisce il vino, lo tira verso il basso, lo pone in
vini fermi. Pochissime persone al mondo e ancor meno in Italia sono
un canale di basso valore diretto e aggiunto. Abbiamo utilizzato una
degli esclusivisti e dei “talebani” delle bollicine. io sono uno di quelli vi-
scheda sensoriale-analitica nuova (ne parliamo a parte e sul portale)
sto che mio nonno mi ha insegnato a fare il vino frizzante “col fondo”
dedicata esclusivamente ai vini spumanti metodo italiano, creata e
e finchè ho fatto il produttore non ho avuto nessun aiuto tecnologico.
tarata sulle caratteristiche uniche e particolari dei vini ottenuti nelle
Ho iniziato a degustare i vini – un po’ di anni prima a berli – nel 1979
“grandi bottiglie” d’acciaio con pressione e temperatura endogena
grazie a maestri veri, Ais e Fisar, come Bossalini e Boscarato e Pittaro
controllata, per tempi mediamente brevi o lunghi, con vini ottenuti
con poi alcuni anni a seguire le direttive di Gino Veronelli – non certo
da monovitigno in prevalenza, da uve tipiche e autoctone in gran par-
un grande degustatore ma un grandissimo curioso – e le discussio-
te, in cui l’influsso del terreno, dell’ambiente-clima, della zonazione,
ni e interpretazioni sotto la famosa pergola dell’Osteria di Bra. Altri
del vitigno-clone – come conferma Mario Fregoni – sono fattori ed
grandi maestri sono stati gli amici Onav di Alessandria. Assaggiare i
elementi che hanno sensori e descrittori ben diversi da quelli pre-
vini non è semplice, i rischi maggiori sono l’eccesso di soggettività e
senti o derivanti da altri vini spumeggianti e altre rifermentazioni in
Ceretto Aziende Vitivinicole srl, San Casciano 34, strada Alba/Barolo, 12051 Alba (CN)
l’eccesso di volute “ e strampalate” particolarità per cercare un posto
recipienti più piccoli e per periodi lunghissimi, di anni. Questa è la
www.ceretto.com.
al sole, per fare notizia, per essere diverso, per dare valore alla pro-
prima grande sfida che pone Bubble’s sul tavolo dei grandi vini del
pria guida. Per questo Bubble’s non intende dire quali bollicine sono
terzo millennio. Da leggere, uno per uno, per scoprire anche etichette
o non sono da bere, quali acquistare. Semplicemente proviamo – non
sconosciute, vini difficili e forse introvabili, ma che meritano un vero
so se ci riusciamo – a individuare un numero ristretto di etichette
viaggio enoturistico.
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degustatore o assaggiatore o bevitore di bollicine, quello
che ci hanno impressionato, che sono all’altezza di un premio, che possono essere bevute sempre, che possono soddisfare ogni palato e
!
Grazie
Asolo DOCG Prosecco Superiore
Effervescenza calda e finissima, in salita sinuosa e prolungata su corpo giallo tenue con riflessi dorati. Profumi netti di fiori gialli di robinia e tiglio. In bocca è gustoso, pieno, con titolo contenuto e aromaticità equilibrata con un finale dolce intenso asciutto.
Grazie alle 262 aziende che hanno risposto al nostro invito inviandoci 985 etichette di vini degustati dal gruppo dei nostri Saggiamentali.
Asti DOCG
Cirotto Asolo, Asolo DOCG Prosecco Superiore Extra Dry Millesimato, uvaggio Glera in purezza
Loredan Gasparini Asolo, Asolo DOCG Prosecco Superiore Brut, uvaggio Glera in purezza
Cantina Cirotto, via Bassanese 18, 31011 Asolo-Altamarca (TV), www.cirottovini.it.
Conte Loredan Gasparini Venegazzù, via Martignago 23, 31040 Volpago del Montello-Altamarca (TV) www.loredangasparini.it.
Una bella corona di bollicine vivaci e sinuose sormonta un corpo giallo paglierino brillante e cristallino. Profumo di biancospino, glicine e fiori d’acacia. Un palato pieno e ben equilibrato fra aromaticità e frutta esotica con finale di mela gialla e leggero retrogusto ammandorlato.
Ceretto Asti I Vignaiuoli di Santo Stefano, Asti DOCG Spumante Dolce, uvaggio Moscato in purezza
Bollicine ascendenti e spuma fine, evanescente, su abito giallo paglierino delicato. Bouquet varietale e mela Golden matura. In bocca è pieno e fresco, rotondo e asciutto, avvolto da un elegante equilibrio fruttato e minerale con finale di pasta sfoglia.
Cà dei Mandorli Asti Millesimato, Asti DOCG Spumante Dolce, vendemmia 2016, uvaggio Moscato Bianco di Canelli in purezza Cà dei Mandorli Famiglia Ricagno, stradale Alessandria 90, 15011 Acqui Terme (AL) www.cadeimandorli.com.
Spuma importante, evolvente e dinamica su un bel corpo giallo paglierino cristallino. Ampio ventaglio di profumi intensi e dolci, con spiccata delicatezza della salvia Sclarea e fiori di bosso. In bocca è pieno e leggero, aromaticità equilibrata con sentori di miele e propoli e finale di uva matura morbida.
Brachetto e Brachetto d’Acqui DOCG
Demarie Birbet, Spumante di Qualità Aromatico Dolce, vendemmia 2015, uvaggio Brachetto grappolo lungo in purezza
Demarie Azienda Agricola, via Castellinaldo 16, 12040 Vezza d’Alba (CN) www.demarie.com.
Effervescenza brillante intensa con serpentine di bollicine piccole crescenti. Colore cerasuolo cristallino con nuances rubine. Bouquet tipico e caratteristico della pu-
Serafino Brachetto d’Acqui, Brachetto d’Acqui DOCG Spumante Dolce, uvaggio Brachetto in purezza Enrico Serafino sas, corso Asti 5, 12043 Canale (CN www.enricoserafino.it
Bollicine fini e sinuose risalenti in un abito rosso rubino intenso. Ventaglio ricco di profumi di muschio e fiori di geranio. Gusto caratteristico di lamponi, aromatico e diretto, moderatamente dolce, con un piacevole finale di melissa.
Lambrusco Emilia
Opera Rosa Opera 02, Lambrusco Grasparossa di Castelvetro DOP Spumante Brut Rosè, uvaggio Lambrusco Grasparossa biologico in purezza
Bella spuma vulcanica di bollicine rosatelle finissime, su un corpo rosa anche intenso. Al naso ventaglio di fiori di fragoline di bosco e more selvatiche. In bocca è sapido e asciutto, con una morbidezza equilibrata in acidità, fresco e persistente con finale di nespola e lievito del pane.
Chiarli Pruno Nero Lambrusco, Lambrusco di Modena DOP Spumante Dry, uvaggio Lambrusco Grasparossa in purezza Cleto Chiarli Tenute Agricole, via Daniele Manin 15, Modena www.chiarli.com
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Un
Catenelle di bollicine ondulanti e risalenti formano una corona vivace e dinamica in un vestito giallo brillante con lampi verdolini. Quadro aromatico vegetale e floreale di acacia, salvia e rosmarino. Al palato è di corpo, con equilibrio e una piacevole acidità dolce, di struttura, con note di uva spina e prugne gialle. Boccone del Re.
Paltrinieri Azienda Agricola, via Cristo 49, 41030 Sorbara (MO) www.cantinapaltrinieri.it
Un’imponente corona di piccole bollicine intense e vogliose dai cristalli brillanti rosati sovrasta un abito rosso intenso scuro. Al naso sprigiona un ventaglio di fiori di viola freschi. In bocca è pieno e intenso, strutturato e corposo, con toni deliziosi di mirtillo e mora, finale vellutato e sentori di mandorla.
Azienda Agricola Cà Montanari Opera 02, via Medusia 32, 41012 Levizzano Rangone Castelvetro (MO) www.opera02.it
Spuma vivace e persistente, con bollicine rosate su un vestito di ampio corallo brillante.
Aromi tipici di fiori di viola Mammola e frutta piccola rossa. Al palato di titolo moderato e di corpo, esalta sentori fruttati di fragolina selvatica, gelatina, con un equilibrio acido-asciutto e finale di mandorla.
Venturini Baldini Quaranta, Lambrusco Reggiano DOP Spumante Biologico Brut, vendemmia 2016, uvaggio 40% Montericco, 25% Marani, 20% Maestri, 15% Malbo Gentile Tenuta Venturini Baldini, via F. Turati 42, 42020 Roncolo di Quattro Castella (RE) www.venturinibaldini.it.
Corpo rosso rubino intenso portante una chioma vivace e persistente di bollicine fini dai riflessi rosa. Profumi ampi, erbacei e selvatici di viola e mora. Gusto fruttato e fragrante di prugne e marasche, ben strutturato, sapido e asciutto, con finale equilibrato aromatico-astringente.
Lessini Durello
Prosecco DOC
Cà di Rajo Prosecco, Prosecco DOC Treviso Extra Dry, uvaggio Glera in purezza
Bottega Il vino dei Poeti Prosecco Gold, Prosecco DOC Treviso Extra Dry, uvaggio Glera in purezza
Bosco del Merlo Prosecco, Prosecco DOC Brut Millesimato, vendemmia 2016, uvaggio Glera in purezza
Casarotto Durello, Lessini Durello DOC Millesimato Brut, uvaggio Durella in purezza
Girardi Monchera Prosecco, Prosecco DOC Treviso Extra Dry Millesimato, uvaggio Glera in purezza
Casarotto Società Agricola, via Pasquaro 12, 37030 Montecchia di Crosara (VR) www.casarotto.com
Cantina Girardi, via Monchera 17, 31010 Farra di Soligo (TV) www.cantinagirardi.com
Società Agricola Cà di Rajo di Bortolo & S. Cecchetto ss, via del Carmine 2/2, 31020 San Polo di Piave (TV) www.cadirajo.it.
Bottega spa, Villa Rosina, vic. Aldo Bottega 2, 31010 Bibano di Godega Sant’Urbano (TV) www.bottegaspa.com
Bosco del Merlo Società Agricola, Paladin Carlo e C., via Postumia 12/a, 30020 Annone Veneto (VE) www.boscodelmerlo.it
Effervescenza limpida e fine sovrastante un bell’abito giallo paglierino brillante. Profumi nitidi di fiori bianchi di pesca e limone. In bocca è sapido e fresco, giustamente acidulo e con ampia mineralità che sposa toni e sapori di papaya, mango e limone.
Esuberante spuma, con sottili catenelle ascendenti in un corpo giallo paglierino scarico. Al naso sprigiona gli aromi floreali bianchi tipici del vitigno. In bocca è sapido, fresco, brioso, giovane ed etereo, con trame agrumate e finale morbido.
Corpo giallo paglierino brillante con riflessi verdolini, solcato da lineari catenelle costituenti un’imponente corona. Ventaglio aromatico floreale di fiori bianchi di diversi agrumi. In bocca, sapido ed equilibrato, fresco e particolarmente rotondo, con intensi e piacevoli sapori di mela Renetta e di pompelmo.
Scenario evidente e persistente di bollicine vivaci e fini, su un corpo giallo paglierino pieno. Al naso fiori bianchi di magnolia e gaggia e lampo fruttato. In bocca è fresco e morbido, equilibrato e fresco, con raffinato finale di pesca Merendella bianca.
Bella effervescenza continua, fine e viva, formante un’intensa corona di bollicine su corpo giallo brillante. Profumi variegati floreali e fruttati tipici della purezza dell’uva. Al gusto è asciutto e armonico, equilibrato in sapidità e acidità con finale di percocca e mela.
Prosecco Superiore Valdobbiadene Conegliano DOCG
2017
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Menmade Società Agricola srl, via Andrea Maffei 7, 38066 Riva del Garda (TN) www.cadorwine.it
Un bel giallo paglierino brillante, con sopra una corona persistente di fini bollicine lineari. Bouquet olfattivo ampio di mela e mango vitreo e tocco balsamico. Al gusto grande equilibrio fra mineralità e racenza, fragranza e rotondità e finale di mallo verde di mandorla.
Azienda Agricola Andrea Biasiotto, via Piave 16, 32038 Quero Vas (BL) www.vinibiasiotto.it
Spuma voluminosa e appagante. Colore giallo paglierino scarico. Profumi intensi di fiori bianchi di sambuco e mela. Al palato ritorna, fresco e beverino, il gusto tipico del vitigno e di mela misto a frutta esotica con un finale piacevole, equilibrato e rotondo.
Il Dominio Broletto Prosecco, Prosecco DOC Extra Dry, uvaggio Glera in purezza
Fattori I Singhe, Lessini Durello DOC Brut, vendemmia 2016, uvaggio Durella in purezza Fattori, via Olmo 6, 37030 Terrarossa di Roncà (VR), www.fattoriwines.com
Vestito di un bel giallo brillante, con sopra una corona di bollicine prepotenti ed evanescenti. Profumi ampi di cedro, ananas, mela verde e fior di mandorla. Al palato è fresco, sapido, teso e piacevole fra agrumi fruttati e note balsamiche minerali.
Azienda Agricola Dominio di Bagnoli proprietà Borletti, piazza Marconi 63, 35023 Bagnoli Sopra (PD) www.ildominiodibagnoli.it
Persistenti e finissime bollicine lineari, risalenti in un corpo giallo paglierino tenue e lampi verdolini. Quadro aromatico floreale di glicine e gelsomino. In bocca è ben strutturato e spesso di delicati sapori di pesca percocca e mela Renetta, con finale lungo fresco ed elegante.
Tullio I Cuvée del Fondatore, Prosecco DOC Brut Millesimato, vendemmia 2015, uvaggio Glera in purezza Torre dei Vescovi Cantine Vitevis sca, viale Europa 151, 36075 Montecchio Maggiore (VI) www.vitevis.com
Mantello giallo paglierino vivo con spumeggianti perle fini e persistenti raccolte a corona. Bouquet ampio e nitido, di narciso e acacia. In bocca è fresco asciutto, giustamente delicato e armonico, piacevole nei sentori di cedro e mela Renetta, con finale persistente.
Nino Franco Spumanti srl, via Garibaldi 147, 31049 Valdobbiadene-Altamarca (TV) www.ninofranco.it
De Stefani Prosecco Nature, Prosecco DOC Millesimato, vendemmia 2015, uvaggio Glera principale
Maschio dei Cavalieri Prosecco, Prosecco DOC Treviso Extra Dry, uvaggio Glera in purezza
De Stefani Azienda Agricola, via Cadorna 92, 32020 Fossalta di Piave (VE) www.de-stefani.it.
Cantine Maschio Riunite, via Cadore Mare 2, 31028 Visnà di Vazzola (TV) www.cantinemaschio.com
Mantello con nuances verdoline, su fondo giallo paglierino, e persistenti bollicine raccolte in spessa corona. In bocca è secco e asciutto, quasi piccante, fresco e fragrante, particolarmente sapido con un persistente finale agrumato.
Spumeggiante giusto, con bollicine crescenti, lineari, abbondanti e formanti una bella corona brillante. Aromi floreali di calendula e camomilla. In bocca è fresco e aromatico, giustamente rotondo, con toni diversi di polpa di mela Steiner e Giuggiolo maturo con finale vivace e piacevole.
Corvezzo Prosecco, Prosecco DOC Treviso Extra Dry, vendemmia 2016, uvaggio Glera in purezza
Fernanda Cappello Prosecco, Prosecco DOC Extra Dry, uvaggio Glera in purezza Tenuta Fernanda Cappello, strada di Sequals, 33090 Sequals (PN) www.fernandacappello.it
Bollicine evidenti e continue, di colore giallo paglierino scarico con vene verdoline. Gamma ampia di fiori bianchi come tiglio, glicine, biancospino e rosa bianca. Presenta un gusto pieno di mela Renetta, percocca e pescanoce bianca matura, fragrante ed elegante, con un finale pulito di fresca morbidezza.
Società Agricola Fratelli Corvezzo srl, via Palù 17, 31040 Cessalto (TV) www.corvezzo.it
Spumeggianti dinamiche bollicine ricche su un abito giallo paglierino brillante. Aromi vegetali di fiori di acero e robinia. In bocca è fresco, di beva invitante, gustoso fra mela Renetta e fiori d’arancio, con finale intenso, piacevole e morbido.
La Tordera Alnè, Prosecco DOC Treviso Extra Dry Millesimato, vendemmia 2015, uvaggio 95% Glera e 5% Chardonnay Azienda Agricola La Tordera di Vettoretti Pietro & figli, via Alnè Bosco 23, 31020 Vidor Altamarca (TV) www.latordera.it
Bollicine sottili, uniformi e persistenti, crescenti e lineari, in un corpo giallo paglierino brillante con spuma intensa non invadente. Profumi nitidi di fiori di caprifoglio e di vaniglia. Al palato è armonico e aromatico, di pera Kaiser e mela candita, con finale fresco, morbido e giustamente acido.
Spuma vivace eterea di bollicine fini. Colore giallo paglierino pieno. Al naso un ventaglio di fiori di fior d’arancio e biancospino. In bocca gusti di lime, pesca e papaia fresca, profondamente strutturato, elegante ed equilibrato, con finale persistente elegante e piacevolmente agrumato.
Ruggeri Vecchie Viti Selezione, Valdobbiadene DOCG Prosecco Superiore Brut, vendemmia 2015, uvaggio 90% Glera e 10% Verdiso, Bianchetta e Perera
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Menmade Unicà Blanc de Blancs, Lessini Durello DOC Brut, vendemmia 2015, uvaggio 70% Durella e 30% Garganega
Biasiotto Prosecco, Prosecco DOC Treviso Extra Dry Millesimato 2016, uvaggio Glera in purezza
Nino Franco Vigneto delle Rive di San Floriano, Valdobbiadene DOCG Prosecco Superiore Brut, vendemmia 2016, uvaggio Glera in purezza
Ruggeri, via Prà Fontana 4, 31049 Valdobbiadene-Altamarca (TV) www.ruggeri.it
Effervescenza a grana fine e continua, per formare una corona di bollicine misurate in un vestito giallo paglierino. Aromi variegati di fiori di santoreggia, melissa e glicine. Al palato è carico, fresco, armonico, con note di agrumi e pesca bianca, finale elegante, molto lungo, piacevolmente asciutto.
Merotto La Primavera di Barbara Rive Col San Martino, Valdobbiadene DOCG Prosecco Superiore Dry Millesimato, vendemmia 2015, uvaggio 90% Glera e 10% Perera
Bisol Vigneti del Fol, Valdobbiadene DOCG Prosecco Superiore Extra Dry, uvaggio Glera in purezza Bisol Viticoltori, via Follo 33, 31049 Santo Stefano Valdobbiadene-Altamarca (TV), www.bisol.it
Adami Rive di Farra Col Credas, Valdobbiadene DOCG Prosecco Superiore Brut, vendemmia 2015, uvaggio Glera in purezza
Collalto Prosecco, Conegliano Valdobbiadene DOCG Prosecco Extra Dry, vendemmia 2016, uvaggio Glera in purezza
Vanzini Pinot Nero Rosè, Spumante Di Qualità Extra Dry Rosato, vendemmia 2015, uvaggio Pinot Nero in purezza Vanzini sas, fraz. Barbaleone 7, 27040 San Damiano al Colle (PV), www.vanzini-wine.com
una spuma persistente regolare e fine. Al naso profumi di mango, fiori di camomilla ed erbe officinali. In bocca è fruttato, gustoso, nitido, con vene di ananas e miele e un finale minerale e di lievito.
2017 Bollicine fini e continue, risalenti in un corpo giallo paglierino cristallino, con corona persistente. Bouquet floreale di glicine, lavanda e melissa. In bocca è fresco e in equilibrio acido-dolce, pulito con piacevoli trame di pera Kaiser e finale lungo e armonioso.
Canevel Il Millesimato, Valdobbiadene DOCG Prosecco Superiore Extra Dry, vendemmia 2015, uvaggio Glera in purezza
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Canevel Spumanti spa, via Rocat e Ferrari 17, 31049 ValdobbiadeneAltamarca (TV) www.canevel.it
Effervescente corona di piccole perle brillanti, sopra un vestito paglierino scarico con lampi verdolini. Nitidi profumi fruttati tipici di mela renetta e pescanoce. Gusto croccante, sapido, armonico e morbido di ananas con finale di carattere leggermente mandorlato e di agrumi.
Foss Marai Strada di Guia 109, Valdobbiadene DOCG Prosecco Superiore Extra Dry Millesimato, vendemmia 2015, uvaggio Glera in purezza
Foss Marai spa, strada di Guia 109, 31049 Guia di Valdobbiadene-Altamarca (TV) www.fossmarai.com
Abito di tenue giallo paglierino sormonta una presente ed evanescente spuma di bollicine fini a corona. Ventaglio di profumi tipici di mela gialla, rosa bianca e glicine. In bocca è ricco e varietale, fruttato e fresco, armonicamente legata acidità e residuo zuccherino.
Paglierino giallo scarico, portante un’effervescenza tenue e continua di fini bollicine ascendenti e lineari di colore cristallino. Profumi floreali di campo e di frutta bianca. Al gusto è croccante e armonico, con toni di pera Williams e agrume e un finale leggermente acidulo, fresco e morbido.
Bortolomiol Gran Cuvée del Fondatore Motus Vitae Rive San Pietro di Barbozza, Valdobbiadene DOCG Prosecco Superiore Brut Nature Millesimato, vendemmia 2015, uvaggio Glera in purezza Bortolomiol spa, via Garibaldi 142, 31049 Valdobbiadene-Altamarca (TV) www.bortolomiol.com
Un vestito giallo paglierino limpido e spuma graduata con perline ascendenti sinuose. Spettro aromatico floreale ampio con lampi vegetali. Sapore fragrante di frutta di mela verde e limone maturo, asciutto, pieno, austero e finale delicato persistente.
Agostinetto Vigna del Baffo, Valdobbiadene DOCG Prosecco Superiore Extra Dry, vendemmia 2015, uvaggio Glera in purezza Agostinetto Bruno Azienda Agricola, via Piander 7, 31049 Saccol di Valdobbiadene-Altamarca (TV) www.agostinetto.com
Colore paglierino giallo, catenelle piccole risalenti sinuose, corona laterale persistente. Profumi di geranio e ranuncolo giallo. Al gusto è setoso, pieno; verticale di platicarpa (pesca-albicocca) gialla matura in equilibrata acidità-morbidezza e finale fresco, piacevole, prolungato e leggermente agrumato.
Effervescenza e carica carbonica persistente, fine, circolare con vestito paglierino carico. Profumi freschi e fruttati, con toni di papaia e cedro. Al gusto pieno, fragrante, sapido e asciutto seppur rotondo, con finale delicato di ananas e cocco.
Azienda Agricola Conte Collalto, via XXIV Maggio 1, 31058 SuseganaAltamarca (TV) www.cantine-collalto.it
Perle sottili lineari ascendenti a formare una corona continua non invadente su un corpo giallo paglierino scarico. Ventaglio di profumi floreali di giacinto e caprifoglio. In bocca è fresco, equilibrato, sapido, raffinato con piacevole finale di propoli acido-dolce.
Col Sandago Undici Rive di Susegana, Conegliano Valdobbiadene DOCG Prosecco Superiore Dry, vendemmia 2016, uvaggio 90% Glera e 10% Perera
Oltrepò Pavese
Tenuta Col Sandago Case Bianche srl, via Barriera 41, 31058 Susegana-Altamarca (TV) www.colsandago.com
Anteo Marne Bianche Cuvèe, Spumante di Qualità Brut, uvaggio 65% Pinot Nero, 35% Chardonnay
Abito giallo paglierino cristallino con effervescenti bollicine lineari che si posano a corona persistente. Spettro aromatico caratteristico, fruttato e delicato di acacia, rovere e pesco. Al palato è vivace, armonico ed equilibrato in acidità e ampia morbidezza; chiude con nota abboccata corposa appagante.
Azienda Agricola Anteo, loc. Chiesa, 27040 Rocca de’ Giorgi (PV) www.anteovini.it
Val d’Oca Uvaggio Storico, Conegliano Valdobbiadene DOCG Prosecco Dry, vendemmia 2015, uvaggio 85% Glera, 15% Verdiso, Perera, Bianchetta
Val’Oca, via per san Giovanni 45, 31049 Valdobbiadene-Altamarca (TV) www.valdoca.com
Corpo giallo paglierino tenue con vene verdoline porta bollicine suadenti continue e fini regolari. Profumi classici fruttati e floreali aromatici di acacia Confusa. Gusto morbido rotondo armonico di albicocca candita con un vivo finale acido di mela gialla Renetta.
Corpo giallo paglierino carico brillante con una corona effervescente continua, sottile, delicata e fine. Ventaglio ampio floreale di prugna Franca e fieno. Riempie il palato per corpo e armonia, fresco e sapido con un retrogusto nel finale elegante misto di pane e agrumi.
Montù Beccaria Eximus, Oltrepò Pavese DOC Pino Nero Brut, uvaggio Pinot Nero in purezza
Spuma intensa e persistente, dinamica e vivace, con riflessi rosati nelle perline, su un corpo rosa pallido buccia di cipolla. Aromi floreali di frutti colorati ed erba secca. In bocca è pieno e di corpo, morbido elegante, con richiami di banana e ciliegia con retrogusto fresco, sapido e vivace.
Regioni e altre zone (dal Trentino all’Etna)
Cavit Müller Thurgau Cuvèe, Dolomiti Muller Thurgau Igt Brut Millesimato, vendemmia 2015, uvaggio Müller Thurgau in purezza
Cavit, via Ponte di Ravina 31, 38040 Trento www.cavit.com
Effervescenza prolungata, intensità regolare di perle filanti verso una corona laterale misurata di colore giallo paglierino e riflessi smeraldini. Quadro floreale di bergamotto e sambuco secco. In bocca sentori di noce bianca e mela verde con finale di carattere forte, equilibrato, sapido-acido, con richiami al biscotto.
Cantina Storica Montù Beccaria srl, via Marconi 10, 27040 Montù Beccaria (PV) www.ilmontu.com
Effervescenza di perle lineari giustamente piena con corona spumosa degradante. L’abito è giallo paglierino scarico con nuances verdoline. Quadro aromatico vario di fiori rossi e di mela Renetta verde. In bocca è armonico, secco e vellutato, di struttura, con finale delicato e nitido di banana e ananas.
Transit Cion Spumante di Qualità Extra Dry, uvaggio libero Pinot Nero e Vespaiola
Società Agricola Transit Farm, via Valle Zaccona 257, 36030 Fara Vicentino (VI) www.transitfarm.it
Corpo dal colore particolare, paglierino smeraldino con lampi rosati, sormonta
Quota101 Fior d’Arancio, Colli Euganei Fior d’Arancio DOCG Dolce, uvaggio Moscato Giallo in purezza biologico Quota 101 Società Agricola, via Malterreno 12, 35038 Torreglia (PD) www.quota101.com
Bel corpo di colore giallo paglierino con riflessi dorati e bollicine fini e persistenti. Profumi ampi e intensi dell’uva e del mosto, con note di limone e cedro. Gusto equilibrato e armonico, velate trame di propoli e caramello, finale piacevole armonico, non eccessivamente dolce.
Villa Folini Ribolla Gialla, Ribolla Gialla DOC Brut Millesimato, uvaggio Ribolla Gialla in purezza
Casa Scolaris Villa Folini 1924, via Boschetto 4, 34070 San Lorenzo Isontino (GO) www.scolaris.it – www.villafolini.com
Vestito giallo paglierino con lampi dorati porta una corona di bollicine crescenti, piccole ed evanescenti. Ventaglio aromatico di fiori bianchi freschi e secchi. In bocca scorrevole e serbevole, in equilibrio ideale acidità-asciuttezza, con finale vivo elegante di ananas e succo di albicocca.
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Merotto, via Scandolera 21, 31010 Farra di Soligo-Altamarca (TV) www.merotto.com
Adami, via Rovede 27, 31020 VidorAltamarca (TV), www.adamispumanti.it
Poggiobello Ribolla Gialla, Ribolla Gialla Spumante Brut, vendemmia 2016, uvaggio Ribolla Gialla in purezza Azienda Agricola Poggiobello Genagricola spa, loc. Poggiobello 12, 33040 Oleis di Manzano (UD) www.poggiobello.eu – www.genagricola.it
Cavalier Pepe Oro, Vino Spumante di Qualità Extra Dry, uvaggio libero di Falanghina, Fiano, Greco di Tufo, Coda di Volpe
Grotta del Sole Spumante Asprinio d’Aversa, Asprinio DOC Brut, uvaggio Asprinio in purezza Azienda Agricola Grotta del Sole, via Spinelli 2, 80010 Quarto (NA), www.grottadelsole.it
Superiore di Cartizze Valdobbiadene DOCG Prosecco Superiore oppure Cartizze
Astoria Arzanà, Valdobbiadene DOCG Superiore di Cartizze Dry, vendemmia 2016, uvaggio Glera in purezza Astoria Vini srl, via Crevada 12, 31020 Susegana-Altamarca (TV) www.astoria.it
2017 Mantello giallo paglierino tenue, con vene verdoline portanti una corona di bollicine finissime e vivaci. Gamma di profumi fruttati e agrumati. Al palato svela nitidi e freschi sapori di pesca e mela verde; di alta bevibilità e sapidità con cadenzati sentori finali di crosta di pane.
Tenuta Cavalier Pepe 1269, via Santa Vara, 85050 Sant’Angelo all’Esca (AV) www.tenutacavalierpepe.it
Effervescenza delicata, fine e continua con un corpo giallo paglierino chiaro. Intenso e ampio bouquet di fiori di prato mediterraneo, bianchi e gialli. Gusto asciutto e rotondo, pieno ed equilibrato, con delicate note aromatiche finali di pera Williams bianca e gialla.
Bell’abito scintillante giallo paglierino con vene dorate, portante una spuma minuta aperta in una corona vivace e continua. Ventaglio aromatico varietale riconoscibile e preciso di pera Gentile e mela Renetta. In bocca è croccante, brioso e fresco, con un retrogusto finale citrino, piccante e secco.
Villa Sandi Vigna La Rivetta Cartizze, Valdobbiadene DOCG Prosecco Superiore di Cartizze, vendemmia 2015, uvaggio Glera 100%
Effervescenza a grana fine, continua e sinuosa in un vestito giallo paglierino brillante con spessa corona laterale di bollicine. Quadro aromatico ampio di gelsomino e caprifoglio e paglia di grano. In bocca è equilibrato, armonico, giustamente morbido e pieno, raffinato con saggio finale di cremeria.
Vicobarone Sheraton Ortrugo, Ortrugo DOC Brut, vendemmia 2016, uvaggio Ortrugo in purezza
Feudo Arancio Accussì, Vino Spumante di Qualità Extra Dry, uvaggio Grillo in purezza
Antichi Vinai 1877, Spumante di Qualità Brut, uvaggio 90% Nerello Mascalese e vitigni bianchi locali
Cantina Vicobarone, Vicobarone, 29010 Ziano Piacentino (PC)
Feudo Arancio, contrada Portella Misilbesi, 92017 Sambuca di Sicilia (AG) www.feudoarancio.it
Azienda Antichi Vinai 1877, via Castiglione 49, 95012 Castiglione di Sicilia (CT) www.antichivinai.it
www.cantinavicobarone.it
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Effervescenza irruente con veloce trasformazione in corona continua e lenta. Colore paglierino cristallino con nuances smeraldine. Scenario aromatico tipico varietale di fiori di campo secchi ed erba fresca. In bocca è fresco, beverino, equilibrato asciutto, leggermente aromatico con caratteristico finale amarognolo di mandorla vitrea.
Buonamico Particolare Gran Cuvée, Spumante Brut, uvaggio libero Pinot Bianco, Semillon, Trebbiano Toscano
Tenuta del Buonamico, via Provinciale di Montecarlo 43, 55015 Montecarlo (LU) www.buonamico.it
Perle effervescenti finissime, sinuose e scorrevoli a formare una corona sottile su un abito giallo paglierino con lampi dorati. Profumi nitidi di fiori e frutta bianca. Gusto pieno, complesso e variegato, buon equilibrio tra acidità e morbidezza, con finale fine di pancarrè tostato.
Un bell’abito giallo paglierino con lampi smeraldini porta una cristallina corona di bollicine con riflessi dorati. Ventaglio di aromi mediterranei floreali, dalla magnolia bianca al glicine azzurro. In bocca esprime delicati e nitidi sentori di pera e pesca, fresca rotondità asciutta in equilibrio acido-minerale.
Vinisola Shalai, Pantelleria DOP Demisec Millesimato, uvaggio Zibibbo (Moscato di Alessandria) in purezza Vinisola srl, contrada Kazzen 11, 91017 Pantelleria (TP) www.vinisola.it
Spuma effervescente ed esuberante a formare un parterre di bollicine ascendenti, disposte a corona su un abito giallo paglierino caldo e lampi dorati. Carnet di fiori di salvia, capperi e mirto verdi e secchi. In bocca il gusto pieno, aromatico, sapido con finale di pesca e pan brioche.
Colore paglierino chiaro brillante con fine, spessa e persistente effervescenza dai riflessi marini. Gamma floreale tipica di ginestra gialla e bianca e azzeruolo. In bocca una titolazione contenuta, con evidente acidità minerale, morbidezza naturale in equilibrio e finale piacevole di pietra e lievito.
Vestigia giallo paglierino evidente, con brillanti cerulei e una corona di bollicine fine e lampi dorati. Ventaglio aromatico ampio e misurato di fiori gialli e di glicine, predominio di Clementina. In bocca è pieno, lineare e asciutto, in equilibrio acido minerale, finale armonico di mela Golden e Mango.
Valdo Oro Puro Cartizze, Valdobbiadene DOCG Prosecco Superiore di Cartizze Dry, vendemmia 2015, uvaggio Glera in purezza Valdo Spumanti, via Foro Boario 20, 31049 Valdobbiadene-Altamarca (TV) www.valdo.com
Tenuta I Gelsi Rosato, Vino Spumante di Qualità Rosé Brut, uvaggio Aglianico del Vulture in purezza
Azienda Agricola Ofanto srl, contrada Paduli, Monticchio Bagni, 82050 Rionero in Vulture (PZ) www.tenutaigelsi.com
Corpo di un colore rosa salmone percorso da bollicine fini salenti e lampeggianti di rosa pallido. Quadro aromatico floreale e fruttato di fragola rossa. In bocca è vivace, fresco e sapido, fruttato, dall’armonica acidità, con finale e retrogusto di crema confetto.
Nobile corona di perle piccole con lampi dorati su corpo paglierino giallo deciso. Al naso caratteristico morbido varietale con punta paglia-fieno. In bocca è pieno, frutta di polpa bianca e rotondità minerale, finale fine, elegante, persistente e abboccato.
137
Villa Sandi, via Erizzo 112, Crocetta del Montello-Altamarca (TV) www.villasandi.it
rano anni che chiedevo aiuto ai sommi vati dell’enologia e som-
aziende interessate. Ecco allora la necessità di studiare e ricercare
mellerie nazionale per risolvere alcuni dilemmi amletici, come ad
schede impostate con descrittori simili ma diversi, con percezioni
esempio quanto incida l’aspetto oggettivo nel giudizio finale di un
sensoriali dai pesi specifici calibrati in base alle diverse caratteri-
vino, se lo stesso sia marginale o debba essere considerato un valore
stiche oggettive dei vini; schede capaci di creare un distinguo al-
tecnico inconfutabile, soprattutto nel caso in cui il degustatore assag-
meno fra i vini spumanti ottenuti con il Metodo Italiano e quelli con
gi, da solo, dai 300 ai 600 vini. Così come chiedo quanto invece sia
il Metodo Classico.
scheda degustazione spumanti analitica - descrittiva - classificativa METODO CLASSICO PESO
influente la soggettività, nel giudizio finale del prodotto, soprattutto se si assaggiano 100 vini diversi fra loro, in poco più di due ore. Inoltre
Dal lavoro di CEVES (il centro studi e ricerche dell’Osservatorio Vini
come valutare il “giudicatore” che utilizza la stessa scheda enologica
Spumanti Effervescenti) è scaturita un’ipotesi che trova riscontri
sia nel caso si trovi davanti a un ottimo Gutturnio vivace o a un Lam-
oggettivi e soggettivi, individuali e collettivi, oltre al consenso di
brusco ancestrale, oppure a un Riesling frizzante dell’Oltrepò o un
molti degustatori liberi da certe infrastrutture culturali.
VISTA
Verdiso col fondo, e anche a un Prosecco Superiore DOCG o Prosecco DOC posto al fianco di un Franciacorta Millesimato, un Alta Langa o
Un’ipotesi di scheda, da migliorare, ma che ritengo sia già una buo-
un Trento…
na base di partenza e che abbiamo utilizzato nella valutazione di
PERLAGE
OLFATTO
GUSTO
limpidezza
9
cristallino
8
dimensione
brillante
7
abbondante e fine
9
tonalità
molto limpido
6
abbondante
8
con riflessi verdognoli
9
intensità
8
limpido
5
insufficiente
5
paglierino scarico
8
molto intenso
7
intensità
poco limpido
4
scarsa
1
bianco carta
5
intenso
7
molto intenso
9
velato
3
giallo dorato
4
abbastanza intenso
5
intenso
8
torbido
2
giallo ambrato
3
poco intenso
4
abbastanza intenso
6
sfiggente
3
debole
5
corto
4
assente
3
questi SPUMANTI Metodo Italiano. Un grazie a Osvaldo Murri e ai A me qualcosa non torna! Inoltre questo monopolio modulistico,
COLORE
ragazzi dei suoi corsi per l’importante aiuto offertomi.
10 9
persistenza
10
lunga
10
media
8
integrità
8
corta
5
molto pulito
8
finezza
11
pulito
6
molto fine
11
a ben vedere creato dagli “champagnisti” e accettato da tutti, non
9
mediamente pulito
5
fine
9
freschezza
9
scarso
3
abbastanza fine
8
molto gradevole
8
fa altro che creare disparità fra le varie tipologie di vini. Non lo
La valutazione e il giudizio finale riportato per ogni bollicina è la
trovo né corretto né onesto. È necessario che un’analisi sensoriale
sintesi della “summa” di più pareri tecnici posti in equilibrio utiliz-
grossolano
5
piacevole
7
sia principalmente soggettiva, sapendo che è pur perfettibile, e se
zando una terminologia nella quale è stato limitato al minimo l’ec-
scadente
3
ordinario
6
questo è un pensiero condiviso, come penso, da molti, allora cer-
cessiva passione e innamoramento che abbiamo nei confronti del-
armonia
9
chiamo almeno di dotarci di strumenti e supporti che vadano ad
le bollicine. L’augurio è quello di aver colto – per primi – nel segno
aristocratico
9
agevolare le funzioni sensoriali e celebrali, eliminando certi errori
un giudizio, stimolando l’adozione di due schede tecniche separate
elegante
formali che ahimè si ripetono spesso, al fine di far scaturire un giu-
anche da parte di tutte le associazioni nazionali…
138
dizio che sia equilibrato e non incida sui bilanci economici delle
1
2
3
4
5
buono
VALUTAZIONE VINO
6
7
8
ottimo
9
10
11
eccellente
1
2
3
scadente
4
5
buono
TRADIZIONALE
6
7
8
ottimo
9
10
11
2
3
4
5
6
7
8
9
dimensione forma origine
1
2
3
4
5
6
7
8
9
1
2
3
4
5
6
7
8
9
1
2
3
4
5
6
7
8
10
1
2
3
4
5
6
7
8
9
dimensione-spazi
10
1
2
3
4
5
6
7
8
9
formazione persistenza
1
2
3
4
5
6
7
8
9
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
tonalità trasparenza
COLORE
COLORE
integrità definita fili
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2
3
4
5
6
7
8
1
2
3
4
5
6
7
8
9
Integrità riflessi
OLFATTO
OLFATTO
intensità-complessità
1
2
3
4
5
6
7
8
finezza completa marcante
1
2
3
4
5
6
7
8
armonia lineare piena
1
2
3
4
5
7
8
9
intensità-corposità
1
2
3
4
5
6
7
8
rotondità piena fresca
1
2
3
4
5
6
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1
2
3
4
5
6
7
8
1
2
3
4
5
6
7
8
9
finezza-fragranza
1
2
3
4
5
6
7
8
9
armonia
9
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
9
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
9
10
11
intensità-caratterialità
GUSTO
GUSTO
persistenza retrogusto inizio
1
livello
2
escluso
3
4 terzo
5
6
7
secondo
8
1 primo
2
escluso
0
3
4 terzo
5
6
7
secondo
8
intensità vitigno vinosità 11
freschezza-delicatezza retrogusto di impronta
primo
livello TOTALE
note:
fonte: Osvaldo Murri
limpidezza
PERLAGE
tonalità intensa tipo
TOTALE
VISTA
limpidezza
PERLAGE persistenza lineare curva
note:
persistenza-retrogusto
8
comune
6
abbastanza lunga
7
rustico
5
lunga
5
difettoso
3
breve
4
corta
3
cortissima
2
METODO CHARMAT
VISTA 1
8
PESO
VALUTAZIONE VINO
VISTA limpidezza
3
analitica - descrittiva - classificativa
eccellente
ITALIANO
5
sgradevole
scheda degustazione spumanti
scheda vini spumanti-bollicine vini scadente
grossolano
0
PERLAGE
COLORE
OLFATTO
GUSTO
8
cristallino
7
dimensione
9
brillante
6
abbondante e fine
7
tonalità
10
molto limpido
5
abbondante
5
con riflessi verdognoli
10
intensità
8
limpido
4
insufficiente
3
paglierino scarico
8
molto intenso
8
intensità
10
poco limpido
3
scarsa
1
bianco carta
6
intenso
7
molto intenso
10
velato
2
giallo dorato
4
abbastanza intenso
5
intenso
8
torbido
1
giallo ambrato
2
poco intenso
4
abbastanza intenso
6
sfiggente
3
debole
5
corto
4
assente
3
persistenza
9
lunga
7
media
5
integrità
9
corta
3
molto pulito
9
finezza
9
pulito
7
molto fine
8
mediamente pulito
5
fine
7
freschezza
11
scarso
3
abbastanza fine
6
molto gradevole
10
grossolano
5
piacevole
8
scadente
3
ordinario
7
grossolano
5
sgradevole
2 8
armonia
9
aristocratico
9
elegante
7
persistenza-retrogusto
comune
5
abbastanza lunga
7
rustico
4
lunga
6
difettoso
1
breve
5
corta
4
cortissima
2
139
E
una storia antica
Cesare Baldrighi Presidente Grana Padano
Q
gestita da commercianti che, allo scadere del contratto stipulato con ogni singolo allevatore per il ritiro del latte, l’l1 novembre di ogni anno, ordinavano al preposto, la sera del consueto giro che li conduceva da una stalla all’altra, di caricare sul carro i bidoni pieni di latte senza scaricare quelli vuoti che dovevano essere riempiti. uesta è una terra che pulsa d’agricoltura.
Qui gli uomini hanno saputo costruirsi una loro dignità impren-
Quella notte il latte veniva gettato a terra e con esso anche la forza
ditoriale superando quegli ostacoli che ne hanno caratterizzato la
contrattuale di riuscire a strappare un prezzo migliore per l’anno
storia, passando dal latifondo alla mezzadria, dalla locazione alle
successivo, giocato sempre e comunque al ribasso. Così nacquero i
società agricole.
primi caseifici cooperativistici, capaci di garantire non solo il ritiro
Un periodo lungo il quale vi sono state lotte, controversie sindacali
giornaliero del latte, ma anche la sua trasformazione giornaliera e
e forti contrasti sociali fra chi produceva e chi trasformava e com-
un equo e solidale ritorno economico per gli allevatori. In migliaia
mercializzava i prodotti, qualsiasi essi fossero, compreso il latte
decisero di riunirsi contribuendo a far nascere quell’aggregazione
che sgorgava dalle stalle e originava un fiume bianco, importante
che contraddistingue, ancora oggi, il movimento cooperativistico
e fertile per tutta la Pianura Padana. Una produzione importante,
lattiero-caseario dell’area, riuscendo a dare un’identità collettiva
e sempre
moderna
142
è l’uomo a governare il tutto al sistema basato sulla mutualità e sul senso d’appartenenza a un
cua collaborazione sociale. Un humus genuino, vero, che si muove
territorio.
all’unisono consentendo all’Unione Europea di riconoscere al Grana Padano la certificazione D.O.P. come prodotto le cui caratteristi-
Un valore non solo simbolico, ma quantificabile ed estremamente
che organolettiche sono attribuibili al territorio, alla storicità, alle
importante per la filiera, lo stesso che fece nascere nel 1933 la Coop.
specifiche modalità produttive e alle significative ricadute econo-
Plac, che oggi presiedo; cooperativa che si aggiunse a molte altre,
miche e sociali per la zona. Un movimento che si rigenera conti-
sparse un po’ ovunque in questa grande Pianura Padana, dando
nuamente, di generazione in generazione, riuscendo a costruire
vita a un movimento produttivo importantissimo, di cui è capofila
un futuro per un’area che va da Cuneo a Padova che, pur essendo
il Consorzio per la Tutela del Grana Padano, in rappresentanza non
molto variegata, ha una matrice produttiva omogenea nelle razze
solo di imprese, ma di un capitale umano di enorme valore, com-
bovine utilizzate, nelle procedure di allevamento e alimentazione
posto da migliaia di persone che operano tanto nelle stalle quan-
dei capi e in quelle di trasformazione del latte. Solo così è stato pos-
to nei caseifici e gestiscono la produzione di latte di circa 350.000
sibile far convergere 130 caseifici su un unico obiettivo, un unico
mucche, locate in 4.500 stalle, animali che alimentano le sorgenti
formaggio e un unico marchio. Una direttrice che ha generato coe-
da cui fuoriescono oltre 25 milioni di quintali di latte, pari al 25%
sione, senza la quale non avremmo potuto ottenere i risultati volu-
dell’intera produzione italiana.
ti, né innalzare la produzione da 3 milioni di forme, realizzate alla fine degli anni ‘90, alle quasi 5 milioni attuali; cosi come avremmo
È l’uomo a governare il tutto ed è la forza stessa di questo Consor-
avuto difficoltà a mettere in pratica tutte quelle misure e azioni di
zio, poiché ognuno, delle migliaia di individui che ne costituiscono
comunicazione internazionale che rendono il Grana Padano il nu-
l’anima, è consapevole del suo ruolo, sa quale sia il valore che ha
mero uno dei formaggi italiani nel mondo.
nel sistema, sia che operi nell’attività zootecnica sia nei caseifici. Un’operosità che, pur richiedendo sacrifici, non avendo interruzio-
Questa coesione ha rappresentato la chiave vincente per i produt-
ni durante i 365 giorni dell’anno, non scoraggia.
tori, consentendo loro di ottenere le gratificazioni che meritano, le
La cosa bella è che molti caseifici, così come le stalle, sono locati
stesse che mi adopero giornalmente di mantenergli nel prossimo
nelle campagne o vicini a piccoli borghi spesso lontani da grandi
futuro”.
città, divenendo in quei luoghi un punto di riferimento per quelle piccole comunità rurali, dettando cadenze e ritmi oltre a una profi-
‌Idee, innovazione e bellezza per un catering diverso‌ Francesca Paola Comolli
Sartoria dei Sapori: Il cibo cambia abito
Il cibo diventa scenografia dell’evento trasformando la location in un palcoscenico “vivo”
“Entro e sono colpito da una macchia di colori. Devo aver sbagliato ingresso. Controllo e mi accorgo di essere lì dove sono stato invitato. Davanti ho quadri e sculture. Ho l’impressione di trovarmi in una galleria d’arte molto particolare. Faccio qualche passo, ma qualcuno mi precede, si avvicina a un quadro e, lasciandomi sbigottito, ne mangia un pezzo. Mi fermo; vorrei gridargli: “Pazzo, ma che fai?!”, ma ho giusto il tempo d’osservare l’accaduto che altri invitati si accostano a quella, così come ad altre opere esposte, e ne mangiano dei pezzi… Non è possibile! Mi guardo intorno, credo d’essere su “Scherzi a parte”, ma non è così. È tutto vero.” Queste sono le impressioni che è possibile captare fra gli invitati che, beati loro!, partecipano ad un evento organizzato da
Mila Sacchi, carpigiana Doc che, dopo aver lavorato come stilista d’alta moda, un paio d’anni fa ha deciso di mettersi a “cucire” nuovi abiti e creare il primo e ancora unico “catering scenografico” d’Italia, la Sartoria dei Sapori. Concepita in seguito ad un’esperienza di catering “improvvisato” per la festa di un amico, l’iniziativa portò all’istintiva decisione di Mila Sacchi di lasciare il proprio lavoro per inseguire un sogno, quello di abbinare le sue due più grandi passioni – moda e prodotti tipici del suo territorio. Così, Sartoria dei Sapori ha dato vita ad un nuovo metodo di degustazione attiva, di intrattenimento, che regala agli ospiti un’esperienza completamente esclusiva e diversa da quella che normalmente si aspetterebbero da un buffet, un progetto in
grado di coniugare arte e design al servizio di catering, donando a quest’ultimo un carattere e una personalità assolutamente innovativi : le sue “opere” artistiche sono letteralmente da “sbranare”. Il cibo diventa scenografia dell’evento trasformando la location in un palcoscenico “vivo” e con materiale “di costruzione” di facile fruizione, crea mondi fantastici in grado di stimolare la mente, sconvolgere i sensi e sedurre l’avventore. Il cibo, utilizzato per la realizzazione di decorazioni e arredi commestibili, volti sia alla soddisfazione degli occhi che del palato, non rappresenta più solo un “contenuto” dell’evento ma anche parte del contenitore che lo ospita e confondendo in modo divertente e “saporito” stupisce il pubblico con nuove forme, volumi e colori.
E ancora, fiori di uova e bignè che disegnano il pavé di una strada, margherite di mais e formaggio; da una parte un albero da frutto con splendide mele che si rivelano essere panini alla mortadella, dall’altra carte da gioco trasformate in tartine, libri costruiti con piadine farcite decorate a mano, una scacchiera di focaccia ripiena dove il gioco della dama è costituito da tigelle mignon al pesto. In un angolo un portacipria fatto con panini al salmone e caviale. Come piace dire a Mila Sacchi, con la quale abbiamo avuto il piacere di chiacchierare per farci raccontare direttamente la sua storia e soprattutto la sua passione, “un salame non può essere appoggiato su un davanzale, ma se diventa un fiore, sì”. In un’ideale caccia al tesoro, quello che sembra non è. E niente rifiuti, niente oggetti da cestinare; si capisce che dietro vi è una profonda filosofia, un modo diverso d’interpretare il food. Sì perché l’azienda, attenta a questioni sensibili quali l’eco-sostenibilità, il lato umano della produzione e la storia del prodotto, utilizza solo frutta e verdura di stagione, acquistate a Km 0, o prodotti di origine protetta e controllata (Doc
e Dop), nell’assoluto rispetto dell’artigianato alimentare locale. Non solo alimentare a dire il vero. Per le parti strutturali non commestibili, infatti, si rivolgono ai mercatini dell’antiquariato e ai negozi di modernariato, ridando vita a oggetti d’epoca e vintage e riducendone l’impatto ambientale attraverso il riuso. Cucinare con arte, è questo lo scopo della seconda esistenza di Mila. www.sartoriadeisapori.it
147
146
Mila non trascura mai i desideri e le idee del committente, privato o aziendale che sia. Per far questo, la Sartoria dei Sapori si avvale della collaborazione di pittori, scultori, paesaggisti e professionisti del design del cibo, per ideare e realizzare scenografie e piccoli “pezzi d’arte” - di cui cibarsi -, tagliati e cuciti su misura ad hoc, proprio come in una sartoria di alta moda. Così, al Cibus 2016, il team di cuochi e creativi fondato da Mila Sacchi, ha riprodotto per l’azienda Parmigiano Reggiano quadri scelti e commissionati dalla società, utilizzando solo latte e tipologie e stagionature diverse di parmigiano, mentre su incarico del Consorzio di Tutela del Lambrusco, per il Vinitaly di quest’anno, ha donato tridimensionalità alle vigne di un grande affresco dipinto per l’occasione da un’artista emiliano, realizzando, interamente a mano, golosi grappoli d’uva che si rivelavano essere bignè farciti con crema di gorgonzola, noci e pere – ingredienti adattissimi ad accompagnare la degustazione dei Lambruschi modenesi.
la fede
Alessandro Gatto Francesca Paola Comolli
Arte d i gr affiante iro nia
Solitudine, incomunicabilita’ e indignazione morale
sta, uno dei più premiati al mondo, ha collezionato nel corso della sua carriera (è nato a Castelfranco Veneto nel 1957), dal Portogallo, dove nel 2013 gli è stato conferito un Premio alla carriera, alla Cina. Tra gli altri, tanto per citarne uno, ma sono tutti ugualmente prestigiosi, ha vinto il premio alla più grande manifestazione mondiale in ambito di illu-
Lo scorso anno gli hanno chiesto di decorare il telo
strazione umoristica, l’Aydin Dogan International
che copriva il restauro del busto di Cosimo II de’Me-
di Istanbul, con l’opera See Above.
14 8
dici alla Loggia del Grano di Firenze. In un’immagine tipicamente sua per quel mix di leggerezza e
Dopo aver appreso nella bottega del padre le tecni-
sarcasmo, Alessandro Gatto ha rappresentato un
che del mosaico e dell’affresco, Gatto ha preferito
Granduca che, stufo di aspettare dietro il telo, si af-
dedicarsi principalmente all’acquerello e all’inci-
faccia a sbirciare il viavai della piazza sottostante
sione, declinando queste due pratiche artistiche
la Loggia.
nella grafica pubblicitaria e in opere più personali, “umoristiche” , o piuttosto “sarcastiche”, come a lui
E’ di pochi giorni fa la notizia dell’ennesimo premio
piace definirle.
internazionale che Gatto, pittore, grafico e, soprattutto, “graffiante” illustratore satirico dal tratto in-
Gatto usa l’arte della caricatura e la satira, in un’ac-
confondibile, si è aggiudicato a Kiev. Ma sono più di
cezione che potremmo definire lirica, per ammoni-
200 i riconoscimenti internazionali che questo arti-
re e denunciare, divertendo, le debolezze e la vanità
Alessandro Gatto
150
il muro
imperanti nella società mass-mediatica e nell’uo-
ciosi, nelle loro dimensioni abnormi, come un libro,
mo contemporaneo.
una bottiglia di vino o una scacchiera, che diventa-
Affascinato e influenzato dalle opere di Callot e di
no allegoria della dilagante disumanizzazione della
Goya, nelle quali le contese geo-politiche vengono
società contemporanea e dell’impotenza dell’uomo
raffigurate come sfregio alla vita comune e all’u-
di fronte a questa “epidemia”.
manità, Gatto, costruendo mondi spesso indecifrabili e aperti a molteplici interpretazioni, si è
Solo in rare occasioni Gatto ritrae l’uomo come vin-
dedicato negli anni principalmente all’illustrazione
citore “del suo conflitto”, nell’attimo – sospeso - in
delle “guerre” interiori e sociali che l’uomo si trova
cui riesce a trovare una via di fuga, sorprendente,
a combattere, da solo, ogni giorno.
paradossale, per non dire miracolosa, che molto spesso, infatti, va addirittura contro le leggi della
i politici, la chiesa le convenzioni sociali Solitudine, incomunicabilità e indignazione morale sono le tematiche più ricorrenti e care all’illustratore veneto; i politici, la chiesa e le convenzioni sociali i suoi bersagli preferiti. All’interno di universi claustrofobici dai colori apocalittici, “arredati” da elementi monumentali e minacciosi al limite del fantascientifico, abitano dei personaggi, delle figure piccole e inermi, agitate da paure incontrollabili o schiacciate da pericoli esterni. Gli elementi di provocazione più ricorrenti sono le sbarre delle prigioni e i muri invalicabili, come metafore degli impedimenti psicologici, morali e politici davanti ai quali l’uomo è totalmente im-
natura, così come nell’opera Il muro, nella quale è illustrato un uomo in frac - forse un musicista? nell’atto di abbattere un muro alto 4-5 volte la sua statura, per poterlo pitturare come la tastiera di un pianoforte. Come sempre, anche in questo caso l’opera, polisemica, rimane aperta a più letture. L’arte della caricatura e l’umorismo sono “una scorciatoia per raggiungere una meta in modo veloce” ha dichiarato lo scorso anno durante una delle rare interviste da lui concesse. Nel suo mondo d’immagini, ricche di contenuti e parole non scritte e di riflessioni amare, personaggi schiacciati dai loro fantasmi interiori, perseguitati o appesi a un filo – come nell’opera Fede -, mondi trasfigurati in senso ludico o al contrario tragico, sono le materie prime in cui si declina la spiccata personalità delle sue opere e che hanno determinato il successo di Alessandro Gatto nel mondo.
potente, ma anche oggetti all’apparenza innocui o sofisticati, e tuttavia divenuti incombenti e minac-
see above
ciò che rimane
Rinascimento italiano, dall’arte alle bollicine (1490-1632). Fermento e ricerca con la scoperta dell’America. Abati, medici, scrittori, agrari attratti dai vini “picanti”. Principi e papi sono i primi fans. Scacchi e Conforto descrivono le bollicine: scripta manent, verba volant.
I
l modo di fare il vino con la ri-fermentazione in piccoli recipienti prende avvio in Italia, seppur con tanti dubbi, difficoltà
tecniche più o meno consolidate, sanità e pulizia, uso di sistemi approssimativi e temi irrisolti. È un periodo, il Rinascimento fino all’Illuminismo italiano ed europeo, dove tutti cercano nuove strade, nuovi prodotti, nuove ingegnosità. Il vino “spumoso” rientra in questi capitoli. Gli anni successivi alla scoperta del Nuovo Mondo vedono diverse figure interessate ai vini. Il celebre medico pontificio veronese Girolamo Fracastoro (1479-1553), nel suo libro Syphilis sive de morbo gallico, così cita i più noti vini: “Non spumosa mero spumantia pocula Bacchus Qualia Cynaie colles, campique Falerni et Pucinus ager mittunt; aut qualia nostris Rhetica dat parvo de collibus uva racemo” ovvero “Non schietto vino le fumanti coppe ricche di spuma, quale vien mandato dai corsi colli, dai pugliesi campi e da Falerno, o quello che nei nostri campi si estrae da piccoletto grappo della Retica vite”.
2A puntata
Giampietro Comolli
È in questa nuova epoca di esaltazione, di ricerca letteraria e di “effervescenza vitale” che i vini spumeggianti sono chiamati nelle diverse trame latine “bell’aria di padre Bacco”. In parallelo, in Francia, nel basso Rodano, alcuni vignaioli producono un vino frizzante torbido che chiamano “fermoùst”.
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La voglia di vino “picante”, come piace denominarlo, dilaga fra letterati, poeti e scrittori. Il vicentino Gian Giorgio Trissino (1478-1550) si diletta nella descrizione di un vino piccante-dolce prodotto nelle cantine sotterranee dei colli Berici e Euganei: “[…] poi ch’ella (la fame) fu sciolta o rintuzzata, empier le tazze d’un liquor di Bacco, piccante e dolce […]”. Paolo Giovio (1483-1550), umanista, storico e medico comasco, scrive di un vino particolare, spumoso, di “Marseglia piccante e rubinevole”. Annibal Caro (1507-1566), quando si ritirò nelle vicinanze di Frascati per tradurre l’Eneide, in una breve poesia citò un vino locale che appare “Tondo e frizzante insieme, m’è ito fin su le punte de’ piedi”. Girolamo Bargagli (15371586), senese, aveva all’epoca idee molto chiare su come doveva essere il miglior vino sulla tavola: “[…] che al gustare un vino si senta amabile, maturo, piccante, e che lasci le labbra asciutte”. Il poeta bernesco fiorentino, Matteo Franzesi, a Roma alle dipendenze di Clemente VII e Paolo III, cantava di un vino primeggiante in tavola: “vince l’aureo tuo nuovo colore, l’ispumante e brillante entro un bel vetro, dell’aurora e del sol l’alto splendore...”. La seconda metà del XVI secolo vede attorno al vino effervescente un’innumerevole schiera di fedeli difensori ammaliati,
degustatori fra i personaggi più colti, più ricchi, della nobiltà e dell’alta aristocrazia: poeti, didascalici, dispensieri, abati, canonici, ma anche tecnici. Giovanvettorio Soderini (1526-1597), autore del Trattato della coltivazione delle viti e del frutto che se nu può cavare, su come ottenere un buon vino, è il primo che descrive i dettagli tecnico-produttivi che nei due secoli precedenti avevano visto all’opera diversi ricercatori e sperimentatori: “E per fare ancora i vini piccanti, saporiti e dolci, aiuta assai […] pestare con istanghe o con mazzapicchi rotondi, che abbiano la caperozzola piana […]”. Un altro trattatista-viticoltore, Bernardo Davanzati (1529-1606), scrisse che “per aver vin dolce vermiglio poni vigne non pancate. E per dargli il frizzaente, senza cui non ha garbo, ammosta (e) imbotta più vergine, si che bolla parecchi dì nella botte”. In Italia, in questi 50 anni, nascono diversi termini per descrivere gli spumanti: come ispumante, picante o piccante, racente, frizzaente e mordente.
Somma, già noto ai tempi per essere “mordente, odorifero e polputo”. Lancerio parla anche di altri vini spumeggianti presenti nella dispensa di papa Farnese, dal Bagnaia della zona di Viterbo al Monte Rosso (oggi Monterosso Val d’Arda DOC) “mordente e polputo” proveniente dai colli intorno a Castell’Arquato e Veleja Romana, e spedito a Roma lungo la Via Francigena dal principe Pierluigi Farnese, signore del ducato di Piacenza. Anche Domenico Romoli detto il Panunto, nel trattato scritto intorno al 1560, consigliava che a tavola i buongustai dovessero attenersi ai giusti abbinamenti vino-cibo: “con gli arrosti di carni grasse è bene servire vini rossi mordenti”, una anticipazione di quello che sarà una tradizione emiliana con il Lambrusco.
rendevano la lingua molle come i vini dolci. Alcuni di loro provocavano il singhiozzo e facevano giungere la loro azione al cervello ed agli occhi i quali (a causa del frizzante) spesso lacrimavano […]”. L’origine della spuma e del piccante viene identificata nell’ebollizione del mosto, cioè nella fermentazione, al punto che Conforti indicava già allora l’importanza di saper controllare e dosare l’ebollizione affinché la “scoria gassosa, leggera e pungente” (l’anidride carbonica), non si disperdesse. Il medico bresciano, quale chiaro esempio della sua asserzione,
segnalò l’usanza di diversi produttori italiani e stranieri di produrre vini mordacissimi, cioè veri e propri spumanti, “chiudendo i mosti nelle botti”. Secondo questo medico-enologo i vini diventavano più spumeggianti durante i mesi invernali, mentre nei mesi estivi si smorzavano e deperivano perdendo tutto il loro sapore piccante. Purtuttavia, aggiungendo degli acini d’uva ai vini che avevano perso il frizzante, questi potevano riacquistarlo perché vi si scioglievano le “secrezioni gassose, piccanti, emesse dagli stessi acini”. Tali secrezioni però, secondo il me-
dico bresciano, non portavano alcun giovamento alla nutrizione del sangue. Da buon medico e curatore della salute umana, Conforti consigliava un parco consumo alimentare dei vini, ancor più, considerava i vini spumeggianti, seppur ricercati e celebri, troppo voluttuosi, stuzzicanti l’organismo, apportatori di ebbrezza incontrollata e quindi da consumare ogni tanto. Di lì a qualche anno, siamo nel 1589, un altro medico, il bolognese Baldassarre Pisanelli, è di parere diametralmente opposto, e infatti così tratta nella sua opera corposa i vini spumeggianti: “I
) e m a f a l ( a l l e , ’ a h t c a i z o z p u t ... n i r o a t l o i c n s u ’ d fu e z z a t e l r e i p , em o c c a B i d r o u liq e c l o d e e t n a c pic
Sante Lancerio, il bottigliere di papa Paolo III Farnese, confida che i vini preferiti dal pontefice erano mordenti (cioè frizzanti): dal Greco d’Ischia, corretto con trucioli di legno di nocciolo, “dolce e mordente con sapore di cotognino”, al vino Monterano “per la sua vendetta dolce, con mordente tanto soave che fa lacrimare d’allegrezza, bevendolo” prodotto attorno al lago di Bracciano, un territorio allora capitale italiana nella produzione di vino “titillante e appetitoso”, come lo definì Lancerio, perché “amabile, di bel colore e mordente” che veniva conservato in estate nelle grotte del lago, ai vini detti Coda di Cavallo di Nola, nel Regno di Napoli, “piucchè mordente e dolce”, vino Sucano di Orvieto o Lagrima di
Dopo qualche anno abbiamo la prima, vera, unica testimonianza reale e cartacea della descrizione del modo di produrre un vino spumeggiante, denominato ancora frizzaente, mordente o piccante. È la pietra miliare mondiale, una “primogenita”, esempio di come erano in voga quei vini briosi e come il mondo culturale, scientifico, accademico, laico e clericale, fosse ammaliato e attratto da questo “allegro” vino che era sempre presente sulle tavole ricche, nobili o aristocratiche. Nel 1570 viene dato alle stampe, dal medico Girolamo Conforti a Brescia, il Libellus de vino mordaci che descrive in dettaglio la tecnica giusta della fermentazione e rifermentazione del mosto base per la presa di spuma e le azioni fisiologiche e digestive per l’uomo. Conforti fu medico e studioso molto attento. Descrive i vini così ottenuti dal “sapore piccante o mordace che non seccavano il palato, come i vini acerbi ed austeri, e che non
vini raspati, quando sono di vin ottimo, sono molto buoni, perché quella mordicazione gagliarda congionta co’l sapore dolce, o altro sapore di vino buono, provoca l’urina, fa digerire il cibo, non lo lascia fumare al capo e risveglian l’appetito”. Anche il Pisanelli annota sue ricerche sulla produzione dei vini raspati: “[…] in Piemonte pigliamo l’uve ben mature e n’empimo una botte a quale aggiungemo tanto vin vecchio, e mosto, che sia piena la botte e quando ne caviamo una stagnata, gli ne mettiamo un’altra e così si fa un vino che ricrea il stomaco e togli la sete, spetialmente ai colerici, e a sanguigni […]. Oltre al detto vin raspante vi è il vin puro fatto da sé senz’altra misura qual chiamiamo piccante e credo che questo foss’anchora [noto] presso gli antichi”.
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Andrea Bacci, noto anche come Elpidiano, il famoso medico di papa Sisto V, nella sua grandiosa opera De naturali vinorum historia di fine Cinquecento, offre una segnalazione senza dubbio interessante sui vini spumosi che definisce “dilettosamente mordenti, di soave odore e spumanti per auree bollicine qualore si mescano e versino nei bicchieri”. Il Bacci ricorda anche il così detto “vino ritornato”, cioè il vino che aveva subito alcuni rimontaggi sulle vinacce fresche e che poi diventava frizzante; tal vino, versato nel bicchiere, annota il Bacci “frizza, gorgoglia, com’è proprio del vino sincero”. Il dotto archiatra pontificio cita diversi vini piccanti dell’epoca assai graditi dagli scalchi e dai padroni delle tavole principesche: del famoso Coda di Cavallo dice che piaceva molto “per essere di una dolcezza mista ad una soavità mordente e suggente...”; richiesti pure vini prodotti lungo il fiume Po, da Carpi a Pavia, dove l’uva Pignola, assai diffusa insieme all’uva d’Oro, produceva un vino piccante, spumoso, limpido, saporoso dal “profumo di pignolo che non cedeva ai Lacrima dell’Italia centrale”. Così pure a Desenzano e a Peschiera si producevano squisiti Trebulani (da uva Trebbiano) e una specie di
uva Recioto o Malvasia di Candia nei colli di Marostica e Asolo veniva utilizzata per produrre un vino “dorato, spumeggiante e serbevole fino al terz’anno”. Gabriello Chiabrera (15521638) dedica alcuni versi al Trebbiano Toscano spumeggiante: “Vin de’ regni d’Arno come l’or brilla lucente e nel bel cristal ride spumante”. Ma è con l’inizio del XVII secolo, esattamente nell’anno 1622, che viene dato alle stampe e diffuso in tutta l’Europa aristocratica ed ecclesiale, il libro De salubri potu dissertatio in cui un lungo capitolo è dedicato alla meticolosa descrizione della produzione, elaborazione ed effetti sul consumo umano dei vini “spumeggianti”. L’autore è un italiano, il medico e abate Francesco Scacchi (1577-1656) di Fabriano. Il testo si può considerare, insieme a quello di Conforti di 50 anni prima, che Scacchi sicuramente ebbe modo di consultare, il primo documento ufficiale sul metodo e le prassi vinicole già usate nei territori italiani dove i due medici operavano. Interessanti sono le note tecniche sulla produzione: innanzitutto privilegiava le uve a bacca nera delle varietà con grandi contenuti zuccherini, facili all’appassimento e non alla muffa, con buccia spessa, piuttosto che le uve bianche, cui aggiungere acqua al mosto o al vino; scrive: “Al tempo della vendemmia oppure mentre i vini sono alquanto giovani si preparano vini frizzanti aggiungendo e agitando a lungo, nella botte, due parti di vino dolce ed una di acqua bollente. Ma si possono anche preparare con altri vini leggeri sia amari (secchi), sia dolci che intermedi, soprattutto se sono stati mitigati con acqua, com’è consuetudine”.
bottiglie. Scrive: “...il ‘gas rigonfiante’ viene trattenuto e se vengono prelevati dalle botti, vini di questo tipo, si vedono sprizzare con grande forza, specialmente quando si versano in un vaso di vetro. Allora, infatti, come se fossero spalancate le porte, quei gas rigonfianti, che prima erano costretti a riposare, fanno pressione e immediatamente salgono in alto, ed in quel veemente movimento, sulla superficie del vino pullula una certa spuma”. E ancora: “i vini che sono prodotti da uva selvatica chiamata ‘lambrusca’, se la fermentazione viene interrotta, sprizzano enormemente [...] in quanto abbondano di umore acquoso e acerbo e producono una maggior quantità di gas rigonfianti!”. Scacchi arriva anche alla conclusione – iniziava a diffondersi l’opinione medica – che i “vini piccanti” non fossero utili alla salute perché consumati schietti senza alcuna diluizione, perché le bollicine davano alla testa e il consumo era “unicamente per dilettare il gusto”. A quel tempo Roma si poteva considerare la capitale del consumo di vini spumeggianti, seguita dal regno di Napoli e da Firenze. Nella Città eterna era molto popolare un vino leggero, spumoso, effervescente chiamato “Acquetta” che si preparava nelle cantine delle province dello Stato Pontificio in modi molto veloci, utilizzando “vini dolci quali il Corsico, il Latino, il Greco ed altri simili” ed era uno dei vini più importati e con i dazi più elevati. Scacchi si sofferma sull’importanza del contenitore in vetro e sulla ermeticità, anticipando la soluzione fondamentale di Sir Kenelm Digby, a Londra nel 1632, della bottiglia di vetro resistente ad alte pressioni. E’ da questo momento che si può pensare a un maggiore sviluppo e a una maggiore attenzione verso un consumo diffuso, più sicuro, e in Italia questo vuol dire alimentare passione, interesse, gusto, e non vedere nel vino spumeggiante una specie di vino infedele, di vino da Controriforma demoniaca!.
! e t n a i f n o g
i r s a g i l h i c c a c ... S o c s e c n a r F ,
Scacchi si sofferma in dettagli che anticipano un tema tecnico che per i 100 anni successivi interesserà tutto il mondo produttivo dei vini spumeggianti: quali dimensioni devono avere i recipienti di fermentazione, come controllare la fermentazione, come chiudere ermeticamente le
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Anno I · numero 2 Periodico quadrimestrale
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