Nata sotto un cielo stellato

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ANDREA ZANFI

NATA SOTTO UN

cielo STELLATO

Immerso in un giardino che odora di fiori e Mediterraneo, fisso il suo incedere felpato e la sua mano muoversi fra i capelli rossi rame. Sa che la sto osservando. Elisabetta è cosi, prendere o lasciare. È come appare. Senza veli e orpelli. La “Geppetti” è questa. Sparisce dietro una porta della sua casa posta nel cuore verde della Maremma. È tempo di dare un’occhiata agli appunti presi mentre mi parlava di lei, raccontandomi del suo Morellino e dell’ultima vendemmia. Mi scopro distratto nel rileggere quelle poche parole.

CAMPAGNA FINANZIATA AI SENSI DEL REGOLAMENTO CE N.1234/07 CAMPAIGN FINANCED ACCORDING TO EC REGULATIONS N.1234/07

NATA SOTTO UN cielo STELLATO


nata sotto un cielo stellato

Dedicato a Elisabetta Geppetti

di ANDREA ZANFI

testi Andrea Zanfi

ISBN italiano: 9788899929015

Fotografie Valentina Calosci Alessio Cech

ISBN inglese: 9788899929046

Redazione e coordinamento editoriale Claudia Gasparri David La Mantia Progetto grafico Claudia Aversa Traduzione Valentina Calosci Fotolitografia e stampa TAP Grafiche srl Poggibonsi (SI)

Andrea Zanfi Editore s.r.l. Via della Pace, 40 58100 Grosseto andrea.zanfi@andreazanfieditore.com www.andreazanfieditore.com Copyright © 2016 Andrea Zanfi Editore s.r.l., Grosseto Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro, senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’Editore. L’Editore ha fatto quanto nelle sue possibilità per individuare e rintracciare tutti i detentori dei diritti fotografici e documentari. Nell’eventualità che immagini o testi di competenza altrui siano riprodotti in questo volume, l’Editore è a disposizione degli aventi diritto



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Ah l’estate!! Qui scorre via come una poesia... mi infonde energia e la voglia di sorridere.

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l’estate in maremma

un sentimento forte quello che mi lega alla Maremma. Una terra ricca di contrasti, disegnata a tinte forti da un uomo che sembra essersi divertito ad intingere il pennello nella terra, nella macchia, nei campi di grano e nelle vigne e a tratteggiare il paesaggio appena sotto l’azzurro del cielo. Mi piace navigare con lo sguardo sulle colline che digradano verso il mare, luoghi che sento profondamente amici e nei quali sfoglio il registro dove appunto la mia vita. Un quaderno con ancora molte pagine bianche, ma sul quale ho annotato con cura le gioie, le delusioni, le paure e le speranze del mio passato, una volta agile e spensierato, ormai pronto a trasformarsi in un più sicuro, risoluto e intraprendente divenire. La Maremma è il principio ed il fine di tutto. Quando sono lontana da qui ripercorro il mio ieri; il tempo delle mie prime estati trascorse in questo areale. Ah l’estate!! Qui scorre via come una poesia... mi infonde energia e la voglia di sorridere. Mi dà ritmo e l’idea che racchiuda in sé sensazioni forti. Ecco è il ritmo il suo migliore pregio, il tema stesso della mia esistenza e mio nutrimento con il quale coniugo tutto ciò che mi circonda. Celebro l’arrivo dell’estate come un regalo, accorgendomi del suo sopraggiungere attraverso i lievi e melodiosi segni che aleggiano nell’aria. Mi tuffo tra le sue braccia materne, che stringono e cullano i miei pensieri.

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Ha un senso ed un valore unico ogni estate passata qui, in Maremma, ed è stato così da sempre, a partire da quelle della mia gioventù, dalle prime vendemmie a quelle in cui mi accarezzavo dolcemente il grembo, nell’attesa che arrivasse un altro figlio e pensando a quante altre estati avrei vissuto al suo fianco, prima di vederlo andar via. In estate la memoria si ringiovanisce e si scuote dal profondo letargo in cui l’ho riposta nell’inverno. L’estate è l’interazione della magia, dell’energia e di ogni armonia, è la porta dell’Assoluto, che mi fa riappropriare del mio tempo, rendendo questa terra di Maremma opulenta, forte, maschia e unica, come voglio che sia.

Ha un senso ed un valore unico ogni estate passata qui, in Maremma, ed è stato così da sempre

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le mie annate

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gni annata trascorsa ha un suo perché ed è contraddistinta da una singolare stagione dell’anima. Ogni vento impetuoso, ogni leggera brezza o alito o sospiro hanno una ragione precisa per essere ricordati. Ogni annata è una storia a sé, scritta zuppando il pennino nell’acino d’uva protagonista del mio vino, che, se potesse parlarvi, vi narrerebbe di me più di quanto io sia capace. Vi racconterebbe di tutto il tempo trascorso in Maremma, del mare, della terra, delle piogge cadute nei lunghi pomeriggi invernali e del sole che asciuga le lacrime dell’inverno e dell’aurora, che piange per i suoi amori perduti. Ogni annata scorre via senza mai un ritorno, ma mai prima che io ne abbia fotografato l’essenza, cristallizzandone l’immagine e identificandone le emozioni che ho condiviso con la mia famiglia o con gli amici. Sono orgogliosa di serbare tutto questo nello scrigno della memoria, comprese quelle sensazioni che avrei voglia di cassare dalla mente. Passano gli anni ritrovandomi ogni anno al cospetto di un “io” diverso da quello dell’anno precedente, un ”io” tutto da scoprire che, però, sento sempre più mio. Passano gli anni scoprendo d’esser quasi felice a lasciarli andar via, anche solo per la curiosità di sapere cosa mi riserverà l’anno che verrà, avendo la gioia di guardare fiorire i miei figli, le mie vite, nella speranza che il vino che farò sia un grande vino.

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icordo ancora il primo bacio dato a quell’eterno principe fanciullo di Alberto. Un Peter Pan con cui mi sposai e feci due figli. Ricordo bene come avvenne l’incontro fra la terra e l’aria, fra la solidità femminile del Toro e l’intellettualità maschile dell’Aquario. Tutto avvenne all’ombra della Torre di Pisa. In quell’attimo capii che vita stavano dando le carte ed io accettai la sfida, perché quando t’innamori non c’è storia, non c’è ragione che tenga. Iniziai un volo lungo 14 anni, spiccato con la spensieratezza di una gioventù prorompente. Sembrava un infinito che assaporavo tutte le volte che mi ritrovavo con lui a rimirar le stelle in mezzo al mare o in Maremma in quelle estati intrise dell’odore della terra e del vino, stando a Le Pupille, che Fredi, il padre di Augusto, mi fece amare.

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o sempre saputo che la mia Luna in Vergine avrebbe portato fecondità e, davanti a tutto ciò, cosa avrei potuto fare? Assecondare la natura, e così è stato. A brevissima distanza dal fratello, l’8 settembre del 1998, alle 07,30 del mattino, regalai la vita a Domitilla. È una Vergine al quadrato, come segno e come ascendente. Cosa dovrei aggiungere? La famiglia crebbe e mi resi conto di costruire un piccolo esercito; la mia brigata feudal-democratica. Il ciclo creativo era in piena espansione, eppure mi sentivo come in un limbo, nel quale percepivo poco o nulla. Non so perché, ma la cosa non mi piaceva affatto.

Domitilla è qui

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n annus horribilis di lutto e paura. Persi mio padre così velocemente che non ebbi neanche il tempo di metabolizzare il dolore per la sua scomparsa scoprendo d’essere arrabbiata con il Cielo, forse anche con il mondo e con me stessa. Tutti gli impegni mondani, tutto il mio girovagare per il mondo e le mie vicissitudini personali non mi avevano mai fatto entrare nella vita di quell’uomo come avrei voluto. Avevamo vissuto come due entità parallele, entrambe innamorati della vita, ma solo all’apparenza vicine. Lo ricordo estroso, fantasioso, un ottimista incallito, capace di trasmettermi l’arte di saper sognare. Un 2008 terribile durante il quale scoprii quanto la perdita di un padre sia il dolore più intimo che una figlia possa vivere; un dolore tanto forte da squarciare l’anima, straziarti il cuore e lasciarti vuota come la morte. Che stupida ero stata. Erano pensieri ricchi di tanti se, di ma e di forse che correvano veloci, cibandosi del ricordo dei suoi sguardi, ricchi di parole che non ho mai udito.

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Dopo anni, non mi è ancora passata la rabbia che ho covato dentro e ho custodito gelosamente come un dono. Io, che avevo vissuto l’addio quasi come una scelta di vita, per la prima volta sperimentavo l’abbandono. Poi l’incertezza del domani si sposò con la paura del presente e la battaglia per la vita divenne dolore fisico e spirituale. Le emozioni si ampliarono a dismisura, quando mi diagnosticarono un tumore al seno. Una sentenza che arrivò come una ghigliottina, pronta a cancellare ogni cosa. Tutto accadde in un attimo: le priorità mutarono e, con esse, il valore delle cose e delle persone. Quel 2008 fu un anno didattico, di grande insegnamento, un salubre unguento, che ha irrobustito il mio temperamento, migliorando la qualità della mia vita, spostando la mie attenzioni su problemi più intimi.

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