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“A.E.G.I.” ASCI

GRUPPO SCOUT

ESPLORATORI E GUIDE D’TALIA

MERANO TERZO

BOLLETTINO DI VITA SCOUT

n. 02 - giugno 2013


CENTRA IL BERSAGLIO! Non perdere l’ultima edizione di “M3”!!!

M3 - Bollettino di vita Scout - N. 02 giugno 2013 il presente bollettino è stampato gratuitamente senza vincolo periodico, dedicato a tutti i soci del Gruppo e alle loro famiglie, agli amici, ai simpatizzanti e a tutti i curiosi. in copertina: “parata di Gruppo” (festa 10° anniversario della chiesa parrocchiale di Sinigo - 04.05.2013) *******

Ricordate che essere buoni è qualche cosa, ma fare il bene è molto di più. - B.-P. ******* BRANCO “PARETE ROSSA” SESTIGLIA LUPI BIANCHI - C.S. Dominik - V.C.S Matteo - Denis - Samuele

SESTIGLIA LUPI BRUNI - C.S. Antonio - V.C.S. Lorenzo - Andrè - Gabriele - Luca

CERCHIO “DELLA GIOIA” -

SESTIGLIA ROSSA C.S. Francesca V.C.S. Serena Aurora Gloria

“aspiranti” Lupetti, ora “mascotte”: Andrea, Francesco. -

SQUADRIGLIA AQUILA C.Sq. Daniela V.C.Sq. Veronica Claudia

Gruppo AEGI (Asci - Esploratori e Guide d’Italia) MERANO TERZO - “Decor Carmeli” sede fiscale: piazza S.Vigilio, 16 - 39012 Merano (BZ) luogo e giorno settimanale delle attività: SINIGO, Via D.Chiesa / scuola elementare Giovanni XXIII°, tutti i sabati dalle 14.30 alle 16.30 (Lupetti e Coccinelle) dalle 15.00 alle 19.00 (Guide) Capo Gruppo: Stefano Mantovan telefono: 320-0115051 sito associativo: www.esploratorieguideditalia.org PATTUGLIA DI REDAZIONE: IL KAJAK


“Quando passiamo tutti dicon che: - quello è il merano 3 che piacerebbe a me! Io vorrei entrare ma come si fa? Quella squadriglia va senza di me”

SIAMO SEMPRE ALLA RICERCA DI NUOVI FRATELLINI E SORELLINE! SIAMO SEMPRE DELL’IDEA DI VOLERTI FARE SPAZIO! NEL NOSTRO GRUPPO POTRAI: ... NELLE COCCINELLE, GIOCANDO E CANTANDO, IMPARARE A SCOPRIRE, A POSSEDERE E A DONARE LA GIOIA E CON TE IL NOSTRO CERCHIO SARà ANCORA Più BELLO ...

... NEI LUPETTI, IMPARANDO AD ASCOLTARE I VECCHI LUPI, FARE DEL TUO MEGLIO PER RENDERE IL NOSTRO BRANCO Più FORTE E FIERO, AIUTANDOLO A CACCIARE PREDE SUCCULENTI ...

... NELLE GUIDE, VIVENDO L’AVVENTURA E SCOPRENDO NELLA NATURA DONI PREZIOSI, IMPARARE AD ESSERE SEMPRE PRONTA, AIUTANDOCI A SCOPRIRE SEMPRE NUOVI ORIZZONTI! Se hai voglia di giocare con noi o sei soltanto curioso o curiosa, cosa aspetti? CORRI A TROVARCI!!! TI ASPETTIAMO. PER QUALSIASI GENERE DI INFORMAZIONE PUOI CHIAMARE STEFANO (320-0115051) OPPURE CHIAMARE UNO QUALSIASI DEI NOSTRI FRATELLI SCOUT O SORELLE GUIDE CHE Già PORTANO IL NOSTRO FAZZOLETTONE BRUNO AL COLLO. PROVARE O VENIRCI A TROVARE NON COSTA NULLA!

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PRENDIAMO LE NOSTRE MISURE E … GIOCHIAMO! Carissimi Lupetti e carissime Coccinelle, nella nostra prima Caccia/Volo che abbiamo vissuto in compagnia del nostro Babbo Lupo, vi ricorderete che assieme a lui abbiamo preso parte ad una “caccia alle Bandar”: una caccia del tutto particolare perché si trattava di creare, dalla neve e con le proprie zampe, dei veri e propri proiettili e rimanendo sul posto tentare di colpire delle irriverenti scimmie disposte come bersaglio a distanze diverse rispetto alla linea di tiro. Qualcuno di voi si era dimostrato piuttosto in gamba nel colpire i bersagli, qualcun’altro invece, seppur facendo del suo meglio, non era riuscito nell’intento ma senza che si abbatta, sono sicuro che se continuerà a cacciare ed a giocare con noi, alla prossima occasione sarà certamente più abile e capace, sia nel fare delle belle e compatte palle con la neve, che a colpire dei determinati bersagli. L’importante, per un Lupetto o una Coccinella in gamba, è di stare sempre ai giochi rispettando le regole ed impegnandosi al massimo, il che significa: rispettando la nostra Legge (del Branco o del Cerchio) e ricordando in ogni occasione il nostro Motto (Lupetto o Coccinella che sia). Dopo il gioco della “caccia alle Bandar”, se la memoria non vi giocherà dei brutti tiri, vi ricorderete che siamo entrati in casetta, dove con Akela abbiamo cercato di capire perché i bersagli più lontani erano i più difficili da colpire rispetto a quelli vicini, ed abbiamo iniziato a intuito che cos’era una “misura”. Akela, per farsi capire da tutti, ha chiamato fuori qualcuno di voi ed ha messo in piedi una simpatica scenetta dove impersonava un commerciante di corde che vendeva, ai Lupetti ed alle Coccinelle interessati e per la modesta cifra di “1 solo SOLDO”, dei monconi di corda più o meno lunghi. Beh! Per qualche cliente l’affare era evidente, per qualcun’altro forse c’era aria di fregatura! … ma grazie alla nostra piccola scenetta abbiamo imparato che ad un certo punto, per poter vendere allo stesso prezzo un pezzo di corda, forse sarebbe stato più giusto farlo per una lunghezza sempre uguale, ne più corta, né più lunga. Quello che forse qualcuno di voi non ha capito, è che questa scenetta, ovviamente con interpreti diversi, è stato più o meno quello che è successo per davvero molto tempo fa, tant’è che in un certo museo … se vorrete andare ad informarvi, potreste andare a vedere una bella sbarra di metallo che hanno deciso chiamarsi “METRO” … meglio “1 METRO”! Anche se divertente, Akela sa che la chiacchierata sulle misure di lunghezza è stata comunque un poco difficile perché non tutti, a scuola, avevano già sentito parlare di “lunghezze”, ma dopo la piccola sceneggiata del mercante di corde, tutti quanti dovreste aver ben afferrato il discorso di Akela perché, nell’immediato, abbiamo iniziato a giocare con un metro di legno, in un gioco dove ognuno di voi aveva il compito di aiutare un fratellino o una sorellina a prendere delle determinate misure personali. Ora, per essere sicuro che la nostra bella chiacchierata non sia stata dimenticata, vi raccomanderei di provare a vedere, usando i disegni qui affianco, se siete capaci da soli a prendere le vostre misure personali. A volte, infatti, non è soltanto interessante sapere quanto sono larghe le nostra braccia, quanto siamo alti noi stessi, quanto può misurare la nostra mano, … a volte, conoscere queste nostre misure personali può anche tornarci molto utile nella realtà. Se poi avrete la voglia e la curiosità di controllare, ogni 2 o 3 mesi queste vostre misure, vi potreste accorgere di come, poco a poco e molto silenziosamente, starete crescendo e diventando più grandi! Forza allora! Prendete metro e matita e giocate a vedere quanto siete “lunghi” e quanto state crescendo. PS.: Il primo Lupetto o Coccinella che correrà da Akela per dirgli di quale materiale è fatto il famoso metro “campione” ed in quale museo è possibile trovarlo riceverà una bella preda tutta personale.

LA MIA MANO MISURA: _________________________

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LA LUNGHEZZA DELLE MIE BRACCIA È DI: _________________________

LA MIA ALTEZZA CON IL BRACCIO ALZATO È DI: _________________________

LA MIA ALTEZZA È DI: _________________________

L’ ALTEZZA DAL MIO AVAMBRACCIO È DI: _________________________

della PARETE ROSSA

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A PROPOSITO DI: “PREGARE CON IL CORPO”

Il primissimo numero del nostro BOLLETTINO DI VITA SCOUT aveva un articolo scritto da Akela su questo argomento e precisamente sul Segno di Croce. Poiché siamo arrivati alla Domenica della TRINITÀ (26 maggio) è bene che continuiamo a scoprire altre cose interessanti su questo Segno che riguarda proprio la Trinità. Il caro Vescovo Wilhelm Egger, che 10 anni fa ha consacrato la nostra chiesa nuova e sei anni dopo è andato in Cielo, così spiegava ai ragazzi il Segno ⇀ ella Croce: “La mano sulla fronte che scende verso il cuore ricorda il grande dono che Dio Padre ci ha fatto quando ha mandato sulla Terra il Suo Figlio Gesù, che si è fatto uomo e con il Battesimo è venuto ad abitare anche in noi. Poi, dal cuore, la mano passa dalla spalla sinistra alla spalla destra nominando la Persona dello Spirito Santo”. Sappiamo che lo Spirito santo è DioAmore che mette nel nostro cuore il suo stesso Amore. E’ un Dono straordinario perché ci permette di amare “da Dio”, cioè ci rende capaci di amare tutti (simpatici ed antipatici), di amare sempre, subito, con gioia, di amare anche quelli che non ci amano. È una VERA RIVOLUZIONE! Ma, chi vive così? I cristiani! Però …: quelli veri!! Per ricordarci bene il significato del Segno della Croce è necessario, come scriveva Akela, che venga fatto bene e con solennità. Quando nel 1958 si sparse la voce che nel paesino di Lourdes, in Francia, ad una ragazza di nome Bernardette appariva la Madonna, migliaia di persone accorsero per vedere. No, non vedevano la Madonna, vedevano qualche miracolo, ma soprattutto rimanevano impressionati a vedere come questa ragazzina faceva il Segno della Croce. Lo faceva come vedeva farlo dalla Madonna: con calma e solennità. A volte è capitato anche a me di vederlo fare così da qualche bambino e non me lo sono mai dimenticato, tanto mi aveva impressionato. E tu, come lo fai? Si vede che con questo gesto anche il tuo corpo sta parlando con Dio? O è solo un gesto distratto?! Prova, almeno una volta, a farlo bene. 䬈rova prima da solo in camera tua e poi quando entri in chiesa, o quando ti senti in pericolo. Ti assicuro che ci sarà subito chi si accorge di come lo fai e vorrà imitarti. Così diremo con il corpo che il nostro Dio è un Dio di amore, che ci ha regalato Gesù ed assieme a Lui anche il Suo amore, che ci permetterà di fare una rivoluzione di amore ovunque ci troveremo.

BALOO

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del Branco della PARETE ROSSA d. Pier Giorgio


“PREPARATI A SERVIRE” – MERANO 3 ALLA DIGA DEL VAJONT (articolo di Caribù Pronta – CSq. Aquila) Il 19 maggio siamo partiti per il Vajont, quando siamo arrivati a Longarone abbiamo preso parte al convegno “Preparati a Servire” ed abbiamo ascoltato qualche testimonianza di vecchi Rover e Scolte che avevano dato il loro contributo all’epoca del disastro e visto un video-documentario sulla tragedia del Vajont. Anche se le testimonianze sono durate tanto devo dire che per me sono state molto interessanti. Mi è soprattutto piaciuto molto il racconto della “leggenda del Vajont”, infatti continuavo a volerne sapere sempre più. Alla fine delle testimonianze abbiamo partecipato alla S.Messa. Il giorno dopo siamo andati a visitare il museo di Longarone dedicato alla tragedia, poi siamo saliti sulla diga. Era altissima, … ed io avevo una paura! Dopo siamo tornati a mangiare a Longarone dove avevamo piantato le nostre tende e la nostra cucina, abbiamo caricato il furgone e siamo partiti verso Merano, non prima però, di esserci fermati a Fortogna dove risiede il cimitero monumentale della tragedia del Vajont! L’attività mi è piaciuta davvero tanto, ma soprattutto mi ha fatto, anzi, credo ci abbia fatto molto pensare a tutte quante. Quando siamo andati al museo di Longarone, il mio Capo Scout mi ha fatto notare che dopo quella tragedia hanno rifatto altre due dighe come quella che hanno causato le stesse conseguenze dal Vajont [vedi la tragedia di Stava – n.d.r.] ed ho pensato a quanto l’uomo sia spesso avaro, egoista, ignorante e menefreghista verso le altre persone e l’ambiente. Spero davvero con tutto il cuore che una tragedia del genere non capiti MAI più.

Alcuni dati sulla tragedia e sulla diga: All’epoca dei fatti la diga del Vajont, con un’altezza che supera i 200 m, era la più alta diga a doppia curvatura mai costruita, vero  anto e fiore all’occhiello dell’ingegneria italiana, ma la centrale idroelettrica per cui fu architettata non partirà mai. Alle ore 22.39 del 9 ottobre 1963 si consuma, infatti, la tragedia! 270 milioni di m3 di roccia si staccano dal monte “Toc” (che tradotto significa “marcio”) scivolando nel bacino della diga che conteneva 115 milioni di m3 di acqua ad una velocità di 90 km/h, provocando il disastro evitabile! 1910 le vittime della tragedia, 773 i nuclei familiari coinvolti, 1464 i corpi realmente sepolti al cimitero monumentale di Fortogna di 0ui solo 703 i corpi identificati, moltissime le vittime mai ritrovate, 486 i minori di età compresa tra 0 e 15 anni che perirono nel disastro. 暐i è stimato che l’onda d’urto dovuta allo spostamento dell’aria causato dall’acqua trasbordata dalla diga ed incanalata nella gola ha impattato Longarone con un’intensità paragonabile al doppio di quella generata dalla bomba atomica di Hiroshima, di fatto, 䒈 ancellando la città prima ancora dell’impatto con l’acqua. Corpi dei cadaveri sono stati rinvenuti fino a 100 km di distanza da Longarone. Nei giorni successivi, tra i soccorritori sono presenti anche gli Scout, ragazzi (ed anche qualche ragazza) di 14, 16, 20 anni che per il ervizio svolto faranno ricevere in onorificenza all’A.S.C.I. la Croce di Bronzo al valore civile, ma che nei loro cuori sapevano che la loro Buona Azione doveva essere, e certamente fu stata, assolutamente disinteressata e genuina. 滠ella catastrofe la diga ha resistito ed osserva ancora oggi dall’alto ed INTATTA la cittadina di Longarone. A distanza di 50 anni, nel tempo, a Longarone sono nati ca. 1910 “anime”, quasi una fatalità che ci lascia riflettere che “… i Miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le Mie vie” (Isaia, 55). Forse, nella sua piccolezza o nella sua strafottenza, certe cose l’uomo non le capirà mai. [L.S.]

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IL SALUTO DEL LUPETTO Rizzate bene le vostre orecchie fratellini ed ascoltate: Akela ha da parlare dall’alto della sua Rupe e lo fa per dedicare a tutti voi qualche riga saggia che permetterà al nostro Branco di conquistarsi rispetto ed onore nella Giungla! Ho infatti tutta l’intenzione di proseguire il discorso che abbiamo lasciato quando vi ho parlato e spiegato il Grande Urlo, ma non sono riuscito a trovare parole migliori di come le avrebbe potute usare il nostro fondatore Baden-Powell che nel “Manuale dei Lupetti” ci scriveva: “… Vediamo ora il segno segreto con il quale i Lupetti salutano i loro Vecchi Lupi, gli altri Lupetti ed anche gli Esploratori. Avete imparato il Grande Saluto che usate nel Grande Urlo per salutare un Vecchio Lupo, ma se lo incontrate o per parlarci in un momento qualsiasi, userete il saluto normale”. Qual’è questo saluto che B.-P. prima dice che è segreto e che poi definisce normale? Beh! È facile! È quello che di solito usiamo già fare quando ci incontriamo. Non vi ricordate? Ma sì; è quello che facciamo con la mano destra quando, tenendo ben dritte e divaricate le dita indice e medio, tocchiamo con il dito indice il nostro berretto. A questo punto dell’anno, ormai prossimi a partire per le Vacanze di Branco, sono del tutto convinto che ciascuno di voi conosce il significato del saluto Lupetto, …, ma visto che B.-P. lo ha chiamato “segreto”, ho pensato che sarebbe stato bello, se il nostro giornalino finisse tra le mani di qualche nostro futuro e nuovo amico, di concedergli come “premio” per la sua curiosità, la spiegazione del suo significato, in modo che per lui non sarà più un “segreto”. Caro amico, mi rivolgo a te. Hai capito perché i Lupetti usano salutarsi tenendo le loro due dita belle tese? … no???! Ma allora non hai mai visto la sagoma di una testa di un lupo con le orecchie drizzate? Beh, se proprio non lo ho avrai mai visto … ti porto il disegno del distintivo dei Lupetti sovrapposto al nostro saluto e magari la faccenda ti sarà più chiara! Per i Lupetti, poi, le due dita tese nel saluto ricordano anche i due articoli della loro Legge che mai e poi mai oserebbero dimenticare ed osservare. Va detto, però, che i Lupetti non scordano mai le “buone maniere” e quando salutano non tralasciano di accompagnare il loro gesto dall’augurio di una Buona Caccia! C’è però un’altra cosa che devi sapere e che se avrai la vista acuta quanto Chil il nibbio, non ti sarà sfuggita. Se avrai avuto modo di vedere un lupo in qualche documentario o parco (ma anche un cane), ti sarai accorto che la sua bocca, dopo una bella corsa spensierata, sembrerà “sorridere”, ed è vero sta proprio sorridendo per la felicità! Anche un Lupetto, perciò sorride sempre, anche davanti alle sue fatiche giornaliere, dolori, o situazioni tristi, perché ad un Lupetto viene chiesto di sorridere sempre e di non essere mai un brontolone. Parlo a voi ora, Lupi del mio Branco, affinché la Giungla diventi per noi un posto dove possiamo, ma anche dobbiamo, conquistare onore e prestigio, vi rammento di fare tesoro del gesto del nostro saluto “segreto” e di farlo sempre con gioia e stile, e cioè fissando negli occhi chi saluterete, augurandogli di cuore il vostro “Buona Caccia” e sapendo che il vostro saluto non sarà mai completo se vi dimenticherete di accompagnarlo da uno spontaneo e bel sorriso. Se saluterete così, farete una cosa ben fatta e noi del Popolo Libero, piace fare le cose nel “Nostro Meglio”! Pagina. 8


******* GIOCHI GIUNGLA … PER LUPETTI IN GAMBA! Buona Caccia a tutti quelli che rispettano la Legge della Giungla! Rispondendo correttamente troverai evidenziato il nome del nostro Branco.

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10  11 

1) 2) 3) 4) 5) 6) 7) 8) 9) 10) 11)

Vi si distende sopra Akela. Il Capo del Branco dei Lupi di Seeonee. Il significato del nome “Mowgli”. Abilissima nella caccia, agile, dalla voce dolce come il miele ma dagli artigli temibili e forti come l’acciaio. È il lecca piedi di Shere-Khan. La conquistano i Lupetti aprendo i loro occhi nella giungla. I Branchi ne fanno un grande vanto se ne hanno tante attaccate al loro Totem. È il maestro della Legge. Lo fanno i Lupetti quando dicono “Buona Caccia”. Dopo averla pronunciata si entra a far parte della Grande Famiglia degli Scout. Nelle Tane Fredde combatte al fianco di Bagheera e di Baloo.

LA SOLUZIONE LA TROVATE SCRITTA SUL NOSTRO TOTEM.

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COMPLIMENTI COCCINELLE! … MA RICORDATEVI DI … Carissime Coccinelle, il cuculo mi ha portato cantando la notizia che finalmente due nuove sorelline sono entrate a fare parte della nostra Grande Famiglia delle Guide. Sapete? Vi ha spiato dall’alto di un abete mentre preparavate ed avete vissuto le Promesse. Mi ha parlato di come Aurora e Gloria erano emozionate e di come era splendido il loro mazzo di fiori che hanno donato a Gesù affinché le aiutasse a mantenere la loro Promessa … e Gesù, sapete, ci aiuta e ci vuole bene sempre, anche quando non ci facciamo caso. Mi ha anche parlato di come Serena e Francesca hanno fatto bene la loro parte nella cerimonia, di come d. Piergiorgio era contento di avervi raggiunto per stare assieme a voi e di come certi genitori trattenevano il respiro nel vedervi insieme per una cosa così importante come è la nostra Promessa. Insomma! … Akela direbbe che “è stata una cosa ben fatta”, ma siccome noi siamo Coccinelle, vi voglio solo dire che è così che usano fare le Coccinelle: stanno insieme e giocano insieme per sentirsi parte di una meravigliosa Famiglia Felice! Complimentandomi quindi, ora so anche che due nuove sorelline hanno ricevuto (finalmente) il fazzolettone con i colori che contraddistinguono il nostro Gruppo da tutti gli altri, e questi colori sono: ………….! Ma …, nessuno mi corregge? Noi non abbiamo dei colori noi portiamo al collo un unico colore che è il BRUNO. Non dubito che vi abbiano spiegato il motivo del perché il Merano 3 porta come colore il bruno, ma visto che vorrei premiarvi per lo splendido momento che avete vissuto, vorrei approfittare di questo spazio per raccontarvi una storia, ma non di quelle che si raccontano tanto per intrattenere qualcuno: una storia “vera” e che appartiene a tutti i Lupetti, le Coccinelle, le Guide, gli Esploratori, i Rover, le Scolte, i Capi, che hanno imparato ad amare lo Scoutismo nel nostro Gruppo! Fatevi vicine e rizzate bene le vostre antenne: … dovete sapere che il Merano 3 nacque subito dopo il primissimo campo estivo del Merano 1 (era il lontano 1947). Al Campo di Pracupola infatti, la Squadriglia della Volpe litigò ed i disertori di tale Sq. decisero di aprirsi un Gruppo tutto loro che da subito arrivò a contare ben 4 Squadriglie! La prima Squadriglia fu quella dell’Orso e gli Scout, che tanto amavano le montagne, decisero che il protettore del Gruppo dovesse essere S.Bernardo da Montone, Patrono degli alpinisti. Così, scelsero il colore bruno per ricordare in un solo colpo l’Orso e le montagne. La Fiamma venne perciò ricamata: gigliata di bianco su sfondo bruno. Quando a Merano giunse da lì a poco Nuvola Nera (che per noi non è stato una “nuvola” di passaggio, ma ci ha lasciato delle tracce ben marcate dal suo essere Capo), gli Scout decisero di cambiare il Protettore e scelsero la Madonna del Monte Carmelo, che casualmente è una Madonna che viene raffigurata con il manto bruno anziché con l’abituale manto celeste. È bello quindi pensare, che già da subito il nostro Gruppo sia sempre stato sotto la benedizione amorevole della Madonna e che ancora oggi lo protegge e lo sostiene. Ecco perché a noi piace tanto il nostro fazzolettone ed ecco perché non lo cambieremo mai con tutti i colori del mondo! Ricordate quindi, di trattare bene il fazzolettone che vi è stato dato e di indossarlo sempre con ordine, cura ed orgoglio perché, se proprio dobbiamo dirla tutta, non è solo di vostra proprietà. Quello è il colore del Merano 3 che ha ben 66 anni di storia e ricorda a tutti quanto il nostro Gruppo tiene alla Nostra Signora del Carmelo. BUON VOLO!

GIÒ ******* Sapendo che la Coccinella è sempre ordinata, ho pensato di mostrarvi come indossare e come piegare con cura il nostro fazzolettone! Che non si dica che una Coccinella non se lo sappia arrotolare da sola e che lo maltratti!!! Non è vero???

1. Per prima cosa stendete con cura il vostro fazzolettone e prestate molta attenzione a metterlo con le cuciture verso l’alto, così, come nel disegno! In questo modo quando arrotoleremo bene il nostro fazzolettone, le cuciture non si vedranno. Non penso che a voi piace indossare i vostri vestiti rovesciati, giusto? Pagina.10


2. Una volta aperto, girate il fazzolettone con una punta rivolta verso l’alto, poi piegate all’interno quella che è rivolta verso il basso senza però congiungerla all’altra, ma fermandosi qualche centimetro prima (5-6 cm vanno benissimo).

3. A questo punto arrotolate il fazzolettone su sé stesso cercando di non arrotolare il fazzolettone in modo troppo stretto o troppo largo, ma nella dimensione giusta rispetto al vostro “nodo”. 4. Per finire … portate sempre in maniera composta il fazzolettone al collo, senza nodini ed usando un solo nodo.

COLORA IL DISEGNO Pagina.11


IN VISTA DEL CAMPO ESTIVO Care “Aquile”! Ebbene sì, tra poco partiremo per il campo estivo! Avrete certamente già lo zaino pronto, voglio sperare … pronto delle solite cose INDISPENSABILI per le nostre attività all’aperto (uniforme perfetta, sacco a pelo, coltellino, QdC, ghette da neve, berretto di lana, poncho, cordino, gavette e posate, fiammiferi, kit di cucito e di P.S.), ma anche pieno della vostra voglia di vivere un’altra indimenticabile AVVENTURA! So che inizierete a progettare le vostre costruzioni … e fate bene, perché ogni anno dovremmo divertirci a costruire cose nuove e nella prossima attività con il Branco ed il Cerchio, nel bosco ci sarà spazio anche per la vostra tendina, permettendovi, se lo riterrete “giusto ed intelligente”, di cominciare a realizzare il vostro forno da campo, perché, come tutti sanno: al campo non si sopravvive, ma si vive! Conoscendo il vostro allenamento in fatto di nodi, e sapendo come “Toni” vi ha giustamente stuzzicato di recente, ritengo giusto spendere questo spazio per farvi rivedere come si realizza una legatura “quadra”, operazione indispensabile per la realizzazione di qualsiasi tipo di costruzione al campo. Rimboccatevi le maniche della camicia. Attrezzatevi di pali e di corda ed allenatevi ancora per poter essere pronte! L’Avventura aspetta, … non restiamo impreparati e … non facciamola attendere troppo! LEGATURA QUADRA (O QUADRATA) “CLASSICA”

1. Si incomincia agganciando la corda al palo con un bel nodo PARLATO o PALETTO (evitiamo il BOSCAIOLO che è bruttino da vedere).

2. Si sovrappone il palo che vogliamo fissare e si comincia, senza incavallare e stringendo piuttosto bene, a fasciare assieme i pali, così come illustrato.

3. Fatti i primi giri di fasciatura bisogna provvedere ad un numero identico di “strozzature” che terranno la fasciatura fissa e si conclude arrestando il tutto con il solito ed elegante nodo PARLATO.

LEGATURA QUADRA (O QUADRATA) “VARIANTE GIAPPONESE N. 2” 0 uesta variazione alla legatura è stata ufficializzata dagli Scouts Giapponesi alla scuola Capi di Gilwellpark ai tempi di J. Thurman. Dal numero è facile intuire che esiste anche una variante “1”, ma posso garantire che non è così bella. La tecnica richiede qualche cm in meno di corda  ispetto a quella classica ed un buon senso della misura nel taglio della corda. Trovo pratico l’utilizzo per costruzioni leggere.

1. Senza fare alcun nodo di 2. Procedendo con la fasciatura facendo girare i ancoraggio, si fa passare il capi in maniera unisona, si avvolgono i pali tra di cordino dietro al primo palo, come loro semplicemente come da disegno “classico”. illustrato.

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3. Poi si procede con la strozzatura (attenzione in questa fase a non allentare la fasciatura) e si chiude il tutto con un bel nodo PIANO.

BUONA CACCIA Stefano


GARE DI S.GIORGIO 2013 (articolo di Pinguina Freddolosa – VCSq. Aquila) Nei giorni 27-28 aprile siamo andati a Vicenza per partecipare alle tradizionali gare di S.Giorgio. Per la precisione, le gare si sono svolte a Montecchio Precalcino e gli Scout erano ospiti della struttura della Villa Nevio, messa a disposizione per l’evento. Quest’anno, poi, l’evento è stato per noi del tutto eccezionale, perché il nostro Gruppo è stato invitato a partecipare grazie all’iniziativa dei fratelli Scout dell’AGJSCI di Vicenza che ancora non conoscevamo. Con il nostro Gruppo di Merano, ospiti e partecipanti dell’evento sono stati i nostri carissimi amici del Gruppo AEGI dell’Iseo 1, il Gruppo Pandino 1 dell’ASI SCOUT e due “unità” (Troup) dei BOY SCOUTS of AMERICA. Una volta arrivati a Villa Nevio (sotto la pioggia), per il Grande Gioco che a tema aveva “Re Artù”, ci hanno diviso in squadre miste dove abbiamo potuto conoscere nuovi amici. Anche se ha piovuto parecchio, noi ci siamo divertite molto ed anche se sporche e bagnate, ce l’abbiamo fatta lo stesso. Alla sera, dopo la cena, vestite in tema “cavalleresco”, abbiamo preso parte alla fase notturna del Grande Gioco ed al bivacco dove abbiamo potuto assistere alla cerimonia dei passaggi di classe degli Scout americani (che parlavano effettivamente solo in inglese!!!). La mattina del secondo giorno abbiamo preso parte alla S.Messa assieme ai malati della Villa Nevio, poi abbiamo finito l’ultima parte del Grande Gioco. Infine, ripiegando le tende bagnate (e fatte asciugare a Merano), dopo pranzo abbiamo salutato i nostri nuovi amici e siamo tornati a casa. Che dire? - S.Giorgio bagnato … S.Giorgio “fortunato”! [n.d.r.]

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LA MIA PROMESSA (articolo di Claudia – Sq. Aquila) Sabato 06 aprile siamo salite su in casetta a Monte San Vigilio per la mia Promessa. Il ritrovo era alla funivia di Lana per le ore 14.30 / 15.00 e siamo state accompagnate fino ai masi in macchina. Arrivate in casetta abbiamo subito bevuto e noi Guide siamo andate a montare la tenda sopra nel boschetto. La sera è arrivato Stefano (il nostro Capo Riparto) e ci ha detto che in via precauzionale, non avremmo passato la notte in tenda, perché il bosco era ancora innevato e gelato e non tutte eravamo ben attrezzate per poter dormire all’aperto con quel clima. Dopo cena abbiamo acceso il bivacco e sul finire, davanti al fuoco, c’è stata la Veglia. Poi siamo andate a letto nel piano di sopra della casetta. Il giorno seguente abbiamo preparato gli spiedini e le forche per la cucina alla “Trappeur” e subito dopo i preparativi sono arrivati i miei genitori. La cerimonia della la mia Promessa venne svolta dopo pranzo. Finita la cerimonia siamo tornati tutti a casa.

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IL “CURIOSO” PIANO E NOTIZIE DELLE ATTIVITÀ DEGNE DI NOTA PROGRAMMATE E SVOLTE DA FINE MARZO AL 01 GIUGNO 2013

Data Venerdì 29 marzo 6-7 aprile Domenica 21 aprile Mercoledì 23 aprile 27-28 aprile Sabato 4 maggio Domenica 5 maggio Domenica 12 maggio

18-19 maggio Sabato 1 giugno

Attività Partecipazione alla Via Crucis e ricorrenza dei pani azzimi (tradizione di Gruppo) Accantonamento di Riparto Caccia/Volo di Pasqua S.Giorgio martire Patrono degli Scout. Tradizionale rinnovo della Promessa (chiesa di S.Giusto) Gare di S.Giorgio a Montecchio Precalcino. Partecipano assieme al ns. Gruppo i ragazzi dell’Iseo 1 e le associazioni AGJSCI, ASI SCOUT e BOY SCOUTS OF AMERICA 10° anniversario della chiesa di Sinigo. È presente nella ns. Comunità Mons. Ivo Muser Vescovo di Bolzano e Bressanone Uscita di Gruppo al biotopo del “Sulfner” ad Avelengo Festa della mamma, ma soprattutto festa della Comunità di Sinigo. Alcuni ns. fratellini e sorelline ricevono la 1° Comunione “Preparati a Servire” – 50° anniversario della tragedia del Vajont a Longarone. Per il loro aiuto durante la tragedia del novembre 1963 gli Scout dell’ASCI hanno ricevuto in premio la Medaglia di Bronzo al valore civile. Festa di Gruppo

Branca GUIDE GUIDE LUPETTI - COCCINELLE GUIDE – CAPI – CAVALIERI E DAME DI S.GIORGIO GUIDE TUTTI TUTTI --GUIDE – CAPI – CAVALIERI E DAME DI S.GIORGIO TUTTI

ALTRE NOTIZIE -

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Claudia pronuncia la sua Promessa Guida ed entra a far parte della Grande Famiglia delle Guide Antonio e Dominik ricevono la specialità si “accolito” e di “mani abili”. Nello stesso giorno Antonio, Dominik, Francesca e Serena vengono nominati C.Sestiglia e VC.Sestiglia Luca e Denis pronunciano la Promessa Lupetto e Gloria e d Aurora quella Coccinella entrando a far parte della Grande Famiglia degli Scout e delle Guide. Nello stesso giorno Matteo riceve la specialità di “mani abili” Ricordiamo prossime date importanti: 14-16 giugno (Vacanze di Branco / Volo Estivo); 16 luglio (Madonna del Monte Carmelo, Patrone del nostro Gruppo), 8-15 agosto (Campo Estivo), 15-17 agosto (formazione Capi).

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PER I ROVER, I CAVALIERI E LE DAME DI S.GIORGIO (ma anche per tutti gli adulti interessati) Vista la recente esperienza vissuta a Longarone, la redazione del M3 ha pensato di pubblicare uno scritto di don Annunzio Gandolfi, vecchio Assistente Ecclesiastico Nazionale della Branca Esploratori dell’ASCI. Ci auguriamo di lasciarvi ad una piacevole lettura.

La leggenda del Vajont - Sono passati ormai più di 9 anni da quando, in una terribile notte autunnale, un’immensa ondata d’acqua, uscita dalla diga del ajont nel Bellunese, spazzò via quasi completamente la cittadina di Longarone. Gli scouts di varie regioni di Italia, poche ore dopo la sciagura erano sul posto, per collaborare all’opera di soccorso e di pietosa ricerca delle salme. Arrivarono con le loro tende ed il loro equipaggiamento perché in simili circostanze è fondamentale essere autonomi. Quasi tutti i soccorsi erano diretti a Longarone; gli scouts si fermarono invece più a valle dove non c’era quasi nessuno e grande invece era la ecessità d’intervento, soprattutto per il recupero delle salme trasportate dalle acque del Piave. Gli scouts si misero subito al lavoro, in collaborazione coi sindaci, con qualche vigile del fuoco e qualche altro volontario. Non si trattava solo di recuperare le salme, spesso irriconoscibili, ma anche di ricomporle, vestirle e sistemarle in acchi di plastica e nelle bare. Poi iniziò la triste processione dei parenti, addolorati, sconvolti, che cercavano i resti dei loro cari. Era necessario accoglierli, in ualunque ora del giorno e della notte, specialmente nel cimitero di Cadola, accompagnarli tra le bare, aprirle per facilitare la ricerca, consolarli. Per la sepoltura dei morti le autorità decisero di costruire un grande cimitero a Fortogna. Le scavatrici si misero subito all’opera ma mancavano gli uomini per la sistemazione delle bare. 0rrivarono allora gli scouts a dare il cambio agli unici quattro stradini comunali che non ne potevano più dalla stanchezza. Forse più della metà del lavoro di ortogna lo compirono gli scouts: scaricarono le bare dai camion, le sistemarono nelle fosse, le riaprirono più volte per permettere ai parenti angosciati un eventuale riconoscimento, dotarono ogni tomba di una croce ed aiutarono i dipendenti comunali a compiere le formalità richieste. A questo punto, ricordato il quadro generale ꓐi quella grande catastrofe nazionale, ha inizio la nostra storia che potremmo veramente definire «ai confini della realtà». Ecco perché nel titolo ho parlato di « Leggenda » del Vajont.

n Clan di Rovers trevigiani era impegnato nella ricerca delle salme lungo il fiume ingombro di legname, proveniente dalle costruzioni demolite dall’acqua ed ora accavallato nel più spettrale dei modi. A mezzogiorno il Capo invita a sospendere i lavori per una breve sosta ma poiché i rovers avevano 興 rmai affrontato una catasta di legname formatasi lungo un’ansa del fiume, di comune accordo si decise di proseguire ancora un po’ il lavoro, per terminare lo sgombro e di riman are di un’ora il pasto: una scatoletta di carne ed un po’ di pane. Fu proprio verso le tredici che sotto tutto il legname trovarono il corpicino di un bambino dall’apparente età di cinque sei anni. Certamente la catastrofe lo aveva raggiunto nel sonno e l’acqua lo aveva trasportato via così om’era. Ora non gli rimaneva che una magliolina di lana rivoltata stranamente sul viso. Quando la rimisero a posto comparve un bel visino per nulla maltrattato dallo sballottamento lungo il fiume, come purtroppo lo erano invece tutte le altre salme. Sembrava che continuasse il suo sonno tranquillo, per 퍈ulla disturbato da quanto era accaduto. I Rover raccolsero con cura religiosa il povero corpicino e lo trasportarono al cimitero di Fortogna, sperando di poter mettere u nome sulla sua croce. Lo rivestirono per bene ed attesero qualche giorno prima di seppellirlo. Invano: nessuno si presentò per dargli un’identità ed allora furono costretti a calarlo nella fossa ed a ricoprirlo di terra. Sembrava che seppellissero un soldato ignoto o un martire delle 倈 atacombe. Forse la sua famiglia era stata tutta distrutta: proprio per questo i Rovers, pur abituati dalla tragica circostanza ad una confidenza con la morte, piansero come se stessero seppellendo uno di famiglia: un loro fratellino più giovane. Quella notte stessa, il Rover che lo aveva ritrovato per primo, se lo Ⓒ ognò pieno di vita in mezzo ad un bel prato. Nel sogno si avvicinò a lui e si mise gioiosamente a giocare come aveva fatto tante volte coi lupetti del suo Branco. 勈opo una bell’ora di salti e di corse il bambino lo salutò ma prima che la sua immagine sfumasse nelle nuvole del sogno, il nostro Rover riuscì a domandargli: “Come ti chiami?” - “Arrivederci, oggi no ma in una prossima occasione, quando ci ritroveremo a giocare, te lo dirò” promise il bambino, 悠 cuotendo i riccioli. Al risveglio del mattino il Rover raccontò il sogno e non ci fu difficoltà da parte di alcuno a spiegarlo ed a giustificarlo. L’impressione, il sentimento, la fatica della giornata avevano ricreato quelle immagini in un alone di poesia, di sogno. “Capita! Capita...!” fu il commento unanime. 㿸piegazione più che ovvia per un sogno se esso non si fosse ripetuto esattamente la notte successiva. In questa seconda occasione, al termine dei giochi, il bimbo mantenne la promessa: “Mi chiamo - disse - ...”. Voi al posto dei puntini immaginate un nome ed un cognome tipicamente locali, che io per promessa fatta non posso ora rivelare. Il Rover, a suo dire, non aveva mai sentito prima d’allora quel cognome e quindi non poteva essergli riaffiorato da 쀐ualche angolo della memoria. Nessuno dei suoi compagni ebbe questa volta la spiegazione facile, anzi nessuno si azzardò nemmeno a fare delle ricerche su quel cognome: quel bimbo si chiamava ormai così! Se malauguratamente si fosse scoperto che quel cognome non esisteva a Longarone si sarebbe 퍈isciolto nel nulla un sogno a cui tutti ormai con commozione davano credito. Certo siamo ai confini della realtà poiché io, che non avevo gli scrupoli di quei Rovers, le ricer he le ho fatte ed ho scoperto che un bimbo di quella età, con quel nome e quel cognome a Longarone c’era. Posso dire di più: la sua famiglia fu tutta distrutta dal cataclisma. In un angolo del camposcuola scout di Bracciano, sotto un’immagine Mariana, posta a ricordo del servizio ompiuto dagli Scouts al Vajont, è fissata una piccola bicicletta tutta contorta, ritrovata dai Rovers poco lontano dal corpicino di quel bambinello. A questo punto potremmo anche pensare che sia stata la sua.


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