PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHI N. 5 OTTOBRE - NOVEMBRE 1999
Sped. in A.P. - art.2 comma 20c legge 662/96 Filiale E.P.T. 52100 AREZZO aut. Nr. 909 del 29/9/1997-Anno XXXIII-Periodico del Vic. di Anghiari e Monterchi Con approvazione della Curia di Arezzo - Aut. Tribunale di Arezzo n. 5 del 28 aprile 1967 - Dir. Resp. Renato Bertini - Stampa GraďŹ che Borgo, Sansepolcro
1
La festa dei Bringoli
Il 13 e 14 novembre Anghiari vi aspetta per la festa di San Martino. Molto cose cambiarono da quando gli anghiaresi vollero costruire in onore di questo santo un “Ospedale” ed un monastero. Successivamente, attorno a questi fabbricati, sorse l’attuale “Borgo della Croce”. Ancora oggi si fa festa in quei giorni: Sono le feste dell’autunno, le feste dei tanti prodotti della terra. Soprattutto è festa per il buon piatto di “bringoli” che vi aspetta se verrete a trovarci. Nelle sale dell’ex Convento della Croce poi la Mostra micologica vi guiderà alla scoperta del saporito frutto dei nostri boschi: i funghi.
1999
ANGHIARI VI ASPETTA CON LE FIERE ANTIQUARIE DOMENICA 24 OTTOBRE & DOMENICA 14 NOVEMBRE Sommario La festa dei “bringoli” pag 2 La nomina di don Marco e don Juan Carlos 3" Calendario Liturgico 4" Sante Messe festive e avvisi delle parrocchie 5" Martedì 7 settembre 5" Il Palterre: Piazza IV novembre di Sergio Lombardi 6" Il gioco di Paolo Rossi 6" Il Grande Giubileo del Duemila di don Q. Giorgini 8" Angolo della Missione a cura di Franco Cristini Questa è la povertà del mondo 9" L'amore viene dal cuore di Lela 9" Scritte così 9" La vignetta: Tempo di funghi e... 9" L'angolo della poesia... e della prosa Parassiti di Maria Pia Fabiani " 10 S. Maria degli Angeli di Vera Cuccini " 10 Colori di Vera Cuccini " 10 La granduchessa ed io di Maria Pia Fabiani " 10 L’Alpe della Luna di Galliano Calli " 11 Prima del sonno di Maria Leonessi " 11 Aforismi ed altro di Turiddo Guerri " 11 L’arcobaleno di Lela Lega " 11 I merendai di Turiddo Guerri " 11 Ricordo di Donato Panichi " 12 Il tramonto di un vecchio anghiarese di A. Zanchi " 12 Arriva il B&N " 12 Note dalla Misericordia a cura di Adriano Baccanelli Dedicato a Riccero Ricceri " 13 Amici senza frontiere " 13 Operazione Kossovo " 13 Le prime riunioni in parrocchia " 13 E perché no! di Mario Del Pia " 13 Gruppo Donatori di Sangue Fratres di P. Ganganelli Pieno successo delle iniziative estive " 14 Donazioni del 2° trimestre '99 pag 15
Appello dei Fratres " Carissimo don Vittorio di Vittorio Romani " Campane a festa " Offerte per il restauro del Michelino " ...e continuano a vivere nei nostri ricordi Lo spiedo di V. Franceschini " Da Micciano, Monterchi e San Leo " Tartaruga innocua... rettile pure " Apertura di un negozio finanziario a Pieve " Ancora la “Croce” " Lauree in paese " Alla scoperta dei valori che non tramontano " Festa a Santo Stefano " Da Tavernelle a cura di A. Bivignani La festa della battitura - L'estate sportiva " Il funerale di Donato Panichi " Il tombolo " I Vespri " 2 agosto " Benvenuto " Rotonde anche virtuali di Civis " Servizi con troppi segreti? " La sconfitta del Magi " La vignetta: Fiori self service " Il nostro caro, vecchio Anghiari di Loris Babbini Benedizione della “Croce” posta al “Fosso” e Benedizione della nuova chiesa " Il mio: Benvenuti! " Il 2° anniversario " L’erba santa di Flavio Mercati " Il “Michelino” scheda tecnica " Cronachetta dei fatti... " Ancora fiori " Iscrizioni "
In copertina: La chiesa di San Lorenzo 2
2 1 1 1
3 6 8 8
19 20 20 21 22 22 23 23 24 24 24 25 25 25 25 25 25 25 2 2 2 2 3 3 3 3
disegnodiLucaPucci
6 7 7 8 0 1 1 1
Martedì 7 settembre 1999, nella chiesa di Propositura, durante la Santa Messa delle ore 18 e alla presenza di Monsignor Gualtiero Bassetti, Vescovo di ArezzoCortona-Sansepolcro, DON MARCO SALVI E DON JUAN CARLOS ARDILA RIOS
sono stati nominati rispettivamente parroco e viceparroco della parrocchia di San Bartolomeo Apostolo in Anghiari. Erano presenti autorità civili e militari e fedeli delle parrocchie del Vicariato.
La Redazione dell'Oratorio, a nome della Comunità tutta di Anghiari, saluta i nuovi parroci e dà loro il più caloroso: Benvenuto! 3
CALENDARIO LITURGICO 24 ottobre. Domenica XXX del Tempo Ordinario. S. Messe secondo l’orario festivo.
Mese di ottobre
28 ottobre giovedì. Santi Simone e Giuda (o Taddeo) Apostoli.
1° ottobre venerdì. Santa Teresa del Bambin Gesù, Vergine e Dottore della Chiesa. Primo venerdì del mese. Nella pieve di Micciano alle ore 20 Santa Messa per il “Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza”.
31 ottobre. Domenica XXXI del Tempo Ordinario. S. Messe secondo l’orario festivo.
Mese di Novembre
2 ottobre sabato. Santi Angeli custodi. “Il Signore ti manderà il suo angelo e custodirà il tuo cammino.
1° novembre lunedì. Tutti i Santi: Sante Messe secondo l’orario festivo. Alle ore 15, con partenza dalla chiesa di Propositura, ci rechiamo in processione al cimitero pregando per i nostri defunti. “Dio onnipotente che ha donato alla Chiesa la gioia di celebrare in un’unica festa i meriti e la gloria di tutti i Santi, conceda a tutto il suo popolo, per la comune intercessione di tanti nostri fratelli, l’abbondanza della sua misericordia”.
3 ottobre. Domenica XXVII del Tempo Ordinario. S. Messe secondo l’orario festivo. 4 ottobre lunedì. San Francesco di Assisi Patrono d’Italia. Fino al giorno 9 la Santa Messa delle ore 18 verrà celebrata nella chiesa della Croce.
5 ottobre. Primo martedì del mese: in Propositura, alle ore 17, “Ora di Guardia” con recita del Santo Rosario.
2 novembre martedì. Commemorazione di tutti i fedeli defunti. Sante Messe: alle ore 7 al Camposanto, alle ore 18 in Propositura. Primo martedì del mese: in Propositura, alle ore 17, “Ora di Guardia” con recita del Santo Rosario.
7 ottobre giovedì. Beata Vergine Maria del Rosario. Primo Giovedì del mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni. Questa commemorazione dedicata alla Beata Maria Vergine del Rosario è un incitamento a tutti a meditare nei misteri di Cristo sotto la guida della Madonna, la quale fu associata in modo tutto speciale all’incarnazione, alla passione e alla gloria della resurrezione del Figlio di Dio.
5 novembre. Primo venerdì del mese. Nella pieve di Micciano alle ore 20 Santa Messa per il “Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza”. 7 novembre. Domenica XXXII del Tempo Ordinario. S. Messe secondo l’orario festivo.
10 ottobre. Domenica XXVIII del Tempo Ordinario. S. Messe secondo l’orario festivo.
11 novembre giovedì. San Martino di Tours Vescovo.
15 ottobre venerdì. S. Teresa d’Avila, Vergine e Dottore della Chiesa.
14 novembre. Domenica XXXIII del Tempo Ordinario. S. Messe secondo l’orario festivo.
16 ottobre sabato. Santa Margherita Maria Alacoque Vergine.
21 novembre. Domenica XXXIV del Tempo Ordinario. Cristo Re. S. Messe secondo l’orario festivo.
17 ottobre. Domenica XXIX del Tempo Ordinario. S. Messe secondo l’orario festivo.
28 novembre. Domenica I di Avvento. S. Messe secondo l’orario festivo. Alle ore 15, dalla chiesa di Badia, processione al cimitero per ricordare i defunti della Misericordia. Santa Messa delle ore 18 nella chiesa della Croce. 29 novembre lunedì. Inizio della Novena dell’Immacolata Concezione di Maria Vergine.
18 ottobre lunedì. San Luca Evangelista: nato da famiglia pagana e convertitosi alla fede, fu compagno dell’Apostolo Paolo e scrisse il Vangelo secondo la predicazione di lui. Negli Atti degli Apostoli ci ha tramandato gli inizi della vita della Chiesa, narrandone le vicende fino alla prima dimora di Paolo a Roma.
4
SANTE MESSE FESTIVE CELEBRATE NELLE CHIESE DEL VICARIATO DI ANGHIARI...
Domenica 28 novembre, nella chiesa di Badia, festa della Misericordia. Verranno distribuiti i panini benedetti in occasione delle Sante Messe.
Chiesa Arcipretale San Simeone Monterchi * 3 ottobre 1999 Conferimento della Santa Cresima
Ore 8,00 Ore 8,30 Ore 8,40 Ore 9,00 Ore 9,30 Ore 10,00 Ore 10,30 Ore 11,00 Ore 11,30 Ore 12,00 Ore 18,00
-PIEVE DI MICCIANO -CHIESA DI SAN LEO -ANGHIARI: Chiesa di S. Stefano -PIEVE DI SOVARA -CHIESA DEL PONTE ALLA PIERA -CHIESA DI TUBBIANO -CHIESA DI CATIGLIANO -ANGHIARI: Chiesa di Propositura -SANTUARIO DEL CARMINE -CENACOLO DI MONTAUTO -CHIESA DI SAN LEO -ANGHIARI: Chiesa di Propositura -PIEVE DI MICCIANO -CHIESA DI TAVERNELLE -CHIESA DI VIAIO -CHIESA DI TOPPOLE -ANGHIARI: Chiesa della Croce
... E DI MONTERCHI
Martedì 7 settembre, giornata dell'insediamento dei due nuovi parroci ad Anghiari, don Marco e don Juan Carlos, alcuni parrocchiani si sono recati al cimitero di Micciano per deporre fiori sulla tomba di don Vittorio. In questo modo si è inteso farlo partecipe di questo importante avvenimento della nostra comunità.
Ore 8,30 S. Maria della Pace Le Ville Ore 8,45 San Michele Arc.lo a Padonchia Ore 9,30 CHIESA delle monache Monterchi Ore 10 CHIESA della Madonna Bella Pocaia Ore 11 S. Maria della Pace Le Ville Ore 11,15 San Simeone profeta a Monterchi Ore 16 (ore 18 estivo) San Simeone a Monterchi Ultima domenica del mese chiesa di San Michele Arc. lo a Pianezze ore 15 (ore 17 estivo).
Dal giorno 4 ottobre (festa di San Francesco) fino al giorno 9, la Santa Messa delle ore 18 verrà celebrata nella chiesa della Croce, anziché in Propositura, in onore della Madonna del Rosario.
Lunedì 1° novembre, alle ore 15, ci ritroviamo in Propositura per recarci in processione al camposanto pregando per tutti i defunti. 5
IL PALTERRE: dove gli anghiaresi parlano di Anghiari, e non solo moglie Ornella, infatti la stessa compie il miracolo del perfetto accordo fra ospitalità e cordialità cioè a quel senso formale di ospitalità aggiunge quello che i Francesi definiscono “savoir faire”. Infine come non parlare della colonna portante cioè della Rosita, la stessa infatti pur restando nell’ombra è colei che provvede materialmente al buon esito del soggiorno del turista, detto in altre parole è colei che risolve l’aspetto pratico dei bisogni primari. Insomma al di là delle alchimie dialettiche, al di là dei pareri più o meno opportunistici, la miglior cosa da fare è venire ad Anghiari che oltre a far conoscere un paese feudale rimasto pressoché intatto nel corso del tempo, tramite l’hotel Meridiana offre anche un soggiorno piacevole e rilassante.
Prosieguo del tragitto:
Piazza IV Novembre di Sergio Lombardi
Eravamo rimasti in piazza Baldaccio ed esattamente nel negozio del barbiere Antero Frulloni, anzi a tale proposito occorre rimarcare il fatto che all’interno del suddetto negozio abbiamo anche l’aria condizionata per cui mi risulta ottimo come intermezzo per il prosieguo verso piazza IV Novembre, localmente detta anche “piazza dei polli” perché una volta era in questa piazza che veniva svolto il mercato dei suddetti polli. Peccato che in Anghiari vi sia ancora qualche elemento che sconfitto dalla vita non trovi altro di meglio che contrastare chi cerca di fare qualche cosa cioè non capisco perché in Anghiari tutto aumenta fuorché l’intelligenza. Comunque sono al bar Teatro, proprietario Giuliano (detto anche l’uomo invisibile perché non c’è mai) marito di Carmela detta confidenzialmente “Carmençita chiudi il gas e vieni via” e come non parlare di Rossella la persona indispensabile per l’ottimo drink, ed è inoltre opportuno sapere che la cordialità le appartiene e inoltre è innato in lei il modo di porsi verso gli altri . La suddetta infatti riesce a trasformare un momento di scoramento in una occasione di ilarità. Intanto si sono fatte le 12,30 ed è giunto il momento di attraversare la strada perché al di là del suddetto bar è sito l’HOTEL MERIDIANA. Nei suoi ampi saloni l’hotel Meridiana offre il più ampio relax oltre la cordialità e la costante disponibilità del proprietario Mario Chieli, comunque occorre aggiungere che se lo stesso venisse supportato da iniziative di carattere socio-massimali la situazione migliorerebbe cioè ad esempio vedrei molto costruttivo una collaborazione diretta fra il suddetto ed il comune di Anghiari, infatti creare un pulman munito di una guida turistica ed al mattino portare i turisti intorno alle frazioni di Anghiari, spiegando loro l’importanza storica delle suddette frazioni, sarebbe oltre che rilassante, un ottimo sistema per la conoscenza diretta delle origini feudali del paese ed inoltre rappresenterebbe un richiamo turistico, infatti una organizzazione efficiente è alla base di un evolversi dell’efficienza turistica e l’hotel la Meridiana rappresenta il luogo dove il turista ha il suo primo incontro con la realtà Anghiarese. Come detto precedentemente Mario fa la differenza fra chi è inefficiente e chi come lui unisce l’utile al dilettevole del turista ed in questo ha un notevole appoggio dalla
IL GIOCO di Paolo Rossi “L’uomo è veramente sé stesso solo quando gioca”. Sono parole del poeta, drammaturgo e filosofo tedesco J. C. F. Schiller, espresse alla fine del 1700. Chi non ha mai giocato a qualcosa o con qualcuno ? Si può giocare con la propria fantasia, con le bambole o i soldatini, con un computer e le mille realtà virtuali contenute all’interno di un CD-Rom, con una palla di svariate dimensioni. Si gioca sempre e comunque attraverso un corpo, il proprio. Chiamiamo gioco anche il rincorrere del gatto dietro un gomitolo, oppure lo stupore di un bambino che si trova al cospetto di una pozzanghera. Il gioco è presente anche nella letteratura: l’accanimento disperato di Alessio Ivanovic nel “Il Giocatore” di Dostoevskij, le bevute e i duelli degli ufficiali in “Guerra e Pace” e così via. La Bibbia fa originare il gioco direttamente da Dio. Si legge nei Proverbi (V Sec. A.C.): ”L’eterna saggezza, prima di ogni creazione, giocava al cospetto di Dio per suo divertimento e in terra essa va giocando i suoi divertimenti con gli uomini”. Anche Platone parla spesso del gioco nelle sue opere: “Io dico che noi dobbiamo occuparci di ciò che ha valore, tralasciando il resto; la divinità è per natura degna di ogni interesse, che sia anche fonte di beatitudine, ma l’uomo non è che un giocattolo uscito dalle mani degli dei e ciò che di lui vale di più è proprio questo in realtà. E in modo a ciò conseguente ogni uomo e ogni donna devono anche vivere la loro vita giocando, cioè i giochi migliori... bisogna passare la propria vita divertendosi con qualche divertimento, coi sacrifici, i canti le danze in modo da essere capaci di renderci così favorevoli agli dei”.
6
... Il gioco
(IV Sec A.C. Platone, Leggi, trad. di A. Zadro, 644d, e; 803c, d; 804b). I due testi di origine così diversa hanno in comune lo stesso concetto: la serietà della vita è riposta nel gioco, cui l’uomo è chiamato in letizia al servizio di Dio. Il gioco è quindi la più seria e nobile delle attività umane: origina da Dio e ci riporta a Dio; dall’altro costituisce per l’educazione dei bambini il nucleo centrale che conduce dalla paidià (puro gioco), alla paidèia (istruzione). Nella Repubblica già Platone pone il gioco al servizio dell’istruzione. Per molti filosofi il gioco è una cosa seria: Protagora girava le città come un giocoliere; Gorgia chiamava la sua opera “Gioco”. Aristotele paragona il gioco alla felicità e alla virtù. Anche nel periodo medievale, saltando di qualche secolo, il pensiero filosofico mantiene un aspetto ludico. Nella nostra epoca Huizinga riconduce ogni forma di cultura al gioco, a cui si rifanno miti e rituali sociali. Nei giochi sono indispensabili la presenza di norme. Sono queste che rendono significativa la libertà di inventare e creare all’interno dei limiti normativi e che indica, attraverso la necessità di un calcolo precedente, lo spazio del rischio, uno degli aspetti del gioco. Ma l’essenza del giocare non sta nelle sue regole. Callois già 30 anni fa distingue varie categorie di gioco: 1. Agon - basato sulla competizione. Lo sport, equiparato alla concorrenza commerciale. 2. Alea - è il gioco affidato al caso. Lotto e lotterie, scommesse ecc. 3. Mimicry - è quello più spettacolare e creativo, basato sull’imitazione, sulla mimica e sul travestimento. 4. Ilinx - è la ricerca del pericolo e della vertigine nel gioco. La forma innocua è guardare un film dell’orrore, la forma estrema le corse in auto dopo una notte in discoteca, sfidando la morte. Il mondo anglofono usa due parole per designare gioco: Game: è il poker, il ballare, il calcio. Play: è un’attitudine esistenziale, è quanto può rendere il “game”, gioioso, ed è applicabile a qualsiasi contesto. Oggi le scienze sociali definiscono il gioco come un’attività che si giustifica da sola ed esiste per proprio diritto. Gli uomini di tutti i tempi hanno giocato, giocano e continueranno a giocare. Una volta erano i giochi tradizionali a coinvolgere le persone, poi con l’avvento degli sport moderni questi sono stati in parte dimenticati. Al gioco spontaneo si sostituisce un sistema dominato da regole prefissate, rivolte a produrre spettacolo da osservare, facendo prevalere l’antagonismo sull’agonismo, la contrapposizione
sulla collaborazione. Il fondamento del gioco risiede invece nel confronto tra i soggetti, circoscritto ad un microcosmo sociale qual’è il piccolo gruppo. Il gioco può e deve essere quindi recuperato e utilizzato quale mezzo educativo. Si tratta in sostanza di giocare per crescere insieme con il contributo di tutti, piuttosto che giocare per vincere l’altro. Il gioco educativo è confronto/incontro, è ricerca dei propri limiti, ma non limite alla propria ricerca. Questo consente la partecipazione attiva e diretta nell’espressione delle proprie capacità d’azione, favorendo libertà comunicativa e operativa. Giocare esprime il desiderio di fare esperienza e trova il suo appagamento all’interno di se stesso. È desiderio di condivisione, non solo di abilità, ma anche di conoscenze, atteggiamenti, valori, strategie. I bambini nel gioco sono liberi anche quando vi sono regole da rispettare. Chi non le rispetta viene escluso dai coetanei. I bambini sono talmente liberi da decidere se giocare o no, e sono felici di conformarsi alle norme che permettono al gioco di mantenersi tale. Impedire il gioco è opporsi alla libera espressione delle funzioni naturali del bambino: significherebbe interferire con il processo di autorealizzazione. Scriveva Claparède: “L’errore che si commette quando si vuole che il bambino faccia uno sforzo per semplice amore del dovere e rispetto della disciplina astratta è dimenticare che il bambino non è un adulto, e per lui i valori non sono gli stessi degli adulti. Per il bambino il gioco... è l’ideale di vita. Pretendendo da lui uno sforzo fondato su cose diverse dal gioco, ci si comporta come uno sciocco che a primavera agita un melo per prenderne i frutti. Invece di raccogliere le mele, facendo cadere i fiori, si priverà dei frutti che sarebbero nati in autunno”. Il gioco non è comunque una esclusiva proprietà del bambino. Esso appartiene alla persona. Bibliografia di riferimento: Autori Vari, Il corpo e l’azione motoria, CalzettiMariucci, Perugia, 1996. U. Galimberti, Il corpo, Feltrinelli, Milano, 1983. U. Galimberti, Psiche e techne. L’uomo nell’età della tecnica, Milano, 1999.
7
IL GRANDE GIUBILEO DEL DUEMILA di don Quinto Giorgini
A
questo importante evento spirituale, culturale e storico, la Chiesa si sta preparando da almeno un triennio, meditando il mistero Trinitario dell’Unico Dio, secondo la lettera del papa “Tertio millennio adveniente”. Mancano soltanto tre mesi all’inizio dell’Anno Santo, al suggestivo e simbolico gesto dell’apertura della PORTA SANTA da parte del papa ,ormai anziano e stanco per aver peregrinato in tutto il mondo ad annunciare il Vangelo ed invitare tutti i popoli “ad aprire, anzi spalancare le porte” del cuore, a Cristo Unico Salvatore. Tutti sappiamo che il primo Giubileo fu celebrato nel Trecento, al tempo di Bonifacio ottavo di dantesca memoria. Da allora si sono succeduti tanti altri giubilei ordinari e straordinari con diversa scadenza, ma sul piano teologico e della Storia della Salvezza esiste un Unico Giubileo, un solo Anno di Grazia del Signore, annunziato dai profeti ed inaugurato e realizzato duemila anni orsono con la Nascita, Vita, Morte e Risurrezione di Cristo-Salvatore dell’uomo Ieri-Oggi-Sempre. Con la venuta di Gesù nella nostra storia ,il tempo opportuno di salvezza per tutti gli uomini di buona volontà è arrivato. Ogni istante, ogni ora, ogni giorno, ogni anno è santo, cioè un tempo di GRAZIA, di CONVERSIONE, di PERDONO dei nostri peccati, di INDULGENZA per le pene meritate e di RICONCILIAZIONE con il Padre, con la Chiesa, con i fratelli maggiori, minori o separati. Il pellegrinaggio comunitario che faremo a Roma alle Basiliche maggiori e alle nostre Cattedrali e Santuari, rievoca il cammino quotidiano e faticoso della nostra vita, di quella della Chiesa pellegrina sulla terra, dell’intera Umanità verso il Tempio spirituale della celeste Gerusalemme, di cui i nostri sacri edifici, ricchi di arte e di storia, sono dei simboli che scandiscono le tappe del nostro pellegrinaggio verso la fine dei tempi quando il Signore ritornerà nella Gloria. Gli uomini, i cristiani in particolare, devono sempre attendere la fine della vita, della storia ,dei tempi, pregando, vigilando ed operando per l’avvento del Regno di Dio. Con l’arrivo del Duemila non finirà il mondo, ma soltanto un “certo mondo” che noi adulti abbiamo veduto e vissuto. Lasceremo alle spalle definitivamente la tranquilla società agricola, artigianale, industriale, caratterizzata dalla religiosità cristiana, per entrare in quella post-industriale, telematica ecc. secolarizzata, laica e multietnica, in cui la Chiesa dovrà trovare nuovi metodi di evangelizzazione, di testimonianza cristiana, di confronto con le varie culture, per essere come nel passato Luce delle genti. L’impegno principale della Chiesa nel varcare la soglia del TERZO MILLENNIO è quello di evidenziare la sua specifica identità di essere l’UNICA CHIESA fondata da Cristo Uomo-Dio ed Unico Salvatore del mondo, depositaria delle verità divine che devono dissolvere le nebbie del relativismo ed indifferentismo religioso-morale, e dispensatrice della Grazia divina attraverso i Segni sacramentali. Occorre una incisiva azione pastorale all’interno delle Comunità ecclesiali per favorire la risposta dei giovani, battezzati alla vocazione cristiana e poi a quella sacerdotale, religiosa e missionaria. L’appartenenza alla Chiesa nelle nuove generazioni si affievolisce sempre di più: infatti la stragrande maggioranza dei battezzati non interviene più alla Celebrazione eucaristica festiva. Ritornando al tema del prossimo Giubileo del Duemila dobbiamo fare in modo che esso non si riduca solo ad una manifestazione esteriore, folcloristica-culturale di turismo religioso... ma una ripresa dell’autentica vita cristiana secondo le finalità proprie del Giubileo che tendono “alla conversione del cuore” ad un esame di coscienza dell’intera CHIESA dopo duemila anni della sua presenza nella storia. Le finalità del Giubileo si saldano con quelle del Piano Pastorale della nostra Chiesa AretinaCortonese-Biturgense che è tutta impegnata a testimoniare il Vangelo della Carità, attraverso la realizzazione concreta delle quattordici Opere di Misericordia. Noi parroci, associazioni, religiosi e fedeli del nostro Vicariato di ANGHIARI-MONTERCHI che cosa intendiamo fare a livello comunitario durante il Grande Giubileo del Duemila?
8
Angolo della Missione Rubrica a cura di Franco Cristini
Questa è la povertà nel mondo Siamo agli inizi dell’anno scolastico, con tanta umiltà vorrei rivolgere un invito agli insegnanti e ai catechisti per una campagna di sensibilizzazione degli scolari ai grandi problemi sociali ed economici del mondo. Sarebbe bene far conoscere ai nostri giovani, i quali vivono in una delle zone più ricche del pianeta, i dati della povertà nel mondo: cinque miliardi circa di persone vivono in paesi sottosviluppati, tre miliardi vivono senza servizi sanitari di base, un miliardo e mezzo non ha acqua potabile, un altro miliardo e mezzo vive con meno di un dollaro al giorno (1800 lire), un miliardo è analfabeta, ottocento milioni soffrono la fame. Stridenti sono poi le contraddizioni tra le spese per il superfluo nel mondo cosiddetto “evoluto” e la povertà dei paesi poveri. Basterebbero i quaranta miliardi di dollari spesi dagli europei per il fumo delle sigarette per debellare gran parte della povertà dei paesi del Sud del mondo. È importante quindi che i bambini, i ragazzi, i giovani prendano coscienza della responsabilità che tutti abbiamo, in primo luogo come cristiani, verso i poveri del mondo, salvaguardando i poveri che abbiamo anche nelle nostre comunità. Bisognerebbe far comprendere ai nostri giovani che non è tanto la quantità dell’aiuto economico che li indirizza alla fraternità, quanto il gesto di rinuncia consapevole e volontario a qualche piccola cosa superflua, e spesso inutile, per aiutare i ragazzi del terzo mondo. Tutto ciò li educa alla solidarietà vera che deve essere, come ho detto prima, volontaria, consapevole e non imposta.
In questo ultimo bimestre le offerte in denaro pervenute per la Missione dei frati cappuccini di Kibakwe in Tanzania ammonta a lire 200.000. Pace e bene a tutti. L'amore viene dal cuore
Scritte così - 6 settembre 1999. Questa volta sto andando a Pieve e, ancora una volta, non mi riesce capire perché l’ANAS si ostina a scrivere, in prossimità dell’uscita dalla E45,
Ricordate Tequila, il simpatico cane lupo tanto amato da tutti ma altrettanto sfortunato? Ebbene, ha finalmente una fissa dimora dove sono certa vivrà tranquillo e felice per il resto dei suoi giorSUD ni. Nel verde della pizzeria di Toppole che la faS. STEFANO miglia Talozzi gestisce, è stato accolto con affetto PIEVE da tutti. Grazie di cuore caro Talozzi, ancora una volta con il suo nobile gesto, ha dato prova della sua bontà d’animo. Auguria- La vignetta: Tempo di funghi e... mo a lei e famiglia tanto successo, salute e serenità. Un grazie sincero a tutti coloro che hanno contribuito a salvare la povera bestiola dalla strada e da una morte sicura; grazie alla sig. Franca e tutti al bar delle Corriere, alla sig. Gigliola, a Mauro, a mio marito e tanti altri, L’amore verso il prossimo e verso gli indifesi, e di questi fanno parte gli animali, è qualcosa che nasce dal cuore e solo chi ha un animo nobile e buono può capirlo. Lela Lega
9
Colori
C’era un vaso da fiori senza fiori con un’erba infestante rigogliosa. Quando innaffiavo con la brocca piena ignoravo quel vaso e le sue figlie. Un giorno molto caldo ne ebbi pena: le tre piante appassite eran curve sulla riarsa terra. Ma non amo le piante parassite (come non amo, è logico del resto, le persone che si dimostran tali) e la piccola pena svanì presto. Il dì dopo, non piccolo stupore: poche gocce piovute nella notte come un atto sensibile d’amore avean fatto risorgere le piante che belle e rigogliose parean dirmi: “Non hai diritti, tu, sulla mia vita. Non dipende da te. Non è finita per me, ancora, quest’avventura grande che buoni e meno buoni al mondo espande!” E mi venne alla mente questa lode: “Anche le piante han l’Angelo Custode!”
Quale festa di colori si confonde con l’azzurro del cielo! Un manto dorato ricopre le chiome boschive tremule al leggero soffio del vento. Qua e là, sparsi sulla bruna terra, mucchi porporini s’accendono al chiaro riflesso del sole. A sera, il bosco è una fiamma magico specchio di tramonti inconfondibili. È l’autunno!
di Maria Fabiani
L'angolo della poesia... e della prosa
Parassiti
di Vera Cuccini
La granduchessa ed io di Maria Pia Fabiani
La “500” era un’amica vera Semplice, disponibile e sincera: non nascondeva niente non si dava importanza e mi serviva spassionatamente. È morta. Ed io non posso andare a piedi! Ho bisogno dell’auto, fin che posso! Allora ho comperato la “600”. Ma mi sembra d’avere, quasi addosso, una gran dama russa che, in miseria, si debba accontentare d’una sia pur qualunque occupazione purché però sia dignitosa e seria. Ma la “dama” mi mette in soggezione. E deve aver la fissa del pulito perché, mentre si va, senza avvertire, mi lava i vetri con molta attenzione! E quando m’avventuro nella valle, preoccupata, son sicura che ride educatamente alle mie spalle! Sa fare molte cose, questo è vero, ma chi se ne ricorda? Come faccio? E quando (spesso) sbaglio, mi vergogno davanti a lei, così elegante e bella! (La “500”, misera sorella!… Ma io, ci crederesti? La risogno!)
S. Maria degli Angeli di Vera Cuccini
L’ultimo raggio del sole risplende luminoso sulla Madonnina dorata che dall’alto benedice la folla dei fedeli silenziosi ed estasiati. Unita ad essi, lo sguardo in alto, cammino lentamente nell’immensità del sagrato aspirando nel cuore sì tanta grandezza. Riveggo nel pensiero l’umil fraticello salire i gradini, piccolo nel largo saio, ma grande d’amore e di bontà. Una dolcezza infinita invade l’anima mia e prostrata in ginocchio dinnanzi all’altare, prego ed invoco: Santo Francesco!
8 agosto 1999
10
L’arcobaleno
Domenica 5 settembre è morto Galliano Calli. Lo ricordiamo ai lettori con questa sua poesia sull'Alpe della Luna.
di Lela Lega
Io t’assicuro, dopo ogni tempesta torna la calma, torna la bonaccia; il sole torna a rimostrar la faccia, e in tutta la campagna si fa festa.
L’Alpe della Luna di Galliano Calli
Alpe della Luna dominatrice di tutti gli Appennin che intorno stanno; la Verna e il Falterona, più bassi un palmo.
L’onda del mar s’increspa e poi s’indora, l’arcobalen s’accende e crea un ponte da sponda a sponda e lo scavalca il monte; torna la speme e su ogni viso affiora.
Bibbiena e Poppi del Casentin confini, vedi Romena, dove si coniavan falsi fiorini. Poi Campaldino nella storia è prima la sua battaglia ove morì Buonconte di Montefeltro accanto agli aretini.
Quel ponte che sciorina i suoi colori è fatto proprio come questa vita, parte è in discesa, e parte un po’ in salita, con qualche spina in mezzo a tanti fiori. E quando a sera giungeremo al mare diremo al sole di fermarsi un poco, per farci ancora riscaldare al fuoco, che ci dà vita ,e riesce a farci amare.
Ma l’Alpe della Luna non ha confini domina San Leo con Carpegna della Romagna, giù la strada insegna.
L'angolo della poesia... e della prosa
Domina Anghiari mio la sua Battaglia fra il Duca di Milano e i Fiorentini ove i Medici giunsero per primi.
A Dio chiediamo, che se abbiam peccato, abbia pietà di noi e sopra l’onda c’insegni a camminare all’altra sponda ci conduca l’amor che ci ha salvato.
La storia di Anghiari non ha confini Baldaccio, capitan di ventura, diede aiuto ai fiorentini; Girolamo Magi col Taglieschi del ’500 personaggi destri. Quando presto la mattin ti desti, all’Alpi della Luna fa capolino quel sole rosso che sembra vicino e al Santuario del Carmine fa un inchino. All’Ascension ci andavo, ero piccino vendevo gli abitin della Madonna; ci andavo a piedi, e non era vicino.
Amatevi fra voi, Egli ci ha detto, perché l’amore vero è benedetto.
I merendai
(poiché mangiano in terra il ciel l’aiuti a non disperder vuoti e altri rifiuti)
A merenda finita chi si cura Di portare i rifiuti al cassonetto Per amore e rispetto alla natura, non è un vero uomo, ma un ometto il quale deve ancora imparare ad essere più saggio: a non strafare.
Prima del sonno
Non hanno i furbi questa debolezza, ma hanno una virtù: sono sapienti. San che si può lasciare l’immondezza, in tutti i luoghi belli ed attraenti senza teme di correre alcun rischio perché non c’è il vigile col fischio.
di Maria Leonessi
Il sole cala ad occidente, tutto un sussulto di colori, e la quiete scende negli animi. Nella bruma bianca, vedo ancora splendere il tuo sorriso.
Se pagassero multe assai salate, più del prosciutto o simili affettati, i merendai dalle scampagnate tornerebbero a casa assai abbacchiati. Ma questo non avvien, come abbiam detto, perché non c’è la guardia col fischietto.
Aforismi ed altro di Turiddo Guerri
Il criminale è solamente micro finché non riesce a diventare macro.
Guerri Turiddo
11
Ricordo per Donato Panichi
Il tramonto di un vecchio anghiarese
Sono in treno Attraverso il finestrino vedo passare Arezzo e lì, dietro le colline, c’è una presenza… gli abitanti di Tavernelle.
Al caro Galliano vecchio Anghiarese che di mia madre foste grande amico
Piccolo dono a tutti tu portavi dei tuoi auguri non ce n’era uguali
Per tanto tempo un regalo le donaste e tanto quell’affetto gli portaste
Fatti con il cuore di uno come Galliano sempre solerte a tendere la mano
Anche mia madre sempre rammentava di quel Galliano compagno dell’Asilo
Pensando a quei tempi gli allora paesani vicini di casa uniti con le mani
Vecchi Anghiaresi con radici profonde campanilisti al suonar delle trombe
Mentre sol ora solo odio e male che la natura fanno rivoltare
Ora lassù insieme vi ritroverete riprendere il discorso a mano tese
Caro Galliano tu sommo fosti Poeta nel ricordare i vecchi Anghiaresi
Erano amici anche i vecchi padri il vecchio Calallo ed il Settebilli
Ma i tuoi scritti sempre sì cortesi nei giornalini eran sempre attesi
Del tuo cuore nobile il prossimo è debitore con il tuo aiuto dato con amore
La tua scomparsa per noi sarà dolore ed il ricordo porteremo in cuore
Sempre per Pasqua o pure per Natale quanti Anghiaresi andavi a ritrovare
Ora il tuo lutto mi à trafitto il cuore ai famigliari stringo mano con fervore.
di Armando Zanchi
Caro Donato! Sono felice di averti incontrato nel tempo anche se tutto era allora così fugace e limitato. Tu sei stato una presenza al Cenacolo e sei diventato la presenza del Cenacolo insieme alla tua famiglia. Grazie per il tuo sorriso la tua donazione il tuo servizio: la grande pazienza e comprensione con noi Sorelle del Cenacolo. Grazie per l’accoglienza l’ospitalità anche verso tutti i miei cari. Il Vin santo di Donato non mancava mai nella tavola della mia famiglia in Svizzera! Hai saputo ascoltare scherzare e sostenere… per tutti noi eri un buon esempio. Adesso tu ci hai lasciati ma sei rimasto vivo nel mio cuore, nella mia preghiera. Tu dal cielo aspettaci ed aiutaci perché anche noi sappiamo spendere bene la nostra per poi… insieme lodare il Signore in eterno! Di tutto cuore Astrid
Mandaci la tua foto... la metteremo in Archivio
Arriva il B&N Proprio così! Qualche tempo fa sono giunte quattro belle immagini dell’Anghiari del tempo passato. Ne è l’autore Pietro Casi che da Bologna, dove attualmente risiede, intende partecipare all’Archivio di Anghiari. Già in questo numero del giornale, a pag 22, abbiamo utilizzato la sua foto della “Croce”. Altre foto vengono invece dall’amico Tonino Pietrafusa che, Anghiarese di adozione, ha voluto partecipare alla nostra iniziativa. Ricordo che siamo in attesa di tante altre vostre foto e che saranno tutte visibili, anche se un po’ alla volta, nella versione telematica del giornale che potrete trovare sia a “LAPINETA.IT” che presso il sito della Banca di Anghiari e Stia “BCCA.IT”
12
NOTE DALLA MISERICORDIA a cura di Adriano Baccanelli
Dedicato a Riccero Ricceri A lui mi legava un bellissimo e schietto rapporto di amicizia, oltre a quello inerente la Misericordia. Da tempo ormai non usciva più di casa e nelle volte che lo andavo a trovare, non mancava mai di raccontarmi atti di vita vissuta nella secolare Istituzione, alla quale si sentiva indissolubilmente legato. Per anni ha curato anche la raccolta delle quote sociali, risultando per tutti il punto di riferimento dell’Opera Pia. Figlio di Alipio Ricceri che dedicò ben 62 anni della sua operosa vita alla Misericordia, Riccero ha da lui raccolto l’eredità il 12 gennaio del 1966; terminandola alle 23 del 27 agosto u.s. quando è ritornato a Dio, al quale, i Confratelli si appellano affinché per l’opera da lui svolta, “Esso glie ne renda merito”.
Alle 23 del 27 agosto u.s. nell’Ospedale di Sansepolcro dove era ricoverato, si è spento Riccero Ricceri: “Servo Custode” della Misericordia. Con questo termine specifico, la Compagnia nominava quei Confratelli ai quali affidava il mantenimento e la e al tempo stesso, il disbrigo tutte le mansioni in custodiadidell’intero materiale, esecuzione delle opere inerenti la vita sociale e di rappresentanza dell’Istituzione. Discendente di una vecchia famiglia anghiarese che per oltre 160 anni ha ricoperto questo ruolo con grande attaccamento verso la Fratellanza, Riccero è stato l’ultimo della dinastia e svolgeva il suo compito con zelo, in perfetta armonia con lo spirito dei Confratelli fondatori.
Amici senza frontiere - Le Misericordie di Pieve Santo Stefano, di Sansepolcro, di Monterchi e quella di Anghiari hanno aderito anche quest’anno all’iniziativa dell’Associazione “Amici senza frontiere” per ospitare dei bambini provenienti dalle regioni del disastro di Cernobyl. Così nel mese di luglio alcuni di questi giovani sono stati ospitati anche presso famiglie di anghiaresi a cui va il ringraziamento della Misericordia. Operazione Kossovo - Qualche mese fa anche la nostra Misericordia si è impegnata nella raccolta di denari per la Missione Arcobaleno in aiuto dei profughi. Sono stati raccolti circa 7 milioni di lire utilizzati per l’acquisto di indumenti. I confratelli Marco Rondoni e Quinto Meozzi hanno provveduto personalmente alla distribuzione di questi aiuti ai profughi kossovari giunti ad Otranto in provincia di Bari. Ciò è stato possibile grazie all’aiuto della locale Misericordia, molto attiva nel territorio e particolarmente impegnata in questi ultimi tempi.
Le prime riunioni in parrocchia Venerdì 10 settembre don Marco e don Juan Carlos hanno riunito il Consiglio Parrocchiale degli affari economici per fare una prima panoramica sulla situazione della parrocchia. È vero, la situazione economica non è del tutto positiva ma, tutti assieme potremo prendere le giuste decisioni. Don Marco infatti desidera che tutte le operazioni della parrocchia siano trasparenti e i resoconti a disposizione dei parrocchiani che possono così suggerirci le loro proposte. Nella settimana successiva si è riunito il Consiglio Pastorale Parrocchiale per decidere le iniziative da prendere per la vita dell'intera comunità di Anghiari.
E perché no! di Mario Del Pia Il mercato di Anghiari sta languendo. Le cause sono molteplici e forse ognuno di noi ne ha in mente qualcuna. Parlando con Alessandro, un mercante di scampoli che frequenta il nostro come altri mercati, è venuta fuori un’idea. Visto che la mattino i ragazzi sono a scuola e molta gente lavora, perché il mercato non si fa nel pomeriggio? Potrebbe essere un tentativo. Almeno fino a maggio questa prova potrebbe essere tentata dopo averne parlato con gli ambulanti interessati. Danni è difficile farne!
13
Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres” Anghiari Pieno successo delle iniziative estive Due sono le manifestazioni che il Gruppo Donatori provando immensa soddisfazione per avervi pardi Sangue di Anghiari è riuscito a concretizzare tecipato. nei mesi estivi appena trascorsi, nell’ambito delle Per quanto riguarda, invece, la seconda edizione attività di promozione e di svago, che il consiglio della FESTA ESTIVA DEL DONATORE, svoltasi direttivo organizza da sempre, non solo per i propri anche quest’anno presso “LA PINETA” BEERiscritti ma per chiunque voglia partecipare: la gita GARDEN E PIZZA di Anghiari, con la consueta turistica a Rapallo e Genova e la Festa Estiva del numerosa partecipazione, ricordiamo con piacere i Donatore 1999. due momenti più significativi della giornata: La partecipazione alla prima iniziativa è stata così - La CELEBRAZIONE EUCARISTICA, officiata numerosa, da superare ogni più ottimistica previ- quest’anno dal cappellano dell’Ospedale di Zona sione e mettere a dura prova le pur valide capacità Padre Pier Maria Innocenti, in suffragio delle anime organizzative del Gruppo: ben CENTODIECI di tutti i soci defunti del Gruppo Donatori ed anianghiaresi si sono ritrovati, di buona mattina, ai mata sia dai bambini del Catechismo che dal coro parcheggi del Campo Alla Fiera, “armati fino ai del Gruppo Giovanile Parrocchiale; denti” di borse, frigo, tavoli, sedie… (i pasti della - La Premiazione degli alunni vincitori del Congiornata erano rigorosamente al sacco!!!), pronti corso per le scuole 1999, promosso dalla nostra per “fare rotta” verso le magnifiche spiagge della Associazione in collaborazione con la locale ConLiguria. fraternita di Misericordia, alla quale era presente Dopo un rapido controllo dei presenti, via a “tutto un folto pubblico di alunni, insegnanti e genitori gas” verso gli agognati lidi, a bordo di due bellis- delle scuole premiate, mentre siedevano al tavolo simi e modernissimi “velieri” Gran Turismo, che la della presidenza l’Assessore comunale alla Pubblica ditta Baschetti era riuscita a metterci a disposizione Istruzione, la direttrice del Circolo Didattico, il all’ultimo momento. preside della Scuola Media e dell’Istituto d’Arte, Lì dentro erano rappresentati tutte le età e tutti i ceti il vicepreside della Scuola Media “L. da Vinci” sociali: dal poppante con pannolone al seguito, al ed il presidente del Gruppo Donatori di Sangue “ vecchietto ancora dinamico ed arzillo, dallo studente Fratres” di Pieve S. Stefano, in rappresentanza della pensoso e stanco (eravamo vicini alla fine dell’anno presidenza provinciale, i quali hanno consegnato i scolastico!), al tranquillo e rilassato pluridiploma- premi ai vincitori. to, dalla instancabile e loquace casalinga, alla più La giornata di festa si concludeva con le note riflessiva libera professionista, dal cartolibraio in musicali del complesso “Nuovo Gruppo” e con libera uscita domenicale, a quel rompiscatole di mec- i balli tradizionali e non, del numeroso pubblico canico, esperto di impianti a metano, presente. Il Presidente che nessuno degli altri riusciva a far tacere, dalla fresca ragazzina in cerca di avventura, alla donna ultra… (fate voi!), ormai serenamente rassegnata. Tutto, come si suol dire, è “filato liscio come l’olio” e la sera, sulla strada del ritorno, in un ambiente finalmente più tranquillo e silenzioso, ognuno rivedeva, nella propria mente, le indescrivibili bellezze naturali della costa ligure (Le Cinque Terre, Rapallo, Portofino…) e le centinaia di esemplari di pesci marini dell’Acquario di Genova, ritenuto giustamente il più grande d’Europa, convincendosi così, se ce ne fosse stato ancora bisogno, della validità dell’iniziativa turistica, Festa del Donatore 1999: un momento della celebrazione eucaristica
14
DONAZIONI RELATIVE AL 2° TRIMESTRE 1999 Secondo una prassi ormai consolidata, pubblichiamo, qui di seguito, i nominativi dei nostri associati, che hanno effettuato, nei mesi precedenti, una o più donazioni, presso il Centro Trasfusionale dell’Ospedale di zona. Il periodo di riferimento è quello compreso tra il 01/04/’99 ed il 30/06/’99. Un caloroso GRAZIE a tutti, per la fedeltà dimostrata, ancora una volta, al nobile gesto della donazione del sangue, concreto atto di solidarietà nei confronti delle necessità umane del nostro prossimo. Monini Andrea Livi Marino Razzoli Enzo Bellemo Guglielmo Cimbolini Luciano Bassani Patrizio Bruttini Emanuela Casellato Tiziana Ridolfi Mirella Dalla Ragione Marco Acquisti Alessio Fanciullini Massimiliano Lazzeroni Graziano Meozzi Michela Comanducci Giuseppe Papini Giorgio Giovagnini Vittoria Crociani Rinaldo Leprai Maria Leonardi Loris Acquisti Fabiano Fuligni Lorenzo Carria Eliana Loddi Cristiana Corsi Dino Draghi Valerio Giannini Ferdinando Draghi A. Maria Pernici Ermindo Vitellozzi Maurizio Scimia Mirella Lazzerini Gianluca
Scaccialepri Salvino Casacci Moreno Mearini Nara Catani Giovanna Mazzoni Nicola Giovannini Nello Russo Marco Mearini Giacinta Biancucci Corrado Martini Alessandro Panichi Renato Ghignoni Alessandro Ricci Silvano Tuti Tuzio Cangi Paolo Matteucci Piero Lazzerini Fabrizio Baracchi Alessandro Piantedosi Pietro Cungi Rita Draghi Claudio Nocentini Paolo Locci Danilo Cambi Ruggero Ghignoni Michele Tanguenza Angiolo Acquisti Paola Ferrini Santino Papini Gianni Acquisti Fabiano Gaggiottini Manfredo
Vellati Fabiano Meozzi Mirko Zanchi Maria Puleri Maurizio Cagnacci Santino Giuliattini Palmiro Magrini Walter Rossi Enrico Merendelli Andrea Valbonetti Gianpiero Valbonetti Maurizio Stanghellini Marco Veri Cristiana Palazzeschi Daniela Ceradini Livia Migliorini Sonia Foni Massimo Cesari Ivano Cenni Elisa Capolungo Ermindo Innocentini Grazia Alberti Palmina Puleri Massimo Dragonetti Maria Pia Pozzoli Giorgio Senesi Maurizio Guadagni Francesco Cagnacci Maurizio Gabrielli Simona Zanchi Tosca Il Consiglio direttivo
Appello per tutte le persone di buona volontà! - Se hai più di 18 anni e meno di 65 - Se godi di buona salute - Se vuoi essere concretamente solidale con chi è malato ISCRIVITI AL GRUPPO DONATORI DI SANGUE "FRATRES" DI ANGHIARI telefonando, ore pasti, ai seguenti numeri: 0575/723219 (Franca) - 0575/788114 (Pietro) o recandoti presso gli uffici della Misericordia (orario 9-13)
15
In occasione del primo anniversario della scomparsa di don Vittorio Carissimo don Vittorio, è passato un anno da quando il buon Dio ha voluto chiamarti a sé. Lo so benissimo che tu ci stai guardando e che ci Segui nelle nostre azioni quotidiane, gioisci quando ci comportiamo bene e ti rattristi allorché ci dimentichiamo di essere cristiani e commettiamo errori d’ogni genere. Mi sembra di vederti assiso in contemplazione davanti alla grande poltrona in cui siede maestoso il Dio Padre. “Beati i puri di cuore perché vedranno Dio” recita una delle beatitudini evangeliche. Si, ne sono certo, il tuo posto è proprio in prima fila davanti a Dio. Un osservatorio privilegiato dal quale non può sfuggirti nulla di quanto sta accadendo nel mondo ma, principalmente, nella terra e nel paese in cui hai vissuto, operato, fatto del bene e testimoniato l’esistenza e la presenza di Dio. Io voglio commemorarti a modo mio rievocando episodi d’un tempo lontano. La forma epistolare, nelle sua originalità, mi sembra la più adatta perché le parole vanno e vengono, si possono rinnegare e smentire e non mi piace correre questi rischi. Certo, ai non credenti potrà sembrare un’assurdità ma per me è come scrivere ad un amico lontana con la differenza che la risposta arriverà direttamente alla mia anima. È facile per me ricordare le lunghe e frenetiche gite in bicicletta sulle strade sterrate del dopoguerra, entrambi seminaristi con le lunghissime ed ingombranti tonache, tu agli ultimi anni di teologia ed io ai primi del ginnasio. E poi, il tuo sacerdozio dopo quello di tuo fratello Fabio, l’assegnazione ad Anghiari quale cappellano di don Nilo e, quasi subito, la Corale di Anghiari. La tua creatura. Quanta gente ha cantato sotto la tua direzione! Generazioni. E quanti strilli, quante occhiatacce a noi ragazzotti che, in coro, stavamo dietro i “contralti” perché eravamo da “basso”. A parte Telemaco il postino e Vadero Cancellieri eravamo tutti giovani e quindi avevamo meno radicato il senso della disciplina. Non posso non ricordare la felicità e la gioia durante i viaggi di ritorno ad Anghiari dopo gli ottimi risultati di molte prestazioni nel Concorso Polifonico Internazionale Guido d’Arezzo. Nell’euforia generale si raccontavano barzellette, si dicevano sciocchezze di vario genere e, quando temevamo di aver passato il segno, guardavamo tutti verso di te. Non un rimprovero né una reprimenda. Mai. Sorrisi, sempre sorrisi. La tua severità era circoscritta al momento delle prove perché non eri mai contento. Noi eravamo sicuri della tua piena soddisfazione solo quando le tue paffutelle guance andavano a nascondere gli occhi fino a farli diventare delle piccole, lucenti, mobilissime fessure. Caro don Vittorio, avrai apprezzato le belle pagine che tua nipote Teresa ha voluto dedicarti nel giornalino “L’ Oratorio” da te voluto e realizzato. Condivido l’espressione di potenza che emana dall’organo e l’indubbio richiamo che suscita nell’animo, ma anche certi “pianissimo” della polifonia vocale non sono da meno. L’organo era lo strumento a te più congeniale e avremmo voluto sentirti più spesso, magari in concerto. Ma la tua avversione alla esaltazione, la tua natura schiva e riservata fino a divenire scontrosa, non te l’hanno mai permesso. Penso anche alla bellissima musica che tu certamente hai composto. Quando un pezzo era attribuito ad un ignoto, magari del Seicento o Settecento, noi ragazzacci dicevamo: “Forse è del Novecento ed anche l’autore, forse, non è poi così tanto ignoto.” Era il nostro riconoscimento alla tua bravura Ma tu, caro don Vittorio, non eri solo un bravo e sensibile musicista, eri soprattutto un sacerdote. Antico, inattuale, anacronistico? Forse. Ma “sacerdos in aeterno”. Il vescovo, nell’ordinarti, ti aveva chiesto: “Promittis mihi et successoribus meis obœdientiam et reverentiam?” Tu hai sempre rispettato quel “Promitto” che insieme all’unzione ti ha fatto prete. Un ottimo prete direi perché hai messo in condizione i tuoi parrocchiani di rispettare il precetto festivo dicendo Messa in tutte le chiese a te affidate sacrificandoti fino a compromettere irreparabilmente la tua salute. Un prete vero, sempre con la stessa tonaca e con la stessa macchina. Con i capelli un po’ lunghi, ma questo in omaggio al tuo caro zio don Sandro di venerata memoria. Eri un prete che intuiva i bisogni e le necessità della gente, che interveniva al momento giusto, con efficacia, in silenzio. Un amministratore che curava più gli interessi degli altri che i propri perché gli altri erano il “Prossimo”. No, non potevi essere un eccellente oratore. La tua riservatezza, la tua ostinazione a non apparire non avevano legittimità a convivere con un parlare forbito e ricercato che, se pur apprezzabile ed affascinante, contiene inevitabilmente in sé i germi dell’autocompiacimento e della retorica. I tuoi brevissimi commenti al Vangelo del giorno avevano il grande pregio di puntare dritti al concetto più
16
che al commento. E lo facevi con forti accentuazioni sulle parole fondamentali come “Fede”, “Comandamenti”, “Misericordia”, “Vangelo”, “Insegnamenti”, “Perdono”, “Amore di Dio”. La tua sensibilità al bello si è rivolta anche alla conservazione ed alla rivalutazione dei beni artistici del nostro Anghiari ed è questa la cosa in comune con il vecchio Proposto. Le difficoltà incontrate a livello locale non ti hanno scoraggiato né ti sei esaltato quando alcune vecDon Vittorio al momento dell'uscita dalla Badia in occasione della “Domenica chie pratiche liturgiche hanno delle Palme” nel 1979. richiamato l’attenzione delle autorità civili. Hai avuto il grande merito di evitare che manifestazioni popolari come la processione del Gesù Morto perdessero la loro essenzialità religiosa per confluire nel comune elenco delle manifestazioni folcloristiche paesane come i fuochi d’artificio e la tombola. Il mutare dei tempi, l’avanzare ormai ossessivo della tecnologia, contribuiscono a farci dimenticare il passato, le tradizioni, le basi stesse della nostra cultura prevalentemente umanistica. I sacerdoti come te ci hanno insegnato che è possibile essere moderni senza rinunciare ai valori spirituali e che l’esistenza di Dio è riscontrabile in ogni momento della giornata e non solo nella realizzazione delle grandi opere dell’uomo. Il passaggio dalla vita alla morte sarà meno traumatico per noi se, prendendoti ad esempio, sapremo accettare i sacrifici, le sofferenze e le difficoltà della vita senza risentimento, se pure nella consapevolezza della fragilità umana. Ecco perché sono certo della tua santità in quanto ammesso al cospetto di Dio. Ecco perché mi pare naturale invocare la tua intercessione. Vorrei chiederti, caro don Vittorio, di pregare per noi, per la nostra società, per la Parrocchia di Anghiari. Assisti i nuovi sacerdoti che prenderanno il tuo posto dopo la proficua presenza di tuo fratello Fabio anch’esso ottimo prete, serio, preparato, sensibile, umano e buono. Vorrei che tenessero conto della tradizione “ortodossa” della Chiesa di Anghiari, un po’ conservatrice nel rito e nelle forme ma straordinariamente efficace nell’apostolato e nel bene. Vorrei che tu pregassi perché tutti i sacerdoti sappiano tenere distinta la religione dalla politica, evangelizzino e non siano evangelizzati, distinguano il sacro dal profano, non vadano dietro le mode. Vorrei che la loro “impoliticità” li tenesse lontani dal conformismo, dal servilismo al potere. Che si ricordassero che non è possibile servire due padroni, come dice il Vangelo. La stessa mano non può distribuire i foglietti liturgici la mattina ed i volantini propagandistici la sera. Se riusciranno a capirlo i preti forse anche i laici cattolici, in futuro, sapranno evitare il canto ingannatore delle sirene. Don Vittorio, puoi far questo? Se sì, te ne ringrazio. Se ho sbagliato a chiedertelo me ne scuso ma non cambierò idea. Seguiterò comunque a pregare per te con la speranza che tu lo faccia per me. Con tutto il mio affetto.
Vittorio Romani
8 agosto 1999
17
Campane a festa Ancora una volta le campane di una nostra chiesa hanno suonato a festa. È successo lunedì 30 agosto in occasione della ricollocazione del quadro della Madonna, di Domenico di Michelino, nella chiesa di Santo Stefano. La popolazione di Santo Stefano ha così potuto di nuovo ammirare domenica 5 settembre scorso in occasione della “festa”. Al prof. Giovanni Valbonetti chiediamo come è stato possibile questo restauro. Il restauro è stato possibile perché tutta la comunità di Santo Stefano si ricordava di questo quadro partito per i necessari interventi nel lontano 1963. In effetti si è sentita l’esigenza di ricollocarlo nell’attuale chiesa di S. Stefano e di riappropriarsi di un’opera che da qui proveniva. In particolare un gruppo di persone si sono in qualche modo fatte carico di questa iniziativa per cui hanno seguito l’iter burocratico. Già mio fratello Fausto aveva preso a cuore il recupero di quest’opera che, sotto la spinta del compianto don Vittorio, ha preso il via. Da segnalare, come curiosità, che la prima persona che ha rivisto il quadro dopo le peripezie dell’alluvione di Firenze è stato Angiolo Pari. Egli, dietro
precise indicazioni e con la foto del quadro, riuscì a rintracciarlo nell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Era quest’opera un dipinto su tavola. Il supporto originale è andato perduto con l’alluvione di Firenze del 1966. A causa del deterioramento, il colore è stato trasportato su un supporto ligneo: un semplice listellare. Per questo il dipinto è risultato molto frammentario. Da qui la necessità di ricostruire il tessuto pittorico dell’opera stessa. Domenico di Michelino per ora ne è ritenuto giustamente l’autore. Pier Lodovico Occhini, autore di una valida Guida sulla Valtiberina edita però nel 1910, propone per quest'opera autore ignoto del XV secolo inspiratosi alla maniera delicata e poetica di Giusto d’Andrea. Dopo quest’ultimo restauro, seguito dalla nostra Sovrintendenza di Arezzo, la relazione tecnica potrà chiarirne alcuni importanti aspetti. Domenica 5 settembre, in occasione della festa a Santo Stefano, la gente della Stazione ha così potuto rinfrescarsi la memoria ed ammirare questa importante opera, patrimonio di tutta la comunità, che non la rivedeva dal lontano 1963.
PARROCCHIA DI SANTO STEFANO - ANGHIARI OFFERTE DEVOLUTE PER IL RESTAURO DEL DIPINTO SU TAVOLA RAFFIGURANTE “LA VERGINE CON IL BAMBINO E SANTI” ATTRIBUITO A DOMENICO DI MICHELINO SEC XVI
In memoria di Giuseppe Valbonetti L. 1.903.000; In memoria di Alessandro Meozzi L. 300.000; In memoria di Ugo e Diamante Del Pia L. 500.000; Mascia Mercati per il matrimonio L. 200.000; Cesarina Dini L. 14.000; Marino Del Pia L. 200.000; Fernanda Cheli L. 100.000; Giuseppe Matteucci L. 25.000; Agostino Ruggeri L. 10.000; Senio Ruggeri L. 10.000; Alida Zanchi L. 20.000; Flavio Mercati L. 50.000; Associazione Tombolo Anghiari L. 100.000; Carla Tanguenza L. 50.000; Angiolo Pari L. 100.000; Raccolta in chiesa per la festa a Santo Stefano L. 260.000; La Comunità di Santo Stefano (Festarini) L. 6.000.000; Famiglia Mafucci in memoria di Francesco, Domenico e Ada L. 500.000; Pietro Noferi e Colomba L. 50.000; Gino Giabbanelli L. 30.000; Enrico Ghignoni L. 50.000; Speranza Poderini L. 100.000; Mario ed Anna Maria Pasqui L. 200.000. È già stato dato un primo acconto di otto milioni alle restauratrici il giorno 13 settembre. Si sono spese poi 500 mila lire per l’altare in pietra. Continua la sottoscrizione che ci permetterà di pagare il restauro di questa importantissima opera della nostra parrocchia. Si può fare con versamenti sul C/C n. 2291 intestato alla Parrocchia di Santo Stefano presso la Banca di Credito di Anghiari o rivolgendosi direttamente a Gastone Mafucci o Giovanni Valbonetti incaricati della parrocchia. Per la scheda tecnica sul quadro di Domenico di Michelino vedi a pag. 30.
Per le offerte da destinare al quadro del Michelino o alle altre iniziative della parrocchia ci si può sempre rivolgere presso gli istituti bancari locali, specificando la causale del versamento, o direttamente in parrocchia. Grazie a tutti per l’aiuto che non è mai venuto meno! 18
...e continuano a vivere nei nostri ricordi di Vandro Franceschini
poeti facevano corollario quelli che avevano piegato il groppone alle avversità della vita, alla miseria, alla solitudine e si erano rifugiati nel vino. Anche se qualche volta si bevevano il cervello, ridevano per primi della loro emarginazione e sparavano battute salaci che la cultura popolare ha tramandato fino ai giorni nostri. A noi resta la commozione per i loro patimenti e l’ammirazione per la loro arguzia. A questo gruppo apparteneva anche mio zio. Per il suo modo scanzonato di interpretare la vita, gli Anghiaresi, sempre maledetti nell’affibbiare nomignoli, lo chiamavano Tranquillo Pensalasalute. E questo soprannome era di per sé tutto un programma. Mio zio diceva che per mestiere andava dal Vesco’, mentre a tempo avanzato faceva il magnano rattoppando paioli e brocche di rame a casa dei clienti. Si spostava da un casolare all’altro, da un villaggio a quello successivo, in un giro tortuoso che si allungava fino a Montalone e a Compito, sotto la Verna. Giunto lì non faceva un passo di più perché nei campi, data l’altitudine, non cresceva più la vite. -Dove non c’è uva -diceva- non c’è vino e io non sono un motore a vapore! Mia madre mi raccontava che la moglie era stufa di questo andazzo e, a conclusione delle ramanzine che gli propinava spesso, minacciava di escogitare qualche espediente per divezzarlo dal bere. Una sera, per cena, aveva ammannito una pietanza povera: costole di bietola al pomodoro. Tranquillo Pensalasalute si mise a sedere, scrutò attentamente la vivanda, la annusò, ma non riuscì a decifrare che cosa ci fosse in tavola. Si insospettì e, per la paura che fosse il rimedio studiato dalla moglie per fargli dimenticare il vino, buttò tutto dalla finestra, anche il tegame. Ma l’episodio che tramandò ai posteri il personaggio dello zio Tranquillo, fu quello avvenuto in una mattina di gennaio, fredda, in cui, come dicevano i nostri vecchi, tutte le pàssere erano rimaste senza coda. Per scaldarsi un momentino entrò dal Vesco’, si mise a sedere e ordinò un quartino. L’oste si accinse a servirlo ma con poca premura, perché i segni sulla parete che corrispondevano a Tranquillo erano troppi. Mentre portava il vino dal banco al cliente, cercò di ammorbidire la domanda che stava per fare parlando del tempo e del freddo. Poi ritornò dietro al banco e, afferrato lo spiedo, si accinse a scalfire il solito rigo sul muro. Mentre incideva, con garbo e molta titubanza affrontò l’argomento: -Questi righi sono tanti, a momenti non c’è più posto, quand’è che pensi di pagarmi il conto? -Appena tu è finito el labise- rispose convinto Pensalasalute. Quel “labise” ancora non è finito.
Lo spiedo
Nei primi anni di questo secolo, a metà della salita della Fonte, sul lato destro, c’era una mescita di vino punto di ritrovo degli sfaccendati e dei bevitori incalliti. L’ambiente si presentava senza alcuna pretesa, fumoso e buio perché aveva solo la porta come punto luce. L’arredamento consisteva in pochi tavolini, una panca, qualche sgabello e un bancone con il piano di marmo occupato da tanti bicchieri. Il proprietario era il classico tipo dell’oste: grembiule a righe rimboccato al punto di vita dentro i pantaloni, pancetta prominente, bassotto, rotondo, cresciuto più per largo che per lungo. Per questo suo aspetto fisico lo avevano soprannominato “Il Vesco’ ”. Non sapeva leggere, né scrivere, però possedeva molto senso pratico e questo lo aiutava a sbrigare il suo commercio senza grandi intoppi. Purtroppo era il tempo delle vacche magre e la miseria regnava sovrana. La disoccupazione generava l’ozio e questo, in assenza di altri interessi, spingeva le persone a trascorrere il tempo nelle bettole. Anche se non avevano il becco di un quattrino bevevano lo stesso, a debito. Poiché il Vesco’ non sapeva scrivere, avrebbe dovuto tenere a mente il conto di ogni cliente squattrinato e questo era umanamente impossibile. Allora aveva escogitato un sistema molto semplice che gli permetteva di tenere sempre sott’occhio la situazione dei suoi affari. Il suo quaderno dei crediti era la parete dietro il banco, dove, con uno spiedo, incideva un rigo breve per ogni quartino di vino, uno doppio per mezzo litro, uno quadruplo per un litro e così ogni debitore aveva la sua colonna che spesso raggiungeva tutta la lunghezza del muro. Come ogni bettola che si rispetti, era frequentata dai poeti estemporanei che, dopo aver alzato il gomito, si sfidavano a suon di ottave sugli argomenti più vari: la suocera e la nuora, il contadino e il prete, il fattore e il padrone e tanti altri contrasti festeggiati sempre a suon di bevute. Un giorno un cliente di quelli che avevano parecchi segni sul muro staccò una rima: -M’è vinuta ‘n’idea ‘un tul cervello! Il Vesco’ non perse l’occasione, s’intromise subito e sbottò con il secondo endecasillabo: -Almeno fusse quela de paghère! Fu come un secchio d’acqua gelata caduta addosso al malcapitato poeta che perso il filo, smarrì anche il gomitolo e, fra le corbellature dei presenti, non riuscì a proseguire. Ai
19
bre. La visita ai cimiteri di Pocaia e di Monterchi si fa, per tradizione, nella domenica successiva, il 7 novembre. La seconda domenica di novembre (14 novembre) verrà celebrata una Santa Messa al Monumento ai Caduti di tutte le guerre.
Piena soddisfazione degli organizzatori della Festa in famiglia per il mezzagosto a Micciano. La vigilia della festa c'è stata poi la concelebrazione per i nostri morti con una piccola processione al cimitero. Giovedì 26 agosto, nella nostra bella Pieve, si è esibito il Debrecen Conservatory, coro ungherese partecipante al Concorso Polifonico di Arezzo. Al termine della esibizione è stato offerto un semplice rinfresco agli ospiti. La visita al cimitero si fa, come è consuetudine nella parrocchia di Micciano, ci ritroviamo in chiesa
Da San Leo In ottobre viene festeggiata la Madonna del Rosario (7 ottobre). In Anghiari si è soliti festeggiare la Madonna nelle varie domeniche di ottobre per permettere lo scambio del servizio fra i vari sacerdoti. La prima domenica ad Anghiari, la seconda a Tubbiano, la terza a Viaio e la quarta a San Leo. A Santo Stefano la festa della Madonna viene festeggiata la prima domenica di settembre ed è la prima delle numerose feste delle nostre zone dedicata alla Vergine. In occasione della festa di tutti i Santi, il 1° novembre, si fa la visita ai cimiteri di San Leo e di Tubbiano per facilitare la presenza dei visitatori. In effetti il ricordo di tutti i morti si fa, ancora oggi, il giorno 2 novembre. Non Aboca ma Ambra, precisamente Badia a Ruoti, è stata la meta dei ragazzi della parrocchia in occasione del periodo estivo. Ci scusiamo per il qui pro quo in cui siamo incorsi nel numero scorso del giornale. Il 10 novembre è la festa di San Leone Magno patrono della parrocchia di San Leo. Secondo la tradizione si vuole che questo santo sia nato proprio nella nostra parrocchia, a Monte, frazione di San Leo.
alle ore 15 per la visita al cimitero.
Da Monterchi Il 12 settembre è stata celebrata nella parrocchia di San Biagio a Pocaia la festa della Madonna Bella (protettrice degli autisti e dei viaggiatori). Si sono celebrate le consuete Messe solenni e la sera prima è stata fatta la “Processione aux flambeaux” in preparazione della festa. Sulla collina di Padonchia è stata inaugurata una grande “Croce gloriosa”, a ricordo e in preparazione del 2000, a protezione del territorio di Monterchi. Il 3 ottobre, nel pomeriggio, nella chiesa arcipretale di San Simeone, il vescovo Gualtiero conferirà ai ragazzi della seconda media della zona la Santa Cresima. L’8 ottobre a Monterchi ricorre la festa del Patrono San Simeone profeta. Nel mese di novembre, in occasione della ricorrenza dei “morti”, viene celebrato l’ottavario con la Santa Messa al cimitero di Monterchi, dal 2 al 9 novem-
Su segnalazione dell'Isp. Ovidio Mondanelli del Corpo Forestale di Anghiari
Tartaruga innocua…
… rettile pure
Qualche mese fa, su segnalazione giunta al Comando Forestale della Stazione di Anghiari, veniva rinvenuta, in vicinanza dell’abitato del Ponte alla Piera, una tartaruga. Gli agenti, dopo un attento esame dell’animale, hanno potuto accertare che, fortunatamente, non si trattava della ormai celebre “tartaruga azzannatrice” che ha fatto parlare tanto di sé, ma non certo in bene. In effetti era la “abbastanza comune” Pseudemys Ornata o tartaruga d’acqua dolce, originaria del Messico e dell’America centrale. Così, dopo la residenza montana la tartaruga si è ritrovata padrona di uno dei laghetti che popolano il letto del Tevere. Auguri.
Passate le afose giornate del mezz’agosto, per la precisione il giorno 27, un rettile si rintanava, in previsione del prossimo inverno, in una abitazione di Piazza Baldaccio. Chiesto aiuto alle Guardie Forestali di Anghiari, anche per timore che si trattasse di una vipera, queste prontamente intervenivano ed accertavano che si trattava di una innocua biscia o Natrix Natrix L. Catturata, è stata rimessa in libertà in campagna lontano dalle abitazioni, a scanso equivoci.
20
Dalle parrocchie
Da Micciano
La Banca di Anghiari e Stia apre un negozio finanziario a Pieve Santo Stefano L’inaugurazione al pubblico del negozio finanziario di Pieve S. Stefano della Banca di Anghiari e Stia (l’indirizzo è: Piazza Pellegrini, 10 – tel. 0575 797364) si è svolta sabato 4 settembre 1999 alle ore 17,00, alla presenza del sindaco di Pieve Ing. Albano Bragagni e dell’Arciprete don Nevio Massi, che ha benedetto i locali. Le antiche Cassa Rurale di Anghiari e Cassa Rurale di Stia sorsero rispettivamente nel 1905 e nel 1920 come frutto della tradizione agricola ed artigianale del territorio. Da allora esse hanno rappresentato la “banca locale”, le istanze di famiglie e imprese presso cui hanno raccolto e reinvestito risorse, condividendone slanci e difficoltà. Tra i propri fini istituzionali hanno privilegiato quello del “miglioramento delle condizioni morali, culturali ed economiche” dei soci e degli appartenenti alle comunità locali. Oggi, la nuova Banca di Anghiari e Stia ha raggiunto, grazie alla recente fusione, dimensioni tali da porla tra le prime BCC della Toscana. Essa opera in un’area vasta, comprendente trentasei comuni appartenenti a quattro regioni, nel cuore della prosperità dell’agricoltura e della fitta e vivace struttura di piccole imprese industriali ed artigianali della Valtiberina Toscana ed Umbra, della operosità delle imprese del Casentino e dell’industria orafa di Arezzo. Allargate le prospettive ad una scala territorialmente più vasta ed inserita nello scenario competitivo imposto dal mercato, la nuova Banca apre ora il proprio negozio finanziario a Pieve Santo Stefano – cittadina da sempre amica e comune di primo piano per l’economia locale – conservando lo stesso spirito localistico e solidaristico dell’antica Cassa Rurale. È un appuntamento importante e atteso da molti. II negozio finanziario è una forma innovativa di contatto con la clientela che, oltre a garantire tutti i servizi di un tradizionale sportello bancario, mette a disposizione della cittadinanza di Pieve le competenze di professionisti della finanza e le moderne
21
foto Pietro Casi
facciate delle case dal groviglio di fili che le deturpavano. L’intervento quindi andava fatto quanto prima. Il risultato, nel suo complesso, pare positivo e io mi auguro che quanto prima sia completato almeno fino alla Fonte. La scelta dei materiali è secondo me positiva proprio a livello di colore, di materia. Certo ora bisognerà vedere nel tempo come resisterà all’usura. Giuseppe Del Pia - La realizzazione del lavoro è indovinata. Non è indovinato il sistema di circolazione delle macchine. Andrebbe quindi trovato il sistema per scoraggiare il “transito” delle macchine ma non chiudere l’unico accesso o quasi al paese. Per quanto riguarda la realizzazione del lavoro mi sembra che in alcuni punti si stia sgretolando. Io non so se dipenda dal fatto che l’impresa non ha fatto il lavoro a “regola d’arte” o deve fare così per rassomigliare alla vecchia strada bianca. Frido Camaiti - Credo che la cosa si stia assestando. La gente piano piano sta digerendo questo fatto. Probabilmente ha inciso anche l’aver ampliato l’apertura del transito alle macchine di un paio d’ore mattino e sera. Rimango sempre dell’idea che la domenica debba rimanere chiusa al transito. Per la scelta del materiale ancora è presto per dare un giudizio, comunque nel complesso tutta l'operazione è da considerare positiva visto il risanamento di questa importante arteria paesana.
La “Croce” fine anni '40, quando il traffico non c'era.
Ancora la “Croce”
È ormai passato un anno dalla sistemazione del primo tratto di Corso Giacomo Matteotti, il Borgo della Croce. Rimandiamo i nostri lettori anche ai nostri articoli apparsi nel n. 5/1997 e nel n. 1/1998 Alcune spaccature lungo il manto centrale sono forse i sintomi di un eccessivo carico di traffico o di una non perfetta esecuzione dei lavori. Ai tecnici la sentenza. Ascoltiamo invece il giudizio di alcuni cittadini anche sulla scelta dei materiali utilizzati. Qui sopra potete vedere com’era la “Croce”, senza asfalto naturalmente e con il bel segnale di divieto di transito a quelle pochissime macchine in circolazione a quei tempi. Siamo infatti negli ultimi anni ’40.
Lauree in paese Lorenzo Baldelli (di Maccarino), il giorno 16 luglio 1999, si è laureato in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio presso l’Università degli Studi di Firenze. Lorenzo ha discusso la Tesi di Laurea dal titolo “Fitodepuratori a flusso orizzontale”.
Giovanni Valbonetti - Come cittadino anghiarese ritengo che un intervento del genere era necessario su quella strada. Sia sotto il profilo statico, c’erano infatti delle situazioni ormai al limite del degrado, sia per tutta una serie di servizi, quali telefono e luce, che andavano sistemati nel sottofondo della strada. In questo modo si è potuto liberare, finalmente, le
Carlo Leonardi si è laureato in Economia e Commercio presso l’Università degli Studi di Firenze discutendo la tesi: “Il controllo di gestione negli Enti locali. Il caso del comune di Arezzo”. Era relatore il prof. Giuseppe Fabbrini. Ai due neodottori gli auguri della Redazione
22
Alla scoperta dei valori che non tramontano Salivo lentamente per l’ennesima volta, il viale che porta alla Ripa, in cima ho volto lo sguardo al grande cipresso che si erge maestoso alla destra. Una volta mi fu detto: -Questo cipresso è la sentinella della Ripa! Poi ho guardato la bella ed armoniosa costruzione della casa e, voltandomi verso lo stupendo panorama del paese, mi son detta: -La Ripa è la sentinella di Anghiari! Sono entrata in casa. Ho respirato la vita religiosa che le Suore vi conducono ed ho pensato: -Queste Suore sono davvero le sentinelle vive che sugli spalti elevati della loro preghiera e della loro apparente inoperosità, vigilano, ascoltano e annunciano che la vita è sempre bella e preziosa se è offerta al Signore per i fratelli. I consacrati sono un grande dono per la Chiesa e per il mondo perché hanno la capacità di richiamare i valori che né la ruggine, né la tignola possono sciupare. La Ripa è la casa di riposo delle mie Suore; qui non si svolgono quelle attività che danno lustro e gratificazione o che fanno apparire utile solo il fare, il produrre, il consumare. Qui si prega, si soffre nella serenità di chi vede avvicinarsi il tramonto e loda il suo Signore che è stato scelto come l’unico della vita. Si aspetta lo Sposo con la lampada accesa, accompagnate e circondate dal servizio amoroso delle consorelle che cercano di rendere serena l’attesa nella certezza-speranza che siamo sempre utili quando si ama, si soffre, si spera sapendo che il tutto viene proiettato nell’eternità. Le persone consacrate sono, o meglio, devono cercare di essere, come Mosè sul monte che con le braccia alzate implora l’aiuto di Dio per la Chiesa, per il paese e per ogni famiglia. Mi hanno chiesto di scrivere qualche mia impressione sulle mie quattro Suore che nel giro di pochi mesi, son state chiamate all’altra sponda, ma ciò che ho scritto sopra risponde, a mio parere, a come ciascuna ha vissuto nel rispetto e nella varietà delle proprie caratteristiche personali. Ha aperto la fila Suor Assunta Giannella che, silenziosamente come era vissuta, è andata incontro allo Sposo in punta di piedi, ripetendo il suo “Eccomi, Signore!” Poi Suor Nazzarena Benucci che nella sua vita ha svolto compiti di responsabilità, ma al momento opportuno ha detto: -Basta! Ora è tempo di pregare soltanto! Poi è stata la volta di Suor Caterina Bernardini che ha passato tutta la sua vita con i bambini e tessendo rapporti di amicizia con le famiglie. La malattia che l’affliggeva le aveva fatto dimenticare tutto, ma non le preghiere fondamentali che ripeteva seguendo chi gliele suggeriva. Ultima di queste suore, Suor Rosaria Decorato. Ha prestato il suo servizio in varie case di riposo, ma da molto tempo era ad Anghiari ed aveva molta cura per le sorelle che erano qui a riposo. In una delle mie ultime visite mi diceva il suo rammarico perché non lo poteva più fare e ricordava quando, finita la preghiera in cappella diceva: -Ciao, Signore, ora vado di sopra e ti ritrovo nel servire le mie sorelle ammalate! Queste sono appena scintille fra tanti ricordi che si affacciano alla mente, ma la ricchezza della loro vita è molto più grande. Avevano anche difetti, eccome! Ma questi fanno parte della natura umana e, se ci pensiamo bene, servono a mettere in luce la bontà e la misericordia divina. Difficilmente potrete incontrare per le strade le suore della Ripa, ma ci sono; e se sentite il bisogno dell’aiuto di Dio e della Madonna, andate a far loro visita e chiedete che preghino per voi. Io spesso faccio così e mi sento più forte e più pronta ad affrontare le difficoltà della vita. Suor Angela Pigolotti Agostiniana
Domenica 5 settembre si è fatto festa a Santo Stefano. Un momento importante della giornata è stata la Prima Comunione di tre bambine della nostra comunità:
zionale ed apprezzati sia dai parrocchiani che dagli abitanti delle vicine zone. Così il gioco della “Nana” nella bigoncia o la corsa delle ranocchie hanno divertito gli astanti. Molto apprezzato anche il gioco del segone consistente nell'abilità di tagliare i tronchi di legno. A tutti un arrivederci al prossimo anno.
Agnese Ghignoni, Giulia Papini, Serena Veri. Nel pomeriggio, lungo il viale, i giochi ormai tradi-
23
Da Tavernelle
Rubrica a cura di Alessandro Bivignani
La festa della battitura, svolta nell’aia del podere “la casa”, a Tavernelle. Come vuole la tradizione contadina tramandata dai nostri vecchi, prima della battitura si doveva procedere alla mietitura del grano, legando le varie spighe in “manne” e sistemandole, facendo con esse i “cavalletti”. La domenica prima della battitura era invece dedicata a trasportare il grano nell’aia, facendo il famoso “barcone”. Tutto era quindi pronto per la battitura vera e propria. Questo anticipo della battitura è stato ben visibile nel campo dietro alla Chiesa di Tavernelle, per molti giorni. La mattina della battitura, nell’aia della “Casa”, era già pronto il “mazzacavallo” e la vecchia macchina per battere il grano. Anche se il tempo non prometteva nulla di buono si è dato inizio alla battitura fin dalle prime ore del pomeriggio. Man mano che il pagliaio cresceva e le balle si riempivano di grano, sotto l’attento occhio dei padroni, si sono susseguite curiose vicende, che hanno aumentato l’allegria della festa. Quest’anno è intervenuto un frate (vero,
proveniente dalla Verna) che era venuto a prendere il grano, come una volta facevano i frati da cerca in queste occasioni. Molto bella è stata anche la partecipazione dei numerosi cavalieri presenti, e non sono mancati gli scherzi di regola della battitura, come è successo a Stefano Bartoli, fatto salire su un carretto e riempito di pula dai presenti. La serata è proseguita, come vuole la tradizione con la cena a base di oca; quest’anno hanno preso parte al convivio circa 250 persone, che hanno degustato le oche (più di 50) allevate alla Celle. Dopo cena un po’ di ballo ha fatto da conclusione alla festa, sicuramente apprezzata da tutte le persone intervenute. Sono quindi doverose parole di rallegramento alla squadra del Cinghiale di Tavernelle che da alcuni anni promuove attivamente la rievocazione della battitura, ricordando ai giovani del 2000 le tradizioni che per decine di anni hanno accompagnato la vita e la storia delle nostre valli e della nostra gente.
L’estate sportiva di Tavernelle! Venerdì 30 luglio si è svolta, al campo sportivo di Tavernelle, la finale del 16° torneo di calcio a 8, e ha visto vincitrice una squadra di Pistrino. Il torneo, organizzato sempre dal G.S. Tavernelle e dal G.S. Fratres, ha riscosso anche quest’anno un discreto successo, arricchito sicuramente dalla lotteria a premi organizzata per l’occasione. Durante il torneo, svolto per quasi tutto il mese di luglio, sono state organizzate partite di torneo giovanile e femminile, che hanno contribuito a far pubblicità alla manifestazione sportiva. Non ultime sono anche da ringraziare le donne che per molte serate del torneo hanno preparato brustichino e salsicce per tutti gli spettatori intervenuti, che hanno apprezzato con entusiasmo l’iniziativa. L’organizzazione del torneo si dichiara quindi soddisfatta per la buona riuscita del torneo, e desidera ringraziare moltissimo tutte le persone che hanno contribuito con il proprio lavoro e con il proprio tempo libero a far continuare una manifestazione caratterizzante ormai da diversi anni l’estate di Tavernelle.
bolo. La loro insegnante, espertissima nel settore, è la signora Lola (moglie di Vasco Leonardi), che ha insegnato alle ragazze a fare alcuni bei lavoretti. Le ragazze sono sei: Chiara Natalini, Martina Panichi, Linda Bartolomei, Elisa Camaiti, Claudia Franchini, Elena Ferrini, e a loro vanno le nostre più sentite congratulazioni. I Vespri - Per tutta l’estate alcuni giovani di Tavernelle si sono incontrati la sera, prima di cena, alla chiesa di Tavernelle, per dire insieme i Vespri. I Vespri sono la preghiera cristiana che
Le ragazze di Tavernelle, intente a lavorare con il tombolo, assistite con pazienza dalla signora Lola.
24
foto A. Bivignani
Il funerale di Donato Panichi - Numerose persone hanno partecipato oggi 6 agosto, al funerale di Donato Panichi. La chiesa di Tavernelle non è stata sufficiente ad accogliere la moltitudine di persone che hanno voluto rendere omaggio a Donato, conosciuto da tutti come un uomo unico, sempre aperto al dialogo con tutti. Il tombolo - Alcune ragazze di Tavernelle si dedicano da qualche tempo ad imparare a lavorare con il tom-
...altre notizie continua
si recita la sera prima del tramonto del sole, momento chiamato appunto vespro. 2 agosto: il “perdono d’Assisi” Anche quest’anno è stato riproposto il consueto pellegrinaggio alla maestà di S. Francesco, situata lungo la via che conduce al castello di Montauto. Verso le otto della mattina, dopo una breve introduzione di sr. Claudia sul significato di questo gesto, ci siamo incamminati verso l’antico sacello che ricorda il passaggio del serafico padre san Francesco in quella zona, e in particolar modo dove fece miracolosamente scaturire una sorgente d’acqua. I nostri vecchi tramandano ancora l’usanza di bagnarsi gli occhi con l’acqua che dopo i restauri è stata ritrovata, come segno di benedizione e ritorno ad una nuova vita. Il gesto che anche noi abbiamo fatto è stato reso ancor più significativo dalla festa del perdono d’Assisi, nel cui giorno è possibile lucrare l’indulgenza plenaria. Numerose persone hanno anche partecipato alla santa messa officiata, come l’anno scorso, da mons. Giacomo Babini, che ha espresso parole di rallegramento nel vedere che tutti gli anni molte persone ripercorrono l’usanza del pellegrinaggio alla maestà francescana, aggiungendo maggiore solennità e festosità alla giornata del 2 agosto.
...il palterre
Benvenuto! - Anche la comunità parrocchiale di Tavernelle ha voluto rendere un caloroso e familiare benvenuto a don Juan Carlos, coadiutore di don Marco nel nuovo ministero pastorale nella parrocchia di Anghiari. Durante la messa, domenica 12 settembre, don Marco lo ha presentato alla Parrocchia di Tavernelle ed è stato lo stesso don Juan Carlos a celebrare la S. messa delle 11,30. Nel pomeriggio poi si è fatto festa assieme a don Juan Carlos negli spazi della parrocchia.
Rotonde anche virtuali - 10 agosto 1999. Diretto a Firenze, mi sto avvicinando a Bettolle quando un bel cartello (e anche bello grande) preavvisa la presenza di una rotonda per l’immissione in Autostrada e per altre località. Bene! Poi invece mi accorgo che di rotonda non c’è nemmeno l’ombra e l’incrocio è sempre come al solito. E allora anche se posso concordare che le rotonde aiutino a risolvere alcune situazioni di incroci pericolosi, quelle virtuali no!
La sconfitta del Magi - Il titolo naturalmente
è ad effetto. Si tratta infatti non tanto del Magi a cui solerti cittadini anghiaresi dedicarono nel 1889 le nostre “Logge”, ma proprio delle “Logge” stesse. Oggi, dopo l’ultimo restauro del 1993, le colombe, scacciate con reti e acuminati spilli nei cornicioni e nei davanzali, hanno ripreso possesso della struttura. Approfittando di qualche spillo caduto o di qualche altro non ben messo, esse si sono ricollocate sotto “Le Logge” rendendole, di nuovo, poco decorose. Parlerò un’altra volta dello sporco alla base delle colonne e degli escrementi che padroni poco civili fanno lasciare ai loro amati animali e non si rendono dell’atto incivile che compiono.
Civis
Servizi con troppi segreti? - Da qualche
tempo sento ripetere la tiritera che bisogna riorganizzare i Servizi segreti. La vignetta: Fiori self service Non è la prima volta che ciò succede. In altre occasioni si sono fatte fior di riforme ma, dopo qualche anno, la situazione ritorna ad essere come era in precedenza. Io credo che il Parlamento invece di perdere tempo con Commissioni, sottocommissioni e varie per la compilazione di regole e disposizioni, farebbe meglio a prevedere una semplice regola. In caso di deviazione dei Servizi segreti, che anche se segreti hanno le loro brave linee guida, licenziamento in tronco dei dirigenti dei vari uffici. Attualmente invece si modificano i regolamenti e poi si lasciano tutti al loro posto come se niente fosse successo. Civis
25
di Loris Babbini
La chiesa di Santa Maria delle Grazie “detta della Madonna del Fosso” Propositura Insigne di Anghiari 20 marzo 1618 … che per l’onori del culto di Dio et l’utilità dell’universali e pubblica Terra d’Anghiari si deve fare una Chiesa in sito comodo a tutta la Terra d’Anghiari, così quelli di dentro, così quelli di fora, che sia capace di tutto il Popolo nelle adunanze pubbliche…
Benedizione della “Croce” che fu posta nel luogo detto il “Fosso” – Posa della “Prima Pietra” della costruenda Chiesa L’inverno era alle porte; sembrò essere arrivato anche il punto di convergenza di tanti pareri discordi e di tante inutili e noiose illazioni. Si pensò quindi di dare inizio al lavoro con ”pace e bene” di tutti per tutti. La migliore testimonianza di questo salutare momento si trova nel Libro dei Partiti della Comunità di quegli anni, nel quale si legge la seguente “Memoria”: “13 Novembre 1628 Congregati i Magistrati e Gonfaloniere e Priori di Comunità e con la presenza dell’illustrissimo Capitano Silvio Zati, Patrizio Fiorentino e al presente Vicario di Anghiari per il Serenissimo Granduca, esservi Giulio di Mazzone Mazzoni Gonfaloniere, Annibale di Francesco Dottori Capitano, ms. Niccolò di Francesco Carocci, Francesco di Paolo Nuti, Luigi di Simone Ligi, Priori del Comune di Anghiari e li Priori di Fraternita (S. Maria del Borghetto) di questo tempo, et trasferitisi collegialmente nella Chiesa di S. Bartolomeo, detta la Badia di Anghiari, dove era ragunato il Popolo, Clero secolare et secolari e con le Confraternite della terra, fu dal medesimo mons. Cherubino di Anchise Bigliaffi, Vicario della Badia suddetta, celebrata solidalmente la Santa Messa et all’Offertorio dal Rev.do Padre Cappuccino, predicatore di quest’anno, fu esortato il popolo con elegantissimo et pio sermone per dare buon principio alla fabbrica della nuova Chiesa che si delibera fare ad honore di S.D.M. et de la gloriosissima Vergine Maria, nel luogo et sito detti il Fosso, nella terra di Anghiari et doppo il Santissimo Sacrificio, si iniziarono le processioni solenni et cantandosi litanie maggiori et arrivato nel sito suddetto nella maggiore
26
sommità del campo o greppo dei Mannini o Vigna della Badia, fu da mons. Cherubino Bigliaffi benedetta la Santissima Croce che quivi s’era preparata e di poi inalberata, fu da tutto il popolo ringraziato. Et così da ms. Virgilio Lanini, dottore in Legge, da S. Gimignano, al presente Cancelliere in Anghiari per Sua Altezza Serenissima, fu messo a perpetua memoria che questo stesso giorno è stato fatto il presente ricordo a lode della Santissima Trinità, della Gloriosissima Vergine, di S. Pietro et S. Paolo e di tutta la celestiale Corte del Paradiso, regnanti Urbano VIII, Sommo Pontefice et il Serenissimo Ferdinando, Gran Duca suddetto, Signore Dominante, fu messo questo ricordo per continuare la materia sopradetta. Fatta per ordine del General Consiglio questa infrascritta memoria.” Subito dopo fu dato inizio allo spianamento del terreno per farvi i fondamenti della fabbrica.
Benedizione della nuova chiesa Ed ecco che si giunge alla realizzazione dell’Opera, da oltre un secolo ardente aspirazione, pur tanto sofferta dagli anghiaresi! Resta una “Memoria” che di per sé basta a far rivivere ancora oggi il fausto evento. Eccone il testo tratto dagli atti della Comunità. Memoria della Benedizione della nuova Chiesa dedicata alla vergine Santissima delle Grazie. 26 giugno 1740. Adunati i Nobili Ill/mi Gonfaloniere, Capitano e Priori rappresentanti la Comunità in n° 6, numero pieno, con l’intervento del S. Capitano Bartolomeo Sociani Vicario d’Anghiari per Sua Altezza Serenissima Granduca di Toscana e messer Francesco Durazzi Cancelliere, si trasferirono alla Chiesa di S. Antonio in Piazza e di quivi con tutto il Clero secolare si portarono processionalmente alla Chiesa della Benedetta Vergine delle Grazie nel Fosso, dove il Rev.mo V. Abbate Cammillo Morgalanti, Vicario perpetuo dell’Abbazia di S. Bartolomeo, con l’assistenza del P. D. Gaetano Catalani, Cerimoniere di Mons. Ill/mo Vescovo di Arezzo, fu fatta la Funzione e Benedizione della Chiesa con tutta la medesima assistenza prima di fuori, poi dentro a detta Chiesa; quella terminata, dal V. D. Domenico Diomedi, Priore di Toppole, fu cantata la S. Messa all’altare maggiore coll’assistenza del detto Rev.do V. Abbate Morgalanti, del V. D. Filippo Ciarperini, Diacono e del V. D. Carlo Carraj. Fu fatta una carità alla Chiesa in onore di Maria sempre Vergine, di scudi 100, che all’atto fu dato solo scudi 12 e il restante fu promesso pagarlo in tre paghe in successivi accatti per la Chiesa. Immediatamente dal Rev.do V. Abbate Commendatario Morgalanti, fu celebrata la 2ª Messa coll’astinenza del V. Abbate D. Pier Gio Mazzoni, dopodiché il Vicario, i Priori e il Cancelliere si rimessero in Cancelleria, il tutto a laude di Dio e di Maria sempre Vergine, protettrice sempre di tutti. (Da una ricerca al titolo “La Chiesa di Santa Maria delle Grazie, detta la Madonna del Fosso”, su notizie tratte dai carteggi d’epoca del locale Archivio Storico Comunale, a. 1993) * L'articolo di questo numero era stato in parte pubblicato nel n. 3/1995 del nostro giornale. Volentieri lo ripubblichiamo per onorare la nomina di don Marco Salvi e don Juan Carlos Ardila Rios quali parroci della nostra parrocchia.
Il mio: Benvenuti! In una cerimonia veramente commovente e tanto aspettata, il 7 settembre sono stati nominati i due parroci, don Marco e don G. Carlo. Ci aiuteranno nel nostro cammino di fede. Faccio loro l’augurio
più sincero affinché possano avere da tutti noi le risposte che si attendono. Inoltre, come abitante al Carmine e a nome della comunità, porgo a don G. Carlo un caloroso BENVENUTO TRA NOI Francesca
Nel 2° anniversario della scomparsa di mia cugina Rosita Ruggeri (Loly) voglio ricordarla a tutti coloro che la conobbero e le vollero bene. Francesca
27
L’erba santa
di Flavio Mercati
“Erba santa”, così era chiamato il tabacco nel 1500. Oggi questa definizione può far sorridere, considerato il danno che può arrecare alla salute questa pianta, ma allora aveva una giustificazione, poiché era usata per scopi medici. Oggi, semmai, si può definirla utile dal punto di vista economico, poiché procura buoni redditi ai coltivatori, dà lavoro a molte persone, soprattutto nel periodo estivo, quando vengono utilizzati i lavoratori stagionali, molti dei quali extracomunitari, ed è una consistente fonte di reddito per lo Stato. La pianta, originaria dell’America, arrivò in Europa in seguito alla scoperta di quel continente da parte di Cristoforo Colombo. Gli Indiani di quelle terre ne facevano l’uso che ne facciamo noi oggi prevalentemente: ne fumavano le foglie; ma la usavano anche per scopi medicamentosi. Fumare il tabacco per quelle popolazioni aveva anche un valore simbolico: i capi indiani, per esempio nel concludere accordi, prendere impegni, stipulare paci, fumavano il calumet, che era una lunga pipa dal fornello di argilla, come segno di impegno e alleanza. La pianta del tabacco fu portata in Europa dai Conquistadores spagnoli, da Ferdinando de Oviedo, Governatore spagnolo di San Domingo, nel 1519. Considerata pianta rara , ma anche apprezzata come pianta ornamentale per i suoi fiori di un bel rosso scarlatto, fu coltivata nei giardini di case reali e principesche e negli orti botanici. Gli furono anche attribuite virtù medicinali (per esempio quella di guarire l’emicrania) e per questo ne furono utilizzate le foglie per fare decotti e polvere da fiuto. Ecco, il primo utilizzo in Europa delle foglie di questa pianta fu proprio questo! Nel 1560-61 l’ambasciatore di Francia in Portogallo, Jean Nicot, mandò alcuni semi di quella pianta alla sua regina, Caterina dei Medici, che li accettò e li fece subito mettere in terra. Così iniziò la coltivazione su campo del tabacco. Mano a mano che si diffondeva l’usanza di fumarlo, ne aumentavano parallelamente le coltivazioni e alla fine del 1600 era già coltivato su larga scala in vario paesi europei. In Italia il tabacco fu coltivato, per la prima volta, in Valtiberina, nella seconda metà del 1500, nella campagna intorno a Sansepolcro, portato dalla famiglia Tornabuoni di Firenze. C’è, però, anche chi afferma che questa nuova coltivazione venne iniziata nella piccola Repubblica di Cospaia, esistita dal 14441 al 1826, al confine tra la Toscana e
Prima parte
lo Stato Pontificio, fra Sansepolcro e San Giustino Umbro. Anche la zona di Chitignano fu una delle prime a coltivare questa nuova pianta, quasi contemporaneamente a queste. Quindi siamo ruota a ruota con la Francia. Comunque la diffusione di questa pianta in Europa viene attribuita all’opera di quella regina, tant’è vero che accanto alla definizione di “erba santa”, data in un primo tempo al tabacco, ne comparvero delle altre, come appunto “erba della regina” o “erba dell’ambasciatore”, o “erba nicotiana”, da Nicot cognome dell’ambasciatore di Francia. Da questo cognome deriva anche il vocabolo “nicotina” con cui viene indicato il pericoloso alcaloide (la sostanza nociva) contenuto in questa pianta. La parola “erba” riferita al tabacco è arrivata sin quasi ai nostri giorni. Io stesso, infatti, ricordo d’aver sentito usare, da bambino, questa parola, nelle campagne, per indicare il trinciato di tabacco. Per quanto riguarda i sistemi di fumare, erano gli stessi di oggi, si tratta solo di stabilire un ordine di priorità temporale fra di loro. Da principio e per tutto il 1600 si fumava con la pipa che si era diffusa verso il 1586 ad opera di due pirati Francis Drake e Walter Raleigh che però avevano ripreso l’usanza dagli Indiani. Quindi venne il sigaro. La diffusione della sigaretta è molto più recente. Essa rimase poco diffusa per secoli; c’era sì qualcuno che fumava il tabacco avvolto nella carta, ma erano casi rari; questa abitudine era forse legata all’usanza degli Aztechi (antica popolazione del Messico) di confezionare delle specie di sigarette avvolgendo il tabacco con le foglie della pannocchia di granoturco. La vera svolta si ebbe nella seconda metà del 1800, allorquando un certo William Gloag, che durante la guerra di Crimea (1853-56) aveva visto i soldati fumare tabacco avvolto in carta, introdusse le sigarette in Inghilterra; da lì partirono alla conquista del mondo o quasi. Il costume di fumare, in un primo tempo riservato solo agli uomini e non in pubblico, divenne sempre più una cosa comune, sino ad arrivare alla situazione attuale. Ma come reagirono i vari governi quando cominciò a diffondersi questa usanza? Emanarono leggi e decreti che vietavano la vendita e l’impiego del tabacco ritenendolo dannoso alla salute, intervenne anche il pontefice Urbano VIII (papa dal 1623 al 1644) che giunse persino a scomunicare i fumatori. Nonostante ciò la coltivazione ed il commercio del tabacco divennero sempre più fiorenti procurando
28
grossi introiti al fisco. Fu allora che ogni persecuzione cessò ed anzi i governi finirono per assumere in proprio il controllo di produzione e vendita del tabacco attraverso il Monopolio. Nello Stato Italiano questo fu istituito quasi subito dopo l’Unità d’Italia. Nella Valtiberina toscana arrivò nel 1869 quando fu istituita, nell’ex convento “Degli Osservanti” di Sansepolcro, l’ “Agenzia Coltivazione Tabacchi”, quella che nelle campagne veniva chiamato in modo più semplice “Magazzino del Governo”. Esiste a tutt’oggi, senza più esercitare però il Monopolio, poiché esso è stato abolito: continua cioè a comperare il tabacco dai coltivatori, ma in un clima di libera concorrenza con altri compratori.
tavano a vicen- foto emmedipi da, facevano “a sconto”, come dicevano, una volta andavano tutti da uno, poi tutti da un altro e così via, e quindi in poche ore ogni coltivazione poteva essere passata. Si poteva allora vedere un brulicare di persone sui Siamo quasi al termine della raccolta delle foglie di tabacco in un campo nei pressi di campi di tabac- Casalanda, nel piano di Anghiari. co tutte intente al proprio lavoro: chi staccava le foglie di fondo, chi le raccoglieva e le metteva nei “cistoni”, chi le portava via con questi. I “cistoni” erano delle ampie ceste usate nelle stalle per dare il foraggio alle bestie vaccine nelle greppie o mangiatoie che, nell’occasione, issate sulle spalle di alcuni, servivano a trasportare il tabacco scartato in una buca rettangolare, precedentemente scavata dal coltivatore ai bordi del campo. Quando tutto il tabacco di scarto vi era stato portato, veniva tritato con delle zappe rendendolo inservibile. Quindi per il campo passava il contatore (un altro “impieghèto”) a contare le foglie rimaste sulle piante. Era una scena quasi folcloristica vedere questa persona andare avanti e indietro per il campo, in modo obliquo e per traverso, sentirla scandire a voce alta il numero delle foglie di ogni pianta, …nove, …sette, …otto, …dieci, ecc., e vedere il “Capo” (abbreviazione di Capozona, responsabile di un settore, di una zona) appuntare i numeri scanditi, seduto all’ombra di qualche “oppio” o altro albero, ai margini del campo. Stupiva la velocità del “contatore” nel contare le foglie della pianta. Da un conteggio all’altro passavano in genere pochissimi secondi, due o tre, indubbiamente ciò era frutto dell’esperienza. Non tutte le piante, però, venivano contate, solo una certa quantità, a mo’ di campionatura, poi veniva fatta la media delle foglie per ogni pianta contata ed il numero così ottenuto veniva moltiplicato per il numero complessivo delle piante. Si otteneva così il totale approssimativo delle foglie di quella “bulletta” o coltivazione, che veniva anch’esso registrato sui “fogli” del coltivatore, su cui inoltre venivano anche annotati i permessi per le irrigazioni e l’inizio del cogliere, o raccolta del prodotto.
Il Monopolio Il controllo sulla produzione e vendita del tabacco lo Stato lo esercitava attraverso vari stadi. Innanzi tutto si staccava la “bulletta”, così veniva chiamata in campagna l’autorizzazione da parte dell’Agenzia al produttore a coltivarne un certo numero di piante. Se il coltivatore era un mezzadro la “bulletta” veniva staccata dal proprietario. La quantità di piante non veniva autorizzata a caso, ma in base al volume dei locali a disposizione per la cura e trasformazione del prodotto (es. grandezza e numero degli essiccatoi). Il numero delle piante che potevano essere coltivate veniva poi registrato sui cosiddetti “fogli del tabacco”, un documento su cui venivano annotati i vari controlli ed autorizzazioni concesse, documento che rimaneva in mano al coltivatore. Dopo un certo tempo dalla piantatura, funzionari dell’Agenzia venivano a controllare sul campo se il numero delle piante messe a dimora corrispondeva a quello concesso. Le piante andate a male venivano eliminate e tolte dal conto, al loro posto nel campo rimanevano le così dette “buche”. Quando le piante avevano raggiunto una certa altezza, il coltivatore effettuava la “cimatura” che consisteva nel togliere loro la cima, il che gli impediva di mettere altre foglie, e quindi quelle rimaste sarebbero venute più grandi, come richiesto dal consumo. Quindi si passava alla “sbranciatura”, un’operazione molto importante effettuata anch’essa sotto il controllo dei funzionari dell’Agenzia; in campagna venivano chiamati “gli impiegati” o molto più comunemente “gl’impieghèti”. La “sbranciatura” consisteva nel togliere la “bassa foglia”, le foglie più basse di ogni pianta perché di qualità più scadente, che poi per evitare il contrabbando, cioè di essere vendute fuori del controllo dello Stato, dovevano essere distrutte. Era un’operazione laboriosa perché le piante da controllare erano diverse migliaia. Succedeva allora, anche se in forma minore, come per la battitura del grano di un tempo: i coltivatori di poderi vicini si aiu-
Fine prima parte
29
- Vergine con bambino e S. Agostino, S. Pietro, S. Stefano, S. Bartolomeo, S. Paolo e S. Lorenzo - Tempera e oro su tavola secolo XV - Attr. a Domenico di Michelino - Restauro eseguito da A.R.C.A. Studio Associazione restauro e conservazione d’arte - Alberto Spurio Pompili – Ida Bigoni - Laura Ugolini- Paola Cardinali via Oberdan, n. 34 - Arezzo - Coordinatore scientifico dei lavori per la Soprintendenza per i Beni A.A.A.S. di Arezzo: dott. Stefano Casciu - Inizio lavori 22 gennaio 1998 – fine lavori 28 agosto 1999
Relazione sullo stato di conservazione prima dell’intervento di restauro Il dipinto, giunto al laboratorio di restauro di A.R.C.A. studio il 22 gennaio 1998 era stato da poco ritirato dai laboratori di restauro della Fortezza da Basso di Firenze dove aveva subito un intervento di demolizione del supporto originale e il trasporto della pellicola pittorica su di un pannello di legno listellare. Dai documenti risulta che il dipinto nel 1963 era stato consegnato, per essere restaurato, a Firenze ove ha subito l’alluvione del 1966 che ha distrutto gran parte della pittura già debole e lacunosa, specie nella zona alta. Il fondo oro si è quasi totalmente perso così come le decorazioni delle vesti in oro a conchiglia e alcune parti in argento come il libro in mano a S. Stefano: in altre zone l’argento è ancora visibile anche se in tracce frammentarie e con la tipica ossidazione nera (la graticola di S. Lorenzo, il coltello di S. Bartolomeo, le chiavi di S. Pietro). Il dipinto è arrivato al laboratorio già pulito e con le mancanze di colore stuccate con gesso e colla. Su alcune di esse era già stato eseguito l’intervento del ritocco pittorico con colore ad acquerello con il metodo della selezione cromatica mentre le zone più ampie erano state trattate a neutro con il metodo dell’astrazione cromatica. La vernice protettiva applicata mostrava un’intonazione giallastra dovuta all’invecchiamento naturale.
Intervento di restauro Dopo avere eseguito alcune piccole fermature di colore si è proceduto alla rimozione della vernice alterata recuperando così un’intonazione cromatica più fredda e consona ai valori cromatici tipici dell’epoca. Si è tentata anche la rimozione di numerose macchie brunastre, residui dei materiali alluvionali che sono però risultate ormai irreversibilmente inglobate ai pigmenti. Sono stati asportati tutti i ritocchi pittorici già eseguiti per garantire un’omogeneità di intervento e perché non compatibili con la soluzione estetica adottata, in accordo con il coordinamento dei lavori da parte della Soprintendenza per i Beni A.A.A.S. di Arezzo dott. Stefano Casciu. Si è proceduto quindi al completamento e alla revisione della stuccatura con applicazioni di gesso e colla, adeguando la superficie delle lacune a quella originale. La ripresentazione estetica del dipinto ha comportato una problematica complessa la cui risoluzione si è potuta definire solo durante la lavorazione in accordo con la committenza. Infatti, la soluzione dl un’integrazione a neutro sulle grosse lacune del fondo oro, comprendente anche i volti di S. Bartolomeo e di S. Lorenzo si è dimostrata, in corso d’opera, esteticamente inefficace. Si è quindi deciso di ricostruire a selezione cromatica anche i volti dei santi sopracitati dal momento che la foto dell’opera precedente all’alluvione ha permesso una lettura completa di queste parti. Per il complesso intervento di ricostruzione delle lacune ci si è avvalsi dell’immagine a grandezza naturale ottenuta mediante l’elaborazione al computer della foto bianco/nero precedente l’alluvione resa perfettamente combaciante al dipinto tramite un rilievo fotogrammetrico. Si è deciso di integrare il fondo con l’applicazione di foglia d’oro su bolo diversificando tale stesura dall’originale mediante una velatura eseguita a tratteggio con colori a vernice. L’intervento di restauro è stato completato con l’applicazione di vernice mastice mat nebulizzata.
30
foto emmedipi
Il Michelino - Scheda tecnica
CRONAC HETTA
Mercoledì 18. Stamani alle 11 ho suonato la campana della Cappella dei caduti per ricordare l’esplosione della mina alla caserma dei carabinieri nel 1944. Giovedì 19. Oggi sono state sistemate nella cappella dei Caduti tre panche che ci hanno regalato le suore della Ripa. Martedì 24. Oggi è morta suor Angela Dicorato della Ripa. Suor Angela era da molto tempo ad Anghiari. Mercoledì 25. Oggi è nata Enrica Pancioni di Gian Piero e Isella Marina Riponi. La sua famiglia abita a Viaio. Giovedì 26. Oggi è nato Edin Drndic di Fadal e Enisa Drndic. La sua famiglia a San Leo. Venerdì 27. Oggi è morto Riccero Ricceri di anni 81. Riccero abitava alla Badia dove era custode del Museo della Misericordia. Domenica 29. Oggi c’è stata la Camminata del contrabbandiere. Il tempo non è stato bello ma la giornata sì. Lunedì 30. Stamani è stato riportato dal restauro il quadro della Madonna ed è stato ricollocato nella chiesa di Santo Stefano. -Oggi è morto Domenico Ghignoni di anni 78. Abitava alla Palazzina (Bartuccino) dove era stato coltivatore diretto. Martedì 31. Ancora due rondinini dell’ultima covata dormono sempre sotto il porticato. Che aspettano a ritornare in Africa?
dei fatti più strani, più importanti o più semplici, avvenuti ad Anghiari e narrati da me Anghiarino Anghiarese.
Mese di luglio Lunedì 5. Oggi, verso le tre, sono uscito per la Croce e ho visto un sacco di rondini che volavano sopra la piazza. Sabato 17. Oggi è nato Gabriele Marconi di Icaro e Cristina Maggini. La sua famiglia abita al Ponte alla Piera. Martedì 20. Oggi è morta Vittoria Franchini di anni 90. Abitava a Tavernelle. Giovedì 22. Oggi è nata Luisa Scartoni di Stefano e Michela Porcelli. La sua famiglia abita ai Renicci. Domenica 25. Oggi a Tavernelle hanno fatto la “Battitura”. Lunedì 26. La “Provincia” oggi asfaltava la Via Nova. -Oggi è nata Rebecca Serafini di Umberto e Francesca Limoni. La sua famiglia abita per la Via del Carmine. Martedì 27. Stamani sono passati 6 elicotteri e poi, verso mezzogiorno, altri due o tre. Mi sa che andavano verso l’Adriatico. Mercoledì 28. Oggi è nata Eleonora Sossella di Marco e Barbara Canuto. La sua famiglia abita a Montemercole.
Ancora fiori, ma rubati
Mese di agosto Domenica 1. Oggi sono arrivati all’Oratorio un centinaio di giovani della marcia Francescana. Lunedì 2. Oggi è morto Andrea Buricchi di anni 88. Andrea abitava a San Simone. Martedì 3. A mezza giornata, e a più riprese sono ripassati diversi elicotteri militari. Forse tornavano dall’Adriatico. -Oggi è morta Margherita Corsi di anni 79. Abitava a Valle Sterpeto. Mercoledì 4. Poeti in piazza Giovedì 5. Oggi è morto Donato Panichi di anni 80. Abitava a Tavernelle. Martedì 10. Oggi è morta Vittoria Ruggeri vedova Grazi di anni 95, abitava per la via di San Leo Mercoledì 11. Oggi è morta Teresa Dini di anni 78. Teresa abitava a San Salvadore. Domenica 15. Oggi è morta Dina Pierucci vedova Cherici di anni 97. Abitava alla Fossa. -Oggi c’era la festa a Caprile e io ci sono andato insieme a mia moglie.
Che gli anghiaresi, come gli italiani del resto, fossero uno stormo di poeti, navigatori e musicisti, è cosa risaputa. Meno nota l’attitudine, per fortuna limitata a pochi esemplari, di appropriarsi dei fiori che l’Amministrazione comunale ha sistemato nelle aiuole e nelle fioriere paesane. Credo che a poco giovi invocare la diuturna presenza delle forze dell’ordine, che poi non è possibile. Sarebbe meglio invece se ognuno di noi si facesse “custode vigile” dei beni pubblici e segnalare (non è delazione) a chi di dovere fatti o situazioni poco chiare. A loro (le forze dell’ordine o guardie comunali) starà il giudicare e l’accertare il fatto segnalato.
VIRTVS * OMNIA * VINCIT Palazzo Guadagni per il “Borgo della Croce”
Il motto del numero scorso era MODERATA DVRANT e si può tradurre: Le cose fatte con moderazione durano.
31
Questo giornale lo potrete trovate su Internet ai siti WWW. LAPINETA.IT WWW.BCCA.IT Le vostre 'elettrolettere' o i vostri scritti potete inviarli a: bccanghiari@ftbcc.it oppure: asnet@ftbcc.it
32