2019-1 Oratorio di Anghiari

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PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHI FEBBRAIO - MARZO 2019

N. 1

Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue


Il tetto della Propositura

In copertina - Personaggi anghiaresi

Don Gino Lazzerini*

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Dopo il nostro appello e la lettera allegata al numero 6 dell’Oratorio, sono stati molti coloro che ci hanno fatto pervenire il loro contributo. Si aggiungono così a quelli pubblicati nel numero precedente. A fine dicembre la facciata (come raffigurato nella foto) è già terminata, rimangono da completare alcuni lavori alle facciate laterali e all’oratorio.

onsignor G i n o

Lazzerini, è tornato alla casa del Padre il 28 aprile del 1984. In questi 34 anni nella piccola e vivace parrocchia il ricordo di questo sacerdote non si è mai spento, e in diverse occasioni è stata resa giusta memoria ad un parroco che nei primi anni Sessanta, per nulla impaurito della sua difficoltà economica, riuscì a edificare, nella frazione di Tavernelle, la nuova chiesa parrocchiale in sostituzione di quella vecchia di Galbino, situata in collina e difficile da raggiungere. È interessante ripercorrere la vita del sacerdote. Don Gino Lazzerini: nasce in provincia di Pesaro, alla estremità della diocesi di Sansepolcro, nel 1905, quindi fu ordinato sacerdote da Monsignor Pompeo Ghezzi nel 1931 e prima di raggiungere la parrocchia di Galbino, altra estremità dell’allora diocesi, guidò le parrocchie di Monteromano, Fresciano e Viamaggio, fino al 1947 quando divenne parroco di Sant’Andrea in Galbino, dove rimase parroco fino alla morte. Se la costruzione della chiesa di Tavernelle occupa un posto privilegiato nel ricordo tra i suoi parrocchiani, non sono da meno tante altre cose: don Gino fu per anni esorcista della diocesi e da lui si recavano da tutta Italia persone bisognose di liberazione dal demonio, ed ottenevano beneficio grazie alla sua potente fede e preghiera. Fu anche grazie alle offerte di tanti esorcismi che don Gino riuscì a terminare l’ardua edificazione della chiesa. Inoltre favorì l’arrivo delle suore della congregazione di Nostra Signora del Cenacolo nel convento di Montauto, e l’erezione di una cappella in un piccolo centro della parrocchia, al Bagnolo, paese natale del cappuccino allora rettore della Santa Casa di Loreto. Nel suo giubileo sacerdotale don Gino fu creato monsignore. Ma a fianco delle sue opere esterne, don Gino Lazzerini resta vivo nel cuore dei fedeli di Tavernelle per le sue qualità umane e sacerdotali che ha profuso nei 53 anni di ministero sacerdotale, di cui quasi quaranta tra Galbino e Tavernelle. Il 1° maggio del 2009, i parrocchiani si sono recati a Sestino, nel cimitero, per una visita alla sua tomba e non dimenticare una così grande figura di sacerdote.

Offerte per il tetto della Propositura e l’oratorio; secondo elenco: Boncompagni Fedele e Rosetta - Cambi Claudio e Gabriella - Cristini Franco - Donati Sarti Cesarina - Una persona - Meozzi Massimo - Pecorari Fabio - Plini Piero - Risse Stefanie - Roselli Gilberto e Silvana - Valbonetti Giovanni - Vichi Franca - Zanchi Armando - Camaiti Enrico - Le colleghe di Donatella Bernardini - Riccardi Donatella Lega Piero - Conti Teresa - Mammoli Marida - Comunità Santo Stefano - Guiducci Eleonora - Tavernelli Francesco - Marsupini Mariano e Ginetta - Testerini Francesco Zanchi Carla - Trolese Albino ed Elena - Famiglia Ruggeri Sirio - Martini Giuseppina in memoria della mamma - Donnini Rosalba - Sassolini Alfonso - Busatti S.r.l. - Papini Gianni “Da Alighiero” - Boncompagni Stefania -Leonardi Luigi - Salvi Nicola - Santi Comanducci - Panichi Mauro - Ruggeri Agostino - Poggini Milton - Chieli Roberto - Light Progress - Artigiancarta Srl - Mario Veri - Foni Liliana - Chiasserini Vilmo (la Propositura è la chiesa del suo battesimo) - Mari Marcella - Pro Loco Anghiari - G. A. Ecosanit snc - Vichi Gaspero - Gabriella

* Tratto da “toscanaoggi.it”

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l'editoriale di enzo papi

Valtiberina, terra natalizia

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Una sorta di istruzione religiosa per immagini

’è il Presepe Vivente di Monterchi e c’è la Venuta dei Magi del Borgo. Due episodi rievocativi diversi con un unico soggetto: la Natività del Salvatore dell’uomo, di ogni uomo, anche di quelli del nostro tempo. Per loro, per noi di oggi, le rievocazioni, che sono una sorta di istruzione religiosa per immagini. Una volta –per il popolo illetterato– si affrescavano le chiese, si facevano i grandi cicli istoriati che raccontavano la vita di Gesù; e lo si istruiva con la pittura. Oggi per il popolo dimentico e religiosamente analfabeta si occupano le strade dei borghi e delle città con narrazioni viventi capaci di coinvolgere tanta gente sia nella preparazione come nella realizzazione e nella spettacolarizzazione del fatto; e si istruisce chi osserva col folclore. Valtiberina terra della memoria natalizia? Vero, visto il punto in cui si è arrivati col Natale e l’Epifania. La commercializzazione e l’americanizzazione del Natale hanno spinto le festa religiose dentro le chiese ed hanno trasformato il Natale in luminarie e vetrine scintillanti. Così la festa religiosa è stata svuotata del suo significato e dirottata in direzioni più laiche e buoniste: famiglia e buoni sentimenti, bambini contenti dei regali e pasti più ricercati del solito. Anche al ristorante, magari.

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he in un tale panorama alcuni gruppi del volontariato operanti nel settore del folclore riportino nelle strade delle città e dei borghi l’annuncio evangelico nella sua essenzialità più semplice e leggibile è cosa meritevole ed utile. Riportare fuori dalle chiese, nelle strade e nelle piazze quel Presepe che la tradizione francescana ha reso così popolare un po’ ovunque, soprattutto nelle case, è una proposta educativa di massa. Ai singoli il compito di riconoscerla ed accettarla! L’evento pubblico per eccellenza insomma –la nascita di Betlemme coinvolse i pastori (gente non molto raccomandabile al tempo) e gli uomini e le donne del villaggio; l’arrivo dei Magi guidati dalla stella coinvolse i Gentili e i non ebrei, le popolazioni tutte, insomma– torna ad essere pubblico attraverso il folklore. Un compito prezioso quello del folklore e di chi lo organizza: spostare le rievocazioni in costume dal semplice campanilismo storicotradizionale verso il più solido e significativo terreno della proposta educativa e della memoria attualizzata è un fatto molto positivo. Un cambiamento culturale della società è in movimento?

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articolarmente significativo, a Sansepolcro, in ogni caso, l’impianto di fondo della Venuta dei Magi organizzata dal gruppo Alla Corte dei Medici: I doni che vengono portati all’antica Badia camaldolese, oggi con-cattedrale, sono derrate alimentari e danaro raccolto fra la gente per la Caritas Parrocchiale; che provvederà a distribuire le raccolte fra le famiglie bisognose di sostegno e d’aiuto, italiane e straniere. Solidarietà e condivisione, ecco i doni dei Magi al Divin Bambino in questo XXI secolo! Gesto tanto più significativo, il dono come sostegno e come solidarietà, in questi ultimi mesi in cui un ministro, il ministro Salvini, può permettersi di sbeffeggiare i miseri perché la ricca Europa non è solidale o per combattere coloro che sfruttano e lucrano sulle disgrazie altrui. E giustifica tutto questo religiosamente, citando il catechismo cattolico. Catechismo cattolico? Gli atti che pone in essere il ministro non fanno pensare però ad un catechismo ortodosso; si vede che lui si è formato in un testo celtico, semipagano e per questo non riconosciuto. Papa Francesco dice tutt’altre cose! Noi stiamo col papa e col folclore che ha fatto della nostra valle una terra veramente natalizia. L'ORATORIO DI ANGHIARI - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue Anno LII - Periodico del Vicariato di Anghiari e Monterchi. Con approvazione della Curia di Arezzo Aut. Tribunale di Arezzo n. 5 del 28 aprile 1967 - Dir. Resp. Enzo Papi - Stampa: Grafiche Borgo, Sansepolcro.

Redazione:donmarcosalvienzopapiteresabartolomeimariodelpiailarialorenzinielisadelpiantagabrielemazzimassimoredentimichelefoni.

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CALENDARIO LITURGICO a cura di Franco Cristini

Mese di febbraio 2019

Mese di marzo 2019

1° febbraio venerdì: Primo Venerdì del Mese. Nella chiesa di Micciano, alle ore 20:15 circa, Santa Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza. Nel Santuario del Carmine, alle ore 21:00, Santa Messa e adorazione della Madonna.

1° marzo venerdì: Primo Venerdì del Mese. Nella chiesa di Micciano, alle ore 20:15 circa, Santa Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza. Nel Santuario del Carmine, alle ore 21:00, Santa Messa e adorazione della Madonna.

2 febbraio sabato: Presentazione di Gesù al Tempio. Candelora. S. Messa in Propositura ad Anghiari alle ore 18:00.

3 marzo domenica: Domenica VIII del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 5 marzo martedì: Primo Martedì del Mese. Nella chiesa di Propositura alle ore 17:00 “Ora di Guardia con recita del Santo Rosario”.

3 febbraio domenica: Domenica IV del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. San Biagio vescovo e martire. La tradizione lo considera guaritore del male di gola, verrà benedetta la gola dei presenti alla S., Messa delle ore 18:00.

6 marzo mercoledì: Le Ceneri. INIZIO DEL TEMPO DI QUARESIMA

5 febbraio martedì: Sant’Agata vergine e martire. Primo Martedì del Mese. Nella chiesa di Propositura alle ore 17:00 “Ora di Guardia con recita del Santo Rosario”.

Alle ore 18:00 in Propositura e alle ore 21:00 a Tavernelle, S. Messa e imposizione delle Ceneri quale simbolico gesto di penitenza.

7 febbraio giovedì: Primo Giovedì del Mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni.

Durante il periodo quaresimale tutti i venerdì, alle ore 17:30 in Propositura “Via Crucis” e nello stesso periodo, benedizione delle famiglie (Acqua Santa), secondo l’orario affisso alla porta delle chiese.

9 febbraio sabato: Giornata del Malato e dell’Anziano. In Propositura alle ore 15:30 recita del S. Rosario; alle ore 16:00 S. Messa alla presenza dei malati e degli anziani della Parrocchia. Tutti i fedeli sono invitati a partecipare e a collaborare a questa celebrazione liturgica a cui seguirà un momento conviviale.

7 marzo giovedì: Primo Giovedì del Mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni. 10 marzo domenica: Domenica I di Quaresima. Sante Messe secondo l’orario festivo.

10 febbraio domenica: Domenica V del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo.

17 marzo domenica: Domenica II di Quaresima. Sante Messe secondo l’orario festivo.

11 febbraio lunedì: Beata Vergine Maria di Lourdes. Nel 1858 la Vergine Maria apparve a Bernadette Soubirous a Lourdes, un villaggio nel sud della Francia, nei Pirenei. Grazie a questa apparizione è nato un intenso movimento di conversione, di preghiera, di carità e di una attenzione particolare verso i malati.

19 marzo martedì: San Giuseppe, sposo della Vergine Maria, “Servo fedele e saggio”. Il Signore gli ha affidato la sua famiglia. 24 marzo domenica: Domenica III di Quaresima. Sante Messe secondo l’orario festivo.

15 febbraio venerdì: Madonna del Conforto. Festa grande nel Duomo di Arezzo con Messe continue. 17 febbraio domenica: Domenica VI del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo.

25 marzo lunedì: Annunciazione del Signore. “L’angelo del Signore portò l’annuncio a Maria: e concepì dallo Spirito Santo.”

24 febbraio domenica: Domenica VII del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo.

31 marzo domenica: Domenica IV di Quaresima. Sante Messe secondo l’orario festivo.

Avete dei ricordi legati ad Anghiari o Monterchi? Fateceli avere Li pubblicheremo volentieri alla prima occasione 4


S. MESSE FESTIVE CELEBRATE NELLE CHIESE DEL VICARIATO DI ANGHIARI

Quaresima 2019 Da giovedì 7 marzo inizierà la visita e la benedizione delle famiglie dell’Unità Pastorale di Anghiari. Verrà seguito il programma degli anni passati. Gli avvisi saranno comunque esposti alle porte delle chiese.

Ore 8:00

Ore 9:00

-ANGHIARI: Chiesa di S. Stefano -ANGHIARI: Chiesa di Propositura -VIAIO: Chiesa di S. Paterniano

“ “ -CATIGLIANO: ogni 15 giorni Ore 10:00 -CARMINE: Santuario Madonna del Carmine “ -MICCIANO: Pieve di Maria Assunta “ -S. LEO: Chiesa di San Leone Ore 11:00 -ANGHIARI: Chiesa di Propositura “ -PIEVE DI SOVARA: S. Maria Annunziata “ -TAVERNELLE: Chiesa dell’Assunzione di M.V. Ore 16 (estivo 17) -PONTE ALLA PIERA: Chiesa di S. Giovanni E. Ore 18:00 -ANGHIARI: Chiesa della Croce

Nella foto don Stanislao con gli abitanti del Conventone nel Borgo della Croce. Era il 2008.

... E DI MONTERCHI

Feste mobili

Ore 8:45 -PADONCHIA: Chiesa di S. Michele Arc.lo Ore 10:00 -POCAIA: Chiesa della Madonna Bella Ore 11:00 -LE VILLE: Chiesa di S. Maria della Pace Ore 11:15 -MONTERCHI: Chiesa di S. Simeone profeta Ore 17:00 (18:00 estivo) -Chiesa di San Simeone a Monterchi

In tutte le nostre parrocchie, domenica 6 gennaio, è stato fatto l’annuncio del Giorno di Pasqua. Centro di tutto l’anno liturgico è il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto, che culminerà nella Domenica di Pasqua il 21 aprile. Di conseguenza l’inizio della Quaresima sarà il 6 marzo; l’Ascensione del Signore, il 2 giugno; la Pentecoste, il 9 giugno; la Prima Domenica di Avvento, il 1° dicembre.

Prima domenica del mese a Scandolaia ore 15:00 (ore 16:00 estivo) Ultima domenica del mese: Chiesa di San Michele Arc.lo a Pianezze, ore 16:00 (ore 17:00 estivo).

MESSE PREFESTIVE: Ore 16:00 - (ore 17:00 estivo) Chiesa di Tavernelle Ore 16:00 - (ore 18:00 estivo) Arcipretura Monterchi Ore 16:00 - (ore 18:00 estivo) Chiesa di Tubbiano Ore 17:00 - Madonna Bella a Pocaia Ore 16:30 - (ore 17:30 estivo) S. Maria della Pace, Le Ville Ore 18:00 - Propositura di Anghiari

Stazioni Quaresimali Le Stazioni Quaresimali nascono a Roma dopo il 320 quando il Papa, andando una volta alla settimana per tutte le basiliche di Roma, propose a tutto il popolo cristiano di Roma di prepararsi alla Pasqua. Erano le famose “Stazioni”. Questi momenti dovevano servire al ripensamento della propria vita e per prepararsi alla Pasqua. Noi oggi facciamo le Stazioni Quaresimali per preparare il popolo di Dio a predisporsi in maniera degna all’incontro col Cristo salvatore nella notte di Pasqua. Gli incontri si svolgeranno nei giovedì di Quaresima nelle chiese del vicariato di Anghiari e Monterchi.

Primo Venerdì del mese In Propositura, alle ore 18:00, S. Messa. A Micciano, alle ore 20:15, S. Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza. Al Santuario del Carmine, alle ore 21:00, recita del Rosario e S. Messa con meditazione. 5


IL PALTERRE*: dove gli Anghiaresi parlano di Anghiari, e non solo

* Queste pagine possono essere lette dagli Anghiaresi senza particolari prescrizioni. Per gli altri si consiglia moderazione.

Spigolature di storia di Anghiari

Auguri per Paolo

1164, 25 giugno - Risale a questa data un atto notarile con cui Tommaso Becket, arcivescovo di Canterbury, rifugiatosi presso l’Abbazia camaldolese di S. Bartolomeo, ottiene da Rolando di Montedoglio, signore del borgo, una parte delle carbonaie del castello di Anghiari, poste sotto la Porta degli Auspici, con la licenza di fabbricarvi una cappelletta ed una stanza ad uso di romitorio. Ricevuto il beneplacito del Priore Generale di Camaldoli, gli spitalieri della Congregazione di S. Antonio di Vienne, detti del Tau, costruiscono in quel luogo un oratorio, dedicato a S. Antonio, delle celle e un ospedale destinato alla cura del fuoco sacro. Il desiderio di avere una struttura ospedaliera lungo una delle strade di accesso alla città, induce gli Anghiaresi a contribuire nel 1174 all’ampliamento della primitiva costruzione, conosciuta anche con il nome di Conventino di S. Tommaso Cantauriense, che rimane coinvolto nelle distruzioni operate sul sistema difensivo della città̀ nel 1175 dagli aretini.

Mercoledì 24 ottobre 2018 Paolo Bergamini si è laureato presso l’Università degli Studi di Perugia, Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali, in Sviluppo Rurale e Sostenibile (laurea magistrale). Ha ottenuto la bellissima votazione di 110 e lode discutendo la tesi: “L’analisi socio-economica del tabacco Kentucky”. Relatore è stato il Prof. Angelo Frascarelli mentre il controrelatore è stato il prof. Andrea Marchini. Il giorno stesso Paolo è stato festeggiato a dovere da parenti e amici con una cena per questo traguardo raggiunto. E la Redazione manda i suoi auguri quasi al confine col Borgo, a Mezzavia, dove abita Paolo.

Befana

A cura di Franco Talozzi.

Frammento di affresco che si trova nella parete di fondo della chiesa sottostante il piano di calpestio di Sant’Agostino, forse costruita sul romitorio e sulle celle di cui si parla nell’articolo di Talozzi.

Vi è piaciuto questo

A

giornale?

Pocaia, dopo la Santa Messa delle ore dieci, una gradita sorpresa per i bambini e i ragazzi intervenuti alla Messa domenicale del sei gennaio. Fuori dalla chiesa li aspettava una simpatica Befana locale che ha loro regalato la classica calza piena di cose buone e forse anche qualche po’ di carbone. Una bella iniziativa per questa attiva comunità del territorio del Cerfone.

Lo volete ricevere a casa? Ditecelo! 6


...il Palterre, ovvero Ridendo castigat mores

Due doni per le Suore Salesiane

Notizie da qui

V

ma anche da un po’ più in là

ittorio Raffaelli ci scrive da Castello ricordando gli importanti lavori alla Residenza dove è ospite e due donazioni particolarmente apprezzate. Il primo dono è stato offerto dal Gruppo Donatori di Sangue della città, consistente in un grande televisore a muro di 2,40 metri di larghezza, posto nel grande salone polivalente della casa. Un ringraziamento all’Ente donatore. L’altro dono l’ha effettuato lui stesso donando alla Comunità Salesiana cittadina, una statua della Madonna di Fatima (Portogallo) che è stata collocata nel grande giardino del complesso residenziale. Un gesto dovuto verso le Suore che da quattro anni lo ospitano e lo assistono con tanto amore, non facendogli mancare nulla. In quella circostanza il Vescovo Diocesano lo ha voluto conoscere personalmente ringraziandolo per il gesto compiuto anche a nome delle religiose Salesiane, ed ha benedetto la statuetta della Madonna. Fu una bella cerimonia con l’affluenza di numerosi cittadini che poi hanno visitato i locali, arredati con molto buon gusto e assai confortevoli da rendere quella Residenza all'avanguardia nel suo genere. Interessante è la visita e le Suore sono liete di accompagnare i visitatori. Nel grande giardino sono state collocate due grandi cisterne per l’acqua, una per l’acqua piovana, che serve per i servizi igienici: bagni e docce; l’altra per l’acqua potabile collegata con l’acquedotto pubblico per uso alimentare; entrambe sono anche una riserva idrica in caso di emergenza. Un elogio all’ingegnere e al geometra che hanno progettato i lavori e alle ditte artigianali che li hanno eseguiti. Infine un ringraziamento alla Congregazione Salesiana per l’impegno finanziario impiegato. Raffaelli ci scrive ancora ricordando il servizio prestato ad Anghiari come volontario della Misericordia e la stima per i sacerdoti della famiglia Bartolomei: don Fabio e don Vittorio. Ci parla poi delle nipoti e di una delle cuoche della Residenza che è di Anghiari: l’Antonella. Ricorda poi quella mattina in cui hanno recitato il S. Rosario di fronte all’immagine della Madonna di Fatima da lui regalata, salutando una suora che era in partenza per l’India.

La Battaglia di Anghiari - Sabato 5 gennaio 2019, conferenza stampa nella sala consiliare di Anghiari con il Direttore della Galleria degli Uffizi, Dott. Eike Schmidt, per la presentazione della Mostra "L’arte di governo e la Battaglia di Anghiari” che si terrà in Anghiari dal primo settembre 2019. A Gubbio la Befana è arrivata con i Vigili del Fuoco. Alla sera, la vecchietta dalla sommità del Palazzo dei Consoli ha attraversato la piazza in alto su un filo d’acciaio istallato dai Pompieri. La scopa non è stata necessaria, o forse l’aveva dimenticata; non così il sacco dei regali che ha potuto distribuire ai bimbi eugubini buoni. Lunedì 7 gennaio, nei pressi della località di Bicecco, grave incidente ad un giovane anghiarese, trasportato con l’elisoccorso a Careggi.

Sergio Conti è morto a 74 anni, era anche amico di Anghiari a cui ha dedicato alcune delle sue ricerche e dei suoi articoli promuovendo il nostro paese. Il suo entusiasmo era coinvolgente nelle tante iniziative che ha intrapeso nella sua attività di giornalista o di insegnante.

Il calabrone

io la penso così

Buone notizie

G

iorni fa , alla radio, ho sentito la notizia, purtroppo usuale, di un pedone a spasso con il cane investito da un’auto pirata. Poi la notizia proseguiva comunicando che il cane non era stato investito. Si faceva a meno volentieri di questa bella notizia!

Le vostre offerte le potete far pervenire anche con bonifico. UbiBanca: IT90 F031 1171 3100 0000 0003 389. Banca di Anghiari e Stia: IT82 Y083 4571 3100 0000 0005 053 Le potete poi consegnare in parrocchia o ai collaboratori. Potete darle anche alla Élida, nella merceria in cima a Piazzetta delle Legne. Grazie! 7


LE NOSTRE CHIESE NELLA STORIA E NELL’ARTE

di don Quinto Giorgini

Cappella Corsi e Tempio Votivo dei Caduti di Guerra di Anghiari

T

ra le più note e ricche famiglie anghiaresi, si distinse la famiglia Corsi, originaria di Citerna, che verso la fine del secolo XVIII acquistò nel centro storico quattro case e altri beni nelle campagne limitrofe. Benedetto Giuliano Corsi (1745-1803) al posto delle quattro case acquistate realizzò tra il 1777 e il 1794 la costruzione di un palazzo di stile neoclassico, una cappella gentilizia per la propria famiglia e inoltre l’edificio dell’attuale Teatro dei Ricomposti. Nel 1901 il comune anghiarese acquistò il palazzo che attualmente è sede della Biblioteca e dell’Archivio Storico Comunale, che custodisce vari documenti dal sec. XIII al 1870, e poi nel 1919 acquistò anche la cappella, trasformandola in un tempio votivo in ricordo dei caduti della Grande Guerra e poi quelli della fondazione dell’impero e infine per i morti della Seconda Guerra Mondiale. In sintesi presentiamo ai nostri lettori la storia e gli aspetti artistici di questo bellissimo Tempio dedicato a tanti giovani anghiaresi morti per servire la nostra patria, i quali meriterebbero un libro e non un breve articolo del nostro periodico. Dopo 12 anni di chiusura, questo edificio sacro, restaurato e messo in sicurezza, è stato riaperto al pubblico dall’attuale amministrazione comunale presieduta dal giovane sindaco Alessandro Polcri, alla presenza delle varie autorità civili, militari e religiose e di tutto il popolo lo scorso 4 novembre, in occasione del Centenario della fine della Guerra Mondiale 1915-18, in cui persero la vita 252 soldati della terra di Anghiari. La Cappella è tornata al suo originario splendore. La prima pietra era stata posta il 12 dicembre 1777 dal Primicerio della Cattedrale di Arezzo e, terminata l’anno successivo, fu dedicata al frate agostiniano S. Tommaso da Villa Nova (1488-1555), arcivescovo di Valencia, scelto come proprio patrono dalla nobile famiglia Corsi e fu benedetta il 1 settembre 1778 dall’allora Vescovo di Arezzo Angelo Franceschini. La Cappella, a forma rettangolare orientata a sud-est, ha la superficie di m. 7x4, compresa la piccola abside semicircolare, che nella parete presenta una nicchia con una statua lignea della Addolorata, opera del cappuccino Flaviano Laghi. È alta 7 metri, con soffitto a nave, con tre campate voltate a botte e lunette in corrispondenza delle sei alte finestre, tre da

ogni lato, ma quattro delle quali sono murate e solo le due centrali permettono alla luce del sole di illuminare l’interno che è tutto rivestito di marmi preziosi, disposti in raffinate sequenze cromatiche. Nel 1962 la cappella fu visitata dagli operatori Bilietti Alfonso e Viacini Luciano

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Le nostre chiese... dell’Opificio delle Pietre dure di Firenze, che notarono tra i marmi il broccatello di Spagna, il portoro di Portovenere, il fiore di pesco delle Apuane, il broccatello giallo di Siena e verde antico. La cappella è un vero gioiello d’arte, con il suo piccolo altare marmoreo sul quale è collocato, tra due gradini di marmo, un solenne tabernacolo, con porticina di bronzo dorato. Oltre la nicchia nella parete dell’abside, sopra la quale c’è la scritta DISPERSITDEDIT PAUPERIBUS, ve ne sono altre sulle pareti che in basso sostengono numerose lapidi su cui sono incisi i nomi e i cognomi dei caduti della Grande Guerra. Nell’arco principale c’è lo stemma dei Corsi, più piccolo di quello che osserviamo sulla facciata del vicino teatro. Entrati dal portone centrale della facciata esterna, notiamo un corridoio perimetrale largo circa m. 1,20 che circonda il perimetro della cappella, il quale prepara l’accesso alla porta interna centrale, ai cui lati ci sono due belle acquasantiere, e ad altre due porte laterali e al vano della sacrestia dal quale si accede ai due matronei simmetrici laterali e a quello sopra la porta d’ingresso. Le quattro epigrafi in latino, che una volta erano murate nelle pareti della cappella e che riguardano notizie della famiglia Corsi, sono state tolte e trasportate sulla parete della sacrestia per lasciare il posto ai marmi dove sono stati incisi gli elenchi dei caduti della guerra 1915-18 e in seguito furono aggiunte altre lapidi con i nomi delle successive guerre. Tra le varie lapidi, ricordiamo quella della benedizione della cappella da parte del vescovo mons. Angelo Franceschini avvenuta il 1 settembre 1778 e quella dedicata alla visita del Granduca Leopoldo II, avvenuta il 17 maggio 1827. Tralasciamo tutte le altre numerose lapidi collocate sulla facciata esterna e sui muri laterali del sacro edificio. I lavori di restauro della facciata stile neoclassico e del retrostante campanile a torre si protrassero dall’aprile 1919 fino al 1925, secondo il disegno dell’architetto Remo Magrini, non senza discussioni tra il Comitato e l’allora Proposto Giuseppe Conti per il motto paganeggiante “VIRTUTI ET MANIBUS” posto in alto sulla nuova facciata, mentre sul

frontespizio della porta leggiamo “IN VICTORIA V I TA ” . I n questa cappella un tempo era custodita un’artistica immagine di Gesù morto, venerata particolarmente nella settimana santa e che oggi è custodita nella chiesa di S. Agostino.

Nell’altra pagina, veduta dell’interno e della facciata. In questa pagina, dall’alto: una delle grottesche collocate nel matroneo, una delle due acquasantiere, particolare dell’altare maggiore, una delle lapidi con l’elenco dei caduti in guerra e, infine, veduta della cappella dall’alto.

Comunità di S. Stefano

Febbraio

Come di consueto anche quest'anno alcuni volontari della nostra comunità hanno realizzato il presepe. È stato fatto in maniera ridotta ma pur sempre con sensibilità. Dobbiamo ringraziare questi ragazzi che si adoperano nelle varie mansioni e vorrei far presente a tutta la comunità i vari doni fatti per la chiesa. Si tratta dei bellissimi tappeti in memoria di Delfo Draghi, di una casula rosa in memoria di Gastone e della Romana Mafucci ed un coprileggio, sempre rosa, in memoria di Teresa Mafucci. È stata fatta inoltre una donazione per il rifacimento del tetto della Propositura da parte di tutta la comunità. Grazie a tutti per gli aiuti. (Fausta)

Per la Candelora (2 febbraio) de l’inverno sémo fora Però poi continua: Se è sole o solicello quaranta dì d’inverno ma se bufa o se piove ce ne son quarantanove. Febbraio piccolino corto e malandrino Febbraio febbraietto corto e maledetto Se febbraio ‘n ferra marzo spella

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Festa a Ca’ del Bocca per i novant’anni di Donato Maurizi

PASQUALINO di Mario Del Pia

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asqualino era nato ad Arezzo poi la sua famiglia venne ad abitare alla Chiassa, sopra Ca’ di Buffa e la Capannuccia. Da lì poi vennero a Montemercole dove sono stati per molti anni. Pasqualino, era allora un ragazzetto, andò presso i Martini che avevano un mulino alla Fossa e poi andò con loro ad Anghiari dove era stato impiantato un nuovo mulino. È rimasto a lavorare e ha vissuto con loro fino a che non si è sposato quando andò ad abitare presso la Polveriera. Il mulino fu chiuso ed è stato per qualche anno, tre o quattro, a Firenze presso una fattoria. Volendo anche avvicinarsi ai suoi luoghi di origine si trasferì a Rigutino, sempre lavorando presso un’azienda agricola. A Rigutino, con la sua famiglia, avevano una casetta ed ora riposa nel cimitero locale. Giancarlo, il nipote, ora ci descrive un po’ Pasqualino: mio zio era d’oro, era un ragazzo bravissimo, si prestava a tutti. Anche a noi, quando siamo venuti a stare qui a Bellavista ci ha dato una mano. Gli piaceva molto stare in compagnia, meglio con i giovani. Io che scrivo, l’ho frequentato per alcuni anni, ho girato con lui tutte le sale da ballo della Valtiberina toscana e umbra con qualche puntatina nell’alto Marecchia. Stiamo parlando degli anni ‘60 e mi ricordo che, finito il Carnevale, in Umbria non ballavano più, mentre da noi ‘o Carnevale o Quaresima era la medesima’. Sono solo dispiaciuto per non averlo più rivisto per molti anni, avevo perso le sue tracce. Ora non mancherò di fargli una visita, anche se è un po’ tardi, quando capiterò a Rigutino.

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esta a Ca’ del Bocca per Domenico Maurizi, il 15 dicembre appena scorso, primo giorno della Novena di Natale. La festa era per i suoi novanta anni ed è stata preparata per familiari e parenti. Domenico è originario di Subbiano ma da oltre 78 anni abita qui a Ca’ del Bocca. Anche noi della Redazione mandiamo volentieri i nostri auguri a Domenico e anche gli abitanti della Motina, quelli che non lo hanno fatto prima d’ora, volentieri manderanno i loro. A festeggiarlo anche la sorella Teresa, che abita a Tofanicchio, 92 anni, e che non è voluta mancare a questa bella ricorrenza.

Nella foto Domenico, il festeggiato, con i nipoti Federica, Anna e Gabriele.

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Modi di dire Chi la sera mangia il tutto la mattina fa cucù.


Notiziucole dalla Caritas Alcune delle iniziative ancora in cantiere

Lezioni di italiano Nei locali dell’oratorio parrocchiale i nostri animatori/ animatrici hanno ripreso le lezioni di italiano a favore di quanti nella nostra comunità sentono il bisogno di apprendere e/o migliorare la nostra bella lingua. Il coordinamento dell’iniziativa è garantito dalla maestra Graziella. La Caritas parrocchiale, indipendentemente dalle altre attività sostenute (centro di ascolto, consegna pacchi alimentari e vestiario, visita agli anziani e ai malati …), ritiene che la “lingua” sia il fondamentale strumento di integrazione con quella parte di comunità che proviene da paesi più o meno lontani; per questo motivo si accolla lo sforzo di aiutare anche nella formazione linguistica residenti provenienti dal Marocco, dal Kossovo, dall’Egitto, dalla Romania … Ne viene fuori un gruppo di lavoro ove “insegnanti ed allievi” fondono le proprie esperienze che vanno reciprocamente a giovamento di tutti. Anche questa è integrazione … I nostri auguri a malati ed anziani Anche per quest’anno i nostri animatori, durante il particolare periodo dell’ “Avvento”, hanno fatto visita ad anziani e malati, sia alla Residenza Protetta che alla Ripa dalle Suore Agostiniane, come pure in numerose case private. Le testimonianze emerse parlano di un notevole gradimento di queste visite, ma non meno importante è la gioia che i nostri animatori hanno riportato nei loro cuori da questi incontri; un piccolo omaggio ed un biglietto di auguri hanno accompagnato ogni colloquio, aumentando quel senso di gioia e serenità che l’Avvento ha insito nell’attesa della nascita di Nostro Signore Gesù Cristo. Non è mai superfluo rammentare alla comunità che tutti noi dobbiamo farci carico di alleviare la sofferenza e la solitudine dei nostri malati e delle persone sole; Dio ce ne renderà merito! La Caritas nelle scuole Dopo l’ottimo risultato della sperimentazione dell’anno scorso, anche quest’anno l’Istituto Comprensivo di Anghiari ha chiesto alla Caritas di farsi carico di intrattenere alcuni studenti bisognosi di approfondire alcune materie particolari, prima fra tutte la lingua italiana. Sono scolari della scuola elementare e della scuola media, in genere stranieri, particolarmente a disagio forse perché non sufficientemente seguiti dalle famiglie nei compiti a casa. Senza la necessità né la pretesa di analizzare questo o altri motivi all’origine del disagio, rimane il fatto che alcune nostre animatrici una volta alla settimana ed in sessioni della durata di due ore, intrattengono nei locali della scuola questi studenti. Non entriamo nemmeno nel merito dei risultati didattici, però testimonianze degli addetti ai lavori ci raccontano che questa esperienza, certamente inusuale in una logica scolastica in senso stretto, è particolarmente gradita da tutte le componenti dell’Istituto Comprensivo,

ed in particolare dai ragazzi, destinatari dell’aiuto. A prima vista potrebbe sorgere il sospetto di muoversi su un terreno non di competenza, demandato apparentemente alla sola struttura scolastica propriamente detta; in realtà, si incrementano rapporti sociali di grande rilievo, e siamo certi che il contatto umano che fiorisce fra le nostre animatrici ed i giovani studenti sia elemento che la Caritas possa “sposare in pieno” e fare proprio nel solco della Parola Buona del Vangelo. Una bella iniziativa dell’Unione dei Comuni Nell’anno appena trascorso, in occasione delle Festività Natalizie, l’Unione dei Comuni si è fatta promotrice di una bellissima iniziativa a favore delle famiglie più disagiate dell’intera vallata. Utilizzando come aspetto organizzativo ed operativo la Caritas di Sansepolcro, ha finanziato l’acquisto di generi alimentari per il confezionamento di pacchi dono da devolvere alle famiglie più bisognose del comprensorio. La Caritas di Sansepolcro ha coordinato anche i territori di Caprese Michelangelo, di Pieve S. Stefano, di Badia Tedalda e di Sestino, mentre la Caritas parrocchiale di Anghiari si è fatta carico delle necessità locali e di quelle di Monterchi. Al di là dell’entità dei pacchi dono, peraltro di buona consistenza, l’iniziativa merita una grande considerazione in quanto forse per la prima volta nella sua storia l’Unione dei Comuni ha riconosciuto implicitamente il ruolo fondamentale che le nostre Caritas svolgono in maniera silenziosa quanto puntuale a favore dei più poveri della nostra comunità. È superfluo ricordare che la Caritas non è un’associazione, ma è un Organismo Pastorale della Chiesa, ed è quindi “Chiesa”; pertanto non vuole, né le compete, sostituirsi alle strutture pubbliche preposte alla cura e tutela delle classi più disagiate. Si è data un ruolo non sostitutivo ma collaborativo per combattere le povertà di ogni genere, e per adempiere a questa funzione necessita di operare, non per conto proprio, ma in rete con le pubbliche istituzioni (Amministrazione comunale, assistenti sociali, Unione dei Comuni…). E proprio in questa ottica, la bella iniziativa dell’Unione dei Comuni può essere un importante segno di propulsione nella lotta contro la povertà, lotta che vede impegnata la Caritas anghiarese da quasi vent’anni. mr La foto in alto raffigura la Giornata estiva del malato e dell’anziano di sabato 13 agosto 2016 presso il Santuario del Carmine.

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Misericordia, Arte e Banca di Anghiari e Stia

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Il salone di rappresentanza abbellito da una nuova opera d’arte

l 24 novembre dell’anno appena trascorso, nel salone di rappresentanza della Confraternita di Misericordia di Anghiari è stato presentato un nuovo affresco che lo arricchirà agli occhi di chiunque abbia l’occasione o il desiderio di ammirarlo. Non si tratta di un inedito ma di una copia della famosissima opera di Michelangelo Buonarroti, la “Creazione di Adamo”, che in originale può essere ammirata a Roma all’interno dei Musei Vaticani nella volta della Cappella Sistina. L’originale è stato realizzato da Michelangelo nel 1511 su commissione di papa Giulio II, nato Giuliano della Rovere; la nostra copia, delle dimensioni di due metri per quattro metri e sessanta centimetri, di poco più piccola dell’originale, è stata realizzata dalla Bottega Artigiana Tifernate di Città di Castello. La Bottega Artigiana Tifernate, ormai nota a livello mondiale per le sue collaborazioni con i Musei Vaticani, con la Galleria degli Uffizi di Firenze, con il Metropolitan Museum of Art di New York, con il British Museum di Londra, con il Museo del Louvre di Parigi, ha realizzato il dipinto con il sistema di “pictografia a fresco su calce alluminio alveolare con ritocco tempere naturali a caseina”, utilizzando le procedure ed i materiali propri del ‘500. Data l’assoluta fama dell’opera originale non è il caso che ci si soffermi sulla stessa (non ci compete e non è il “nostro mestiere”), ma vogliamo cercare di spiegare perché ne abbiamo voluta una copia di assoluta qualità e bellezza. Da tempo stavamo pensando di arredare la parete di testata del nostro salone di rappresentanza con un inedito di carattere religioso che affermasse l’origine, l’appartenenza e la missione della nostra Confraternita, che ne fosse testimone del passato e sicura traccia per il futuro. Inizialmente eravamo alla ricerca di un’idea, di qualcosa di originale, poi in una bella giornata della primavera passata ci trovammo fortuitamente ad ammirare a Firenze, in piazza Duomo, la bella “porta del Paradiso” del Ghiberti; notammo subito il grande assembramento di turisti che facevano letteralmente la fila per fotografarla. Ciò non aveva nulla di trascendentale, in quanto il portale è di una bellezza assoluta. Quello che ci ha però colpito in maniera determinante è stato il fatto che la “porta del Paradiso” in realtà non era più l’originale del Ghiberti ma una copia realizzata negli anni Novanta a seguito dei danni riportati dall’originale nell’alluvione del 1966; questa “copia” veniva peraltro ben documentata da una targa posta a lato della “porta” medesima, e la cosa non faceva diminuire l’interesse dei presenti. È qui che abbiamo compreso che ciò che volevamo realizzare poteva non essere un originale, ma poteva essere anche la riproduzione di un dipinto magari già famoso nel mondo, purché adatto al messaggio che volevamo lasciare. Qualche settimana dopo, con altrettanta casualità, abbiamo conosciuto per la prima volta i titolari della Bottega Artigiana Tifernate, esattamente alla cena dell’assemblea dei soci della Banca di Anghiari e Stia, nella serata del 5 maggio.

Incuriositi dalla conversazione che abbiamo intrattenuto in merito all’attività della Bottega Artigiana, specializzata in riproduzioni fedeli di opere d’arte famose nel mondo, con Paolo siamo andati qualche giorno dopo a visitarne il laboratorio, ed il resto è ormai storia. L’affresco fa bella mostra di sé in via permanente nel nostro salone di rappresentanza, ed invitiamo tutta la comunità a venirlo ad ammirare, certi che nessuno ne rimarrà deluso. La cosa che comunque più ci preme, è che chiunque venga a vederlo, ne sappia cogliere il significato e lo sappia trasferire sull’origine della nostra Misericordia, sulla sua storia passata e presente, e che soprattutto ne sappia cogliere le migliori indicazioni per un futuro sempre più orientato al servizio della nostra cittadinanza. Aggiungiamo soltanto che per far fronte al costo dell’opera, abbiamo chiesto ed ottenuto la collaborazione della Banca di Anghiari e Stia, senza il cui prezioso contributo difficilmente avremmo potuto realizzare il nostro desiderio. È perciò con grande riconoscenza e gratitudine che ringraziamo di cuore la Banca di Anghiari e Stia nella persona del suo direttore generale, dottor Fabio Pecorari; ancora una volta la “Nostra Banca” ha dato testimonianza della grande attenzione da sempre dimostrata a tutta la comunità anghiarese in generale e alla Confraternita di Misericordia in particolare. Un caloroso ringraziamento va poi ai titolari della Bottega Artigiana Tifernate, ed in particolare a Stefano Lazzari, che nella progettazione e nelle fasi di realizzazione dell’opera ha avuto la pazienza e la costanza di accoglierci e di tenerci di volta in volta aggiornati, ben oltre il normale rapporto che tradizionalmente intercorre fra “committente e commissionario”. Un ultimo plauso ai realizzatori dell’affresco, gli “artisti del laboratorio”, e fra tutti Nadia (biturgense che ha frequentato qualche anno fa l’Istituto Statale d’Arte di Anghiari, altro motivo di orgoglio locale), colei che più di altri ha lavorato di pennello e colore dando vita ad una “Creazione di Adamo” che, ne siamo certi, troverebbe il consenso dello stesso Michelangelo. Grazie Nadia! Vedere per credere!

Nella foto il alto la copia della famosissima opera di Michelangelo Buonarroti, la “Creazione di Adamo”. È stata collocata nella parete di fondo della sala di rappresentanza della Misericordia. L’originale può essere ammirato a Roma all’interno dei Musei Vaticani nella volta della Cappella Sistina.

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NOTE DALLA MISERICORDIA a cura di Massimo Redenti

Offerte al 31 dicembre 2018 Guadagni Luciano – La famiglia alla memoria Acquisti Marisa Baracchi Francesco Rossi Alvara - La famiglia alla memoria Maggini Adelia Rossi Nevia Bianchi Maria Elide - La famiglia alla memoria Piomboni Adelmo - La famiglia alla memoria Bilardi Lucia Maggini Adelia Cambi Gianna Sabatini Franca - La famiglia alla memoria Cianfrani Michele Cestelli Severino Fedi Daniela Martini Graziella Ferraro Vincenza Rosetti Andreina Serafini Pasquale Cheli Francesco Mori Maria - La famiglia alla memoria Leonardi Orazio – In memoria di Leonardi Maria Carla in Casalboni Rosadi Pierino - La famiglia alla memoria Paletti Fernando - La famiglia alla memoria Rossi Alvara – I ragazzi del Ponte alla Piera in memoria Blasi Anna Lenzi – In memoria di Leonardi Maria Carla in Casalboni Marionnaud – Offerte raccolte durante le Feste Natalizie Peluzzi Giuseppe

255 5 5 230 50 30 220 220 50 70 200 195 10 15 50 100 10 50 5 20 170 50 350 70 110 40 100 5

Nuovi soci al 31 dicembre 2018 Meozzi Anita Dragoni Marco Dragoni Massimo Draghi Francesca Ciocca Rosa Cianfrani Michele

Bilardi Lucia Cardelli Deo Floridi Paola Marzi Silmo Giuseppe Antonio Bergamini Luisella

L’ex Ospizio di Fra’ Damaso oggi sede della Misericordia.

Spigolature Lavori in sede

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n questi giorni hanno avuto inizio i lavori di ristrutturazione di tutto il secondo piano della nostra sede; tutta l’impiantistica infatti risentiva ormai dell’età in quanto i precedenti lavori risalivano ormai ai primi anni Settanta, con l’allora fondamentale contributo dei coniugi Celeste e Marco Buitoni, benemeriti della nostra Confraternita. Gli uffici sono stati trasferiti all’intermedio del piano inferiore, esattamente nella parte ridotta del salone di rappresentanza; ci scusiamo naturalmente con i nostri utenti per il disagio che per qualche settimana troveranno nella nostra sede, ma siamo certi che, a lavori finiti, gli stessi confratelli apprezzeranno il risultato finale, frutto dello sforzo che la citata ristrutturazione comporta. La sede dei Donatori di sangue “Fratres” è stata posta al piano terra, sulla destra, al termine del piccolo ingresso, ove fino a qualche mese fa l’utilizzo era stato destinato ad un ambulatorio ed alla relativa sala di attesa. Il patrimonio immobiliare che a suo tempo ci è stato lasciato merita gli sforzi più attenti, anche se fortemente impegnativi sotto l’aspetto economico. L’usura del tempo non deve impoverire la nostra bella sede, ma anzi siamo tenuti moralmente a renderla sempre più accogliente e funzionale.

Il nostro puntuale impegno

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’anno 2018 è appena terminato e possiamo tracciare i primi bilanci dell’attività della nostra Misericordia; i dati specifici, non ancora completamente estrapolati, verranno pubblicati quanto prima. Fin d’ora possiamo però testimoniare che i nostri volontari ed i nostri uffici interni sono sempre più impegnati nel difficile compito di arginare la riduzione degli interventi da parte della struttura sanitaria nazionale. Tutto ciò ci dispiace molto, ma cerchiamo di ovviare con un impegno sempre più pressante e puntuale. Cogliamo questa occasione per chiedere l’aiuto delle istituzioni pubbliche preposte alla tutela della salute di tutti noi, e contemporaneamente chiediamo l’aiuto di quanti di voi vorranno e potranno venire a supportarci in una qualsiasi delle tante attività che per missione e per volontà stiamo portando avanti. Sappiamo benissimo che a volte commettiamo errori (sempre in buona fede), che non sempre riusciamo a dare risposte ottimali alle esigenze della comunità, che tutto quello che facciamo può esser fatto meglio; con questa consapevolezza, chiediamo il vostro aiuto, la vostra comprensione, la vostra solidarietà. Aiutateci a lavorare ancora di più, ad essere più bravi, a dare risposta positiva a tutte le richieste. La Misericordia è di tutti, anche la vostra; ed allora, …forza!!!

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Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres” Anghiari

sito internet: www.fratresanghiari.it

2018: un anno importante per tutti!!!

email: gruppoanghiari@fratres.eu

Medaglie e croci d’oro per i donatori

Durante il pranzo sociale premiati i volontari più attivi ed i nuovi iscritti

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I

l gruppo donatori di sangue Fratres di Anghiari ha concluso l’anno 2018 ancora una volta con un grande risultato: ben 731 (!!!) le donazioni di sangue, plasma ed altri emoderivati effettuate dai nostri donatori, confermando così il primo posto tra le associazioni Fratres della provincia. L’anno appena concluso è stato pieno di eventi che hanno registrato sempre la massima partecipazione da parte di tutti. A febbraio si è svolto il Veglione mascherato del Carnevale dei Bambini che ha visto la presenza di tanti di questi, vestiti con delle bellissime ed originali maschere. Il 1° luglio, poi, ha avuto luogo la tradizionale “Festa Estiva” in piazza Baldaccio con la gara podistica (arrivata ormai alla sesta edizione) intitolata al nostro compianto concittadino Adriano Giorni. Splendida gara con una bella cornice di pubblico e con un ragguardevole numero di partecipanti. La serata si è poi conclusa in piazza con uno spettacolo di cabaret. Nel mese di agosto abbiamo organizzato la nostra gita sociale nella Valle dell’Isonzo, Caporetto, Redipuglia e Trieste, in occasione dei cento anni dalla fine della Grande Guerra. Grazie anche alla collaborazione con il gruppo Fratres di Caprese Michelangelo, la gita è riuscita molto bene e tutti i partecipanti hanno potuto visitare posti incantevoli e ricchi di storia. L’anno si è poi concluso con la Festa del Donatore del 2 dicembre: dopo la Santa Messa in Propositura, con la commemorazione dei donatori defunti, il pranzo degli auguri presso un noto ristorante della zona. Ancora una volta la partecipazione è stata particolarmente sentita e calorosa da parte di tutti i nostri soci. A questo punto siamo ormai pronti per iniziare il nuovo anno con l’edizione 2019 del Veglione Mascherato del Carnevale dei Bambini presso il ristorante “L’Isola che non c’è” di Petriolo, sabato 9 febbraio. Un grazie di cuore da parte di tutto il gruppo per la sensibilità dimostrata ancora una volta da parte di tutta la popolazione anghiarese nei confronti della donazione e del mondo del volontariato. Continuate a donare!! Il presidente

Foto in alto, Chiesa della Propositura: i labari e le delegazioni di altri gruppi presenti alla festa con le autorità politiche ed istituzionali. Sotto, il Sindaco Alessandro Polcri e l’Assessore al sociale Angela Cimbolini durante la S. Messa.

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iconoscere l’impegno profuso dai propri associati e sottolinearne i risultati conseguiti sono sempre stati i due obiettivi alla base delle tante cerimonie di premiazione che il nostro gruppo ha da sempre organizzato, negli oltre quarant’anni di vita. E tutto questo si è ancora ripetuto durante il pranzo sociale del dicembre scorso, con la consegna di una pioggia di medaglie e di croci d’oro ad altrettanti iscritti, con una cerimonia semplice ma tanto significativa. Ventuno i bronzi (Andries Ovidiu, Bivignani Alessandro, Caci Sara, Checcaglini Michele, Chiarentin Claudio, Chiarini Gorizia, Coleschi Cesare, Comparini Marta, Cristini Carla, Ganovelli Francesco, Magrini Katia, Magrini Lara, Marzi Stefano, Mazzi Mirko, Mazzi Serena, Pucci Chiara, Ruggeri Giorgio, Sannai Giovanni, Serafini A. Maria, Spigoli Francesca, Tucci Manuel), sedici gli argenti (Acquisti Maurizio, Bianchini Mario, Cangi Katia, Casacci Moreno, Cesari Serena, Chiarentin Luca, Del Pia Silvia, Di Staso Gianluca, Manenti Andrea, Nocentini Sonia, Padelli Massimiliano, Pernici Alessandro, Pucci Luca, Romolini Faliero, Santi Daniele, Sonnini Daniele), nove gli ori (Acquisti Alessio, Acquisti Claudio, Camaiti Elia, Fabbri Francesco, Ghignoni Alessandro, Matteucci Piero, Meozzi Mirco, Sancamillo Simone, Vitellozzi Maurizio) ed infine due croci d’oro per le oltre cento donazioni (Dalla Ragione Marco e Ganavelli Dante). Subito dopo sono stati presentati ufficialmente ai tanti soci presenti i ventisette nuovi e giovani volontari dell’anno 2018, ai quali è stato consegnato un simpatico omaggio come segno di benvenuto e di riconoscenza. Questi i loro nomi in ordine di iscrizione: Bruni Alessandro, Beqiri Irfan, Prestianni Domenico, Gattari Gloria, Babbini Francesco, Di Lorenzo Carmen, Sassolini Elisa, Paterni Monica, Rossi Mirco, Rossi Angelica, Boncompagni Luca, Gubbiotti Bruno, Tahiri Ajet, Migliorati Matteo, Agolini Antonio, Gigli Daniele, Giuliattini Laura, Panichi Ida, Padelli Nicola, Domini Nicola, Valentini Laura, Marzi Daniele, Rossi Angelo, Ganavelli Chiara, Matteagi Dario, Zafferani Luca, Montecalvo Chiara. Il Consiglio Direttivo Qui sopra, la foto ricordo della premiazione con Croce d’oro del donatore Dante Ganavelli, da parte della dott.ssa Vannini e del presidente Leonardi.


Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres” Anghiari

sito internet: www.fratresanghiari.it

Riforma del terzo settore: una pagina tutta da scrivere

Importanti scelte e decisioni attendono il variegato mondo del volontariato sociale

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ià in vigore da circa un anno e mezzo, il Decreto Legislativo n. 117/2017, meglio conosciuto come “Codice del Terzo settore”, porta a compimento l’attuazione della legge 106/2016 di “Delega al Governo per la riforma del terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale” che punta a interpretare, in modo più efficace e dinamico, le aspettative dei cittadini più deboli e bisognosi di sostegno. Parlare di terzo settore, infatti, vuol dire riferirsi a quella risorsa straordinaria del nostro paese fatta di almeno trecentomila realtà associative di volontariato sociale, comprendenti quasi sei milioni di operatori. Ora, grazie alle nuove misure dedicate all’impresa sociale e al buon equilibrio che è stato costruito sulla natura dei soggetti, sui loro compiti e obblighi, chi opera in questo settore potrà farlo in modo più efficace e trasparente. Una riforma sicuramente impegnativa per tutti che, attraverso norme di sostegno fiscale e di sviluppo di progetti innovativi, darà sicuramente impulso alla crescita di un settore radicato da sempre nelle nostre comunità e capace di affrontare sfide ambiziose. Ed ecco allora, in particolare, i compiti che dovranno essere eseguiti nei prossimi mesi dai vari livelli della Fratres, in occasione delle consuete assemblee annuali, per adeguarsi alla nuova riforma del terzo settore: 1) Redazione ed approvazione di un nuovo statuto nazionale, ormai vecchio di oltre diciotto anni, con importanti novità sull’autonomia dei vari organi regionali e provinciali e sulle norme di rappresentanza; 2) Modifiche di alcune parti dell’attuale statuto tipo dei gruppi Fratres, secondo le direttive impartite dalla Consociazione; 3) Rinnovo dei Consigli Direttivi Nazionale, Regionale e Provinciale. A tutto questo c’è da aggiungere il recepimento delle nuove e più stringenti regole sul rispetto della privacy nel trattamento di dati sensibili e non, relativi ai propri associati, previste dalla recente normativa europea. L’anno appena iniziato sarà, quindi, di fondamentale importanza per la definizione di quanto sopra esposto e richiederà uno sforzo aggiuntivo a tutti i responsabili dei vari livelli della Fratres. In conclusione: l’applicazione della riforma del terzo settore è una pagina ancora da scrivere e tutti, associazioni, enti, istituzioni e anche singoli cittadini saranno i protagonisti di questa nuova sfida. Orteip 2019

email: gruppoanghiari@fratres.eu

Un’altra bella collaborazione con la scuola Per sensibilizzare giovanissimi e non, alla solidarietà ed al volontariato sociale

“Cerchiamo donatori con ogni… mezzo!”. È questo lo slogan che ha caratterizzato l’ultima campagna promozionale della nostra Consociazione Nazionale e che, grazie alla capillare presenza nel territorio degli oltre seicento gruppi Fratres, è risuonato in ogni parte d’Italia. Confermando l’ormai consolidata collaborazione con il mondo della scuola, la Fratres anghiarese ha pensato di “cercare nuovi donatori” riproponendo il tradizionale Mercatino di Natale che anche questa volta è riuscito a coinvolgere bambini ed adulti ed a “trovare” ben tre nuovi iscritti. Qui di seguito un commento sull’iniziativa inviatoci dall’insegnante Cristina Donati che, per conto della scuola, ha collaborato con i nostri volontari: a lei e, per suo tramite, a tutto l’Istituto Comprensivo il nostro più sincero ringraziamento. “Si è rinnovata anche quest’anno la bella iniziativa del mercatino di Natale organizzata dal Gruppo Fratres Donatori di Sangue, in collaborazione con le nostre tre scuole dell’infanzia e con la primaria del capoluogo. Il mercatino si è svolto il giorno 12 dicembre ed è stato allietato da una bella e ricca tombola ben organizzata dagli alunni della secondaria di primo grado. È stata una bella occasione di incontro fra famiglie, docenti e alunni per il consueto scambio di auguri, in prossimità delle festività natalizie. Meritano davvero tanti complimenti gli alunni, dai più piccoli ai più grandi che, con la guida dei loro insegnanti, hanno realizzato manufatti di ogni genere, espressione della loro infinita fantasia e della spiccata creatività. Grazie di cuore anche alle famiglie che partecipano sempre molto attivamente a questa iniziativa! I fondi raccolti sono destinati come sempre a interventi di solidarietà e vengono anche utilizzati per acquisto di materiali e sussidi didattici. Un grazie particolarissimo va al gruppo Donatori di Sangue Fratres di Anghiari per la disponibilità e la generosità che sempre dimostra nei confronti della Scuola. Questa forma di collaborazione nel nostro territorio è davvero preziosa e permette di ricordare ad ognuno di noi e trasmettere alle giovani generazioni un valore sempre attuale alla base di ogni società umana e civile: la donazione del sangue.” Orteip 2019

I PROSSIMI APPUNTAMENTI 1) VEGLIONE DI CARNEVALE PER GRANDI E BAMBINI: sabato 9 febbraio, dalle ore 20:30, presso il Ristorante “L’Isola Che Non C’è” di Fighille, in collaborazione con la locale Confraternita di Misericordia ed i genitori della scuola primaria. CENA + BALLO, con musica dal vivo. 2) ASSEMBLEA SOCIALE ORDINARIA: Sabato 9 marzo, Sala della Confraternita di Misericordia (g.c.). Ore 15:30: Prima Convocazione. Ore 16:30: Seconda Convocazione.

In alto il tavolo della presidenza di una delle tante assemblee ordinarie Fratres.

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Le vostre offerte per il 2019 - 1 Ada Acquisti, Tralemura Adamo Balzani, Padonchia Adelmo Mencarini, Borghetto-Motina Adriana Cristini, Genova Adriano Senesi, Monterchi Alberta Catacchini, Il Fosso Aldo Brunellini, Le Forche del Borgo Angiolina Bartolomei, Bagnaia Anita Conti, Borghetto di sopra Anna Maria Draghi, Gelle di Piano Anna Maria Guiducci, Arezzo Anna Maria Noferi, Borgo della Croce Anselmo Meucci, Scoiano Antonio Berlicchi, Il Borgo Antonio Rinaldi, Montebello Antonio Zineddu, Tavernelle Ascanio Mondani, Botteghino-Carmine Cambi Claudio, Campo della Fiera Carla Donati Sarta, Palazzolo Carla Mondani, Infrantoio Carlo Urci, La Casina-Motina Centro Sociale, Piazza del Teatro Claudia Cambi, San Leo-Arezzo Claudio Cambi e Gabriella, Campo Fiera Concetta Tavernelli, Via del Carmine Conforta Leonardi, Tavernelle Danilo Boriosi, Via del Carmine Dino Concu, San Leo Domenica Pernici, Cavriglia Domenico Lacrimini, Sant’Antonio Domenico Rossi, La Vigna Donatella Tavanti, Tavernelle Elena Donati Sarti, Motina Elena Gurrieri, Firenze Elena Leonardi, I Fabbri Elena Pieracci, I Fabbri Enrico Venturi, Arezzo Enzo Papi, Il Borgo Fabrizio Nicchi, Borgo della Croce Fedora Zanchi, S. Giovanni V.no Ferdinando Scimia, Botteghino-Valealle Filarmonica Pietro Mascagni, Piazzola Filomena Luongo, Via del Carmine Franca Tecchioli, San Giustino Francesco Cortelazzi, S. Girolamo Francesco Maggini, Ponte alla Piera Francesco Sassolini, Valle di Valdimonte Gabriella Lombardi, Borghetto-Motina Gaspero Vichi, Carmine

Gastone Mercati, Intoppo Giampaolo Gattari, Via della Fossa Giancarlo Palazzeschi, San Leo Gianna Giovagnini, Gianni Beretta, Casarecci Gianni Santi, Croce del Fondo-Tavernelle Gino e Lucietta Ortalli, Piazza del Revellino Gino Rossi, Tavernelle Giorgio Franchini, La Banca-Tavernelle Giornelli Valentino, Intoppo Giovan Battista Giorni, Empoli Giovanna Tricca, Rivergaro PC Giovanni Berni, Casolare Giovanni Graziotti, Pocaia Giuliano Donati, Renicci Giuseppe Comanducci, I Chiusini Giuseppe Leonardi, Bagnolo di Sotto Giuseppe Rocchini, Infrantoio Giuseppe Sassolini, Il Borgo Grazia Giabbanelli, Campo della Fiera Guerrino Poderini, Santo Stefano Italo Del Barba, La Palazza Iva Polendoni, Palazzo del Pero Laura Gentili, Arezzo Leandro Burioni, Motina alta Lina Bilancetti, Boulogne, Argentina Loretta Santi, Via della Palaia Loris Guadagni, Bibbiena Loris Meoni, Paglicci Luca Paci, Lo Sportone Luciano Paci, Piazzola Lucio Carleschi, San Leo AR Luigi Monini, Cascine Magrini Gina, Via Nova Marcella Mari, Campo della Fiera Marcella Martini, Propositura Marco Aglini, Pietto Marco Gigli, La Vigna Maria Catalina Ruggeri, Argentina Maria Manfroni Alessandrini, Renicci Mariano Marsupini, San Giuliano AR Mariella Ducci, Tavernelle Marinella Miano, La Stazione Mario Gamberonci, Busto Arsizio Mario Guiducci, Terrarossa Martina Mondani, Botteghino-Valealle Massimo Fragai, Bagnolo-Tavernelle Massimo Pernici, Borghetto di sotto Maura Coleschi, Fossatino

Maura Giovacchini, Monterchi Mauro Baldi, Maraville Mauro Bilancetti, Arezzo Michele Bruni, La Fossa Mirella Bernardini, Cantone Moreno Zanchi, Il Fosso Nara Ferrini, Fossatino-Ponte alla Piera Nella Magri, Cerbaia Norma Madiai, Il Borgo Odette Boncompagni, Genova Orazio Leonardi, Il Borgo Osvaldo Rosadi, Ponte alla Piera Ottavio Cangi, San Giustino Paola Antoniucci, La Fossa Paolo Brandinelli, Piazza del Mercatale Pier Paolo Alberti, Il Borgo Pierino Pennacchini, Pino-Tavernelle Piero Matteucci, Motina Renato Bidossi, Arezzo Rita Andreini, Giardinella Rita Antoniucci, Peneto-Arezzo Rita Ruggeri, Campo della Fiera Rosanna Mercatelli, Marinello-Citerna Santi Comanducci, Il Topo Saura Cambi, Via del Carmine Silvana Cherici, Campo della Fiera Silvano Dini, Arezzo Silvano Paceschi, Firenze Simone Sassolini, Usa Sirio Ruggeri, Via del Carmine Teresa Bartolomei, Portogallo Valentino Petruccioli, Pietto Vally Fastacchini, Arezzo Valter Giorni, Infrantoio Vanna Meazzini, Tavernelle Vanni Fanciullini, Via del Carmine Vasco Coleschi, Via del Carmine Vilmo Chiasserini, Bagno a Ripoli Vincenza Ruscetti, Borghetto di sopra Vittoria Giovagnini, Case Alte-San Leo Vittoria Zafferani, Casolare Vittorio Bivignani, Tavernelle *** Adriano Lucertini da Torino manda la sua offerta in memoria di Pietro e Pierpaolo Lucertini. Giuliana Lenzi da Grassina manda la sua offerta in memoria di Mario e Gianna Lenzi.

Qui sopra le offerte dei nostri lettori. Alcune di esse veramente generose e proprio grazie a voialtri, la parrocchia può continuare a pubblicare il periodico iniziato nel 1968. A pag. 2 ci sono le offerte per il tetto della Propositura e per l’Oratorio. Ne abbiamo parlato anche nei numeri scorsi. Vi chiediamo di controllare che non ci siano errori od omissioni (la trascrizione la fa il caporedattore). Eventualmente fatecelo sapere e, se possiamo, rimedieremo. Grazie ancora a tutti voi e a coloro che vorranno mandarci la loro offerta prossimamente. Vi ricordiamo che potete farlo in parrocchia o ai collaboratori. Potete darle anche alla Élida, nella merceria in cima a Piazzetta delle Legne. Grazie!

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I ricordi di una scolara

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Lela: dalla Foce ai Vagnoni

n regalo tanto bello quanto inaspettato. Lei aveva in passato espresso il desiderio di rivedere “La Foce”, la sua casetta dove era nata ed alla prima domenica assolata di marzo le dissi: «Andiamo a fare un giretto verso Castiglioncello e magari ci fermiamo ai Carlumi per far visita ai Pasqui?» E non aggiunsi altro. Lei annuì: «Perchè no?» ignara della vera destinazione. Arrivati a Pocaia mi fermai alla vecchia scuola dei Vagnoni, presi nota del chilometraggio e ripartimmo in direzione Castiglioncello. Ad un certo punto, passato Scandolaia, i Carlumi ed il cimitero, le chiesi di tenere gli occhi ben chiusi per la sorpresa e imboccai la stradina a sinistra. Lei forse aveva capito, ma stette al gioco. Mi fermai e le chiesi: «È questa la via per la Foce?» Lei aprì gli occhi e disse visibilmente commossa: «Si, prosegui, la mia adorata casetta è laggiù.» Era questo il regalo che le avevo promesso (Intanto avevo preso nota del percorso fatto fin dai Vagnoni che era di quasi 5 Km). Rimase impietrita e non credendo ai propri occhi, mi abbracciò e commossa disse: «Grazie, grazie di cuore.» Scese veloce dalla macchina e corse verso quella casetta solitaria, ripetendo: «Oh my Good, oh my God, non è poi cambiato tanto!» Le andò intorno ammirando tutti i particolari, attraversò un sottopasso verso l’aia e disse. «Là vedi c’era la stia delle galline ben protette dalle volpi e sotto l’acero la cuccia di Tiberino.» Poi andò sotto la grande quercia e li si sedette sopra un masso levigato posto al lato della gorga. «Qui il mio babbo usava riposarsi durante il lavoro dei campi e si arrotolava una sigaretta con il suo tabacco trinciato.» La commozione aveva raggiunto il massimo dei sentimenti, si sedette su quel sasso. Si ritrovò bambina. Le chiesi di raccontare tutto quello che si ricordava della sua infanzia e asciugandosi gli occhi, cominciò così... Alle 6:30 ero diligentemente già pronta per riprendere il cammino di ogni giorno da questa mia casetta dove vivevo con babbo Agostino Conti, mamma Sabatina e prole, assieme a nonno “Rico”, nonna Marianna, tante oche e galline ed il mio cane Tiberino. A quell’ora l’alba non aveva del tutto dileguato il buio pesto della notte. Tutta bellina e tirata a festa m’incamminavo con la mia cartella di lana a tracolla amorevolmente lavorata a maglia dalla mia nonna Marianna. Come ogni santa mattina andavo a valle verso la scuola elementare ai Vagnoni, attraversavo Le Ville, e poi mi giravo verso Pocaia in direzione Monterchi. Il freddo, a quell’ora era pungente ma più che l’aria gelata del primo mattino era la paura che mi sovrastava per tutto il tragitto. Il chiarore della strada sterrata coperta da brecciolina bianca contrastava con il buio nero creato a tratti da alberi lungo il lati della via che si univano a formare tunnel scuri e tetri. A quel punto la paura mi sovrastava e diventava terrore. La mia nonna Marianna -benedetta sia- per i suoi consigli che mi aveva a suo tempo inculcato, dicendomi: «Lelina mia, quando ti prende la paura CANTA e se la paura diventa più forte PREGA.» A volte attraversavo i campi in cerca di vie più corte per abbreviare i tempi. In pieno inverno il vento aretino sibilava a Scandolaia dove la stradina si snodava ad

‘èsse’. Il mio babbo diceva che da Arezzo non veniva mai niente di buono. Quando passavo vicino al cimitero di Scandolaia recitavo l’Ave Maria ad alta voce. A rendere la situazione ancor più drammatica, in quei paraggi gironzolava un tale Pasqualino di Baroncione, il quale al mio passare mi bisbigliava parole incomprensibili ed emetteva strani suoni. E qui la preghiera raggiungeva le note più alte ed acceleravo il passo e dopo averlo sorpassato camminavo a ritroso per meglio controllarlo. Era un omino molto strano ma totalmente innocuo e bonaccione, però con l’innata passione per il vino. Avevo imparato a prevedere il tempo cattivo quando sentivo lo stormire delle fronde degli alberi, presagio del temporale ed allora non mi rimaneva che correre e correre senza mai fermarmi fino a destinazione. Il terrore mi era compagno assiduo per tutto il tragitto finché non varcavo la soglia della scuola elementare dei Vagnoni ove finalmente gustavo la felicità massima in sicurezza ed in rilassante compagnia nel rumoroso vociare della scolaresca in attesa di entrare in aula. Il ritorno a casa era reso meno opprimente grazie alla luce del giorno e talvolta anche del sole finché non raggiungevo casa e potevo abbracciare “Chiocciolina”, la mia gallina preferita, la pecorella che avevo battezzata col nome di “Cittabella” ed il mio cane “Tiberino” che mi veniva incontro dandomi il bentornata scodinzolando freneticamente. Tutti insieme facevamo l’ultimo tratto di strada e mi riportavano alla mia vita spensierata del caldo ambito familiare. All’indomani il dramma di quel tragitto si ripeteva con tutte le solite paure che solo il canto e la preghiera riuscivano ad attutire e dileguare. Si aspettava con trepidazione e si contavano gli ultimi giorni di fine anno scolastico. La pagella finalmente segnava l’arrivo delle tanto agognate vacanze estive allorché mi potevo dedicare ad aiutare la mamma nei lavoretti domestici ed accudire le galline. Quando stanca mi addormentavo nel misero giaciglio di paglia nella stia, abbracciata a Chiocciolina, che sicuramente in quel momento aveva dato ordine a tutte le galline di non cantare il coccodè per non svegliarmi.

Il sole era appena tramontato, ci abbracciammo commossi senza dir parola e ritornammo a casa. Peter Lega (marzo 2018) In alto la ex Scuola ai Vagnoni, si trova lungo la strada fra le Ville e il camposanto di Pocaia.

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Caduti di Anghiari

nella Grande Guerra (IV parte)

Fabbri Ferdinando, di Gregorio, di anni 27. Soldato del 1335 a Compagnia Mitraglieri, caduto il 12 settembre 1917 sul Carso. Fabbri Giovanni, di Angiolo, di anni 24. Soldato del 229° Fanteria, caduto il 16 dicembre 1916 sul Monte San Gabriele (Medio Isonzo). Fabbriciani Antonio, di Damiano, di anni 25, di Pieve a Ranco. Soldato del 214° Fanteria, deceduto il 12 luglio 1916 nella 28 a Sezione Sanità, per “ferite agli arti inferiori con frattura del femore destro e ferita penetrante regione occipitale per fatto di guerra” riportate sul Monte Zovetto (Altopiano di Asiago). Sepolto presso Clamo. Fabbriciani Giovanni, di Damiano, di anni 30, di Pieve a Ranco. Soldato del 95° Fanteria, caduto il 16 giugno 1916 sul Monte Zovetto (Altopiano di Asiago) per “ferite d’arma da fuoco”. Fabbriciani Giovanni, di Francesco, di anni 41, di Catigliano. Soldato del 273° Fanteria, disperso il 25 ottobre 1917 a San Donà di Piave. Ferrati Ferruccio, di anni 21. Sergente del LV Reparto d’Assalto, caduto il 19 novembre 1917 in combattimento. Medaglia d’argento al valor militare. Ferrini Giovan Battista, di anni 23, di Anghiari. Caporale del 128° Fanteria, caduto il 29 giugno 1916 sul Monte San Michele (Basso Isonzo) per gas asfissianti. Medaglia d’argento al valor militare. Festini Pasquale, di anni 23. Soldato del 74° Fanteria, deceduto il 29 maggio 1917 all’ospedale da campo n. 102 per ferite subite a Castagnevizza (Carso). Foni Odoardo o Edoardo, di anni 30. Caporale del 270° Fanteria, deceduto il 27 dicembre 1917 in prigionia a Puchheim (Germania) per malattia. Fracassi Giovanni, di anni 28, di Scandolaia. Soldato del 70° Fanteria, disperso il 28 novembre 1915 nel settore di Oslavia (Medio Isonzo). Fracassi Fortunato, di anni 26, di Anghiari. Soldato del 158° Fanteria, deceduto il 14 novembre 1915 a Tolmino (Alto Isonzo) per “gastroenterite specifica”. Franceschini Eraldo, di Silvio, di anni 23. Soldato del 90° Fanteria, deceduto il 4 febbraio 1920 a Sansepolcro, per malattia. Franceschini Giuseppe, di Francesco, di anni 32, di Sorci. Soldato del 28° Fanteria, deceduto il 17 novembre 1915 nella 12 a Sezione Sanità per “enterite specifica”. Franceschini Pietro, di Amadio, di anni 36. Soldato del 95° Fanteria, caduto il 27 maggio 1917 a quota 363 di Plava (Medio Isonzo) per “ferita di granata al torace e al cranio”. Sepolto a Palievo. Furiosi Francesco, di anni 22, di Scoiano. Soldato del 214° Fanteria, caduto il 17 giugno 1916 sull’Altopiano di Asiago. Gamberonci Luigi, di Pietro, di anni 21, di Pieve alla Sovara. Caporale del 1° Artiglieria da Fortezza, decedu-

to il 5 dicembre 1918 all’ospedale da campo n. 041 per “tifo e broncopolmonite”. Sepolto a Bassano. Gamberonci Pietro, di Pietro, di anni 22. Soldato del 214° Fanteria, caduto il 12 agosto 1917 sul Dosso Faiti (Carso) per “ferite multiple provocate da scoppio di bombarda”. Sepolto a Gradisca. Gaburri Telesforo, di anni 36 di Tubbiano. Soldato del 262° Fanteria, deceduto l’11 dicembre 1917 in prigionia a Wittenberg per “polmonite”. Gasparri Alberico, di anni 24. Caporale del 24° Fanteria, deceduto il 3 settembre 1919 a Novara per malattia. Ghignoni Aldo, di Tito, di anni 20, impiegato alla stazione ferroviaria di Sansepolcro. Soldato del 214° Fanteria, deceduto il 6 aprile 1916 per “gastroenterite specifica” in Albania. Sepolto a Mustai. Ghignoni Domenico, di Francesco, di anni 23, di Tubbiano. Soldato del 4° Bersaglieri, deceduto il 24 gennaio 1917 ad Anghiari per “broncopolmonite”.Ghignoni Federico, di Lorenzo, di anni 35. Soldato del 63° Fanteria, deceduto il 31 luglio 1916 a Mestre per malattia. Ghignoni Felice, di Lorenzo, di anni 30. Caporale della 566 a Compagnia Mitraglieri, deceduto l’8 aprile 1918 in prigionia per “tubercolosi polmonare”. Sepolto a Cassel Niederzwehren (Germania). Ghignoni Francesco, di Giuseppe, di anni 23. Soldato del 84° Fanteria, disperso il 10 gennaio 1915 in Libia. Ghignoni Giuseppe, di Adamo, di anni 28. Soldato del 1° Granatieri, deceduto il 21 dicembre 1917 in prigionia per “polmonite”. Sepolto a Kenyermezo (Ungheria). Ghignoni Lazzaro, di Adamo, di anni 22. Caporalmaggiore della 16 a Batteria Bombardieri, caduto il 2 ottobre 1916 sul Carso, Nova Vas, per “scoppio di bomba nemica”. Ghignoni Eri Benedetto, di Gaspare, di anni 24. Sergente del 77° Fanteria, caduto il 7 agosto 1916 sul Monte Sabotino, presso Salcano (Medio Isonzo). Sepolto “alla testa di ponte di Salcano”. Giannini Benedetto, di anni 29. Caporale del 3° Bersaglieri, caduto il 18 novembre 1917 sul Monte Monfenera (Massiccio del Grappa). Giorgeschi Angelo, di Sebastiano, di anni 38. Soldato della 72 a Compagnia Presidiaria, deceduto il 28 agosto 1917 a Budrio per infortunio. Giorgeschi Domenico, di Giovanni, di anni 33. Caporalmaggiore del 28° Fanteria, deceduto il 26 novembre 1915 all’ospedale da campo n. 070 per “enterite specifica” contratta sul fronte dell’Isonzo. Giorgeschi Felice, di Angelo, di anni 21. Soldato dell’8° Fanteria deceduto il 16 giugno 1915 a Milano per malattia. Giovagnini Francesco, di Giovan Battista, di anni 30. Soldato del 36° Fanteria, caduto il 5 giugno 1916 sul Monte Cengio (Altopiano di Asiago) per “scoppio di granata colpito al cuore”.

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Giovagnini Giuseppe, di Giovan Battista, di anni 27, di Sorci. Soldato del 69° Fanteria, deceduto il 19 luglio 1916 a Mantova per “postumi di ferite” subite sul Monte Pasubio (Trentino). Giovagnoli Giuseppe, nato a Rimini. Soldato del 117° Fanteria, caduto il 26 aprile 1917 a Doberdò. Giovagnoli Guido, di Antonio, di anni 20, colono. Deceduto nell’ospedale di Cividale del Friuli il 24 giugno 1916. Giovagnoli Luigi, di anni 24, di Sorci. Caporale del 128° Fanteria, caduto il 21 novembre 1915 a Zagora (Medio Isonzo). Giunti Francesco, di anni 24. Soldato del 70° Fanteria, deceduto il 22 novembre 1915 all’ospedale da campo n. 220 per “gastroenterite morbo asiatico”. Sepolto ad Albana. Giunti Valente, di anni 23, di San Leo. Soldato del 45° Fanteria, deceduto il 26 gennaio 1920 a Firenze per “tubercolosi polmonare”. Gloriosi Eugenio, di anni 24, di Anghiari. Caporale della 2192 a Compagnia Mitraglieri, deceduto il 30 aprile 1918 all’ospedale da campo n. 73 per malattia. Sepolto a Marostica. Grazi Luigi, di anni 24, di Toppole. Soldato del 214° Fanteria, caduto il 17 giugno 1916 sull’Altopiano di Asiago, Monte Lemerle. Graziotti David, di Angelo, di anni 35. Soldato del 150° Fanteria, deceduto l’11 luglio 1917 all’ospedale da campo n. 158 per “ferite multiple da scheggia di granata alla coscia sinistra ed alla gamba con fratture degli arti inferiori” riportate sul Monte San Marco (Basso Isonzo). Graziotti Giovan Battista, di Domenico, di anni 23. Caporale del 21° Bersaglieri, deceduto il 29 aprile 1918 in prigionia per “pleurite”. Sepolto a Sigmundsherberg (Austria). Guelfi Giuseppe, di Giuseppe, di anni 21, di Ponte alla Piera. Soldato del 12° Battaglione d’Assalto, deceduto il 27 settembre 1920 nell’ospedale militare di Caserta in conseguenza di ferite riportate in guerra (“paraplegia, piaga su cicatrice regione scapolare su ferita da proiettile di fucile”). Guerri Pietro, di anni 33, di Anghiari. Soldato del 39° Fanteria, deceduto il 15 febbraio 1917, per “affondamento piroscafo Minas diretto in Albania”. Guiducci Pietro, di Francesco, di anni 22, di San Leo. Caporal maggiore del 156° Fanteria, deceduto il 26 luglio 1916 all’ospedale da campo n. 48 per “asportazione completa dell’arto superiore destro, anemia”, riportata a Plava (Medio Isonzo). Sepolto a Fiumicello. Guiducci Giuseppe Pietro, di Pietro, di anni 21, di Galbino. Caporale del 128° Fanteria, caduto il 27 ottobre 1915 a Plava (Medio Isonzo). Ioni Odoardo, di anni 30. Caporale del 270° Fanteria, deceduto il 27 dicembre 1917 in prigionia per malattia. Lacrimini Annibale, di Giovan Battista, di anni 35, di Pianettole. Soldato del 3° Bersaglieri, caduto il 7 agosto 1916 sul Monte Colbricon (Dolomiti), “colpito da pallottole di mitragliatrice”.Lacrimini Santi, di Giovan Battista,

di anni 20, di Pianettole. Soldato del 156° Fanteria, deceduto il 19 agosto 1916 all’ospedale da campo n. 47 per “ferite alla testa” subite sul fronte dell’Isonzo. Sepolto nel cimitero di Aquileia. Laghetti Florindo, di anni 20. Soldato del 156° Fanteria, deceduto l’11 agosto 1916 all’ospedale da campo n. 48 per ferite subite a Monfalcone. Landucci Dario, di anni 23. Soldato del 128° Fanteria, caduto il 27 giugno 1915 a Plava (Medio Isonzo). Lani Angelo, di anni 20. Soldato del 253° Fanteria, deceduto il 25 novembre 1918 in Austria per “paralisi cardiaca da miocardite”. Sepolto a Sagritz. Lazzarelli Camillo, di anni 26. Soldato del 155° Fanteria, deceduto l’11 gennaio 1918 in prigionia per malattia. Leonardi Igino, di anni 21, di Montato. Soldato del 233° Fanteria, deceduto il 21 giugno 1918 in prigionia per “tubercolosi”. Sepolto a Merzdorf, presso Cottbus (Germania). Ligi Nello, di anni 21, di Pieve di Sovara. Soldato del 70° Fanteria, disperso il 4 agosto 1915 in Val Padola (Dolomiti). Locci Giovanni, di anni 20. Caporale della 1 a Compagnia Mitraglieri, deceduto il 19 agosto 1917 a Brescia per malattia. Maggini Fortunato, di Giovan Battista, di anni 24. Soldato del 128° Fanteria, deceduto il 7 luglio 1915 all’ospedale da campo n. 024 per ferite subite sul Monte Sabotino (Medio Isonzo). Maggini Paolo, di Giovanni, di anni 28. Soldato del 9° Fanteria, deceduto il 27 novembre 1918 a Trieste per malattia. Maggini Raffaello, di David, di anni 21. Soldato del 159° Fanteria, caduto il 30 giugno 1916 sul Monte Zebio (Altopiano di Asiago) Magnanenzi Giuseppe, di anni 19, di Casenovole. Soldato del 42° Fanteria, deceduto il 20 luglio 1918 all’ospedale da campo n. 62 per “congestione cerebrale da insolazione per i disagi della campagna”. Sepolto a Rosà. Magrini Angiolo, di Domenico, di anni 28. Soldato del 87° Fanteria, deceduto il 7 settembre 1918 a Siena per malattia. Magrini Antonio, di Angiolo, di anni 25, di Pieve di Sovara. Soldato del 44° Fanteria, deceduto il 17 ottobre 1917 a Bologna per malattia. continua... Nella foto la lapide collocata nella Cappella dei Caduti ad Anghiari; ricorda Giuseppe Ligi, soldato della Prima Guerra Mondiale.

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Christus Natus Est

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Concerto/Meditazione dei Bambini

foto Piombo

l Natale per noi cattolici rappresenta la nascita di Gesù. Nella società moderna, ci stiamo accorgendo che una buona parte della gente più che sentire il Natale nella sua forma primaria, lo avverte come un periodo di frenesia tra shopping, decorazioni, cenoni... Proprio per far riflettere e far rifiorire nelle nostre menti e nei nostri cuori lo spirito natalizio, il 21 dicembre, nella chiesa della Propositura, la “Schola Cantorum Don Vittorio Bartolomei”, guidata dai direttori: Bruno Sannai, Cesare Ganganelli e Giulio Camaiti, assieme al gruppo “Umbra Lucis Ensemble” composto da Fabrizio Lepri (viola da gamba), Teresa Peruzzi (viella, viola da gamba), Sara Maria Fantini (liuto, canto, percussioni) e con la straordinaria partecipazione di Victor Barili alle percussioni, ha organizzato un concerto dal titolo “Christus natus est”. Nella serata, musiche e canti, tutti inerenti al Natale, sono stati intervallati da letture di brani scritti da autori illustri. L’evento, nella sua semplicità, è riuscito nel suo intento. Infatti… finito il concerto e tornati “dietro le quinte”, i sorrisi, le strette di mano, gli abbracci tra noi cantori, mi hanno fatto pensare che il Natale non è “consumismo” ma amore, amicizia e famiglia.

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ome tutti sappiamo, il Natale è la festa dei bambini. Proprio per questo anche quest’anno, nella nostra Propositura di Anghiari, sabato 22 dicembre 2018, alcune catechiste hanno organizzato una simpatica serata all’insegna di canti, letture e musiche. Sono stati coinvolti molti dei bambini del catechismo che, diretti da me, come dei perfetti coristi, si sono impegnati tutta la settimana precedente per far sì che il tutto riuscisse al meglio. Sono stati bravissimi e alcuni, da quanto erano contenti, mi hanno detto: «Ale, ma quando ne facciamo un altro?» La serata, per la gioia di tutti, si è conclusa con una cioccolata calda. È stato tutto bellissimo e per me emozionante... Vorrei fare un ringraziamento speciale alle persone che mi hanno coinvolto personalmente in questa bella avventura e dire loro che io ci sarò sempre!

Alessia Alberti

Alessia Alberti

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bimbi di oggi

d Anghiari vecchio l’età media si è abbassata con la nascita del piccolo Federico Moritz lo scorso 17 Novembre. La sorellina Francesca Sophie e i genitori Livio e Anna Sophie ne sono felicissimi!!

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Appena dimessi dall’ospedale abbiamo festeggiato subito alla maniera tedesca con wuerstel, crauti e birra! Federico Moritz ha apprezzato moltissimo perché il giorno dopo ha poppato il doppio del latte materno!

bimbi di oggi

l bambino più grande sono io, Flavio Palazzeschi, ho 5 anni e mezzo e la più piccola è mia sorellina Gilda di 16 mesi. Abitiamo a San Leo di Anghiari ma nella foto siamo al Santuario di Canoscio dove ci ha portato la mia nonna materna che vive a Promano. Io e mia sorella litighiamo sempre per i giochi anche se ci vogliamo un sacco di bene.

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Una grande filarmonica

Girolamo Magi

per una grande città

Dal post di Michele Foni

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iva la Società Filarmonica dei Perseveranti che, nel corso del Concerto di Santa Cecilia del 190° dalla fondazione, ha regalato un momento musicale straordinario nel Teatro del Convitto Regina Elena. Una occasione per ricordare i 190° anni della Società che con tanto impegno e dedizione fa musica, contrassegna i momenti belli e le celebrazioni della nostra Città ed è sempre presente nelle occasioni importanti. “Non esiste una grande città senza una grande Banda” queste le parole, che mi ha detto un caro amico, che condivido in pieno venendomi peraltro alla mente le parole di quegli amministratori di città che, non avendo mai avuta una banda, o non avendola più, lottano e lavorano per costituirla o ricostituirla. Viva la “Banda”!

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abato primo dicembre, Pietro Giabbanelli ha presentato il suo libro proprio su questo celebre personaggio anghiarese, conosciuto in tutto il mondo e un po’ meno ad Anghiari. È vero però che ci sono state diverse occasioni in cui il Magi è stato ricordato in vari modi. Intanto il nostro giornale, complice Loris Babbini, ha pubblicato diversi articoli sulla sua vita, poi la galleria di fine Ottocento (inaugurata nel maggio 1889), prospiciente la piazza principale di Anghiari, è intitolata a suo nome; il tratto di strada in salita, di fronte alla Scuola d’Arte, una volta si chiamava Piaggia del Magi. Un tributo importante al Magi lo ha dato il Proposto don Nilo quando, nel 1972, dedicò la campana grossa della Propositura proprio a Girolamo Magi. La campana porta questa iscrizione: GIROLAMO MAGI NEL IV CENTENARIO DELLA MORTE 1572 – 1972 ONORIAMO IN ANGHIARI SUA DILETTA PATRIA CON PROFONDA AMMIRAZIONE

Nonna Giselda racconta

Indovinello

Questa campana taceva dal 1970 e proprio nell’anno 1972 venne rifusa come era avvenuto nel 1881. Se poi vi capita di passare a piedi per la Via Nova, fra la bottega di Mastro Santi e la casa che fu di Santin di Berto, date un’occhiata alla finestra di sinistra del campanile. Vedrete il profilo di una piccola campana: porta questa iscrizione: Daniensis De Aritio me fecit A.D. MCCLVII. Di essa ne parla il Magi quando era prigioniero a Costantinopoli e stava scrivendo il suo libro sulle campane: De tintinnabulis. Egli era molto affezionato al paese di Anghiari e sperava, purtroppo illusoriamente, di tornare nel suo amato paese: «apud Anglarenses meos».

Son piccin cornuto e bruno me ne sto fra l’erba e i fior sotto un giunco o sotto un pruno la mia casa è da signor. Non è d’oro né d’argento ma rotonda e fonda ell’è terra è tetto e pavimento io vi albergo come un re. La risposta è: grillo

E

bimbi di oggi

ccomi qua: mi chiamo Emma, in questa foto ho sette mesi e, come potete vedere, sono una bambina sempre sorridente e solare! La mamma e il babbo mi dicono che sono brava ed io sono felice quando mi fanno le coccole. Abito a San Giovanni Valdarno, paese natale di mio babbo Giacomo. Qui nel Valdarno ho anche due nonni, due zii e due cugini; invece mia mamma Elisa abitava a Tavernelle e quando i miei genitori sono liberi vengo sempre a trovare la mia nonna Vanna, che mi coccola tanto, i miei zii e le mie piccole cugine. Il babbo e la mamma lavorano in un laboratorio di analisi: il babbo aggiusta gli strumenti e la mamma analizza il sangue. Ringrazio Mario per avermi dedicato un piccolo spazio in questo giornalino dell’Oratorio!

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bimbi di oggi

iao, sono Ambra e vi presento il mio fratellino Francesco. Abitiamo al Bagnolo del Ponte alla Piera, con il babbo Mirco e la mamma Valentina. Qui al Ponte abitano anche il nonno Sergio e la nonna Maria. Al Borgo invece abitano la nonna Giancarla e il nonno Settimio.

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La mia Anghiari di Giancarlo Balestri

Pubblichiamo in questo numero i ricordi di un nostro lettore: Giancarlo Balestri che con Anghiari ha dei ricordi bellissimi della sua gioventù.

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vevo già intenzione di scrivere qualcosa sugli anghiaresi che ho conosciuto nella mia adolescenza e nella mia prima giovinezza quando, passando per il paese ed entrando nei negozi, venivo chiamato con il mio nome, ma ci ha pensato Armando Zanchi con la sua filastrocca sui vecchi anghiaresi a farmici piombare di colpo nominando tra le persone da lui citate anche mio nonno Primodo Cacioli. Ho conosciuto personalmente Marcellino, Ninnio, l’Orizia, Tremendo (Aramis Sensi), Chiodo (Alfredo Chieli), Tito (con le figlie Sara, Lia, Zelia), i Cerboni; gli altri li sentivo nominare da mia madre e dai miei zii, Sira (sorella di mia madre) e Vasco Giovagnini. È l’Anghiari degli anni Cinquanta del secolo scorso o, se si preferisce, del Novecento, quando passavo gran parte delle vacanze estive in casa di mia nonna Rosa in via Garibaldi 25, in attesa che arrivassero per le loro ferie, nella seconda metà di agosto, i miei genitori con mio fratello più piccolo per tornare poi tutti insieme a Milano. Quando cominciai a lavorare ci sono stato anche per qualche breve periodo durante l’anno, festeggiando con i miei zii, che dopo la morte dei miei nonni si erano trasferiti nella loro casa: un capodanno e un’altra volta per le feste di maggio, partecipando anche alla famosa tombola in piazza. Poi sono ancora tornato varie volte ad Anghiari con i miei genitori, con mia moglie e nostra figlia, ma solo per pochi giorni in visita ai miei zii e, pur incontrando e salutando conoscenti, non fu più la stessa cosa. Che tristezza, quattro anni fa, quando ci venni con mia moglie, mia figlia e mio genero, e vidi le persiane verdi di quella casa, affacciata sul Destino, chiuse dopo che per settant’anni le avevo sempre viste aperte, perché anche mia zia Sira ci aveva lasciato! Di alcune persone che ho conosciuto in quegli anni ne ho già raccontato, e ora vorrei ricordarne altre di cui non ho particolari episodi da narrare ma che erano conoscenti dei miei genitori o miei coetanei con cui mi sono tanto divertito. A quel tempo ad Anghiari c’era l’ospedale dove lavoravano due infermieri e, ovviamente, facevano assistenza notturna ogni due giorni e, quando era di turno mio zio Vasco, io e mia cugina Frida gli portavamo la colazione, cioè un bricco di latte e un pezzo di pane; facendo la strada che dalla Piazzola, dove allora abitava la famiglia Giovagnini, portava in cima alla Croce, mi sembrava di fare una scampagnata. Sotto il porticato della Chiesa della Croce, mi aveva sempre incuriosito la presenza di una statua con il busto

prosperoso di una certa Evangelista Martini, benefattrice, e lì vicino una lapide che avrebbe dovuto contenere l’elenco di altri benefattori, ma in realtà l’unico nome era il suo. Ora grazie ad internet, ho scoperto quale fosse l’attività da lei esercitata con il nomignolo di Anghiarina e ho capito come mai nell’elenco dei benefattori ci è rimasto solo il suo nome. Io e mia cugina Frida avevamo la stessa età e tra noi il legame è stato sempre molto forte e molte ore della giornata e della sera (allora la TV non l’aveva praticamente nessuno) le trascorrevo in Piazzola in compagnia di lei e delle sue amiche; in particolare ho ancora un buon ricordo di Fedora Zanchi e Concetta Rossi (per tutti era Concettina) che ho incontrato anche da sposate. Una volta, saranno almeno trentacinque anni, mentre ero ad Anghiari con mia moglie e nostra figlia, incontrai proprio Concetta e suo marito Romano (anche lui un caro amico) in piazza del Teatro quando già risiedevano in Svizzera. Fu un momento molto bello; ho poi saputo leggendo “L’Oratorio” che Concetta ci ha già lasciato. Quando arrivavano ad Anghiari da Roma i fratelli Morrione, frequentavo, insieme a Fabiano Giabbanelli (grande attore nel film “La ragazza di Bube”) la casa dove alloggiavano vicino al giardinetto, guardando in televisione (lì c’era) qualche avvenimento sportivo, oppure davamo vita a gare di boccette o al biliardino al bar di Leo, Lucia e Vezio Ghignoni, e a partite di baseball al Campo della Fiera. Mi piaceva salire al Campo della Fiera dove abitavano i miei parenti Brizzi e Grazia Giabbanelli (tutti discendenti della mia bisnonna Maria Favilli) e mi piaceva salirci percorrendo ogni volta una strada diversa: per la Croce, il Chiassolo o passando davanti alla Chiesa del Fosso. C’era anche un campo di calcio dove ogni tanto veniva disputata una partita, ricordo che all’attacco giocavano Romano Romani e Vaschino Roselli e in difesa Fabio Gigli. Oggi seguo le ondivaghe vicende nel Girone B dell’Eccellenza Toscana della Baldaccio Bruni, i cui colori sono biancoverdi, e mi sono sempre chiesto come mai allora la squadra indossava maglie rossonere come quelle del Milan. Chissà se c’è qualcuno che conosce il motivo. Tra l’altro, quando ho visto che la squadra del Borgo è retrocessa dalla serie D, pregustavo già un derby del Catorcio, e invece l’hanno messa nell’Eccellenza Umbra. Dove ci sono oggi le cucine del ristorante “Il feudo del vicario”, c’era una rivendita di vino, credo appartenente insieme ad altri negozi a una cooperativa che gestiva mio nonno, e di mercoledì arrivavano gli opera-

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tori del mercato con le loro vivande, si sedevano ai tavoli e ordinavano il vino; per me era un giorno divertente perché aiutavo mio nonno a servire e a sparecchiare (quante bucce di popone ho portato via). Accanto alla casa dei miei nonni c’era la latteria di Corrado Cacioli, fratello di mio nonno (la porta e l’insegna sono ancora quelli di allora) e poco più in là abitava il postino Telemaco con la moglie Agnese e la simpaticissima figlia Terzilia. Ricordo anche Berio Nocentini (ho saputo il suo cognome quando è stato sindaco di Anghiari), Carlo Chieli, il dottor Gregorio Busatti, il dottor Cristini, Vilmo Fornacini, Faliero, Scanapino (Amerigo), Ascanio Calli, e non posso certo dimenticare Don Nilo, che mi consigliò di leggere la “Vita di Gesù” del Ricciotti, un libro per quei tempi all’avanguardia. Anche a Milano c’era una piccola Anghiari: oltre a mia madre, c’erano il fratello di mia nonna, Giuseppe (Beppe), e la sorella di mio nonno Primede; i Chieli: Adolfo, Ruggero, Fernando (Arnaldo), Pietro, Bruna; Italia e Varo Fastacchini; Artidoro Frini, Adelmo Agolini e Pedro Ricceri con le loro mogli; Ernesto Pacini con la moglie Emma Conti. Adesso c’è rimasto solo Ernesto con la figlia. Ogni volta che torno ad Anghiari (adesso meno frequentemente), penso che molte delle persone che incontro per strada, anche se non le conosco, sono certamente discendenti degli anghiaresi della mia Anghiari.

Nell’altra pagina, Alfredo Chieli, meglio conosciuto come Chiodo.

I lettori ci scrivono

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n questo caso i lettori ci parlano. È successo con Luciano Monti, affezionato lettore del nostro periodico, che, quando gli arriva, lo legge immediatamente e completamente. Il numero sei del 2018, per un disguido postale, non gli è stato recapitato e quindi ci ha contattato e glielo abbiamo inviato, ma al tempo stesso siamo venuti a conoscenza di alcune notizie che volentieri condividiamo con i nostri lettori. Luciano è nato a Milano ma ha vissuto per cinque degli anni ‘30 ad Anghiari, presso la famiglia di Polcro Polcri. Cinque anni che ricorda piacevolmente e che porta nel cuore. Ha fatto anche il chierichetto con Don Nilo. E anche noi siamo lieti di avere questo lettore particolare che domani (ci siamo sentiti per telefono il 7 gennaio 2019) compirà 95 anni. Un caro saluto da Anghiari per lei Luciano!

Appendice alla Cronachetta Lunedì 24 settembre 2018: oggi, ad Arezzo, è nato Leonardo Polverini di Gabriele e Fabiola Seri. La sua famiglia abita al Trebbio di Sansepolcro. Quando nasce un bambino nascono anche una mamma e una papà e mamma Fabiola e babbo Gabriele sono pieni di gioia nell’annunciare la nascita del loro piccolo Leonardo! Sabato 17 novembre 2018: oggi è nato ad Arezzo Vittorio Valbonetti di Andrea ed Elisa Cenni. La sua famiglia abita nel bellissimo vicolo del Poeta e chi lo sa che anche Vittorio non diventi anche lui un ‘poeta d’ottava rima’ da grande. I suoi comunque lo chiamano ‘cittorio’ perché... è un citto “d’Anghièri”. Vittorio poi è il primo maschio che nasce, dopo generazioni in cui sono nate solo femmine, dalla famiglia di Franco Talozzi. Sabato 17 novembre 2018: Oggi è nato Federico Moritz Sassolini di Livio e Anna Sophie Christiane Grashofer. La sorellina Francesca Sophie è felicissima anche se ha già iniziato a suddividere i giocattoli. Vivono in Via del Castello Antico, ma mamma e bimbi sono già partiti per Amburgo a trovare i nonni tedeschi. Anna ha comunque informato Livio che la bimba è già italiana perché ogni giorno, anche se in Germania, mangia solo se c’è la pasta in tavola. Martedì 27 novembre 2018: oggi è nato Tommaso Pedrelli di Daniele e Giulia Piccini. La sua famiglia abita in un antico convento per il Borgo della Croce chiamato “Convento di San Martino o Conventone”. L’arrivo di un figlio segna l’inizio di un nuovo percorso, noi lo abbiamo appena intrapreso con te Tommaso e siamo felici di accompagnarti insieme nel lungo cammino della vita! Sei l’emozione più bella e più forte! Sei l’amore della mamma e del babbo! Giovedì 6 dicembre 2018: oggi sono nate a Rimini, dove abita la loro famiglia, Nina e Tea Cioni Rosenholz di Giacomo e Melita Rosenholz. I loro genitori non vedono l’ora di far conoscere loro le campagne di Anghiari, i luoghi in cui sono nati e cresciuti. Sabato 8 dicembre 2018: ad Arezzo è nata Anna Casacci, di Alessandro e Chiara Natalini. La sua famiglia abita alla Stazione. È stata accolta con gioia dalla sorella Rebecca, dai nonni, dalla bisnonna Siria, dagli zii e dalla cuginetta Emma. Un bel regalo per la festa dell’Immacolata! Giovedì 20 dicembre 2018: oggi è nata Vittoria Poni di Paolo e Linda Bianchi. La sua famiglia abita a Pietto, per la via di Viaio. “Che la vita ti sorrida sempre come tu sorridi a noi ogni giorno... babbo e mamma.”

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In ascolto di Papa Francesco Piccoli testi, una grande parola

Giornata Mondiale dei Poveri

XXXIII Domenica del Tempo Ordinario, 18 novembre 2018

Guardiamo a tre azioni che Gesù compie nel Vangelo.

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a prima. In pieno giorno, lascia: lascia la folla nel momento del successo, quand’era acclamato per aver moltiplicato i pani. E mentre i discepoli volevano godersi la gloria, subito li costringe ad andarsene e congeda la folla (cfr. Mt 14,22-23). Cercato dalla gente, se ne va da solo; quando tutto era “in discesa”, sale sul monte a pregare. Poi, nel cuore della notte, scende dal monte e raggiunge i suoi camminando sulle acque agitate dal vento. In tutto Gesù va controcorrente: prima lascia il successo, poi la tranquillità. Ci insegna il coraggio di lasciare: lasciare il successo che gonfia il cuore e la tranquillità che addormenta l’anima. Per andare dove? Verso Dio, pregando, e verso chi ha bisogno, amando. Sono i veri tesori della vita: Dio e il prossimo. Salire verso Dio e scendere verso i fratelli, ecco la rotta indicata da Gesù. Egli ci distoglie dal pascerci indisturbati nelle comode pianure della vita, dal vivacchiare oziosamente tra le piccole soddisfazioni quotidiane. I discepoli di Gesù non sono fatti per la prevedibile tranquillità di una vita normale. Come il Signore Gesù vivono il loro cammino, leggeri, pronti a lasciare le glorie del momento, attenti a non attaccarsi ai beni che passano. Il cristiano sa che la sua patria è altrove, sa di essere già ora –come ricorda l’Apostolo Paolo nella seconda Lettura– “concittadino dei santi e familiare di Dio” (cfr Ef 2,19). È un viandante agile dell’esistenza. Noi non viviamo per accumulare, la nostra gloria sta nel lasciare quel che passa per trattenere ciò che resta. Chiediamo a Dio di assomigliare alla Chiesa descritta nella prima Lettura: sempre in movimento, esperta nel lasciare e fedele nel servire (cfr. At 28,11-14). Destaci, Signore, dalla calma oziosa, dalla quieta bonaccia dei nostri porti sicuri. Slegaci dagli ormeggi dell’autoreferenzialità che zavorra la vita, liberaci dalla ricerca dei nostri successi. Insegnaci Signore a saper lasciare per impostare la rotta della vita sulla tua: verso Dio e verso il prossimo. a seconda azione: in piena notte Gesù rincuora. Va dai suoi, immersi nel buio, camminando «sul mare» (v. 25). In realtà si trattava di un lago, ma il mare, con la profondità delle sue oscurità sotterranee, evocava a quel tempo le forze del male. Gesù, in altre parole, va incontro ai suoi calpestando i nemici maligni dell’uomo. Ecco il significato di questo segno: non una manifestazione celebrativa di potenza, ma la rivelazione per noi della rassicurante certezza che Gesù, solo Lui, Gesù, vince i nostri grandi nemici: il diavolo, il peccato, la morte, la paura, la mondanità. Anche a noi oggi dice: «Coraggio, sono io, non abbiate paura» (v. 27).

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La barca della nostra vita è spesso sballottata dalle onde e scossa dai venti, e quando le acque sono calme presto tornano ad agitarsi. Allora ce la prendiamo con le tempeste del momento, che sembrano i nostri unici problemi. Ma il problema non è la tempesta del momento, è in che modo navigare nella vita. Il segreto del navigare bene è invitare Gesù a bordo. Il timone della vita va dato a Lui, perché sia Lui a gestire la rotta. Solo Lui infatti dà vita nella morte e speranza nel dolore; solo Lui guarisce il cuore col perdono e libera dalla paura con la fiducia. Invitiamo oggi Gesù nella barca della vita. Come i discepoli sperimenteremo che con Lui a bordo i venti si calmano (cfr. v. 32) e non si fa mai naufragio. Con Lui a bordo non si fa mai naufragio! Ed è solo con Gesù che diventiamo capaci anche noi di rincuorare. C’è grande bisogno di gente che sappia consolare, ma non con parole vuote, bensì con parole di vita, con gesti di vita. Nel nome di Gesù si dona vera consolazione. Non gli incoraggiamenti formali e scontati, ma la presenza di Gesù ristora. Rincuoraci, Signore: consolati da te, saremo veri consolatori per gli altri. terza azione di Gesù: nel mezzo della tempesta, tende la mano (cfr. v. 31). Afferra Pietro che, impaurito, dubitava e, affondando, gridava: «Signore, salvami!» (v. 30). Possiamo metterci nei panni di Pietro: siamo gente di poca fede e siamo qui a mendicare la salvezza. Siamo poveri di vita vera e ci serve la mano tesa del Signore, che ci tiri fuori dal male.

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Questo è l’inizio della fede: svuotarsi dell’orgogliosa convinzione di crederci a posto, capaci, autonomi, e riconoscerci bisognosi di salvezza. La fede cresce in questo clima, un clima a cui ci si adatta stando insieme a quanti non si pongono sul piedistallo, ma hanno bisogno e chiedono aiuto. Per questo vivere la fede a contatto coi bisognosi è importante per tutti noi. Non è un’opzione sociologica, non è la moda di un pontificato, è un’esigenza teologica. È riconoscersi mendicanti di salvezza, fratelli e sorelle di tutti, ma specialmente dei poveri, prediletti dal Signore. Così attingiamo lo spirito del Vangelo: «lo spirito di povertà e d’amore –dice il Concilio– è infatti la gloria e il segno della Chiesa di Cristo» (Cost. Gaudium et spes, 88). Gesù ha ascoltato il grido di Pietro. Chiediamo la grazia di ascoltare il grido di chi vive in acque burrascose. Il grido dei poveri: è il grido strozzato di bambini che non possono venire alla luce, di piccoli che patiscono la fame, di ragazzi abituati al fragore delle bombe anziché agli allegri schiamazzi dei giochi. È il grido di anziani scartati e lasciati soli. È il grido di chi si trova ad affrontare le tempeste della vita senza una presenza amica. È il grido di chi deve fuggire, lasciando la casa e la terra senza la certezza di un approdo. È il grido di intere popolazioni, private pure delle ingenti risorse naturali di cui dispongono. È il grido dei tanti Lazzaro che piangono, mentre pochi epuloni banchettano con quanto per giustizia spetta a tutti. L’ingiustizia è la radice perversa della povertà. Il grido dei poveri diventa ogni giorno più forte, ma ogni giorno meno ascoltato. Ogni giorno è più forte quel grido, ma ogni giorno è meno

Nell’anno 1935

Vi voglio raccontare una storia vera

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a mamma del mio nonno Mario abitava in località la Scheggia, in un casolare chiamato Cille, insieme al suo babbo, mamma e fratelli. Una sera d’inverno, c’era una gran bufera di neve, sentivano delle voci che chiedevano aiuto. I fratelli della mia bisnonna Maria andarono fuori incontro a queste voci, trovarono un uomo e una donna sommersi dalla neve: erano stati ad un matrimonio alla Chiassa. A quei tempi le macchine non c’erano. L’uomo aveva i pantaloni, mentre la donna aveva una gonna corta e le si gelarono le gambe. I fratelli della mia bisnonna la presero sulle spalle e la portarono in casa. La nonna Elisa, cioè la nonna del mio nonno Mario, vista la gravità della cosa, andò nella stalla dei conigli, prese un coniglio, l’ammazzò e gli prese la pelle calda e gli involtò i piedi e le gambe. Poi mise lo scaldaletto con lo scaldino e la mise a letto. La mattina si risvegliò, stava molto meglio e con il suo marito tornò a casa sua. A quel tempo le persone erano povere ma oneste, generose e gentili.

Scritta da Benedetta Senesi il 5 febbraio 2018

ascoltato, sovrastato dal frastuono di pochi ricchi, che sono sempre di meno e sempre più ricchi. Davanti alla dignità umana calpestata spesso si rimane a braccia conserte oppure si aprono le braccia, impotenti di fronte all’oscura forza del male. Ma il cristiano non può stare a braccia conserte, indifferente, o a braccia aperte, fatalista, no. Il credente tende la mano, come fa Gesù con lui. Presso Dio il grido dei poveri trova ascolto. Domando: e in noi? Abbiamo occhi per vedere, orecchie per sentire, mani tese per aiutare, oppure ripetiamo quel “torna domani”? «Cristo stesso, nella persona dei poveri reclama come a voce alta la carità dei suoi discepoli» (ibid.). Ci chiede di riconoscerlo in chi ha fame e sete, è forestiero e spogliato di dignità, malato e carcerato (cfr. Mt 25,35-36). Il Signore tende la mano: è un gesto gratuito, non dovuto. È così che si fa. Non siamo chiamati a fare del bene solo a chi ci vuole bene. Ricambiare è normale, ma Gesù chiede di andare oltre (cfr. Mt 5,46): di dare a chi non ha da restituire, cioè di amare gratuitamente (cfr. Lc 6,32-36). Guardiamo alle nostre giornate: tra le molte cose, facciamo qualcosa di gratuito, qualcosa per chi non ha da contraccambiare? Quella sarà la nostra mano tesa, la nostra vera ricchezza in cielo. Tendi la mano a noi, Signore, afferraci. Aiutaci ad amare come ami tu. Insegnaci a lasciare ciò che passa, a rincuorare chi abbiamo accanto, a donare gratuitamente a chi è nel bisogno. Amen. https://w2.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2018/documents/papa-francesco_20181118_omelia-gionatamondiale-poveri. html

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l 1° dicembre scorso la Auguri Elisabetta Betta Giovagnini, che abita ai Cordoni, ha compito 90 anni; è stata festeggiata presso il ristorante "Il Cerro" di Caprese Michelangelo da una bella nidiata di figli e nipoti; quasi 30. Oltre agli altri parenti. La Betta, che ad Anghiari tutti conoscono e saranno ben lieti di venire a conoscenza di questo eccezionale anniversario, è nata infatti il 1° dicembre del 1928. Anche la Redazione, assieme ai parenti ed agli amici, fa i migliori auguri di lunga vita e li manda per la Via del Campano, i Cordoni di una volta. Nella foto, l’Elisabetta davanti alla torta che testimonia indiscutibilmente la bella età raggiunta!

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Il tempo passo ‘n va scordèto di Armando Zanchi - Arezzo 1/12/2018

Io da sempre ciò pensèto de Anghièri nun me so scordèto

C’era Pippo* detto Jorio vasellina col pane buono

L’officina con dentro il letto lui sognava il difetto

Tognarino* calzolaio fu Barbiere taglio a mano

Il Lodolino* vero compagno al Cantinone si teneva banco

C’era el Nello* detto Idea che a volte lu’ cantèa

Lì vicino il grande Pirro* dei Paioli i buchi piglio

Ed il povero Anacleto* al Sol del Bove galinaio pieno

Piedighiacci* la mattina portava a spasso la galina

Arialdo* il musicista fisarmonica sempre in pista:

El Sor Cecino* e Gastone commercianti agnelli e cappone

C’era il vecchio* Picurino il motore sempre vicino

Se sentivi il povero Maranna* lui gridava più della Nanna

I Palazzari* in trasferta dalla fornace alla finestra

Qui sotto un po’ di informazioni sui personaggi anghiaresi ricordati da Armando

* Nello Senesi, conosciuto di più come Idea, era un bravo cantante e si è esibito anche con il complesso AGLES. * Gastone e il babbo erano commercianti di pollame e agnelli e ci sapevano fare negli affari. Frequentavano i vari mercati e fiere della Provincia. Poi questi polli, conigli e agnelli li vendevano a Firenze. Compravano anche ferraccio, stracci e ‘coccole’ per fare il gin. * Pippo – Il suo vero nome era Jorio e si adattava a fare svariati lavori. Si parla dei tempi in cui del pane ce n’era poco, ma di miseria ce n’era tanta. L’episodio riferito è di quando Pippo, avendo ricevuto dell’olio di vasellina, pensava che fosse olio buono e, naturalmente, ci ha condito il pane. * Pirro – Accomodava i paioli e partiva per la campagna con il garzone portando tutti gli attrezzi necessari per accomodare sì i paioli ma anche marmitte e lumi a carburo. * Picurino aveva una grande passione per i motori ed essendo meccanico, tutti gli anni si esibiva nel montare un ‘motore a foco’ nell’orto del Comune. Era il divertimento dei molti ragazzini dei dintorni che lo aiutavano in questa operazione. Poi passata l’estate, lo rismontava e lo teneva in casa. Poi, c’era il momento della messa in moto. Fra prove e riprove alla fine partiva ma era troppo pesante. Probabilmente veniva utilizzato con una macchina da battere Piccoli per il grano che allora si seminava anche nell’orto del maestro Cherici o nel campo di Giorgino o alla Portaccia. * Anacleto era conosciuto come Clèto. Gli piacevano i cavalli e curava i cavalli di Bartolino. Su di lui ci sono molti aneddoti simpatici. * Maranna berciava il pesce (andava in giro annunciando a gran voce che c’era la vendita del pesce o della cosiddetta carne di seconda o altre mercanzie). Anche la Nanna annunciava la vendita delle varie merci fra cui migliaccio o porchetta e salamoia, però Maranna aveva la voce più forte. Si dice che quando ‘berciava’ dalle mura lo sentivano anche dal Molinello e oltre.

*Tognarino era barbiere e calzolaio. Abitava nel Bordello, oggi via della Misericordia. Ai ragazzi faceva i capelli e poi accomodava le scarpe. Quando faceva il conto delle scarpe, tirava fuori una lista lunga di materiale che si rizzavano i capelli, ma poi si accontentava di poco e spesso, conoscendo la situazione delle famiglie, ci rimetteva anche. Era una persona onesta. * Piedighiacci - A quei tempi gli anghiaresi del centro storico possedevano delle galline per uso familiare e le portavano, con un cordino legato ad una zampa, a razzolare al Campo della Fiera. Anche Piedighiacci aveva la sua gallina. * Palazzari – Era una famiglia di grandi vasai ed abitavano in fondo alla Calabria, poco prima della prima porta della Portaccia. Fiore e Francesco erano anche musicanti nella “Banda”. La loro fornace si trovava fuori della Portaccia, è il palazzo dove c’è l’orologio. *Lodolino ha fatto il Cantoniere Comunale fino alla pensione. Durante la guerra è stato partigiano e poi ha trovato una ragazza che abitava nei dintorni delle Ville di là dal Cerfone e portò Armando Zanchi a conoscerla. Siccome c’erano altre ragazze, sperava che lui si fidanzasse con un’altra sorella. Solo che poi Armando è andato in Francia, ma finì anche per il Lodolino. Anche dopo sposato al Lodolino piaceva andare in giro alle varie feste che, nonostante la tanta miseria, si facevano nei vari posti. Poi lui cantava anche in ottava rima e sicché ci scappava anche una merenda e un bicchiere di vino. *Arialdo, conosciuto come il ‘Palle’, era un grande fisarmonicista e partecipava a molti veglioni dove lo invitavano con il suo amico ‘Bietolino’. I veglioni a quei tempi si chiudevano con la canzone “Buonanotte angelo mio”. Poi c’erano anche le veglie nelle case dei contadini nel nostro territorio. Erano occasioni di divertimento e di ballo per i tanti giovani che giungevano, a piedi, anche da svariati chilometri di distanza. Ha fatto parte anche della Banda Musicale per tantissimi anni. Di lui ricordo che spesso eseguiva la simpatica canzone “La creazione del mondo”.

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Oggi si fa la foto

una bella abitudine oggi in disuso

La maestra Mirella Ferri ha fatto pervenire alla Redazione questa foto che ritrae gli scolari della V classe della Scuola Elementare di Le Ville. A quel tempo la scuola era “Ai Vagnoni”: se ne parla anche a pag 17. La foto è stata scattata il 10 marzo del 1959: era di martedì. Per la maestra Mirella era uno dei suoi primi incarichi.

Guidi, Maria Teresa Fiotti, Anna Maria Baglioni, Giovanni Vagnoni, Teresa Nocentini, Filomena Puleri, Santa Nocentini, Livia Bellucci.

Sono raffigurati da destra: Maurizio Checcaglini, Walter Cherici, Silvano Boncompagni, Gio Batta Ulivi, Lorenza

Erano assenti alcuni alunni fra cui Maria Gabriella Lodovici ed Elisa Romanelli.

La morte di Zi’ Teresa

Madre e figli con coraggio si decidono altro ingaggio

Arriva l’ora del riposo forse lei un po’ odioso

Altro pezzo di questo Anghiari se n’è andata agli altari

Le risorse e le sue forze lì sul tavolo faceva scorte

Lì lasciando il Ristorante fare Pizze in altre stanze

Una vita lavorata la famiglia allevata

Questa donna innamorata della vita sua donata

Sono tanti gli invitati da Zi’ Teresa lì sfamati

Un lavoro per tanti anni Zi’ Teresa portava avanti

Lei insieme al caro Olivo un lavoro ormai finito

Al lavoro del Ristorante in un modo eclatante

Ma gli anni di lavoro stanno pesando anche per loro

All’età ormai raggiunta siamo in cima alla punta

Zi’ Teresa ora a riposo lì vicino al suo sposo:

di Armando Zanchi Arezzo, 28/11/2018

Davanti, in ginocchio e da sinistra, Lidia Bellucci, Anchise Carboni, Ivo Barna, Aldo Guadagni.

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Gita ai presepi

A Cortona e al lago Trasimeno giovedì 27 dicembre 2018

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urtroppo anche questo Natale si è concluso! Ma ovviamente non è mancata la magnifica gita a vedere i presepi insieme a Don Marco e l’Unità Parrocchiale di Anghiari! Quest’anno le destinazioni sono state: Cortona, Camucia e Lago Trasimeno. Arrivati a Cortona, ci siamo diretti verso il Santuario di Santa Margherita, chiesa del 1200, dove sono situate le spoglie mortali della Santa. All’interno della chiesa, ci ha accolto un presepe molto grande; strutturalmente non aveva nulla di particolare, ma la scritta che c’era sopra la capanna “Gesù, luce del mondo” ci ha imposto di pensare che l’unica strada illuminata da seguire è la fede. Trasferitici nel Monastero di Santa Chiara dell’ordine delle Clarisse, abbiamo trovato un presepe originale composto solo da Giuseppe e Maria con il bambinello all’interno di un tronco. Passati a vederne altri nel Monastero Cistercense della SS. Trinità e nel Duomo di Cortona, la nostra vi-

sita cortonese si è conclusa nella Chiesa di San Filippo dove abbiamo ammirato presepi di ogni tipo (meccanico, astratto, in carta pesta…). Dopo una pausa ristoratrice, il nostro viaggio è proseguito verso Passignano sul Trasimeno. Ci siamo recati alla Rocca, da cui si poteva osservare a 360 gradi tutto il lago. Proprio qui stavano giusto allestendo un presepe vivente dove, per la gioia dei bambini più piccoli, un gentile signore ha fatto toccare loro con mano un vero asinello e una pecora in carne e ossa. Ringrazio Don Marco e coloro che hanno contribuito alla riuscita di questo viaggio perché secondo me questa non è stata una gita di piacere, ma è un modo per stare vicino, confrontarci l’un l’altro avvicinandoci alla luce di Gesù. Alessia Alberti Nella foto in alto, il gruppo dei gitanti davanti al Santuario di Santa Margherita a Cortona.

Da casa vostra è passata la cicogna? Mandateci le informazioni, le pubblicheremo volentieri. 28


Ciao Anghiari, spero di rivederti!

Fatale entusiasmo giovanile

e ritrovare i posti della mia infanzia

Ricordo dei quattro giovani trucidati alla Scheggia

ono maremmana di origini valtiberine, per questo approfitto dell’invito che ci rivolge “L’Oratorio” per mandare anch’io un articoletto. Dunque, mio padre, Prospero Olivieri, era di S. Fiora, dove ho ancora tanti miei carissimi parenti, mentre mia madre, Maria Fanciullini, era nata alla Vigna del Poggio ad Anghiari. I miei nonni, Giuseppe e Concetta (Mafucci) in età avanzata lasciarono il podere e andarono ad abitare in via del Castello Antico in Anghiari. Ricordo il panorama bellissimo che si vedeva da una finestra della nonna, che guardava verso la Valtiberina: ma di questa meraviglia credo di aver già parlato… Nel portone accanto a quello della nonna abitava l’Amelia, che aveva una figlia più o meno della mia età: la Carla. Naturalmente quelle poche volte che potevo venire a godermi nonni, parenti e quei posti bellissimi, stavo con questa amica, la quale mi faceva conoscere altre compagne di giochi e di scuola. Sono passati almeno settant’anni da quando l’ho conosciuta e seppure, sposandosi, è andata ad abitare lontano (a Torre Pedrera) ci siamo tenute in contatto telefonico fino a che, di recente, un triste giorno, la mia amica (ed anche un po’ parente) la Fausta, mi ha detto di aver visto un manifesto dove si diceva che “…Carla Leonardi, un’anghiarese doc…” era morta… Permettetemi dunque di ricordarla, sia pure da lontano. Quando ero bambina ed ho conosciuto le sue compagne, alcune sono diventate delle care amiche, come la Mirella Ferri e la Verena. Con la prima non siamo quasi più in contatto anche perché ormai frequenta pochissimo Anghiari e anch’io dalla Maremma ci vengo di rado, ma Verena no: Verena è l’Amica con l’A maiuscola. Se ho ancora la forza ed il coraggio di lasciare per qualche giorno Grosseto, vengo su. Ho la gioia di rivedere dei posti bellissimi e veramente amati, i miei cari parenti... e la Verena presso la quale soggiorno: anche lei, del resto, fa delle piccole e rarissime visite in Maremma, da me. Certo che tornando ad Anghiari è triste non trovare più Giovanni, Gastone, Nazzareno, la Teresa… e adesso sapere che neppure con la Carla ci incontreremo più… Ma quando (se…) potrò tornare farò come nell’estate scorsa una passeggiata da sola per il paese per ritrovare i posti dove “bazzicavo” da bambina con le amiche, magari piangendo di tenerezza per i ricordi e di tristezza per ciò (e chi…) non c’è più. Ciao Anghiari, spero di rivederti! Antonietta Olivieri Nelli

Mi chiamo Mario Farinelli e sono nato a Lippiano il 18/9/1927. Sono sposato con Annita Brardi, nata a Padonchia di Monterchi il 30/04/1934 e viviamo a Roma dal 1954. Come ogni anno, facciamo visita nei luoghi dove siamo nati. Durante l'ultima visita siamo stati a visitare la chiesetta di Padonchia dove Don Bruno ci ha uniti in matrimonio nel 1954. In quell'occasione, abbiamo preso una copia del vostro giornale e, con sorpresa, abbiamo letto l'articolo su Don Bruno e quello in cui si parla dei ragazzi di Monterchi uccisi dai tedeschi nel giugno del 1944. Francesco Franceschi (di Angelo, nato nel 1924 a Monterchi) lo conoscevo bene, gestiva l'ufficio del dazio a Lippiano. Molto spesso dentro questo ufficio io, con un altro amico di Lippiano, Nello Poletti, ci ritrovavamo per giocare a carte. Francesco era un ragazzo molto generoso: ci portava sempre del cibo proveniente dalla sua famiglia benestante (erano possidenti terrieri), salami, formaggi per condividerlo con noi. Già altre volte ci eravamo trovati insieme ad altri suoi amici di Monterchi per giocare e mangiare insieme nell'ufficio. Quel giorno fatale Francesco si presentò a Lippiano con i suoi tre amici di Monterchi e con un sacco contenente delle armi all'interno. Eravamo in sei. Dopo tanti anni, ricordando quel momento, mi rendo conto che fui spinto dall'entusiasmo di un giovane di 16 anni: prendemmo un fucile a testa e ci avviammo verso la macchia, in direzione della Civitella, non sapendo a che cosa stavamo andando incontro. Quando calò la notte, io e il mio amico di Lippiano decidemmo di tornare indietro perché eravamo preoccupati per i nostri genitori che non sapevano nulla. Dopo qualche giorno si seppe della tragica fine degli altri. Questa esperienza ha sempre fatto parte della mia vita e tante volte l'ho raccontata ai miei figli e nipoti; ritrovarla nel vostro giornale mi ha fatto tornare indietro di 75 anni alla mia giovinezza e a un momento che mi ha segnato profondamente. Ho deciso di scrivervi il mio ricordo in onore di quel gruppo di giovani del '44 che porto nel mio cuore.

S

Grazie Un caloroso saluto Mario Farinelli della Maria di Lippiano

Controllate che il vostro indirizzo sia esatto Così non verrà dispersa nessuna copia 29


Presepe in parrocchia Realizzati dai volontari delle varie comunitĂ

Tubbiano

Catigliano

Micciano

Maddalena

Valealle

Croce

Propositura

Santo Stefano

Ponte alla Piera

Tavernelle

Carmine

San Leo

Sant’Agostino

Viaio

Ripa

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Sovara


fotocronaca

Curiosi a Falciano - Sabato 15 dicembre, una parte di “Curiosi” sono andati a curiosare a Falciano dove, ne abbiamo parlato anche ‘l’anno passo’, esistono ancora due mulini ad acqua funzionanti ed un terzo è in via di sistemazione. In effetti, però, i mulini erano ben cinque, e tutti macinavano con la stessa acqua. Ad attendere i Curiosi c’era Furio (a destra nella foto), manovratore delle macine, o palmento che dir si voglia, che ha spiegato il funzionamento e le caratteristiche del mulino. È stata una simpatica serata passata in quella frazione di montagna, con un discreto fresco, da cui i Curiosi sono tornati con rifornimento adeguato di farine ed in particolare con quella di castagne. Fiaccole - Fra le iniziative organizzate ad Anghiari durante il periodo natalizio, c’è stata quella, molto suggestiva, della illuminazione di Anghiari solo con le fiaccole. Una bella iniziativa, apprezzata dai residenti e dagli ospiti che in questa occasione hanno visitato Anghiari. Nella foto (di fp) uno degli angoli più suggestivi, molto bello anche di giorno. È la scalinata che porta verso il “Campano”, conosciuta però di più come “I Cordoni”. Un periodo era realuizzata in mattoni ed infatti per un po’ di anni, anche quando i mattoni non c’erano più, il posto veniva sempre indicato come le Scalette rosse. Avvento - L’Avvento è l’inizio dell’Anno Liturgico e la Chiesa ci ha chiesto di predisporre la nostra vita ad accogliere Colui che viene: è Cristo che il giorno di Natale è nato, si è incarnato ed è diventato la salvezza per il suo popolo. Quindi l’Emmanuele. È fortemente sottolineata l’attesa, l’attendere; e far sì che il nostro cuore non sia distolto da quest’attesa. Davanti all’altare maggiore della Propositura sono state preparate queste quattro candele che, accese una in più ogni domenica di Avvento, volevano evidenziare il passare di questo tempo di preparazione e di attesa. Cena dei capifamiglia – L’occasione di questo incontro è la festa dell’ex patrono della Comunità di Tavernelle, Sant’Andrea Apostolo: adesso invece è sotto il titolo Assunzione di Maria Vergine decisione presa dal Vescovo D’Ascenzi. A Galbino, dove c’è stata la sede della parrocchia per centinaia di anni, nella occasione della festa a Sant’Andrea Apostolo, viene fatta una celebrazione solenne alla quale partecipano tutte le famiglie. La parrocchia poi invita tutti i capofamiglia (come continuazione di una vecchia tradizione) ad una cena, organizzata dalla Compagnia di Galbino, presso il Centro la Famiglia a Tavernelle. È un’occasione per ritrovarsi ed anche per ringraziare coloro che sono vicini alla parrocchia e prestano dei piccoli servizi e si rendono disponibili o lavorano per la Festa della Famiglia. Certo non sono mancate le donne che, come sono sempre disponibili, hanno dato una mano. Le nominiamo volentieri: Nada, Carla, Nerella, Eva, Lorella, Alessandra, Cristina, Tamara, Patrizia, Marinella.

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Un biglietto particolare

I progetti della Filarmonica

Felicino e Liliana ci hanno mandato un ricordo per una ricorrenza importante della loro vita.

omenica 18 novembre 2018 alle ore 10, presso la sede, si è svolta l’Assemblea dei soci della Filarmonica “Pietro Mascagni” di Anghiari che vedeva tra i punti all’ordine del giorno l’approvazione del bilancio preventivo. Ringraziamo i soci che, nonostante il giorno di riposo, hanno partecipato all’Assemblea. Dopo i saluti di apertura, la comunicazione importante che alla fine dell’anno ci sarà, per scadenza triennale, il rinnovo del Consiglio Direttivo. Il Presidente Domenico Rossi ha esposto la situazione attuale dei corsi di danza e di musica e l’inizio, quest’anno anticipato a Novembre, dei progetti effettuati in collaborazione con l’Istituto Comprensivo di Anghiari e Monterchi, che da anni vedono coinvolti gli Insegnanti della Filarmonica nelle Scuole dell’Infanzia e Primarie. Il progetto, promosso in stretta collaborazione con gli Insegnanti dell’Istituto Comprensivo, è portato avanti con l’obiettivo primario di avvicinare gli alunni all’ascolto, alla comprensione, alla produzione di musica e al movimento, e vuole confermare l’importanza di queste attività nella vita scolastica, discipline che sono alla base del processo di formazione dei ragazzi. Altra realtà importante che meriterebbe spazio ben più ampio oltre queste righe, è il Gruppo Bandistico, che grazie alla volontà e al prestigioso lavoro del maestro Cesare Chieli ha ripreso vita e vigore, riportando in auge quello che è stato da sempre uno dei fiori all’occhiello della nostra società, presenza fedele e costante durante le manifestazioni salienti paesane e non solo. Confidiamo che molti giovani, grazie anche al progetto fatto a scuola “Dai fiato alla Musica”, si avvicinino allo studio degli strumenti a fiato per prendere parte a quest’importante realtà che ci ha sempre reso tanto orgogliosi. Sono state molte le proposte artistiche e di collaborazione che sono arrivate dai soci presenti all’assemblea e siamo veramente felici di accoglierle per quanto possibile, perché crediamo fortemente che il lavoro e la collaborazione reciproca siano elementi fondamentali per far sì che la Filarmonica possa continuare a svolgere il suo lavoro e offrire il suo servizio per la comunità nel miglior modo possibile. Non possiamo assolutamente dimenticare che ogni famiglia anghiarese ha avuto una importante contaminazione con la nostra associazione, quindi se volete bene alla Filarmonica diventate soci e sosteneteci! È stata una mattinata di grande soddisfazione soprattutto anche quando il socio Piero Lega ci ha consegnato una busta con lettera dei suoi due piccoli nipotini, Sofia Lega e Pietro Vannini, che con grande generosità, per la seconda volta, hanno deciso di devolvere alla Filarmonica il ricavato della vendita dei “semi di girasole giganti”, chiedendoci l’impegno di acquistare degli strumenti musicali per i giovani musicisti. Un bel gesto che abbiamo apprezzato particolarmente, visto che è venuto da due giovanissimi amici della Filarmonica e che presto sicuramente faranno parte attiva della nostra famiglia.

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er l’anniversario delle nostre nozze d’oro abbiamo mandato ad amici e parenti un biglietto-ricordo preparato dai ragazzi, diversamente abili, del laboratorio sociale di cui sono un volontario, accogliendo coppie, ragazze e ragazzi, non solo giovani, che conversano leggendo i giornali, raccontando a voce le loro esperienze, i loro vissuti, per poi scriverli, sotto dettatura, nei loro quaderni. Spesso guardiamo al computer varie trasmissioni televisive: Linea bianca, Linea verde, Geo&Geo, Borghi italiani, Sereno variabile e gare sportive importanti per poi commentarle aggiungendo osservazioni e impressioni. Sono passati 50 anni dal 4 maggio 1968 (nella foto don Nilo celebra il loro matrimonio): percorrendo una carriera scolastica, alle elementari, in parte nel comune di Anghiari: Pianettole, Bagnaia e 3 anni al Ponte alla Piera, ed il resto in Val di Fiemme, e soprattutto, 33 anni a Cavalese. Nonostante la mentalità, l’ambiente fisico, sociale e storico diversi da quelli del paese natio, mi sono trovato bene (un emigrante di lusso) con i colleghi, con i superiori e con le numerose famiglie conosciute trovando anche moglie, insegnante elementare, Liliana. Sono nati 4 figli, rispettosi verso le persone e l’ambiente dove abitano e dopo lo studio (3 si sono laureati e l’altro è infermiere diplomato) hanno trovato presto un buon lavoro. Io e mia moglie abbiamo cercato di educarli meglio possibile, anche con l’ausilio della religione che, secondo noi, è una marcia in più. A loro volta si sono sposati con serie signorine, son diventati papà ed io ho piantato nel giardino 5 alberi da frutto per ricordare ogni nipotino con un’etichetta in bronzo, creata da un’amica anghiarese, con il nome dei nipoti (2 maschi, poi 3 femmine) e la data di nascita. Io e mia moglie siamo in pensione ed in forme diverse aiutiamo un po’ la comunità di Cavalese.

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Nella foto di Carlo Giabbanelli, una bella immagine di alcuni ‘musicanti’ che si sono esibiti ad Arezzo nel 1978.

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Le castagne del Pratomagno*

Rinati dall'acqua e dallo Spirito

E noi aggiungiamo anche quelle di Anghiari, perché la situazione illustrata nell’articolo che segue, è la situazione anche delle famiglie delle nostre zone collinari.

I nuovi nati che hanno ricevuto la Vita nuova di Cristo risorto nel sacramento del Battesimo:

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er secoli le popolazioni dell’Appennino, dalla Liguria alla Calabria, sono sopravvissute grazie alle castagne: fresche, secche, trasformate in farina. E con la farina si faceva la polenta, il castagnaccio, il pane e la pasta in miscela con la farina di grano, le frittellone… La castagna, 365 giorni all’anno, era la base dell’alimentazione. Poi, c’erano i frutti e le erbe spontanee, un po’ di farro, un po’ di ceci, un po’ di lenticchie, un po’ di patate (fino a 700-800 m.), un po’ di funghi, la pecora o la vacca e, dove c’erano anche querce, lecci e faggi, il maiale. I contadini più intraprendenti avevano gli alveari; col legno di castagno facevano zoccoli, scale, bigoni, bigonce, cistelle e gli artigiani, i mobili; le bigonce venivano scambiate con le acciughe salate… Poi c’era il periodo del passaggio delle pecore e delle vacche, che salivano sui prati d’altura e rappresentavano un’opportunità di scambio… Era un piccolo mondo che, a suo modo, viveva. Con gli anni Sessanta è finito tutto; oggi c’è una lenta ripresa dei consumi di castagne e della farina, dei ceci e delle lenticchie… * Beppe & Giuseppina Bigazzi, 365 giorni di buona cucina, Giunti Editore S.p.A., 2015, pag. 106.

Paulo Eduardo Giabbanelli Nunes di Claudio e Michelle Nunes Rocha, è stato battezzato, domenica 16 settembre 2018, da don John, nella Chiesa di Propositura. Lorenzo Ivanhoe Comparone di Donato e Francesca Pernici è stato battezzato sabato 22 settembre 2018, da don John, nella chiesa della Propositura. Sofia Rosa Marra di Simone e Ivana Mokosova è stata battezzata, sabato 30 settembre 2018, da don Marco, nella Chiesa di Badia. Adele Rossi di Michele e Chiara Lombardo, è stata battezzata da don Alessandro, sabato 1° dicembre, nella Chiesa di Sant’Agostino. Giovanni Matusali di Gregory e Francesca Giovagnini, è stato battezzato da don Marco, sabato 8 dicembre 2018, nel Santuario del Carmine. Gregorio Giovagnoli di Matteo e Marcella Martini, è stato battezzato da don Marco, lunedì 24 dicembre 2018, vigilia di Natale, nella chiesa della Propositura.

Vuoi che l’Oratorio venga spedito a qualche amico o conoscente che abita anche all’estero? Lo possiamo fare! Mandaci il suo indirizzo! Altro lutto al Castello antico La Carla Leonardi

Ma il ricordo infantile di tante cose che fu l’avvenire

Sempre vicini e mai lontani sempre il saluto da paesani

Questa Cittadina che Anghiari amava ma da sposata si è allontanata

Io Garzone del padre Lattoniere Carla ed Orazio vedevo sempre insieme

Per tanto tempo la cara Carla sempre il saluto lei mi manda

Di quella vita che era prosperosa dove la morte à fatto tavola rasa

Ma ricordava con la scrittura la bella vita di Tralemura

E qualche volta se bene ricordo io la Carla l’ò presa anche in collo

Ora il richiamo di brutta morte ora riposa le sue spoglie

Quante famiglie lì avevano vissuto non si ritrova il primo tessuto

Ella era nata di sotto a casa mia dove la vita era mia e la sua

Siamo nati in quel Castello Antico che pure io lontano ò tradito

Al caro fratello suo Orazio come un padre io lo abbraccio

Tutti la morte li à accaparrati in quella via dai tanti nati:

di Armando Zanchi Arezzo, 6/12/2018

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Notizie dalle parrocchie di Monterchi a cura di Matteo Romanelli

FEBBRAIO - MARZO 2019 Domenica 3 febbraio festa di S. Biagio, patrono di Pocaia. S. Messe a S. Biagio alle ore 10:00 e alle ore 16:00, seguite dalla tradizionale benedizione della gola. Mercoledì 6 marzo inizio della Quaresima, benedizione e imposizione delle Sacre Ceneri, digiuno e astinenza. Ore 16:00 S. Messa a Monterchi, ore 17:00 a Pocaia. N. B. In Quaresima verranno effettuati incontri di preghiera e di catechesi a cui sono invitati adulti, catechisti, fidanzati e gruppi di preghiera nella Chiesa della Madonna Bella sui risultati del Sinodo diocesano. BENEDIZIONE DELLE CASE E DELLE FAMIGLIE Sabato mattina 30 marzo dalle ore 9:00 alle 13:00 benedizioni delle famiglie di Gambazzo, Pianezze e Tarsignano. Lunedì 1 aprile nel primo pomeriggio benedizioni delle famiglie di Ripoli, Fonaco e Borgacciano Dal 2 al 6 marzo benedizioni delle famiglie e aziende residenti nella parrocchia di S. Biagio a Pocaia. Dall’8 al 13 marzo benedizione delle famiglie, botteghe e aziende della parrocchia di S. Simeone a Monterchi PROGRAMMA DELLA SETTIMANA SANTA E DELLA PASQUA 2019 Nel pomeriggio della Domenica delle Palme 14 aprile e del Lunedì e Martedì Santo, Quarantore nella Pieve Arcipretura di Monterchi Lunedì 15 aprile benedizioni delle restanti famiglie della parrocchia di Padonchia Mercoledì Santo 17 aprile alle ore 21:00, Confessioni Pasquali per tutti a Padonchia Giovedì Santo 18 aprile Messa In Coena Domini alle ore 17:00 a Pocaia e ore 18:00 a Monterchi. Alle ore 21:00 i confratelli della Misericordia e della Compagnia del SS.mo Sacramento assieme ai gruppi di preghiera si raccoglieranno in adorazione davanti all’Urna contenente l’Eucarestia nella chiesa di S. Simeone. Venerdì Santo 19 aprile Pasqua di morte del Signore: astinenza e digiuno. Liturgia della morte del Signore alle ore 15:30 a Monterchi e alle ore 17:00 a Pocaia. Alle ore 21:00 solenne Via Crucis e processione di Gesù Morto e della Madonna Addolorata con raduno e partenza nella piazzetta vicino alla sede della Misericordia. Sacerdoti, ragazzi della Prima Comunione e della Cresima, Confratelli della Misericordia e delle Compagnie di Monterchi e Padonchia e tutto il popolo di Dio saliranno lentamente in preghiera e meditazione verso il centro storico e nella Pieve-Arcipretura di S. Simeone si concluderà il rito con breve omelia e Benedizione con la Reliquia della S. Croce. Sabato Santo 20 aprile Confessioni dalle 16:00 alle 17:00 nella chiesa della Madonna Bella a Pocaia e dalle

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17:00 alle 18:00 nella chiesa di S. Simeone. Alle ore 21 Veglia pasquale e S. Messa a Pocaia. Alle ore 23:00 confessioni in Pieve – Arcipretura a Monterchi. Alle 23:30 Veglia pasquale seguita dalla Messa di mezzanotte della Risurrezione del Signore nella medesima chiesa di S. Simeone Profeta. Domenica 21 aprile PASQUA DI RISURREZIONE Alle ore 8:00 S. Messa nella chiesa di S. Biagio a Pocaia. Alle ore 9:00 S. Messa nella chiesa di S. Michele Arcangelo a Padonchia. Ore 10:00 S. Messa nel Santuario della Madonna Bella a Pocaia. Ore 11:15 S. Messa nella Pieve – Arcipretura a Monterchi. Ore 18:00 S, Messa Vespertina a Monterchi. Lunedì di Pasqua 22 aprile Confessioni e Comunioni pasquali nella Chiesa di S. Biagio a Pocaia dalle ore 8:00 alle 12:30 ALTRE NOTIZIE Il 17 gennaio, come da tradizione, è stata celebrata a Monterchi la tradizionale Festa di S. Antonio Abate. La storica fiera, tra le più importanti della Val Cerfone, si è invece tenuta nei giorni di sabato 19 e domenica 20, con alle ore 15:30 la Benedizione degli animali e dei mangimi nel piazzale del Mercatale Anche quest’anno, nella mattinata di sabato 15 dicembre per iniziativa dell’assessore al Sociale, si è svolta presso la mensa della scuola la festa dei nonni e degli anziani, con la collaborazione delle varie Associazioni paesane. Alla celebrazione della S. Messa da parte dell’arciprete don Quinto Giorgini è seguito il pranzo sociale e lo scambio degli auguri per le festività natalizie. Migliaia di persone hanno visitato anche quest’anno il Presepe Vivente organizzato intorno alla chiesa di Le Ville e quello artigianale e tecnico nell’antica cripta della chiesa arcipretale di Monterchi. Nel giorno dell’Epifania dedicato alla Santa infanzia, dopo la solenne Benedizione ai bambini e fanciulli, fuori dalla chiesa, la Befana organizzata dalla Pro Loco monterchiese, ha distribuito a tutti la tradizionale calza. In alto, il Vescovo D’Ascenzi in occasione della sua visita pastorale nel 1984 alla chiesa di San Biagio.


Bilancio triennale del Comune di Anghiari

Assegno alla natalità, misure in favore del commercio, efficientamento energetico i punti principali

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l Bilancio triennale del Comune di Anghiari contiene alcune misure che potranno essere utilizzate soprattutto in quelle situazioni di maggior bisogno in cui versano ormai numerose famiglie e le attività economiche. Un’importante novità arriva quindi per i redditi medio bassi attraverso l’esenzione dell’addizionale comunale fino a 15 mila euro. Sopra tale soglia, in vista delle novità approvate dal Parlamento, è prevista un’unica aliquota per favorire la semplificazione e la riduzione del carico fiscale generale su famiglie, professionisti e imprese. In un momento di ristrettezze economiche è doveroso d’altra parte pensare alle persone che hanno di meno. Segnaliamo poi l’introduzione del contributo straordinario alla natalità per il primo anno di vita. Si tratta di una misura volta a favorire la famiglia, il nucleo fondamentale su cui si basa la nostra società. La misura dell’assegno sarà di 500 euro una tantum. È stato poi predisposto un fondo per favorire la nuova imprenditorialità e il commercio all’interno del centro commerciale naturale. Si tratta di agevolazioni in conto affitti per le nuove attività commerciali, artigianali, agroalimentari e botteghe artistiche all’interno del centro storico. Ora è necessario che almeno qualcuno dei nostri giovani, per sua scelta, tenti una iniziativa nel nostro centro storico che dia a lui una risorsa economica e nuova vitalità al centro storico stesso. Un altro punto importante che ci auguriamo possa mettere il nostro Comune all’avanguardia per il risparmio energetico e per la riduzione dell’inquinamento luminoso è quello di mettere annualmente a bilancio risorse da investire per la sostituzione dei vecchi corpi illuminanti in favore di impianti con tecnologia LED ad alta efficienza energetica. Infine, un impegno che ci auguriamo possa

risolvere alcune problematiche sulla sicurezza avvertite particolarmente dai cittadini: è quello per cui sono stati messi a bilancio delle risorse per cofinanziare un progetto che prevede l’istallazione di una postazione di “varco elettronico” per il controllo degli accessi e il rilevamento dei flussi veicolari e alcune telecamere di “contesto” nei punti sensibili del centro storico. Altre misure extra potranno essere prese, già a partire dal 2019, per la manutenzione di strade comunali e strade vicinali da rendicontare in lavori di bitumature e per la fornitura di pietrisco.

Nella foto in alto una assemblea del Consiglio Comunale di Anghiari e, qui sopra, Anghiari illuminato con fiaccole il 26 dicembre scorso.

Franco Badini da Castello, stimolato dal num 6 dell’Oratorio e interpellato da veneziani suoi ospiti a Caprano che lo hanno sentito dire... “dormi come un ceppo”, ha pensato di scrivere in proposito e così mandare degli auguri particolari: eccoli!

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l Natale, un tempo non lontano, era il periodo del “ceppo”. Si diceva: lo faremo pel ceppo, oppure… si rimanda al ceppo. Il ceppo era un bel pezzo di tronco, possibilmente di quercia perché dura di più, messo via per tempo in attesa di essere posto sul focolare (da cui il detto: dormi come un ceppo). Veniva acceso la sera della Vigilia, dopo che attorno si era riunita la famiglia, doveva andare piano piano tutta la notte per scaldare il Bambinello e quando sembrava spento, bastava percuoterlo con la paletta o le molle ed ecco che si sprigionavano le… ‘caluvvie’ (ad Anghiari si direbbe con una sola v ‘caluvie’), simili a piccole stelle che stupivano i bambini. La cenere del ceppo veniva sparsa poi nell’orto per migliorare la terra e tenere a ‘bada’ gli insetti nocivi. Buon Natale e Buon Ceppo a tutti. Franco e Teresa

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VOCI DA VIA BOZIA le iniziative e le attività dalla Scuola Primaria

Inizia da questo numero una nuova collaborazione dell’Istituto Comprensivo con L’Oratorio. La scuola è una realtà fondamentale nella vita della comunità e con questa rubrica ci piacerebbe far conoscere alla nostra gente quello che succede tra le mura scolastiche, far sentire alcune di quelle voci che ogni mattina si incrociano e cercano di trovare insieme il modo migliore per gettare le basi della comunità adulta di domani. Purtroppo non si può raccontare tutto, cercheremo però di tenervi aggiornati sulle nostre attività ed iniziative e di raccontarvi il meglio di quanto accade. Per il momento un sincero ringraziamento al Direttore Responsabile dell’Oratorio e a tutto lo staff che si occupa della sua pubblicazione.

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di foto dalla Bozia

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Voci da Via Bozia »» Ciao Maestra, come va? »» Oh, ciao! Bene grazie…un po’ stanche perché ieri sera abbiamo finito un po’ tardi…Nel pomeriggio abbiamo preparato la “Sbringolata” con i bambini delle terze! C’era farina un po’ ovunque e tutti si sono divertiti a fare i bringoli come si faceva una volta…a mano!! Voi di quinta avete finito di preparare la “Festa degli Alberi”? (foto 1) »» Sì, ed è stata proprio una bella iniziativa! Oltre alla Mostra dei lavori dei bambini, una serie di lavori davvero pregevoli sugli alberi in tutte le forme possibili (alberi ideali, nell’arte, nella fantasia…), la mattina sono venute anche le Autorità! C’erano l’Assessore, il Maresciallo Mondanelli ed abbiamo piantato tre olivi nel giardino di dietro, quello che si vede dalla Via Nova. (foto 2 e 3) »» Sai che il progetto “Scuola Aperta” sta riscuotendo un gran successo? Oltre a tutte le altre iniziative (Teatro, Lingua Inglese, Lingua Tedesca, Musica), la sezione “Mani Operose” ogni giovedì accoglie 44 bambini che si danno da fare… con le mani! Impastano la pasta di sale, decorano il gesso, tagliano e cuciono. A vederli quando escono alle 18 sembra che si divertano un sacco! (foto 4) »» E poi con quello che hanno realizzato che ci hanno fatto? »» Eh… gli oggetti sono stati venduti al Mercatino della Scuola che c’è stato il 12 Dicembre. (foto 5) Ma lì bisogna ringraziare anche il gruppo dei Donatori di Sangue che tutti gli anni ci aiuta sia ad allestire che nel disbrigo degli acquisti successivi… »» Accidenti, è tardi! Senti, la Gianna suona la campanella… la prossima volta mi racconti meglio un po’ di queste cose…Ciao! »» Va bene! Volentieri! Alla prossima!

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Galleria

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La prima banca locale del Paese La Banca di Anghiari e Stia aderisce al Gruppo Iccrea

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giunto a compimento il complesso percorso legislativo della riforma del Credito Cooperativo italiano. Si tratta di un nuovo sistema di norme e regole che ridisegnano in modo più moderno e funzionale l’assetto organizzativo delle BCC come la Banca di Anghiari e Stia. L’obiettivo è quello di una maggiore integrazione e coesione, per rispondere in maniera adeguata ai mutati contesti di mercato e alle sollecitazioni collegate all’entrata in vigore dell’Unione Bancaria Europea. Il Gruppo Bancario nasce, essenzialmente, con tre finalità: - la stabilità: per rafforzare la solidità e la solvibilità di tutte le BCC aderenti; - l’efficienza: per raggiungere livelli di specializzazione, competenza e professionalità adeguati ai mercati attuali e venire incontro sempre meglio alle esigenze dei clienti; - le sinergie: per permettere di fare ingenti investimenti in tecnologia, ottenere economie di scala e sfruttare i vantaggi competitivi derivanti dall’appartenenza ad una realtà di maggiori dimensioni. I rapporti tra la Capogruppo e le singole BCC, così come i diritti e gli obblighi di ciascuna componente del Gruppo, sono disciplinati in un fondamentale documento –il contratto di coesione– già approvato dalle competenti Autorità di vigilanza ed esaminato dai rispettivi Consigli di amministrazione. La riforma non cancella la storia, la natura e la vocazione della nostra Banca. Anzi, con maggior forza e con più determinazione continueremo a fare quello che abbiamo sempre fatto e che sappiamo fare benissimo: sostenere le famiglie e le imprese del nostro territorio, raccogliere il risparmio e impiegarlo per finanziare e sostenere l’economia delle nostre comunità, le attività imprenditoriali, artigianali, agricole, l’occupazione dei nostri giovani, le iniziative e la vitalità delle tante associazioni locali. I presupposti su cui si basa il Gruppo bancario Iccrea, che sarà il quarto per dimensione degli attivi a livello nazionale, possono essere riassunti nei seguenti pilastri fondamentali: - la funzione di direzione e controllo attribuita alla Capogruppo Iccrea (nella quale le BCC deterranno almeno il 60% del capitale sociale); - il sistema delle garanzie, che comporta l’obbligo di garanzia in solido di tutte le BCC tra loro e con la Capogruppo; - il principio di proporzionalità, in base al quale l’autonomia delle singole BCC sarà proporzionata al loro effettivo stato di salute. Tutti questi strumenti e, più in generale, l’intera filosofia che sta alla base del Gruppo bancario vanno in un’unica direzione: consolidare la fiducia e aumentare la solidità delle BCC. Ciò ci consentirà di continuare a svolgere il ruolo di Banca di comunità in modo ancora più efficace e competitivo, lasciando alle future generazioni una cooperativa ancora più solida ed efficiente. L’Assemblea dei Soci del 15 dicembre scorso ha deliberato i due atti necessari a sancire formalmente l’appartenenza della

nostra Banca al Gruppo Bancario Iccrea: la modifica dello Statuto Sociale per renderlo conforme allo schema approvato dalla BCE e l’adozione del nuovo Regolamento assembleare ed elettorale, anch’esso emanato in conformità a quanto stabilito dalleAutorità bancarie, che ha conseguentemente reso necessaria la determinazione del numero degli amministratori (confermati nel numero attuale di nove membri). La medesima Assemblea ha inoltre preso atto della costituzione della Consulta dei Soci, organo che il Consiglio di amministrazione ha fortemente voluto e che rappresenta il collegamento tra gli esponenti aziendali, i Soci e il territorio. La Consulta avrà fra i suoi compiti l’emanazione di pareri consultivi sui principali fatti aziendali ed in particolare su tutte le decisioni che riguardano la compagine sociale. La Consulta inoltre opererà in stretto collegamento con il Comitato Giovani Soci per rendere coordinate e integrate le iniziative che quest’ultimo organo pone in essere. Dopo l’Assemblea, il Presidente Paolo Sestini ha avuto modo di esprimere la piena soddisfazione per il raggiungimento di questo traguardo storico che consente alla Banca di contribuire alla nascita di un grande Gruppo bancario Cooperativo in Italia. Ha inoltre ribadito come la BCC è e resterà una Banca autonoma, così come è e resterà un supporto indispensabile per l’economia e le comunità locali. Continuerà infatti a basare il suo inimitabile modello di impresa sui valori della mutualità e della centralità della persona, in quanto Banca costituita da persone che lavorano per le persone. Il Direttore Fabio Pecorari, dal canto suo, ha ribadito come l’appartenenza al Gruppo Iccrea consentirà di dare a tutte le BCC aderenti la forza adeguata alla necessaria riorganizzazione e modernizzazione del sistema. Può dirsi terminato il periodo della riforma ed è veramente iniziata una nuova era. Ci sono nuovi bisogni a cui rispondere, grandi spazi da occupare, nuove opportunità da cogliere. Ma soprattutto c’è bisogno di “comunità”, di senso di appartenenza, di costruire legami e connessioni partendo dai territori. Il Gruppo servirà anche a questo, a valorizzare le peculiarità e le specificità di ognuno, nell’ambito di un sistema solido, organizzato e coeso. In questo senso il Gruppo bancario Iccrea si avvia a diventare a tutti gli effetti la prima banca locale del Paese.

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Notizie da Tavernelle

a cura di Patrizia Tavernelli

La tradizione continua

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al mese di novembre un gruppetto di alcuni uomini della Compagnia di Tavernelle si sono ritrovati diverse sere per la realizzazione del tradizionale presepe della chiesa parrocchiale. Il ritrovo era a casa di Massimo Fragai al Bagnolo, in quanto è lui l’ideatore, architetto e capo-costruttore dell’opera. In un apposito laboratorio sono stati realizzati alcuni edifici che completano il presepe che ormai da anni rappresenta la Natività ambientata a Tavernelle e nel suo circondario di case sparse, castelli, mulini e poderi. Molto è stato già realizzato e quest’anno è toccato a Tavernelle vecchio, lungo l’argine con casa Mondani e la storica tintoria. Naturalmente Massimo ha pensato, disegnato e realizzato il tutto con un’attenzione straordinaria ai piccoli particolari vedi i filati stesi ad asciugare nei fili vicino alla tintoria o la realizzazione pezzo per pezzo delle singole tegole dei tetti. Oltre a Massimo il gruppetto era formato da Lorenzo, Maurizio, Adriano per la montatura, Claudio e Vittorio, che con amore e un po’ di sacrificio hanno voluto portare avanti questa bella tradizione.

Cena delle Compagnie

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enerdì 14 dicembre ritrovo delle Compagnie di Anghiari, Micciano e Casenovole a Tavernelle. Recita dei Vespri e a seguire cena al Centro parrocchiale preparata dagli uomini della compagnia di Tavernelle.

Il recital della BEFANA e la tombola

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l 6 Gennaio, come ogni anno, al Centro parrocchiale di Tavernelle, si è svolta la consueta giornata di festa. Dal primo pomeriggio tante partite a tombola con ricchi premi (anche se molti di questi se li sono aggiudicati gli abitanti del Ponte Eleonora!!), a seguire un momento conviviale per poi concludere con la recita dei ragazzi del catechismo. Quest’anno le statuine del presepio hanno preso vita per raccontarci il cammino che ha portato alla nascita di Gesù. Un SIMPATICO PRESEPIO ha visto fra gli attori che hanno interpretato il bue, l’asinello, Maria, Giuseppe, i pastori, i Re Magi, gli sposi, il macellaio, il fornaio: Stefano e Lorenzo SANTI, Edoardo e Matteo ZANCHI, Martina e Elisa PETTINARI, Sofia e Alice SANTI, Giovanni PANICHI, Tommaso e Gaia MASSETTI, Prytula ROMAN, Manuel e Giulia MELINI, Lisa e Linda MAFUCCI, Samuele e Stefano SANCAMILLO, aiutati dalla catechista CHIARA e da due mamme. Come sempre

c’è stato l’aiuto di tutti i genitori che hanno contribuito alla riuscita della serata. A conclusione della serata non poteva mancare la nostra sempre più vecchietta e curva befana che ha portato tante calze (senza carbone!!) ai bravi attori. Vi a s p e t t i a m o il prossimo anno sempre più numerosi per partecipare a questo evento che cerca di unire tutta la comunità!!

Un piccolo ma grande pensiero

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ome ormai è tradizione la Caritas parrocchiale prepara per gli anziani e malati della parrocchia un piccolo pensiero per il Natale. Anche quest’anno alcune persone incaricate hanno fatto il giro di Tavernelle e dintorni per consegnare il dono. È un’occasione importante per sentirci comunità unita con tutti anche con quelli che sono impossibilitati ad uscire di casa e non si recano più in chiesa. Ci consente di vivere la pienezza del Natale che passa attraverso i volti dei più anziani, di chi è solo e di chi soffre.

Nelle foto dall’alto: foto di gruppo e una scena del recital, la serata della tombola e, infine, il progetto del presepe in lavorazione, per la chiesa di Tavernelle.

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uest'anno molti bambini che hanno iniziato ad ottobre il loro cammino catechistico sono entrati a far parte anche del Gruppo Chierichetti. Sono tutti molto attenti e desiderosi di partecipare alla liturgia domenicale delle undici, dove, coordinati da alcuni chierichetti più grandi, portano a termine i loro incarichi con gioia ed entusiasmo. Anche alla Novena di Natale sono stati numerosi al punto da non avere più tuniche a disposizione. Sperando che il loro entusiasmo li accompagni in futuro ecco alcuni loro pensieri:

Chierichetti

Fino dalla prima volta mi è piaciuto fare il chierichetto, soprattutto quando devo portare la Croce. Sono 3 anni che tutte le domeniche vado alla messa delle undici. Alle Novene di Natale partecipano molti bambini. Ognuno ha la sua tunica e don Marco all'inizio dà ad ognuno un compito. A me piace tenere il turibolo con l'incenso. Rocco Ciao! Sono Sofia, frequento la scuola secondaria di primo grado e ho 11 anni. Faccio la chierichetta dalla seconda elementare, quando ho iniziato il catechismo. Sono sempre stata affascinata dalla messa: le campane, la tovaglia, le candele... Quest’anno il numero dei partecipanti è aumentato e dato che io, Chiara e Rocco siamo i più grandi, dobbiamo stare dietro ai più piccoli che, anche se fanno qualche sbaglio, sono efficienti e allo stesso tempo divertenti. Anche Don Marco lo è, ma è anche severo. È bello fare la chierichetta!!! Sofia Io faccio la chierichetta da quando avevo 8 anni e, sin da subito mi è piaciuto. Sono sempre andata alla Novena e ho servito in tutti i ruoli. Continuo a fare la chierichetta anche se per due anni ho smesso, ma non ricordo nemmeno perché. Chiara

Mi chiamo Irene e ho 7 anni, ho iniziato a fare il chierichetto questo anno. A me piace farlo perché posso portare le candele all’inizio della messa, posso fare il Vangelo e anche il lavabo, poi posso stare sempre vicino al prete e vedere la messa da vicino. Siamo tanti bambini a fare i chierichetti e andiamo molto d’accordo. Ho conosciuto anche tanti bambini nuovi e siamo diventati amici. Spero di farlo per tanto tempo ancora. Irene A me piace fare il chierichetto perché sto con i miei amici, poi perché porto le candele. Lo vorrei fare tutte le domeniche, però lo dobbiamo fare un po’ per uno. Mi piace fare il lavabo. Samuel In alto, il gruppo dei chierichetti che hanno partecipato alla Novena di Natale e, sotto, pronti per l’ingresso in chiesa.

Morta l’Emilia moglie dell’amico Lazzaro Ghignoni .di Armando Zanchi

Portò la moglie per dei controlli poi lui partì e non l’ò più rivisto

Lì nella casa del Checcaglini con Anghiaresi e Parigini

Con molto ritardo la brutta notizia di questa morte che mi rattrista

Tanti eravamo di Anghiaresi tutti lontani dai cari paesi

Ora mi associo al suo dolore di questo amico di grande valore

Quanti incontri tra di noi avuti ma con il tempo andati perduti

Di quella Emilia la cara moglie il caro amico onora le spoglie

Tanto del tempo vissuto tra noi con una amicizia piena di voti

La cara Emilia che ben conoscevo con il suo Lazzaro faceva il pieno

Perché al ritorno al nostro paese altre vie venivano prese

Col caro Pipi con il quale ò vissuto in quel Parigi al lavoro dovuto

Lo rincontrai il caro Pipi a Sansepolcro io lo rividi

Ci si riuniva tra paesani in una casa per noi era Anghiari

Lui per Roma io per Arezzo ora con la morte brutto è il prezzo:

Arezzo, 14/12/2018

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Licite

Richiesta di chiarimenti di Anghiarino, di qua dal Tevere, e risposte del professor Mattesini, di là, sulla etimologia di parole dialettali usate in Valtiberina con qualche necessaria divagazione.

C

on Orlando e un amico abruzzese s’era al Borgo a prendere un caffè davanti alla Cattedrale. A un certo punto questo amico chiede al gestore dove si trovi il bagno. A quella richiesta mi sono ricordato che una volta quegli ambienti (forse un po’ più spartani) si chiamavano licite. Ora la parola non viene più usata. Peccato! E allora professore, nel chiedere chiarimenti in proposito, vorrei aggiungere: la parola licenza (non quella militare -o forse sì?-) c’entra qualcosa. Aspetto e, se non ci sentissimo prima, auguri di un buon Natale. Anghiarino Anghiarese

Caro Del Pia, se dai nostri antenati latini ci viene il motto semel in anno licet insanire, cioè «una volta all’anno è lecito far qualche pazzia», al lìcite sarebbe invece bene andarci molto più spesso e, per le funzioni intestinali, possibilmente ogni giorno e di mattina. In questo modo si garantirebbe la buona salute del corpo, stando almeno alle indicazioni attribuite, a ragione o a torto, alla rinomata Scuola Medica Salernitana, che così sentenziava: defecatio (cacatio) matutina bona tam quam medicina, a cui si aggiungevano i corollari defecatio meridiana neque bona neque sana (funzione dunque da evitare, se possibile, a mezzo la giornata) e defecatio vespertina bona tam quam matutina (con anche la variante, però di segno opposto, defecatio vespertina ducit hominem ad ruinam). Come si sarà compreso, l’argomento è questa volta decisamente scatologico, ma a questo mi costringe la sua periodica richiesta di chiarimenti. Il lìcite è infatti, in Toscana, quello che oggi è comunemente denominato gabinetto. In origine gabinetto, adattamento del fr. cabinet, è soltanto la ‘piccola stanza riservata’ (dimin. di cabine ‘cabina’). In seguito, però, a questo significato – che si conserva ancora nell’espressione gabinetto del ministro, a indicare il suo ufficio privato – si è sovrapposto, fino a sostituirlo quasi del tutto, quello di ‘ambiente riservato ai servizi igienici’. Al pari di gabinetto, in quest’ultimo significato, lìcite è dunque voce che designa il luogo in cui si compie l’evacuazione corporea. Il termine, dal punto di vista fonetico, risale al latino licet, con passaggio di e atona ad i e con l’aggiunta di -e in fine di parola, come avviene comunemente in Toscana nelle voci che terminano per consonante: filme per film, làpise o làbise per lapis, vèrmute per vermut, e così via. Si tratta pertanto di una

delle numerosissime parole o espressioni latine che hanno pieno diritto di cittadinanza nell’italiano comune e, con inevitabili modificazioni fonetiche, nei dialetti, introdotte per via dotta o per il tramite di alcuni linguaggi settoriali (giurisprudenza, formule liturgiche, medicina, ecc.), quali, ad esempio, l’agenda, l’auditorium, l’ex voto, il facsimile, la pro-loco, il placebo, il quorum, il referendum, un ultrà (o un ultra) col plurale francese gli ultras, l’una tantum, il virus, l’avemmaria, l’amme ‘amen’, ecc. (si veda per questo G. L. Beccaria, Italiano. Antico e Nuovo, Milano, Garzanti, 1988, pp. 29-34). Dal punto di vista del significato, lìcite rappresenta il «residuo cristallizzato di una forma di preterizione del tipo: “se è lecito parlarne” o simili che di regola si premetteva alla menzione di tale luogo» (N. Galli de’ Paratesi, Le brutte parole. Semantica dell’eufemismo, Milano, A. Mondadori, 1964, p. 137), ritenuto poco decente da nominare. È noto che l’interdizione linguistica (detta anche “tabù linguistico”) è promossa da una motivazione psicologica che spinge a non parlare di una certa cosa o a usare termini che ne suggeriscano l’idea senza indicarla in modo

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diretto. Termini che si definiscono appunto “eufemistici” (l’eufemismo è il comportamento linguistico che induce a evitare parole troppo esplicite, in genere ritenute triviali, e a sostituirle con altre più attenuate). Ed è altrettanto risaputo che l’interdizione di decenza, cioè quella che riguarda gli argomenti scatologici, è senz’altro la più forte nella nostra società, ancor più di quella sessuale, specialmente oggi, vista la liberalizzazione dei costumi e il conseguente dilagare nell’uso comune di voci un tempo tabuizzate (basti solo pensare alla frequenza odierna dei vari coglione, cazzo, cazzone ‘balordo’, cazzata ‘errore grossolano’, aver culo, sfiga, ecc.). Ecco che allora, riferendosi in particolare al luogo deputato al compimento dell’evacuazione, si è da sempre registrata nella nostra lingua una certa varietà di termini, di cui taluni ancora in uso, altri più o meno decaduti e altri ancora relegati al solo ambito dialettale. Tra questi ha ormai bassa frequenza ed è conosciuta da pochi la voce vespasiano: ‘orinatoio pubblico in forma di garitta o di edicola’, che è un calco per ellissi del fr. (colonne) vespasienne, come vennero designati i primi orinatoi a colonna – installati a Parigi negli anni Trenta dell’Ottocento – dal nome dell’imperatore romano Flavio Vespasiano (69-78 d.C.) che aveva imposto una tassa sull’orina raccolta dai lavandai allo scopo di estrarne l’ammoniaca per sgrassare i panni. Meno dotta è l’origine di ritirata, voce anch’essa ormai disusata con cui fino a qualche decennio fa si denominavano i gabinetti pubblici, specialmente quelli delle stazioni ferroviarie. Anche in questo caso siamo in presenza di un calco del fr. cabinet de retraite ‘gabinetto di ritirata’. Il significato etimologico (‘ritirarsi, trasferirsi in un luogo appartato’) è più o meno quello di cèsso: ‘latrina’ (fine XIII sec.), d’uso ancora popolare, che viene appunto da (re)cesso per caduta della sillaba iniziale (lat. recessu(m) ‘ritirata’ da recedere ‘ritirarsi’) e che, in senso figurato e volgare, è passato poi a indicare anche ‘cosa o persona brutta, malfatta o di nessun pregio’. Origine eufemistica presenta altresì il termine latrina (in antico pure laterina) ‘locale fornito di impianti igienici, spec. a uso pubblico, gabinetto’. È infatti voce dotta che risale al lat. latrina(m), riduzione di la(va)trina(m) da lavare, e indica originariamente il ‘luogo dove ci si lava’, in modo analogo al più frequente bagno, dal lat. volg. *baneu(m), a sua volta dal lat. classico balneu(m)

e balineu(m), che significa non solo ‘immersione (e lavaggio) del corpo in acqua o in altro liquido’, ma anche ‘locale dell’abitazione dove sono collocati i servizi igienici’, per lavarsi e compiere altre funzioni. Molto meno connotati in senso scatologico – e forse per questo oggi di più ampia diffusione – sono il francesismo toilette (con le forme adattate toelétta, tolétta, toelètte ed anche telètta) e l’anglicismo water-closet, di cui si sente spesso la semplificazione vater e, addirittura, vu-ci, dall’abbreviazione scritta W-C. Hanno ovviamente uso eufemistico anche le espressioni tecniche come servizi (impianti) igienici o servizi (impianti) sanitari in cui i due aggettivi per il «loro tono farmaceutico-ospedaliero sono assolutamente lontani da qualsiasi sospetto di volgarità» (N. Galli de’ Paratesi, Le brutte parole, cit., p. 138). E altrettanto si potrà dire delle locuzioni sintagmatiche di tono scherzoso come andare in quel posto (o in quel posticino) oppure andare in ufficio ovvero anche andare a fare una telefonata, tutte in sostituzione del generico andare al gabinetto (o andare a fare i propri bisogni). Ricordo poi che nei dialetti delle campagne altotiberine il gabinetto era un po’ ovunque denominato lògo còmido e simili (che poi non sempre era tanto comodo, specialmente nelle case contadine: perlopiù un piccolo casottino esterno, adiacente all’abitazione, con una buca, che si apriva direttamente sulla sottostante concimaia, e il secchio dell’acqua). Si trattava in ogni caso di un’espressione senz’altro meno connotata in senso negativo del meridionale luogo immondo (N. Galli de’ Paratesi, Le brutte parole, cit., p. 138). Da ultimo solo due parole su licenza. La voce, sia nel significato generico di ‘permesso’, sia in quello più specifico di ‘permesso concesso ai militari di assentarsi dal servizio’, e sia anche in tutti i numerosi altri (‘diploma’, ‘congedo’, ‘eccessiva confidenza’, ecc.), risale al lat. licentia(m), a sua volta da quel licet ‘si può, è permesso’ da cui siamo partiti. Saluti borghesi all’Anghiarino Anghiarese e ai miei quattro lettori da Enzo Mattesini Nell’altra pagina, nel riquadro bianco, un ‘licite’ trovato ad Anghiari dopo molto girovagare. Di solito, come nel caso della foto, venivano costruiti aggettanti alla casa per non ‘sciupare’ una stanza.

L’Epifania

La Madonna di Caprano Il 22 settembre, in occasione del ritorno della Madonna di Caprano-Belvedere al Santuario di Belvedere, in seguito ad un importante restauro, S. E. Domenico Cancian, Vescovo di Città di Castello, ha benedetto solennemente la Maestà da me costruita presso il casale di S. M. di Caprano, a ricordo dell’antico tempio sede della statua miracolosa fino al 1684. È stata una giornata memorabile per me e la mia famiglia che possiede e ha cura della casa e dintorni fin dal 1920, e nell’occasione sono felice di parteciparlo ai lettori dell’Oratorio di Anghiari. (Franco Badini da Città di Castello)

Alla Messa domenicale a Pocaia molti fedeli sono intervenuti per la festività dell’Epifania. Diversi anche i genitori (in particolare le mamme) che hanno portato i loro bimbi. Don Quinto ha commentato il Vangelo ricordando ai ragazzi presenti che la giornata, fuori della chiesa è chiamata Befana, ma in chiesa si chiama Epifania. Al termine della Messa benedizione dei bambini e dei ragazzi presenti e del popolo tutto con la piccola statua del Gesù Bambino.

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I giochi 3*

dal libro di Giuseppe Pasqui

U

n altro gioco che noi maschi amavamo fare era quello della Morra cavallina (qui a destra), dove era possibile giocare fino a dodici tutti assieme. Dopo aver fatto la conta per stabilire chi doveva essere il cavallo e chi il fantino, i ragazzi formavano due file da tre ragazzi in fila di cui il primo piegato a 90 gradi e con le mani poggiate al muro e gli altri due dietro di lui sempre piegati e con le mani poggiate sulla schiena di quello davanti. I fantini prendevano la rincorsa cercando di saltare in groppa ai ragazzi piegati arrivando il più avanti possibile per lasciare posto ai compagni che saltavano dopo. Una volta che tutti erano saltati iniziava il gioco della morra e i perdenti dovevano scendere e passare da fantino a cavallo.

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ltro gioco di allora era quello dei 4 Cantoni (a destra il disgeno illustrativo). Bisognava essere almeno in sei. Disegnato un rettangolo quattro bambini si sistemavano ai quattro angoli, detti cantoni, e uno al centro. Un bambino stava all’esterno del rettangolo e dirigeva il gioco. Quando il bambino che dirigeva il gioco gridava: «A destra!», i quattro che stavano sugli angoli dovevano spostarsi verso destra ed occupare l’angolo alla loro destra. Quando gridava “a sinistra, dovevano dirigersi verso sinistra. Chi stava al centro poteva spostarsi dove voleva ed occupare un angolo lasciato vuoto. Con una conta si decideva chi stava al centro e chi dirigeva il gioco. Chi sbagliava direzione usciva dal gioco e faceva entrare un compagno che si metteva al centro. Chi non riusciva ad occupare un angolo, andava al centro.

N

egli anni Cinquanta, mentre stava tornando un po’ di tranquillità dopo le atrocità della guerra, gli uomini politici, assieme alle Associazioni Cattoliche, cercavano in qualche modo di riabituare noi giovani alla normalità, al senso del dovere, del sacrificio e dell’amicizia. Fu così che la nostra Provincia organizzò

una vacanza campeggio nella zona del Casentino e precisamente a Faltona. Io vi partecipai assieme ad altri

miei amici di Monterchi e Le Ville tra i quali Franco Limoni, Paoloni, ecc. Venne a farci visita l’onorevole Amintore Fanfani assieme ad altre autorità fra cui il senatore Giuseppe Bartolomei. UNa foto che conservo con cura mi ritrae mentre do la mano all’onorevole Fanfani. L’ho ritrovata in un cassetto tutta sporca di fango in quanto sommersa dall’alluvione di Firenze del 1966. * Giuseppe Pasqui - Raffaello Fedeli, ...per non dimenticare, s.d.

Anche il Piomboni ci ha lasciato

A fare visita accorata alla moglie lì ricoverata

Bravo uomo vero Anghiarese con una vita alle prese

Altro caro Concittadino grande amico a me vicino

In compagnia della cara moglie che malattia lei presto coglie

Ma il destino fu fatale e la moglie a lui lasciare

Anche lui ci à lasciato l’operato non va scordato

Era stato Carabiniere aveva fatto il suo dovere

Lo ritrovavo a Sansepolcro dove moglie trovava posto

Tante visite e il dovere ma la morte fu crudele

All’età di già avanzata lui curava la sua amata

Poi al ritorno s’è presentato al negozio da lui adottato

Lì nel sito di San Lorenzo dove arrivavo ogni momento

Rimasto solo male destino alla morte fa l’inchino

Non lasciandola mai sola a Sansepolcro faceva la spola:

di Armando Zanchi Arezzo, 19/11/2018

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Il “vetturino”

S

Un duro lavoro che ormai non esiste più

ono da Giuseppe Gagliardi, ora abitante a San Leo, nato il 4 gennaio 1928. Ci facciamo raccontare la sua attività di ‘vetturino’. Per la via di Bocca Trabaria ci sono le località di Palazzina, Palazzetta, tutti nomi così; io stavo alla Palazzetta e avevo ‘gni cosa: qualche somaro, muli e servivano per andare su per la Badia o Montecasale a smacchiare, ogni otto giorni si tornava a casa. Io facevo soprattutto il vetturino stradale da San Giustino a Bocca Tarabaria. I mercanti venivano da Sant'Angelo in Vado, Borgo Pace, Lamoli e venivano tutti al mercato al Borgo, chi col somaro, chi col mulo; i cavalli non esistevano. Loro da là portavano formaggio e cose simili, abbigliamento non esisteva; le scarpe c'erano le calzolerie al Borgo. Sant'Angelo in Vado non veniva da questo itinerario, al massimo venivano da Borgo Pace. Venivano qua in Valtiberina; al mercato del sabato c’era chi comprava gli agnelli, qualche vitellino, conigli, polli. Le attività artigianali erano fuori dal centro storico del Borgo: verso Porta del Ponte c'erano tutti i meccanici, un falegname fuori delle mura, prima della piscina. I banchi e i venditori erano dislocati soprattutto a porta Romana e a Porta Fiorentina. Poi c’era anche il mercato della polvere, polvere da sparo, polvere da mine, tutto da Sansepolcro. Lo scambio delle merci veniva fatto in particolare all'Iris, su quel campaccio che c'era lì davanti. Alla stazione c'era già i primi camionisti; ma ancora era pieno di cavalli o muli. Da Borgo Pace, Lamoli e Piobbico molti andavano a Castello passando da Bocca Serriola. Io mettevo il trapelo da San Giustino a Bocca Trabaria. Dopo il mercato i commercianti per tornare su per Bocca Trabaria non ce la facevano. Il mercato libero c'era solo il sabato e il giovedì a Castello. Venivano anche a caricare i cocci ad Anghiari. Da Città di Castello facevano la via di Piobbico e Bocca Serriola. Secondo dove andavano. Se andavano a Borgo Pace e passavano da qua, facevano Lamoli Borgo Pace. Chi era molto carico sennò io lo portavo fino a Mon-

te Giovi, prima della Cantoniera. Dopo lassù c'era chi li aspettava con la miccia per gli ultimi 3 chilometri. Io partivo da San Giustino ma di solito mi fermavo alla via Giulia. Da san Giustino a Bocca Trabaria sono quasi 15 Km. Fino a Monte Giovi c’è una gran salita poi spianeggia fino a Valpiano. Io da San Giustino andavo fino alla Via Giulia pigliavo 5/6 lire o uno scudo o sei lire quando erano più carichi. A Valpiano c’erano dei muli ma anche a Monte Giovi e alla Cantoniera e quando sentivano il campano dei muli si preparavano e andavano alla strada per poter fare il trapelo. Si preparavano con i muli da Valpiano fino a Bocca Trabaria, ma partivano anche prima, dalla Balza dei corvi. Aspettavano gli ambulanti anche il giovedì che erano stati a Castello. Poi c'era un podere, sotto Valpiano, che aveva tutti gli animali per fare il trapelo, però a volte ce l'avevano e a volte non ce l'avevano. Allora alcuni mercanti si facevano accompagnare direttamente da San Giustino fino a Bocca Trabaria, 15 Km. Lungo la via c'erano due cantonieri e prima della Cantoniera c'era un mercante di bestiame che aveva tanti animali. La mia casa era la seconda casa venendo da San Giustino, sulla curva. Io gli andavo incontro al cimitero. Fino a Bocca Trabaria ci volevano dieci undici lire. In alto Cerretini, un “vetturino” che operava nella zona del Ponte alla Piera.

Lume a marzo Questa del lume a marzo era una tradizione ben presente nel nostro territorio. Si accendeva un bel fuoco al ‘cumbrigliume’ del 28 febbraio e si recitava una filastrocca, ricordata da Ermindo Pernici, per auspicare un buo raccolto di grano: Faccio lume a Marzo perché ogni spiga faccia un quarto, ogni quarto faccia uno staio per riempire il mio granaio. Accendete anche voi un bel fuoco: annunciatelo nella pagina Sei di Anghiari se... di FB.

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“Brucare” le olive

Lavori in Parrocchia

N

el Mugello, dove abitano i miei nipoti, le olive non si colgono, si “brucano”. Mi sembrava uno strano verbo se riferito alle olive (le “ulie” come dicono lassù!), più adatto alle pecore che mangiano che alle olive; fino a quando ho trovato che il dizionario definisce l’operazione della raccolta come “spogliare un ramo scorrendolo con la mano”. Dunque, durante tre splendide giornate di sole che mi ha regalato l’estate di san Martino, mi sono messo a brucare le olive. Dapprincipio è un lavoro ripetitivo, noioso, specie se, come nel mio caso, lo fai da solo senza il conforto di una compagnia amica e ti sembra che non finirai mai e calcoli quanto tempo ti servirà per spogliare quella trentina di ulivi; e fai i conti tentando di capire quante olive avrai raccolte a lavoro finito e quale ne sarà la resa. Per Pietro è stata del 17,5%: niente male! Il tempo scorre lentamente e, pian piano, ti adegui al suo lento fluire ed ai ritmi della campagna e della natura che non sono corrotti dall’ossessione cittadina del correre e produrre. Senza smaniare, come quando andavo ancora a caccia e, per intere giornate spiavo rassegnato l’orizzonte sperando di vederci apparire i colombacci. Soltanto con questa misura del tempo non misurato, non ragionieristico e senza preoccuparmi dell’utilità e della validità “economica” di questa mia annuale occupazione, senza l’ansia di finire presto e della pioggia che domani potrebbe arrivare, soltanto allora comincio a rilassarmi e a “godere”. Le olive “sdrucchiate” dalle mie manacce di vecchio crepitano cadendo a fiotti nel paniere di plastica che tengo appeso alla cintura. Un metodo, questo mio, da pensionato rimbambito che si ostina a non usare la rete e le altre diavolerie meccaniche moderne che sono invece indispensabili per l’agricoltore-imprenditore che con i raccolti ci deve pur campare. E tuttavia, mi sento ricco di quel poco che raccolgo e opulenti mi sembrano gli ulivi verde-argento che piegano fino a terra i rami carichi di frutta. Danno l’idea di ricchezza vera, autentica e ben guadagnata come un campo di biondo grano maturo o come i meli della Val di Non che ho visto splendenti di sfere rosse e gialle che occhieggiano fra le verdi fronde come palle di Natale. Più ricco, mi sento, di quando i pochi soldi della pensione mi frusciano fra le dita o tintinnano nel salvadanaio le monete destinate ai nipotini. Perché queste poche olive sono il frutto benedetto da Dio e dalla mia fatica di contadino improvvisato. Mentre le mani lavorano autonomamente, immemori, la mente affettuosa scende a ragionare col cuore e mi rimembra le “morte stagioni” ed il mio primo trepido amore mai dimenticato, i miei cari,defunti da tanto tempo, che mi indicarono la giusta Via di Verità e Vita, i miei antichi compagni di scuola e gli amici venuti a mancare che spero di incontrare ancora nella Luce. In questa dimensione psichica, sospesa e spirituale che un lavoro sereno crea ed assimila, nascono e fluiscono gratitudine e preghiera, (Alfonso)

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* Come diciamo a pag. 2 del giornale i lavori della Propositura sono in fase finale e quando l’Oratorio giungerà nella vostra casa potrebbero essere conclusi. Contiamo di realizzare una mostra che illustri le varie fasi dei lavori eseguiti. ** Un intervento imprevisto è quello che è stato realizzato a Viaio dove un camion in manovra aveva danneggiato un fabbricato adiacente alla chiesa. È stato rifatto parte del tetto e si è intervenuti anche sulle murature per mettere lo stabile in sicurezza. Per chi ancora non l’ha fatto ma desidera aiutarci nell’impegno finanziario al tetto della chiesa della Propositura e dell’oratorio lo può fare utilizzando il bollettino di C/C postale N. 11802527 specificando nella causale “Lavori tetto Propositura” o “Lavori sistemazione Oratorio”; oppure potete farlo presso gli sportelli della Banca di Anghiari e Stia tramite Bonifico Bancario IBAN IT82Y0834571310000000005053

o direttamente presso la Canonica. Grazie!

Preghiera della sera Signore mio me ne vado letto con la mia croce al petto con tre angeli di Dio tutti intorno al letto mio tre da piedi tre da capo la Madonna da ogni lato la Madonna a memi disse che vegliassi e che dormissi che paura non avessi né di giorno né di notte neanche in pun to de la morte da la morte in là Gesù buono ci aiuterà. G.G.

Ti capita di leggere l’Oratorio e desideri riceverlo per posta? Facci avere il tuo indirizzo! Te lo invieremo volentieri


Con i Musei gestiti dalla Toscana d’Appennino Società Cooperativa

Sul filo della Memoria…

Leonardo ad Anghiari

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La conferenza stampa e le iniziative per il cinquecentenario dalla morte del Genio di Vinci

na mostra che guarda al Quattrocento italiano con l’intento di evidenziare le dinamiche politiche e militari, i rapporti fra i comandanti e gli organi di governo; un’esposizione realizzata per raccontare al pubblico la politica “di stato” nel periodo della battaglia di Anghiari. La rassegna si terrà nello stesso Museo della Battaglia e di Anghiari, nell’omonima cittadina, dal primo settembre al 13 gennaio 2020, e ne sarà protagonista una raccolta di ritratti dei personaggi coinvolti nello scontro bellico appartenente alle Gallerie degli Uffizi oltre alla celebre Tavola Doria, mentre dal Museo Horne di Firenze, sarà presente il più monumentale soggetto della Battaglia di Anghiari da Leonardo Da Vinci. A parlare di questa mostra, e di tutte le tematiche storiche e culturali ad essa collegate, sono stati Alessandro Polcri, sindaco di Anghiari, Eike Schmidt, Direttore Gallerie degli Uffizi, Gabriele Mazzi, direttore scientifico Museo della Battaglia e di Anghiari, Fabio Pecorari, Direttore Banca di Anghiari e Stia Credito Cooperativo, moderati da Daniele Gigli, nell’ambito di una conferenza tenuta il 5 gennaio 2019 nella sala Consiliare di Palazzo Pretorio, sede del Municipio di Anghiari. Proprio questo appuntamento apre oggi l’anno dedicato a Leonardo ad Anghiari, con la presentazione della collaborazione con le Gallerie degli Uffizi. L’esposizione, è stata approvata dal Comitato nazionale per le Celebrazioni (organismo istituito dal Ministero per i Beni e Attività Culturali) ed è inserita nel calendario nazionale e regionale degli eventi di maggior richiamo. “Accogliere ad Anghiari il Direttore delle Gallerie degli Uffizi è un grande onore, oltre che un piacere, per inaugurare l’anno di Leonardo da Vinci ad Anghiari -dice il Sindaco di Anghiari Alessandro Polcri- Il grande lavoro che stiamo facendo per proporre eventi di

qualità, trova il suo coronamento con la collaborazione con uno dei musei più importanti al mondo e con gli enti di tutela del territorio, come la Soprintendenza”. “Dopo aver aperto le celebrazioni del cinquecentenario leonardiano a Firenze con la grande mostra sul codice Leicester, ancora in corso agli Uffizi fino al 20 gennaio, ora è il momento di proseguire i grandi omaggi al Genio di Vinci condividendo i nostri tesori con il territorio – ha commentato Schmidt – e l’esposizione di Anghiari è un tassello molto importante di questo programma”. “Il progetto di esposizione scaturisce dalla necessità di dare spiegazioni storiche all’evento battaglia di Anghiari - spiega il direttore scientifico del Museo della Battaglia e di Anghiari Gabriele Mazzi dando corso alla missione del museo. Aver ereditato dalla storia un evento così eccezionale, ci deve spingere a cercare di approfondire sempre di più questa tematica e il 2019 è l’anno ideale per farlo”. In alto: Anonimo, Disputa per lo stendardo, Sec. XVI

Un gruppo di lettori ricevono il giornale nel formato digitale Se lo volete anche voi mandateci la vostra mail La nostra è nella quarta pagina di copertina! 45


CRONAC HETTA

Mese di dicembre 2018

dei fatti più strani, più importanti o più semplici, avvenuti ad Anghiari e narrati da me Anghiarino Anghiarese.

Mese di novembre 2018 Giovedì 1. Il Merendelli ha detto che un fulmine è caduto nei paraggi della casa della sua mamma a Tavernelle ed ha fatto diversi danni. * Oggi è morto Luciano Guadagni di anni 82. Era nato in Calabria ed abitava verso l’Acquedotto. Per diverso tempo ha abitato nelle case fuori della Portaccia dove, nei tempi antichi, quando venivano chiuse le porte, c’era una locanda, ma fino a non molti decenni fa anche un fabbro (La Frattaccia), una bettola (la Fedora) e una bottega di generi alimentari. Martedì 6. Oggi è stata ricollocata la croce sulla cuspide della facciata della facciata della Propositura. È sempre quella che fu collocata al momento della costruzione della Propositura (Santa Maria delle Grazie). * Oggi è morta Maria Elide Bianchi vedova Rosadi. Abitava al Colle del Ponte alla Piera, sopra la Pievaccia, ed aveva 80 anni. Era nata a Savorgnano. Quella chiesa una volta faceva parte della Pieve di Spilino. * Oggi è morta anche Alvara Rossi vedova Fontani. Abitava al Ponte alla Piera, nelle case di là dal ponte. Aveva 86 anni ed era nata a Ca’ de Goro, sopra il Ponte. La ricordiamo di quando gestiva la bottega di alimentari e il caffè del Ponte. Mercoledì 7. Stamani in piazza non c’era nessuno. Sembrava un “mercato di novembre”. Venerdì 9 Ieri sera sono andato a cena nella trattoria della Doretta gestita ora dai figli: Giuseppe ai tavoli, Francesca in cucina e Cinzia ai dolci. Domenica 11. San Martino. Oggi c’era la Festa dei Bringoli e quella di San Martino e alla chiesetta della Maddalena abbiamo benedetto e distribuito il pane benedetto. Martedì 13. Anche oggi nebbia; son già quattro o cinque giorni, ma forse anche più, che fa così. Giovedì 15. Oggi ‘gnente’ nebbia. Finalmente! Venerdì 16. Oggi è morta Margherita Fontana vedova Piccini. Abitava a Compito. Era originaria di Tizzano ed aveva la bella età di 101 anni. Domenica 18. Stamani a Caprese è stato presentato il libro in ottava rima sulla Prima Guerra Mondiale. Lo ha scritto dal caprogiano Simone Cherici, soldato in quella guerra. Lunedì 19. Oggi è morto Adelmo Piomboni di anni 93. Abitava al Campo della Fiera ed era nato a Campogialli. È stato partigiano con il gruppo di Catenaia. Giovedì 22. Oggi è morto Willard Charles Sperry, conosciuto come ‘Bill’. Abitava a Casanova-Lani. Era originario della California ed ha vissuto ad Anghiari, prima di fronte alla Propositura, e poi, per quasi vent’anni lì a Casanova-Lani. Domenica 25. Oggi è morta Teresa Mafucci vedova Mercati. Aveva 97 anni e, conosciuta come ‘La Zi’ Teresa’, la ricordiamo di quando gestiva la Pizzeria nella zona della ‘Stazione’. Venerdì 30. Stasera a Galbino si è festeggiato il patrono di quella chiesa. Erano presenti anche le Compagnia di Galbino e quella di Casenovole.

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Sabato 1. Stamani con don Alessandro abbiamo visto il gruppo del Palio di Anghiari che andavano verso il Comune per la Festa della Toscana. Noi invece siamo andati a Sant’Agostino per un battesimo. Domenica 2. Oggi è morta Maria Carla Leonardi, Anghiarese doc. Abitava a Torre Pedrera ed era nata in Via del Castello antico e, come avrete capito, era molto affezionata ad Anghiari. Martedì 4. Oggi è morto Fernando Paletti di anni 73. Abitava al Poggiolo di Sopra, per l’antica via che porta verso Montorio. Mercoledì 5. Stamani non sono potuto andare al mercato ad Anghiari e allora ho detto ad Orlando, che c’è andato, di guardare bene che dopo gli avrei chiesto informazioni. Giovedì 6. Ho visto che per Anghiari stanno montando le luci di Natale e anche l’albero è stato ‘piazzato’ in Piazza. Stasera poi era già acceso, l’albero. Sabato 8. Stamani al Carmine S. Messa solenne per la Festa dell’Immacolata Concezione con la presenza del coro. C’è stato anche un Battesimo. * Stanotte è morta Franca Sabatini vedova Soppelsa di anni 75. Era nata a Firenze ed abitava presso l’ex convento dei Cappuccini a Montauto. Domenica 9. Oggi è morto Fausto Burzi di anni 82. Abitava a Santa Fiora. Lo ricordiamo per la sua azienda di materiali in plastica. * Oggi è morta anche Maria Mori vedova Innocenti. Aveva 90 anni ed abitava alla Vena di Pianettole. Lunedì 10. Anche stamani nebbia. Invece dalle Ville in là sole a tutto spiano. * Stasera c’è stata la Festa ad Anghiari vecchio, era la Madonna di Loreto. Dopo la S. Messa solenne, con le Compagnie, c’è stata la processione dei ‘Quadri viventi’. Mercoledì 12. Stamani, coi soliti curiosi, siamo passati dalla Propositura dove si stava decidendo del colore delle facciate. Giovedì 13. Stanotte mi sa che ha piovuto perché la mia terrazza era ‘molla’. E invece aveva ‘bufato’, ma giusto una ‘incaciatina’. I tetti del Topo, della Genga e della Frattaccia infatti erano bianchi. Lunedì 17. Ieri sera verso le sette ha cominciato nevicare. Frido ha confermato. Poi stamani tutto imbiancato. * Oggi è morto Alessandro Brardinelli. Aveva solo 46 anni. Era affezionato al suo paese anche se per lavoro abitava a Roma. Fra i suoi impegni di lavoro, presso una grande azienda petrolifera, c’è stata quella di responsabile delle relazioni industriali. Con il gruppo dei suoi amici ha partecipato ai tanti tornei di ping-pong all’oratorio o al gioco di pallavolo nel campo realizzato dove ora c’è il parcheggio. Mercoledì 19. Alba meravigliosa verso San Leo e Citerna (Pietro ‘gna’ fatto anche la foto). Stamani mercato del Ceppo, poca gente e qualche mucchietto di neve residua (sono i punti dove è stata ‘abarcata’ la neve quando hanno pulito la piazza). Giovedì 20. Stanotte ho sentito un rumore: non sono riuscito a capire se era acqua o vento. Stamani ho visto che in terra era tutto ‘mollo’; allora non era vento! Venerdì 21. Oggi è morto Pierino Rosadi, da tutti conosciuto come Piero. Abitava al Molinello. Era nato a Borghino, una località vicina a Monte Fungaia. Sabato 22. Oggi ho cambiato la macchina, ma non la Ditta. Fra due giorni è il mio compleanno! * Stasera mi hanno portato un sacchetto di farina di granturco quarantino con un biglietto: “Mangia la farina del Molinello e il mondo apparirà più bello. Auguri!!!”


Il Sinodo diocesano

Considerazioni di don Alessandro Bivignani (pars VI)

Il Sinodo continua…

N

ello scorso numero avevamo annunciato che i lavori del Sinodo Diocesano si sarebbero procrastinati. Iniziato nella domenica in albis del 2018, il Sinodo avrebbe dovuto concludersi entro la fine dell’anno, tendenzialmente per la festa dell’Immacolata Concezione. Tuttavia la grande quantità di contributi, scritti ed orali, che sono pervenuti alla segreteria generale del Sinodo in occasione della Congregazione del 15 e 16 settembre, ha dovuto mettere in discussione il calendario programmato, rinviandolo sine die. Un fatto, questo, che ha fatto accendere in molti una sensazione estremamente positiva, quasi nella percezione che lo Spirito sia nuovamente all’opera anzitutto scombussolando i progetti umani. È emerso infatti un felice collegamento di idee, con quello che accadde più di cinquant’anni fa al Vaticano II. Come è noto, il costo più alto che fu sostenuto per la celebrazione del Concilio fu l’affitto dei ponteggi per la realizzazione dell’aula conciliare in San Pietro, così come siamo abituati a vederla dalle immagini e video dell’epoca. Un dato, questo, che ci rimanda ad un altro più interessante: il papa Giovanni XXIII pensava infatti di concludere il Concilio in pochi mesi, mentre invece durò tre anni. Non auspichiamo certamente una durata simile anche per il Sinodo Diocesano di Arezzo, ma piace associare i due eventi in ragione del loro uguale procrastinamento, dovuto –almeno per il Vaticano II– ad una profonda rielaborazione dei più importanti temi teologici che avvenne al di fuori dagli schemi imposti dalla Curia Romana, facendo nascere i documenti attuali che costituiscono la odierna dottrina cattolica. E al Sinodo che cosa sta succedendo adesso? Attualmente il lavoro è in mano al Comitato di redazione del Sinodo Diocesano, che sta lavorando alla stesura di un documento che possa arrivare in mano alla Assemblea per essere finalmente votato. Questa commissione è composta da membri nominati dal vescovo, dai moderatori dei circoli maggiori, ed alcuni eletti dall’assemblea sinodale. Tra questi membri vi sono alcuni teologi e canonisti, che formano le rispettive sottocommissioni per l’esame del testo. Il primo punto del Comitato di redazione è stata la scelta di redigere un testo ex novo rispetto all’Instrumentum laboris emendato, che potesse tenere conto in modo più organico delle numerose sollecitazioni pervenute dal lavoro dei circoli minori, circoli maggiori, interventi dell’assemblea sinodale e contributi personali dei singoli sinodali. È un lavoro che necessariamente richiede tempo ed attenzione. Per consentire una continuità con lo strumento base del lavoro sinodale, si è scelto di mantenere la suddivisione del documento in tre parti, corrispondenti

alla identità, ministerialità e missione. Ma già sulla prima parte il Comitato redazionale ha trovato diversi motivi di discussione: questa prima parte, che recepisce la dottrina sulla Chiesa particolare, è chiamata a verificare tra le altre questioni, quella delle unità pastorali in luogo delle parrocchie, e la presenza di movimenti e associazioni nel territorio della diocesi. Non si tratta, perciò, di un lavoro meramente redazionale, ovvero di segreteria. Compito di questa commissione è di recepire, quindi fare discernimento, sul sentire della assemblea sinodale rispetto ai temi proposti. Non è sempre facile: non è la maggioranza a decidere, ma è l’agire sinodale che dovrà essere il metodo di lavoro. Discernimento, dunque, che deve tenere conto del testo base, del testo emendato dai circoli, dei contributi dell’assemblea. Papa Francesco ha più volte richiamato, fin dall’inizio del suo pontificato, la necessità di vivere una chiesa sinodale, dove al centro di tutto via sia l’ascolto. Questo processo richiede tempo, ma soprattutto sapienza, perché lo Spirito parla molto spesso come mormorio di vento leggero (cfr. 1Re, 19). Non si preannuncia facile neppure la stesura della seconda e terza parte della bozza di documento finale, se non altro perché proprio queste due parti hanno riscontrato maggiori sollecitazioni da parte dei sinodali e dell’assemblea, e che vedono tuttora posizioni divergenti su molti argomenti. Ad oggi non è possibile determinare con precisione la conclusione di questo lavoro. L’augurio è che il testo che il Comitato di redazione produrrà sia considerato, pur nei suoi limiti, come il tentativo di saper leggere, tra le pieghe della nostra storia locale, la voce dello Spirito che continuamente guida la sua Chiesa nel tempo. Foto in alto: Sabato 15 e domenica 16 settembre 2018, i membri del Sinodo sono stati convocati dall’arcivescovo Riccardo Fontana nella basilica di san Domenico per la seconda congregazione generale in cui verranno esaminati i testi, corrispondenti alle tre parti dell’Instrumentum laboris, emendati secondo le indicazioni date dai Circoli minori e il lavoro di organicità delle stesse svolto dai Circoli maggiori.

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CARNEVALE della GIOVENTĂ™ Anghiari, domenica 3 marzo 2019

La sfilata sarĂ aperta dalla caratteristica figura anghiarese del Sambudellaio


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