2018-5 Oratorio di Anghiari

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OTTOBRE - NOVEMBRE 2018

PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHI N. 5

Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue


Sommario

In copertina - Personaggi anghiaresi

Loris Babbini

Loris Babbini............................................................... La Cena di Ubisa......................................................... Calendario liturgico ottobre-novembre 2018.............. Orario S. Messe prefestive e festive........................... Spigolature di storia di Anghiari - Festa a Scoiano.... Aurelio: un uomo piacevole - Il calabrone: Rotonda. A mia nonna Anna - Auguri a Cristina e Luigi........... Cappella di San Marco Evangelista (qg)..................... Agricoltori custodi: Pietro Mondani........................... Il malato e l’anziano (mr) - Mietitura......................... Don Agostino Boncompagni....................................... Ricordando don Bruno (as)......................................... Dalla Misericordia: Offerte e nuovi Soci.................... Il nuovo Centro Trasfusionale..................................... Ad Arezzo il Meeting dei giovani............................... Trofeo Fratres Città di Anghiari................................. ci amazon (tbv)............................................................ Una barbara uccisione (md)........................................ Le vostre offerte - Precisazioni................................... Anche il Moretti ci à lasciato (az)............................... Quante storie - Polvere nera........................................ La Propositura di S. Maria delle Grazie 5................... Anghiarismi (gb)......................................................... Auguri Settimia - Ci vuole così poco......................... Offerte - Frasario essenziale........................................ Bimbi di oggi: Filippo - Jacopo................................... L’ascensore - Auguri Teresa - Autobiografia............... I lettori ci scrivono - Accoglienza - Al Poggiolino..... Appendice alla Cronachetta........................................ Pennellate d’arte.......................................................... Elia: dov’è Dio?.......................................................... Bimbi di oggi: Maddalena - Azzurra........................... AllOpera...................................................................... Cambio di passo - Morta la Mafalda Pierantoni......... La festa titolare (mr).................................................... Anghiari Festival......................................................... Pellegrinaggio - In cammino verso il Perdono............ 2 agosto - Anatra vinta................................................ Dalla Georgia.............................................................. Bimbi di oggi: Livia, Riccardo.................................... I giochi 2 - Morta l’ultima dei Guelfi, la Frida............ Notizie da Monterchi.................................................. Caduti di Anghiari (II parte)........................................ Ringraziamo - La nostra festa..................................... Alla cara Brunetta Allegretti (az)................................ Alla Battaglia!............................................................. Tavernelle: La Celestina della Scuola......................... Il catechismo inizia..................................................... Cernecchio o rasagnolo? (em)..................................... Bimbi di oggi: Niccolò, Leonardo............................... La festa dell’Assunta.................................................. Ricollocazione della Pietà di Micciano....................... Altro anghiarese: don Bruno Cortelazzi...................... Dalle nostre parrocchie............................................... Qualcosa da mangiare (la vignetta)............................ 21 agosto 1968 - Lavori in Parrocchia........................ Bimbi di oggi: Kris, Alberto........................................ I cavalli di Leonardo - Catenaia si veste di autunno... Cronachetta: luglio - agosto 2018............................... Il Sinodo diocesano V (ab)......................................... Festa di San Martino...................................................

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arlare di Loris completamente è impossibile perché egli ha messo le sue doti di ricercatore di storia paesana, di grafico e di disegnatore a disposizione di tutte le associazioni anghiaresi collaborando in ogni modo alla vita paesana. Pensiamo alla Pro Loco, alla Misericordia, all’allora Asilo Infantile Testi, al Carnevale, alla Mostra dell’Artigianato, al Teatro dei Ricomposti, alla Mostra delle Armi da fuoco (con tutte le ricerche di archivio e il comitato organizzatore), alle scenografie della Filodrammatica Anghiarese; alla Baldaccio Bruni (di cui fu segretario)... e l’elenco potrebbe continuare. Diciamo pure che ha collaborato con l’Oratorio di Anghiari, sin dal suo inizio, e con Don Nilo che ne fu il fondatore. Teneva la rubrica “Il nostro caro, vecchio Anghiari” da cui ancora oggi traiamo notizie sulle vicende storiche del nostro paese. I suoi disegni poi li utilizziamo continuamente: sua è la testata del giornale. Prima di pubblicare la poesia dedicatagli da Turiddo Guerri vogliamo ricordare anche la sua passione per la ricerca e la conservazione dei beni archivistici: ha ordinato, e così salvato, l’Archivio Storico Comunale, quello della Cassa Rurale e quello della Misericordia. Grazie Loris.

Per l’amico Loris di Turiddo Guerri

Ogni volta che muore un Anghiarese dell’età mia, già troppo avanzata, mi viene meno un po’ di questo mondo. Se poi è un vecchio amico assai cortese, la tristezza si allarga, si dilata e il vuoto che rimane è più profondo. Ma resta, Loris, la memoria tua in questo “nostro caro vecchio Anghiari” di cui sapevi tutte le vicende. Memoria che il paese farà sua nella mente dei colti e degli ignari sui quali pur l’opera tua discende. Però ci manchi e Anghiari se ne duole restando attonito, senza parole. Nella foto di copertina Loris. Qui sopra con la moglie Ilda, il figlio Armando e i nipoti Giorgia e Stefano, in vacanza a Sirmione, sul lago di Garda; settembre 1985.

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l'editoriale di enzo papi

La Cena di Ubisa

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la grande sapienza pedagogica e teologica della Chiesa ancora indivisa

onastero di Ubisa, Georgia, nel Caucaso: un gioiellino della pedagogia della Chiesa, con affreschi del IX-X secolo. Ma facciamo un passo indietro prima di parlare del gioiellino! Quando nel 1054 il cardinale Umberto da Silvacandida depone sull’altare del Patriarcato di Costantinopoli la scomunica di Roma -è con la scomunica che nasce lo scisma orientale, della Chiesa Ortodossa- gli affreschi di Ubisa c’erano già e, forse, erano già vecchi di un secolo; un patrimonio, dunque della Chiesa indivisa, orientale come occidentale. Sono in una chiesetta di campagna che nelle stesse pietre scure dei muri mostra tutti i suoi secoli; una chiesetta circondata da un recinto che protegge dalle mucche il rosario di tombe del cimitero. E proprio quando eravamo lì, a vedere tanta bellezza, una mucca indiscreta –con una zuccata- è riuscita a spalancare il cancello e ad entrare. Non c’è stato poi verso di spingerla di nuovo fuori! Ambiente contadino, insomma. Poche case. Gente molto semplice quella di Ubisa. Oggi come allora.

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e gli affreschi, le immagini, come sappiamo, sono il libro degli illetterati, il libro illustrato di Ubisa presentava allora e presenta ancora oggi un esplicito esempio di narrazione educativa: una semplice Ultima Cena, è vero, ma molto particolare perché diversa da tutte quelle, in ogni caso, che sono in Occidente. Anche ad Anghiari, per esempio, ce n’ è una bellissima in 2 episodi, in Propositura, nella parete della testata del transetto di sinistra. È del ‘500 e narra, nelle diverse scene -la Cena è il quadro più grande e più importante quindi- il giovedì Santo di Nostro Signore; secondo un evidente sapore narrativo. È vero che la Cena è il momento della istituzione dell’Eucarestia, della Comunione sacramentale. Noi lo sappiamo! Ma chi non lo sa, chi non lo ricorda più in questa realtà dissacrata e superficiale? Chi è ignorante di teologia, di scienza ed esperienza religiosa come i contadini che nel X secolo erano a Ubisa?

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cco, allora, la grande sapienza pedagogica e teologica della Chiesa ancora indivisa; patrimonio comune quindi, anche di noi occidentali, che ci siamo abituati ai bellissimi Cenacoli fiorentini, per esempio, o a quello famosissimo di Leonardo che alle Grazie di Milano ha lasciato il Cenacolo più conosciuto del mondo. Appunto nel refettorio di quel convento. Ma veniamo al dunque! Come Ubisa dispensa la sapienza educativa della Chiesa? Intanto il suo Cenacolo è affrescato sulla calotta absidale, dietro l’altare nascosto dall’iconostasi, nel luogo più santo dell’edificio, quello dove il prete consacra l’Eucarestia: perché l’Ultima Cena è la prima Messa della storia! Siamo lontani dall’idea di refettorio, più vicini a quella di Cena dal significato particolare! Poi -come la Cena di Anghiari, narrata per due episodi (Cena e Lavanda dei piedi)- anche quella di Ubisa è divisa in più riquadri, nel suo caso tre, con un evidente sapore non solo narrativo ma anche simbolico. Mentre ad Anghiari e nelle cene occidentali prevale la narrazione, Ubisa punta direttamente alla realtà sacramentale. La Cena, infatti, centrale nella calotta, è affiancata -a destra e a sinistra- da due scene diverse, più piccole, che si distaccano senza problemi dall’episodio storico del Giovedì Santo per illustrarne il significato teologico. A sinistra Gesù, in piedi, di taglio, sta distribuendo il pane agli apostoli, in piedi, composti, ammassati davanti a lui, mentre uno alla volta ricevono il Pane Santo; la Santa Comunione! A destra la scena si ripete, con la stessa modalità, solo che Gesù tiene con le mani un calice mentre gli apostoli, si accostano uno alla volta per bere il Santo Vino. Corpo e Sangue di Cristo; la santa comunione secondo le due specie. Ecco spiegato come l’Ultima Cena è la Prima Comunione degli Apostoli; la stessa Prima Comunione che i bambini di Anghiari, come quelli di tutto il mondo, ogni anno, ricevono nel giorno del loro primo incontro con Cristo. L'ORATORIO DI ANGHIARI - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue Anno LII - Periodico del Vicariato di Anghiari e Monterchi. Con approvazione della Curia di Arezzo Aut. Tribunale di Arezzo n. 5 del 28 aprile 1967 - Dir. Resp. Enzo Papi - Stampa: Grafiche Borgo, Sansepolcro.

Redazione:donmarcosalvienzopapiteresabartolomeimariodelpiailarialorenzinielisadelpiantagabrielemazzimassimoredenti.

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CALENDARIO LITURGICO a cura di Franco Cristini

Mese di ottobre 2018

Mese di novembre 2018

1 ottobre lunedì: Santa Teresa del Bambin Gesù, vergine e Dottore della Chiesa. 2 ottobre martedì: Santi Angeli custodi. Primo Martedì del Mese. Nella chiesa di Propositura alle ore 17:00, ora di guardia con recita del Santo Rosario. 4 ottobre giovedì: San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia (1182-1226). La Santa Messa delle ore 18:00 verrà celebrata nella Chiesa della Croce. Dopo una gioventù spensierata, Francesco si spoglia di tutti i suoi beni, sposando la povertà per seguire nel migliore dei modi l’esempio di Cristo. Primo Giovedì del Mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni. 5 ottobre venerdì: Primo Venerdì del Mese. Nella chiesa di Micciano, alle ore 20:00 circa, Santa Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza. Nel Santuario del Carmine, alle ore 21:00, adorazione e Santa Messa. 7 ottobre domenica: Beata Vergine Maria del Rosario. Domenica XXVII del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. Festa della Madonna del Rosario a Valealle: S. Messa alle ore 11:00. 14 ottobre domenica: Domenica XXVIII del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. Festa della Madonna del Rosario a Galbino: S. Messa alle ore 11:00. Seguirà la processione fino al Colle. 18 ottobre giovedì: San Luca Evangelista: è l’autore del terzo Vangelo e degli Atti degli Apostoli. Nel suo Vangelo ha tracciato importanti ritratti di Maria insistendo inoltre sull’infanzia di Gesù. Fu studioso di medicina e appassionato dell’Ellenismo. Sembra che Luca sia stato martirizzato in Acaia (Oriente) e che essendo anche pittore abbia raffigurato per primo la Madonna con il Bambino Gesù. 21 ottobre domenica: Domenica XXIX del Tempo Ordinario. San Giovanni Paolo II Papa. Sante Messe secondo l’orario festivo. 28 ottobre domenica: Santi Simone e Giuda Apostoli. Simone era soprannominato lo Zelota o il Cananeo, Giuda era anche chiamato Taddeo. Domenica XXX del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo.

1° novembre giovedì: Tutti i Santi: ad Anghiari e a Santo Stefano, Sante Messe secondo l’orario festivo. A San Lorenzo Santa Messa alle ore 14:30 e a Galbino alle ore 15:30. (la Messa delle ore 11 a Tavernelle è sospesa). Ad Anghiari benedizione delle tombe alle ore 15:30 con ritrovo presso la cappella del camposanto. Primo Giovedì del Mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni. 2 novembre venerdì: Commemorazione dei Defunti; alle ore 6:30 ritrovo nella chiesa di Santo Stefano per recarsi in preghiera al cimitero di Anghiari dove alle ore 7:00 sarà celebrata la Santa Messa per i defunti. Primo Venerdì del Mese. Nella chiesa di Micciano, alle ore 20:00 circa, Santa Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza. Nel santuario del Carmine, alle ore 21:00, Santa Messa con adorazione. 4 novembre domenica: Domenica XXXI del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 6 novembre martedì: Primo Martedì del Mese. Nella chiesa di Propositura alle ore 17:00 ora di guardia con recita del Santo Rosario. 10 novembre sabato: San Leone Magno, Papa e Dottore della Chiesa. Nato in Toscana, sembra a San Leo di Anghiari, è stato il primo Papa a meritarsi l’appellativo di Magno. Celebre nella storia resta l’incontro con Attila, capo degli Unni, in seguito al quale il barbaro lasciò l’Italia. 11 novembre domenica: San Martino di Tours, Vescovo (316-397). Nato da genitori pagani in Pannonia (odierna Ungheria), si arruolò come militare nella guardia imperiale. In seguito, abbandonato il servizio militare, decise di battezzarsi; fu quindi ordinato sacerdote e poi eletto vescovo di Tours. Famoso è il gesto di dividere il suo mantello con un povero. Alle ore 19:00, nella chiesa della Maddalena, sarà ripetuto il gesto della benedizione e distribuzione del pane. Domenica XXXII del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 18 novembre domenica: Domenica XXXIII del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 22 novembre giovedì: Santa Cecilia, vergine e martire, patrona della musica. 25 novembre domenica: Domenica XXXIV del Tempo Ordinario. Cristo Re. Festa della Misericordia di Anghiari. Santa Messa delle ore 9:00 in Badia, delle ore 11:00 in Propositura: distribuzione dei panini. Alle ore 18:00 Santa Messa nella Chiesa della Croce. CONCLUSIONE DELL’ANNO LITURGICO Inizio del nuovo anno con il Tempo di Avvento 30 novembre venerdì: Sant’Andrea Apostolo. Titolare della chiesa di Galbino e Catigliano. Andrea nacque a Betsaida ed era fratello di Simone, il futuro San Pietro. Secondo la tradizione predicò in diverse regioni e fu crocifisso in Acaia.

In alto San Francesco raffigurato assieme a San Damiano. Faceva parte del trittico di Matteo di Giovanni della chiesa di Sant’Agostino.

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Tradizionalmente nelle nostre parrocchie la ricorrenza della festa del Santo Rosario viene celebrata nel seguente ordine. Il programma di ogni festa verrà confermato anche tramite gli avvisi parrocchiali.

S. MESSE FESTIVE CELEBRATE NELLE CHIESE DEL VICARIATO DI ANGHIARI

Prima domenica 7 ottobre

Ore 8:00

Chiesa di San Biagio a Valealle

Ore 9:00

S. Messa alle ore 11:00

-ANGHIARI: Chiesa di S. Stefano -ANGHIARI: Chiesa di Propositura -VIAIO: Chiesa di S. Paterniano

“ “ -CATIGLIANO: ogni 15 giorni Ore 10:00 -CARMINE: Santuario Madonna del Carmine “ -MICCIANO: Pieve di Maria Assunta “ -S. LEO: Chiesa di San Leone Ore 11:00 -ANGHIARI: Chiesa di Propositura “ -PIEVE DI SOVARA: S. Maria Annunziata “ -TAVERNELLE: Chiesa dell’Assunzione di M.V. Ore 16 (estivo 17) -PONTE ALLA PIERA: Chiesa di S. Giovanni E. Ore 18:00 -ANGHIARI: Chiesa della Croce

Seconda domenica 14 ottobre * Arcipretura di S. Andrea a Galbino S. Messa alle ore 11:00, seguirà la processione

* Chiesa di Tubbiano

S. Messa alle ore 16:00, segue processione

Quarta domenica 28 ottobre

... E DI MONTERCHI

*Chiesa della Croce ad Anghiari

Ore 8:45 -PADONCHIA: Chiesa di S. Michele Arc.lo Ore 10:00 -POCAIA: Chiesa della Madonna Bella Ore 11:00 -LE VILLE: Chiesa di S. Maria della Pace Ore 11:15 -MONTERCHI: Chiesa di S. Simeone profeta Ore 17:00 (18:00 estivo) -Chiesa di San Simeone a Monterchi

S. Messa alle ore 18:00

* Chiesa di S. Leone a San Leo S. Messa alle ore 11:00 e processione

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Prima domenica del mese a Scandolaia ore 15:00 (ore 16:00 estivo) Ultima domenica del mese: Chiesa di San Michele Arc.lo a Pianezze, ore 16:00 (ore 17:00 estivo).

Visita ai cimiteri

MESSE PREFESTIVE:

Giovedì 1° novembre

Ore 16:00 - (ore 17:00 estivo) Chiesa di Tavernelle Ore 16:00 - (ore 18:00 estivo) Arcipretura Monterchi Ore 16:00 - (ore 18:00 estivo) Chiesa di Tubbiano Ore 17:00 - Madonna Bella a Pocaia Ore 17:30 - S. Maria della Pace, Le Ville Ore 18:00 - Propositura di Anghiari

Tutti i Santi

S. Messe secondo l’orario festivo Ore 14:30 S. Messa e processione al cimitero a S. Lorenzo Ore 15:30 S. Messa e processione a Galbino (la S. Messa delle ore 11:00 a Tavernelle è sospesa) Ore 15:30 Preghiera e benedizione delle tombe nel cimitero di Anghiari.

Primo Venerdì del mese In Propositura, alle ore 18:00, S. Messa. A Micciano, alle ore 20:15, S. Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza.

Giovedì 2 novembre Commemorazione dei defunti

Al Santuario del Carmine, alle ore 21:00, recita del Rosario e S. Messa con meditazione.

Ore 6:30 Processione dalla chiesa di S. Stefano fino al cimitero. Ore 7:00 S. Messa nella cappella del cimitero. 5


IL PALTERRE*: dove gli Anghiaresi parlano di Anghiari, e non solo

* Queste pagine possono essere lette dagli Anghiaresi senza particolari prescrizioni. Per gli altri si consiglia moderazione.

Spigolature di storia di Anghiari

Aurelio: un uomo piacevole

1139 – Il Vescovo Mauro dona la cappella di S. Giovanni Battista al Priore di S. Bartolomeo.

olti sono stati coloro che in questo anno ci hanno lasciato, anghiaresi più o meno conosciuti, ma uno in particolare vorrei ricordare: Aurelio Bernardini, detto “Lello” che abitava a Tovari, per la via della Motina. Lo conobbi diversi anni fa per mezzo del genero, presidente allora dei Donatori Fratres. Nacque tra di noi una sincera amicizia e, come sempre in questi casi, ci ritrovammo spesso a pranzare insieme. Uomo piacevole con cui si stava volentieri insieme, gli piaceva parlare del suo passato e a noi faceva piaceva ascoltarlo. Orgoglioso della sua bella famiglia e di suo nipote in particolare. Una famiglia con cui si stava bene. Eravamo presenti anche al loro cinquantesimo di matrimonio; la figlia aveva preparato una semplice festicciola a sorpresa di cui fu molto contento. Una solenne cerimonia ha reso omaggio a questo marito, babbo e nonno. Amico veramente indimenticabile.

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1142 – Vengono citati per la prima volta i castelli di Pianettole e di Valialle, donati in parte da Quintavalle di Montauto ai camaldolesi, che li restituiscono nel 1176 in cambio di quello di Toppole. Due anni dopo vengono istituiti dal Priore di Camaldoli i Viscontadi di Pianettole e di Valialle. Successivamente, nel XIV secolo, Pianettole è signoria dei Tarlati sino alla consegna nel 1385 del castello ai fiorentini, mentre nel 1491 il castello di Valialle è occupato e distrutto dai fiorentini. In questo stesso anno Astulfo di Guidolotto, nipote di Quintavalle, lascia eredi universali dei suoi beni i Monaci di Camaldoli. 1147 - Gli Anghiaresi sono in lite con il Priore di S. Bartolomeo; nella lite, composta da Azone, priore di Camaldoli, i Consoli ottengono il riconoscimento di un terzo delle entrate della ‘terra’ di Anghiari. Franco Talozzi

Festa a Scoiano

Frasario essenziale Gli uomini cambiano -da spietati diventano ragionevoli- proprio quando la ragione li abbandona. Scrivere è diventato inutile, a meno che non si scriva indecifrabilmente. La vita di società ha questo di buffo, che ognuno crede di recitarvi la parte principale. Ennio Flaiano, Frasario essenziale, Bompiani, 1994

Il calabrone

io la penso così

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Rotonda al Borgo

eppe (Giuseppe Meucci), è nato al Col della Fossa, nei pressi di Tortigliano il 2 settembre 1938. Quest’anno ha quindi compiuto 80 anni e domenica 2 settembre ha festeggiato questo traguardo con un bel pranzo presso il ristorante “Il Cerro” circondato da amici e parenti e, ovviamente, dalle amate nipotine. È stata un’occasione di festa in cui sì è riunita tutta la famiglia. Non è potuta mancare l’immancabile mela al giorno che leva il medico di torno, che Beppe mangia quotidianamente e per la quale è da sempre preso bonariamente in giro dai suoi. E anche noi della Redazione ci accodiamo volentieri agli auguri di familiari e amici e altri auguri gli arriveranno dagli anghiaresi, quando conosceranno la notizia, in occasione della sua presenza al mercato settimanale al quale non manca mai. Auguri Beppe!

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he quella ‘rotondina’ avrebbe creato dei problemi di traffico io penso che ogni automobilista l’ha pensato prima che venisse attivata. Poi anche i tecnici avranno visto le code! Io penso che nessuno s’era preoccupato di analizzare il volume di traffico proveniente dalle varie strade che confluiscono nella rotonda stessa anche dalla E45 e progettare di conseguenza. Ma ora il traffico scorre abbastanza bene e allora possiamo dire sollevati: «Tutto è bene quel che finisce bene!» Con qualche soldo speso in più!

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...il Palterre, ovvero Ridendo castigat mores

A mia nonna Anna

Auguri a Cristina e Luigi

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n donna piena di grinta e di energia. Una moglie legata al proprio marito da un matrimonio durato per ben 52 anni e da un atto d’amore che non si è mai fermato, neppure nel giorno in cui Fernando ha lasciato un vuoto incolmabile nel suo cuore. Una mamma amorevole, ma anche severa e giusta all’occorrenza. Anna non solo è tutto questo, ma è anche una nonna meravigliosa. Con i suoi occhioni verdi pieni di vita e con il suo sorriso sempre splendente sulle labbra, nonna Anna continua ogni giorno a stupirmi della forza che riesce a tirare fuori in ogni situazione. Con il suo non arrendersi mai, è sempre riuscita a superare ogni difficoltà e ad apprezzare la vita, nonostante le innumerevoli sfaccettature che essa possa riservare. Inutile dire che sia sempre stata per me un sostegno e un modello di vita, ma ora che ha tagliato l’importante traguardo dei 90 anni, mi sento più che mai in dovere di farle tanti auguri da parte di tutta la famiglia e di ringraziarla per tutto l’amore e i valori che mi ha trasmesso in questi anni. Le sono davvero grata per avermi insegnato ad amare la vita e per essere stata sempre più che una semplice nonna. Quando si arriva ad un’ età importante, si chiede sempre quale sia il segreto che c’è dietro. Probabilmente, se lo domandaste a lei, vi risponderebbe: “Un goccio di vino a pranzo. Io, se non lo bevo, è come se non avessi mangiato”. La nonna è nata il 7 agosto 1928 a Pieve Santo Stefano, precisamente ai “Balazzi”. Dopo essersi sposata il 24 aprile 1954 a Tizzano con Fernando Guerrieri, si è trasferita in località “Casacce”, dove ancora abita. A testimonianza della sua vitalità, basta dire che il giorno del suo compleanno, la nonna ha voluto festeggiare con tutta la famiglia al Ristorante “Il Cristallo” di Caprese Michelangelo i suoi 90 anni. Da parte di tutta la famiglia le porgiamo i più sinceri e felici auguri e speriamo di poter festeggiare così ancora molti altri compleanni. Con grande affetto, la nipote Aurora Monaldi

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artedì 31 luglio 2018. In questo giorno Luigi e Cristina hanno rinnovato le promesse del 25° di matrimonio, solido e con tanta felicità: è così che si fortifica il loro amore. Noi come mamme ne siamo moltissimo orgogliose. Nel momento che si mettevano le fedi, dal nostro cuore è uscito un augurio che possano festeggiare anche quelle d’oro e di diamante, felici come sono ora. I festeggiamenti sono continuati dopo la cerimonia con parenti ed amici al centro parrocchiale di Tavernelle per salutarli e ringraziarli. Giuseppina e Lorentina

Nella foto Cristina e Luigi davanti all’altare del Santuario del Carmine il giorno del loro matrimonio celebrato da don Marco il 31 luglio 1993.

Le vostre offerte le potete far pervenire anche con bonifico. UbiBanca: IT90 F031 1171 3100 0000 0003 389. Banca di Anghiari e Stia: IT82 Y083 4571 3100 0000 0005 053 Le potete poi consegnare in parrocchia o ai collaboratori. Potete darle anche alla Élida, nella merceria in cima a Piazzetta delle Legne. Grazie! 7


LE NOSTRE CHIESE NELLA STORIA E NELL’ARTE

di don Quinto Giorgini

Cappella di San Marco Evangelista della Misericordia di Anghiari

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opo aver presentato ai nostri lettori le chiese esistenti e anche alcune di quelle scomparse dell’antico centro storico, passiamo a quelle periferiche, tra cui la Cappella di San Marco, ubicata in via Matteotti n. 131, già Borgo della Croce, vicino allo stradone trecentesco che da Anghiari porta direttamente a Sansepolcro. Proprio qui sorgeva il vecchio e cadente Ospizio di “Fra’ Damaso”, dei frati francescani della Verna, santuario di proprietà del Comune di Firenze, che riscattò in seguito all’incameramento dei beni della Chiesa da parte dello Stato liberale nel 1866/67. I frati francescani della Provincia Toscana si resero disponibili a rinunciare all’uso di questo ospizio affinché il Comune di Firenze, proprietario, potesse farne l’atto di donazione alla Confraternita di Misericordia di Anghiari “alla condizione che l’immobile stesso fosse in perpetuo destinato a scopi di carità e di assistenza”. La Misericordia di Anghiari, attualmente guidata dal benemerito Governatore Massimo Redenti, e in passato da una serie di importanti predecessori, è stata fondata nel 1348, come si legge nel suo labaro. Attraverso le vicende dei secoli passati, pur con denominazioni diverse e mutate residenze, è rimasta sempre sostanzialmente fedele alle sue specifiche finalità di culto, di assistenza, di carità cristiana verso i malati, i sofferenti e i defunti, distinguendosi sempre tra le altre Misericordie della Valtiberina e della Toscana. Nel 1863, la sede della Misericordia anghiarese risulta essere stata in alcuni locali della Badia e poi nel 1865 ha ricevuto la sua stabile sede nell’attuale via Francesco Nenci, dove esiste il suo storico museo di cui abbiamo parlato nell’ultimo numero dell’Oratorio. Questa storica sede della Misericordia, con il mutar dei tempi e le nuove esigenze delle ambulanze e dei vari automezzi, si è rivelata sempre più inadeguata alle moderne necessità per le vie d’accesso troppo strette, per cui il Magistrato del tempo, guidato dal Governatore Ario Tuti insieme a Loris Babbini e Carlo Chieli, anche attraverso la collaborazione dell’avv. Alfredo Merlini, Presidente confederale delle Misericordie d’Italia, si è impegnato a ricercare una nuova sede più centrale e più comoda, che venne individuata nel succitato ospizio dei frati francescani. La donazione del vecchio ospizio francescano da parte dell’allora sindaco di Firenze avv. Luciano Bausi e l’accettazione da parte del confratello Gino Ceppodomo, Governatore e legittimo Rappresentante della Misericordia di Anghiari, avvenne in Firenze il 4 dicembre 1970. L’edificio ricevuto in dono, per renderlo moderna sede della Misericordia, necessitava di profondi e vasti

lavori di restauro e di ammodernamento. L’esigua disponibilità finanziaria e le piccole offerte dei benefattori a questa Misericordia non sarebbero stati sufficienti neppure per iniziare i lavori di restauro, se non fossero intervenuti i grandi e benemeriti benefattori, coniugi Marco e Celeste Buitoni, che si presero l’onere di finanziare i lavori che consistettero non solo nella costruzione al piano terreno di questa Cappella dedicata a San Marco (in omaggio e in ricordo del benefattore Marco Buitoni), ma anche nella realizzazione di un ampio garage e al piano superiore di una grande sala per riunioni e per attività culturali e inoltre di altri spazi per uffici e ambulatori vari. Il 3 maggio 1974 è stata posta sulla facciata di questa nuova sede della Misericordia, a ricordo dei suddetti benefattori, una epigrafe in pietra, il cui contenuto trascriviamo fedelmente: “La Confraternita di Misericordia di Anghiari esprime ai concittadini MARCO e CELESTE BUITONI vivissima perenne gratitudine perché si sono assunti il grave onere del restauro del vecchio edificio esistente e delle adeguate installazioni, dando a questa nuova sede la possibilità di svolgere i suoi impegnativi interventi benefici con sollecita prontezza e cura in relazione ai bisogni e alle necessità del nostro paese”. I lavori di restauro, iniziati nel maggio del 1973, eseguiti dall’Impresa Edile del confratello Ivan Venturini, sotto la direzione del geom. Luigi Mariani, furono inaugurati il 22 giugno del 1974. Alla festa d’inaugurazione della nuova sede, il Governatore Gino Giabbanelli, con il Magistrato, invita non solo l’intera Confraternita, ma anche tutta la cittadinanza e naturalmente le seguenti personalità:

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Le nostre chiese... il Vescovo di Arezzo m o n s . Te l e s f o r o Giovanni Cioli, accolto dal nuovo Proposto e Correttore don Vittorio Bartolomei, successore di mons. Nilo Conti, che benedice la nuova cappella dedicata a San Marco Evangelista. Accompagnato dai canti della corale, il presule vi celebra per la prima volta la S. Messa, esaltando nell’omelia i valori cristiani della carità e della misericordia. Era presente con la moglie il benefattore Marco Buitoni, proclamato Governatore Onorario Perpetuo della Misericordia di Anghiari. Erano inoltre presenti Alfredo Merlini, Presidente nazionale delle Misericordie d’Italia, il sindaco di Firenze Luciano Bausi, quello di Anghiari Berio Nocentini, il Padre Vicario del Convento della Verna e tutte le altre autorità militari e civili del territorio, nonché una rappresentanza delle Confraternite di Misericordia di Sansepolcro e Monterchi. Passiamo ora a descrivere questa Cappella, che è l’ultimo edificio sacro costruito nel paese d’Anghiari, in cui vengono esposte le salme di quei defunti che per impossibilità o volontà dei familiari non rimangono in casa oppure nel luogo dove sono morti. Quindi questa cappella svolge la funzione di camera mortuaria in attesa delle esequie nelle chiese parrocchiali. Consiste in una sala di forma rettangolare, di circa 60 mq compreso il presbiterio, in cui, staccato dalla parete, c’è un moderno altare in legno con mensa di pietra. Incassato nella parete retrostante c’è un bel tabernacolo ligneo, realizzato nel 1974 dal locale Istituto d’Arte. Nell’angolo destro è situata una statua in terracotta raffigurante San Marco, realizzata da Vittorangelo Polverini di Anghiari, morto nel 1986. In quello sinistro, chiuso in un’urna di vetro, c’è un bellissimo e antico Reliquiario della Santa Croce, dono di padre Antonio Guardiani, che

viene portato in processione nella festa del 3 maggio. Attraverso una piccola porta si entra in un locale situato dietro il presbiterio, da dove è possibile vedere il vecchio pozzo dell’ospizio francescano. Nella parete laterale destra sono appesi due bei quadri moderni su tela, entrambi del pittore Vincenzo Calli, raffiguranti rispettivamente l’Annunciazione, (2013) e il Cristo Risorto che appare alla Maddalena (2014). Nel quadro appeso alla parete sinistra, dello stesso autore, sono raffigurare le mistiche nozze di S. Caterina da Siena con lo Sposo Gesù. A destra della porta d’ingresso, incassata nel muro, c’è una piccola pila di marmo, ornata da una conchiglia pure di marmo, donata nel 1977 dall’ambasciatore svizzero Paul Ruegger, già presidente del Comitato Internazionale della Croce Rossa, e dalla consorte marchesa Isabella Fossi. Nell’adiacente piccola sacrestia, della superficie di circa 9 mq. c’è tutto l’occorrente per celebrare la S. Messa e inoltre sulla parete c’è un quadro raffigurante la Madonna con Bambino (1988) e uno stendardo della Madonna, di Lea Blasi. Ringrazio l’amico Mario Del Pia e la gentile signora Emanuela Bruttini che mi hanno accompagnato nel sopralluogo a questa cappella, le cui notizie principali sono state prese dal volume “La Misericordia di Anghiari”, opera degli autori Loris Babbini e Alberto Benedetti, pubblicata nel dicembre del 1987 e stampata nello stabilimento tipo-litografico di Mario Gennaioli in Sansepolcro. Nell’altra pagina, veduta dell’interno della Cappella di San Marco e, sotto, la lapide a ricordo dei benefattori Marco e Celeste Buitoni. In questa pagina, a sinistra la tela di Vincenzo Calli raffigurante Santa Caterina d’Alessandria e, a destra, la terracotta policroma di Rinaldo Noferi, posta sull’architrave di ingresso, raffigurante la Madonna della Misericordia. mette sotto poco. Anche se lo metti sotto torna in su’ per fare il capo che, quando è maturo, è quasi scoperto. Io la cenere non ce la metto, faccio dei solchettini, ma va messo così, con le mani, ricoprendo leggermente le specce. Si raccoglie di giugno/luglio. Io non l’ ‘afracco’ ma gli ‘torco’ lo stelo, verso i primi di giugno, che così il vigore invece di andare per lo stelo e le foglie, ingrossa i bulbi. Una volta raccolto io lo tenevo un po’ al sole ma ho sentito che non va fatto. Semmai ci si lascia giusto il primo giorno per farlo asciugare un po’. Poi va tenuto in un ambiente arieggiato, tipo un capanno. Tempo fa ho preso un po’ di capi di aglio rosso. Lo vedi le piante, mi si sono imbastarditi. Fra poco non si riconoscono le due qualità. Io li tengo insieme perché quello rosso è anche troppo forte, quello bianco è meglio. Però quello rosso viene più bello, fa dei caponi grossi così. Seminandolo insieme, come va va, come faccio io, insomma non è più legittimo.

Agricoltori custodi

Aglio

Pietro Mondani, muratore provetto ora in pensione, coltiva il suo orto. Fra i vari ortaggi segnaliamo l’aglio di cui tramanda il seme da tanti anni. È, a tutti gli effetti, un agricoltore custode. Sentiamo il suo racconto.

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uesta qualità di aglio io la coltivo da oltre cinquant’anni. La cosa più importante quando si semina l’aglio è prendere quelle belle ‘specce’ grosse che sono intorno al capo [sarebbe il bulbo dell’aglio], quelle un po’ rotonde. Quelle interne sono piccole: quelle non vanno prese; il mio povero babbo diceva «Queste el capo ‘n l’arfano! Questo fa il getto ma non fa il capo». Io lo pianto presto, là di dicembre, preparo il terreno. Si

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Il malato e l’anziano

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dovrebbero sempre stare al centro dell’interesse di tutta la comunità

a giornata estiva del malato e dell’anziano si è svolta quest’anno, sabato 11 agosto, presso il parco/giardino attiguo alla chiesa di Santo Stefano. Come di consueto l’iniziativa è stata sostenuta dalla Parrocchia e dal gruppo Caritas, con la collaborazione dei volontari della Confraternita di Misericordia. Quest’anno, poi, c’è stata la fortissima collaborazione della comunità di Santo Stefano, che sotto l’attenta guida della Fausta si è superata sia sul piano organizzativo che su quello qualitativo dei cibi serviti durante il momento conviviale. Intorno alle ore 16,30 il parco ha iniziato ad animarsi, con l’arrivo degli ospiti della residenza protetta e con la presenza degli ospiti della Ripa, accompagnati da tre monache agostiniane sempre attente, vigili e premurose. Pian piano si sono materializzate altre presenze, di malati ed anziani accompagnati privatamente dai propri familiari, e significativa è stata poi la presenza di parrocchiani che hanno sentito la necessità ed il desiderio di partecipare a questo pomeriggio un po’ particolare. Qui sta il punto; il malato e l’anziano dovrebbero sempre stare al centro dell’interesse di tutta la comunità, e non solo dei familiari o amici vicini. È questa la “battaglia da vincere”. La Santa Messa, che da sempre è e dovrà essere il fulcro di qualsiasi attività comunitaria, è stata officiata da Don Marco con la partecipazione del Diacono Fabio. A seguire, come di consueto, è stata servita una merenda/cena a base di crostini vari, panzanella, insalata di riso, un primo, dolci di vario genere e bibite a volontà,

serviti dai volontari della Caritas e dai collaboratori della comunità di Santo Stefano. È stato molto bello vedere una parte significativa della nostra comunità parrocchiale stringersi attorno alle persone più anziane, ai volontari della misericordia, agli animatori della Caritas, agli operatori della comunità di Santo Stefano. A tutti loro, ospiti e volontari, un grande ringraziamento e l’augurio che sempre di più sappiano essere presenti nella vita quotidiana accanto ai nostri malati ed alle persone anziane, facendo in modo che la sofferenza e la solitudine dei più deboli siano sempre mitigate dalla presenza e dalla solidarietà di tutta la comunità. Un ringraziamento, fra tutti gli altri, è meritato dagli amici della comunità di Santo Stefano, che sono stati la colonna portante di questo bel pomeriggio di festa e di condivisione cristiana. Massimo Redenti

Nella foto di emmedipì un momento della celebrazione eucaristica nel parco della Comunità di Santo Stefano.

Mietitura!

P

er il primo fine settimana di agosto 2018, festa nella frazione della Motina di Anghiari con la battitura. Un’occasione che ha messo insieme gli abitanti del posto ma che ha visto la presenza di tantissimi ospiti attratti anche dalla eccezionale presenza dei trattori Landini ‘a testa calda’. Ma questo evento è stato preceduto, naturalmente, dalla mietitura eseguito presso il podere Casina S. Donato o i “Buscosi”. Nella foto alcune ragazze con le brocche per l’acqua, i fiaschi per il vino e un paniere con biscotti, per rifocillare i ‘contadini mietitori’ sparsi per il campo. Un bel paio di vacche chianine, un mietitore con in mano un balzo per legare le manne, completa la bella inquadratura di emmedipì. Alla prossima mietitura!

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Don Agostino Boncompagni Incontro il maestro Lozza che mi parla di una edicola/cippo a Santa Fiora, dopo la rotonda e poco prima del bar, che ricorda la morte per incidente di don Agostino Boncompagni un sacerdote originario di Monterchi e parroco a Santa Fiora. Dopo il suo racconto ho fatto la foto al cippo e ho chiesto informazioni ad un abitante del posto, Benedetto Menci e ad Assunta Del Pia, nata al Molinello, ma che abita al Borgo. Riportiamo poi un articolo di Mario Massi che ricorda l’episodio della marcia pacifista in cui fu coinvolto don Agostino e il testo della lapide. Maestro Lozza - Don Agostino Boncompagni in quel momento era parroco di Santa Fiora, ed era anche Rettore o qualcosa del genere del Seminario. Aveva 45 anni quando è morto, l’11 novembre 1951. Se fosse vissuto probabilmente avrebbe fatto carriera, perché i Boncompagni erano tutta gente che aveva voglia di studiare e lui era dotato di buone capacità. Era originario di Padonchia ed era stato parroco a Pianezze. Poi ci fu questa marcia pacifista nel 1940, in cui lui fu coinvolto. Io non ero presente perché ero in collegio. I parroci, su suggerimento del vescovo Pompeo Ghezzi, avevano radunato la gente per una marcia contro la guerra. Siccome nell’aria c’era il presentimento che da un momento all’altro ci sarebbe potuta essere una guerra, organizzarono questa marcia. Invece il maresciallo aveva ricevuto l’ordine da Arezzo di bloccare qualsiasi iniziativa contro la guerra. Di conseguenza don Agostino e don Severino Brunini hanno fatto un anno di confino: erano stati condannati a cinque anni in due comuni di Potenza. Poi, tramite il genero del Duce, dopo un anno, gli riuscì a farli ritornare a casa. Anche il vescovo scrisse diverse lettere a Mussolini. Sì, loro avevano organizzato questa marcia e don Alberigo Morucci aveva fatto pubblicare un foglietto come avviso. Lui si salvò perché aveva il petto pieno di medaglie che aveva ricevuto nella Prima Guerra Mondiale. Lui e il mio povero zi’ Giangio passarono il Piave attaccati alla coda di un cavallo, non sapevano nuotare nessuno dei due. Erano situazioni molto difficili e infatti questo mio zio ci perse la salute.

Monterchi: una marcia pacifista del 1940

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l 21 maggio 1940, su sollecitazione del vescovo Pompeo Ghezzi, fu indetta a Monterchi una marcia pacifista contro il pericolo di una guerra ormai imminente. Luogo di raccolta per la popolazione del comune era la Chiesa di San Simeone, dinnanzi all’immagine miracolosa del SS. Crocifisso. Alcuni parroci affluirono nel centro storico con i loro fedeli che, in processione e devotamente, recitavano il Rosario e altre preghiere. La popolazione aderì in modo massiccio. I sacerdoti non riuscirono a confessare e comunicare tutti gli intervenuti. Ma a questo punto la situazione precipitò: l’anziano arciprete di San Simeone, don Antonio Chimenti, si era dimenticato di chiedere il permesso alla Regia Questura di Arezzo, mentre il locale Comando dei carabinieri aveva avuto ordine tassativo di sciogliere ogni assembramento di persone e di arrestare eventualmente i caporioni (era quello un momento di grande tensione tra la Chiesa e lo Stato fascista favorevole, quest’ultimo, alla guerra). Il maresciallo dei carabinieri, dopo avere bruscamente mandato a casa quanti erano in piazza, si precipitò in sacrestia e arrestò tutti i sacerdoti: don Alberigo Morucci, considerato il primo responsabile (aveva infatti fatto stampare un foglio volante come invito), don Agostino Boncompagni, parroco di Pianezze, e don Severino Brunini, accusati di «essere entrati in paese vociando...» Il giorno successivo venne a Monterchi il Questore, per fare piena luce sull’accaduto. Dopo un breve interrogatorio, don Morucci fu «assolto» in considerazione delle sue decorazioni di guerra. Gli altri, però, furono considerati «ribelli» e mandati al «confino», rispettivamente a Lauria (Potenza) e a Diamante (Potenza), per cinque anni. Probabilmente furono considerati dei capri espiatori, ma al momento qualcuno pensò che si voleva colpire indirettamente il vescovo di Sansepolcro. Per farli tornare ci volle un po’ di tempo: il vescovo scrisse a Mussolini non poche volte. Il telegramma di riabilitazione arrivò dopo circa un anno, per interessamento del genero del duce. Mario Massi

Benedetto Menci – In quel tempo io andavo a scuola all’Avviamento, la sera, e stavo tornando in bicicletta a casa quando vidi che c’era una gran confusione. Così seppi che avevano investito questo prete: lui stava andando a trovare un suo contadino che l’avevano ricoverato all’ospedale. Un camioncino l’ha ‘chiappato’ ed è morto sul colpo, lui era in Vespa. Era un prete bravo, anche il suo fratello che era professore ad Arezzo: loro vengono dalla Padonchia. Assunta Del Pia – Io ricordo anche il suo fratello che era pediatra ad Arezzo e questo prete era parroco a Santa Fiora. Io ricordo di questo incidente che era il fratello di questo pediatra. Successe all’incrocio di Santa Fiora. Lui veniva da Santa Fiora e un altro veniva da Anghiari e ci fu questo scontro dove questo prete perse la vita. Io non lo conoscevo, ma la triste notizia si sparse immediatamente al Borgo.

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QUI NEL CUORE DELL’AMATO S. FIORA SOTTO LO SGUARDO IMPOTENTE DEI PARROCCHIANI INORRIDITI FATALE INCIDENTE DI STRADA ARRESTAVA TRAGICAMENTE LA CORSA APOSTOLICA DEL PRIORE CAN.CO BONCOMPAGNI DON AGOSTINO PIANEZZE S. FIORA IL SEMINARIO FURONO LE TAPPE E LE LUCI DELLA SUA INFATICABILE OPEROSITA’ VANTO PIU’ UNICO CHE RARO PER UN PRETE DEL SEC. VENTESIMO NON UNA VOCE MANCO’ AL GENERALE RIMPIANTO


Ricordando don Bruno

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v r e b b e potuto fare il radiotecnico ed era esperto in materia di elettronica ed elettricità tanto da essere chiamato a lavorare perfino in Francia, dove aveva operato con successo e lauti guadagni. Invece era stato sedotto dal suono delle campane, da Madonna Povertà e da don Nilo Conti, di cui era diventato un discepolo ed un fedele aiutante nelle uscite notturne in cui, non visti ed in silenzio, i due portavano generi alimentari alle famiglie bisognose sgattaiolando per Anghiari vecchio. Fu così, percorrendo questa strada, che divenne prete. Provenendo da una famiglia di Evangelici ed essendo un convertito al cattolicesimo, degli Evangelici e dei convertiti aveva il rigore morale e nessuna inclinazione per il compromesso. Per questo motivo, molti lo giudicavano, fermandosi alle apparenze, un uomo spigoloso ed un prete scomodo. Quando divenne parroco di Micciano, una parrocchia prestigiosa frequentata da brava gente, agricoltori schietti e brave massaie, ebbe subito da ridire su certe tradizioni introdotte dai suoi predecessori che a lui apparvero troppo affaristiche “da mercanti del tempio”. Infatti quando vide che, in preparazione della liturgia delle “Quarantore” (una maratona di ininterrotte preghiere!) alcune donne avevano sistemato davanti all’altare un tavolinetto con sopra una specie di registro contabile, ne chiese la ragione. Gli fu risposto che coloro che avevano aderito a questa pratica religiosa, se impossibilitati a partecipare, erano tenuti a versare una piccola somma di denaro a mo’ di penale. Il nuovo pretino ordinò immediatamente la rimozione del tavolino e del relativo registro. Non amava nemmeno l’abituale questua durante la S. Messa e non erano previste tariffe per le “prestazioni” liturgiche. Anche come confessore era implacabile: la prima volta che andai a confessarmi da lui, piombai a razzo in sacrestia per vuotare il sacco alla svelta e invece mi ordinò di andare a sedermi su una panca e prepararmi adeguatamente con un serio ed approfondito esame di coscienza: “Ci vediamo fra dieci minuti”, mi disse. Come penitenza, invece di una simbolica del tipo “Pater-Ave-Gloria” mi rifilò una pena da Purgatorio: una settimana senza fumare! Cercai di mercanteggiare, ma Don Bruno aggiunse: “Se non ti piace questa bottega, cercati un altro bottegaio!” Ho il sospetto che mia moglie, che non sopporta questo mio vizio e che, poco prima stava confabulando con lui, gli abbia detto una parolina in merito. Conosceva bene le miserie umane e la sua preghiera prediletta era il Kyrie: Signore, abbi pietà di noi che siamo così piccoli e fragili agli occhi di Dio che legge nel profondo del cuore ma grandi ed importanti, invece, ai nostri occhi. Era poverissimo ma altrettanto generoso. Una sera andai a cena da lui portando qualcosa di adatto ad un diabetico che

mangiava quanto un uccellino e notai che, dalla sua miseranda ma accogliente cucina, era sparito il televisore. Resisté un poco prima di ammettere che lo aveva donato ad una famiglia povera. Stessa fine per una grossa quantità di pasta e di altri generi alimentari dono di un qualche benefattore che gli aveva riempito tutto il corridoio di ingresso. Quando tornai da lui, tutto questo ben di Dio era sparito e non credo fosse colpa di un prete diabetico. A cena da don Bruno (che insisteva per lavare i piatti) si parlava solo di Dio come se, invece che a tavola fossimo davanti al suo altare poveramente arredato, con un candela fumigante dentro ad un ex barattolo da marmellata ed un girasole risecchito e ciondolante. Anche il prete era coperto (non oso dire: vestito!) da un maglione storico ed un copricapo tipo berbero che si toglieva al momento della consacrazione. Liturgia asciutta ma intensa e partecipata, omelia ricca, profonda e toccante che si avvertiva preparata con cura e che ci arrivava con un filo di voce ed evidente sofferenza. Un filo di voce ma d’oro zecchino. Quando si porta la Croce come lui, si è sempre soli, ma sempre gli facevano corona non meno di una decina di persone amiche che da forse vent’anni, con ogni tempo, non mancavano mai alla sua Messa vespertina del sabato e che ora senza “il suo bastone ed il suo vincastro” sono in cerca di un altro Faro d’approdo. Dopo la Messa si usciva sul piazzale a chiacchierare fra di noi, a salutare i fedeli, a rinvigorire l’amicizia. Don Bruno, zoppicando, giungeva sulla soglia della sua chiesa per un ultimo sorridente saluto e chiudeva il pesante portone sulla sua solitudine e sul suo silenzio e, il pensiero di lasciarlo solo e fragile com’era senza il conforto d’una voce amica, ci riempiva il cuore di sgomento e di un indefinibile senso di colpa… mentre cadeva la notte! Quando Sigliano fu colpito dal terremoto e la chiesa subì profonde lesioni, mia madre era ancora viva e stava cercando di consolare un don Bruno affranto quando, mentre gli parlava in sacrestia, notò una foto di don Alessandro Bartolomei, zio della mamma, che quella chiesa aveva costruito: “Lo preghi, don Bruno” gli disse “e vedrà che l’aiuta!” Devo credere che fosse vero, perché dopo poco tempo a don Bruno arrivò una grossa somma che gli consentì di restaurare la sua chiesa: La settimana prima della sua morte, a fine Messa, gli feci i complimenti per la sua omelia, “Retro, Satana!” mi disse, ma poi mi fece anche una carezza con la sua mano leggera intrisa di sudore e della sua sofferenza ed ebbi la percezione che non ci saremmo rivisti: da vivi! Quanto ha sofferto lo sa bene la sua famiglia che ha fatto non pochi sacrifici per curarlo. Ora, a Sigliano, sono rimasti solo i suoi gatti. Lui come in vita, ha scelto anche in morte la solitudine che amava, chiedendo di andare nel piccolo cimitero di Cerbaiolo, perso nel bosco e povero di tutto, anche di morti: ci sono solo tre tombe, la sua, quella di suor Chiara Balboni e quella di una neonata morta dopo soli tre giorni di vita. Immagino che le creaturine del bosco vengano a ruzzare sulla tomba del prete e che gli uccellini del bosco cantino per lui: addio e grazie, don Bruno, e che la terra ti sia lieve! Alfonso Sassolini In alto don Bruno fotografato nella chiesa di Sigliano, dietro di lui l’immagine della Madomnna della Pace a cui la chiesa è dedicata.

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NOTE DALLA MISERICORDIA a cura di Massimo Redenti

Offerte al 31 agosto 2018

Assemblea della carità e bilancio sociale -

Radziwonik Roberta in memoria di Meoni Norberto 10 Meazzini Delfina 10 Bracci Alfredo – La famiglia alla memoria 250 Palazzeschi Giancarlo – In memoria della madre Vaccarecci Isolina 50 Bini Adriana 1 0 0 Biserni Ilia - La famiglia alla memoria 220 Vaccarecci Isolina - La famiglia alla memoria 220 Paoloni Sante - La famiglia alla memoria 150 Pasqui Stefano - La famiglia alla memoria 380 Giorni Stefanello - La famiglia alla memoria 200 Tecchioli Giuseppe - La famiglia alla memoria 225 Pecorari Veronica - La famiglia alla memoria 105 Guelfi Frida - La famiglia alla memoria 420 Pierantoni Maria Mafalda – Parenti, amici e conoscenti alla memoria 3 5 0 Meazzini Delfina 10 Sensi Silvia – In memoria di don Bruno Cortelazzi 10 Caterini Marta – In memoria di Don Bruno Cortelazzi 5 Serafini Pasquale 10 Mariani Gianni – In memoria di Don Bruno Cortelazzi 50 Giorni Claudio - La famiglia alla memoria 50 Plini Dott. Piero 1 0 0 Piomboni Celestina - La famiglia alla memoria 220

Nuovi Soci al 31 Agosto 2018 Andolfo Benito Guadagni Silvana Pacini Ivano

Spigolature dell’ultim’ora

Nuovo corso per volontari - La Confraternita di Misericordia di Anghiari organizza per fine autunno un nuovo corso per soccorritori di primo livello e per soccorritori di livello avanzato. Il primo livello, molto semplice e facilitato, servirà a preparare tutti coloro che vorranno entrare a far parte della nostra Misericordia come autisti e volontari per i normali servizi sociali (accompagnamento di malati o persone disabili, con auto e mezzi attrezzati); il livello avanzato, più complesso ed articolato, preparerà coloro che vorranno intraprendere il percorso di soccorritori in emergenza-urgenza, con ambulanza. È fondamentale aumentare il numero dei nostri volontari in quanto sempre più è richiesta la loro presenza (nuove leggi), anche in occasione di attività sportive, sagre paesane, feste varie su suolo pubblico, e la nostra Misericordia è in difficoltà per “accontentare tutti”. Per questo motivo facciamo appello alla coscienza individuale di chi ci legge e chiediamo loro, chiediamo a tutti voi, di contattare la nostra Misericordia e di iscrivervi ai prossimi corsi di abilitazione. Aiutateci ad aiutare!

L’assemblea della carità e la presentazione del bilancio sociale della Confraternita di Misericordia di Anghiari avranno luogo presso la sede sociale nel pomeriggio di sabato 24 novembre alle ore 17:00. Nell’occasione verrà “inaugurato” il nuovo dipinto che andrà ad abbellire la parete di testa della nostra bella sala di rappresentanza. All’inaugurazione saranno chiamati ad intervenire i rappresentanti della Banca di Anghiari e Stia Credito Cooperativo quali sponsor ufficiali del nuovo dipinto; interverrà anche l’autore della preziosa opera d’arte, autore che, per non togliere la sorpresa a tutta la comunità, al momento dovrà rimanere “anonimo”. La popolazione è fin d’ora invitata all’importante evento che, ne siamo certi, riceverà l’apprezzamento di tutti i nostri confratelli e consorelle.

La parrocchia - Nell’ultima giornata del Grest 2018 (24 agosto) i ragazzi della parrocchia, una settantina circa, prima di partecipare alla messa solenne delle ore 18,30 nella chiesa di Santa Maria delle Grazie (la Propositura) si sono recati nel primo pomeriggio alla Stazione, presso il parco giardino prospiciente la chiesa di Santo Stefano. La consueta merenda nell’occasione è stata una coppetta di gelato, generosamente offerto dalla Giovanna, la titolare del Bar Gelateria La Battaglia. Questi gesti di generosità non possono passare inosservati; è per questo motivo che pubblicamente ringraziamo la Giovanna attraverso queste poche righe espresse all’interno del giornalino dell’oratorio. Grazie Giovanna! La parrocchia 2

- Come per gli anni passati in occasione della festa di San Bartolomeo, nel piazzale e nei locali dell’oratorio parrocchiale, dopo la Santa Messa solenne delle ore 18,30 è stato offerto un rinfresco-cena per tutti gli ospiti presenti. Essendo anche la serata conclusiva delle attività estive dei giovani del Grest, era stato richiesto precedentemente ad alcune mamme dei ragazzi di portare dei dolci da servire durante la cena. Un nostro collaboratore parrocchiale molto goloso, memore di un dolce particolarmente gradito che aveva assaggiato negli anni passati, aveva chiesto alla solita mamma di fare per la serata lo stesso dolce, un “latte alla portoghese”. Si era raccomandato poi a questa mamma che al momento della consegna in parrocchia avrebbe dovuto far presente di conservarlo per il nostro collaboratore ghiotto e per pochi altri presenti nella cucina parrocchiale. Questa mamma è stata puntuale e precisa nella consegna e nel messaggio; sfortuna (per il collaboratore ghiotto) ha voluto che consegna e messaggio sono stati recapitati nella cucina parrocchiale alla Gegia. La Gegia, perfidissima, il messaggio al collaboratore ghiotto lo ha ritrasmesso, dicendo però che il dolce lo aveva ormai dirottato per altri lidi e che non era più disponibile. Solo quasi a notte inoltrata, al termine della festa, miracolosamente il dolce è riapparso in tutta la sua bontà, anche se al collaboratore ghiotto ne è toccata una cucchiaiata e poco più; il resto, sotto gli occhi lacrimevoli del “sofferente”, se lo sono sgraffignato la Gegia e pochi altri “compagni di merenda” che stavano riassettando la cucina e la sala dell’oratorio. Il messaggio finale è per la signora del “latte alla portoghese”: “Signora, per l’anno prossimo il dolce, se lo potrà rifare, lo consegni direttamente a me e lasci perdere la Gegia”.

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Firmato: “Il collaboratore parrocchiale ghiotto”


Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres” Anghiari

sito internet: www.fratresanghiari.it

email: gruppoanghiari@fratres.eu

Il nuovo Centro Trasfusionale

Inaugurato alla presenza delle massime autorità istituzionali, politiche e sanitarie

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ome già annunciato qualche tempo fa da queste colonne, si è finalmente conclusa la tanto attesa ristrutturazione del Centro Trasfusionale del nostro ospedale con una sala prelievi molto più spaziosa ed efficiente, ambulatori medici ancora più rispondenti ai criteri delle nuove normative europee, sala di attesa e servizi igienici più adeguati alle esigenze di una utenza che va crescendo nel tempo: la struttura vanta attualmente quasi quattromila accessi all’anno, con un indice di donazione di 125 su 1000 abitanti, contro un valore nazionale di 45/1000. Presenti alla cerimonia di inaugurazione le massime autorità istituzionali, politiche e sanitarie, ad iniziare dai Sindaci dei cinque Comuni del territorio e dal direttore generale della ASL Toscana Sud Est dott. Enrico Desideri. A fare gli onori di casa il responsabile del Centro dott. Pietro Pantone, la dott.ssa Maurizia Spillantini ed i loro collaboratori (vedi foto in alto). Al termine della cerimonia sono stati consegnati attestati di merito alle associazioni donatori di sangue Fratres ed Avis che afferiscono alla struttura, tra i quali il nostro Gruppo di Anghiari (vedi foto).

Il Consiglio Direttivo

Ad Arezzo il Meeting dei giovani

La nostra provincia ha ospitato la VI edizione regionale 2018 dell’importante manifestazione

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eeting Regionale dei giovani Fratres: un appuntamento entrato ormai a pieno titolo tra le tante iniziative che vengono attuate nel corso dell’anno dai vari livelli regionali della Fratres Donatori di Sangue, con l’obiettivo primario di promuovere nel territorio questo importante gesto di civiltà e di amore verso il prossimo.

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Con la sua formula itinerante, che ogni anno coinvolge località diverse della Toscana, è arrivata con la sua edizione numero sei nella città di Arezzo, domenica due settembre. Emblematico il titolo della giornata scelto dalla Commissione Regionale Giovani Fratres, principale organizzatrice dell’evento che ha avuto il patrocinio dalle Amministrazioni Provinciali e Comunali di Arezzo: “TOSCANA CHE DONA - Oltre la donazione del sangue: medici e associazioni a confronto sulla donazione di organi e cellule staminali emopoietiche”. Con il contributo di medici, volontari e testimonial sono stati approfonditi infatti i molti aspetti legati al tema della donazione in generale, per offrire ai partecipanti una ricca e variegata panoramica su tutto ciò, insieme ad interessanti informazioni e spunti di riflessione su quella che è la quotidiana azione dei volontari Fratres, nel campo strategico della donazione del sangue. All’inizio dei lavori un breve intervento di saluto del nostro Arcivescovo Mons. Riccardo Fontana e del Presidente dell’Amministrazione Provinciale Roberto Vasai. Era presente anche una qualificata rappresentanza del nostro gruppo, insieme a decine e decine di delegati delle altre realtà giovanili e non della Toscana, ospitati nella magnifica Sala dei Grandi della Provincia (g.c.), che nel pomeriggio sono andati in giro, con le loro inconfondibili divise sociali, per le vie e le piazze della città di Arezzo, rivestite a festa in occasione sia dell’edizione settembrina della Giostra del Saracino che della periodica Fiera dell’Antiquariato, per avvicinare quante più persone possibili, parlare loro dell’importanza della donazione del proprio sangue ed invitarle ad unirsi a loro nell’impegno periodico di questo nobile gesto.

Orteip 2018

LE GIORNATE DEL DONATORE DI SANGUE FRATRES SABATO 1 E DOMENICA 2 DICEMBRE 2018 Concerto di Musica, Solenne Celebrazione Eucaristica, sfilata dei labari per le vie del centro storico e Pranzo Sociale presso un noto ristorante, gratuito per tutti i donatori attivi. Premiazione dei nuovi iscritti.


Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres” Anghiari

sito internet: www.fratresanghiari.it

Trofeo Fratres Città di Anghiari

Bis di Vergni - Premiati anche i vincitori del Trofeo Adriano Giorni e del Memorial Aldo Boncompagni

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email: gruppoanghiari@fratres.eu

Nei luoghi della Grande Guerra

Dalla nostra specialissima corrispondente, al seguito degli oltre cinquanta partecipanti.

orenzo Vergni ha vinto la VI edizione del Trofeo Fratres Città di Anghiari, corsa podistica organizzata ogni anno dal Gruppo Donatori di Sangue Fratres Anghiari, che si è svolta nel paese tiberino all’interno della XX Festa Estiva del Donatore. Il forte atleta della Tiferno Runners ha concesso il bis dopo il successo collezionato nel 2017 e lo ha fatto aggiudicandosi l’emozionante duello con Yassin Elkhalil, che si è risolto solo nel tratto di salita, mentre tra le donne si è imposta Federica Poesini della Pietralunga Runners che, fin dalla partenza, ha staccato le dirette avversarie. Il Trofeo Adriano Giorni, istituito in memoria dell’indimenticabile ex podista anghiarese, è stato consegnato invece a Caterina Betti (Atletica Avis Sansepolcro) in quanto atleta più giovane capace di concludere la prova, mentre ad aggiudicarsi il Memorial Aldo Boncompagni è stato il miglior anghiarese al traguardo Massimiliano Pernici de La Battaglia Runners Anghiari. Ad effettuare le premiazioni degli assoluti sono stati il sindaco di Anghiari Alessandro Polcri e l’assessore Angela Cimbolini. A concludere il programma di questa intensa giornata di sport sono state le competizioni giovanili che hanno colorato a festa Piazza Baldaccio e le strade del centro storico. Il Trofeo Fratres Città di Anghiari anche nella sua sesta edizione si è confermato gara di grande richiamo per gli appassionati di podismo di tutto il territorio. Merito di un percorso duro ed affascinante e dell’organizzazione curata dal Gruppo Donatori di Sangue Fratres Anghiari. Queste le parole del presidente Carlo Leonardi: “La gara è stata ancora una volta bella ed emozionante, con Anghiari che ha fatto come sempre da splendido sfondo. Siamo soddisfatti e ringrazio tutti coloro che ci hanno dato una mano. Voglio sottolineare, infine, la valenza sociale della giornata con l’incasso devoluto alla Caritas parrocchiale e la donazione del sangue sempre al centro dei nostri pensieri.”

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Daniele Gigli

Gruppi Fratres di Anghiari e di Caprese Michelangelo h a n n o o rg a n i z z a t o anche quest’anno una riuscitissima gita nei luoghi più rappresentativi della Prima Guerra Mondiale e nella città di Trieste. Nel primo giorno ci siamo recati al Sacrario Militare di Redipuglia, che contiene le spoglie di circa centomila soldati italiani caduti durante la grande guerra. Questo monumento ha all’apice la tomba di Amedeo duca d’Aosta seguita da una maestosa scalinata fatta di tanti gradoni: nell’ultimo, in due tombe comuni, si trovano i resti dei soldati ignoti. La Slovenia è stata la meta del secondo giorno. Percorrendo poi la suggestiva Valle dell’Isonzo, attraversata dall’omonimo fiume, siamo arrivati a Caporetto, luogo tristemente noto per la sconfitta dell’esercito italiano per mano degli austro-ungarici. Ne abbiamo visitato il museo, che ci ha fatto percepire ciò che questi uomini, poco più che bambini, hanno vissuto, e successivamente il Sacrario Militare che accoglie i corpi di oltre settemila soldati italiani, di cui molti ignoti. Infine la nostra guida ci ha accompagnati nel vicino monte di Colovrat, dove abbiamo visitato trincee e fortificazioni militari. Il terzo giorno abbiamo visitato la bellissima città di Trieste, che ci ha accolto con una pioggia battente e una “leggera” bora che soffiava a soli…100 km orari! Fatta in pullman una gita panoramica dell’intera città, siamo entrati nella Cattedrale di San Giusto, visitato la magnifica piazza Unità d’Italia, per poi passare al tristemente famoso lager nazista della Risiera di San Sabba. Non è mancata la classica passeggiatina lungo mare. Sono stati 3 giorni interessanti ed istruttivi che, oltre ad aumentare il nostro sapere, ci hanno arricchito il cuore davanti ai tanti orrori vissuti da quei poveri ragazzi! Ringrazio tutti i partecipanti ed in particolar modo Giuseppina, che ha organizzato magistralmente il tutto! Alla prossima gitaaaa!

In questa colonna: in alto, gli atleti partecipanti al Trofeo Fratres, prima della partenza; sotto, i podisti de “La Battaglia Runners Anghiari” che hanno partecipato alla corsa.

In questa colonna: in alto, foto di gruppo davanti al Sacrario di Redipuglia; sotto, un gruppetto di “ardimentosi” sulla linea di confine Slovenia-Italia.

Alessia Alberti

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ci amazzon

Tovaglia a quadri. Ventitreesimo anno

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e guerre lasciano dietro, essenzialmente, morti e rovine. La vittoria di qualcuno è un effetto prospettivo che aggira la pertinenza retrospettiva: dove è passata la morte, il futuro non attecchisce, la memoria si ferma in una ripetizione prigioniera di se stessa, che solo chi viene dopo può liberare, in una parola che riapra la vita di chi viene da dove non è mai stato. Nessuno di noi, pacifici cittadini dell’Italia del terzo millennio, è mai stato nelle rive del Piave, a fermare a colpi di baionetta e granate gli austriaci, ma da quelle trincee continuiamo a venire. Vi è stato edificato sopra un pezzo dell’Italia che siamo e che ci è affidata e che possiamo mantenere in cammino, aperta al futuro, paradossalmente solo sapendo guardare in faccia il suo passato, restituendo ai morti la memoria che la parola vittoria non sa trovare. Guardiamolo dunque frontalmente e direttamente questo passato di morti e rovine, ci dicono le piccole, forti voci del Poggiolino, coro valtiberino di silénica, irridente serietà: solo rendendo giustizia a chi non ha vinto anche vincendo, perché della guerra ha mangiato solo il pane della rovina e della morte, solo in questo gesto di memoria che reclama e dona dignità saremo capaci di dire il futuro come qualcosa di nostro, costruirlo come una scelta e non subirlo come la consumazione di un piatto cucinato da altri, che compriamo scegliendolo in un menù precostituito, lasciando che le parole e le possibilità siano determinate da qualcuno cui paghiamo il disturbo di modellarci opzioni, gusti e soluzioni. Attenti!, dicono le voci graffianti e amare del Poggiolino. Quando comprare diviene un fine e non più un semplice mezzo, quando comprare diviene la forma di vita in cui ci identifichiamo individualmente e come comunità, allora non siamo più noi a decidere di noi stessi, non siamo più noi i signori delle nostre vite: siamo degradati a meccanismo economico, semplice canale in cui scorre il flusso del danaro e dell’informazione, messo al servizio di una logica cieca e potente di incremento quantitativo (del capitale, del profitto, del rendimento, dell’efficienza...) direttamente proporzionale all’impoverimento qualitativo. Cosa resta di noi, quando saremo divenuti unicamente consumatori seriali? Non lo siamo già divenuti? È questo il dubbio doloroso che trasuda dagli accenti di ruvida, sferzante caricatura, con cui il coro di Tovaglia a Quadri, quando lo spettacolo si avvia ormai alla fine, canta l’inno dell’autocompiacente Italietta da bere dei ruggenti anni Ottanta, “L’Italiano” di Toto Cutugno, adattandolo alla vis emendi (alla sindrome dell’acquisto) dell’italiano di oggi, in cui il consumismo ingenuo dell’epoca del miracolo economico diviene patologica dipendenza da merce. L’apparente libertà del compratore non è più, allora, che il riflesso condizionato di salivazione attivato da stimolatori potenti e oscuri, dissimulati nell’anonimato della “rete spinata” che si stende come una ragnatela sulle coscienze, assorbendone percezione e capacità critica. Saltata la mediazione umana del venditore, l’essere in carne ed ossa che dà al commercio concretezza di interazione sociale prima ancora che commerciale, il processo della vendita si dissecca in inesorabile macchina economica, che riduce l’individualità a profilo di marketing, il gusto a target, il tempo a denaro… Lo spazio di accresciuta libertà di scelta che dà l’allargamento virtualmente illimitato delle opzioni dematerializzate (per cui la

disponibilità della merce si svincola da ogni limite territoriale e temporale: si può comprare ovunque, da chiunque, 24 ore su 24, nella cancellazione di ogni ritualizzazione pubblica e simbolica dell’interazione commerciale) è in realtà la destrutturazione della dimensione sociale dei processi, il trionfo della pertinenza unicamente economica del gesto, la subordinazione radicale dell’attore al processo. E così l’uomo del terzo millennio va incontro ad una mutazione antropologica profonda e probabilmente irreversibile: strutture e relazioni sociali si liquefanno, dissolte crescentemente nella Rete, corpo virtuale e pervasivo, che abolisce ogni confine tra dentro e fuori, tra individuo e social, tra coscienza e apparecchio, che fa di cellulari e tablet le protesi imprescindibili delle nostre menti anchilosate e non più autosufficienti. È possibile governare questa trasformazione invece che subirla passivamente, ciecamente, incoscientemente? È possibile coniugare l’evoluzione tecnologica e sociale indotta da questa straordinaria lampada delle meraviglie che è la Rete (capace di rispondere a tutte le domande, di soddisfare ogni bisogno, compatibilmente al limite della propria carta di credito: “H.A.L.D.O., H.A.L.D.O. delle mie brame, dimmi... H.A.L.D.O. H.A.L.D.O. delle mie brame, dammi…”) con una memoria storica e una coscienza etica che salvi la complessità della civiltà umana dalla semplificazione quantitativa del moloch economico che si è impadronito di Internet? Il coro dolente e ironico del Poggiolino non ha risposte per domande come queste, più grandi di tutti noi, ma le pone a voce alta e chiara, dicendo al suo pubblico fedele che esse vanno riconosciute e affrontate insieme, nell’agorà del confronto politico, culturale e sociale, in una riflessione coraggiosa in cui popolo ed élite si ritrovino uniti dal senso di responsabilità e dall’amore per la libertà. Sono guerre diverse, quelle da combattere oggi, a cent’anni dalla fine di un conflitto che spezzò milioni di vite e aprì le porte a decenni oscuri di dittature sanguinarie, ma le armi con cui difendere la libertà, la giustizia e la dignità sono sempre le stesse: libertà di coscienza, senso di responsabilità per il bene comune, solidarietà. E sono armi che a differenza di quelle che uccidono non si possono ordinare su Internet, non si lasciano digitalizzare, non prescindono dai corpi e dalle menti di individui che sanno dire: “Eccomi. Io sono qui, e nessuno può prendere il mio posto.”

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Teresa Bartolomei


Le vostre offerte per il 2018 - V Alberto Camaiani, Borgo della Croce Antonio Agolini, Ragnaia-San Lorenzo Celestino Corsi, Via di San Leo Fausto Draghi, Infrantoio Federica Comparini, Campo della Fiera Francesco Tavernelli, Tavernelle Giovanni Casi, Zinepro Giuliano Polendoni, Acquedotto John Dalla Costa, Lando Cangi, San Prucino-Caprese Marco Rondoni, Via della Fossa Maria Cipriani, Il Borgo Una persona Mario Bianchini, Pianettole Mario Mugelli, Bernocca Marisa Villarecci, Ghetto di San Leo Meozzi Massimo, Via di Pino Otello Mondani, Botteghino-Carmine Paolo Quarto, Roma Piero Lega, Via del Giardinetto Piero Plini, Monteloro Serenella Cortelazzi, Santa Fiora

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Precisazioni 1 Spettabile Redazione buongiorno, ricevo ormai puntualmente da vari lustri il vostro periodico l’Oratorio d’Anghiari, che leggo con piacere ed interesse. Arreco disturbo per un semplice motivo. Nell’ultimo numero di agosto/settembre 2018, alla pagina 12, nel contesto di un articolo a firma Don Quinto Giorgini in merito a cenni biografici sul Canonico Don Bruno Giorni, ho riscontrato una inesattezza della quale sarebbe gradita rettifica: “ ...l’allora sindaco Massimo Boncompagni, a nome dell’intera cittadinanza, gli rivolse un caloroso saluto, offrendogli in omaggio una pergamena con la quale veniva dichiarato cittadino onorario di Monterchi.” In realtà, Don Bruno Giorni fu dichiarato cittadino onorario di Monterchi nel 1999 in occasione della pubblicazione della sua ultima stesura del libro “Monterchi”. Preme questo per il rispetto dei deliberati istituzionali ed anche perché, nel corso di un passaggio in qualità di pubblico amministratore, ho sempre avuto a mente l’auspicio con il quale Don Bruno chiosava il suo prezioso testo su Monterchi: “...che i responsabili del comune, e la popolazione tutta, abbiano a cuore la conservazione, anzi il recupero, del centro storico, il quale, pur avendo perduto molte delle sue strutture in seguito al sisma del 1917, resta un paese di straordinaria bellezza. E salvaguardino da ogni deturpazione l’incantevole paesaggio formato da quelle dolci colline che circondano la conca da cui si erge il colle di Monterchi.” Grazie per l’ospitalità, cordiali saluti. Franco Landini

Precisazioni 2 Nel numero scorso, a pag. 11, abbiamo parlato del Palio di Anghiari e dei gruppi che erano presenti a questa edizione 2018. Fra costoro abbiamo erroneamente citato gli Sbandieratori di Sansepolcro mentre quest’anno erano gli Sbandieratori della Città di Arezzo.

Anche il Moretti ci à lasciato

Erano tanti gli Anghiaresi lì a Caciari per vari mesi

Poi il figlio Angiolino suonatore sopraffino

Anche Mario il Moretti Anghiaresi veri e retti

Con la ‘Banda’ di quel Russo della vita non farne il lusso

Anche Bruno mio fratello si allontanò in quel momento

Il caro Mario ci à lasciato grande amico di me è stato

Abitavano con vecchia famiglia alla Portaccia figlie e figlia

Anche Mario lasciò la ‘Banda’ non gli piaceva il Capobanda

Con i vecchi cari Moretti si sentivano gli organetti

Qualche anno ci separava ogni incontro ci si salutava

Anche lui fu Partigiano con mio fratello faceva il paio

Si rifugiò sempre lì vicino fino alla fine dello sterminio

Il vecchio padre lì a suonare alle feste partecipare

Faccio coraggio ai figli e sorella ma la morte è poco bella:

di Armando Zanchi Arezzo, 25/7/2018

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Quante storie Vittorio Raffaelli ci manda una lunga lettera dove ci parla della sua permanenza presso la Residenza per anziani San Francesco di Sales a Città di Castello, le amicizie incontrate e un po’ della vita che si svolge in quel luogo. Ci sembra, il suo, il modo giusto di vivere una situazione particolare della vita: accettarla e scoprire tante cose meritevoli da raccontare! Ecco alcuni stralci di quella lettera.

sue incombenze mi ha preparato per andare a letto, chiedendomi poi se desideravo il bacio della buona notte. Lì per lì sono rimasto meravigliato, poi sorridendole le ho detto: “Ben volentieri, anche due”. Da quel momento è iniziata un’amicizia bella, sincera, leale, disinteressata che dura da allora. Solo amicizia nel rispetto reciproco perché tra me e lei corrono 50 anni di differenza. Lei è originaria della Romania. Grazie cara Daniela! Avrei tante cose da raccontare anche su persone ono già trascorsi quattro anni da quando sono entrato ospiti che mi sono state care, troppo dovrei scrivere. Ma in questa casa di accoglienza, accolto con cordialità voglio parlare di Norberto, di ottima famiglia. Uomo dalle brave e care Suore Salesiane e da un piccolo intelligente, istruito, che ha dato vita ad un’azienda gruppo di ospiti donne con una grande applauso che mi con cento dipendenti, azienda che ha ceduto per la sua meravigliò: ero il primo uomo da quando entrò in esercizio avanzata età. Un lupo di mare: con la sua barca a vela lunga 20 metri ha navigato per i mari del mondo; è stato la Residenza. Fu il pomeriggio del 10 settembre 2014. Di questo periodo desidero ricordare brevemente anche a Capo Horn dove, all’estremo dell’America latina, alcuni momenti e ringraziare tutte le care persone che si incontrano i due oceani, l’Atlantico e il Pacifico, e le mi sono state vicine e mi hanno assistito amorevolmente. correnti marine sono violente. Quante avventure mi ha Incomincio con la Comunità religiosa formata da una raccontato l’amico Norberto! Possedeva anche l’aereo personale, ma in un decina di suore, alcune dedite agli anziani e altre che si interessano della parte educativa dei giovani nelle loro atterraggio ebbe un incidente che lo rese claudicante; scuole, che vanno dall’Asilo d’Infanzia al Liceo, con la noi due eravamo qui come fratelli tanto era l’affetto che collaborazione del preside e di alcune insegnati laiche. ci legava, poi purtroppo è deceduto, con mio immenso La Madre Superiora è Suor Antonietta, sempre di dispiacere. Quando viene sua figlia Nadia (dottoressa grande gentilezza con tutti; le altre sono in gran parte di anestesista in sala operatoria) a portare i fiori per la origine orientale (soprattutto indiane, con nomi un po’ cappella privata delle Suore, mi saluta e a me vengono le strani, ma tutte ben istruite e parlano correttamente la lacrime agli occhi parlando del suo papà. Che Dio l’abbia nostra lingua italiana. Ci vogliono molto bene. La più in gloria, il caro Norberto. Un altro personaggio che voglio ricordare è la signora anziana, molto umile e buona, suor Bettyla, la considero la mia mamma, mi vuole un gran bene. Suor Giorgia, la più Maria, una bella donna di origini fiorentine, ma che abitava giovane, sempre ridente, allegra, che ho soprannominato a Città di Castello dove la sua famiglia gestiva un forno “Suor Pastiglia”, infermiera, distribuisce con cura farmaci di pane e dolciumi. Quindi aveva moltissime conoscenze e ci parlava spesso dei personaggi più noti di questa città. prescritti dai nostri medici, con molta meticolosità. Le mie impressioni della sera del mio arrivo: mi era Era una bella donna, gentile, simpatica, brava giocatrice stata assegnata una operatrice giovane, carina che mi a briscola e molto brava nei lavori a maglia. Abbiamo ha condotto nella camera singola n. 1, grande, bella, trascorso molte ore insieme. Anche lei purtroppo ci ha con bagno annesso, che dà sul giardino. Sbrigate le lasciato con nostro dispiacere.

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Polvere nera

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e la mattina ha piovuto disturbando un po’ i camminatori che da Anghiari erano diretti al Ponte, per il resto è stata una bella giornata che ha premiato gli organizzatori. Il gruppo dei laboriosi abitanti della frazione montana di Anghiari avevano infatti predisposto una serie di iniziative legate al contrabbando del tabacco ‘nero’ che veniva scambiato con la ‘polvere nera’ fabbricata da quelli di Chitignano che, con il tabacco, realizzavano degli ottimi sigari che facevano concorrenza a quelli statali. Un gruppo di Chitignanini hanno prodotto un po’ di questa polvere che veniva usata soprattutto per spaccare i ceppi degli alberi tagliati nei boschi. Nelle foto un chitignanino aspetta che la ‘polvere’ si asciughi e, a sinistra, la ‘polvere’ incendiata.

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I grossi problemi per la copertura

La Propositura di Santa Maria delle Grazie 5

N

di Armando Babbini

el grande scenario paesaggistico del centro storico di Anghiari la chiesa di Propositura, in ordine di tempo, costituisce l’ultimo caposaldo emergente dopo i più antichi Conventone, Campanile di S. Agostino e della Badia e la Torre Civica, o Campano. Contrariamente alle altre Chiese, non necessita di un campanile di grande importanza per svettare su Anghiari; dalla Via Nova si colgono molto bene la facciata e la geometria della navata a coronamento dell’erta del Fosso, trasformato da fossato e carbonaie delle mura a bella strada in salita ed in asse con la nuova Chiesa. L’immagine esterna della Propositura, spoglia e compatta, rappresenta una presenza solida e prestigiosa nel panorama anghiarese. Poi, se vi entri dentro e ti affacci, vieni colpito da una singolare definizione dello spazio quanto mai imprevedibile: ti aspetteresti un barocco o un rococò ricco e colorato, come andava fra il Sei e il Settecento e invece qui siamo all’opposto. C’è la percezione di un classicismo essenziale, senza fronzoli ma con linee decise e pure e dai colori chiari e luminosi. Le proporzioni interne della fabbrica danno ragione della compattezza già messa in mostra all’esterno nel panorama del centro storico; in altezza, la misura che va dagli architravi dei capitelli alla chiave della volta a botte è esattamente la stessa che va dalla base a terra delle colonne fino agli stessi architravi: ragionando per simboli, è come se anche il cielo (tutta la volta a botte) non fosse poi così sproporzionato e lontano rispetto alla vita terrena, ovvero una Maria delle Grazie molto vicina alla nostra umanità. E questa sensazione/concetto viene ancor di più accentuata dalla esatta corrispondenza fra l’altezza della chiave di volta dell’arco di gloria e la larghezza della navata della Chiesa (cioè tetto e pavimento, cielo e terra si corrispondono nel presbiterio, dall’altare fino all’immagine di Maria delle Grazie che chiude concentricamente la prospettiva). Non si sa bene com’era il progetto iniziale del 1627, di Michele Jacopo Ciocchi fiorentino, ma certo che l’atmosfera che si respira all’interno ci fa pensare che di quel secolo S. Maria delle Grazie conservi solo la lezione del razionalismo cartesiano, tutta rivolta ad un nuovo umanesimo e ad una religiosità dove la fede si accompagna alla ragione. Ma è molto probabile che la Chiesa sia stata completamente ridisegnata nel 1719 dall’Ingegnere Granducale Giovanni Bettini, che già risente dei gusti del secolo dei lumi; siamo alle premesse dei grandi cambiamenti che si concretizzeranno a Firenze con

l’avvento al potere dei Lorena e che investiranno anche la vita religiosa di tutta la Toscana. Se la personalità di Pietro Leopoldo di Lorena non ha direttamente influenzato l’architettura della Chiesa, che è stata inaugurata (anche se incompleta) nel 1740, mentre il Granduca succede al padre Francesco Stefano solo nel 1765, i documenti ci dimostrano che Pietro Leopoldo ebbe modo di apprezzarla molto. Il Granduca venne in visita ad Anghiari il 22 e 23 settembre 1777 e dopo aver molto ammirato il dipinto del Cenacolo del Sogliani nella sede della Compagnia della Misericordia, non ancora soppressa in Via delle Mura di Sopra, e la deposizione del Puligo nella sede della Compagnia del Corpus Domini (oggi sede del Museo della Misericordia), si incamminò alla volta della Chiesa della Madonna del Fosso; entrato, disse queste parole “buona fabbrica” ed adorato ch’ebbe la Santissima Vergine ritornò in Piazza e seguitò il suo cammino su pel Borgo della Croce (A.S.C. Carte Nannicini). Dieci anni dopo, l’11 maggio 1787, Pietro Leopoldo tornò in visita ad Anghiari, come ci riferisce in una relazione l’allora Gonfaloniere Carlo Tuti: “Il Granduca si portò alla Chiesa della SS. Vergine delle Grazie, detta del Fosso, ove considerò con sommo piacere i due pezzi di tavole di nuovo collocate in deposito in detta Chiesa, rappresentanti il Cenacolo e la Deposizione di nostro Signore Gesù Cristo dalla Croce, donate da A.S.R.” (cioè da lui medesimo, con apposito decreto, che le volle trasferite nella nuova chiesa, dopo che le aveva viste 10 anni prima nelle sedi delle Compagnie). E non solo, due mesi dopo la venuta ad Anghiari, il Granduca, con suo Rescritto Sovrano del 24 luglio, ordinò che fosse trasferita la Parrocchia di S. Bartolomeo nella Chiesa del Fosso e che presso di essa intanto fosse costruita la Canonica. In Pietro Leopoldo convivevano l’anelito riformista del secolo dei lumi con la saldezza di un austero cristianesimo e il rigore filo giansenista diffuso in famiglia e nel Cattolicesimo austriaco: della nostra Propositura ha forse apprezzato la sobria

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monumentalità e la semplice razionalità delle proporzioni, per essere stato così generoso nell’arricchirla di opere d’arte e di titoli ecclesiastici. Poi la tempesta della Rivoluzione Francese cambiò il mondo e ad Anghiari, una trentina d’anni dopo, viene scelta la nuova Chiesa come sede solenne per il giuramento del medesimo Carlo Tuti come “Maire” ed il passaggio dei poteri e servizi municipali sotto il nuovo governo di Napoleone: “...Domenica di febbraio, fu cantata la messa solenne in musica in questa Chiesa Propositurale, con tutti i salariati Regi e Comunali, presenti ad assistere a tal festa e pronunciare preci all’Altissimo in ringraziamento di averci collocato sotto sì fausto governo e quanto ancora per la Conservazione del Grande Imperatore nostro sovrano e perché si effettui con il miglior ordine”. Ma la Santa Maria delle Grazie ormai era diventata l’emblema di Anghiari e come tale veniva utilizzata anche come manifesto simbolo della lotta antifrancese. Un rapporto del Maire Carlo Tuti al Sottoprefetto di Arezzo del 24 aprile 1809 ce lo conferma: “Signore, alcuni malintenzionati e con la testa forse riscaldata da chimeriche visioni e da istorie esagerate a comodo dello spirito loro turbolento ed allarmante, si fecero leciti di affiggere la notte del 22 corrente, alla porta principale di questa Chiesa Propositurale di questa terra, due piccole armi incise in rame una Imperiale Austriaca e l’altra Granducale dell’antica Dinastia Toscana. Nella prima vi era stampato a carattere corsivo Costanza, nella seconda Religione. Ho riguardato questa affissione con occhio scrutinatore come sorgente di un veleno nascosto nell’animo di pochi scellerati.” Anche in risposta a queste provocazioni, il nuovo regime non esitò ad utilizzare la Chiesa per autocelebrarsi come in occasione dell’avvenimento della nascita del Re di Roma, figlio di Napoleone, allorché il Consiglio Municipale, su disposizione

Anghiarismi

del governo, elaborò il seguente programma: “...La mattina del 2 giugno 1811 sia cantata solenne Messa e Te Deum, con scelta musica in Propositura e che nella sera siano fatti dei fuochi di gioia e illuminazione gratis per tutto il paese e che infine una festa di ballo gratis al teatro termini quella giornata di universale allegrezza”. Nell’altra pagina, foto d’epoca dell’interno della Propositura prima dei restauri dei primi decenni del ‘900. La foto mostra la chiesa addobbata per la presenza del Crocifisso di Badia. Potrebbe trattarsi di un anno santo o della festa particolare, di cui abbiamo trovato notizie in alcuni documenti, avvenuta nel 1897. Dietro l’altare maggiore il Crocifisso copre l’edicola su cui si trova l’immagine della Madonna del Bigliaffi a cui la chiesa è dedicata e per il cui collocamento la chiesa fu costruita.

In questa pagina, l’interno della Propositura com’è oggi.

di molti anghiaresi di quell’epoca, aveva pensato che quello fosse il suo vero nome.

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n giorno, trovandomi con mia figlia in casa di mia madre, le chiesi dove lavorasse ad Anghiari un nostro conoscente; la risposta fu: «In quel negozio di elettrodomestici che si trova al Terrato, di fronte alla casa della Menchina di Ghighino, vicino al bar di Tremendo.» Mia figlia esclamò: «Ma cos’hai detto nonna?». Invece per me non avrebbe potuto essere più precisa.

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na volta mia madre e sua sorella Sira andarono al camposanto e mia madre passando fra le tombe, vide su una lapide Washington Favilli; vedendo il cognome della loro nonna, mia madre chiese: «Chi è quello?» «Come chi è, è ‘l tu’ cugino!» «’L mi’ cugino?» «Come ‘n lo sapevi che ‘l tu’ cugino se chiamèva Basintone?» A questo punto mia madre si ricordò che le era stato regalato un libretto della messa dove la dedica era proprio “Da tuo cugino Basintone”, ma sapendo quali fossero i nomi

proposito di nomi anghiaresi che sembravano soprannomi e viceversa, arrivò a casa nostra una telefonata e mia madre si senti dire: «Ciao Afra, sono Assunto» «Abbia pazienza, ma io non la conosco» «Come non mi conosci? Sono di Anghiari!» «Mi dispiace, ma proprio non la conosco» «Ma certo che mi conosci, sono Sperandio!» «Ora sì, che ho capito chi sei!»

a quando Anghiari è diventato il capolavoro che è, i turisti arrivano numerosi e molti si fermano a fotografare la scala che da Via Garibaldi sale alla Via Taglieschi dove si trovava una volta il forno della Dina che cuoceva arrosti, torte e altro per chi non aveva ancora in casa, ed erano tanti, una cucina a gas. Mio zio Vasco Giovagnini, che dalla sua casa osservava la scena entrò in casa e disse alla moglie: «Sira, ma che ci avrà quela schèla per fagni tutte quele futugrafie!»

Avete dei ricordi legati ad Anghiari o Monterchi? Fateceli avere Li pubblicheremo volentieri alla prima occasione 20


Pillole di saggezza delle nonne

Ci vuole così poco a farsi voler bene Una parola buona detta quando conviene, il cuore sempre aperto per ognuno che viene, un semplice sorriso che ci baleni in viso, un po’ di gentilezza una sola carezza.

Luisa Romiti

Offerte La famiglia di Aurelio Bernardini ha fatto pervenire alla parrocchia, in sua memoria, la somma di 350 euro per le opere parrocchiali. In memoria di Celeste Piomboni sono pervenute 250 euro da destinare alle opere parrocchiali. La parrocchia vi ringrazia per il vostro aiuto; ci permetterà di continuare le nostre attività in aiuto dei più bisognosi.

Auguri Settimia Ultima di sette fratelli Settima Gambacci è nata ad Anghiari il 21 agosto di 90 anni fa in località Fusaiolo. Si è sposata con Italiano Leonardi nel 1954. Da Fusaiolo si è trasferita a Turicchi, poi alla Scheggia e infine ad Anghiari, dove abita in Via Garibaldi. Ha festeggiato il compleanno al Cerro con la figlia, il nipote e il bisnipote. Poi i festeggiamenti sono proseguiti con amici e vicini di casa. Il marito è morto qualche anno fa. Anche noi della Redazione mandiamo i nostri auguri a Settimia e lo faranno anche gli altri anghiaresi che ne verranno a conoscenza dalle pagine dell’Oratorio.

bimbi di oggi

I

l 30 aprile 2018 è arrivato Filippo Betti, un bambino vispo dagli occhioni vivaci e dalle guance paffutelle. In famiglia viene chiamato “Filippo cuor contento” proprio per il suo carattere pacioso e sereno. Filippo è il sesto bisnipote di Don Marco, Proposto di Anghiari, ed è stato accolto e festeggiato da tutte le famiglie: Betti, Salvi, Papi, Rossi, Attrotto, Souaid ecc. È nato in una grande famiglia di più di 30 persone, composta da cugini, zii, 1 bisnonno e 3 bisnonne, di cui una di 92 anni. Filippo è stato battezzato a fine maggio, proprio il giorno del primo anniversario di matrimonio dei suoi genitori, presso il Santuario della Madonna del Carmine per la devozione mariana di tutti i familiari. Che il Signore e la Madonna lo proteggano sempre!

Frasario essenziale Il peggio che può capitare ad un genio è di essere compreso. I corruttori di minoranze. Ennio Flaiano, Frasario essenziale, Bompiani, 1994

J

bimbi di oggi

acopo è nato ad Arezzo il 27 aprile 2018. È buono e, soprattutto, dorme la notte. Di giorno lo tengono sveglio i fratelli Pietro, Mattia e Gabriele. È stato battezzato al Carmine il 7 luglio da don Marco. Il babbo Alessandro e la mamma Michela ringraziano tutta la comunità della parrocchia di Anghiari per il sostegno ricevuto nella preghiera.

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Notizie dalla Piazza L’ascensore

Apertura prevista nell’autunno

A

scensore di Anghiari guasto da diversi mesi: la soluzione al problema arriva tramite un contratto di partenariato che garantirà al Comune anche una copertura di dieci anni in chiave assistenza. La questione è stata affrontata anche nell’ultima seduta del consiglio comunale. Da un paio di settimane sono iniziati i lavori da parte della ditta con cui è stato siglato l’accordo: sostanzialmente sarà un ascensore completamente nuovo. “Siamo arrivati a una soluzione -commenta il vicesindaco di Anghiari, Claudio Maggini: l’ascensore sarà completamente smantellato e presto prenderà il via l’installazione dei pezzi nuovi che vengono costruiti a Perugia dove ha sede l’azienda”. L’ascensore, infatti, nel giro di appena trenta secondi permette di raggiungere dall’area parcheggio alla base della cinta muraria, direttamente il centro storico: otto persone alla volta e può essere utilizzato anche dai portatori di handicap. Attualmente, però, il centro è possibile raggiungerlo solamente a piedi salendo diversi scalini. “Entro la fine del mese di agosto quello che concerne la parte meccanica dell’ascensore sarà ultimata, dopodiché si metterà mano alla parte elettrica che sarà sicuramente un passaggio più delicato”. L’ascensore era andato “out” prima dello scorso periodo natalizio. “Si tratta di un guasto strutturale -aggiunge Maggini- che è andato a influire

pesantemente negli alberi motori e in tutto quello che riguarda l’impianto elettrico”. Ricordiamo che le due cabine dell’ascensore sono state inserite praticamente sotto la cinta muraria di Anghiari con un tunnel di accesso, nella base dell’arrivo, lungo circa 40 metri. “Il nostro paese avrà un ascensore completamente nuovo -conclude il vicesindaco, Claudio Maggini- ed è stato possibile realizzate tale intervento grazie alla firma di un project financing con una ditta dell’Umbria la quale penserà per dieci anni anche a tutto quello che riguarda l’assistenza. Per settembre è previsto il collaudo finale e dopo pochi giorni sarà nuovamente in funzione, con tanto di cerimonia inaugurale.” Nella foto il cantiere nella zona del Poggiolino.

Auguri Teresa!

Autobiografia

eresa Maurizi, n a t a alla Chiassa nel 1926, probabilmente il 5 agosto, ma essendo periodo di battitura, non c’era tempo da perdere e solo l’8 agosto è stata registrata. Ottava di dieci figli all’età di tre anni viene portata in bicicletta ad Arezzo a far compagnia ad una zia che aveva perso una figlia. Vi rimarrà fino al 1939, quando l’imminente guerra la fece rientrare a casa dai genitori e dai fratelli. Se prima aveva pianto per la mancanza della mamma, ora piangeva perché si doveva riadattare alla vita della campagna. Non ha avuto figli, ma è la zia di tanti nipoti e bisnipoti, che ha aiutato e aiuta in ogni momento. Nella foto è con Benedetta, una delle tante bisnipoti, il giorno del suo compleanno. E anche la Redazione manda volentieri i suoi auguri a Tofanicchio, per la via della Motina, dove Teresa abita.

’edizione 2018 del Festival dell’Autobiografia si è conclusa dopo tre giorni intensi ed emozionanti e ha riscosso il gradimento del numeroso pubblico presente ad Anghiari nel fine settimana per seguire gli eventi inseriti nel programma. La manifestazione, organizzata per l’8° anno consecutivo dalla Libera Università dell’Autobiografia con il patrocinio della Regione Toscana e del Comune di Anghiari e grazie al contributo della Banca di Anghiari e Stia Credito Cooperativo, si aperta nel pomeriggio di venerdì 31 agosto nel Teatro dei Ricomposti ed ha regalato ad Anghiari tre giorni emozionanti e ricchi di contenuti.

T

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La foto di Daniele Gigli è relativa al momento della premiazione di Antonio Prete. Con lui la presidente Stefania Bolletti, il sindaco di Anghiari Alessandro Polcri e il professor Duccio Demetrio.

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I lettori ci scrivono

Appendice alla Cronachetta

Quando arriva L'Oratorio d'Anghiari mi sento anghiarino! Un giornalino splendido, ricco di tutto ciò che vale, dalla storia alla cronaca, dalla fede all'humour, e tanto altro. Grazie, Mario, grazie a tutta la Redazione, e grazie a D. Marco e a D. Quinto, nonché a D. Bivignani. Un saluto fraterno, d. Antonio Bacci Grazie. Interessante, come sempre. Buon proseguimento. Claudio Grazie Mario, Più che altro di rientro da 15 giorni all’estero un po’ di buona vita anghiarese ci vole !! Buona serata Annunziata

Venerdì 16 marzo 2018: oggi è nato Fabiano Roggi, di Carlo ed Aurora Nosi. La sua famiglia abita ad Arezzo. Fabiano sorride sempre e per questo i suoi genitori lo hanno accolto con un: “Benvenuto sorrisone!” Mercoledì 29 agosto 2018: Oggi alle 17:10, all’ospedale di Montevarchi, è nato Francesco Rossi. Il babbo Mirco ci ha detto: pesa 3 chili e 340 grammi ed è alto 49 cm. Sia lui che la mamma Valentina stanno bene e fra qualche giorno ritorneranno al Ponte. Venerdì 31 agosto 2018: Oggi è nato Giacomo Fancelli di Michele e Cristina Matei. È nato ad Arezzo alle ore 10 e 8 minuti ma la sua famiglia, con il fratello Matteo di 5 anni, abita a Sansepolcro. Festeggiato dai nonni Francesco Franca e Caterina.

Accoglienza

Q

u e s t i raffigurati sono quattro rondinini che stanno facendo le prove per controllare che le loro ali siano pronte per il volo. Il nido si trova in un fondo di Angiolino, al Ponte dei Sospiri, che lascia appositamente una apertura perché le rondini possano entrare e uscire dal loro nido. Questa è già la seconda covata che è stata fatta quest’anno in quel nido.

Pennellate d’arte

Al Poggiolino

14 agosto 2018

Spira forte la tramontana sul Chiassolo, fischia un inatteso vento gelido d’agosto che ha già spiumato le lucenti infiorescenze viola dei cardi e quelle del bossolo. Quel forte vento atipico d’estate eclissa e disturba i canti e le parole degli attori di “Ci amazzon” la commedia su per il Poggiolino. Fortunatamente il vento allontana a sera le plumbee nuvole minacciose che imperversano dall’ovest aretino e sfatano così il detto dei nostri vecchi che asserivano che da Arezzo non viene mai niente di buono. Ma il vento questa volta ha avuto ragione e la commedia è andata avanti serena senza intoppi con applausi e benedizione.

Il 28 luglio scorso si è svolta a Città di Castello la sesta edizione dell’estemporanea di pittura “Pennellate d’arte”. Fra i partecipanti anche il nostro concittadino Claudio Carria che ha presentato l’opera raffigurata nella foto.

Peter

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U o m i n i e d on n e com e n oi Incontri con la Bibbia Elia (II) Dov’è Dio? Ivi entrò in una caverna per passarvi la notte, quand’ecco il Signore gli disse: «Che fai qui, Elia?». Egli rispose: «Sono pieno di zelo per il Signore degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi tentano di togliermi la vita». Gli fu detto: «Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore». (1Re 19, 9-11)

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opo aver camminato per quaranta giorni e quaranta notti nel deserto, da solo, figura di un popolo che ha perso se stesso e che deve ritrovare la vicinanza con Dio attraverso un lungo percorso di penitenza e ricerca, Elia giunge al monte di Dio, l’Oreb (1Re 19, 8). Pensando di essere arrivato, stanco del lungo viaggio, in vista della notte che sta per cadere, la prima cosa che il profeta fa è rifugiarsi in una caverna, cercare un luogo riparato, sicuro, in cui trovare riposo. Il riposo è l’intervallo naturale, carnale, tra due tappe di un percorso, il coronamento di un lungo sforzo e la preparazione alla fase successiva, al nuovo impegno, alla nuova sfida. Rientrare dentro la propria carnalità, nella caverna della propria immanenza (tagliati fuori dalla vista del cielo), è una tentazione fortissima e spontanea per chi ha nell’anima e nelle gambe la lunga fatica di una grande dislocazione spaziale o spirituale, che l’ha portato lontano dal proprio habitat, dalla propria origine, dalla quotidianità. Ma la logica divina è diversa da quella umana. Elia sbaglia a credere di essere arrivato: aver concluso la traversata del deserto non è arrivare, come riconoscerebbe se si ricordasse di Mosè, morto precisamente senza arrivare, alle porte della Terra Promessa, dopo quarant’anni di cammino in direzione di una meta che riesce appena a contemplare da lontano, dall’altezza di un monte che nell’aprirgli la visione del bene così a lungo perseguito gliene nega l’accesso. «Che fai qui, Elia?» Chiede il Signore al suo profeta. Perché la prima cosa che fai, dopo aver camminato tanto, è precisamente di metterti in condizione di non accedere a quello che cerchi e di cui hai bisogno, all’incontro con me? Perché una volta raggiunto il monte del Signore ti chiudi dentro te stesso, dentro le tue pareti di carne, dove il cielo non brilla? Il Signore è apertura, mai chiusura. Il Signore è sempre il fuori, il più, l’oltre, mai il questo e il cosa delle situazioni: Egli è la libertà dell’alterità, del nuovo, del possibile, del non ancora, non la prigione del già, dell’ormai, del mai più.

«Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore». Per incontrare il Signore bisogna uscire e fermarsi. Fermarsi, ma non dentro, non nell’occupazione di uno spazio di cui appropriarsi come propria condizione di sicurezza nella terra. Chi sceglie la caverna -del riposo, della mancanza di cielo, della protezione e del conforto-, non si trova alla presenza di Dio, e nessun viaggio, per quanto impegnativo e difficile, porterà all’incontro con il Signore colui che vede il proprio arrivo in questo mettersi al sicuro sul monte di Dio, in questo installarsi e godere del frutto della grande fatica. «Che fai qui, Elia?», chiede Dio. Che sei venuto a fare fin qui, se non fai la cosa giusta, se non scegli il modo giusto di stare presso di me? Non basta cercarmi. E non basta neppure giungere là dove io ho indicato di andare. Per arrivare effettivamente, per trovarsi alla mia presenza, bisogna uscire da dove si è arrivati, fermarvisi stando fuori da se stessi e dalla meta, esponendosi alla notte, spogliandosi della protezione della terra. Ai cristiani che si credono arrivati, che stanno in Chiesa come dentro una caverna che protegge dal male del mondo, dal dubbio e dal pericolo, luogo di riposo e certezze, Dio dice «Che fate qui? Uscite.» Venite fuori, se volete davvero trovarvi alla mia presenza. Date orecchio e sguardo ai fenomeni che riempiono il mondo, per cercare di capire dove mi trovo, per riconoscere la mia presenza nel passaggio misterioso, discreto e segretamente eloquente che è la mia manifestazione nella storia terrena: Ecco, il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna. (1Re 19, 11-13)

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Il profeta stavolta non si sbaglia. Elia è vero profeta perché alla chiamata di Dio si alza e si prepara per uscire da dove è appena arrivato, guarda e ascolta, e sa discernere in quale fenomeno, in quale vicenda Dio sta passando, manifestando all’uomo la propria presenza. Elia è vero profeta nel saper riconoscere la presenza di Dio nella storia, nel saper dire dove Dio si trova e dove non si trova. Non è facile riconoscere il passaggio del Signore. Per ben tre volte l’attenzione di Elia si sveglia, registra un fenomeno, una circostanza che può essere indice di questo passaggio, ma per ben tre volte il profeta deve ricredersi e costatare: ma il Signore non è qui; deve riconoscere che il Signore non si trova lì dove sembrava più ovvio che potesse trovarsi, il Signore non è lì dove lo si aspettava. Vediamo fuoco, uragano e terremoto -i fenomeni naturali di “sublime”, terrificante violenza-; vediamo rivoluzione, guerra, trasformazione -i fenomeni storici di “sublime”, terrificante potenza collettiva-, ed ecco che pensiamo siano segni della presenza di Dio. Dove cercarlo, infatti, se non nelle manifestazioni di una forza che soggioga l’uomo, che ne annichila la capacità di resistenza, aggira la sua intelligenza e la sua capacità di dominio, lo abbatte e lo travolge? Dove cercare Dio se non in un potere più grande di quello umano, in una sovranità cui bisogna inginocchiarsi? Niente di più naturale, di più istintivo, per l’uomo, che cercare Dio nella forza cui l’uomo soccombe. Niente di più naturale che venerare il Dio della guerra, della morte, del fuoco, della distruzione, della nascita, della fertilità, del profitto, della crescita, di tutte le forme naturali, storiche e sociali di potenza. Niente di più lontano dal Dio di Abramo e di Mosè, dalla sua trascendenza che manifesta la prossimità all’uomo nella parola dell’alleanza; niente di più lontano dal Dio che si dà volto in Gesù, che si fa uomo nello svuotamento totale della propria condizione di superiorità e di privilegio,

che s ceglie la debolezza e la sottomissione come manifestazione di salvezza (Filippesi, 2, 5-8). Ci fu, ci fu, ci fu. Gli eventi si succedono. La natura e la storia dispiegano i propri formidabili processi. Il profeta resta in ascolto. Ma il Signore non era nel vento impetuoso e gagliardo, nel t e r re m o t o , n e l fuoco. Il Signore non è ancora passato. Il Signore non passa per nessuno di questi grandi titoli strillati dalla prima pagina. Il Signore passa senza clamore, senza spettacolarità. La sua presenza è una compagnia interiore che matura discreta e serena nel cuore umano, negli abissi della coscienza che fa silenzio e si apre all’ascolto, esce dalla propria solitudine, si ferma ed aspetta. Con pazienza e umiltà: Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna.

bimbi di oggi

bimbi di oggi

M

addalena Branchi è nata ad Arezzo il 13 febbraio di quest’anno e, come potete vedere, è sempre sorridente. Qui sorride al babbo Antonio e alla mamma Alice che le stanno facendo la foto. Sono residenti ad Arezzo in zona Cappuccini… ma con i parenti anghiaresi!!! E dalle pagine dell’Oratorio Maddalena manda un particolare saluto proprio agli anghiaresi.

Nell’altra pagina, Elia si rifugia in una caverna. In questa pagina, la bella pala sagomata e dipinta raffigurante il Profeta Elia collocata a lato dell’altare maggiore del Santuario del Carmine. La foto raffigura l’opera dopo il restauro (2007) e prima della sua ricollocazione.

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iao! Mi chiamo Azzurra Mariani e sono nata il 24 dicembre, ho quasi 9 mesi e vivo alla Stazione. Sono molto molto vivace, non mi fermo mai un secondo e adoro la mia sorellona Alessia che quando gioca con me mi fa morire dal ridere. Sono l’amore della mamma Elena e del babbo Gabriele, e mi piace gattonare dietro la nostra gattona Licia.

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AllOpera

A

nche quest’anno, grazie a Don Marco e ai ragazzi dell’oratorio, sono iniziate le attività estive della Parrocchia di Anghiari per i bambini. Il Grest, come ogni anno, ha un titolo che prende ispirazione dalla parola di Dio. Per il 2018 è stato scelto “AllOpera”, un’ invito a non osservare passivamente il mondo che lui ci ha creato, ma ad agire attivamente per dare senso al nostro essere e alla realtà che ci circonda. Le attività si sono svolte in tre settimane: le ultime due di Luglio e la terza settimana di Agosto per poi concludersi con la festa di San Bartolomeo. Prima di giocare e divertirsi, non bisogna però scordarsi degli obblighi scolastici, dunque il lunedì mattina, nelle stanze dell’oratorio gli adulti e gli animatori aiutano i bambini a svolgere i compiti estivi. Un’altra finalità del Grest è quella di trovare un momento personale di riflessione ispirato dalla bellezza della natura che ci circonda, così i martedì di Luglio e il giovedì di Agosto ci siamo incamminati dall’oratorio per scoprire le bellezze di Anghiari e dintorni. Quest’anno abbiamo raggiunto Montauto, Casale e Monterchi, dove gli animatori hanno organizzato giochi, canti e balli per i bambini. Vista l’importanza che lo sport ha per i ragazzi, il mercoledì pomeriggio era dedicato ai tornei di calcio, pallavolo e bocce. Dopo aver premiato i vari vincitori, la giornata si concludeva con la solita preghiera della sera e la merenda, che come tutti gli altri pasti che facevamo al Grest, ci erano gentilmente preparati dagli adulti dell’oratorio di Tavernelle e Anghiari. Visto che con la forza delle proprie gambe ci è difficile arrivare ovunque, i giovedì di Luglio e il martedì di Agosto abbiamo preso il pullman per visitare località un po’ più distanti da Anghiari, come Corsano, Todi, le Balze e il lago di Acquapartita, dove si teneva il famosissimo “Giocone” del Grest. Arrivati a fine settimana, il venerdì sera, dopo i vari giochi, ci siamo salutati cenando tutti insieme e con dei momenti di festa organizzati dagli animatori. Le feste di Luglio riguardavano esclusivamente i ragazzi e i genitori del Grest, mentre quella di Agosto, che coincide con la festa parrocchiale di San Bartolomeo, era aperta a tutti ed ai soliti giochi e spettacoli del Grest si aggiunge anche l’ormai famosissima tombola di Pietro Ganganelli. Sono tre settimane di lavoro e fatica, ma ripagati con tanti giochi e divertimento. Il Grest si conclude con tanti bellissimi ricordi e soddisfazioni, ma soprattutto con la speranza di rivederci il prossimo anno. Mattia Gattaponi

Le foto di ClodySax a illustrazione delle varie giornate del Grest. Dall’alto, gita a Todi (Perugia) in Umbria giovedí 26 luglio; il momento di preghiera al Carmine venerdí 27 luglio; il giocone a Tavernelle venerdí 27 luglio; la giornata sportiva di mercoledí 25 luglio a Tavernelle; nella pagina di destra, i ragazzi del Grest a colloquio con don Marco.

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Cambio di passo

I campeggi, la settimana in montagna, le settimane del GREST…

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oi adulti a volte diamo per scontate attività che scontate non sono. Ma cosa sono per i nostri ragazzi le attività estive parrocchiali? E cosa sono per le nostre famiglie? E per gli operatori parrocchiali? Ci sono molteplici risposte a queste semplici domande, forse nessuna completa, ma certamente tutte da considerare nel loro insieme. Per i ragazzi le attività estive parrocchiali sono tante cose: sono il trascorrere qualche ora nell’impegno dei compiti estivi in attesa del rientro scolastico; sono il riscoprire un po’ di gioia nella fatica di camminare attraverso i luoghi delle nostre campagne circostanti, mai sufficientemente valorizzate; sono il piacere di visitare località ricche di bellezza architettonica ed impregnate di misticità religiosa; sono la soddisfazione di partecipare a gare sportive dove al termine della competizione non esiste tensione fra vincitori e vinti; sono un momento di preghiera comune ove tutto il mondo è un cerchio di mani che si stringono l’una con l’altra; sono la gioia di un’esperienza comune, dello stare insieme. E cosa sono per le nostre famiglie queste attività parrocchiali estive? Forse ci illudiamo, ma ci piace pensare che non siano soltanto un “parcheggiare” i ragazzi per un periodo più o meno lungo (una settimana, un giorno intero, un pomeriggio…); ci piace immaginare che le famiglie siano consapevoli di tutto quanto succede in queste attività, con la certezza che i loro figli o nipoti sono “in buone mani” sotto la vigile e puntuale guida del parroco. E per gli operatori parrocchiali? Le attività estive parrocchiali mai come quest’anno hanno curato l’aspetto naturalistico e la bellezza del mondo che ci circonda (nelle passeggiate, nelle gite, nel vivere la montagna…). Papa Francesco affermava tre anni fa, nell’enciclica “Laudato Sì”, che “L’umanità deve prendere coscienza della necessità di cambiamenti di stili di vita, di produzione e di consumo”. E dopo tre anni i temi trattati dall’enciclica sono ancor più drammaticamente attuali. Ci viene chiesto un “cambio di passo” una “rinnovata alleanza con la terra che abitiamo”. Nel messaggio dei vescovi italiani in occasione della 13° giornata nazionale per la custodia del creato (1° settembre), viene affermato che “ci sentiamo talvolta come se tale alleanza fosse

intaccata: sempre più spesso la nostra terra è devastata da cambiamenti climatici e inquinamento diffuso, e le prime vittime sono spesso i poveri e le persone più fragili, sovente costrette a fuggire dalle loro terre, alimentando il flusso dei cosiddetti “profughi ambientali”. A lato dei cambiamenti climatici, non mancano altri fenomeni preoccupanti, dall’inquinamento del suolo all’uso indiscriminato dei fertilizzanti in agricoltura, dalle acque sporche non correttamente trattate agli scarti industriali che finiscono in fiumi e mari. Anche nei nostri territori c’è necessità di politiche adeguate, che vadano dall’assetto idrogeologico alla prevenzione degli incendi, dall’adeguamento antisismico alla gestione dei territori e delle opere pubbliche e private a rischio. Questa è una sfida, si legge ancora nel messaggio dei vescovi italiani, “che le chiese cristiane stanno imparando ad affrontare assieme, riscoprendo in orizzonte ecumenico l’impegno per la cura della Creazione di Dio, perché possiamo tornare ad abitare la terra nel segno dell’arcobaleno, illuminati dal Vangelo della creazione”. Anche questo è il messaggio dell’attività estiva parrocchiale, non l’unico, e nemmeno forse il più importante: camminare in mezzo alla natura, sostare sotto un picco dolomitico, dissetarsi in un ruscelletto di acqua fresca e pura, respirare aria pulita in un mondo che la creazione di Dio ha reso perfetto e che l’uomo ha la responsabilità di mantenere! È comunque un messaggio che, attraverso i ragazzi del Grest, deve arrivare a tutte le loro famiglie, a tutti noi, a tutta la comunità. La parrocchia è attenta anche a questo!

Morta la Mafalda Pierantoni mia cognata

Purtroppo il tempo è traditore passa alla svelta senza errore

Cari ‘Nepoti’ vi faccio coraggio purtroppo anch’io sono dentro al raggio

Anche la cognata dopo tanto soffrire è morta in silenzio senza patire

Morto il padre e morta la madre tutti i figli dovuti lasciare

Ci si ritrova dentro ad un letto lì in attesa che arrivi il verdetto

Sempre in attesa della condanna ma quella lettera nessuno la manda

Andrà a raggiungere il caro marito da quasi un anno anche lui à finito

È una ruota che non si ferma perché per tutti c’è la consegna

Anche la Mafalda novantatré anni lei l’à vissuti tra beni e malanni

Dunque coraggio non c’è uomo fatato che dalla morte si sia salvato

Fine di un’era di una famiglia che quella morte sempre scompiglia

Di riconsegnare le chiavi avute in quegli anni da tutti godute

Tutti si inceppa in questa vita e sto aspettando anche la mia

Noi siamo nati la vita gioire ma poi purtroppo ci tocca morire:

di Armando Zanchi Arezzo, 28/7/2018

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La festa titolare

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nella nostra parrocchia di Anghiari

l 24 agosto, giorno di San Bartolomeo, Santo Patrono e protettore della nostra parrocchia, è stato motivo di festa e di riflessione. La festa: nell’occasione tutti gli amici della nostra comunità hanno avuto la possibilità di stare insieme, di festeggiare San Bartolomeo e di salutare la fine delle attività estive parrocchiali di tanti nostri ragazzi (campi estivi, settimane del Grest, ecc.). Dopo la Santa Messa delle ore 18:30, officiata da don Valerio Valeri con la compresenza di Don Marco, di Don John e del Diacono Fabio, chi ha voluto si è potuto fermare nel piazzale dell’oratorio per partecipare alla pesca di beneficenza organizzata dalla Caritas; altri hanno acquistato le cartelle della tombola gestita dagli animatori della parrocchia, ed altri ancora hanno provveduto a preparare i cibi da offrire a tutti i presenti nel momento conviviale. È stata poi servita la merenda-cena a base di antipasti, crostini vari, panzanella, pastasciutta, panini imbottiti con affettati e porchetta, bibite varie, e dolci, tanti dolci. Dopo la cena, la consueta tombola ha animato la serata e a seguire è stato presentato dai ragazzi del Grest un simpatico spettacolo ispirato allo “Ciao Darwin” del Bonolis dei tempi migliori. Ha chiuso la serata la proiezione di numerose diapositive delle attività estive dei ragazzi, su un sottofondo musicale piacevole e garbato. È stata veramente una bella serata, e di ciò vanno ringraziate le tante persone che con il loro impegno, lavoro e fantasia, hanno permesso la realizzazione di tutte le attività accennate: un grazie di cuore da parte della Parrocchia è rivolto quindi a coloro che hanno montato (e a notte inoltrata, smontato) il palco per lo spettacolo, portato le sedie ed i tavoli, comprese le strumentazioni sonore ed informatiche; grazie anche alle bravissime animatrici della Caritas che hanno allestito una impegnativa pesca di beneficenza per raccogliere fondi in aiuto dei più poveri della nostra comunità; grazie ancora agli organizzatori della tombola i cui proventi hanno permesso di contenere il passivo delle spese della cena; grazie inoltre ai ragazzi del Grest che con il loro impegno e la loro fantasia hanno dato origine ad una animazione simpatica e piacevole; grazie anche alle loro mamme, che con l’offerta dei loro “manufatti” hanno contribuito a tenere “a bocca dolce” tutti gli intervenuti; grazie poi a tutti coloro che hanno contribuito a rendere solenne la Santa Messa, dai coristi agli addetti alle letture sacre, dagli incaricati degli addobbi floreali a quelli che tengono la chiesa sempre linda e pulita; e grazie infine a tutti i presenti, in chiesa e alla festa. Grazie a tutti Voi. Motivo di festa è anche lavorare insieme, condividere un impegno per uno scopo collettivo, trascorrere un “tempo comune in comunità”.

Una riflessione: L’antefatto. Come già annotato, ad officiare la Santa Messa è stato Don Valerio Valeri; ma chi è Don Valerio Valeri? Don Valerio, originario di Santa Sofia di Romagna,

studia presso il seminario di Sansepolcro, frequenta il liceo a Firenze, si laurea poi in Teologia presso la “Gregoriana” in Roma. Nei primi anni di sacerdozio è vice-parroco a Sansepolcro, e nel 1967 incontra alla Verna Don Luigi Giussani; l’incontro fa sì che in Don Valerio nasca e cresca poi successivamente il carisma del missionariato. Negli anni seguenti il suo operato contribuisce fattivamente alla formazione morale e spirituale del nostro parroco Don Marco. Dopo il periodo trascorso a Sansepolcro, arricchito dall’esperienza di guida del gruppo di “Gioventù Studentesca”, dal 1976 e per dieci anni riveste la carica di cappellano universitario presso la sede di Perugia. Dal 1986 opera in missione in Kenya e gli viene assegnata la popolosa parrocchia di San Joseph nella periferia nord di Nairobi. Nel 1992 entra a far parte della “Fraternità di San Carlo Borromeo” e con la stessa inizia a vivere una nuova esperienza di realtà educativa, assistenziale e pastorale. Con la collaborazione di altri quattro preti ed un diacono, oltre all’aiuto di pochi volontari laici, contribuisce così a dar vita alla scuola professionale “San Kizito vocational training school”, all’asilo “Emanuela Mazzola”, alla scuola primaria “Vrafiki-carovana”, al gruppo “Ujiachilie” che si occupa di disabili, e al centro del “Meeting Point” dedicato ai malati di AIDS. A chi gli domanda cosa emerga dalla sua esperienza di parroco in un luogo così complicato come il Kenya (e dopo oltre 50 anni di sacerdozio), don Valerio cita tre cose: la prima è la convinzione che “non basta insegnare una professione, ma occorre trasmettere soprattutto la bellezza ed il valore del lavoro; non avere un’attività significa quasi automaticamente finire nella spirale negativa della disperazione e della criminalità”; la seconda è che “il futuro e lo sviluppo del Kenya dipendono dall’educazione del suo popolo”; la terza è che “gli importanti progetti realizzati dalla Fraternità di San Carlo in Kenya non sono più solo un’esperienza che ‘viene da fuori’, ma sono anche il frutto di una realtà locale ormai consapevole e cosciente dei propri mezzi e del cammino da compiere”.

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18 Agosto 1944 di Ilaria Lorenzini

La riflessione. Mentre in Italia il nostro parlamento litiga ancora sull’opportunità o meno dell’obbligo di vaccinazione dei nostri bambini, nella sua missione in Kenya don Valerio gestisce un istituto di accoglienza per malati di AIDS. Mentre in Europa i nostri “civilissimi Paesi Sovrani” giocano a nascondino sulla questione dei migranti profughi, negando loro l’accoglienza in un mondo che è il mondo di tutti, nella sua missione in Kenya don Valerio gestisce laboratori di scuola-lavoro (un laboratorio di falegnameria, un’officina meccanica, una sartoria …) per dare una speranza di vita e di occupazione a tanti africani, cercando di evitare che anche loro si lascino attrarre da “viaggi della speranza” che spesso si trasformano invece in strumenti di morte. Mentre i quotidiani e le riviste di tutto il mondo danno continuamente grande enfasi agli scandali di vario genere che coinvolgono i nostri preti (dove c’è colpevolezza, ben inteso, è giusto che ci sia anche condanna), negli stessi quotidiani e nelle medesime riviste non ci sembra che venga data altrettanta risonanza al fatto che nella sua missione in Kenya don Valerio, con l’aiuto degli altri sacerdoti e di alcune monache, gestisca tante attività umanitarie con l’amore di Gesù e secondo gli insegnamenti del Vangelo; e così avviene per le tante altre parrocchie nel mondo gestite da monache, sacerdoti e frati missionari in nome e per conto di una incrollabile fede cristiana. Ed allora, quando nella nostra parrocchia in ottobre verrà celebrata la giornata missionaria, “dovremo essere generosi!”. La missione di don Valerio è una delle tre per le quali raccogliamo annualmente denaro, per contribuire in piccolissima parte al mantenimento di tutte le attività citate. Ma soprattutto impariamo da Don Valerio a diffondere amore attorno a noi, anche nelle strade di Anghiari, in modo che i nostri poveri, i nostri malati, abbiano la consapevolezza di non sentirsi soli! Non ignoriamoli, ma andiamogli incontro, regalando loro la certezza di vivere in una comunità giusta ed attenta ai bisogni dei più deboli. Grazie, Don Valerio, grazie per il tuo esempio di vita! Grazie per la tua testimonianza e grazie per aver accettato di condividere un pomeriggio in mezzo a noi!

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ono passati 74 anni dal giorno che ad Anghiari è ricordato come “lo scoppio della caserma”, il giorno in cui uno squarcio si apre nel suolo e nel cuore della gente. I Tedeschi erano in ritirata quando un’enorme esplosione sconvolge la piccola comunità anghiarese. Tre uomini dell’Arma e 12 civili perdono la vita quel maledetto giorno. Non entro nel merito della dinamica, perché, chi e come, fece esplodere quel tritolo non è ancora troppo chiaro. Ma un’immagine mi colpisce: la piccola Mafalda, 8 anni, va a fare visita a Maria, che abita di fronte alla caserma e fa lavori di piccola sartoria per i Carabinieri. Mafalda sta un po’ con la sartina e poi esce mangiando una mela… una bimba che non sa perché si fa la guerra (forse nessuno lo sa…), che passeggia senza pensieri per le vie del suo bel paese mangiando una cosa golosa, viene investita dall’esplosione e sarà la più giovane vittima di quella strage!

18 Agosto in tempi moderni

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i celebra la S. Messa in Propositura, ci sono i rappresentanti dell’Arma, i rappresentanti dell’Amministrazione Comunale, alcuni parenti delle vittime, qualche anghiarese. Poi si raggiunge a piedi il cippo commemorativo proprio dove si trovava la caserma. Ma i bambini? I ragazzi? I nostri giovani? Non li ho mai visti… qualcuno gli ha mai parlato di quella strage? Qualcuno gli ha mai detto di Mafalda? Non dimentichiamoci mai che solo i nostri giovani, con il nostro aiuto, certo, possono salvarci dalle bruttezze del mondo. È la loro sensibilità che dobbiamo toccare, solo così si può sperare che le esplosioni tornino ad essere solo quelle di gioia!

Nella foto di Mirco Draghi un momento della celebrazione presso il cippo commemorativo dello scoppio della mina alla caserma dei Carabinieri il 18 agosto 1944.

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Anghiari Festival

Il Concerto Corale del 26 luglio 2018

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urante l’Anghiari Festival di questa estate, la SOUTHBANK SINFONIA di Londra, diretta da Simon Over ha presentato per la seconda volta in assoluto il Concerto Corale in Piazza Baldaccio. Nel 2015 fu presentato il “Requiem” di Verdi in una splendida serata di estate, con la nostra piazza Baldaccio gremita di gente; quest’anno, il 26 luglio nella giornata peggiore di tutta l’estate dal punto di vista climatico, è stata la volta della “Grande Messa” in Do minore K427 di Mozart. Un grosso temporale si è scatenato su Anghiari nel pomeriggio del 26 luglio con vento impetuoso, grandine abbondante, un vero nubifragio che ci ha fatto compagnia quasi fino alle otto di sera. Si diceva che ormai il concerto sarebbe stato rinviato, ma l’organizzazione non ha avuto paura, in poco tempo si è messa in moto e alle 21 tutto era pronto. Sicuramente tante persone con quel tempaccio, hanno scelto di rimanere a casa credendo al rinvio del concerto, però nonostante tutto la piazza si è riempita e il concerto si è svolto nel migliore dei modi. La grande musica di Mozart ha invaso tutta la piazza: l’orchestra, le voci dei coristi (coro con più di cento voci) e la vasta gamma di acclamati solisti hanno creato una magica atmosfera come si merita la tradizione, ormai più che decennale, del concerto con il Coro “Anghiari festival”, il tutto è stato diretto magicamente dal Direttore Simon Over: un nuovo e grande successo. La riuscita di questa serata ci riporta indietro, al mese di maggio che ha visto l’annuale Maratona Corale, un raduno di cantanti entusiasti che si sono riuniti per imparare la “Messa di Mozart” in do minore che gli esperti del settore sanno bene quali difficoltà presenti, in un lasso di tempo incredibilmente breve. In due giorni, per precisione tredici ore di lavoro, si sono alternati momenti di grande ottimismo, il sabato, a momenti di costernazione di metà domenica, mentre si stava avvicinando l’esecuzione in Propositura del 27 maggio. Poi il sollievo della domenica sera e la gioia che, sotto la direzione di Simon, e nonostante le incertezze “fugali”, il coro ce l’aveva fatta: il concerto è andato molto bene. La Maratona è stata preparata da M. Nicholas O Neil maestro di Coro del Parlamento inglese, di cui il Maestro Simon Over è direttore. Prima della Maratona il Maestro Giulio Camaiti, per ben due mesi ad appuntamenti periodici,

ha svolto la preparazione preliminare dei coristi delle nostre zone. Proprio in questi giorni il Coro della Maratona Corale del Festival è stato invitato a partecipare al Concerto di Londra il 31 di ottobre 2018, dove verrà eseguita “La Grande Messa” in do minore di Mozart, nella cattedrale di Westmnister Hall, in occasione della ricorrenza del centenario della fine della Prima guerra mondiale. Vi parteciperanno il coro del Parlamento Inglese, il coro del German Bundestag e il coro del Festival di Anghiari. Un grande appuntamento che onora il coro “Anghiari festival” e consolida il grande sodalizio con il coro del Parlamento inglese. Nella foto in alto, un momento del Concerto Corale in Piazza Baldaccio e, sotto, la Maratona Corale.

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fotocronaca

Pellegrinaggio dell’Assunta al Santuario di Canoscio. Un gesto di fede e devozione alla Madonna, cercando di imitare il buono che i nostri predecessori ci hanno testimoniato. La genuinità non sta nella nostra bravura, ma nella coscienza di essere la congiunzione di una testimonianza, quella della fede, tra ieri e domani. In questo momento della storia ci siamo noi, ed è per noi un periodo “benedetto” perché ci è dato. Pregando tutta la notte, tra fraternità e momenti di silenzio, nonostante qualcuno che voleva emergere e si è distaccato fraintendendo il senso della nottata (si sono persi qualcosa, peccato...), abbiamo sperimentato nuovamente che il pellegrinaggio è paradigma della vita, dove è più bello non l’arrivare primi, ma arrivare tutti. Sorprendendoci compagni di viaggio verso la Patria Comune, che in una parola si chiama Paradiso. (ab)

In cammino verso il perdono - Un pellegrinaggio a piedi verso Assisi per gustare la misericordia del Padre. Attraverso le strade della Toscana ci lasceremo condurre dall’esperienza di Francesco d’Assisi per imparare l’arte della fiducia e della riconoscenza. Un viaggio con i piedi e con il cuore per assaporare la dolcezza della provvidenza di Dio e la letizia della fraternità. Un’occasione per raggiungere i propri limiti e accogliere un nome nuovo! I pellegrini sono giunti ad Anghiari, provenienti da Arezzo, domenica 29 luglio. Presso la chiesa della Croce li ha accolti don Marco. Lì hanno celebrato la S. Messa delle ore 18:00. Poi, sempre a piedi, all’oratorio, dove sono stati accolti per la cena e dove hanno passato la notte. Il giorno dopo sono partiti per Montalone, diretti alla Verna, e poi ad Assisi per il 2 di agosto. 2 agosto - Ancora una volta una bella serata ad Anghiari per il concerto del 2 agosto organizzato dal Comune di Anghiari in collaborazione con la Filarmonica “P. Mascagni” per ricordare Roberto Procelli il giovane anghiarese che trentotto anni fa ha perso la vita nella strage alla Stazione di Bologna. L’attentato, avvenuto il 2 agosto 1980, provocò 85 morti e 200 feriti. Tra questi anche Roberto, che proprio quel giorno stava tornando in licenza al suo paese, dalla famiglia e dagli amici. Un 2 agosto, quindi, all’insegna della memoria e del ricordo. Un pubblico attento e interessato ha fatto da cornice nella bellissima Piazza del Popolo. La serata è stata aperta da una interessante performance del valente attore Angelo Mauro Caivano che ha ricordato e raccontato Roberto Procelli con grande passione ed emozione. Poi, dopo il saluto del Sindaco e le parole di una commossa Ilaria Lorenzini che ha aperto la serata, è iniziato il concerto musicale con il gruppo “i 4 scarafaggi” che attraverso le canzoni e le parole di Dory D’Anzeo ha raccontato, in modo inedito, la storia dei Beatles. Nella foto l’attore Caivano durante la sua performance. Anatra vinta - Io pensavo che il gioco dell’anatra (una mastella piena di acqua che elargisce docce in continuazione) non trovasse interesse tra i giovani. E invece mi sbagliavo. A Santo Stefano, forse l’unico posto dove ancora viene fatto questo gioco in occasione della festa parrocchiale, nella prima domenica di settembre, un gruppo numeroso ed agguerrito di giovani (con inserimento di qualche adulto) si sono dati battaglia per vincere il premio messo in palio. Queste feste di settembre si svolgevano nelle varie parrocchie. Ecco come, dalle parole dell’Assunta del Borgo. La prima domenica la festa era a Santo Stefano, la seconda a Tubbiano, la terza a San Leo, la quarta a Gricignano, l’ultima a Santa Fiora. C’era la Processione, davanti c’erano le ragazze con il velo, e poi tutto il popolo. Quindi c’era un po’ di festa. Della nostra parrocchia (Tubbiano) mi ricordo questo gioco dell’anatra e la corsa degli insaccati. Veniva anche un banchino che vendeva qualcosina (forse la Beppa de Bielle): qualche biscotto, i famosi boniduri e poco altro. Ma torniamo all’anatra. Docce a ripetizione e quattro anatre per chi era riuscito, nonostante fosse ostacolato dai conduttori del carretto, a infilare lo ‘stanghino’ nel foro sotto la mastella (nella foto Alessio ce l’ha fatta). Una bella festa che mi auguro continui ancora negli anni futuri.

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Dalla Georgia Diario quasi giornaliero di Piombo, componente del gruppo anghiarese in Georgia, autore di queste foto.

Dall’alto e da sinistra: cattedrale di Kutaisi; il fotografo ufficiale del gruppo fotografato al mercato agricolo di Kutaisi; cattedrale di Mtskheta dedicata ai Dodici Apostoli, copia del Santo Sepolcro; il gruppo si avvia verso il monastero di Gelati; monastero di Ubisa, particolare dell’affresco raffigurante l’Ultima Cena, ancora a destra veduta d’insieme dell’affresco; infine, foto di gruppo davanti al Teatro dell’Opera di Kutaisi

bimbi di oggi

bimbi di oggi

E

cco Livia Chialli Toussaint nel prato della sua casa a Lessines, in Belgio. Il babbo Steve e la mamma Florence le stanno facendo la foto da mandare in Italia, per l’Oratorio, così i suoi cugini italiani saranno contenti di vederla. Uno dei sui nonni è originario di Anghiari ed è nato alla Bernocca. La mamma ci ha detto: La nostra Livia e ambiziosa, determinata e sensibile; è veramente brava e gentile!

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C

iao anghiaresi, io sono Riccardo Giorgi, abito a Gambettola ed ho 5 mesi. Mia mamma è di Anghiari, si chiama Elisa Valbonetti, ma da più di 7 anni si è trasferita in Romagna. Due anni fa ha conosciuto il mio babbo Loris e si sono innamorati, così sono nato io. La mamma dice che sono buono come il babbo e che mi piace tanto ridere come lei. Il 7 ottobre di quest’anno per me sarà un giorno importante perché verrò battezzato ed i miei genitori si sposeranno.


I giochi 2*

dal libro di Giuseppe Pasqui

N

elle belle giornate i giochi cambiavano, ricordo che durante la quaresima si era soliti giocare a fiore verde. Il gioco consisteva nel procurarsi un piccolo ramoscello di bossolo e tenerlo sempre in tasca per poterlo esibire alla fatidica richiesta dell’amico che quando ti incontrava ti diceva: «Fuori verde!». Questo per non incorrere in una penitenza tra quelle stabilite all’inizio del gioco.

C

i piaceva molto giocare al gioco delle Piastre. Ognuno era munito della propria piastra, una pietra piatta ben levigata e delle dimensioni giuste e proporzionate per la propria mano e per la propria forza e anche secondo il proprio gusto personale che veniva scelta con molta cura ed attenzione. La gara normalmente consisteva nel gareggiare a chi riusciva ad avvicinarsi di più al “Licco” così comunemente chiamato e che consisteva in una piccola pietra che il giocatore che veniva sorteggiato come primo giocatore, lanciava dove più preferiva, all’interno di una distanza minima e massima stabilita di comune accordo prima dell’inizio della partita. Qualche volta, quando avevamo qualche spicciolo in tasca, giocavamo mettendo una quota ciascuno, sistemavamo gli spiccioli sopra al “Licco”, questa volta costituito da una pietra più lunga ed in grado di stare in piedi poggiandola in terra. Le monete venivano vinte da colui la cui piastra si trovava più vicino alle monete stesse.

U

n altro gioco che noi consideravamo più da femminuccia,ma che comunque anche noi praticavamo, era il gioco della “Campana”. Per giocare, oltre a disegnare la campana, ogni giocatore doveva procurarsi una pietra, sceglierne una abbastanza piatta, non troppo grande e neppure troppo liscia, se

no scivolava. Una volta trovata quella giusta la tenevamo sempre con noi, era il nostro portafortuna. La regola più importante è che si giocava saltellando su una gamba sola. Per decidere chi sarà il primo a iniziare il gioco, si faceva la conta. Il primo giocatore tirava la pietra nella casella con il numero 1. Saltando con una gamba sola va alla casella 1, raccoglie la pietra, gira su sé stesso e torna fuori. Poi tira la pietra nella casella 2, salta nella casella 1 e poi nella casella 2, raccoglie la pietra e, sempre saltando, torna indietro fino fuori. Continua tirando la pietra nella casella 3 e va avanti allo stesso modo, fino all’ultima casella. Adesso deve giocare in senso contrario, quindi dall’ultima casella lancia la pietra nella casella precedente e così via fino ad uscire. In alcune caselle si potevano poggiare tutti e due piedi mentre, in nessun caso, la pietra o il giocatore potevano toccare le righe che delimitavano le caselle. Non pestare mai le righe! Se la casella cadeva in una casella sbagliata o sopra una riga, il giocatore perdeva il turno e poteva ricominciare, partendo dalla casella dove aveva commesso l’errore, soltanto dopo che tutti gli altri avevano giocato. Vinceva chi finiva per primo. * Giuseppe Pasqui – Raffaello Fedeli, ...per non dimenticare, s.d. - Nella foto il disegno del gioco della “campana”.

Morta l’ultima dei Guelfi, la Frida

Io ragazzetto lei signorina vi era il saluto sera e mattina

Purtroppo la vita à un punto segnato arriva il momento che il punto è arrivato

Altra perdita in quell’Anghiari Vecchio dove la Frida abitava lì dentro

Io purtroppo ci sono nato in mezzo a loro sempre son stato

Poi crescendo conobbe il suo Tito così l’anello finì nel dito

C’è tanto dolore che nessuno frena perché noi tutti si esce di scena

Giù per le scale della Piazzola alla Badia piazzetta lì sola

Ai nostri tempi grandi famiglie chi ne aveva tre o cinque figlie

Al caro figlio l’amico Roberto che con la madre aveva affetto

Ai cari figli dico coraggio sono con voi e vi abbraccio

Grande famiglia quella dei Guelfi tante sorelle e tanti fratelli

La cara Frida da me conosciuta novantotto anni la vita vissuta

Come la sorella erano attaccati a questi genitori tanto amati

Altra Anghiarese abbiamo perduto la sua missione lei à compiuto:

di Armando Zanchi Arezzo, 22/7/2018

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Notizie dalle parrocchie di Monterchi a cura di Matteo Romanelli

OTTOBRE 2018

Notizie da Monterchi

Il mese di ottobre, come sappiamo, è dedicato particolarmente al S. Rosario. Si ricorda a tutte le famiglie di buona volontà di recitarlo in casa, specialmente nel caso in cui non possano recarsi in chiesa, dove viene celebrato solennemente ogni giorno alle 17:30, prima della S. Messa. Domenica 7 ottobre, alle ore 16:00, l'Arcivescovo amministrerà il Sacramento della Cresima ai seguenti ragazzi di 3^ media: MATTIA CARBONI, GIULIA DINI, VIRGINIA GATTI, ANDREA GIOGLI, CATERINA MAESTRI, CHIARA MARIANGIOLI, SAMUELE PIERINI, SOFIA ROSSI. Lunedì 8 ottobre verrà celebrata a Monterchi la festa di S. Simeone profeta, patrono della chiesa, del paese e della zona monterchiese. Siamo tutti invitati a partecipare alle ore 18:00 alla S. Messa patronale con la partecipazione della Compagnia del SS.mo Sacramento, delle rappresentanze delle associazioni paesane e delle autorità civili e militari. Giovedì 18 ottobre, ore 21:00, Festa di S. Luca Evangelista a Borgacciano, con recita del S. Rosario e celebrazione della S. Messa. Sabato 20 ottobre avrà inizio il nuovo anno catechistico che riguarderà tutti i fanciulli di Monterchi, Le Ville, Pocaia e Padonchia, dalla seconda elementare fino alla terza media. Prima sarà effettuata la convocazione dei genitori per stabilire insieme gli orari delle lezioni. I parroci don Quinto Giorgini e don Ferdinando Mabanza auspicano la collaborazione di tutte le famiglie, perché se essa viene a mancare, come purtroppo spesso accade, il catechismo perde gran parte del suo valore.

NOVEMBRE 2018 Novembre comincia quest’anno di giovedì, con la festa di Tutti i Santi. Nel pomeriggio, alle ore 15:00, visita al cimitero ubicato in località Borgacciano, condiviso con le frazioni di Ricciano e Fonaco, per la recita del S. Rosario e la celebrazione della S. Messa di suffragio al centro del camposanto o, in caso di tempo poco propizio, nella cappella. Venerdì 2 novembre si celebra la commemorazione di tutti i defunti. Alle ore 10;00, S. Messa al cimitero di Monterchi e, alle ore 15:00, nella Chiesa della Madonna Bella. L’ottavario dei morti proseguirà dal 2 al 9 novembre alle ore 10 del mattino nel cimitero urbano di Monterchi e alle 15 nella Chiesa della Madonna Bella. Domenica 4 novembre, ore 10:00, S. Messa nel cimitero di Pocaia e, alle ore 15:00, in quello di Monterchi Domenica 11 novembre, al Monumento dei caduti, alle ore 11:15 viene celebrata una Santa Messa con la partecipazione dell’Associazione locale Combattenti e Reduci. In caso di maltempo il rito sarà celebrato nella Pieve-Arcipretura. Domenica 18 novembre, alle ore 15:00, tradizionale visita al cimitero di Gambazzo per le frazioni di Ripoli, Pianezze e Tarsignano. Domenica 2 dicembre inizia il nuovo anno liturgico con la prima Domenica di Avvento in preparazione del Natale.

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Si ricorda a tutti i lettori che nella notte tra sabato 27 e domenica 28 ottobre tornerà in vigore l’ora solare. Sarà quindi necessario riportare le lancette dell’orologio indietro di un’ora. Anche l’orario delle S. Messe pomeridiane nella chiesa di S. Simeone subirà la consueta variazione, alle ore 16:00 nei giorni feriali (sabato compreso) e alle 17:00 la domenica e le feste di precetto. La domenica precedente il Natale, Festa della Madonna dell'Attesa del Parto. Durante le S. Messe di orario verranno benedette le mamme in attesa e le puerpere.

Canto alla Madonna dell’attesa del Parto Musica di P. Bagattini

1 - MADONNA dell’ATTESA del PARTO del Messia Tu sei per noi la Via che ci conduce in Ciel. Rit.O Madre del Signore sorgente della vita, rapisci il nostro cuore nell’estasi infinita! (2 volte) 2 – ARCA dell’Alleanza o CASA tutta d’oro, TEMPIO del Dio Vivente disceso in mezzo a noi. 3 - Quel GREMBO Verginale è il CIELO sulla terra, nasconde nel mistero il Cristo Salvator 4 - Il frutto benedetto del GREMBO tuo divino noi adoriam ardenti di Fede e Carità 5 - A Te le nostre mamme ricorrono devote; nel tempo dell’Attesa implorano pietà. 6 – Or benedici o madre i bimbi e le famiglie, dona concordia e pace a questa Umanità

Parole di D. Q. G.


Caduti di Anghiari nella Grande Guerra (II parte)

Bruschi Carlo, di anni 34. Soldato del 13° Fanteria, deceduto il 23 febbraio 1917 a Cremona per malattia. Buricchi Giobatta, di Lorenzo, di anni 34. Soldato del 13° Fanteria, caduto il 25 maggio 1917 a Versic (Carso). Buricchi Giosuè, di Giuseppe, di anni 26, di Casale. Soldato del 156° Fanteria, caduto il 4 agosto 1916 a Monfalcone. Buscosi Giuseppe, di anni 27, di Anghiari. Tenente del 73° Fanteria, deceduto il 3 settembre 1918 in prigionia. Calosi Aurelio, di anni 29, di San Leo. Soldato del 70° Fanteria, caduto il 17 maggio 1916 a Val d’Astico (Altopiano di Asiago) per “scoppio di granata”. Camaiti Santi, di anni 28. Soldato del 3° Artiglieria da Campagna, caduto il 24 ottobre 1917 sul Piave. Cambi Massimiliano, di anni 36. Soldato del 523° Centuria Lavoratori, caduto il 13 dicembre 1916 sul Monte Novegno (Altopiano di Asiago), travolto da valanga. Canestrelli Ettore, di anni 21. Soldato del 36° Fanteria, deceduto il 15 novembre 1918 in Germania, per “spagnola polmonite”. Sepolto a Schwedt / Oder, tomba n. 590. Cangi Alberto, di Luigi, di anni 26. Soldato del 1° Fanteria, caduto il 23 maggio 1917 sul Monte San Marco (Basso Isonzo). Cangi Francesco, di Paolo, di anni 26. Soldato della 206a Compagnia Mitraglieri, caduto il 27 agosto 1917 a Podlaka, sull’Altopiano della Bainsizza (Medio Isonzo). Cangi Felice, di Giuseppe, di anni 33, di Anghiari. Soldato del 2° Artiglieria Pesante, deceduto il 26 aprile 1918 all’ospedale da campo n. 204 per “tubercolosi polmonare”. Canicchi Alessandro, di anni 36, Parrocchia Santo Stefano. Soldato del 25° Fanteria, deceduto il 18 gennaio 1919 a Piacenza per malattia. Caporali Vittorio, di anni 23 di Galbino. Soldato del 46° Fanteria, deceduto il 7 settembre 1920 ad Anghiari per “tubercolosi”. Carboni Eugenio, di anni 34. Soldato del 2° Bersaglieri, deceduto il 10 ottobre 1918 a Livorno, “vittima di un incendio”. Carboni Giuseppe, di Luigi, parrocchia di Bagnaia, nato a Serrungarina. Soldato della 53a Compagnia Presidiaria, deceduto il 14 ottobre 1917 a Udine per malattia. Carria Andrea, di anni 27. Soldato del 70° Fanteria, deceduto il 18 novembre 1915 a Udine per malattia. Catacchini Mattio, di anni 34, di Anghiari. Soldato del 13° Fanteria, caduto il 24 maggio 1917 a Versic, quota 247 (Carso), per “ferite di scheggia di granata alla testa”. Cavallari Quintino, di anni 21. Soldato del 21° Fanteria, deceduto il 6 febbraio 1918 in prigionia per malattia. Cecconi Giuseppe, di anni 28. Soldato del 70° Fanteria, deceduto il 1° febbraio 1916 a Bergamo per “ferite multiple e frattura completa terzo inferiore omero sinistro e gomito” riportate a Oslavia (Medio Isonzo). Sepolto a Bergamo. Ceppodomo Modesto, di anni 20, di Toppole. Soldato del 145° Fanteria, deceduto il 29 novembre 1917 a Chiari

per “tubercolosi miliare”. Sepolto a Chiari. Cerbini Giocondo, di anni 31, di Subbiano. Soldato del 94° Fanteria, caduto il 3 marzo 1917 a Vertojba Inferiore “in seguito a colpi di fucile e a qualche baionettata”. Sepolto sul luogo. Cerboni Angelo, di anni 19, di Catigliano. Soldato del 15° Fanteria, deceduto il 27 ottobre 1918 a Reggio Emilia per malattia. Cerini Paolo, di anni 26, di Pianettole. Soldato del 70° Fanteria, deceduto il 9 novembre 1915 all’ospedale da campo n. 230 di Angoris di Cormons per “enterite specifica” contratta sul fronte dell’Isonzo. Cesari Giuseppe, di Giuseppe, di anni 25, di San Leo. Soldato del 121° Fanteria, caduto a Opacchiasella (Carso) per “ferita da scoppio di granata con asportazione dell’arto superiore destro”. Sepolto a San Valentino. Medaglia d’argento al valor militare. Cesari Olinto, di Francesco, di anni 20, di San Leo. Soldato del Deposito Aeronautica, deceduto il 23 settembre 1918 a Torino per “broncopolmonite”. Checcaglini Pietro, di anni 21. Soldato del 36° Fanteria, deceduto il 16 marzo 1918 in prigionia per malattia. Cherici Angelo, di Livero, di anni 23, di Casenovole. Soldato del 70° Fanteria, disperso il 10 novembre 1915 a Oslavia (Medio Isonzo). Cherici Pietro, di Agostino, di anni 23, di Pieve di Sovara. Soldato del 35° Fanteria, disperso il 10 giugno 1915 sul Monte Podgora (Medio Isonzo). Cherici Santi, di Carlo, di anni 27, di Pieve di Sovara. Soldato del 95° Fanteria, disperso il 15 maggio 1917 sull’Altopiano della Bainsizza (Medio Isonzo). Chialli Francesco, di anni 33, di Anghiari. Soldato della 139a Compagnia Mitraglieri, caduto il 10 novembre 1917 sul Piave, riva destra presso Zanzon. Chiasserini Carlo, di anni 18. Soldato del 27° Fanteria, deceduto l’8 agosto 1917 a Bologna per malattia. Chieli Eugenio, di anni 32, parrocchia di Santo Stefano. Soldato del 281° Fanteria, deceduto il 10 maggio 1918 in prigionia a Somorya (oggi Šamorin, Slovacchia) per malattia. Chimenti Demetrio, di anni 25 di Casenovole. Soldato del 1° Cavalleria, deceduto l’11 luglio 1916 all’ospedale da campo n. 45 per ferite. Chiribini Luciano, di anni 23. Soldato del 67° Fanteria, deceduto il 1° maggio 1916 all’8a Sezione Sanità, per “ferite multiple da scheggia agli arti inferiori con lesione ai vasi poplitei e frattura gamba sinistra” riportate a Santa Maria di Tolmino (Alto Isonzo). Sepolto a Kamno. Citernesi Dante, di Donato, di anni 39, di Galbino. Soldato del 268° Battaglione Milizia Territoriale, deceduto il 7 luglio 1917 ad Arezzo per “febbri malariche”. Citernesi Secondo, di Pasquale, di anni 23. Caporale della 17 a Compagnia Mitraglieri, disperso nel novembre 1917 nella rotta di Caporetto.

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Ringraziamo

La nostra festa

A

a festa di S. Stefano si è svolta abbastanza bene anche quest’anno. Dico abbastanza perché purtroppo il tempo non ci ha agevolato. La “Cena del viale”, prevista naturalmente lungo il bel viale che porta alla ex Stazione, siccome pioveva si è dovuta svolgere all’interno del ristorante. Il tutto comunque è riuscito bene come gli altri anni soprattutto grazie al contributo delle nostre donne che si prodigano nel presentare tutto nel migliore dei modi. Sabato 1° settembre, quando doveva esserci un intrattenimento musicale e la tombola delle famiglie, il tempo non ci ha dato tregua, e così anche queste attività programmate non si sono potute svolgere e sono state rimandate a sabato 15 settembre. Domenica 2 settembre, giorno della festa, sono state celebrate le due S. Messe e quella delle ore 11:00 è stata officiata da mons. Giovacchino Dallara, il quale ha avuto molto piacere di essere presente a questa nostra festa. Nel pomeriggio era prevista la gimcana per i ragazzi ma, causa il maltempo della sera precedente non è stato possibile eseguirla, però si è svolto il gioco dell’anatra lungo il viale della Stazione e sono consegnati i premi delle varie gare. A conclusione della giornata, e di tutti festeggiamenti della nostra comunità, la solita “Cena della bistecca” e la consegna della targa ricordo: quest’anno è stata consegnata alla Giovanna per la sua dedizione verso Pasqualino. Si ringraziano quindi tutti i festarini e tutte le persone che hanno lavorato per la buona riuscita di questa festa anche in ricordo di Gastone che ci ha sempre tenuto e vi diamo appuntamento al prossimo anno.

La festa del 10 agosto

nche questo anno dobbiamo porgere i nostri ringraziamenti a tutte quelle persone che hanno offerto il loro contributo per la buona riuscita dei festeggiamenti in occasione della ricorrenza di San Lorenzo. Il tempo è stato un galantuomo: una serata splendida, calda con un leggero filo di vento che ci ha accompagnato per tutta la serata. Ringraziamo per le offerte che abbiamo ricevuto: teniamo a fare presente che tutto quanto, fino all’ultimo centesimo, verrà impiegato per lavori da eseguire per la nostra chiesa. Ringraziamo il Sindaco di Anghiari, Alessandro Polcri, che ci ha onorato della sua presenza. Lo consideriamo un cittadino onorario della nostra comunità, avendo suo padre, nel 1956, assieme a Don Angelo Alberti e Nicchi Aldo, dipinto le travi della nostra chiesa. Ringraziamo David Del Gaia, giovane viticoltore di Roncione, che ci ha offerto gratuitamente i suoi vini di ottima qualità. Ne sono stati consumati molti litri, oltre ogni previsione. Ringraziamo Don Marco (rientrato apposta dall’estero per essere presente a questa cerimonia) che, assieme a Don John e al Diacono Fabio, ha celebrato la S. Messa in onore del nostro Santo patrono. Un ringraziamento particolare, per una volta, a mia moglie e mia sorella che, con passione e professionalità, hanno curato l’allestimento floreale della nostra piccola chiesa: spighe di grano e girasoli disposti con cura e fantasia, tanto che sembrava di trovarsi in una piccola cattedrale. A questo punto non ci resta che dare a tutti un arrivederci al prossimo anno, certi che sarà ancora una splendida giornata, e guai a chi mancherà: dovrà portare una credibile giustificazione. Andrea Dellacasina

L

Fausta Mercati

Alla cara Brunetta Allegretti

Lei ricordava i vecchi amici perché ad Anghiari aveva le radici

Io la conobbi in gioventù della bellezza una vera virtù

Dopo tanti anni di vita lieta anche per lei la vita s’è arresa

Era una donna tanto amorosa lei è stata una grande prova

Quante battute tra noi e lei di discussioni lì veri e seri

Lei si arrabbiava quando le dicevo la sua bellezza non aveva un freno

Novantottanni portati addosso che la sua vita le aveva promosso

Ed il paese mai scordato aveva ad Anghiari un fabbricato

A lei piaceva le mie poesie e le leggeva dicendomi sono tue

Quanti adoratori in gioventù a questa amabile che ormai non c’è più

Vera Anghiarese con me a ricordare dei tanti amici di Anghiari a parlare

A lei piaceva l’aria di Anghiari e tutti gli anni era alle prese

Lei amava i paesani vero prodotto di questo Anghiari

Le mie condoglianze alla cara nipote una la trovate vicino alle spoglie:

di Armando Zanchi Arezzo, 13/7/2018

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Alla Battaglia!

La V stagione del progetto musicale curato da Umbra Lucis

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i conclude domenica 23 settembre con l’ultimo concerto nella magnifica Chiesa di Pieve della Sovara ad Anghiari la V stagione di “Alla Battaglia!”, progetto musicale curato dalla Umbra Lucis Ensemble e sostenuto, così come negli anni precedenti dalla Banca di Anghiari e Stia Credito Cooperativo. La stagione 2018 è stata come da consolidata tradizione incentrata sulla musica antica e ha avuto come filo conduttore Les Goût-Réunis - Couperin 350° / Caccini 400° e si è aperta il 27 marzo nella Chiesa della Propositura di Anghiari con il concerto “In qua nocte tradebatur, Concerto per il martedì Santo”, con le musiche di Frescobaldi, Gabrieli, Monteverdi, Palestrina, con il tenore Giovanni Cantarini e con la presenza di Umbra Lucis Ensemble. L’Ensemble Umbra Lucis è composto da musicisti professionisti ed è nato nel settembre 2012 alla Pieve di Sovara di Anghiari. In quella circostanza furono registrati brani di musica antica che fecero da colonna sonora per un documentario prodotto dalla Radiotelevisione Svizzera Italiana. L’anno seguente l’ensemble propose ad Arezzo e ad Anghiari il primo concerto ed il primo cd: “Medico del Dolore è per gli Uomini il Canto”, costituito da musiche officinali del XVI secolo. Nel 2014 Umbra Lucis mise in cantiere l’inedito progetto “Alla Battaglia!” ispirato proprio alla Battaglia d’Anghiari. Il repertorio comprendeva un brano di musica contemporanea per strumenti antichi appositamente composto sul celebre “affresco perduto” di Leonardo da Vinci. Negli anni successivi il progetto si è ulteriormente sviluppato ed ha riscosso un successo sempre maggiore coinvolgendo appassionati di musica antica di tutto il territorio. Una soddisfazione enorme per tutti coloro che hanno dato vita e che fanno parte di Umbra Lucis Ensemble, per chi ama la musica di qualità e per chi come la Banca di Anghiari e Stia Credito Cooperativo ha creduto fin dall’inizio in questo bel progetto. “Alla Battaglia! Project 5” è proseguito nel corso dell’estate con altri nove emozionanti concerti che si sono svolti sempre ad Anghiari: - venerdì 22 giugno al Castello di Sorci, “De divina proportione”. Musica e cosmo nel Rinascimento; - mercoledì 18 luglio nella Chiesa di Sant’Agostino, il concerto finale dei corsi di perfezionamento di flauto dolce (Stefano Bagliano) e clavicembalo (Stefano Lorenzetti); - giovedì 19 luglio nella Chiesa di Sant’Agostino, “Les Goût-Réunis”: Stefano Bagliano (flauto dolce) e Umbra Lucis Ensemble;

- sabato 11 agosto nella Chiesa di Sant’Agostino, “Le Parnasse française” Philippe Pierlot (viola da gamba), Fabrizio Lepri (viola da gamba) e Umbra Lucis Ensemble; - domenica 19 agosto nella Chiesa di San Paterniano in Viaio, il concerto finale dei corsi di perfezionamento di canto (Lia Serafini) e viola da gamba (Fabrizio Lepri); - martedì 21 agosto nella Chiesa di Sant’Agostino, “Le nuove musiche” Omaggio a Giulio Caccini: Lia Serafini (soprano), Andrea Damiani (tenore) e Katerĭna Ghannudi (arpa); - venerdì 31 agosto nella Chiesa di Sant’Agostino, “Récréation de musique”, Le sonate per due violini di Jean-Marie Leclair: Ensemble Labirinto Armonico; - martedì 11 settembre nella Pieve della Sovara, “Sonate concertate in stil moderno”: Peter Van Heyghen (flauto dolce) e Kris Verhelst (clavicembalo); - domenica 23 settembre nella Pieve della Sovara, “Les regrets”. Hommage à François Couperin: Stefano Lorenzetti (clavicembalo). Quella appena conclusa è stata una stagione intensa ed emozionante che ha confermato, grazie alla qualità dei concerti, al prestigio dei musicisti presenti (ad esempio il maestro Philippe Pierlot), alla bellezza delle location in cui si sono svolte le varie serate e alla sempre crescente partecipazione di pubblico, la costante crescita di Umbra Lucis Ensemble e del progetto musicale “Alla Battaglia!”. Presupposti che lasciano pensare ad un 2019 ancora più ricco di eventi, sempre ovviamente con il fascino indiscutibile della musica antica come protagonista. In alto, concerto eseguito presso la chiesa di Sant’Agostino.

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Notizie da Tavernelle

a cura di Patrizia Tavernelli

La Celestina della scuola

diffusione dei foglietti per la preghiera mensile, cedendo a malincuore il ruolo all’Alessandra che ora lo porta avanti. La Celeste infatti faceva parte di un gruppetto di donne (la Santa, la Piera, l’Assuntina, la Siria e l’Elvira) che avevano iniziato questo compito di zelatrici tra il 19631964, incaricate dalle suore del Cenacolo, intenzionate a diffondere questa devozione tra le famiglie e che si preoccupavano di formare queste donne della parrocchia organizzando ritiri e momenti di preghiera. Don Marco, nell’omelia del funerale della Celestina, ha anche ricordato affettuosamente il suo carattere forte e deciso che l’ha contraddistinta fino alla fine, quello proprio di una matriarca che guida con amore e infinita dedizione la sua casa e la sua famiglia.

La Madonna del Rosario

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l giorno 25 luglio la comunità di Tavernelle ha perso, all’età di 97 anni, la Celeste Piomboni. La Celestina della scuola, come solitamente veniva chiamata da tutti, è stata per tutta la sua vita una colonna portante della comunità parrocchiale di Tavernelle e, nonostante la bella età che aveva raggiunto, la sua morte è stata motivo di dolore e tristezza per le tante persone che l’hanno conosciuta e le hanno vissuto accanto. Era nata a Campogianni e dopo aver sposato Pietro Camaiti ha sempre vissuto a Tavernelle nella grande casa lungo la strada dove per lungo tempo ha avuto la sede anche la scuola elementare. Ha fatto la magliettaia in casa ma la Celeste sapeva fare un’infinità di cose di economia domestica e tante persone del vicinato ricorrevano al suo aiuto e alla sua disponibilità per risolvere piccoli e grandi problemi soprattutto in cucina e nell’orto. È stata la colonna anche della sua grande famiglia, soprattutto dopo la prematura scomparsa del marito Pietro che ha accudito con amore e dedizione così come ha fatto per figli, nipoti, pronipoti e per quelle persone che hanno abitato o gravitato nella sua casa. La Celeste è stata vicino alla Chiesa, ai sacerdoti e alla parrocchia come ad una famiglia svolgendo tante incombenze piccole e grandi sia con il parroco Don Gino Lazzerini che con il successore Don Marco. Era una zelatrice della devozione al Sacro Cuore di Gesù e fino all’ultimo si è sempre preoccupata della

a seconda domenica di ottobre si celebra nella antica chiesa di Galbino la festa della Madonna del Rosario. Ci sarà la celebrazione ella S. Messa alle ore 11:00 e a seguire il pranzo della Compagnia al centro di Tavernelle. Questa festa ci rimanda alla bella tela settecentesca che si trova ora nella chiesa di Tavernelle, ma che proviene da quella di Galbino, dove sono ritratti S. Francesco e S. Domenico che ricevono la corona del Rosario dalla Madonna quale strumento privilegiato di preghiera e affidamento al Signore.

Il catechismo

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ome ogni anno, a fine ottobre ricomincerà il catechismo, sempre la domenica mattina dalle ore 10:00 alle 11:00, e quindi i bambini, sia quelli che hanno già iniziato il percorso che quelli nuovi, dovranno iscriversi come Don Marco darà loro indicazione. Nella foto a sinistra, del 2011, Celeste Piomboni, ma per noi la Celestina della scuola, fotografata sotto la bella immagine della Madonna dipinta da Vittorangelo Polverini A destra, la grande tela dipinta, raffigurante la Madonna del Rosario, collocata nella chiesa di Tavernelle.

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ll Catechismo inizia! Nel mese di ottobre in parrocchia.

Nella seconda metà di Ottobre 2018 comincerà il Catechismo e le sfide, anche quest’anno, non saranno poche. Per tutti noi l’impegno di far si che questo appuntamento settimanale sia un momento prezioso per la vita dei nostri ragazzi. Il Catechismo è un incontro con l’altro da vivere e da generare. INCONTRO CON I RAGAZZI che tutta la Chiesa ci affida e di cui siamo responsabili e custodi. INCONTRO CON DIO che ha bisogno del nostro sguardo, della nostra tenerezza, della bontà dei nostri gesti e parole per farsi scoprire dai ragazzi come Padre-Madre di misericordia. INCONTRO CON LE FAMIGLIE, prima e indispensabile comunità in cui ogni germe seminato potrà svilupparsi. Questo darà le ali al Catechismo. Un Catechismo che profuma di umanità e di Dio! Buon cammino a tutti e… una piccola preghiera per iniziare con i nostri bambini e ragazzi l’anno catechistico!

Un gruppo di lettori ricevono il giornale nel formato digitale Se lo volete anche voi mandateci la vostra mail La nostra è nella quarta pagina di copertina! Altra grossa tragedia la morte di Stefano Pasqui

Grande dolore dei paesani di notizie così brutali

Una tragedia che fa pensare una famiglia lì rovinare

Il paese tutto allarmato per il fatto sfortunato

Nei dintorni di Tavernelle lì la morte lo sorprende

Con la moto era uscito contro un TIR lui è finito

E lasciando moglie e bambini per infami i destini

Della morte lì del Pasqui sono tragici questi fatti

Era un uomo apprezzato ed aveva il Supermercato

Rientrava verso casa dove mogli e figli l’aspettava

Tutto il paese s’è fermato perché Stefano era amato

Era un giorno di riposo diventato mostruoso

Stabilito al Campo della Fiera una famiglia tanto fiera

Ma il destino è cruciale non facendolo arrivare

Anche io mi associo lui ad Anghiari era devoto:

di Armando Zanchi Arezzo, 28/6/2018

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Cernecchio o rasagnolo? Richiesta di chiarimenti di Anghiarino, di qua dal Tevere, e risposte del professor Mattesini, di là, sulla etimologia di parole dialettali usate in Valtiberina con qualche necessaria divagazione. Professore buongiorno, “Sei di Anghiari se…” è una pagina molto interessante di facebook dove si parla di dialetto (in prevalenza anghiarese). Sono molti quelli che hanno contribuito a rispolverare parole ma molte di queste, purtroppo, non si usano quasi più. Questa dovrebbe essere l’occasione per rimetterle in circolazione. Le voglio parlare però del mattarello (indispensabile per fare i ‘maccaroni’) che alcuni chiamano cernecchio e altri rasagnolo. Volevo liquidare la faccenda di questa ambiguità dicendo che cernecchio proviene dall’Umbria ma penso che questo non sia il giusto modo per definire la questione. Professore, facciamo un po’ di chiarezza? Un saluto da quassù. Anghiarino Anghiarese

Caro Del Pia, l’intento di rimettere in circolo parole dimenticate del dialetto è senz’altro meritorio, anche se nutro forti dubbi sul risultato. Il dialetto, come tutte le lingue, si evolve e si trasforma e, subendo la diuturna pressione della lingua, si edulcora e illanguidisce e perde inevitabilmente così tante tessere del suo lessico tradizionale che – anche una volta ritrovate – risulta impossibile ricollocarle al loro giusto posto per ricomporre il mosaico originario. Sulle voci vernacolari, che riemergono qua e là dalle gore del fiume della memoria, si può però senz’altro riflettere, senza peraltro pretendere di farle rivivere a forza, dato che le lingue vanno dove vogliono andare ed è impossibile “dirigerle” (la questione è vecchia, e richiama sul proscenio il nostro grande Manzoni). Il caso di rasagnòlo e di cernécchio, che per alcuni sono sinonimi – e in effetti in parte lo sono –, è poi del tutto particolare. Intanto occorre premettere che le due voci non sono di esclusiva pertinenza del dialetto, appartenendo entrambe anche al lessico della lingua ufficiale, pur con le doverose precisazioni. Parto da rasagnòlo (da proferirsi con s sonora), che significa ‘mattarello’ o, «etim.[ologicamente] più corretto ma meno diffuso», ‘matterello’», ossia lo strumento di legno liscio a forma di cilindro con cui in cucina si spiana e si assottiglia la pasta. La voce, nella sua veste fonetica dialettale, è una minima variante di lasagnòlo (con scambio l/r, come del resto in rasagna per lasagna o, viceversa, in linghiéra per ringhiéra). Propriamente vuol dire ‘mattarello per spianare le lasagne’ ed è entrata nel lessico dell’italiano dal romagnolo.

Anche cernécchio è voce registrata, come toscanismo, dai vocabolari della nostra lingua, ma oggi nel solo significato secondario di ‘ciocca di capelli arruffata, scomposta’ ed anche ‘ciocca di capelli posticci’ (si veda il Grande dizionario della lingua italiana di S. Battaglia, Torino, Utet, 1962-2001 [GDLI], s.v., con esempi dal Malmantile racquistato di Lorenzo Lippi, dal Fagiuoli, dal Carducci, dal D’Annunzio e da altri autori, e si consulti anche il Dizionario etimologico italiano di C. Battisti-G. Alessio, Firenze, Barbèra, 1950-1955 [DEI], s.v.). Il significato primario, cioè quello più antico, è tuttavia ‘crivello, s(e)taccio, vaglio’ (dal tardo latino cerniculu(m), a sua volta da cernere ‘scegliere, vagliare, dividere, separare’), da cui deriva quello successivo di ‘scriminatura’ (e quindi di ‘ciocca di capelli arruffata, scomposta’) forse per accostamento o a crinicula ‘capelli’ (dimin. di crinis ‘capello’), attestato nelle glosse, o a cirrus ‘ricciolo’ (cfr. GDLI, s. cernecchio e DEI, s. cernicchio). Che il significato originario sia quello di ‘s(e)taccio’, ‘vaglio di grano’ lo attestano un po’ tutti i dialetti in cui la voce è presente, da quelli settentrionali (piemontese sernéi, ligure cernégiu, sarnégiu, còrso cernìgliu) a quelli meridionali (campano e lucano cërniccë, con varianti, calabrese, siciliano: cirnìgghiu), dove la voce parrebbe importata proprio dal nord (I dialetti italiani. Dizionario etimologico di M. Cortelazzo e C. Marcato, Torino, Utet, 1998, s. cernìgghiu). E lo dimostra anche il frequentativo cernecchiare ‘scegliere’, documentato però in italiano solo dal trecentesco Pataffio (GDLI, s.v.). Chiarita l’origine di cernécchio dal punto di vista fonetico, resta da spiegare il passaggio semantico da

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‘crivello, vaglio’ a ‘mattarello (in anghiarese e borghese detto appunto anche rasagnòlo’). Quest’ultimo significato è sì documentato nella vicina Umbria (lo registra G. Gaggiotti, L’Umbria e i suoi dialetti. Vocabolario, etimologie, tradizioni e ricette […], Perugia, Regione Umbria - Assemblea legislativa, 2015, s.v.; cernécchio è tuttavia assente nei due principali vocabolari del perugino di città [L. Catanelli] e in quello del contado, il magionese [G. Moretti], ma è presente anche in Val di Chiana; si veda S. Felici, Vocabolario cortonese, parte seconda di Sapienza popolare in Val di Chiana, Arezzo, s.e., 1985), ma non è affatto dimostrabile che dall’Umbria pervenga all’anghiarese e al suo fratello borghese. L’evoluzione semantica (da ‘vaglio’ a ‘mattarello’) si realizza certamente per il tramite dell’aretino cernécchio ‘bastone del vaglio’, in questo modo genericamente dichiarato dal DEI, s. cernicchio, senza che se ne precisi la fonte da cui è tratto questo specifico significato, fonte che è però senz’altro il vocabolario secentesco, fatto «per scherzo», del medico e scienziato Francesco Redi.

Infatti nell’ottimo studio di A. Nocentini, Il vocabolario aretino di Francesco Redi con un Profilo del dialetto aretino, Firenze, ELITE, 1989, s. cernitoio (che è data dal Redi come variante di cernecchio) si legge: «Quel bastone che si mette a traverso la madia, e sul quale si dimena lo staccio quando si staccia». Come si può apprezzare, la strada da ‘bastone del vaglio’ a ‘mattarello’ – che è in effetti un ‘bastone’ perfettamente cilindrico per spianare la pasta fatta in casa –, è tutta in discesa. E altrettanto agevole è il sentiero che, nel dialetto di Borgo Sansepolcro, porta cernècchjo (qui con è aperta) dal significato di ‘lasagnolo (rasagnòlo)’ a quello figurato di ‘membro virile’. Saluti borghesi all’Anghiarino Anghiarese e ai miei quattro lettori da Enzo Mattesini

Nell’altra pagina la bella foto realizzata da Liliana Foni con una ‘massaia’, intenta a ‘stendere’ la sfoglia. Magari ha programmato di farci degli invitanti ‘maccaroni’.

La festa dell’Assunta è una festa profondamente cristologica, anche se dedicata alla Madonna. Questa festa ci ricorda che Maria è stata la prima creatura che non ha conosciuto la corruzione e la morte nel sepolcro, ma, appena morta, è stata assunta in Cielo anima e corpo ed è la prima creatura che ha preso la pienezza della redenzione portata da Cristo nella sua Resurrezione; cioè è la prima creatura che ha partecipato in maniera piena alla redenzione di Cristo. È importante per la Chiesa perché è l’immagine della Chiesa stessa chiamata a vivere questa pienezza della Resurrezione e parteciparvi in maniera piena. Guardando a Maria si riesce a comprendere ciò che ogni cristiano e la Chiesa stessa sono chiamati a vivere. (dm) Nella giornata del 15 agosto sono state celebrate delle S. Messe solenni a Tavernelle (Assunzione di Maria Vergine), a Casale (Santa Maria Assunta) e a Micciano (S. Maria Assunta).

Qui a destra il bel santino disegnato da Elena Merendelli e dedicato all’Assunzione di Maria di Tavernelle.

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bimbi di oggi

iamo Iacopo Ricceri e Linda Macaluso. Abitiamo con i nonni Alberto e Angela a Firenze, ma siamo di origini anghiarese. I nonni materni (Checcaglini) abitavano in Piazzola e i nonni paterni (Ricceri) in via Giordano Bruno. Ecco Niccolò, nostro figlio, che vogliamo farvi conoscere tramite l’Oratorio; è stato battezzato in giugno da don Marco nella chiesa di Sant’Agostino.

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bimbi di oggi

iao a tutti! Mi chiamo Leonardo Pandolfi e sono nato il 25 settembre 2017. Qui nella foto avevo undici mesi e sono al parco giochi del Campo della Fiera. La mia mamma si chiama Letizia e il mio babbo Lorenzo. Abito allo Sterpeto dove ci sono anche i miei nonni Marica e Claudio e la bisnonna Assunta. Sono un bambino vivace e solare: adoro sorridere!!

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Qui a sinistra la locandina della ricollocazione della “Pietà di Micciano”, realizzata dallo scultore Venturino Venturi, nella Pieve di Micciano. Il giornale sarà in stampa e ne parleremo nel prossimo numero!

Altro anghiarese: don Bruno Cortelazzi

Lui à svolto le sue funzioni con mali addosso quelli peggiori

Sempre cordiale e sorridente davanti a un male come non avesse niente

Questo caro don Bruno il Parroco di Sigliano

Lui a svolgere altre mansioni ed entrò in Religione

Io l’ò trovato e sempre salutato ogni volta che a Sigliano sono stato

Ma lui soffriva grande sforzo faceva contro il male lui taceva

Vero Anghiarese di un amore lui davvero fu dotato

Nella chiesa di Sigliano dove dal popolo era tanto amato

Con le disgrazie della morte del marito di mia cugina Milvia

Era il fratello della cara Serenella ma questa morte non è notizia bella:

Nella gioventù aveva lavorato finché il Signore lo à chiamato

Benché malato lui mai à lasciato lì il suo posto che Dio gli aveva dato

Poi in seguito quella della loro cara amata figlia

Il caro don Bruno col male suo accanto dava amore e questo era il vanto:

di Armando Zanchi Arezzo, 31/7/2018

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Dalle nostre Parrocchie

Le celebrazioni nelle Comunità del nostro territorio.

Catigliano: Antonietta - In ottobre, mese dedicato alla Madonna, ci organizzeremo per la recita del Rosario, lo diremo nel primo pomeriggio. La Messa del 1° novembre verrà celebrata nel cimitero di Barliano. Avviseremo i parrocchiani per tempo. La Messa come sapete viene celebrata ogni quindici giorni. In ottobre ci sarà domenica 7 e domenica 21, sempre alle nove. San Leo: Velso - In ottobre festeggeremo la Madonna del Rosario con la recita del Rosario in alcune giornate che saranno comunicate tempestivamente. Per il 28 ottobre pensiamo di organizzare la festa della parrocchia con la S. Messa alle ore 11:00 e il pranzo per tutta la nostra Comunità. Se il tempo lo permette faremo anche la processione Per il primo novembre faremo la visita al camposanto, verso le tre e mezzo, e ci sarà la benedizione delle tombe. Per il catechismo ne parleremo con don Romano e poi lo comunicheremo alle famiglie. Ponte alla Piera: Rita - Già in ottobre pensiamo di organizzarci per il catechismo, l’orario verrà comunicato alle famiglie. Al Ponte per la festa della Madonna del Rosario si va al Santuario della Madonna della Selva dove c’è la prima domenica di ottobre. Per i Morti, il primo novembre, ci sarà la S. Messa al cimitero nel primo pomeriggio alle 3:00. Poi ci sarà la benedizione delle tombe. Nell’ultima domenica di agosto la festa del Contrabbandiere ha coinvolto tutti gli abitanti del Ponte e molti sono venuti anche da fuori per festeggiare insieme a noi. Anche se la mattina ha piovuto poi il tempo si è rimesso al bello ed è stata una bella festa! Viaio: Franca – Durante il mese di ottobre, in alcune giornate, verrà recitato il S. Rosario. Avviseremo per tempo. La visita al camposanto la faremo giovedì 1° novembre, alle ore 14:30, qui verrà celebrata una S. Messa con la benedizione delle tombe.

Valealle: - La prima domenica di ottobre, festa della Madonna del Rosario, la S. Messa delle ore 11:00 verrà celebrata a Valealle (a Pieve Sovara la S. Messa non avrà luogo). Tubbiano - La festa della Madonna del Rosario viene celebrata a Tubbiano la seconda domenica di ottobre. Alle 4:00 del pomeriggio S. Messa e processione. Seguirà un rinfresco per tutti i parrocchiani organizzato dalle donne della Comunità di Tubbiano Con don Romano decideremo gli orari precisi. Per Tutti i Santi, giovedì primo novembre, ci ritroviamo al cimitero verso le quattro, e don Romano farà la benedizione delle tombe. Micciano: Cristina - Per i morti, il 1° novembre, di consuetudine la visita al camposanto viene fatta dopo la S. Messa delle ore 10:00. Contiamo di fare così anche quest’anno, comunque saranno affissi gli avvisi alla porta della chiesa.

Nella foto è raffigurato don Romano che guida la processione, dopo la S. Messa a Valealle, in occasione della festa del Rosario del 2017.

Festa dei ‘bringoli’ il piatto tipico di Anghiari Sabato 10 e domenica 11 novembre 2018 presso la Galleria G. Magi e gli spazi adiacenti con bringoli, brustichino, salsicce, castagne e vino ‘novo’. 43


21 agosto 1968

Lavori in Parrocchia

50 anni fa! 29 anni compiuti da poco, insieme con altri collaboravo all’allestimento della Mostra sulle Armi da Fuoco che si sarebbe tenuta da lì a poco nel locali che in seguito avrebbero ospitato il Museo Statale di Palazzo Taglieschi. L’iniziativa era stata del grande Proposto don Nilo Conti, proprietario dell’immobile, che aveva coinvolto il senatore anghiarese Giuseppe Bartolomei che, a sua volta, aveva incaricato il prof. Marcello Terenzi, direttore del Museo Nazionale di Castel S. Angelo di Roma e grande esperto di armi antiche, di coordinare i lavori. Ancora oggi ricordo con piacere lunghissime ore trascorse con questo straordinario personaggio al quale bastava un’occhiata per stabilire infallibilmente l’autore delle armi, che erano centinaia e provenienti da musei di tutto il mondo (in genere pistole, ma anche archibugi, tutti di squisita fattura e istoriati splendidamente: opere di mirabili artigiani, tra i quali eccellevano molti appartenenti a famiglie anghiaresi). Ricordo le più importanti: Guardiani, Vallini, Cerboncelli, che ad Anghiari hanno strade a loro dedicate. Il 21 agosto del 1968 stavamo lavorando, come ormai da molti giorni, quando fummo avvertiti che un coro cecoslovacco, partecipante al Concorso Polifonico Internazionale di Arezzo, avrebbe fatto visita alla mostra in allestimento e già quasi pronta per l’inaugurazione. Ricordo che scendemmo in strada, per riceverli e accompagnarli. Dopo qualche minuto, il gruppo apparve in via Garibaldi. Era stata da poco diffusa la notizia dell’intervento sovietico che poi soffocò violentemente la rivolta pacifica. Arrivati di fronte alla chiesa di S.Agostino aperta e illuminata, tutti i giovani coristi si fermarono e, senza che apparentemente vi fosse stato un accordo tra di loro, entrarono e si raccolsero in preghiera. Non ci aspettavamo una cosa del genere e rimanemmo interdetti e commossi. Dopo qualche minuto uscirono e si diressero verso di noi. Molti avevano pianto. Venne naturale un abbraccio. Ecco, questo è il mio ricordo del 21 agosto 1968. Fabiano Giabbanelli

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bimbi di oggi

ichiamoKris e con la mia sorellina Kimberly, la mamma Sonia e il babbo Francesco, abitiamo a Monterchi ma il mio babbo è originario della Motina (Fanciulleri). Sono molto goloso di frutta e la mia sorellina mi vuole un gran bene e vuole sempre giocare con me. Qui sto sorridendo al mio babbo che mi sta facendo la foto per l’Oratorio.

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Proseguono gli importanti lavori di rifacimento del tetto della Propositura e dell’oratorio. Mentre il giornale è in stampa sono già iniziati i lavori alla parte di tetto corrispondente alla navata. Per le cappelle, il presbiterio e l’oratorio i lavoro sono stati già eseguiti e rimane solo da ricollocare la copertuta in coppo/tegola. Nel numero scorso vi avevamo chiesto il vostro aiuto per questi lavori. Sono già pervenute delle offerte molto generose delle quali vi daremo conto più avanti. Intanto grazie!

Per aiutarci potete utilizzare un Bollettino di C/C postale N. 11802527 specificando nella causale “Lavori tetto Propositura” o “Lavori sistemazione Oratorio”; oppure potete farlo presso gli sportelli della Banca di Anghiari e Stia tramite Bonifico Bancario IBAN IT82Y0834571310000000005053 o

direttamente presso la Canonica. Grazie!

bimbi di oggi

cco Alberto Poggini, c h e compie due anni il 26 settembre, con la mamma Silvia Monaldi, originaria di Anghiari, e il babbo Daniele di San Giustino. Abitano a San Giustino! E la mamma aggiunge: «Alberto è un bambino socievole a cui piace molto la musica ed accendere e spegnere le luci; non a caso il babbo lavora all’Enel di Sansepolcro!»


Con i Musei gestiti dalla Toscana d’Appennino Società Cooperativa

Sul filo della Memoria…

I cavalli di Leonardo fra la Toscana e la Lombardia

Catenaia si veste d’autunno

Il prossimo anno, all’Ippodromo di Milano, un’iniziativa che coinvolge il Museo della Battaglia e di Anghiari

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el 2019, da maggio a novembre, all’interno dell’Ippodromo del Galoppo di Milano, sarà possibile vivere esperienze sui disegni di Leonardo Da Vinci a cura del Museo della Battaglia e di Anghiari. Questa la notizia riportata dal Corriere della Sera qualche giorno fa. L’iniziativa è promossa dal Comune di Milano, da Snaitech (che sosterrà l’iniziativa) e dal Museo di Anghiari ed è uno degli eventi organizzati per celebrare i cinquecento anni dalla morte di Leonardo Da Vinci. All’Ippodromo di Milano si trova una statua equestre monumentale che a molti piace chiamare “la statua postuma di Leonardo”, di cui spesso si è sentito parlare. In realtà si tratta di una realizzazione dall’artista statunitense Nina Akamu promossa dal Sig.Charles Dent, che venne donata alla città lombarda nel 1999. La statua rappresenta il sogno, mai concretamente realizzato, del genio di Vinci: creare un monumento equestre gigantesco in onore di Francesco Sforza. Il “Cavallo di Milano” è il risultato di un progetto contemporaneo sorprendente, veramente maestoso, ispirato da bozzetti e da studi della fine del XV secolo. In questo momento l’Ippodromo di San Siro è al centro di numerosi piani di sviluppo e miglioramento, mentre la valorizzazione della statua rappresenta uno dei punti di forza della zona. “Il ruolo del Museo della Battaglia e di Anghiari in questa iniziativa – ci ha spiegato il direttore Gabriele Mazzi – sarà quello di raccontare l’arte di Leonardo Da Vinci attraverso la rappresentazione del cavallo. Ancora è presto per svelare ciò che verrà allestito presso i locali immediatamente adiacenti al monumento, ma ci saranno aggiornamenti, il 2019 è vicino”.

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’autunno è la stagione in cui cadono le foglie, la natura cambia aspetto e colore per prepararsi ai rigori invernali. Tuttavia la temperatura è ancora mite e certe giornate assolate sono perfette per stare all’aria aperta e cogliere la bellezza di questo straordinario periodo. In questo numero de L’Oratorio vi presento un’escursione relativamente semplice ma molto interessante dal punto di vista paesaggistico e naturalistico. Si parte dalla Fabbrica e della Natura, prendendo la Via Ariminensis in direzione Ponte alla Piera. Dopo aver superato la strada asfaltata si svolta sinistra e seguendo il sentiero CAI 502 si inizia a salire verso il Bivacco di Ca’ di Fino, prima tappa della giornata. Il tratto in salita presenta pendenze che potrebbero mettere in difficoltà le persone meno allenate, vi consiglio di affrontarlo con calma. Il bivacco è dotato di tavolini e panche sia all’interno che all’esterno per riposarsi prima di riprendere il cammino. Dopo circa 800 m., nei pressi del Poggio della Traversa, il sentiero gira a sinistra e diventa più agevole. In questa zona capita frequentemente di trovare tracce delle presenza del lupo: orme, fatte e resti di animali predati. La vegetazione inizia a cambiare, le querce prendono il posto dei castagni. Tra la vegetazione appaiono muri a secco e resti di antichi seccatoi, testimonianze dell’antica presenza dell’uomo in questi luoghi. Ci troviamo sul versante aretino e casentinese dell’Alpe di Catenaia. Il tratto di sentiero permette di godere di una splendida vista sulla città di Arezzo fino alla Valdichiana e al basso Casentino. Nelle giornate più nitide si distinguono con facilità il Duomo e la fortezza medicea. Il cammino prosegue senza particolari asperità fino al Cancello della Calla. La vegetazione cambia di nuovo, faggi secolari e qualche abete bianco (alcuni esemplari sono maestosi) prendono il posto delle querce. Arrivati al Cancello della Calla, importante crocevia dal quale si diramano sentieri per Subbiano e per i Prati della Regina, si svolta a sinistra e seguendo il sentiero CAI 018 si scende verso il Bivacco Casa del Guardia, luogo adatto ad un’altra sosta ristoratrice. Il sentiero, completamente immerso nei faggi, regala scorci suggestivi del Monte dei Frati e oltre, verso l’Adriatico, del Sasso di Simone, del Simoncello e del Monte Carpegna. Dal bivacco, in circa mezz’ora di cammino, si scende fino al Poggio della Traversa. Vi consiglio di ammirare il panorama che si apre sulla Valtiberina. Al Poggio della Traversa l’anello intorno al Monte finisce, e, percorrendo al contrario la strada dell’andata, si torna alla Fabbrica della Natura. Nel mese di novembre troverete anche il seccatoio di castagne della Fabbrica acceso. L’escursione ha una lunghezza totale di 13 chilometri, percorribili in circa 5 ore senza considerare le soste. Per affrontarla non servono particolari attrezzature tecniche: oltre ad una minima abitudine al camminare sono sufficienti un paio di robuste calzature e abbigliamento adatto alla stagione. Fondamentale è una giacca a vento, necessaria nelle zone più esposte. Buon cammino! Nella foto di Lorenzo Minozzi un tratto del sentiero 502.

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CRONAC HETTA dei fatti più strani, più importanti o più semplici, avvenuti ad Anghiari e narrati da me Anghiarino Anghiarese.

Mese di luglio 2018 Martedì 3. Verso le otto, davanti alla Posta, ho visto un gruppetto di persone: aspettavano che aprisse. Mi sa tutti pensionati. Mercoledì 4. Oggi al mercato ho visto Giuliano Venturini con la sua nipotina Nicole che aveva una gamba ingessata. Lunedì 9. Oggi è morto Stefanello Giorni. Aveva 96 anni ed abitava nella zona della Polveriera, a Santo Stefano, una volta conosciuta con il nome di La Vigna. Era nato a Cafaggiolo. Martedì 10. * Oggi è morta Anna Fiorucci vedova Rossi. Aveva 83 anni ed abitava al Borgo. * Oggi è morta Brunetta Allegretti, vedova del Prof. Florido Magrini. Aveva 98 anni ed abitava ad Arezzo. Ha abitato nel Palazzo Fontana del Borgo della Croce. Mercoledì 11. Passando dal Topo ho visto il Maschio tutto spaparanzato all’ombra della sua terrazza. Giovedì 12. In un campo di fronte al Rio ho visto una bella lepre che girovagava sulle stecce. * Sono diversi giorni che passano dei gruppi di giovani a piedi. Vanno al Palazzetto per un corso di basket (gliel’ho chiesto!). * Ripassando anche oggi dal Topo, ho visto due ‘bubbole’ che sono volate via al mio arrivo. Come vi ho detto altre volte, ce ne sono due che vengono sempre anche nel mio prato. Venerdì 13. O ieri o ‘iellaltro’ è arrivato Massimo dal Belgio che domenica si sposa alla Pieve di Sovara. * La “mi’ citta” m’ha detto che stavano montando delle impalcature nel tunnel dell’ascensore. Forse si muove qualcosa. * Oggi è morto Giuseppe Tecchioli. Aveva 84 anni, e per molti anni ha abitato a Ticchiena. Era nato a Verazzano nelle ‘Case da piedi’. Lunedì 16. Oggi è morto Claudio Giorni. Abitava a Roma ed era nato al Terrato, nella abitazione sopra la bottega del suo babbo: Pino del Sor Re. Giovedì 19. Mi sembra che era ieri che Palmiro, quello del Molin Bianco, era davanti al bar della Stazione e faceva manovra col suo furgone. * Oggi è morto Aurelio Bernardini. Abitava a Tovari. Era nato a Calcinaia di Pieve Santo Stefano. Venerdì 20. La televisione ha detto che ieri al Campo della Fiera c’è stata una fuga di gas dalle condutture dove lavorava la ditta della fibra ottica. Alla fine tutto bene. * Verso le otto e mezzo sono passato dalla Propositura e ho visto che c’era un branco di gente: erano i componenti della Southbank che facevano le prove. * Oggi è morta Veronica Pecorari, vedova di Antonio Magrini. Aveva 90 anni ed era conosciuta con il nome di Vera. Abitava al Campo della Fiera. Era nata a la Carsuga, in comune di Citerna. Sabato 21. Stamani, verso le otto e mezzo, un ‘omo’portava a spasso il suo cane e fischiettava: proprio come faccio io, ma senza cane! * Oggi è morta Frida Guelfi, vedova Chieli. Abitava vicino all’Acquedotto per la via del Carmine. Era nata a Sant’Agostino. Lunedì 23. Oggi è morta Katia Bagnoli. Da un po’ di anni si trovava presso la Residenza protetta della Croce. Era nata a Santa Croce sull’Arno. * Oggi è morto anche Fernando Buschi. Aveva 88 anni ed abitava a Selci.

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Martedì 24. Stamani passavo da Via Cupa e ho visto il Ghiaccini che lavorava nel suo orto come un ventenne. * Oggi è morto Mario Moretti. Aveva 95 anni ed abitava nella zona della Giardinella. Era l’ultimo dei partigiani che operavano nella zona di Montemercole. Mercoledì 25. Oggi è morta Celestina Piomboni, vedova Camaiti. Fra quattro giorni avrebbe compiuto 97 anni ed abitava a Tavernelle in un edificio che per molti anni è stato anche la sede della Scuola Elementare, nei pressi del podere dell’Aia. Era nata a Campogianni. Venerdì 27. Oggi è morto don Bruno Cortelazzi. Era parroco a Sigliano di Pieve Santo Stefano. Era nato ad Anghiari, nel Palazzo conosciuto come la Sezione. È seppellito nel cimitero di Cerbaiolo da dove si vede la chiesetta di Sigliano. Sabato 28. Oggi è morta Maria Mafalda Pierantoni, vedova Zanchi. Aveva 92 anni ed abitava vicino alla chiesa di Sant’Agostino. Era nata alle Cascine. Martedì 31. Ieri mattina, poco prima di Tavernelle, m’è passato avanti uno con una macchina di quelle lunghe. Sembrava Celestino. Era proprio lui. Gliel’ho chiesto dianzi.

Mese di agosto 2018 Mercoledì 1. Ero al pronto soccorso di Arezzo e una donna, dalla parlata m’è parsa della Valdichiana, stava spiegando al dottore il suo malore: «M’è vito via ‘l lume da l’occhj!» Anche a me m’era “vito via!” Martedì 7. Uno di questi giorni ho visto il Gegio da solo nel suo motocarro. Allora è vero che è rimasto l’unico operaio del Comune! Giovedì 9. Il mio vicino, meccanico dei trattori (mio nipote Giovanni Maria ci va sempre a vederli), m’ha regalato una bella cesta di pomodori coltivati da lui. Sabato 11. Oggi sono andato a Petralta (nella zona di Gello) da Roberto Santi per vedere dei meli di antiche varietà. Suo figlio Michele me ne ha dato una piantina. * Nel pomeriggio c’è stata la “Festa estiva dell’anziano” nel giardino della chiesa di Santo Stefano. Mercoledì 22. Oggi abbiamo saputo della morte di Asmara Pisani vedova Marchetti avvenuta a Nizza il 30 giungo scorso all’età di 82 anni. Era nata per la via dei Cordoni. Venerdì 24. Oggi a mio nipote Giorgio gli è caduto il primo dente davanti. Domenica 26. Stamani per la Camminata del Contrabbandiere siamo passati dalla Vignolina e dalla Vigna. Poco dopo, in un campo, c’era una quercia caduta. Era stato il vento di qualche giorno fa. Giovedì 30. Oggi è morta Clara Giornelli vedova Rubini. Abitava a Carboncione. Era nata a Fighille. Venerdì 31. Stamattina, in fondo alla Croce, ho visto Eugenio Papini che andava in giù. * Oggi è morta Adriana Bini in Magri. Aveva 80 anni ed è morta lo stesso giorno della nascita. Abitava ai Renicci della Motina. Era nata al Vingone.

È stata raggiunta la somma di 395 euro con l'iniziativa degli spiccioli da 1 e 2 centesimi che la Elida ha intrapreso per la Baldaccio. Un particolare ringraziamento ai negozianti di San Remo da dove, per l’interessamento di Vladimiro, ne sono giunti un bel sacchetto!


Il Sinodo diocesano

Considerazioni di don Alessandro Bivignani (pars V)

Prosegue il lavoro

L

a volta scorsa, per chi se lo ricorda, parlammo del perché i membri del Sinodo siano «convocati», e abbiamo visto come il Sinodo sia un strumento che serve al Vescovo per il suo ministero di governo della Chiesa locale. Vale a dire che il Vescovo «chiede aiuto» per guidare la sua Diocesi. In questa ottica leggiamo gli eventi che sono accaduti negli ultimi tempi: il 29 giugno sono state presentate al Vescovo le relazioni conclusive dei quarantuno Circoli Minori e a sua volta il Vescovo le ha affidate ai tre Circoli Maggiori, incaricati di mettere insieme quanto emerso a seconda dei vari argomenti, verificandone l’opportunità e la consistenza. A cosa sono servite le idee e gli spunti elaborati da un numero così consistente di persone? A modificare, integrare o addirittura emendare il testo dell’Instrumentum Laboris che è stato la base dei lavori del Sinodo. Successivamente, il giorno della festa del patrono San Donato, i Circoli Maggiori hanno riconsegnato al Vescovo il loro lavoro. Siamo giunti dunque ad uno snodo cruciale del Sinodo Diocesano. Cosa succede adesso? Il Vescovo, facendosi aiutare da una commissione, consulterà le proposte dei suoi fedeli in merito agli argomenti richiesti, vale a dire l’identità, la ministerialità e la missione. Il lavoro interesserà anche un gruppo di preti teologi che dovranno vagliare le varie istanze sulla ortodossia cattolica. Infine il tutto torna nelle mani dei Sinodali: la Congregazione generale del Sinodo, prevista il 15 e 16 settembre, dibatterà e voterà se queste mozioni sono utili e dovranno andare avanti oppure no. È importante questo momento: l’assemblea composta dai 471 Sinodali avrà la possibilità infatti di accogliere quanto emerso, anche solo da poche persone o anche il contrario. Ogni singolo Sinodale avrà la possibilità di intervenire e apportare modifiche, sia verbalmente che per iscritto, cercando di contribuire alla buona riuscita del documento finale. Non termina qui il lavoro del Sinodo Diocesano: occorrerà infatti recepire quanto l’assemblea di settembre deciderà, e che dovrà essere rielaborato nuovamente in vista della assemblea finale del Sinodo. Con tutto questo elenco di operazioni potrebbe sembrare che il Sinodo, più che un evento di Chiesa, sia una grande macchina burocratica, atta più a far perdere tempo che a produrre dei risultati. Peggio ancora se si dovesse considerare il lavoro del Sinodo come un prodotto già deciso a tavolino da pochi, e solamente sbandierato come collettivo. Cerchiamo di mettere un po’ di ordine. Lo stile della sinodalità ha sempre fatto parte della vita e della storia della Chiesa. Basta solo pensare al più grande evento

ecclesiale, che è anche l’autorità più alta della Chiesa, e che è il Concilio Ecumenico. In questa grande assemblea di Vescovi vengono prese, alla luce dello Spirito Santo, le grandi decisioni che riguardano la vita della Chiesa. E perché esso è riservato ai soli Vescovi? Semplice, perché essi, in forza del loro ufficio, ri-presentano la loro Chiesa particolare all’interno del Collegio Episcopale, che è il diretto successore del Collegio Apostolico. Se al Concilio mancasse un Vescovo, mancherebbe una parte di Chiesa, cioè non sarebbero rappresentati i fedeli di quella Chiesa. Il Vescovo, proprio perché successore degli apostoli, ha la capacità (non morale o personale, ma ecclesiale) di impersonare o personificare la sua Chiesa particolare – cioè una Diocesi – e la Chiesa Universale, che non è da considerarsi come la somma delle Chiese ma invece come la Communio Ecclesiarum, la Comunione delle Chiese. Lo stesso stile si ripropone in ogni Chiesa particolare, ed il Vescovo, chiamato a guidare una Diocesi, si avvale del consiglio di tutti prima di prendere le decisioni più importanti per la storia di quel preciso territorio, nel quale si incarna la Chiesa. Taluni sprovveduti ancora oggi recepiscono questo sistema come una sorta di «deriva democratica» della Chiesa: niente di tutto ciò. Infatti l’unico legislatore per una Diocesi è e resta solamente il Vescovo, in quanto membro del Collegio e in comunione con il Papa. È lui che chiede aiuto al popolo che gli è affidato, perché il Vescovo resta comunque un uomo ed il suo operato non è mica perfetto! È un gesto di carità reciproca, quello del Sinodo. E nel vincolo della carità fraterna, ci dice il Vangelo, è più facile ascoltare la voce dello Spirito Santo che -solo lui- guida la Chiesa. Nella foto di Radio InBlu l’arcivescovo mons. Riccardo Fontana.

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Festa di San Martino Domenica 11 novembre 2018

Ore 18:00 S. Messa nella chiesa della Croce. Ore 19:00 benedizione e distribuzione del ‘pane di San Martino’ presso la chiesa della Maddalena.

Il pane, base del nutrimento quotidiano, è dono di Dio e frutto del lavoro. Sorgente di energia, oggetto di condivisione fraterna, il pane è l’emblema della tavola di famiglia. Nella preghiera che Cristo ci ha insegnato, il pane compendia tutto ciò che è necessario all’esistenza umana ed è il segno del pane della vita offerto e spezzato per tutti. In ogni luogo la vicenda del pane, dalla semina del frumento all’agape familiare, è circondata di amorosa attenzione e di rispetto sacro.

La Mostra di San Martino Presso il Palazzo Fontana, nel Borgo della Croce, esposizione dei disegni dei ragazzi delle scuole dell’Infanzia ed Elementari sul tema di San Martino e dell’autunno. La Mostra rimarrà aperta sabato 10 e domenica 11 novembre 2018. Qui a destra è riprodotto uno dei disegni presenti nella Mostra del 2015.


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