PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHI N. 6 DICEMBRE 1999 - GENNAIO 2000
Sped. in A.P. - art.2 comma 20c legge 662/96 Filiale E.P.T. 52100 AREZZO aut. Nr. 909 del 29/9/1997-Anno XXXIII-Per. del Vic. di Anghiari e Monterchi Con approvazione della Curia di Arezzo - Aut. Tribunale di Arezzo n. 5 del 28 aprile 1967 - Dir. Resp. Renato Bertini - Stampa GraďŹ che Borgo, Sansepolcro
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Vieni all'Oratorio L’Oratorio è aperto tutti i giorni dalle 16 alle 18. Vi si ritrovano i vari gruppi dei ragazzi. Il giovedì (per ora) dalle ore 16 alcuni insegnanti si sono resi disponibili ad aiutare i ragazzi che desiderano fare i compiti e ripassare alcune materie quali matematica, fisica, italiano, storia, inglese, francese. Per notizie più precise rivolgersi all’Oratorio a
Ai nostri lettori Auguri di Buone Feste
ANGHIARI VI ASPETTA CON LA FIERA ANTIQUARIA DOMENICA 16 GENNAIO 2000 Sommario
Bistarone del Poeta di Upacchi pag. 17 La Letizia del Poeta di Upacchi " 17 Ricordiamo una cara signora " 18 Il filare del Biancucci " 18 Ricordiamo "Galliano" " 18 La Messa di mezzanotte " 18 Vamos caminando... di don Giovanni Gnaldi " 19 Il romanzo "Capitano di cavalli" di W. Del Sere " 19 Il mobile da sacrestia della chiesa della Croce " 20 Il vostro contributo per il giornale " 20 Un anniversario da ricordare di Francesca Madiai " 20 La Dynamis Bike Fratres alla “Rampilonga” " 20 Il conto del Melograno " 21 Da Tavernelle a cura di A. Bivignani Notizie da Tavernelle " 22 Este es el dia del Senor di Laura Taddei " 22 San Martino a Tavernelle " 22 Dalle nostre parrocchie " 23 Assemblea della Misericordia " 24 Altre due famiglie in lutto di Armando Zanchi " 24 È tornato Sagresto " 25 La Lavanda del Sogliani e... " 25 Che tempo farà di Frido Camaiti " 25 Il nostro caro, vecchio Anghiari di Loris Babbini Prima idea di erigere una nuova chiesa in Anghiari: La chiesa di Propositura " 26 La chiesa di Viaio " 27 L’erba santa di Flavio Mercati (II parte) " 28 La vignetta: Questi cacciatori... " 29 Fatti di casa nostra a cura di Walter Del Sere Funghi, che passione? " 30 Dai parcheggi al centro storico " 30 Finalmente le mura 2 " 30 Cronachetta dei fatti... " 31 Iscrizioni " 31
Vieni all'Oratorio pag 2 Il parroco venuto dalla Colombia di Paolo Rossi 3" Calendario Liturgico 4" Sante Messe festive e avvisi delle parrocchie " 5 Il Palterre Il problema: Che problema! di Sergio Lombardi " 6 Il menage del vivere quotidiano degli anghiaresi " 6 I portoni del Cesarini e l'insegna di Sergio " 6 Alla redazione dell'Oratorio 7" Le nostre care "Logge" - Il Gemellaggio un anno dopo 7" Tutti nel pallone? di Emmedipi 7" La ballata del cinghiale di Abramo Cesari " 7 Il gemellaggio ha un anno di Francesca Madiai " 7 Sempre la solita Italia di Alessandro Bivignani 7" Il Grande Giubileo del Duemila di don Q. Giorgini " 8 Angolo della Missione a cura di Franco Cristini Questo il rendiconto dell'attività 9" Le scatole di Maria Pia Fabiani 9" La vignetta: Un semplice foruncolo! 9" L'angolo della poesia... e della prosa Sus sui lupus di Maria Pia Fabiani " 10 Aforismi ed altro di Turiddo Guerri " 10 Il Presepio di Vera Cuccini " 10 Pedona di Camaiore di Maria Leonessi " 10 Piccio racconta di Gigi Nono " 11 Avvento di don Juan Carlos " 12 Viviamo bene i periodi dell'anno liturgico " 13 Ancora dalle parrocchie " 13 Visitate i Presepi delle nostre parrocchie " 13 Gruppo Donatori di Sangue Fratres di P. Ganganelli Due adozioni a distanza di Monica ed Elena Redenti" 14 Un Capodanno veramente speciale " 14 La Giornata del Donatore " 15 ...e continuano a vivere nei nostri ricordi Il poeta di Upacchi di V. Franceschini " 19
In copertina: La chiesa di Viaio
disegnodiLucaPucci,articoloapag.27
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Il parroco venuto dalla Colombia Intervista di Paolo Rossi*
Il suo nome è Juan Carlos Ardila. È un giovane nato
in Colombia 32 anni fa, con alle spalle una storia di vita intensa, singolare. Il destino, o la provvidenza a seconda dei casi, lo hanno voluto destinare in Valtiberina, dopo un cammino iniziato nel suo lontano paese d’origine, dove Juan Carlos aveva intrapreso anni addietro la carriera militare, una strada che in Colombia offre identità e prestigio. Poi la svolta. Radicale, profonda e, forse, sofferta. Qualcosa che impone di ripensare totalmente al proprio progetto di vita. Una scelta missionaria : “Una scelta provvidenziale” come la chiama lui. Varie tappe conducono Juan Carlos in Italia. Trascorre sette anni a Roma, più altri sette in Toscana, dove intraprende gli studi di teologia. Passa due anni come seminarista a Sansepolcro, dove infine nel 1995 viene ordinato sacerdote. Poi vive altre esperienze, tra cui una in Valdarno, soprattutto a contatto con i giovani. Alla fine dello scorso anno il Vescovo propone a Don Juan Carlos l’insediamento nella Parrocchia di Anghiari, rimasta priva del proprio reggente Don Vittorio Bartolomei, deceduto qualche tempo prima. Da Settembre Don Juan Carlos è così affiancato in qualità di viceparroco a Don Marco, formando una sorta di “unità pastorale”, un tandem dove ognuno si occupa dei propri settori di competenza. Abbiamo chiesto a Don Carlos di trarre un primo bilancio da questa sua nuova missione: ”Le impressioni sono molto buone - esordisce in perfetto italiano - Quando è mancato Don Vittorio la parrocchia ha sentito la mancanza di un punto di riferimento e fin dal nostro insediamento (suo e di Don Marco ndr) ho visto tante persone vicine alla figura del prete, che ci seguono intensamente.” Chiediamo quali iniziative sono state intraprese in queste settimane: “Una cosa molto bella - risponde soddisfatto Don Juan Carlos - è stata la riapertura dell’Oratorio (negli ultimi anni l’attività oratoriale si era ridotta ndr). Questo luogo sta coinvolgendo molti bambini e ragazzi in età scolare. Abbiamo attrezzato uno spazio come sala giochi, frequentato quotidianamente da una trentina di giovani.” Lo stesso, come puntualizza il sacerdote, è aperto a chiunque: “Tengo a precisare che il discorso oratoriale vuole essere un punto di incontro e di dialogo, a prescindere dall’appartenenza religiosa. Noi vogliamo approfondire prima di tutto i rapporti umani, interpersonali. Solo dopo aver raggiunto questo livello sarà poi possibile proporre gli aspetti cristiani, propri dell’evangelizzazione”. Gli incontri vengono organizzati anche per gruppi di età: il catechismo per i più piccoli; la proposta oratoriale per i più grandicelli ed i giovani: “È evidente che non ci sono limiti anagrafici che precludono la ricerca delle verità - dice Don Carlos - Il nostro è un cammino di catechesi. Il progetto fondamentale è rendere la parrocchia un luogo di aggregazione e riferimento, anche con delle ventate di novità, che i tempi attuali richiedono”. Nell’universo poliedrico dei ragazzi le domande spirituali oggi sembrano latenti. Sono invece forti, e purtroppo spesso disattese. Privi di modelli profondi a cui ispirarsi diversi da quelli offerti dalla moda o dalla ricerca del successo, i giovani manifestano il disagio della mancanza di veri rapporti costruttivi. Don Juan Carlos è sicuramente un giovane tra i giovani, oltre che un sacerdote, che si pone come un potenziale amico capace di far riflettere. Questa è l’immagine che se ne trae a conoscerlo. * L’articolo è stato pubblicato sul Corriere di Arezzo di Mercoledì 20 Ottobre 1999.
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CALENDARIO LITURGICO Mese di dicembre
celebrata alle ore 18 nella chiesa della Croce.
2 dicembre. Primo giovedì del mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni.
19 dicembre. Domenica XXV del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo
3 dicembre. Primo venerdì del mese. Nella Pieve di Micciano, alle ore 20,00, Santa messa per il “Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza”.
20 dicembre lunedì. Presso il Santuario del Carmine alle ore 21 sacramento della riconciliazione (confessione). 24 dicembre venerdì. Vigilia del Santo Natale. Confessioni nella chiesa di Propositura dalle ore 15. Si invitano i fedeli ad una attenta riflessione sull’evento che sta per accadere, alla preghiera, a qualche piccola privazione, ad un preciso esame di coscienza senza lasciarsi distrarre più di tanto dal mondo che ci circonda. Alle ore 23,45 nella chiesa di Propositura Santa Messa solenne.
5 dicembre. Domenica II di Avvento. Sante Messe secondo l’orario festivo Piccola riflessione sul periodo dell’Avvento: L’Avvento è tempo di attesa, attendiamo il Signore che viene. La venuta di Cristo in mezzo a noi è l’oggetto centrale della speranza cristiana. Attendiamo quindi con rinnovata fede e con gioia questa grande solennità che ci recherà gaudio e salvezza. Dice San Paolo nella lettera ai Romani: “La notte è avanzata, il giorno è vicino. Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.”
25 dicembre sabato. S. Natale di Gesù. Sante Messe secondo l’orario festivo. “Cristo è nato per noi, venite adoriamo. Una possibilità ci è ormai offerta: conoscere Dio vedendolo.”
7 dicembre. Sant’Ambrogio Vescovo. Primo martedì del mese. In Propositura alle ore 17 “Ora di Guardia” con recita del Santo Rosario.
26 dicembre domenica. Santa Famiglia di Nazaret – Santo Stefano. Sante Messe secondo l’orario festivo. 27 dicembre lunedì. San Giovanni Evangelista e Apostolo. “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi: abbiamo contemplato la sua gloria alleluja.”
8 dicembre mercoledì. Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. Sante Messe secondo l’orario festivo. “Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Benedetta fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno, Alleluja.”
28 dicembre martedì. Santi Innocenti martiri: “Cammineranno con me in bianche vesti resi degni dal loro martirio”, dice il Signore.
10 dicembre venerdì. Beata Vergine di Loreto. Dopo la Santa Messa delle ore 18 celebrata nella chiesa di Badia, solenne processione per le strade del castello antico. Di nuovo l’invito a comporre i “Quadri viventi” della vita di Gesù, di Maria, dei Santi e ad illuminare le strade percorse dalla processione.
31 dicembre venerdì. San Silvestro I° papa. Alla Santa Messa delle ore 18 celebrata nella chiesa di Propositura “Te Deum” canti di lode e di ringraziamento per tutto ciò che il Signore ci ha donato in questo anno passato.
12 dicembre. Domenica III di Avvento. Sante Messe secondo l’orario festivo.
Mese di gennaio anno 2000
13 dicembre lunedì. Santa Lucia Vergine e Martire. Morì probabilmente a Siracusa durante la persecuzione di Diocleziano. Il suo culto, fin dalle antichità, si diffuse pressoché in tutta la Chiesa e il suo nome fu inserito nel Canone Romano
1° gennaio sabato. Maria Santissima Madre di Dio. Sante Messe secondo l’orario festivo. Giornata mondiale della pace. 2 gennaio domenica. Sante messe secondo l’orario festivo.
15 dicembre mercoledì. Inizia la Novena in preparazione del Santo Natale nella chiesa di Propositura alle ore 18. Per tutto il periodo della Novena la Santa Messa vespertina viene anticipata alle ore 17. Domenica 19 dicembre la Novena non avrà luogo e la Santa messa sarà come sempre
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4 gennaio. Primo martedì del mese. In Propositura alle ore 17 “Ora di Guardia” con recita del Santo Rosario. 6 gennaio. Epifania di Nostro Signore Gesù Cristo. Dio che si rivela (dal verbo greco: epiphanio=rivelare). Sante Messe secondo l’orario festivo.
SANTE MESSE FESTIVE CELEBRATE NELLE CHIESE DEL VICARIATO DI ANGHIARI...
7 gennaio. Primo venerdì del mese. Nella Pieve di Micciano, alle ore 20,00, Santa messa per il “Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza”. 9 gennaio domenica. Battesimo del Signore. Sante Messe secondo l’orario festivo. “Nel battesimo di Cristo il mondo è santificato, i peccati sono perdonati: nell’acqua e nello spirito diveniamo nuove creature.” 16 gennaio. Domenica II del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 23 gennaio. Domenica III del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo
Ore 8,00
25 gennaio martedì. Conversione di San Paolo. “Lodiamo il nostro Dio che ha convertito San Paolo al Vangelo.”
Ore 8,30 Ore 8,40 Ore 9,00
28 gennaio venerdì. San Tommaso d’Aquino Sacerdote e Dottore della Chiesa. “Dio ti ha dato una grande sapienza: eri fedele nell’apprenderla, generoso nel donarla.”
Ore 9,30 Ore 10,00 Ore 10,30 Ore 11,00
30 gennaio. Domenica IV del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo.
Ore 11,30
31 gennaio lunedì. San Giovanni Bosco sacerdote. Nacque nel 1815 presso Castelnuovo nella diocesi di Torino. Trascorse una dura fanciullezza e, ordinato sacerdote, consacrò tutte le sue energie all’educazione dei giovani. A questo fine diede vita alla Pia Società di San Francesco di Sales (Salesiani). Morì nel 1888.
Ore 12,00 Ore 18,00
-PIEVE DI MICCIANO -CHIESA DI SAN LEO -ANGHIARI: Chiesa di S. Stefano -PIEVE DI SOVARA -CHIESA DEL PONTE ALLA PIERA -CHIESA DI TUBBIANO -CHIESA DI CATIGLIANO -ANGHIARI: Chiesa di Propositura -SANTUARIO DEL CARMINE -CENACOLO DI MONTAUTO -CHIESA DI SAN LEO -ANGHIARI: Chiesa di Propositura -PIEVE DI MICCIANO -CHIESA DI TAVERNELLE -CHIESA DI VIAIO -CHIESA DI TOPPOLE -ANGHIARI: Chiesa della Croce
... E DI MONTERCHI Ore 8,30 S. Maria della Pace Le Ville Ore 8,45 San Michele Arc.lo a Padonchia Ore 9,30 CHIESA delle monache Monterchi Ore 10 CHIESA della Madonna Bella Pocaia Ore 11 S. Maria della Pace Le Ville Ore 11,15 San Simeone profeta a Monterchi Ore 16,30 (ore 18 estivo) San Simeone a Monterchi
Sabato 25 dicembre 1999 “Santo Natale”
Ultima domenica del mese chiesa di San Michele Arc.lo a Pianezze ore 15 (ore 17 estivo).
Catechesi per le famiglie
Venerdì 24 dicembre
Cenacolo di Montauto
Vigilia di Natale
Dal novembre scorso sono iniziati gli incontri di catechesi per le famiglie tenuti da don Marco e dalle Suore del Cenacolo presso il Cenacolo di Montauto. La giornata inizia alle ore 19 e termina alle ore 21 dopo una semplice cena nel refettorio. I prossimi incontri: 11 dicembre 1999; 15 gennaio; 12 febbraio; 18 marzo; 15 aprile ; 20 maggio; 3 giugno 2000. Ulteriori informazioni telefonando al Cenacolo.
Fiaccolata al cenacolo di Montauto con partenza da Tavernelle alle ore 22, ed arrivo alle 23,30 circa per partecipare alla S. Messa di mezzanotte. 5
IL PALTERRE: dove gli anghiaresi parlano di Anghiari, e non solo Il problema: Che problema!!
Ripeto non importa il colore del gatto, è importante che prenda i topi. Meditiamo, Meditiamo!
di Sergio Lombardi
Quanto detto sembra una dissonanza dialettica o meglio una ripetizione, ma non è affatto così. Il problema nasce dall’equazione causa/effetto = problema, e il secondo elemento è riferito al fatto che siamo in presenza di una difficoltà oggettiva da risolvere. Premesso ciò, per quello che riguarda Anghiari, a mio parere la difficoltà è molto semplice. In presenza di problematiche non bisogna rattoppare l’effetto, ma agire in maniera costruttiva sulla causa e, secondo l’equazione suddetta, si ottiene automaticamente la soluzione. Tradotto ciò nella realtà Anghiarese significa che una stretta collaborazione fra le due massime autorità porterebbe come effetto una pianificazione molto costruttiva ed efficiente di tutte le attività del territorio. Questo perché in questo caso si sarebbe agito rimuovendo la causa della parziale disfunzionalità. Ciò è un preciso appello al Sindaco e al Maresciallo affinché vengano prese decisioni concertate, in maniera che l’uno sia coinvolto dall’altra e viceversa. Per quello che riguarda le varie prese di posizione nell’affrontare i dogmi di una vita sociale sempre più complessa, non bisogna dimenticare che ognuno di noi vive in mezzo agli altri per cui la sua libertà termina là dove inizia quella del vicino. In definitiva occorre fare propria la teoria filosofica di Mao Tze Tung in cui egli affermava “non importa il colore del gatto, l’importante è che prenda i topi”. Se sostituiamo al gatto la classe dirigente e ai topi i vari problemi, le conclusioni sono evidenti e al tempo stesso di una semplicità disarmante. È necessario solo il buon senso. Cioè quello che è di importanza fondamentale è il fatto reale che bisogna rimboccarsi le maniche e cercare di guardarsi attorno per vedere ciò che è possibile realisticamente fare e al contempo distinguere quello che è fatuo e privo di costruttività da ciò che è materialmente possibile pianificare e realizzare in maniera costruttiva. Insomma a me sembra che si voglia cambiare tutto a patto però che non si cambi nulla; è giunto il momento di smettere di confondere il buio con l’uva nera, per cui credo che sia interesse di tutti fare di Anghiari un paese vivibile e a misura d’uomo. In definitiva basta con prese di posizione preconcette, basta con la spettacolarizzazione della politica, basta con eco-mostri fatui e frutto della fantasia, diciamo chiaramente le cose che necessitano realmente e senza posizioni preconcette suggeriamo le soluzioni. Molto facile è criticare, più difficile suggerire soluzioni. Io vorrei fare un esame tossicologico di alcuni Anghiaresi perché forse fanno uso di allucinogeni perché nel mondo intorno a noi accadono fatti che fanno parte dell’immaginario. Questo momento necessita di una presa di conoscenza dei fatti reali che ci riguardano perché in caso contrario andiamo verso l’autodistruzione. In definitiva uno stato che paga più i pentiti che i poliziotti non risponde al mio senso di equità.
Il menage del vivere quotidiano degli anghiaresi di Sergio Lombardi
In primo luogo occorre dire che gli usi e i costumi degli Anghiaresi sono profondamente cambiati in questi ultimi tempi e ciò è dovuto alla presa di coscienza del fatto che la realtà ha subito una modificazione strutturale, di ciò gli Anghiaresi devono essere grati al nostro maresciallo, infatti lo stesso ha posto come prioritaria la pianificazione del territorio assegnatogli e direi che in buona parte vi è riuscito, rimangono alcune sacche di stereotipe ideologie antiquate e dovute a uno schematismo che nel mondo moderno non ha più ragione d’essere. In altre parole voglio dire che Anghiari è un bellissimo paese, rilassante e con grandi prospettive latenti di progresso, inoltre profondamente rispettoso delle proprie tradizioni ma con grosse coercizioni ideologiche che gli impediscono di fatto quel salto di qualità auspicato e richiesto a gran voce. Per fare un esempio vi è un lento ma costante impoverimento di quelli che sono i servizi alternativi che costituiscono il toccasana per una migliore qualità della vita. Insomma è una catena, mancanza di attività industriali quindi minor denaro che circola, indi minori investimenti per attività collaterali, per cui minore collaborazione sociale e rapporti inter-personali fra giovani, risultato ricerca di fuga, creazione di bande e conseguente esaltazione della trasgressione. A tutto questo vi è un unico rimedio e cioè rivalorizzare quei valori morali ormai consunti. Tradotto in pratica perché non viene istituto un premio per il miglior comportamento civico (naturalmente età max 18 anni). Questo non rappresenta che il primo passo; oggi ciò che premia è la trasgressione ed è per questo che si assiste sempre più frequentemente a fatti in apparenza incomprensibili. Basta con grandi dialettiche alchimistiche che poi in pratica si risolvono in una nuvola di nebbia, per Anghiari si deve far capire che è un piccolo paese che tramite la collaborazione di tutti si può e si deve salvare!
I portoni del Cesarini e l'insegna di Sergio
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di Emmedipi Ritengo doveroso segnalare il nostro concittadino Paolo Cesarini che, spendendo forse una maggiore cifra, ha ripristinato i portoni in legno di quella che fu la Tipografia Palombini e che ora sarà la sede del suo negozio. Eliminata la pur comoda chiusura a cancelletto un nuovo portone fa bella mostra di sé. Bravo Paolo. Ma un Bravo! anche a Sergio che ha fatto dipingere a Santino Cecconi l'insegna sulla facciata del suo ristorante.
... Il Palterre
Alla redazione dell’Oratorio
La ballata del cinghiale di Abramo Cesari
Con commossa gratitudine, desidero ringraziare tutta la redazione del giornale, che ha voluto ricordare così bene Faliero Domestici. Tutti noi nipoti, vicini e lontani, abbiamo sentito immensamente la perdita dello zio, buono, affettuoso, giovane, malgrado l’età e gli acciacchi. Benché lontani, ci ha tenuto uniti, vicini in mille modi. La sua vivacità, il suo adeguarsi ai tempi, il suo “seguirci” lo avevano reso per noi indispensabile… ed ora… ci manca tanto! Grazie, per averlo apprezzato, per le belle frasi scritte in sua memoria; di vero cuore, vi diciamo: grazie! Anche a suo nome. Firenze, 5 giugno 1999
Qui nel bosco non c’è pace Non si mangia e non si giace Se la notte un po’ girello Corro il rischio del balzello Se poi cammino nel bagnato La mattina son tracciato Io tra lacci e fucilate Passo sempre le giornate Dicon tutti non si pole Ma son sempre “terzarole” La speranza è sempre quella Di trovare chi padella Vi mettete nei miei panni Poi dite se faccio danni!!
Serenella Nieri Domestici
Le nostre care “Logge” Chi scrive non ha molta importanza, sono semplicemente uno dei tanti cittadini che giornalmente passano sotto la Galleria Girolamo Magi e sinceramente vedere questo nostro amato monumento, dopo solo sei anni dalla sua ultima ristrutturazione, ridotto così male mi rattristisce non poco. La mia non vuol essere una polemica ma semplicemente una constatazione. Posso capire che il nostro Comune non abbia abbastanza fondi per eseguire opere di ristrutturazione più frequenti ma sinceramente non credo che non possa eseguire almeno una volta all’anno lavori di manutenzione ordinaria come quella di rifare gli intonaci, togliere le macchie di umidità e risistemare le protezioni contro i piccioni. Normali lavori che renderebbero sempre decoroso e pulito il monumento e allungherebbe di parecchio il tempo per un’altra sua straordinaria manutenzione. Ma se anche questo comunque fosse un problema economico almeno ripulire gli angoli dalle annuali ragnatele non credo sia impresa impossibile per rispetto non solo di noi cittadini ma anche dei tanti turisti che hanno occhi per vedere.
Il Gemellaggio ha un anno di Francesca Madiai
Siamo a novembre ed è già trascorso un anno da quando, il 19 novembre 1998, Anghiari firmò il Gemellaggio con la città di La Plata.
La cerimonia del Gemellaggio a La Plata
Sempre la solita Italia! di Alessandro Bivignani
Giovanni Bianchi e la Lorentina mi riferiscono una storia che li ha visti (sic) in qualche modo “protagonisti”. A Tavernelle, alcuni mesi dopo la riunione organizzata nei locali del circolo parrocchiale, in cui era stato deciso il rifacimento dell’impianto fognario, sono iniziati (finalmente) i lavori. L’unica via che la rete fognaria doveva seguire passava proprio sotto l’orto e il pollaio di Giovanni Bianchi e della Lorentina che, all’inizio, si sono un po’ lamentati del fatto ma subito dopo hanno capito l’importanza dei lavori ed hanno lasciato via libera alle ruspe ed agli operai che, a dir dei signori Bianchi, non hanno risparmiato niente di quello che potevano salvare, distruggendo tutte le fatiche dell’amico Giovanni e demolendo gli stabili dove la Lorentina teneva gelosamente i suoi numerosi animali. Il bello della storia arriva quando gli operai si accorgono dello sbaglio: nessun tubo doveva passare in quel posto. Così, ricoperto in qualche modo l’immenso fosso, hanno lasciato quello che ormai tutti potete immaginare demolendo anche una colonnina di cemento della casa di Clemente Camaiti. A conclusione della storia vorrei far notare come alcune volte non si adoperi del giusto criterio e senso civico, rispetto ai cittadini contribuenti.
Un cittadino Anghiarese
* L'articolo è pervenuto in redazione nel mese di ottobre. Martedì 9 novembre gli operai del Comune hanno provveduto alla pulizia delle ragnatele da sotto Le Logge ma il problema posto dal nostro concittadino rimane comunque invariato.
Tutti nel pallone? Qualche tempo fa ci fu la proposta dei vescovi italiani di spostare le partite al sabato per lasciare la domenica alla riflessione, alla preghiera, alla famiglia. Diverse voci si levarono contro quest’intromissione in cose che non dovevano interessare la Santa Sede che doveva pensare ad altre cose (Non si sa quali se non le deve interessare il comportamento corretto dei propri fedeli e non senta il dovere di dare loro delle indicazioni!) Ora, da qualche tempo a questa parte, mi sembra di vedere che per questione di soldi, di abbonamenti alle varie reti o non so di che altro, il calcio va bene al sabato, al venerdì, al giovedì e, perché no, anche al lunedì.
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IL GRANDE GIUBILEO DEL DUEMILA di don Quinto Giorgini
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Continuiamo le nostre riflessioni sul Giubileo. L’ultimo, quello del 1983, fu il Giubileo della Redenzione. Il prossimo sarà dell’Incarnazione del Figlio di Dio che diventa anche Figlio di Maria e Figlio dell’Uomo. La stessa Bolla papale d’indizione del Giubileo del Duemila, pubblicata in data 29 novembre 1998, inizia con le parole latine “INCARNATIONIS MYSTERIUM” ed è un invito a tenere “lo sguardo fisso” su questo mistero principale della nostra Fede cristiana che soprattutto per questo si differenzia da ogni altra. Prima di meditare su questa verità, facciamo una premessa generale sull’odierno fenomeno religioso mondiale. Viviamo in un tempo in cui i credenti nelle varie religioni sono costretti ad incontrarsi, a dialogare e a mettere a confronto le proprie convinzioni ed esperienze religiose. Il papa ce ne dà l’esempio con i suoi numerosi e faticosi viaggi apostolici. Questo fatto irreversibile, nelle società aperte moderne, spinge ad una maggiore conoscenza reciproca, ad evidenziare le proprie identità, a riflettere su ciò che è patrimonio comune ma anche su ciò che è specifico e proprio di ogni Fede. Da questi incontri interreligiosi possono derivare effetti diversi. Alcuni positivi: maggior rispetto e collaborazione per la pace e fraternità tra i popoli, maggior rispetto per la libertà religiosa e di coscienza. Altri negativi: il rischio concreto di un vago relativismo ed indifferentismo Religioso che sfocia nell’ateismo pratico, oppure fanatici integralismi, contrapposizioni ed intolleranze. A questo punto s’impone alla nostra coscienza cristiana la classica distinzione tra la RELIGIONE e le religioni. La Religione Vera-Divina-Soprannaturale è una sola. Quella che viene dall’alto, dall’Unico Vero Dio che per amore ha creato l’universo e l’uomo, sempre per amore cerca l’uomo caduto nel peccato e nella morte. Dopo una prima Alleanza con l’uomo attraverso l’antica religione ebraica, nella pienezza dei tempi, Dio stesso si incarna, si umanizza, si fa veramente Uomo per salvarci dalla schiavitù del peccato e riportarci alla primitiva dignità e santità. Questa Nuova ed Eterna Alleanza tra Dio e l’intera umanità è la Religione cristiana, fondata da Cristo Uomo-Dio e custodita ed insegnata dalla Chiesa. È possibile, è credibile che Dio possa farsi veramente uomo e che l’uomo storico Gesù sia veramente anche Dio? Si, ci ripete la Fede della Chiesa che da duemila anni custodisce questa verità. A Dio tutto è possibile, attraverso il mistero dell’unione ipostatica che unisce, senza mescolanza alcuna, la natura divina e quella umana nell’Io divino di Gesù Cristo. Certamente la nostra povera mente umana come quella dei sapienti ed intelligenti di questo mondo, di fronte a questo mistero inaccessibile dell’Incarnazione che si perpetua con quello eucaristico rimane attonita e smarrita. Tutte le altre religioni invece salgono dal basso, dagli uomini, alla ricerca della divinità e di un senso alla propria vita, sono umane e naturali. Alle idolatriche e politeiste dei popoli antichi, possiamo aggiungere le attuali grandi religioni orientali: confucianesimo, taoismo, buddismo, induismo, shintoismo e persino il munsulmanesimo (fatta eccezione per le verità riprese dalla Bibbia) e alcune sette moderne, tra cui la New Age ecc. Tutte queste forme religiose contengono certamente grandi valori e verità morali di ordine naturale, esperienze ascetiche di grandi personalità religiose come Confucio, Budda, Maometto ecc. ma, nello stesso tempo, anche falsità, errori, limiti, contraddizioni ed imperfezioni. Facciamo alcuni esempi pratici di errori in cui sono incorsi certi fondatori di Religioni o filosofi religiosi. Alcuni non conoscono la verità primordiale della creazione del mondo “dal nulla” da parte di Dio. Altri affermano che tutto è Dio: il mondo ed il suo divenire (=panteismo). Altri sostengono l’esistenza di due principi eterni il Bene ed il Male, Materia e Spirito in continuo conflitto (=dualismo o manicheismo). Altri, pur ammettendo che il mondo possa essere stato progettato e fatto da Dio (alla maniera che un orologiaio fa un orologio) ma poi Dio lo avrebbe abbandonato a sé stesso senza nessuna particolare cura o provvidenza (=deismo). Gli atei e molti scienziati moderni formati alla scuola dell’illuminismo, del positivismo e del marxismo prescindono anche dall’ipotesi dell’origine trascendente del mondo ritenendolo puro gioco del caso e di elementi che sarebbero sempre esistiti (=materialismo). Tutte queste false teorie dimostrano che l’umanità caduta nel peccato originale ha perso purtroppo la capacità di conoscere con certezza le grandi verità religiose necessarie per vivere come piace a Dio e perciò la Religione cristiana rivelata da Dio, non è solo utile ma assolutamente necessaria per tutti, se vogliamo diventare santi. Certamente Dio nella sua misericordia, può servirsi anche di alcuni elementi e preghiere di queste fedi naturalistiche per salvare tante persone che senza loro colpa non sono ancora pervenute all’unica vera fede. Se la Grazia presuppone la natura e la fede presuppone la ragione, per analogia possiamo ritenere che la Religione divina presuppone quella naturale per poter risanare, purificare e perfezionare. È necessaria quindi una nuova semina della Parola di Dio. Noi cristiani siamo i seguaci di Colui che ha detto “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo a tutte le genti…” dobbiamo riproporre Gesù Cristo come l’Unico Salvatore del mondo, dobbiamo, sull’esempio di questo papa, in questo clima ecumenico, comunicare e confrontarci con gli increduli e i popoli di altre religioni testimoniando con la parola e continua alla pagina seguente... 8
Angolo della Missione Rubrica a cura di Franco Cristini
Questo il rendiconto dell'attività La dottoressa Bartolomei il 24 ottobre scorso è ritornata di nuovo in Africa, in Tanzania presso la missione dei Frati Cappuccini di Kibakwe, dove rimarrà per circa due mesi a prestare la propria opera sanitaria e umanitaria. Ha portato di persona la bella somma di 5.500 dollari (10 milioni di lire) che ha consegnato ai frati della missione per dare ulteriore sviluppo all’ambulatorio-laboratorio e per altre necessità più impellenti. È da tener presente che le donazioni ricevute in questo ultimo periodo ammontano a lire 10.550.000 una somma veramente ragguardevole che testimonia la bontà e l’efficacia di questo impegno che tutti ci siamo presi. Grazie, grazie. Dio ne renderà merito.
Sono state spese lire 1.156.000 per l’acquisto di nuovi reattivi necessari per il laboratorio, rimangono in cassa circa lire 800 mila. Un ringraziamento particolare al prof. Thomas Martone docente di Storia dell’Arte all’Università di Toronto, in Canada. In occasione del Seminario di Storia dell’Arte su “Piero della Francesca, Giotto ed altri pittori”, da lui presieduto, ha devoluto la somma di 4 mila dollari canadesi (circa cinque milioni di lire) alla nostra iniziativa. Altro doveroso ringraziamento al Gruppo Donatori di Sangue Fratres di Anghiari per l’offerta di lire 500 mila. È infine pervenuta la somma di lire 500 mila in memoria di Giuseppe Mandarano, padre del dott. Renato.
Pace e bene a tutti. Buon Natale e Buone Feste Le scatole
La vignetta: Un semplice foruncolo!
di Maria Pia Fabiani “Per favore, rompetemi le scatole!” Questa è la preghiera che rivolgo a tutti coloro che, portando scatole e scatoloni vuoti al recupero carta, li infilano dentro il contenitore a forza, senza disfarli, per cui ostruiscono il passaggio ai miei giornali e fogli vari ben raccolti. Una persona a cui ho chiesto cordialmente di disfare le scatole prima di metterle nel contenitore, mi ha risposto: “Ci sono cose più importanti da fare. Non si può rompere le scatole per sciocchezze simili.” Ma io la penso diversamente e insisto nel dire: “Per favore, rompetemi le scatole” 7 novembre 1999
...dalla pagina precedente la vita la nostra fede! Rispettare le convinzioni religiose altrui, non significa rinunciare alle proprie o correre dietro alle apparenti novità o mode, propagate dai mass-media. La nostra Fede comincia dove finiscono le altre. Nel prossimo Grande Giubileo noi cristiani con tutta la Chiesa, ricorderemo prima a ciascuno di noi e poi al mondo intero, che Gesù di Nazareth, nato duemila anni fa dalla Vergine Maria, figlio legale del falegname Giuseppe, della stirpe di Abramo, è veramente Dio diventato Uomo. Purtroppo noi cristiani moderni non facciamo più caso a questo evento centrale della Storia salvifica. Non ci scandalizziamo per questa stupenda verità o almeno non ne tiriamo tute le conseguenze. Di fronte al Verbo che di fa Carne dovremmo rimanere in umile e silenziosa adorazione, attoniti e stupiti come i pastori di Bethlem, i re magi, i primi cristiani e tanti santi ed artisti cristiani. Noi invece non ci inginocchiamo più quando professiamo questo mistero al Credo della Messa, forse dimentichiamo di fare anche quel piccolo inchino che la Liturgia ci chiede. Facciamo un esame di coscienza, una revisione di vita in quest’Anno Santo. Colui che Cielo e terra non possono contenere si è fatto bimbo nel Grembo di una nostra donna, come ci ricorda l’originale e suggestivo Affresco della Madonna dell’Attesa del Parto che tanto avrei desiderato per l’Anno giubilare del Duemila fosse restituito al culto liturgico e popolare di coloro che credono ancora nel Mistero dell’Incarnazione. Monterchi, 10 novembre 1999 9
Il Presepio
Mi dice Dante, amabile ed arguto, che i maialini appena nati sono già bravi a farsi posto nella vita. E accompagna il suo veneto veloce con gli occhi furbi e i gesti delle dita. Mi spiega che i capezzoli a cui bere son solamente tredici, e perciò se quattordici sono i neonati qualcuno a secco deve rimanere se l’uomo non provvede con pazienza a dare al piccinuccio un biberon. Ma se pure son tredici, c’è sempre chi d’altruismo certo non abbonda: cerca alla svelta due “fonti” vicine e mentre succhia il latte dalla prima con una zampa copre la seconda! Io penso al fratellino sfortunato per cui la vita è veramente dura e dico: “Ma se questa è la natura anche il malvagio vien giustificato!” “Certo -mi dice allora la ragioneanche l’uomo ha l’istinto più meschino; ma distinguere sa le azioni buone, come non è concesso al maialino.”
Nella mia casa il presepio è già allestito come sempre, ogni anno. La stella, sopra la capanna guida con la sua luce i pastori già in cammino per la piccola strada di segatura. Alcuni sono arrivati altri escono dalle case dei villaggi in miniatura. I Magi sostano nell’oasi d’Oriente. Le luci danno calore e vita al paesaggio silenzioso. L’umido odore del muschio si spande per la casa, a me tanto gradevole e mi riporta lontano nel tempo, quando la mia trepida mano di bimba accendeva nella Notte Santa il lumino, allora di cera, davanti al Bambinello. Gli anni sono passati e tanti, ma il mio animo sussulta di gioia, come allora, dinnanzi alla Sacra Rappresentazione della Nascita Divina.
di Maria Pia Fabiani
di Vera Cuccini
5 ottobre 1999
* A somiglianza del famoso “Homo homini lupus” ho applicato la stessa formula pessimistica ai suini.
Aforismi ed altro di T Guerri I libri La donna che mi aiuta ha gridato di accorrere a reggere il letto cui si è rotta una gamba. Non ho potuto fare altro che puntellarlo con una pila di grossi volumi. N’è rimasta stupita perché aveva sempre creduto che i libri non servissero a nulla.
Pedona di Camaiore - Oltre il davanzale di Maria Leonessi
Mentre il pensiero è assorto, lo sguardo vaga;
Il generale Furibondo il generale dopo la rassegna: “Non ci siamo proprio: la truppa ha troppa trippa.”
Tremulo il geranio, al lieve venticello di fine estate.
I ferri del mestiere Avere tutti i ferri del mestiere non significa essere un artista, però un artista deve averli tutti
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Là di fronte, giovani macchie verdi formano una greca che sembra unita al cielo.
L'angolo della poesia... e della prosa
Sus sui lupus*
L'angolo della poesia... e della prosa
Piccio racconta
rinchiuse nella gabbia in uno stanzino buio, dal quale di Gigi Nono fummo tolte nel mattino All'inizio ci fu la proposta di chiamarmi Mosè, perché ero e portate in una sala dove stato salvato dalle acque, proprio un momento prima che erano banchi, vetrine con quelle stavano per soffocare il mio ultimo sussulto di vita. ferri luccicanti e uomini con Fu quello il momento più tragico della mia esistenza. vesti bianche. Il fatto si era svolto come era accaduto altre volte, non Quello che successe dopo solo a mia madre, ma a tutte le altre sue simili, per via delle averci spruzzato un forte periodiche figliolanze non tollerate nelle case moderne. soporifero, non lo ricordo; Quel giorno, il settimo dopo la nostra nascita compresa di solo tanta paura e tanto due fratelli e una sorella, oltre me, l’uomo che aveva sco- dolore quando rinvenimmo perta la nostra nascita decise a prima vista la nostra sorte: e ci sentimmo la pancia morte per affogamento! squarciata e ricucita. Quindi attese che la nostra madre fosse impegnata a conEravamo state sterilizzate! sumare il solito pasto che gli aveva preparato, come sempre, Questo disse il nostro tutore entro la capanna dell’orto; poi venne al nostro letto-covo, ad un vicino che si interessava al nostro caso. un pertugio tra il muro e vasi di piante frondose che ripaFu un oltraggio usato contro la nostra natura e rimarrà a ravano il terreno cosparso di erbe e foglie secche, ci prese rattristare i nostri sentimenti verso l’uomo, nonostante il (quattro batuffoli di carne coperta da morbida pelliccia dai doveroso rispetto che gli dobbiamo. diversi colori) e ci gettò dentro un sacchetto di plastica, lo Comunque: noi abbiamo la stima d’essere filosofi e questo annodò, quindi ci immerse in un secchio pieno d’acqua, ci consente di superare le difficoltà; dopotutto, non siamo poi: perché restassimo sommersi, onde assicurare il rapido i derelitti della società (minore), anzi, dobbiamo i nostri soffocamento, ci mise una pietra sopra e chiuse il secchio blasoni fin dall’antichità, quando gli egiziani ci adoravano con un coperchio, quindi se ne andò. come dei. La nostra situazione era tragica, la triste sorte stava per Ricordavo al cane “Botta-Sbotta” dell’orto vicino, amico compiersi; ma intanto opponevamo estrema resistenza e ma non troppo, la grande genealogia dei gatti, veramente riuscivamo a emettere acuti richiami che furono uditi dal- imponente; nella quale si annovera il magnifico gatto persiala mamma, ancora intenta a mangiare i croccantini nella no, l’abissino, lo scozzese, il siamese, il birmano, il soriano capannina. nel quale mi raffiguro e il famoso gatto d’angora. Questa: appena ebbe udito il richiamo e dopo aver visto Abbiamo anche un monumento al GATTAmelata (PD) e che nel letto di foglie secche non c’eravamo più, non impie- una quantità di paesi e città dedicate ai Gatti, fra cui: Gatta gò molto tempo a scoprire la nostra prigione nello stanzino (RE), Gattaia (FI), Gattaiola (LU), Gatteo (FO), Gattolino del sottoscala. (FO), Gattinara (VR) e altri, tra cui il vicino Val di Gatti. Ma lo stanzino era chiuso, si aggirò furibonda attorno, poi Fra i più noti ricordi fiabeschi si ricorda il cattivo Gatto adocchiò una finestrella con vetro di plastica che dà luce al Mammone e il prodigioso Gatto dagli stivali; senza dimensottoscala, fece un balzo violento contro quella riuscendo ticare il famigerato Gatto a nove code. a schiodarla da una parte, penetrò nel sottoscala, ribaltò Nonostante il fatto che i gatti del vicinato ci fossero ostili, il coperchio del secchio, entrò col muso dentro l’acqua e specialmente i maschi, per la nostra amorfa situazione, noi afferrò me che stavo per scivolare fuori dall’involucro e mi vivevamo tranquillamente, signoreggiando la nostra capanportò all’asciutto. na e il giardino dove il Signor Cibo passava molte ore del Non ho mai saputo come fece mia madre ad imboccare giorno in nostra compagnia. nuovamente il fortunoso varco, con me in bocca. Un giorno però la sventura colpì ancora: la mamma fu traTutta questa tremenda vicenda vissuta da me ad cocchi non volta da una macchina, proprio a pochi metri dalla capanna; ancora aperti, mi è stata ricordata da mia madre in alcune il pirata per togliere tutte le congetture possibili si affrettò lunghe notti d’inverno, passate insieme a lei mentre univamo a raccattare la povera bestiola (mia madre) e la scaricò nel i caldi corpi, formando un candido cuscino di pelo; lei: mi vicino cassonetto. ronfava tra un sonniloquio e l’altro di questa storia. Per me la perdita della madre, del suo affetto, della sua Vivemmo felici inseparabili il primo anno di mia vita nella attenzione, fu una dolorosa esperienza che mi rese molto nostra casa-capanna, dove il nostro tutore, che aveva accettata triste per lungo tempo; poi l’affetto usatomi dall’amico la mia presenza, ci ospitava prodigando affetto e cibo. “Cibo”, anch’esso rammaricato da quella perdita, mi ha Poi: improvvisamente, il destino crudele si ricordò di noi, convinto che con lui posso vivere ancora tranquillamente, e un giorno arrivò un uomo che senza tanti complimenti, ci purché stia attenta alle macchine. Intanto lui mi ha promesso afferrò per la collottola, c’introdusse in un gabbia di ferro, di fare una gita a “Osteria del Gatto”, perché pare che ci sia poi ci richiuse nel bagagliaio della sua macchina e subito si un convegno di Gatti. allontanò con un rumore, che ci era già noto, ma in quella Lui avrebbe in mente di portarmi al Castello di Sorci, per condizione aumentava enormemente il nostro spavento. un pranzetto succulento; mi pare che anche il solo nome sia Passammo una interminabile notte nell’angoscia, sempre molto gradevole per un gatto. 11
Avvento
Continuiamo il nostro cammino di riflessione attorno alla Parola di Dio e soprattutto con un particolare attenzione al tempo forte liturgico che ci apprestiamo a vivere insieme “Nell’attesa della sua venuta”. Il tempo di Avvento richiama immediatamente il clima dell’attesa, della preparazione alla celebrazione del Natale. L’ambiente sociale stesso si illumina, quasi a segnalare, anche se spesso solo in chiave consumistica, l’imminenza della festa natalizia. È troppo poco considerare l’Avvento come ciò che precede e prepara la celebrazione della nascita di Cristo. È opportuno ricuperare il senso profondo di questo tempo, che ci presenta sotto una luce particolare il mistero di Cristo Questo tempo è parte integrante del ciclo liturgico della manifestazione di Gesù, che ha il suo culmine nel Natale e nell’Epifania. La parola “avvento” significa “venuta, visita, manifestazione”. Come in ogni momento dell’anno liturgico, l’Avvento ci presenta, pur sotto una angolatura particolare, l’unico mistero di Cristo. Come si può indicare, allora, il contenuto di fede che questo tempo ci fa celebrare? Qual è la prospettiva particolare con cui si celebra il mistero di Cristo in questo tempo? Potremo dire che nel cuore del tempio di Avvento c’è il rendimento di grazie per la venuta di Cristo, l’Atteso dalle genti che viene incontro ad ogni uomo come Salvatore. A questo punto si comprende bene anche il senso dell’Attesa vigile, come atteggiamento proprio della vita cristiana, evidenziato nel periodo di Avvento. Non può essere un’attesa passiva, ma operosa. Non si esaurisce nel preparare la celebrazione del Natale, ma mette in atto una dimensione fondamentale e costante della nostra fede. La venuta di Cristo, infatti, non ha ancora dispiegato tutta la sua fecondità in noi: il dono rimane sempre eccedente rispetto alla nostra capacità di accoglierlo e ci pone in cammino verso la pienezza. D’altra parte, la venuta di Cristo, che ha compiuto la promessa di salvezza per l’umanità, raccoglie le attese di ogni uomo e di tutti i popoli. Questo ci chiama ad aprirci ad una speranza che sia tanto universale quanto la salvezza che ci viene offerta; ci chiama sia ad essere testimoni del regno dei cieli, sia ad essere capaci di riconoscerlo là dove sta crescendo come il seme. Essere vigilanti nell’attesa significa esercitare continuamente la nostra capacità di apertura e di accoglienza verso tutti, e quindi anche verso Dio che si fa presente e viene incontro a tutti. È veramente giusto ed è per noi fonte di salvezza riconoscere la sua venuta e innalzare il nostro inno di ringraziamento “sempre e in ogni luogo” al Padre. Dunque, il mio desiderio più vivo, è che possiate vivere con questa predisposizione interiore le feste natalizie, perché, sono convinto che scoprirete che “c’è più gioia nel donare che nel ricevere”. Buon Natale!
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Viviamo bene i periodi dell'Anno Liturgico
L’Avvento è un periodo di quattro settimane in preparazione al Natale. Questo periodo dell’anno liturgico, appena iniziato, sta a simboleggiare quel periodo che tutta l’umanità passò nell’attesa dell’evento preannunciato dai Profeti. La Chiesa racchiude nel corso di un anno liturgico tutta la vita di Gesù. Il periodo di preparazione è l’Avvento, poi c’è la nascita, il Natale. Abbiamo poi il periodo della vita privata di Gesù, che viene racchiuso in poche settimane dopo il Natale, e poi si inizia a ricordare la vita pubblica di Gesù, quando si fece riconoscere come figlio di Dio, che continua con il perido della Quaresima e i giorni della Passione, Morte e Resurrezione del Signore. L'Anno Liturgico continua con le “Domeniche tra l'anno” per terminare con la festa di Cristo Re. Adesso la Chiesa ha distribuito le letture del Vangelo in un ciclo di tre anni per cui vengono conosciuti molti più brani degli Evangelisti. Quest’anno, il 25 dicembre, verrà aperta dal Pontefice la “Porta Santa” e questo atto darà l’inizio ad un anno in cui potremo ottenere particolari indulgenze. Durante l’Anno Santo siamo invitati a visitare le basiliche romane di San Pietro, San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore e san Paolo fuori le mura. Poi ci sono i grandi Santuari del mondo e i nostri in Valtiberina. Quindi un anno di riflessione e di ripensamento al modo in cui stiamo vivendo la nostra esistenza.
Ancora dalle parrocchie Il 6 gennaio nelle varie parrocchie ci sono particolari celebrazioni e nel pomeriggio a Monterchi la Pro Loco organizza la Befana nel locale teatro per tutti i ragazzi della zona. Lunedì 17 gennaio 2000 a Monterchi si ripete l'antichissima fiera di Sant'Antonio. La Pro Loco e il Comune sono intenzionati a dare particolare risalto a questa manifestazione Il presepe della chiesa di san Simeone di Monterchi viene realizzato in muratura e con molte ore di lavoro da parte di un gruppo di giovani e meno giovani. Sono già due mesi che stanno lavorando nella cripta della chiesa. Probabilmente rimarrà per tutto l’anno fino al prossimo Natale e quindi in pratica per tutto l’anno 2000. A Pocaia il presepe viene realizzato sul pozzo davanti alla chiesa. A Padonchia nella chiesa di san Michele Arcangelo il presepe è realizzato dai ragazzi del posto. La chiesa merita di essere visitata per i numerosi affreschi fra cui una pietà recentemente restaurata che il professor Martone attribuisce alla scuola di Piero della Francesca.
Visitate i Presepi delle nostre parrocchie
(Nel caso in cui trovaste le chiese chiuse rivolgetevi al parroco o a qualche famiglia vicina, troverete chi vi aprirà. Vi proponiamo ora un giro per le varie chiese che comincia con le parrocchie di Anghiari per terminare con quelle di Monterchi.
Chiesa di Santo Stefano Chiesa di Viaio Pieve di Micciano Santuario del Carmine Chiesa del Ponte alla Piera Cenacolo di Montauto Chiesa di Tavernelle Pieve di Sovara Chiesa di Toppole Chiesa di San Leo Propositura di Anghiari
Chiesa della Badia Chiesa della Croce Chiesa della Maddalena Cappella dei Caduti Parrocchie di Le Ville e Monterchi Chiesa delle Ville Chiesa della Madonna Bella a Pocaia Chiesa di San Simeone a Monterchi Chiesa di Padonchia 13
Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres” Anghiari Due adozioni a distanza di Monica ed Elena Redenti queste cose. Così ora, grazie ai Donatori di Sangue, abbiamo due nuovi amici cui poter scrivere per farli sentire meno soli: infatti, oltre al denaro, che a loro serve per vivere, questi bambini hanno bisogno di avere dimostrazioni anche di affetto, e poche righe, magari anche scritte in fretta, sono per loro un segno concreto che non sono più soli al mondo ma qualcuno si preoccupa per loro e gli La foto di Valdomiro che ci è pervenuta vuole bene. Il babbo ci qualche mese fa. ha detto che con una piccola somma minima di 30.000 lire al mese le suore riescono a mantenere un bambino e farlo studiare, ed è la stessa cifra che noi spendiamo in una sera per andare a mangiare una pizza. Non è un grosso impegno economico rispetto all’aiuto che con l’adozione a distanza noi possiamo dare a questi bambini. Con questa nostra lettera abbiamo voluto far sapere a tutti che si possono aiutare gli altri in tanti modi diversi, e i Donatori hanno sempre cercato di farlo. Cerchiamo anche noi di aiutare gli altri magari adottando a distanza un bambino. Sarà un’esperienza bellissima: forse non servirà ad eliminare la povertà nel mondo, ma almeno potremo essere sicuri di aver aiutato un bambino meno fortunato di noi a crescere più sereno, con meno difficoltà e più affetto.”
Così scrivevamo due anni fa: “Il nostro babbo ci ha rac-
contato che i Donatori di sangue di Anghiari hanno parlato con le Suore Agostiniane della SS . Annunziata, quelle che stanno alla Ripa e che hanno delle missioni a Quelimane nel Mozambico (Africa) e a Cochin nel Kerala (India), per informarsi sulle adozioni a distanza e hanno deciso di adottare due bambini. Noi all’inizio non sapevamo nulla su questo argomento, ma ora abbiamo capito l’importanza. Avevamo sentito parlare tante volte di adozioni da parte di genitori che non avevano figli, per dar loro una casa e tanto amore, e già quest’iniziativa ci sembrava molto bella per aiutare i bambini rimasti soli, ma qui si tratta di aiutare un bambino che probabilmente non vedremo mai, solo una sua foto ogni tanto o una sua piccola lettera.
Pensare di donare agli altri ricevendo solo questi piccoli segni di affetto in cambio potrebbe sembrare non sufficiente: ma un giorno il babbo ha portato a casa una lettera del bambino africano, Valdomiro, che ha undici anni, dove diceva che era bravo a scuola, che frequentava l’ottava classe e ci porgeva gli auguri sperando in una nostra lettera di risposta. Ed ecco che si sono svegliati un sentimento e un’emozione nuovi: era come avere un altro fratellino e siamo diventate curiose per saperne sempre di più su di lui. Dopo qualche settimana è arrivata una lunga lettera anche della bambina indiana che si chiama Mary Rincy ed ha tredici anni. La prima cosa che ci ha colpito della sua lettera è stata la scrittura : infatti, è scritta con caratteri che somigliano ai geroglifici egiziani più che a una scrittura, ma il nostro babbo ci ha detto che in India scrivono così. Mary, al contrario di Valdomiro, non è orfana, ma ha i genitori molto malati e le suore aiutano la sua famiglia. Quest’anno anche lei è stata a lungo malata, e nella sua lettera, tradotta dalle suore, ci ha spiegato tutte
Un Capodanno veramente “speciale” Il Gruppo Donatori di Sangue “Fratres”, è tra gli sponsorizzatori della Festa di fine millennio che il Centro di Aggregazione Sociale di Anghiari ed altre Associazioni di Volontariato organizzeranno nell’ormai prossima notte di Capodanno, presso il locale Palazzetto dello Sport con Cena, Spettacoli, Ballo … Un caloroso invito a tutti i nostri associati ad aderire numerosi a questa bella ed originale iniziativa. Il Presidente Prenotazioni entro il 20 dicembre 1999 a: Pro Loco 0575/749279 - Rist. Nena 0575/789491 Centro Aggregazione Sociale 0575/788796
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Oggi questa “avventura” continua ancora. Proprio qualche mese fa abbiamo ricevuto una foto di Mary, la ragazza indiana, insieme alla sua mamma e alla Superiora Generale delle Suore Agostiniane in visita alla missione di Cochin (India). La mamma di Mary, che era molto malata, ora sta abbastanza bene e Mary ci ha scritto che è molto felice per questo. Inoltre ci ha detto che è stata promossa alla prima classe superiore. Valdomiro invece adesso sta per finire il suo anno scolastico, che va da febbraio a novembre: questo perché in Mozambico i mesi più caldi sono da novembre a gennaio e quindi là le vacanze scolastiche sono in questo periodo. Beato lui che ha quasi finito con la scuola! Buone vacanze, Valdomiro! Ogni volta che arriva Pasqua o Natale ci sono per noi dei bigliettini di auguri che vengono da lontano, dall’India e dal Mozambico. Sono biglietti semplici, simili a quelli che noi troviamo nelle nostre cartolerie, ma hanno un particolare in più: sono scritti da ragazzi come noi, che non hanno però tutte le nostre comodità e i nostri divertimenti. Noi crediamo che, con l’aiuto dei Donatori di Sangue di Anghiari, anche loro potranno provare la gioia di un piccolo regalo di Natale e potranno essere certi di avere degli amici lontani che ogni tanto li ricordano nelle loro preghiere.
Mary assieme alla mamma e alla Superiora delle Suore Agostiniane.
La Giornata del Donatore 1999 Domenica 19 Dicembre
Programma Ore 11,00 – Santa Messa in Propositura, in suffragio dei soci defunti. Ore 11,45 – Assemblea Ordinaria presso la sede sociale. Ore 13,00 – Pranzo Sociale presso il Ristorante “Cristallo” di Caprese Michelangelo, con gustoso e ricco menù (L. 37.000 - bambini L. 20.000). N.B. - Il pranzo sociale è, come sempre, gratuito per i nostri donatori attivi, che dovranno comunque prenotarsi, come tutti gli altri, presso la nostra preziosa collaboratrice Sig.ra Vesta Vellati (Ufficio Turistico) versando l'intera quota entro il giorno 12 dicembre '99. ***
Durante il pranzo si svolgerà la tradizionale lotteria allegramente condotta da Agostino Pozzoli Maris Zanchi e Carla Zanchi. Con il ballo ricchi premi offerti dalle aziende commerciali di Anghiari
La cittadinanza è invitata a partecipare numerosa!!!
Il Consiglio Direttivo
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...e continuano a vivere nei nostri ricordi di Vandro Franceschini
Il poeta di Upacchi
le cose cambiano. Il duetto si risolve davanti al giudice. Di fronte all’accusa che l’uomo l’aveva suonata per sette sere, e quindi doveva pagarlo, Teresina, sprizzando tutto il pepe che aveva in corpo, inviperita risponde: -Sor giudice ha sbagliato! A me non m’ha sonato e mai mi I ruderi della casa del “Poeta di Upacchi” sonerà!C’è poco da aggiungere. Anche nella storia della Letizia la donna assurge a eroina del contrasto amoroso. C’è un fidanzamento che dura da quattro anni e qualcosa si incrina. L’amata tradita aspetta l’uomo che accompagna a casa la nuova fiamma e lo prende a sassate. E ne tirò così tanti da consumarne quasi tre “barche”. Nella lettura sembra di assistere al film: la sceneggiatura è perfetta, senza ombre. Dell’Omarino si era imposto anche come poeta estemporaneo, all’impronta, nell’ottava rima. La sua fama si era allargata oltre i confini della provincia e, anche da lontano, giungevano altri improvvisatori per misurarsi con lui. Un giorno gli fu proposto una sfida singolare: il contrasto si doveva svolgere fra i due contendenti posti in due stanze separate, senza vedersi e senza conoscere l’identità dell’avversario. Luogo della gara “La Madonnuccia”. Iniziò la contesa e la faccenda andava per le lunghe. Il nostro artista, ad un certo punto, capì che si stava confrontando con una donna e, forse, si sentì preso in giro: dimenticò le simpatie dimostrate per Teresina e per Letizia e, nel rispondere ad una rima che finiva in “allo”, sparò la seguente ottava: O donna che tu vien dal Portogallo! Incudine facesti a ogni martello, tu briglia che frenasti ogni cavallo, fonte che beverasti ogni asinello. Sulla bertuccia tu ci hai fatto il callo E in Francia lo portasti mio fratello. Quest’è l’ottava di Torquato Tasso: “sottane” al giro e vagabondi a spasso.
Avvolto in un mantello nero, si spostava a piedi di fiera in fiera, di mercato in mercato, a vendere le sue storie. Aveva composto anche la melodia che era sempre la stessa, di modo che gli acquirenti, una volta orecchiato il motivo, potevano cantarle tutte senza scervellarsi. Era Domenico dell’Omarino, detto il Poeta d’Upacchi, nato il 21 ottobre 1850 e morto all’ospedale di Arezzo il 2 agosto 1912. Quando giungeva nelle piazze, montava sopra uno sgabello di legno e cominciava a cantare, mentre le persone gli si stringevano attorno, affascinate da questo strano personaggio che possedeva il dono di incantare la gente. L’oggetto dei suoi racconti erano, quasi sempre, contrasti d’amore riguardanti fatti accaduti nei dintorni e già conosciuti da tutti. Mi raccontavano la signora Andreina Domestici, la Drea dell’Ufficio Postale, e la Bruna della Putiti che, nei giorni di mercato, quando uscivano da scuola, vedevano il Poeta allo spigolo della casa Dini, oggi Galleria Poggini, circondato da tante persone, tutte ad ascoltarlo a bocca aperta. Ricordava il comm. Galliano Calli che un giorno recitò un canto mirabile. Alla fine tacque assorto. Molti si accostarono per acquistare il solito foglietto. Alzò il libro in alto e disse: -Questo è Dante! Non si vende! Il gesto ci dimostra che, per quei tempi, era anche uomo di cultura e di nobili sentimenti. Se poi analizziamo i contenuti delle sue storie, ci accorgiamo che, nella maggior parte di esse, valorizza il ruolo della donna. Anche se con bonaria ironia la fa diventare protagonista. E che protagonista! Nei canti e negli stornelli popolari di fino ottocento è l’uomo che assurge ad eroe: pretende di cogliere il primo bacio sulla bocca dell’amata, si proclama robusto e dritto, vuole il pegno d’amore della sua bella, la sfrutta e il tutto è venato da qualche cenno di prepotenza. Con Bistarone e Teresina
E tutto finì lì. Dall’altra stanza non giunse replica. Un dubbio mi sorge a questo punto: il Poeta, nelle sue storie, non ha mai sconfinato nella volgarità e ha rivelato di simpatizzare per la donna. In quella occasione fu tirato per i capelli e perse le staffe. Ho il sospetto che non sia stato orgoglioso di quella vittoria.
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Bistarone
di Domenico Dell'Omarino poeta di Upacchi
Nel popol di Monterchi viveva un suonatore un giorno chiese amore a una ragazza là. L’era una furbacchiona ma lui però non tanto le andò a sedere accanto e le disse così:
Finito il carnevale se lo levò d’attorno nemmeno un altro giorno ci volle ragionar. Allora Bistarone andiede dall’usciere e disse: -Per piacere mi dovete citar
Ecco il giudice al seggio che dice a Teresina: -Alzatevi ragazzina e rispondete a me, sul foglio qui c’è scritto che lo avreste sposato, ora ch’è innamorato non lo volete più.
-Se tu mi amassi oh cara speme la vita insieme si passerà io son granito, bello e robusto qualunque gusto ci puoi trovar.
la Teresina al pagamento dello strumento che lei lo sa, delle sonate le avete a dire quindici lire mi deve dar.
Per cinque sere che v’ha suonato quindici lire dovete dar oppure andrete in tribunale voi fate male a non vi accomodar.
Allora gli rispose: -Se tu mi fai ballare si potrà combinare il damo io non l’ho! E poi non mi disgarbi se tu ti porti bene se amore si mantiene un dì ti sposerò.
L’usciere manda il foglio a quella ragazzina e il giovedì mattina lei all’udienza andò. La piazza di Monterchi parea piazza Navona nemmeno una persona più ci poteva entrar.
Rispose Teresina: -Sor giudice ha sbagliato a me non m’ha sonato e mai mi sonerà. Gli detti anche da cena mangiò per tre facchini se vuole anche i quattrini allor so come sto.
E Bistarone tutto contento il suo strumento lo và a piglià, per cinque sere con l’organetto con gran diletto andò a sonà.
Tutti guardarino a Bistarone nel seggiolone sedeva là, poco distante dalla ragazza con seria faccia guardava già.
La Letizia
di Domenico Dell'Omarino poeta di Upacchi
Nel popol della Pieve, lontan d’Anghiari un miglio, ci nacque uno scompiglio fra due fidi amator. La giovane Letizia l’erino ormai quattr’anni senza finzioni e inganni portava nel suo cuor
Il ventidue settembre Letizia va alla festa e la pezzola in testa non gli voleva star. Gli ebbe a cascare il cuore quando lo vide in piazza e con l’altra ragazza andava a passeggiar.
E tutti e due feriti Si misero a scappare, senza stare a pensare, fanno a chi corre più. I sassi che gli trasse lo vide il cantoniere che di tre barche intere pochi ce ne restò.
un giovinotto che amava tanto d’un sacro santo sincero amor poi alla fine l’ha bastonato perché l’ingrato la canzonò.
Attese il punto di ritornare e allontanare non li lasciò e quando furono giù per la via a un dato punto li salutò:
Se Dio ne guardi, l’avia arrivati agli appiedati li fa morir! Corse la gente e la chiapparino non la lasciarino a lor seguir.
Pensò di vendicarsi a costo della pelle ché non son parti belle lasciandola così. -Mi avesse detto addio ma troppo a brucia pelo e quanto è vero il cielodisse -la pagherà.
-Buongiorno innamorati! -Buongiorno ragazzina! E lì una risatina il giovine le fa. Questa si avventa ai sassi, pareva una tempesta, il giovine alla testa col primo lo colpì.
Appena giunti a casa vanno subito a letto ancora il cuore in petto gli faceva ta-ta. -Vi avverto giovinotti non fate come tanti non essere ambulanti d’andar di qua e di là!
Dove lo trovo, ci faccio guerra e chi va ‘n terra s’arizzzarà e s’ha pentire di essere nato se fra le mani un dì mi dà.
Beppino ruzzola giù per la via! -Oh gambe mia- disse fra sé -ora fuggire qui ci bisogna sennò ci ammazza, proprio davver!
Amate una tanto vi basta e se vi preme il vostro groppon, se poi son tutte di quella pasta oh bell’esempio che vi lasciò!
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Ricordiamo una cara signora
Ricordiamo “Galliano”
Con la sua serenità che distingue le persone giuste, si è spenta nella sua dimora (in Borgo della Croce) la signora Libia Noferi ved. Busatti, lasciando ai suoi cari e a quanti le furono vicini, il rammarico della Sua dipartita. La Sua valida presenza nella famiglia e nella società, fu modello di gentilezza, unito aleseria e dignitosa modestia; ideale doti nelle quali esemplava Sue innate virtù. Fu sposa d’affetto sereno, al fianco del non dimenticato Dott. Gregorio: fu pure madre amorosa di figli che seppe educare a Suo virtuale complemento. A questi va la nostra partecipazione e stima.
Questo nostro concittadino, scomparso recentemente, sembra, nei nostri ricordi, ch’egli fosse nato precipuamente a riconsiderare i valori contriti della gente povera, intesa quale nullità culturale. Egli si ribellò a quelle condizioni, impostegli dalla natura avara, mostrando, come si apprende dalla lunga scia dei ricordi, la sua eccezionale statura di narratore delle cose e degli uomini del suo tempo; affidando alla lirica più naturale, il suo acume penetrante fin nei retrivi recessi degli esseri umani già vissuti o viventi. Rileggendo la sua raccolta di poesie, ispirate ed estemporanee, curata con tanta pazienza da Enza Tacconi ne “Il Campano”, si ha la visione genuina della sua Autobiografia e questa è sufficiente per conoscere Galliano. Gli amici lo ricordano e sentono la sua mancanza; il canto popolare ha perso un vate, mentre la schiera dei cittadini ricordevoli ne ha uno in più. Concludiamo il ricordo dell’amico Galliano Calli con alcune quartine tratte dalle sue poesie.
Anghiari, 19 ottobre 1999
Il filare del Biancucci di Mario Del Pia
Andando al “Borgo”, di fronte all’ex casello di Mezzavia, fa bella mostra di sé un filare di viti sostenuto da lunghi pali (qualche tempo fa erano anche più lunghi). Li ha sistemati Giuseppe Biancucci, tramandando in questo modo fino ai nostri giorni questa particolare tecnica di coltivazione. Giuseppe, che è venuto a mancare il 7 giugno scorso, era appassionato del lavoro dei campi. Pur conservando le tradizioni era però aperto alle nuove tecniche. Quando i “concimi chimici” fecero il loro ingresso in agricoltura egli preparava da sé le varie miscele, che allora esistevano solo in modesto numero, a seconda dell’uso che intendeva farne utilizzando le sostanze primarie che sono Azoto, Potassio e Fosforo. Ricordiamo quindi Giuseppe ed il duro lavoro dei veri agricoltori che non diventerà mai industria.
Voi signori, mi perdonerete Un poeta di quinta elementare, ma cuore sano e gamba tesa, che l’Alpi della Luna spesso ha da passare. *** Cinque pagnotte me le mise in mano A dirlo mi vergogno, ma sentite: “Dalla vergogna, Lilla, mi vien male or ci vorrebbe un pezzo di maiale.” “Galliano, siete garbato e ‘n ve vo’ male, Calisse qualche volta bestemmiava, ma molto più di lui siete sfacciato. Anghiari, 11 novembre 1999 san Martino
Chiesa della Propositura Venerdì 24 dicembre 1999 alle ore 24
Santa Messa solenne di mezzanotte con la partecipazione della Corale di Anghiari, diretta dal Maestro Bruno Sannai, che eseguirà canti natalizi. 18
Vamos caminando...
Corrispondenza da Calapuja (Perù) di don Giovanni Gnaldi “Siglo amigo… sugiere, ensêna, persuade: ¡el dia en que las minorìas del mundo entero se uman para construir un mundo más justo más humano, aquel día se habrá descubierto, por fín, la potencia nuclear del Amor!” (Dom Helder Camara)
Dom Helder Camara vive!
Se hace camino al andar (A. Machado)
Se n’é andato di notte, il 27 agosto 1999. A 90 anni, é partito per il grande e lungo viaggio. Riascoltiamolo: “Ebbi fame, ebbi sete, fui incarcerato. Sì, possiamo glorificare la caritá: ella é Dio stesso. Peró non bisogna rimanere nella superficie delle parole e limitarsi a dare, a distribuire alimenti, medicine, soldi… Nel nostro tempo, la carità è promuovere il trionfo della giustizia”. “Ci sará un eden nel mondo che non conosca ingiustizia, disuguaglianze, divisione? Ci sarà un luogo in cui la ingiustizia non costituisca la prima violenza, la violenza madre di tutte le violenze?” “Quando porto sollievo alla fame dei poveri, mi si accusa di comunista”. “Conviene non farsi illusioni e non peccare di ingenuitá: chi ascolta la voce di Dio, chi opta interiormente per lui… per un mondo più giusto e più umano, non deve sognare di trovare un cammino facile, petali di rosa sotto le sue piante, applauso delle folle… Chi parte come pellegrino della giustizia e della pace, si prepari ad affrontare il deserto piú arido”. Dom Helder ci ha lasciato testimonianza, insegnamento e speranza. Grazie, maestro e profeta!
Vi scrivo da Calapuja, un paesino posto sulla riva del fiume, dal percorso sinuoso e a tornanti. Un agglomerato sociale con molte case cadenti e pochi abitanti. Molte persone, specialmente giovani, sono emigrati da Calapuja a Julica (a 25 chilometri) e, soprattutto, a Lima per lavorare da tessitori. Esperti tessitori di guanti! Calapuja si trova tra la strada Puno-Cusco, recentemente asfaltata, e la vecchia ferrovia, costruita dagli inglesi nel secolo scorso. La ferrovia serviva per raccogliere la lana dei pascoli andini, via treno veniva trasportata ai porti costieri del sud del Perú e, da lí, via mare, alle industrie manifatturiere inglesi. Vivo a Calapuja (diocesi di Puno) dal marzo scorso e, insieme alla famiglia peruana di Norberto e Leonisa, siamo incaricati di questa zona pastorale comprendente i comuni di Calapuja e Nicasio, con le corrispondenti 24 Comunitá Campesine. Una piccola parrocchia che non raggiunge le 10 mila persone. La gente vive di economia risicata, con ciò che viene dall’agricoltura (patate, quinwa, oja). Piú affidamento viene fatto sull’allevamento del bestiame (pecore, llamasa, alpacasa, vacche). Calapuja é un paesino quasi insignificante, dimenticato. Come Nazaret in altri tempi! Non a tutti é consigliabile viverci! Io ci provo…
Il romanzo di Carlo Brizzi “Capitano di cavalli” di Walter Del Sere
Un week-end culturale alla scoperta dei territori nei quali è ambientata l’azione narrata nei due romanzi che sono stati presentati il 23 ottobre dallo scrittore Carlo Brizzi nel Palazzo Pretorio di Anghiari. Era questa la scommessa, risultata poi vincente, intrapresa dal Comune di Anghiari e dalla Pro Loco che avevano aderito alla proposta dell’Editore Gangemi di collegare la presentazione di “Capitano di cavalli. Romanzo di armi e di amori” e il recente “Principe della Chiesa”, partoriti dalla ispirazione di Brizzi e, appunto, una visita ai luoghi dove si svolgono le vicende romanzate: dalla Valle del Sovara a Sansepolcro e Monterchi, custodi dei capolavori di Piero della Francesca, al borgo medievale di Anghiari. Un centinaio le personalità che hanno aderito al “pacchetto”, con i Sindaci di Anghiari e Sansepolcro a fare gli onori di casa e il giornalista Fernando Ferrigno che, con la sola forza delle parole, ha poi trasportato i presenti indietro nel tempo di seicento anni. Ferrigno ha dapprima tracciato un profilo del “Capitano di cavalli” Paolo Testa e della contrastata storia d’amore tra lo stesso e la giovane Imelda Tarlati, con sullo sfondo la Battaglia d’Anghiari combattuta il 29 giugno 1440 dall’esercito della Lega contro le truppe milanesi guidate da Niccolò Piccinino. E poi il “Principe della Chiesa”, ultima fatica letteraria del romano di nascita ma toscano d’origine Carlo Brizzi, strettamente legata alle vicende del precedente romanzo storico. Il protagonista del secondo libro è Pietro Testa, fratello di Paolo, il quale, intrapresa la carriera ecclesiastica arriverà ai massimi vertici dello stato Vaticano. Da un romanzo d’armi e di amori ad uno di narrazione dei grandi avvenimenti del 1400. Su tutto primeggia un’immagine fresca ed accattivante di Firenze e delle contrade di Anghiari e Sansepolcro. Un bel tuffo nel Rinascimento sottolineato dai prolungati applausi che hanno gratificato un riuscito week end in Valtiberina tra cultura e turismo d’arte.
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Il mobile da sacrestia della chiesa della “Croce” Preso l'Istituto d'Arte di Anghiari si sta svolgendo un corso di specializzazione post diploma. Il corso, fra gli altri obiettivi, prevede il restauro del mobile da sacrestia collocato nella chiesa della Croce e di cui si parla anche a pag. 25 di questo numero del giornale. La documentazione delle opere in restauro è curata dalla professoressa Francesca Chieli e proprio dietro le ricerche dell'allievo Luca Busatti sono state ritrovate interessantissime notizie. Presso l'archivio dei Frati Minori di Firenze sono state infatti trovate le cronache del Convento della Croce che fanno riferimento al nostro mobile. Queste cronache sono state scritte da Padre Damiano Comanducci che seguì, nell'incarico di amministratore del Convento della Croce, al nostro Lorenzo Tagleschi. Ma veniamo per sommi capi alle notizie. Già alcuni anni prima della costruzione del mobile in questione (1742) i frati acquistarono del legname di “albero” e, addirittura l'anno prima, nel 1741, acquistarono un “toppo” di noce per rifare i mobili di sacrestia. Infine sappiamo anche il nome dell'artigiano che ha realizzato il lavoro. Si tratta di Gaetano Gignoli fiorentino che in quell'epoca si trovava a Pieve Santo Stefano. Notizie quindi oltremodo interessanti e precise che potremo conoscere analiticamente in occasione della presentazione del restauro del “Mobile da sacrestia” della chiesa della Croce. Dalla Redazione
Il vostro contributo per il giornale
Come i nostri lettori sanno il giornale si avvale del loro aiuto finanziario che ci permette di continuare la pubblicazione. È nostra intenzione infatti continuare questa pubblicazione ma certo in parte dipenderà anche dal riscontro dei vostri contributi che ci daranno l'indirizzo da seguire. Ricordiamo fra l'altro che già diversi lettori ci hanno fatto pervenire il loro generoso contributo. Per coloro che non ne hanno avuto la possibilità ma che desiderano farlo alleghiamo a questo numero il bollettino postale intestato alla Parrocchia. Grazie. Ricordiamo che la pubblicazione del giornale, iniziata da don Nilo e proseguita poi con don Giovanni e don Vittorio è nata come foglio di informazione per i parrocchiani ma anche come collegamento con gli anghiaresi residenti fuori del nostro paese o, addirittura, all'estero.
Un anniversario da ricordare di Francesca Madiai
Parlando del passato con alcune mie colleghe di lavoro ho saputo che 25 anni or sono si inaugurava il Nuovo Asilo (allora si chiamava così). Era l'ottobre del 1974; fu un avvenimento importante per Anghiari perché, pur essendo in una posizione un po' scomoda, era pur sempre nuovo, moderno e funzionale rispetto al Vecchio Asilo Testi. In 25 anni ne sono passati di ragazzi, oggi magari già genitori di bambini che frequentano la nostra “Scuola Materna”. Forse è proprio pensando a loro che ho voluto scrivere queste due righe; chissà quanti di loro ricorderanno quell'avvenimento così importante?
La Dynamis Bike Fratres alla “Rampilonga” Il 12 settembre scorso si è svolta a Moena, in Trentino, l’undicesima edizione della “Rampilonga”. Più di 5000 bikers si sono ritrovati nell’incantevole scenario delle Dolomiti, ed anche il gruppo Dynamis Fratres di Anghiari, appassionato di questo sport, era presente con ben 11 elementi. Anche se più o meno allenati, tutti gli appartenenti al gruppo anghiarese erano comunque pieni della voglia di portare a termine la gara che si è svolta su un percorso di 41 km tra le montagne delle Dolomiti. Il tratto più difficoltoso della gara è stato senza dubbio la salita di ben 10 km consecutivi, che conduce al passo Lusia, a circa 2300 metri di altitudine. Lungo tutto il percorso era assiepata molta gente che incitava tutti i concorrenti, senza distinzione. Così anche tutti i “bikers anghiaresi” per quel giorno si sono sentiti dei veri “protagonisti”. Graziotti Fabrizio (Iccio), Bivignani Vittorio, Mugelli Fabrizio, Chiarini Pier Luigi, Chiarini Alessio, Chieli Marco, Senesi Mauro, Fontana Marco, Fontana Daniele, Ghignoni Manuel. Dynamis Bike Fratres - Anghiari
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(Dalla lettera di presentazione del Conto del Melograno)
Sottoscrivendo una delle tre versioni del Conto del Melograno, hai scelto di entrare in un mondo di servizi utili, di vantaggi concreti, di risparmi sicuri. Da questo momento puoi contare su numerosi servizi che rappresentano vantaggi finanziari, economici e assicurativi, utilissimi nella vita quotidiana di ciascuno di noi. Questi vantaggi sono resi ancora più piacevoli dal fatto che il loro costo è incluso nel canone fisso mensile e quindi costituiscono un tangibile risparmio. Ma i vantaggi del Conto del Melograno non si fermano al tuo portafoglio. Con i servizi rivolti al benessere, alla sicurezza, alla salute, potrai godere di un bene che non ha prezzo: la serenità, per te e per la tua famiglia e per ogni suo componente. Infatti, i servizi del Conto del Melograno sono stati scelti per la loro capacità di offrire vantaggi non soltanto a te, ma anche per offrire protezione, benessere, serenità alle persone che ti sono vicine. Ed è una serenità che si basa sulla concretezza e sulla solidità. I servizi a disposizione della tua famiglia sono stati scelti con cura, verificati con attenzione, in modo da offrire soltanto certezze su cui fare affidamento. Sono servizi utili, e non banali capricci. Ognuno di loro ha un grande valore: prova a verificare i costi che avresti dovuto sostenere nell’acquistarli privatamente e comprenderai ancora di più l’importanza della scelta da te compiuta. Più si utilizza no i servizi del Conto del melograno, più se ne apprezza il valore. Il Credito Cooperativo ha fatto di tutto per semplificare l’uso quotidiano ed il pieno impiego dei servizi del conto che hai appena sottoscritto: ora non devi fare altro che leggere il materiale informativo. Non c’è niente da spedire, né da compilare. Chiedi il massimo al tuo Conto del Melograno, è nato per questo: per mettere a frutto i tuoi desideri.
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Da Tavernelle
Rubrica a cura di Alessandro Bivignani
Domenica 26 settembre abbiamo festeggiato, insieme alle suore di Montauto, la festa di santa Teresa Couderc, fondatrice del loro ordine. Nel pomeriggio, alle ore 17, abbiamo partecipato alla S. Messa celebrata da don Juan Carlos; poi c’è stato uno spettacolo dei ragazzi della parrocchia di Tavernelle, ed infine abbiamo concluso la giornata con un piccolo rinfresco offerto dalla comunità delle suore di Montauto.
Invece, la domenica mattina del 17 ottobre, durante la messa parrocchiale di Tavernelle, è stato dato il mandato alle catechiste per il nuovo anno, e sono state assegnate le classi per ogni catechista. Nell’occasione i bambini hanno portato davanti all’altare le richieste di ammissione al catechismo, firmate, come segno d’impegno di tutta la famiglia, dai loro stessi genitori. Ilaria Piomboni si è laureata, presso l’Università degli Studi di Siena Facoltà di Medicina e Chirurgia, con Diploma Universitario per Infermieri discutendo la tesi: L’informazione: “Strumento necessario nel servizio di endoscopia”, ottenendo l’ottima votazione di 110 e lode. Alla nedottoressa gli auguri più fervidi della Redazione.
Anche quest’anno abbiamo rispettato l’antica tradizione, festeggiando la Madonna del Rosario, domenica 10 ottobre, presso la chiesa di S. Andrea a Galbino con la S. Messa del pomeriggio. Poi, grazie alla splendida giornata, è stata organizzata una piccola merenda per gli intervenuti, nel prato adiacente la chiesa.
“Este es el dia del Senor” (Questo è il giorno del Signore) di Laura Taddei
È domenica 12 settembre, la comunità di Tavernelle accoglie festosamente in parrocchia don Juan Carlos. Este es el dia del Senor! Questo bel canto in lingua spagnola, preparato dal coro, ma rimandato perché necessita di adeguato accompagnamento, dovrà aspettare quello della chitarra di don Juan Carlos, di cui conosciamo l’abilità, per poter essere inserito nella liturgia domenicale. Este es el tiempo de la misericordia! La S. Messa delle 11 e 30 è stata comunque molto partecipata, dando vita ad una cerimonia veramente commovente. Adulti e bambini, nelle preghiere dei fedeli, hanno pregato per don Marco, perché possa trovare aiuto e collaborazione per lo svolgimento del suo nuovo ministero, per le parrocchie di Anghiari e Tavernelle, riunite in un’unica unità pastorale, ed hanno ringraziato per la presenza di don Juan Carlos fra noi, perché crediamo ci aiuti a superare le piccole incomprensioni dei particolarismi, sentendoci parte della Chiesa universale. Tralci e grappoli d’uva, simbolo dell’unione di noi, popolo di Dio, con la vera vite, e cioè Cristo rappresentato dai suoi ministri, posti ad addobbare l’Altare sono segni esteriori che però aiutano la vita di fede. Con questo spirito abbiamo continuato il momento di festa nel pomeriggio al Centro parrocchiale; uno spirito certamente provato da sincero dispiacere per la non più assidua presenza di don Marco nella nostra parrocchia, ma animato anche da altrettanta sincera gratitudine perché, pur nelle gravi necessità che è chiamata ad affrontare, la Chiesa ha saputo rispondere ancora alle esigenze della nostra realtà locale. Don Juan Carlos ha trascorso con noi il pomeriggio in amicizia, conversando con grande affabilità sia con gli anziani che con i ragazzi, suscitando subito sentimenti di simpatia e affetto. Durante il rinfresco, che ha favorito una gioiosa atmosfera, la Emola ha suggerito la rima: Noi, che siamo ora qui riuniti in allegria, speriamo che questo parroco il Vescovo non ce lo porti via!
San Martino a Tavernelle
Un gruppo di abitanti, di origine tedesca, del villaggio di Upacchi hanno organizzato per il giorno 11 novembre, San Martino, una simpatica manifestazione. Sono partiti dal campo sportivo di Tavernelle con in testa una persona a cavallo che impersonava San Martino e, dietro di lui, un gruppo di persone, fra cui anche gli abitanti di Tavernelle che hanno partecipato volentieri a questa iniziativa, vestiti più o meno come ai tempi del santo, con delle torce in mano e recitando dei canti. Sono giunti fino davanti al piazzale della chiesa. Qui un'altra persona impersonava il “povero” e San Martino, alla sua presenza, è sceso dal cavallo e gli ha donato il suo mantello. In Germania la festa di San Martino è molto sentita e questa iniziativa dei simpatici abitanti di Upacchi è stata apprezzata dagli abitanti di Tavernelle nonostante il brutto tempo. Non va dimenticato che anche da noi le feste di San Martino, soprattutto in campagna, erano molto sentite.
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Dalle nostre Parrocchie
Leone e abbiamo ricordato questo santo papa che si dice nato a Monte. Il presepe verrà realizzato dai ragazzi con delle belle statue donate da una benefattrice della parrocchia. L’ultimo dell’anno faremo il canto del Te Deum in latino. Sarà un canto gregoriano in onore anche a Guido Monaco di cui quest’anno ricorre il millenario. Il giorno dell’Epifania faremo una piccola festa nelle sale dell’Asilo qui vicino alla parrocchia. Infine abbiamo la festa di Sant’Antonio che si faceva il 17 a Tubbiano e il 18 a San Leo. Ora si fa a Tubbiano la domenica precedente la festa e a San Leo la domenica dopo. Faremo la benedizione delle biade e del fieno come segno di devozione particolarmente sentito dai nostri parrocchiani.
A Viaio in dicembre avremo la Novena alle ore 18 in
preparazione alla Festa del Natale quando verrà celebrata la Santa Messa di mezzanotte a cui partecipano numerosi fedeli provenienti anche da altre zone. In quell’occasione ci sarà l’accompagnamento musicale della Messa e, al termine, staremo un po’ insieme con i ragazzi e penso faremo anche un rinfresco per loro anche se in modo semplice. Il presepio quest’anno verrà preparato da Anna Maria Torelli e sarà possibile visitarlo. Il catechismo ai ragazzi verrà fatto dalla signora Anna Rita e dalla figlia Katia. È un impegno che viene svolto a favore dei nostri ragazzi e tutta la comunità ne è grata. A Viaio purtroppo ci sono poche attrattive per i giovani. Gli uomini si ritrovano qui vicino alla chiesa dove c’è un pallaio coperto per passare qualche ora insieme giocando a bocce. Naturalmente in campagna si sente meno la necessità di come passare il tempo perché ci sono sempre dei lavori da fare mentre per i giovani sarebbe utile una qualche iniziativa che potrebbe partire però anche da loro stessi.
Calendario delle celebrazioni religiose a Monterchi Mercoledì 22 dicembre 1999 Ore 11, chiesa di San Simeone profeta in Monterchi: Santa Messa di Natale per gli alunni delle scuole ed inizio delle visite al “Presepe 2000”
Al Carmine il presepio viene preparato nel nostro bellissimo Santuario dalla gente del Carmine e sarà possibile visitarlo.
Venerdì 24 dicembre 1999 Ore 23,45, chiesa di San Simeone profeta in Monterchi: Benedizione ed inaugurazione della nuova Porta e del “Presepe 2000” realizzato dai giovani. Ore 24, chiesa di San Simeone profeta in Monterchi: Santa Messa solenne di mezzanotte con la partecipazione del Coro di Monterchi. Ore 24, chiesa di Santa Maria della Pace di Le Ville: Santa Messa solenne di mezzanotte con la partecipazione del Coro di Le Ville.
Al Ponte alla Piera il presepio verrà preparato dalla Speranza e dalla Bruna. Per le celebrazioni religiose di quel periodo verranno avvisati i parrocchiani. A Micciano il presepe viene allestito dai giovani della parrocchia. Il 24 dicembre, Vigilia del S. Natale, verrà celebrata la Santa Messa di mezzanotte e il 31 si celebra il Te Deum di ringraziamento. Il giorno dell’Epifania, alle ore 16, in chiesa, ripeteremo la Festa della Santa Infanzia con una breve processione all’interno della chiesa con i ragazzi della parrocchia come omaggio dei bambini a Gesù Bambino. I catechisti poi offriranno dei doni ai ragazzi e agli anziani della parrocchia. Il 23 gennaio 2000 si festeggia Sant’Antonio e, nel pomeriggio, ci sarà la festa popolare organizzata dai festarini. A San Leo per la festa dell’Immacolata si era soliti andare alla chiesa di Corsano; anzi per tutte le feste dedicate alla Madonna ci si recava a Corsano. Quest’anno la chiesa di Corsano è chiusa per inagibilità, anche se, per certo, i lavori di ristrutturazione inizieranno presto, e quindi nel 2000, anno del Giubileo, sarà di nuovo visitabile. Quest'anno comunque la Novena dell'Immacolata verrà fatta qui in parrocchia dal 29 novembre al 7 dicembre la sera alle 18. Sempre alle 18 dal giorno 15 dicembre inizierà la Novena in preparazione del Natale. Il 10 novembre c'è stata la festa di San Leone papa e qui in parrocchia con i ragazzi abbiamo celebrato la Messa cantata, abbiamo esposto la reliquia che si dice sia di San
Sabato 25 dicembre 1999 (S. Natale del Signore) Ore 11, Chiesa di Santa Maria della Pace di Le Ville: Santa Messa del giorno con la partecipazione del Coro di Le Ville. Ore 11,15, chiesa di San Simeone profeta in Monterchi: Santa Messa solenne di mezzanotte con la partecipazione del Coro di Monterchi. Venerdì 31 dicembre 1999 Ore 21, chiesa di San Simeone profeta in Monterchi: solenne funzione di ringraziamento per la fine dell'anno e del secolo. Ore 24, suoneranno le campane delle varie chiese per salutare l'inizio del terzo millennio. Sabato 6 gennaio 2000: Giubileo dei bambini Ore 11, chiesa di Santa Maria della Pace di Le Ville: benedizione dei bambini. Ore 15,30, chiesa di San Simeone profeta in Monterchi: benedizione dei bambini.
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CONFRATERNITA DI MISERICORDIA
ASSEMBLEA ANNUALE DEI CONFRATELLI Sabato 4 dicembre 1999, alle ore 7, presso la sede della Fratellanza (Via Matteotti 129) è indetta l'Assemblea Ordinaria dei Confratelli in prima convocazione. Qualora, come presumibile, non verrà raggiunta la maggioranza assoluta dei Fratelli ordinari, l'Assemblea si terrà in seconda convocazione
DOMENICA 5 DICEMBRE 1999 ALLE ORE 11 Si ricorda ai Confratelli che alle ore 10, nella Cappella di San Marco, attigua alla sede, verrà celebrata la Santa Messa.
Altre due famiglie in lutto Non passa giorno la morte è punto nero quando ci si mette lei fa sul serio
Tanto il soffrire e calda la speranza contro la morte non trovi alleanza
Quattro Novembre due anime involate da questo Anghiari che aveva tanto amate
Tutti soggetti a queste strane nozze ma le ganasce son quelle delle morse
La cara Assunta di noi tanto amica tanto piaceva a lei restare in vita
Quando ti prendono ti senti stritolare contro ‘sto male nulla c’è da fare
Ma contro il male non c’è ragion che tenga o prima o poi ognuno di noi s’arrenda
Anche la moglie del caro Dottor Piero il novantanove è stato un anno nero La cara moglie
da tempo ammalata l’à persa proprio in questa brutta annata
Beppe e Paolo Rossi non vi ero vicino ma rimanemmo scossi
Tanti i malanni caduti loro addosso tanto il coraggio ma il cuore resta scosso
Come Anghiarese la perdita de ‘sti cari per sempre amici vissuti alla pari:
Troppi i dolori a questi famigliari non sono assente se anche fuori d’Anghiari
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Son solidale con tutto il mio cuore stringo la mano al caro mio Dottore Alla cara Anna
È tornato Sagresto
La Lavanda del Sogliani e...
di Emmedipì
Nel prossimo mese di dicembre sarà terminato il restauro della bellissima pala conservata nella Propositura di Anghiari. In quell'occasione ognuno di noi si potrà rendere conto del lavoro svolto e dell'importanza di quest'opera che forse avevamo sempre sotto gli occhi senza renderci conto della sua importanza dal punto di vista artistico ma, soprattutto, dal punto di vista devozionale. Non dimentichiamo che quest'opera fu commissionata da una delle compagnie esistenti in Anghiari. Ricordiamo anche che il restauro di quest'opera è stato sostenuto interamente dalla Ditta Busatti, ditta anghiarese. Per le altre due opere attualmente in restauro abbiamo chiesto al prof. Valbonetti Giovanni a che punto sono: Un punto ottimo. Per il mobile da sacrestia della chiesa della Croce è stata completata la pulitura ed è già iniziata la sistemazione della parte strutturale per cui si ricostruiscono gli elementi delle cornici con integrazione delle parti mancanti. Era un mobile realizzato per un ambiente diverso e che si trovava inserito fra le pareti della sacrestia. Oggi con la nuova collocazione nella sala sopra la vecchia sacrestia verrà completato con dei pannelli laterali che copriranno le fiancate mancanti. Veniamo invece alla panca proveniente dalla Propositura, che ci auguriamo di poter attribuire al Brugoni. Durante i lavori ci siamo resi conto che lo schienale è più antico del sedile. Sono due cose ben distinte. La parte superiore è a buon punto e quanto prima sarà terminata mentre deve iniziare il restauro del sedile. I lavori sono portati avanti con il Corso post-diploma organizzato dal nostro Istituito d’Arte e contiamo entro Natale di terminare i lavori iniziati.
Dopo alcuni accenni apparsi sull’Oratorio circa la figura del Brigante Sagresto, l’amico Franchini si è ricordato di avere delle notizie su questo personaggio e me le ha fatte pervenire. Si tratta in effetti delle ricerche fatte dal giornalista Magi su alcuni briganti toscani dell’800 pubblicate in un libro distribuito anche a dispense con il giornale La Nazione. Per quanto ci riguarda Sagresto, nato a Ponina in Casentino, dopo l’ennesimo inseguimento, traversata l’Alpe, si ritrovò a Sasseto nel territorio della Barbolana. E subito il “poeta” cantò: Sagresto, sventurato citto Anche lui giunto all’ultimo destino Di cui fu mostruoso il suo delitto Si fece per due vittime assassino… Giunto a Sasseto Sagresto tenne sotto il tiro delle armi tutta la famiglia concedendo solo brevi assenze per i lavori nei campi e l'accudienza del bestiame. Sul come la famiglia di coloni che viveva a Sasseto riuscì ad avvisare le forze dell’ordine ci sono varie versioni e ognuno si sbizzarrisce sulle più fantasiose. Il fatto è che il giorno 11 luglio 1902, dopo un appostamento dei carabinieri, Sagresto venne ferito mortalmente e trasportato, si dice con una treggia, nel nostro Ospedale, che allora si trovava nella Piazzola, dove morì due giorni dopo.
Che tempo farà di Frido Camaiti
Siamo arrivati al mese di novembre, precisamente al giorno 3 e la giornata è perfettamente in linea con il periodo autunnale: pioggia, nebbia e temperatura accettabile (minima 9°). Il mese di ottobre appena trascorso ci ha regalato delle giornate belle con temperature quasi estive, ma facendo il paragone con il mese di ottobre del ’98 non dobbiamo meravigliarci più di tanto del caldo eccezionale che abbiamo avuto: in tutto il mese di ottobre solamente 4 giornate di fila sono state veramente “calde” e precisamente i giorni 24-25-26-27 con temperature di circa 5 gradi in più della norma, anche di notte. Per il resto il mese di ottobre è stato perfettamente in linea con quello del 1998. A voler ben precisare nei giorni 7-8-9 di ottobre c.a. abbiamo avuto delle correnti molto fredde da nord che hanno fatto gridare all’arrivo di un prematuro inverno: tre giorni di vento di tramontana e alcune brinate al piano. Per il resto l’ha fatta da padrone lo scirocco che specialmente nei giorni finali del mese ha fatto salire il termometro più della norma del periodo. Ora stiamo lentamente ma inesorabilmente avvicinandoci al periodo invernale che se dovesse essere come lo scorso anno non ci sarebbe da stare molto allegri: statistiche alla mano lo scorso inverno è risultato tra i più freddi in assoluto. Non con punte di gelo particolare come è accaduto in vari periodi degli anni passati ma con una costante fredda che è durata nel tempo. Per rendere l’idea di come è stato freddo l’inverno scorso basta leggere alcune statistiche qui di seguito riportate. Il 14 del mese di novembre ’98 è caduta la prima neve sul nostro Appennino, a quota 1000 metri; da quel momento la neve è stata visibile ai nostri occhi per 128 giorni (quattro mesi abbondanti). La prima neve ad Anghiari è caduta il 20 novembre continuando fino al 22 con continue tormente di vento e di neve. Durante il periodo invernale abbiamo avuto ben 27 giorni di caduta neve/nevischio. Le temperature minime sono scese sotto lo zero gradi per ben 44 giorni. Il giorno di gelo (temperatura mai sopra lo zero nell’arco delle 24 ore) sono stati ben 10.
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di Loris Babbini
Prima idea di erigere in Anghiari una nuova Chiesa - Sarà poi la Chiesa di "Santa Maria delle Grazie" della "Madonna del Fosso", Propositura di Anghiari Va detto innanzi tutto che l’idea di una nuova Chiesa in Anghiari era già nata ed anche decisamente trattata e sostenuta fino dalla seconda metà del ’400 imposta soprattutto dagli accresciuti bisogni del Castello che, sotto i Padri Camaldolesi prima, i Tarlati di Pietramala ed i Fiorentini poi, aveva subito un notevole aumento in popolazione e una altrettanta espansione del suo insediamento oltre l’antica cinta murata. Infatti si ha notizia che Don Ugolino dell’Antella, fiorentino, Abate di S. Bartolomeo d’Anghiari, il 26 luglio 1480 “per consiglio del Padre Maggiore di Camaldoli, di molti gentiluomini fiorentini e di tutto il pubblico d’Anghiari, fu esortato e consigliato a fabbricare una nuova “Badia”, sotto il titolo di S. Bartolomeo, perché quella esistente era piccola e non capace di ricevere tutto il popolo di Anghiari nelle solennità, processioni e predicazioni.” Il General Consiglio della Comunità, congregatosi insieme allo stesso Abate, elesse sette persone, cosiddette “Operai soprastanti a detta fabbrica”, da farsi nel Cassero, e il Priore della Fraternita di S. Maria del Borghetto, il 9 ottobre 1480, concesse allo stesso Abate il “granaio” e la “canova”. I Capitani di Parte Guelfa di Firenze, supremo organo del dominante Governo Fiorentino, dettero molto presto la licenza della Comunità, per cui concessero all’Abate Don Ugolino dell’Antella il luogo denominato “Cassero”, onde edificarci la nuova “Badia” tantoché, con invadenza e zelo davvero encomiabili, Don Ugolino aveva già dato l’ordine che si cominciassero i lavori. Purtroppo questa prima iniziativa, già così bene e decisamente avviata, cadde, senza possibilità di ripresa, “per alcune difficoltà” e perché “ser Giusto di Giovanni non vuolse dare la sua casa contigua a detto “Cassero”, nonostante che venissero offerte a suo compenso le case della Fraternita”. Comunque sempre più si avvertiva l’insufficienza e la scarsa agibilità dell’antica “Badia” nella sua funzione parrocchiale di fronte alle aumentate necessità del culto della popolazione locale e dell’importanza cui era assurto Anghiari come centro dell’egemonia fiorentino sull’alta valle del Tevere. In questo aspetto delle cose emerge inequivocabilmente un latente ed astioso contrasto e una tesa tensione di contestazione tra l’ambiente anghiarese (forse quello “bene”) e l’Abate di S. Bartolomeo. Ma l’esposizione dei fatti sulla precaria situazione della “Badia”, nella sua funzione di magistero parrocchiale, ce
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la rappresenta una citazione in proposito molto descrittiva nei contenuti che, con dovuto dimensionamento in un più scorrevole e attuale linguaggio, ci riporta il quadro del momento pressappoco in questi termini: “26 giugno 1576. Il Granduca Francesco scrive una lettera ai Priori della Comunità notificando loro come l’Abate di S. Bartolomeo desidera che la cura delle anime di quell’Abbazia (avente sede nella Chiesa di “Badia”) si dovesse trasferire in S. Agostino, luogo questo capace e comodo a tutto il popolo. Poiché la Chiesa stessa di S. Agostino doveva così venire “a comodo et honore della religione”, il Granduca intendeva chiedere agli anghiaresi che ne prestassero il consenso, per poter poi più “facilmente” inviare la pratica a Roma. Questo sarebbe stato anche di gradimento di Sua Altezza Serenissima, poiché dava maggiore reputazione alla loro Terra.” Ma ecco quanto risposero gli anghiaresi alla missiva granducale a mezzo dei loro “Ambasciatori”, appositamente eletti il 4 luglio 1576 nelle persone di messer Giovanni Nicola Giusti e messer Papo Nuti, i quali si presentarono a S.A.S., il Granduca Francesco I° dei Medici, in Firenze e a voce e per scritto gli notificarono: “Serenissimo Granduca, la Comunità et homini d’Anghiari, fedelissimi sudditi di Vostra Altezza Serenissima, espongono quanto segue su quanto hanno letto di Vostra Altezza Serenissima, a richiesta del Signor Abate di Anghiari che gli Anghiaresi si vogliano contentare che la Cura della Badia suddetta si trasferisca nel Convento di S. Agostino. La popolazione della Comunità la supplica humilmente non consentire che la cura dell’anime si levi dalla Badia per molti danni e incomodi che ne resulterebbano alla Comunità et huomini e tra l’altro, con la bontà del Popolo, in Anghiari si è reso necessario da parte della Comunità aiutare che si edifichi un altro Convento in quanto prima con i due Conventi che erano in Anghiari non si poteva supplire a somministrare i debiti Uffizj e adesso che sono tre a fatica possono supplire alle cure dell’anime, dove se si levasse la Cura della Badia, tanto più ne patirebbero detti Uffizj e che nella chiesa della Badia vi sono le sepolture di tutti i primi della terra e la maggior parte degli Uffizj sono per l’ossa dei detti antecessori, delli quali resterebbono privi se si levasse la detta Cura, che sarebbe cosa empia e che le Cappelle che sono alla Badia tutte sono dotate, con
obbligo, che si dichino Messe continuamente a gli altari di quelle, il che non si potrebbe eseguire se si levasse la Cura, donde i Testatori defraudati delle loro intenzioni, e fra gli altri obblighi sono molti Uffizj da celebrarsi alla Badia per la Fraternita di S. Maria del Borghetto, che non facendoli caderìa da molti importantissimi legati, e che la Terra in particolar devozione alla Badia, per esser detto luogo antico et haver le confessioni e comunioni e altri Sacramenti, prediche e divini Uffizj et onorare detto luogo come loro Vescovado, il titolo della quale Badia è S. Bartolomeo, particolare Avvocato e Protettore di detta Terra. E così per queste et altre ragioni si supplica a Vostra Altezza Serenissima che non voglia levare detta Cura, anzi costringere l’Abate a osservare molti obblighi non soddisfatti che sono nell’Abbazia circa le cure dell’Uffiziatura e di tutto
ne terrà perpetuo obbligo a Vostra Altezza Serenissima alla quale desidera ogni felicità.” Il Granduca nuovamente scrisse, necessitandogli più completi e più precisi riferimenti sulla questione, nonostante fosse apparso chiaramente il suo favorevole appoggio ai desideri dell’Abate di S. Bartolomeo. Ma il General Consiglio anghiarese per ben tre volte discute l’argomento e recisamente replica “no” inviando anche un’altra supplica datata 17 luglio 1583 che, per il suo tono decisamente conclusivo, forse fu determinante nella caduta dell’iniziativa di trasferire la Parrocchia.
A questo punto, riassumendo i fatti si può concluderli riferendoci ai primi propositi di edificare in Anghiari una nuova Chiesa... e così venne la nuova Chiesa! Benedetta che fu la sua "prima pietra" il 13 novembre 1628, ne fu ultimata l'edificazione con solenne cerimonia benedicente celebrata il 26 giugno 1740.
(Da una ricerca al titolo "La Chiesa di Santa Maria delle Grazie, detta la Madonna del Fosso" su notizie tratte dai carteggi del locale Archivio Storico Comunale, anno 1993)
La chiesa di Viaio La chiesa di Viaio risale al XVIII secolo. È dedicata a San Paterniano, Vescovo di Fano. Tracciamo un brevissimo profilo degli ultimi sacerdoti di questa nostra parrocchia. Don Clemente Bigiarini è stato parroco di Viaio fino al 1948 (†16 marzo 1948). È sepolto nel Camposanto di S. Polo e S. Cristoforo a Caprese Michelangelo nella cappella della famiglia Bigiarini su disegno dell'architetto Remo Magrini di Anghiari. Era un sacerdote impetuosissimo ma con tanto cuore. Era un buon predicatore. Istituì una Fondazione che elargiva una borsa di studio per giovani della parrocchia o del Vicariato per aiutarli ad entrare in seminario. Il primo che utilizzò questa borsa di studio, nel 1936, è stato il giovane Fabio Comanducci
che, diventato sacerdote, oggi è parroco di San Leo. Don Clemente inoltre fece costruire la canonica così come oggi si vede. Dopo di lui fu nominato parroco don Narciso Panichi che era anghiarese. Suo padre era stradino. È stato arciprete al Palazzo del Pero e quindi è venuto nella parrocchia di Viaio. A don Narciso è succeduto don Pietro Galastri, nativo di Poppi. Ricordiamo che don Pietro è stato in precedenza parroco ad Ortignano Raggiolo e dal 3 giugno 1977 è parroco a Viaio.
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L’erba santa
di Flavio Mercati
Seconda parte
Il prodotto finito e il contrabbando Sorvoliamo le fasi della trasformazione del prodotto, incentrata sull’essiccamento, che non interessa l’argomento, le quali richiedevano una laboriosa e direi quasi professionale cura, ed arriviamo alla “fascicolatura” come veniva definita nelle campagne, che richiedeva anch’essa una certa competenza. Consisteva in questo: le foglie, già essiccate e rese morbide ed elastiche, venivano esaminate ad una ad una da una persona esperta, divise in tre categorie, a seconda della qualità: 1ª, 2ª, 3ª e quindi riunite in mazzetti da 25 o 50 foglie ciascuno. Finita la “fascicolatura”, il coltivatore lo comunicava all’Agenzia o Magazzino insieme al numero dei mazzi fatti e veniva fissato, ma non subito, il giorno del ritiro del tabacco che di solito avveniva tra gennaio e marzo. Era questo, per il coltivatore, quasi un giorno di festa: la coltura, non diciamo principale, perché la principale rimaneva pur sempre il frumento che assicurava alla famiglia il pane quotidiano, ma quella che garantiva il maggior reddito, era arrivata a buon fine; si poteva finalmente vedere il frutto di tanto lavoro, di tanto sudore, di tante ansie e preoccupazioni; ma proprio in quel giorno era in agguato un inghippo che poteva rovinare la festa. Quando il tabacco, il giorno del ritiro, veniva scaricato dai carri o carrelli, attraverso dei conteggi veniva anche verificato se esso corrispondeva a quello che doveva essere consegnato. Se mancava, il coltivatore doveva pagare la parte mancante. Se poi veniva fatto il verbale, gli veniva ritirata, per un anno, la concessione di coltivare il tabacco. Se il coltivatore era un mezzadro si preparava una mazzata ben più grave: il proprietario lo mandava via dal podere, gli “mandava la disdetta”, come veniva detto nel linguaggio rurale, un tempo una vera e propria tragedia per quella famiglia. Difficilmente sarebbero riusciti a trovarne un altro in un periodo in cui le campagne erano superaffollate ed anche perché la notizia che erano stati mandati via poi si diffondeva. Se lo trovavano era un podere scartato dagli altri e poco remunerativo. Il tabacco poteva essere ritirato anche da Magazzini privati, ma su licenza del Monopolio, che dava loro anche un anticipo, poi essi rivendevano il prodotto allo Stato. Viene ora da chiedersi: con tutti i controlli che venivano fatti com’era possibile che avanzasse del tabacco per il contrabbando? Innanzi tutto, quando, dopo la “sbranciatura”, veniva fatto il conteggio totale delle foglie basandosi sulla media di foglie per pianta era anche possibile che quelle reali fossero di più di quelle presunte. Ma il punto non era lì. Il vero punto stava nella “sbranciatura” vera e propria. Quelli che con la cesta sulle spalle dovevano portare il tabacco nella buca, a volte prendevano un’altra direzione e scaricavano in qualche fosso limitrofo. Questo veniva fatto soprattutto da persone piccole di statura che potevano più facilmente sfuggire alla vista e ai controlli e che ingobbite
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dal carico sulle spalle, sembravano diventare ancore più piccole. A volte poi le foglie scartate venivano lasciate tra le piante. Infine, quando il tabacco eliminato era tritato nella buca, veniva distrutta la parte superficiale, ma quella in profondità rimaneva intatta o quasi. La sera il coltivatore, sull’imbrunire, ritornava sul campo, ributtava all’aria tutto il tabacco della buca e prendeva quello buono o comunque poco rovinato, prendeva anche quello che eventualmente era andato a finire nei fossi o era rimasto sparso per il campo. Questo era il tabacco che sarebbe diventato materia di contrabbando. Ma il vero motivo di questo fenomeno non era tanto l’astuzia della gente di campagna nell’aggirare i controlli, il vero motivo era il bisogno! Non è che mancasse di che vivere nelle nostre campagne in un passato non tanto remoto, ma, come recita il detto “non si vive di solo pane”, occorre anche avere qualche soldarello in tasca e di soldarelli in tasca ce n’erano molto pochi anche a motivo delle famiglie numerose. La situazione peggiorava se le persone stavano a mezzadria e c’era da dividere i prodotti della terra con il proprietario del podere. Per questo la gente di campagna si buttava su qualsiasi occasione che capitasse per racimolare qualche spicciolo (anche con il contrabbando sempre di spiccioli si trattava). A questa attività illegale partecipavano anche i ragazzi, a modo loro, con l’ “orecchiella”. Questa era la parte di foglia, alla sua base che, quando essa veniva colta, rimaneva sul fusto della pianta. Si chiamava così perché aveva vagamente la forma di un orecchio. I ragazzi la staccavano e ne facevano delle barellate. Essiccata, veniva poi venduta ai contrabbandieri che la utilizzavano per fare il trinciato. Il ricavato serviva a questi ragazzi per comprare le cose della loro età: il gelato, qualche caramella, le palline, ecc. Quando, a partire dai primi anni cinquanta, i redditi legali delle popolazioni agricole cominciarono, per varie ragioni, ad aumentare, in proporzione inversa diminuiva il contrabbando. All’alba degli anni ’60 da noi era già praticamente scomparso, molto prima che finisse il Monopolio dello Stato sulla produzione e commercio del tabacco. Dalle nostre parti il contrabbando era svolto in prevalenza da gente che veniva da Chitignano (un paesino del Casentino alle falde dell’Alpe di Catenaia) e per questo erano detti “Chitignanini”. C’è stato un periodo, nel passato, in cui “chitignanino” voleva dire contrabbandiere e viceversa, le due parole finirono per equivalersi nel significato. Vita magra anche la loro! Per sentieri nascosti ed impervi risalivano a piedi la montagna sopra il loro paese e poi per altri sentieri, sempre poco battuti, scendevano giù nella Valtiberina alla ricerca del carico. A volte anche loro portavano roba da vendere clandestinamente o da scambiare con il tabacco: la polvere nera, preparata da loro stessi, ed utilizzata per i fucili a bacchetta di un tempo. Viaggiavano normalmente in gruppo per aiutarsi a vicenda, gruppo piccolo però, per dare
foto emmedipi sull’importazione di sigarette estere. Interessa soprattutto il Sud d’Italia dove ci sono meno possibilità di lavoro. La spiegazione del fenomeno forse sta proprio qui; alcuni, come avveniva da noi tanti anni fa, si dedicano a questa attività illegale spinti Un oggetto da sempre usato per l'essiccazione del tabacco nero: gli stanghini. dal bisogno
meno nell’occhio. Fatto il carico di tabacco in degli ampi zaini, poi di solito cenavano nella famiglia dove avevano acquistato, quindi andavano a dormire nelle stalle e la mattina se ne andavano senza disturbare nessuno. Ripartivano molto presto perché, viaggiando di notte, c’era meno pericolo di fare incontri indesiderati (la Finanza) ripercorrendo in senso inverso i sentieri percorsi all’andata. Acquistavano solo tabacco tipo Kentucky, perché per i sigari confezionati nel loro paese, in manifatture clandestine, occorreva esclusivamente tabacco di questa varietà, che era quella della nostra zona. C’erano anche contrabbandieri locali, del nostro paese, spesse volte erano commercianti ambulanti che andavano a rivendere la “roba” nel Montefeltro e nella valle della Marecchia insieme alla normale merce. Come detto sopra, il tabacco tipico della nostra zona era la varietà Kentucky, usata per confezionare i famosi sigari toscani. In Umbria, invece, veniva coltivata la varietà Virginia bright (pron. brait) usata per le sigarette ma anche per trinciati misti. Una volta erano abbastanza diffusi anche, i tabacchi da fiuto e da masticare. Tabacco da fiuto, prima e subito dopo la seconda guerra mondiale era coltivato anche nella zona di San Giovanni Valdarno. Fiutare il tabacco, un tempo, era tipico delle classi benestanti, ed era quasi uno status symbol (ogni epoca ha i suoi), un po’ meno masticare il tabacco e poi sputarlo.
e, forse, come è avvenuto da noi, basterebbe garantire a questa gente un onesto lavoro, stabile e convenientemente remunerativo per debellarlo… forse! Forse… è l’uovo di Colombo!
Situazione attuale
Per quanto riguarda le varietà coltivate nelle nostre campagne, il Kentucky continua ad imperversare, però sta Un sentito ringraziamento all’Agenzia Coltivazione Tabacchi di Sansepolcro e al Sig. Pergente Del Furia per alcune importanti notizie fornite. prendendo campo anche il Virginia bright. Profondi cambiamenti sono invece intervenuti nel campo della produzione e del commercio. Dal 1° dicembre 1970 è La vignetta: Questi cacciatori... stato abolito il Monopolio da parte dello Stato della coltivazione, dell’importazione e della vendita di tabacchi greggi e dal 1° gennaio 1973 è stato abolito il Monopolio di vendita delle cartine e tubetti per sigarette come del sale, anche se quest’ultima merce non è inerente al nostro argomento. Dalla stessa data, con l’introduzione dell’I. V.A., è stata abolita l’imposta di consumo sulle cartine, tubetti per sigarette e del sale, per cui tale imposta di consumo grava ora soltanto sui tabacchi lavorati. Infine dal 1° gennaio 1976 è stata consentita la libera importazione di tabacchi lavorati di provenienza dal MEC (ora Ue), destinati alla distribuzione all’ingrosso. La coltivazione di tabacchi da fiuto e da masticare è in ribasso per l’avvento degli insetticidi sintetici che hanno fatto cadere la domanda. Il contrabbando per quanto riguarda la produzione interna non esiste più da molto tempo, però è sempre più vivo, agguerrito e aggressivo che mai quello
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Fatti di casa nostra ovvero la pagina di Walter Del sere
Funghi, che passione?
finanziamento con fondi provenienti dal Patto Territoriale dell’Appennino Centrale. L’impegnativo progetto prevede il collegamento meccanizzato dai parcheggi “sotto le mura” passando per il torrione della Chiesa di S. Agostino e la riapertura della via del Destino per 650 milioni, il ripristino del collegamento pedonale tra Porta S. Angelo e via Carlo Corsi e quello tra la stesso accesso medievale e l’Intoppo (nella zona a sud del centro storico) per complessivi 170 milioni, un altro percorso pedonale tra la via Nova e Viale Gramsci e la realizzazione di due aree di sosta per 190 milioni e, infine, gli ultimi 180 milioni necessari al recupero del Bastione cosiddetto “del Vicario” dotato anche di servizi ed idoneo accesso pedonale. Da questo po' po' di interventi il Sindaco Maddalena Senesi e gli assessori hanno scelto la priorità che è quella del collegamento meccanico con il centro storico e la riapertura di via del Destino.
È finita la raccolta libera dei funghi nei boschi della Toscana. Come tutti gli interessati sanno da quest’anno anche nella Regione Toscana per andare a cercare i funghi ci vuole il tesserino. D’ora in poi, davanti alle guardie forestali, a quelle della Comunità Montana o alle altre autorità preposte al controllo dei panieri di funghi bisognerà infatti esibire un tesserino, pena il sequestro del raccolto e una multa da lire 50.000 fino a lire 300.000. È quindi obbligatorio per tutti avere questo documento prima di andare per funghi nei boschi della valle tiberina toscana e in tutti quelli della regione fino a Massa Carrara o Grosseto. I tesserini, in questa prima fase di applicazione della legge, si possono ritirare presso gli uffici comunali e, per i residenti, costerebbero 50 mila lire per un anno e 120 mila per tre anni. Una volta tanto i residenti nei comuni toscani della vallata possono ritenersi fortunati perché, giovandosi del fatto che la valle tiberina è riconosciuta zona montana (sennò che senso avrebbe l’esistenza di una Comunità Montana?) pagheranno la metà rispetto a tanti corregionali che risiedono invece in pianura. Quindi 25.000 per un anno e 60.000 per tre anni con la possibilità (attenzione, soltanto per i residenti nei 7 comuni della marca toscana) di metter nel paniere (e non più nelle famigerate buste di plastica) fino a 6 chili di funghi invece dei 3 previsti dalla legge. Per chi abita in altre regioni (e di cittadini delle vicine Umbria e Romagna che varcano i confini per venire a cercare i funghi nei boschi altotiberini ce ne sono davvero tanti) è previsto il tesserino di tipo turistico che per un giorno costa 7 mila lire e per 7 giorni non consecutivi 35 mila lire. I turisti potranno trovare non più di 3 chili di funghi al giorno e la validità del loro tesserino è limitata al comune che lo rilascia e a quelli confinanti con esso. Torniamo a noi. In qualche modo, un po’ all’ “italiana” e in attesa che la Comunità Montana faccia la sua parte, i 7 comuni della vallata toscana si sono attrezzati per rilasciare i tesserini. È comunque vietato portarsi via boleti con diametro inferiore a 4 centimetri e prugnoli con una cappella di meno di 3 centimetri. Per l’ Amanita Cesarea, così simile a quella Falloide, vige il divieto quando l’ovulo è ancora chiuso. Ma in questo caso più che per motivi ambientalisti è una questione di avvelenamento.
Finalmente le mura 2 Approvato il progetto definitivo ed esecutivo per i lavori di consolidamento delle mura castellane. Lo ha ratificato il 16 ottobre la Giunta Municipale di Anghiari sulla base della proposta degli uffici tecnico ed urbanistica. I lavori, per un importo complessivo di 200 milioni di lire saranno finanziati con un mutuo della Cassa Depositi e Prestiti. Un po’ di storia della cinta muraria del castello d’Anghiari. Dal Libro IV del cronistorico Taglieschi, si rileva che le mura furono costruite per ordine di Cosimo de’ Medici che nel 1533 affidò l’incarico all’architetto militare Girolamo Magi. Tali mura che dal lato nord orientale misurano 231 metri ebbero scopo di difesa, artistico e statico. Per quanto riguarda la difesa si rileva che la costruzione fu ritenuta necessaria dalla Signoria di Firenze onde premunire i castelli della Valtiberina di opere necessarie di difesa per resistere alla eventuale invasione dell’esercito francese che nel 1533 stava avvicinandosi minaccioso alla Val di Chiana. Il pregio storico ed artistico deriva dalla concezione architettonica delle mura stesse, dalla loro grandiosità e dalla bellezza delle loro linee che imprimono al “borgo antico” di Anghiari un carattere medievale singolare nonché una suggestività panoramica tutta particolare. Dentro le mura il paese di Anghiari ha conservato la “borgata” che da sempre è il quartiere più popolare della cittadina. Le varie amministrazioni comunali, in considerazione dell’importanza che ha la cinta muraria, sono intervenute negli anni limitando i lavori ai tratti maggiormente pericolanti. La parte preponderante degli interventi attuali sono nel tratto di mura che va da Porta S. Angelo lungo il tratto delle mura fino a via del Destino. L’altezza delle mura varia da 8 a 14 metri. Le mura sono rivestite di vegetazione spontanea infestante e per conseguenza di ciò, oltre che per infiltrazioni sporadiche di umidità, la malta in alcuni tratti è completamente disgregata.
Dai parcheggi al centro storico Con la delibera in data 8 ottobre 1999 la Giunta Municipale di Anghiari aveva approvato il progetto preliminare dei lavori di accessibilità al centro storico di Anghiari a supporto delle attività artigianali, turistiche e commerciali, previsto dal programma triennale. Il progetto preliminare, redatto dall’ufficio Urbanistica, prevede un costo di 1 miliardo e 530 milioni di lire con la possibilità di accedere al necessario
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C R O N A C H E T TA
della piazzola costruita recentemente.
Ottobre 1999
dei fatti più strani, più importanti o più semplici, avvenuti ad Anghiari e narrati da me Anghiarino Anghiarese.
Venerdì 1. Stamattina in piazza, Corea discuteva della “Corrida” che devono fare a Castello. Stasera, mentre andavo alla Motina, ho visto la Lucia di Tofanicchio che vendemmiava. Sabato 2. Stamani, mentre andavo ad Arezzo, poco prima del passo della Scheggia, ho visto uno scoiattolo con una noce in bocca che mi attraversava la strada. Ecco, non ci credete! Un’altra volta non vi racconto niente. Lunedì 4. Oggi è nato Pietro Mezzabotta di Riccardo e Galia Barbini. La sua famiglia abita in Via del teatro. Sabato 9. Oggi è nata Anna Alessandrini di Alessandro e Patrizia Leonardi. La sua famiglia abita ai Renicci. Sabato 16. Verso mezzogiorno, quando tornavo dal Borgo, un grosso stormo di storni volteggiava verso Mezzavia. Lunedì 18. Iersera dopo cena, lo Scucco (Mario) camminava per piazza e parlava da solo. Mi sa che telefonava! - Oggi è nato Lorenzo Carli di Michele e Aurora Canuto. La sua famiglia abita a Montemercole. Giovedì 22. Oggi “dopo mangio” ha cominciato a piovere fitto fitto. Sono andato al “Borgo”; pioveva anche lì. Venerdì 23. Oggi è morta Artesina Senesi vedova Miserini di anni 94. Abitava per la via del Carmine. Lunedì 26. Oggi è nata Gloria Gattari di Giampaolo e Linda Pacini. La sua famiglia abita per la via della Fossa. Martedì 27. Oggi è morta Valentina Ricceri di anni 76. Abitava per la Croce ed è stata fuori di Anghiari per molti anni. Era la figlia di Ricceri Paolo detto “Paiolo”. Giovedì 28. Oggi è morto Eugenio Gamberonci di anni 66. Eugenio risiedeva al Campo della Fiera. Venerdì 29. Per la Libbia stamattina c’erano quelli della “Provincia” che ripulivano i greppi e i fossi della strada. - Mentre andavo giù per la Croce, sul muretto del parcheggio davanti alla Misericordia, c’era Tonino del Palazzo che
Settembre 1999 Mercoledì 1. Oggi ho ritirato dal Venturini i timbri per il Giubileo. - Oggi è nata Letizia Gattaponi di Mario e Sabrina Pernici. La sua famiglia abita a San Rocco. Giovedì 2. Stamani, verso le sei, sono stato svegliato da un forte “baturlo”, come si diceva una volta nelle nostre campagne. Poi ho sentito che pioveva. Sabato 4. Oggi è morto Galliano Calli di anni 96. Galliano, nostro collaboratore con le sue indimenticabili poesie, abitava a Villa Miravalle. Domenica 5. Oggi è nata Sofia Mondani di Roberto e Giovanna Pasqui. La sua famiglia abita a Tavernelle. Lunedì 6. Oggi sono andato alla fiera a Pieve. Nel pomeriggio, mentre andavo a Cipicchio, ho visto un campo di girasoli pieno di colombe: d’Anghiari. Venerdì 10. Oggi è nata Elena Cangi di Alessandro e Stefania Fruscini. La sua famiglia abita al Rio. Domenica 12. Oggi è morto Ugo Giglini di anni 72. Ugo abitava al Campo della Fiera ed era conosciuto per la sua attività di intonachino. - Oggi è morta Libia Noferi vedova Busatti di anni 87. Libia era la moglie del compianto dott. Busatti che gestiva l’omonima Farmacia. Martedì 14. Oggi è nato Matteo Boncompagni di Luigi e Simona Boldrini. La sua famiglia abita al Campo della Fiera. - Oggi è morto Luigi Gennaioli di anni 75. Abitava a Mezzavia ed era stato maestro elementare. Mercoledì 15. Oggi è nata Lucia Marini di Massimo e Marilena Guerrini. La sua famiglia abita ai Renicci della Motina. Venerdì 17. Oggi è nata Annalisa Ghignoni di Roberto e Paola Mucci. La sua famiglia abita in piazza del teatro. Martedì 21. Stamattina andando al Borgo, prima di Zinepro, ho visto una pianta di noce caduta per terra. Giovedì 23. Davanti alla bottega del Calli, al giardinetto della Croce, sono nati dei funghi vicino al muro. Venerdì 24. Stamani c’era la nebbia e arrivava quasi in “piazza”. Lunedì 27. Stanotte, a una cert’ora, ha cominciato a piovere e mi sembrava fosse rimasta aperta la finestra. Mi sono alzato e invece era chiusa. Mercoledì 29. Oggi è morta Giuseppa Girolimoni vedova Mondani di anni 84. Giuseppa abitava al Poggio del Sole e, molti anni fa, gestiva un banco di stoffe assieme al marito Giovedì 30. Al Belvedere della “Curva del mulino” Guido, Ottavio e Fabiano stavano pavimentando il marciapiede
SPIRITVS SANTVS SVPERVENIT VIRTVS ALTISSIMVS DEVMBRABIT TIBI AD MDCCXXXVI
Ex Convento di San Martino di fuori per il “Borgo della Croce” detto "Il Conventone". Il motto del numero scorso era VIRTVS OMNIA VINCIT e si può tradurre semplicemente:
LA VIRTÙ VINCE TUTTO
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