2002-5 Oratorio di Anghiari

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PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHI N. 5

OTTOBRE - NOVEMBRE 2002

Sped. in A.P. - art.2 comma 20c legge 662/96 Filiale E.P.T. 52100 AREZZO aut. Nr. 909 del 29/9/1997-Anno XXXVI-Per. del Vic. di Anghiari e Monterchi Con approvazione della Curia di Arezzo - Aut. Tribunale di Arezzo n. 5 del 28 aprile 1967 - Dir. Resp. Renato Bertini - Stampa Grafiche Borgo, Sansepolcro

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Il vostro contributo

Fine novembre di Vera Cuccini

Anche in questo ultimo periodo di tempo sono giunte le vostre offerte per contribuire alla pubblicazione dell'Oratorio. Chi non lo ha ancora fatto può rivolgersi all'Ufficio Postale di Anghiari:

Un pallido riflesso di sole è apparso all’improvviso da dietro una nuvola grigia, illumina debolmente un campo da poco arato e dalle brune zolle si spande per l’aria immobile acre odore di terra. Negli orti i crisantemi e i ciclamini ostentano i loro vivaci colori tra le erbe e le foglie ormai ingiallite… È il preludio dell’inverno.

C/C N. 11802527 intestato a INSIGNE PROPOSITURA S. BARTOLOMEO ANGHIARI Oppure presso: Banca di Credito Cooperativo C/C N. 5053 Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio C/C N: 3389 San Martino rappresentato in un affresco nella chiesa di San Michele a Padonchia. Digitalfoto Emmedipì

Monte dei Paschi di Siena C/C N. 2643/46

Sommario Fine novembre di Vera Cuccini pag. 2 Sacerdote in eterno " 3 Calendario Liturgico ottobre novembre " 4 Il Palterre: dove gli anghiaresi parlano di Anghiari Resoconto estate anghiarese di S. Lombardi " 6 Quando gli operai di Anghiari... di G. Calli " 6 Amici che ci riconoscono " 6 Il Sacerdote visto da un'anghiarese di Cmr " 6 Dove andrai tu andrò anch'io di Cmr " 7 Anghiari: Mercato di Civis " 7 Ombre di Vera Cuccini " 7 Le ricette della Concetta " 7 La Chiesa di Tarsignano di Quinto Giorgini " 8 Riaprono le scuole, la vignetta di Scacciapensieri " 9 Passeggiando passeggiando " 9 Abbiamo bisogno di aiuto " 10 La carità di Paolino Veri " 10 24 agosto 2002: San Bartolomeo Apostolo di Cmr " 11 La "Billa" di "Gnorgnella" di Lamberto Ulivi " 12 Grest ovvero Colonia estiva " 12 I nostri auguri per Clemente ed Anna " 13 Anghiari: Strade di Civis " 13 Anghiari: Parcheggi di Civis " 13 Anniversari e contrabbando di Clèto " 13 Ri-cor-dare di Cmr " 13 Dal Gruppo “Fratres” a cura di P. Ganganelli Due giorni nel Nord Est ed... oltre confine " 14 I Donatori sono in aumento... " 15 Fratres News " 15

Note aggiuntive su Fausto Vagnetti pag.16 Tovaglia a quadri di Daniele Finzi " 16 Troppa abbondanza di Scacciapensieri " 16 Cronaca e Meteo di F.C. " 17 La camminata del vero Contrabbandiere " 17 Da Monterchi, da San Leo, dal Carmine " 18 Comunità di S. Stefano " 19 Auguri a Vittorio " 20 I nonni scrivono di Cmr " 20 Un campeggio per... " 20 Un bilancio sociale per la comunità anghiarese " 21 Da Tavernelle a cura di A. Bivignani Battitura a Tavernelle di Alessio Cagnacci " 22 Una esperienza della M.G.M. di Toronto " 22 Il mio campeggio delle medie " 23 Ferragosto ad Anghiari " 23 Strade e beni pubblici di Mario Del Pia " 24 Ciao Estate di Piero Lega " 24 Ricordo di Don Fabio Un parroco di campagna di Teresa Bartolomei " 25 L'ultimo addio ad un grande sacerdote " 26 Non c'è amore senza Croce di Daniele Finzi " 27 L'ultimo incontro di Mario del Pia " 27 La mia vita di Gino Ceppodomo - I parte " 28 Fatti di casa nostra di W. Del Sere Talmage Fauntleroy " 30 Si torna a parlare di Albiano " 30 Inti Illimani " 30 Cronachetta dei fatti... di Anghiarino Anghiarese " 31

In copertina: Massimo Redenti visto da Luca Pucci - vedi articolo a pag. 17

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Sacerdote in eterno

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on Fabio Bartolomei nasce a Campalla di Anghiari il 21 apri le 1924, da Virgilio e Matilde Gentili. È secondogenito di cinque fratelli. Entra nel seminario di Sansepolcro nell’ottobre del 1934. Conclude gli studi di teologia tra i seminari di Firenze e di Arezzo. Riceve l’ordine sacro il 27 ottobre 1946 dal vescovo diocesano Pompeo Ghezzi. Celebra la sua prima messa nella Basilica di Sigliano il 28 ottobre 1946 ed il giorno successivo nella pieve di Micciano. Viene nominato delegato vescovile a Badia Succastelli e guida la parrocchia di Madonnuccia. Nello stesso tempo è canonico della Cattedrale di Sansepolcro ed espleta tra l’altro le mansioni di docente di italiano e latino nel seminario vescovile di Sansepolcro, di assistente diocesano di Azione Cattolica, di direttore dell’Ufficio Catechistico, di coordinatore del settimanale diocesano “La Voce”. Nel 1953 è nominato parroco di Gricignano; nel 1960 è inviato a Santa Sofia di Romagna come incaricato vescovile con diritto di successione dell’anziano parroco, mons. Montini. Nel 1969 rientra nella sua terra natale, parroco a Sigliano, successore, in quella mansione, dello zio paterno, mons. Alessandro Bartolomei. Nel 1990 è incaricato nella parrocchia di Micciano e dal settembre 1998, per un anno, regge la parrocchia di Anghiari a seguito della morte del fratello don Vittorio. Nel maggio 2002 rimette il suo incarico di parroco a Micciano, a seguito dell’aggravamento del suo stato di salute, nelle mani del vescovo diocesano Gualtiero Bassetti. Dotato di forte temperamento e di grande preparazione religiosa ha saputo, con coerenza e fede, testimoniare il suo credo di sacerdote: * nell’annuncio della parola di Dio come momento di speranza e di fede nella risurrezione * nel valore della preghiera come momento centrale della vita di comunione, * nella devozione alla Madonna, Madre di Dio e Madre nostra, via maestra per raggiungere la vita eterna in Cristo, * nella obbedienza al Vescovo ed alla Chiesa, * nella disponibilità verso il prossimo, * nello spirito di solidarietà verso gli ultimi e gli incompresi In questo quadro ha operato nei Monasteri e nelle Comunità religiose, ha condotto operosamente gruppi di preghiera, ha organizzato pellegrinaggi mariani, è stato per molte persone insostituibile guida spirituale. Resta per tutti coloro che l’hanno conosciuto: “SACERDOTE IN ETERNO”. Dal ricordino fatto stampare dalla famiglia per ricordare don Fabio a chi lo ha conosciuto

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CALENDARIO LITURGICO tradizione vuole che insieme siano stati martirizzati in Persia. Giuda Taddeo è conosciuto per l’intervento che fece nell’ultima cena chiedendo a Gesù: “Signore perché ti manifesti a noi e non al mondo?” A lui è dovuta una “lettera” rivolta ai fratello giudeo-cristiani dispersi nella quale attacca i falsi maestri ed invita i cristiani a restare saldi nella fede. Il nome di Simone nell’elenco degli apostoli è messo all’undicesimo posto; di lui non si sa nulla, se non che era soprannominato il Cananeo (nativo di Cana) o lo Zelota.

Mese di Ottobre 1° ottobre martedì – Santa Teresa di Gesù Bambino Vergine e Dottore della Chiesa. Primo martedì del mese: in Propositura alle ore 17 Ora di Guardia con recita del Santo Rosario. Santa Teresa nacque ad Alençon in Francia, nel 1873 e morì giovanissima nel 1897. È stata esempio di umiltà e semplicità evangelica. 2 ottobre mercoledì – SS Angeli Custodi. “Il Signore ti manderà il suo angelo e custodirà il tuo cammino.” 3 ottobre giovedì – Primo Giovedì del mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni. 4 ottobre venerdì – San Francesco d’Assisi patrono d’Italia. Primo Venerdì del mese. Nella Pieve di Micciano, alle ore 20,30 Santa Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza. Francesco è nato nel 1189 ed è morto nel 1226. “Signore fa di noi gli strumenti della tua pace: dove c’è odio aiutaci a portare amore, dove c’è offesa il perdono, dove c’è discordia l’unione, dove c’è il dubbio la fede, ove ci sono le tenebre la luce, dove c’è tristezza gioia.” (San Francesco d’Assisi) Al Santuario del Carmine, alle ore 21, recita del S. Rosario. 6 ottobre - Domenica XXVII del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 7 ottobre lunedì – Beata Maria Vergine del Rosario: San Pio V papa istituì questa celebrazione in seguito alla vittoria riportata dai cristiani nella battaglia di Lepanto ed attribuita all’aiuto della Santa Madre di Dio invocata con la recita del Santo Rosario. 13 ottobre - Domenica XXVIII del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 15 ottobre martedì – Santa Teresa d’Avila Vergine e Dottore della Chiesa: di nobili origini nacque ad Avila in Spagna nel 1515; a 20 anni entrò nel convento carmelitano di Avila dove ebbe rivelazioni mistiche. Morì nel 1582. 18 ottobre venerdì – San Luca evangelista: nacque ad Antiochia da famiglia pagana; studioso di medicina e appassionato dell’ellenismo è autore del terzo Vangelo e degli Atti degli Apostoli. Non si sa nulla di preciso della sua conversione tuttavia lo si trova accanto a San Paolo per seguire e riportare la sua predicazione. La tradizione vuole che Luca sia stato martirizzato in Acaia dove si era recato per evangelizzare le popolazioni locali. Unico dei quattro evangelisti, ha tracciato importanti ritratti di Maria insistendo inoltre sull’infanzia di Gesù. 20 ottobre - Domenica XXIX del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 27 ottobre - Domenica XXX del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 28 ottobre lunedì – Santi Simone e Giuda Taddeo Apostoli. I due apostoli vengono onorati nello stesso giorno perché la

Mese di Novembre 1° novembre venerdì – I Santi. Sante Messe secondo l’orario festivo. Nel Regno dei cieli è la dimora dei santi, il loro riposo è l’eternità, alleluia. Celebrazioni a Galbino ore 14,30, San Lorenzo ore 15,30 e ad Anghiari ore 15,30. Al Santuario del Carmine, alle ore 21, recita del S. Rosario. 2 novembre sabato – Commemorazioni di tutti i fedeli defunti. Alle ore 6,30 ritrovo nella chiesa di Santo Stefano per recarci al cimitero dove alle ore 7 viene celebrata la S. Messa. 3 novembre - Domenica XXXI del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 5 novembre martedì – Primo Martedì del mese. In Propositura alle ore 17 Ora di Guardia con recita del Santo Rosario. 7 novembre giovedì – Primo Giovedì del mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni. 10 novembre - Domenica XXXII del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 11 novembre lunedì – San Martino di Tours vescovo: figlio di un tribuno romano, Martino nacque nel 315 in Pannonia. Di animo caritatevole, resta celebre l’episodio in cui divise il suo mantello con un povero e ricevette di notte l’apparizione di Gesù che indossava la metà di quel mantello. Ricevuto il battesimo fondò con l’amico Ilario vescovo di Poitiers il convento di Ligugé, il primo della Gallia centrale. Fu quindi ordinato sacerdote ed in seguito fu eletto vescovo di Tours. Morì nel 397. 17 novembre - Domenica XXXIII del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 24 novembre - Domenica XXXIV del Tempo Ordinario. Cristo Re. Festa della Misericordia. Santa Messa alle ore 9,30 in Badia, alle ore 11 in Propositura, alle ore 18 nella chiesa della Croce. 30 novembre sabato – Sant’Andrea apostolo. Pescatore a Cafarnao insieme al fratello Simone, il futuro S. Pietro, ricevette la chiamata di Gesù un giorno che con il fratello stava gettando le reti nel lago di Tiberiade. Secondo la tradizione, dopo la Pentecoste predicò in diverse regioni e fu crocifisso in Acaia. Nei disegni: San Francesco e San Martino

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Il Convegno parrocchiale a Montauto

SANTE MESSE FESTIVE CELEBRATE NELLE CHIESE DEL VICARIATO DI ANGHIARI...

Sabato 14 settembre si è svolto al Cenacolo di Montauto, il Convegno: La parrocchia come comunità viva. Dato che a quel momento il giornale era già in stampa, riferiremo sul prossimo numero. Scopo del convegno è l'incontro con i collaboratori, ma non solo, della parrocchia per un approfondimento sui vari ambiti di interesse: liturgia, catechesi, carità, missione, cultura, affari economici. Invitiamo chi per vari motivi non fosse stato presente a chiedere notizie ai nostri parroci don Marco e don Juan Carlos. Il convegno sarà aperto dalla lezione tenuta da don Angelo Chiasserini

Ore 8,00 Ore 8,30 Ore 8,40 Ore 9,00

Ore 9,30 Ore 10,00 Ore 10,30 Ore 11,00 Ore 11,30 Ore 12,00 Ore 18,00

-PIEVE DI MICCIANO -CHIESA DI SAN LEO -ANGHIARI: Chiesa di S. Stefano -PIEVE DI SOVARA -CHIESA DEL PONTE ALLA PIERA -CHIESA DI TUBBIANO -CHIESA DI CATIGLIANO -ANGHIARI: Chiesa di Propositura -SANTUARIO DEL CARMINE -CENACOLO DI MONTAUTO -CHIESA DI SAN LEO -ANGHIARI: Chiesa di Propositura -PIEVE DI MICCIANO -CHIESA DI TAVERNELLE -CHIESA DI VIAIO -CHIESA DI TOPPOLE -ANGHIARI: Chiesa della Croce

... E DI MONTERCHI

SANTUARIO DEL CARMINE

Ore 8,30 Ore 8,45 Ore 9,30 Ore 10 Ore 11 Ore 11,15 Ore 16,30 (ore

Ogni primo venerdì del mese, alle ore 21, recita del Santo Rosario

S. Maria della Pace Le Ville San Michele Arc.lo a Padonchia CHIESA delle monache Monterchi CHIESA della Madonna Bella Pocaia S. Maria della Pace Le Ville San Simeone profeta a Monterchi 18 estivo) San Simeone a Monterchi

Ultima domenica del mese chiesa di San Michele Arc.lo a Pianezze ore 15 (ore 17 estivo).

BENVENUTI 1° novembre 2002 A SAN LORENZO Celebrazioni per ricordare i nostri morti

Ore 14,30 a San Lorenzo Santa Messa e visita al cimitero Ore 15,30 nella chiesa di Galbino Santa Messa e visita al cimitero Ore 15,30 nella Cappella del cimitero di Anghiari Santa Messa 5


IL PALTERRE: dove gli anghiaresi parlano di Anghiari, e non solo Resoconto estate anghiarese digitalfoto emmedipì

di Sergio Lombardi

Bisogna ammettere che quest’anno l’estate Anghiarese ha raggiunto un discreto successo e in paragone agli anni passati si è visto molta più’ animosità ed aggregazione. Occorre esprimere quindi un bravo alle varie associazioni organizzative e prima fra tutte alla pro-loco del paese ed è proprio qui il nocciolo del problema. Molte e belle manifestazioni, ma dov’è il vantaggio economico del paese? Quindi, secondo me, ben vengano tali manifestazioni ma organizzate in modo diametralmente opposto all’attuale perché non aumentando in modo significativo le entrate si fanno gli interessi di alcuni Anghiaresi, non del paese. Ma questa è la logica conseguenza di chi soffre di megalomania cioè di mania di grandezza. Infatti non riuscendo a combinare niente di concreto, si rifugiano in quesiti elementari e non riescono neanche a capire che a domanda sciocca ci sarà risposta sciocca. Mi spiegate il realismo di queste palesi situazioni? Come può un paese avere elevazioni culturali quando chi dovrebbe dispensare cultura è a questi livelli? Ai posteri l’ardua sentenza!!

Quando gli operai di Anghiari andavano al Tevere a lavorare di Galliano Calli

Quando il Tevere sbatte a Montedoglio e volta il muso giù verso Viaio ogni campo vicino resta spoglio mangia la terra e sol ci resta il ghiaio. L’Ente Tevere allora studia un piano: riempie tanti gabbion di pietre e massi perché l’acqua diritto non ci passi. Da Anghiari, che rimane a pochi passi tanti operai ci vanno a lavorare: chi intreccia le gabbie o porta i sassi per guadagnare un soldo per mangiare. Uomini d’ogni età, alti o bassi basta che la carretta possan mandare di 30 soldi era la giornata a stento la famiglia era sfamata. Micale, Nanni di Don Paolo, tutti una brigata Maranna detto Caccia, col Cimballi Bistocco, fisso operaio, per tutta l’annata. Il fatto che successe fu al Cimballi: passato Ca’ de' Frati, a una girata dove ch’è sempre pien di polli e galli, dietro a un fosso c’è un’anitra reale con tutti l’anitrini a pigolare. Il Cimballi che poco ha da mangiare, e sol per Pasqua un po’ di carne assaggia all’anitra mamma il collo vuol tirare e svelto, svelto la mette in la bisaccia, ma gli anitrin van dietro a pigolare. Lui li grida e con la man li scaccia: “Datevi pace, che è vergogna pigolare, tanto stasera vostra madre un pol tornare.”

Auguri ad Emma Maria È nata Emma Maria il 15 luglio 2002. Lo annunciano, insieme alla mamma Letizia e al papà Lorenzo, gli zii Luca e Lorenzo, i nonni Elena Mari (anghiarese) e Albino Trolese ( acquisito). Caronno Pertusella (VA), 22 agosto 2002

Il Sacerdote visto da un’anghiarese di Cmr

Certamente palpitò il tuo cuore quando prono la faccia a terra innanzi l’Altare rinunziasti a molto per avere il TUTTO. E ancor più forte ti martellò nel petto quando il Sacro Crisma fece di te l’unto del Signore, l’uomo dell’Eucarestia. Che batta sempre quando per noi e con noi le tue mani tese s’inoltran nel mistero. Che batta ancora con giovanil vigore quando per gli anni le stanche ginocchia ti renderan difficile prostrarti al tuo Creatore.

Amici che ci riconoscono Lo scorso 27 agosto ero (leggasi Alessandro Bivignani) a trovare degli amici a Colcellalto, vicino a Sestino. Sono stato riconosciuto subito dai due proprietari dell’unica bottega di alimentari e bar del paese, in particolare dalla signora Maria che viene dalle Casacce (Motina) e ritorna spesso ad Anghiari e anche al Carmine a cui è legata. Il Marito è Dino Donati, è andato a scuola a Sansepolcro insieme al capo redattore (leggasi Mario Del Pia) e anche con altri di Anghiari come Mario Guiducci, ecc. I due simpatici amici hanno colto l’occasione per salutare tutto il popolo anghiarese e soprattutto complimentarsi con la redazione dell’Oratorio, ringraziando che l’Oratorio arriva puntualmente anche da loro e li tiene aggiornati sulla vita del paese e non solo. La redazione risponde a Dino e Maria con un affettuoso saluto e un sentito ringraziamento.

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Il diocesano clero visto dal colombiano Botero.


Beatitudini della sera

Ombre

di Cmr

di Vera Cuccini

Dove andrai tu andrò anch'io ...dove morirai tu morirò anch'io (Rut 1/16-17)

Tra le tante esperienze della mia vita c’è stata anche quella di una lunga permanenza in un reparto ospedaliero oculistico, dove invece le degenze sono di norma brevi. Sono venuta così a contatto con un numeroso “campionario” umano formato in massima parte da donne anziane, dalla vista corta, ma dalla lingua generalmente lunga, forse per la legge del compenso. Quasi tutte suocere, pronte a raccontare scambievolmente le proprie faccende familiari. Cosa non hanno ascoltato le mie orecchie! Quante indebite ingerenze nella famiglia dei propri figli! Quante pretese, assurde pretese, che ne limitavano la libertà in ogni senso. Dall’educazione dei nipoti, al diritto di godersi da soli un po’ di giorni di vacanza, al mare o ai monti. Chi l’ha detto, se pure l’ha detto: “Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne.” Chi l’ha detto? La famiglia è in crisi, lo sappiamo tutti e una delle ragioni che la determinano è certamente il rapporto tra generazioni. Ho contattato un minor numero di nuore, ma mi resulta che anche loro, salvo le debite eccezioni, non brillano per il loro comportamento nei confronti dei genitori del marito! E qui preciso che intendo riferirmi a nuora e genero, a suocera e suocero: tutti sono coinvolti

in questo processo di disgregazione che deriva dalla mancanza di amore, dall’egoismo sfrenato, dall’ignoranza della parola di Dio. Da contrapporre a questa attuale situazione negativa, mi viene in mente la dolce storia biblica di Noemi e Rut, vissuta tanto a ritroso nel tempo, quando la condizione femminile non era protetta come oggi. Noemi, emigrata da Betlemme nella campagna di Moab, col marito, i due figli e le nuore Orpa e Rut, viene colpita dalla morte del marito e dei figli, rimanendo quindi sola con le due nuore. Sola e senza mezzi per vivere. Decide perciò di tornare a Betlemme e di rimandare Rut e Orpa dalle rispettive famiglie per trovare un nuovo marito. Orpa si fa convincere, ma Rut non cede, segue Noemi fino a Betlemme e si accolla il duro lavoro di “spigolatrice”, per provvedere al sostentamento suo e della suocera. La Provvidenza la mette sulla strada di Booz, l’uomo che la sposerà e dalla cui discendenza nascerà David. Il profondo legame che unisce Rut e Noemi possa essere di esempio per le nostre famiglie, possa il loro amore essere una fiamma che riscalda il clima gelido di certe nostre case, anche se superaccessoriate. Suocera e nuora come cane e gatto? No! No! Chi l’ha mai detto?

Anghiari: mercato di Civis

Ad Anghiari da molti secoli si svolge il mercato settimanale e a parte i vari spostamenti dalla Piazzola al Borghetto e infine nella piazza del Mercatale ottiene sempre una discreta partecipazione di cittadini. Per i prossimi mesi di ottobre e novembre mi piacerebbe che l’Amministrazione comunale, assieme ai nostri produttori, realizzasse una vendita diretta di prodotti delle nostre Aziende agricole. Sotto le Logge (per questo furono costruite) si potrebbe quindi attivare un mercato conveniente per i cittadini e in parte remunerativo per gli agricoltori. Patate, fagioli ed altri prodotti in confezioni idonee potrebbero ottenere un buon successo. Le castagne poi dovrebbe essere una ulteriore occasione di potenziamento di questo tipo di mercato.

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Ombre vaghe s’aggirano nella notte scura, sono ricordi d’un tempo remoto palpitano nel profondo dell’animo, affiorano nei pensieri stanchi ed assonnati. Si perdono nelle tenebre per riapparire, poi, al selenico chiarore magia di desideri ombre evanescenti.

Le ricette della Concetta Pubblichiamo altre due ricette (le prime due sono state pubblicate nel n. 6/2000) della nonna Concetta Mafucci, nata ad Anghiari nel 1870 e trasferitasi in seguito in Maremma.

Marengo Si prende mezza libbra (150 gr. ca.) di riso e si fa cuocere nel latte e poi si fa freddare. Poi si aggiungono 3 uova, ma però solo i rossi, poi si mette in una forma tonda che sia vuota in mezzo e che sia ben bagnata con acqua fredda, poi si mette a cuocere a bagnomaria. Quando sia cotto si mette a raffreddare nell’acqua fresca poi si sforma e si mette in un piatto tondo che vada al forno, poi si riempie in mezzo con marmellata di albicocche o di pere, poi si mette sopra delle pesche fatte a sciroppo, poi si copre tutto con chiare di uovo maritate con un po’ di zucchero vaniglia, poi si mette in forno a caldo moderato, quando abbia bel colore si serve. Frittelle di Borrana Preparate della pasta piuttosto densa con due manciate di farina, mezzo bicchiere di vino bianco, una cucchiaiata di olio e un pizzico di sale. Sbattete e dimenate bene bene il tutto. Prendete delle foglie di Borrana lavate in acqua fresca, fatele sgocciolare, trinciatele ed unitele alla suddetta pasta. Indi rimescolate ancora il composto ed a cucchiaiate gettatelo in padella, ad olio bollente formando così le vostre frittelle le quali servirete cospargendole di zucchero. Invece di trinciare la Borrana si può friggere anche a foglie sane.


LE NOSTRE CHIESE NELLA STORIA E NELL'ARTE di don Quinto Giorgini

La Chiesa di S. Giovanni Battista a Tarsignano Questa chiesa è situata su un poggiolo, all’altezza di circa 520 metri s.l.m., sul versante sinistro dell’Alta Valle del Padonchia, sotto il monte dei Sassi Bianchi, presso l’antico villaggio di Tarsignano, detto anche popolarmente “Colcello dei Crulli”: in passato infatti questo cognome era molto diffuso in questo luogo. Siamo ancora nell’estremo lembo del comune di Monterchi, al confine con quello di Arezzo e quello di Anghiari, che presso Bagnaia attraversa il Cerfone e si addentra tra questa valle e quella del Padonchia, presso Scandolaia e Montacutello fino a lambire questa località. L’agglomerato di vecchie case a schiera di Tarsignano forma un unico complesso edilizio, caratteristico per portali, finestre, archi e balconi con scale esterne, fatte di pietra antica lavorata a mano. Queste storiche abitazioni rustiche dovrebbero essere restaurate con particolare sensibilità artistica, evitando ristrutturazioni improvvisate e moderne. La chiesetta sorge vicino ma isolata rispetto al villaggio. È circondata da un verde prato che funge da sagrato e da uno spazio circostante della superficie di circa 1500 mq. In passato era una chiesa parrocchiale della Diocesi aretina, ma fu soppressa l’11 luglio del 1856 dal Vescovo mons. Attilio Fiascaini, che la unì a quella (piuttosto lontana) di S. Maria a Bivignano, di cui divenne una cappellania, servita ogni due domeniche da quel parroco. La comunità di Tarsignano in quel tempo contava oltre centocinquanta anime quindi era abbastanza numerosa per quei luoghi isolati, ma le cattive condizioni dell’annessa casa canonica, che minacciava rovina, nonostante che fosse stata recentemente restaurata per due volte, spinsero il vescovo a incorporarla nella suddetta parrocchia. Sarebbe stata più logica l’unione con la parrocchia di Pianezze molto più vicina, ma in quel tempo le due chiese erano in Diocesi diverse. Nella riforma del numero delle parrocchie effettuata nel 1986 da Mons. Giovanni d’Ascenzi, Tarsignano, essendo unita a Bivignano, corse il rischio di passare alla parrocchia di Pieve a Ranco in comune d’Arezzo, ma poi, in seguito al ricorso del popolo di Tarsignano, che in gran parte si trova nel comune di Monterchi, il presule decretò l’annessione alla parrocchia di S. Michele Arcangelo a Padonchia, che

attualmente abbraccia sette chiese diventando la più vasta del territorio monterchiese. Nella Visita Apostolica del 17 aprile del 1583 questa chiesa di S. Giovanni Battista risulta “in pessimo stato”, perché mancava di intonaci e di pavimento e persino di casa canonica per cui il rettore risiedeva in un castello situato nelle vicinanze. L’attuale chiesa, di modeste dimensioni (m. 6x10) è di forma rettangolare, con un unico vano ricoperto con tetto a due falde, con un piccolo campanile a vela a filo della facciata, sull’asse centrale, dove sono ordinati anche il portale di accesso con sopra una finestrella quadrata. La campana porta la data A.D. 1900 ed è stata fusa dalla Ditta Bastanzetti di Arezzo. Nell’architrave del portale si legge:

BARTHOLOMÆVS MASSI RECTOR FACIENDA CVRAVIT ANNO DOMINI MDCCXCIV

Questa non è l’antichissima chiesa di medioevale memoria dedicata a S. Giovanni Battista la quale era ubicata a sud, più in basso, nella spianata dove esiste tuttora, in condizioni fatiscenti, la casa colonica di questa chiesa denominata “Chiuso” dove si possono ancora vedere resti, tracce e persino una parte del muro della primitiva chiesa costruita con pietre conce erose dal tempo. L’attuale chiesa, lesionata anche dall’ultimo terremoto è molto umida, ha il tetto fatiscente e pertanto necessita di urgenti restauri conservativi e di un consolidamento delle fondamenta. All’interno vi è un unico altare aderente alla parete ovest, sulla quale è appesa una tela di rilevanti dimensioni (cm. 152x115) rappresentante il santo patrono che battezza Gesù nel fiume Giordano. Il dipinto porta la data del 1889, fu commissionato da

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G-Battista Crulli ed eseguito dal pittore locale monterchiese Luigi Puletti. Questa chiese viene ufficiata saltuariamente dal parroco di Padonchia. Ogni anno il 24 giugno viene celebrata con solennità la Festa della nascita di S. Giovanni Battista ed in quella circostanza il sacro edificio si riempie non solo dei pochi fedeli del luogo ma anche di quelli che vi abitavano nei tempi che furono, e che sentono il bisogno di ritornare a venerare il proprio santo e di riscoprire le proprie radici cristiane.

Grest con i bambini di Cernobil di Giacomo Calli

Un’esperienza sicuramente fantastica. Il giorno della partenza Don. J. Carlos, Manuel, Claudio ed io ci facemmo trovare al giardino di Lucignano alle otto in punto. Pronti con sacchi a pelo e valigie per fare quest’esperienza di vita e soprattutto questo grande atto di cristianesimo. Alle otto e trenta erano in arrivo i bambini ancora timorosi della gente che non conoscevano, stringevano ognuno la mano alla propria famiglia che li ospitava; vestiti tutti per benino con vestiti nuovi di zecca ma molti con in mano una busta di plastica o di carta dove tenevano la loro roba. A questo punto tutto era pronto per la partenza e quindi ci avviammo verso Marina di Pietrasanta. Il viaggio aveva stancato molto i ragazzi che già incominciavano a sorriderci ed a giocare con noi. Già il giorno dopo ci conoscevano per nome e ci abbracciavano e in quei momenti tante volte stentavamo a far scappare quelle lacrime di compassione per bambini con cosi tanta gioia e voglia di vivere. Tutta la settimana e stata stancante per tutti anche per noi ma la stanchezza non si faceva sentire davanti a quella soddisfazione di aver donato quei pochi giorni di felicità a tutti quei bambini. Arrivammo alla fine della settimana che conoscevamo tutti i loro nomi; qualcuno di loro ci ha donato perfino qualche oggettino per ricordo. Degli oggettini semplici ma per noi un bellissimo ricordo che mi rimarrà sicuramente per sempre nel cuore.

Nell'altra pagina: La tela del 1889 (cm. 152x115) dipinta da Luigi Puletti e commissionata da G-Battista Crulli rappresentante il santo patrono (Giovanni Battista) che battezza Gesù nel fiume Giordano e l'esterno della chiesetta di Tarsignano. Qui sopra: L'interno della chiesa e, a sinistra, i signori Boncompagni, che hanno cura della chiesa stessa, assieme a don Quinto, il loro parroco. Digitalfoto Emmedipì

Passeggiando passeggiando Se Nicola Arigliano diceva di fare 20 chilometri al giorno (10 all’andata e 10 al ritorno), i nostri amici Aldo e Maria Ghignoni, ne fanno solamente sei (3 all’andata e 3 al ritorno) ma hanno la bellezza di 87 e 83 anni. Poco tempo fa essi hanno celebrato il loro sessantesimo anniversario di matrimonio. Passeggiando passeggiando percorrono le nostre strade in mezzo ai campi e al verde della nostra pianura, dim+ ostrando che finché si può si deve anche andare.

La vignetta di Scacciapensieri

Riaprono le scuole!!

Ricordo Oggi 8 - 8 - 2002 è il terzo mese che è scomparsa la cara amica Monica Campi, la stessa ha lasciato un grande vuoto dietro di sé, il marito Roberto, il figlio Luca di anni 15, la figlia Maddalena di anni 12. Monica ci aspetti in cielo ma sei ancora fra di noi. Alessandra e Nataly

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NOTE DALLA MISERICORDIA a cura di Massimo Redenti

ABBIAMO BISOGNO DI AIUTO La Confraternita di Misericordia di Anghiari sta attraversando un periodo particolarmente difficile in relazione agli impegni istituzionali ed alla disponibilità di “materiale umano”. Le necessità maggiori riguardano sicuramente gli impegni collegati ai vari servizi di ambulanza e di autovettura per il servizio sociale. Abbiamo necessità di nuovi autisti e di volontari di primo e secondo livello per portare avanti i servizi di ambulanza. Abbiamo anche bisogno di nuovi volontari che siano disponibili a guidare l’autovettura della Confraternita per servizi quali il trasporto di materiale sanitario ed altro. Questi sopra elencati sono i servizi primari per i quali la necessità di collaborazione e di aiuto è abbastanza palese e conosciuta. Abbiamo però bisogno anche di collaborazione amministrativa, per i servizi ed i compiti di sede. Chiediamo il vostro aiuto anche per tenere aperta la sede, possibilmente tutti i giorni. Chiediamo la vostra collaborazione per portare avanti particolari servizi di segreteria e di contabilità, sempre più gravosi ed impegnativi. Chiediamo il vostro intervento per starci più vicini e collaborare a pieno titolo in tutte le nostre iniziative, istituzionalmente di competenza dei componenti del Magistrato, di fatto aperte alle nuove idee e al nuovo impegno di tutti. Chiediamo che vi avviciniate alla Confraternita di Misericordia anche con un modesto impegno (ad esempio per un’ora alla settimana) che per noi non sarebbe

modesto ma sufficiente, in un gruppo ampio, ad organizzare in maniera più puntuale tutta la nostra attività. A volte abbiamo il dubbio che la carenza di “volontari” che si avvicinano alla Confraternita di Misericordia sia data dalla preoccupazione di doversi impegnare “troppo”. In realtà siamo invece qui a dirVi che è assolutamente gradito un impegno anche modesto, pur se quantificabile in maniera periodica per poter essere utilizzato al meglio. Abbiamo bisogno di avvicinare anche i giovani alle nostre attività più variegate, e con loro potremo dare le migliori risposte alla popolazione bisognosa. Nel 2003 scadrà il mandato dell’attuale Magistrato, per cui sin da ora, con largo anticipo, siamo alla ricerca di persone che possano dedicare qualche ora del proprio tempo alla nostra associazione. In definitiva, vorremmo che attorno alla Misericordia gravitassero ben più persone di quelle che attualmente sono disponibili; vorremmo una Misericordia più pronta, più efficiente, più puntuale all’assolvimento dei propri impegni statutari. Vorremmo una Misericordia più brava nelle proprie attività, con nuove persone a fianco di coloro che (i nostri autisti e volontari in prima linea) già si impegnano in maniera encomiabile e gratuita. Dedicateci qualche ora del vostro tempo; rendetevi disponibili ad un colloquio presso la nostra sede (0575789577) o con Massimo Redenti (0575-788253 abitazione). Il nostro governatore Vi potrà fornire tutti i dettagli dell’attività ed il modo migliore di renderVi partecipi alle necessità della Misericordia in relazione alle vostre attitudini ed al tempo che vorrete dedicarci.

La carità di Paolino Veri

Agape sei di virtù celestiale Bontà infinita emanata dal cuore Tutti t’invocan virtù teologale Pronta al perdono per sgarro o rancore.

Spingi gli uomini ad amarsi veramente A lenire il male che spesso li avvolge L’un l’altro a sopportarsi dolcemente L’ignorato paria a te si rivolge Come pur l’infermo cieco e demente Il giudicato a te la mente volge.

Fiammata sei di spirito divino Ognor ricorri al consiglio e perdono Ma pur ti cangi in sanguigno mastino Quando disposti ad ucciderti sono. 10


Dalla Redazione Con il prossimo numero si concluderà il XXXVI anno di pubblicazione del nostro Periodico. Stiamo preparando per il prossimo numero l'allegato da offrire ai lettori quale ringraziamento per i loro contributi e come incitamento per chi voglia farlo ora. In questo numero troverete la poesia di Galliano Calli e il racconto di Lamberto Ulivi che descrivono un episodio classico raccontato centinaia di volte dagli anghiaresi ma che si riferisce a due persone diverse. Questo succedeva quando un episodio (forse accaduto realmente ma non era indispensabile) si tagliava perfettamente per una o più persone. La verità è che anche se i fatti non fossero veri erano certamente molto verosimili specialmente per quanto riguarda la miseria e la fame di certi anni non

certo lontanissimi. Da Ravenna è pervenuta la generosa offerta di Guglielma Parlanti: è per la spedizione del giornale e per le attività dell’Oratorio. Giuseppe Poderini invia la sua offerta in memoria della madre Speranza. Grazie. Elenchiamo ora altri affezionati lettori che ci hanno fatto pervenire il loro contribuito in questi ultimi tempi. Alessandrini Luigi, Motina Bartolomei Ena Bassini Anna Maria Bassini Maria Camaiti Athos Chieli Maria, Cervia Manfredi Mario Maranesi Liliana, Roma Papini Benedetto Peluzzi Giuseppe, Renicci

La Madonna di Loreto a cui le famiglie di Anghiari vecchio dedicano la festa del 10 dicembre di ogni anno, dal mese di settembre e fino al febbraio 2003 è in mostra ad Arezzo. Si tratta di una scultura lignea attribuita a Tino di Camaino, conservata nella chiesa di Badia ed esposta nella Basilica inferiore di San Francesco ad Arezzo inserita nella Mostra: La bellezza del sacro. Sculture medioevali policrome.

24 agosto 2002 – San Bartolomeo Apostolo di Cmr

“Prima che Filippo ti chiamasse io ti ho visto quando eri sotto il fico” (Gv. 1/48) Che cosa faceva sotto il fico Natanaele, alias Bartolomeo? Perché Gesù, che tutta la vita di questo futuro apostolo aveva sotto gli occhi, non disse ti ho visto mentre dormivi, mentre pregavi, mentre sedevi a mensa, o qualsiasi altra cosa? No, quando eri sotto il fico! Forse in quel momento l’atteggiamento di Natanaele era tale da giustificare la frase di Gesù: “Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità.” L’Evangelista Giovanni non precisa, non ci spiega e noi restiamo con la curiosità che ci rende “simpatico” il nostro santo Patrono, perché, forse, sotto il fico ci stava solo per mangiare i dolcissimi frutti, e questo piacque all’uomo Gesù. Anche quest’anno siamo corsi in molti verso la chiesa della Propositura, per rendere omaggio al Santo Patrono e per sentirci comunità, famiglia, per dire silenziosamente fratello o sorella a chi ci stava vicino. Molti hanno partecipato alla celebrazione Eucaristica, animata dai bam-

bini e ragazzi del catechismo, molti hanno baciato la reliquia di San Bartolomeo. Intanto si son fatte le 19,30 e i parrocchiani, seduti davanti al palco, in giardino, hanno assistito alla esibizione della COMPAGNIA DEI RICOMPOSTI che ha presentato una serie di canti popolari. Uno spaccato di vita, che va praticamente dalla nascita alla morte e racconta le “gesta” dei nostri antenati. Il tutto impastato di arguta ironia che nessuno risparmia: dai fidanzati (Terremoto); ai contadini (Alla barba dei contadini); fino al clero (La prima volta che mi confessai). Ottime le voci e gradevolissimo l’insieme. Una Compagnia in cammino verso mete sempre più alte. Intorno alle 20 sono state di scena e hanno fatto da protagoniste le tavole imbandite, riccamente imbandite, con tanta buona roba che spariva… in allegria. Piacevolmente sazi i parrocchiani si sono poi seduti per ascoltare il RECITAL dei bambini del catechismo: PACIFÌ. La fantastica storia di un simpatico marziano giardiniere, venuto da un pianeta sconosciuto dell’universo,

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per piantare sulla terra il seme straordinario del fiore della pace. Deliziosi gli attori ed i costumi, oltre alla trama della attualissima fiaba; una speranza che ci ha commossi. Alle 22 esibizione degli allievi della Scuola di Danza FIT 4 U. Danza moderna, cioè Aerobik e Sunky, legata a quanto si è fatto prima in palestra: fiato e muscoli e fiato e muscoli avevano gli 8 scatenati sopra il palco. Per la cronaca 7 femminucce e un maschietto che hanno suscitato un po’ d’invidia negli spettatori della 3ª e 4ª età, che si riconoscono alquanto carenti per quanto concerne fiato e muscoli! Alle 22,30, con la tombola è finita la festa. Anche quest’anno io non ho vinto. Spero per il prossimo, a Dio piacendo. Grazie a tutti coloro che hanno lavorato per rendere piacevole questa serata.


La “Billa” di “Gnorgnella” di Lamberto Ulivi

Coloro che vivono distanti dal proprio Paese, ma che l’amano ancora, ricordano spesso e con nostalgia avvenimenti e figure tipiche che hanno accompagnato la loro infanzia. In un prossimo scritto parlerò dello “Zarre”. Questa volta vorrei raccontare un episodio (non vissuto in prima persona ma riferitomi da Desiderio Nicchi, altra figura tipica) avvenuto nel periodo subito dopo la guerra, quando la grande maggioranza delle persone doveva fare i conti per mettere assieme il pranzo con la cena . A quel tempo il Senatore Amintore Fanfani, nativo di Pieve S. Stefano fu eletto Ministro dell’agricoltura e in questa veste, come già aveva fatto Mussolini, per dare lavoro alla popolazione della Valle, fece rimboschire i nostri territori. Gli operai assunti raggiungevano a piedi con piccone e pala sulle spalle la zona dei Monto Rognosi per fare

Montorio di Emmedipì Con Gasparino, Carlo, Mario (il postino), Luca e la Marta, Ivano de Spogliabecco e io, domenica 4 agosto, siamo andati alla ricerca di Montorio, sopra il crinale del Carmine. Assente ingiustificato Beppe. Abbiamo girovagato in due o tre posti e siamo giunti alla conclusione che se s’era noi che si doveva costruire un castello, lo avremmo costruito sopra la casa del Paletti, lungo la

buche onde piantare i piccoli pini e altri alberi. Anche il Sig. Senesi di soprannome “Gnorgnella”, era uno di questi. Una mattina di buon'ora, assieme ad altri compaesani, andò verso “Cul di Paiolo” per prestare la sua opera. Dopo una giornata di duro lavoro, all’imbrunire, nel viaggio di ritorno, nelle vicinanze del Santuario del Carmine, si imbatté in una billa (tacchina per quelli che non sono di Anghiari) che portava verso casa la sua nidiata di pulcini. Gnorgnella si guardò attorno e dal momento che non c’era nessuno con un balzo prese la billa, le tirò il collo e la mise nella “carniera” della logora giacca. I pulcini, rimasti soli e disorientati cominciarono a seguirlo pigolando. Egli cercò di allontanarli in tutti i modi ma inutilmente. A questo punto spazientito, esclamò: “Tatini, gite a chèsa, tanto la vostra mama ‘n’attorna!” e risalito un piccolo fosso fece perdere le sue tracce. E fu così che la “Billa” allietò per alcuni giorni la tavola di “Gnorgnella”.

strada che da Micciano arriva in cima al crinale del Carmine, dove c’è un capannino abbandonato. Non sapendo cosa avrà pensato il vero fondatore del castello di Montorio, il mistero sulla sua collocazione rimane. L'impegno è quello di effettuare un secondo sopralluogo anche perché tornati alla macchina ci siamo fermati sotto una quercia ed Ivano ci ha raccontato vari episodi di vita anghiarese molto suggestivi. Non sarebbe male se in quella occasione e considerando che forse saremo in ottobre o novembre, la moglie di Gasparino ci attendesse con la tavola apparecchiata.

Grest ovvero Colonia estiva Quest’anno fra le varie iniziative che la parrocchia ha organizzato c’è stata anche quella del GREST, ovvero della colonia di un tempo. Dal 5 al 9 di agosto una trentina di bambini hanno partecipato a questa nuova iniziativa che pare sia stata accolta con molto entusiasmo anche dalle famiglie. Nel corso della settimana si sono fatte varie cose, dalle camminate alle partite di calcio, dalle esperienze all’Istituto d’Arte di lavorazione della creta, a momenti di preghiera ed infine a chiusura una S. Messa con liturgia preparata dalle catechiste insieme con i bambini. Vista la massiccia partecipazione credo sia stata una bella iniziativa e spero che i nostri sacerdoti vorranno riproporla anche per l’anno prossimo.

Nella foto: La visita al Santuario di Petriolo.

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I nostri auguri per Clemente ed Anna

LE LOGGE di Clèto

Mercoledì 4 settembre scorso hanno ricordato il loro 25° anniversario di Matrimonio Clemente Camaiti e la moglie Anna. Nel pomeriggio hanno partecipato, insieme ai parenti ed ai tanti amici intervenuti, alla Messa nella chiesa di Tavernelle. Ai due “sposi novelli” i più sentiti auguri dall’Oratorio (di cui sono fedeli lettori) e da tutta la Comunità di Tavernelle.

Anniversari e contrabbando Beppe : È visto Cecco mò sembra che le colombe l’abbion sistemète da sott’a Le Logge. Ora ci vorrebbe una rimbiancatina e anche cavère quele infiltrazione d’acqua e doppo n’antr’anno se pol festeggère l’anniversario del restauro. Cecco: Beppe tu fe’ presto a dillo. Doppo a fe’ le cose ci vole un po’ de più. Ma ‘nsomma con un po’ de bona volontà… B.: Domenica passa andèvo a la Motina col mi’ citto quande ho visto su verso Campalone ‘na barca de gente che caminèva. O chi erino? C.: Ma Beppe ‘n te n’accordi che c’era la caminèta del Contrabbandiéri. La fan tutti l’anni che vano al Ponte a mangère. C’è Cilistino che le ‘nventa sempre più belle e porta sempre ‘na balla de tabacco che doppo ci sono le donne de Chitignano che ci fano i sigari. Io ci so’ ito du’ anni fa e me so’ anche divirtito. B.: Ah, è vero. E pu’ l’aio letto da qualche parte. El mi’ citto ‘n mi cià mai porto! Mo n’antranno ci voglio andère anch’io. Te saluto Cecco. C.: Te saluto anch’io.

Anghiari: Strade di Civis

A volte sento delle lamentele (mestiere molto diffuso da noi) sul troppo traffico delle nostre strade. Non ci si rende conto che molte delle nostre strade più importanti (Libbia, Via Nova, Via di San Leo, Via per Micciano e Caprese), a parte alcune modifiche, sono quelle realizzate alla metà dell’800. Penso sarebbe l’ora di pensare ad una progettazione che preveda nuovi collegamenti fra le varie zone di Anghiari prima che l’urgenza di un tale intervento non veda il deturpamento della nostra collina.

Anghiari: Parcheggi di Civis

Che le macchine sono troppe ed usate a sproposito (qualche volta o molte volte) tutti lo sappiamo. Ma sappiamo anche che in effetti non ne possiamo fare a meno. Nei giorni di mercato, giornate in cui l’affluenza non è delle più elevate, verso le dieci non si riesce a trovare un parcheggio. I parcheggi sono pieni e le auto arrivano al Vergone (ex cinema Mondani), al Ponte dei Sospiri, alla Bernocca e in tutto il Campo della Fiera. Molte di queste auto sarebbero passibili di multa. Evidentemente qualcosa andrà pur fatto.

Parole così Non faccio parte dell'Accademia della Crusca ma quando sento una parola che non mi piace lo devo dire. La parola incriminata è "impiattare " usato in una trsmissione di cucina al momento della presentazione delle ricette quando avrebbero potuto dire molto meglio "mettere nel piatto" questa o quella vivanda.

RI-COR-DARE di Cmr Ricordare: ridare al cuore. Riprovare emozioni e sentimenti accantonati in fondo all’anima. Quanti, quanti in una vita, belli e brutti. Si potrebbe scrivere un romanzo. Ricordo. Era la fine del luglio 1979, quando mi dettero la sentenza secondo la quale entro tre mesi (e così fu) avrei perso una persona tanto importante e cara. Il mondo crolla. Quella stessa sera mi vollero portare ad ascoltare un concerto che si teneva nel duomo di Sansepolcro. Un concerto per organo di Bach e Bach mi parlò: il dolore si sciolse, scesero silenziose le lacrime ed accettai. Mistero, miracolo della musica, grande dono di Dio. Legato al ricordo precedente c’è quello di Giap, il mio magnifico cane che, morbido cucciolo lanoso, fu regalato proprio alla persona che ci stava lasciando. Le sue mani diafane carezzavano il cagnolino quando, esausto, si fermava per dormire. Una vita si spegneva, una si affermava prepotente. Fu chiamato Giap in onore al piccolo generale vietnamita che sembrava combattere e vincere a mani nude contro lo strapotere americano. E fu intrepido il mio Giap; una forza della natura. Poi un giorno me lo portarono morto, ucciso da una fucilata. Non volli vederlo. Spero che ora sia in un luogo felice. Ri-cor-dare. Ridare al cuore anche tanti momenti in cui Dio mi è stato più vicino, senza che me ne accorgessi, magari attraverso le bellezze della natura e dei sentimenti. Ricordo un 31 dicembre di non so più quale anno, passato girando tra i nostri monti con tanta pace nel cuore. Ricordo due caprette che da uno strapiombo roccioso mi guardavano cordiali e incuriosite in Alto Adige. Creature come me, figlie della stessa mano. Ricordo l’emozione improvvisa, folgorante, davanti ad un quadro di Rembrandt che mi diceva tante cose. Ridare al cuore può aiutare a vivere.

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Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres” Anghiari DUE GIORNI NEL NORD EST ED… OLTRE CONFINE Prima di affidare alle parole di una diretta protagonista il resoconto dell’ennesimo viaggio turistico sentiamo la necessità di fare alcune brevi ma importanti precisazioni. In Anghiari, si sa, numerosi sono i soggetti che, durante l’anno, si fanno promotori a vario titolo di gite turistiche organizzate, rispondendo a quella che da sempre costituisce per tutti una importante necessità: viaggiare. L’offerta riesce a soddisfare pienamente la domanda fino al punto di arrivare, a volte, ad un certo…. “affollamento”. Qualcuno allora potrebbe chiedersi: perché anche i donatori di sangue, invece di dedicarsi in toto a quello che giustamente è il loro compito primario, si mettono anche loro a proporre nel paese viaggi turistici o, come effettivamente ci è stato detto qualche tempo fa, concorsi canori, lotterie, spettacoli di cabaret e di magia ? La risposta è una sola: convinti come siamo che una qualsiasi associazione riesce ad essere sempre più vitale nel paese nella misura in cui sa coinvolgere il maggior numero di persone, avvertiamo quotidianamente il bisogno di “farci sentire”, di ricordare a tutti non solo che “ci siamo anche noi ” ma soprattutto il “perché ci siamo”. Solo questi sono i motivi del nostro impegno quotidiano!!! Divertimento, gioia, spensieratezza e tanta allegria unite a visite culturali di enorme interesse! Queste sono state le componenti predominanti del viaggio turistico organizzato dal Gruppo Donatori di Sangue FRATRES di Anghiari, svoltosi nei giorni sabato 17 e domenica 18 agosto; le mete stabilite sono state Trieste e le Grotte di Postumia. L’avventura è iniziata il sabato mattina presto (prima dell’alba!) quando l’allegra compagnia, capitanata dal presidente dell’associazione prof. Ganganelli Pietro, è partita dal Campo alla Fiera. Il viaggio è stato lungo, ma ugualmente piacevole, con intrattenimenti vari da parte dei partecipanti all’interno del pullman. Il piacere di arrivare in un tipico paesaggio carsico, in un’oasi verde nelle immediate vicinanze del confine italosloveno, ha prevalso sulla nostra stanchezza; questo luogo dove noi avremmo pernottato, è Lipica, culla di tutti i cavalli lipizzani del mondo. La tappa principale del primo giorno sono state le Grotte di Postumia (Slovenia). È incredibile come la natura possa dar vita ad un ambiente così maestoso, ma allo stesso tempo così estraneo all’habitat umano! Nel corso di milioni di anni l’acqua ha saputo modellare un intreccio di circa 20 Km di gallerie, di cunicoli e di sale costituite da minerale formato per concrezione. La visita all’interno delle Grotte si è svolta in un primo momento a bordo di un trenino che ci ha permesso di ammirare comodamente seduti lo scorrere davanti ai nostri occhi della monumentale e imponente bellezza naturale; poi ci siamo goduti a piedi un tratto di circa 2 Km, durante i quali abbiamo potuto osservare più dettagliatamente le strutture rocciose illuminate da potenti e strategici riflettori. Incredibilmente all’ interno delle Grotte vivono più di 150 specie animali, tra le quali la più nota è quella dei Protei, animaletti di colore rosato somiglianti ad anguille che vivono solo nella zona del Carso! La visita è durata un’ora e mezza ad una temperatura di circa 8° centigradi con un tasso di umidità del 99% ; tutto questo non ha comunque scoraggiato il gruppo che ha ammirato “tenacemente” questo gioiello della natura. Il giorno successivo è iniziato con un’abbondante colazione ed è proseguito con numerose visite di interesse storico-culturale; durante la mattinata abbiamo potuto scegliere tra le due mete proposte: giro per la città di Trieste o visita al Castello di Miramare. Ho preferito recarmi nel centro del capoluogo friulano; ci siamo soffermati in Piazza Dell’Unità d’Italia, cuore della città antica che ha per fondale la facciata di gusto eclettico del

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Palazzo Comunale. Alle spalle di esso, domina dalle pendici del Colle di S. Giusto, la bella facciata barocca della Chiesa di S. Maria Maggiore. Il massimo monumento e simbolo della città è la basilica di S. Giusto, frutto dell’unione di due precedenti basiliche romaniche. Dopo una breve visita, l’itinerario è proseguito verso il Sacrario di Redipuglia. L’enorme monumento che ci siamo trovati di fronte testimonia l’eroismo, ma anche l’orrore della guerra: qui sono sepolti 100.000 soldati caduti tra il 1915 e il 1918. Siamo stati in pochi ad avventurarci su per la scalata dei 22 gradoni, sotto il sole cocente di mezzogiorno! Dalla cima del Sacrario militare, sulla cui sommità si alzano tre grandi croci, si apre uno splendido panorama sulla valle dell’Isonzo. Vista l’ora, ci siamo diretti verso Aquileia dove ci attendeva un ricco pranzo, sotto un fresco pergolato di un ristorantino familiare. Tra chiacchiere, barzellette, risate e intrattenimenti vari, l’allegra compagnia ha ripreso la via del ritorno facendo tappa a Padova per visitare la Basilica di S. Antonio, uno dei più famosi santuari d’Italia. Il viaggio si è concluso verso le 23.30. L’ intera comitiva era stanca ma felice di aver vissuto un’esperienza nuova e piena di entusiasmo. Un ringraziamento particolare al Presidente della FRATRES, prof. Pietro Ganganelli che ha organizzato in maniera impeccabile l’itinerario della gita, dimostrando un grande carisma, tanta disponibilità, puntualità ed affiatamento con tutti noi; inoltre un grazie al nostro simpaticissimo autista Flavio che, oltre alla sua professionalità, con la sua ironia cordiale, ha animato ulteriormente l’intera gita. Il bilancio personale è più che positivo; è stata la prima volta che ho partecipato ad un viaggio di questo tipo e sono convinta che non sarà l’ultima!… alla prossima!!! Chiara Pucci Postumia: Il gruppo dei gitanti "Fratres", appena usciti dalle grotte.


I DONATORI SONO IN AUMENTO MA C’È ANCORA BISOGNO DI SANGUE!!! Il barometro delle donazioni di sangue nella regione Toscana segna bel tempo. Negli ultimi mesi è stato registrato un sensibile incremento sia nel numero dei volontari che in quello delle donazioni, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con una crescita per queste ultime, in valore assoluto di circa tremila unità in più. Molto incoraggianti i dati negli ospedali di Firenze, Livorno, Carrara e Pistoia, che hanno contribuito in modo importante al mantenimento dell’autosufficienza di sangue e plasma. Gli incrementi percentuali della raccolta nel mese di luglio, per esempio, sono stati di segno positivo in tutte le provincie toscane: la crescita maggiore è stata rilevata a Firenze ma altrettanto bene è andata in tutti i centri trasfusionali della regione, Arezzo compreso. Dati positivi anche da Sansepolcro, presso il cui ospedale si recano anche i donatori della nostra associazione, la quale sta contribuendo nel migliore dei modi alla campagna promozionale voluta dalla Regione Toscana e dalle associazioni più rappresentative del settore, tra le quali la “Fratres”, con l’obiettivo di raggiungere nel 2002 la piena autosufficienza. Questi i lusinghieri numeri conseguiti dai donatori attivi del Gruppo di Anghiari, nei primi otto mesi dell’anno in corso, raffrontati con i corrispondenti dell’anno precedente: MESE Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto TOTALI

2001 46 28 47 22 26 30 48 35 282

2002 36 46 63 43 42 56 47 52 385

Differenza -10 +18 +16 +21 +16 +26 -01 +17 +103

Percentuale -21,73% +64,28% +34,04% +95,45% +61,54% +86,66% -02,08% +48,57% +36,52%

Solo in due casi, come si può vedere, c’è stata una certa flessione, pur essendo comunque buono il dato mensile conseguito. Per il resto è tutto un crescendo di numeri, segno di una sempre più diffusa cultura del dono e della solidarietà tra la gente e di una maggiore e costante sensibilità dei nostri associati nei confronti del problema sangue. Una progressione veramente al di sopra di ogni più ottimistica previsione: siamo al 36% in più sul 2001 !!! Ma ancora non basta. Occorre in questo periodo, per esempio, un forte afflusso di sangue con la ripresa, dopo le ferie estive, del pieno regime di attività degli ospedali della regione, con i loro reparti chirurgici e di alta specializzazione. Non dubitiamo che non solo chi è già donatore, ma anche quanti sentiranno il bisogno di avvicinarsi per la prima volta alla donazione, sapranno rispondere all’appello, anche in questa occasione. La presidenza DOVEROSI

RINGRAZIAMENTI

A…

* Si ringrazia pubblicamente la famiglia Alessandrini, residente nella frazione della Motina, che ha voluto devolvere una cospicua somma anche alla nostra associazione, in memoria dell’indimenticabile LUIGI, recentemente scomparso. Una parte di essa sarà utilizzata in favore del Centro Trasfusionale dell’Ospedale di Sansepolcro. * Un sincero “grazie” anche alla signora Renata Dalla Ragione, per quanto elargito al gruppo, riconoscente per la concreta solidarietà da questo avuta, in un momento impegnativo della propria vita. Il Consiglio Direttivo

FRATRES NEWS * FRATRES NEWS * FRATRES NEWS 1. Domenica 7 Luglio 2002, si è svolta la quinta edizione della “Festa estiva del donatore”. Grande successo del 2° Concorso Canoro Voci Nuove, vinto quest’anno da una giovane promessa anghiarese della canzone. Piazza Baldaccio era strapiena di gente.

3. Venerdì 23 Agosto u.s., il Gruppo Sportivo “Fratres” di Anghiari, settore calcio, ha voluto festeggiare solennemente il Ventesimo di fondazione, con un applauditissimo spettacolo di cabaret ed illusionismo dal titolo“ ABRACADABRA”. Ha presentato la serata Ilaria Lorenzini, collaboratrice di TELETRURIA e maestra di ballo. Un ringraziamento agli organizzatori della serata: Enrico, Fabio e Muzio.

2. Domenica 8 Settembre u.s., presso la cittadina di Santa Fiora (Grosseto), si è svolto un importante convegno promosso dal Consiglio Regionale “Fratres” della Toscana. Il tema affrontato è stato quello relativo alle “Prospettive di sviluppo della medicina trasfusionale”.

4. Domenica 25 Agosto 2002, in occasione della terza edizione della Festa delle Associazioni, il nostro gruppo era presente nella Galleria Magi con uno stand informativo, insieme a tutte le altre associazioni anghiaresi.

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Note aggiunte: Una lapide e Fausto Vagnetti di Flavio Mercati

Nel numero 2/2002 dell’Oratorio, inserito nella ricerca sul “Ballo…”, è stato pubblicato un passo di una lettera inviata, nel 1898, ad Ezio Vitellozzi, da un non è precisato giornalista dell’ “Avanti”. In base a riscontri oggettivi emersi in seguito, l’autore di tale lettera risulta essere stato il sig. Fausto Vagnetti. Anghiarese, giovanissimo (era nato nel 1876), era stato con Ezio Vitellozzi, a cui era legato da fraterna amicizia, e Tuzio Tuti, uno dei promotori del Partito Socialista di Anghiari, anche se a livello semiclandestino. Si trasferì poi a Roma, per proseguire gli studi e per questo non lo ritroviamo fra i fondatori della Sezione anghiarese di tale partito nel 1901. Da questo passo della lettera: “Qualunque cosa avrai bisogno dall’ “Avanti”…” si evince che, se non proprio facente parte della redazione del giornale, essendo giovanissimo, doveva esserne perlomeno un collaboratore; per esempio come critico d’arte, materia in cui era esperto, oppure che fosse amico influente di qualche IN RICORDO DEL CITTADINO personaggio autorevole del giornale o del partito che lo gestiva. PITTORE FAUSTO VAGNETTI Fausto Vagnetti fu professore all’Accademia di Belle Arti di MAESTRO DI CIVICHE VIRTÙ Roma e svolgeva anche l’attività di pittore. Rimase sempre legatissimo NELLA VITA E NELLA SCUOLA ad Anghiari dove spesso ritornava e di cui amava ritrovare, nei suoi quadri, i paesaggi dei dintorni. Zona di ispirazione molto amata NATO IN QUESTA CASA IL 24.3.1876 furono i castagneti e le macchie lungo la via del Carmine. GLI AMICI MEMORI POSERO Morì nel 1954. Una lapide posta sull’estremità destra della NEL PRIMO ANNIVERSARIO facciata dell’edificio del Comune di Anghiari, dove un tempo c’era DELLA MORTE 18-9-1955 l’abitazione del Messo comunale, ne conserva e tramanda la memoria.

Tovaglia a quadri di Danile Finzi

Settima edizione de “La tovaglia a quadri”, e prima mia partecipazione a questo spettacolo tutto speciale. Speciale per l’ambientazione, per le tavolate che favoriscono il rapporto sociale, per l’ottima cena, per il servizio rapido ed efficiente, per l’interpretazione spontanea e vivace degli attori. L’unica mia obiezione riguarda l’interpretazione tutta politico – sindacale della triste vicenda di Renicci. Credo che i presenti abbiano capito che c’era allora un impresario cattivo che sfruttava gli iugoslavi buoni e che le cose, ancor oggi, non siano cambiate di molto. La verità storica è un’altra. Un fascismo presuntuoso ed arrogante invade e conquista terre altrui, rastrella cittadini inermi, costruisce campi di concentramento e costringe alla violenza della deportazione uomini e ragazzi, che non erano comunisti, ma combattevano per la libertà della loro patria. Gli anghiaresi andavano a vedere i “ribelli” come gli animali allo zoo e saccheggiavano i loro pochi averi durante il mercato nero che si svolgeva ogni mattina al campo. Solo pochi contadini, che abitavano nelle vicinanze di Renicci, rischiarono gravi punizioni per lanciare a quei poveri diavoli un pezzo di pane o di cavolo. L’impresa Berni diede lavoro a tanti anghiaresi che il fascismo e la guerra avevano ridotti alla fame. Il mito della “Grande Serbia” rispolverato, dopo la La vignetta di Scacciapensieri morte di Tito e la fine del cosiddetto comunismo Troppa abbondanza? iugoslavo, da un dittatore presuntuoso, arrogante e disonesto come Milosevic, ha spinto i popoli balcanici a rivivere il dramma della guerra, delle pulizie etniche, delle deportazioni e dei campi di concentramento. Bosniaci, croati, kosovari e albanesi (che però non facevano parte della Federazione iugoslava) hanno trovato in Italia il lavoro, aiuti per la casa, la scuola per i loro figli e per loro, l’assistenza sanitaria per tutti. A parte questa breve nota storica, credo che si debba ringraziare l’Associazione Pro Anghiari per l’organizzazione e quanti hanno dedicato il loro tempo e le loro indubbie capacità alla realizzazione de “La Tovaglia a quadri”. Il successo di pubblico e di critica, la notorietà data allo spettacolo dalla RAI, devono stimolare i promotori a continuare l’iniziativa nel tempo.

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Cronaca meteo di F.C.

Il 6 di agosto si è scatenato un nubifragio nel nostro territorio: acqua, vento fortissimo e fitta caduta di grandine con chicchi di grosso spessore (alcuni che ho preso in mano erano come delle grossi noci). La zona colpita è stata vasta e ha causato danni irreparabili all’agricoltura. Mi ricordo negli anni sessanta di grandinate estive che avevano imbiancato tutto il territorio di Anghiari; ma per avere notizie certe di questi eventi eccezionali sono dovuto risalire al Taglieschi:

foto Paolo Rossi

1528 ...si aggiunse una gragnola caduta dal cielo il 16 maggio, sì grossa e spessa che, havendo a guisa di una grandissima neve coperto tutta la terra, guastò tutti i frutti… 1575….. essendo il 21 maggio caduta una grossissima grandine nel contado di Anghiari, che sì fattamente percosse, guastò e desertò i grani, biade e viti e alberi con mortalità di bestiame e uccelli.

L’uomo delle melagrane di Cmr

Sotto al baffo di conquista c’è un sorriso un pio’ sornione. Sotto il vetro degli occhiali due fessure a mitigare il frugar delle pupille. La sa lunga il personaggio col vivente buon messaggio già racchiuso nel suo nome; REDENTI MASSIMO noi forse siamo per la grande di Dio MISERICORDIA. Dei nomi la coincidenza non può essere per caso e qualche sconto in più sui peccatucci forse gli anghiaresi aver potuto potranno per merito di Massimo. Massimo ch’assomiglia poi a Matteo l’Evangelista anche lui affogato nei quattrini.

Governatore di Misericordia

ma anche Direttor DiBanca! Però toccar miliardi Non losconvolge: perséeperchi conluilavora vuol solo melagrane. L'alberoèspettacolare con i vermiglifiori efamelespeciali tuttepienedisemini. Labuccia,holetto, èunsanovermifugo e ognuno di quei semi unbuonportafortuna. Efortunatiportino, Direttor-Governator! Ironicoguardacipure dall’occhio semichiuso, mapernoilavora con M isericordia eRedentialM assimo sarem noi anghiaresi. Buonappetito a suon di melagrane.

Anche questa volta fin qui abbiamo scherzato. Parlando seriamente, il grazie degli anghiaresi va al Dott. Massimo Redenti per il suo impegno quale Governatore della Misericordia e a tutti coloro che nella Confraternita, a qualsiasi titolo, prestano la loro opera. È il caso di dire: “Crescete e moltiplicatevi.”

La camminata del vero contrabbandiere Son partiti d’Anghiari de bon ora L’ho visti ch’ero afaccio a la finestra e dietro a tutti c’era ‘na signora che s’è acovata sott’a ‘na ginestra. Ho ditto fra de me facessi a ora la guardarebbi prima che se vesta de corsa ho attraversato tutta l’aia gli ‘n c’era più vinia da Scandolaia.

Ma chi ha inventato questa caminèta senz’altro Celestino e i suoi vicini guidar questa marmaglia senza meta farli arrivare dai Chitignanini. Hano attraverso tutta la pineta parecchie donne erono pien de spini un anzianotto ha ditto poi de scatto io non ciattorno doventassi matto.

Il pranzo fa la festa quella vera dal fiorentino all’ombra dei castagni si va avanti finché non si fa sera hano mangiato anche i guadagni Evviva il Ponte dalla gente altera Anghiari e Chitignano son compagni voi lo fate proprio un bel terzetto Terzo io son di Campalone detto

In quel momento il mio cane abbaia ha visto a Celestino la barbaccia povera donna che con lui s’appaia per otto giorni gli brucia la faccia. La mi’ donna che fa un po’ da massaia sta tagliando una specie de focaccia soltanto a la salita lei s’inquieta che sol va bene a chi vol far la dieta.

Son preparati a far questo baratto il tabacco lo porta lo “spallone” però con Chitignano han fatto un patto de mantene’ ‘sta vecchia tradizione. Al Ponte della Piera avvien l’impatto e ci sarà uno scambio all’occasione voi tabacco e lor polvere nera e si va avanti in questa maniera.

Terzo Chiasserini di Campalone In occasione della Camminata del contrabbandiere, 25 agosto 2002

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Questo il testo delle ottave cantate al Ponte alla Piera durante il pranzo che ha concluso la camminata del vero contrabbandiere.


Dalle nostre Parrocchie Da Monterchi Iniziamo il nuovo anno pastorale e catechistico soprattutto con la festa di San Simeone che ricade liturgicamente l’8 ottobre ma l’anticipiamo quest’anno alla prima domenica di ottobre che quest’anno è il 6. In quella occasione verrà il vescovo Gualtiero il quale amministrerà il sacramento della Cresima ad una quindicina di ragazzi che hanno frequentato la seconda media. In questo mese di settembre li stiamo preparando per questo importante sacramento della loro vita. Il mese di ottobre è poi il mese missionario quindi le domeniche di ottobre si cercherà di sottolineare l’aspetto missionario della Chiesa. Tutti dobbiamo sostenere quelli che sono in prima fila in tutte le parti del mondo ma che ormai terra di missione sono anche le nostre terre. Riprenderemo con impegno il catechismo e si farà un po’ la programmazione dell’anno pastorale. Spererei di coinvolgere anche la comunità nuova che abbiamo qui a Monterchi la Fraternità Francescana di Betania in modo che ciò possano dare una mano, un aiuto nella catechesi e nelle varie attività che faremo. Novembre è caratterizzato dal ricordo dei morti. Qui a Monterchi li solennizziamo con l’Ottavario. Alla mattina alle 10 celebriamo la Messa al cimitero dal 2 al 9. Domenica 3 la Messa pomeridiana delle 15,30 non viene celebrata nell’Arcipretura ma in forma solenne al centro del cimitero, sotto i portici, accanto a dove c’è la cappella della Madonna del parto. Poi ci sarà la benedizione delle tombe dei nostri cari. Cerimonie simili saranno celebrate anche negli altri cimiteri cercando di venire incontro alle esigenze della gente che in queste mese in particolare rinnova il ricordo dei propri morti. La Fraternità di Betania è giunta in Monterchi il 14 giugno, sono quindi i primi mesi e le prime esperienze che fanno nel nostro territorio e un po’ si devono adattare. Dal 9 settembre al 15 si riuniranno tutti i componenti della Fraternità sia i sacerdoti che le suore che hanno già fatto la professione di fede nel loro Capitolo a Terlizi in provincia di Bari, presieduto dal loro padre fondatore padre Pancrazio Gaudioso. È questo un ordine molto giovane e quindi ha bisogno di un confronto con il loro fondatore anche per fare una verifica delle loro esperienze. Nel prossimo numero parleremo più a lungo dell’incontro con la missione cattolica di Neuchâtel in Svizzera. In occasione di una visita a varie zone della Valtiberina sono stati nostri ospiti il giorno 15 settembre. A Monterchi si è svolta la tradizionale sagra della polenta ormai affermata e con ampi consensi da parte del pubblico proveniente sia dai paesi della provincia che fuori.

Da San Leo Il mese di ottobre è caratterizzato dalla festa della Madonna del Rosario. A Tubbiano la festa verrà anticipata alla prima domenica il giorno 6 dato che il giorno 13 la parrocchia ha organizzato una gita. La Messa solenne alle ore 11,30 e nel pomeriggio, alle ore 16, una breve processione a cui farà seguito un ricco rinfreschino organizzato dai solerti festarini della zona. In San Leo la festa verrà celebrata domenica 27 con la S.

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Messa solenne alle ore 10,30 con i canti preparati dai giovani e la processione che è risultato un orario più adatto del pomeriggio. Nel pomeriggio saranno preparati dei giochi popolari dai festarini, che sono i ragazzi più grandi del circolo. Proprio in riferimento alla Madonna del Rosario alcuni giorni fa siamo stati nel Santuario di Pompei e prima di noi era stata celebrata una Messa dall’arcivescovo di Pompei Monsignor Domenico Sorrentino che ci salutò cordialmente. In questo Santuario la prima domenica di ottobre, nella piazza avviene la supplica alla Madonna del Rosario che anche noi ripeteremo in occasione sia della festa a Tubbiano che a San Leo. È una preghiera molto bella composta da Bartolo Longo che ha fondato il Santuario di Pompei e tutte le opere che lo circondano: dall’assistenza ai figlioli dei carcerati, ai barboni, ai poveri. Ci sono suore e sacerdoti consacrati a queste opere di carità. Il 1° di novembre è consacrato ai Santi sia quelli del calendario ma anche tutti quelli che hanno praticato le virtù. San Paolo quando scriveva le sue lettere diceva: salutate i santi che sono fra voi: si trattava di quelli che si impegnavano a fare secondo il volere di Dio quindi sia quelli in cielo ma anche quelli che ancora erano in terra. Da noi è tradizione fare la visita ai cimiteri forse in considerazione che si tratta di un giorno festivo. Alle 15 al cimitero di San Leo e alle ore 16 al cimitero di Tubbiano faremo la benedizione dei nostri morti. Il giorno 2 novembre verrà celebrata una S. Messa molto presto e alle ore 18 a San Leo. Fino al giorno 9 (l’ottavario) verrà recitato anche il Rosario. Anche negli altri giorni di questo mese reciteremo qualche preghiera particolare. Anche nella zona di San Leo la grandine che ha colpito la nostra valle ha fatto molti danni e anche là dove una parte del prodotto è stata slavata poi non è conveniente raccoglierlo.

Dal Carmine Ad agosto in occasione del GREST (colonia estiva) che si è svolto in parrocchia il Santuario del Carmine ha avuto più volte ospiti i bambini sia a pranzo sia a giocare nel chiostro. Il giorno 9, alla fine di questa bella esperienza, la cucina del Santuario ha visto i bambini dilettarsi in pasticceria, preparando un modesto rinfresco ai genitori per chiudere la settimana del Grest. Anche quest’anno alcuni volontari hanno voluto far trascorrere una giornata diversa ai vecchietti della residenza protetta. Lunedì 2 settembre sono stati accompagnati al Carmine. Alcuni hanno approfittato della bella giornata di sole per fare una passeggiata e altri sono rimasti tranquillamente a chiacchierare all’ombra dei gelsi e dei cipressi. Visto che il Santuario è ancora chiuso per restauri è stato allestito un piccolo altare nel chiostro così tutti quanti hanno potuto partecipare alla S. Messa. Un buon pranzetto ha riunito tutti attorno alla tavola ma non poteva mancare la musica e così l’Anna si è sbizzarrita in walzer e tanghi. Un grazie a tutti coloro che si sono impegnati per la buona riuscita della giornata e non vi dimenticate, ormai è un appuntamento fisso. Arrivederci all’anno prossimo! Così i nostri vecchietti hanno potuto godere di una giornata di “ferie”, una giornata diversa.


Comunità di Santo Stefano Si è svolta domenica 1° settembre la festa della Madonna. Le sante Messe alle ore 8,30 e alle 11 celebrate dal nostro parroco don Marco. Alle ore 11 la S. Messa è stata animata dal coro dell’Oratorio guidato dalla Signora Norma Meazzini. Dopo la Messa la processione con l’immagine della Madonna. La partecipazione dei fedeli è stata numerosissima. I festarini hanno offerto la colazione agli intervenuti: crostini dolci, caffè ed altro. Di tutto questo si deve fare un ringraziamento particolare alle donne di Santo Stefano che si sono date da fare per preparare quanto sopra dando così un buon contributo alla festa. Nell’ingresso della sacrestia è stata fatta una esposizioni di foto, di varie annate, riguardanti la festa. Ancora una volta il gruppo dei festarini si è impegnato (possiamo dire anche molto) affinché tutto riuscisse nel migliore dei modi e così è stato. All'interno della chiesa sono state collocate le due lampade votive fatte restaurare dalla famiglia Crociani in memoria della loro congiunta Gianfranca. Dalla riunione fatta negli ultimi giorni di luglio nasce l’idea di creare nel piazzale della vecchia stazione uno spazio per giocare il calcetto per fare delle gare in occasione della festa, e affinché i nostri giovani e ragazzi, che amano lo sport, possano avere un punto di ritrovo passando del tempo stando all’aria aperta e giocando con la speranza di non vederli più giocare in mezzo alla strada. L’impresa, bella da realizzare ma difficile e quasi impossibile per il poco tempo disponibile e con pochi mezzi

(pecuniari). Ma i festarini, aiutati da latri collaboratori, con esemplare tenacia e determinazione, lavorando senza sosta fino a tarda ora, sono riusciti a preparare il tappeto verde e piazzarlo nel campo, mettere le luci e recintare (anche se non in modo perfetto) permettendo così di poter iniziare le gare prima della festa. Grazie a voi che avete lavorato senza sosta, a chi è intervenuto con i propri mezzi (meccanici) e a chi ha fornito altri materiali. Risultato finale è stato ottimo e inaspettato, anche se sperato. L’amministrazione comunale, dando il proprio consenso, ha contribuito alla sistemazione del terreno e di ciò ne siamo grati. Ancora rimane molto da fare per quanto riguarda la recinzione, reti ed altro ma siamo certi che presto si potrà provvedere al tutto eliminando così i fastidi causati alle vicine abitazioni. Per il resto della settimana le gare e le altre attività si sono svolte come da programma. In tal caso anche il tempo è stato abbastanza buono. Da notare la serata del sabato con la tombola per le famiglie e i ragazzi e la commedia, presentata dal gruppo della Motina “La miriggi rèda”, che ha richiamato molto pubblico dimostrando con i suoi applausi il gradimento dello spettacolo. Ancora una volta bravi! Domenica sera finale dei vari giochi nel viale e premiazione. Poi tutti a cena al ristorante La vecchia Stazione dove il menù è stato di ottimo gusto e la presenza di tante persone ha reso ancora più importante e significativa la nostra festa. Nel corso della cena, in presenza di don Marco e del sindaco Danilo Bianchi, è stata consegnata la targa della Comunità a Marziano Miano con la motivazione «Al Maestro Marziano per la sua squisita interpretazione del vivere quotidinano che, arricchita dall'amore per la musica, ne fa un messaggio Planetario» e ai festarini per il loro impegno a favore della comunità. Con soddisfazione unanime si ringrazia di cuore le famiglie, gli Enti e tutte le persone che hanno dato il loro contributo e il loro assenso alla festa e a tutti quanti un grande applauso.

Qui a sinistra il campo di calcetto realizzato dall'impegno di tante persone in occasione dell'ultima festa a Santo Stefano e che la comunità si augura venga usato dai giovani per utilizzare il loro tempo libero. Il lavoro impegnativo, sia dal punto di vista finanziario che manuale, dovrà ora essere terminato con la recinzione ma è, come si vede, perfettamente funzionante. (digitalfoto emmedipì) Nel riquadro i bambini partecipanti al GREST ospiti del Santuario del Carmine mentre mostrano orgogliosi il risultato del loro "lavoro"

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Auguri a Vittorio Il giorno 26 luglio 2002 il giovane concittadino Vittorio Sassolini si è laureato in Ingegneria Elettronica presso l’Università La Sapienza di Roma discutendo la tesi “Sviluppo di una applicazione TCL/TK per la gestione scalabile delle iscrizioni a parlare in una conferenza Mbone”. Relatore Prof. Luca Podestà. Correlatore: Prof. Alessandro Falaschi. Al primogenito del Nannino e della Paola felicitazioni da parte degli amici e della Redazione dell'Oratorio.

I nonni scrivono Non credo che i ragazzi e le ragazze del catechismo siano lettori di questo periodico, quindi prego vivamente gli adulti che, in ambito familiare o parrocchiale, sono a contatto con questi piccoli amici, di portare alla loro conoscenza le parole che una nonna, a nome di tutti, loro indirizza con tanto affetto. Dunque il 26 luglio, cari nipotini, avete ricordato San Giovacchino e Sant’Anna, i nonni di Gesù e con loro avete festeggiato tutti i nonni della nostra comunità parrocchiale. Un gesto d’amore che merita di essere evidenziato. Vi ho chiamati teneramente “nipotini”, ma non siete “ini”, cioè piccoli: siete invece grandissimi e riempite tutto il cuore di noi nonni, di quelli veri, familiari, e di quelli che tali si definiscono perché hanno i capelli bianchi e le gambe un po’ debolucce. Tutti vi ringraziano, principalmente coloro che non erano presenti in Propositura, perché ammalati o impossibilitati a muoversi. Grazie per la vostra partecipazione alla Santa Messa, grazie per la “merenda” che avete diviso con noi e grazie per le vostre composizioni sui nonni. Tutte belle e meritevoli di essere pubblicate, ma ciò non è possibile per ragioni di spazio e così la scelta è caduta su quella intitolata “È vero?”, che ci è stata regalata avvolta in un bel fiocco rosso. Noi nonni non possediamo né la vostra energia, né la vostra fantasia e possiamo quindi solo pregare per voi, ma qualche cosa inventeremo per ricambiare il vostro gesto d’amore. Per intanto vi auguriamo un sereno e facile nuovo anno scolastico e di essere la gioia della vostra famiglia. Che Dio vi benedica con tutti coloro che vi aiutano a crescere sani nel corpo e nello spirito. Vi abbraccia nonna Cesarina È vero?

Dimmi, nonnina mia, dimmelo è vero che una volta tu c’eri e io non c’ero? Mi pare un sogno: se non c’ero io a chi potevi dir “Tesoro mio”? Chi veniva a cercarti la mattina per avere il confetto e la mentina? Per chi facevi, dunque, le cuffiette, le sottane di lana e le magliette? Chi ti veniva a saltellare intorno e ti faceva giocare tutto il giorno? Io, proprio , nonnina mia; lo chiedo a te: Come potevi star senza di me?

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Il mio pianto di Maria Raffaelli

Piango di giorno, di sera, di notte, potessi scegliere preferirei mille botte, purtroppo ne ho presa una, che ha tutto il sapore della sfortuna.

Un campeggio per… C’è un “desiderio che rende inquieto il cuore” di ogni giovane e che spinge a camminare, a ricevere. Questa canzone di Branduardi ci invita ad “abbandonare il porto”, a metterci in viaggio, a percorrere insieme ad altri la strada alla ricerca di quell’incontro che cambia la vita. È proprio la promessa dell’incontro e lo stile del cammino che differenzia il CAMPEGGIO ESTIVO PARROCCHIALE da una semplice vacanza. Il primo luglio, circa una trentina di bambini, in età compresa tra otto ed undici anni, capitanati da ben cinque animatori e da d. Juan Carlos, si sono ritrovati all’Oratorio di Anghiari, con valige e zaini, pronti per dare il via al CAMPO SCUOLA 2002. Durante la settimana trascorsa presso la ex casa canonica di Corezzo, nel comune di Chiusi della Verna, i bambini sono stati impegnati in giochi, passeggiate, escursioni, momenti di preghiera, di riflessione e di comunione. L’esperienza dello stare fuori dall’ambiente familiare da soli, condividendo con i loro coetanei lo stesso tavolo e la stessa camera, ha permesso loro di vivere più in profondità i valori umani ed ha costituito un terreno fecondo nel quale possono poi svilupparsi i valori legati ad un cammino di fede cristiana. I giovani partecipanti hanno mantenuto per tutta la durata del campeggio un comportamento esemplare e le loro giornate, vissute pienamente in una dinamica di rapporti di amicizia, hanno costituito terreno fertile alla crescita del senso di appartenenza al gruppo ed alla comunità ecclesiale. Lo stare insieme ha consentito ai bambini di essere protagonisti anche se solo per una settimana del loro cammino di formazione, educandoli non solo al “sapere”, ma anche al “saper essere”. Concludendo queste semplici riflessioni su un’esperienza vissuta: UN CAMPEGGIO PER… tanti sono i motivi per essere uno dei partecipanti!!!


UN BILANCIO SOCIALE PER LA COMUNITÀ ANGHIARESE a cura della Banca di Anghiari e Stia – Credito Cooperativo

Spesso i dati di bilancio, non sempre facilmente leggibili per i non addetti ai lavori e troppo aridi e sintetici, non rendono conto delle iniziative concretamente intraprese da una Banca locale in favore della propria comunità. Analogamente, gli interventi che potremmo genericamente indicare come beneficenza, solidarietà, liberalità, munificenza e simili, passano del tutto sotto silenzio o, tutt’al più, inquadrati nella logica e nella terminologia aziendali, assumono la denominazione, alquanto fredda e distaccata, di “Interventi Marketing e Immagine”. Sono proprio questi interventi, così poco appariscenti, che fanno la differenza nel panorama cittadino e che rappresentano il vero “valore aggiunto” creato da una istituzione locale per il proprio paese e per i suoi abitanti.

La Banca d’Anghiari ha sostenuto, insieme all’Amministrazione Comunale, numerose iniziative, che hanno avuto e continuano ad avere rilevanza nel campo sociale e culturale. Da circa dieci anni, quali gestori del servizio di Tesoreria comunale, abbiamo contribuito alla realizzazione d’opere di pubblica utilità, con una progressione di finanziamenti e di elargizioni per valori indicativi, se rapportati al bilancio del nostro “piccolo” istituto. Basta citare i lavori di sistemazione dei “giardini del vicario” presso Palazzo Pretorio, della Galleria Girolamo Magi, nonché gli interventi di recupero di alcuni “fondi” nel centro storico, di proprietà pubblica, e di consolidamento dello stesso Palazzo Corsi. Altri contributi specifici sono stati erogati, annualmente, a favore dell’Ente Mostra e della Cooperativa Anghiari Vecchio, destinati alla valorizzazione del patrimonio artistico e culturale di Anghiari, oltre che all’organizzazione di manifestazioni ed eventi che han-

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no il duplice merito di intensificare i momenti di socializzazione e di svago per gli abitanti e di promuovere l’interesse turistico per il nostro paese. C’è poi da rilevare l’intensa attività di sponsorizzazione e di promozione in favore delle varie associazioni sportive, nonché il costante sostegno che continuiamo a fornire a quelle istituzioni locali che, come le Confraternite di Misericordia e gli enti religiosi, non perseguono fini di lucro e si propongono di migliorare la qualità di vita della nostra comunità. Dagli stessi dati del bilancio possiamo rilevare che, sugli attuali 3457 soci del Credito Cooperativo, 784 risiedono nel Comune d’Anghiari: ciò significa che quasi il 23% dell’intera compagine sociale della Banca vive nel nostro paese, il che testimonia la fiducia di cui gode l’azienda presso gli Anghiaresi, che la considerano da sempre “la loro banca”, quella che meglio risponde alle loro esigenze e promuove i loro interessi. Nonostante la necessità, derivante dalle trasformazioni in atto nell’intero sistema creditizio di espandersi nei territori limitrofi di questi ultimi anni, la Banca è efficacemente radicata nel territorio d’origine, tanto è che dei 79 dipendenti in forza all’azienda, ben 33 (circa il 41%) risiedono ad Anghiari. Pensiamo che le funzioni di banca locale possano essere svolte al meglio da personale “del posto” che, vivendo nel territorio in cui lavora, abbia miglior cura nel promuoverne lo sviluppo, e riesca più di altri a comprenderne i bisogni e a coglierne le peculiarità. Ma ciò è anche la conferma del fatto che la Banca rappresenta una risorsa importante dal punto di vista occupazionale e lavorativo: molti giovani della zona trovano nella Banca di Anghiari e Stia concrete opportunità per realizzare la loro formazione professionale e per affermarsi nel mondo del lavoro. La Banca di Anghiari e Stia, inoltre, per concentrare la sua attenzione e le sue risorse sullo svolgimento dell’attività bancaria vera e propria (il cosiddetto core business), delega all’esterno tutte le attività complementari e strumentali, avvalendosi anche della collaborazione della Cooperativa Anghiari Service, i cui 12 dipendenti sono, quasi tutti, giovani del luogo. Abbiamo visto quanto varie e diversificate siano le funzioni che una Banca come la nostra può assolvere nel contesto locale: è nostra intenzione perseverare anche in futuro su questa linea per contribuire al miglioramento della qualità della vita nel nostro paese e per garantire il benessere, non solo economico, di chi abita nel territorio in cui ci troviamo ad operare.


Da Tavernelle Battitura a Tavernelle 28 luglio 2002 di Alessio Cagnacci

Anche quest’anno a Tavernelle è stata organizzata, come sempre dalla Squadra del Cinghiale e da tanti altri volontari, la storica “battitura a fermo” del grano. Una bella e calda giornata di luglio ha permesso ai numerosi lavoratori impegnati di svolgere con tranquillità il proprio dovere, e naturalmente c’è stato qualche gavettone a rendere un po’ più fresca la giornata. La sirena azionata dall’antico Landini annunciava l’inizio della battitura, ed avvertiva i vari lavoratori di prendere ognuno il suo preciso compito (il pagliaio, il mazzacavallo, alle manne, ecc.) Mentre i spettatori ammiravano i lavoratori divertiti ed impolverati che portavano avanti la battitura, nei campi adiacenti si davano delle dimostrazioni di aratura con trattori ed altri mezzi antichi. Santino della Celle (presidente della Squadra del Cinghiale) ha passato quasi tutto il giorno a cercare di fare un solco diritto con il suo OTO 25. C’era anche un cingolino FIAT 25 che si è meritato l’ammirazione degli anziani contadini presenti al quale ho sentito dire più volte: “ questi si ch’eron mezzi che lavoravano, altro che quei bestioni che ciano mo!” con aria soddisfatta. Ogni tanto si sentiva di nuovo la sirena e tutti si fermavano a bere un bel bicchiere d’acqua con un goccio di vino (qualcuno però barava e prendeva tutto vino) e mangiare magari anche un cantuccino. La giornata è volata via veloce ed allegra concludendosi con una bella cena fra amici. Naturalmente non poteva mancare, come ad ogni battitura che si rispetti, la classica ed irrinunciabile oca al forno.

Rubrica a cura di Alessandro Bivignani

Una esperienza della G.M.G. di Toronto Mentre sono qui nella mia camera a scrivere questo testo, mi riaffiora alla mente, anche con una leggera commozione, lo stesso periodo di due anni fa quando ancora ai primi miei articoli sull’Oratorio, trasmettevo l’esperienza che avevo vissuto alla Giornata Mondiale della Gioventù a Roma. Oggi, con due anni in più nello zaino, e con un sacco di cose in più da raccontare mi ritrovo ancora una volta a dar notizia di una esperienza che puoi definire tranquillamente come straordinaria. Passata l’euforia del ritorno (la Giornata Mondiale è stata in luglio) mi sono trovato a verificare un po’ questi due anni che sono passati: che cosa è successo, è servita questa GMG oppure no? In due anni certo delle cose ne passano tante. Ma indubbiamente non si rimane come prima da una esperienza che ti tocca veramente il cuore. E con la certezza, poi, che il cammino continua. Sempre. Due anni di cammino verso il Canada. Per andare a fare Giornata Mondiale in una città così multiculturale e pluriconfessionale, e ad annunciare agli amici canadesi, così l’invito del Papa “a dire al mondo l’unicità di Cristo Salvatore”. Di fatto non una scelta facile, specialmente quando il termine ultimo per dare la conferma definitiva cadeva precisamente una settimana dopo l’11 settembre. Ed infatti numerosi gli abbandoni ed i ritiri dal viaggio. Però un fatto restava: dovevamo andare, ed in quel momento ce n’era veramente bisogno, a testimoniare a tutto il mondo la speranza dell’annuncio cristiano. E solo noi giovani potevamo farlo. Certamente faceva paura, ma la chiamata era chiara: voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo! Uno dei momenti più belli l’ho vissuto il giorno prima della partenza quando sono stato abbracciato da decine e decine di amici, da persone che

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senza mezzi termini mi hanno rinnovato il mandato nel rappresentarli, con la promessa che anche al di là dell’oceano sarebbero stati sempre con me. Tre amici in particolare che ho salutato per ultimi, a uno di loro ho lasciato per impegno il cappellino della GMG di Roma dicendogli: dovrai essere con me tutta la prossima settimana! Ci sarò. E al ritorno ho ricevuto il cappello girato al contrario perché, mi ha detto, è pieno di tutti i momenti che abbiamo passato insieme! Tutta la Comunità di Anghiari e quella di Tavernelle si è veramente raccolta per aiutarmi a vivere intensamente i momenti che avrei incontrato nella settimana canadese. Di Toronto numerose sarebbero le cose da raccontare, sia della città che dell’esperienza della Giornata Mondiale. Solo due momenti, mi si consenta di esprimere apertamente: uno è la sera della veglia, attorno al Papa vecchio e malato ma tanto giovane ed entusiasta dei “suoi giovani” che quella sera erano lì. A Roma, due anni fa, ci aveva chiamati le “sentinelle del mattino” coloro che sono svegli e pronti all’annuncio di Cristo. Oggi va avanti. Ci chiede: di fronte allo scenario di un nuovo secolo che si è aperto con l’immagine delle folle di pellegrini venuti a Roma per il Giubileo, decisi a testimoniare Cristo con la loro vita, e quella dell’attentato a New York, cosa sceglieranno le sentinelle del mattino? E continua: “solo Cristo, conosciuto, contemplato e amato, è l’amico fedele che non delude, che si fa compagno di strada e le cui parole riscaldano il cuore”. Ci vuole qualcosa, anzi qualcuno su cui basare le fondamenta di una nuova civiltà, dice Giovanni Paolo II. “Il XX secolo ha spesso preteso di fare a meno di quella ‘pietra angolare’, tentando di costruire la città dell’uomo senza fare riferimento a Lui ed ha finito per edificarla di fatto contro l’uomo! (…) L’attesa, che l’umanità va coltivando tra tante ingiustizie e sofferenze, è quella di una nuova civiltà all’insegna della libertà e della pace. Ma per una simile impresa si richiede una nuova generazione di costruttori che, mossi non dalla paura o dalla violenza ma dall’urgenza di un autentico amore, sappiano


porre pietra su pietra per edificare, nella città dell’uomo, la città di Dio”. Ed allora ecco il nuovo mandato del Papa: “Lasciate, cari giovani, che vi confidi la mia speranza: questi ‘costruttori’ dovete essere voi!” Ed il secondo momento, al termine della Messa finale, inzuppati d’acqua ma carichi di Spirito il vecchio/ giovane Papa ci ha consegnato la Croce:

Il mio campeggio delle medie Sembra strano il raccontare una esperienza in cui tu sei coinvolto nella veste di animatore, di organizzatore e coordinatore. Una esperienza in cui hai la sola funzione di dare, di trasmettere, di testimoniare, di insegnare. Ed invece torni e ti ritrovi a raccontare esattamente il contrario: una esperienza da cui hai ricevuto tantissimo, in cui hai ricevuto un sacco di bene e che probabilmente ti ha segnato per sempre. Arrivando al campeggio con due giorni di ritardo non mi sono sentito affatto in un contesto in cui dovevo entrare, ma un luogo di cui già, prima della partenza, facevo parte. E questa prima constatazione ti spalanca già una realtà diversa, più bella, ma in cui sei già immerso: basta solamente accorgersene. E se ti accorgi della bellezza a cui sei davanti e non hai paura di entrarci e viverla, allora capisci che un sacco di cose che ti circondano, le persone che ti stanno intorno non sono lì per caso, ma tutto fa parte di un disegno più grande. Ed allora scopro che non è più un caso il fatto che la canzone che funge da “inno” del campo sia un grido di gioia verso la vita. “Viva viva l’amor, viva viva la vì, viva la companì” abbiamo cantato insieme ai ragazzi delle medie a cui si sono uniti anche altri amici delle superiori. Già, quasi mi dimenticavo di ricordare il gruppetto delle superiori che

“Carissimi giovani… è tempo di rendere il messaggio di questa giornata parte della nostra vita quotidiana. Nel vostro zaino vi è stata posta una piccola croce di legno. È giunta l’ora di indossare quella croce. Guardatela, e sarete la luce del mondo; imparate da quella croce il vero senso della vita cristiana e sarete il sale della terra”. Al ritorno un gruppetto di ragazzi

si è aggregato agli amici più piccoli; mi sono chiesto perché. Mi è bastato guardare per avere la risposta. “Non so bene perché ci sono venuto” mi ha confidato un giorno uno di questi, “ma un mio grande amico mi ha invitato, uno che per il primo anno faceva l’animatore, e mi è piaciuta la voglia e l’entusiasmo con cui stava con i ragazzi più piccoli di lui. Noi abbiamo la stessa età, ma ha contagiato anche me”. Quest’estate, al ritorno del campeggio, non poteva rimanere uguale alle altre. Ed infatti non è stata. Ho avuto l’occasione di stringere una grossa amicizia con alcuni ragazzi che hanno una voglia matta di vivere, ma che il mondo non gli consente di fare pienamente perché la vita si vive in un certo modo: c’è il successo, il potere, lo sballo… Viene fuori allora la domanda che di fronte alla realtà possiamo vivere in due modi: scegliere di non far fatica guardando solo ciò che ci piace, oppure stare totalmente a ciò che la realtà ci riserva. Se scegliamo quest’ultima possibilità cominceremo a vivere la quotidianità diversamente, scoprendo che nulla e a caso e tutto fa parte di un disegno più grande. Il cammino continua ragazzi: al prossimo anno! Un animatore

Due momenti dell'esperienza del Campeggio 2002. Foto Federico Bartolucci. Nell'altra pagina: Battitura 2001. Foto Alessio Cagnacci

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della Parrocchia mi aspettava ansioso di sapere qualcosa. Ci siamo allora detti: da oggi parte il cammino verso Colonia 2005. Forse non ci sarà questo Papa, ma come ha detto lui stesso: è Cristo che vi attende là, non mancate! E questi giovani mi hanno promesso: noi non mancheremo! Il cammino continua ragazzi: alla prossima GMG! Alessandro

Ferragosto ad Anghiari di Daniele Finzi

C’è stato chi ha notato che la mattina di Ferragosto le piazze e le vie d’Anghiari erano piene di turisti, ma i negozi erano desolatamente chiusi. Perfino le saracinesche erano abbassate, i portoni sbarrati. In un certo senso, questo è stato un bene per il turismo culturale. Liberi da stimoli consumistici, i turisti sono sciamati nel centro storico, schivando atleti che in salopette correvano su e giù per le caratteristiche viuzze e ammirando la bellezza degli scorci, la ricchezza dei musei. Strano comportamento quello dei commercianti. Prima obbligano i cittadini a subire la violenza di un traffico sempre più caotico, perché convinti che tutti si fermino in piazza a comprare. Poi, quando i potenziali acquirenti vengono, chiudono tutto e se ne vanno in vacanza.

Stupidità animale! di Emmedipì

Ho letto sulla stampa locale che ad Arezzo c’è l’idea di un cimitero per animali. A me la cosa pare molto stupida e mi auguro che la cosa finisca lì. Gli amministratori potrebbero impegnare quei soldi per cose più serie mentre i possibili acquirenti dei loculi potrebbero destinare i denari necessari per le tombe alle associazioni che si interessano e curano gli animali abbandonati o in via di estinzione. Certo comprendo benissimo che ci si possa affezionare ad un animale ma sarebbe necessaria una seria valutazione della proposta.


Strade e beni pubblici a cura di Mario Del Pia

Mi sarebbe piaciuto che la missiva riportata sotto fosse stata scritta dal nostro Ufficio Tecnico Comunale. È stata scritta invece da Francesco Tuti, ingegnere comunale, il 3 marzo 1882. Tutto sommato sono passati 120 anni ma dalle parole dell'ingegner Tuti si capisce che anche allora l'argomento era scabroso.

Credo mio assolutissimo dovere di rendere informate le SS. LL. che da qualche tempo a questa parte in ogni punto del comune da quasi tutti i proprietari si diviene al dissodamento ed occupazione parziale o totale di strade vicinali che sono di pubblica spettanza e necessarie a tutti per portarsi da una parte all’altra del Comune. Ciò costituisce una vera usurpazione dei diritti e della proprietà del pubblico ed un abuso riprovevole. A forma della legge sui Lavori Pubblici spetta alle Amministrazioni Comunali il sorvegliare le strade vicinali e perciò rivolgo premurosamente la presente alle SS. LL. Quest’ufficio fu ed è impossibilitato a reprimere cotale abuso atteso il gran numero d’individui con i quali dovrebbe mettersi in urto, e però intende colla presente di avere pienamente adempito al suo dovere pronto però a fare eseguire gli ordini d’indole generale che piacesse a questa Amministrazione Comunale di emanare. Quali potrebbero essere: A) Revisione di tutte le strade comunali accampionate. B) Stabilire una multa da 50 a 100 Lire per tutti coloro che hanno mutato l’andamento di una strada comunale senza permesso. C) Multa da 50 a 100 Lire per tutti coloro che hanno occupato totalmente o parzialmente la strada vicinale coll’obbligo poi di rimettere le cose nell’antico stato se la strada è necessaria, e di pagare il terreno alla ragione di Lire 2500 l’Ettaro se la strada è suscettibile di essere soppressa o ristretta, e nell’ultimo caso l’obbligo al proprietario di mantenere per sempre la strada nel tratto ove fu ristretta senza la necessaria autorizzazione. D) procedere giudicialmente contro tutti coloro che non accettano le su espresse condizioni o che non rimettano le cose nel primitivo ed antico loro stato. Debbo far notare che il procedimento giudiciale riguardando cosa di azione pubblica, non importa nessuna spesa all’Amministrazione Comunale. Tanto in adempimento del mio dovere e con dichiarazione di non occuparmi più di tale affare senza ordini o istruzioni da parte di questa onorevole autorità Municipale.

“CIAO ESTATE”

di Piero Lega

Gli ultimi giorni dell’estate possono essere alcuni tra i più belli e gratificanti di tutta la stagione. Mentre il sole si muove più basso nel cielo e la natura adotta colori più soffici, la luce si esprime in una tonalità più ricca e bronzata. Ora è il momento ideale per oziare in giardino e godere delle ultime delizie “al fresco” prima che l’autunno arrivi con il suo freddo pungente. Un pasto memorabile potrebbe essere un semplice piatto con pane fresco di forno e formaggio pecorino toscano o soffice gorgonzola o mozzarelline di bufala con contorno di pomodori adornati con le ultime foglioline di basilico ed insalata croccante. Il tutto condito con fragrante e tipicamente profumato olio extravergine degli uliveti di Anghiari. Accompagnare quindi questa sciccheria della natura con un Muller Thurgau o uno Chardonnay giovane e profumato.

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E per glorificare questo semplice pasto, bisogna presentarlo sul più bel servito di porcellana bianca, con tovaglia e salviette di lino color crema – avana, come quelle che solo ad Anghiari sanno artigianalmente ed artisticamente lavorare. Vale la pena eccedere nella preparazione del tavolo. Il cibo si gusta meglio se servito con piatti di porcellana e con posaterie (non di plastica) su una bella tovaglia merlettata. Anche le sedie hanno il loro apporto positivo, non di plastica ovviamente che sono fuori del contesto e contrarie allo spirito del momento, ma per esempio di vimini o di legno. Tutto apporta eleganza alla sobria cenetta in giardino. Come si usa dire: l’occhio vuole la sua parte. Ed infine tenere a portata di mano una blusa o uno scialle da mettere sulle spalle – dopotutto sarebbe un vero peccato non godere ed approfittare degli ultimi deboli raggi del sole di una idillica serata di fine estate.


Ricordo di don Fabio

Un parroco di campagna di Teresa Bartolomei

Se ne è andato il 2 agosto, festa del Perdono di Assisi, festa per eccellenza della riconciliazione con la nostra sorte di esseri mortali. Perché il mite e pietoso San Francesco voleva alleviarci anche dalle ultime spine che il credente in pace con Dio può temere nell’incontro con nostra sorella Morte, oltre al dolore umano per il distacco dai propri cari. A San Francesco non bastava che il credente si sentisse interamente perdonato, lo voleva libero dall’inquietudine per il muro misterioso di dolore che

Don Fabio assieme a Laura Guadagni

dobbiamo attraversare prima di avere accesso alla sala del banchetto celeste. Il muro del pianto che chiamiamo Purgatorio e che dipingiamo ingenuamente di fiamme per non saperci raffigurare spiritualmente la condizione di sofferenza che la purificazione dai nostri vincoli terreni infliggerà alle nostre deboli anime di peccatori, prima di aprirle alla visione dell’Amore infinito. San Francesco voleva che Gesù ci liberasse non solo dal peso del peccato, ma anche da quello dell’espiazione, perché anche gli spiriti più piccoli e timorosi potessero andarGli incontro nella letizia e non nella paura, perché tutti potessero amare la morte invece di temerla. Gesù concesse questo dono all’umanità, attraverso il cuore del fratello Francesco, ed è precisamente il 2 agosto di ogni anno che esso viene rinnovato,

“ Che importa ? Tutto è grazia.” G. Bernanos irradiando della luce calda dell’indulgenza chiunque si dia la pena di chiederla, chiunque semplicemente non faccia finta di dimenticare la morte nella vita di ogni giorno, ma ne coltivi con vigilanza e amore il pensiero, come un seme che germina nella nostra esistenza e che un giorno darà il frutto del nostro ritorno al Padre. È così facile ottenere la Grazia. Essa è lì, per tutti, a portata di mano. Basta volere. Ma non vogliamo. Siamo troppo presi da tante cose. Preoccupazioni, interessi, bisogni. Siamo immersi nel mondo e non abbiamo il tempo di guardare in alto: siamo sempre incalzati da nuove scadenze materiali, rinviamo l’appuntamento con la nostra interiorità. Non così lo zio Fabio. Lui era un uomo di contemplazione, non di azione: per lui era un peso il quotidiano, la gestione era una bega opprimente, l’amministrazione un onere che lo innervosiva. L’aspetto ‘materiale’ del suo impegno sacerdotale era la dimensione che si sentiva più estranea. Era interamente sé stesso solo nell’esercizio della dimensione spirituale del suo ministero di sacerdote e di parroco: la celebrazione della messa, delle funzioni, la recita del Santo Rosario, l’amministrazione dei sacramenti, in particolare quello della confessione. Chiunque abbia partecipato ad una messa celebrata da lui, l’abbia ascoltato predicare o ne sia stato confessato, sa che nel rituale liturgico Don Fabio diventava un’altra persona, si trasfigurava, pieno di una letizia visibile e contagiosa, della gioia di chi è arrivato e non vuole andare oltre, perché è lì, in quello che sta facendo, che ha tutto quello di cui ha bisogno. La celebrazione della messa era il suo punto di arrivo, la festa quotidiana che illuminava la sua vita. Che altro cercare? L’inquieto bisogno di nuovi, più vasti orizzonti - proprio alla maggioranza di noi e non estraneo neppure a tanti sacerdoti - era un sentimento che gli era completamente estraneo: essere

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un semplice parroco di campagna (come diceva di sé a volte, con una punta di ironica civetteria) era per lui non un limite, ma una ricchezza, non un ripiego ma una benedizione. Perché era esattamente nella dimensione piccola e familiare di parrocchie come quella di Sigliano prima, poi di Micciano, che egli trovava il tempo e la tranquillità necessarie per la concentrazione serena e incondizionata sul quotidiano esercizio contemplativo che era la sua linfa spirituale, per la dedizione assorta e gioiosa alla scansione liturgica della sua vita sacerdotale (la lettura quotidiana del Breviario, la messa, le confessioni, il Rosario). Tutte le preoccupazioni e le incombenze che potessero distoglierlo da questo, erano per lui una contrizione, un sacrificio da accettare in nome dei propri obblighi di parroco e pastore. Un sacrificio cui si sottoponeva con la mitezza e il senso del dovere che gli erano propri, ma che pesava su di lui, logorandolo. L’anno trascorso ad Anghiari come parroco vicario, dopo la morte del fratello Vittorio, fu per lui, in questo senso, estremamente faticoso e doloroso. E non solo per la sofferenza aperta dalla perdita di un fratello amatissimo, non solo per i crescenti problemi di salute e la conseguente fragilità. Ma proprio per la sua riluttanza ad entrare nella trama complessa di impegni sociali, amministrativi burocratici, e anche in senso lato ‘politici’ di cui deve farsi carico il parroco di un paese delle dimensioni di Anghiari. Della gestione dell’intricato groviglio umano e sociale che è la realtà di paese, era stato maestro il fratello e lo zio Fabio era felice e ammirato nel riconoscerglielo, senza mai pensare di volerlo seguire (o più precisamente precedere, perché era lui il più anziano dei due) sulla stessa strada. Il suo modo di essere prete era un altro: quanto lo zio Vittorio era un ‘sacerdote di azione’, una fucina incadescente di sempre nuovi progetti, un cantiere vivente di opere e iniziative, tanto lo zio Fabio era un ‘sacerdote di contemplazione’, uomo di preghiera e devozione, confessore


instancabile e assiduo. Lo zio Vittorio non si spendeva in parole: le sue omelie erano un modello di incisiva brevità. Lo zio Fabio predicava con eleganza e visibile piacere. Lo zio Vittorio interpretava il suo ministero pastorale di curatore d’anime principalmente creando luoghi di convivenza, strutture e occasioni di incontro e di attività comune. Lo zio Fabio privilegiava il rapporto diretto e intimo con i fedeli, nella solitudine del confessionale, nella cura affettuosa e paziente di casi umani tribolati e marginalizzati. In questa loro diversità risiedeva la materia prima del loro sodalizio spirituale, di cui un affetto incrollabile era la forma e la fede il suggello. La loro diversità era complementarità, intesa in un senso così intimo e profondo, che non è eccessivo dire che in realtà lo zio Fabio ha cominciato ad andarsene quando è morto lo zio Vittorio. Da allora ha cominciato pian piano a sciogliere gli ormeggi che lo tenevano attaccato al mondo, ritirandosi sempre di più nel cerchio interiore della preghiera e della celebrazione liturgica, allontanando da sé come un peso ormai insostenibile la gestione delle questioni quotidiane del contesto familiare ed ecclesiale che lo circondava. La malattia, penosa, ha fatto il resto, infliggendogli un calvario di sofferenze fisiche e psicologiche che lo hanno portato stremato alla morte. Ma dietro questa sua progressiva abdicazione ‘operativa’ non è venuta mai meno la fedeltà contemplativa alla

preghiera, alla predicazio-ne, alla messa, a quel Cielo verso cui è sempre stato rivolto il suo sguardo mite e modesto, il suo cuore non ambizioso, pago della propria interiorità, che relativizzava il mondo e le sue pene alla luce di una fede imperturbabile, nitida e cristallina, aliena a mode, dubbi, complicazioni. Non può essere un caso, ma è un segno della Grazia divina, se è stato chiamato al Padre in un giorno così speciale: un 2 di agosto che quest’anno cadeva nel primo venerdì del mese. Da quanti anni, ormai, questa giornata era una ricorrenza centrale per lo zio Fabio, che - insieme al fratello Vittorio ne aveva fatto un’occasione importante di ritrovo spirituale per gli uomini della parrocchie di Anghiari e Micciano? L’appuntamento del primo venerdì del mese è una festa di preparazione ad una buona morte. La sua scansione mensile deve valere come il segno di un’interiorizzazione profonda e radicale della coscienza cristiana della morte, considerata non come un’eventualità costan-

Ricordo di don Fabio L’ultimo addio ad un grande sacerdote di Armando Zanchi

temente minacciosa e indesiderata, ma come una certezza necessaria ad una buona vita. Se gli fosse stato detto che sarebbe morto in una giornata così, sicuramente ne avrebbe sorriso grato e contento, come di un dono prezioso, davanti al quale tutto il resto, a cominciare dalla sofferenza fisica e morale che ne hanno accompagnato la fine, passa in secondo piano. Perché “che importa” il male, se “tutto è grazia” ? Sopra: L'antica Pieve di Micciano in un dipinto di Sirio Ruggeri. Nella pagina a destra don Fabio a Giomici, da parenti, nel 1984.

Il suo sorriso sempre persuadente era un segnale che dava alla sua gente

Erano figli della nostra terra e venerati da una fede eterna

Questo Sacerdote da quel volto umano anche per lui finito il suo mandato

La sua malattia sopportata con coraggio mai perdersi d’animo sarebbe un oltraggio

Ora riposa nel suo Cimitero vicino la fratello che ne andava fiero

Tanta la folla commossa a tributare l’ultimo saluto davanti al suo altare

Ultimo Prete della sua dinastia fu operoso come tutta la Gerarchia

lui la sua vita che Dio gli aveva dato lungo il suo cammino lo à mai dimenticato

Compagni di culto fratelli nel dare amore sempre seguendo le leggi del Signore

Tutto il Clero commosso à partecipato di questo umile Prete da noi congedato

Il nostro Don Fabio con Don Vittorio assente lui per Anghiari fu vocazione ardente

Pregava Dio aiutava gli altri a pregarlo e perdonava chi non sapeva farlo

Nella sua Chiesetta venuti ad onorarlo ho visto due Vescovi che a terra i resti baciando

Ora è involato tra le braccia del Signore che lo avrà accolto con il suo grande amore:

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Ricordo di don Fabio

Non c'è amore senza Croce di Daniele Finzi

Il vescovo d’Arezzo ha più volte citato questa frase di sant’Agostino domenica 4 agosto durante la messa funebre in onore di don Fabio Bartolomei. Si riferiva in particolare alle numerose sofferenze patite in questi ultimi anni con grande serenità dal sacerdote. Rimanendo lì per tutta la cerimonia, nel caldo insopportabile nella chiesa, ho portato una croce pesante, che ho dedicato alla memoria di un vero sacerdote a cui ho

voluto molto bene. E glielo voglio ancora, perché la sua morte ha soltanto in apparenza interrotto un rapporto che risale ai primi anni Cinquanta. Fu in quel tempo che mio padre decise di aggregarmi ad altri bambini per la preparazione alla prima comunione. Ma io mi annoiavo e cominciai a disertare le lezioni di catechismo. Quando mio padre venne a saperlo, usò una nuova strategia: nel primo pomeriggio, prima di andare allo stabilimento Buitoni, mi accompagnava in chiesa. Ma io, entrato da una porta, uscivo dall’altra. Quando fummo al dunque, non potei fare la prima comunione con gli altri e mio padre, attesi alcuni mesi, mi accompagnò a ottobre da don Fabio Bartolomei, che allora insegnava latino e greco nel seminario di Sansepolcro, l’attuale sede dell’Istituto Tecnico Commerciale. Non so da chi ebbe il nome, ma la scelta fu azzeccata. Don Fabio era buono,

Ricordo di don Fabio

L'ultimo incontro di Mario Del Pia

Al funerale di don Fabio erano presenti tanti sacerdoti, il vescovo Gualtiero, il vescovo Giacomo, un frate camaldolese con il suo caratteristico abito e poi i familiari, i parrocchiani, gli amici. La chiesa infatti era gremita di gente. Proprio in questi giorni io stavo rileggendo alcune notizie sul castello di Montorio dove si riferiva di vari

incontri fatti proprio nella pieve di Micciano dal rappresentante camaldolese con altri interlocutori per discutere su certe questioni. Mi è sembrato di rivivere quell’incontro con don Fabio presente e partecipe alla discussione. Quante volte sono stato da lui per scrivere la cronaca della parrocchia di Micciano o per farmi tradurre una

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sereno, fine conoscitore dell’animo umano e della psicologia di un bambino che era una peste. Mi riceveva nel suo studio o nella biblioteca e mi parlava con quella sua dolce voce tenorile, senza mai arrabbiarsi. Faceva continui riferimenti alla Sacre scritture, e le storie che mi raccontava mi sembravano vere. Riusciva a coinvolgermi, senza costringermi ad imparare a memoria parole che per me avevano poco senso. E io ci andavo volentieri, non mi annoiavo. Anzi, dopo aver superato quel primo traguardo, presi ad andare da lui ogni tanto per chiacchierare e confessarmi. La confessione di don Fabio mi piaceva perché era una riflessione pacata non sui miei peccati, ma su quelli di tutta l’umanità. Non era il giudice, ma un amico con il quale confidarsi, ed anche più in là con gli anni conservai l’abitudine di cercarlo, dovunque fosse. Lo trovai a Santa Sofia e poi a Sigliano ed infine a Micciano. Quando mi sposai, nel 1970, volli che fosse lui a celebrare il matrimonio, e fu lui che l’anno dopo battezzò mio figlio Andrea. Non dimenticherò mai quel viso che splendeva di gioia e di serenità, quelle sue parole che uscivano direttamente dal cuore. Non sono mai stato un cristiano comme il faut, ma quel poco (o molto) che ho dentro di me lo devo a don Fabio.

lapide o un testo latino (sua è la traduzione dal latino della tabella posta sotto il ritratto del beato Bartolomeo Magi in Propositura)! Negli ultimi tempi, nonostante la malattia, non si esimeva dal fornirmi notizie affinché la parrocchia di Micciano avesse quel giusto risalto nel peridoico del nostro vicariato. Molto spesso avevo con lui uno scambio di opinioni, anche su argomenti i più svariati, e sono contento di averlo conosciuto.


Gino Ceppodomo: La mia vita Confidenze dell'Autore in appendice alla sua ricerca su Pieve alla Sovara I parte

Note oggettive personali a chiarimento dei giudizi preconcetti. Dopo aver trattato i vari avvenimenti storici della “Pieve sopra Are”, altrimenti detta Pieve alla Sovara, sembra doveroso e utile che l’autore si avvicini personalmente al lettore, onde facilitarne la comprensione ed il giudizio su quelle poche cose che egli ha narrato. Scrivo questa memoria perché, giunto al termine di ogni attività impegnativa, devo prendere congedo da quel meraviglioso mondo che ho ammirato ogni qualvolta ho scoperto le tracce dei nostri monumenti antichi. Sono scenari troppo belli e troppo importanti per cui, taluni lettori li hanno definiti “fantasiosi “, con tanta ragione per gli acritici, non sempre inclini ad approfondire gli argomenti, ma soprattutto per coloro che sono adusi ai preconcetti. Questi ultimi, mi hanno fatto sentire il peso dell’impegno assunto in ogni tema affrontato; spesso ho dovuto superare “le crisi delle incertezze”, sempre in agguato con chi si cimenta in queste attività, in veste di autodidatta. Dirò infine, che quel poco che ho potuto proporre, va inteso quale esito di ricerca di testimonianze e di fatti che altri chiamano “archeologia e storia”.

Il pomposo, l’ornato, il cattedratico, il letterario, qui non c’entra. Per spiegare meglio il mio pensiero, voglio ricordare quella ragazzina spagnola di nove anni, figlia di Marcellino de Santuola, che scoprì nella caverna di Altamira “los toros”, le pitture rupestri divenute famose in tutto il mondo, suscitando sorpresa e grande meraviglia. Purtroppo, la certezza che le pitture fossero attribuite al talento artistico dell’uomo vissuto nell’era glaciale, suscitò proprio negli specialisti violenti contrasti; ci vollero alcuni anni di discussioni prima che quell’asserzione fosse accettata. Personalmente confesso di aver goduto più volte i momenti della scoperta, al pari della ragazzina di Altamira, quando uno dopo l’altro scoprivo i bassorilievi delle figure istoriate nella grotta, da me chiamata “del ricco Plutone”; quando dallo scavo casuale si delineava il tempio di Iside a Casale; quando a seguito delle molte indagini, osservazioni e controlli si consolidava la visione certa della “Villa di Plinio in Tusci”; quando ho scoperto il tempionecropoli di Verazzano, con l’iscrizione in caratteri sconosciuti, anche per gli studiosi delle antiche lingue orientali; quando scoprivo di volta in volta le lapidi con iscrizioni etrusche e infine a Spedaletto l’edificio e la pietra scritta che indica il Tofet, cioè, il tempio dedicato alla dea punica Tanit. Tutte queste cose e molte altre le ho viste, studiate, descritte e pubblicate; poche o tante che siano appartengono a tutti. Ma se il piccolo mondo che si muove d’attorno, non è incline a ricevere questi messaggi per via dei “preconcetti”, chi deve rammaricarsi? D’altra parte, è opprimente vedere che nessuno muove un dito per salvare dal progressivo deterioramento di quelle vestigia, che non si possono chiamare “beni culturali” in un luogo dove la cultura e dominata dai “preconcetti” e nei fatti rasenta la nullità.

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Memorie d’infanzia: le guerre e il lavoro A quattro anni e mezzo rimasi orfano del padre, che lasciò a me, mia madre e mia sorella il compito di sopravvivere e null’altro. In quel breve lasso di tempo “lui”, mi aveva già classificato un -Cincinnato- e inoltre aveva predetto che io sarei diventato un deputato socialista. Durante i cinque anni seguenti, vissi in retrovia tutta l’epopea della prima guerra mondiale, attraverso il giornale che mia madre leggeva agli avventori della nostra modesta osteria di borgata, i quali avevano tutti almeno un familiare in guerra. Questo fatto anticipava i successivi “giornali radio” della seconda guerra mondiale. Ho ancora vivo nella memoria quel 9 agosto 1916, giornata di grande esultanza fra la gente che commentava la conquista di Gorizia. Ricordo il procaccia Gasperino di Sansepolcro mentre passava per le nostre vie tenendo in mano delle bandierine tricolori che regalava in segno di festa per la vittoria conseguita dai nostri soldati. Fu quel giorno che imparai l’esistenza della bandiera tricolore italiana. Ricordo quelle madri e quelle spose che venivano da mia madre a farsi leggere le lettere provenienti dal fronte e a farsi scrivere le risposte.


Ma il ricordo più remoto che ancora ho vivo nella mente (anno 1913) riguarda la Menca, una vicina di casa, che io appena treenne andavo a trovare, per ricevere da lei quei complimenti fatti con tanta tenerezza per blandire i miei piccoli affanni. Lei, mi faceva bere al solito ramaiolo l’acqua della quale ero sempre assetato (ancora non c’era l’acquedotto), indi, mi faceva vedere le fotografie di due suoi nipoti

(qualifica sindacale), a dare inizio ad un calzaturificio in provincia di Ascoli, poi ad un altro in provincia di Macerata. Successivamente con lo stesso incarico andai in provincia di Rieti e poi a Roma per dare inizio ad una produzione di scarpe, per il grande magazzino Zingone, quello che, secondo la reclame di quel tempo, vestiva tutta Roma. Tornato ad Anghiari, tentai più

in uniforme da bersagliere, ancora belligeranti in Libia. Era molto contenta che io avessi imparato a riconoscerli con il loro nome. Finita la guerra, nei primi giorni del ’19, mia madre mi mandò a “bottega” ad imparare il mestiere. Incominciai così la lunga “marcia” del lavoratore presso uno stagnino. Di questo impatto con il mio destino di proletario ho un ricordo scritto su lapide, che osservo ogni volta che vado in visita al camposanto. La memoria e nel loculo di una defunta (Matilde Comanducci) con data maggio 1919. Io avevo partecipato alla sigillatura della cassa, scaldando i saldatoi che porgevo al “padrone” togliendoli dal fornelletto che dovevo ventilare in continuazione. Avevo circa otto anni e mezzo. Frequentai anche la bottega di un falegname, poi approdai tra i calzolai e questa fu la professione che mi perseguì, (o io ho perseguito) fino all’età della pensione. Durante questa lunga e talvolta dura sequenza di lavoro calzaturiero ho avuto tante esperienze, ho raggiunto alti livelli come quelli che solo in modo eccezionale la professione allora consentiva. Non ancora ventenne mi recai nelle Marche, quale operaio specializzato

volte la produzione industriale di calzature, ma senza successo, per mancanza dei mezzi necessari a sostenere la spinta iniziale. Ripiegai, tornando al vecchio banchetto da calzolaio; lustrai e riparai le scarpe di tutto il paese, ma poi mi feci una clientela tra le donne e partecipai alla mostra dell’artigianato in Firenze. Le mie scarpe incominciarono a girare per il mondo, divenni calzolaio per corrispondenza con clienti in Svizzera, Francia, Inghilterra e Cinecittà. Infine produssi ventiquattro paia di scarpe per un atelier fiorentino: faceva parte di una fornitura di indumenti e scarpe per le dame dell’Aga Kan. Intanto l’idea fissa della produzione industriale non mi aveva abbandonato. Il primo gennaio del 1956 detti inizio a quel calzaturificio, che dopo sette anni fu rilevato dalla ditta dei Fratelli Soldini. Lì rimasi fino alla pensione, passando da una mansione all’altra. All’inizio ero l’istruttore degli allievi operai, poi feci il modellista e infine stavo in ufficio con i ragionieri. Durante questo lungo periodo mi fu assegnato un incarico particolare: la nomina di professore-insegnante d’un corso per allievi calzaturieri, durato cinque anni.

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La parte politico-sociale Avvenne che a diciassette anni mi iscrissi al PNF. Ero sinceramente convinto di aderire ad un movimento politico che si basava su ordine e disciplina, sostituto di quelli precedenti, incapaci di affrontare la crisi ineluttabile del dopo guerra e troppo deboli per ciò che riguardava la dignità nazionale. Avevo attinto dai vecchi testi scolastici, gli ideali risorgimentali farciti di eroi che avevano fatto l’unità d’Italia, compresi i risonanti postulati pragmatici che avevano giustificato l’entrata in guerra dell’Italia. Più oltre, dovetti subire le nefaste conseguenze del secondo conflitto mondiale, essendo chiamato alle armi (a trentadue anni) con la fatidica cartolina rosa, che mi piombò sul tavolo di lavoro nel momento in cui avevo in piedi una piccola industria (diciotto dipendenti). Dovetti chiudere l’azienda, lasciare madre, moglie e figli per andare a servire la patria, con il rischio della vita e con l’enorme danno pecuniario che quella partenza mi procurò. Sul finire di quella guerra, ormai perduta, riuscii a scampare miracolosamente la vita e la prigionia in quella bolgia apocalittica che rappresentava Messina (una città distrutta), riuscendo a raggiungere il continente. Appena un mese più tardi, elusi nuovamente la prigionia, anzi la deportazione in Germania. Ciò avvenne in Firenze (Forte Belvedere), dove svolgevo l’incarico di furiere di tutti i punti di avvistamento aereo della Toscana settentrionale. Il nove settembre il Forte fu bloccato dai tedeschi: uscire significava la prigionia. Dopo cinque giorni riuscii ad evadere con il fedele Bianchini, che aveva trovato delle corde negli scantinati del Forte, calandoci sul sottostante giardino di Boboli. Pubblichiamo in questo numero la prima parte della autobiografia scritta dal nostro collaboratore Gino Ceppodomo. La seconda parte verrà pubblicata nel prossimo numero. Nell'altra pagina: Gino in occasione di una visita a Grugnano, vicino al Ponte alla Piera, nell'agosto 2001 e, sotto, assieme agli amici Domiziano e Vadero, anno 1939 al Giardinetto. In questa pagina Gino, il penultima da sinistra nella prima fila, assieme ad un gruppo di anghiaresi in divisa militare, anno 1935 Campo di Marte ad Arezzo.


Fatti di casa nostra ovvero la pagina di Walter Del Sere Il 23 luglio, improvvise complicazioni dovute alla malattia incurabile della quale era sofferente, hanno provocato la morte di Talmage Fauntleroy, Direttore Generale dello Studio Lirico tenutosi con grande successo ad Anghiari nel mese di luglio. Purtroppo Fauntleroy non ce l’ha fatta a tornare a casa, nel South Carolina, visto il repentino aggravarsi delle sue condizioni di salute. Talmage Fauntleroy, 50 anni, nativo di Columbia (USA), era un personaggio molto conosciuto in Toscana e in poco tempo si era fatto apprezzare anche da noi per le sue indubbie doti umane e professionali. Per 12 anni aveva svolto le lezioni dello Studio Lirico a Cortona, prima di arrivare nel 2001 ad Anghiari, dove aveva trovato un’accoglienza decisamente positiva. Docente all’Università di Howard (Est Carolina), nel corso degli anni Fauntleroy aveva diretto opere italiane a Firenze, Livorno, Fiesole, Chianciano e Spoleto. Quest’anno, coadiuvato da uno staff tecnico ed artistico di primo piano, aveva portato ad Anghiari 25 giovani professionisti statunitensi che, il 17 e 18 luglio, avevano messo in scena l’opera buffa “Così fan tutte” di Mozart, salutata dal tutto esaurito nelle due serate al Teatro dei Ricomposti e nella successiva tenutasi per la rassegna Pievi e Castelli in Musica. Poi, il ricovero ad Arezzo e l’inesorabile fine. Tal è stato tumulato nel cimitero di Anghiari, nella Regione che aveva eletto a sua seconda patria. Il Sindaco, nella lettera inviata al Rettore dell’Università della South Carolina di Columbia, che è stata letta durante il “memorial” con il quale studenti, professori ed amici hanno ricordato la figura e l’opera del musicista scomparso, ha espresso il desiderio che il lavoro intrapreso da Fauntleroy non finisca con la sua morte ed ha confermato la disponibilità di Anghiari a continuare il proficuo rapporto instaurato dallo Studio Lirico e dalla USC School of Music che ha consentito la realizzazione di un’esperienza biennale decisamente feconda e prestigiosa. Si torna a parlare di Albiano. Ve la ricordate la storia di questo piccolo borgo situato vicino alla Motina? Tredici anni fa, la ventilata costruzione di un villaggio turistico per benestanti, con annesse decine di villette e campi da golf, portò alla spaccatura dell’allora Partito Comunista che subì una scissione interna dalla quale ne uscì con le ossa rotte. Ancora oggi il nome Albiano viene associato a quello di Bruno Buitoni (proprietario dei terreni e dei casolari) e di Franco Talozzi, l’allora Sindaco di Anghiari che osò – e parliamo del 1989/90- sfidare la federazione aretina del PCI, quest’ultima contraria al progetto di villaggio turistico che, a suo dire, avrebbe deturpato irrimediabilmente una fetta di Valtiberina. Da qualche tempo, una cordata di imprenditori e tecnici transalpini, stanno rilanciando l’offerta alla nuova Giunta Municipale e così il nome di Albiano torna alla notorietà. Il Sindaco Danilo Bianchi ha confermato che si sono già svolti alcuni incontri per visionare la nuova proposta che pare avere tutti i crismi di uno sviluppo sostenibile, in linea con quelle che sono le accresciute sensibilità in tema ambientale. Il progetto, assai ridotto rispetto all’originale, sarà compiutamente esaminato dall’amministrazione comunale entro l’autunno. Poi, se tutto andrà per il verso giusto, una necessaria variante urbanistica consentirà agli imprenditori di partire con i lavori di realizzazione del complesso turistico di Albiano. Quando verrà posato il primo mattone ? Sono aperte le scommesse. Come dimenticare la serata di forti emozioni che circa 600 spettatori hanno vissuto la sera del 2 agosto in Piazza del Popolo per il concerto degli Inti Illimani ? E’ stata una di quelle volte che si crea un’ intesa spontanea tra pubblico e palco che alla fine ti lascia con la convinzione di aver partecipato a un evento incancellabile. Non c’è altro da dire sul regalo che il glorioso gruppo cileno degli Inti Illimani hanno inteso fare ad Anghiari con il concerto dedicato alla memoria di Roberto Procelli, il giovane di San Leo di Anghiari vittima innocente della strage di Bologna di 22 anni fa.

In alto: Il Direttore Generale dello Studio Lirico, Talmage Fauntleroy. Qui a destra un momento della esibizione dello Studio lirico, con Talmage Fauntleroy, in occasione della visita ad Anghiari del Comandante dei Vigili del Fuoco di New York Daniel A. Nigro l'11 luglio scorso.

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Giovedì 8. Oggi è morta Enrica Mondani vedova Camaiti di anni 93. Abitava per il Borgo della Croce e ricordo ancora quando gestiva il bar assieme al marito e io andavo a vedere la televisione quando nelle case non ce l'aveva nessuno.

CRONAC HETTA dei fatti più strani, più importanti o più semplici, avvenuti ad Anghiari e narrati da me Anghiarino Anghiarese.

Luglio 2002 Lunedì 1. Oggi è nato Mattia Bergamini di Michele e Roberta Landucci. La sua famiglia abita per la via di San Leo e il suo nonno accomoda i trattori. Sabato 6. Oggi è nato Samuele Chiribini di Fabrizio e Barbara Bernardini. La sua famiglia abita alla Gavina, vicino a Scoiano. Lunedì 8. Stamani ho visto che hanno messo nuove assi alle panchine del viale che erano malridotte.

Venerdì 9. Stamani gli operai del Comune hanno rimesso al loro posto tre vasi per il Borgo della Croce che erano stati riformati dalle macchine. -Oggi è morto Pietro Cheli di anni 63. Pietro abitava al Campo della Fiera. Sabato 10. Alessandro m’ha detto che il temporale dell’altro giorno ha portato via due biciclette da Anghiari vecchio che l’hanno ritrovate alla Stazione. Ma io non ci ho creduto. Giovedì 15. Oggi è nato Riccardo Falsini di Federico e Serena Fabbroni. La sua famiglia abita alla Scheggia. Sabato 17. Oggi è morto Ottavio Barfucci di anni 80. Ottavio per qualche tempo ha getsito "Il Cantinone".

Domenica 14. Oggi è morto Lodovico Venturi di anni 89. Era originario di Badia Tedalda ed abitava a Bicecco.

Domenica 18. Stamani sono andati a mettere una corona di alloro al cippo della Via Nova dove scoppiò la mina del ’44.

Lunedì 15. Oggi è nata Diana Todorov di Iordan Gueorguiev e di Roussana Iordanova Todorova. La sua famiglia abita lungo la Via Nova bassa.

Martedì 19. Stamani sotto la loggetta della Banca ho visto Alfonso che domenica ci aspetta ai Spicchi per la merenda. Dopo una mezz’ora l’ho visto davanti alla casa di Berio che zazzicava col cofano della sua macchina.

Martedì 16. Stasera con mia moglie siamo andati al Carmine per la festa della Madonna del Carmelo. Sabato 20. Stamani sono andato sul campo di granturco di Gastone e ho visto “Fico” su un fico.

Giovedì 21. Oggi è nato Morgan Acquisti di Alessandro e Consuelo Rossi. La sua famiglia abita alla Gualchiera di Tavernelle dove c’era il mulino di Costantino Mondani. - Oggi è nata anche Michela Fontana di Marco e Nara Ferrini. La sua famiglia abita al Ponte alla Piera.

Domenica 21. Stamani al Carmine la Lilli è arrivata che la Messa era già cominciata.

Venerdì 23. Oggi è nato Tarek El Mouhib di Mohammed e di El Hassania Radi. La sua famiglia abita per i Cordoni. - Oggi è nato anche Mattia Bruni di Marco e Caterina Borgogni. La sua famiglia abita al Campo della Fiera.

Sabato 27. Oggi è morto Egidio Casi di anni 76. Egidio abitava allo Sterpeto.

Domenica 25. Oggi sono andato al Ponte alla Piera con la Camminata del vero Contrabbandiere. Al Ponte c'è stato il pranzo tutti insieme.

Agosto 2002

Mercoledì 28. Stamani i banchi di piazza Baldaccio sono andati via perché pioveva invece quelli di piazza del Teatro hanno resistito e il tempo si è messo al bello.

Venerdì 2. Oggi era il “Perdono d’Assisi”. - Oggi è morto don Fabio Bartolomei parroco nella Pieve di Micciano. Don Fabio aveva 78 anni. - Oggi è morta anche Luisa Polcri in Innocenti. Aveva 74 anni, abitava vicino a Carboncione ed era ricordata per il suo lavoro come "La Rammendatrice".

Venerdì 30. Ormai è quasi un mese che il greppo che va al giardino del Vignarolo è caduto. Sabato 31. Oggi assieme a Luca ho seminato i rapi, l’insalata da inverno e le spinaci.

Questa è l'insegna dell'erboristeria che si trova in piazzetta della Fonte ad Anghiari. La nostra segnalazione è dovuta proprio all'originalità dell'insegna che ben si inserisce nel contesto del nostro centro storico. Complimenti!

Lunedì 5. Oggi è morta Maria Luisa (Masì) Papini vedova Borghesi di anni 68. Masì abitava al Campo della Fiera ed è ricordata per essere stata una brava ricamatrice. Martedì 6. Stamani, verso le 11,30, un violento temporale si è abbattuto su Anghiari, sono saltate anche alcune forazze delle fognature. Poi è venuta anche la grandine e ha fatto parecchi danni. Dice che è caduto un pino sopra la casa di Piero a Fontebrina.

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