2005-4 Oratorio di Anghiari

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Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue

PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHI

N. 4 AGOSTO-SETTEMBRE2005

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È morto don Renato Bertini È deceduto lo scorso 5 luglio 2005 in Arezzo don Renato Bertini, Direttore Responsabile del nostro periodico “l’Oratorio di Anghiari” che in questa edizione esce listato a lutto. Don Renato era molto conosciuto in Arezzo e in tutta la Diocesi, oltre che per le sue doti umane di Sacerdote, anche come affermato giornalista. Ha collaborato infatti molti anni come corrispondente del quotidiano “Avvenire”, poi con Teletruria e altre emittenti locali. Un grosso impegno lo prestava durante il Concorso Polifonico Guido d’Arezzo. Don Renato Bertini era parroco da quasi cinquant’anni nella centralissima Parrocchia di S. Gimignano ad Arezzo, dove aveva fondato un circolo e svolgeva molte attività sia con giovani che con adulti. La profonda amicizia con don Vittorio lo portò a diventare il Direttore Responsabile dell’Oratorio di Anghiari, cioè colui che di fronte all’autorità ha la responsabilità su quanto scritto e pubblicato. Non a caso un Direttore Responsabile deve essere iscritto all’Ordine dei Giornalisti, e don Renato lo era da più di 50 anni. Anche tutti i colleghi giornalisti della provincia di Arezzo infatti hanno sentito questa perdita del mondo dell’informazione e dei media, stringendosi vicino alla famiglia. Giovedì 7 luglio nella Cattedrale di Arezzo si sono svolti i solenni funerali alla presenza del Vescovo mons. Bassetti, del Vescovo di Fiesole mons. Giovannetti e di numerosi Sacerdoti. Alla celebrazione esequiale era presente anche una rappresentanza del nostro giornale. La redazione tutta si associa al dolore dei familiari, dei parrocchiani e degli amici per la scomparsa di don Renato, rivolgendogli un estremo e doveroso ringraziamento per il lavoro svolto al servizio del nostro giornale come Direttore Responsabile. Una preghiera di suffragio non mancherà da parte di tutti i nostri lettori. La Redazione

Il parroco ha già provveduto alla nomina del nuovo Direttore Responsabile del nostro Periodico nella persona del Prof. Enzo Papi, giornalista ed insegnante presso il Liceo Scientifico di Sansepolcro. Nel prossimo numero notizie più dettagliate.

Festeggiamenti al Carmine Domenica 10 luglio si è svolta la riapertura ufficiale del Santuario del Carmine. Era la vigilia del 469° anniversario dell'apparizione e il vescovo Gualtiero Bassetti ha riconsegnato alla comunità della Valtiberina la sacra immagine della Madonna ricollocandola nell'edicola sull'altare maggiore. A sinistra Pietro e Gasparino prendono in consegna l'immagine della Madonna e, a destra, l'altare del Carmine dopo la ricollocazione del dipinto. L'ORATORIO DI ANGHIARI - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue Anno XXXIX - Periodico del Vicariato di Anghiari e Monterchi. Con approvazione della Curia di Arezzo Aut. Tribunale di Arezzo n. 5 del 28 aprile 1967 - Dir. Resp. Renato Bertini - Stampa: Grafiche Borgo, Sansepolcro.

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Anno dell’Eucaristia ottobre 2004 - ottobre 2005

Un anno in cammino con la “MANE NOBISCUM, DOMINE”. La lettera Apostolica di Giovanni Paolo II sull’Anno dell’Eucaristia. Ricordiamo che nello scorso mese di giugno nelle chiese delle nostre Parrocchie sono state organizzati diversi momenti di adorazione eucaristica prolungata. Ogni cristiano dovrebbe riscoprire l’importanza del silenzio e della meditazione di fronte all’Eucaristia. Anche nei prossimi mesi di settembre e ottobre ci sarà la possibilità di fare questa stupenda esperienza.

L’Eucaristia sorgente ed epifania di comunione Alla richiesta dei discepoli di Emmaus che Egli rimanesse «con» loro, Gesù rispose con un dono molto più grande: mediante il sacramento dell’Eucaristia trovò il modo di rimanere «in» loro. Ricevere l’Eucaristia è entrare in comunione profonda con Gesù. «Rimanete in me e io in voi». Ma questa speciale intimità che si realizza nella «comunione» eucaristica non può essere adeguatamente compresa né pienamente vissuta al di fuori della comunione ecclesiale. Se l’Eucaristia è quindi sorgente dell’unità ecclesiale, essa ne è anche la massima manifestazione. L’Eucaristia è quindi epifania di comunione. È per questo che la Chiesa pone delle condizioni perché si possa prendere parte in modo pieno alla Celebrazione eucaristica. È comunione gerarchica, fondata sulla coscienza dei diversi ruoli e ministeri, continuamente ribadita anche nella preghiera eucaristica attraverso la menzione del Papa e del Vescovo diocesano. È comunione fraterna, coltivata con una «spiritualità di comunione» che ci induce a sentimenti di reciproca apertura, di affetto, di comprensione e di perdono.

Il “Giorno del Signore” In particolare in questo anno si ponga un impegno speciale nel riscoprire e vivere pienamente la Domenica come giorno del Signore e giorno della Chiesa. È proprio nella Messa domenicale, infatti, che i cristiani rivivono in modo particolarmente intenso l’esperienza fatta dagli Apostoli la sera di Pasqua, quando il Risorto si manifestò ad essi riuniti insieme. In quel piccolo nucleo di discepoli, primizia della Chiesa, era in qualche modo presente il Popolo di Dio di tutti i tempi. Durante questo anno di grazia, si ponga infine un’attenzione ancor più grande alla Messa domenicale, come Celebrazione in cui la comunità parrocchiale si ritrova in maniera corale, vedendo ordinariamente partecipi anche i vari gruppi, movimenti, associazioni in essa presenti.

Indulgenza plenaria speciale nell'Anno dell'Eucaristia Al fine di esortare i fedeli, nel corso di questo anno, ad una più profonda conoscenza e ad un più intenso amore verso l’ineffabile “Mistero della fede”, e affinché ne ricavino sempre più abbondanti frutti spirituali, il Sommo Pontefice ha voluto arricchire di Indulgenze alcuni determinati atti di culto e di devozione verso il SS. Sacramento: Viene concessa l’Indulgenza Plenaria a tutti e ai singoli fedeli, (con Confessione sacramentale, Comunione eucaristica e preghiera secondo l’intenzione del Sommo Pontefice), ogni qualvolta partecipino con attenzione e pietà a una sacra funzione o ad un pio esercizio svolti in onore del SS.mo Sacramento, solennemente esposto o conservato nel Tabernacolo. I fedeli, che impediti per malattia o altre giuste cause di poter visitare il SS. Sacramento dell’Eucaristia in una chiesa o oratorio, potranno conseguire l’Indulgenza Plenaria in casa propria o dovunque si trovino a motivo dell’impedimento se, con totale riprovazione d’ogni peccato, come è stato detto sopra, e con l’intenzione di osservare, non appena sarà possibile, le tre consuete condizioni, compiranno spiritualmente con il desiderio del cuore la visita, in spirito di fede nella reale presenza di Gesù Cristo nel Sacramento dell’Altare, e reciteranno il Padre Nostro e il Credo, aggiungendo una pia invocazione a Gesù Sacramentato. Se non potessero fare neppure questo, otterranno l’Indulgenza Plenaria, se si uniranno con desiderio interiore a coloro che praticano nel modo ordinario l’opera prescritta per l’Indulgenza e offriranno a Dio Misericordioso le infermità e i disagi della loro vita, avendo anch’essi il proposito di adempiere non appena possibile le tre solite condizioni. Nella foto in alto la processione del Corpus Domini al momento del suo arrivo nella chiesa della Croce, 29 maggio 2005.

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CALENDARIO LITURGICO

a cura di Franco Cristini

Mese di Agosto 2005

Mese di Settembre 2005

2 agosto martedì – Perdono di Assisi. Primo Martedì del mese. Alle ore 8 del mattino pellegrinaggio dal Cenacolo di Montauto fino alla maestà di San Francesco. Alle ore 10 circa S. Messa presso il Cenacolo. In Propositura alle ore 17 Ora di Guardia con recita del Santo Rosario. 4 agosto giovedì – Primo Giovedì del mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni. 5 agosto venerdì – Nel Santuario del Carmine alle ore 21, S. Messa con adorazione. 6 agosto sabato – Trasfigurazione di Nostro Signore Gesù Cristo: “Gesù prese con sé i discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni, salì sul Monte Tabor dove apparvero anche Mosè ed Elia e si trasfigurò davanti a loro emanando una luce irreale e splendente.” 7 agosto domenica – Domenica XIX del Tempo Ordinario. S. Donato. S. Messe secondo l’orario festivo. Festa grande ad Arezzo per il santo patrono. 10 agosto mercoledì – San Lorenzo diacono e martire: di sangue spagnolo subì il martirio nella persecuzione di Valeriano; il Santo venne disteso vivo sui carboni ardenti. Festa nella parrocchia di San Lorenzo dove, alle ore 19, sarà celebrata una Messa solenne. 11 agosto giovedì – Santa Chiara d’Assisi: seguì le orme del suo celebre concittadino Francesco rinunciando ad agi e privilegi per votarsi alla vita religiosa. Fondò il secondo ordine francescano detto delle Clarisse (1193-1253). 14 agosto domenica - Domenica XX del Tempo Ordinario. S. Messe secondo l’orario festivo. 15 agosto lunedì – Assunzione della Beata Vergine Maria. Sante Messe secondo l’orario festivo. Festa nella parrocchia di Micciano. 21 agosto domenica – Domenica XXI del Tempo Ordinario. S. Messe secondo l’orario festivo. 24 agosto mercoledì – San Bartolomeo apostolo protettore della nostra parrocchia: nato a Cana di Galilea, fu condotto a Gesù dall’apostolo Filippo. È tradizione che egli abbia predicato il Vangelo in India dove fu coronato dal martirio: scorticato e decapitato. 28 agosto domenica – Domenica XXII del Tempo Ordinario. Sant’Agostino vescovo e dottore della Chiesa: nacque a Tegaste in Africa nel 354, morì nel 430. Ha lasciato numerosi scritti con i quali combatté contro gli errori del suo tempo e illustrò sapientemente la fede. S. Messe secondo l’orario festivo. 29 agosto lunedì – Martirio di San Giovanni Battista. Ad Anghiari si festeggia il Beato Bartolomeo Magi.

1° settembre giovedì – Primo Giovedì del mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni. 2 settembre venerdì – Primo Venerdì del mese. Nella chiesa di Micciano, alle ore 20,30, S. Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza. Nel Santuario del Carmine alle ore 21, S. Messa con adorazione. 4 settembre domenica – Domenica XXIII del Tempo Ordinario. S. Rosa da Viterbo. S. Messe secondo l’orario festivo. Festa a Santo Stefano S. Messe alle ore 8,30 e alle ore 11. 6 settembre martedì – Primo martedì del mese. In Propositura alle ore 17 Ora di Guardia con recita del Santo Rosario. 8 settembre giovedì – Natività della Beata Vergine Maria: “è nata la gloriosa vergine Maria, discendente di Abramo, della tribù di Giuda, della stirpe regale di Davide”. 11 settembre domenica – Domenica XXIV del Tempo Ordinario. S. Messe secondo l’orario festivo. 14 settembre mercoledì – Esaltazione della Santa Croce. “Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo, con la tua Croce hai redento il mondo.” 18 settembre domenica – Domenica XXV del Tempo Ordinario. S. Messe secondo l’orario festivo. 21 settembre mercoledì – San Matteo Apostolo: Seguimi, è la parola che Gesù dice a Matteo esattore delle imposte. Subito Matteo (Levi) lo seguì. Scrisse un Vangelo in lingua ebraica e si dice che abbia predicato in oriente dove subì il martirio. 23 settembre venerdì – San Pio da Pietrelcina frate. 25 settembre domenica – Domenica XXVI del Tempo Ordinario. S. Messe secondo l’orario festivo. 29 settembre giovedì – Santi Michele, Gabriele e Raffale arcangeli.

PREGHIERA AL B. BARTOLOMEO francescano

O Beato Bartolomeo Magi, nativo della nostra terra di Anghiari la cui popolazione nei secoli ti è stata sempre devota, esempio di umiltà, pazienza, castità, preghiera, virtù proprie delle comunità francescane, organizzatore tenace della costruzione della chiesa di S. Croce per ricordare la missione di San Francesco nel 1224 quando passò vicino al Castello e vi innalzò la Croce, fa’ che per tua intercessione Cristo Signore doni agli abitanti di Anghiari e agli uomini tutti la vera libertà di spirito nell’umiltà e nella semplicità dei santi per giungere alla pace terrena e celeste. Amen

Alle ore 18, in Propositura, la S. Messa verrà celebrata presso l'altare del Beato. A destra il santino realizzato dai ragazzi dell'ISA di Anghiari nel 2004.

Realizzazione classe IV I.S.A. Anghiari a.s. 2003/04 (Giulia Bevignani, Elena Balzoni, Elisa Camaiti, Jessica Gregori, Laura Grazi).

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SANTE MESSE FESTIVE CELEBRATE NELLE CHIESE DEL VICARIATO DI ANGHIARI...

Primo venerdì del mese a Micciano

Ore 8,30 Ore 9,00 Ore 9,30 Ore 10,00

-ANGHIARI: Chiesa di S. Stefano -CHIESA DI SAN LEO -ANGHIARI: Chiesa di Propositura -SANTUARIO DEL CARMINE -CENACOLO DI MONTAUTO Ore 11,00 -ANGHIARI: Chiesa di Propositura -PIEVE DI MICCIANO Ore 11,30 -CHIESA DI TAVERNELLE -CHIESA DI VIAIO Ore 12,00 -CHIESA DI TOPPOLE Ore 18,00 -ANGHIARI: Chiesa della Croce Ore 18,00 del sabato -CHIESA DI TUBBIANO

Venerdì 2 settembre, nella Pieve di Micciano, alle ore 20,30, Santa Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza.

... E DI MONTERCHI Ore 8,30 S. Maria della Pace Le Ville Ore 8,45 San Michele Arc.lo a Padonchia Ore 9,30 CHIESA delle monache Monterchi Ore 10,00 CHIESA della Madonna Bella Pocaia Ore 11,00 S. Maria della Pace Le Ville Ore 11,15 San Simeone profeta a Monterchi Ore 17 (ore 18 estivo) San Simeone a Monterchi Ultima domenica del mese chiesa di San Michele Arc.lo a Pianezze ore 16 (ore 17 estivo).

mercoledì 24 agosto la parrocchia di Anghiari festeggia San Bartolomeo

Martedì 2 agosto

PERDONO D’ASSISI Ore 8: Pellegrinaggio a piedi dal Cenacolo di Montauto alla Maestà di San Francesco e ritorno. Ore 10: S. Messa nel Cenacolo di Montauto

Alle ore 18 S. Messa in Propositura a cui farà seguito l'incontro di convivialità nel giardino e nel piazzale dell'Oratorio. Il santino riprodotto è stato realizzato dai ragazzi dell'ISA di Anghiari

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IL PALTERRE: dove gli Anghiaresi parlano di Anghiari, e non solo Finale della Scampanata digitalfotoEmmedipì

di Sergio Lombardi

Dopo aver descritto nel numero precedente dell’Oratorio l’etimologia storica della Scampanata, è importante per gli Anghiaresi sapere come si conclude questa antica tradizione che si tramanda da generazione in generazione È opportuno ribadire il fatto che l’era moderna ci mette a disposizione mezzi sempre più precisi e tecnologicamente avanzati, ma in realtà quelle che sono le necessità umane richiedono soluzioni di facile comprensione. Quindi attraverso soluzioni etiche si arriva tranquillamente a ritrovare facili comportamenti che permettono una valorizzazione della vita e al contempo la certezza di vivere, perché molte volte esistere non è sinonimo di vivere. Lo spirito della Scampanata è proprio finalizzato al recupero dei suddetti valori e la stessa si conclude con un pranzo conviviale a cui partecipano tutti gli iscritti della società. Organizzato sotto le “Logge”, proprio per ribadire il fatto che insieme si riesce anche ad essere allegri e si riesce a dimenticare le differenze a cui una realtà, fatua e troppo razionale, ci costringe. Naturalmente nel clima goliardico e allegro che si respira viene allestito un palco sul quale sfilano uno ad uno quelli che sono stati presi in fallo durante il corso della scampanata stessa, e qui è successo il fattaccio. Infatti Sergio, il proprietario del ristorante “La Nena", scendendo dal suddetto palco, è scivolato cascando rovinosamente e dopo il primo momento di preoccupazione, quando si è verificato che non era successo niente di grave, è subentrata l’ilarità che queste scene comportano. Si dice infatti che se fosse cascato di testa il Comune avrebbe potuto richiedere il risarcimento danni per rifare il manto stradale! Questo lo spirito che anima le riunioni di un paese intero, nessuno se la prende perché sappiamo che si scherza con finalità di allegria. Dov’è un altro paese che compatto assiste ad una tradizione che oltre ad essere una rievocazione storica, è un momento di aggregazione sociale in un periodo in cui più che mai necessita ritrovare sé stessi in un contesto di labirintismo etico e, in linea massimale, sociale!

Afa estiva

Sapore di quartiere

di Vera Cuccini

di Emmedipì

Tutto sonnecchia nella casa mentre fuori, stridula, canta la cicala, non un alito di vento scuote le cime degli alberi immobile l’aria sta, pesante, senza respiro... Taccion gli uomini e gli animali nelle calde stalle, solo gli insetti danzano nell’azzurro del cielo il ballo della loro breve stagione.

Ancora Croci di Emmedipì

Per incombenze familiari sono passato da Gricignano e, dopo la curva di Battistoni, sono espatriato nella vicina Umbria. A dire il vero la tradizione di collocare le croci nei campi è ancora diffusa sia in Umbria che in Toscana. Quando passo per le strade mi fa piacere osservare questo semplice elemento che segnala una precisa volontà delle persone per dichiarare la loro fede nell’affidare il loro lavoro a Dio.

S. Rita a Viamaggio di Mario Del Pia

Occasionalmente, il 22 di maggio scorso, sono capitato con mia moglie alla celebrazione della Festa di S. Rita presso la località di Viamaggio. Per la precisione presso la Fattoria di Viamaggio. Lì fra l’altro abita Bruno Bianchini, nostro concittadino ed amico. Devo dire che la Signora Paola si impegna ormai da diversi anni per far sì che questa festa continui negli anni. È stata molto ospitale ed ha allestito un gradito rinfresco con cibi tradizionali del posto quali il pan cristiano e il bustreng. Penso che questo venga fatto soprattutto per tenere uniti gli abitanti di quelle zone (ad esempio Caprile dove abita una nostra affezionata lettrice) altrimenti dispersi nel vasto territorio ed attratti da località più importanti. Per un giorno però, le case della Fattoria di Viamaggio hanno riecheggiato delle voci festanti di svariate persone e soprattutto di allegri bambini. Grazie signora Paola anche per aver invitato a celebrare la Santa Messa Monsignor Giacomo Babini.

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Dovendo recarmi a Palazzo Graziani al Borgo ho parcheggiato la macchina verso Porta Romana, ho valicato la porta e sono entrato per il corso. Quella parte di strada, con le sue viuzze trasversali, dava l’idea di un quartiere attivo, con le sue botteghe, magari semplici, nelle quali si intuiva l’attività degli artigiani o dei negozianti. Poi sono venuto ad Anghiari che con l’artigianato ci va a nozze. Solo che passando per le strade del centro storico non riuscivo ad individuare, attraverso le porte chiuse delle botteghe, attività di artigiani al lavoro. Per fortuna si avvertiva il profumo di dolci provenire dal forno.

Una bandiera… poco opportuna di Clèto

Gli ultimi giorni di giugno vedo Anghiari “vestito a festa” con i drappi e le bandiere del Palio della Vittoria. Tutto bene anzi, un grazie agli organizzatori. Avvicinandomi però alla chiesa della Croce, mi rendo conto che il drappo svolazzante al vento è legato saldamente alla croce collocata sopra il tetto della chiesa. Senza andare a disturbare la fede dei cristiani per il simbolo della loro fede (la croce) credo che il buon gusto imporrebbe di trovare un’altra collocazione. Volendo rimanere in quella zona, dove il vento soffia quasi sempre, si potrebbero collocare due bandiere ai lati del timpano della facciata della chiesa stessa. Quello che trovo strano è che il custode della chiesa non abbia ancora provveduto a segnalare questa strana anomalia a chi di dovere. La bandiera collocata nella chiesa della Croce. Tante altre bandiere hanno arricchito il panorama di Anghiari in occasione del Palio 2005. Adesione quasi totale delle famiglie anghiaresi.


Premiato Sirio Ruggeri

Beatitudini della sera di Cmr Sia fatta la tua volontà Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete, la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano né mietono, né ammassano nei granai, eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l’erba del campo che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani: il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno (Mt. 6, 25-32). La preghiera Padre nostro è chiaramente divisa in tre parti. La prima orienta la nostra preghiera a Dio come Padre: “Padre nostro che sei nei cieli”. La seconda esprime in tre suppliche le esigen-

La raffigurazione di Dio in un affresco della chiesa di Scandolaia.

ze di Dio: “sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra”. La terza parte esprime in quattro domande le esigenze fondamentali dell’uomo: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male”. Il pane ci ricorda anche la fatica del lavoro per produrlo o per guadagnarlo. Il pane è segno di comunione: è farina impastata e cotta che viene da tanti chicchi di grano. Distribuire il pane è donare una parte del nostro lavoro e tutto questo per soddisfare le più umili esigenze dell’uomo che sono esigenze di Dio. I nostri occhi che vedono il bisogno dei fratelli, il nostro cuore che si commuove e sente come il Samaritano nel Vangelo “compassione” sono gli occhi e il cuore di Cristo; le nostre mani che distribuiscono il pane, sono le sue mani chiamate a sfamare le folle con il miracolo della carità. Se non ci sono attorno a noi degli affamati di pane materiale, vi sono affamati di valori umani, morali, culturali, spirituali. “L’uomo non vive di solo pane, ma di quanto esce dalla bocca di Dio”. Tutto questo ci suggerisce l’umile parola “pane”. Il pane prodotto insieme, insieme deve essere consumato, in modo che tutti abbiano il necessario e solo allora è pane nostro. Alla mensa condividi il pane, ma anche l’amore. Abbi fiducia: Dio pone sulla tua strada il pane necessario. Pane quotidiano, Pane supersostanziale, Pane eucaristico.

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Il concorso “Lancia d’Oro”, giunto all’ottava edizione, è organizzato dall’Istituzione Giostra del Saracino e dal Comune di Arezzo ed è aperto a tutti coloro (pittori, scultori, grafici, ecc.) che intendano realizzare dei bozzetti per lo studio dell’impugnatura della Lancia d’Oro. È questo il premio che si aggiudica il quartiere vincitore della Giostra del Saracino e che, per ogni edizione della manifestazione, viene di volta in volta dedicato ad un personaggio o ad una istituzione di primo piano per la città di Arezzo. Quest’anno le due giostre, quella di giugno e quella di settembre, erano rispettivamente dedicate al 750° anniversario della redazione degli statuti dello “Studium aretino” e al 300° anniversario della morte di Federigo Nomi (Anghiari, 31 gennaio 1633 - Monterchi, 30 novembre 1705). Ma ecco le parole di Sirio: Io ho partecipato presentando due bozzetti, uno per ogni dedica, ma il disegno vincitore è stato quello dedicato a Federigo Nomi per la giostra di settembre. Per la realizzazione dell’impugnatura della lancia, mi sono ispirato al suo poema più importante, “Il Catorcio d’Anghiari”, e ad un sonetto che il poeta scrisse in omaggio al miracoloso Crocefisso della Chiesa Arcipretale di Monterchi. Nel paracolpi ho rappresentato l’antica serratura anghiarese posizionandone quattro esemplari simmetrici e speculari lungo l’asse della lancia (quattro come i quartieri in lizza nella Giostra) e facendo formare loro quattro angoli retti. Guardando la lancia dall’impugnatura verso la punta, i catorci si uniscono alla base formando una croce che simboleggia appunto, oltre alla figura ecclesiastica del poeta, il SS.mo Crocefisso di Monterchi e ricorda il sonetto che il Nomi gli dedicò. Nei due dei quattro spicchi dell’impugnatura separati dai catorci, l’uno opposto all’altro, ho raffigurato rispettivamente Porta S. Angelo, dalla quale lo stesso chiavistello fu trafugato, e la scritta del titolo dell’opera. Il bozzetto è stato realizzato a tecnica mista su cartoncino, misure 33x48 centimetri. In alto l'autore dell'opera e, qui a sinistra, il bozzetto vincitore. A pag. 9 notizie sul Nomi.


LE NOSTRE CHIESE NELLA STORIA E NELL'ARTE di don Quinto Giorgini

La Pieve di Sant'Antimo I parte

Per completare la ricerca storico-artistica delle chiese del territorio di Monterchi ne dobbiamo ancora elencare ed illustrare alcune che, anche se ormai scomparse o ridotte ad edifici profani, tuttavia in passato ebbero un ruolo importante. Tra queste primeggia la Pieve di S. Antimo, ubicata alla sinistra del Cerfone a circa 2 km ad est di Monterchi, in un luogo pianeggiante lungo l’antica via etrusco-romana che da Tifernum Tiberinum portava ad Arretium, a quota 307 m s.l.m., in territorio toscano confinante con l’Umbria, a nord del moderno ristorante “La Pieve Vecchia”, sulla strada 221. Quest’ultimo toponimo, non deve indurre il lettore a ritenere che l’antica Pieve di S. Antimo fosse situata presso questo ristorante, che nel vecchio catasto era esattamente denominato “Ca’ Pieve Vecchia”, cioè casa in passato di proprietà della Pieve. Quest’ultima fu costruita nel suddetto luogo tra il IV e il VI secolo, in onore di S. Antimo, un prete di origine orientale martirizzato in Sabina nel 303, le cui reliquie furono portate in Toscana, quindi da non confondersi con l’omonimo martire aretino, diacono di S. Donato, come invece sostiene lo storico mons. A. Tafi, a pag. 105 del suo volume “Le antiche Pievi”, ed. Calosci 1998. Infatti S. Antimo veniva festeggiato l’11 maggio ed inoltre la sua statua lignea lo raffigura rivestito dei paramenti sacerdotali e non diaconali. Questa Pieve fu il primo edificio cristiano non solo in senso cronologico, ma anche per importanza, essendo la Chiesa battesimale e paleocristiana, costruita dalla prima generazione cristiana formatasi nel pagus S.ti Antimi e poi diventata centro religioso per quelle successive che avrebbero abitato nel vasto territorio di Monterchi, Padonchia, Citerna, Fighille, Pistrino, Celle, Lippiano… fino al secondo decennio del XVI secolo. Questa vetusta Pieve, secondo mons. Tafi, all’inizio sarebbe appartenuta alla Diocesi di Arezzo, sorta nella seconda metà del III secolo, che estendeva i suoi confini orientali fino al Tevere e poi successivamente a quella tifernate, che sorse circa un secolo dopo quella aretina. Lasciamo dirimere la questione agli storici più competenti, ma certamente ab immemorabili questa Pieve risulta appartenere a Città di Castello, come sostiene il Muzi nelle sue “Memorie Ecclesiastiche e Civili della Diocesi Tifernate” che nei secoli passati contava ben 38 Pievi. Non si finirà mai di studiare la grandiosità di questa Pieve, che Carducci avrebbe chiamato “Madre vegliarda”. Essa fu Madre perché, durante la sua ultramillenaria esistenza, ha generato alla Vita attraverso la nuova nascita del Battesimo decine e decine di generazioni cristiane, educandole poi alla fede attraverso l’evangelizzazione, la Liturgia Eucaristica, la preghiera, il conforto nelle malattie e nella morte. Sotto e intorno alle zolle sacre di questa Pieve scomparsa riposano migliaia di resti mortali di cristiani che qui attendono la Resurrezione finale. Fu Madre perché ha generato prima di invecchiare e morire circa 50 chiese filiali, disseminate sulle dolci colline

delle valli del Cerfone, del Padonchia e del Sovara, gran parte ancora esistenti. La nostra Pieve ha svolto inoltre un particolare ruolo di promozione umana, dall’Alto Medioevo fino al Rinascimento, in campo culturale, sociale e civile oltre che religioso. Presso le Pievi si tenevano non solo incontri del Vescovo con il clero e i fedeli, ma esistevano scuole per chierici e giovani. Sul sacrato di esse avvenivano dibattiti popolari per risolvere i problemi principali di quei tempi riguardanti bonifiche, sistemazioni di strade, corsi d’acqua, calamità di vario genere. Vicino alle Pievi, oltre all’abitazione del pievano e dei suoi cappellani, sorgevano ospizi per i primi soccorsi agli ammalati, per brevi soste dei pellegrini e dei viandanti, si svolgevano mercati, si conservavano atti giuridici e il servizio anagrafico. Abbiamo detto che la nostra Pieve è certamente paleocristiana, ma la prima menzione pervenuta a noi è costituita da un diploma di Enrico II al Vescovo di Città di Castello datato 1022 e da un altro di Enrico IV del 1082, entrambi originali e conservati tra i codici antichi dell’Archivio Vescovile di Sansepolcro. Nel 1049 il pievano di S. Antimo era presente alla consacrazione della Chiesa del S. Sepolcro del Borgo. Nel 1126 figura al terzo posto per importanza dopo quelle della città e del suburbio castellano, ne era arciprete per tradizione e diritto l’Arcidiacono della Cattedrale tifernate e inoltre risultava tra le più vaste della Diocesi. La nostra Pieve superava per importanza i castelli di Monterchi, Citerna e di Celle, che non vengono ancora ricordati nella accomandigia del marchese Uguccione al Comune di Arezzo, del 3 ottobre 1198, ma “totum terrenum et castella de pleberio S.ti Antimi” (Pasqui, Documenti della Città di Arezzo nel Medio Evo, pag. 28). La prima visita pastorale documentata (e spessissimo citata) a questa Pieve, è quella del 26 settembre 1230, effettuata dal vescovo Matteo. Nel verbale di essa sono riportati i nomi di tutte le località e di quasi tutti i chierici rettori delle oltre 40 chiese dipendenti da S. Antimo, di cui era rettore il canonico Ugone (o Cagnone) coadiuvato da un cappellano e due chierici. Nel primo decennio del secolo XIV fu arciprete-pievano di S. Antimo

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il famoso Guido Tarlati di Pietramala, che nel settembre 1308 confermò l’elezione del rettore della chiesa di S. Maria di Pistrino, fatta dal Vescovo Ugolino. Nel luglio del 1313 Guido diverrà Vescovo di Arezzo. Nella decima del 1349 la Plebs S.ti Antimi era tassata per “lib. CCLXXX”, quindi possedeva un ricco beneficio e aveva alle sue dipendenze già 46 enti ecclesiastici, che raggiunsero in seguito, come riferisce il Muzi, il numero di 51. Tuttavia già nel Trecento era iniziata la decadenza di questa Pieve, perché avevano raggiunto un forte sviluppo i tre centri vicini di Monterchi, Citerna e Celle, che a partire da circa il Mille avevano accolto non poche famiglie in cerca di sicurezza, dando origine così al fenomeno dell’incastellamento. Nel 1440 la Pieve, con i suoi beni, passò con il territorio di Monterchi sotto il dominio fiorentino e i Capitani di Parte guelfa ne acquistarono il “diritto di patronato”, vale a dire il diritto di eleggerne il rettore. Questo passaggio comportò la tassazione di un “censo di staia due di grano l’anno” e provocò inoltre continui litigi e contese con la Canonica (= Capitolo) di Città di Castello, il cui Arcidiacono in pari tempo era anche “Arciprete della Pieve di S. Antimo” e dovette intervenire lo stesso Papa Eugenio IV che tolse il beneficio di S. Antimo all’aretino Melchiorre di Ghinuccio, per darlo “in commenda” ad un certo Alessio, conte di Bivignano. Il Capitolo tifernate, non potendo invalidare la suddetta nomina pontificia, si limitò a contestarla e a procedere all’elezione di don Antonio Maffucelli, per cui quest’ultimo fu titolare senza goderne la prebenda, che invece percepiva Alessio, tuttavia dispensato dal portare l’abito canonicale. Nel 1476 Arcidiacono ed Arciprete di S. Antimo era il canonico Paolo di Giovanni di Città di Castello, mentre il 9 febbraio 1508 i Capitani di Parte guelfa elessero rettore della Pieve ser Bernardo di Giovanni Acciaioli, che non poté mai prendere possesso di S. Antimo, perché già il Capitolo tifernate vi aveva eletto e messo a possesso ser Cornelio Vitelli. Si pos-

sono immaginare le proteste da parte di Firenze. Il Papa fiorentino Leone X, con una Bolla del 18 settembre 1515, erige la nuova diocesi di Borgo San Sepolcro, anche per dirimere i suddetti contrasti e specie quelli tra l’Abate del Borgo e il Vescovo di Castello, che aveva la giurisdizione spirituale su sette pievi situate in territorio fiorentino, tra cui la nostra Pieve di S. Antimo, che si estendeva in parte in territorio toscano (cioè tutta la superficie dell’attuale comune di Monterchi), mentre il resto era in quello pontificio. La Bolla leonina stabilisce che i territori di Citerna e Celle rimangano alla diocesi castellana, mentre quello di Monterchi, con la Pieve, entri a far parte della nuova Diocesi. Gli anni 1515-20 segnarono il principio della fine di questa gloriosa e vetusta pieve, che seppur rimasta in territorio toscano, perdette dal punto di vista giuridico tutte le sue prerogative di Chiesa Madre e Battesimale, che furono trasferite alle nuove pievi di S. Simeone Profeta in Monterchi e S. Michele Arcangelo a Citerna. Tuttavia, come scrive il Repetti, “i popoli di Monterchi e di Citerna continuarono a lungo a festeggiare insieme la memoria liturgica di S. Antimo martire l’11 maggio e a recarsi nel giorno dell’Ascensione processionalmente nell’antica Pieve” a cui, in compenso del suo glorioso passato fu dato il titolo onorifico di Abbazia. Continuò a possedere il suo ricco Beneficio, ma continuò purtroppo anche il triste uso di darlo in “commenda” ad alti prelati, che ne godevano i frutti senza risiedervi e limitandosi a dare un contributo ad un prete di loro fiducia, che ufficiava l’Abbazia la quale avendo perduto la parrocchialità era in pratica una bella Chiesa, ma “sine cura”. Nella prossima puntata parleremo delle sue strutture architettoniche e del seguito della sua storia fino al suo definitivo tramonto. Nell'altra pagina. Il complesso edilizio dove insisteva l'antica Pieve di S. Antimo e, sotto, parte del fonte battesimale. In questa pagina. A sinistra una delle pietre romaniche inglobate nella muratura in occasione di antiche ristrutturazioni e, a destra, parte di colonna probabilmente dell'antica pieve.

FEDERIGO NOMI

La vignetta di Scacciapensieri:

Operaio alle prime... armi!

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Ecclesiastico, direttore del collegio ducale della Sapienza di Pisa e poi professore di diritto feudale all’Università pisana, il Nomi fu intellettuale e letterato di grande prestigio, in contatto con importanti personalità del tempo, tra cui Francesco Redi. Visse per dieci anni in Arezzo come “maestro della prima scuola di umanità”, ricevendovi il quarto grado di nobiltà. Tradusse i poeti latini Orazio e Giovenale; scrisse poesie, commedie e due poemi: “Buda liberata” e “Il catorcio d’Anghiari” (o Catorceide). Quest’ultimo è composto da 11.848 versi ed è considerato la sua opera principale. È probabile che il Nomi si sia ispirato all’opera “La secchia rapita” del Tassoni per la realizzazione di questo poema eroicomico, che scrisse attorno al 1680. La storia, narra in chiave giocosa le lotte fra anghiaresi e borghesi culminate nel furto del ben noto chiavistello. Nello stesso poema, Federigo Nomi dedica ben 372 versi, del canto settimo, alla descrizione di una Giostra del Saracino alla quale assistette in prima persona. Il Nomi, fu uno dei pochi poeti e letterati, oltre a Dante, che abbia mai riportato, in una sua opera, una descrizione di una Giostra del Saracino.


NOTE DALLA MISERICORDIA a cura di Massimo Redenti

Qui a sinistra trovate una serie di domande con le relative risposte. Provate a cimentarvi, date le vostre risposte, poi venite a trovarci al museo, in via Francesco Nenci, vicino alla chiesa di Badia. I nuovi iscritti alla Confraternita di Misericordia di Anghiari: Brandinelli Iride, Dente Gino, Magrini Gianna, Nevistrelli Renato, Polendoni Velia, Sbragi Giuseppa. Che Dio gliene renda merito.

Vi aggiorniamo sulle offerte pervenuteci sino al 4 luglio 2005, che verranno utilizzate per l’acquisto dell’automezzo attrezzato per il trasporto disabili. Bartolomei Corsi Pietro e Lucia in memoria di Camaiti Marisa 100 Bigioli Maria 2 0 Cerofolini Andrea e Sisti Michela in memoria di Fabbriciani Cesare 20 Cristini Franco in memoria della moglie Camaiti Marisa 2 5 0 Dragoni Mirella in memoria di Camaiti Marisa 3 0 Ghignoni Vasco 1 0 0 I familiari in memoria di Fabbriciani Cesare 1.150 I familiari in memoria di Leonardi Giuseppina 166 I familiari in memoria di Loddi Tullio 617 I familiari in memoria di Omarini Mario 6 9 4 I familiari in memoria di Pratesi Vincenzo 50 offerta anonima 3 0 0 Società della Scampanata 450 Zanchi Maris in memoria della mamma Angiola Piccini 40

Che Dio ve ne renda merito!

Conosci la Confraternita di Misericordia ed il suo museo?

Domande:

1. Il volontariato sociale ha inizio ad Anghiari in forma organizzata nel 1348 con la nascita di due compagnie. Una di queste due compagnie era la “Fraternita di Santa Maria del Borghetto” o “Fraternità di Anghiari”. Come si chiamava l’altra compagnia? 2. Dove ha avuto la prima sede la “Compagnia dello Spirito Santo”, poi Confraternita di Misericordia di Anghiari? 3. Dopo quale anno è nata l’idea di raccogliere e custodire in un particolare ambiente tutto ciò che poteva documentare la vita della Confraternita di Misericordia di Anghiari? 4. Nelle salette attigue al Salone del museo sono stati recentemente scoperti frammenti di affresco: in che periodo storico si possono collocare? 5. Attorno al 1520 un pittore fiorentino, Bartolomeo Ubaldini da Marradi, detto “Puligo”, discepolo di Ridolfo del Ghirlandaio, eseguì per conto della Compagnia del Corpus Domini una tavola che rimase nel monumentale salone delle assemblee fino al 1785, poi venne trasferita in una importante chiesa del paese: cosa rappresenta questa tavola e in che chiesa si trova? 6. Nel 1976 la Confraternita di Misericordia di Anghiari dà vita ad una nuova Associazione di volontariato in Anghiari: qual è questa associazione? 7. Nel Salone del Museo si può ammirare una vecchia lettiga a quattro ruote di legno di noce, a tiro equestre, costruita e donata alla Confraternita di Misericordia dal Confratello Benemerito Giuseppe Tavanti: in che anno è stata donata questa lettiga? 8. Nel Salone del Museo è esposto un antico Crocifisso scolpito in legno, policromo, sottostante ad una tendina di stoffa tesa ad arcuccio, presente nelle sacre processioni patronali e nella festa del Corpus Domini; a quale anno si fa risalire quest’opera? 9. In un manoscritto dell’11 giugno 1531 viene delegato Marco del fu Borgo e Giovanni Mariotto a commissionare una pittura per la “Compagnia di Santa Maria della Misericordia”, realizzata poi dal Sogliani. Cosa è rappresentato in questa pittura e ove essa oggi si trova? 10. In quale anno la Confraternita di Misericordia di Anghiari viene ufficialmente affiliata alla10 Arciconfraternita di

Misericordia di Firenze? Risposte: 1. La compagnia che sorse ad Anghiari nel 1348 contemporaneamente alla “Fra-ternità di Santa Maria del Borghetto” o “Fraternità di Anghiari” era la “Compagnia di Santa Maria della Misericordia” o “Compagnia dei Neri”, così chiamata per le cappe nere indossate dai propri volontari. 2. La Confraternita dello Spirito Santo, poi Confraternita di Misericordia di Anghiari, ha avuto la prima propria sede ed oratorio nella Chiesa della Madonna dello Spirito Santo del Terrato. 3. L’idea di raccogliere e custodire in un particolare ambiente tutto ciò che documenti la vita della Confraternita di Misericordia dal suo sorgere, prende corpo dopo l’anno 1975 e si concretizza appunto con l’allestimento dell’attuale Museo. 4. I frammenti di affresco scoperti nelle salette attigue al Salone del Museo sono databili ai primi del ‘400. 5. La tavola del “Puligo”, eseguita attorno all’anno 1520 per conto della Compagnia del Corpus Domini, rappresenta la “Deposizione della Croce” e si trova attualmente nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie, la nostra Propositura o chiesa del “Fosso”. 6. Nel 1976 la Confraternita di Misericordia di Anghiari concretizza l’istituzione del “GRUPPO DONATORI DI SANGUE FRATRES”. 7. La lettiga è stata donata nell’anno 1861. 8. Si ha ragione di credere che si tratti dello stesso simulacro che, come si legge nei carteggi d’epoca esistenti (Archivio Storico Comunale), nell’anno 1690 fu “fatto venire da Firenze un Crocifisso grande – senza la croce – per portare alle processioni. L’anno successivo la croce fu fatta fare al M° Carlo Balulli, indorata poi e dipinta di turchino dal M° Carlo Bagelli, indoratore del Borgo S. Sepolcro”. 9. L’opera rappresenta un “Cenacolo con gli Apostoli” e si trova oggi nella chiesa di “Santa Maria delle Grazie” o “Propositura” di Anghiari. 10. La Confraternita di Misericordia di Anghiari viene ufficialmente affiliata


DALLA CARITAS a cura di Laura Taddei Grazie, Padre della Chiesa Giovanni Paolo II nel 2001 così si è rivolto ai membri della Caritas in occasione del 30° anno della sua fondazione. Con le sue parole, che non passeranno mai, egli è ancora vivo e presente in mezzo a noi. “Attraverso l’opera delle Caritas parrocchiali, che auspico continuino a diffondersi e moltiplicarsi, proseguite, carissimi, ad alimentare e far crescere una carità di popolo e di parrocchie, che coinvolga ciascun battezzato in attività pastorali ordinarie: una carità che si traduca in educazione all’interculturalità, alla mondialità, alla pace, sforzandosi di incidere efficacemente sul territorio. Emergerà così il volto di una Chiesa non solo preoccupata di promuovere servizi per i poveri, ma anche e soprattutto di avviare con loro percorsi di autentica condivisione. Sia la famiglia il luogo primario dove si impara a vivere questa carità fatta di reciproca attenzione e dedizione, compresenza, complementarietà, compartecipazione, condivisione. A tal fine, vi esorto a rilanciare, in uno stile consono ai tempi, occasioni di incontro e di condivisione tra famiglie.” Spesso di fronte alla molteplicità dei bisogni e alla precarietà delle nostre forze, siamo tentati di cedere allo sconforto, ma ancora il Papa ci esorta: “Non abbiate paura, guardate a Cristo!” “Cari fratelli e sorelle! Per portare a compimento il mandato che la Chiesa vi affida è indispensabile però che restiate sempre in ascolto e contemplazione di Cristo. Occorre che la preghiera preceda, accompagni e segua ogni vostro intervento. Solo così potrete rispondere prontamente al Signore, che sta alla porta del nostro cuore, delle nostre comunità e “ bussa” in modo discreto, ma insistente. La Vergine Maria, Madre della Carità, vi protegga e assista sempre. Io vi accompagno con la preghiera, e volentieri vi imparto la Benedizione Apostolica, estendendola a quanti quotidianamente incontrate nelle vostre molteplici attività. Queste parole, pronunciate ancora prima che nascesse il gruppo della Caritas parrocchiale di Anghiari, le sentiamo profeticamente rivolte a noi. L’incoraggiamento a fare la “carità di popolo” in ogni parrocchia ci rafforza ancora di più nelle nostre convinzioni e ci sprona ad andare avanti con rinnovato impegno. Il 12 luglio il gruppo di una trentina di persone, alcune al loro primo incontro, interessate a collaborare con la Caritas, si è confrontato con i rappresentanti della Caritas Diocesana, presso il Centro Parrocchiale di Tavernelle. È emerso un generale e sincero entusiasmo e desiderio di essere utili alla propria comunità, e soprattutto il dato positivo delle presenze, espressione dell’unità pastorale delle nostre due parrocchie e della collaborazione anche con quelle vicine di Micciano e Monterchi. La Caritas non è altro che la parrocchia che si muove nelle opere. È stato sottolineato che la base per ogni opera è prima di tutto perseguire la fraternità fra di noi, perché possiamo essere veramente “i nervi” che portano gli impulsi per far muovere tutto il corpo, che è la parrocchia. Come in ogni famiglia l’attenzione è rivolta maggiormente ai più piccoli, la parrocchia, “famiglia di famiglie”, deve avere a cuore la sorte dei “piccoli”, degli “ultimi”, perché qualsiasi cosa faremo loro, dice Gesù, l’avremo fatta a Lui.

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A Marisa

Grazie Gesù!

Angolo della Missione

Ho capito che ci avresti lasciato presto quando non ti ho visto al rosario durante il mese di Maggio: non mancavi mai. Ora hai concluso la tua “corsa”. Te ne sei andata in punta di piedi con lo stile che ti era proprio in vita: silenziosa, ma attenta ascoltatrice, riservata ma aperta e disponibile al dialogo, io ti ho molto stimato, pur non conoscendoti a fondo. Se mi avessero chiesto, in un ipotetico sondaggio, quali coppie anghiaresi preferissi, non avrei esitato a designarti insieme al tuo Franco. Non ti sei mai inorgoglita per la tua bella casa, per aver sposato un medico, per i tuoi meravigliosi nipoti: ne parlavi, illuminandoti, ma senza l’esaltazione che coglie spesso i nonni adoranti. Ho pensato che quei modesti fiorellini che avevi nel petto dentro la bara fossero una loro ultima carezza che ti accompagna per sempre. Il tuo Franco, pur con la tristezza profonda nel cuore, era sereno e con coraggio si prodigava a disporre sedie per le tante persone che ti si stringevano attorno per pregare. Ciao Marisa, ci mancherai fisicamente, ma il tuo esempio di vita ci sarà di stimolo per progredire nel cammino della fede.

Ho trovato questa preghiera che sembra proprio scritta a due mani da Marisa e dal suo amato Franco.

Da questo angolo della missione voglio ringraziare tutti coloro che in questi primi giorni di solitudine, per la mancanza fisica della mia cara Marisa, sono stati e sono a me vicini dimostrando tutta la loro amicizia, il loro affetto, la loro carità cristiana. Un ringraziamento particolare a coloro che in memoria di Marisa mi hanno consegnato denari; ho cercato di dividerli fra i vari enti di beneficenza: Opere parrocchiali e Caritas di Anghiari, Misericordia di Anghiari, Donatori di Sangue, Corale don Vittorio Bartolomei, Missione Tanzania, Associazione Italiana Sclerosi Multipla Sezione provinciale di Arezzo di cui fa parte mio figlio Francesco. Sono sicuro che Marisa sarà felice di tutto questo e dal cielo pregherà il buon Dio affinché ci ricolmi della sua grazia e della sua protezione.

Marida

Giulio

a cura di Franco Cristini

Fa’ o Signore che le prove della vita non spengano mai il sorriso sulle nostre labbra; dalla profondità del nostro cuore scavato dal dolore scaturiscono sempre parole di conforto e di bontà, pietre preziose estratte dalla cava della tua misericordia. Grazie Gesù per questi coraggiosi testimoni del tuo Vangelo. Rosetta

In ricordo della zia Marisa Ho sempre in mente il suo sorriso che esprimeva una grande serenità interiore, ce l’ho stampato nella mente e non lo cancellerò mai. Anche nei momenti della malattia non ha perso mai la sua forza d’animo, mai un lamento, mai un esplicita richiesta d’aiuto. Se ne è andata silenziosamente, come la neve d’inverno che scende lenta sopra i rami degli alberi, accettando con fede il suo destino. Ha lasciato questa terra e la sua anima si è diretta verso il cielo dove risiede il Dio buono e misericordioso che tanto ha lodato nella sua vita terrena. Da ricordare infatti il suo comportamento pienamente in regola con il cammino cristiano. Non scorderò mai il suo “fai il bravo” che mi disse qualche giorno prima di morire, una frase semplice ma detta con grande amore e sincerità. Da parte mia un ultimo bacio alla zia e un caloroso abbraccio allo zio Franco.

Comunità Parrocchiale di Anghiari “Io sono la Via, la Verità e la Vita: chi crede in me anche se morto vivrà” La Comunità Cristiana di Anghiari, mentre professa la propria fede nel Signore risorto e vincitore sulla morte, eleva preghiere di suffragio per la cara Marisa perché il Padre della vita la accolga nel suo Regno di luce e di pace. Nel momento del dolore è particolarmente vicina con la propria preghiera e la propria amicizia al caro amico Franco e alla sua famiglia, affinché possano trovare nella fede in Cristo e nella Comunione della Chiesa la forza per vivere con fiducia quest’ora di prova.

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Pace e bene

Offerte per le Missioni La famiglia Bruni ha devoluto la somma di 410 euro in memoria di Santi. Tale somma verrà utilizzata per la Missione in Tanzania. Il giorno 18 maggio 2005 è morta presso la Ripa Teresa Landi vedova Nutini (la suocera di Franco Brandinelli) La somma raccolta per Teresa Nutini è stata devoluta alle Missioni delle Suore Agostiniane. Simona e Luigi Boncompagni hanno deciso di utilizzare la somma di euro 200, programmata per le bomboniere in occasione del Battesimo della loro piccola Irene, a favore dei bambini della Tanzania.

È successo a Monterchi

Lo scorso 17 luglio è stata celebrata l’annuale festa del Gruppo Donatori di Sangue di Monterchi e in quell’occasione è stata inaugurata e benedetta la nuova sede sociale. La presidente Cecilia Baldesi assieme ai suoi collaboratori ha preparato la tradizionale manifestazione che si è caratterizzata per una partita a calcetto ed una merenda per tutti presso il parco fluviale. Il 31 luglio alla Madonna di San Martino, nel pomeriggio, presso la Murcia (vicino alla Tina dell’Homo selvatico), è stata celebrata l’annuale festa campagnola.


Anghiari nel Mondo!

“Habemus Papam”

Il giorno 2 giugno ad Anghiari è arrivato un enorme camioncino della TV tedesca, per trasmettere in diretta dalla città medievale, nel famoso MORGENMAGAZIN, che va in onda in ambedue canali statali dalle ore 6 alle ore 9 di mattina e che giornalmente accompagna milioni di tedeschi durante le loro ore tra sveglia, colazione e partenza. Nonostante diversi avvisi fatti al Comune, non è stato possibile riservare un posticino oppure bloccare la piazza per queste ore, neanche una persona rappresentativa aveva purtroppo tempo di farsi vedere. I numerosi tele-operatori che sono arrivati già il pomeriggio precedente, hanno trovato in piazza soltanto cartelli che indicavano la chiusura della piazza per il venerdì, 3 maggio, dalle ore 9 alle 11. “Ma a noi serve giovedì dalle 6 alle 9…” Si stupirono! Ci sarà stato un malinteso… Una chiamata in estremis al sindaco era rassicurante: sarebbe stato tutto risolto, preparato, tutto a posto. Ma come, senza cartelli, senza nessuno che accoglieva il team televisivo da parte del Comune? Seconda cosa, che attirava la loro attenzione, era il bel Garibaldi che, o Roma o morte, indica verso nord. Come mai? La spiegazione la sapevamo: è stato comprato usato. Il redattore cominciava a divertirsi. Giovedì mattina alle ore 6: In piazza la sottoscritta, per una prima intervista. Altri tedeschi residenti ad Anghiari sarebbero stati intervistati dopo. La piazza era deserta. A causa della Festa della Repubblica non era stato neanche possibile trovare un bar disponibile alla apertura anticipata. Decine di operatori, al lavoro dalle 5, si sognavano un cappuccino… Entra in scena il famoso redattore che conduce questa trasmissione da oltre trent’anni. Mi dice di mettermi all’angolo della piazza, da dove si ha una bellissima vista sulla valle. Solo che, accanto a me c’è ancora il carro della Scampanata, sotto i miei piedi l’aringa marcia, in altezza della mia testa sventolano le mutande stese sopra il carro… Che cosa è questo? Mi chiede. Cerco di spiegare la “Scampanata”: “Guardate, se eravate venuti due giorni prima vedevate a quest’ora in piazza centinaia di Anghiaresi, all’appello puntuali alle ore 6. Poi, chi non arriva in tempo, viene preso a casa, tirato fuori dal letto, e messo su questo carro. Lo spingono per le viuzze del centro storico, mentre gli si butta addosso farina, uova, salse, e peggio….” “E, allora, perché uno dovrebbe partecipare a una tale manifestazione?” mi chiese con stupore sempre crescente il conduttore. “Beh, questo bisognerebbe lo spiegasse uno di loro, io sinceramente non lo so…” Peccato, che loro, un Anghiarese non si sono visti, né ora né poi, ma una cert’idea si saranno fatti! A casa mi squilla il telefono tutto il giorno. Gli spettatori si sono divertiti, e chissà se Anghiari diventerà famosa anche come una specie di paese dei Balocchi… :-))

Cari fratelli e sorelle, dopo il grande Papa Giovanni Paolo II, i signori cardinali hanno eletto me, un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore. Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare ed agire anche con strumenti insufficienti e soprattutto mi affido alle vostre preghiere. Nella gioia del Signore risorto, fiduciosi nel suo aiuto permanente, andiamo avanti. Il Signore ci aiuterà e Maria sua Santissima Madre starà dalla nostra parte. Grazie.

di Stefanie Risse

Lo Stemma di Papa Benedetto XVI È tradizione da almeno otto secoli, che i Papi abbiano un proprio stemma personale, oltre a simbolismi propri della Sede Apostolica. Spesso i Papi adottavano lo scudo della propria famiglia, se esso esisteva, oppure componevano uno scudo con simbolismi che indicavano una propria idealità di vita (pensiamo a quello di Giovanni Paolo II con la “M” di Maria). Talvolta apportavano qualche variante allo scudo che avevano adottato da Vescovi. Anche il Cardinal Ratzinger, eletto Papa ed assumendo il nome di Benedetto XVI, ha scelto uno stemma ricco di simbolismi e di significati. Lo scudo adottato dal Papa Benedetto XVI ha una composizione molto semplice: esso è del tipo a calice, che è la forma maggiormente usata nell’araldica ecclesiastica. All’interno, variando la composizione nei rispetti del suo scudo cardinalizio, lo scudo di Papa Benedetto XVI è diventato: di rosso, cappato di oro. Nel punto più nobile dello scudo, vi è una grande conchiglia di oro, la quale ha una triplice simbologia. Essa dapprima ha un significato teologico: vuole ricordare la leggenda attribuita a sant’Agostino, il quale incontrando un giovinetto sulla spiaggia, che con una conchiglia cercava di mettere tutta l’acqua del mare in una buca di sabbia, gli chiese cosa facesse. Quello gli spiegò il suo vano tentativo, ed Agostino capì il riferimento al suo inutile sforzo di tentare di far entrare l’infinità di Dio nella limitata mente umana. La conchiglia, inoltre è da secoli usata per rappresentare il pellegrino: simbolismo che Benedetto XVI vuole mantenere vivo, calcando le orme di Giovanni Paolo II, grande pellegrino in ogni parte del mondo. Nella parte dello scudo denominata “cappa”, vi sono anche due simboli venuti dalla tradizione della Baviera. Nel cantone destro dello scudo vi è una testa di moro al naturale (ovvero di colore bruno), con labbra, corona e collare di rosso. Indica lo schiavo reso libero. Nel cantone sinistro della cappa, compare un orso, di colore bruno, che porta un fardello sul dorso. Un’antica tradizione racconta come il primo Vescovo di Frisinga, messosi in viaggio per recarsi a Roma a cavallo, mentre attraversava una foresta fu assalito da un orso, che gli sbranò il cavallo. Egli però riuscì non solo ad ammansire l’orso, ma a caricarlo dei suoi bagagli facendosi accompagnare da lui fino a Roma. Per cui l’orso è rappresentato con un fardello sul dorso. Il Santo Padre Benedetto XVI ha deciso di non mettere più la tiara nello stemma ufficiale Pontificio, ma di porre solo una semplice mitra. Un simbolo del tutto nuovo nello stemma del Papa Benedetto XVI è invece la presenza del “pallio”. Non è tradizione, almeno recente, che i Sommi Pontefici lo rappresentino nel loro stemma. Tuttavia, il pallio è la tipica insegna liturgica del Sommo Pontefice, e compare molto spesso in antiche raffigurazioni papali. Indica l’incarico di essere il pastore del gregge a Lui affidato da Cristo. Nei primi secoli i Papi usavano una vera pelle di agnello poggiata sulla spalla. Poi entrò nell’uso un nastro di lana bianca, intessuto con pura lana di agnelli allevati per tale scopo. Il nastro portava alcune croci, che nei primi secoli erano in nero, oppure talvolta in rosso.

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Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres” Anghiari

sito internet: www.fratresanghiari.it

e.mail: info@fratresanghiari.it

UNA FESTA ESTIVA 2005… INDIMENTICABILE

grande folla in piazza Baldaccio all'annuale appuntamento con il Gruppo Fratres È tornata puntuale come ogni anno, per l’ottava volta consecutiva, la festa estiva del donatore di sangue: pensata ed organizzata anni fa dall’attuale presidenza per far fronte ad un vuoto di presenza nel paese del Gruppo Fratres di Anghiari, in un momento dell’anno, come quello estivo, durante il quale a fronte di un sistematico aumento della richiesta di sangue da parte delle strutture sanitarie, si assiste quasi sempre ad una diminuzione delle donazioni, si è consolidata nel corso del tempo al punto da entrare a pieno titolo nel cartellone delle manifestazioni estive di questo dinamico centro valtiberino. Tante le novità. Prima fra tutte l’articolazione delle varie manifestazioni in due domeniche, le prime del mese di luglio, per una sempre maggiore visibilità del gruppo. A seguire il doppio spettacolo serale che ha richiamato in piazza Baldaccio così tanta gente da rendere insufficienti le trecentoventi sedie, nuove fiammanti, donate all’associazione da commercianti, artigiani e piccole imprese del posto, qualche tempo fa.

gara tra rappresentative delle scuole del paese che, voluta dal Gruppo Fratres e dalla Confraternita di Misericordia al fine di sensibilizzare le giovani generazioni ed il pubblico presente sul problema del volontariato sociale, è diventata anche l’occasione per ricordare pubblicamente la giovane figura di Cesare Fabbriciani, tragicamente scomparso qualche tempo fa. I familiari hanno voluto offrire i premi in palio per i vincitori, come pubblico ringraziamento per tutti i nostri donatori e per quelli della Valtiberina, per aver messo a disposizione il sangue richiesto urgentemente dall’ospedale perugino in cui Cesare era ricoverato. Tra la commozione generale è stata poi data lettura della seguente testimonianza: “Da sempre la morte provoca la sofferenza più grande, una sofferenza contro la quale niente e nessuno può opporsi. La morte arriva, ti prende, ti porta via in un istante senza chiederti permesso, senza chiedere scusa, senza ringraziare. Non si ferma a ragionare su chi sei, su cosa rappresenti; ti prende e basta, perché la morte è l’unica realtà uguale per tutti noi mortali. Ci distingue, però, il nostro vissuto, quello che prima dell’evento siamo riusciti a creare. Cesare è stato quello che Luca, nel suo vangelo, dice: “un albero buono non dà frutti cattivi. La qualità di un albero la si conosce dai frutti: non si raccolgono infatti fichi dalle spine e non si vendemmia uva da un cespuglio selvatico.” L’uomo buono prende il bene dal prezioso tesoro del suo cuore. Cesare è stato un uomo buono che ha saputo lasciare il bene dietro di sé. Questo rende amore a lui, ai suoi genitori, a sua moglie e alla sua tanto amata bambina. Noi tutti siamo orgogliosi di averlo conosciuto e di avergli voluto bene ed è in sua memoria che siamo qui… Ciao Cesare, sarai sempre nei nostri cuori”. In questa circostanza, purtroppo, la disponibilità di sangue non è riuscita ad evitare una morte ma in tanti altri casi è stata determinante per evitare siffatte tragedie. Lo abbiamo detto tante volte: “donare sangue deve essere un impegno per tutti che può salvare vite umane”. Donare volontariamente il proprio sangue con costanza, responsabilità e nel totale anonimato, permette di alimentare un enorme patrimonio collettivo da cui ciascuno può attingere in caso di necessità. Che il ricordo di Cesare porti nuovi volontari a far parte del nostro gruppo Fratres.

Ospite d’eccezione, domenica 3, il comico valdarnese Nicola Giustini, in arte Niki, famoso per aver lavorato con i più noti Pieraccioni e Ceccherini ed essere stato protagonista di trasmissioni televisive e radiofoniche. Insieme a lui, sul palco, le allieve di ballo della scuola Fit 4 you, la giovane cantante anghiarese Tania Padelli ed il complesso musicale di giovanissimi anghiaresi NINETY FIVE. Presentatrice della serata Ilaria Lorenzini di Teletruria. Riuscitissima anche la manifestazione “Prevenzione è vita”: decine e decine gli anghiaresi che si sono sottoposti al controllo gratuito di pressione, glicemia e colesterolo da parte degli operatori della ASL 8 e Il presidente dei volontari della locale Misericordia, con il coordinamento della dott.ssa Rossella Guadagni, medico sociale del gruppo: un grande ringraziamento a tutti per la preziosa e volontaria In questa pagina - Anghiari - Festa estiva del donatore: Una parte collaborazione. Di successo, anche, la 2a Pedalata del donadei partecipanti alla pedalata 2005. Foto Franco Talozzi tore con oltre cinquanta ciclisti partecipanti organizzata in Nell'altra pagina - Venezia: Una parte dei gitanti sulla motonave collaborazione con il G.S. Dynamis Fratres. in mezzo alla laguna e, sotto, i trulli di Alberobello. Particolarmente significativa, poi, la prima edizione di una 14


Un affezionato Donatore ci ha lasciato per sempre Silenziosamente se ne è andato, come altrettanto silenziosamente era arrivato ad Anghiari, diversi anni fa, dopo tanti anni di permanenza a Milano, per godersi il meritato riposo della pensione lontano dalla vita caotica delle città. Remo Levi era il suo nome e la Giardinella la zona in cui aveva deciso di abitare. Tra le primissime sue preoccupazioni: continuare a donare il proprio sangue anche qui, come già fatto per decine e decine di volte nelle strutture sanitarie milanesi, dimostrando un senso civico ed un livello di solidarietà umana veramente singolari. Ricordo il primo incontro. In occasione della Festa Estiva 2001, si presentò in piazza Baldaccio al nostro tavolo, chiedendo di iscriversi al gruppo insieme alla moglie e raccontandoci del suo passato. Nei giorni successivi si recò con sollecitudine al centro trasfusionale per sbrigare le consuete pratiche sanitarie ed effettuare la sua prima do-

nazione… toscana. Da quel giorno non è mai mancato ai nostri appuntamenti. In soli tre anni di iscrizione aveva già raggiunto ben undici donazioni sia di sangue intero che di plasmaferesi. Si recava al trasfusionale autonomamente, anticipando sempre la nostra lettera di invito. Ricordo con piacere le lunghe conversazioni con lui su tematiche di vario genere. Mi colpivano sempre la pacatezza e la capacità di analisi che sempre dimostrava. Ho condiviso la sua gioia per l’arrivo di due bellissimi nipoti gemelli, evento che mi parve così tanto atteso al punto da esserne profondamente trasformato. Questo il contenuto della lettera da me inviata alla moglie dopo la notizia della sua morte: “Solo oggi ho appreso, sfogliando le pagine del giornalino “L’Oratorio di Anghiari”, della repentina scomparsa di Suo marito. Sapevo della sua recente malattia perché lui stesso me l’aveva comunicato. Dalle sue parole

traspariva comunque, anche in questo frangente, una certa serenità. Ho pensato subito ad un caso di omonimia! Non poteva essere lui, anche se le finestre dell’appartamento, sempre chiuse da diverso tempo, potevano sollevare qualche timore. Purtroppo non era così! Le invio queste poche righe, a nome anche di tutti gli iscritti alla comune famiglia dei donatori di sangue di Anghiari, alla quale Remo volle subito aderire, per continuare nella nuova realtà quell’atto di umana solidarietà già tante volte compiuto, per farle giungere la mia più profonda partecipazione al Suo dolore ed a quello dei suoi familiari. Che il Signore, giusto giudice, l’abbia accolto nel Suo paradiso!” Il presidente Pietro Ganganelli Anghiari, 26 maggio 2005

Appunti di viaggio: Venezia e le sue isole

Pieno successo della gita di primavera Venezia: La città dalla doppia immagine. Ogni struttura architettonica riflette nell’acqua e regala non solo ai turisti ma anche agli abitanti una visione quasi surreale del luogo. Ancora tutti un po’ assonnati, di primo mattino siamo partiti dai parcheggi del Campo della Fiera, a bordo di due comodissimi autobus gran turismo. Ottantacinque i partecipanti. Molti di più quelli che avrebbero voluto esserci anche loro ed ai quali l’organizzazione impeccabile del Gruppo Fratres è stata costretta a dire no per mancanza di posto. Arrivati a Chioggia ci siamo imbarcati in una motonave grazie alla quale siamo poi sbarcati a Venezia dopo un’ora e mezzo di navigazione attraverso i canali della laguna. Diretti in piazza San Marco, abbiamo incontrato le nostre guide la quali ci hanno accompagnato nel nostro percorso per l’ intera mattinata. La Società Veneziana è stata descritta come una società operosa, dove tutti lavoravano per la più antica repubblica marinara. Oltre alle nozioni storiche, una simpatica superstizione: si dice che chiunque passi fra le due colonne situate all’ingresso della piazzetta San Marco, una sormontata dal Leone di San Marco e l’ altra dalla statua di San Teodoro, sarà perseguitato dalla sfortuna. Addentrandoci fra i vicoli siamo arrivati al Palazzo Contarini, noto per l’omonima scala del Bovolo (chiocciola in

veneziano). La scala esterna, a cinque piani, in pietra e mattoni, si arrampica a spirale con balaustre e archetti. Essa è una tipica struttura della fine del 1400, di stile rinascimentale all’interno e gotico all’esterno. Nel pomeriggio, poi, ci siamo spostati a Murano, città del Vetro, dove abbiamo assistito alla creazione di cristalli dai variegati colori e dalle splendide forme in una delle tante fabbriche. Più tardi, sempre grazie alla motonave, ci siamo diretti verso Burano, città famosa per la lavorazione dei merletti e per il campanile pendente della chiesa parrocchiale. Scesi a terra, ci siamo dati allo shopping più sfrenato. Dopo questa ultima tappa, siamo ripartiti verso casa. Sarà sicuramente difficile dimenticare la magia che Venezia e la sua laguna ci hanno trasmesso. Erika e Linda

VIAGGIO TURISTICO DI TRE GIORNI LA PUGLIA ED I SASSI DI MATERA Da domenica 21 agosto a martedì 23 Insieme ai donatori di sangue, alla scoperta delle meraviglie di quella regione. ULTIMI POSTI DISPONIBILI!!! Informati presso la Sig.ra Vesta dell’ufficio pro loco o telefona ai numeri 0575/788114 o 3395323663 (Pietro)

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L'Oratorio in attività: estate 2005 Campeggio medie 2005 a Badia Prataglia

21-22-23 giugno

“Chi ama la mèta desidera il cammino…”

GREST 2005

di Alessandro e Cesare

Un numeroso gruppo di giovani delle medie assieme a don Marco, Alessandro, la Linda e altri genitori sono partiti lo scorso 28 giugno per il Campeggio delle Medie di Badia Prataglia, nell’alto Casentino. Appena giunti nel fresco luogo montano, sito nel cuore delle foreste casentinesi, un clima di amicizia ha pervaso i giovani anghiaresi (comprendendo anche quelli di Tavernelle e di S. Leo), che si sono uniti ai 140 ragazzi provenienti da Parrocchie di un po’ tutta la provincia: da Foiano, Poppi, Arezzo, Casentino, Cesa, Sansepolcro. Don Severino, subito battezzato “don Seve”, teneva gli incontri e conduceva tutte le giornate. Molti momenti belli e emozionanti: le camminate alla Verna e al monte Penna, i gioconi, i tornei sportivi, la piscina, lo studio delle stelle, la festa finale…. Tutto rientrava nella parola chiave: amicizia. Ogni cosa che facevamo era compresa dentro un cammino che ci portasse ad assaporare di più la realtà, la vita di ogni giorno. Molti di noi hanno scoperto che questo si può fare solamente stando dentro ad una amicizia, dentro un metodo e dentro un rapporto. Decisivo per questo è il seguire con attenzione tutti i particolari e le cose che si dicevano: senza di quelle non saremmo potuti stare dentro quell’esperienza in modo pieno e coinvolgente. Qualcuno con fatica riusciva starci dentro…. Una sera uno di noi di Anghiari ha dormito nelle scale perché faceva confusione in camera! Ma un altro una sera, parlando con uno degli adulti gli diceva: io ce la sto mettendo tutta! E poi il rapporto con gli animatori, con i diversi Sacerdoti presenti, con gli adulti… Il seguire uno più grande di noi diventa decisivo. La mattina iniziavamo la nostra giornata con l’Angelus, poi c’era ogni giorno una cosa diversa. E il librettino. Lo strumento che ci ha accompagnato in tutti questi giorni… CHI AMA LA META DESIDERA IL CAMMINO. Di ritorno dal campeggio, domenica 3 luglio abbiamo fatto la Messa insieme in Propositura alle 11, e abbiamo messo sugli scalini dell’Altare il libretto e un cartellone con questo titolo, per testimoniare a tutta la Parrocchia la nostra esperienza. Un grazie di cuore a chi ci ha permesso di vivere questa esperienza. Invitiamo tutti al campeggio del prossimo anno.

Non ti fermare mai! È proprio questo lo “slogan” che ha accompagnato il primo periodo di GREST organizzato dalla nostra parrocchia e che accompagnerà anche i prossimi due periodi in luglio e in agosto. I tre giorni sono trascorsi nel migliore dei modi animati da una vivace e sincera amicizia che caratterizzava tutti i partecipanti: dai numerosi bambini e ragazzi agli animatori e vari collaboratori (genitori, catechisti, ecc.) presenti all’iniziativa. Nella mattinata del primo giorno, ovvero il 21 giugno 2005, si è svolta una bellissima camminata che aveva come meta Badia S. Veriano partendo dal Campino di Toppole. Il percorso, spiegatoci passo a passo dall’amico Marco Rondoni, è stato veramente affascinante e se all’inizio i ragazzi erano un po’ scettici sul da farsi, una volta arrivati hanno capito che ne valeva proprio la pena giungere fin lassù. Dopo aver gustato un ottimo pranzo preparato dalla nostra Franca, grazie a don Marco ed alla Donatella è stato possibile apprendere interessanti informazioni sulla storia di quel luogo e sulla chiesa lì posta. Il secondo giorno è trascorso tutto in quel di Tavernelle dove numerose iniziative sportive (come calcio e pallavolo) si sono susseguite per tutto l’arco del pomeriggio. L’ultimo giorno di GREST di questo primo periodo, siamo stati a visitare Montauto. Dopo aver riflettuto e lavorato un po’ insieme, ci siamo avviati a piedi alla volta di Galbino dove due suore ci aspettavano per illustrarci l’antica chiesa del luogo. Il pomeriggio è trascorso presso il centro di Tavernelle dove è stato organizzato il giocone. La giornata e con essa il primo periodo di GREST, è terminata con la visione delle tante foto dei tre giorni trascorsi insieme e soprattutto con una semplice ma allo stesso tempo significativa cerimonia guidata da don Marco, il quale ha ribadito l’importanza dello stare insieme in un modo diverso dal solito, ovvero uniti da uno scopo comune: la fede! Concludendo questa breve panoramica e soprattutto ringraziando i numerosi partecipanti, rivolgiamo a tutti i ragazzi un caloroso invito ad informarsi presso la parrocchia su come fare per partecipare agli altri periodi di GREST che si terranno in luglio e in agosto. Ciao a tutti!

Pellegrinaggio al Carmine

Mentre andiamo in stampa, nel mese di luglio si sta svolgendo il secondo periodo di GREST. Infine in agosto, dal 15 al 22, alcuni giovani della nostra parrocchia andranno in Germania, a Colonia, per vivere la stupenda esperienza della Giornata Mondiale della Gioventù. Nel prossimo numero dettaglieremo anche queste esperienze con foto e testimonianze.

Giovedì 9 giugno si è svolto il Pellegrinaggio dei giovani della Valtiberina al Santuario del Carmine come conclusione dell'anno scolastico. Erano presenti oltre duecento giovani guidati da padre Luigi di Montecasale. Nella foto il gruppo dei partecipanti nei paraggi della Gattina prima di avventurarsi nei boschi di Spogliabecco.

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L'Oratorio in attività: estate 2005 Il mio campeggio

Echi dal GREST parrocchiale 2005

NON TI FERMARE MAI

C’è una vecchia canzone di Branduardi che invita ad “abbandonare il porto”, a mettersi in cammino, a percorrere la strada alla ricerca di quel “qualcosa di più grande”. Ascoltandola può venire in mente la figura di chi, grande o piccolo, giovane o meno giovane, che, in nome di qualcosa di più grande della propria quotidianità, abbandona il porto delle sue sicurezze e comodità, per dirigersi verso un incontro che cambia la vita. Sono proprio la promessa dell’incontro e lo stile del cammino che differenziano il GREST 2005, da una semplice attività ricreativa. Negli ultimi giorni di giugno, una cinquantina di bambini, seguiti da volenterosi ragazzi più grandi, da disponibili genitori, da catechisti, animatori e parroci, sono stati protagonisti di tre giornate all’insegna sì della preghiera, della riflessione, del gioco, ma soprattutto all’insegna dell’amicizia. Di quella amicizia che, nata in un’aula di catechi-

smo, si è poi sviluppata nella Chiesa e si va consolidando nella Comunità. Piacevoli ed interessanti le attività guidate proposte: dalla camminata fino a Badia S. Veriano alla giornata sportiva di Tavernelle, fino all’incontro con le Suore di Galbino, denso di significato. Molto toccante, infine, il momento conclusivo dell’ultimo giorno, vissuto tutti insieme, adulti e non, nella chiesa di Tavernelle e magistralmente preparato da Don Marco ed Alessandro. Una luce diversa illuminava gli occhi dei bambini che, dopo essersi “lavati” le mani con l’acqua benedetta dal sacerdote, si abbracciavano gli uni gli altri in segno di unione e di riconciliazione. Concludendo, posso dire che esperienze di questo genere mettono veramente in luce il cammino di una comunità nella quale consacrati, genitori, catechisti…, ciascuno, con i propri carismi, si rende disponibile a percorrere insieme ad altri la strada, tracciando così, a poco a poco, il volto nuovo di una Parrocchia che cambia. Una Parrocchia dove tutti sono protagonisti e responsabili di quel cammino di crescita in SAPIENZA, ETÀ e GRAZIA, che i nostri figli sono chiamati a compiere. Del resto anche un vecchio ma pur sempre saggio proverbio africano recita che “per crescere un figlio serve un intero villaggio”. Donatella

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Anche quest’anno, per la seconda volta, ho partecipato, assieme ai ragazzi del GS al campeggio delle superiori. Ed è stata un’altra esperienza che mi ha lasciato un sacco di bei ricordi e mi ha fatto vivere altrettante emozioni... Una vacanza di otto giorni dedicata alla preghiera, alla socializzazione con gli altri ragazzi, ma soprattutto allo scopo di conoscere sempre meglio Cristo, una persona, se così si può definire, con frontiere illimitate. Quest’anno l’argomento più trattato è stato quello pertinente alla frase “provate a dare qualcosa a Dio e vedrete che vi sarà ridato il centuplo”. Questa è una frase da cui ognuno può trarre una sua conclusione, ma una cosa è certa, e cioè che è prima di tutto un dono che ci fa il Signore, un qualcosa come un riconoscimento per la fede che abbiamo in lui. Un’altra cosa che ho capito in questi giorni è che è importante pregare, ma è ancora più bello se lo si fa insieme (dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sarò con loro), infatti cercheremo di ritrovarci almeno una volta a settimana per continuare il cammino che con questa vacanza abbiamo cominciato. Di cose da dire ce ne sarebbero mille, ma le emozioni vissute sono difficili da trasmettere è per questo che rilancio il mio invito a partecipare a questa splendida esperienza perché veramente si impara a mettersi in gioco e a vivere al massimo in ogni piccolo gesto. Alessio

Nella foto in alto a sinistra il gruppo dei ragazzi partecipanti al GREST durante una sosta a Toppole, prima di dirigersi verso Badia S. Veriano. Qui a sinistra il gruppo delle medie con don Severino, don Marco ed alcuni genitori. A destra il gruppo delle superiori durante l'escursione al ghiacciaio della Presanella. Foto Abi


Dalle nostre Parrocchie Pellegrinaggio a Padonchia

Il 7 agosto, quest’anno coincide con il patrono di Arezzo, celebriamo la festa della Madonna della neve a Fonaco. L’antica statua lignea trecentesca si trova attualmente esposta alla Mostra delle Madonne agghindate presso il Museo Statale di Palazzo Taglieschi ad Anghiari, nell’attesa di essere ricollocata nella propria nicchia sull’altare di Fonaco. Il 13 agosto, giornata legata all’apparizione di Fatima, alle ore 21 facciamo la seconda edizione di una grande processione in preparazione alla festa della Madonna Assunta. Partiamo dalla chiesa della Fraternità di Betania a Monterchi e, da questa chiesa, che molti ricordano ancora come il monastero di San Benedetto, con le fiaccole si va fino alla chiesa di Padonchia dove si concluderà la devota manifestazione mariana con i canti finali ed un pensiero di preparazione alla festa. Sono invitati a questo pellegrinaggio, in cui ci uniremo idealmente a coloro che andranno a Colonia con il Papa, i giovani, le Compagnie e i fedeli di buona volontà che ogni anno partecipano molto numerosi. Pregheremo in modo particolare per le nostre famiglie.

La Comunità di S. Stefano ricorda Cesare

Domenica 21 agosto si celebra a Pianezze la tradizionale festa della Madonna Assunta (la domenica successiva al 15). L’ultima domenica di agosto, come ormai facciamo da cinque anni, la benemerita Confraternita della Misericordia di Monterchi diretta dal Governatore Sig. Vincenzo Rossi e dal Magistrato, celebra l’annuale festa presso la chiesa di San Lorenzo a Ricciano. Alle 17 recita del S. Rosario, S. Messa e merenda per gli intervenuti. Di solito intervengono tutte le Confraternita di tutta la Valtiberina. Il 4 settembre, nella frazione di Borgacciano, celebriamo la festa della Madonna della cintola o della Consolazione. Questa chiesa sta per esser restaurata, è l’unica della nostra zona che ha avuto i finanziamenti previsti per l’ultimo terremoto. La seconda domenica di settembre che ricade il giorno 11, preceduta da un solenne triduo, verrà celebrata a Pocaia la festa della Madonna Bella secondo il consueto programma. Processione aux flambeaux, la vigilia della festa alle ore 21. Il giorno festivo S. Messe alle ore 8 - 10 - 11,30 - 17. In questa ricorrenza mariana il parroco celebra il quarantesimo anniversario di servizio pastorale nella parrocchia di San Biagio a Pocaia e in quella di Padonchia. A Padonchia il 29 settembre celebriamo la festa di San Michele titolare di quella parrocchia. In alto l'affresco conservato nella chiesa di S. Michele a

Da ormai qualche tempo Cesare ci ha lasciato. La nostra comunità e tutto il paese hanno vissuto, durante i giorni del suo ricovero e della sua scomparsa, un’ansia, una preoccupazione, un dolore che non dimenticheremo facilmente. Mai come in queste occasioni il senso di appartenenza ad un gruppo, anche allargato come può essere l’intera cittadinanza di un borgo come il nostro, si fa forte, pulsante e fa vivere il dolore lancinante e cupo di una famiglia come fosse quello di tutti e di ciascuno. Cesare era uno di noi, era nostro amico e fratello in qualsiasi parte di Anghiari fosse vissuto: la sua disponibilità, il suo sorriso, il saluto che ti rivolgeva ogni volta dal suo camion bianco, erano i tratti semplici, comuni, che, però, lo rendevano così speciale ed amato da tutti. Alla messa funebre, chi lo ha ricordato ha evidenziato un aspetto bellissimo del suo carattere: “...eri amico nostro, dei nostri genitori, dei nostri nonni...” Ed è vero, proprio questo era Cesare.

Il lavoro che faceva con serietà e dedizione (ma anche con senso dell’umorismo) lo portava vicino a tante persone, ma nessuno ha mai sentito da lui una brutta risposta, una sgarberia, un giudizio gratuito. Talvolta le strade che il Signore ci chiede di percorrere sono strane e, ai nostri occhi, poco chiare. Nel cammino lungo questo sentiero particolarmente oscuro, la nostra comunità vuole essere vicino alla bella famiglia di cui Cesare era tanto orgoglioso. Ciao, Cesare; ringraziamo Dio per averti donato a noi tutti, per averci dato la possibilità di conoscerti e condividere con te un tratto del nostro cammino. Il seme fecondo che la tua scomparsa ci ha lasciato, sia quello di esortarci a vivere ogni giorno la nostra vita con semplicità e pienezza, con allegria, solarità, sincerità ed amicizia. Guidati dalla grazia di Dio siamo vicino con grande affetto alla moglie Silvia, alla figlia Erika e alle famiglie Fabbriciani e Del Pia.

Multa con notizia Il nostro Archivio storico è una miniera di informazioni e di notizie. Da una multa appioppata ad un tal Nardoni, colono residente a Lippiano e che transitava con due bestie bianche per le strade di Anghiari come se niente fosse, apprendiamo della vitalità della fiera di San Martino che si tenne in quell'anno (1904) il giorno 11 novembre e che la fiera del bestiame si teneva molto probabilmente al Campo della Fiera. Ma ecco il testo del Verbale: Io Marzocchi Antonio, Ispettore Municipale al servizio di questo Comune, trovandomi in via Garibaldi (sarebbe il Borgo della Croce) circa le ore 13½ del giorno 11 novembre giorno di Fiera, ho verificato che Nardoni Lorenzo, colono del Sig. Bicci Don Antonio, residente in Lippiano, transitava in detta via con due Bestie bianche provenienti dal Mercato dei bestiami.

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Il coro dei ragazzi Lo strazio di Maria Pia Fabiani

Nella serata di sabato 16 aprile 2005, presso la Propositura di Anghiari, si è tenuta l’iniziativa “Note di… solidarietà” organizzata dalla parrocchia. La serata ha visto come protagonista il coro dei ragazzi della Propositura diretto da Norma Meazzini e ha chiuso la serata con l’esecuzione del canto “Jesus Christ You are my life” del noto compositore Marco Frisina. Mentre il coro eseguiva i canti, venivano proiettate delle immagini riguardanti San Francesco, Madre Teresa e Giovanni Paolo II, creando una suggestiva ed emozionante atmosfera all’interno della chiesa. Fondamentale l’apporto dato da Walter Canicchi il quale ha accompagnato con la chitarra tutti i canti eseguiti dal coro. Bellissimi e di grande effetto i brani suonati all’arpa da Eleonora Licata la quale ha eseguito composizioni di J. S. Bach (Preludio in do minore), di Haendel (Tema con variazioni) e di Nadermann (Sonata n.1 in mib maggiore). Parte della serata sono anche state musiche all’organo suonate da Cesare Ganganelli che, oltre ad aver accompagnato i canti del coro, ha eseguito il corale “Gesù, rimani con noi (BWV 147)” di J. S. Bach ed il primo preludio per organosolo tratto dalla raccolta “Acht klein preludien und fugen” sempre di J. S. Bach. Insieme all’organo ad eseguire il corale BWV 147 di Bach erano anche presenti tre trombe suonate da Giacomo Marzi, Raffaele Chieli e da Andrea Montini. Il successo della serata è stato confermato quando le suore del cenacolo di Montauto hanno chiesto al coro di replicare tutto ciò in occasione della loro festa svoltasi il giorno sabato 07 maggio 2005 presso il convento. Questi sono stati i primi grandi impegni del coro il quale, oltre ad animare quasi tutte le liturgie della parrocchia, ha in programma altre iniziative tra le quali quella di collaborare con l’orchestra Southbank Sinfonia di Londra per eseguire, il 20 luglio 2005, il celebre Ave verum corpus di W. A. Mozart. Il coro dei ragazzi della Propositura ringrazia quindi tutte le persone intervenute alla serata sperando che simili iniziative diventino ormai delle “date fisse” nel programma parrocchiale, considerando il successo registrato.

Per la seconda volta ho visto il bobonero. Forse era lo stesso di cui ebbi paura, grosso come il mio pollice, nero, muto, pesante. Ma questa volta stava immobile, aderente in basso, alla finestra della cucina mia. Non ho avuto il coraggio di prenderlo, nemmeno con le dita protette dalla morbida carta. E lui, come destato, apriva lento l’ali: cresceva il mio timore: ero sola con lui! Il vuoto del mio yogurt stretto, un po’ deformato, è servito a una lotta paurosa e vigliacca. Volevo che morisse nel foro dell’acquaio e colpivo, colpivo, mentre lui resisteva. Ma la prima paura di fronte a quello strazio s’è cambiata in angoscia per quell’atroce fine. E dicevo piangendo: “Muori, bestiola, muori, non soffrire così!” E quello, mutilato cercava di salvarsi arrancando morente sotto la mia insipienza. Disperata ho trovato un bastoncello, infine, col quale ho liberato la bestiola innocente spingendo dentro il foro l’ultimo suo respiro. Forse avrò i nervi a pezzi ma ancora, ricordando, non posso fare ameno di piangere per lui.

A che cosa sarà servito avere le mani pulite se le mani le avremo tenute in tasca? Don Milani 19

PELLEGRINAGGIO DA MACERATA A LORETO di Marida

Coltivavo da anni il desiderio di farlo, ma non ne ho avuto mai l’opportunità. Quando don Marco lo propose al consiglio pastorale mi si accese la voglia di provare: potevano essere una sfida al mio fisico i circa 30 chilometri a piedi e per di più in notturna. È stata invece un’esperienza esaltante prima di tutto per lo spirito, ma anche il fisico ha risposto in modo brillante; quando si fa una cosa con gusto tutto diventa più facile. Dunque sabato 11 giugno, con Mario raggiunsi Sansepolcro per dirigerci in pulman, con una quarantina di volenterosi, verso Macerata. Qui, allo stadio comunale, su un tappeto di morbidissima erba verde, abbiamo partecipato alla messa detta dal Cardinale Scola, dopo aver salutato la fiaccola della pace benedetta dal Papa a Bari. Paragonavo ogni filo d’erba a persone e le mie preghiere sono state particolari per chi, in questi ultimi giorni, si è sentito un filo “calpestato”: penso a Franco, Silvia, Erica… Dopo la Messa c’è stata la consegna della croce che ci avrebbe accompagnato per il lungo tragitto. Una fiumana di 40/50 mila giovani, meno giovani, ragazzi, si snodava compostamente verso l’uscita della città, per marciare al ritmo di canti e preghiere, nella strada verso Loreto. Sono belle le colline marchigiane e di notte, con lucciole e tratti profumati di fiori campestri, assumono un’atmosfera ancora più magica. A due passi dal suo paese è stato facile ricor-

dare Leopardi ed evocare il canto del suo “pastore errante” e della sua “luna in ciel”, ma soprattutto le profonde domande esistenziali che si poneva di fronte alla bellezza del creato. Mi sono sentita in “viaggio”: non erano solo le gambe che andavano (nell’ultimo tratto per inerzia); era un pullulare dentro il mio cuore di ringraziamenti spontanei, di preghiere, di desiderio di perdono, di riscoperta della mia vera identità. La nostra vita ha bisogno di questi pellegrinaggi che ci aiutino a sentirci in continuo cammino verso la “meta”; ogni più piccolo avvenimento vissuto in questa prospettiva, assume un significato grande. Più ore di cammino nella notte sono dure; a volte pensi di non farcela e ti scoraggi. Tra l’altro, durante una momentanea assenza per un impellente bisogno fisiologico, non ho rintracciato Mario: c’erano sì i ragazzi di Tavernelle, ma in quelle lunghe ore ti senti, come non mai, sola; sperimenti allora quanto sono importanti le persone che ti stanno vicino, quando ti vengono a mancare. Ma ecco, dopo la lunga notte, l’alba, il chiarore ti riscalda il cuore; sai che sei vicina alla meta e i tuoi piedi hanno le ali. Si ha ancora voglia di cantare e di pregare. Nel grande piazzale che non riesce a contenerci, affidiamo a Maria le nostre fragilità. Nonostante la stanchezza fisica ci sentiamo forti, sereni come un bambino in braccio alla madre e procediamo con “ali di aquila”: stiamo assa-porando l’eternità.


Cesare in volo, Angelo del cielo Cesare Cesare in volo, Angelo del cielo bello e sereno. Forte e robusto mangia con gusto, babbo arrabbiato molto sfogato. Cesare aiutaci tu Angelo di Dio canta per la nostra tribù. Babbo stai accanto a me che non accadrà niente a tutti e tre. La tua amatissima Erika

Anghiari, 16 giugno 2005 Cara gente di Anghiari, il 19 maggio 2005 la nostra vita è sprofondata in un precipizio che sembrava senza fine. Ma la fine è arrivata il 31 maggio, quando il cuore del nostro Cesare si è addormentato per sempre. Durante questo incubo, nei giorni precedenti la sua sepoltura e anche dopo, una consolazione inaspettata ci ha avvolto e ci ha aiutate ad affrontare questa realtà così crudele. Questa consolazione ci è stata data da tutti Voi, con la Vostra presenza compatta e sincera, ci avete dimostrato che la vita del nostro Cesare è stata una vita VERA, vissuta distribuendo solo AMORE. Ed è da questo AMORE che ci avete restituito che io e la mia ERIKA ci siamo sentite abbracciate e coccolate. Dire grazie è niente di fronte a quello che ciò ha rappresentato per noi. Un grazie particolare a tutti i suoi amici che nei giorni di ospedale non lo hanno lasciato un momento, grazie di cuore a Dina ed alla sua famiglia che mi hanno accolto in casa loro come una figlia senza neanche conoscermi. Spero che questo momento che ci ha unito così profondamente rimanga sempre come insegnamento di vita per tutti noi. Un bacio ad ognuno di voi Silvia ed Erika Fabbriciani Anghiari, 16 giugno 2005

Ciao zio, io ancora non credo a quello che ti è successo, forse perché non lo voglio accettare e penso che non lo accetterò mai. I perché mi tormentano, ma penso che finché non verrò da te non avranno risposta. Se penso alle cose fatte insieme, come andare nel camion, andare dal bar da “Stefanino”, o quando ci accompagnavi a giocare le partite di pallavolo, dove facevi un tifo super, anche se perdevamo quasi sempre, quando io ed Erika dicevamo: -Ma guarda quella ci ha fatto perdere! Tu ti arrabbiavi e dicevi che se avevamo deciso di giocare in una squadra, non dovevamo parlare male delle nostre compagne, soprattutto alle loro spalle. Io questo l’ho imparato grazie a te. La vita a me, Francesco ed Erika ha già cominciato a metterci davanti momenti difficilissimi ma noi li stiamo superando a testa alta come avresti fatto tu. Mi ricordo quando giocava il Milan, la tua squadra del cuore, io capivo quando segnava un goal anche senza guardare la televisione, perché come segnava, tu cominciavi a saltare e noi al piano di sotto si diceva: “Il Milan ha segnato!”, oppure quando c’era un film bello e la mattina lo commentavamo insieme. Insomma “PEPARONE” come ti chiamavo io, tu eri proprio UN GRANDE, lo SEI e lo SARAI X SEMPRE. Una cosa ho capito, che il mio zione era molto importante e questo me lo avete dimostrato voi cittadini di Anghiari e soprattutto grazie anche a tutti i miei amici che in questi giorni mi sono stati vicini. Grazie di cuore per il coraggio che mi avete fatto sviluppare dentro. Ti ricorderò soprattutto come il Padrino della Cresima. Grazie per tutto... tua Serena, ti voglio tantissimo bene.

Anghiari, 15 giugno 2005 Caro Cesare, fin da quando ero piccola non avevo mai il coraggio di chiedere qualcosa che sapevo di non poter avere, anche oggi che sono grande, anzi VECCHIONA come mi dici sempre tu, ho la stessa paura. Nella Cappella dell’Ospedale dove ti 20

abbiamo portato a morire c’è un grande Cristo di legno. L’ho pregato tanto, gli ho chiesto anche urlando, con tutto il mio fiato, l’ho implorato in ginocchio che ti guarisse, che vedesse i tuoi meravigliosi occhi blu, che ti lasciasse con noi, che ci avesse fatto soffrire per tutto il tempo che LUI riteneva opportuno, anche tutta la vita, ma di farci soffrire insieme con te. Ma quel CRISTO di legno aveva gli occhi chiusi. Oso sperare e credere che li abbia aperti senza che io me ne accorgessi e che vedendoti così come TU sei ti abbia voluto con SÉ per sempre, come uno dei suoi Angeli più belli. Ancora una volta ti chiedo aiuto Cesare, aiutami a chiedere a Dio di farmi capire questo dolore, per continuare a vivere con un po’ di pace nel cuore. Grazie, la tua Lella

Cesare fratello del Signore Caro babbo, questa cosa che ti è successa, per me è una cosa bruttissima. Io e la mamma ci stiamo facendo forza ma non è facile perché senza un uomo forte, coraggioso e allegro come te ci sentiamo molto sole. Le amiche della mia mamma ogni sera vengono a trovarci e a me e anche a lei ci fa piacere. Martina, Cristina, Monica, e Federica in questi giorni mi sono state vicine e per questo io le ringrazio. Devo anche ringraziare tutti i miei compagni e le maestre che mi hanno fatto vedere che mi volevano un mondo di bene. Babbo, se ripenso le cose fatte insieme: andare a vedere le moto, andare da Stefanino; quelli sì erano dei momenti belli! Certe volte piangevo però pensavo che quando tornavi a casa anche un po’ malato non mi importava, basta che non andavi su nel cielo. Ho capito però che se sei morto l’ha voluto il Signore che infatti lui prende con sé solo le persone buone. Babbo, ti vorrò sempre bene e spero che mi proteggerai sempre. Ciao babbo, la tua piccola Erika


Proseguono le celebrazioni del Centenario a cura della Banca di Anghiari e Stia - Credito Cooperativo

Come abbiamo avuto modo di ricordare più volte anche su questo periodico, quest’anno ricorre il Centenario della fondazione della Banca di Anghiari e Stia Credito Cooperativo, ex Cassa Rurale ed Artigiana. Si tratta di un traguardo certamente significativo e prestigioso che l’Istituto si propone di celebrare con una serie di eventi e spettacoli distribuiti lungo tutto l’arco del 2005. Il nutrito calendario delle manifestazioni testimonia la volontà da parte della Banca di coinvolgere tutta la cittadinanza, gli enti e le associazioni locali nella celebrazione collettiva dello storico anniversario, creando occasioni di incontro e di riflessione sull’importanza che ha avuto e continua ad avere per Anghiari e per la sua comunità la presenza di una banca autenticamente locale, radicata nel territorio, sensibile ai problemi concreti della popolazione. Ripercorriamo brevemente alcune tappe della lunga kermesse: il primo appuntamento è stato il ritorno, a febbraio, del tradizionale Veglione al Teatro dei Ricomposti; l’iniziativa ha riscosso la simpatia e l’approvazione di molti anghiaresi, che hanno gradito e sostenuto il tentativo compiuto dalla Banca di rivitalizzare una bella e piacevole tradizione. A marzo è stata la volta delle repliche, sempre in Teatro, degli ormai famosi spettacoli di “Tovaglia a quadri” con la riproposizione de “I Rognosi”: molti cittadini, anghiaresi e non, hanno potuto assistere ad una piacevole storia raccontata e recitata con la spiccata verve dei cantanti-narratori-attori. Sabato 19 marzo presso la Chiesa della Propositura si è tenuto, in occasione dei Cento Anni della Banca di Anghiari e Stia, il Concerto Straordinario della Corale di Anghiari diretta dal maestro Bruno Sannai. Dal 16 aprile al 19 maggio si è svolta la breve ma intensa Stagione Teatrale 2005 “Tagli-Eschi”, che ha portato sul palcoscenico anghiarese artisti italiani e stranieri che si sono esibiti su un repertorio quanto mai vario, che va dalle performance musicali, agli spettacoli teatrali, alle esibizioni comiche. A maggio si è riunita la tradizionale Assemblea dei Soci della Banca, che quest’anno, coincidendo con l’anno del Centenario, ha visto l’organizzazione di iniziative collaterali studiate ad hoc per sottolineare l’importanza dell’evento. Ricordiamo ad esempio la consegna di medaglie ed attestati ai soci iscritti da più tempo nella compagine sociale; si è trattato di un significativo riconoscimento per l’impegno ed il senso di appartenenza dimostrati nei confronti della Banca. Sono stati premiati anche i soci più giovani, per incoraggiare una sempre maggiore partecipazione e coinvolgimento delle

nuove generazioni nella vita aziendale. Nella mattina di sabato 28 maggio si è tenuta presso Villa Gennaioli ad Anghiari, alla presenza delle autorità locali, dei rappresentanti della Banca e di una fitta delegazione di studenti anghiaresi, l’originale e suggestiva cerimonia di “semina” del “Melograno dei Cent’Anni”, l’albero simbolo delle Banche di Credito Cooperativo, carico di significati e di allusioni ai valori di riferimento della cooperazione. Nel corso della medesima mattinata si è tenuta la coreografia delle ragazze della Scuola di Danza, che si sono esibite in una preziosa “danza dei fiori” nel parco della Villa. È quindi seguita la premiazione dei ragazzi vincitori del Concorso “Disegna il Campo dei Cent’Anni”, cui hanno partecipato gli studenti delle scuole anghiaresi di ogni ordine e grado, che nei mesi precedenti erano stati chiamati a progettare, con la loro fantasia e creatività, questo luogo al tempo stesso “fisico” e “ideale”, simbolo dell’impegno e della partecipazione delle nuove generazioni ai destini del proprio paese. A giugno è stata la volta del Palio della Vittoria 2005, gara podistica organizzata per rievocare la storica Battaglia di Anghiari del 1440. Quest’anno il Palio è stato offerto dalla Banca di Anghiari e Stia ed è stato dipinto con i temi e i simboli del Credito Cooperativo, per testimoniare ancora una volta il legame inscindibile che unisce il paese alla sua Banca. L’ideazione e la realizzazione del drappo è stata affidata agli studenti dell’Istituto d’Arte di Anghiari, mediante un Concorso a premi bandito dalla Banca, intitolato “Disegna il Palio della Vittoria”. La cerimonia di premiazione degli studenti vincitori ha avuto luogo mercoledì 29 giugno in Piazza Baldaccio ad Anghiari. A luglio si è tenuto il Festival dell’Opera, che ha portato nel centro storico, nelle ville e nei castelli di Anghiari una serie di concerti e recital operistici dei musicisti e cantanti della Southbank Symphony Orchestra di Londra. Le iniziative proseguiranno nei prossimi mesi e vedranno il coinvolgimento di tanti cittadini, richiamando al tempo stesso nel paese un cospicuo flusso di visitatori e turisti: pensiamo alla giornata del 28 agosto, durante la quale si svolgerà la festa delle associazioni anghiaresi, la prima edizione del Motoraduno del Credito Cooperativo e, in serata, il grande spettacolo di arte pirotecnica realizzato dalla compagnia degli ATMO lungo la cinta muraria. E ancora, a settembre verrà portato sulla scena del Teatro dei Ricomposti il “Barbiere di Siviglia” di Gioacchino Rossini ad opera del prestigioso Conservatorio di Dresda. A novembre si terrà la presentazione del libro scritto dal Prof. Daniele Finzi sulla storia della Cassa Rurale di Anghiari dalle origini ai giorni nostri, mentre a dicembre chiuderà il programma della celebrazioni la presentazione del documentario “I Cento Anni della Banca. Un secolo di storia anghiarese”. Invitiamo dunque tutti quanti, soci clienti e semplici cittadini, a prendere parte a questi appuntamenti e a festeggiare insieme lo storico anniversario raggiunto dalla Banca locale.

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Da Tavernelle

Rubrica a cura di Alessandro Bivignani

XX° Compleanno per la Festa della Famiglia

di Abi Domenica 19 giugno 2005: è arrivato il momento di spegnere la ventesima candelina per la Festa della Famiglia.

anche la “Isola del Bagnolo”, la più anziana della nostra Comunità. La Lorena, l’Alessandra, l’Adria, la Roberta, la Gabriella e l’Agnese non si stancano di spianare e friggere le ciaccie: una bella sudata, grazie mille! Ma dentro la stanza del mangiare sono in diversi a “sovrintendere” al taglio della Porchetta. Lorenzo e Gianni si accaparrano i migliori pezzi di magro, mentre la gente, numerosa, degusta le prelibatezze della popolazione di Tavernelle. L’anniversario sale alla testa, e per la prima volta in 20 anni, il tiro alla fune tra Tavernelle di sopra e Tavernelle di sotto è vinto da quest’ultimo. Noi vorremmo continuare ancora a raccontare la giornata, ma la musica di Marziano sta già invadendo l’aria. Il gruppo dei “ballerini” sono già in pista, mentre alcuni ripuliscono i vassoi e scolano le bottiglie rimaste. È quasi mezzanotte, domani è giorno di lavoro. Ci si dà appuntamento, come sempre, domani sera per la cena dei collaboratori e, naturalmente, per rimettere a posto e ripulire. Anche quest’anno s’è fatta! Nella foto in alto a sinistra la... torta dell'anniversario. In questa colonna un momento del pranzo e i... porchettisti. Foto Alessandro Casacci

Mentre i preparativi della giornata si svolgono con il consueto vigore, spesso ricorre una frase “ti ricordi vent’anni fa?” Più o meno tutti i collaboratori della festa, che ogni anno dedicano il loro tempo e lavoro per organizzare la festa

si ricordano senza fatica questi anni. La Festa è nata nel 1985, ci spiega il “Dotto”, per far conoscere alla gente di Tavernelle il nuovo giovane parroco da poco arrivato: don Marco. E la festa, prosegue il Dotto, è nata proprio in casa tua, Alessandro. Proprio così, la festa della famiglia è nata in casa mia, e alla scoperta di questa notizia sono rimasto vistosamente contento. Il Dotto ci racconta poi dei “Recital” che animavano la sera precedente la Festa. La Vanna è arrivata a Tavernelle, da Caprese, nel 1986, ed è stata per lei una grande sorpresa quella di trovare la Festa della Famiglia. Da anni la Vanna e l’Anna Camaiti curano l’organizzazione della Lotteria. Adriano Rossi si ricorda bene le Feste dei primi anni, al campo sportivo, e mentre racconta mi ricorda: “te eri piccolo, non te le ricordi”. Intanto la Laura provvede a guarnire la torta di compleanno della Festa, che poi, a detta di tutti, era buonissima! Di buon mattino anche la Carla e Lorenzo Franchini sono in giro per preparare la Festa, ma non parlano con me, perché hanno paura di finire nel giornale dell’Oratorio! Dopo alcuni anni di silenzio è ritornata la “sbiciclettata” del mattino, che si è conclusa con una abbondante e saporita colazione. Intanto diversi arrivano attorno al Centro per vedere cosa c’è da fare: il Bartolomei, il Professore, il Fragai del Bagnolo, Alfredo… Manca il Baggi, che con il suo “gippone” sta seguendo le biciclette. Qualcuno, in riferimento, ha detto: “e così anche ‘l Baggi scrocca la colazione dei ciclisti”. Il rumore di un camion attira tutti: è Gianni con un gruppo di ragazzi che torna dal giro di raccolta degli animali per il gioco del coniglio. Io l’ho fatto con lui diversi anni di fila. Sono quasi le 11 e già arrivano le ragazze che preparano i canti per la Messa, all’aperto. Ma che bisogno c’è di farla fuori la Messa? Capisco quando la festa era al Campo Sportivo, ma oggi sembra una anacronistica moda. Invece don Marco ha ricordato che la Chiesa siamo noi, la nostra unità, con al centro la presenza di Cristo. Alla Messa ci sono veramente tutti. La Messa della Festa della Famiglia è davvero partecipata, sempre. Anche i canti sono sempre quelli. A me sono rimasti impressi fin da bambino, ancora oggi, quando li sento, mi ritornano alla mente tante belle immagini di molti anni fa. Il Tizzi non manca certo all’appello, e alla Messa c’è

Piero il fabbro Ha maneggiato il ferro per tutta la vita e del fabbro di una volta Piero aveva tutte le caratteristiche: le mani forti e rudi, il carattere e un temperamento che tutti conosciamo e che ne ha fatto “un personaggio” per Tavernelle. Nella sua umanità così variegata era un uomo di fede, molto affezionato alla sua chiesa di Galbino. Ricordo quando, già consapevole della gravità della sua malattia, ha ricevuto volentieri i bambini del catechismo e, con la sua consueta letizia quasi burlona, ci ha parlato delle opere di misericordia: “Corporali e spirituali!” ci teneva a specificare. Grazie, Piero, perché ci hai insegnato quanto sia importante nella vita rimanere attaccati a Cristo, pur nella umana debolezza e nei limiti che sono di tutti noi. Una catechista

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Quota 9350

Pellegrinaggio a piedi Macerata Loreto

Siamo a quota 9350 euro. Questa volta l’elenco delle persone da ringraziare è lunghissimo. Cominciamo subito: in memoria di Angiolina Zanchi sono stati raccolti oltre 460 euro; 180 in chiesa in occasione del funerale, gli altri devoluti da Paolo Lucertini, Santina Bassani, Agostina Graziotti, Vesta, Gabriella, Alessandro, Gilda, Marza e Donato, Rosella e Gian Pietro, Milena, Novella, Maura, Manola, Tosca, Adalgisa, Diana, Nidia e Mirna, Franca Cerbai, Giuseppe Fastacchini, Emanuela Vitellozzi, Anna e Mara, Noemi, Rosanna, Iris, Mafalda, Anna e Siro, Franco e Carla Guelfi, Romana Calli, Valentina, dott. Checcaglini, Letizia, Mery Conti, Lotta e Carla Zanchi, Sig.ra Renée, Silvana Foni. Questa lunga serie di nomi testimonia l’affetto che circondava la scomparsa. Come sempre Carla Leonardi non ci ha fatto mancare il suo contributo. Un ringraziamento anche al dott. Gino Ortalli che, vuotando il contenitore di una bilancia pesapersone, ha trovato una notevole somma in monete da 500 lire, subito devoluta. Un’altra offerta è pervenuta dalla sig.ra Renée. Infine, con grande tristezza e partecipazione, dobbiamo segnalare che ci sono state delle offerte in memoria di una giovanissima, Gabriella, scomparsa a soli 21 anni nel 2003. Siamo quasi arrivati al traguardo che ci eravamo prefissati: d’accordo col proposto don Marco Salvi, chiuderemo la sottoscrizione quando saranno stati raccolti 11.000 euro: questo ci permetterà di contribuire, seppure in minima parte, anche al costoso restauro della cassa lignea che racchiude lo strumento. Ci mancano ancora 1650 euro: non è una somma da poco, ma abbiamo visto che gli anghiaresi sono generosi e abbiamo fiducia di raggiungere l’obbiettivo prima della fine del restauro, prevista per la primavera del 2006.

Andiamo dunque dalla Madonna a domandare di diventare “Figli del suo figlio”. Questa la frase finale del messaggio di Don Julian Carròn ai partecipanti al 27° Pellegrinaggio Macerata Loreto dell’11 giugno. E noi siamo andati per il secondo anno consecutivo, insieme a sessantamila pellegrini provenienti da tutta Italia e anche dall’Estero. Questa volta la compagnia di alcune giovani coraggiose di Tavernelle è stata una magnifica novità. Dopo una nottata di cammino non hanno mai voluto cedere il cartello con la scritta “Anghiari” e portandolo ormai come una croce sono entrate con noi in Loreto felicemente dolenti cantando: “Pieni di forza, di grazia e di gloria!” Ringraziamo anche per questo la Madonna, per la freschezza della fede che si manifesta nei nostri ragazzi. È Lei, Maria, la “sicurezza della nostra speranza”!

L'Edicola del Terrato

Ricordiamo che continua la raccolta delle vecchie lire! Anghiari, 30 giugno 2005

Domenica 17 aprile 2005, dopo il restauro dell'affresco rappresentante la Madonna col Bambino, don Marco Salvi ha benedetto la sacra immagine che si trova collocata dentro un'edicola all'inizio del Terrato (oggi via Mazzini). Tutto ciò è stato possibile grazie all'interessamento delle famiglie proprietarie che sono riuscite finalmente nel loro proposito. Nella foto sono raffigurate, assieme a don Marco, alcune delle persone che sono legate a questa immagine e che non sono volute mancare a questo semplice ma importante appuntamento anche se cadeva una leggerissima pioggerella. Il Terrato è una delle più antiche strade di Anghiari e continuava (cambiando il nome in via dello Spirito Santo) fino a raggiungere la Ripa e via del Carmine. Da un sopralluogo effettuato col maestro Flavio Mercati, e seguendo passo passo le indicazioni di uno stradario del 1770, abbiamo appurato che quasi sicuramente la strada, dopo aver superato le proprietà Bartolomei, portava davanti alla porta della chiesa dello Spirito Santo, oggi villa Lega. Ricordiamo che è stata proprio la Compagnia dello Spirito Santo la "progenitrice" della Confraternita di Misericordia di Anghiari (vedi pag 10).

Il Comitato promotore E. Bianchi, F. Giabbanelli, M. Leonardi

La vignetta di Scacciapensieri:

Uno sport... salutare?

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È tornata la Madonna del Carmine!

Un concerto per la Madonna del Carmine di Cesare Ganganelli

Venerdì 08 luglio 2005, in occasione dei solenni festeggiamenti per la ricollocazione della miracolosa immagine della Madonna, si è tenuto presso il santuario un bellissimo concerto del coro polifonico “Città di Bastia” diretto dal maestro Roberto Tofi. Fin da quando Alessandro Bivignani mi disse che l’amico Roberto Tofi sarebbe venuto con il suo coro a fare un concerto nel “nostro” santuario, l’emozione fu tanta e tanta era anche la voglia di arrivare velocemente alla data del concerto. Il coro “Città di Bastia”, pur essendo abbastanza giovane (nato nel 1985), ha raggiunto livelli altissimi che confermano sicuramente le qualità evidenziate anche nel corso del concerto. Tra i vari riconoscimenti che il coro ha ricevuto, spiccano sia il primo premio assoluto al XVII concorso “Guido d’Arezzo”, sia il premio speciale del Presidente della Camera dei Deputati per la miglior fusione corale. Il coro ha avuto anche l’importante occasione di esibirsi davanti al Presidente della Repubblica durante la Messa natalizia officiata dal Cardinale Ruini. Ha inoltre animato importanti Celebrazioni Eucaristiche presiedute dal Santo Padre. La direzione del coro è stata affidata al maestro Roberto Tofi dal 1996 ed è proprio con lui che la formazione corale ha raggiunto l’apice del suo splendore. Avendo vissuto in prima persona l’esperienza di far parte di un coro diretto da Roberto Tofi, posso dire chiaramente quanto esso tenga ad istruire i propri coristi, affinché un pezzo venga eseguito in modo perfetto. Roberto affianca alla sua grande passione per la musica, il tanto studio intrapreso fin da giovane. Basti pensare che

esso è compositore, direttore d’orchestra, direttore di coro, clarinettista e organista della Cattedrale di Sansepolcro. Oltre al coro “Città di Bastia”, dirige anche il gruppo polifonico “F. Coradini” di Arezzo. Il programma del concerto, costituito esclusivamente da brani dedicati alla Vergine Maria, era suddiviso in cinque parti corrispondenti a cinque diversi periodi storici. Una tale suddivisione permetteva all’ascoltatore di comprendere i diversi stili compositivi che caratterizzavano ogni periodo storico. Il concerto si è aperto con l’esecuzione di tre pezzi relativi al Medioevo. Molto evidente era la differenza fra queste opere e quelle eseguite successivamente, facenti parte di periodi storici diversi come, per esempio, Rinascimento e Romanticismo. Molto bella l’esecuzione dell’Ave Maria a cinque voci di G. P. da Palestrina, così come l’esecuzione della celebre Ave Maria di T. L. De Victoria. Molto apprezzata l’Ave Maria di G. Verdi. L’atmosfera creata all’interno del santuario e anche la diversa sistemazione dei coristi che il direttore faceva nei diversi pezzi, contribuivano a rendere ancor più suggestiva l’esecuzione. Il concerto si è chiuso con brani del periodo contemporaneo, forse un po’ meno conosciuti dal pubblico, ma ugualmente apprezzati: il Magnificat di Arvo Part, l’Ave Regina Caelorum di Vytautas Miskinis e l’Ave Maris Stella di Trond Sverno. Concludendo, sento di dover ringraziare a nome di tutti gli ascoltatori il coro “Città di Bastia” e soprattutto il suo direttore, il maestro Roberto Tofi, che ci ha dato la possibilità di poter trascorrere una serata all’insegna della “vera musica”.

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Domenica 10 luglio, alle ore 20.58 la Miracolosa Immagine della Madonna del Carmine è sempre dagli encomiabili scesa dall’auto che la portava, Pietro e Gasparino. e per le mani del Vescovo Di fronte a Maria SantisGualtiero Bassetti è giunta sima del Carmine, il Vescovo presso l’Altare maggiore del e i Sacerdoti concelebranti Santuario. hanno recitato l’atto di affidaUna Celebrazione sugge- mento della Diocesi e, quindi, stiva carica di commozione è stata impartita la solenne per le centinaia di fedeli benedizione conclusiva. che affollavano il Santuario. Il collaudato gruppo dei Ad accogliere il Vescovo e festarini del Carmine hanno l’immagine della Madonna offerto ai presenti un simpatidel Carmine il Rettore del co rinfresco con dolci, gelato Santuario don Marco Salvi, e spumante, anche se la serata che con cura ha preparato i non era delle più calde, ma il solenni festeggiamenti per cuore certamente era riscalla riapertura della chiesa e il dato dal ritorno di una così ritorno della santa Immagine importante figura e punto di mariana. Assieme a lui il Sin- riferimento. daco di Anghiari e le autorità La sera del 10 luglio il militari con i gonfaloni e gli Carmine era veramente in stendardi delle Misericordie festa: luci colorate dentro, e Associazioni della Valtibe- nella facciata e fuori e le rina. La processione iniziale fiaccole ne facevano una li ha visti tutti accompagnare stupenda cornice. L’appuntal’Immagine, portata a braccio mento era così importante che da Gaspero e Pietro del Car- diverse emittenti televisive mine, fino al tronetto a lato erano accorse al Santuario dell’Altare Maggiore. per riprendere i momenti Alla Celebrazione della salienti della Celebrazione Messa hanno preso parte circa e intervistare don Marco o una ventina tra Sacerdoti e il Vescovo. L’emittente dioReligiosi di tutta la Valtibe- cesana TeleSanDomenico di rina. Erano presenti anche le Arezzo ha ripreso tutta la CeComunità Religiose di questa lebrazione, e ha regalato una nostra Zona Pastorale. copia del nastro al Santuario Durante la Messa il Ve- che lo terrà come prezioso scovo e i Diaconi hanno ricordo di questa festa. indossato un prezioso parato I festeggiamenti sono poi bianco a fiori, che fu regalato proseguiti il giorno seguente, all’allora parroco don Giu- quello dell’anniversario delliano Giglioni, di venerata l’Apparizione della Madonna memoria. Anche il Calice a Marietta. Anche se il tempo che il Vescovo ha usato per non era molto clemente, dila Celebrazione era un regalo versi fedeli hanno rispettato al Sacerdote che ancora oggi l’usanza di arrivare al Carmine è ricordato da tutti per la sua a piedi. La Messa solenne opera prestata durante il pe- del 469° anniversario della riodo della guerra. manifestazione mariana, è Il santuario era tirato vera- stata officiata da don Giovanni mente e lucido: un plauso agli De Robertis, primo Rettore abitanti del Carmine. del Santuario del Carmine Al termine della Comu- da quando esso è stato eretto, nione, durante il canto delle nel 1987, a Santuario Mariano Litanie Lauretane, il Vescovo della Valtiberina. ha consegnato l’immagine ai Diaconi e assieme a don Marco si sono recati dietro l’Altare per assistere alla ricollocazione, compiuta


Lydia Cerbai Vagnoni, un soprano da ricordare di Carlo Vagnoni

È mio desiderio partecipare alla iniziativa del ripristino funzionale dell’organo della Badia di Anghiari. Desidero motivare l’entusiasmo con cui partecipo al restauro dell’organo. Mi sento fortunatamente interessato, nello specifico, per onorare la doverosa meritata memoria della scomparsa mia moglie: LYDIA CERBAI in VAGNONI. Le foto e le recensioni riportate in questa pagina spiegano il fervore dell’offerta a nome dell’artista assente. Concerto ad Anghiari per S. Cecilia Per la sesta volta negli ultimi sei anni, la Corale di Anghiari e la Filarmonica di Città di Castello, a suggello di un fruttuoso gemellaggio musicale, hanno onorato in Anghiari la patrona della musica: Santa Cecilia. II nostro Bartolomei don Vittorio ed il maestro Fausto Polverini, hanno diretto in modo esemplare il concerto in cui, con bravura, sono stati eseguiti brani di Beethoven, Kalman, Ranzato, Lehar, Rossini, Verdi, Offembach. Nell’occasione si sono esibiti i solisti Lidia Cerbai Vagnoni come soprano ed il tenore Bruno Sannai, mettendo in mostra un affiatamento umano ed artistico, cosa abbastanza rara ai giorni nostri, da far sorgere il desiderio di ascoltare e gustare la vera musica ed il vero canto. Con queste premesse e con l’impegno del presidente della Filarmonica di Città di Castello, unitamente ai due direttori, questi incontri musicali, saranno ripetuti nel futuro. Successo del concerto organizzato dal INSIGNE PROPOSITURA ANGHIARI LUNEDI

21 FEBBRAIO 1983

I GRANDI MUSICISTI E LA FEDE

concerto DEL SOPRANO

BAI

LYDIA VAGNONI CER-

E DELLA PIANISTA

RANDI

SILVIA MO-

C.S.E.P. al teatro di Anghiari Il concerto tenuto ad Anghiari organizzato dalla dirigente del Centro Sociale d’Educazione Permanente, signorina Eva Vagnoni, ha avuto luogo in una cornice primaverile, con piante e fiori che ornavano il delizioso teatro settecentesco dei Ricomposti. È stata rinnovata in questa occasione, la tradizione musicale del centro altotiberino, dopo ben sessant’anni dall’ultima manifestazione avvenuta ad Anghiari, ospitando il soprano Lydia Cerbai e la pianista Marisa Nobili Nencioni che hanno offerto un vario ed interessante programma sul tema «La personalità della donna nell’espressione dell’Arte Musicale, dai canti popolari ai personaggi lirici», ottenendo un entusiastico successo presso il foltissimo pubblico intervenuto. II soprano Cerbai, dotato di una bella qualità di voce, fresca e nello stesso tempo calda e suadente e di una grande sensibilità musicale, ha interpretato celebri canti toscani e brani lirici dando ancora una volta testimonianza delle sue notevoli e apprezzate qualità di interprete. Dal canto suo, la pianista Nobili Nencioni ha messo in evidenza la sua musicalità, la sua fine sensibilità e l’intelligente delicatezza del suo tocco. Applausi calorosi e richiesta di due pezzi fuori programma subito concessi. Il davvero lusinghiero successo ottenuto fa augurare che manifestazioni del genere siano ripetute più spesso e magari a breve scadenza. Qui sopra due momenti dei concerti tenuti in Propositura. A sinistra Lydia mentre riceve l'omaggio del Presidente Piero Calli. Si possono riconoscere don Vittorio e il maestro Bruno Sannai. Qui sotto sono riprodotte le locandine di due concerti.

INSIGNE PROPOSITURA di ANGHIARI

la sera del 6 Dicembre 1982 alle ore 21 (precise) la Filarmonica "G. PUCCINI" di Città di Castello diretta dal M° Fausto Polverini e la

CORALE DI ANGHIARI

diretta dal M° Don Vittorio Bartolomei, eseguiranno il CONCERTO DI S. CECILIA PROGRAMMA:

I PARTE 1) L. Beethoven - INNO ALLA GIOIA nia) 2) E. Kalman - LA PRINCIPESSA DELLA CZARDA 3) V. Ranzato - IL PAESE DEI CAMPANELLI 4) F. Lehar - LA VEDOVA ALLEGRA

- (dalla IX sinfo- (Selezione) - (Selezione) - (Selezione)

II PARTE 5) G. Rossini - IL BARBIERE DI SIVIGLIA - (Sinfonia) 6) G. Verdi - IL TROVATORE - (Fantasia) 7) G. Verdi - LA FORZA DEL DESTINO - (Fantasia) 8) G. Verdi - NABUCCO - (Coro degli schiavi) 9) - N. 3 BRANI DI MUSICA POLIFONICA 10) G. Rossini - MOSÈ - (Preghiera) 11) Offenbach - ORFEO ALL'INFERNO - (Ouverture) SOLISTI:SopranoProf.ssaLidiaCerbaiVagnoni-TenoreProf.BrunoSannai-TenoreAdelioAlunni

La Cittadinanza è invitata ad intervenire 25


Offerte per Una cara anghiarese le opere parrocchiali Sei nata e cresciuta ad Anghiari. Poi Le famiglie Corsi e Ceppodomo offrono in memoria di Giuseppina Leonardi, vedova Corsi, la somma di euro 250. In memoria di Marisa Camaiti è pervenuta la somma di euro 800 da utilizzare per le opere parrocchiali. Adina Dini offre in memoria della madre Dolinda Pernici la somma di euro 105 raccolta da tutti gli amici del Girasole (PG). La famiglia Gambi di Ravenna ha offerto 50 Euro in memoria di Giuseppina Leonardi.

Per l'Oratorio Tramite bollettino postale ci è pervenuta una generosissima offerta anonima per la parrocchia di 300 euro. Siamo grati a questa persona assicurando che utilizzeremo al meglio le risorse economiche che tanto generosamente ci pervengono.

Bonaccini Marta, Caprile Comanducci Lorenzo ed Elena, Tavernelle Conti Angela, Giardinella Gennaioli Coleschi Gisella, il Palazzo Giornelli Clara, Carboncione Giovagnini Francesco, Roma Leucalitti Ivandro, Monteloro Meazzini Elbano, Arezzo Meozzi Walter, Carmine Mignoni Maria, Via per l’Intoppo Nutini Carla, Via per il Carmine Peluzzi Alessandro, Carboncione Pernici Faustina, Valealle Romiti Luisa, Milano Senesi Mario, Via Nova

I Festarini del Carmine nell'esercizio delle loro funzioni in occasione della festa del 2005. Da segnalare il Fancelli, Capofestarino.

le tue scelte di donna ti hanno portato ad abitare sempre più o meno lontano dal tuo paese. La tua vita è corsa parallela al forte sentimento di nostalgia che provavi vivendo lontano da Anghiari. Questo ha creato in te la capacità di apprezzare qualunque evento avvenga nel tuo paese. Ci sei tornata sempre quando hai potuto e ami fare lunghe passeggiate nei vicoli di Anghiari vecchio. È difficile trovarti nelle prime file di una festa, ma sicuramente ti troviamo vicino alle persone sofferenti e bisognose di aiuto, e nel momento del bisogno tutto il tuo Anghiari sa di cosa sei capace. Ti ringrazio per le cose che mi hai insegnato, per il tempo che hai passato con me quando ero piccola, per il tempo che hai dedicato ai miei figli. Ora prego Dio che ti faccia godere la tua famiglia anche se questo significa per te vivere per sempre a Perugia, e di non farti dimenticare i versi di una canzone: “Paese mio che stai sulla collina... disteso come un vecchio addormentato.” Ti voglio bene, Luciana

LE LOGGE di Clèto La festa al Carmine Beppe: Cecco cume te va la vita? Cecco: Mah, contentemoci. Ciò ‘n po’ de dolori ma me so’ arvisolèto cun certe medicine che m’ha dèto el mi’ dottore. B. Beato te, io ‘nveci ciò sempre da combattere cun questi dolori. Ma l’altro giorno so’ vuluto gire lo stesso a la festa al Carmine. Mi ci feci portère dal mi’ citto. C. Eh, già. L’ho sintito dire ch’è stèta ‘na bella festa. Ma noi s’era iti da certi parenti e ‘n ci semo pututi vinire. Ma dici che c’era anche il vesco. B. Eh, certo. Ma pu’ c’era un frighìo de gente. Quande hano armisso el quadro de la Madonna è stèta veramente ‘na bella cerimonia. Mo Cecco te saluto che ciò da passère dal forno. C. Ma, a proposito, l'è sintito dire che dici che mo 'ncumincino i lavori 'n tu la piazza che la voglino arfère. B. Eh già. L'ho sintito dire anch'io. Dici che 'ncumincino dopo mezzagosto. Speremo che 'l lavoro venga bene perché per noi è 'na cosa troppo 'mportante. C. Eh si, è proprio 'n questo modo! Va bene Beppe. Ci s’arvedi domèni che anch'io ciò da passère da la bottega a comprère qualcosa per la mi' mogli. Ciao.

COSTRUIRE CON TE UNA NUOVA VITA CHE TENGA PRESENTE IL MIO IO ED IL TUO TU San Lorenzo, 18 maggio 2005 Nella Chiesa di San Lorenzo oggi 18 Maggio 2005 si sono uniti in matrimonio KERSTIN BREUTMANN e FLORIAN HINDELANG. Sono due ragazzi che abitano in Germania nella regione della Baviera e che trascorrono le loro vacanze nelle vicinanze di Anghiari. Hanno scelto la chiesa di San Lorenzo per celebrare il loro matrimonio ed il Castello di Sorci per il pranzo di nozze. La Santa Messa si è svolta in lingua tedesca, ed è stata celebrata dal loro sacerdote, venuto qui a San Lorenzo appositamente, e da don Marco Salvi. È stato sorprendente accorgersi come, nonostante la lingua diversa dalla nostra, nulla sia cambiato nella celebrazione del rito religioso, e constatare con quale sempli-

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cità sia stato possibile unirsi in preghiera a tutti gli altri fedeli, senza trovare alcuna difficoltà dovuta alla lingua. La chiesa era stata addobbata con fiori di ginestra, margherite e spighe di grano: molto bella ed originale. Al termine della cerimonia gli amici ed i parenti, che gremivano la chiesa, hanno atteso che gli sposi uscissero dall’edificio e li hanno sommersi non di riso, come si usa fare dalle nostre parti, ma di fiori: petali di rose, di tutti i colori possibili, e da un lungo applauso. Abbiamo augurato ai giovani sposi ogni bene e felicità, e provveduto ad invitarli alla festa del Santo Patrono, San Lorenzo, il 10 agosto 2005.


10 Agosto San Lorenzo e i dipinti di Don Angelo Alberti.

Anche quest’anno verrà celebrata a San Lorenzo la festa del Santo Patrono e verrà eseguita una funzione religiosa la sera alle ore 18,30. Alla cerimonia seguirà, come di consueto, un piccolo rinfresco offerto a tutti i partecipanti. Vorremmo dedicare quest’anno un pensiero riconoscente alla memoria di Don Angelo Alberti. Molti di voi si chiederanno chi sia stato questo sacerdote. Certamente poche persone avranno notato, entrando nella chiesa di San Lorenzo, le decorazioni eseguite sulle travi del soffitto. Purtroppo ormai il tempo comincia a stendere sopra di esse un velo. Anche se non sono delle opere d’arte, noi parrocchiani ci siamo molto affezionati anche per la storia che esse ci raccontano. Una storia al tempo stesso molto bella ed anche molto triste. Sono state eseguite circa cinquanta anni fa dall’allora parroco di Toppole, don Angelo Alberti. Nel periodo di tempo che va dal 1954 al 1958 era parroco di San Lorenzo Don Luigi Brunetta (foto), ed era succeduto a Don Giuseppe Baronio che aveva lasciato la parrocchia di San Lorenzo per l’età ormai molto avanzata. Il nuovo parroco, Don Luigi, aveva deciso di fare dei restauri all’edificio della chiesa ed alla canonica adiacente. In particolare per la chiesa restaurò il soffitto, sostituì l’altare in muratura con un’opera realizzata in marmo di Carrara, e di questo parleremo in un prossimo numero dell’oratorio, e incaricò Don Angelo di effettuare delle decorazioni sulle travi che sorreggono il tetto della chiesa. Don Angelo era alto, fisico asciutto, corporatura robusta, di poche parole, persona colta ed abile predicatore. Sapeva perfettamente che tipo di disegno eseguire di volta in volta, e non accettava quasi mai consigli o critiche per quello che stava eseguendo. Portava per dipingere degli occhiali che servivano anche per proteggersi gli occhi dagli schizzi di colore ed indossava una tuta bianca che lentamente si ricopriva dei colori che usava: in pratica diventava una tuta variopinta, un tutt’uno del resto con la sua faccia e le mani, anch’esse ricoperte di tante macchie colorate. Quando scendeva a terra e lo si guardava noi ragazzi avevamo subito l’impressione di trovarci davanti ad un artista, una persona diversa da tutte le altre, un vero genio della pittura. Don Angelo dicevamo accettò di buon grado, ed iniziò i lavori mentre i muratori stavano eseguendo il restauro del soffitto e delle pareti. Aveva la passione per la pittura, e diceva sempre che se il buon Dio gli aveva dato questo dono, era bene sfruttarlo per abbellire i luoghi di preghiera. Non chiedeva mai compensi, come non ne chiese per dipingere a San Lorenzo. Eseguì dei disegni anche nelle chiese di Toppole, di Verazzano, di Casale. Fece sulle travi in legno della nostra chiesa delle decorazioni molto simili a quelle che si possono osservare nelle travi del duomo di Sansepolcro: dei disegni geometrici di varie forme, con dei colori molto vivaci, perfettamente intonati all’ambiente circostante. Le impalcature che utilizzava per dipingere erano le stesse usate dai muratori per riparare il tetto e per fare gli intonaci sulle pareti. Non era possibile avere una struttura riservata solo per sé, e pertanto si doveva adattare a dipingere là dove si trovava l’impalcatura in quel momento. Questo non era un gran problema. La difficoltà era invece dovuta all’altezza della stessa attrezzatura: ora troppo bassa, ora troppo alta, a seconda che dipingesse le travi o

le capriate: capitava così che a volte doveva mettere degli appoggi per alzarsi ed arrivare al punto più alto del soffitto, altre volte invece doveva distendersi sulle tavole di sostegno, per dipingere nel punto più basso. Questi lavori si protrassero fino al 1956 Purtroppo non portò mai a termine l’opera e come a volte capita nel mondo dell’arte, anche questi disegni rimasero incompiuti. Successe che mentre eseguiva queste decorazioni, che ormai volgevano al termine, morì tragicamente un suo fratello, aggredito e percosso con una barra di ferro, a Roma. Aveva questi in gestione un distributore di carburanti e l’aggressione subita non fu per rubargli l’incasso della giornata come verrebbe da pensare, ma per un diverbio sorto con un suo dipendente, il quale venne subito arrestato dalla forza pubblica, e poi condannato dal tribunale ad una pena di venti anni di carcere. La vita di Don Angelo, fino a quel momento serena e tranquilla, preso com’era da questa sua passione per la pittura e dalla sua missione di sacerdote, venne sconvolta e questo fatto terribile travolse completamente la sua esistenza: non trovò più la serenità e la ispirazione necessarie per portare a termine questa opera ed ancora oggi si può vedere l’ultima trave già preparata per essere disegnata (aveva già effettuato il lavoro di pulitura e di preparazione di fondo) e che sembra stare ad aspettare che qualcuno venga a dipingerla da un momento all’altro. Ci disse che non avrebbe più fatto alcun dipinto, e ogni volta che avremmo guardato queste travi avremmo dovuto pregare per la memoria di questo suo fratello, ed anche per lui stesso, affinché il Signore gli potesse far ritornare un po’ di serenità necessaria per affrontare gli ultimi giorni della sua vita. Era ormai una persona completamente diversa da quella che avevamo conosciuto. Alcuni anni dopo Don Angelo morì, in maniera improvvisa. Stava tornando da Roma con la sua automobile quando fu colto da un malore: accostò la macchina al lato della strada e la morte arrivò all’istante. Il dolore che aveva provato per la perdita del fratello aveva certamente minato la sua salute. Probabilmente pochi oggi lo avrebbero ricordato, mentre invece l’opera eseguita nella nostra chiesa ci rende il suo ricordo vivo ed attuale, e continuerà ancora per tanto tempo a parlarci di questo sacerdote artista di Toppole, e la prossima festa di San Lorenzo martire sarà anche l’occasione per rivolgere alla sua memoria una preghiera.

10 agosto 2005

San Lorenzo La Comunità di San Lorenzo vi invita a fare festa insieme La S. Messa verrà celebrata alle ore 19 27


Anghiari mio paese nativo

ovvero i drammi, i sogni, il lavoro e le tante fatiche dei vecchi anghiaresi dal '900 in poi - di Armando Zanchi

Altri Anghiaresi curatori della nostra salute, il Dottore Galletti ed il Dottore Cristini che si adoperavano per noi. Il Galletti aveva l’Ambulatorio per le scale d’ingresso del Palazzo Martini, dalla strada di sopra, da dove entra l’amico Tommaso ed ora proprietario dello Stabile, mentre il Dottor Cristini, che si adoperava anche a cavare i denti, aveva il suo Ambulatorio dove adesso c’è il Dottore Martini. Quante svegliate nel cuore della notte per farmi estrarre i denti, dopo una notte passata al chiaro di luna per la Via Nova. Allora l’anestetico non veniva usato, solo la forza delle braccia. Certi tironi, da sentirti strappare la testa dal collo. Però, dopo il dolore, un po’ di sollievo si trovava. Gli altri Dottori, ma questi veterinari, il Mondani Rino il quale partiva sempre a cavallo della sua moto Guzzi, l’unica esistente in Anghiari. Dopo gli faceva concorrenza il fratello dell’Ingegnere Martini, figlio dell’Anghiarina, il quale, con la moto, si esibiva sopra il muro delle mura di Tralemura, mentre il fratello da casa gli gridava a squarciagola di scendere da quella pericolosa posizione. Poi in seguito arrivarono nuove moto, tra le quali quella del Mancini Pietro, a quei tempi capo operaio del comune di Anghiari, ma lui non la sfruttava al massimo perché la sua velocità era ridotta in prima o in seconda. Poi arrivò un altro veterinario, abbastanza di statura piccolino ed abitava alla villa della Direttrice Gennaioli, ora di proprietà del signor Lega e famiglia. Dunque il Dottore Menatti, che abitava al Terrato, sopra il Caffè tuttora esistente, aveva questo Dottore Filumeni come suo braccio destro. Gli angeli custodi che tenevano a freno, specie noi ragazzi, erano le Guardie Comunali, tra i primi il Guercini, che io ho conosciuto. Dicevano che era marchigiano e che parlava sempre con il suo dialetto. Poi vennero gli Anghiaresi. Pietro Mancini che da capo operaio fu messo a fare il capo dei vigili urbani. Poi il Paci che abitava per la strada che dal castello Antico porta verso il Poggiolino

dove, nel suo orto, una volta vi era un meraviglioso castagno dindo che poi venne abbattuto perché recava danni al muro di retta. Il Paci, un uomo molto umano con noi ragazzi, ed infine il Tanfi Alfredo che al ritorno dalla prigionia dalla Russia fu messo a fare il Vigile poi infine Dente Giovanni, ex Carabiniere, anche lui rimasto ferito sotto la mina della Caserma, prese il posto del Mancini, ormai uscente per l’età pensionabile. Il Dente, di origine Sarda, ma da tanto tempo abitante in Anghiari, il quale era sposato con la signora Bianca, anche lei con mestiere da Sarta ed abitava in via del Teatro. Per diverso tempo vi appartenne al Corpo delle guardie Municipali anche il Galli (Gallino) padre della Gabriella moglie del Mezzovino che hanno il negozio al principio della via del Fosso. Io non metto i nomi moderni di queste strade che gli hanno affiancato nel dopoguerra, ma tutta questa gente che vi ho presentato se la sarebbe avuta a male se non li battezzavo con i nomi da noi conosciuti in quei tempi lontani. Poi se non erro il Gallino entrò nel Corpo Forestale dello Stato. Il grande operatore del nostro Comune, ancora presente e rinomato, è il Lanificio Busatti del Sor Livio, ora in mano ai nepoti, ed è sempre al Terrato e fu una ricchezza per il paese e per le famiglie che vi lavoravano. Io fui scartato quel giorno che feci domanda perché non avevo il fisico perché forse dalla tanta fame che avevo patito non avevo il fisico quando mi chiamavano a scaricare delle grosse macchine per il Lanificio insieme a mio padre e i miei fratelli. Per il posto di lavoro non avevo il fisico, per i lavori pesanti sì, ma la mia coscienza si ribellò a questo ragionamento. I nostri grandi proprietari terrieri più o meno grandi del nostro paese, ma qualcuno poco propenso ad aiutare il popolo in quei momenti di fame. La prima la Signora Torriani Giulia, che abitava in cima alla Croce, nel palazzo di fronte a quel giardino. Sotto il palazzo vi è il negozio di alimentari. La figlia 28della signora Giulia

vive ancora, la loro fortuna era di avere sotto il suo dominio padronale diversi poderi ma ormai questo dominio scomparso per quasi tutti ed allora erano la corona di Anghiari. Perché Anghiari altre risorse non aveva, all’infuori dell’agricoltura. Il secondo proprietario terriero era il Sor Beppino Testi, padrone di tutto quel casamento ora in fase di ristrutturazione al disotto della Torre civica in cui sembrava che facessero la sede universitaria per le scuole d’arte. Anche il Sor Beppino, passato all’altro mondo proprio nel giorno di Natale in chiesa, invitato dal maresciallo dei Carabinieri perché lui era difficile che vi andasse da solo, si vede che il Signore, vedendolo apparire in quella notte a lui cara se lo prese e se lo portò con la paura del prossimo anno di non rivederlo più. Del suo impero ne beneficiò un lontano parente che si trovava in Francia e questo è Walter che abita alla Giardinella così lui stesso è diventato proprietario di tutti questi beni. Anche il Sor Beppino uomo un po’ ritirato nella sua casa ma a volte si apriva a fare del bene agli Anghiaresi, fu autore di grande aiuto per l’asilo dei ragazzi del quale era Presidente e questo Asilo si trovava in Piazza del Popolo dove anch’io da ragazzo sono stato inquilino mangiando quella pasta e del buon risotto fatto dalla cara Novella in compagnia della grande cuoca la Santa Catacchini. Chiesa della Croce Monumento funebre a Fede-rigo Testi, benefattore, fondatore e primo Presidente dell'Asilo Infantile. Tale monumento fu realizzato dallo scultore anghiarese Giuseppe Del Siena nel 1874 e inaugurato solennemente il 26 luglio 1877.


C’era una volta la zuppiera anghiarese di Franca Ciucoli

Contraddistingueva la ceramica anghiarese lo scaldino traforato, ma anche la zuppiera nera. Essa veniva portata in tavola solo per le festività ed in altre rare occasioni. Il suo corpo tondeggiante si restringeva alla sommità quasi volesse abbracciare il contenuto ed il suo caratteristico coperchio tronco-conico manteneva in caldo il cibo della festa. Sembrava uscita dal mondo delle fiabe con quel cappello a punta da fata e appena posata sulla tavola, la massaia glielo toglieva per versare nelle scodelle della numerosa famiglia la gustosa minestra di passatelli o di quadruccini o di capelli d’angelo o di tortellini in brodo o semplicemente una buona zuppa di fagioli o di lenticchie. Alla fine del pranzo, lavata ed asciugata con cura, veniva riposta nella vetrina tra i “servizi buoni” ad attendere la prossima occasione per esibirsi di nuovo come una prima donna. Oggi la si può ammirare nelle vetrine del museo del Palazzo Marzocco dove è stata allestita la mostra de “I Cocci d’Anghiari – Vasai e ceramisti anghiaresi tra otto e novecento” con ingresso gratuito per gli anghiaresi.

I Cocci d'Anghiari

Vasai e ceramisti anghiaresi tra otto e novecento.

Palazzo del Marzocco 28 maggio - 25 settembre 2005

Il tabacco

una piccola quantità di tabacco sulle spalle attraversava i monti della Luna e di Lamberto Ulivi andava a venderlo ai cocci verso All’inizio dell’autunno ho parcheggiato la macchina al insieme Belvedere. L’occhio il Montefeltro. è andato verso la Valle del Tevere e in Il mio babbo raccontava che una particolare a quei campi ancora verdi, volta un contrabbandiere di Anghiari fu coltivati a tabacco, che era già in via di fermato da un carabiniere il quale, dopo maturazione. una colluttazione, sequestrò lo zaino e La mia mente, in quel momento, è portò in prigione il contrabbandiere. tornata lontano, quando la mia famiglia Prima del processo, l’avvocato coltivava in quel di Tortigliano nella val raccomandò al suo patrocinato di dire di Sovara. Allora il tabacco era soggetto ad che il sacco non era il suo. E così disse un rigoroso controllo da parte dello Stato, l’imputato. Ma quando il carabiniere avendo il monopolio di questo prodotto. Il contadino, che sapeva coltivare con dovizia di particolari raccontò la intelligentemente tutto e trarne il meglio, sua versione sulla cattura avvenuta metteva a dimora le piccole piante di grazie alla sua perizia ed esperienza, tabacco già conteggiate, nei solchi già il contrabbandiere disse a voce alta: predisposti e aspettava che diventassero “Stai zitto, cacone, che non hai saputo trattenermi. Se non fossi caduto sarei grandi e con foglie lunghe. Prima della raccolta il capo tabac- sicuramente scappato.” A questo punto al giudice non rimachi con il suo assistente si recava nei se altro che pronunciare la sentenza di campi e contava le foglie di diverse file, colpevolezza. l’assistente riportava in un foglio i dati E così che per poche foglie, che facendo una media e alla fine tiravano servivano per la pipa di un vecchio o per le somme delle foglie che dovevano qualche sigaretta si veniva condannati. essere nel campo. Bisogna dire che difSpesso il contrabbando di tabacco si ficilmente “Il Capo” sbagliava. Quando faceva per sfamare la propria famiglia le foglie erano mature il contadino le quasi sempre numerosa. coglieva, le infilava con un lungo ago Purtroppo oggi ben altre cose ven(da tabacco) e le metteva a cavallo di gono “contrabbandate”, sostanze che una stanga di legno. Dopodiché venivano portano morte e disperazione nelle stivate nell’essiccatoio dove un fuoco che famiglie. emanava solo fumo le faceva diventare color marrone e morbide. Levate dall’essiccatoio si confezionavano dei mazzi di 25 foglie e alla fine se ne doveva portare al punto di raccolta il numero indicato dal “Capo”. Se mancavano, per raggiungere la quantità conteggiata, si doveva ricorrere all’acquisto presso altri contadini o mettere nei mazzi dei gambi. Questo espediente era noto al centro di raccolta e per questo i mazzi venivano spesso controllati. Le foglie trafugate o in eccedenza venivano vendute ai fumatori o ai contrabbandieri. Bene ha descritto la figura del contrabbandiere Gagliano Calli quando con

Le donne di Chitignano mentre realizzano i sigari alla Camminata del Ponte.

Riepilogo delle Armi della Battaglia di Anghiari Nel 1930 io Duilio soggiornavo dalla nonna a Sabino, a volte per settimane, e quindi da piccolino per divertirci con altri coetanei giocavamo a nascondino. Un giorno io corro corro e mi infilai dentro un capannaccio dove inciampai in queste Armi e mi ferii ad una gamba. Io ebbi tanta paura, col viso sopra gli elmi, le spade, le lance. So che erano tante e io tutto impaurito mi misi a gridare e chiamare aiuto perché ero tutto sanguinante. Duilio Polcri P.S. - Io vorrei che questo mio fatto restasse nel tempo a Testimonianza di come fu cruenta la Battaglia di Anghiari con tutte quelle armi che per quasi 500 anni sono state a Sabino.

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Fatti di casa nostra: Palio, palio, palio ovvero la pagina di Walter Del Sere

Il Palio della Vittoria del 29 giugno, anniversario della Battaglia che nel 1440 riaffermò l’egemonia di Firenze sulla Toscana, è stato un successo. Da 3 anni l’evento è stato riproposto grazie all’intuizione di Andrea, sostenuto in primis da Piero e da Simone (per i cognomi non è difficile).

Cronaca dal palco Il campano di Anghiari batteva le 6 e mezzo di un caldissimo pomeriggio estivo quando il rullo dei tamburi proveniente dal borgo antico annunciava l’arrivo in Piazza del Vicario Rossano di Cà di Lullo e della sua dama Madonna Franca del Carmine, seguiti da alfieri, musici, notabili e popolo di Anghiari. Era l’inizio del Palio della Vittoria. Da lì a poco dalla Ruga di San Martino salivano nell’arena i Balestrieri di Sansepolcro, il folto gruppo del Rinascimento nel Borgo e gli Sbandieratori della città biturgense. Dalle Logge sbucavano invece i 6 cavalieri di Anghiari con le gualdrappe gigliate, seguiti dai Vessilliferi del Comune di Arezzo. Ancora pochi istanti e i colpi secchi dei tamburi preannunciavano l’ingresso degli Sbandieratori della Giostra del Saracino. Infine, atteso per la prima volta nella Piazza d’Anghiari, scendeva con passo marziale giù per la Croce l’imponente e spettacolare Corteo storico della Repubblica fiorentina. Del corteggio è da rimarcare la vera e propria gara nella gara quale è stata quella sostenuta, cavallerescamente, dagli Sbandieratori di Sansepolcro e di Arezzo che, nelle rispettive esibizioni, hanno inteso superarsi in bravura l’un l’altro regalando alla piazza giochi di bandiera di alto profilo. Belli i volti antichi ed espressivi dei figuranti del Corteo di Firenze, che dopo il saluto alle Autorità hanno suonato l’inno della vittoria concluso dagli spari della colubrina. Il coro degli anghiaresi, che hanno intonato l’inno del palio, ha segnato la fine del corteggio e l’inizio della sfida che si è aperta con la chiamata in Piazza dei corridori: un momento di entusiasmo da parte del pubblico e gratificazione per gli atleti che da lì a poco si sarebbero dati battaglia senza esclusione di colpi per arrivare per primi nella Piazza d’Anghiari. Erano le 8 e mezza quando lo sparo della colubrina indicava la partenza dei corridori dalla Cappella della Vittoria. Poco meno di 6 minuti segnati da colpi bassi, spintoni, trattenute (tutte ammesse dal regolamento) e il tifernate Antonello Bettacchini, senza più pettorale (vista l’aspra lotta sostenuta con altri atleti) giungeva per primo in Piazza seguito da Paolo Zanchi di Sansepolcro e da Claudio Braganti di San Giustino. La piazza ha sentito tutta la magia della sfida, della gara vera, vinta per la prima volta da Città di Castello. Non c’è che dire: in tre anni il Palio della Vittoria è cresciuto tanto e bene. Numerose le soluzioni e idee già prospettate per migliorarlo, da valutare attentamente da parte del Magistrato per non snaturare una genuina festa di popolo. E già, specialmente tra i corridori di Anghiari sconfitti, c’è chi conta i giorni che mancano alla giornata dei Santi Pietro e Paolo del 2006 per avventurarsi nella rivincita.

Flash per il Palio

Il Gaggio che con il cellulare ha fatto una concitata radiocronaca della gara trasmettendo alla piazza tutta l’emozione che stava provando nel vedere i 32 corridori darsele di santa ragione, bloccarsi l’un l’altro, strattonarsi, pur di fermare i più forti. I corridori anghiaresi arrivati in Piazza schiumando rabbia a dimostrazione lampante che di gara vera si tratta e non di folklore, con tutto il rispetto per le rievocazioni. Ma quale è il detto che più si addice ai nostri alfieri? “Mancò la fortuna ma non il coraggio”? “Chi di spada ferisce di spallate perisce”? “Competition is competition”? Mondo de Giove corridore per Montone che il giorno dopo ha detto “Citti, un me credevo de provère un’emozione così forte: tutta quela gente supper la Croci a fère il tifo. Che spettacolo”. La cena di Ringraziamento per la quale vanno ringraziati per la superba accoglienza, qualità delle vivande e disponibilità, i dimoranti del castello che fu già di Baldaccio d’Anghiari e della di lui consorte Annalena Malatesta. Gli Sbandieratori della Giostra del Saracino guidati dal possente tamburino… per la prima volta senza parrucchino. Finalmente tutti hanno potuto sentire il coro degli anghiaresi che ha cantato l’inno del palio, un’ode scritta da Andrea e musicata dal mi’ Mario. Radamesse è arrivato ultimo per la seconda volta su tre edizioni del Palio aggiudicandosi un altro bicchiere di legno (di questo passo ho paura che voglia farci il servito da 6). I figuranti del Corteo di Firenze. Alla fine così contenti di essere venuti ad Anghiari da dire al Calli: “Il prossimo anno anche se fai finta di scordartene noi il 29 giugno si torna lo stesso”. La colubrina di Firenze che 'sti buaioli di San Frediano facevano apposta a sparare quando nessuno se l’aspettava! Ogni volta era un tuffo al còre. Troppe le cose che vanno bene: dall’entusiasmo di tutti, alla consapevolezza di quanto l’evento sia sentito e vissuto con orgoglio dalla gente d’Anghiari, orgoglio che coinvolge anche tutte quelle centinaia e centinaia di persone provenienti da ogni dove che si ritrovano a vivere una calda (anche troppo) ed appassionata serata di fiera toscanità. Ora mi pare che m’allargo un po’ troppo e quindi cambio discorso. E la camminata della vigilia sui luoghi della Battaglia con Duilio da Maraville a intrattenere amabilmente i 120 escursionisti ricordando il ritrovamento nei campi di spade, corazze, vessilli e pugnali, appartenuti forse agli sconfitti milanesi? Ma ve l’immaginate il prossimo anno? Da una parte scende il Gonfalone con il giglio rosso in campo bianco simbolo di Firenze dal 1251, dall’altra parte sale lo stendardo con il biscione, emblema di Milano. 'Un vedo l’ora. §


CRONAC HETTA

Mese di Giugno 2005

dei fatti più strani, più importanti o più semplici, avvenuti ad Anghiari e narrati da me Anghiarino Anghiarese.

Domenica 5. Stamani presto ho visto Tuzio Bozzini che rientrava in casa con un bel paniere pieno di verdura fresca e di bellissimi fiori di zucca. Mi sa che vengono dal suo orto della Crocina. * Oggi è morta Marisa Camaiti moglie dell’amico Franco Cristini. Aveva 67 anni ed abitava al Poggio del sole. Lunedì 6. Oggi è morta Giuseppina Leonardi vedova Corsi, la figlia di “Moschino”. Aveva 85 anni, abitava per il Borgo della Croce e diverse volte mi ha raccontato aneddoti e fatti del suo tempo. Martedì 7. Stasera, verso le sette, è venuto un “tono” così forte che sembravano i fochi del tre maggio d’una volta. Mercoledì 8. Oggi è nato Elvio Papini di Mario e Cristina Pantazzi. La sua famiglia abita per la via del Carmine. Elvio è il nipote dell’omonimo e simpaticissimo Scucco che tutti ricordiamo con piacere. Giovedì 9. Oggi è morto Tullio Loddi di anni 82. Abitava per la via del Carmine è stato per tanti anni all’ufficio anagrafe del Comune di Anghiari e per molti anni ha prestato la sua opera gratuita per il Patronato ACLI. Lunedì 13. Oggi è nata Matilde Vitellozzi di Maurizio e Cristina Crociani. La sua famiglia abita verso la Giardinella e il suo babbo lavora in Comune. * Stamani gli operai del comune ripulivano la “codinsola” di fronte a San Girolamo. Mi sa che è per la festa del Palio. Martedì 21. Stamattina ho visto tutta una fumarea sotto a Palazzolo. Mi sa che stavano bruciando delle erbacce. Giovedì 23. Stasera sono uscito nell’orto e ho visto che c’erano le lucciole. Venerdì 24. Oggi è nato Matteo Franceschini di Fabio e Gabriella Toniolo. La sua famiglia abita nelle nuove case dopo la Stazione ferroviaria. Martedì 28. Stasera abbiamo fatto la camminata della vigilia della Battaglia. È finita al Bastione di Sant’Agostino con un buon spuntino. Mercoledì 29. Oggi è stato corso il Palio e ha vinto uno di Castello.

Martedì 8 marzo. Oggi è morta Ginetta Gennaioli a Miami negli Stati Uniti dove risiedeva. Aveva 74 anni ed era la figlia dell’onorevole Gennaioli.

Mese di Maggio 2005 Giovedì 12. Oggi è nato Manuel Valbonetti di Maurizio e Lorella Cangi. La sua famiglia abita verso San Rocco. * Oggi è nata anche Diletta Cambi di Mauro e Sabrina Mangoni. La sua famiglia abita per la Via nova. * Oggi è morto Emilio Senesi di anni 75. Abitava a Sezzano, dopo la Scheggia. Lunedì 16. Stasera volevo passare dalla via di Palazzolo ma se il Ghiaccini non mi faceva girare nella sua piazza ancora ero lì. Mercoledì 18. Oggi è morta Teresa Landi vedova Nutini di anni 88. Risiedeva presso la Ripa. * Oggi è morto anche Vincenzo Pratesi di anni 75. Abitava verso la Polveriera di S. Stefano. Venerdì 20. Oggi è nato Matteo Di Staso di Gian Luca e Katia Magrini. La sua famiglia abita al Soccorso, verso Mezzavia. Domenica 22. Oggi sono andato a Viamaggio per la festa di S. Rita. Martedì 24. Mentre andavo al Borgo ho visto una maratoneta con una fiaccola accesa. Sembra che sia per le olimpiadi invernali del 2006. Giovedì 26. Ho visto che hanno fatto “fuori” il paracarro del Terrato. Venerdì 28. Oggi è morta Antonia Andreoli vedova Paterni di anni 84. Abitava per la via del Carmine. * Oggi è morta Nella Rossi di anni 91. Abitava al Bagnolo di sotto a Tavernelle. Domenica 29. Oggi è nato Nicholas Puleri di Massimiliano e Stefania Meoni. La sua famiglia abita per la Bozia. Martedì 31. Oggi è morto Cesare Fabbriciani a seguito di un incidente. Aveva solo 41 anni e tutta Anghiari si è stretta attorno alla sua famiglia.

La vampa solare di Armando Zanchi Ancora l’estate

che si direbbe astratta poco con noi lei ci contratta

che ci farà dannare solo la frutta lui fa maturare

inciampa ad arrivare ma già fa caldo e qui ci fa sudare

tu vedi svolazzare alle fontane ti vai a rinfrescare

Mese di Giugno appena alle porte sbarrate le finestre ed anche le porte

Sete degli orti la terra si restringe la nostra sete richiede le bottiglie

Caldo afoso della stufa eterna per fare il caldo non manca a lui la legna

Solo i neri si godono la vacanza per loro il caldo è santa alleanza

Chiusi nel buio un po’ di refrigerio se no il respiro ci mancherà sul serio

Questo è il caldo chi ama la tintarella solo per i vecchi è una dannata guerra

Per loro il caldo è cosa naturale mentre noi bianchi ci toccherà crepare Questa natura

Poche le uscite nelle strade asfaltate da dove proviene le grosse vampate Questo è un caldo

State all’ombra sotto l’ombrellone poi si avvicina anche il solleone:

Poveri umani tutti abbrustoliti poveri vecchi dal caldo lì sfiniti Tanti i ventagli

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FESTA A S. STEFANO Domenica 4 settembre 2005 S. Messe alle ore 8,30 e 11 Al mattino colazione nel prato della chiesa Nel pomeriggio giochi nel viale

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