2006-5 Oratorio di Anghiari

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PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHI OTTOBRE - NOVEMBRE 2006 N. 5

Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue

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Ben arrivato autunno! di Vera Cuccini

Il bel tempo ci ha lasciato, le rondini son partite non ci rallegra al crepuscolo il loro gioioso garrire. L’autunno è arrivato, cadono le foglie gialle la siepe spoglia si nasconde tra le prime nebbie del mattino. Un fresco odore di terra sale dai campi arati, pronti per i nuovi semi, e un sole pallido li riscalda appena. Come la nostra gioventù così la bella stagione trascorre veloce, l’autunno, è vero, porta tristezza, ma è pur bello, è la stagione dei delicati colori, dei magici tramonti, e, degli ultimi fiori che ancora adornano i nostri giardini...

In copertina

S. Agostino riapre, dopo 23 anni! Molti sono stati gli anghiaresi che hanno partecipato alla cerimonia della riapertura al culto della chiesa di Sant’Agostino anche se in un giorno feriale. Troppi erano gli anni trascorsi dalla sua chiusura, troppi i ricordi di questo edificio che chiedevano di essere aggiornati. Pensiamo che tutti siano rimasti compiaciuti dei lavori eseguiti (anche se mancano ancora alcune cose da fare) e saranno ancor più soddisfatti quando avverrà la presentazione tecnica degli interventi. In quel momento potranno essere aggiornate tutte le informazioni relative alla importanza di questa chiesa e potremo conoscere meglio le opere d’arte in essa presenti. Se ne parla a pag. 24 del giornale.

l'editoriale di enzo papi

Tommaso un santo scomodo per il potere La restituzione al culto della chiesa di S. Agostino, dopo un attento restauro, riconsegna al popolo di Anghiari una chiesa importante, storicamente significativa e molto cara. È stata a lungo un punto di riferimento e sicuramente tornerà ad essere frequentata e curata dai fedeli. Tutti sanno -chi con maggiore dovizia di particolari e chi con nozioni un po’ più frammentarie- che la chiesa è in qualche modo legata alla figura di san Tommaso Becket, vescovo di Canterbury, in Inghilterra, nel XII secolo. Non c’è certezza sulla veridicità di questo collegamento storico, ma sicuramente è certo che Becket –qui, come nell’intera Valtiberina- sia stato una personalità cui guardare. È nella tradizione della chiesa tutta ‘guardare il volto dei santi’, come modelli cui riferirsi. E il confronto con Becket e la sua vicenda è un confronto sicuramente importante. Anche oggi. Becket, amico del re e primate della chiesa d’Inghilterra, si rifiutò di sottoscrivere le costituzioni reali che, fra l’altro, stabilivano la sottomissione di tutto il clero alla giurisdizione reale; quindi anche al possibile arbitrio del regnante di turno. Per questo andò in esilio e, forse, fu anche ad Anghiari nel corso di un suo pellegrinaggio a Roma. È sicuramente a questo episodio che la chiesa medievale della Valtiberina ha guardato; non senza confrontarsi con esso. Sotto il profilo della giurisdizione ciò che fece Becket si chiama diritto alla libertas ecclesiae. La Chiesa è il Corpo Mistico del Signore e in ragione di ciò da Lui solo dipende e non può in alcun modo adeguarsi alle potenze terrene. Per esprimersi, per operare, per essere presente pastoralmente -anche oggichiede libertà e lotta per la libertà. La gelosa difesa della libertas ecclesiae è -anche oggi- promozione della libertà non solo della chiesa, ma di tutti. L’intraprendenza pastorale, lo spazio che la società lascia alla testimonianza cristiana, la possibilità per la missione nei più diversi ambienti -scuola, azienda, commercio, campagna…- sono altrettante espressioni della libertas che la Chiesa, oggi come al tempo di Becket, chiede alla società. Per cui di risvolto, una prova della effettiva libertà di espressione di cui gode una società come la nostra è data anche dallo spazio culturale che il mondo lascia alla comunità cristiana. Così che si può tranquillamente dire che il laicismo di certe impostazioni medianiche e politiche non solo ripeta la pretesa del re che voleva imporre a Becket la propria volontà, ma rappresenti anche un oggettivo impoverimento della società intera. Sempre la giurisprudenza, per definire questo rischio, parla di diminutio libertatis. La restituzione al culto d S. Agostino ripropone quindi a tutta la chiesa locale la figura di san Tommaso Becket; e, assieme a lui, tutta la sua testimonianza che non ha più il sapore dell’archeologia storica, ma assume tutte le caratteristi- Riproduzione di una stampa tratta dalla vita del che di una tematica ritornata di strettis- Santo, scritta da Giò Batta Cola, Lucca, 1696, presso sima attualità. Marescandoli.

L'ORATORIO DI ANGHIARI - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue Anno XXXX - Periodico del Vicariato di Anghiari e Monterchi. Con approvazione della Curia di Arezzo Aut. Tribunale di Arezzo n. 5 del 28 aprile 1967 - Dir. Resp. Enzo Papi - Stampa: Grafiche Borgo, Sansepolcro.

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2006: un anno da vivere costruendo futuro... insieme di suor Astrid

SOLENNITÀ di TUTTI i SANTI 1° NOVEMBRE

è celebrata dalla Chiesa fin dal secolo IX - Una festa senza fine! Un’immensa festa popolare in cui si acclama a Dio e ci si trova tutti fratelli. È la Pasqua dei discepoli di Gesù! Cerchiamo di capire meglio

Allora chi sono i Santi?

La Santità: qualità, condizione di chi, di ciò che è santo

I santi appartengono in primo luogo alla terra; appartengono a quel popolo in cammino che viene dalla grande prova della vita e sale verso la città definitiva; sono uomini e donne concreti che con maggiore pienezza hanno vissuto la loro appartenenza a Cristo; che hanno portato a termine la loro vita cristiana, battesimale, sacramentale, pasquale. Così infatti si caratterizza la vita del cristiano: iniziato alla fede entra, per la fede, in un processo di vita che, dal battesimo alla morte, è vita di uno che “è vivo tornato dai morti” (Rm. 6, 13).

* Stato di chi, nella vita terrena si è ispirato ai principi religiosi, cercando di metterli in pratica, in conformità della volontà divina. * Qualità propria di Dio e di tutto ciò che gli appartiene, gli si riferisce o da Lui deriva. * La santità è il dono di Dio al suo popolo (Es. 19, 5-6); il dono di Cristo alla sua Chiesa e a ciascuno dei suoi membri (I. Pt. 2, 9) “voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce”.

La casa di Dio è una casa di uomini, non di superuomini. I cristiani non sono superuomini; i santi neppure. Spesso rischiamo di considerare i santi come “esseri eccezionali” superuomini, che si elevano al di sopra dei comuni mortali con i loro miracoli e con un’eccezionale forza d’animo. Guardando con maggior attenzione ci si accorge che neppure in loro i difetti del carattere sono sempre aboliti; anch’essi sono soggetti alle passioni umane, ma le mettono al servizio della santità. Perché la stessa santità non è che una passione convertita; adeguandosi alla nostra vocazione divina, essa diventa capace di operare in noi profonde trasformazioni, frutto della grazia e della libertà. Noi siamo creati a immagine e somiglianza di Dio perché siamo capaci di amare. I santi hanno il genio dell’amore!

* La santità non è altro che lo sviluppo supremo della grazia battesimale. Essa è dunque comunione con Cristo nell’atto stesso della sua morte e risurrezione, nella sua Pasqua, come insegna il Vat. II: “Nell’anniversario dei Santi... la Chiesa proclama il mistero pasquale realizzato nei santi che hanno sofferto con Cristo e con lui sono glorificati” (Sc 104). I Santi * il santo, ogni santo, è una “lode e gloria della sua grazia (Ef. 1, 6) ma lo è di fatto soltanto perché in lui vive Cristo (Gal. 2, 20). * i santi sono quei cristiani che con maggiore pienezza avevano vissuto la loro appartenenza a Cristo, cioè i martiri.

Nella festa di Tutti i Santi * celebriamo il Signore Gesù nella miriade dei santi; * contempliamo la patria che ci attende e la “quantità di testimoni” tra cui pensiamo anche le persone care, coloro che abbiamo amato e che ci hanno fatto del bene.

Dalla seconda metà del II secolo in Oriente, e dall’inizio del III in Occidente, questi occupavano un posto particolare nel ricordo della Comunità. La Chiesa festeggia ogni anno il loro natale, anniversario della loro deposizione e della loro nascita al cielo, e si raccomandava alla loro intercessione presso il Signore. Era nato il culto dei martiri; sarebbe seguito il culto dei santi.

Questa solennità non celebra solo i santi conclamati, ma possiamo dire che celebra anche noi, è la nostra festa, di noi che talvolta siamo affaticati, scoraggiati, stanchi... e ci rivolgiamo al Signore per trovare sollievo. Troppo spesso pensiamo che la santità sia legata a pratiche religiose, e difficilmente la colleghiamo a delle scelte etiche, di impegno anche sociale, alla ricerca del bene possibile nella concreta situazione in cui ci troviamo. Questa solennità è un momento favorevole. Ci sprona ad un impegno non necessariamente eroico, ma reale, che possa pian piano trasformare la nostra esistenza.

Dal culto tributato ai martiri che avevano versato il loro sangue per Cristo, si passò presto a far memoria di coloro che avevano confessato la fede (vescovi, asceti, vergini e monaci), come di coloro cui solo mancò l’occasione del martirio. “Le feste dei santi proclamano le meraviglie di Cristo nei suoi servi e propongono ai fedeli opportuni esempi da imitare” (cfr. SC 111).

Buon cammino!

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CALENDARIO LITURGICO a cura di Franco Cristini

Mese di Ottobre 2006

Mese di Novembre 2006

1 ottobre domenica – Domenica XXVI del Tempo Ordinario. Santa Teresa di Gesù, Vergine e Dottore della Chiesa (18731897). Sante Messe secondo l’orario festivo. 2 ottobre lunedì - Ss. Angeli Custodi “Il Signore ti manderà il suo angelo, e custodirà il tuo cammino.” 3 ottobre martedì - Primo martedì del mese. In Propositura alle ore 17 Ora di Guardia con recita del Santo Rosario. 4 ottobre mercoledì - San Francesco di Assisi patrono d’Italia. Nacque ad Assisi nel 1182, morì nel 1226. 5 ottobre giovedì - Primo Giovedì del mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni. 6 ottobre venerdì - Primo Venerdì del mese. Nella chiesa di Micciano, alle ore 20,30, S. Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza. Nel Santuario del Carmine alle ore 21, S. Messa con adorazione. 7 ottobre sabato - Beata Maria Vergine del Rosario: questa celebrazione fu istituita da san Pio V papa nell’anniversario della vittoria navale riportata dai cristiani a Lepanto e attribuita all’aiuto della Santa Madre di Dio invocata con la recita del S. Rosario (1571). Il Santo Rosario ci insegna a meditare i misteri di Cristo sotto la guida di Maria, la quale fu associata in modo del tutto speciale all’incarnazione, alla passione e alla gloria della risurrezione del figlio di Dio. 8 ottobre domenica – Domenica XXVII del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 15 ottobre domenica – Domenica XXVIII del Tempo Ordinario. Santa Teresa d’Avila, Vergine e Dottore della Chiesa (1515-1582). Sante Messe secondo l’orario festivo. 16 ottobre lunedì - Santa Margherita Maria Alacoque, Vergine (1647-1690). Ricevette mistiche rivelazioni particolarmente sulla devozione verso il Cuore di Gesù. 18 ottobre mercoledì - San Luca evangelista: nativo di Antiochia (I secolo), studioso di medicina e appassionato all’ellenismo, fu compagno dell’apostolo Paolo; è autore del terzo Vangelo e degli Atti degli apostoli. Unico dei quattro evangelisti ha tracciato importanti ritratti di Maria insistendo inoltre sull’infanzia di Gesù. Una leggenda vuole che san Luca fosse anche pittore e che abbia raffigurato per primo la Madonna con il Bambino. La tradizione vuole che Luca sia stato martirizzato in Acaia dove si era recato per evangelizzare le popolazioni locali. 22 ottobre domenica – Domenica XXIX del Tempo Ordinario. Giornata Missionaria. Sante Messe secondo l’orario festivo. 28 ottobre sabato - Santi Simone e Giuda apostoli: Simone, nell’elenco degli apostoli, è messo all’undicesimo posto, era soprannominato lo Zelota o il Cananeo. Giuda, chiamato anche Taddeo, è conosciuto per l’intervento che fece nell’occasione dell’ultima cena chiedendo a Gesù: “Signore, perché ti manifesti a noi e non al mondo?” Vengono onorati lo stesso giorno perché la tradizione vuole che insieme abbiano subito il martirio in Persia. 29 ottobre domenica – Domenica XXX del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo.

1° novembre mercoledì - Tutti i Santi. Sante Messe secondo l’orario festivo. “Per tutti i Santi, o Dio, splende una luce perenne e una vita senza fine, alleluia.” Celebrazioni per ricordare i nostri morti: a San Lorenzo alle ore 14,30; a Galbino e ad Anghiari alle ore 15,30. 2 novembre giovedì - Primo Giovedì del mese. Commemorazione di tutti i defunti. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni. Alle ore 6,30 ritrovo nella chiesa di Santo Stefano per recarci al cimitero di Anghiari dove, alle ore 7, viene celebrata la S. Messa. 3 novembre venerdì - Primo Venerdì del mese. Nella chiesa di Micciano, alle ore 20, S. Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza. Nel Santuario del Carmine alle ore 21, S. Messa con adorazione. 4 novembre sabato - San Carlo Borromeo vescovo. Nacque ad Arona (Novara) nel 1538, fu fatto vescovo di Milano. Morì nel 1584. 5 novembre domenica – Domenica XXXI del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. Si ricorda Zaccaria profeta e padre di Giovanni Battista. 7 novembre martedì - Primo martedì del mese. In Propositura alle ore 17 Ora di Guardia con recita del Santo Rosario. 10 novembre venerdì - San Leone Magno papa: primo papa che si è meritato l’appellativo di Magno. Nato in Toscana, sembra a San Leo di Anghiari, fu impegnato a combattere contro il paganesimo e l’eresia; celebre nella storia resta l’incontro tra Leone Magno e Attila re degli Unni in seguito al quale il barbaro lasciò l’Italia. Tale evento è stato dipinto da Raffaello. Morì nel 461. 11 novembre sabato - San Martino di Tours vescovo. Nacque in Pannonia nel 315 da genitori pagani, ricevuto il battesimo e abbandonato il servizio militare fondò un monastero presso Ligugé in Francia dove condusse vita monastica. Fu ordinato sacerdote ed eletto vescovo di Tours. Morì nel 397. Celebre è l’episodio in cui Martino divise il suo mantello con un povero e ricevette di notte l’apparizione di Gesù che indossava la metà di quel mantello. 12 novembre domenica – Domenica XXXII del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 19 novembre domenica – Domenica XXXIII del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 22 novembre mercoledì - Santa Cecilia Vergine e martire, patrona dei musicisti. 26 novembre domenica – Domenica XXXIV del Tempo Ordinario. Cristo Re - Festa della Misericordia. Sante Messe: alle ore 9,30 in Badia; alle ore 11 in Propositura e alle ore 18 nella chiesa della Croce. 30 novembre giovedì - Sant’Andrea apostolo. Festa nella parrocchia di Tavernelle: insieme al fratello Simone, il futuro San Pietro, ricevette la chiamata di Gesù mentre stava gettando le reti nel lago di Tiberiade. “E disse loro: venite dietro a me e vi farò pescatori di uomini”. Secondo la tradizione, dopo la Pentecoste, predicò in diverse regioni e fu crocifisso in Acaia con la croce particolare detta appunto croce di Sant’Andrea.

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SANTE MESSE FESTIVE CELEBRATE NELLE CHIESE DEL VICARIATO DI ANGHIARI...

Primo venerdì del mese al Carmine Ogni primo venerdì del mese, al Santuario del Carmine, S. Messa con adorazione alle ore 21.

Ore 8,30 Ore 9,00 Ore 9,30 Ore 10,00 Ore 11,00

Primo venerdì del mese a Micciano

Ore 11,30 Ore 12,00 Ore 17,00 Ore 15,30 Ore 18,00

-ANGHIARI: Chiesa di S. Stefano -CHIESA DI SAN LEO -CHIESA DI CATIGLIANO -ANGHIARI: Chiesa di Propositura -SANTUARIO DEL CARMINE -CENACOLO DI MONTAUTO -ANGHIARI: Chiesa di Propositura -PIEVE DI MICCIANO -VALEALLE -CHIESA DI TAVERNELLE -CHIESA DI VIAIO -CHIESA DI TOPPOLE -CHIESA DEL PONTE ALLA PIERA -CHIESA DI TUBBIANO -ANGHIARI: Chiesa della Croce

... E DI MONTERCHI

Nella Pieve di Micciano, alla sera, Santa Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza.

Ore 8,30 S. Maria della Pace Le Ville Ore 8,45 San Michele Arc.lo a Padonchia Ore 9,30 CHIESA delle monache Monterchi Ore 10,00 CHIESA della Madonna Bella Pocaia Ore 11,00 S. Maria della Pace Le Ville Ore 11,15 San Simeone profeta a Monterchi Ore 17 (ore 18 estivo) San Simeone a Monterchi

Celebrazioni per ricordare i nostri morti

Ultima domenica del mese chiesa di San Michele Arc.lo a Pianezze ore 16 (ore 17 estivo).

DOMENICA 15 OTTOBRE Ritiro di inizio anno pastorale

Ore 14,30 a San Lorenzo Ore 15,30 a Galbino e ad Anghiari

Un pomeriggio per la preghiera e l’ascolto della Parola dalle ore 15 in poi presso il Cenacolo di Montauto

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IL PALTERRE*: dove gli Anghiaresi parlano di Anghiari, e non solo * Queste pagine possono essere lette dagli anghiaresi senza particolari prescrizioni. Per gli altri si consiglia moderazione.

Evoluzione di piazza Mameli

Memoria buona

Cinzia si è laureata

digitalfotoEmmedipì

di Sergio Lombardi

Oggi Lunedì 28 Agosto è stata riaperta la chiesa di S. Agostino e proprio in questa occasione ripensavo al momento del mio arrivo abitativo nella suddetta piazza e come prima cosa mi dissero che come secondo nome questa piazza si chiamava “ piazza cazzotti”. Quindi direi che c’è stato un notevole cambiamento in meglio, ciò credo sia dovuto ad un miglioramento dei rapporti socio-culturali e ad una maggiore sensibilità degli organi preposti ad una maggiore pianificazione del territorio. Evidentemente è stata resa realizzabile una migliore qualità della vita e compreso moralmente che “tu sei come io ero, ed io sono come tu sarai”. In definitiva questa piazza ha un aspetto molto più adeguato ai tempi e molto migliore rispetto al richiamo turistico. Infatti sono testimone del fatto che molte persone fotografano e si fermano in sentita contemplazione. Tutto ciò credo che gratifichi il paese e faccia rendere conto che qui vi è una popolazione composta da gente seria e allo stesso tempo concreta e attenta alle varie vicissitudini morali e attitudinali delle persone e inoltre ribadisce quelle che sono le nostre origini cristiane e cattoliche anche se ancora vi è qualche resistenza che definisco di stile barbarico, ma come si sa fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce. In definitiva esiste una piazza Mameli diversa e più completa che lentamente ma progressivamente sta costruendo una immagine di sé che abbellisce e sta diventando un richiamo immancabilmente nece s s a r i o ed obbligatorio per tutti coloro che scelgono di visitare questo luogo intriso di storia e di tradizioni.

Il giorno 24 luglio, presso l’Università degli Studi di Perugia, Facoltà di Medicina e Chirurgia, si è laureata con la massima votazione di 110 e lode, Cinzia Tiburzi. Ha discusso la tesi in anestesiologia e rianimazione dal titolo: “Outcome materno-fetale: scelta della tecnica anestesiologica.” Relatore professor Vito Aldo Peduto; controrelatore Simonetta Tesoro. A Cinzia gli auguri degli amici, della famiglia e del giornale. Se qualcuno di voi ha la memoria buona si ricorderà che proprio l’anno scorso il Baggi di Tavernelle lanciò la sfida sul cocomero più grosso. Produsse dei cocomeri veramente eccezionali e siccome nessuno si era presentato a contestare il primato si era autonominato vincitore. Quest’anno il nostro amico non è voluto rimanere indietro e la coltivazione del prelibato frutto estivo procedeva per il meglio e già ci si preparava a festeggiare di nuovo il primato quando una notte... mentre Giandomenico dormiva il sonno del giusto... qualche malandrino in vena di scherzi (?) ha fatto sparire l’oggetto del primato: si è mangiato i cocomeri più belli. Con queste premesse il Baggi non si è scoraggiato (ma noi chiediamo che gli autori facciano delle pubbliche scuse) e, presente a Memorandia nel gruppo dei collezionisti, ha portato in mostra il coltello più piccolo del mondo!

Il contrabbandiere di Emmedipì

Se da Pietto al Faggeto una burrasca ha bagnato i camminatori di contrabbando diretti al Ponte alla Piera, il resto della giornata si è svolto nel migliore dei modi. Per cause indipendenti dalla nostra volontà non erano presenti le donne di Chitignano assieme all’amico Teghini. E così ci siamo accontentati delle donne di vallata (però se la sono cavata molto bene) e della polvere della Polveriera (che però era buona e molto fina). Le donne del Ponte hanno accolto i camminatori con un pranzo vario e ben preparato, naturalmente dopo lo scambio della “robba”.

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Valentina, auguri! Il giorno 25 luglio, presso l’Università degli Studi di Perugia, Facoltà di Medicina e Chirurgia, si è laureata con la massima votazione di 110 e lode Valentina Zoi con tesi in ematologia e trapianto di midollo osseo dal titolo: “Nucleofosmina e suo ruolo nella diagnosi, prognosi e patogenesi nelle leucemie acute mieloidi dell’adulto.” Relatore professor Brunangelo Falini; controrelatore professor Franco Aversa. Agli auguri della Redazione alla neodottoressa si uniscono quelli della famiglia e degli amici.

Il mestolo perduto di Clèto

Per caso sono capitato ad Arezzo nei giorni delle fiere del mestolo, quelle in cui si trovava in abbondanza oltre che i mestoli ed altri attrezzi in legno anche il vischio. È vero, io non ho girato ovunque. Ma nella zona di Sant’Agostino, da sempre deputata ad accogliere i produttori lignei di Badia Prataglia o Moggiona o altre zone consimili, non ho visto l’ombra di un mestolo.

Appennino e fontana Sulla fonte presso il Topo (portava l’acqua per rifornire le locomotive a vapore alla stazione di Anghiari) c’è una scritta incisa sopra la porta del piccolo deposito che ci ricorda la costruzione della ferrovia:

C.A:S.F.A.C:1886


...il Palterre

Auguri Monica

Offerte per la parrocchia

Il 12 luglio 2006, Monica Redenti si è laureata con la votazione di 110 e lode nel corso di Laurea triennale in Scienze Biologiche, presso l’Università degli studi di Perugia. Titolo della tesi: “Analisi dell’espressione del recettore Rage in campioni di rabdomiosarcoma umano mediante la tecnica dell’immunoistochimica”. Relatore Dott. Guglielmo Sorci e correlatore Dott.ssa Francesca Riuzzi. A Monica gli auguri dei familiari, degli amici e della Redazione.

La famiglia di Dino Berlicchi ha fatto pervenire alla parrocchia la somma di € 650. Questa cifra corrisponde al lascito testamentario in grano che il defunto Dino, seguendo una usanza molto antica, ha voluto rinnovare, dimostrando la sua sensibilità nei confronti della parrocchia e nelle attività che svolge quotidianamente.

Dal Molinello al Molinello Questo è il nome di uno dei tredici mulini che si trovavano lungo la reglia. In antichi documenti troviamo documentato il nome di Molinello e si tratta, per chi non lo ricorda, del mulino che si raggiunge svoltando proprio di fronte alla maestà della Battaglia. Nei primi decenni dell’ottocento il mulino venne acquistato e gestito dalla famiglia Del Pia che, originaria di quel di Citerna, aveva soggiornato per qualche anno a San Leo nelle case di fronte alla Cooperativa di San Leo e che si chiamano la Morte. Ben presto il Molinello prese il nome di Molin della Morte. Questo fino ad una quarantina di anni fa quando i Del Pia si sono pian piano quasi tutti trasferiti altrove e il mulino ha cessato, purtroppo, la sua attività. Oggi la località ha così ripreso il suo vecchio nome: Molinello.

Brunera, a nome della famiglia Falsetti, ricorda la mamma Maria Pernici, recentemente scomparsa, con una offerta a favore delle attività della parrocchia. Meri Chiarini, in memoria della mamma Giuseppina Pierantoni, ha fatto pervenire alla parrocchia la somma di Euro 180 da destinare al periodico L'Oratorio di Anghiari. Ringraziamo la Meri per questo suo attaccamento al nostro giornale.

L'ultimo mercato Mercoledì 6 settembre, il mercato di Anghiari, declamato in lungo e in largo ma che vedo immiserirsi sempre di più, era ancora animato e vivacizzato dalla presenza dei numerosi studenti che si godevano le calde giornate settembrine prima del gran rientro programmato per martedì 12. Eccoli raggruppati sotto le Logge mentre si godono le ultime ore di libertà.

Al carissimo amico Mino di Armando Zanchi

Sopra Campalla la capra balla di Mario Del Pia

La zona sopra Campalla era stata scelta per il set fotografico da un noto professionista di Milano, che però ha “lontane(?) origini” anghiaresi: mio fratello Luca. Nella mattinata di lunedì 10 luglio, data fatidica, tutto si era svolto per il meglio e le capre di Galbinaccio, sappiamo avvezze a ben altre avventure, hanno fatto la loro parte. Si era ormai al termine delle riprese quando, mentre si radunavano i belanti quadrupedi, uno di loro ha preferito farsi una giratina nelle amene colline sotto al Poggiolo. Verso mezzogiorno, dell’animale in libera uscita nessuna traccia, anzi nessuna notizia. È stato diramato l’avviso a tutte le famiglie della zona, dal Poggiolo a Belvedere, da Serafino a Casalanda e alla Cicogna. Le ricerche sono continuate nel pomeriggio nei boschi sotto Piazza di Siena e la Calla con esito negativo. Per farla breve solo al terzo giorno e con l’aiuto dei familiari, cioè due caprette provvidenzialmente portate nella zona, è stato possibile recuperare la fuggitiva. Per la cronaca va detto che la prima segnalazione è venuta dal Poggini del Poggiolo che da casa sua teneva sotto controllo una vasta zona di boschi. Va dato atto anche alla velocità di Alessandro che se fallì in un primo tentativo ha poi dimostrato di essere padrone della tecnica di cattura al volo di capre saltellanti.

Lui sapeva di questo brutto invito forse era l’ultimo l’incontro non era finito

La sua protezione che sarà divina dia la gioia se morte si avvicina

Provo dolore apprendo la notizia di questa morte che molto mi rattrista

Della nostra amicizia tra il bene e il dolore era dettata dal nostro vecchio cuore

Lui parlava e si faceva forte forse pensando a questa triste sorte

Lui sempre schietto attendeva il verdetto di questa vita da uomo tanto retto

Mai avrei pensato che questo caro amico la brutta morte pur lui à rapito

I tanti malanni che a entrambi à colpito lui a volte diceva a me ò capito

Ma accettava le regole del destino senza pensare all’ultimo scalino

Alla cara moglie a tutti i famigliari sono con voi in momenti poco cari

Sempre in contatto fino ai brutti giorni lì per telefono pieno di ricordi

Aveva capito che il male suo regnante non vi era regola che a Mino lo negasse

Quello scalino che a tutti accollato per poter passare in mano del Beato

Un caro saluto al mio caro Mino ci ritroveremo se vuole il destino:

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LE NOSTRE CHIESE NELLA STORIA E NELL'ARTE di don Quinto Giorgini

La Pieve di S. Maria Annunziata alla Sovara I puntata

Dopo aver presentato ai lettori de “L’Oratorio” la storia sintetica della “vecchia” e paleocristiana Pieve di S. Antimo e della “nuova” Pieve di S. Simeone Profeta in Monterchi con le relative numerose chiese filiali, passiamo ora a parlare della celebre Pieve di Sovarae delle altre chiese presenti nella sua valle omonima. Si tratta indubbiamente della più bella e grande pieve ancora esistente nel nostro Vicariato di Anghiari-Monterchi e forse dell’intera Valtiberina toscana. Ricca di storia e di arte, viene visitata e ammirata da numerosi turisti e ricercata per particolari celebrazioni nuziali. Entrando in essa, si ha l’impressione di entrare nel Duomo di Sansepolcro, in dimensioni ridotte, ma del tutto simile per la serie di colonne cilindriche e le relative arcate romaniche che creano nel visitatore una particolare atmosfera mistica, che lo invita subito alla preghiera e alla meditazione, a differenza delle moderne comode e riscaldate chiese, ma fredde e dispersive. Accenneremo alle sue remote origini, alle varie fasi storiche della sua ultramillenaria esistenza e alle sue principali ricostruzioni e ristrutturazioni che, se da una parte ne hanno notevolmente mutato il suo impianto originale, tuttavia le hanno permesso di giungere fino a noi. Nelle prossime puntate parleremo delle sue strutture architettoniche, delle opere d’arte in essa conservate e della lunga serie dei suoi pievani. Certamente questa Pieve di S. Maria alla Sovara è stata più fortunata della sua sorella maggiore S. Antimo, che perse la sua importanza con lo smembramento subito nel 1515-20 in occasione della creazione della Diocesi di Borgo S. Sepolcro da parte di Leone X, per cui questa gloriosa “madre vegliarda” da chiesa battesimale per le popolazioni di Monterchi e Citerna, fu ridotta a chiesa semplice, perdendo le sue due navate laterali, fino ad essere chiusa al culto e trasformata nel secolo scorso in casa colonica, recentemente restaurata con gusto artistico. Per questa mia ricerca sulla Pieve di Sovara, ho consultato vari documenti conservati presso gli archivi vescovili di Città di Castello e di Sansepolcro ed inoltre mi sono avvalso delle pubblicazioni di Gino Franceschini, “La Pieve di S. Maria alla Sovara”, ed. Grafica Moderna, Sansepolcro, 12 dicembre 1975 e di quella di Angelo Tafi, “Le antiche Pievi, madri vegliarde del popolo aretino” (pagg. 109-110), ed. Calosci-Cortona, 1998. Secondo i suddetti autori il problema delle origini della Pieve di Sovara rimane ancora avvolto nel mistero, non essendo stata trovata una soluzione certa, né attraverso i documenti storici né dalle analisi delle sue antiche strutture, poiché non è ancora stata effettuata una completa esplorazione archeologica dell’area sulla quale sorge. Le vicine pievi di S. Antimo e di Micciano sono ritenute sicuramente chiese battesimali paleocristiane dal Tafi, che a pag. 109 del suo volume scrive: “sono sicuro dell’origine paleocristiana della Pieve di S. Antimo e di quella di Micciano, ma non lo sono per

quella della Sovara ”. Di fronte a questa categorica affermazione mi sono posto il seguente interrogativo: perché quelle vicine di S. Antimo e Micciano sarebbero di origine paleocristiana e questa di Sovara di origine altomedievale, quando tutte le nostre vallate alla fine del V sec. erano state convertite al cristianesimo? Anche nella valle del Sovara ci doveva essere una piccola comunità cristiana che ha sentito l’esigenza di costruirsi il suo primo edificio sacro, certamente di piccole dimensioni, il quale va considerato come l’origine di questa Pieve in epoca paleocristiana. Io ritengo, data la sua ubicazione e la sua analogia con il territorio di S. Antimo, che anche questa Pieve sia di origine paleocristiana, forse un po’ posteriore a quella di S. Antimo, che ebbe un fonte battesimale per immersione. Concordo con quanto afferma A. Tracchi, che avendo esplorato il terreno intorno alla Pieve si dice convinto dell’esistenza di uno “stanziamento romano” in questo luogo, ai tempi dell’impero, dal materiale visto e raccolto: numerosi pezzi di tegoloni, mattoni, docce e frammenti di figulina. Anche la toponomastica del plebanato della Sovara è ricca di nomi pre-romani (Sovara, Upachi…) e romani (es. Catiliano, Tortigliano, Verazzano, Scoiano ecc.). Il suo primo nucleo originale, certamente ormai scomparso, dovrebbe risalire se non alla fine del IV sec., almeno tra il V-VI secolo, lungo la strada romana che da Arezzo portava a Rimini, passando proprio per dove sorge la nostra Pieve, cioè ad ovest di Anghiari, in fondovalle, a quota m. 334 s.l.m., a poche centinaia di metri dalla sponda sinistra del torrente Sovara. Un altro tratto di strada da questa Pieve si dirigeva verso il territorio di Monterchi, per confluire sull’antica via etrusco-romana che da Tifernum Tiberinum portava ad Arretium. Secondo il Franceschini, il nome di questo torrente glielo avrebbe dato la sua valle, dal latino “suaria”, cioè

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...le nostre chiese località d’allevamento dei suini. Il territorio alla destra del fiume era circondato da colline boscose ricoperte di querce e castagni e sarebbe stato abitato dagli antichi suarii etrusco-romani, che erano dediti alla pastorizia ed anche all’allevamento di particolari razze pregiate di suini. La valle del Sovara sarebbe stata la “suaria aretina”, analogamente alla “suaria tifernate” situata alla sinistra del Tevere presso Città di Castello. Io ritengo molto più probabile, come sostengono G. Devoto e A. Fatucchi, che anche il nome Sovara, passato a indicare la valle e poi la nostra Pieve, derivi da un idronomo prelatino, molto diffuso “Sava, Savena, Sova”, parole di significato sconosciuto (es. il sostantivo femminile “savanella” indica un canale artificiale scavato per raddrizzare l’alveo di un fiume o per favorirne lo scarico; mi viene in mente anche il fiume Savio, che potrebbe avere la stessa origine etimologica). Quindi anche nel nostro caso sarebbe il fiume a dare il nome alla valle e di conseguenza alla chiesa, come in tutte le altre località. Secondo il Tafi, la Pieve di Sovara e anche quella di S. Antimo in origine sarebbero appartenute alla Diocesi aretina come quelle di S. Ilario a Spilino (presso Ponte alla Piera) e di S. Maria a Micciano, passando poi alla Diocesi di Città di Castello verso la prima metà del VII secolo, cioè al tempo delle lotte secolari tra Longobardi e Bizantini. Perché allora queste due ultime sono rimaste nella Diocesi di Arezzo e le altre due sono passate a quella tifernate? Non conosciamo nessuna certa documentazione. Possiamo solo affermare che la Pieve di Sovara è stata sempre una chiesa di frontiera, in territorio toscano ma ab immemorabili e per almeno mille anni sempre sotto la giurisdizione del Vescovo castellano insieme a quella di S. Antimo. Quest’ultima parzialmente e l’intero territorio della Pieve di Sovara passarono poi alla Diocesi di Sansepolcro nel 1520 e vi rimasero fino al 1986, data di annessione di quest’ultima alla Diocesi aretina. Depongono in favore dell’origine paleocristiana anche di questa Pieve come delle altre limitrofe sia la viabilità romana sia la toponomastica delle località vicine e soprattutto il fatto della diffusione del cristianesimo in queste terre fin dalla fine del sec. V, come abbiamo accennato sopra. Mancano purtroppo i resti paleocristiani che potrebbero essere ritrovati con futuri scavi in loco. Certamente la prima costruzione di questa chiesa battesimale doveva essere di piccole dimensioni ed anche orientata, a differenza dell’attuale che risulta orientata a sud. Il Franceschini, nel citato libro su questa

Pieve ritiene invece che la sua origine debba risalire ai sec. VIIVIII, “come chiesa di missione cattolica in territorio longobardo e ariano”. Certamente la dedicazione alla Madonna è garanzia di cattolicità, mentre l’aggiunta del compatrono S. Giovanni Battista è di sapore longobardo. I Longobardi veneravano anche il Battista dopo S. Michele Arc.lo, S. Giorgio e S. Martino. Se fosse vera la tesi del Franceschini, la nostra Pieve avrebbe fatto parte fin dalla sua origine della Diocesi di Città di Castello. Durante i restauri del 1948-49 furono eseguiti sondaggi nel sottosuolo, ma né approfonditi né per tutta l’area della Pieve. I più antichi resti architettonici e scultorei venuti alla luce non ci portano, secondo il Salmi, oltre la fine del sec. IX e l’inizio del X. Sotto il pavimento si videro tuttavia i fondamenti di una chiesa a croce latina, ad una sola navata ma con tre absidi. Il Lumini afferma: “Rimangono visibili di questo edificio il muro absidale per circa un metro d’altezza e l’imposta di un arco dell’abside maggiore”. Questa potrebbe essere la seconda Pieve. Il primo documento conosciuto che ricorda questa Pieve è del 1030: “Plebs S. Mariae in Suara” (Pasqui I, pag. 206). “Nei secoli XI-XII – scrive il Tafi –la Pieve subì una forte influenza dei monaci camaldolesi ed in questo tempo il sacro edificio fu ristrutturato: si fecero le tre absidi, si prolungò la navata, inserendo sulla nuova facciata un campanile a torre”. Tra il 1469 ed il 1480 il celebre pievano Simone Ducci di Catenaia, ricostruì ed ampliò la Pieve con stile “tardogotico” e vennero costruite le navate laterali, la nuova facciata e l’attuale campanile a torre sul terminale del fianco sinistro. Nel 1700, l’intero edificio fu trasformato in stile baroccheggiante, ma poi nei restauri del 1932 ne furono eliminate le volte e rifatta la copertura a capriate lignee. Gli ultimi restauri del 1948-49 ci hanno restituito questo sacro edificio come oggi lo vediamo, con all’interno le sue massicce colonne, adornate di capitelli di palmette e foglie, unite da arcate romaniche, mentre all’esterno appare la rustica facciata caratterizzata da un grande occhio in alto e da un bel portale sormontato da un’antica lunetta nella quale è inserito un moderno mosaico raffigurante la scena dell’Annunciazione. Alla destra, adiacente alla chiesa, si erge la grande e antica canonica abitata dall’ultimo esile pievano don Romano Manfredi, di origine romagnola. Purtroppo gli ultimi terremoti del 1997 e 2002 hanno lesionato gravemente la Pieve, per cui attualmente è chiusa al culto in attesa dei restauri.

La vignetta di Scacciapensieri:

Piedi e patate

Eh, sì!

di Clèto

Che ci fossero piedi con le patate è cosa notoria e conosciuta. Che ci fossero patate a forma di piede è una cosa un po’ più rara. E invece Giovanni Valbonetti, nella sua tenuta di Maccarino, è riuscito a produrre patate a forma di piede. Per ora con solo tre dita, ma è sua intenzione migliorare il prodotto ed arrivare alle cinque dita canoniche. Auguri!

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Angolo della Missione

cronache dai Renicci

VITA DA CHÈNI

a cura di Franco Cristini

a cura del cane Pippo

Me presento: so’ Pippo, el chèn del “Pélo” (se sa che ntul Cumun d’Anghièri ci se chièma per soprannome). Ve parrà for del normale che io faccia el giornalista, ma al giorno d’oggi son più i chèni giornalisti o i giornalisti chèni? Donqua, io scrivo. E chi nun vol leggere è padron de fè’ cume gni pèri! Ma forse, a qualcun altro potrebbe anche ‘nteressère quel che s’ha da dire noialtri animèli, e cume se sta quaggiù ai Rinicci. Sapete cume va la vita…io so’ ‘n setter e ‘l mi’ lavoro sarebbe la caccia, ma adesso nn’ho gnente da fère e, dèto che ne véggo tante, m’è vinuta voglia d’arcontalle. Alora: prima de tutto ‘gna che ve spiéghi cume mai parlo l’anghiarese: dovete sapere che io vengo da lo “Stèto de sòtto”, da più ‘n giù de Castello, e la règola sarebbe che io parlasse el castelèno! Ma da quande so’ arivo qui, me so’ ‘nnamorèto de questo dialetto e alora ho diciso: abaio ‘n castelèno e scrivo ‘n anghiarese!!! La mi’ vita ‘n sarebbe tutto mèle: el mi padrone m’ha fatto ‘n bel ricinto cul piantito de cimento, un buco de scarico (‘ndu’ ci ficco tutto quel che trovo e è sempre ‘ntasèto) e ‘na bella cuccia tutta de bozze, ‘ntonachèta e coperta, “fresca d’istète e calda d’inverno” (o a l’incontrario?). C’è anche ‘na bella miriggi, perché ‘n mezzo al ricinto c’è ‘n susino… o forse convieni dire “c’era”, perché l’ho spelacchièto tutto! Vicino, ci ho ‘n orto, ‘n campo, ‘n poléo, ‘na vigna, du’ baracche e tre chèse, più quela d’i mi’ padroni. ‘N po’ più ‘n là, varchèta la via ndu passon l’automobili e i trattori, c’è ‘n giardinetto… gni dicono el “Giardin de la Memoria”, ma ‘gni tanto se ne scordono!!! Ma artonnèmo a me…perché si ‘n ve spiégo cum’è la mi’ “vita da chène”, nun ve potete capacitère! Io, vo di’ lla verità, ‘nn’ho da lamentamme d’i mi’ padroni… si ‘n fusse che lei è ‘n po’ stucchina e quande viéni a governamme me fa ‘na tragna: “El mi’ Pippino bello, mangia, fa’ la cuccina, bevi l’acquina fresca!!! Dopo se va a spassino!!!” Io abozzo e gni faccio festa, perché me porta la robba bona che me pièci, specialmente le croste de parmigiano (che io le soterro ‘ntur na buca e ci n’ho ‘na bella scorta, perché ‘n se sa mai n’indomèni, tante le volte, che ‘n se scordi de governamme!). El mi’ padrone me tratta cume ‘n crischièno, cume si io fusse ‘n citto picino… A mè me va bene, ma cusì me vizia ebbasta: si se credi de cavacci ‘n chèn da caccia, se ‘lludi! Me gratta, me strupiccia, e questo me diverti parecchio, ma qualche volta “va de fora”! Mo’ me vole ansegnère arportagni i fagiani!!! Alora: piglia ‘n pollacchio de gomma (che lu’ gni dici “el pullulare”) e me l’ tira de là dala siépi…pu’ angumincia a bocière: “Porta, Pippo, porta!” E io, che ‘l fisico ci l’ho, salto la siépi (e quello me diverti!), piglio quela speci de pollo e gni n’arporto. Ma… ‘nfaccio a ora a portaggnine, che lu’, cume ‘nproiettile, me l’artraventa de là dela siépi; e aringumincia a strillère che vol che gni n’arporti ‘nantra volta! E questo se ripeti sei o sette volte, tutte le sere! “Ma santa pacinzina, o ‘nte l’ho apportèto adesso, te l’ho misso davanti ai piedi! ‘N so’ mica scemo, l’ho capito che tu me vu’ addestrère a portère i fagiani, ma tu pensa a chiappalli, che doppo el so da mè quel che devo fère. E pu’, da ‘npupazzo de gomma a ‘n fagiano cule penne… ci corri!!! Questo se fa strapazzère, ma quello vola!!!” ‘Nsomma, mi ci vole ‘n bel po’ de pacenzia!!! Si ‘nfusse per qui’ biscottini boni che me dà ‘gni volta che gni porto quel mustriciattolo, ci mandarebbe a lu’ arcattallo (vo’ vede’ cume fa a saltè’ lla siépi)!!! Ma se sa, la pagnotta va guadagnèta, e tutti ‘gna dasse da fère, specialmente noialtri, che se fa la “vita da chèni”!!! A più vecchi! El vostro Pippo

Mettersi in cammino Vorrei riprendere il discorso già intrapreso nell’ultimo numero dell’Oratorio nell’agire bene e in fretta prendendo spunto dal Vangelo di Luca in occasione della visita della Madonna a Santa Elisabetta. “In quei giorni Maria si mise in viaggio e raggiunse in fretta un villaggio che si trovava nella parte montagnosa della Giudea (Capitolo 1, versetto 39). Si mise in viaggio... raggiunse in fretta... sono le due frasi che mi hanno colpito e spinto a fare delle considerazioni: Maria è esempio di condotta esemplare per ciascuno di noi. Spinta dall’annunzio dell’Angelo si mette subito in viaggio per andare ad aiutare la cugina Elisabetta in gravidanza in tarda età. Inizia un cammino lungo e faticoso sostenuta solo da un grande amore. Non si preoccupa del proprio stato di gravidanza, del bambino che porta in grembo, delle fatiche e disagi che deve sostenere, l’amore la spinge a portare aiuto alla cugina più anziana di lei. Ecco il rapporto stretto fra amore e carità che Maria ci insegna. E come ha portato a compimento il suo cammino? Dice Luca: “Raggiunse in fretta...”. Non si è fermata a riposarsi, a tergiversare, a preoccuparsi del proprio stato e delle difficoltà incontrate e velocemente ha raggiunto la casa della cugina bisognosa portando a termine il compito che si era prefissa. E noi intraprendiamo un cammino per aiutare i fratelli poveri e bisognosi? Lo portiamo velocemente a compimento? Prendiamo esempio da Maria: il cammino va fatto in fretta, senza ripensamenti, senza interruzioni, senza tentennamenti sorretti solo dall’amore di Cristo. La nostra dottrina, il nostro Credo, i nostri impegni solenni, non hanno valore se non ci impegniamo con tutte le nostre forze a risolvere con l’aiuto di Gesù le miserie di cui veniamo a conoscenza. Al credente non è sufficiente porre in risalto le tragedie del mondo; esso stesso deve mettersi in movimento impegnandosi direttamente e quotidianamente per cercare di alleviare i dolori, le sofferenze e portare la buona novella: la parola di Dio. Alcuni di noi sono affetti da passività, da inerzia, quasi da ineluttabilità non prendono quasi mai l’iniziativa per risolvere i propri problemi e quelli del mondo; altri invece, sono affetti da un attivismo nevrotico di chi si affanna costantemente nel ricercare da soli i rimedi ai mali dell’attuale società. Il cammino che Maria ha compiuto fra la sua casa e quella della cugina Elisabetta deve essere d’insegnamento a tutti noi che spesso camminiamo lentamente e senza costrutto perché non accompagnati dall’amore che Gesù ci ha manifestato, manifesta e continuerà a manifestare nell’eternità. Pace e bene Carpaccio: Visitazione di Maria alla cugina Elisabetta, Museo Correr, Venezia

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LA PAGINA DELLA CARITAS a cura di Laura Taddei

UNA STORIA PER PENSARE Un giorno un uomo chiese a Dio di mostrargli l’inferno e il paradiso. Il Signore lo accontentò e per prima cosa gli fece vedere l’inferno: c’era una lunghissima tavola imbandita, piena di ogni vivanda, il meglio che si potesse desiderare. I commensali erano disposti uno di fronte all’altro e potevano servirsi di ogni pietanza con un solo obbligo: fare uso delle posate che erano loro fornite, forchette e cucchiai di forma normale ma di lunghezza di un metro circa. Al momento del pranzo tutti si affannavano per infilare e prendere il cibo ma poi non riuscivano malgrado ogni sforzo a portarlo alla bocca. Dopo ore e ore tutti continuavano a servirsi ma nessuno riusciva a mangiare ed erano sempre più affamati malgrado l’abbondanza di cibo. Al paradiso c’era una tavola imbandita del tutto simile alla prima con ogni tipo di pietanza ,anche le posate erano le stesse e lo stesso obbligo di usarle per i commensali. L’uomo si chiedeva che differenza ci fosse dato che tutto era come aveva visto all’inferno. Al momento del pranzo, però, vide che tutti mangiavano e si saziavano. Come era possibile? L’uomo osservò meglio i commensali: ognuno di loro con le posate prendeva il cibo ma non tentava di mangiarlo, bensì imboccava l’altro commensale che aveva di fronte. In questo modo tutti potevano saziarsi proprio perché nessuno pensava a sé ma all’altro. Ecco la differenza, pensò l’uomo: solo donando si riceve, chi non lo pratica si condanna da solo all’infelicità.

L’Amore che deve essere amato, la Gioia che deve essere condivisa, il Sacrificio che deve essere offerto, la Pace che deve essere data, il Pane di vita che deve essere mangiato, l’Affamato che deve essere nutrito, l’Assetato che deve essere appagato, il Nudo che deve essere vestito, il Senzatetto che deve essere accolto, il Malato che deve essere guarito, il Solo che deve essere amato, l’Indesiderato che deve essere voluto, il Lebbroso che deve essere curato, il Mendicante al quale deve essere sorriso, l’Ubriaco al quale si deve prestare attenzione, il Malato mentale che deve essere protetto, il Piccolo che deve essere accarezzato, il Cieco che deve essere guidato, il Sordo per il quale si deve parlare, lo Storpio con il quale si deve camminare, il Tossicodipendente che si deve soccorrere, la Prostituta che si deve togliere dalla strada, il Prigioniero che si deve visitare, l’Anziano che si deve servire.

La carità

Ecco come un bambino della Scuola materna ha rappresentato il gesto di San Martino verso il povero

La carità non avrà mai fine, dice San Paolo. Infatti, tra le virtù necessarie, la fede, la speranza e la carità, nel regno di Dio la fede sarà certezza, la speranza non avrà più ragione di esistere, in quanto sarà avvenuto ciò che ora speriamo, solo la carità durerà per l’eternità. La “Caritas” è quindi la cosa suprema da vivere ora, perché avremo ben poche possibilità di ottenerla dopo la morte, se non la vivremo ora. Nel vangelo di Matteo dove il giorno del giudizio ci è illustrato con l’immagine di Colui che, seduto su un trono, divide le pecore dai capri, gli eletti dai dannati, il banco di prova per l’uomo non è “come ho creduto” ma “ come ho amato”. Sul bilancio finale della nostra vita peserà non quello che ho fatto, né quello che ho creduto, né quello che ho realizzato, ma la maniera con cui ho praticato la carità di ogni giorno. Per ciò che non abbiamo fatto, cioè per i peccati di omissione, noi saremo giudicati. Non potrebbe essere altrimenti. Infatti rifiutare la carità significa rifiutare lo Spirito di Cristo, segno che non l’abbiamo mai incontrato, che per noi Egli ha vissuto invano. Significa che Egli non ha suggerito nulla al nostro pensiero, non ha ispirato niente nella nostra vita, che non siamo stati, neppure una sola volta, abbastanza vicini a Lui da essere toccati dal fascino della sua compassione per il mondo. Significa che ho vissuto per me, ho pensato per me, per me solo e nessun altro, come se Gesù non fosse mai nato e come se Egli non fosse mai morto. È davanti al Figlio dell’uomo che tutte le nazioni saranno convocate. Saranno presenti coloro che abbiamo incontrato ed aiutato, o la moltitudine ignorata cui avremo negato compassione o rispetto. Nessun altro testimone occorrerà convocare. Nessun ’altra accusa, se non quella di mancanza di carità, ci sarà mossa. Non inganniamoci. Le parole che un giorno ascolterà ciascuno di noi parleranno di vita, di poveri e affamati, di ricovero e di vestiario, di bicchieri di acqua fresca dati in nome di Gesù Cristo. Ma chiediamoci: chi è Gesù per me? Potremo rispondere anche noi con le parole di Madre Teresa?

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L'Equipe, il campeggio e l'estate Nel sito internet della Parrocchia c’è una speciale pagina dedicata allo staff che ha animato il Grest dell’estate 2006 (vedi foto). L’equipe è stato il gruppo che ha risposto alla provocazione di una proposta da vivere durante l’estate. Io, sinceramente, li devo ringraziare, e scelgo il mezzo dell’oratorio a cui sono tutti legati, per avermi dato anche quest’anno una grande testimonianza di affezione alla strada già a suo tempo indicata da 2000 anni or sono, e mi hanno come spronato a starci continuamente senza stancarmi mai. Negli ultimi giorni dell’estate ho chiesto a loro di raccontarci come hanno vissuto l’estate, dal campeggio in montagna, al gruppo degli animatori e il Grest. Tutto è servito e tutto è stato grazia, perché tutto è stato donato. E quelli che sono stati sempre fedeli al metodo indicato per vivere un’amicizia hanno percepito sicuramente la possibilità di vivere in maniera più grande, provando a vivere le solite cose, ma con un gusto nuovo… anche con gusto cento volte più bello… e, forse, siamo già arrivati alla promessa del “centuplo” che ci è stata promessa da Cristo. Alessandro

fantastico gruppo degli animatori, meglio conosciuto come l’EQUIPE, formato da noi ragazzi più grandi. Abbiamo passato e tuttora passiamo molte giornate insieme, come ad esempio la giornata al meeting di Rimini: un giorno passato tra migliaia di altri ragazzi, dove abbiamo potuto assistere ad incontri molto belli e intensi, e dove ci siamo potuti rilassare e allo stesso tempo divertire. Non posso però raccontare tutta la mia estate, quindi concludo qui e ringrazio tutti coloro che hanno passato anche solo due minuti con me perché mi hanno anche questa volta aiutato a crescere. Alessio Personalmente ho trovato che l’esperienza del Grest di questa estate sia stata un occasione importante sia per i ragazzi che per gli animatori. Quest’anno i ragazzi, a parer mio, sono riusciti a divertirsi in modo diverso dal solito, cioè stando fino in fondo ad una proposta fatta dai loro amici più grandi. D’altro canto anche fra gli animatori si è creato un gruppo unito e ben coeso che ha dato quella spinta in più per riuscire a tessere un bellissima amicizia con i ragazzi, destinata a durare anche oltre il Grest. Luca

Se dei giorni triste tu sarai/e da solo di restar paura avrai/ guarda quanti amici Dio ha sognato accanto a te. Questo è un pezzetto dell’inno del Grest 2006 al quale ho partecipato per la prima volta come animatrice. Ho deciso di iniziare questa mia “testimonianza” con questo pezzetto perché rispecchia un po’ quello che noi animatori abbiamo cercato di fare insieme all’incredibile entusiasmo che hanno mostrato tutti coloro che hanno partecipato: bambini, ragazzi e adulti. Abbiamo iniziato a conoscerci e con il passare dei giorni abbiamo creato un bellissimo gruppo di amici. Noi animatori ci siamo impegnati per preparare le giornate del Grest e la cosa più bella è stata vedere con quanto entusiasmo ogni giorno i ragazzi accettavano ogni nostra proposta. Abbiamo creato una squadra, un gruppo di amici. Spero vivamente che quest’amicizia possa solo ingrandirsi e fortificarsi. È stata davvero una bellissima esperienza che mi ha arricchito molto e spero che chi ancora non si è unito a noi non aspetti ancora molto prima di farlo! Linda

È finita l’estate.. ed è tempo di bilanci: questi tre mesi sono stati per me molto intensi e pieni di appuntamenti. Tanto per cominciare anche quest’anno ho partecipato (e del resto come sarei potuto mancare???) al campeggio delle superiori ad Arabba nelle Dolomiti, dove mi sono reso conto che si può essere liberi e felici stando anche a delle proposte talvolta faticose. La mia estate è continuata poi con il Grest che quest’anno, forse più degli altri anni, è stato veramente coinvolgente e molto impegnativo. Personalmente posso dire che oltre ad avere avuto un ottimo rapporto con i bambini, ho legato tantissimo con gli altri animatori, ma la cosa che mi ha colpito di più e che quindi mi ha fatto più piacere è stata la grande partecipazione dei genitori alla nostra proposta, e il rapporto che siamo riusciti a creare con gli adulti. È stato bello vedere divertirsi insieme grandi e piccoli tutti accomunati dalla voglia di stare insieme sotto una “GUIDA” comune. Mi auguro che con la fine dell’estate e l’inizio della scuola quello che abbiamo vissuto questa estate continui e si rafforzi sempre di più. Claudio

Beh che dire della mia estate… Come ormai di consueto anche quest’anno mi è stata proposta la vacanza sulle Dolomiti con il gruppo di Gs, ma purtroppo non ho potuto partecipare per motivi tecnici… (punizione a causa della scuola). Nonostante la mia assenza al campeggio però, anche quest’estate non sono mancate le opportunità per mettermi in gioco. In primis il GREST, il gruppo estivo per bambini e ragazzi, che per la terza volta mi ha impegnato come animatore. Quest’anno il Grest si è diviso in quattro periodi e rispetto agli altri anni ha avuto molto più successo, infatti sono state raggiunte anche le 60-70 iscrizioni, e ad aumentare il numero questa volta ci hanno pensato i genitori partecipando numerosi. Per me il Grest è stata ancora una volta un’esperienza fantastica. Si, è vero, sono state quattro settimane faticose, ma pienamente ripagate dalla “reazione” dei ragazzi ad ogni nostra proposta. Non è stata però solo un esperienza concentrata sui partecipanti, infatti io ho dato ancora una volta la mia disponibilità perché avevo la consapevolezza che il Grest avrebbe soprattutto fatto crescere me. Così è stato. Non è facile descrivere ciò che si prova a passare delle giornate circondato da amici, ma sono sicuro che chiunque abbia partecipato possa confermare che è una cosa più unica che rara… (colgo l’occasione per rilanciare l’invito a tutti per il prossimo anno). Il Grest però non è stata l’unica bella esperienza di quest’estate anche se è grazie al gruppo estivo che si è formato il

La giornata iniziava con un duro e sonnolento risveglio: ore 7, ma già con la prima colazione, fatta assieme agli animatori, la giornata iniziava a prendere colori vivaci. Per tutto il giorno ogni sorriso felice che incontrava il mio sguardo era la spinta per fare sempre di più. Questa esperienza mi ha fatto scoprire tanti amici e la fatica di un impegno che è stato centomila volte ripagato! Quest’anno era la prima volta che partecipavo al campeggio delle superiori nelle Dolomiti. Sono partita un po’ titubante perché non sapevo che genere di esperienza mi attendesse. All’inizio mi sentivo un po’ a disagio, ed era faticoso stare a quello che mi dicevano i più grandi (come per esempio il silenzio durante le camminate) ma alla fine ho capito che affidando la mia libertà agli altri sono riuscita a vivere più intensamente la settimana. Alessia

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NOTE DALLA MISERICORDIA a cura di Massimo Redenti

Nuovi associati Bianchini Mario Bonanno Sergio Boncompagni Gina Boriosi Domenico Calosi Sila Carletti Benito Cestelli Francesco Cestelli Pier Luigi Del Furia Paola Marzi Valeria Nocentini Germana Pacini Alessio Pericchi Elisa Pericchi Mario Pernici Rita Piccini Ilio Ridolfi Elia Rossi Vera Rossi Virna Russo Severina Sandali Piccini Santa Santi Amerigo Scartoni Carmela Testa Rita Valentini Anna Maria Venturini Fernando A tutti loro il più sincero ringraziamento ed un fraterno abbraccio.

Le offerte per la Misericordia Achilli Domenico - i familiari alla memoria Anonimo (CM) BANCA ETRURIA Barna Giuseppina - la famiglia Giabbanelli Igino alla memoria Bendinelli Renata Berlicchi Dino - i familiari alla memoria, per volontà del medesimo Bertoncini Franco e Pandolfi Giulia Camaiti Giulia Cambi Tristano e famiglia Cartocci Costantino e famiglia Cesare Fabbriciani - da Rossi Giuseppe e Mara alla memoria Chieli Paola - da Chieli Luciana alla memoria Cipriani Gino Donatori di Sangue FRATRES di Anghiari Fastacchini Cerboni Vally alla memoria dei familiari defunti Gaggiottini Genovina - i familiari alla memoria Gelsumini Norma - da Franco Rumori alla memoria Gelsumini Norma - il figlio Marcello alla memoria Giabbanelli Franco Gnaldi Maria Maggini Abramo - i familiari alla memoria Meozzi Spinetta Pallini Carmela - la figlia Guiducci Rosita alla memoria Pernici Maria - da Brunera Falsetti alla memoria Pernici Maria - da Dragoni Mirella alla memoria Pernici Maria - da Monteneri Giuseppina e figli, alla memoria Veri Franca

100 50 1.500 50 20 650 10 50 20 50 50 50 110 1.175 50 100 20 100 15 25 400 20 100 180 10 60 20

Un ringraziamento a tutti Voi Che Dio ve ne renda merito!

La Misericordia al Meeting di Rimini per l'amicizia fra i popoli di Paolo Gattari

Su invito da parte della Misericordia di Alfero (FC) il giorno 20 agosto 2006 una delegazione della nostra associazione ha partecipato per la prima volta alla 27a edizione del “Meeting per l’Amicizia fra i popoli” presso la Fiera di Rimini. La giornata, oggetto dell’inaugurazione del meeting, ha visto una presenza di circa 100.000 persone Lo scopo di tale invito era finalizzato a fornire un equipaggio di pronto intervento sanitario di ausilio alla struttura di pronto soccorso presente stabilmente all’interno della fiera. A questo appuntamento periodico partecipa in forma permanente una nutrita delegazione della Misericordia di Prato, coadiuvata giornalmente da alcune misericordie sparse sul territorio del centro Italia. L’importanza della manifestazione ha valorizzato e qualificato la nostra presenza in perfetta sintonia con la Misericordia di Prato e in particolare con il responsabile dello stand confederale nella persona del Sig. Guido GUIDI Governatore della Misericordia di Alfero nonché consigliere della Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia; con il quale abbiamo fin da subito trovato collaborazione. Tali circostanze favorevoli non sono casuali ma sono frutto di una radicata fratellanza che accomuna i “VOLONTARI” delle misericordie e nel contempo ti fanno crescere professionalmente.

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Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres” sito internet: www.fratresanghiari.it

Anghiari

e.mail: info@fratresanghiari.it

A LOURDES… CON I DONATORI DI SANGUE Testimonianze ed impressioni di ritorno dal viaggio nel famoso santuario mariano Tante sono state le sensazioni, le emozioni che si sono susseguite durante tutto il viaggio di un bel gruppo di anghiaresi che, organizzato dai Fratres per il loro 30° di fondazione, aveva come meta principale Lourdes.. Viaggiare per tanti chilometri insieme, pregare, condividere i pasti, le attese, i momenti liberi ci hanno fatto veramente sentire parte viva di un’unica famiglia. Lourdes, si sa, stupisce per quel fiume di gente (giovani, anziani, malati e tanti volontari…), tutto orientato verso la stessa meta, con un rosario in mano: per due indimenticabili giorni anche i nostri cinquanta pellegrini hanno fatto parte di tutto ciò. La parola a due giovani protagoniste ed alle successive testimonianze fotografiche… “Lunedì 24 giugno 2006, ore 5:00 del mattino: è arrivato l’attesissimo momento della partenza per il pellegrinaggio a Lourdes! Il pensiero di visitare la Francia e, in particolare, di recarci in un luogo così ricco di storia e di fede ci ha subito fatte svegliare con molta più allegria e rapidità, anche se il sonno si è fatto sentire lungo il tragitto. Durante il percorso l’atmosfera è stata resa più frizzante dalle canzoni del simpaticissimo Agostino, dalle barzellette della Laura e della Vincenzina e anche dalle spiegazioni dettagliate e soprattutto molto interessanti di don Marco, guida spirituale (e non) del nostro viaggio. Ci sono state, ovviamente, delle soste per consentirci di sgranchire le gambe e mettere qualcosa sotto i denti. Poi, circa a mezzogiorno, ci siamo fermati per pranzare in un ristorante di S. Remo, poco lontano dal mare. Dopo pranzo alcuni di noi si sono addentrati nella città per riuscire a vedere il fastoso Casinò e il celeberrimo teatro “Ariston”, dove tutti gli anni si svolge il tradizionale Festival della musica. Subito dopo siamo tornati in pullman per altre tre ore fino a varcare il confine francese e raggiungere (terribilmente stanchi) Aix en Provence. Qui abbiamo ricevuto le chiavi delle nostre stanze, abbiamo cenato e la sera i più aitanti sono anche usciti con don Marco per passeggiare lungo il corso Mirabeau della cittadina, pieno di bancarelle di ogni genere. Il mattino seguente, dopo aver fatto un’abbondante colazione, chi a base di prosciutto e formaggi e chi, più tradizionalista, con caffè e cornetto, siamo nuovamente partiti per raggiungere Lourdes. Ci siamo però fermati a visitare Carcassonne, antichissima roccaforte romana, piena di storia e fascino e luogo del nostro pranzo. Dopo un veloce giro turistico ed una foto di gruppo siamo ancora saliti in pullman per arrivare finalmente a Lourdes, dove abbiamo cenato e pernottato. Appena arrivati, dopo aver mangiato, alcuni si sono voluti recare immediatamente alla grotta di Massabielle, dove la Madonna apparve per ben diciotto volte a Bernardette Soubirou nel lontano 1858, prendendo parte alla interminabile processione “Aux flambeaux”. Il mattino seguente abbiamo partecipato con tanta emozione alla S. Messa internazionale celebrata nella Basilica sotterranea di “S. Pio X” che può contenere fino a 27.000 persone. Le due giornate si sono svolte in modo sereno e soprattutto con l’intento di pregare e meditare per avvici-

narsi quanto più possibile a nostro Signore e alla Vergine Maria, grazie anche ai vari momenti vissuti tutti in gruppo e guidati dal nostro don Marco (il viaggio era organizzato, infatti, in collaborazione con la parrocchia di Anghiari!), come la toccante Via Crucis e la messa comunitaria all’interno di una cappella della basilica, a noi riservata, durante la quale ognuno ha espresso nel suo cuore le proprie intenzioni di fede. Tutte le sere, poi, non potevamo non tornare alla grotta per partecipare ancora alla meravigliosa e commovente processione che partendo da essa, si snodava lentamente lungo il fiume Gave, percorreva la grande piazza e si concludeva davanti al sagrato della basilica del Rosario, in mezzo a migliaia di candele accese. E che dire delle piscine? In esse vi si immergono centinaia di persone al giorno, sani e malati. Nonostante ciò nessuno ha mai contratto malattie, anzi alcuni ne sono usciti guariti. Anche molti di noi hanno voluto vivere questa esperienza che si è rivelata toccante ed indimenticabile, sottoponendosi a lunghissime file di attesa.. Siamo ripartiti da Lourdes portando con noi non solo souvenirs di ogni tipo, madonnine di plastica riempite da noi stessi alle apposite fontane, ma soprattutto tanta gioia e soddisfazione interiore per aver vissuto questa paradisiaca esperienza. Come da programma, la mattina del 28 luglio abbiamo raggiunto Avignone, distante da Lourdes ben 500 km, dove abbiamo visitato il famoso Palazzo dei Papi che spicca nel centro della città per la sua armonia ma anche per le sue vaste dimensioni, ed il famoso “Ponte” di Avignone, caratteristico per la sua incompiutezza. Il giorno seguente abbiamo valicato il confine per arrivare ad Arenzano, in provincia di Genova. Qui don Marco ha celebrato la S. Messa di fine pellegrinaggio nel rinomato Santuario del Gesù Bambino di Praga. Alla fine di questa gita, intendiamo ringraziare di cuore tutte le persone che hanno partecipato al pellegrinaggio, don Marco, guida spirituale di esso, e, naturalmente, gli organizzatori del Gruppo Fratres che ci hanno dato l’opportunità di visitare questo luogo di amore e di fede per tutta l’umanità. Siamo sicure che dentro ognuno di noi rimarrà impresso per lungo tempo il ricordo di questi giorni. Un consiglio, prima di chiudere: “Il prossimo anno unitevi a noi e… non ve ne pentirete!!! ”. Agnese Ghignoni & Sara Cheli

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...dal Gruppo Fratres

Dalle parole alle immagini Alcune delle foto scattate nella gita-pellegrinaggio a Lourdes Qui sotto: La grotta di Massabielle e, nel riquadro, don Marco durante la celebrazione della S. Messa nella Cappella di San Gabriele. A destra: Sosta a Carcassone e... In viaggio verso la meta. Nell'altra pagina: Il gruppo dei pellegrini FRATRES davanti alla Basilica del S. Rosario a Lourdes.

LE DONAZIONI DI SANGUE NEI PRIMI OTTO MESI DELL’ANNO È roseo il bilancio del gruppo. Ancora miglioramenti rispetto al passato

Continua inalterato nel tempo l’impegno di tutto il Gruppo Fratres di Anghiari per tenere vivi l’attenzione e l’interesse non solo dei propri volontari ma anche di tutto il paese nei confronti di questa importantissima problematica ed essere in grado di rispondere prontamente alle necessità del sistema trasfusionale dei nostri ospedali. Dopo i primi otto mesi dell’anno in corso, è roseo il bilancio delle donazioni di sangue compiute dai nostri associati presso la struttura di Sansepolcro. Grazie alla sollecita risposta di tante persone ai continui inviti del gruppo e all’arrivo di venti giovani nuovi iscritti, è stato possibile continuare ad offrire l’indispensabile contributo ai

tanti malati che per diverse patologie, necessitano di un costante supporto trasfusionale. Positivo anche il confronto numerico con gli stessi mesi dell’anno precedente, anche se per poche unità. Ma basta ricordare che il 2005 è stato l’anno in cui il gruppo ha sfiorato per la prima volta la vetta delle SEICENTO donazioni, per capire la positività dell’attuale andamento e la soddisfazione dei suoi responsabili. È questo l’anno del trentesimo anniversario della nascita dei Fratres di Anghiari, che l’associazione ha voluto solennemente festeggiare nel giugno scorso con una tre giorni piena di iniziative che hanno coinvolto centinaia di persone e che sicuramente hanno costituito un ottimo momento promozionale tra la gente di quella che è la nostra “missione” nel paese… Ma quale miglior modo per celebrare i trent’anni di vita della nostra associazione sarebbe quello di poter arrivare alla fine di questo 2006 a piantare finalmente la nostra bandiera in cima alla vetta delle seicento donazioni e da li ripartire, con lo stesso impegno, per tentare la conquista di quelle ancora più alte, in questa ideale scalata della solidarietà ? Tale obiettivo, in fondo, è abbastanza realistico alla luce di quanto sopra detto. L’importante è, come sempre, crederci ! Lo abbiamo affermato altre volte: “Donare sangue non costa nulla né nuoce alla salute. Esso costituisce un atto di grande carità cristiana e di alto impegno sociale, nonché , un importante strumento di prevenzione, grazie ai periodici e gratuiti controlli clinici e strumentali”. Perché allora aspettare ancora ? Entra anche tu a far parte della grande famiglia dei Fratres diventando un donatore periodico di sangue. Il presidente

Fratres News - Fratres News - Fratres News * LA FAMIGLIA DEI FRATRES PELLEGRINA ALLA MADONNA DEL CONFORTO: Il Consiglio Regionale dei Gruppi Fratres della Toscana organizza per sabato 7 ottobre il pellegrinaggio alla miracolosa immagine della Madonna del Conforto, presso la cattedrale di Arezzo, quale concreta manifestazione di fede e di filiale presenza. ** LA GIORNATA DEL DONATORE: domenica 17 dicembre si terrà la tanto attesa Giornata del Donatore di Sangue 2006 articolata come sempre nella Messa Solenne della mattina e nel pranzo sociale, gratuito per tutti i donatori in attività. La festa sarà preceduta da un Concerto Strumentale presso la chiesa della Propositura (g.c.), alle ore 21.00 del sabato. *** SULLA NEVE CON I DONATORI: è in preparazione una “CINQUE GIORNI” bianca presso una rinomata località dolomitica, subito dopo l’Epifania.

Una doverosa precisazione... Nel numero precedente del giornalino, nel riportare i nomi dei nostri donatori premiati in occasione del 30° di fondazione del gruppo, siamo incorsi in alcuni errori di stampa. Ci sentiamo in dovere, quindi, di precisare che tra questi hanno ricevuto la medaglia d'argento la signora ZANCHI TOSCA e quella d'oro il signor CROCIANI RINALDO. Ci scusiamo per l'involontario errore.

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Il GREST e l'estate Mentre leggevamo nello scorso numero dell’Oratorio la cronaca dei primi due periodi di Grest i ragazzi delle nostre parrocchie riprendevano l’avventura estiva della terza e quarta settimana del Grest 2006: “si fa per dire?” Ma più di una mera cronaca dei fatti avvenuti, delle iniziative proposte e delle attività svolte mi piacerebbe descrivere i volti, le emozioni, i sorrisi e tutto quanto il periodo estivo ha trasmesso ai ragazzi quest’anno, ma forse l’impresa è troppo pretenziosa poiché dovrei chiedere di riempire tutto un numero del giornale, e forse nemmeno basterebbe. Proviamo a limitarci (si fa per dire) - sic!- a riportare delle testimonianze di chi è stato, ed ha vissuto le settimane di Grest in prima persona. Tanti sono stati quelli che si sono ripresentati dopo l’avventura dello scorso anno, ma altrettanti li abbiamo incontrati quest’anno. E più di ragazzi parlo degli adulti, e cioè i loro genitori. Talvolta in maniera inconsapevole e comunque inattesa hanno come incontrato una proposta diversa, che è diventata ipotesi! E figuriamoci, che se l’ipotesi diventa possibile per un adulto, la proposta del metodo usato nel Grest sarà senza dubbio accolta dai ragazzi. E la strada si apre. Infatti al termine dell’estate-ragazzi 2006 più che raccontare una bella esperienza intravedo come l’esigenza di esprimere lo stupore per avere trovato (o ritrovato) la strada. Stupore, appunto, come un genitore che a metà dell’estate parlava del Grest come un “mondo”, oppure un altro adulto che si meravigliava del fatto che i propri figli avessero deciso di non fare le vacanze al mare... Tutto diventa scoperta, insieme ad una compagnia e un’amicizia. Mi vengono in mente gli interventi fatti all’assemblea del terzo e quarto periodo, dove sia i ragazzi che alcuni genitori, quelli che in genere seguivano le giornate di Grest, si sono raccontati, descrivendo con parole semplici ma piene di gioia e stupore la propria scoperta, la propria esperienza e ciò che il cuore aveva vissuto in quei giorni. Però sarebbe limitativo (nel senso che non sarebbe completo) raccontare solo chi ha avuto il coraggio e l’opportunità di parlare e comunicarsi agli altri. Già perché gli occhi vedono e il cuore serba. Proprio come la Madonna. Ciò che abbiamo visto in questa estate rimane fisso nel cuore: l’attaccamento di molti, l’affezione di tanti agli amici più grandi, agli animatori, agli adulti, a don Marco… e ancora una volta che si ripropone il metodo della fede come unica strada per continuare questa amicizia.

“L’avventura non finisce” ci siamo detti l’ultima sera, anche se molti non riuscivano a trattenere lacrimoni, e non si fa per dire. Già, abbiamo passato un’estate intera con questo slogan, che non ci deve abbandonare, poiché quello che abbiamo vissuto e sperimentato ha toccato il cuore e questo non è stato tanto per fare, ma ci ha ridestato tutti tutti - a riguardare alla nostra vita con uno sguardo diverso, forse con più entusiasmo e positività. E questo, è il caso di dirlo “non si fa per dire”.

In questa pagina: Il campeggio delle superiori ad Arabba (Dolomiti) e, qui sopra, alcuni animatori durante la gita alla Verna. Nell'altra pagina: Dal Faggeto alla Casella. A sinistra la pausa ammirando il Casentino e, a destra, un gruppetto di camminatrici instancabili.

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Genitori e testimoni Dimenticata ormai la fatica delle lunghe camminate, ritornano solo in mente le belle giornate trascorse insieme; si ricordano con immenso piacere i pomeriggi sportivi, i giochi, le gare… e perfino i compiti svolti insieme all’Oratorio sono apparsi meno noiosi. Cosa dire allora del GREST? Quando una esperienza è stata positiva, e il GREST lo è stato davvero, si può rischiare di scivolare nei luoghi comuni. Ma, senza alcuna retorica, si può sicuramente affermare che questa attività è stata davvero formativa a 360 gradi: bambini, genitori, nonni, famiglie, animatori: a tutti è stata offerta la possibilità di vivere una autentica esperienza di crescita sul piano personale e parrocchiale. Diversi sono gli aspetti che più volte mi hanno indotto a una riflessione. L’entusiasmo con il quale i nostri bambini hanno partecipato alle attività proposte dalla Parrocchia è per noi genitori un monito: forse loro, i nostri figli, hanno sempre più bisogno di “stare insieme” e abbandonare per un po’ tutti quei divertimenti preconfezionati con i quali riempiamo il loro tempo purtroppo sempre meno… libero. Le nostre famiglie hanno sperimentato che incontrarsi per condividere anche un momento conviviale può diventare

L’ultima sera del Grest, quando nella sala di Tavernelle si sono spente le luci, dentro di me si è spento qualcosa. Tutto era iniziato per dare una mano agli altri, ma soprattutto per condividere con Andrea una esperienza di vita. Con il passare dei giorni mi sono resa conto che questa esperienza la condividevo non solo con lui ma soprattutto con tante altre persone a me sconosciute o quasi. Ho riscoperto, dopo anni di problemi e difficoltà, la gioia di dare una piccola parte di me agli altri e scoprire che anche loro mi davano una parte di sé. Devo ringraziare tutti coloro (equipe, adulti, bambini) che hanno fatto in modo che questa esperienza sia stata positiva e prego che non finisca qui, ma che possa continuare nel tempo, anche al di fuori del Grest. Ora so di non esser più sola. *** Mi hanno chiesto di scrivere due righe con il cuore a proposito del Grest… non è difficile, in quanto tutto quello che è stato detto e fatto è stato dettato dal sentimento. All’inizio un sentimento di responsabilità verso i propri figli, ma poi questo sentimento si allarga anche ai figli degli altri ed è qui che la gente diventa gruppo. Quando quello che puoi fare non è più rilegato per te e la tua famiglia, ma serve anche agli altri senza che nessuno te lo abbia chiesto, solo per il piacere di stare insieme. Ci sono stati momenti allegri, faticosi, goliardici e spensierati… le camminate sono state un bellissimo modo per riscoprire vecchie amicizie perse di vista da troppo tempo o persone che frequenti quotidianamente ma che non conosci mai bene fino in fondo. Perché al Grest ognuno riesce a dare il meglio di sé, grazie anche ai momenti di incontro e riflessione, dove le parole di don Marco e Alessandro riuscivano a frugare dentro il cuore e risvegliare una fede che nel mio caso si era assopita sotto una coltre di quotidianità che non lascia mai un momento per fermarsi e riflettere. Ringrazio tutti i ragazzi dello STAFF, perché hanno sempre un sorriso per tutti al momento giusto e spero che questo progetto continui ancora nel tempo. ***

un’esperienza che fortifica le nostre “piccole chiese domestiche” sempre più minacciate. Infine, l’emozione palpabile degli animatori e un po’ di tutti noi durante l’ultima serata di Grest è la prova evidente che solo ciò che compiamo in nome di Gesù riesce a dare un significato diverso alle nostre giornate, al nostro tran-tran quotidiano, alla nostra esistenza. “Dove due o tre sono radunati nel mio nome io sono là in mezzo a loro…” queste parole pronunciate da Gesù ben riassumono, secondo me, questa bella esperienza estiva: più volte ci è sembrato di sentire la Sua voce e di avvertire chiara e forte la Sua presenza in mezzo a noi. *** Quest’anno è cambiato qualcosa, è tornato l’entusiasmo, la gioia di vivere con degli amici il mio tempo. Amici che sono anni che li conosco ma adesso è nato il desiderio di condividere con loro la crescita dei “nostri” figli, la bellezza di un sorriso nei loro volti. Ho ritrovato quello che avevo perduto, il gusto di stare insieme e qualcosa che ci accomuna: lo stesso spirito.

Appese scarpe da trekking e borracce al chiodo, il GREST è ormai entrato, per tutti, a far parte dei ricordi dell’estate 2006.

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Dalle nostre Parrocchie San Simeone profeta a cura di don Quinto Giorgini

3 settembre a S. Stefano

L’8 ottobre ricorre a Monterchi la festa del patrono san Simeone profeta. Quest’anno cade di domenica e mi auguro che sia dichiarata anche festa civile. Chiederò al sindaco di far fare festa in modo che, interrotte le normali attività economiche, si dia maggiore rilievo al giorno dedicato al nostro patrono. Il vescovo interverrà a questa importante cerimonia presiedendo la S. Messa durante la quale i nostri ragazzi riceveranno il sacramento della Cresima. Ecco i loro nomi:

C’è stato da lavorare per portare avanti il programma in tutte le sue parti. Come sempre il programma religioso si è svolto come previsto. La domenica 3 settembre S. Messa alle ore 8,30 e seconda Messa alle ore 11; a quest'ultima è seguita la processione con l’immagine della Madonna. Dopo ogni Messa i Festarini hanno invitato nel prato tutti i presenti per la colazione, colazione preparata dalle collaboratrici e dalle nostre donne che hanno offerto dolci, vinsanto e caffè. Il nostro riconoscimento e la nostra gratitudine vada a queste persone senza le quali la colazione sarebbe stata senz'altro più scarsa. *** Per il programma ricreativo, che è stato fitto di eventi, si deve molto al gruppo di collaboratori che instancabili ogni anno si prodigano con grande sacrificio e con tenacia affinché tutto funzioni in ogni sua parte. I festarini si sono impegnati molto anche se alcuni, purtroppo, sono

Angiolucci Daniele, Bartolomei Alice, Dominici Nicola, Gioviti Paolo, Lucchetti Gaia, Malatesta Manuela, Medici Giulia, Migliorati Giulia, Nucci Daniele, Piccini Lucia, Romanelli Elisabetta, Romanelli Martina e Severini Federico. Questi sono i ragazzi di Monterchi e Pocaia che riceveranno il sacramento della Cresima durante la S. Messa delle ore 11 il giorno 8 ottobre. Poi ci sono altri cinque ragazzi che hanno chiesto di essere cresimati nella propria chiesa di Padonchia. Il vescovo ha acconsentito e quindi al mattino del giorno 8, circa le ore 9, la cerimonia riguarderà: Boncompagni Francesco, Pancioni Emilio, Pierini Matilde, Principi Alberto e Principi Filippo gemello di Alberto. I nostri giovani si sono preparati a questo sacramento con due anni di catechismo. In settembre invece riprenderanno le lezioni del catechismo e gli incontri di preghiera con il ritiro spirituale che faremo il 6 ottobre presso la Casa dello studente di Sansepolcro. Il 15 ottobre verrà dato il mandato ai catechisti agli inizi del nuovo anno pastorale e poi in questo ultimo trimestre del 2006 verranno eletti e no-

minati i membri dei consigli parrocchiali pastorali ed economici. Vedremo se confermare le persone degli anni passati o ne nomineremo di nuove. Il 1° novembre festa di tutti i morti alle ore 15 viene celebrata una santa Messa nel cimitero di Borgacciano per le frazioni anche di Ricciano e di Fonaco. Dal 2 al 9 novembre ricorre l’ottavario dei morti. Verrà celebrata la Messa al cimitero di Monterchi tutte le mattine alle ore 10 eccetto giorni festivi. La prima domenica di novembre, il 5 novembre alle ore 15, si va al cimitero di Monterchi e a quello di Pocaia per la visita solenne. La domenica 12 novembre alle ore 11 circa, verrà celebrata la Messa in suffragio dei caduti di tutte le guerre. Se il tempo è buono la celebrazione avverrà presso il monumento. Il primo pomeriggio di domenica 19 novembre si visita il camposanto di Gambazzo per le frazioni di Ripoli, Pianezze e Tarsignano e vi si celebra la Messa alle ore 15.

I Parroci ed il popolo cristiano di Monterchi danno il loro saluto di benvenuto al sacerdote don Luigi Russo che è venuto ad abitare in località Vicchio in una casa di proprietà dell’Istituto Sostentamento del Clero nel territorio della parrocchia di Padonchia. Questo sacerdote ha scelto di vivere una vita eremitica con prevalente servizio religioso al sabato e alla domenica presso la cattedrale di Arezzo. Il sottoscritto si è incontrato con lui il giorno 4 settembre e l’ho invitato a partecipare alla festa della Madonna Bella ed è in questa occasione che l’ho visto per la prima volta.

Felicitazioni agli sposi I parrocchiani di Pocaia con don Quinto esprimono sincere felicitazioni ai novelli sposi Francesco Baracchi e Francesca Fei uniti in matrimonio a Cesa in comune di Marciano della Chiana il 3 settembre scorso ma venuti ad abitare al Villaggio giardino di Pocaia.

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a cura di G.M.

stati meno presenti e qualcuno si è perso per strada; ma con l’aiuto dei validi collaboratori tutto è arrivato in finale abbastanza bene. Si ringraziano particolarmente tutte le persone che hanno sostenuto con le loro offerte, aiutato materialmente con il lavoro e i negozianti e le famiglie che con il loro contributo ci permettono di andare ancora avanti. Grazie a tutti.

Pensando all’inverno Si sta sostituendo nella chiesa di S. Stefano l’impianto di riscaldamento che, ormai vecchio, non era più funzionante e dava poco risultato. L’impianto è già stato realizzato e rimane solo da collegare tutti i vari elementi. La spesa è stata naturalmente notevole e chiediamo a chi vuole di darci una mano contribuendo così alla realizzazione di questa utile opera per la nostra chiesa. Potete rivolgervi a Giovanni Valbonetti o Gastone Mafucci.

Un eremita in parrocchia di Padonchia di don Quinto Giorgini

Ai piè di Vicchio a destra del Cerfone in luogo solitario assai rurale è arrivato un uomo un po’ speciale che vive solo ed in contemplazione. È un prete venuto da lontano un eremita con la barba nera che dedica il suo tempo alla preghiera alla meditazione ed al lavoro umano. Il popolo l’ha accolto con affetto, con amicizia e con tanto calore vedendo in lui un servo del Signore meritevole d’aiuto e di rispetto. Sii il benvenuto, don Luigi, tra noi: ti ripete a nome della popolazione il parroco di Monterchi, con emozione e ti chiede di pregare anche per noi. 5 settembre A.D. 2006


Fotocronaca Sposi a Tubbiano Sincere felicitazioni a Mirco Bianconi e Manuela Macchiavelli uniti in matrimonio da Padre Giovanni nella chiesa di Tubbiano domenica 25 giugno 2006. L’auspicio di tutta la comunità di Tubbiano e dei novelli sposi raffigurati nella foto, è che anche per questa nostra chiesa dedicata a San Donato i necessari lavori di ristrutturazione possano avere inizio quanto prima. *** Negli Annali di Lorenzo Taglieschi troviamo notizie sulla chiesa romanica di Tubbiano. All’anno 1387 viene detto: "Dopo queste cose apparisce che ser Francesco, detto Ciaino di ser Bartolo, rettore della chiesa di San Girolamo e con altri preti del piviere di Micciano insieme con messer Lorenzo da Montecchio, pievano di S. Maria di Micciano, elessero in rettore della chiesa di S. Donato di Tubiano, ser Lorenzo di Bartolomeo di Marco Grosso d’Anghiari il 6 novembre di detto anno, il quale produsse la famiglia de’ Cherici di Casentino." (Foto Studio F10 Anghiari)

Colazione dal Cicalino È diventata ormai una tradizione. Gruppi di abitanti delle nostre campagne, ma non solo, mantengono la sana abitudine della colazione a base di affettati e buon vino rosso da consumarsi nei giorni di mercato nelle botteghe eredi delle bettole di una volta. È vero, manca per ora chi canta in ottava rima che più i bicchieri si svuotavano più le rime venivano bene. Ma non mettiamo limiti alla provvidenza. E così Roberto ed Enzo di Casale, Franco della Scheggia e Domenico di Santa Fiora, raffigurati nella foto, non mancano l’appuntamento mattutino nella piazza del Mercatale di Anghiari mentre le contrattazioni delle merci proseguono fra i banchi del mercato. I tavoli del Cicalino sono un invito che non si può rifiutare!

Viareggio 3 verso Assisi Ogni anno, durante l’estate, gruppi di scout passano da Anghiari e fanno sosta presso l’Oratorio parrocchiale. Nei giorni precedenti il perdono di Assisi i passaggi si infittiscono e quest’anno sono stati due. Gli scout di Viareggio 3, giunti il 31 luglio dopo la sosta alla Madonna della Selva, sono ripartiti il giorno dopo (foto) con destinazione Assisi. Nel registro dei pellegrini, custodito in parrocchia, essi hanno lasciato la loro testimonianza. Eccone uno stralcio: “Forse è meglio vivere in un mondo di violenza assunta scientemente che in un mondo programmato per essere buono e inoffensivo ma senza possibilità di scelta.” A tutti loro buon cammino!

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L'intervento di restauro

Madonna del Terrato

La prima operazione è stata quella del consolidamento dell’intonaco distaccato e sollevato, eseguita tramite applicazione ed iniezione, con pennelli, siringhe e cannule, di una malta fluida, a base di calci naturali ed inerti micronizzati di natura silicatica e calcarea, e la successiva stuccatura delle crepe più profonde e dei margini delle lacune con malta tradizionale adeguata per tono e granulometria all’originale. Quindi si è proceduto alla fermatura dei sollevamenti del colore eseguita, con pennellini e siringhe, con applicazione di resina acrilica in emulsione diluita. Il tutto con prebagnatura ed accurata rimozione degli eccessi. Infine si è proceduto alla accurata rimozione della stuccatura neutra nella parte bassa. La pulitura della intera superficie è avvenuta con impacco basico solvente a base di soluzione satura di Carbonato di ammonio applicato in compresse di fibra di cellulosa neutra, e successivo risciacquo con acqua deionizzata. Per arginare il fenomeno della solfatazione si è ritenuto di provvedere al trattamento consolidante desolfatante a base di idrossido di Bario secondo lo standard formulato dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. L’integrazione pittorica delle lacune è stata condotta con colori minerali in caseinato d’ammonio e le velature delle abrasioni con colori ad acquerello legati con gomma arabica. Questa fase è stata condotta per livelli: prima con la chiusura delle microlacune circoscritte e ricostruibili, con l’intonazione dell’intonaco a vista nelle figure ed elementi principali e la realizzazione del neutro intonato nella parte bassa; quindi con la ricostruzione di parti mancanti fondamentali alla corretta lettura disegnativa e cromatica dell’opera. Il primo livello rappresenta un intervento che rispetta il tempo vita dell’opera pur recuperando l’immagine e l’impianto dell’opera, accennando appena i volumi mancanti e ricucendo le piccole lacune per attenuarne l’effetto deturpante; il secondo si spinge oltre e ricostruisce, sempre sulla base delle tracce presenti e sempre in modo riconoscibile, gli elementi mancanti come i tendaggi, parte del paesaggio ed i tratti del volto della Vergine, e chiude le lacune sulle figure in modo più deciso. Per un miglioramento estetico complessivo si sono stuccate le fenditure e scagliature sulla pietra delle mensoline con resina acrilica e malta di calce idraulica naturale. Infine l’intera superficie e tinta della cornice è stata riadeguata, colmando con stucco rasante acrilcellulosico le piccole lacune e stendendo due mani di pittura a calce nei toni delle terre in accordo con il colore del neutro interno all’affresco e ai toni della pietra.

Il 17 aprile 2005 don Marco ha benedetto l’immagine della Madonna del Terrato che si trova entro un edicola proprio all’inizio della omonima strada ( ne abbiamo parlato brevemente nel numero 4 dello scorso anno). Il restauro dell’opera, eseguito dallo Studio TRE di Arezzo, è stato possibile solo alla perseveranza della signora Assunta Franceschini che in questo modo ha potuto realizzare un desiderio della mamma, Dina Gennaioli. La signora Dina infatti abitava proprio nel palazzo dell’edicola del Terrato e le sue finestre vi si affacciavano sopra. Al restauro ha contribuito la signora Sensi Graziella la cui famiglia gestiva il caffè dello sport ancora oggi esistente nel palazzo. Pensiamo di far cosa gradita ai nostri lettori riportando alcuni stralci della descrizione dell’opera e delle modalità di restauro fornite dalla Ditta “Studio Tre di Arezzo” che ha eseguito con perizia i lavori. Nella foto di destra la sacra immagine come si presenta oggi dopo l'impegnativo restauro.

Descrizione e stato conservativo Il dipinto raffigura la Madonna assisa in trono con il Bambino poggiato in piedi sulle sue gambe ed un brano paesaggistico sullo sfondo che si apre tra due tendaggi socchiusi. La qualità pittorica è discreta e l’opera risulta piacevole e luminosa, lo sguardo dolce della Vergine si contrappone all’espressione più severa del Bambino che si erge in posa maestosa, la profondità della raffigurazione è messa in evidenza dall’apertura prospettica del paesaggio, ingentilito da qualche alberello e reso profondo dalle montagne in lontananza illuminate da un cielo mattutino. L’iconografia è classica con un impianto ancora cinquecentesco, le forme forse un po’ rigide e chiare suggestioni di scuola Umbro Toscana. I colori sono tipici dell’epoca con rossi a base di terre ed azzurri, oggi ingrigiti, a base di smalto; ocra gialla e terra di Siena per i carnati; terra verde e nero carbone per i tendaggi e le terre d’ombra per le velature, le ombreggiature e le parti scure. Come spesso accade in questa epoca la tecnica esecutiva è quella del mezzo fresco ovvero sui colori di base, applicati a buon fresco con colore disperso in acqua applicato sull’intonaco ancora fresco, si conducono, in un secondo tempo sull’intonaco ormai secco, le velature, le ombre e le lumeggiature, con l’aggiunta al colore di un legante, di solito caseina lattica. Questo comporta una minore tenuta dei colori applicati nella seconda fase e che quindi spesso sono destinati ad un degrado più rapido, soprattutto in opere all’aperto, sottoposte a pioggia battente ed all’esposizione solare diretta. L’oggetto si presentava in condizioni di estrema lacunosità, una vasta mancanza nella parte bassa che interessa quasi un terzo della pittura, nelle parti restanti la pellicola pittorica è caduta in modo diffuso sia in microlacune sia in zone più vaste. [...]

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Ad Anghiari il Secondo Motoraduno del Credito Cooperativo a cura della Banca di Anghiari e Stia - Credito Cooperativo

Domenica 27 agosto si è tenuta la seconda edizione del Motoraduno del Credito Cooperativo. Sull’onda del successo della prima edizione, organizzata nel 2005 nell’ambito delle iniziative per le celebrazioni del Centenario della fondazione della Banca di Anghiari e Stia, quest’anno l’istituto di credito ha deciso di ripetere l’iniziativa, unica nel suo genere a livello nazionale. Il raduno, cui hanno partecipato circa una cinquantina di persone, era aperto a tutti i tipi di moto moderne, d’epoca e scooter. I motociclisti si sono ritrovati in Piazza IV novembre ad Anghiari, di fronte alla Succursale della Banca, e, dopo alcune incertezze legate al maltempo, sono partiti alla volta del Casentino. Le avversità meteorologiche non hanno comunque impedito di rispettare puntualmente il programma, che ha visto il passaggio del corteo per Badia Prataglia e per l’Eremo di Camaldoli, in un percorso immerso nella suggestiva ed incontaminata bellezza delle Foreste Casentinesi. Dopo una breve sosta a Moggiona per l’aperitivo, si è giunti a Poppi dove i partecipanti hanno consumato il pranzo presso il locale “Parco Zoo”. Nel pomeriggio la comitiva si è divisa in due gruppi, dei quali il primo si è recato a visitare la storica “Pieve di Romena”, mentre il secondo ha potuto ammirare lo splendido Castello dei Conti Guidi a Poppi. In serata, dopo una sosta presso gli stand enogastronomici della manifestazione “Il Gusto dei Guidi”, in cui i partecipanti hanno potuto degustare i prodotti tipici casentinesi, i motociclisti sono ripartiti alla volta di Anghiari, attraverso l’aspro percorso montano dell’“Alpe di Catenaia”. La manifestazione si è conclusa con la cena presso un noto ristorante del centro storico di Anghiari, a cui hanno preso parte anche alcune autorità civili e militari. La Banca intende ringraziare, per il fondamentale contributo profuso nell’organizzazione dell’evento, i Motoclub

“Il Ferraccio” e “Adventures” di Anghiari ed il Motoclub “Alto Casentino”, oltre a tutti i partecipanti. Il successo anche di questa seconda edizione sta nella capacità di abbinare alla passione per le moto le visite turistiche e le escursioni ai paesi delle due vallate; in questo senso si può dire che la manifestazione riesce ad unire simbolicamente le due “anime” della BCC, la Valtiberina e il Casentino, che costituiscono le zone storiche di origine della Banca di Anghiari e Stia.

La BCC al fianco delle manifestazioni estive Non si contano le manifestazioni, gli spettacoli e le iniziative organizzate nell’arco dell’estate 2006 da enti, associazioni ed organizzazioni locali. Si va dagli spettacoli musicali, alle performance teatrali, dalle rievocazioni storiche agli eventi di promozione del territorio e delle sue peculiarità, alle fiere e sagre paesane. La Banca di Anghiari e Stia, proprio perché sensibile per natura a tutto ciò che possa contribuire a creare per la nostra comunità un significativo valore aggiunto in termini culturali e sociali, è lieta di aver legato il suo nome e sostenuto economicamente molte di queste iniziative. Alcune di queste manifestazioni hanno anche avuto il pregio di attirare un crescente numero di visitatori e turisti, affascinati dalla bellezze artistiche e naturali dei nostri paesi e dalla crescente quantità e qualità degli eventi che vi si svolgono. Ricordiamo, ad esempio, le importanti rassegne musicali che si sono tenute durante l’estate nei vari comuni della Valtiberina. Ad Anghiari, in particolare, si è svolto dal 15 al 23 luglio un prestigioso Festival, di cui è stata protagonista la Southbank Symphony Orchestra di Londra: i giovani musicisti hanno eseguito numerosi concerti nella splendida cornice di pievi, castelli, piazze del centro storico e riserve naturali. Un evento di assoluta qualità è stato la messa in scena, il 20 e 22 luglio, della “Bohème” di Giacomo Puccini, che ha riscosso l’approvazione del pubblico e della critica presenti. La Banca di Anghiari e Stia è convinta che il proprio contributo alla comunità si debba misurare non soltanto in termini di creazione di benessere economico, ma anche sulla base dell’impegno in favore della crescita culturale dei cittadini e della valorizzazione della storia e del patrimonio locali, nella consapevolezza che tutto ciò costituisca una vera e propria “ricchezza” da salvaguardare ed incentivare.

Nella foto sono raffigurati i motociclisti partecipanti al secondo Motoraduno del Credito Cooperativo mentre stanno per accedere nel Borgo della Croce.

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Da Tavernelle

Rubrica a cura di Alessandro Bivignani

Tavernelle in breve Auguri a Carla e Lorenzo - Lo scorso 26 luglio, festa dei santi Anna e Gioacchino genitori della Madonna, hanno festeggiato il 25° anniversario di Matrimonio Carla e Lorenzo Franchini. Nel pomeriggio hanno celebrato la S. Messa di ringraziamento assieme a parenti e ai numerosi amici di Tavernelle. Ai due “sposini”, affezionati lettori del giornale e collaboratori della Parrocchia di Tavernelle, vanno i nostri più sentiti rallegramenti. Ferragosto e gavettoni - Ormai è tradizione che il giorno di ferragosto i ragazzi si divertano tirandosi l’acqua. Anche a Tavernelle è stata “rispettata” questa tradizione e nel caldo pomeriggio del 15 agosto in diversi, anche di Anghiari, si sono ritrovati nel prato della chiesa per bagnarsi tutti da capo a piedi, compresi gli innocenti passanti che non sono stati risparmiati da questa fresca ragazzata. Benvenuti tedeschi! - Domenica 27 agosto un gruppo di circa 30 ragazzi tedeschi di Dresda, accompagnati dai loro sacerdoti, sono stati ospitati a pranzo al Centro Parrocchiale (vedi foto). I giovani tedeschi stavano vivendo una settimana di soggiorno ospitati dalla nostra Diocesi, per contraccambiare l’ospitalità ricevuta l’anno scorso per la Giornata Mondiale della Gioventù.

AVVISI PARROCCHIALI novembre, come tradizione, inizia la riscossione della quota annuale, che è sempre uguale agli scorsi anni. A oggi ci stiamo avvicinando ai cento Confratelli iscritti. Quello che abbiamo in cassa serve per far celebrare di volta in volta alcune SS. Messe per i defunti della Compagnia, oppure per sostenere le attività o per opere di beneficenza. Ricordiamo che durante le scorse feste pasquali abbiamo inaugurato lo stendardo della Compagnia, e abbiamo provveduto a restaurare la mazza processionale di Galbino, quella che usava “Aurelio”, scoprendo sotto la vernice alcuni disegni e decorazioni. I Confratelli con la Cappa saranno presenti alla S. Messa della Madonna del Rosario, alla festa di tutti i Santi per la processione e alla festa di S. Andrea.

La tradizionale festa della Madonna del Rosario a Galbino a causa della concomitanza con il ritiro parrocchiale di inzio anno liturgico, si svolgerà domenica 8 ottobre (seconda domenica di ottobre). Nel pomeriggio ci sarà il rosario e a seguire la S. Messa, a cui seguirà l'antica preghiera della “supplica” alla Madonna del Rosario. Da alcuni anni prende parte a questa ricorrenza anche la Compagnia del S. Cuore di Maria di Galbino, la cui congregazione d’origine era appunto dedicata alla Madonna del Rosario. Il primo di novembre è la solennità di tutti i Santi. La mattina c’è la Messa festiva a Tavernelle e nel pomeriggio nella chiesa di Galbino, a cui seguirà la processione fino al cimitero per ricordare tutti i nostri cari defunti. Dal 2 novembre inizia anche l’ottavario dei defunti, con la S. Messa ogni giorno fino al 10 novembre. Il 30 novembre la chiesa ricorda l’apostolo S. Andrea, che fu tra i primi che lasciò tutto per seguire Gesù. E Sant’Andrea è anche il titolare della chiesa di Galbino, e la nostra parrocchia lo festeggia come proprio protettore. Nel pomeriggio faremo la S. Messa solenne a Galbino, e a seguire ci sarà la “cena dei capofamiglia”.

Avvisi della Compagnia Dopo il riposo estivo anche la nostra Compagnia riprende le attività. Nel mese di settembre abbiamo fatto un incontro con tutte le Compagnie di Anghiari, ospitandole, dopo la S. Messa, al Centro per una cena insieme. Si ricorda a tutti gli iscritti che il primo

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6 Ottobre 2006

Il sogno

di Franca Ciucoli

di Maria Pia Fabiani

Chiara, nipote mia adorata, grazie a Dio, tredici anni fa nell’ospedale di Poggibonsi sei giunta alla vita e la tua nonna “Arla” di botto s’è sentita ringiovanita. Subito dopo aver individuato dal vetro della nursery la nostra incantevole “chérie” adagiata di fianco sul lettino, la mia esistenza dolorosa s’è finalmente tinta di rosa. Eri un’eccezionale bambolina dai tanti capelli lunghi e scuri con un boccolo sulla tua tonda testina… In quel memorabile frangente non ho capito più niente: m’è parso perfino che centinaia di campane suonassero a festa: l’essere diventata nonna m’aveva proprio dato alla testa!!!

Tempo fa feci un sogno interessante: un uomo che faceva il viaggiatore gentile, ma veloce ed intrigante, mi disse entrando; “Mi manda il Signore, Reparto vecchi. Devo portar via una cosa importante anche da lei. Scelga un po’. Quest’impegno mi sta a cuore.” Non m’aspettavo questo: ero stupita e veramente un poco impaurita. “Le porto via il braccio!” “Oh, per favore! Mi servon troppo! Senza che farei?” “Le gambe, allora?” “No no no, signore! Senza muovermi, io ne morirei!” L’uomo, seccato ma ancora paziente: “Facciamo per la vista? Per l’udito?” Io, scrollando la testa: “Niente, niente!” “Senta, ne discutiamo già da un’ora e il mio tempo è prezioso, sa, signora! Mi comincia a seccare, questa storia! Le va bene se levo la memoria?” Sconfortata, piangendo, dissi: “Sì...” E perciò da quel giorno, lì per lì, ricordai solo qualche bel momento o qualcuno anche brutto, ma pochini! Ed ora, in certi casi io mi sento... come i bambini

Lavori a Santo Stefano Da qualche settimana sono iniziati i lavori, annunciati nel numero scorso, per il rifacimento del tetto della canonica, per l’intonaco e per un controllo accurato del tetto della chiesa. C’è la volontà di sostituire la banderuola del campanile, ridotta ai minimi termini. In particolare vorremmo mettere nella banderuola il profilo del santo titolare della parrocchia: Santo Stefano.

La tua nonna Carla Torre Pedrera, 30/08/2006 Sant’Agostino è stato riaperto al culto (se ne parla a pag 24) ma continuano gli interventi sugli affreschi delle cappelle laterali. Ci sono buone probabilità che il restauro degli arredi lignei possa trovare una soluzione in tempi abbastanza brevi. Pensiamo in particolare al coro, alla cantoria di ingresso o al bel paliotto dorato che orna un altare laterale. Saremo più precisi con altri dettagli nei prossimi numeri.

La vignetta di Scacciapensieri:

Lui ci prova!

Al tramonto Cammino con i piedi nell’acqua accarezzati dalla risacca. Ogni tanto mi soffermo a contemplare la luminosità abbagliante del mare. Quell’intenso blu cobalto e lo scintillante verde smeraldo mi fanno esclamare: “Che bello!” Nient’altro riesco a pensare. Cammino e lì sulla riva una medusa approda senza vita con smerli color violetto che sembrano fatti all’uncinetto. Ha indosso il vestito delle feste. Il mare la bagna, la culla, la restringe e con la forza spumeggiante delle creste sempre più lontano la sospinge. È l’ora del tramonto di rosso si tinteggia l’orizzonte nel silenzio totale della luce solare. Estasiata rimango a guardare finché il sole scompare e l’intensità dei colori del mare va pian piano a sfumare. Per quanto riguarda l’organo del Feligiotti della chiesa di Badia, dopo una visita al restauratore in quel di Badia al Pino, possiamo annunciare che nei primi giorni di novembre comincerà il montaggio di tutti gli elementi restaurati. Stiamo pensando, se sarà possibile, di far coincidere la presentazione del restauro con la festa della Madonna di Loreto che coinvolge in modo assoluto la chiesa di Badia e tutta la comunità di Anghiari vecchio.

Questa preghiera è stata composta o ricordata da Ines Taddei di Tavernelle che ce la fece pervenire alcuni anni fa.

O Gesù non mi mancare O Gesù non mi mancare perché con te voglio restare la mia guida sarai tu perché non sbagli più ogni giorno in chiesa vorrei venire perché la mia vita passi senza soffrire con fiducia e con amore te lo chiedo per favore o Gesù vivo solo per voi perché io ti amo come tu vuoi ti sono stata sempre devota perché un giorno il cielo tu mi apra la mia anima sia purificata come la neve bianca quando è cascata. Ines Taddei

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La chiesa di Sant'Agostino riaperta al culto Il 28 agosto per gli agostiniani è il giorno di massimafestadell’anno, in cui la Chiesa ricorda il santo Vescovo e Dottore della Chiesa: Agostino. Sarebbe interessante tracciare delle linee su questa interessantissima figura che ha lasciato il segno nella fede e nella cultura dell’uomo essendo ancora oggi un uomo e un santo attuale. Anghiari è legato al culto di S. Agostino grazie alla omonima chiesa situata in pieno centro storico e che fa bella mostra di sé in piazza Mameli e che con l’abside e il campanile delinea un tratto caratteristico delle mura paesane. Nel 1983 la chiesa cessò di essere “officiata” (con questo termine veniva indicato nei tempi addietro quando in una chiesa vi erano ordinariamente delle celebrazioni), e fu chiusa al culto a causa dei necessari interventi di restauro e consolidamento. Purtroppo tali lavori si sono protratti nel tempo, ma in questo momento ci interessa parlare della giornata di riapertura della chiesa avvenuta, appunto, lo scorso 28 agosto. Che siano trascorsi diversi anni prima di vedere S. Agostino riaperta da un lato può essere stato un bene poiché (ma parlo da egoista) almeno ho potuto essere presente personalmente ad un evento che dovrà rimanere per forza nella mente e nel ricordo degli anghiaresi. Ma veniamo ai fatti, e quindi alla cronaca di quella giornata iniziata alle 17 in punto con il suono delle campane di Anghiari, comprese quelle di S. Agostino, suonate per l’occasione dai campanari di Sansepolcro. Alla Badia, che è la chiesa madre della comunità cristiana anghiarese, il professore Enzo Papi ha introdotto le celebrazioni con una bella relazione circa la situazione della Valtiberina prima dell’arrivo dei Camaldolesi in Anghiari (alla Badia, appunto) che portarono per primi la civiltà in una realtà ancora piuttosto barbara, e quindi l’arrivo degli agostiniani e lo svilupparsi delle opere di misericordia come opera della vita. Quindi è iniziato il gesto ufficiale (nel senso che è stato il più importante) della riapertura di S. Agostino. La Liturgia si è svolta in tre momenti: l’inizio alla Badia quindi la processione e la Celebrazione Eucaristica nella riaperta Sant’Agostino. Dopo l’introduzione della celebrazione, presieduta dal Vescovo emerito di Grosseto Giacomo Babini, si è snodata la processione verso la chiesa di S. Agostino, perché la Comunità ne riprendesse possesso e la chiesa (l’edificio) ritornasse ad essere espressione visibile dell’unione dei battezzati (Chiesa, appunto) che in quel determinato luogo si radunano per celebrare il memoriale della morte e resurrezione di Cristo. Il cammino processionale è stato scandito dal canto delle litanie dei Santi che, di norma, si usano nel rito in cui una chiesa viene consacrata… pardon! Dedicata. Già, perché se l’edificio chiesa è solamente il luogo scelto dai cristiani per la preghiera e l’Eucaristia ed espressione visibile della loro unità, viene da sé

il fatto che dei sassi non possono venire certamente consacrati. E quindi nemmeno (lo dico solo perché in questi giorni si è fatto un gran parlare in questi termini abusandone e talvolta storpiandone il significato) sconsacrati, che di per sé, questa parola, non significa niente. Per inciso, e termino la dissertazione, che con un rito che si chiama Dedicazione una Chiesa e un Altare diventano luoghi sacri, destinati esclusivamente al servizio liturgico, e “raffigurano il tempio spirituale che interiormente si edifica in ciascuna anima, nello splendore della grazia, secondo il detto dell’apostolo: Voi infatti siete il tempio del Dio vivente” (Caerimoniale Episcoporum, n.43). Senza perderci proseguiamo il nostro racconto. Giunta la processione nella chiesa di S. Agostino il Vescovo Babini, ha benedetto l’acqua e con essa ha asperso i fedeli presenti e le pareti della chiesa in ricordo del Battesimo. Quindi, durate il canto del Gloria ha incensato le colonne nei punti dove sono disegnate delle croci. In quei precisi punti, infatti, secoli or sono, durante il rito di Dedicazione, le colonne furono unte con l’Olio santo, precisamente con il Crisma. Il gesto di incensare colonne e Altare (anch’esso unto con il Crisma) indica la riverenza e l’omaggio del popolo cristiano ai luoghi in cui celebra l’Eucaristia. La S. Messa è quindi proseguita come di consueto, accompagnata dal canto della Schola Cantorum “don Vittorio Bartolomei”, che al termine della stessa ha eseguito alcuni brani di musica sacra polifonica. Dopo il saluto del Sindaco Danilo Bianchi l’ultimo momento è stato affidato alla dottoressa Paola Refice, della Soprintendenza di Arezzo, che ha illustrato le varie fasi del restauro (ancora da ultimare e perfezionare) e dei lavori eseguiti. La chiesa di S. Agostino risulterà a nostro avviso ottimale per proporre alcuni momenti o serate, o anche delle intere giornate dedicate alla preghiera, alla contemplazione e alla riflessione, più che sovraccaricare il già alto numero di Celebrazioni Eucaristiche della parrocchia. Non sarebbe male, infine, prevedere degli approfondimenti sulla figura e il pensiero di S. Agostino, così caro e importante per la vita della chiesa. *** La giornata con i festeggiamenti per la riapertura della chiesa di S. Agostino è racchiusa in un DVD realizzato dall’emittente televisiva diocesana Telesandomenico. Chi avesse intenzione di conservare in casa questo ricordo lo può chiedere in Parrocchia (0575.788041 - Aliana), è disponibile ad un prezzo modico. In alto a sinistra un momento della Celebrazione Eucaristica e, a destra, la chiesa di Badia. Sotto la processione mentre si dirige verso la chiesa di Sant'Agostino.

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Il triste giorno di Maria Pernici di Armando Zanchi

Brutti momenti per i famigliari cari pieni di dolore e tristezza alla pari

Io la conobbi ancora ragazzina tra quelle case di una frazione vicina

Il triste giorno quello della morte dove si chiudono a noi tutte le porte

Una morte rapida più che mai sprovveduta in pochi giorni la famiglia l’à perduta

La cara Maria da tutti conosciuta dentro in Anghiari con amore è venuta

La nostra amicizia si è ancora rinsaldata quando ad Anghiari da sposa è arrivata

Porte di accesso alla vita terrena mentre si apre la celeste serena

Partì per il mare in cara compagnia ma mai pensando a questa tirannia

Ora ci ritorna per riposare vicino al suo uomo che mai cessò di amare

Alla cara figlia io e mia moglie che vicino a loro si onorò le spoglie

La Maria Pernici anche lei inoltrata per questa strada molto sconsolata

Quella della morte che lei à rapito senza che nessuno à fatto a lei l’invito

Donna semplice sempre sorridente era amata da tanta e tanta gente

Ai parenti tutti vi stringo la mano è mio dovere da vecchio paesano:

Io ricordo di Franco Leonardi detto il Birchi

G l i anni della gioventù, già abbuiata da eventi sempre più preoccupanti, ma per noi giovani ogni giorno era una scoperta ed ogni occasione una festa. Studentelli arditi, tasche vuote e scarpe sfonde, scendevamo per la scuola a Città di Castello cavalcando il simpatico trenino che fischiava a lungo prima di entrare in stazione, quasi per svegliarci, e che ripartiva pianino pianino per far salire in corsa i ritardatari. Fascinoso trenino che, sbuffando e fumigando come un diretto, ingaggiava furibonde volate con i volenterosi ciclisti della strada accanto, con tanto di claque dai finestrini. Il mondo variegato dei viaggiatori: studentelli assonnati con le loro cartelle sgangherate piene di libri e di sogni, studentesse graziose ma impettite e schifiltose, contadine che portavano uova, polli e conigli al mercato, operai con il tascapane del pranzo; un avvocato che spesso si recava alla Pretura di Sansepolcro: alto, robusto e bello, non si sedeva mai, forse per esibire il suo corpo statuario, parlava con enfasi e ricercatezza come le macchiette di avvocati napoletani nei film di Totò; la Pesciolina, una signora attempata molto grassa, proveniva da Arezzo tutte le mattine per recarsi ai mercati in cerca di uova per l’Ospedale, gratis -diceva lei- forse per riguadagnarsi una fetta di Paradiso. Infatti da giovane esercitava il mestiere più antico del mondo (fatte le debite proporzioni novella Anghiarina), era la mammina dei giovani soldatini spaesati, e forse in questo era sincera. Parlava continuamente, criticando tutto e tutti, con il gergo fiorito di Colcidrone, vera discepola

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di Pietro l’Aretino. Innamorata del bell’Avvocato, appena questi scendeva, era solita dire che se lo sarebbe ben volentieri mangiato tutto, da giovane lo avesse avuto per un paio d’ore, dopo si sarebbe seduto sicuramente, anzi non si sarebbe rialzato dal letto. Arrivati a Castello, uniti a quelli del “Sud”, ci riversavamo nei Bar per la colazione. Mi ricordo la gentile Signora del Bar di Piazza, che era tutto rivestito di legno. Quando si entrava come un branco di scalmanati, facendo un baccano del diavolo, mettendosi le mani nei capelli urlava: Ecco la grandana!Una finta disperazione, ci voleva bene a tutti, non faceva mancare a nessuno una pasta o un bombolone, anche a quelli che non avevano un ventino in tasca. La sera si rientrava stanchi con il solito trenino che modesto ma preciso e in orario, ci riconsegnava alle famiglie. Simpatico e fascinoso trenino anch’egli, purtroppo, defunto a causa di Guerra. Al ricordo di Franco Leonardi del trenino dell'Appennino aggiungiamo la testimonianza di Guido Leonardi delle Cortine. Questa testimonianza è stata segnalata dal prof. Fontana solerte ricercatore delle tradizioni del paese. Con essa vogliamo per ora terminare i tanti ricordi e gli episodi che molti anghiaresi hanno ancora in serbo sulla breve vita del trenino e che, alla prima occasione, non mancheremo di portarvi a conoscenza. In questo periodo fra l'altro si sta provvedendo alla ristrutturazione della vecchia stazione. Guido Leonardi, anno 1922 Mi ricordo che il trenino mi portò ad Arezzo e quando sono ritornato che non c’erano nemmeno le verghe. Io sono partito militare nel gennaio del ’42 e sono ritornato dopo le campagne in Albania e in Grecia nel 1946. Sicché io sono partito e al mio ritorno, quando sono sceso ad Arezzo, non c’erano nemmeno le verghe e sono ritornato ad Anghiari a piedi passando per la Pugliola.


Da san Leo - a cura di Laura Taddei

Offerte estive

La comunità parrocchiale

Sì, però troverete anche offerte datate, pervenute diverso tempo fa e che ora abbiamo provveduto ad inserire. A costoro, come a tutti i nostri affezionati e generosi lettori, il ringraziamento della parrocchia e della Redazione. Nel prossimo numero, quello di Natale per intendersi, provvederemo ad inserire il bollettino postale per coloro che vorranno fare la loro offerta per l'anno 2007. Ricordiamo che è sempre possibile versare la propria offerta presso le sedi delle banche locali.

L’esperienza del catechismo nella parrocchia di San Leo è nata grazie ad alcune mamme che si sono preoccupate di non privare i loro figli di questa possibilità nella loro parrocchia di appartenenza. Altre famiglie poi si sono mosse e don Romano e don Marco mi hanno permesso di dare una spinta di avvio, portando semplicemente anche qui l’opera di catechista che svolgo nella mia parrocchia. Degli incontri del sabato presso i locali dell’ex-asilo, preparati e riscaldati da mamme e babbi, è scaturita una nuova vitalità nella comunità parrocchiale: una partecipazione attiva alla liturgia domenicale, il Mese Mariano, i canti, la festa finale preparata dalle mamme e nonne. Poi la Cresima di Lorenzo, Simone e Francesco con la bella esperienza di condivisone con tanti altri ragazzi ad Arezzo e Montauto. Tutte queste cose, piccole ma significative, non dipendono da una persona sola e nemmeno da un prete, ma sono scaturite da una domanda, da un desiderio che non si è trasformato in pretesa o delega ma in disponibilità fattiva di alcune persone e in accoglienza delle varie proposte da parte delle famiglie. Non sappiamo come sarà il futuro, ma so che anche altre persone, quelle “con più storia” nella parrocchia hanno dato vita con D. Romano al Consiglio per gli affari economici. Anche questo è un bel segno di come, in maniera diversa, possiamo costruire insieme la comunità parrocchiale.

Alessandro Vichi, Maryland Antonietta Olivieri, Grosseto Baglioni Cassandri, Via del Carmine Cesarina Boldrini, Via per Sorci Edda Catacchini, Roma Famiglia Loddi, Via del Carmine Faustina Pernici, Valealle Giovanni La Letta, La Banca Giovannino Poggini, Arezzo Giuliano Livi, Motina Guido Tofanelli, Stazione Leone Bruschi, Poggio del sole Loris Francia, Gran Bretagna Marcella Masi, Via per Tavernelle Maria Mignoni, Portaccia Marino Merendelli, Gioiello Meris Acquisti, Stazione Otello Comanducci, Firenze Piero Pacini, Vicenza Riccardo Mondani, Milano Rosa Nocentini, Nizza Silvano Paceschi, Firenze Vilma Pallini, Crocifissino

Il “Petto” della Fanna di Lamberto Ulivi

Spesso mi ritornano in mente le cronache anghiaresi, raccontate da mio babbo. Questa volta vi narrerò quello che successe un giorno qualsiasi, in un anno qualsiasi. Nella zona di Sant’Agostino oltre alle botteghe del fabbro e del falegname c’era quella di Barullone, il maniscalco. Una mattina, molto presto, un contadino della piana portò a ferrare la somara e mentre aspettava chiese: -Voi che conoscete tutti qui ad Anghiari, mi sapreste dire se qualcuno ha da vendermi un petto usato per questa “miccia”? Il “petto”, cioè il pettorale, sarebbe la striscia di cuoio che passa davanti al petto del cavallo e che viene attaccata alle tirelle per il traino del carro o del calesse. Barullone, che era un gran burlone, si mise a pensare e dopo un po’: -Una persona ci sarebbe mi ha detto voleva venderlo Ma non ricordo chi è. -Cercate di ricordarvelo perché ho proprio bisogno di questo petto. E Barullone fingendo un grande sforzo di memoria: -Ecco, ora mi ricordo, la Fanna. -Ditemi dove abita che ci vado subito.

-Qui vicino, in fondo alla via, prima di arrivare alla Piazza. Davanti all’attuale ristorante “Il Cantinone” vi erano la latteria gestita dai coniugi Corrado e Agnese e una mescita di vino gestita dalla Fanna, donna molto prosperosa. Il contadino andò e, poiché la bottega non era ancora aperta bussò alla porta. Affacciandosi alla finestra, la Fanna domandò: -Cosa volete a quest’ora? -Siete voi la Fanna? -Sì. Mi hanno detto che avete un petto usato da vendere, se non è molto caro vorrei comprarlo. Al che la donna molto risentita lo maltrattò ritenendo che le avesse mancato di rispetto ma quando seppe che ad indirizzarlo lì era stato Barullone tutto si risolse in una grassa risata perché conosceva bene le facezie del maniscalco. E così che con battute sottili e con Nella foto Barullone con scherzi arguti si divertivano, da bravi la consorte di fronte alle toscani, i nostri nonni anghiaresi. mura.

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Anghiari - Paese di nonne centenarie oggi in festa Servizio di Paolo Rossi

Un paese di nonne centenarie. L’affermazione poggia su un dato statistico interessante. Nelle ultime settimane sono state ben due le persone residenti nel borgo anghiarese a superare il secolo di vita. La prima a compiere addirittura 101 anni il 24 Luglio scorso (è nata nel 1905) è stata Elisabetta Pasquetti, per tutti “Nonna Betta”, originaria di Badia Tedalda e ospite dall’Ottobre dell’anno scorso presso la residenza sanitaria di Anghiari, dove – è lei stessa ad affermarlo – si trova molto bene. Elisabetta ha una figlia di 82 anni, una nipote e 2 pronipoti. Ha festeggiato la veneranda età insieme alle nipoti, al sindaco di Anghiari Danilo Bianchi e all’assessore Ricceri Giuseppe, oltre al personale della struttura in cui è accudita. La seconda a far festa proprio questo pomeriggio per aver raggiunto i 100 anni dalla nascita (è della classe 1906) è Cecilia Boriosi in Meozzi, nata al Monte S. Maria Tiberina, ad Anghiari dall’età di 22 anni. Oggi sarà festeggiata dai figli Vilma, Angelo e Giuditta (quest’ultima vive a Londra con 2 figli dal 1962) rispettivamente 79, 77 e 71 anni, e da tanti nipoti e pronipoti. Cecilia nella sua vita di fattiva lavoratrice ha fatto anche la mondina sul Pavese. Simpatica e soprattutto vispissima, dice: “Se mettessi in fila tutti i passi che ho fatto camminando in 100 anni avrei fatto il giro del mondo 2 volte!”. Superare un secolo di vita è un fatto eccezionale. Il Novecento ha vissuto due guerre mondiali e numerose vicende anche terribili di storia italiana ed europea. A questa macrostoria occorre tuttavia aggiungere le migliaia d’altri fatti legati al quotidiano di ognuno, tra cui la vita di queste due signore venerabili, la cui esistenza è stata impegnativa e dura, considerati i tempi e come questi sono cambiati in modo vertiginoso rispetto all’epoca ormai lontana della loro nascita. A sinistra: Nonna Betta con la torta dei 101 anni e quanti l’hanno festeggiata tra cui il sindaco Danilo Bianchi e l’Assessore alle Politiche Sociali Giuseppe Ricceri. A destra: Cecilia Boriosi in Meozzi, 100 anni, insieme ai figli Angelo e Giuditta. Digitalfoto Paolo Rossi

Il centenario della cara Cia di Armando Zanchi

Alla cara Cia tutti i miei auguroni con la nostra amicizia legata ai nostri cuori

Non trovo tempo per un male birichino costretto a restare lontano dal paesino

Il centenario della cara Cia è un ricordo dell’infanzia mia

Il mio saluto per lei mai assente al figlio Angiolo sempre lì presente

Lunga la storia la sua centenaria che di racconti ne troverebbe a staia

Auguro alla Cia un altro centenario che possa così riempire il bagagliaio

La nostra vita legata alla Piazzola sempre attaccati alla cara dimora

I nostri primi passi il tempo lì passato e più di uno di noi è invecchiato

La sua lunga vita attaccata ai cari figli con il suo Angiolino saggi i consigli

La sua lunga strada piena di esperienze ma tante furono anche le sofferenze

Quante festate da entrambi i lati le figlie ed il figlio da me mai scordati

Ora la cara Cia tagliato il traguardo mentre i miei li sto passando al vaglio

Lui è custode di questa grande madre sempre da lui protetta nel bene e nel male

In quei tempi vecchi e trasandati tanto il soffrire per i beni a noi mancati:

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Antichi mulini ad acqua nella valle del Sovara di Flavio Mercati - III parte

I mulini Nel prendere in esame i mulini della valle della Sovara non possiamo non partire da quelli di cui si hanno notizie sicure (ricavate da documenti scritti e da altre testimonianze) sugli anni della loro costruzione, anche perché da tali notizie possiamo poi risalire al periodo di impianto di altri mulini di cui invece non si hanno dati certi sul momento della loro nascita.

Il mulino della Fossa e la Reglia Nel luglio del 1208 si avviarono le trattative fra Capitaneo, arciprete di Pieve Sovara e cappellano della chiesa di Valialle e Guido, priore di Camaldoli, per una permuta di terre per dare la possibilità ai Camaldolesi di costruire un acquedotto (una reglia) per l’erigendo “molino della Fossa (de Fovea). L’arciprete era assistito da Guiberto prete e da Argomento «ipsius plebis conversus» (converso della stessa pieve o plebe). Il converso era un frate camaldolese associato a detta Pieve3. In quel periodo il collegio dei chierici (religiosi) della Pieve era composto: dall’arciprete, da un canonico, da due preti e da un converso. Le trattative si protrassero sino al 1223. L’arciprete era seguito anche dal suo vescovo (di Città di Castello) che accondiscese al desiderio del priore di Camaldoli di affidare a due comuni amici l’arbitrato della questione nonostante le difficoltà frapposte dal proposto castellano che

credeva di vedere menomati i diritti del capitolo della diocesi castellana su la chiesa di Valialle. Finalmente la vertenza venne amichevolmente composta il 9 maggio 1223 con soddisfazione di entrambe le parti, e la reglia fu costruita. Era quasi sicuramente quella che anche ultimamente alimentava i sette mulini della valle della Sovara che abbiamo sopra elencati e che, senza dubbio, si allacciava al fiume con la prima presa più a nord. La chiusa era fatta di sassi ammucchiati, non murati, ed anche se, ultimamente, venne spostata un po’ più giù, è rimasta sempre tale e quale e ogni tanto, quando veniva qualche grossa piena buttava all’aria tutto o quasi. Costruita la reglia anche il mulino della Fossa poté cominciare a funzionare, da allora ha macinato sino ai primi anni ‘60, anche se ultimamente macinava solo biade per gli animali della famiglia che lo gestiva. Aveva due o tre gruppi di macine ed ha funzionato sempre e solo ad acqua.

Il Molindagnolo Dal mulino della Fossa la reglia proseguiva andando ad alimentare un altro mulino, il Molindagnolo, il cui nome una volta era scritto e pronunciato Molin d’Agnolo, poiché, probabilmente, in un tempo lontano, vi era stato un mugnaio di nome “Agnolo” (l’odierno Angelo). Anch’esso è del ‘200 e quasi sicuramente di origine camaldolese. Nel 1429 divenne dote di nozze, in quanto Anfrosina dei conti di Montedoglio e signora di Monterchi, poiché vedova di un Carlo Tarlati di Pietramala, signore di Monterchi, donò ad una figlia che si sposava (sposò messer Frosino di Cece da Verazzano, fiorentino, vicario d’Anghiari) tutti i poderi che possedeva nel pian della Sovara, fra i quali c’erano: la Palaia, il mulin del Caccia, la Murella e anche il Molin d’Agnolo. Dopo fu proprietario di

questo mulino anche un certo G i u s t i d’Anghiari, per cui venne anche chiamato “Il molino del Giusti”. È stato uno dei più longevi nel macinare, è rimasto infatti in attività fino agli anni ’82-’83, anche se nell’ultimo periodo macinava solo le biade. Aveva due gruppi di macine, un gruppo serviva per il grano, l’altro per l’orzo, granturco, ecc. Aveva anche il buratto e il vaglio. Subito dopo la guerra venne anche elettrificato. Sicuramente in tempi lontani il Molindagnolo era l’ultimo mulino alimentato da questa reglia che poco dopo si reimmetteva nel fiume Sovara, però in tempi più recenti, proseguiva per andare ad alimentare il mulino di Sorci circa un chilometro e mezzo più a sud.

Il Mulino di Sorci o di Taviano Nel 1445 erano diventati padroni di Sorci, nella persona di Lodovico, i Pichi che appartenevano al gruppo delle famiglie notabili di Sansepolcro. Il personaggio più significativo dei Pichi di Sorci fu indubbiamente Ottaviano Pichi (detto Taviano), il quale, oltre che al restauro del castello nel modo che si vede attualmente, provvide anche alla risistemazione produttiva del patrimonio terriero con l’appoderamento (alla metà dei frutti) e con la costruzione o il risanamento delle case coloniche. In questo ambito l’opera più importante di Taviano fu certamente la costruzione di “un mulino macinante nell’acquime della Sovara”. Richiese per questo alla Comunità d’Anghiari la licenza di costruire un fos-

Note: 3) Il 5 maggio 1198 il pontefice Innocenzo III emanava una bolla con la quale, oltre a confermare alla famiglia di S. Romualdo quanto i suoi predecessori le avevano riconosciuto, attribuiva al priore di Camaldoli il diritto pastorale di visita su numerose pievi e tra queste annoverava “in episcopatu Castellano, plebem S. Mariae de Soara”. Quindi questo converso camaldolese si trovava nella pieve di S. Maria di Sovara, per controllare ed indirizzare la missione evangelica e pastorale del collegio dei religiosi di quella chiesa. Tale era il prestigio raggiunto dall’ordine Camaldolese!

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...antichi mulini so, o gora, per condurci a proprie spese l’acqua del torrente. La concessione venne deliberata il 29 marzo 1508, e sembra che il progetto fosse predisposto da Antonio da San Gallo, il famoso architetto fiorentino, che in quel periodo si trovava a Sansepolcro per la costruzione della fortezza. Siccome i Pichi erano fra le persone più influenti della città la cosa è possibile. Il mulino cominciò a funzionare molto presto, ma, altrettanto rapidamente, cominciarono le contestazioni, poiché, per inviare l’acqua nella gora e quindi al mulino, aveva costruito in quella zona una chiusa sulla Sovara e l’aveva costruita più alta del previsto e, per questo, durante le piene, il fiume procurava allagamenti, che interessavano anche le proprietà altrui. La questione si trascinò a lungo nei tribunali di vario grado aggravata dal fatto di un certo risentimento della Comunità anghiarese verso i Pichi che, all’atto della presa di possesso di Sorci, avevano sottoscritto un atto in cui si dichiarava “siano avuti e reputati anghiaresi” (il che gli consentiva di pagare meno tasse), mentre invece continuavano, comprensibilmente, a occuparsi anche dei loro interessi e beni a Sansepolcro. Non sappiamo quale sia stata la sentenza definitiva, probabilmente fu quella che abbiamo accennato sopra: fu tolta la chiusa nel fiume ed il canale venne allacciato alla reglia che arrivava al Molindagnolo, prolungando così questa reglia, come appariva in anni più recenti e come appare ancora. Durante tutto il periodo del suo funzionamento, sino agli anni ’60, è andato sempre ad acqua con due gruppi di macine.

Il Mulino Dàvena La reglia proseguendo dal mulino di Sorci il suo corso verso sud, o sud-est, dopo circa un chilometro andava ad alimentare il mulino Dàvena, in territorio umbro, la cui attività è cessata anch’essa negli anni ’60. La reglia poi proseguiva per altri trecento metri circa e quindi si reimmettteva (e si reimmette) nel Sovara, al di sotto del ponte della strada per Citerna.

Il Molin bianco o della Querciabianca Ripartendo dal mulino della Fossa e andando a ritroso lungo la reglia si incontrava il Molin Bianco di Tavernelle, detto anche della Querciabianca (forse perché lì vicino una volta c’era una quercia imbiancata dalla farina del mulino portata dall’aria?), anch’esso del ‘200. Ha lavorato per il pubblico sino a fine anni ’50 poi, solo per uso famigliare, fino ai primi anni ’80. Aveva due gruppi di macine: uno per macinare il grano (aveva anche il buratto), l’altro per il granturco e le castagne secche per produrre la farina di castagne. È stato l’unico mulino del Comune di Anghiari ad aver usato la macchina a vapore per azionarlo, quando mancava l’acqua. Ed è stato anche l’unico ad aver usato poi il motore diesel, quando venne alla ribalta, in sostituzione della macchina a vapore. Non ha mai usato, invece, l’elettricità. In certi periodi ha macinato anche giorno e notte ininterrottamente, soprattutto per macinare la grande quantità di granoturco che affluiva da questa zona particolarmente adatta per questa coltura.

*** Sugli altri mulini che esamineremo ora non abbiamo trovato documenti sul periodo della loro costruzione, ma pensiamo di non essere lontani dalla verità affermando che anche molti di essi, se non tutti, risalgono a quel periodo, cioè al ‘200, e ciò per quattro motivi. Primo: per circa tutto il ‘200 quasi tutta la zona della Sovara era sotto il controllo dei Camaldolesi. Secondo: furono loro a introdurre nelle nostre zone in quel secolo la costruzione del mulino ad acqua e ne furono tenaci propugnatori, nell’ambito delle iniziative per una migliore valorizzazione del territorio. Terzo: anche nel ‘200 la vallata, specialmente nelle zone collinari, era costellata di case, o gruppi di case, o villaggi, e dove c’era un insediamento abitativo era giocoforza che vi fosse anche nei dintorni un mulino che macinasse il grano e le biade per le esigenze della gente e del bestiame del posto: non c’era allora il fornaio che portava il pane di casa in casa venendo anche da decine di chilometri di distanza. Quarto: ormai il cosidetto mulino a secco, azionato cioè da cavalli e muli, era caduto in disuso a partire dal mille e si ricorreva ad esso solo in casi eccezionali, di forza maggiore, come vedremo in seguito. Gli stemmi dei mulini Nell'altra pagina: Lo stemma Camaldolese collocato nell'edificio del molino della Fossa (uno stemma, sempre dei Camaldolesi, si trova anche sulla campana di Valealle) e lo stemma del Molindagnolo. In questa pagina: Uno stemma sull'architrave di una porta del Molinbianco e che rappresenta il monogramma di San Bernardino: IHS.

Secondo auspicio di un vecchio anghiarese di Turiddo Guerri Nel precedente scritto auspicai che Anghiari incrementasse il suo carattere turistico offrendo ai forestieri la veduta della nostra magnifica valle dal parapetto est della Piazza. Questo mio secondo auspicio è di carattere agricolo, anch’esso di grande rilievo economico. Abbiamo la fortuna di avere quel bendiddio dell’invaso di Montedoglio che consente l’irrigazione dei terreni della piana del Tevere. Perché non si fa altrettanto per i nostri orti e i giardini costruendo un secondo acquedotto per l’utilizzo paesano di quell’acqua, non solo paesano, ma anche e soprattutto agricolo per il versante sovrastante la Sovara? Quei terreni, provvidenzialmente esposti a mezzogiorno, potrebbero dare ortaggi e frutta assai prima di quanto da secoli ci perviene da altre località. Cito solamente i cocomeri dalla Valdichiana e la frutta dalla Romagna. Non credo di essere un utopista perché seconde reti idriche per esclusivo uso irriguo esistono in molte parti d’Italia. Ciò anche per risparmiare l’acqua potabile il cui consumo, in costante crescita, potrebbe portare presto all’esaurimento delle sorgenti. E allora si tornerebbe alla deprecabile situazione degli anni pre e post guerra 15-18 quando per attingere una brocca d’acqua alla fonte sottostante la Piazza c’era ressa e rissa!

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la pagina di Walter Del Sere

Non ne posso più!! Auto a go go. ZTL nel centro storico bucherellata come formaggio gruviera. Entrano tutti, di tutto e a tutte l’ore. Specialmente in Piazza del Popolo si registrano picchi di auto incredibili perché a parte i residenti (legittimati a parcheggiare) c’è la sede della Libera Università dell’Autobiografia, la Sala Audiovisivi (il cinema), la Filarmonica, le scuole serali, il bar con vista panoramica, le riunioni notturne in Comune. Così (a parte il divieto di accesso quando c’è il palco montato per spettacoli) un giorno sì e quell’altro ancora è sempre il caos più assoluto. Qualcuno potrebbe affermare: “Ma come, c’è il nuovo parcheggio della Propositura”! Vacci te Ingegnere in quel deserto di sabbia che se scendi dalla tua auto mentre un altro parcheggia in quel momento, vieni imbiancato di polvere che non basta una centrifuga a rimetterti a nuovo. Per non parlare della tua vetturetta che, parcheggiata lì la sera prima, il mattino seguente sembra uscita da una prova speciale della Parigi-Dakar. Chi di dovere asfalti e poi se ne riparla. E anche un occhio (non dico due) alla Piazza Baldaccio non farebbe male visto che dalle 18 alle 19.30 di tutti i dì c’è un intasamento di macchine parcheggiate davanti a bar e pizzerie da terzo mondo. Come biglietto d’ingresso al decantato paese di Toscana non c’è male. *** In ritardo di venti anni. I primi di luglio 2006 si sono incontrati i sindaci di Pieve S. Stefano, Sansepolcro, Verghereto, Bagno di Romagna, Sarsina e i presidenti delle comunità montane Valtiberina Toscana e Appennino Cesenate. “Invece di occuparsi della sua trasformazio-

ne in autostrada” -affermavano i sindaci- “l’ANAS dovrebbe intervenire urgentemente sulla manutenzione straordinaria e sulla messa in sicurezza della E 45”. Perbacco baccone, aggiungo io. Accanto all’urgenza della manutenzione, è subentrata poi nella discussione a ruota libera che ne è seguita anche l’ipotesi costruttiva di una lunga variante al tracciato appenninico (da chiedere ai ministeri competenti) e il suo inserimento nell’elenco delle grandi opere, come “seconda variante di valico”. Per le autorità locali l’ipotesi di una variante, che da Sansepolcro o da Pieve Santo Stefano, giunge a Mercato Saraceno, da compiersi quasi interamente in galleria, sembrerebbe l’unica soluzione possibile, per il futuro, con ricadute di gran lunga positive per l’ambiente, il paesaggio e la sicurezza degli automobilisti. Con tale intervento si allontanerebbe anche il rischio di una catastrofe ambientale che interesserebbe l’invaso di Montedoglio, nel caso del ribaltamento, sul viadotto sovrastante, di un mezzo trasportante sostanze altamente pericolose. Bene. Bravi. 7+. Lo scenario a tinte fosche descritto da politici con una fantasia così spiccata che sembra uscire dalla scuola di Castaneda mi spinge a fare una considerazione ovvia e cruda. Prima si sfascia un territorio considerato (ora) pregiato costruendovi deturpanti viadotti, colando cemento a tonnellate tra boschi e valli d’or. (È accaduto questo da Pieve Santo Stefano a Valsavignone, da Verghereto a Bagno di Romagna, no?). Ora si scopre l’acqua calda, ovvero che la galleria sarebbe la soluzione migliore.

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Anzi, l’unica soluzione plausibile. Allora spiegateci perché invece di rovinare irrimediabilmente dopo la Valle del Cerfone anche la Val Sovara o la Valle del Padonchia non si fa passare la E 78 in galleria sotto Citerna? (Ipotesi questa formulata anni fa da Simone che fu quasi lapidato per questa affermazione dai cugini umbri). Comunque, in tutti i casi, lungi da me l’idea di imitare i no TAV, i forza bambi e compagnia bella ma è bene dirlo subito a chiare lettere: “Giù le mani dalla Val Sovara”. *** Non ne posso più. Ancora una volta devo occuparmi dei piccioni che imbrattano vicoli e slarghi del centro storico bandiera arancione cittaslow e borgo più bello d’Italia. Quanti turisti hanno girovagato per Anghiari in quest’ultima estate? Tanti. E cosa avranno avuto da ridire? Che la gente è inospitale? No. Che Anghiari è brutta? No di certo. Che i bidoni dell’immondizia nel centro storico sono brutti? Sì. Che la sporcizia dei colombi specialmente in vicolo della Piazzola e via del Castello Antico è intollerabile? Sì. E se poi ci aggiungiamo anche lo sport di portare i cagnolini a fare i propri bisognini tra le lastre, pietre serene, graniti e granulati del centro storico, allora si che siamo a posto. Se poi ti alzi alla mattina e tutto intontolito te ne vai a lavorare e aspettando che il cervello si connetta il tuo zatterone Mephisto destro va a centrare una melmosa cacchetta depositata proprio lì da uno dei fedeli amici dell’uomo, allora sì che la giornata comincia con i fiocchi. Meglio la cacca di colombo che almeno dicono che porta bene. A chi?

Filastrocca sul piccione. Nel centro storico di Anghiari non se ne può proprio più. Ogni giorno dall’alto qualcosa vien giù. Non si tratta di profumo alla violetta / né di una pioggia leggera che bagna l’erbetta. Le parole per definire questa sostanza son tante / ma nessuna mi sembra molto elegante. Escremento? Deiezione? Popò di piccione?/ Va bè, grandi e piccini lo hanno capito: una vera maledizione. Vedere ogni giorno i vicoli sporcati da questa schifezza / non può dare che una grande tristezza / che diventa una vera arrabbiatura / quando su di noi cade questa lordura. Hanno un bel dire che porti fortuna / è come credere che nel pozzo ci sia la luna. La luna nel pozzo non la vogliamo / ma almeno i vicoli siano puliti lo auspichiamo . Scritta e sottoscritta da M.C. Artigiana di vicolo della Piazzola. *** Riflessioni. Domando: Il grado di qualità della vita si misura dalla piscina, meglio ancora se coperta? Per la deforestazione in Amaz-zonia siamo tutti pronti a protestare, scandalizzarsi e forza Greenpeace e via di questo passo. Poi, transiti per la Libbia (da Tavernelle fino al Chiaveretto) e ti rendi conto che tutti i boschi di querce sono stati selvaggiamente disboscati. Ma di questo nessuno dice niente. Ah, già, ci s’ha da fare la piscina coperta che già ce n’è una a San Giustino, a Città di Castello e poi la vogliono fare anche al Borgo. E noi che siamo da meno? Cosa è lo sviluppo sostenibile? Dov'è il rispetto e la salvaguardia del nostro (a chiacchiere) pregiato territorio?


Mese di Agosto 2006

CRONAC HETTA dei fatti più strani, più importanti o più semplici, avvenuti ad Anghiari e narrati da me Anghiarino Anghiarese. Venerdì 30 giugno. Oggi è nato Lorenzo Fontana. La sua famiglia abita per la via del Carmine.

Mese di Luglio 2006 Sabato 1 . Oggi è nato Toni Mazzi. La sua famiglia abita a San Leo. Lunedì 3 . Oggi è morta Norma Gelsumini vedova Comanducci. Aveva 92 anni ed era la moglie di Natale esperto scalpellino di Anghiari. Mercoledì 5 . Oggi ho riportato le foto al Dopolavoro di Arezzo ma il Fontana non è venuto perché ha detto che aveva da fare. Sarà! Domenica 9. Oggi è morto Giovan Battista Restini. Aveva 88 anni ed era originario di Monte Santa Maria Tiberina. Lunedì 10. Stamani con Luca abbiamo fatto la foto a Campalla e abbiamo perso una capra del Magrini. Martedì 11. Oggi è nata Anna Capriani. La sua famiglia abita al Ghetto di San Leo. * Oggi è nata anche Katia Mondani. La sua famiglia abita al Ponte della Piera. * La capra di Galbinaccio è ancora uccel di bosco. Mercoledì 12. Stasera alle 8,30, con uno stratagemma, io e il Magrini siamo riusciti a riacciuffare la capra. Era ora! * Alessandro di Tavernelle m’ha detto che per l’anniversario dell’apparizione della Madonna del Carmine il Santuario era gremito di gente. Giovedì 13. Oggi è nata Chiara Baglioni. La sua famiglia abita a Torchiale ed il suo babbo è un esperto raccoglitore di castagne. Venerdì 14. Stamani Marziano m’ha detto che alla Stazione stanno ristrutturando la stazione. * Oggi è morta Maria Pernici vedova Falsetti. Aveva 78 anni ed abitava per la Calabria. Sabato 16. Stamani ho visto Fabiano e il Meoni che accomodavano la fontanella del forno. Martedì 18. Stamani passando per la Piazzola ho sentito dei giovani che facevano le prove per un’opera lirica. Nel pomeriggio è passato Adam Biedron con la sua famiglia. È il nipote del mio amico Antoni di Kracovia. Domenica 23. Oggi ho portato mia moglie a vedere il mare di fronte a Carrara. * Oggi è morta Enrica Panci in Scimìa. Aveva 89 anni ed era la moglie di Nello, personaggio tipico di Tovaglia a quadri. Lunedì 24. Oggi è morta Francesca Comanducci vedova Giorni. Aveva 96 anni ed abitava verso il Cantone ma era originaria del Trebbio. Mercoledì 26. Oggi è passato a trovarmi in bottega Franco delle Bucacce col suo figliolo Francesco. Giovedì 27. Oggi è nato Simone Bruttini. La sua famiglia abita per la Via del Carmine. * Oggi è nato Matteo Zanchi. La sua famiglia abita alla Fornace di Tavernelle. Sabato 29. Oggi è morto Dino Berlicchi di anni 83. Abitava per la Via del Campo della Fiera ma la sua famiglia era originaria di Caprese.

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Martedì 1. Oggi è morta Eduina Burchini vedova Meoni. Aveva 87 anni ed abitava ai Paglicci. Mercoledì 2 . Stamani ho visto il giovane Natalini che col Santi andavano al mercato. Giovedì 3. Verso il tocco tornavo dal Borgo e ho visto che ad Anghiari pioveva. Oggi è morto Giuseppe Velotti di anni 86. Abitava verso il Campo della Fiera ma era originario di Portici. Domenica 6 . Oggi coi miei e i Draghi siamo andati alla festa dei ninnli a Castiglion Fosco. Lunedì 7. Stamani hanno rifatto le strisce in piazza Martedì 8 . Oggi è morta suor Eletta dell’ordine delle Agostiniane della Ripa, al secolo Ada Vannini. Aveva 85 anni ed era originaria di Vacchereccia. Sabato 12. Oggi è morto Abramo Maggini. Aveva 76 anni ed abitava al Ponte della Piera. Faceva parte di una famiglia di muratori molto conosciuta. Venerdì 18. Stasera alle 7 sono passato il corteo che portava una corona dove scoppiò la mina del ’44. Lunedì 21. Stanotte dalla finestra dell’ospedale del Borgo ho visto certi fulmini! Ma però erano verso Grosseto o Roma. * Nel pomeriggio, sul tardi, con Marco e Alessandro abbiamo rinforzato i batacchi delle campane di Sant’Agostino. Mercoledì 23. Con mia moglie e mio fratello siamo andati a cogliere le more al Ponte. * Oggi è morta Genovina Gaggiottini vedova Guelfi. Aveva 93 anni ed abitava verso Casa bruna. Sabato 26. Oggi è morto Domenico Achilli di anni 83. Abitava poco prima di Torchiale ma la sua famiglia è originaria delle zone di Verazzano. Lunedì 28. Oggi è stata riaperta al culto la chiesa di Sant’Agostino. Mercoledì 29. Oggi è morta Flavia Marzi in Frulli. Aveva 82 anni ed abitava al Ponte proprio appena dopo il vecchio ponte. Giovedì 30. Oggi è nato Mattia Cagnacci. La sua famiglia abita alla Celle di Tavernelle dove qualche anno fa fu costruito un mazzacavallo per la battitura di Tavernelle.

Simpatia di Maria Pia Fabiani

Scendendo la mia ripida vietta incrocio un cane con al sua padrona. In salita non si va mai di fretta e il cane ha un’apparenza molto buona. Amo i cani e gli faccio una carezza e mi sorride pure la signora. Lui scodinzola a me con tenerezza e la padrona si trattiene ancora. Poi riprende il cammino con il cane che si volta e mi guarda con affetto. Vedendolo così non mi rimane (come a persona avrei senz’altro detto) che salutarlo da lontano e dire: “Quando ripassi suona il campanello!” perché la simpatia ti fa sentire che qualsiasi amore è sempre bello. Il cane pensa: “Tu parli e io taccio. Non ci arrivo, sciocchina! Come faccio?” 5.11.05


Questo giornale lo potrete trovate su Internet www.parrocchiadianghiari.it Scriveteci: oratorio@parrocchiadianghiari.it o: Oratorio di Anghiari - 52031 ANGHIARI

11 e 12 novembre 2006 ad Anghiari Festa di San Martino Nel Borgo della Croce Rievocazioni storiche Pesca di beneficienza 32


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