2009-3 Oratorio di Anghiari

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PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHI GIUGNO - LUGLIO 2009 N. 3

Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue

foto Emmedipì

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Musica di primavera di Vera Cuccini

Siamo nel primo mattino, il sole, ancora un po’ velato, sta per sorgere nel cielo azzurro e dalle persiane chiuse filtra nella casa un pallido chiarore. Ma non è questo che ci desta, è il concerto di madre natura che dà il “buon giorno” agli abitanti. Ed ecco una tortorella tra i rami d’un verde pino inizia a cantare e subito risponde un’altra dall’alto d’un pioppo. Le rondini, svolazzando qua e là, spandono per l’aria il lieto garrire. Da un vicino giardino fa eco l’abbaiare delicato d’un cane per salutare il nuovo giorno. È un tripudio di voci, di canti e di cinguettii, è l’eterna musica della natura che allieta il risveglio alle sue umane creature. in copertina

Croci nei campi In copertina una delle tante croci poste nei campi della nostra vallata quale segno di affidamento a Dio del lavoro dell’uomo. Se ne parla in fotocronaca a pag. 12 di questo numero.

L’Oratorio e le Grafiche Borgo Questo numero del giornale viene stampato gratuitamente dalle Grafiche Borgo di Santa Fiora. È il segno tangibile del loro aiuto al nostro giornale e del loro attaccamento a questa pubblicazione che, ricordiamo, con il 2009 è giunta al quarantaquattresimo anno di edizione. Alle Grafiche Borgo quindi il ringraziamento della Redazione del giornale, della parrocchia e, in definitiva, di tutti i nostri lettori. Grazie!

l'editoriale di enzo papi Pensieri d’Aprile L’ultimo giorno d’aprile il Corriere della Sera, che aspira da tempo ad essere la coscienza civile dell’Italia seria, è uscito con un editoriale sorprendente: I nostri figli senza maestri. Autrice Isabella Bossi Fedrigotti, psicologa. Tema: la questione giovanile letta come una questione (finalmente!) educativa; la questione educativa, poi, letta come un vuoto di senso e di valori causato dall’assenza di maestri consapevoli di esserlo. Cioè: la realtà è quella che è perché gli adulti sono quelli che sono; mancano i padri e le madri prima di tutto, mancano i docenti, mancano i preti. I giovani, dunque, sono vuoti dentro perché nella loro crescita e nel loro sviluppo difficilmente gli è dato di incontrare dei maestri veri. L’editoriale ha fatto così scalpore che, quattro giorni dopo, ne è nato un focus di due pagine. Molto piombo e poco contenuto: sono prevalse le argomentazioni sociologiche; quasi assenti quelle sull’identità, su chi sono i giovani e chi sono i maestri, su quali valori vivere e cosa testimoniare. Ma, vivaddio, anche un giornale borghese -finalmente- si accorge del problema più importante: l’Italia attraversa una drammatica emergenza educativa perché mancano i modelli veri e i testimoni sono troppo pochi! *** Tutte le mattine, alle 7, quando spalanco le persiane per dare aria alla casa spavento un merlo che, però, è così abituato a vivere sull’asfalto della strada che, invece di spiccare il volo, fugge saltellando sotto l’auto più vicina. Un merlo che non vola? Mi sono incuriosito e, di mattina in mattina, ne ho studiato il comportamento. Si è accorto che per terra ci sono molte briciole! Panini e merendine mangiate andando a scuola; tovaglie scrollate dalla finestra: per lui la strada è un vero paese di Bengodi e così si è abituato a convivere con il ritmo della società moderna, senza lasciarsi spaventare, saltellando, se necessario, sotto un’auto o l’altra. Ma lo studio non ha mancato di rivelare una sorpresa: il merlo non è solo, i merli sono proprio due; uno si vede meno e sta di solito nascosto sotto le auto posteggiate. Incredibile! Una coppia! Non so chi, nel loro mondo, procura il cibo -se il maschio o la femmina- ma sono sicuramente due, cioè una fedelissima coppia! La stessa natura vive ed insegna ciò che noi uomini non sappiamo più vivere o essere. Una drammatica emergenza educativa nella società moderna, ha detto qualche tempo fa papa Benedetto XVI!! *** La sera del 15 aprile l’ala sinistra del Palazzetto dello Sport di Sansepolcro era gremita di giovani coppie di genitori; piene le gradinate e piene le tribune. Indubbiamente un successo! Ma non si giocava nessuna partita. Dietro un tavolino, disposto per l’occorrenza, solamente uno psicologo dell’infanzia, piuttosto noto: Paolo Crepet. A parlare di educazione su invito del Circolo Didattico, sezione scuola materna. Crepet non ha parlato di bambini, ma di genitori, di adulti in genere. L’educazione è una responsabilità alla quale, troppo spesso, l’adulto sfugge. È più facile, e costa meno impegno e meno fatica, proteggere i bambini e gli adolescenti; riempirli di cose e deresponsabilizzarli. Crepet ha parlato laicamente di difficoltà, di sconfitta, di lacrime, anche di morte, come i volti multiformi di un mostro da esorcizzare; è più facile proteggere dal mostro che aiutare gli adolescenti ad affrontare la vita con i suoi problemi. Un 4 a scuola è una sconfitta salutare non è un ostacolo da rimuovere dribblando il professore. Per questo, in quel di Vicenza, ha fondato una scuola… per genitori. Esempi, aneddoti, situazioni, semplici osservazioni quotidiane sono stati i fuochi pirotecnici di un intervento che è durato più di un’ ora; e le coppie presenti hanno applaudito con entusiasmo, e più volte, i punti salienti dell’intervento. Come dire: siamo d’accordo! Emergenza educativa! L’educazione, allora, torna ad essere una seria preoccupazione della coscienza adulta della nostra gente? Speriamo! Non sono però il piombo dei giornali o l’intervento piacevole di uno psicologo che documentano il cambiamento, ma le scelte dei genitori e degli adulti. Educare è scegliere, ogni giorno, fra il bene e il male. Questo lo ha detto anche Crepet: educere, in latino, significa ‘condurre fuori’; cioè toglierti dal meno per introdurti in un più di vita. È troppo? Se anche i… merli sanno fare le loro scelte di vita, possibile che non ne siamo più capaci noi?

L'ORATORIO DI ANGHIARI - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue Anno XLIV - Periodico del Vicariato di Anghiari e Monterchi. Con approvazione della Curia di Arezzo Aut. Tribunale di Arezzo n. 5 del 28 aprile 1967 - Dir. Resp. Enzo Papi - Stampa: Grafiche Borgo, Sansepolcro. Redazione:donmarcosalvienzopapimariodelpiaalessandrobivignanistefanobigiarini.

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Sara C. disegnò

Conversazioni con don Francesco Oggi parliamo di:

Tra veline e mercificazione, le donne meritano altra considerazione francesco.capolupo@libero.it

Se dessimo realmente spazio al calcolo matematico della presenza femminile sui mass media, resteremmo sbalorditi nel constatare quanto sia elevata la percentuale di presenza “femminile” sui giornali e sulle televisioni, ben più alta di quella della controparte maschile. Andando a fondo, ma neanche troppo se vogliamo, sorge spontanea una domanda: è da considerarsi corretto l’uso strumentale e mercificatorio delle donne sui mezzi di comunicazione? L’ultimo assaggio di polemica è sorto sulle veline, iniziali candidate delle prossime elezioni europee, ma già da troppo tempo ormai la presenza femminile sulla stampa è quasi esclusivamente riservata alle capacità estetiche del corpo ed a cose anche ben più imbarazzanti rispetto alla sola estetica. Dovendo preparare un intervento per un incontro che ho tenuto pochi giorni fa, mi sono riletto con molta attenzione la lettera che Giovanni Paolo II scrisse a tutte le donne del mondo il 29 giugno del 1995. Ne esce un panorama ed un giudizio quanto mai attuale sulla condizione femminile. Al terzo punto della sua lettera, il carissimo papa polacco esprimeva una considerazione che riporto per intero: Siamo purtroppo eredi di una storia di enormi condizionamenti che, in tutti i tempi e in ogni latitudine, hanno reso difficile il cammino della donna, misconosciuta nella sua dignità, travisata nelle sue prerogative, non di rado emarginata e persino ridotta in servitù. Ciò le ha impedito di essere fino in fondo sé stessa, e ha impoverito l’intera umanità di autentiche ricchezze spirituali. Non sarebbe certamente facile additare precise responsabilità, considerando la forza delle sedimentazioni culturali che, lungo i secoli, hanno plasmato mentalità e istituzioni. Ma se in questo non sono mancate, specie in determinati contesti storici, responsabilità oggettive anche in non pochi figli della Chiesa, me ne dispiaccio sinceramente. Tale rammarico si traduca per tutta la Chiesa in un impegno di rinnovata fedeltà all’ispirazione evangelica, che proprio sul tema della liberazione delle donne da ogni forma di sopruso e di dominio, ha un messaggio di perenne attualità, sgorgante dall’atteggiamento stesso di Cristo. Egli, superando i canoni vigenti nella cultura del suo tempo, ebbe nei confronti delle donne un atteggiamento di apertura, di rispetto, di accoglienza, di tenerezza. Onorava così nella donna la dignità che essa ha da sempre nel progetto e nell’amore di Dio. Guardando a Lui, sullo scorcio di questo secondo millennio, viene spontaneo di chiederci: quanto del suo messaggio è stato recepito e attuato? La domanda conclusiva di questo piccolo stralcio della lettera è l’interrogativo centrale che pongo all’attenzione di questo mio breve intervento. Dopo duemila anni, quanto è stato capito dell’atteggiamento del Signore Gesù nei confronti della donna e della persona in generale? Giovanni Paolo II non ha mancato di sottolineare anche alcuni errori in cui sono incappati uomini di Chiesa, che seguendo i canoni della mondanità hanno ceduto ai più facili costumi dei tempi, piuttosto che seguire la verità ma nel corso della storia, alcune grandi donne proprio all’interno della Chiesa, hanno saputo rendere presente in modo mirabile la grande vocazione a cui Dio ha chiamato ciascuna donna. Ci sarebbero tantissimi esempi; a me piace soffermarmi su quella bellissima figura che è Santa Caterina da Siena. Una donna fragile, malata, ma che ha saputo imporsi per il suo carisma alle più grandi figure politiche del suo tempo, fino ad arrivare ad Avignone per chiedere al papa di

rientrare a Roma, perché quella era la sua sede e da lì doveva esercitare il suo gravoso ministero. Siamo nel XIV secolo, Caterina muore nel 1380, un periodo secondo cui la donna è considerata persona solo in parte, non avente l’anima spirituale completa come quella degli uomini. Se aggiungiamo che parliamo di una donna semianalfabeta possiamo allora immaginare cosa sia stato il carisma che l’ha contraddistinta. Si è occupata di tutto, dalle opere di carità alla riforma dei costumi del clero, perfino dell’organizzazione di una crociata alla quale ha cercato di spingere papa Gregorio XI. Una vita intensissima che l’ha condotta in giro per l’Europa, ascoltata consigliera delle più importanti corti. Caterina è un esempio, potremmo citarne tantissimi, donne famose e tante anonime madri di famiglia che ogni giorno ripresentano il miracolo dell’affetto e dell’ospitalità nelle nostre famiglie; dove si annida il tarlo della dimenticanza? Perché, pur essendo incalzati ogni giorno da questi esempi non riusciamo a superare la tentazione diabolica di ridurre la donna a merce di piacere, ad oggetto di pura istintività? Il nostro problema è la libertà, l’uso corretto della nostra libertà. Come abbiamo detto nello scorso editoriale tutto si gioca nell’uso che facciamo della nostra libertà, ossia di questo grande dono che serve per orientarci a cercare il bene, non solo materiale ma ancor di più umano e spirituale. Il dualismo maschio/femmina non è dualismo per la divisione ma un dualismo fatto per la complementarietà. La Sacra Scrittura nel libro della Genesi (capitoli 1-2) ne dimostra tutta l’efficacia nel racconto della creazione. La vita dell’uomo e della donna è incentrata sulla reciprocità, sul sostegno, sull’interdipendenza. Questo passaggio è imprescindibile; al di fuori di questo orizzonte rimane la violenza che nei confronti della donna è troppo spesso violenza fisica e morale. La Chiesa, essa stessa immagine femminile quale Sposa di Cristo, ha come segno la più bella donna di tutti i tempi: Maria, madre del Salvatore. Sempre Giovanni Paolo II nel tratteggiare i punti della Sua regalità così si esprime: La Chiesa vede in Maria la massima espressione del «genio femminile» e trova in Lei una fonte di incessante ispirazione. Maria si è definita «serva del Signore» (Lc 1, 38). È per obbedienza alla Parola di Dio che Ella ha accolto la sua vocazione privilegiata, ma tutt’altro che facile, di sposa e di madre della famiglia di Nazaret. Mettendosi a servizio di Dio, Ella si è posta anche a servizio degli uomini: un servizio di amore. Proprio questo servizio le ha permesso di realizzare nella sua vita l’esperienza di un misterioso, ma autentico «regnare». Non a caso è invocata come «Regina del cielo e della terra». La invoca così l’intera comunità dei credenti, l’invocano «Regina» molte nazioni e popoli. Il suo «regnare» è servire! Il suo servire è «regnare»! Così dovrebbe essere intesa l’autorità tanto nella famiglia quanto nella società e nella Chiesa. Il «regnare» è rivelazione della vocazione fondamentale dell’essere umano, in quanto creato ad «immagine» di Colui che è Signore del cielo e della terra, chiamato ad essere in Cristo suo figlio adottivo. L’uomo è la sola creatura sulla terra «che Iddio abbia voluta per sé stessa», come insegna il Concilio Vaticano II, il quale significativamente aggiunge che l’uomo «non può ritrovarsi pienamente se non attraverso il dono sincero di sé.» Amore, servizio, regno. Cerchiamo di imparare dalle donne e diamo loro la libertà di insegnarcelo.

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CALENDARIO LITURGICO a cura di Franco Cristini

Mese di Giugno 2009

Mese di Luglio 2009

Mese dedicato al Sacro Cuore di Gesù

2 luglio giovedì - Primo Giovedì del mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le Vocazioni. 3 luglio venerdì - Primo Venerdì del mese. San Tommaso apostolo. Tu hai veduto Tommaso e hai creduto: “Beato chi non vede eppure crede. Alleluja.” Nella chiesa di Micciano, alle ore 20, S. Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza. Nel Santuario del Carmine alle ore 21, S. Messa con adorazione. 5 luglio domenica - Domenica XIV del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 11 luglio sabato - San Benedetto abate, patrono d’Italia (480547). Anniversario dell’apparizione della Madonna al Combarbio, oggi Carmine. Alle ore 20, nei pressi della piazzetta della Croce, pellegrinaggio verso il Santuario del Carmine per partecipare alla S. Messa alle ore 21. 12 luglio domenica – Domenica XV del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 16 luglio giovedì -Beata Vergine Maria del Monte Carmelo: festa solenne al Santuario del Carmine con S. Messa alle ore 21 e processione intorno al Santuario. Nei giorni 14 e 15, alle ore 21, preghiera comunitaria nel Santuario. 19 luglio domenica - Domenica XVI del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 22 luglio mercoledì - Santa Maria Maddalena: S. Messa alle ore 18 nella chiesa della Maddalena nel Borgo della Croce. 25 luglio sabato - San Giacomo apostolo: figlio di Zebedeo e fratello di Giovanni nacque a Betsaida: fu presente ai principali miracoli di Gesù. Fu fatto uccidere da Erode verso l’anno 42. È venerato in Spagna, in particolare a Compostella dove sorge una basilica a lui dedicata. 26 luglio domenica - Domenica XVII del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 29 luglio mercoledì - Santa Marta di Betania: sorella di Lazzaro e di Maria, con le sue preghiere ottenne la resurrezione di Lazzaro. 31 luglio venerdì - Sant’Ignazio di Loyola (1491-1556) fondatore della Compagnia di Gesù.

2 giugno martedì - Primo martedì del mese. 3 giugno mercoledì - In Propositura alle ore 17 Ora di Guardia con recita del Santo Rosario. 4 giugno giovedì - Primo Giovedì del mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le Vocazioni. 5 giugno venerdì - Primo Venerdì del mese. Nel Santuario del Carmine alle ore 21, S. Messa con adorazione. 7 giugno domenica - Domenica X del Tempo Ordinario. SS. Trinità. Sante Messe secondo l’orario festivo. “Adoriamo l’unico e vero Dio: Padre Figlio e Spirito Santo” 11 giugno giovedì - San Barnaba apostolo: nacque a Cipro, si convertì presto al cristianesimo. Prese parte al primo viaggio con Paolo. Prese parte al Concilio di Gerusalemme, ritornato in patria predicò il vangelo e vi morì. 12 giugno venerdì - Nella chiesa di Micciano, alle ore 20, S. Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza. 14 giugno domenica - Domenica XI del Tempo Ordinario. Corpus Domini. “Io sono il Pane vivo disceso dal cielo: chi mangerà questo pane vivrà in eterno. Alleluja”. In Propositura alle ore 9,30 S. Messa. Alle ore 11 S. Messa solenne in occasione della Prima comunione dei bambini della parrocchia. Al termine la processione con il SS. Sacramento ci condurrà alla chiesa della Croce. Santa Messa delle ore 18 nella chiesa della Croce. 19 giugno venerdì - Sacro Cuore di Gesù. “Il Signore ci ha accolto nel suo cuore ricordando la sua misericordia.” Un invito particolare a partecipare alla S. Messa delle ore 18 in Propositura. 21 giugno domenica - Domenica XII del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. Festa della famiglia a Tavernelle. 24 giugno mercoledì - Natività di San Giovanni Battista. Coetaneo di Gesù, figlio di Elisabetta e di Zaccaria, una coppia sterile già avanti con gli anni, si ritirò ancora giovane nel deserto finché da adulto apparve sulle rive del Giordano per predicare l’imminente avvento del Messia. Fu a lui che Gesù chiese di farsi battezzare nel Giordano. Imprigionato da Erode Antipa, subì la decapitazione ponendosi fra i primi martiri. 28 giugno domenica - Domenica XIII del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 29 giugno lunedì - San Pietro e Paolo apostoli: vengono festeggiati lo stesso giorno perché come attestano alcune fonti, nel 67 furono entrambi a Roma dove vennero incarcerati e giustiziati: Paolo per decapitazione, Pietro per crocifissione a testa in giù.

Domenica 14 giugno 2009

Festa del Corpus Domini In occasione del passaggio della processione ad Anghiari le famiglie sono invitate ad addobbare le facciate delle proprie case con le tradizionali coperte e ad abbellire le strade con i fiori.

Domenica 21 giugno 2009

Festa della famiglia a Tavernelle 4


S. MESSE FESTIVE CELEBRATE NELLE CHIESE DEL VICARIATO DI ANGHIARI...

S. Maria Maddalena

Mercoledì 22 luglio 2008 Festa nel Borgo della Croce Ore 8,00 Ore 8,30 Ore 9,00 " Ore 9,30 Ore 10,00 " Ore 11,00 " " " Ore 11,30 Ore 12,00 Ore 15,30 Ore 16,00 " Ore 18,00

Ricorrendo l’annuale festa di S. Maria Maddalena la Santa Messa delle ore 18 verrà celebrata nella omonima chiesa posta nel Borgo della Croce.

Primo Venerdì del mese a Micciano

-PIEVE DI MICCIANO -ANGHIARI: Chiesa di S. Stefano -CENACOLO DI MONTAUTO -CATIGLIANO -ANGHIARI: Chiesa di Propositura -SANTUARIO DEL CARMINE -SAN LEO -ANGHIARI: Chiesa di Propositura -PIEVE DI MICCIANO -VALEALLE -TAVERNELLE -VIAIO -TOPPOLE -TUBBIANO -PONTE ALLA PIERA -PROPOSITURA (1a domenica del mese) -ANGHIARI: Chiesa della Croce

... E DI MONTERCHI

alle ore 20

Ore 8,45 Ore 9,30

Primo venerdì del mese al Carmine

San Michele Arc.lo a Padonchia S. Maria della Pace Le Ville

Ore 10,00 CHIESA della Madonna Bella Pocaia Ore 11,15 San Simeone profeta a Monterchi Ore 17 (ore 18 estivo) San Simeone a Monterchi Ultima domenica del mese chiesa di San Michele Arc.lo a Pianezze ore 16 (ore 17 estivo).

MESSE PREFESTIVE: Ore 16 (0re 17 estivo) Tavernelle Ore 16,00 (ore 18 estivo) Arcipretura Monterchi Ore 17,00 Madonna Bella a Pocaia Ore 18,00 Propositura Anghiari

Ogni primo venerdì del mese, al Santuario del Carmine, S. Messa con adorazione alle ore 21.

Estate 2009

GREST Anche quest’anno ci sarà la proposta del Grest, come sempre in tre periodi dell’estate. Appena definite le date saranno esposti gli avvisi. Per ulteriori informazioni rivolgersi in Parrocchia. 5


IL PALTERRE*: dove gli Anghiaresi parlano di Anghiari, e non solo

* Queste pagine possono essere lette dagli anghiaresi senza particolari prescrizioni. Per gli altri si consiglia moderazione.

Anghiari in scadenza

Auguri Laura

Sara C. disegnò

di Sergio Lombardi

Lo scorso 23 aprile, presso l’Università degli studi di Firenze, facoltà di economia, corso di laurea di Economia e gestione dei servizi turistici, si è laureata Laura Giuliattini. Il titolo della tesi discussa è “Organizzazione degli Eventi di Rievocazione Storica: il caso Giostra del Saracino”. È stata relatrice la professoressa Lucia Varra. Alla neo dottoressa, che con la sua famiglia abita nella ridente località di “Molin Bianco”, giungano le felicitazioni degli amici di Tavernelle e di Anghiari, in particolare dei giovani dell’oratorio.

Questa non vuole essere una polemica astratta ma si tratta di una presa di coscienza della realtà che ci circonda. A volte il “Palazzo” anziché essere al servizio dei cittadini ne limita il senso del quieto vivere e funziona da deterrente limitante per ogni iniziativa di carattere privato. Purtroppo vengono fatte scelte che poi si rivelano aleatorie e prive di costruttività ma quello che è grave è che trattandosi di soldi pubblici nessuno ne risponde in prima persona. Per non fare i soliti bla, bla vorrei partire da un esempio che molti automobilisti conoscono (soprattutto gli ammortizzatori delle loro auto). La E45 è una strada molto utile, terminata dopo anni e anni di lavori. Ed ora, a distanza di pochi anni, molti tratti sono pieni di buche così che a volte è impossibile transitare alla velocità normale. Ma io penso che lì ci deve essere una ben precisa responsabilità di chi non ha eseguito bene il lavoro e di chi non ha poi controllato. Anche dalle nostri parti si vedono eseguire lavori, sempre utili, ma poi si vede come in poco tempo vengano fuori dei difetti che nessuno contesta agli esecutori dell’opera per la quale hanno preso dei soldi buoni. Spesso si pensa a cose che abbiano dell’apparenza e non si pensa alla costruttività reale. E allora, prima che Anghiari vada in scadenza (come lo yogurt), riusciremo anche noi ad organizzarci affinché i nostri soldi vengano spesi, certamente scegliendo fra le cose da fare, ma vengano spesi bene? Voglio poi ricordare che i diritti dei cittadini sono diritti e non favori, come a volte sembra essere, e sappiamo benissimo che c’è gente che ogni giorno è pagata per dare vita al rispetto di tali regole.

Saluti graditi Attraverso questo giornale vorrei ringraziare di vero cuore tutti quelli che saputami ammalata mi hanno sempre sostenuta inviandomi calorosi e numerosi saluti. Grazie. Il Signore ve ne renderà merito. Gabriella Galli

Vania si è laureata Il giorno 4 maggio 2009 Vania Piomboni si è laureata presso l’Università degli Studi di Firenze, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di laurea in Lingue e Letterature straniere. Ha discusso la tesi dal titolo: “La Festa di Mezz’Autunno in Cina: miti, leggende, costumi e curiosità di una tradizione millenaria” ottenendo la bellissima e massima valutazione di 110 su 110. Relatrice è stata la professoressa Ester Bianchi. Correlatrice la professoressa Ikuko Sagiyama. A Vania, dimorante nella zona della Giardinella, i migliori auguri dai familiari, dai parenti e amici più cari.

Il saluto di Armando “E con questo, me ne vèdo!” Oppure: “Io so’ ito via!” Con questo saluto scherzoso Armando dei “Prati” (Renicci) si accomiatava dagli amici, avviandosi lentamente verso casa, dopo la consueta visita e la chiacchierata sulle notizie di attualità sentite al telegiornale. Sì, perché Armando ci teneva ad essere aggiornato, era attento a quanto accadeva nel mondo. Si interessava a molte cose, amava la musica, le belle canzoni e la poesia; era dotato di sensibilità, spirito critico e arguzia. La vita non gli ha risparmiato certo fatiche e sofferenze, come a tutti; tuttavia, si è sempre mantenuto coraggioso e ottimista. Ma, soprattutto, ha saputo ben coltivare non solo la terra dei suoi campi, ma anche gli affetti, sia della sua cara famiglia, che dei parenti e degli amici, a cui non mancava periodicamente di far visita. E poi, lasciandoli, li salutava così, con quelle parole che, pur interrompendo momentaneamente il colloquio, facevano sottintendere che presto sarebbe tornato. Ora, caro Armando, “Se’ ito via per davero!” E ce ne dispiace. Con lo stesso garbo di sempre, hai lasciato i Prati, i Renicci, la Motina. Ma resti nei cuori di tutti noi, che speriamo di poterti un giorno ritrovare, con la tua cordiale simpatia, su altri Prati Celesti. D.B.

Lettori remoti Dai nostri lettori navigatori abbiamo ricevuto, perché richiesto, il parere sulla versione digitale a colori del n. 2 del nostro giornale. Ecco il commento di Teresa dal Portogallo e Giampaolo e Orlando da Anghiari: La versione a colori può essere meglio ma può snaturare il giornale stesso [stiamo anche cercando, intanto, di aumentare i disegni diminuendo le foto N.d.R.]. E come la mettiamo con la foto della processione senza Palmiro e la sua croce? Ricordiamo che la versione digitale del giornale è inserita nel sito della parrocchia. Potete visitare tale sito ed iscrivervi alle newsletter. Ci sono poi numerose foto della vita della parrocchia che potrete scaricare liberamente. Vi aspettiamo numerosi.

www.parrocchiadianghiari.it 6


...il Palterre ovvero Ridendo castigat mores

Auguri a Lorenzo

Garibaldi

Il giorno 25 febbraio 2009 Lorenzo Bellanti si è laureata presso l’Università degli Studi di Perugia, Facoltà di Scienze Politiche, discutendo la tesi: “Movimento New Global” ottenendo l’invidiabile votazione di 110 e lode. Relatore è stato il Prof. Roberto Segatori. Al neo-Dottore gli auguri dei genitori, del fratello Francesco, degli amici e della nonna Maria che abita a San Leo. La famiglia Bellanti ha abitato a San Leo per 13 anni ed ora si è trasferita a Sansepolcro.

Il giorno 29 aprile, durante la trasmissione “L’eredità”, in onda tutte le sere su Rai1, il conduttore Carlo Conti ha letto la seguenti domanda: In tutti i Comuni d’Italia la statua di Garibaldi indica Roma. In un solo Comune tale statua è stata montata al rovescio ed infatti non indica Roma. Come si chiama tale Comune? Così ho saputo che Anghiari è conosciuto non solo per la famosa Battaglia ma anche per la statua di Garibaldi montata al contrario. (B.E.)

Un giardino, una data di Clèto

Acqua, dono di Dio Con una semplice ma significativa cerimonia si è provveduto ad inaugurare il nuovo giardino-parco giochi della zona della Stazione ed adiacente al Nido e, fra non molto, anche alla Scuola materna di Anghiari. Uno spazio verde aperto quindi alla popolazione della zona ed ai piccoli rampolli nei loro momenti di svago. Anche la data ci auguriamo sia segno di buon auspicio: è coincisa con l’anniversario della fondazione di Roma. Il tutto infatti è successo martedì 21 aprile 2009. Doveroso il ringraziamento alle donne della cucina che hanno allietato bimbi e adulti presenti con dolci e pizzette.

di Maria Raffaelli

Provvido dono del Supremo all’uomo, sgorga alla sorgente cristallina e pura, fonte stupefacente di divina natura, sotterranea radice di vita che a scaturire va per mille universi. Maestosa esistenza onnipotenza ed opera del Creato, eletto elemento che riflette l’Immenso. Acqua di benedizione per la terra, fonte di purificazione per l’uomo, acqua del divino perdono da sempre sorgente e radice di vita.

Auguri ad Elena Il giorno 20 aprile 2009 Elena Bottoni si è laureata presso l’Università degli Studi di Siena, sede di Arezzo, Corso di Laurea Magistrale “Letteratura d’Italia e d’Europa” discutendo la tesi dal titolo: “La novellistica di Federico de Roberto e la forma breve in Europa tra Otto e Novecento”. Ha ottenuto la lusinghiera votazione di 110 e lode. Relatore è stato il Professor Pierluigi Tellini. Controrelatore il professor Niccolò Scaffai. Ad Elena, abitante in località Brischioni di Pianettole da dove sovrasta la valle della Cestola, gli auguri degli amici e dei familiari ai quali si aggiungono quelli della Redazione.

A don Marco Salvi,

La vignetta di Scacciapensieri:

Un futuro assicurato!

quando oggi ho aperto la buca della posta e ho visto il libro e ho letto il foglio che l’accompagna, il mio cuore ha gioito. È la prima volta dopo quasi due anni per me molto tristi e bui, perché ho perso Gino, il mio amico e compagno per quasi 65 anni di matrimonio. Era tutto per me, eravamo fatto l’uno per l’altra e la perdita, anche se giusta, ha cambiato la mia vita. Scusi questo sfogo e la ringrazio infinitamente per il dono che mi ha fatto che leggerò piano piano perché la mia vista è troppo diminuita dopo la mia malattia, ma sono sicura che mi arricchirò di tante notizie sconosciute a me anghiarese. Caro Don Marco, mi scusi se lo chiamo così, ma lo ammiro per le belle iniziative che ha avuto e avrà e che apprezzo. Grazie ancora di cuore la sua parrocchiana Eva Giabbanelli Anghiari, 16 aprile 2009

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LE NOSTRE CHIESE NELLA STORIA E NELL’ARTE di don Quinto Giorgini

La chiesa di San Bartolomeo Apostolo a Tortigliano

del coro della cattedrale. Il reddito annuale della parrocchia consisteva in 90 staia di grano, unitamente al beneficio di S. Pietro “de Succognano” (=Urliano?). Il rettore doveva però versare “tre libbre” ai patroni capitani di parte, pagare la tassa dello Studio e le decime. Non essendoci la canonica, don Giacomo risiedeva continuamente al Borgo e mediante un cappellano serviva la chiesa, facendovi celebrare la S. Messa in alterne domeniche. Non veniva conservata l’Eucarestia, che si celebrava quando occorreva per recarla con il calice agli infermi. Naturalmente il Visitatore comanda che in futuro sia acquistata un’apposita teca per portare la Santa Comunione sotto un apposito ombrello eucaristico al lume di una lanterna e al suono del campanello, previo “signum dari campanae” per avvertire il popolo. Comanda inoltre di provvedere anche una pisside, con coppa almeno di rame, dorata dentro e fuori, grande da contenere tante particole quante sufficienti per comunicare i circa 120 fedeli ammessi alla Comunione pasquale. Prescrive poi di provvedere un libro con i nominativi di coloro che ogni anno non soddisfacevano il precetto pasquale e che i matrimoni siano pubblicati e celebrati in Chiesa e poi registrati in un apposito libro. Tutto bene circa il vasetto dell’olio santo e il modo di amministrarlo ai malati. Sull’unico altare di pietra il visitatore osserva un’icona indecorosa ed

Questo villaggio formato da una decina di belle case in pietra ristrutturate e dalla sua piccola chiesa, è situato a circa 400 m, su di una verde e panoramica collina in comune d’Anghiari e nella valle del Sovara. Il suo nome deriva dall’omonimo rio che scorre vicino. Dista dal capoluogo circa 8 km. La chiesa di Tortigliano (o Tursigliano) esisteva già nel 1268, quando fu riconosciuta obbligata a versare il consueto censo al Vescovado di Città di Castello. Nel Decimario del 1349 è detta “Ecclesia S. Bartolomei de Cutiliano” (da non confondersi però con la vicina chiesa di Catigliano, che invece è dedicata a S. Andrea) e viene tassata per “Lib. X e soldi X”. Non abbiamo altre notizie sino al 1566, quando era ormai entrata a far parte della nuova Diocesi di Sansepolcro insieme all’intera Pievania di Sovara. In occasione della visita in suddetta data, si registra che la facciata della chiesa minacciava di rovinare e sotto il pavimento non vi erano gli appositi sepolcri, per cui vi si scavavano le fosse per seppellire i morti come in un cimitero. Due anni dopo vi troviamo rettore don Pietro Pasqui, chierico del Borgo S. Sepolcro. Il sacro edificio apparteneva allora ai capitani di Parte guelfa di Firenze. L’8 luglio 1583 la chiesa “parrocchiale” di S. Bartolomeo a “Topigliano” (= Tortigliano). È stata visitata, come quasi tutte le altre, dal visitatore apostolico mons. A. Peruzzi che vi trova rettore don Giacomo Cresci del Borgo, che era anche maestro

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Le nostre chiese... di 71 anni il 15 gennaio 1944. Lo sostituì come economo spirituale don Adelmo Catacchini nell’attesa del nuovo parroco don Gaetano Bernardi, che servì questa chiesa per circa un decennio e ne fu l’ultimo parroco residente. Alla sua morte viene data in economia al parroco di Catigliano don Giuseppe Fontana, che ne riceve le consegne il 5 luglio 1962. Nell’inventario da lui sottoscritto insieme al pievano di Sovara, leggiamo che oltre a tutti i prescritti paramenti sacri vi erano: un calice di ottone con coppa d’argento, un ostensorio in ottone argentato, un reliquiario in legno in stile barocco con reliquia, 2 incensieri in ottone, una navicella, 12 candelieri per altare in legno dorato, un ciborio in legno ed uno in marmo, un secchiello per acqua santa e due campanelli di bronzo. Il beneficio consisteva in circa 10 ettari ed inoltre nel podere detto “Serulle” vi erano due case coloniche fatte costruire da don Baronio. Passiamo a descrivere l’attuale stato della chiesa, dedicata come abbiamo detto all’apostolo san Bartolomeo, nato a Cana di Galilea e festeggiato come martire il 24 agosto. È di forma rettangolare, orientata, di modeste dimensioni (all’esterno circa m 6x10), le mura sono in pietra antica, la facciata, sopra il portale, presenta un occhio sovrastato da una finestra rettangolare murata. Sul culmine è impostato un piccolo campanile a vela con una sola campana. Al lato sinistro di chi guarda la chiesa, c’è la sacrestia e dietro l’abside c’è la canonica la quale presenta tre ingressi al pianterreno e tre finestroni al secondo piano, i quali si aprono su di un lungo balcone. L’edificio è in condizioni precarie ma meriterebbe di essere restaurato ed abitato. In esso è stata incorporata la parte esterna dell’abside che appare nella sua forma antica solo all’interno della chiesa, che custodisce un unico altare rivolto al popolo e due grandi tele raffiguranti santi qui venerati. Il soffitto è stato rifatto purtroppo con travi di cemento. La luce entra ad illuminarla, oltre che dalla finestra circolare sulla facciata, anche da altre due piccole finestrelle rettangolari posizionate sulla parete sud. Questa chiesa non è più parrocchiale, essendo stata unita nel 1986 a quella di S. Andrea a Catigliano, servita attualmente dal parroco don Mario Montini.

ordina di provvedere alla Croce, ai candelieri e allo sgabello, mentre i paramenti riposti in chiesa, dentro un armadio, sono sufficienti ed abbastanza decenti. L’edificio sacro risultava in discreto stato, anche se bisognoso di intonacatura e di imbiancatura. Nel pavimento c’erano ora alcuni loculi per le sepolture, ma due non erano provvisti di coperchio di pietra, quindi ordina di provvederli oppure di ricoprirli di terra, proibendovi in essi le sepolture. Il rettore infine presenta al visitatore le lettere di nomina emanate dall’Ordinario, le quali risultavano in regola. Nella visita del 1593, don Vincenzo Bagelli era rettore della chiesa di Tortigliano a cui erano state annesse da diversi anni, oltre quella di S. Pietro di Succignano, anche quella di S. Rufilio o Ruffino di Caciari. Infatti il frutto dei rispettivi benefici consisteva in 35 sestari di grano e 15 di castagne. La chiesa di S. Ruffino nel 1726 verrà ridotta a “chiesa semplice” ed unita a quella di Toppole per essere poi interdetta nel 1766. Nella visita del 1639 rettore di S. Bartolomeo a Tortigliano era don Rodolfo Gherardi, dal Borgo S. Sepolcro, il quale afferma che la sua parrocchia, con quella di S. Ruffino, aveva una popolazione di 260 anime. Dieci anni dopo vi si celebrava la S. Messa alternativamente una domenica per parrocchia e il reddito era valutato circa 40 scudi. C’era una sola campana sul campanile a vela. Nel 1747 in questa chiesa vi era, oltre l’altar maggiore, un altro laterale dedicato alla Madonna del Belvedere, di cui era rettore e compatrono don Giovanni Olivi. Nella visita del 1750 è ricordata anche la presenza della casa canonica. Il 4 agosto 1831, il parroco di Tortigliano, don Michele Nanni fu sospeso “a divinis” perché non risiedeva in parrocchia. Nel 1880 fu nominato parroco di Tortigliano di regio patronato dal re Umberto I, don Valentino Ulivi. La parrocchia contava 120 persone, suddivise in 21 famiglie. Don Valentino morì il 14 settembre del 1914 e gli successe, in data 15 aprile 1919, don Giuseppe Baronio, nato a Roncofreddo di Forlì nel 1883. Nel frattempo la parrocchia era stata servita dagli economi spirituali don Zefferino Rossi e don Domenico Lazzeroni. Nella visita del 1935 Tortigliano contava circa 150 persone. Dal 1935 al 1938 vi troviamo parroco il giovane don Gerico Babini, il quale in data 5 novembre di quest’ultimo anno viene autorizzato dall’Ordinario ad acquistare “con mezzi propri, a favore del Beneficio di Tortigliano, il fabbricato colonico di proprietà di don Giuseppe Baronio, stimato lire 11.183,70 nella perizia dell’ing. Gabrielli”. Dal 1940 al 1944 resse la parrocchia il canonico don Carlo Seves, il quale morì all’età

Nell’altra pagina: La facciata della chiesa di Tortigliano con il campanile a vela in facciata. Qui sopra dall’alto: Veduta del colle di Tortigliano e della facciata della chiesa tratte dal libro di don Ercole Agnoletti: Viaggio per le Valli Altotiberine Toscane, 1979.

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cronache dai Renicci

Angolo della Missione

VITA DA CHÈNI

a cura di Franco Cristini

a cura del cane Pippo

L’umanità dimenticata

Udore de chèpra

Non so voi, ma io quando esco di casa ed incontro le persone, le più disparate, dai conoscenti, agli amici, agli sconosciuti, quando per caso in viaggio mi trovo in qualche stazione in cui transitano viaggiatori di svariate lingue, culture, religioni e colore della pelle, quando mi trovo di fronte a questi fratelli chi sorridente e felice, chi cupo e sofferente, chi addirittura in cerca di aiuto, faccio fatica a non sentirmi interrogato da questa umanità che incontro. Spesso ho la sensazione di essere come quel levita o quel sacerdote che passando accanto a quel povero diavolo, malmenato e ferito, si spostano dall’altra parte della strada, soprattutto se penso come viene considerato l’essere umano nella società moderna. Si disquisisce tra chi conta o chi è solo di impaccio, tra chi ti è simpatico o chi invece non vorresti incontrare e tanto meno salutare, tra chi può aiutarti per la sua posizione sociale e tra chi invece non ha alcuna possibilità di farlo. Tra chi, in poche parole, è dentro o fuori da questa strana società. Peggio ancora: si cerca di stabilire persone che hanno diritti ed altre ai quali non sono riconosciuti. Interoghiamoci allora sui doveri che ogni cristiano ha verso Dio e verso il prossimo. Diceva un antico profeta (Michea): Con che cosa mi presenterò davanti al Signore? I contemporanei del profeta si esercitavano a stabilire, stilare un lungo elenco di pratiche possibili, pratiche che si compendiavano nel nome di “sacrificio”. Non è giusto quindi presentarsi a Dio a mani vuote; ma Dio ha veramente bisogno che ci presentiamo con qualche cosa in mano? E se sì, cosa e dove? L’antico profeta aveva in ogni caso le idee molto chiare: “Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, curare la bontà (amare)” Del resto Gesù ribadisce nel Vangelo “Misericordia io voglio e non sacrifici.” Nell’impressionante scenario del giudizio finale non sono richieste grandi opere e sacrifici vari bensì solo l’attenzione, la premura, la solidarietà verso i piccoli; accogliere, rivestire, sfamare, essere caritatevoli, amare, sono queste le attività che esprimono l’attenzione verso coloro che sono nel bisogno. La grande novità in questa scena è che Chi parla s’identifica con quei piccoli, con quella umanità che noi releghiamo ai margini della vita; è Gesù stesso che si identifica con loro. Ed allora tutto ciò è un invito a smarcarsi da chi coltiva progetti egoistici isolandosi dalla comunità, dimenticandosi dell’umanità incontrata quotidianamente.

Era diversi giorni che mangèo poco e m’èro abacchito: vorrebbe vede’ voialtri! Era ‘l periodo dei corteggiamenti e tutte le notte me passèa ‘ntorno al ricinto ‘na sfilza de cheni randagi, sett’otto brindelloni, che gironzolevono a cerchè chissà che… e io sempre lì, chiuso, a merlère! Alora el mi’ padrone (si cusì se pol chiamere uno che ‘n comanda gnente!) se n’acorse e dicise de damme ‘n’ora de libera uscita. Ma lu’, ch’ha fatto el soldèto, el dovarebbe sapere che chi è sempre rinchiuso, si lu sciogli n’apprufitta: si gni dè ‘na mèna, te piglia el braccio. “Oggi se fa na bella giratina, te porto sopra el Puggiolo, ‘ndu ‘n c’è i pericoli e te sfoghi! Fatte ‘na bella galoppèta, ma… ‘n te sparire cum’al solito, me raccomando!” me disse. Io, che quel che me fa commodo el capisco, gni dette ‘n leccone che gni ‘mbavicchiette da la bazza a l’urecchia e pu’… salti pe’ l’aria da la contentezza!!! Se varcò su da Miccèno, Campalla, Turrino, el Puggiolo e più ‘n su …’nducche c’è qui’ bei campi d’ulivi che rasenton la macchia de querce. E lì me sciolse, cu’ le solite raccomandazioni: ma chi l’ascoltèa? M’arbullìa ‘l sangue: dette du’ rasponi, n’anusèta ‘n qua e una ‘n là, cume ‘n toro… e subbito prese la passèta del salvetico: udore de chèpra! Sì, el so che le chèpre (voialtri gni dicete “caprioli”) ‘n se devon caccère, ma… fuggigni ghietro se podarà, no? E io gni fuggì, anzi, gni volette ghietro! E putupum… e salta, e stolza e ‘ntrampola… ‘gni tanto me sparìa; alora io me blocchèo, arsintìo l’udore e squizzèo via cume ‘n razzo. E ‘l sito de la chèpra s’aramestèa cun quel’altri (che per noi cheni entrère ‘ntu la macchia è cume per voialtri andere ‘nsur ‘na cucina del meglio ristorante); io l’udori l’arcunuscìo tutti: lepre, scuriattolo, cignale, fagiano… E frullèo ‘n tutte le direzioni! Ero sempre più agitèto, cunfuso, cume brieco. E ‘ntanto se facìa buio e pensèo al mi’ Pelo che m’aspettèa… ‘gni tanto me parìa de sintì’ ‘na vucina lonteeena, cume fusse ‘n sommio, cume si vinisse da ‘n’antro mondo:”…ippooooo!!! E a ‘n tratto me parse, ma ‘n so’ sicuro, de sintire quel fischino ch’adopra per chiamamme. Ma oramai era notte, m’ero alontanèto troppo, ‘n sapìo più manco più ‘ndu ero. Stracco, pien de graffi, gira, arfrulla, arprova… me ‘nfrenèo ‘n tu le spinicce, cadìo drent’ai fossi... e pu’… m’artrovèo sempre al solito punto: ‘n cima a ‘n greppo da ‘ndu se vidìa trabalucinere le luci de le chèse. Ma che chèse erino? Sapello!!! Cum’è ita a finire ve l’arconto st’altra volta: ‘gna che squisci ‘n’ucello che me mangia la mi’ sbobbèta!

Pace e bene

Ciao da Pippo

parole dialettali o in disuso

Molenda Una quota di cereale (grano, orzo...) che serviva per pagare la macinatura. Poteva essere ad esempio una coppa per staio (sono due misure di capacità).

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La pagina della Caritas

Alcune riflessioni di una volontaria sulle Case di riposo di Laura di Lauro

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el corso degli anni parlando con la gente della condizione di coloro che assistono in casa i loro cari colpiti da malattie invalidanti e di coloro che viceversa ne affidano la cura al personale di strutture pubbliche o private quali le case di riposo, ascoltavo pareri ovviamente contrastanti e, per quanto mi riguarda, non esprimevo alcuna opinione sulla condizione in cui erano tenuti gli ospiti delle case di riposo perché non ne avevo conoscenza diretta. Sapevo però dell’esistenza in altri paesi quali la Francia o la Svizzera, ad esempio, di residenze, private o non, per pazienti disabili, dove gli stessi erano assistiti ed accuditi con grande professionalità. Di ciò non osavo far parola nel corso di quelle conversazioni che avevano per argomento le case di riposo nel nostro paese, perché coglievo quasi sempre una marcata diffidenza per questo tipo di strutture per disabili o persone non più autosufficienti, quasi che ognuno temesse per sé in un futuro più o meno lontano questo destino. E sentivo definire con palese distacco quelle che genericamente e comunemente sono conosciute come “case di riposo”, con il temine “ricovero” o, peggio, “ospizio”. Consultai allora un dizionario delle lingua italiana per cercare il significato delle parole “ospizio” e lessi “Istituto dove, per carità, sono ricoverati i poveri, i vecchi, gli orfani. Altrimenti detto ricovero”. Due parole, “ospizio” e “ricovero”, che evocavano e purtroppo evocano ancora immagini di abbandono e di sofferenza, a giudicare da quanto purtroppo i mezzi di informazione ancora oggi ci mostrano in taluni sciagurati casi: luoghi in cui gli anziani ospiti di “ricoveri” dei nostri giorni vengono non curati, non assistiti, abbandonati a sé stessi, svuotati della loro identità, mortificati nella loro dignità, lasciati soffrire… Ma esistono altri luoghi il cui senso e la cui finalità sono contenuti nella loro definizione: “case di riposo” appunto, o “residenze protette”, o “residenze sanitarie assistite”. E tali devono essere: luoghi concepiti e strutturati, ove possibile, per la loro funzione, dove la vita possa continuare ad essere vita, non preludio alla fine dei giorni, dove la residua integrità fisica e mentale degli ospiti sia realmente “protetta”, dove gli operatori che vi lavorano siano consapevoli che la loro opera ha un grande valore perché esige una speciale sensibilità. Ma tutti noi, comunità civile, fatta di uomini e donne che hanno vissuto o potrebbero in futuro vivere l’esperienza di dover affrontare la malattia invalidante di un parente, spesso assistere impotenti alla terribile metamorfosi che viene operata nella mente di persone le più importanti, le più care della nostra vita da malattie che cancellano la loro memoria e i loro sentimenti, e possono sconvolgere anche la vita e l’equilibrio dei familiari che sono loro accanto. Ho personalmente vissuto questa esperienza come figlia che ha assistito nel corso degli anni al graduale declino di una splendida mamma che, prima molto lentamente, poi negli ultimi anni con una spaventosa progressione, una malattia degenerativa ha profondamente trasformato, nel corpo e nella

mente. Tuttavia vivere una simile esperienza aiuta anche a riconsiderare il proprio ruolo nella vita sociale, ad avvicinare ad un mondo, quello del volontariato, che offre il destro per fare qualcosa che allevii anche in piccolissima misura il disagio fisico e mentale di altri. E quando stringiamo tra le nostre mani quelle di un anziano che dalla sua sedia a rotelle ci guarda con una dolcezza infinita e vediamo una piccola luce nei suoi occhi accendersi quando gli parliamo, sentiamo di aver trasmesso in quell’attimo un piccolissimo soffio di vita ed aver ricevuto in cambio molto, molto di più, anche da coloro che non sono più in grado di comunicare nemmeno con un sorriso o addirittura da coloro in cui la malattia si esprime abitualmente attraverso atteggiamenti aggressivi. Piccoli gesti d’affetto, parole pronunciate con dolcezza, espressioni della comunicazione come piccoli giochi, canzoni ed altro arrivano comunque al cuore degli anziani ospiti delle “case di riposo”, quale che sia la loro condizione mentale. O comunque dobbiamo crederci ed adoperarci perché ciò sia possibile. E per crederci dobbiamo anche sgombrare la mente da qualche preconcetto sul significato delle parole, perché una moderna “casa di riposo” non è un “ricovero”. È e deve essere altro rispetto all’immagine logora del passato e soprattutto non deve essere ciò che molti, per ignoranza o precostituita e sterile convinzione, vogliono continuare a credere che sia. E i volontari possono avere, a mio giudizio, anche la funzione di incoraggiare la diffusione di una nuova immagine della casa di riposo, affiancando o supportando, ognuno con le proprie capacità ed attitudini, il lavoro degli operatori professionali che prestano la loro opera all’interno delle case di riposo, talvolta presenti in numero non sufficiente a coprire le necessità. Coloro che possono, dispongano di una anche piccola parte del loro tempo libero per viverlo accanto agli ospiti di una casa di riposo. Saranno ampiamente ripagati, se sapranno cogliere il valore di un sorriso o di un’emozione.

Fotografia riproducente la Convivenza dell’Istituto di Beneficenza “Martini” Ricovero di Mendicità di Anghiari, ancora all’epoca della sua prima residenza di Palazzo ex Corsi (circa gli inizi del 900).

A chiunque voglia unirsi la Caritas Parrocchiale di Anghiari ricorda che essa svolge la propria opera di compagnia agli ospiti delle case di riposo nei seguenti orari. Residenza protetta: dalle ore 16 alle ore 18 - La Ripa: dalle ore 17,30 alle ore 19.

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Fotocronaca Miniritiro al Cenacolo Lo scorso sabato 21 marzo c’è stato il “miniritiro” dei chierichetti. Una mezza giornata di riflessione, preghiera e giochi a cui hanno partecipato i ragazzi che svolgono il servizio all’Altare provenienti da tutte le nostre parrocchie: Anghiari, Tavernelle, Micciano, San Leo, Carmine e Ponte alla Piera. Un ritrovo speciale, impreziosito anche dalla presenza dei parroci. La giornata è stata aperta da un tè di benvenuto a cui è seguita una riflessione animata e guidata da Suor Astrid che ha coinvolto tutti i ragazzi. Poi c’è stato il momento del gioco e gli animatori dei chierichetti (Nicola, Jacopo, Samuele e Stefano) hanno preparato delle sfide di bravura e conoscenza in tema all’essere chierichetto. Poi il cuore della giornata con la preghiera, guidata da don Marco, e a cui tutti i ragazzi presenti hanno partecipato con la propria veste. Nell’occasione è stato consegnato a ciascuno il “Padre nostro” con l’impegno di recitarlo tutti i giorni, anche da soli. La giornata si è conclusa con la cena nel refettorio delle suore e poi i foto Emmedipì ragazzi sono rientrati a casa, promettendosi di ritornare il prossimo anno.

Croci nei campi di Emmedipì

Fanno la loro comparsa nei campi il 3 di maggio di ogni anno prima che sorga il sole. Sono il segno della fede degli agricoltori nell’affidarsi a Dio per il loro lavoro. Chi ripete questo gesto, magari lo fa perché lo faceva suo padre o suo nonno, io penso che in fondo accetta con gioia ciò che la terra gli può dare e che servirà alla sua famiglia. Chi ha smesso di ripetere questo gesto (in genere si tratta di campi a coltivazione industriale od intensiva) ha perso il contatto con la terra e quell’agricoltore vede la coltivazione della terra solo come un modo per ottenere un certo profitto.

L’Oratorio per l’Abruzzo dai ragazzi dell’Oratorio

Nei giorni in cui ad Anghiari c’era la Mostra dell’Artigianato, abbiamo deciso con la Laura e la Linda, di rimboccarci le maniche e fare qualcosa di concreto per aiutare i terremotati dell’Abruzzo. L’idea era di allestire una pesca di beneficenza. I giorni precedenti sono stati davvero impegnativi: cercare i premi, organizzare la pesca... ma alla fine la nostra iniziativa è riuscita bene. Siamo stati in piazza sia il 25 di aprile che il 1° maggio, e tanta gente ha affollato il nostro banco. Alla fine abbiamo raccolto oltre 900 euro che abbiamo simbolicamnte consegnato a don Marco per le popolazioni colpite dal purtroppo famoso terremoto.

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NOTE DALLA MISERICORDIA

a cura di Massimo Redenti

Le offerte per la Misericordia

I nuovi iscritti al 30 aprile 2009

Anonima (A.M.) in memoria di Piccini Mario 20 Anonima (M.M.) 100 Anonimo 150 Baracchi Alberto e Monini Graziella 5 Batani Alba in memoria di Monteneri Giuseppina 15 Bellucci Settimia - i familiari alla memoria 230 Berlicchi Franco 5 Boschi Giuseppa 10 Cardinali Giuseppa - i familiari alla memoria 205 Chiarini Ida 30 Comanducci Santi 50 Del Pia Domitilla 10 Del Pia Tersilia Minelli in memoria dei propri cari defunti 100 Dragoni Mirella in memoria di Giorni Verdiana 15 Fastacchini Vally in memoria dei cari defunti 50 Franchi Alfio 5 Guidelli Ugo 5 Innocenti Franca 15 Lai Pietro Battista - i familiari alla memoria 418 Martini Malvina in memoria di Giovanni Ricci 20 Meazzini Giustino - i familiari alla memoria 50 Meozzi - le sorelle in memoria dei propri defunti 30 Milli Elda - i familiari alla memoria 420 Nardi Tiziana 30 Panichi Paolina - i familiari alla memoria 305 Poderini Dario - i familiari alla memoria 238 Polverini Lia - i cugini Polverini alla memoria 100 Polverini Lia - i familiari alla memoria 425 Raffaelli Benito in memoria di Raffaelli Edda 20 Raffaelli Benito in memoria di Raffaelli Guido 20 Ricci Giovanni - i familiari alla memoria 760 Roberta R. in memoria di Panichi Paolina 10 Roberta R. in memoria di Roberto G. 50 Rossi Rosa - i familiari alla memoria 510 Santi Assunto 10 Selvi Olga - la famiglia Crociani alla memoria 635 Tizzi Fiorenzo - Donati Sarti Giuseppina, Luciana e Alessandra alla memoria 30 Tizzi Fiorenzo - Francesco e Daniela Nardi alla memoria 50 Tizzi Fiorenzo - i familiari alla memoria 150 Tortori e Giovagnoli 50

Antonelli Fabrizio Bruttini Emanuele Bruttini Luigi Bruttini Simone Campanelli Lucia Carboni Antonio Chini Stefania Del Pia Domitilla Franchi Alfio Giovagnini Elisabetta Innocenti Franca Tricca Renata A tutti loro il nostro più fraterno ringraziamento

Il 5 per mille alla tua Misericordia? I modelli per la dichiarazione dei redditi CUD, 730 e UNICO contengono uno spazio dedicato al cinque per mille, in cui puoi firmare ed indicare il codice fiscale della Misericordia di Anghiari nella sezione relativa al “sostegno del volontariato, delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale…” Ecco il numero da inserire:

82000890515

Che Dio ve ne renda merito!

Domenica 21 giugno 2009

Festa della famiglia a Tavernelle Vi aspettiamo al Centro parrocchiale di Tavernelle Nel pomeriggio giochi e intrattenimenti per tutti nel prato della chiesa Vi aspettiamo! 13


Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres” Anghiari sito internet: www.fratresanghiari.it

e.mail: info@fratresanghiari.it

PORTA UN AMICO A… DONARE!!! Promossa dal Gruppo Donatori di Sangue Fratres e dalla Confraternita di Misericordia anghiaresi, in collaborazione con le scuole del paese e con il Patrocinio della locale Amministrazione Comunale, è in pieno svolgimento una importante manifestazione dal titolo “Il Volontariato Sociale incontra la Scuola”. Questa l’articolazione della iniziativa: incontri con le classi partecipanti presso la sede sociale di via Matteotti, al fine di illustrare agli studenti l’organizzazione e le finalità delle due associazioni di volontariato, attraverso anche la proiezione di audiovisivi sulla donazione del sangue e la visita ai mezzi di soccorso in dotazione alla Confraternita; concorso dal titolo “Porta un amico a… donare ! ”, che vedrà premiate, con materiale didattico vario, le prime tre classi partecipanti che si saranno impegnate di più nel trovare nuovi donatori di sangue o volontari attivi del soccorso tra familiari, parenti, amici e conoscenti…; giornata finale con tutti gli alunni partecipanti, da effettuarsi in orario scolastico e prima del termine delle attività didattiche nella piazza principale del paese, animata da momenti di festa e di intrattenimento, con simulazione pratica da parte dei nostri volontari di un intervento di pronto soccorso e premiazione delle classi vincitrici il concorso. Unico l’obiettivo: contribuire a sensibilizzare le nuove generazioni agli importanti temi della solidarietà umana e del volontariato. Centinaia gli alunni che, accompagnati dai propri insegnanti, vengono accolti in questi giorni dai responsabili delle due associazioni, nei locali della propria sede sociale, a testimonianza dell’alto livello di adesione che la manifestazione ha conseguito. Al termine degli incontri vengono consegnati loro opuscoli informativi e moduli di adesione, unitamente ad una lettera per i propri genitori. È questa la quarta volta che negli ultimi dieci anni i Donatori di Sangue Fratres, la Confraternita di Misericordia ed il mondo della scuola anghiaresi collaborano insieme per trasmettere ai propri ragazzi i fondamentali valori umani e cristiani di generosità ed altruismo, insieme ad una corretta informazione sulle tematiche che quotidianamente coinvolgono le due realtà di volontariato, impegnate da sempre a favore di tutti nel campo della donazione del proprio sangue e del pronto soccorso. Per continuare a portare avanti nel tempo queste importanti attività e far fronte così alle quotidiane emergenze, esse hanno costantemente bisogno di nuovi collaboratori, di giovani volontari che si uniscano a quelli esistenti per mettere concretamente e gratuitamente a disposizione dei bisogni degli altri una parte delle proprie capacità e del proprio tempo libero. In Italia mancano ancora circa un milione di unità di sangue all’anno, per cui il servizio sanitario è costretto a ricorrere a forniture internazionali con tutti i rischi che queste comportano. Nella scorsa estate, in Toscana, si è avuta una pericolosa emergenza-sangue per cui negli ospedali della regione si è dovuto soprassedere all’effettuazione di numerosi interventi chirurgici. Sempre maggiori ed impegnative, poi, sono le richieste di collaborazione e di intervento per le varie Confraternite di Misericordia nel campo non solo del pronto soccorso ma anche in quello più vasto dei servizi sanitari e dell’assistenza sociale. Ben vengano, quindi, iniziative come questa attraverso le quali si contribuisce senza dubbio a diffondere nel pae-

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se una sempre più convinta cultura della solidarietà e del dono di sé, sensibilizzando su questi importanti temi le nuove generazioni e, attraverso loro, interrogare le coscienze di tutti sul dovere morale e civile di aiutare e soccorrere il prossimo, nell’ineluttabile momento della malattia e del bisogno. Orteip ‘09

Valdomiro si è laureato Grande gioia e tanta soddisfazione nella grande famiglia del Gruppo Donatori di Sangue Fratres di Anghiari alla notizia che uno dei due giovani adottati a distanza ha terminato, nel gennaio scorso, il corso di Ingegneria Agronomica della Facoltà di Agronomia e Ingegneria Forestale dell’Università Eduardo Mondane di Maputo, nello stato africano del Mozambico. Si tratta di Valdomiro Bertau che, nato il 27 ottobre 1986 a Sococo Quelimane, all’età di dieci anni è entrato a far parte della nostra famiglia, a seguito della doppia adozione a distanza che il gruppo sostiene dal lontano 1996. “Ringrazio per l’appoggio che il Gruppo mi ha offerto per rendere possibile la mia formazione scolastica durante un lungo periodo. Se oggi sono laureato è per l’aiuto offertomi per continuare i miei studi. Auguro un ottimo anno 2009 al Gruppo Fratres e chiedo che continui a sostenere, quanto è possibile, le tante persone bisognose che ci sono nel mondo. Il mio sincero Grazie”. Questo il contenuto della lettera che il neo dottore ci ha inviato dal Mozambico, all’indomani del lodevole traguardo conseguito alla giovane età di ventitre anni, grazie alla incommensurabile forza dell’amore e della generosità. Congratulazioni a Valdomiro da parte di tutti noi, con l’augurio che gli studi intrapresi e la preparazione tecnico professionale raggiunta possano essere messi al servizio della sua gente. A seguito del conseguimento della laurea, termina così questo legame che per tanti anni ci ha unito a Valdomiro. Raccogliendo il suo invito, continueremo comunque a sostenere a distanza la crescita e la formazione di altri giovani, convinti come siamo che anche così e non solo con la donazione del proprio sangue si contribuisce a “difendere la vita”, in qualsiasi parte del mondo si trovi. La presidenza Foto in alto: La sala della Misericordia con una parte degli alunni delle scuole del paese. Sotto: Il giovane Valdomiro, durante la preparazione della tesi di laurea.


...dal Gruppo Fratres

NOMINATI ALTRI DODICI SOCI BENEMERITI Per non dimenticare quanti in passato hanno fatto parte del nostro Gruppo quali donatori di sangue particolarmente attivi e che hanno poi dovuto sospendere questo nobile atto di carità umana e cristiana per raggiunti limiti di età o per problemi di salute, il consiglio direttivo ha proceduto a nominare, in occasione della recente Assemblea Ordinaria e per il secondo anno consecutivo, altri dodici SOCI BENEMERITI. Mediante una semplice cerimonia hanno pertanto ricevuto dalle mani del presidente e degli ospiti presenti l’attestato di nomina i signori: Luconi Ernesto, Marconcini Lucia, Mazzoni Paolo, Pecorari Renèe, Pernici Marco, Piccini Adriano, Polverini Anna, Raffaelli Benito, Romani Romana, Senesi Maria, Taddei Laura, Vellati Vesta. A norma di statuto, i soci benemeriti godono a tutti gli effetti degli stessi diritti dei donatori ancora attivi, ad iniziare da quelli del voto e della possibilità di essere eletti negli organismi di governo del gruppo. Il Consiglio Direttivo

11a FESTA ESTIVA DEL DONATORE 2009

LA POLONIA … sulle orme di Papa Giovanni Paolo II

SABATO 4 e DOMENICA 5 LUGLIO

GITA – PELLEGRINAGGIO Dal 26 Luglio al 01 Agosto 2009 con Autobus Gran Turismo

ANGHIARI : Piazza Baldaccio

Programma Sabato 4: Ore 21.00, Spettacolo di Cabaret con la partecipazione di un famoso comico. DOMENICA 5: Ore 09.30, consueta manifestazione “PREVENZIONE È… VITA” - Controllo Gratuito di Glicemia, Colesterolo e pressione del sangue, in collaborazione con il personale del Distretto Sanitario di Anghiari ed i volontari della locale Confraternita di Misericordia. Ore 17.00: Manifestazioni sportive a cura del Gruppo Ciclistico Fratres e dell’A.S. Pallavolo Valtiberina. Ore 21.00: “ LA CORRIDA, ovvero… dilettanti allo sbaraglio”: Barzellette, canti, balli, esibizioni musicali, con la partecipazione delle associazioni del paese.

INTERVENITE

FAT T I

giorno 1. domenica 26/07/2009: Anghiari – Udine – Bratislava (km.980) - partenza ore 05.00 dal Campo della fiera – pranzo in ristorante a Udine – arrivo in serata a Bratislava: cena e pernottamento in hotel 3***. giorno 2. lunedì 27/07/2009: Bratislava – Cracovia (km. 400) - Prima colazione in hotel; visita guidata di Bratislava in mezza giornata; pranzo in ristorante; partenza per Cracovia nel primo pomeriggio; arrivo in hotel 3*** sup. , cena e pernottamento. giorno 3. martedì 28/07/2009: Cracovia - Visita guidata di Cracovia per l’intera giornata. pasti in ristorante. giorno 4. mercoledì 29/07/2009: Cracovia–Czestochowa; Czestochowa-Wadowice - Prima colazione in hotel; visita santuario di Czestochowa ; pranzo in ristorante; nel pomeriggio visita libera di Wadowice.

N U M E R O S I !!!

giorno 5. giovedì 30/07/2009: Cracovia- Wieliczka – Auschwitz (km. 80) - Prima colazione in hotel; escursione guidata alle miniere di sale; pranzo in ristorante; visita guidata di Auschwitz e Birkenau.

U N R E G A L O: D O N A!

giorno 6. venerdì 31/07/2009: Cracovia-Zakopane-Bratislava (km: 605) - Prima colazione in hotel; visita guidata di Zakopane ;pranzo in ristorante; proseguimento del viaggio per Bratislava; cena e pernottamento in hotel. giorno 7. sabato 01/08/2009: Bratislava – Udine–Anghiari (km. 980) - Prima colazione in hotel partenza per il rientro in Italia; pranzo in ristorante a Udine; rientro ad Anghiari. ISCRIZIONI presso: AGENZIA VIAGGI WASABI, via Mazzini, 5 - Anghiari; sede Misericordia. Telefonicamente ai numeri 3395323663 (Pietro), 3337174434 (Franca), 3381484889 (Fabiano).

Donare sangue è un grande regalo che fa bene agli altri e anche a te!

DIVENTA ANCHE TU UN DONATORE DI SANGUE FRATRES !!

ULTIMI POSTI !!! Il Consiglio Direttivo

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Cinquantesimo di Sacerdozio di Don Romano Don Romano Manfredi, il parroco della Pieve di Sovara lo conoscono in tanti non soltanto nell’Anghiarese e nella Valle del Sovara, ma ovunque nella Diocesi, e anche tanti studenti quanti se ne possono incontrare in molti anni di insegnamento. Ci sono molti motivi per ricordare Don Romano, compresa la sua figura longilinea e l’estrema magrezza, sembra uscito di fresco da qualche campo di sterminio nazista. E dire che la sua parrocchia, Pieve di Sovara, dove Don Romano esercita il ministero da ben 50 anni, quanti sono appunto i suoi anni di sacerdozio che vogliamo festeggiare, era la più ricca di tutta la diocesi di Sansepolcro. Il parroco di Sovara aveva il titolo di Arciprete per l’importanza e la storia di quella antica Pieve Romanica, ma anche per il ricco beneficio di quattro poderi. Era normale che il parroco di una parrocchia tanto importante fosse scelto tra i notabili del clero Diocesano. Don Romano un notabile tra i sacerdoti della Diocesi lo è rimasto ancora nonostante la fusione delle tre Diocesi Arezzo Cortona e Sansepolcro, ma non per il beneficio parrocchiale che anzi, a causa delle mutate condizioni sociali era diventato sin dai primi anni del suo ministero, un motivo di preoccupazione più che di tranquillità. Ho iniziato con la nota di colore della magrezza di Don Romano, ma voglio precisare subito che si tratta di una personalità di rilievo per la sua ricchezza umana e spirituale. Parlando con lui colpiscono subito il sguardo, i suoi occhi indagatori, l’eloquio classicheggiante, indice di una fondata cultura, e tutt’ora di buone letture. Per chi lo conosce da una vita, come me, ricorda che fin da ragazzo si distingueva da molti altri per le sue espressioni intelligenti. Venne in Seminario a Sansepolcro da Spinello di S. Sofia di Romagna, negli anni dell’immediato dopo guerra. La parrocchia di Spinello era molto grande, tutta sparsa nell’Appennino, senza strade rotabili e tutti dicevano che il parroco di Spinello doveva provvedersi subito un buon cavallo per visitare i suoi parrocchiani per lo più assai lontani dalla Chiesa. La figura di parroco cavaliere a me piaceva molto. Non saprei dire se per il piccolo Romano fosse la stessa cosa e magari il primo spunto di simpatia umana per la vocazione sacerdotale. In quegli anni da tutta la zona di S. Sofia e Galeata venivano in seminario molti ragazzi. Dopo le scuole medie molti abbandonavano: all’incirca uno su dieci arrivava allo studio della Teologia e all’Ordinazione Sacerdotale. Don Romano vinse tutte le difficoltà, si acquistò gradatamente la fama di studente capace e volitivo, e arrivò alla conclusione degli studi e al traguardo nel giorno quasi comune in quel periodo per l’Ordinazione Sacerdotale, cioè il 29 - 6 - 1959, solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. Conservo qualche ricordo dei suoi primi giorni di seminario. Di fronte alle novità della vita di seminario, gli orari, le ricreazioni chiassose nelle quali i giovani sfogavano tutta l’energia repressa nei rigidi silenzi del Seminario, più rispettati che compresi da ragazzi di quella età, Romano sembrava non avere problemi. Bastavano poche parole per fagli capire quanto gli veniva richiesto, spalancava gli occhi nel vuoto, un suo modo tipico per una fugace riflessione, e poi via senza obbiezioni al programma della comunità. Ben altro fu l’atteggiamento quando ormai prete e parroco si trovò nel silenzio, questa volta più inquietante, di una parrocchia famosa ma non certamente brillante per la partecipazione dei fedeli alla vita comunitaria, tenendo presente che era già iniziata la fuga dei contadini dai poderi ed in generale della gente dalle campagne. Lo sentii più di una volta denunciare la sua insoddisfazione pastorale in modo energico, eppoi, forse perché non trovò ascolto, ebbe il buon senso di non perdere quel tempo prezioso e si rimise a studiare. Si laureò in Lettere Classiche ed iniziò subito l’insegnamento in un Istituto Liceale di Firenze. Il lungo periodo di insegnamento

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non deve essere stato privo di difficoltà, per la distanza della sede scolastica dalla parrocchia nella quale non interruppe mai il servizio pastorale. Il sogno di ogni giovane prete era quello di avere la mamma con sé. La mamma di Don Romano non era diversa dalle altre mamme, ma forse si sarà domandata se era proprio il caso di lasciare Spinello, gli impegni, gli altri familiari per venire a stare con questo benedetto figliolo che, prima a causa dell’università, poi per l’insegnamento, stava tanto poco tempo a casa. C’era da supporre che finito il periodo della scuola rimanesse a Firenze per un meritato riposo come dicono e fanno tanti. Ma Don Romano la sua vocazione sacerdotale non l’aveva mai trascurata. Il rigore dei suoi principi non lo aveva compromesso magari per lasciare il posto ad atteggiarsi di insegnante al passo con i cosiddetti tempi nuovi. Ed eccolo di nuovo in parrocchia a tempo pieno. Al momento del ritorno definitivo trova un clima culturale ancora diverso. Stando ai vecchi confini gli abitanti della Sovara sono cresciuti di numero, ma hanno costruito le abitazioni ai confini con Anghiari. Romano, come quando era seminarista capisce che ci sono cose che non sembrano logiche, ma tante volte più che alla logica bisogna affidarsi alla buona volontà e allora si spende per aiutare i confratelli vicini che gli chiedono un aiuto. Ama la sua parrocchia, ma occorre pensare anche a Ponte alla Piera rimasta senza parroco. Bisognerebbe trovare un poco di tempo per andare a S. Leo perché Don Fabio ci ha lasciato. E così Don Romano quando si avvicina al cinquantesimo di Sacerdozio lo troviamo parroco di tre parrocchie. Penso che se gli facessero la proposta di nominarlo Monsignore, non direbbe né si né no, ma allargherebbe ancora gli occhi nel vuoto per un istante e poi risponderebbe: “ma che senso ha? Se vuol dire che devo prendere un’altra parrocchia io sono a disposizione, ricordate però che lo Spirito è pronto ma le ossa (la carne non ce l’ha) sono deboli”. Perdonerà Don Romano se gli ho attribuito pensieri che forse non ha mai avuto. Ma se questo fosse avvenuto, lo deve a sé stesso perché è una persona che non ho mai sentito parlare di sé per cui diventa necessario cercare di intuire. Nello stesso tempo è una persona che fa sempre pensare, con le sue parole, con il comportamento, con la personalissima figura. Non possiamo che ringraziare il buon Dio perché in un periodo di tempo come l’attuale, nel quale la distrazione anziché uno smarrimento momentaneo è diventata programma sociale dal primo all’ultimo giorno dell’anno, ci ha dato come compagnia un prete che fa pensare. Io mi sto affezionando sempre di più alla figura di questo prete, alle sue provocazioni, e a certi messaggi del tutto singolari come ad esempio la sua pettinatura. C’è rimasto forse un altro linguaggio efficace per dire la fatuità universale della idolatria del corpo, delle plastiche, dai capelli alle unghie dei piedi, dei tatuaggi che riducono il corpo come le pareti dei gabinetti della stazione ferroviaria, delle camminate per diventare magri, e per far dimagrire anche l’immancabile cane al guinzaglio “fedele amico della nostra avventura umana”? Caro Don Romano, ti ringraziamo per questo tuo prezioso servizio ai confratelli ed al Popolo Cristiano. Ti conceda il Signore di poterlo fare ancora, fino a che Lui piacerà, perché finalmente ci siamo accorti di averne bisogno. + Giacomo Babini Don Romano in una foto fine anni ‘50 quando era Vice-Rettore al Seminario di Sansepolcro.


Grafiche Borgo: Ricordi ultracinquantenari Vi proponiamo per questo numero del giornale un’intervista a Silvano Luzzi, uno dei Soci fondatori di questa attiva realtà industriale che sono le Grafiche Borgo e che operano nella Valtiberina. Ha la sua sede nella zona Industriale di Santa Fiora di Sansepolcro. *** Silvano Luzzi, 69 anni e un figlio – Alessandro di 38 – già inserito nell’azienda, è un biturgense doc a tutti gli effetti e lavora da 52 anni nel settore della grafica. Era ancora 17enne, infatti, quando da commesso di bottega (tiene a precisarlo) fece ingresso nello stabilimento “Arti Grafiche” di Sansepolcro, maturando ben presto “sul campo” la dovuta esperienza. L’azienda cresce con il passare degli anni e arrivano i primi clienti di un certo spessore nell’ambito soprattutto della Toscana. Alle “Arti Grafiche”, Silvano Luzzi rimane fino al 1991, quando decide di dar vita a Graficonsul e di creare, assieme agli stessi soci di ora, la “Grafiche Borgo”, una fra le aziende più all’avanguardia in senso assoluto che da tempo si è fatta un nome per la qualità del lavoro e la celerità nei tempi di consegna. Le due realtà operano a stretto contatto nella sede di via Carlo Dragoni, presso la zona industriale di Santa Fiora a Sansepolcro. Lei opera da più di mezzo secolo in questa realtà imprenditoriale, ben inserita nel contesto produttivo della Valtiberina. Ci può raccontare la sua esperienza nel settore della tipografia? “Ho iniziato la mia avventura nel 1957 e a quei tempi il lavoro era molto diverso da oggi, perché disponevamo di macchine tipografiche a pressione e non offset, cioè a contatto, come ci sono oggi. C’erano i cosiddetti caratteri mobili, caratteri di legno e operavamo con i vecchi torchi manuali. Una vecchia tipografia, anche se per quei tempi i macchinari si potevano considerare abbastanza evoluti rispetto ai decenni precedenti, soprattutto in riferimento al periodo antecedente la guerra. Poi, però, pian piano tutte le aziende si sono trasformate e così è stato anche per la nostra attività, fino ad arrivare a quella che è la realtà di oggi con macchine offset a quattro o cinque colori, con fornetti di riscaldamento per l’asciugatura degli inchiostri, con formati di stampa e di carta fino al 100x140 centimetri; è possibile stampare in bobina: le lastre vengono preparate in macchine specializzate in quei lavori che solo qualche anno fa si eseguivano manualmente. Per le lastre, poi, il processo attuale è costituito da macchinari in cui viene immessa la lastra vergine e digitalmente essa viene incisa e preparata per la stampa”. E come si lavorava negli anni ’60? “In quei tempi il lavoro era basato molto sui caratteri mobili. Si componeva manualmente con i compositori e si tiravano le righe in forma manuale. Una pagina di un libro era preparata in base al testo predisposto, mettendo un carattere vicino all’altro, rigo per rigo e quindi si andava in stampa. Le macchine - come sopra ho specificato - erano a pressione: i caratteri premevano cioè contro la carta dopo che un apposito rullo aveva inchiostrato i caratteri stessi. Quando si stampavano alcuni manifesti con il torchio a mano, i caratteri addirittura venivano inchiostrati manualmente”. Oggi, l’azienda è all’avanguardia per molti lavori che vengono eseguiti, ma se pensa al passato cosa le viene in mente? “Rimpiango un po’ quel tipo di lavoro. Oggi come oggi, molto è affidato alla macchina; certamente, nella composizione è l’uomo che predispone, ma allora sia nella fase di stampa che anche nella composizione era la tua esperienza che faceva la differenza per l’esecuzione del lavoro. Se stampavi un volantino od un manifesto e il lavoro veniva ben eseguito, avevi creato qualcosa di tuo. Oggi, solo nella fotocomposizione si può esprimere la propria fantasia. Naturalmente, la stampa è molto più facile perché puoi fare sette, otto o più colori insieme. A quei tempi, già lo stampare a tre colori richiedeva una discreta abilità nelle sovrastampe. Rimpiango quei tempi forse anche perché allora avevo vent’anni”. I clienti di allora e quelli di oggi in che cosa differiscono? “I clienti di allora, un po’ come sempre, cercavano di lesinare sul costo del lavoro; interpellavano varie aziende, specialmente per un lavoro impegnativo e giravano diverse aziende. Oggi la clientela è diversa: sei tu che devi andare a cercartela e, naturalmente, trattare con loro e dimostrare le tue capacità produttive e di mercato. Come stampe locali, ricordo un notiziario trimestrale che si faceva per la Buitoni. Mi ricordo che la composizione si faceva utilizzando un laboratorio a Città di Castello che lavorava in monotype, cioè fondeva le lettere singole e formava la riga di stampa. Poi venne anche la linotype, cioè la macchina che predisponeva i vari righi di testo uniti insieme”. Oggi il suo lavoro si svolge molto in ufficio, anche per il ruolo che lei riveste in questa azienda; ma se ripensa al passato, cosa le torna in mente? “Il tanto impegno fisico che si produceva. Mi ricordo che si stampavano dei manifesti per l’Unione Sportiva Sansepolcro in formato 140x70. Naturalmente si dovevano fare a mano e per comporre il nome della squadra ospite si doveva ricorrere a caratteri molto grandi, che di quella misura non esistevano. Allora si utilizzavano delle barre, delle curve, vari elementi che uniti insieme - formavano le varie lettere; con la differenza che, al momento di stampare, nel punto di unione dei vari elementi a volte rimanevano dei sottili spazi non inchiostrati e allora si doveva supplire con la mano per uniformare l’inchiostro”. *** Dal 1992 ad oggi sono sicuramente cambiati tanti aspetti dalla prestampa alla produzione vera e propria, ma i fattori che come allora possono fare la differenza sono la professionalità, la competenza e, soprattutto, la disponibilità del personale che opera all’interno dell’azienda. Ed è anche grazie a tutto questo che le G.B. possono vantare ottimi risultati.

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Dalle nostre Parrocchie Da Santo Stefano, a cura di GM

Da Monterchi, a cura di don Quinto Giorgini

Giugno e luglio

Notizie in breve

Martedì 2 giugno festa della Repubblica. Alle ore 17 a S. Lorenzo a Ricciano processione di conclusione del mese mariano di maggio seguita dalla S. Messa con la partecipazione della Compagnia del SS. Sacramento di Monterchi e merenda all’aperto. Sabato 6 giugno, ore 11, nella chiesa di Padonchia si uniranno in matrimonio Mariano Giorgeschi e Florina Andreea Gusti. Auguri dai parrocchiani e dal parroco. Giovedì 11 giugno, alle ore 21, solenne processione del Corpus Domini per le principali vie del paese con la partecipazione di tutto il popolo cristiano, delle Compagnie del SS. Sacramento e della Confraternita della Misericordia e della banda musicale di Monte S. Maria Tiberina. Domenica 14 giugno Messa solenne della Prima Comunione dei seguenti fanciulli nella chiesa arcipretale di Monterchi: Diego Bartolomei, Antea Gatti, Alessandro Gioviti, Maria Giuntini, Sofia Fischi, Gabriele Massi, Gaia Massi, Luca Rossi, Maria Stano, Mattia Vagnoni. Mercoledì 24 giugno, alle ore 19, S. Messa a Tarsignano in onore del patrono della chiesa San Giovanni Battista. Venerdì 3 luglio, ore 21, concerto di musica sacra nella Pieve Arcipretura di Monterchi. Domenica 26 luglio, ore 17, S. Messa al Poggio della Madonna in località la Murcia di Pianezze.

I gigli Il giorno 25 aprile, festa di San Marco, nella chiesetta omonima lungo il Borgo della Croce, adiacente alla nuova sede della Misericordia sono state benedette le foglie di giglio. Tutto ciò è avvenuto dopo la celebrazione della S. Messa delle ore 9,30, quando tutto il popolo, che eravamo in tanti, uscito nel terrazzo antistante la chiesa ha partecipato rispondendo alle invocazioni e alle preghiere di benedizione delle campagne, che ancora sono tenute bene. Questi gigli infatti servono proprio per le croci destinate ai campi degli agricoltori. Don Stanislao, che ha presenziato la cerimonia, ha ricordato anche che proprio quel giorno era l’onomastico del proposto don Marco.

Lunedì di Pasqua* Dopo la Messa delle ore 11 a S. Stefano, celebrata da don Stanislao, ci siamo incamminati processionalmente alla Maestà della Vittoria. Lungo l’itinerario, che quest’anno siamo passati dal Molin Bianco, detto Cipicchio, e dalla Torricella, sono state cantate le litanie ed è stata impartita una particolare benedizione dei campi (rogazioni). Ci siamo poi riuniti alla Maestà della Vittoria (una volta delle Forche) per fare l’estrazione delle damigelle della Battaglia in ricordo dell’avvenimento del 1440 a seguito del quale i fiorentini mandavano ad Anghiari due vesti per due fanciulle. Per il 2009 sono Damigelle della Vittoria Borgogni Ginevra e Neri Santina e rimarranno tali fino alla prossima estrazione.

Gli Etruschi a Monterchi Nel pomeriggio di sabato 9 dello scorso mese di maggio nel Palazzo Massi di Monterchi c’è stata l’inaugurazione della Mostra dei reperti etruschi risalenti tra il VI e V secolo A. C. che sono stati ritrovati in seguito ad uno scavo archeologico effettuato nell’estate-autunno 2008 sotto la direzione della Dott.sa Monica Salvini per incarico del Sovrintendente per i Beni Archeologici della Toscana Dott.sa Fulvia Lo Schiavo. La località dove sono iniziati gli scavi, è situata in Comune di Monterchi ed esattamente ai margini di un terreno coltivato a tabacco, sulla parte nord di una collina sovrastata da alcune antiche case denominate Cerchiaie e Poggiolo ed in basso confinante con il Rio di Catiglianello che divide il territorio della parrocchia di San Biagio a Pocaia da quello di Catigliano in Comune di Anghiari. Siamo in un luogo di confine tra Toscani e Umbri, infatti nei pressi c’è la località di Pantaneto dove in passato esistevano un castello con la chiesa di S. Lucia ed una dogana fra lo stato Toscano e quello Pontificio. I reperti esposti sono abbastanza numerosi ed interessanti. Elenchiamo: coppe di argilla figulina, una brocca ed una olla di ceramica grezza, ed altri pezzi di coppi, tegole e numerosi frammenti di vasellame. Il lettore interessato a questo scavo e a questo sito individuato dal Signor Claudio Facchi, abitante a Fonaco di Monterchi, può acquistare l’opuscolo “Etruschi a Monterchi” stampato dalla Tipografia Lupetto per iniziativa della Sovrintendenza per i Beni Archeologici della Toscana e del Sindaco del Comune di Monterchi Massimo Boncompagni.

*Nella foto d’epoca commemorazione della Battaglia di Anghiari celebrata nel giugno 1941.

Il prato Sono stati già fatti due tagli dell’erbetta seminata in ottobre nel giardino della chiesa di Santo Stefano. Il tappeto di erba è molto vigoroso e siamo lieti che sia così perché i bimbi presto potranno ritornare a giocare con le loro mamme (s’è detto anche l’altra volta) con i giochi già esistenti ma ancora non sistemati. Si ringrazia chi ha collaborato che noi, come sempre, sappiamo chi sono e la conta si farebbe presto a farla. Questo vuol essere un invito e una raccomandazione affinché altri si prestino al bisogno per mantenere in condizioni ottime sia il prato che tutto il resto.

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Dalle nostre parrocchie a San Lorenzo

Finalmente l’accordo

Messa della notte di Pasqua

Definita la sede della Madonna del Parto

di Andrea Dellacasina

In data 26 marzo 2009, all’albo pretorio del Comune di Monterchi, è stato esposto l’Accordo definitivo sulla collocazione del dipinto “La Madonna dell’attesa del parto” di Piero della Francesca nella chiesa dell’ex monastero di San Benedetto, passata in proprietà al Comune. L’accordo è stato raggiunto tra la Diocesi di ArezzoCortona-Sansepolcro, nella persona del vescovo pro-tempore mons. Gualtiero Bassetti e nella persona del Sindaco pro tempore di Monterchi geom. Massimo Boncompagni con 8 voti favorevoli della maggioranza e 4 contrari della minoranza. L’accordo è costituito da una Premessa in cui si afferma che la causa circa la reciproca rivendicazione della proprietà viene abbandonata e che la Madonna appartiene alla Comunità cristiana e civile di Monterchi che garantiranno insieme sia la fruizione artistica e culturale sia quella cultuale pubblica e privata verso la sacra immagine. Nei sette punti del raggiunto accordo definitivo, che dovrà essere tuttavia approvato dai competenti organi del Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali, si stabiliscono dettagliatamente sia il passaggio della chiesa di San Benedetto in proprietà al Comune, la quale verrà denominata “Oratorio della Madonna dell’Attesa del Parto”, sia la celebrazione della S. Messa in occasione di alcune feste mariane tra cui il 25 marzo (Annunciazione) e l’ultima domenica di Avvento (in cui viene celebrata la festa liturgica della Madonna). Come è stato necessario il consenso delle parti per la collocazione dell’affresco nella chiesa del monastero, così sarà necessario lo stesso reciproco consenso per un eventuale trasferimento futuro in altra sede. I proventi finanziari dei biglietti dei visitatori spettano in esclusiva al Comune di Monterchi che provvederà anche a stabilire gli orari di apertura e tutto ciò che riguarda la gestione stessa della visita all’opera d’arte. La gran maggioranza della popolazione ha accolto con soddisfazione l’accordo raggiunto ed auspica che la chiesa, dove verrà custodita la Madonna del Parto, sia quanto prima completamente consolidata, restaurata e rinnovata come esige l’opera d’arte e di fede che dovrà custodire.

Anche quest’anno nella piccola Chiesa di San Lorenzo si è celebrata la messa della notte di Pasqua. Don Mario e Don Stanislav, alla presenza di numerosi fedeli (la chiesa era gremita) hanno celebrato la suggestiva cerimonia della benedizione del fuoco, la benedizione del cero pasquale, la lettura di brani della Bibbia tratti dal vecchio e dal nuovo testamento, la benedizione dell’acqua ed il rinnovo delle promesse battesimali. Qualche difficoltà per la Chiesa che attualmente è in fase di restauro, ma tutto è stato superato brillantemente, ed anche nella piccola chiesa di San Lorenzo si è ripetuta la bellezza di questa funzione religiosa. I lavori in corso riguardano la messa in sicurezza dell’edificio che dopo il terremoto di qualche anno fa ha cominciato lentamente a lesionarsi sempre di più. Ci auguriamo che per la prossima festa di San Lorenzo, il 10 Agosto prossimo, i lavori siano ultimati e che la nostra piccola chiesa sia pronta ad accogliere i fedeli.

Dario, l’amico fragile di Andrea Dellacasina

Il giorno di Pasqua, improvvisamente, è venuto a mancare Dario Poderini. È venuto a mancare in modo improvviso ed inaspettato, ed è ragionevole pensare che non abbia nemmeno fatto in tempo a capire quanto gli stava succedendo. Abitava a San Lorenzo, era un agricoltore, aveva 80 anni, ma ne dimostrava molti di meno. Dario aveva il cuore malato; malato da molto tempo. Fin da giovane si era accorto di questo, ed aveva capito che nella sua vita non avrebbe potuto svolgere tutti quei “lavori” che per gli altri erano la normalità. Doveva stare molto attento a non affaticare troppo il suo cuore. Aveva accettato il suo destino con grande forza d’animo vivendo la sua vita, fino all’ultimo giorno, serenamente, dando a tutti noi l’esempio di come sia possibile accettare tutto quello che il destino ci riserva. Per questo motivo pensiamo che sia stata una persona molto più forte di tutti noi, e non l’ “Amico Fragile” come a prima vista si poteva ritenere. Ci piace pensare che una volta giunto al cospetto di Colui che giudica la nostra vita ed al cui giudizio nessuno potrà sottrarsi - neanche i re della terra - quando Dio avrà letto nel Grande Libro la pagina della sua vita, lo abbia chiamato vicino a sé. E, nella sua immensa bontà, per le sofferenze che ha affrontato, gli abbia concesso di stare vicino a Lui per sempre, perché è giusto che i buoni gli stiano vicino. E Dario era una persona buona, che tutti avremmo voluto avere per amico. Mancherà a tutti noi che gli abbiamo sempre riservato un posto nel nostro cuore, non solo ai suoi familiari.

Pellegrinaggio Macerata-Loreto Come ogni anno alcuni nostri parrocchiani si recheranno al tradizionale pellegrinaggio a piedi da Macerata a Loreto che si svolgerà nella notte tra il 13 e il 14 giugno. Chi è interessato, o anche solo per informazioni, si rivolga in parrocchia dalla Aliana, mentre può visitare il sito

www.pellegrinaggio.org 19


Il Sacramento della Confermazione in Propositura ad Anghiari Domenica 3 maggio 2009, nella Propositura di Anghiari, sono stati presentati al Vescovo i nostri giovani. Dopo il Sacro rito la processione ha percorso le strade di Anghiari per arrivare alla chiesa della Croce dove il Vescovo ha impartito la benedizione finale.

Chiamati personalmente hanno risposto Eccomi! foto Studio F10

Manuel Acquisti Cristian Baglioni Nicola Bindi Riccardo Boriosi Benedetta Camaiani Sofia Cestelli

Caterina Chieli Luca Del Pianta Nicola Dragonetti Daiana Ershani Gaia Fontana Elia Galardini

Luca Gennaioli Matteo Gennari Nicola Gennari Michael Grasso Anita Meozzi Rachele Mondani

Anna Montecalvo Diego Panicucci Serena Pernici Sabrina Piccini Manuel Radi Simone Viviani

Grazie Gesù Le luci e le candele si sono spente, e la festa è finita. Parlo della festa nella quale i “miei ragazzi” hanno ricevuto il sigillo dello Spirito Santo. Festa attesa con trepidazione ed emozione da loro ma anche da me. Il giorno della festa era stato preceduto da un ritiro al Santuario del Carmine e da una veglia di preghiera per invocare lo Spirito Santo. Il nostro cammino per conoscere Gesù era iniziato alcuni anni fa, nel 2003, quando i cresimandi erano ancora bambini di 2° elementare: ascoltavano attenti e partecipavano con entusiasmo tanto che nell’aria si percepiva proprio il “profumo” dell’Amore di Dio. In quei giorni una bambina aveva scritto così: “se dai affetto ad una persona quella persona si sente bene e si sente come se Gesù fosse con lei”. Ero felice di averli con me oltre al fatto che Ilaria e Sara, ricevuto il Sacramento della Cresima, avevano deciso di non lasciarmi e di seguirmi in questa nuova avventura. Poi col passare del tempo i bambini sono diventati adolescenti e questo profumo si è perso nell’aria ma nei nostri ultimi incontri è ritornato ad inondare gli animi. Sono grata a tutti i ragazzi ed ai loro genitori per questa esperienza che a volte è stata davvero faticosa ma che mi ha fatto percepire l’Amore di Dio con ancora più intensità. La festa è stata davvero bella grazie al contributo di molti: da Don Marco e Don Stanislao a Fabio, ministranti e chierichetti. Un ringraziamento particolare va al gruppo della Corale di Anghiari , la cui preghiera in musica e canto ha toccato i cuori, a Patrizia e Sabrina per aver curato con arte gli addobbi floreali, ad Aliana per la parte burocratica, a Franca per il gustoso pranzo al Carmine il giorno del ritiro. Il mio cuore colmo di gratitudine va a Catia, Laura e Norma che abbraccio forte forte e in questo abbraccio unisco Ilaria, Linda e Sara che mi hanno accompagnato per tutto il cammino. Né voglio dimenticare di ringraziare Federica e Sara C. per aver illustrato la copertina dei libretti in preparazione alla Cresima destinati ai genitori. Coraggio ragazzi, vi aspetta la vita! Spesso non sarà facile, ma ricordatevi che avrete sempre accanto un compagno di viaggio meraviglioso: Gesù. Fatelo diventate vostro eroe. Un eroe che, a differenza di quello dei fumetti, combatte il male e lo vince non uccidendo ma amando. “E quando ti verrò dinanzi Signore per il giudizio supremo non guardare alle mie mani che stanche di vana fatica saranno pur prive di messe, di tue messe, o Signore. Guarda invece al mio cuore e vi troverai come impressa l’immagine di un prato fiorito, smagliante di mille colori. Saranno le testine bionde e brune, lisce e ricciutelle di mille e più bambini, i miei bambini, o Signore.” Un abbraccio pieno di tenerezza. La vostra catechista Rosetta

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Orgogliosamente Banca del Territorio a cura della Banca di Anghiari e Stia Credito Cooperativo

Spesso, anche i convegni più attesi corrono il rischio di rivelarsi una mera parata di personaggi che danno vita a esercizi dialettici e niente altro. Non è stato così lo scorso 18 aprile, quando la Banca di Anghiari e Stia ha voluto sottolineare il ruolo determinante esercitato da esso e dagli altri 400 istituti omologhi durante il periodo della grande illusione finanziaria, poi sfociato nella crisi mondiale, dando al convegno di valenza nazionale un titolo significativo: “Orgogliosamente banca del territorio”. Perché? Perché in parole molto semplici queste piccole banche hanno preso atto delle prerogative dell’italiano prudente risparmiatore e propenso a orientarsi verso i

beni rifugio (terra e mattone), continuando a svolgere la loro attività nella maniera tradizionale. Non hanno cioè mai smesso di “fare banca”, puntando sul radicamento nell’ambito locale di competenza, sul contatto diretto con il cliente, sul rapporto fiduciario instaurato con la persona e su un’etica gestionale rivelatasi alla fine vincente. L’economia reale ha prevalso sulla finanza innovativa ed è stata il toccasana per rimettere in moto

il sistema. Nel momento più difficile, le banche di credito cooperativo hanno consumato la rivincita più bella, dimostrando in ultima analisi che la ricetta migliore resta sempre quella tradizionale, l’unica in grado di prevenire gli sconquassi. Franco Bechis, direttore di “Italia Oggi”, è stato l’abile moderatore e stimolatore degli illustri relatori invitati al tavolo: Antonio Buonfiglio, sottosegretario alle Politiche Agricole e Forestali; Giorgio Clementi, presidente della Federazione Toscana delle Banche di Credito Cooperativo; Giuseppe Roma, direttore generale del Censis; Giuseppe Tripoli, segretario generale di Unioncamere e Riccardo Varaldo, presidente della Scuola Superiore Sant’Anna. Il saluto iniziale è stato portato dal Sindaco di Anghiari, Danilo Bianchi, il quale ha sottolineato come dalla valorizzazione delle eccellenze e anche dai valori di una comunità locale si possa trarre la forza per superare i momenti di difficoltà. Univoche le posizioni espresse: le banche di credito cooperativo lavorano ovviamente con un occhio di riguardo al risultato di esercizio (guai se non fosse così!) e, oltre al fatto di aver conservato la prerogativa di banche ordinarie, si distinguono per vantare i crismi della responsabilità sociale e della mutualità, nonché per avere nel territorio in cui agiscono il fattore caratterizzante. Quel territorio – hanno rimarcato Paolo Sestini e Renzo Galli, rispettivamente presidente e direttore generale della Banca di Anghiari e Stia – dal quale attingono le risorse e nel quale le reinvestono totalmente, diventando volani dello sviluppo locale, perchè comunque al servizio sia del risparmiatore che dell’imprenditore.

Nell’altra pagina: Il tavolo del Convegno di cui si parla nell’articolo e la platea del Teatro dei Ricomposti Qui sopra la suggestiva postazione della Galleria Magi ad Anghiari.

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Da Tavernelle

Rubrica a cura di Alessandro Bivignani

La Cresima dei nostri ragazzi

Dalla Compagnia Anche del 2009 sono trascorsi ormai alcuni mesi e gli impegni che ci eravamo prefissati sono stati tutti rispettati a pieno. È con grande soddisfazione sapere che gli iscritti anche quest’anno sono aumentati e colgo l’occasione per far presente che se ci sono altre persone che ancora non l’abbiano fatto, sono sempre in tempo; la cifra è modica: 3 euro

foto Studio F10

all’anno. Per i mesi che verranno abbiamo tutta una serie di impegni. Ne sottolineo TRE in particolare che sono i più rilevanti. Il primo è l’organizzazione della Festa della Famiglia assieme a tutti coloro che vorranno dare una mano, come sempre si terrà in giugno. Un altro impegno è il pranzo che facciamo tutti gli anni presso il Centro Parrocchiale, aperto a tutti e il cui ricavato ci permetterà di tenere attive le DUE adozioni che a suo tempo abbiamo attivato. L’altro momento è il ritrovo qui a Tavernelle con tutti i Confratelli delle altre Compagnie per un momento di preghiera, per scambiarsi opinioni, pareri e poi cenare insieme. Ci sono altri impegni che non ho elencato ma che verranno svolti con l’impegno di sempre. Colgo l’occasione per ringraziare il Rettore e tutti i Confratelli con la Cappa per essersi prodigati a pieno agli impegni che ci siamo prefissati.

foto Studio F10

Domenica 3 maggio, attraverso l’imposizione delle mani, la preghiera e l’unzione con il Sacro Crisma da parte del nostro parroco don Marco, hanno ricevuto il Sacramento della Cresima Agnese Zineddu - Cecilia Gaggiottini Giulia Livi - Luca Bartoli Tutta la parrocchia è stata presente a questa bella celebrazione che è stata animata come sempre dal nostro coro. Il grande vescovo Sant’Ambrogio così esortava coloro che ricevevano la Cresima: “Ricordati che hai ricevuto il sigillo spirituale, lo Spirito di saggezza, lo Spirito del consiglio e della forza, lo Spirito della conoscenza e della pietà, lo Spirito del timore di Dio, e custodisci quello che hai ricevuto. Dio Padre ti ha segnato, il Cristo Signore ti ha confermato e ha messo nel tuo cuore, come sigillo, lo Spirito.” La catechista Carla

Il Camerlengo Giandomenico Baggi

Apprendiamo di due anniversari, e volentieri partecipiamo alla festa, unendo tante felicitazioni: Il 4 aprile 1959, nella Propositura di Anghiari, furono uniti in matrimonio, dal Proposto don Nilo Conti, Giuseppe Cagnacci ed Emma Manganesi. Nella stessa chiesa hanno festeggiato le loro nozze d’oro con la S. Messa celebrata da don Marco e attorniati dai figli Patrizia e Maurizio, i nipoti Andrea, Celeste e Noemi e gli amici che gioiscono per la bella ricorrenza e mandano tanti auguri a questi amici abitanti alla Banchina in quel di Tavernelle.

Giorno di festa il 20 maggio scorso per la lieta ricorrenza del venticinquesimo di matrimonio di Luciano Lazzerini e Ottavia Antonelli a suo tempo dimorante in quel di Ponte Eleonora. La famiglia, che abita a Sansepolcro, ricorda con gioia quel 20 maggio 1984 presso il Santuario del Carmine quando Luciano e Ottavia furono uniti in matrimonio da don Zeno Gori. Auguri dalle mamme, sorelle, fratelli, cognati e nipoti. Un grande bacio dal figlio Davide con Roberta.

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Il nostro aiuto per la parrocchia di Beit Sahour

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ella riunione della Pia Società del Gesù Morto convocata per domenica 1° marzo 2009, oltre alle decisioni da prendere sullo svolgimento dei riti della Settimana Santa, fu fatta una proposta che adesso illustriamo. Il confratello Franco Cristini interviene nella discussione chiedendo che una parte dei soldi che abbiamo a disposizione, grazie anche alle generose offerte dei Soci, possa essere destinata ad opere di beneficenza, come già fa la Compagnia di Galbino e la stessa parrocchia di Anghiari. Questa proposta trova largo consenso tra i presenti. Il Correttore interviene proponendo un aiuto ai popoli della Terra Santa ed in particolare alla parrocchia di Beit Sahour di Gerusalemme con la quale sono stati allacciati dei rapporti in occasione del pellegrinaggio della nostra parrocchia nel gennaio scorso. Questa proposta viene quindi accettata dai presenti, e per la destinazione precisa provvederà il Consiglio ma l’assemblea individua orientativamente in 500 euro la somma che potrebbe essere utilizzata. Così è stato fatto e la somma indicata è stata fatta pervenire al parroco Abouna Faysal. L’intento della Parrocchia, questa volta coadiuvata dalla Pia Società del Gesù Morto, è quello di aiutare la comunità di Beit Sahour nell’impegno di mantenere una presenza cristiana in quella difficile realtà.

*** Riportiamo qui sotto la lettera con la quale viene confermato il ricevimento della somma di 500 euro. Gerusalemme, 02 aprile 2009 Rev.do Don Marco Salvi, Accuso ricevuta del bonifico bancario, in data 12 marzo 2009, di €486 inviato tramite Unicredit e il Credito Cooperativo alla nostra Banca. L’importo da Voi versato era di € 500. Tale somma è destinata alla scuola di Beit Sahour, come indicato. Questo contributo, frutto di sacrifici dei fedeli, è prezioso specialmente in questi tempi, in cui le necessità materiali sono notevoli. Assicuro la mia preghiera nei Luoghi Santi per Lei, Reverendo, e per i fedeli della parrocchia di San Bartolomeo Apostolo di Anghiari. Con tutto il cuore ringrazio ed invio i miei cordiali auguri di una lieta e santa Pasqua. +Fouad Twal, Patriarca Poi giunse anche una messaggio di posta elettronica che confermava la venuta di Abouna Faysal per i giorni 25 e 26 aprile ad Anghiari. ...Grazie di cuore e spero di vedervi il 25 aprile ad Anghiari. Per domenica 26 aprile sarò contento di celebrare la Messa da voi e parlare dei cristiani di Terra Santa. Ciao a presto Abouna Faysal Nella foto il saluto del Sindaco di Anghiari prof. Danilo Bianchi agli ospiti palestinesi dopo la S. Messa delle ore 11.

Claudia Cardinale Per una studio stiamo cercando le foto della Cardinale scattate ad Anghiari quando si girava il film “La ragazza di Bube”. Se siete in possesso di foto o ricordi particolari e li volete condividere ve ne saremo grati. Potete contattare la Redazione o Del Pia Mario.

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Offerte Oratorio: terzo stralcio Alberto Ricceri, Firenze Aldo Ceccantini, Il Chiuso Alessandro Martini, Via del Carmine Alessia Pacini, Vicenza Alfiero Giorgeschi, Ca’ del nero Alfonso Sassolini, Spicchi Alvise Luconi, Svizzera Angiolina Leonardi, Villa D’Agri Angiolo Pari, Infrantoio Anna Maria Guiducci, Arezzo Anna Mercati Guerrini, Vannocchia Antonio Leonardi, Intoppo Assunta Franceschini, Firenze Assunto Santi, Bucacce Atos Camaiti, I fabbri Atos Mariotti, Giardinella Benedetto Papini, Campo della Fiera Benita Cuccardini, Piazzola Benito Raffaelli, Viale stazione Bruno Caraffini, Borgo della Croce Bruno Sannai, Terrato Carmela Nisi, Turicchi Celestino Corsi, Via di San Leo Cesare Meoni, Portaccia Cesarina Giorgeschi, via di San Leo Clara Giornelli, Carboncione Concetta Romani Rossi, Novaggio, Ticino Cosimo Volpe, Borgo della Croce Cristina Monini, San Leo Diana Cantelli, Upacchi Dino Corsi, Via di San Leo Dino Donati, Colcellalto Diva Valentini Lanzi, Tubbiano Diva Zafferani, Casolari Donati Marsupini, Arezzo Doris Leonardi, Cortine Edda Catacchini, Roma Elena Agolini, Milano Elena Treccini, Monterchi Eleonora Tavernelli, Via nova Elio Ragno, La Banca Elisabetta Giovagnoli, I cordoni\ Eva Vagnoni, Sansepolcro Fabiano Acquisti, Infrantoio Fabio Panichi, Tavernelle Fabrizio Graziotti, Conventone Federica Comparini, Campo della Fiera

A Mario Del Pia di Armando Zanchi

Caro Cronista che sei dell’Oratorio sembra il mio scritto sia atto proibitorio Nel periodico del nostro Vicariato poco di posto viene a me negato Negli anni passati nel foglio presente ora si salta i pasti chissà da chi dipende Tanta di gente per strada mi domanda perché la poesia tua è fuori banda

Felicino Acquisti, Cavalese Fernando Primitivi, Belluccio Fiorella Merendelli, Bernocca Franca Leonardi, Polveriera Franco Acquisti, Badia Fulvio Floridi, I fabbri Giacomina Mondani, Polveriera Gian Pietro Rossi, Campo della fiera Giancarlo Giabbanelli, Campo della Fiera Gianna e Franco Albiani, Maraville Gianna Polcri, Maraville Gianni Beretta, Casarecci Gianrico Cristini, Giardinella Gino Rossi, Via nova Gio:Batta Franchini, Tavernelle Giovanna Gamberonci, Milano Giovanni Foni, Ca’ de’ Frati Giovanni Mafucci, Ripalta Giuseppe Magrini, Mezzavia Giuseppe Matteucci, Ponte dei Sospiri Giuseppe Pompeo, Motina alta Giuseppina Martini, Arezzo Giuliano e Sonia Polverini, Monterchi Guido Tofanelli, Infrantoio Gustavo Cuccini, Perugia Liana Giovagnini, Infrantoio Liborio Lamagna, Bernocca Licia Acquisti, Bagnolo Lina Bozzi, Badia Linda Bianchi, Sansepolcro Loriano Rosadi, Ponte alla Piera Loris Leonardi, Cordoni Lotta Meozzi, Via nova Luana Del Siena, Lama di Caprese Lucia Lazzeri, Tofanicchio Luciana Chieli, Milano Luigino Giorni, Polveriera Manfredo Gaggiottini, Le Strette Mara Fornacini, Via Nova Maria Nocentini, I cordoni Maria Veri, Infrantoio Maricla Staccini, Sansepolcro Marino Del Pia, Via di San Leo Mario Cambi, Campo alla fiera Mario Mariani, Bagnolo Tavernelle Mario Zanchi, Chiani Marisa Tavernelli, Giardinella

Marisella Lanzi, San Rocco Massimo Cambi, Campo alla fiera Mauro Capacci, Via del Comune Meri Chiarini, I fabbri Mirella Dragoni, Via nova Nella Giglini, Bozia Odilio Goretti, Sansepolcro Offerta anonima Ombretta Guerrini, San Leo Orlando Coleschi, Ponte alla Piera Ottavio Cangi, Badia Palmiro Giuliattini, Molin Bianco Paolo Urci, Bucacce Patrizia Cangi, Campo alla fiera Piera Rossi, Tavernelle Piero Banelli, Campo alla Fiera Piero Pacini, Vicenza Piero Rossi, Molinello Piero Santi, Commenda Primo Mondani, Ponte alla Piera Remo Levi, Giardinella Renata Salvi, Infrantoio Rina Bartolini, La Fonte Rinaldo Mariani, Tavernelle Rino Ercoli, Giardinella Rita Checcaglini, S. Angelo Lod. Rosa Venturini, Campo della fiera Secondo Del Sere, Stazione Silvana Pierantoni, Borgo della Croce Silvia Del Pia, Infrantoio Teresa Mercati, Via di San Leo Valfrido Cherici, via del Carmine Vally Fastacchini, Arezzo Vasco Romanelli, San Leo Veneranda Martinelli, Infrantoio Vilma Palazzeschi, Via di San Leo Vilmo Chiasserini, Bagno a Ripoli Vito Marzi, Ponte alla Piera Vittorio Sassolini, Gressan (AO) * Adria Cerboni manda la sua offerta in memoria dei propri defunti. * Alessia Ruggeri manda l’offerta, di 80 euro, raccolta dagli amici in memoria della nonna Annunziata Alfonsi.

Prima il tripudio al ricordo dei morti ora né una riga che a loro ricordi

Forse la mia Chiesa ormai diroccata la mia poesia poco apprezzata

Conserverò per i prossimi anni le mie poesie senza affanni

Io mi tengo al di fuori degli altari le poesie scrivo per i famigliari

Ricevo parole e tante telefonate da tante persone d’Anghiari allontanate

Solo per coloro che faranno richiesta io le consegnerò senza modestia:

Ma al presente e neanche al remoto di questo scritto poco è dato il voto

Mi tranquillizzo fiducia mi consente forse da solo contento la mia gente

Ad Armando Zanchi

La scolaresca solita presente lascio il passo a loro e mi farò assente

Apprezzo il dono degli anni passati ora i nuovi poco trafficati

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di Mario Del Pia

Non c’è malizia e tu lo sai ma di poesie ne scrivi assai. Ma resta amico questo ti dico!


Francesco Savini gradito ospite aretino: Torta di mele. Giovanni Santi presente per caso al paesello: Latte portoghese. Maurizio Scimia, dalla sua bottega: Crostata di more. Anna Cangi con entusiasmo: Frittelle. Ernestina Corsi dimentica del giorno: Crostata. Franca Cerbai informatissima: Frittelle di San Giuseppe. Laura Lombardi con sicurezza: Frittelle, anzi in mattinata ha già aiutato la nonna a prepararle. Vittoria Guadagni un po’enigmatica e ripensando alle tante feste di San Giuseppe organizzate da lei: ne ho fatte tante io! Mario Guiducci esperto in materia: Frittelle! e già mangiate. Alessandro Boni dall’Umbria: Pan giallo. Le frittelle però ha detto che le ha già mangiate. Alberto Vellati, intenditore: Mantovana. Le frittelle le ha mangiate in mattinata in Comune.

Un giorno da ricordare di Angiolo Pari

Il 7 marzo per me è una giornata da ricordare perché da molto tempo non uscivo di casa, ad eccezione della giornata del malato dell’11 febbraio u.s. Quel giorno venne Marco, mio nipote, e mi disse: «Su nonno, dobbiamo andare in garage.» Mi sono preparato e siamo partiti. Arrivati nel posto mi aggiunse: «Ora non basta qui, bisogna andare alla Misericordia a vedere i lavori che hanno fatto.» Arrivati lassù troviamo tutto chiuso, non c’è nessuno ma, all’istante, arriva una macchina. C’è Quinto Meozzi il responsabile di tutti gli automezzi. Ci fa molta festa, ricordando i tempi passati che abbiamo trascorso insieme. Intanto ho visto con sorpresa la facciata tutta restaurata, la croce di legno rimessa al suo posto. Poi siamo andati nel garage e sono rimasto ancora più sorpreso nel vedere il garage più ampio e a posto, si vede quanto è stato fatto. Certo non c’è più la Misericordia di quando la lasciai io, il 2 dicembre 2002. Io ero solo un volontario, facevo ben poco insieme al mio nipote Marco allora “principiante”. Io e Marco montammo tutti gli scaffali che servivano per i volumi sparsi dell’Archivio ordinato dal compianto Loris Babbini. Insieme al Baccanelli, allora Governatore e che ci procurava gli scaffali, cercammo di recuperare, migliorare, sistemare come ci sembrava utile, le cartelle dell’importante archivio. A questo punto sono contento di avere fatto, ma soprattutto di aver avviato mio nipote Marco ad una nuova attività, che lo impegna molto e lo rende responsabile. Abbiamo visto il garage più grande, ma anche più pieno di sufficienti automezzi per servire meglio il paese. Mi rimaneva da vedere di sopra. Pazienza! Quella parte la vedrò un’altra volta. Quando? Intanto dico al Meozzi di “non avere fretta, di aspettarmi; ma sarà presto! A tutti dico bravi, senza lasciare nessuno, tutti bravi! Solo così le cose vanno avanti e sempre meglio. Questi sono gli auguri che vi faccio di vero cuore.

La crema miracolosa di Lela Lega

Passati i sessant’anni, ben si sa qualche ruga sul viso appare già, devi accettarla e cercar di capire che ben poco puoi far per prevenire. Ma i miei figli non vogliono accettare che anche la loro mamma dovrà invecchiare e cercan con amore la prevenzione per rimediare questa situazione. Hanno cercato creme di alta classe, per gli occhi, il collo, rughe alte e basse. “Usale tutti i giorni e tu vedrai che presto il risultato ce l’avrai”. E da una settimana ho cominciato, mattina e sera la crema ho applicato ed oggi camminando per il mercato, ho visto una signora e m’ha abbracciato. Mi ha detto: “Ciao Daniela come stai? Sei sempre uguale, non invecchi mai ti trovo bene, sei sempre più bella.” “Beh! Daniela veramente è mia sorella!”

Frittelle sconosciute

Io mi sono stupita assai, perché Daniela ha ben vent’anni men di me. Ho fatto una risata…. spiritosa e ho detto: “Uso una crema ch’è miracolosa”.

di Mario Del Pia

Intervista ad alcuni anghiaresi in occasione della festa di San Giuseppe o del papà. Ho interpellato alcuni passanti per vedere se si ricordavano che il dolce caratteristico di questa giornata sono le frittelle di riso o di San Giuseppe. Ecco la domanda ingannatrice: “Quale dolce vorresti mangiare oggi?” Poi in seconda istanza ho detto che era il 19 marzo e lì infatti tutti hanno collegato le frittelle.

Lela Lega (marzo 2009)

Ciaramiglie All’approssimarsi della Pasqua nel Borgo della Croce c’era un certo interesse per le ricette della ciaramiglia perché, tutti lo sanno, la ciaramiglia è un dolce pasquale. E allora chiedi di qui, chiedi di là, sono giunte alcune ricette. Una della Vilma, quella del Carmine; una antica della famiglia Pari e una della Tilde; una della maestra Eva; una senza lievitare. Come sapete la ciaramiglia è un dolce dalla preparazione molto lunga e così la Simona, che aveva capito l’antifona, me ne ha portata una fetta preparata dalla sua suocera. Buona! ma anche quella della Marilena, che si sta allenando, non era male.

Postino in servizio momentaneo: la Saker; e poi, saputo del giorno, ha detto: “Il Torcolo con l’uvetta”, perché a Castello sembra ci sia questa usanza. Moreno Zanchi tranquillo e sicuro del fatto suo: Frittelle. Mario Tanzi dovendo scegliere: Torta di mele. Silvia Giovagnini, giovane volontaria alla Pro Loco: Tiramisù. Enrico Baglioni, raccoglitore di cose antiche: Crostata. Bruno Grottini alias Capruggine, Saint honoré. Romana Calli decisa: Frittelle.

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La fede in cucina

Chiara di Cerbaiolo intervistata da Stefanie Risse, in febbraio 2009

Chi ha intrapreso ultimamente oppure durante gli ultimi 40 anni - il viaggio all’Eremo di Cerbaiolo, con il suo accesso ripido che richiede un po’ di buona volontà, avrà conosciuto Chiara. Lei ci abita, tranquillamente con le sue decine e decine di capre, qualche cane e qualche gatto, e accoglie serenamente ogni essere vivente che capita. In estate di più, in inverno di meno. Ma la sua cucina è sempre un punto di riferimento, il cuore caldo della struttura. Chi è questa donna straordinaria, che conduce una vita che per tanti altri potrebbe sembrare dura e piena di sacrifici? La curiosità mi ha portato a chiederlo, e gentilmente mi ha raccontato della sua vita: Chiara è nata a Porto Corsini a Ravenna, nel lontano 1925, in una bella giornata solare di febbraio e venne battezzata col nome di Annunziata Angela Barboni. I genitori erano persone semplici ma buone, la madre era la più severa; i valori trasmessi in famiglia erano “la semplicità, la famiglia, la rettitudine, l’onestà”. Tutti due lavoravano, e c’erano due fratelli - allora toccava a Chiara rimanere a casa, appena finita la quinta elementare, perché c’era bisogno. Ma lei non resisteva più di un anno – “soffrivo troppo” – e riprendeva la scuola, addirittura la scuola marinara a Marina di Ravenna, e più tardi il collegio, che dovette interrompere. A seguito di una malattia passava un periodo in una struttura religiosa nelle colline modenesi, dove poteva sviluppare la fede e il desiderio di isolamento, del ritiro. “Con poco più di vent’anni lo sentivo, e andando in pellegrinaggio con delle amiche, a San Giovanni Rotondo, da Padre Pio, lui vivente, ho approfittato, dopo la confessione, e gli ho chiesto: “Padre, io vorrei ritirarmi, Lei che ne pensa?” – “No, no, no, no, figliola! Il mondo ha bisogno di persone come voi. Non dovete ritirarvi!” Lo stesso giudizio le venne confer-

mato da un altro padre di Assisi, consultato mezz’anno dopo - Chiara si arrese serenamente, dedicandosi alla vita secolare per una ventina di anni. Insieme alla sorella era entrata nell’istituto secolare Piccola fraternità francescana di Santa Elisabetta di Ungheria, con sede a Firenze. Faceva l’assistente di un pediatra a Ravenna, dove per un periodo, insieme a sua sorella, aveva anche gestito una scuola materna. “E poi, in quanto avevamo anche la scuola materna, c’è stato molto da fare, perché la mensa, i bambini, e poi l’estate, durante le vacanze, prendevamo le famiglie con i bambini al mare – quindi, la responsabilità per quel tipo di attività era mia. Ricordo che andavo a Ravenna, al mattino presto, per fare la spesa, tornavo, mi mettevo a preparare il pranzo, però quello che posso dire è che ho fatto tutto con tanto piacere.” Ma la vera passione l’ha trovata insieme al suo luogo, a Cerbaiolo: “Poi ho progettato una visita qui, perché un padre mi disse: “Io conosco un luogo abbandonato, è Cerbaiolo, la Soprintendenza dei Monumenti dice a noi di prenderlo, ma come facciamo che diamo via i nostri, non sono più abbastanza i frati per popolarlo.” – “Ma Lei l’ha visto, padre?” No! - e allora ci siamo messi d’accordo per il 18 febbraio del 66. Sono venuta qui, ci siamo incontrati al pullman, col quale sono arrivata, e poi abbiamo preso la strada chiedendo, perché loro non la sapevano nemmeno, e siamo arrivati qui - lì al ponticello, dove c’è il cimiterino, con la macchina. Pioveva, loro avevano un ombrello, io non avevo niente, solo il cappotto, ma quando ho visto questi avanzi di strutture, mi sono messa a correre per quella salita, in un baleno sono arrivata qui in mezzo alle macerie, e ho dovuto piangere, piangere, perché finalmente sentivo di averlo trovato. Ah, no, no, e poi – Dio mi ha dato una mano e mi ha anche tranquillizzato e assicurato che io avrei potuto sognare un ripristino; ci son voluti due anni, per chiarire tutto e sbrogliare tutto. Ricordo sempre la mia prima notte qui, quella notte, un concerto di uccelli, laggiù alla cappella di Sant’Antonio. Andai là a dormire su una panchetta che tengo qui, perché non la voglio dimenticare, perché adesso ci sono delle

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panche lì – ma i gatti vanno a farsi le unghie. È stato una meraviglia, perché qualche pisolino e poi mi svegliavano gli uccelli.!” Gli anni sono passati, il mondo è cambiato, ma a Cerbaiolo, dove pellegrini passano, dove qualcuno si è fermato per un po’, dove le capre salgono leggere, il mondo sembra rimasto quello. È il mondo di San Francesco, che aveva preso il monastero abbandonato dai benedettini; è il “mondo lontano dal mondo”, vicino a Dio. “Le mie giornate si svolgono come vuole la circostanza, perché ogni giorno è sempre diverso dall’altro. Io mi guardo bene di lasciare la cucina, perché è il mio riferimento qui. La solitudine non la conosco. Qui, sulla terra, per me vivere con le capre è come vivere con le sorelle con le quali c’è una grande intesa.” Ma quali sono i suoi desideri per il futuro? “Il mio desiderio è andare in paradiso! Quello senz’altro. Quello lo desidero e quello che penso, perché solo pochi giorni fa ho compiuto ottantaquattro anni! Quindi, non ho molto da girare sulle selve, sarà meglio che non mi sposti, altrimenti perdo del tempo prezioso. Devo controllare che Cerbaiolo non soffra e mettere dei pali fissi, ben robusti - e poi, quello che sarà, rimarrà nelle mani dei responsabili o di chiunque voglia venire. È un lavoro, questo, che, se uno lo prende dalla storia, ha tante cose da dire. Sono contenta di aver potuto dare una mano e anche di viverci; tutto sommato sono 43 anni, ma sono passati, che non mi sono accorta… sembra ieri, ma davvero, ma davvero – che io mi vedo ancora la prima volta in quella salita, con i frati sotto l’ombrello alle spalle, ma io ho fatto un volo, non mi sono accorta, adesso quando vedo questa salita, l’ultima: come ho fatto a farla di corsa e non accorgermi? Io che avevo vissuto sempre al piano?” Stanotte sono nati i primi capretti, nuovi arrivati per una gregge di cui la metà recentemente è stata divorata dai lupi. Ma Chiara preferisce il corso della natura, non li darebbe mai ai macellai. Gli animali sono i suoi compagni, sempre sinceri; in particolare Bambi che, nonostante ormai adolescente, segue Chiara ad ogni passo.

Chi vuole andare a visitare Cerbaiolo a trovare Chiara, fa bene ad avvertirla: 0575-799228.


Ad Deum don Otello, e grazie! La mattina del 10 marzo scorso è tornato alla Casa del Padre don Otello Branchi. Don Otello fu cappellano ad Anghiari nel 1945-46. Negli ultimi due anni ho sentito particolarmente cara la sua figura, per due motivi: il primo perché invitando don Otello ad Anghiari, insieme al Del Pia, ho avuto occasione di conoscere meglio la statura morale della persona che avevo davanti. Don Otello non ha mai nascosto la gioia nel poter rivedere la parrocchia di Anghiari che lo accolse da sacerdote novello, e di più per poter contribuire con i suoi articoli al giornale dell’Oratorio. In secondo luogo, coincidendo un anno fa il mio ingresso in seminario, e potendolo affiancare più da vicino nel suo lavoro per l’Oratorio, è stato nel contempo valido punto di riferimento nell’inizio della mia “nuova vita”. Tutto questo si è però combinato con la diagnosi del suo tumore, e da quella mattina di ottobre il nostro rapporto si è stranamente sempre più intensificato e approfondito. Ho cominciato a vedere in lui un uomo innamorato di Cristo e della Chiesa. Mai nessun rimpianto, sempre pronto a ringraziare la provvidenza per aver potuto spendere la vita alla causa del Vangelo. Vedendo me in seminario lo riempiva di gioia, ed esclamava: “Alessandro: mi ricordi la mi mia giovinezza”, ed ogni volta, ripensando al breve ma intenso periodo in cui fu cappellano ad Anghiari, era un mare di ricordi che, senza nascondere commozione, raccontava a me che nel frattempo stavo diventando sempre più desideroso del suo sapere e della sua storia. La sua quotidiana presenza nella cappella del seminario per la Messa costituiva ogni giorno un nuovo spunto per una chiacchierata, uno scambio, dei ricordi, delle proposte… Mi raccontava sempre con gioia e gratitudine alcuni momenti del suo periodo anghiarese: gli incontri con i giovani, a cui seguiva sempre la visita ai malati dell’ospedale della Croce, e poi la paternità di don Nilo e l’affabilità di tante persone, e anche la famosa recita “il corvo della montagna” che ebbe uno straordinario successo ed infine un riuscitissimo ritiro con i ragazzi dai frati di Montauto. Una persona giovane, innamorata della vita, attaccata alle persone come a se stesso. Il suo ultimo articolo su questo giornale, quello per la Madonna di Loreto, mi è sempre suonato come un piccolo testamento per noi anghiaresi, e sono andato a ripescarlo: “…nella mia preghiera contemplativa quel Bimbo ha ricordato anche a me che in ogni circostanza della vita a ciascuno è affidata una missione. L’essenziale è averne chiara l’idea e impegnarsi a realizzarla. Concludo aggrappandomi alla intercessione di questa grande Madre, per chiedere al Figlio, ormai glorioso in Cielo, sostegno e gioia per rispondere al desiderio del Padre. La vita diventa allora veramente un dialogo di amore e di speranza”. Poi la malattia, una delle più dolorose, faceva il suo corso. Ma mai che si sia sentito don Otello lamentarsi o accusare dei dolori. Pochi giorni prima della morte ha avuto un incontro col Vescovo, a cui ho avuto la grazia di assistere (certi incontri sono proprio grazia!) e quindi fino al venerdì è salito con noi per celebrare l’Eucaristia. Il sabato il peggioramento e domenica il trasferimento al San Giuseppino dove nel primo mattino di martedì, dopo una notte di agonia, è spirato confortato dai Sacramenti. Negli ultimi mesi della sua malattia la casa di don Otello è stata una incessante processione di persone, decine ogni giorno, tra famiglie, sposi, sacerdoti, anziani… tutti venivano per passare un po’ del suo ultimo tempo con lui e chiedere una benedizione o comunque, senza volerlo, chiedendo una parola di conforto. Sì davvero, a chiedere e non a dare conforto: da uno come don Otello si usciva sempre edificati. Anche le Suore del Cenacolo conservano di lui un grande ricordo. Due le parole che lo hanno accompagnato fino alla fine. Da quando gli fu dichiarata la malattia, con animo sereno cominciò ad offrire giorno per giorno le sue sofferenze, incamminandosi, come disse lui, verso il suo venerdì santo, verso la croce, in attesa della Resurrezione. Ma nella sua gioviale affabilità, anche negli ultimi giorni era solito dire: “ho chiesto al Signore: il freddo secondo i panni e i panni secondo il freddo. E fino ad ora i panni sono sempre stati molto caldi”. E poi una parola, l’ultima che ha ripetuto a tutti e che è stata nella sua bocca anche nelle ultime sue ore: grazie. La sua vita è stata un rendimento di grazie. Ora, don Otello, prega per noi, che ringraziamo il Signore per la tua vita. Alessandro Nella foto in alto don Otello in visita ad Anghiari nel febbraio 2008. Ci si stava dirigendo verso la Badia per ammirare la bella scultura lignea di Tino da Camaino rappresentante la Madonna col Bambino, denominata Madonna di Loreto e venerata in particolare dalle donne di Anghiari Vecchio.

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Il 50° di don Gino: riflessioni sul sacerdozio di Abiesse

Nei giorni in cui a Tavernelle abbiamo ricordato il predecessore di don Marco, è spuntato fuori da alcuni parrocchiani un curioso fascicolo redatto a macchina e ciclostilato, attraverso il quale si fa memoria del 50° anniversario di Sacerdozio di don Gino. Grazie alla Doretta che appena lo ha trovato mi ha chiamato per farmelo leggere e poterne fare una copia. Dopo le due foto a colori in prima pagina, sfogliando, ci sono alcuni scritti dei suoi amici e confratelli più cari, quali don Amelio Vannelli parroco di Terranova Bracciolini e Mons. Pietro Cascianini (che tenne l’omelia del giorno del 50° di don Gino); inoltre un ricordo delle suore del Cenacolo e infine due brani a firma di don Romano, che – fra l’altro – festeggia quest’anno il suo giubileo sacerdotale. Ma nel cuore del piccolo volume vi è anche l’omelia che don Gino tenne in una celebrazione a lui dedicata, l’8 marzo 1981 a Terranova Bracciolini, invitato dal suo carissimo confratello don Amelio. In questi appunti don Gino, rivolgendo un sentito ringraziamento a Dio e ai suoi più cari amici, riuscì a tratteggiare una profonda riflessione sulla figura del sacerdote e, tra le righe, scrive: “Anch’io, che da 50 anni, dopo la consacrazione sacerdotale, mi sento tanto impreziosite queste mie mani dalla potenza di Cristo, voglio unirmi a voi tutti per cantare un inno di ringraziamento al Signore, che ha lasciato tra gli uomini, prima di salire al cielo il Suo potere divino legandolo alla persona del Sacerdote”. In questo commovente scritto, don Gino tratteggia alcune particolarità del suo ministero, non per mero bilancio, ma come rinnovato stupore: “quando penso che in 50 anni ho celebrato più di 23000 Messe cioè ho compiuto più di 23000 miracoli trasformando il pane ed il vino nel Corpo di Cristo, per un ineffabile dono da lui ricevuto non posso fare a meno di esclamare: quanta potenza hai dato, Signore, al tuo Sacerdote, tanto indegno di rappresentarti”. Lo stupore, quasi frammisto a commozione, continua: “quando penso alle Confessioni e alle anime sciolte dal peccato e restituite alla pace vera, oppure ai bambini ai quali mediante il Battesimo ho dato il biglietto di entrata per il paradiso, o ancora ai moribondi consolati con il sacramento degli infermi per prepararli al grande viaggio dell’eternità o agli indemoniati liberati da satana, mi viene da dire: quanto hai fatto potente il tuo Sacerdote, Signore. Davvero lo hai fatto più potente degli angeli!”. Poi don Gino si

sofferma sulle tante avventure della sua vita, in particolare sui momenti drammatici della guerra ed elencando i suoi tanti atti eroici, non esita a esclamare: “ho fatto tutto questo, Signore, perché Tuo Sacerdote!” La conclusione è davvero quindi un monito ed un invito per tutti noi: “vorrei che non solo oggi ma sempre nella vita si guardi a questa figura di sacerdote come si guarda al monumento del soldato ignoto, eroe senza medaglia e soldato senza piastrino”. Purtroppo per motivi di spazio non è possibile riportare per intero questi scritti. Questo accenno sarà servito, tuttavia, a far ricordare a diversi di Tavernelle di cercare questo fascicolo e rileggerlo. Sarà l’occasione preziosa per onorare don Gino e magari chiedere la sua intercessione, e dall’altro lato per riflettere sulla figura e sul ministero del Sacerdote. Tra l’altro il Papa Benedetto XVI ha promulgato uno speciale “anno sacerdotale” che inizierà in giugno. Allora questo semplice articolo vorrà essere anche un omaggio e un augurio a tutti i nostri Sacerdoti.

Poesia In quest’ora di grazia innalzi ancora, il Calice col Sangue del Signore; come alla prima Messa: intatto fiore, sbocciato per il prodigio ad ogni aurora. Sta in quel Calice tutta la tua vita, cuore che si offre, sangue che si dona, parola che redime e che perdona, immolazione sopra un bianco Altare. E in quel Calice è oggi il nostro cuore, con un inno di grazie e di preghiera, e tu con le tue mani consacrate, lo innalzi al cielo e l’offri al tuo Signore.

Intenzione della Messa Giubilare di Don Gino, 15 febbraio 1931-1981 Salendo l’Altare nel 50° di Messa, offro il Sacrificio Eucaristico per i familiari vivi e defunti, per i parrocchiani e perché tutti gli uomini si sentano fratelli in Cristo. Don Gino Lazzerini Nella foto in alto Don Gino in occasione del Raduno dell’Ottantesimo della Gioventù Cattolica nel settembre del 1948. Roma fu raggiunta dagli intrepidi nostri in motocicletta.

Lunedì 29 giugno 2009 - nella ritta d’Anghiari - si corre:

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Le viole

Un poeta ad Anghiari!!

di Maria Senesi

Oggi ò visto le viole, mi hanno dato allegria, finalmente arriva la primavera. Mia madre mi diceva: «Le prime viole che vedi a primavera, fanne un mazzettino, portale in omaggio alla Madonna e dille una preghiera; alcune le devi mangiare, ti proteggeranno dal mal di pancia.» Ora queste tradizioni si sono perse, io le ricordo volentieri. Ancora ò in mente la preghiera che dicevo alla Madonna: O Maria del Cielo Regina fra le donne tu sei benedetta la portaste una gloria divina che nel mondo beata mi resta o tu che regni e suffragi lassù per noi prega il tuo figlio Gesù. Quando spuntano i raggi del sole voglio andare vicino al Boschetto, dove nasce le fresche viole e di quelle voglio farne un mazzetto, voglio farti un regalo o Maria perché tu protegga la vita mia.

L’oblio del sonno di Franca Ciucoli

Alberto Camaiani il giorno 21 marzo 2009 ha vinto il primo premio, partecipando al Concorso di Poesia e Narrativa “Liceo Città di Piero” edizione 2009, con la poesia “Gocce di Universo”.

Gocce di Universo di Alberto Camaiani

Guardavo una coccinella camminare e la sua ignoranza mi stupiva Credeva che il verde foglio fosse un prato disegnando una scia quasi stellare in cui la lontananza non si può capire e niente è mosso da alcun fine Era la ballerina sul ghiaccio sottile la danzatrice che non può morire la pennellata di una rosa quel colpo secco che dolce riposa Un uragano di colori armonizzati sparsi tra immensi fiumi colorati immersi in suoni dagli estranei ritmi il suo cuore rispecchiava i tocchi Guardavo una coccinella camminare e la sua ignoranza era libertà

Anghiari di Marisa Boglietti

In alta Val Tiberina, una sfida si svolge ogni anno competizione podistica, sana e genuina, senza danno, festa gioiosa che tutti coinvolge con passione e dell’era passata fa rivivere le gesta e la tenzone. Correte gente, correte, venite nel bel borgo toscano, abbandonate tristezza e affanni e dalla storia lasciatevi prendere per mano. Già le chiarine lanciano il messaggio della sfida, della prossima battaglia ormai si sentono le grida. Gli sbandieratori rendono omaggio ai contendenti: fiorentini, veneziani, papalini, la lega dei vincenti, dall’altra parte i milanesi armati dai Visconti. I cavalieri invitano alla vibrante contesa. In quel 29 giugno del 1440 l’azione del Piccinino basata sulla sorpresa a nulla valse poiché del Michelotto strenua fu la difesa e con la vittoriosa battaglia per Anghiari del Ducato di Toscana i confini divennero chiari. Lo sparo della bombarda dà il via all’epica sfida. I corridori in gara sono incoraggiati da urla e grida mentre con il fiato in gola per la rapida ascesa con fatica e passione salgono la ripa scoscesa. Ognuno lotta e suda per l’ambìto traguardo ma uno solo si ornerà dello storico stendardo. Musica, canti, balli, tutto il paese è in festa perché qui, la gente che c’è, tutta si presta a far rivivere un’epoca passata ora storia, folclore e poesia hanno segnata una terra dolce, umile e incantata.

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Nell’oblio del sonno le ansie si placano i pensieri tacciono i sogni vivono. Nell’oblio del sonno i corpi si rilassano le forze si ritrovano per il nuovo giorno. Notizie dai documenti della parrocchia

La Madonna di Loreto Completiamo con questo numero il breve escursus sulla notizie della festa della Madonna di Loreto prese dai registri della Parrocchia.

10 dicembre 1960 In Badia, Festa di Loreto, grande solennità e molta preparazione nel Castello Antico, nonostante il tempo cattivo i quadri viventi sempre più belli. Dopo la processione consueta ha tenuto un fervoroso discorso il Rev. mo P. Vittorio Guerri Cappuccino. La popolazione del paese e delle Campagne era intervenuta numerosa, mostrando per questa solennità sempre un tenace interessamento. I sacerdoti erano: Don Nilo Conti, Don Giulio Berini, Sac. Vittorio Bartolomei e don Silvano Brilli. 10 dicembre 1961 - Domenica - Festa in Badia detta “Festa di Loreto” Tutte le SS. Messe sono state celebrate in questa nostra antica Chiesa e alle ore 5 della sera dopo la S. Messa “Solenne Processione”. Questa manifestazione di fede ha richiamato in Anghiari molte persone. Gli zelatori e le zelatrici hanno dato con zelo grande aiuto. I quadri viventi sono riusciti sempre bene, sia per le vie sotto la stessa Chiesa di Badia, sia per il centro di S. Agostino e per via Taglieschi. Tutto bene. Alla cena tenuta dai Soci, secondo l’uso antico hanno partecipato quasi cento uomini della Parrocchia. 10 dicembre 1963 Dopo la grande festa dell’Immacolata, celebrata Domenica in Propositura, in Badia stasera abbiamo onorato la Madonna con grande entusiasmo. Tutto il Castello Antico era illuminato e abbellito con i quadri viventi: disadorna è stata la via Taglieschi. Nell’insieme sempre bene e grande il concorso di fedeli. Alle ore 5,30 ha celebrato la S. Messa in Badia lo stesso Mgr. Vescovo, Sua Ecc. Mgr. T. Giovanni Cioli, il quale ha poi partecipato anche alla Processione. Alla fine della Processione ha parlato al popolo, che gremiva la Chiesa di Badia. Erano presenti tutti i sacerdoti del Vicariato e don Marcello Papalini e Don Aldo Celli. Al mattino sono state celebrate S.S. Messe e alle ore 6,30 sono state cantate le Litanie Lauretane.


Il Lupo di Upacchi coi disegni di TeoT

Spettabile redazione de L’Oratorio, è con molta emozione che ho ricevuto il giornale, dopo la scomparsa del mio babbo, con il mio nome sull’indirizzo, mi sono sentito ancora più legato a voi, come se questa grande famiglia mi avesse accolto di nuovo, in maniera diversa, è stato come ricevere una carezza di consolazione perché il dolore per la morte si trasforma, ma non svanisce. La grande famiglia della quale sono felice di fare parte, con piccoli gesti si fa presente: Pietas, intesa nel significato di bene, amore verso il prossimo: “Pietas ad impietas preferenda”. Il mio babbo avrebbe detto: “Sei il capo ora, custodisci quello che ti ho insegnato, va e non avere paura.” Piccoli gesti che riempiono il mio cuore, in questo mondo dove il frastuono del nulla sembra voler spegnere la luce delle piccole cose, la luce del bello. Memoria, ricordo, esempio che serve a mantenere vivi i valori per i quali i miei ”vecchi” hanno vissuto, lottato. Grazie Ho letto tutti i racconti contenuti nel calendario, dire che sono belli, è poco. Amo queste cose, sono vissuto in ambiente simile, fatto di racconti intorno al fuoco, novelle, a volte di re, ma anche di cose strane e misteriose. Ho trascorso la mia infanzia con una sorella di mia nonna, Santa Leonardi, cuoca all’asilo infantile Testi. La mia era una famiglia numerosa, la mia mamma a volte era aiutata nel badarci, io trascorrevo le mie giornate in questa casa, per poi tornare a dormire la sera a casa mia. Era una famiglia stupenda, dove si respirava il bene, dove tra merende e giochi ho trascorso un’infanzia bellissima, fatta di semplicità. Il mito per noi bambini era la bis nonna Rosa Sbragi di Upacchi, morta a 90 anni. Non l’ho conosciuta personalmente, ma i racconti che si facevano su di lei erano all’ordine del giorno: pascolava le pecore, lottava con i lupi. Rimase vedova nel 1902 con sei figli, il marito Giuseppe Leonardi morì di polmonite. La lotta continua per la sopravvivenza, le guerre, la miseria, ma il cuore guidato da una fede semplice e forte: la provvidenza, Dio che non lascia mai soli. La forza di una famiglia unita nel dolore, ma anche nella speranza, nel bene. A volte come tutti i bambini avevamo le nostre giornate un po’ più agitate allora ci veniva detto: “Se non fate i bravi vengono gli sgrascini..” Incuriositi da questo nome chiedevamo chi fossero: “Gli sgrascini stanno nei boschi dietro gli alberi e aspettano che passino i viandanti, li assaltano e poi con un coltello affilato gli tagliano le parti grasse, cosce, braccia, per poi farci le candele…” Il terrore era istantaneo, fermi e buoni senza fiatare. Certamente questa cosa era frutto della fantasia, ma per molti anni ho sempre ripensato a questa storia, alle leggende che si raccontavano,

come la lastra del lupo, Questa storia me l’ha raccontata la mia mamma, che a sua volta l’ha sentita dalla sua nonna e via dicendo. Nella zona di Upacchi, c’era una pietra dove secondo la leggenda, un lupo faceva sempre la pipì, tutti stavano attenti a non passarci sopra. Ora una sera d’inverno, un ragazzo, suonatore di violino, tornando da una festa, inavvertitamente passò sopra questa lastra e scivolò, ed ecco subito il lupo venne fuori. La prima cosa che prese per difendersi fu il violino scagliandolo contro il lupo, lo mancò, ma cadendo e spaccandosi, produsse con le corde un rumore stranissimo acuto, che spaventò il lupo che scappò, lasciando il ragazzo salvo. Queste sono due di tante storie che ho sentito da bambino, mi fa piacere condividerle con voi, mentre scrivo guardo la foto della mia bis nonna Rosa, circondata dai suoi nipoti, il cuore si riempie di luce, grazie nonna, grazie. Raccontano anche che la nonna Rosa cantasse sempre, storie, filastrocche, concludo con una strofa che mi è sempre piaciuta: “La bella Margherita larillallà lallero, la bella Margherita larillallà lallò e quando sarò morta la voglio un bel vestì, ogni punto una perla e un mazzolin di fior a forma di dragon….”

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Eugenio Papini della Calabria


Mese di Aprile 2009

CRONAC HETTA

Mercoledì 1. Stamani ho visto le guardie per la Croce che guardavano la strada e le macchine, ma non facevano le multe. Venerdì 3. Stasera c’è stato l’affidamento della cappa ai giovani e la processione delle Compagnie dalla Propositura a Sant’Agostino. Sabato 4. Stamani passando ho visto Celestino nella sua bottega che parlava con Orlando. Mi sa che parlavano di camminate. Lunedì 6. Oggi sono cominciati i lavori di ripavimentazione delle Logge. Mercoledì 8. Stamani passando per la via Nova ho visto due gruppetti di rondini che solcavano il cielo. Mi sono allora fermato al Vignarolo per guardarle meglio. Vederle volare è un divertimento! Venerdì 10. Oggi alla Processione del Venerdì Santo erano presenti tantissime persone. Domenica 12. Oggi è morta Elda Milli in Meucci. Aveva solo 61 anni ed abitava per la via di San Leo. *Oggi è morto anche Dario Poderini di anni 80. Abitava al Giardino di San Lorenzo ma la sua famiglia è originaria di verso Citerna. Martedì 21. Oggi è stato inaugurato il giardino dell’Asilo della Stazione. Mercoledì 22. Stasera, verso le sei e mezzo, ho sentito un gran bocìo. Erano un branco di studenti delle parti di Genova che hanno fatto una visita breve ad Anghiari. Giovedì 23. Anche oggi hanno continuato a rifare le strisce per le strade di Anghiari. Venerdì 24. Oggi è morto Santi Ligi, conosciuto come Armando di anni 78 ed abitava ai Prati dei Renicci. Mercoledì 29. Oggi è morta Annunziata Alfonsi in Panichi. Aveva 81 anni ed abitava a Sansepolcro ma era originaria di Anghiari e suo padre era Fabocchio, simpatico personaggio Anghiarese. *Oggi è morto anche Mario Pulcinelli di San Leo. Aveva 80 anni ed era il fabbro di San Leo ma un tempo aveva la sua bottega al Palazzo di Barliano. Giovedì 30. Il Casi Giovanni di Papiano ha detto che stanotte alla Faggeta ha “bufato”. *Sono ormai quattro giorni che ho perso la mia agenda in cui appuntavo tutte le informazioni e le curiosità. Mi sa che mi toccherà cominciarne un’altra nuova.

dei fatti più strani, più importanti o più semplici, avvenuti ad Anghiari e narrati da me Anghiarino Anghiarese. Giovedì 22 gennaio. Oggi è nata Sara Bianchini di Vittorio ed Elisa Del Pianta. La sua famiglia abita verso la Bernocca ed il suo babbo è il barista del NeoBar che si trova alle Bucacce e che una volta si chiamava Cristallo.

Mese di Marzo 2009 Mercoledì 4. Oggi è morto Giustino Meazzini di anni 84. Venerdì 6. Aposta iersera era freddo! Stamatina, ai monti, c’era la neve, sia alla Faggeta che sopra al Borgo, ma a le tre era già ita via. *Oggi è morta Giuseppa Cardinali in Spigoli di anni 82. Abitava a Viaio. *Oggi è morto Pasquale Gungui di anni 63. Abitava vicino alla chiesa di Santo Stefano ma la sua famiglia ha abitato anche a Sigliano di Casenovole. *Oggi è morta Speranza Imperato vedova Ricci. Sono molti anni ormai che abitava ad Anghiari. Sabato 7. Stamani ho visto due ciclisti tutti contenti per il Borgo della Croce. Stavano andando in giù! Domenica 8. Oggi è morta Paolina Panichi Giudici. Abitava verso Sant’Agostino ed era molto tifosa della Fiorentina. Martedì 10. Oggi è morto Pietro Battista Lai. Aveva 79 anni ed abitava a Sastille, vicino al Carmine. * Nel pomeriggio ho visto la Verena armata di scopa che ha inseguito un topo fino a sotto le Logge. Mercoledì 11. Oggi è morta Settimia Bellucci vedova Berghi. Aveva 90 anni ed era la moglie del fabbro di Viaio. *Oggi è morta Rosa Rossi vedova Puleri. Aveva 79 anni ed abitava San Salvadore. Sabato 14. Oggi ho finito la marmellata di cotogne che mi aveva regalato la Gigliola. Domenica 15. Oggi è morta Lia Polverini in Roselli. Aveva 79 anni ed abitava per i Cordoni. Martedì 17. Mentre tornavo da Perugia, poco dopo Castello, ho visto il Pratomagno con la neve. Mercoledì 18. Stamani al mercato c’era un uomo che vendeva i palloni colorati, di quelli che volano. Giovedì 19. Stamani hanno buttato giù qualche albero del parco dell’ex ospedale che erano troppo fitti. Venerdì 20. Oggi è morta Olga Selvi vedova Crociani. Aveva 87 anni ed abitava per il viale della Stazione. La sua famiglia ha abitato anche al Chiuso e al Molinuzzo. Sabato 21. Stamani Alessandro, dato che il tempo non era un gran che, m’ha detto che la sua nonna gli ha raccontato che del ’39 a Caprese il 19 di marzo fece un metro di neve. Mercoledì 25. Stamani la neve che ha fatto ieri pomeriggio ai monti è quasi tutta sparita. E infatti è neve marzolina. *Stamani ho visto le donne di Tubbiano che girellavano per il mercato: la Rina e la Rita. Venerdì 27. Davanti alla porta del Neri di Maccarino ho visto due tavole di quelle pieghevoli. Mica avrà fatto la festa per la nuova casa senza invitarmi? Sabato 28. Stamani il tempo era un po’ nuvoloso ma tanto anche se piovesse quelli del Borgo hanno già avuto due belle giornate per le fiere di Mezzaquaresima. Lunedì 30. Ancora stamani il campano era rimasto all’ora solare, invece l’Orologio della Croce nella notte di sabato s’era già messo in regola. *Stamani sul mezzogiorno, mentre tornavo da Arezzo, alla Catona, ho visto una donna che “fregava” alcune giunchiglie dal prato della sua vicina.

La vignetta di Scacciapensieri:

Tecniche agrarie!!

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Questo giornale lo potrete trovate su Internet www.parrocchiadianghiari.it Scriveteci: oratorio@parrocchiadianghiari.it o: Oratorio di Anghiari, Via della Propositura 6 - 52031 ANGHIARI

Santuario del Carmine Sabato 11 luglio 2008 Anniversario dell’Apparizione della Madonna al Combarbio

Ore 20 - Partenza del pellegrinaggio a piedi da Anghiari (acquedotto): S. Rosario e canti. Ore 21 - Solenne Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo Diocesano S. E. Monsignor Gualtiero Bassetti, a cui sono invitati i Sacerdoti e le Comunità Parrocchiali della Zona Pastorale Valtiberina. *** Nei seguenti giorni, presso il Santuario, recita del S. Rosario alle ore 21: Domenica 12 (i misteri della gioia); lunedì 13 (i misteri della luce); martedì 14 (i misteri del dolore); mercoledì 15 (i misteri della gloria).

Giovedì 16 luglio 2008 Memoria Liturgica della Beata Vergine del Carmelo Ore 21 – Solenne Concelebrazione Eucaristica dei Sacerdoti del Vicariato e Processione Mariana attorno al Santuario. Sono particolarmente invitati i fedeli consacrati allo Scapolare del Santuario del Carmine 32


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