FEBBRAIO - MARZO 2010
PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHI N. 1
Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue
Acqua, dono di Dio
di Maria Raffaelli
Provvido dono del Supremo all’uomo, sgorga alla sorgente cristallina e pura, fonte stupefacente di divina natura, sotterranea radice di vita che a scaturire va per mille universi. Maestosa esistenza onnipotenza ed opera del Creato, eletto elemento che riflette l’Immenso. Acqua di benedizione per la terra, fonte di purificazione per l’uomo, acqua del divino perdono da sempre sorgente e radice di vita. dalla redazione
Il Calendario Ormai l’avrete già sfogliato ed ammirato. C’è chi avrà già buttato un occhio alle previsioni del tempo e chi lo avrà fatto con le curiosità o i modi di dire. Non c’era spazio per le ricette ma non è detto che non si provveda con le pagine del giornale. Ma quello che tutti avrete apprezzato maggiormente saranno state senz’altro le belle foto a colori dei nostri sacerdoti e dei loro sacrestani. E se ve lo dico io... Bando agli scherzi. L’augurio che si fa la Parrocchia e la Redazione è che continuate a sostenerci e a farci conoscere le vostre osservazioni. Il vostro aiuto non è mai mancato! Tornando al calendario ricordo che c’è stata una mostra allestita presso la chiesa della Maddalena nel Borgo della Croce e diversi articoli sono apparsi sugli organi di stampa. Ricordo in prima linea il Corriere di Arezzo con due ampi articoli, La Voce di Arezzo, l’Avvenire (un giornale quindi a livello nazionale) ed infine un ulteriore articolo nel periodico della Amministrazione comunale di Monterchi a cura di Paolo Rossi (qui a lato la copertina). Ora non ci resta che rinnovare a voi gli auguri per un buon 2010 e a noi di buon lavoro!
l'editoriale di enzo papi
Terra Santa: Una Chiesa che soffre “Sono commosso: tutto sottolinea la comunione cristiana fra noi e voi. Non ci sentiamo soli. Ci sono tanti aiuti, ma il regalo di cui tutti noi abbiamo bisogno non arriva; è il regalo più importante: la pace, che è dono di Dio.”
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osì il patriarca Latino di Gerusalemme, nella sala delle udienze del patriarcato, lo scorso 9 gennaio, ha accolto la delegazione della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, giunta in Terra Santa con la richiesta di stringere un gemellaggio fra la nostra terra e la terra di Gesù nel nome del Sepolcro vuoto. E ha proseguito: “La croce! Noi in Terra Santa abbiamo una croce. Non possiamo amare liberamente, non possiamo lavorare, non possiamo muoverci. Il Patriarca si sente umiliato quando il suo popolo chiede giustizia e lui non ha il potere di dargliela. È bello dunque che voi siate qui, non siamo soli e questo ci aiuta a portare la nostra croce e a ridare speranza alla nostra gente”. E’ in questa cornice ufficiale, quando i diversi membri della delegazione hanno offerto i loro doni, che ho deposto nelle mani del Cancelliere patriarcale la busta con la lettera del parroco don Marco Salvi e l’offerta della parrocchia di Anghiari per le opere della parrocchia di Beth Sahur, il Campo dei Pastori a Bethlehem. Non c’è più lo stesso parroco che è stato incontrato dagli anghiaresi nel pellegrinaggio dello scorso anno, ma ho potuto parlarci lo stesso durante la nostra visita al seminario patriarcale di Bet Jalla, dove è stato chiamato a nuovi compiti. * * * a Terra Santa ha bisogno di aiuto, ha bisogno di preghiere, di pellegrini che vadano a conoscere le piccole comunità cristiane che vivono attorno ai santuari, così come ha fatto nel 2009 la parrocchia di Anghiari, di progetti, opere e impegni concreti che possano dare e generare dignità e lavoro. Perché il piccolo resto d’Israele locale oggi sta soffrendo a causa della situazione politica del medio oriente e a causa dei giochi della geopolitica. “Gerusalemme prima di noi, ha detto il Patriarca nel corso dell’Udienza, ha fatto piangere il Signore. Il nostro pianto completa quello del Signore, ma prima o poi il frutto della pace verrà. La venuta di papa Benedetto è stata per noi una occasione importante. Benedetto XVI ci ha incoraggiati a rimanere in Terra Santa” Non solo i santuari, ma anche i musulmani e gli ebrei hanno bisogno della testimonianza dei cristiani. Con l’incoraggiamento ed il coinvolgimento della Santa Sede il Patriarcato ha varato tre grandi progetti: uno di questi prevede la costruzione di un insediamento per 72 giovani coppie arabo cristiane a Gerusalemme ovest, nel sobborgo di Beth Safafa. I lavori sono già iniziati e ciò è di per sé un miracolo perché il terreno è stato acquistato da un musulmano, nonostante esista un accordo fra musulmani per non vendere ai cristiani e agli ebrei, e i permessi dello stato d’Israele sono tutti arrivati, nonostante l’autorità ebraica ostacoli a livello burocratico ogni iniziativa altrui; così il cantiere è già all’opera e il grezzo sarà pronto entro agosto. Come diocesi ci siamo ufficialmente fatti carico di un segmento di questo grande progetto che sta tanto a cuore anche al Papa. Perché documenta la volontà dei cristiani di rimanere dentro la storia: Gerusalemme ovest è la parte ebraica della città dalla guerra del 1947. * * * a chiesa di Terra Santa va infine aiutata perché è una chiesa che soffre; è la testimonianza che dà in questo tempo, come ci ha detto il parroco di Aboud, un piccolo villaggio dei Territori dove il 55% della popolazione è cristiana, e dove il vescovo Fontana ha concelebrata la messa di domenica 10. “La comunità di Aboud, ha detto padre Elias, che ha ricevuto la fede direttamente da Gesù, ha sempre vissuto e testimoniato questa fede, malgrado tutte le sofferenze del passato; ed insiste nel voler continuare a vivere e testimoniare questa fede cristiana oggi e qui, proprio qui, in questa terra, malgrado la mancanza della vera pace, malgrado l’ingiustizia, malgrado tutto quello che soffriamo oggi: l’occupazione che continua, gli insediamenti e il muro che rubano la nostra terra, i nostri alberi, i nostri ulivi e la nostra acqua… i posti di controllo che rubano la nostra libertà e i nostri diritti umani. Siamo convinti come cristiani e abbiamo la speranza che in questa terra c’è posto per tutti… Vi invitiamo a lottare insieme per una pace giusta, ma soprattutto, a pregare per la nostra terra, per la giusta pace e perché Dio ci dia il coraggio, la volontà e la forza per abbattere i muri che esistono fra i popoli di questa Terra Santa e i muri che esistono nei cuori”. Questo è quanto detto dall’altare dal parroco di Aboud nell’indirizzo di saluto col quale si è rivolto al nostro vescovo. Mons. Fontana alla preghiera dei fedeli ha chiesto di pregare anche “per i nostri fratelli israeliani che tanto vi fanno soffrire perché, ascoltando la stessa Bibbia, noi e loro, tutti ci convertiamo”.
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L'ORATORIO DI ANGHIARI - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue Anno XLVI - Periodico del Vicariato di Anghiari e Monterchi. Con approvazione della Curia di Arezzo Aut. Tribunale di Arezzo n. 5 del 28 aprile 1967 - Dir. Resp. Enzo Papi - Stampa: Grafiche Borgo, Sansepolcro. Redazione:donmarcosalvienzopapimariodelpiaalessandrobivignanistefanobigiarini.
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La Befana o l’Epifania? Rubrica a cura di Monsignor Giacomo Babini*
Quando ero ragazzo, Babbo Natale io ed i bambini di allora non lo conoscevamo. Meno male perché abituati come eravamo a vedere il babbo spesso molto serio, con le mani callose, quel pancione rosso, ridanciano, con la barba bianca inanellata, non l’avremmo proprio capito. Babbo di che? Che c’entra col Natale? Non bastava Giuseppe a fare il Padre Putativo? La Befana invece c’era, eccome! Ma era una persona delicata silenziosa che sapeva tante cose. Sapeva anche quanto fossero buoni tutti bambini del mondo e quanti dolci meritassero. La notte del suo passaggio mentre i bambini dormivano entrava in casa si avvicinava al camino, riconosceva di chi fossero le calze appese e in ciascuna metteva i piccoli doni secondo il merito del bambino che l’aveva appesa la sera prima di andare a letto. Io non l’ho mai vista la Befana, ma per quello che faceva, e per quello che mi raccontavano la immaginavo bella, dolce, buona. Quando poi incominciai a pensare che fosse la mamma stessa che quella sera si trasformava in Befana, allora le volli anche più bene. Assai più tardi vidi la Befana alla Televisione e ci rimasi male. Era brutta malvestita, a cavallo di una scopa sgangherata fuggiva qua e la per finire contro un palo della luce. Povera Befana, chi le ha voluto tanto male? Ebbi la stessa impressione quando vidi il manifesto della festa dei chierichetti. Il Chierichetto del manifesto anziché un bel bambino, serio nella sua divisa, appariva come uno squinternato cretinetti che si dava da fare a roteare il turibolo quasi fosse una fionda. Mi augurai che i ragazzi invitati alla festa non vedessero prima il manifesto. Ai tempi della Befana che ricordo, se un bambino un po’ ritardato avesse invitato babbo natale a buttarsi dal camino perché il panettone “è morbido”, non avrebbe fatto seguito la battuta pubblicitaria abbastanza idiota “morbido natale!” Ve lo immaginate un morbido Natale! Ma sarebbe comparsa la Befana che avrebbe preso il bambino per mano: “vieni è ora di andare a dormire. I grandi qualche volta si dimenticano che ci sono dei bambini in giro”. Ritornando a noi, tra la Befana della televisione e l’Epifania non è possibile nessun rapporto. Tra la nostra antica Befana e l’Epifania il legame è possibile: come la Befana va a cercare i bambini per portare loro i doni, così i Re Magi si mettono in viaggio con i doni, guidati da una stella, per cercare un bimbo, speciale, il Re che doveva nascere dalla discendenza di David nel suo antico villaggio. È passato molto tempo da quando Gesù attraversò i villaggi di Galilea. Tuttavia il pellegrinaggio dei popoli può essere solo un pellegrinaggio verso Gesù. In Lui, Dio splende nella storia. In Lui è stato sciolto il legame che teneva unita l’umanità nel male. La Chiesa celebra questo nella festa dell’Epifania del Signore, “manifestazione di Dio” che cade il 6 gennaio, di cui noi sapevamo (e forse sappiamo ancora) così poco se siamo stati senza far nulla quando in quasi tutto il mondo venne trasformata in giornata lavorativa. Per riaverla si mossero i bancarellari di Piazza Navona ed il motivo era commerciale. Nel linguaggio comune si preferì prima parlare della Festa dei Tre Magi. Ancora oggi, in molte località, i “Cantori della stella” vanno di casa in casa e cantano la vicenda della lunga strada che quelli dovettero percorrere per trovare il bimbo ed offrirgli i loro doni. Questo può apparirci un contenuto diverso della festa. In realtà, anche in questa forma, la festa tratta esattamente la vera identità di Gesù che manifesta l’amore del Padre per tutti gli uomini. La vicenda degli astrologi che giunsero a Gerusalemme
e si informarono del re neonato, è presentata già dall’evangelista Matteo come la Storia del pellegrinaggio dei popoli. Con questo episodio Matteo vuole dirci che Gesù diventa il punto di arrivo per il pellegrinaggio dei popoli di cui hanno parlato i profeti, specialmente Isaia quando descrive l’alto monte verso il quale si avvieranno tute le nazioni. Così si è manifestato Dio in quest’uomo e, d’ora in poi i popoli potranno vedere la sua manifestazione e venire. La storia dei Tre Magi venuti dall’Oriente parla certamente di Gesù appena nato. Ma, fin dall’inizio, deve essere chiaro che contemporaneamente parla di tutti coloro che si uniscono a questo Gesù nella storia del Vangelo che stava iniziando. Tutti gli uomini per i quali Gesù diviene norma di vita, sono così altro, così nuovi, dalla società rimasta unita nel male, da poter essere indicati come una stella luminosa nella buia notte cosmica. Chiunque si metta in cammino per seguire questa stella è subito colto da un’immensa gioia. E così la vicenda dei Re Magi non parla solo di Gesù ma anche della Chiesa. Con il termine Chiesa non dobbiamo ora pensare solo alla sua organizzazione storica, ma alla vita alternativa a tutte le consuetudini mondane, che in essa grazie a Dio è possibile e che sboccia sempre nuova e come un miracolo. A questa Chiesa autentica e vivente, ovunque si manifesti, continuano ad affluire persone da quei popoli su cui si è levata la stella. Vengono nell’unico luogo dove Dio si manifesta nella società umana, per prostrarsi a terra e adorarlo. Anche ciò intendeva l’evangelista Matteo presentandoci, all’inizio del suo Vangelo, questa storia che, di primo acchito, non sembra più di un episodio piccolo e melodrammatico dei primi giorni di vita del bambino Gesù. Forse per questa storia proprio per la sua modestia, può avere importanza per i cristiani di oggi così scoraggiati. Soltanto pochi, fra gli uomini degli innumerevoli popoli dell’Oriente, oltre a vedere la stella, comprendono anche il motivo di quella intensa luce e si mettono in cammino. Ma il loro compito è reso tutt’altro che facile da coloro che dovrebbero essere i sapienti del tempo: i sacerdoti, i teologi, coloro che governano e anche il popolo già nato nella fede. Questi guardano stupiti i cammelli. Danno agli uomini d’oriente, che sono alla ricerca di un’alternativa, informazioni teologicamente esatte. Ma ce ne vorrebbero molti che potessero dire: “Si, certo, anch’io conosco il neonato miracolo di Dio nel nostro mondo. Anch’io mi ci sono messo in cammino. Gli appartengo e conosco bene la strada: venite ve la mostro”. Invece, i Magi non ne trovarono nessuno. I cercatori, venuti da lontano, continuano solitari la strada. Solo la stella li guida, nessuno di coloro ai quali è stata donata molto prima quella terra per questo scopo. L’alternativa di Dio è qui ed è così definitiva nel nostro mondo che il pellegrinaggio dei popoli verso di essa è già iniziato da tempo. Non esiste più la compatta unanimità degli uomini nel male. Ma questo è solo l’inizio. Il nodo è appena sciolto; Si richiede continuamente il coraggio di “partire”. Si devono sempre intraprendere lunghi cammini e persino misurarsi con l’incomprensione di tanti che come noi portano il nome di Gesù. Ma la stella risplende. Chi vuole, può mettersi in cammino. Troverà la gioia. *A pag 10 una breve biografia di Monsignor Babini.
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CALENDARIO LITURGICO a cura di Franco Cristini
Mese di Febbraio 20010
Mese di Marzo 2010
2 febbraio martedì – Presentazione di Gesù al Tempio, Candelora. Giuseppe e Maria portarono Gesù nel tempio: Simeone lo prese tra le braccia e benedisse Dio dicendo: O luce delle genti illumina il tuo popolo. Primo martedì del mese. In Propositura alle ore 17 Ora di Guardia con recita del Santo Rosario. 3 febbraio mercoledì – San Biagio vescovo e martire: fu vescovo di Sebaste in Armenia. La tradizione lo considera guaritore dei mali di gola. 4 febbraio giovedì – Primo Giovedì del mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni. 5 febbraio venerdì – Sant’Agata. Sant’Agata Vergine e martire subì il martirio a Catania dove è venerata. Primo Venerdì del mese. Nella chiesa di Micciano, alle ore 20, S. Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza. Nel Santuario del Carmine alle ore 21, S. Messa con adorazione. 7 febbraio domenica – Domenica V del Tempo Ordinario. S. Messe secondo l’orario festivo. 11 febbraio giovedì – Madonna di Lourdes: nel 1858 la Vergine apparve a Bernardette Soubirous presso Lourdes in Francia nella grotta di Massabielle. Maria chiamò i peccatori alla confessione. Da allora è nato un movimento intenso di preghiera e di carità la quale carità ha prodotto una sollecitudine speciale per i malati. Giornata del malato. 13 febbraio sabato – Alle ore 16 nella chiesa di Propositura S. Messa alla presenza dei malati di tutta la parrocchia. Al termine seguirà un momento di ristoro. 14 febbraio – Domenica VI del Tempo Ordinario. San Cirillo e Metodio – San Valentino festa dei fidanzati. S. Messe secondo l’orario festivo. 17 febbraio mercoledì – Le Ceneri: Inizio della Quaresima: alle ore 18 nella chiesa di Propositura ad Anghiari e alle ore 21 nella chiesa di Tavernelle, siamo tutti invitati alla S. Messa durante la quale potremo ricevere l’applicazione delle Ceneri quale gesto simbolico di penitenza.
2 marzo - Primo martedì del mese. In Propositura alle ore 17 Ora di Guardia con recita del Santo Rosario. 4 marzo giovedì – Primo giovedì del mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni. 5 marzo venerdì – Primo Venerdì del mese. Nella chiesa di Micciano, alle ore 20, S. Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza. Nel Santuario del Carmine alle ore 21, S. Messa con adorazione. 7 marzo domenica – Domenica III di Quaresima. S. Messe secondo l’orario festivo. 14 marzo domenica – Domenica IV di Quaresima. S. Messe secondo l’orario festivo. 19 marzo venerdì – San Giuseppe sposo della Beata V. M. “Servo fedele e saggio! Il Signore gli ha affidato la sua famiglia.” 21 marzo domenica – Domenica V di Quaresima. S. Messe secondo l’orario festivo. 25 marzo giovedì – Annunciazione di N.S.G.C. “L’angelo del Signore portò l’annuncio a Maria e concepì dallo Spirito Santo. Il Verbo di io fatto uomo, è venuto ad abitare in mezzo a noi.” 28 marzo domenica – Domenica delle palme. Alle ore 9,30 S. Messa nella chiesa di badia. Alle ore 10,45 inizio della S. Messa con la benedizione delle palme presso la piazzetta della Badia quindi ci rechiamo in processione nella chiesa di Propositura dove continuerà la liturgia. Alle ore 18 S. Messa nella chiesa della Croce. La processione ricorda l’accoglienza festante riservata a Gesù dagli abitanti di Gerusalemme agitando le palme. Saranno poi quelle stesse persone a tradirlo preferendo la morte in croce di Gesù a quella del ladrone Barabba.
Lunedì 29 marzo 2010 Inizio della Settimana Santa. Alle ore 21, in Propositura, liturgia penitenziale e Sacramento della Confessione in preparazione della Pasqua.
INIZIO DEL TEMPO DI QUARESIMA 21 febbraio – Domenica I di Quaresima. S. Messe secondo l’orario festivo. 22 febbraio lunedì – Santa Margherita da Cortona: nata a Laviano, vicino Salerno la santa dopo aver condotto una gioventù dissipata in seguito ad un evento luttuoso, decise di redimersi ed entrare nel terzo ordine francescano. Superati tre anni di dura penitenza Margherita venne accolta nel convento di Cortona dove iniziò una nuova vita; fondò un ospizio per i poveri e la Congregazione delle poverelle. Morì nel 1297. 28 febbraio – Domenica II di Quaresima. S. Messe secondo l’orario festivo.
Giovedì 1° aprile 2010 TRIDUO PASQUALE DELLA PASSIONE E RISURREZIONE DEL SIGNORE Il triduo pasquale comprende il Venerdì Santo, il Sabato Santo e la Domenica di risurrezione. Dato però il carattere pasquale della Cena del Signore entra nella celebrazione del triduo anche la S. Messa vespertina del Giovedì Santo. La Domenica di Pasqua è insieme l’ultimo giorno del Triduo e il primo del Tempo di Pasqua.
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Avvisi
S. MESSE FESTIVE CELEBRATE NELLE CHIESE DEL VICARIATO DI ANGHIARI...
Martedì 2 febbraio
Presentazione di Gesù (Candelora) Ore 18 S. Messa e benedizione con le candele Ore 8,00 Ore 8,30 Ore 9,00 " Ore 9,30 Ore 10,00 " Ore 11,00 " " " Ore 11,30 Ore 12,00 Ore 15,30 Ore 16,00 " Ore 18,00
Mercoledì 3 febbraio S. Biagio
Ore 18 S. Messa e benedizione della gola
Primo Venerdì del mese a Micciano
alle ore 20
-PIEVE DI MICCIANO -ANGHIARI: Chiesa di S. Stefano -CENACOLO DI MONTAUTO -CATIGLIANO -ANGHIARI: Chiesa di Propositura -SANTUARIO DEL CARMINE -SAN LEO -ANGHIARI: Chiesa di Propositura -PIEVE DI MICCIANO -VALEALLE -TAVERNELLE -VIAIO -TOPPOLE -TUBBIANO -PONTE ALLA PIERA -PROPOSITURA (1a domenica del mese) -ANGHIARI: Chiesa della Croce
... E DI MONTERCHI Ore 8,45 Ore 9,30
Primo venerdì del mese al Carmine
San Michele Arc.lo a Padonchia S. Maria della Pace Le Ville
Ore 10,00 CHIESA della Madonna Bella Pocaia Ore 11,15 San Simeone profeta a Monterchi Ore 17 (ore 18 estivo) San Simeone a Monterchi Ultima domenica del mese chiesa di San Michele Arc.lo a Pianezze ore 16 (ore 17 estivo).
MESSE PREFESTIVE: Ore 16 (0re 17 estivo) Tavernelle Ore 16,00 (ore 18 estivo) Arcipretura Monterchi Ore 17,00 Madonna Bella a Pocaia Ore 18,00 Propositura Anghiari
Ogni primo venerdì del mese, al Santuario del Carmine, S. Messa con adorazione alle ore 21.
Inizio della Quaresima Mercoledì 17 febbraio 2010 - Mercoledì delle ceneri Imposizione delle ceneri, in segno di penitenza e volontà di conversione S. Messa alle ore 18 in Propositura e alle ore 21 a Tavernelle Dal giorno 18 febbraio inizierà la benedizione delle famiglie delle parrocchie di Anghiari. L’itinerario segue la falsariga degli anni passati. Gli orari e le date saranno disponibili tempestivamente presso le chiese della parrocchia. 5
IL PALTERRE*: dove gli Anghiaresi parlano di Anghiari, e non solo
* Queste pagine possono essere lette dagli anghiaresi senza particolari prescrizioni. Per gli altri si consiglia moderazione.
2009-2010
La sfilata domenica 21 febbraio 2010 - ore 15,30
Carnevale in piazza
Sara C. disegnò
di Sergio Lombardi
Anche per quest’anno l’associazione “Carnevale della Gioventù” di Anghiari organizza la consueta sfilata di carnevale lungo le strade del paese, con raduno e manifestazioni principali in piazza Baldaccio. Associazione costituitasi nell’ormai lontano 1968, in un periodo in cui forse si era più concentrati in “rivoluzioni studentesche più o meno pacifiche” che in organizzazioni di volontariato, ha saputo adattarsi al trascorrere del tempo, al variare dei costumi e delle esigenze di piazza, fino a raggiungere l’attuale impostazione, senza mai però discostarsi troppo dalla formula iniziale e dal proprio statuto. Si è passati da una sfilata vera e propria, con blocco delle strade e pagamento di un biglietto di ingresso (o tessera), ad una rassegna forse un po’ meno composta che prevede però un maggior coinvolgimento della popolazione (la festa di carnevale ci piace immaginarla più “partecipata” che osservata), e con accesso gratuito alla manifestazione. Si è cercato anche di curare una continuità operativa con uno statuto aggiornato alle attuali esigenze; compagine sociale, contatti con i gruppi di lavoro, riunioni periodiche intese a creare una amalgama funzionale e condivisa, con una presidenza sempre attenta e vigile su tutto ciò che riguarda l’associazione. Per questi motivi abbiamo bisogno di coinvolgere sempre più tutti coloro che leggono il carnevale non solo come l’occasione di uno spettacolo annuale fine a sé stesso, ma che riescono a scorgere dietro la sfilata anche un impegno costante, profondo, l’impegno di un anno di lavoro; deve emergere in maniera forte e palese la condivisione di ambienti, il tempo trascorso in comunione di intenti, con obiettivi collegiali e con uno spirito di collaborazione che è forse il patrimonio più importante della nostra associazione. Vi invitiamo con gioia a partecipare alla festa di domenica 21 febbraio, per unirvi a noi nello spirito di un carnevale che non deve essere letto come uno stato permanente di leggerezza, ma come un invito a vivere la vita con gioia, in una partecipazione collettiva e nel rispetto delle regole. Rammentiamo infine che, come unica fonte sostanziale di finanziamento dell’associazione, abbiamo “abbandonato” il biglietto di ingresso, troppo selettivo e vincolante, ed abbiamo preferito organizzare una bella “sottoscrizione interna a premi”. Il primo premio della sottoscrizione, quest’anno, è un soggiorno di cinque giorni a Barcellona, con pernottamento e prima colazione in hotel 3 stelle, comprendente anche il viaggio aereo di andata e ritorno. Vi invitiamo pertanto a sottoscrivere tanti biglietti e ad unirvi a noi nelle manifestazioni carnevalesche sopra descritte e, perché no?, ad unirvi a noi anche nell’anno di lavoro che fa da ponte fra una sfilata e l’altra.
Un altro anno è passato e, come sempre, è il momento di fare un bilancio dell’anno appena trascorso sperando che il prossimo sia migliore in tutti i sensi perché quello appena tracorso è stato veramente simile ad un maremoto. In realtà il 2009 è stato caratterizzato da un enorme sviluppo tecnologico il che ha significato un cambiamento radicale degli usi e costumi sociali e di conseguenza un adeguamento alle nuove regole massimali, ma non tutti hanno assorbito tali novità per cui assistiamo ad un periodo di adattamento che non sarà né breve né indolore infatti tutta questa tecnologia spersonalizza l’essere ed ecco perché assistiamo alla perdita di quei valori etici e morali che hanno caratterizzato la generazione di cui io faccio parte, ma a parer mio, basta guardare i fatti di cronaca per capire che l’uomo, per esser definito tale, deve essere coerente in ciò che crede altrimenti è un quauqaraqua e anche con una buona dose di ipocrisia. In definitiva è praticamente impossibile pensare di regredire, ma sapersi dare una regolata è indispensabile altrimenti si rischia di entrare nel vortice che porta all’autodistruzione. Per concludere è doveroso essere ottimisti per cui in questo 2010 dobbiamo sperare nel meglio e mettendoci anche i nostri buoni propositi, perché senza niente non viene niente: fare sì che i nostri propositi si avverino.
Offerte per la Parrocchia Segnaliamo volentieri l’offerta di 300 euro fatta pervenire alla Parrocchia da Marida Mammoli. La utilizzeremo per le attività dei ragazzi all’Oratorio. Grazie ancora.
Raccolta differenziata La piattaforma ecologica del Chiuso, cioè dove noi portiamo la raccolta differenziata che predisponiamo in casa, ha una nuova gestione. È aperta mattino e pomeriggio del lunedì, del mercoledì e del sabato. Il servizio andrà potenziato ma ogni cittadino potrà dare un aiuto importante per far sì che i rifiuti diminuiscano e che comunque si possa riciclare la maggior parte di essi. Intanto un ringraziamento vada a Marino Baldi che ha gestito con impegno la piattaforma ecologica per diversi anni.
P.S. – negli ultimi anni la festa mascherata era stata sempre organizzata per l’ultima domenica di carnevale, mentre quest’anno siamo stati costretti a riportarla nella prima domenica di quaresima. Ciò in quanto nel giorno in cui scriviamo (11 gennaio) ci è stata comunicata l’impossibilità ad utilizzare la piazza per il 14 febbraio, a causa di precedenti impegni assunti da “Memorandia” per una nuova forma di programmazione della propria attività. A “Memorandia” auguriamo il miglior successo fin da domenica 14 febbraio, mentre a tutti Voi che ci leggete rivolgiamo nuovamente l’invito a “scendere in piazza” con noi per la festa mascherata del 21 febbraio.
Carnevale Nella colonna di destra l’articolo sul carnevale; qui invece il logo del Carnevale della Gioventù. È tratto dal Regolamento per l’Edizione del 1971 in cui si delinearono i quattro rioni di Anghiari.
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...il Palterre ovvero Ridendo castigat mores
I ragazzi di via di Ronda
“Buonasera”… sorpreso da questo gesto educato ho risposto. Passando ogni sera, siamo passati dal buonasera allo ciao. Non ho mai parlato con loro, solo il saluto. Però ho cominciato a studiare quel gruppo, mi sono sembrati puri, pieni di gioia, sensibilità. Camminando capto stralci dello loro conversazioni, la scuola, le vacanze, gli amori. Sono felice che questi ragazzi siano lì, con ogni tempo, d’estate anche la sera dopo cena. Mi richiamano alla mente cose che forse non esistono più, ritrovarsi a parlare fuori, in gruppo, semplicemente, mi sa di qualcosa di bello e buono. Con tutto quello che si dice sui giovani, sempre delinquenti, sempre dissacratori, sempre contro. Loro mi sembrano diversi, mi sembrano ragazzi che vivono il loro tempo… Io li ho chiamati i ragazzi di via di Ronda, vederli ogni sera è bello, mi riempie l’anima di gioia, di qualcosa che nel mio tempo è già avvenuto. Rimanete in via di Ronda, ragazzi, godete questo momento che poi passerà, rimanete così, passo dopo passo di fronte alla vita. Grazie
di Eugenio Papini
In questi ultimi anni, il mondo dei giovani è molto cambiato, stravolto da tutto quello che è tecnologia, velocità, immediatezza. Non voglio giudicare, né entrare in un argomento che prenderebbe pagine e pagine di pro e contro, senza forse arrivare ad una conclusione. Tempus fugit. Voglio però parlare di giovani, di un gruppo di ragazzi, che incontro tutte le sere per andare al lavoro: I ragazzi di via di Ronda. Sono oramai quattro anni che tutte le sere prima di andare a lavorare, alle 18.30, mi concedo un piccolissimo giro di Anghiari vecchio, via di Ronda è una dei miei percorsi preferiti. Lì incontro tutte le sere, un gruppo di ragazzi e ragazze, che parlano, scherzano. In un primo momento passavo, senza dire nulla, pensando alle mie cose, poi una sera qualcuno ha detto un timido
Francesco si è laureato
Auguri ad Antonio e alla Landa
Il giorno 25 novembre 2009, presso l’Università degli Studi di Perugia, Facoltà di Economia, Corso di Laurea in Economia Aziendale, Francesco Orlandi ha discusso la tesi dal titolo: Interventi di finanza pubblica in Italia tra crisi globale e crescita del debito pubblico, ottenendo la bella votazione di 110/110. Relatore è stato il professor Mauro Visaggio. Francesco ha potuto comunicare questa bella notizia alla mamma, gravemente ammalata e che sarebbe morta il 13 dicembre successivo, che ha condiviso con lui un attimo di gioia. A Francesco gli auguri degli amici e dei familiari ai quali si aggiungono, con un forte abbraccio, quelli della Redazione del giornale.
Festa nella solatìa località dell’Intoppo, nei pressi di Anghiari, per i coniugi Antonio Leonardi e Orlandina Carboni (ma conosciuta con il nome di Landa) per i loro cinquanta anni di matrimonio. Si erano infatti sposati il 19 settembre 1959 presso la chiesa del Cenacolo, allora Convento francescano di Montauto, dal parroco don Gino Lazzerini. Ai coniugi Leonardi tanti auguri per questa lieta ricorrenza dai familiari, dagli amici e dalla Redazione dell’Oratorio con il suo Caporedattore. Nella foto gli sposi alla loro uscita dalla chiesa di Montauto.
La vignetta di Scacciapensieri:
Strade!
I sette modi di dire di Giorni Bernardini Anna
1 – Non cercare la gioia nelle cose lontane. 2 – Se vuoi cogliere un fiore non temere lo spino. 3 – Non v’è cibo di Re più gustoso del pane. 4 – Non c’è cosa che scaldi più del nostro camino. 5 – Non ti tocca fortuna se non sei mattiniero. 6 – Un cattivo pensiero macchia più dell’inchiostro. 7 – Non v’è acqua che lavi più del pianto sincero.
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LE NOSTRE CHIESE NELLA STORIA E NELL’ARTE
di don Quinto Giorgini
La Chiesa di San Lorenzo a Sorci
Questa chiesa, dedicata al diacono S. Lorenzo, martirizzato a Roma il 10 agosto del 258 sotto Valeriano, si trova a 350 m. s.l.m., su un rilievo nel versante sinistro della Sovara, sotto la strada che si snoda sul crinale, tra la rotonda sulla statale senese-aretina ed Anghiari. Anticamente, come vedremo, era denominata chiesa di S. Lorenzo al Colle di Anghiari ed è stata una chiesa parrocchiale fino al 22 settembre 1986, data in cui mons. G. D’Ascenzi firmò il decreto della sua soppressione e annessione del suo vasto territorio, in cui si trova anche il noto castello di Sorci, e del suo popolo, alla parrocchia di S. Bartolomeo del centro storico anghiarese. Questa chiesa ci risulta nominata la prima volta nel 1268, tra quelle del territorio di S. Maria della Sovara ed era obbligata al censo al Vescovado di appartenenza di Città di Castello. È ricordata anche nel decimario papale del 1349 tassata per libbre V (?). Nel 1520 passò alla nuova Diocesi di Sansepolcro, insieme alle altre chiese sorelle della Pieve di Sovara. Nel 1568 vi troviamo rettore don Andrea Vallensi di Anghiari. La chiesa era di libero conferimento da parte del Vescovo diocesano. Lo stesso don Andrea lo troviamo rettore di questa “parrocchialis ecclesia Sancti Laurentii de Colle de Anglario” quando l’8 luglio 1583 fu visitata da mons. Angelo Peruzzi, della cui visita, come al solito, riassumiamo le notizie principali. Era una chiesa parrocchiale, dedicata al santo martire Lorenzo, di libera assegnazione da parte dell’Ordinario ed aveva un reddito annuo di 70 staia di grano e 7 barili di vino, con cui doveva provvedere tutte le spese, compresa la tassa di studio all’Università di Pisa (in cui si laureavano anche alcuni dei nostri sacerdoti) e inoltre la tassa decimale. Nella chiesa non si conservava il SS.mo Sacramento del Corpo di Cristo, perché non essendovi la casa canonica, il rettore don Andrea abitava in Anghiari, dove esercitava la mansione di battezzatore (= offitium battizandi) e perciò si recava in parrocchia solo a domeniche alterne e nel caso che ci fosse qualche infermo bisognoso del viatico, celebrava la Messa e poi portava l’Eucaristia ai malati usando il calice. Il visitatore ricorda al parroco che il Concilio ordina di usare la “teca o pisside” almeno di rame, dentro e fuori dorate, con coperchio e grandi quanto occorre per contenere le particole in numero sufficiente per comunicare le anime dell’intera parrocchia, che in quel tempo erano circa 70 e che a Pasqua si erano tutte comunicate. Fu inoltre comandato al parroco di provvedere un registro decente, con l’elenco dei parrocchiani ammessi alla S. Comunione pasquale, previa Confessione dei peccati al proprio parroco o ad un altro sacerdote dietro sua licenza (“aut alii sacerdoti de eius licentia”). Il visitatore prende atto che il numero dei matrimoni pubblicati e celebrati in chiesa è stato registrato in un “libro decente et pulchro qui bene se habet”. L’altare maggiore, pur anch’esso decente e provvisto del necessario per celebrare, mancava tuttavia del baldacchino e di alcuni candelieri che dovevano essere comprati. L’edificio sacro risultava consacrato insieme all’altare e si presentava abbastanza bello, “satis pulchrum”, ed in esso si
seppellivano i morti in “alveolis bene copertis”. Mancava il confessionale, per cui mons. Peruzzi disse di provvederlo quanto prima e di dotarlo della Bolla della Cena del Signore, dell’elenco dei “casi riservati al Vescovo” e dell’immagine del Crocifisso “ad facem poenitentis”, cioè dalla parte del penitente. Non c’era la sacrestia, per cui i paramenti, abbastanza decenti, l’unico calice ed i numerosi corporali e purificatoi venivano custoditi in un armadio “in quodam armario in ecclesia sub fida clave”. Il rettore insegnava la dottrina cristiana ed inoltre istruiva “populum suum in via salutis” spiegando spesso (persaepe) il Vangelo. Infine don Andrea presentò al visitatore la lettera vescovile di nomina. Nella visita del 1649 le anime ammesse alla comunione erano scese a 66. Nel 1733 vi era parroco don Pasquino Pasqui. Nella visita pastorale del 1750 vengono descritti tre altari, il maggiore, quello dedicato a S. Florido, di patronato dei Pichi, e l’altro dedicato a S. Antonio Abate. Nel 1762 vi era curato don Santi Niccolucci. Gli abitanti della vasta parrocchia di S. Lorenzo in Sorci erano 226 nel 1883. Nel 1906 prese possesso di questa chiesa don Sisto Baldassarri, ordinato prete nel 1901 e che nel 1904 fu nominato economo spirituale della parrocchia di S. Biagio a Pocaia di Monterchi, dove rimase solo due anni. Resse questa parrocchia di S. Lorenzo fino al 1935, quando si ritirò ad Arezzo, dove morì nella casa del clero il 13 settembre del 1946 all’età di 73 anni, 4 mesi e 2 giorni. Gli successe don Giuseppe Baronio, che guidò la parrocchia fino al 1953, quando gli succedette il colto sacerdote veneto don Luigi Brunetta, che era stato missionario in America Latina. Chi scrive lo ebbe insegnante di francese nel Ginnasio al seminario di Sansepolcro. Era stato per breve tempo nella disagiata e isolata parrocchia di Dese nel Sestinese e poi fu trasferito in questa più comoda di S. Lorenzo. Vi rimase appena 5 anni, perché un male inguaribile lo portò alla morte il 20 giugno 1958 alla giovane età di 58 anni. Nel breve tempo si dedicò oltre che alla cura del popolo, anche ad abbellire questa chiesa, di cui fece dipingere, dal parroco
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Le nostre chiese...
2quadro di mano mediocre, rappresentante la Vergine col Bambino, S. Lorenzo e S. Antonio abate, danneggiato gravemente dal terremoto; 3quattro reliquiari in legno dorato, un po’ frammentati del secolo XVII; 4turibolo in rame con piede e coppa esagonali. Il coperchio ha trafori cuoriformi e ha forme trifore, sec. XV, e piccola navicella coeva a piede campanato, corpo largo e piatto, e punte acute e ricurve; 5camice in trina antica in refe, alta cm 6 e lunga cm 274, sec. XVI-XVII; 6- pianeta di stoffa con metà dello stolone di stoffa tessuta in seta ed oro, rappresentante due angeli, inginocchiati davanti all’ostia, con la sigla IHS, posta in fondo turchino entro raggiera. Sec. XV. Lo stolone è frammentario e misura 68 x 13 cm. 7- Un ciborio in legno dorato, con sulla porticina l’immagine di Cristo reggente una croce. L’attuale chiesa di S. Lorenzo, non essendo orientata, non può essere quella antica medievale, che, come mi è stato riferito, si trovava nei pressi. È a pianta rettangolare, con un portale di pietra sormontato da un timpano triangolare. Danneggiata dagli ultimi terremoti, è stata restaurata dalla ditta Belloni nell’estate scorsa, messa in sicurezza con catene e tiranti in acciaio, che appaiono all’esterno delle muraglie, il tetto riparato e intonacata e imbiancata sia dentro che fuori. La parte finale della chiesa è incorporata tra una piccola casa colonica e la canonica. Tra il tetto di quest’ultima e quello della chiesa si erge un piccolo campanile a vela, con una sola arcata, nella quale si trova un’antica campana con scrittura uncinale e con incisa la seguente data: A.D. MDXXXI (1541), di peso Kg 53,20. Il 6 novembre del 1958 morì all’interno di questa chiesa, precipitando dal soffitto, il sig. Egisto Puleri, custode del santuario della Madonna Bella di Pocaia, chiamato ad effettuare alcune riparazioni, lasciando la moglie Rina e il piccolo figlio Giovanni. L’ultimo parroco residente fu don Carlo Senesi, che dal 1957 vi rimase fino alla morte avvenuta nel 1984. Egli nello stesso tempo era anche direttore dell’ufficio amministrativo diocesano di Sansepolcro. Migliorò il beneficio di questa parrocchia, che era di circa 16 ettari, facendo ricostruire le due case coloniche, di cui una attualmente abitata dal sig. Andrea Iacopucci, fedele custode di questa decorosa chiesa, che purtroppo viene ufficiata da parte dei sacerdoti di Anghiari don Marco Salvi e don Stanislao Milik appena tre volte all’anno: il 10 agosto, festa del S. Patrono, e poi le notti di Natale e di Pasqua.
di Toppole don Angelo Alberti, con l’aiuto dei signori Nicchi Aldo e Polcri Orlando, la travatura lignea che ancora ammiriamo alzando lo sguardo alle vecchie capriate. Inoltre con il cospicuo contributo di una benefattrice americana di nome “Josephina Ruopoli di Brooklyn” fece costruire nel 1956 il bell’altare di marmo di Carrara, situato al centro del presbiterio, che è separato dal resto della chiesa da un’artistica balaustra anch’essa di marmo. Nella parete dietro l’altare, in alto, c’è una statuetta raffiguarante il S. Patrono, donata nel 1950 dal sig. Pierino Gennaioli, mentre l’antico crocifisso del sec. XV, collocato più in basso, attualmente si trova al restauro. Un tabernacolo per il SS.mo, sormontato da una statuetta moderna dell’Immacolata, si trova al lato destro del presbiterio, mentre al lato sinistro c’è una porticina che immette nella piccola sacrestia e nel retro. Sono appesi alle pareti della chiesa due lampadari all’altezza della balaustra e i 14 moderni quadri della Via Crucis per il resto del sacro edificio. A destra di chi entra c’è una statua di S. Antonio abate e a sinistra quella del S. Cuore di Gesù. In alto, sopra le stazioni della via crucis, un cornicione color pietra adorna le quattro pareti e su quelle laterali e quella dietro l’altar maggiore vi sono 8 finestrelle quadrate, di cui tre sono murate, mentre nella controfacciata c’è un grande occhio che permette alla luce di illuminare bene l’interno. Il pavimento del presbiterio, di ca. 30 mq, è di mattonelle di cemento, mentre il resto della superficie, di mq ca. 50, è in vecchio cotto. In fondo dalla parte destra di chi entra c’è un fonte battesimale di pietra ricoperto in legno ed una pila per l’acqua santa, anch’essa di pietra vecchia ed un po’ erosa, mentre dalla parte sinistra c’è un grande confessionale in legno. Qualche inginocchiatoio ed alcune banche di fattura moderna, costituiscono il resto degli arredamenti sacri. Secondo l’inventario della Sopraintendenza ai Monumenti di Firenze del 13 luglio 1917, in questa chiesa vi erano catalogati: 1- quadro rappresentante la Vergine con il Figlio e in basso S. Antonio, S. Francesco e le anime del Purgatorio, entro una cornice coeva con decorazioni dipinte in oro, sec. XVII;
Le foto: Nell’altra pagina la facciata della chiesetta di San Lorenzo. In questa pagina - In alto: veduta dell’interno. Qui in basso: a sinistra l’iscrizione di dedicazione sotto l’altare maggiore e, a destra, la statua del patrono San Lorenzo.
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cronache dai Renicci
Angolo della Missione
a cura di Franco Cristini
VITA DA CHÈNI a cura del cane Pippo
Asterischi
Missione Tanzania
El viruse
Un gruppo di nostri conterranei con in testa la dottoressa Anna Maria Bartolomei, stanno per ritornare in Tanzania portando i frutti delle nostre donazioni in aiuto ai fratelli africani. Il dovere di noi che rimaniamo qui è quello di sostenerli con la preghiera nel difficile lavoro che li attende: curare i malati, aiutare a costruire infrastrutture per la crescita civile ed economica di quelle popolazioni. Una cosa però vorrei ricordare loro: non si dimentichino mai di far conoscere la nostra professione di fede, il nostro credo, la parola del santo vangelo, ognuno secondo il proprio carisma. Così saranno veri missionari graditi a Dio Padre onnipotente. Tanti auguri
Il rospo in gabbia Questa me l’ha raccontata il bottegaio che ha la bottega proprio dentro la porta di San Michele a Castiglion fiorentino. Ogni paese la appioppa al paese vicino o con il quale corre un po’ di ruggine antica. Questa è dedicata agli aretini e noi anghiaresi la dedicheremmo volentieri ai borghesi. Gli aretini avevano messo un rospo in gabbia ed erano orgogliosi di questo strano animale. Anzi avevano costruito una gabbia appositamente per lui. Lo tenevano in gran cura e gni davano da mangiare vari semi. Ma lui gnente. Alla fine uno degli accudienti esclamò: «Mangere ‘n mangi, cantère ‘n canti, me dici che ucellaccio se’!»
Monsignor Giacomo Babini vescovo emerito di Grosseto Nato ad Alfero il 22 febbraio 1929, viene ordinato sacerdote il 26 giugno del 1953 e consacrato vescovo ausiliare della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro il 25 luglio 1987. Il 19 settembre dello stesso anno viene consacrato vescovo a tutti gli effetti da monsignor Giovanni D’Ascenzi e viene eletto vescovo titolare di Tubune in Mauretania succedendo a Silvano Piovanelli. Il 7 dicembre 1991 viene eletto vescovo di Pitigliano-Sovana-Orbetello. Il 13 luglio 1996 passa alla diocesi di Grosseto, della quale è vescovo fino al 2001, anno in cui diviene emerito. Viene succeduto da Franco Agostinelli.
A chi stèa ‘n pinsieri per mè, vo’ dire che sto bene, so’ vivo e verdo! D’altronde, oggi usa pigliè’ ‘na pausa de riflessione e, alora, l’ho presa anch’io! Ultimamente ho sintito parlè’ tanto de ‘st’influenza baghina. Oh! ‘Sti viruse ‘n sèn più a chi ataccasse e le studion sempre nove: se son fatti da la vacca strulla, pu’ son passèti ai polli d’arlevamento cu’ la “viaria”... e mo’ l’èn presa cui maieli! Che ‘n s’azzardono a vinire da noialtri chèni, che de rogne n’émo abastanza! Io si veggo ‘n viruse che me gira ‘ntorno, gni do ‘na scodèta che gni faccio pigliè’ la pension da matto! Ma anche vioaltri séte buffini: v’ha preso la fifa, eh? Prima cosa c’è ‘l problema del vaccino... e ‘n sapete cume ve fere... C’è chi sta lì a pensere: “Che faccio? Me vaccino o no? Sarà meglio o peggio?” (Quande c’èn da fallo a noi, ‘nne stèn lì a di’ “ciò dèto”: ci fèn ‘na bucatura evvia!) Doppo c’è queli che son per fallo: “Ah, io, l’ho bel che fatto! So’ stèta mèle, eh, che m’ha fatto “riazione”...ho aùto tre giorni de febbra a quaranta, la brunchide asmatica, el gòmito e la diarea... ma ‘l viruse ull’ho preso! L’ho buggiarèto!” E pu’ c’è queli contrari: “Che? El vaccino? ‘N se ne parla! Ma éte idéa de le malatie che posson vinire dai vaccini? Leggete i giornali! E pu, io so’ contrario a tutte le middicine, che fèn bono da ‘na parte e fèn danno da ‘n’antra; Le malatie, cume vengono se ne devon gire! Simmai, se fa du’ fumenti, i sciacqui, ‘na lavanda al bisogno... ma vaccini e middicine ‘n fèn per mè!” E tutti cercon de spiegasse cume mai oggigiorno vién fora tutte ‘ste malatie: “Per me, dipendi dal tempo! ‘Stu caldo ‘nn’è normale!” “Troppo freddo! Troppi sbalzi! Cume se fa a ‘n s’amalere?” “Diviéni da le stagioni che ‘n son più cume ‘na volta!” “Piovi troppo! Troppa ummidità!” “Piovi troppo poco! ‘St’aria secca fa amalere per forza!” E ve ‘ngluppète, e ve sgluppeète, e ‘n sapete che pesci pigliere! Ci s’è misso anche Topo Gigio a fè’ le reclame anti-viruse (“Bravo furbo, aiuta i crischièni, che loro ve volgon parecchio bene a voialtri : tutti i ‘sperimenti de le malatìe li fèn cui topi!”) Ma la gente l’ascolta, ch’ha paura... e alora dimolti metton la mascarina ‘n tul muso (cusì provon quante diverti la musarola). Doppo c’è queli che se saluton da lontèno, uno volto ‘n qua e uno ‘n là: “Cume stè? Te veggo bene!” (ma cume fè a vedéllo, che ‘n lu guardi manco!) E si uno s’azzarda a dagni la mèna per salutere, quel’altro fa a vista d’ardagnine... pu’... quand’è a metà via, argira de scatto e se gratta n’urecchia, cume si ciaesse cento zecche! Ho visto crischièni che, per nun se sfiorère, facìon certe svicolète che parìon diossèti! ‘N ci se bècia più, se fa “a vista”, da lontèno... un surrisino, ma a bocca chiusa (che ‘ntur ‘na fiatèta ‘nso quante migliardi de viruse e sopraviruse c’è). E appena uno se soffia ‘l neso (ma che dico, soffia, basta che ci rispiri sopra) salti a buttè’ via el fazzoletto! E chi li vendi fa i budelli d’oro! E anche ‘n chèsa mia c’è la mania de disinfettasse. Si qualcuno tocca qualcosa, c’è sempre qualcun altro che bocia: “Fermo! Te sè’ disinfettèto? L’è alavète le mène? È acontèto fino a settecentoquarantasette? Sì? Alora pu’ portè’ fora el secchio de la scompezza!!!” Robba da matti! Donqua, pel 2010, auguremise de stè’ tutti bene, ch’è la cosa più nicessaria! El vostro Pippo
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Prima funzione del metodo operativo Caritas: L’osservazione di Laura Di Lauro
Le Caritas parrocchiali, come noto ormai, si esprimono soprattutto nel servizio agli anziani soli, ai poveri, alle famiglie con disagi, agli immigrati, a persone che per ragioni economiche o familiari conoscono il buio della depressione. Individuare e segnalare queste emergenze rientra infatti nei compiti di una Caritas parrocchiale, il cui metodo operativo si esprime attraverso le tre funzioni cardine: osservazione, ascolto, discernimento. Al primo posto l’osservazione, dunque. Ma cosa osservare e come osservare. Il terzo incontro del Percorso formativo per animatori parrocchiali e diocesani 2009/2010, quello del 12 dicembre 2009, ha cercato di dare una prima risposta a queste nostre domande attraverso una vera e propria esercitazione didattica. Divisi in gruppi, formati ognuno da animatori provenienti da diverse parrocchie della provincia aretina , siamo stati coinvolti in una simulazione. Dovevamo immaginare di essere una Caritas appartenente ad una parrocchia di 4000 abitanti circa sita all’interno di un territorio posto alla periferia della città e in parte esteso in aree limitrofe comprendenti alcune piccole frazioni. Il parroco di questa ipotetica parrocchia, al fine di preparare un sussidio da presentare nell’arco di due mesi, ci chiedeva di acquisire informazioni e conoscenze delle povertà più o meno evidenti attraverso lo strumento dell’osservazione fattiva. Assolte le necessarie operazioni puramente organizzative come l’individuazione delle esperienze, delle professionalità, attitudini, capacità dei singoli componenti, seguita dall’assegnazione dei compiti, viene decisa la cadenza degli incontri e si dà inizio al lavoro di osservazione. In questa fase preparatoria della ricerca per individuare le povertà del territorio ci è stato richiesto di “spersonalizzarci”, di non lasciarci insomma guidare da emozioni, opinioni, e talvolta anche da giudizi e pregiudizi, insomma da tutto quel bagaglio e fardello di pensieri e di conoscenze, ora buoni ora meno buoni, che si è andato via via formando nella nostra mente nel corso del tempo. “Spersonalizzarsi” non è impresa facile. Anzi si rivela molto difficile. Di qui ancora una volta in questa ricerca l’invito e il richiamo a noi stessi che ci viene da San Paolo di “lasciarci trasformare rinnovando il nostro modo di pensare”. Detto ciò, in primo luogo bisogna armarsi di buona volontà ed umiltà. Ci chiediamo poi a chi rivolgerci per questo lavoro di ricerca ed identificazione delle povertà. Conveniamo che importanti fonti sono il parroco stesso, i servizi sociali, ed in particolare gli assistenti sociali, le istituzioni in genere, associazioni di volontariato come la Misericordia, le Asl, le forze dell’ordine, che, occupandosi del controllo del territorio, vengono in contatto con realtà di povertà, disagio, degrado sociale, dipendenze da alcool, droga e recentemente dal gioco d’azzardo in forme purtroppo oggi facilmente accessibili a tutti, e importanti possono essere per, l’osservazione che ci viene richiesta, anche le esperienze dei medici di famiglia, che, fatti salvi naturalmente il rispetto e l’obbligo della riservatezza, ben conoscono la comunità e possono fornire dati circa coloro che nel territorio sono vittime della povertà, di disagi come solitudine, depressione, dipendenze, oppure orientarci utilmente circa la condizione di disabili in grave difficoltà o persone afflitte da malattie invalidanti e bisognose di qualche aiuto. Altre persone che sono in grado di fornirci dati interes-
santi sono insegnanti in pensione, o maestre di sostegno, che potrebbero dirci se ci sono bambini in difficoltà. Sempre utile inoltre può essere il confronto con le realtà di altre Caritas parrocchiali. Il dialogo, la comunicazione, lo scambio di esperienze con altre parrocchie può solo arricchire il nostro lavoro. Raccolti i dati dell’osservazione delle povertà, bisogna fare una lettura di questi dati: ci sono tanti poveri, c’è chi lo è in misura maggiore rispetto agli altri, c’è chi “accentua” la sua condizione, in buona fede o meno, chi ha dignità e pudore, chi meno riserbo. Infine l’osservazione per individuare le diverse forme di povertà, i diversi livelli, non deve fermarsi alle povertà economiche. È necessario indagare le povertà più nascoste che possono anche essere causa di quelle economiche. Sono le povertà negli affetti, le povertà di spirito, le povertà di valori. La povertà economica è spesso solo la parte più evidente di un disagio interiore, più profondo. È questa la funzione più ardua di un osservatorio delle povertà, cogliere la “povertà nascosta”, individuare questo vuoto. È una funzione per la quale non siamo affatto preparati abbastanza. Buona volontà, umiltà, cuore, sensibilità non bastano. Siamo inadeguati, siamo spesso osservatori non educati a cogliere in profondità, guardiamo la superficie e cogliamo solo gli aspetti più palesi. Deve venire in nostro soccorso ancora una volta la fede. Senza Dio non possiamo comprendere noi stessi e quindi non possiamo comprendere gli altri. Benedetto XVI nella sua enciclica Caritas in Veritate ricorda che la «la persona umana è un’unità di anima e corpo» (Conc.Ecum.Vat.II Cost.past. sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et Spes, 14.). L’essere umano si sviluppa quando cresce nello spirito. “L’alienazione sociale e psicologica, e le tante nevrosi che caratterizzano le società opulente rimandano anche a cause di ordine spirituale. Il vuoto in cui l’anima si sente abbandonata, pur in presenza di tante terapie per il corpo e per la psiche, produce sofferenza”. Ci permettiamo di aggiungere qui che anche lo strapotere della tecnica produce danni enormi e povertà interiore. Conoscere e individuare le povertà era il compito inizialmente assegnatoci nella esercitazione proposta nell’incontro di dicembre del percorso formativo per animatori Caritas, ma è diventato molto di più perché ci ha permesso di capire che la povertà più dannosa è quella dello spirito. Ancora Benedetto XVI ci ricorda nella sua ultima enciclica che la rinascita dell’uomo è nella riscoperta dello spirito, che “lo sviluppo dell’uomo e dei popoli deve essere caratterizzato dalla dimensione spirituale perché possa essere autentico. Esso richiede occhi nuovi e un cuore nuovo, in grado di superare la visione materialistica degli avvenimenti umani”. Un’ultima riflessione riguarda la finalità ultima del lavoro espresso attraverso il metodo operativo Caritas (di cui l’osservazione rappresenta il primo passo, cui seguiranno ascolto e discernimento) che non deve essere nei confronti del povero il soddisfacimento di un immediato bisogno materiale (come avviene ad esempio attraverso la distribuzione di alimenti e vestiario), bensì la promozione della persona, perché possa dar luogo ad un progetto di vita.
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Auguri ad Angiolino ed Elena Auguri per i cinquant’anni di matrimonio di Angiolo (Angiolino) Mafucci e Elena Borroni. Erano stati uniti in matrimonio da don Fabio Comanducci parroco di San Leo (parrocchia della sposa) il 26 dicembre 1959. Nello stesso giorno, ma nel 2009, si sono ritrovati nella chiesa di San Leo per celebrare il loro cinquantesimo di matrimonio o nozze d’oro. Nella bella foto d’epoca, i due giovani sposi sono ritratti davanti alla torta nuziale di ben quattro piani. La foto è stata scattata a Turicchi, nella abitazione paterna della sposa dove fu preparato un pranzo veramente speciale adatto all’occasione dopo il rituale rinfresco alla Motina a casa dello sposo. Naturalmente, lungo il percorso, i fuochi per festeggiare gli sposi e gli immancabili spari (a salve) con il fucile. La famiglia Mafucci abita alla Motina e lì giungano le felicitazioni di familiari, parenti e amici nonché quelle della Redazione.
Il nuovo anno
La Maria del “Rubino”
di Armando Zanchi
di Donna Beppa
Come accade spesso, veniva chiamata con il nome, o meglio il soprannome del marito. Lei era Maria Bernacchi, una brava e semplice persona, che merita di essere ricordata da noi con sincero affetto. Ci piace ripensare a com’era diversi anni fa, quando, per le stradine dei Renicci, passeggiava e intanto lavorava a maglia; non aveva bisogno di guardare il lavoro: le mani abili guidavano i ferri con sicurezza, mentre lei discorreva con le persone che incontrava. Oppure vogliamo ricordarla quando curava i suoi fiori e il suo orto, programmando le semine in modo che gli ortaggi fossero maturi quando sarebbero venuti a farle visita i suoi cari: la figlia, il genero, il nipote. Abitava da sola, ma credo che non abbia mai sofferto per solitudine: il telefono accorcia le distanze e poi aveva tante amiche e amici. Apparentemente chiusa e riservata, a volte pensosa e taciturna, ripercorreva le sofferenze di una vita passata non facile; tra le esperienze dolorose, c’era il ricordo della mamma, portata via dai Tedeschi e non più tornata. Ma, nei momenti significativi, sapeva esprimere verso gli altri un affetto e un’attenzione oggi inusuali: ogni giorno scrutava il calendario per sapere quale Santo si festeggiasse e subito si preoccupava di fare gli auguri ad amici e conoscenti che avevano quel nome; faceva visita ai malati, ai convalescenti, alle partorienti, portando loro un piccolo omaggio, come si usava una volta. Partecipava sempre ai funerali, offrendo spesso dei fiori. Purtroppo noi, i suoi amici e vicini, non abbiamo potuto essere presenti al suo funerale, perché negli ultimi tempi abitava a Bologna con i suoi cari ed è là che è venuta a mancare, pochi giorni prima di Natale. Sappiamo, però, che ha vissuto serenamente quest’ultimo periodo della sua vita, circondata dall’affetto e dalle cure di cui, ormai anziana, aveva bisogno. E sappiamo che non ha mai dimenticato noi e il suo paese, con cui teneva sempre contatti, sia telefonici, sia attraverso questo giornale, che le veniva puntualmente recapitato presso la sua nuova residenza. I tanti ricordi che abbiamo di lei ce la faranno sentire sempre vicina.
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Il nuovo anno sta per scroccare tutti si apprestano l’anno sfidare
C’è l’anno nuovo qui ci si appresta che fine di anno sia modesta
Passano gli anni qui troppo in fretta e non c’è nessuno che si affretta
Il nuovo anno vorrà arrivare qualche bottiglia si va a stappare
Soliti giorni di ventiquattr’ore si accende e si spegne come un lampione
Poi lì stretti con la consorte senza pensare alla nostra sorte
E la giornata che sembra lunga solo la morte non si allunga
Si mette insieme le cifre e gli anni senza pensare a tutti i malanni
Passano i mesi passano gli anni e ce n’è tanti con molti affanni
Si manda giù dello spumante che a noi serve da galleggiante
Giorni felici e prediletti quando è il giorno dei confetti
Faremo festa a modo nostro e voi pensate a fare il vostro
Gli altri giorni belle e spesati ma molte volte un po’ malandati
I tanti nuovi anni che abbiamo passato il nostro tempo non è stato sprecato:
Offerta Volentieri segnaliamo l’offerta di 600 euro dei Donatori di Sangue Fratres per la stampa del nostro periodico. Al Presidente ed al Direttivo vada il ringraziamento della Redazione e della Parrocchia.
NOTE DALLA MISERICORDIA
a cura di Massimo Redenti
Si chiude il 2009: ecco le offerte!... Anonimo Anonimo Anonimo Bacci Mirella Barna Bruno - i familiari alla memoria Bartoli Bruna - i familiari alla memoria Bergamini Alfiero Bergamini Santino Boschi Giuseppa Cambi Claudio e Montini Gabriella Casucci Franco Ceppodomo Novella Chiarini Meri Comanducci Cesare - i dipendenti della ditta “Tavernelli Eleonora” alla memoria Comanducci Cesare -i familiari alla memoria Crociani Osvaldo Del Barba Angiolo - i familiari alla memoria Dragoni Mirella Fabiani Maria Pia Giabbanelli i familiari alla memoria Fastacchini Vally in memoria dei cari defunti Giorgi Giorgio e Gigliola Guelfi Paolino e Maura Le sorelle Meozzi in memoria dei cari defunti Leonessi Ermida Cambi Locci Rina Lucertini Pier Paolo - i colleghi d’ufficio alla memoria Lucertini Pier Paolo -parenti ed amici alla memoria Massetti Marcello e Matteo Miano Marinella in memoria di Zafferani Franco Monaldi Ada - la famiglia Cimbolini alla memoria Monini Santi Fernando Muna Marziali Sofia in memoria di Antonio e Ilde Sonda Marziali Palazzeschi Ilda Pernici Faustina Baggi - i familiari alla memoria Polverini Sergio Raffaelli Benito in memoria dei cari defunti Ronald Dennis Price - gli amici alla memoria Rosadi Giampiero Rossi Angela Ruggeri Rosita - i familiari alla memoria Ruscetti Vincenza Vellati Vesta
... e i Nuovi soci 10 30 50 10 60 474 50 10 5 150 50 50 10
Bacci Mirella Bartoccini Giuseppina Bozzi Lina Capolungo Giuseppe Casucci Laura Di Silvestro Antonio Donati Sarti Carla Marconcini Derno Massetti Marcello Massetti Matteo Russo Gabriele Tortorelli Lorenzo
65 250 60 150 10 600 30 50 50 60 15 5 250 110 5 30 350 30
A tutti loro un cordiale benvenuto
20 10 250 5 20 36 10 5 400 10 10
Che Dio ve ne renda merito!
Il Veglione a Sorci Anche quest’anno sarà organizzato congiuntamente dalla Confraternita di Misericordia e il Gruppo Donatori di sangue Frates di Anghiari il consueto veglione di carnevale. L’esperienza positiva registrata nella passata edizione, caratterizzata soprattutto dal numeroso afflusso di persone, ha indotto l’organizzazione a riproporre con piacere una serata di buona musica per divertirci tutti insieme. Quindi nella giornata di sabato 6 Febbraio ci ritroveremo presso il Castello di Sorci per trascorrere una bella festa in allegria tra amici, naturalmente siete tutti invitati!!! Per le prenotazioni e/o informazioni si prega di rivolgersi presso la segreteria della Misericordia. Gatto
Quaresima 2010 Stazioni Quaresimali Da Giovedì 25 febbraio incontri nelle chiese del Vicariato, sempre alle ore 21 Il calendario con i luoghi verrà esposto tempestivamente nelle varie chiese
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Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres” Anghiari
sito internet: www.fratresanghiari.it
e.mail: info@fratresanghiari.it
Riceviamo e con entusiasmo pubblichiamo questa bella storia di Natale. Un racconto su cui far riflettere tutti noi, uomini del terzo millennio, impegnatissimi, super tecnologici, perfetti calcolatori dei propri interessi, pieni di certezze ma anche tanto, ma tanto fragili e distratti. Una storia che coinvolge direttamente tutti noi, donatori di sangue e non. Una testimonianza concreta di come carità cristiana, solidarietà umana, generosità e coraggio riescano davvero a rendere concreto l’impossibile. Lo abbiamo detto tantissime volte: donare una parte del proprio sangue è donare la vita!!! Lo ribadiamo con maggior convinzione in questa occasione, grazie alla concretezza ed alla bellezza di questo lieto evento. La nascita di Diego e Cristian è motivo di grande soddisfazione non solo per la loro famiglia ma anche per tutte le associazioni di volontariato che, come la nostra, promuovono quotidianamente tra la gente la cultura della solidarietà e della donazione. Senza i suoi venticinque “angeli custodi” Elisa non avrebbe sicuramente potuto realizzare il proprio sogno. Senza la loro costante generosità non saremmo qui, oggi, a riflettere su questa vicenda. Tanta gratitudine a tutti loro, quindi, ma anche ad Elisa che così coraggiosamente ha sfidato il destino ed ha voluto con dolcezza e semplicità condividere con tutti noi questa straordinaria avventura.
Nati a Natale, portati dalla cometa della solidarietà “ Potrebbe essere una bella storia da raccontare alla famiglia riunita intorno al fuoco in queste serate di festa: una storia a lieto fine con i bimbi emozionati ad ascoltare con gli occhi spalancati e luminosi e i “grandi” rasserenati da parole e sentimenti di cui, ormai, si sente dire raramente. Eppure è accaduto: che una giovane donna, malata di Thalassemia Major e vissuta sempre grazie al sangue donatole da tante persone generose, un bel giorno si sia innamorata di un giovane dal cuore grande; che in una luminosa giornata di inizio maggio sia entrata in un bel Santuario e ne sia uscita sposa felice; che abbia sognato, sognato e sognato una nuova vita che potesse nascere da questo amore; che il sogno si sia trasformato in una realtà tanto grande da comprendere due nuove vite, due maschietti sani e vitali che daranno una luce meravigliosa alla casa dei giovani sposi nella notte di Natale! Ecco: questa fiaba potrebbe finire così, immersa nei sorrisi e nelle emozioni, segno tangibile che – qualche volta- la realtà supera le fantasie più rosee. Però Elisa – questo è il nome della giovane madre – non vuole credere solo nei miracoli. Lei sa che senza l’aiuto di tante persone il suo sogno non si sarebbe potuto realizzare: per questo vuole raccontare la sua storia e lo fa con la dolcezza e la semplicità di chi si sente in dovere di dire “grazie” ma anche con il giusto orgoglio di chi si è messo in gioco totalmente e, accettando il rischio, ne è uscito vincitore. Fin da quando è nata, Elisa è vissuta con il sangue di altre persone: i suoi 25 donatori, provenienti da tutto il comprensorio valtiberino, furono scelti fra migliaia di persone perché fossero perfettamente compatibili con il suo sangue. Ci raccontano i Sanitari del Centro Trasfusionale di Sansepolcro che, in questi 30 anni, nessun donatore ha mai manifestato la benché minima perplessità di fronte al grande compito che lo attendeva ma che, anzi, tutti hanno vissuto questa loro missione con entusiasmo e generosità: sempre presenti alle chiamate del Centro Trasfusionale e disponibili a spostare anche
gli appuntamenti personali e perfino i periodi di ferie. Anche i donatori che, per limiti di età, non potevano più effettuare la donazione, continuavano a sentire Elisa quasi come una loro figlia ed Elisa, d’altro canto, non lesinava loro la soddisfazione di farsi vedere e crescere. Elisa a scuola, la 1a Comunione e la Cresima. Elisa che si diploma con ottimi voti e che inizia il suo bel lavoro con coscienza e buona volontà. Elisa che incontra Saverio e poi tutti alla festa di Matrimonio. “ Quando abbiamo saputo della gravidanza dell’Elisa abbiamo pianto di commozione” – ci dicono in molti al Centro Trasfusionale di Sansepolcro, dove incontriamo anche la dottoressa Anna Maria Bartolomei, la mitica Direttrice della Pediatria, che insieme ai suoi Medici e Infermieri seguì Elisa nei primi anni della sua vita. Siamo davvero di fronte ad un “miracolo” di generosità, fiducia, buona volontà e capacità. Senza la generosità dei “suoi Donatori” Elisa non sarebbe vissuta. Senza una grande fiducia nel personale sanitario Elisa e, forse, anche i Donatori di sangue non avrebbero intrapreso questa strada così impegnativa. Senza così tanta buona volontà Elisa, Saverio ed i loro genitori si sarebbero arresi ad una vita più tranquilla ma priva di così tante gioie. Senza tante capacità professionali, tutti gli altri sogni sarebbero rimasti chiusi in un cassetto Resta però in tutti gli attori di questa bella storia la certezza che ogni miracolo ha bisogno di un “Regista”, senza il quale nulla può accadere: forse per questo Diego e Cristian sono nati a Natale portati da una cometa per dare luce non solo ad Elisa e Saverio ma anche a tutti gli uomini di buona volontà.” In alto una versione accattivante del Logo Fratres che arricchisce la visibilità di questa essenziale e benemerita Associazione fortemente radicata nel territorio di Anghiari. Nella pagina di destra: Premiazione dei volontari, distintisi per numero di donazioni, nella Propositura di Anghiari (foto Roberto Stowasser).
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...dal Gruppo Fratres
DONAZIONI 2009: UN ANNO DA INCORNICIARE Ampiamente superato l’obiettivo storico delle SEICENTO unità di sangue
Grande soddisfazione all’interno di tutto il Gruppo per i risultati conseguiti nell’anno sociale appena trascorso, in quella che è la “mission” di tutta l’Associazione: contribuire alle sempre più crescenti necessità di sangue da parte del sistema trasfusionale ospedaliero, attraverso il periodico invio presso il centro zonale di Sansepolcro dei propri donatori, promuovendo nel contempo tra la propria gente la cultura della solidarietà e del volontariato, attraverso le varie e qualificate attività sociali. Il record storico delle seicento donazioni non solo è stato raggiunto ma anche ampiamente superato, al di là di ogni più rosea aspettativa: il numero delle unità di sangue conferite dagli associati del Gruppo nell’anno 2009 è stato infatti di ben SEICENTOSESSANTASEI, comprensivo delle quattro donate presso la
struttura del Policlinico “Silvestrini” di Perugia da altrettanti nostri volontari. Rispetto all’anno precedente, in cui se ne registrarono 584, c’è stato quindi un incremento di OTTANTADUE donazioni, che in termini percentuali si traduce in un fantastico + 14.04 %. Particolarmente elevato, poi, il numero delle plasmaferesi, indispensabili per la cura di numerose malattie. Quale presidente del Gruppo, mi sento in dovere di ringraziare quanti hanno reso possibile il conseguimento di così importanti traguardi, a cominciare dai ventisei nuovi iscritti nell’anno appena trascorso (vedi elenco qui accanto) e dagli oltre quattrocento donatori attivi, i veri protagonisti di tutto ciò. Un fraterno “grazie” a tutti i componenti il Consiglio Direttivo, sempre in prima linea nell’organizzazione delle attività sociali che, disseminate per tutto l’anno, garantiscono la necessaria visibilità della associazione nel paese. Tanta gratitudine, infine, agli oltre trecen-
to soci benemeriti e sostenitori che ogni anno ci confermano la loro vicinanza con offerte e collaborazioni varie. Ma la necessità di sangue aumenta in continuazione ed a livello nazionale mancano ancora ogni anno migliaia di sacche che non consentono al sistema trasfusionale italiano di conseguire la piena autosufficienza. Non possiamo, quindi, permettere di cullarci sugli allori… Siamo chiamati, invece, a continuare con l’entusiasmo di sempre in questo impegno. L’amore, la solidarietà umana e cristiana non possono e non devono conoscere limiti o confini di nessun genere perché ogni persona è un nostro fratello, è una nostra sorella, specialmente nel momento difficile della malattia. Avanti così, quindi, anche in questo nuovo anno che la provvidenza divina ci ha regalato, con la speranza di poter “incorniciare” ancora tanti altri traguardi!!! Il presidente Pietro Ganganelli
Una pioggia di medaglie per i più attivi
IL GRUPPO SI ARRICCHISCE Tra le tante manifestazioni che hanno caratte- DI NUOVI DONATORI
rizzato l’ultima edizione delle GIORNATE DEL DONATORE, merita sicuramente ricordare quella di premiazione dei volontari “storici” del Gruppo che, grazie alla loro costante fedeltà, hanno conseguito particolari traguardi nel numero delle donazioni effettuate. Come da tradizione, sono stati consegnati loro diplomi di benemerenza ed artistiche medaglie appositamente coniate per l’occasione. Sono stati insigniti di medaglia d’Oro, per aver raggiunto le CINQUANTA donazioni: CAPOLUNGO ERMINDO, MEUCCI ANSELMO, PATERNI SILVANO, TALOZZI CATIA, TANGUENZA ANGIOLO, VALBONETTI GIAMPIERO, ZANCHI CARLA. Hanno ricevuto la medaglia d’Argento, per aver effettuato TRENTA donazioni: ACQUISTI GIUSEPPA, ALBERTI PALMIRA, BOLDRINI SIMONA, CANGI PAOLO, CESTELLI ROMANO, FANTONI ROBERTO, GHIGNONI ALESSANDRO, GROTTINI GINO, MARIANI FABIO, MATTEUCCI PIERO, PACINI LINDA, PASQUI ANTONELLA, PICCINELLI CRISTINA, PICCINI LUCIANO, RAZZOLI ENZO, ROMANELLI ENZO, SANTI ALDO, TORTORI AMEDEO. È stata consegnata, infine, la medaglia di Bronzo per aver donato almeno VENTI volte, ai soci: ALESSANDRINI ALESSANDRO, BANELLI MIRCO, BIANCUCCI CORRADO, BONCOMPAGNI FRANCESCO, CANGI TAMARA, CHERICI SILVIA, FRAGAI GILBERTO, FRAGAI MASSIMO, GANAVELLI DANTE, GRAZIOTTI FRANCESCO, GUADAGNI MAURA, IACOPUCCI FRANCESCO, LORENZINI ILARIA, MANFREDI OTTORINO, MENCARINI LAURA, NICCHI FABRIZIO, OLANDESI FERNANDO, PADELLI MASSIMILIANO, PODERINI MASSIMO, RUSSO MARCO, SALVADORI PAOLA. Congratulazioni a tutti da parte dell’intera associazione. Il Consiglio Direttivo
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Un caloroso “Benvenuti” a quanti, raccogliendo l’invito di tutti noi, si sono iscritti per la prima volta al Gruppo Donatori di Sangue Fratres di Anghiari, nell’appena trascorso anno 2009. Il loro arrivo ci permetterà di continuare nel tempo l’impegno a favore di quanti, nei nostri ospedali, necessitano di sangue umano per recuperare la propria salute. Questi i loro nomi, in ordine di iscrizione: Bruttini Emanuele, Franchini Linda, Donati Massimo, Innocenti Silvano, Lombardi Ofelia, Cristini Carla, Manfroni Simone, Baldi Franca, Vitali Luigi, Pernici Simona, Ligi Enrico, Camaiani Alberto, Ganovelli Francesco, Ruggeri Giorgio, Trappoloni Riccardo, Piomboni Sofia, Nocentini Michele, Tucci Manuel, Del Pia Anna, Bernardini Giuliano, Limoni Stefano, Comanducci Lorenzo, Bazzurri Patrizio, Chiarentin Claudio, Giglini Cosetta, Cantelli Maurizio. Durante il Concerto di Natale del dicembre scorso, abbiamo voluto ringraziare pubblicamente i ventisei nuovi iscritti, consegnando loro per le mani delle autorità civili e militari presenti, un simpatico omaggio natalizio. Che la loro scelta sia di esempio per tante altre persone di buona volontà! Il Consiglio Direttivo
Festa della Madonna di Loreto
foto Roberto Stowasser
di Abiesse
Quest’anno possiamo dire: memorabile. Per due motivi: primo la presenza dell’Arcivescovo Riccardo Fontana, che ha presieduto la Messa e la Processione per le vie del castello antico. È stata la prima volta che ha messo piede ad Anghiari, e vista la coincidenza, lo abbiamo anche accolto nel primo luogo di culto del nostro paese. Per secondo motivo la felice presenza della Madonna alla processione in suo onore. E dicendo Madonna c’è da dire che finalmente è (ri)uscita la nostra cara Madonna di Loreto, quella che è alla Badia. Intorno a questi due si intrecciano tante piccole o grandi storie: quelle di chi ha messo del suo per la buona riuscita della festa. Ci sarebbe da citare, uno per uno, i quadri viventi, che sono stati la splendida cornice e – finalmente – anche il percorso spirituale della processione. Tante storie che costituiscono quella con la lettera maiuscola, e cioè la storia del Popolo di Dio, radunato insieme dai suoi pastori (i sacerdoti), confermato nella fede dal successore degli apostoli, cioè il Vescovo, e nella condizione dell’uomo cristiano: cioè in cammino. Cammina solo chi ha fiducia, e il filo conduttore della processione, proposto nello scandire dei quadri viventi, era proprio questo: nell’obbedienza e nella fiducia al disegno di Dio il popolo è veramente se stesso, e trova la speranza del cammino. Così Abramo che si muove con la sua gente (tra le mura) o che sacrifica il figlio Isacco (Cordoni), oppure Giacobbe (Portaccia) e Mosè (Calabria). Così si fidò la Madonna (Via Taglieschi) e San Giuseppe (Mura di sopra) fino ai Magi (Poggiolino) e San Pietro (S. Agostino), fino ai tre apostoli presenti alla Trasfigurazione (Piazzola). L’antica tradizione legata alla Madonna di Loreto e alla miracolosa traslazione della sua Santa Casa vuole che nella notte si accendano fuochi per illuminare il “prodigioso passaggio”. In questo modo si mostrava la sera del 10 dicembre anche Anghiari, dando così il suo contributo agli angeli. Ad aiutarci in questo cammino, metafora della esperienza cristiana, due segni: la Compagnia di Sant’Antonio e la Confraternita di Misericordia. Quest’ultima, erede delle antiche associazioni assistenziali cristiane di Anghiari, e quindi insigne testimone vivente della nostra fede, radunata nella propria antica sede, ha accolto il Vescovo Riccardo. Simbolicamente ogni anghiarese ha così aperto le porte della comunità a colui che, per designazione umana e divina, è chiamato a guidarci. Proprio lui, entrando in Badia, ha compiuto quei due gesti così antichi ma sempre nuovi dell’aspersione con l’acqua benedetta e della adorazione personale al tabernacolo. Li c’eravamo tutti, mentre la nostra Corale acclamava: “Ecce Sacerdos magnus!”. La stessa Corale ci ha proposto, con somma gioia, l’antifona dell’introito della Messa, tratta dal comune della Beata Vergine Maria, “diffusa est gratia”, con l’originale versione musicata da don Vittorio Bartolomei. Per l’occasione la parrocchia ha tirato fuori dai cassetti
i paramenti più belli e preziosi da far indossare al Vescovo: il camice con trina a tombolo e l’antico parato (pianeta, dalmatica e piviale) tutto probabilmente del ‘700, e rimesso a nuovo dalla Maris, della Palmina e dalla Carla. I Sacerdoti del Vicariato e il nostro diacono hanno fatto da corona al Vescovo, salutato all’inizio della Messa da don Marco, che ha dato il suo e nostro benvenuto. Finalmente la partenza della processione: suona a distesa il campanone della Badia mentre la gente assiepata nella minuscola piazzetta attende con trepidazione. Esce il Vescovo che resta ammirato da tale concorso di popolo; poi tutti voltati verso la porta in attesa della Madonna… ce la farà ad uscire? Eccola! In tutto il suo splendore, illuminata dalle luci e dalle fiaccole e salutata dai canti e preghiere del popolo. Qualcuno accenna un applauso. Un nodo alla gola e un attimo di commozione pervade un po’ tutti i presenti nel rivedere accanto a loro la gran Madre di Dio. Si, stasera camminerà con noi. La Madonna di Loreto, per la sua preziosità, esce solo per occasioni straordinarie, e quando capita è davvero emozionante. Ci ricordiamo l’ultima volta? Era il 1996, riapertura della Badia e alla presenza dell’allora Vescovo Carraro anche io portai orgogliosamente a spalla la sacra immagine. Un’altra bella foto in bianco e nero ricorda invece la processione del 1959; all’epoca c’era il Vescovo Cioli, don Nilo e tanti amici che probabilmente non ci sono più. Ma torniamo a noi. Questa volta la Madonna l’hanno portata gli incappucciati della Misericordia e anche alcuni della Compagnia di Sant’Antonio che – a differenza di chi non c’era – avrà l’onore di entrare nella storia. Si, perché con questo gesto i giovani della Compagnia di Sant’Antonio riconsegnano la propria cappa, concludendo l’impegno annuale. La stessa che poi riprenderanno loro od altri alla successiva Pasqua, ma contraddistinta per la storia dal nome di chi la indossava l’anno precedente. Così, con questi gesti facciamo un pezzo di storia. Quella della nostra comunità, del nostro paese, della nostra fede. E di questo possiamo dire di esserne orgogliosi. Siamo ormai al canto delle Litanie lauretane, si rientra in Badia, e con la benedizione del Vescovo il popolo si scioglie festoso, mentre la Maria e la Faliera lasciano suonare ancora a lungo il campanone della Badia. Non tutti se ne vanno. Alcuni tra i collaboratori, i figuranti dei quadri viventi e anche i preti si fermano a cena all’oratorio dove altri amici ancora hanno preparato brustichino e salsicce. Come negli anni addietro, la festa è seguita dalla tradizionale “cena del comitato”. Manca il comitato, è vero, ma in tutti i volti di coloro che ora si riposano e mangiano c’è davvero tanta gioia. Tornando in Arezzo in cielo c’è un tripudio si stelle: si, è felice anche la Madonna, che stasera ha visto i suoi figli radunati ai suoi piedi, fiduciosi che Ella gli indichi la sicura strada verso suo figlio Gesù.
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I bambini del catechismo raccontano di Donatella
“Tanti e tanti anni fa, chi alzava gli occhi per guardare il cielo non lo vedeva diverso da come è ora…” Con queste parole si è aperto il sipario della Recita di Natale 2009, fatta dai bambini del Catechismo aiutati, sostenuti e coordinati anche questa volta dai parroci, dai catechisti, dai genitori e da tutte quelle persone che, dando un calcio alla pigrizia, sono uscite dalle proprie case per andare, nonostante il freddo pungente, ad applaudire loro, i piccoli protagonisti della serata che con tanto amore e dedizione ci hanno fatto rivivere ancora una volta la Notte più importante della storia. Il racconto messo in scena, ci ha narrato le vicende di una stellina che la sera non riusciva mai ad accendersi in tempo per farsi ammirare dagli uomini. Una notte, che sembrava come le altre ma invece si rivelò del tutto eccezionale, proprio a lei, sempre l’ultima, la più inutile, capitò un fatto straordinario… Con la sua luce dovette illuminare la nascita di Gesù Bambino. Il “far teatro” a Natale costituisce, al di là della riuscita o meno della rappresentazione, un momento importante che impegna ed entusiasma non solo i bambini, ma anche adulti e genitori. È sicuramente un’occasione che contribuisce a ravvivare i rapporti umani ed a consolidare l’importante collaborazione tra parrocchia e famiglie. È, inoltre, un’opportunità in più per vivere meglio ed in una dimensione diversa il cammino di preparazione al Natale che, iniziato con il periodo dell’avvento ed intensificatosi nei giorni della novena, ci conduce per mano alla Notte Santa, durante la quale il “Verbo si fa carne e viene a dimorare in mezzo a noi”.
Da Orvieto a Civita di Bagnoregio Il 29 dicembre scorso, con la parrocchia di Anghiari abbiamo visitato il duomo di Orvieto, capolavoro dell’architettura gotica del centro Italia. La costruzione della chiesa è stata avviata nel 1290 per volontà di papa Niccolò IV allo scopo di dare degna collocazione al Corporale del miracolo di Bolsena. Abbiamo raggiunto il centro storico di Orvieto con la funicolare; ma prima di dirigerci verso il duomo abbiamo visitato la cripta. Subito dopo, ascoltando la spiegazione alquanto esaustiva del nostro Don Marco, abbiamo potuto ammirare con attenzione la meravigliosa facciata nella quale sono rappresentate le storie del Vecchio e Nuovo Testamento. Nei quadri delle cuspidi sono presenti varie scene della vita di Gesù e della Vergine con mosaici dorati. Al centro della facciata invece il rosone con i suoi elementi decorativi. All’interno, tra le numerose opere d’arte
conservate nel Duomo, è presente il Reliquiario del Corporale. Dopo esserci concessi una bella pausa pranzo e nonostante le condizioni del tempo non migliorassero, nel pomeriggio ci siamo spostati a Civita di Bagnoregio, “la città che muore”, chiamata così a causa dei lenti franamenti delle pareti di tufo; situata in posizione isolata e raggiungibile solo attraverso un ponte pedonale in cemento armato. All’interno del borgo rimangono varie case medievali, la Chiesa di San Donato che si affaccia sulla piazza principale, il Palazzo Vescovile, la casa di San Bonaventura e la porta di Santa Maria. Il nostro breve viaggio volge al termine. In un giorno, anzi meno, una manciata di ore, abbiamo avuto il privilegio di vedere e ascoltare tante cose interessanti e... nonostante la pioggia non ci abbia mai abbandonato, il divertimento non è mancato! Un grazie a Don Marco e a tutti coloro che hanno partecipato. Ilaria C e Sara M
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Dalle nostre Parrocchie Da Santo Stefano, a cura di GM
Da Monterchi a cura di don Quinto Giorgini
Notizie
Presepe, luci, iscrizioni
Da sabato 30 gennaio a sabato 27 febbraio dalle ore 21 alle 22,30 corso di preparazione al Sacramento del Matrimonio nel circolo parrocchiale di Pocaia, per tutti i fidanzati del territorio di Monterchi Domenica 7 febbraio festa di S. Biagio, patrono di Pocaia. S. Messe a S. Biagio alle ore 10 e alle ore 16, con tradizionale benedizione della gola. Mercoledì 17 febbraio: inizio della Quaresima, benedizione e imposizione delle sacre Ceneri, digiuno e astinenza. Ore 16 S. Messa a Monterchi, ore 17 a Pocaia. N.B. In Quaresima verranno effettuati incontri di preghiera e di catechesi per adulti, catechisti e gli aderenti ai gruppi di preghiera nella chiesa della Madonna Bella. BENEDIZIONI DELLE FAMIGLIE E DELLE CASE Sabato mattina 13 marzo 2010 dalle 9 alle 13 benedizioni delle famiglie di: Gambazzo, Pianezze e Tarsignano Lunedì 15 marzo nel primo pomeriggio benedizioni delle famiglie di Ripoli, Fonaco e Borgacciano Dal 16 al 20 marzo benedizioni delle famiglie e aziende residenti nella parrocchia di S. Biagio a Pocaia Dal 22 al 27 marzo benedizioni delle famiglie e aziende della parrocchia di Monterchi Nel pomeriggio della Domenica delle Palme 28 marzo, del Lunedì e Martedì Santo, S. Quarantore nella Pieve Arcipretura di Monterchi. Lunedì 29 e Martedì 30 marzo benedizione delle famiglie della parrocchia di Padonchia Mercoledì Santo, 31 marzo, alle ore 21, Confessioni Pasquali a Padonchia N.B. Rallegramenti a tutti gli organizzatori dei presepi di Le Ville e di Monterchi, che hanno avuto anche quest’anno notevole successo e partecipazione. Nella cripta della chiesa di S. Simeone a Monterchi, il classico presepio è stato arricchito della ricostruzione artistica dell’antico cassero medievale, caratterizzato da torri, archi e dalla chiesetta di S. Cristoforo, oggi spariti.
Nel 2009 il presepe a Santo Stefano è stato molto apprezzato, come del resto anche negli anni passati. Si è riproposto il paese di Anghiari nella sua parte antica, le mura, la Ruga e i dintorni. Poi la chiesa con al suo interno la Natività. Il paesaggio è stato curato in tutti i suoi particolari dando ai visitatori un senso di meraviglia per la riproduzione così fedele al paese di Anghiari. Moltissime persone hanno visitato questa realizzazione esprimendo giudizi molto positivi ed apprezzando l’opera. Se è così si deve essere riconoscenti e ringraziare di cuore quel gruppetto di amici che con sacrificio, ma con tanta determinazione, si sono impegnati per molte serate, dopo cena, per poter compiere l’opera che si erano prefissati. Grazie a voi tutti, anche se siete pochi e noi lo sappiamo, e la Comunità vi è riconoscente e grata per quello che avete fatto e che ancora farete in seguito. *** Contemporaneamente è stata collocata nel viale della Stazione, negli appositi alberi, l’illuminazione natalizia. Certo non è venuta come si sarebbe voluto ma sappiate che a partecipare al lavoro eravamo solo quattro anziani e con giornate di freddo. Perciò avrete già capito che per fare meglio ci vuole l’aiuto di altre persone e auguriamoci che nell’avvenire non manchi questo aiuto che così potremmo fare ancora meglio. Un augurio di un buon anno a tutti quanti. *** Nei giorni di Natale, nottetempo, un qualche giovane disperato e amareggiato per aver offeso la sua morosa, ha pensato bene di scrivere il suo rincrescimento, a grandi lettere, nel muro della chiesa di Santo Stefano. La parete, fresca di verniciatura, si prestava bene allo scopo ma la prossima volta , se ce lo farai sapere, ti lasceremo un getto telefonico così potrai comunicare direttamente all’interessata le tue scuse senza danneggiare l’edificio. Ora, se fosti una persona come si deve, nottetempo, ma andrebbe bene anche di giorno, dovresti ripulire e ripitturare ciò che hai rovinato. nuove e fu per questo grandemente turbato; e, dopo qualche momento, a tavola, essendogli presentate pietanze, delle quali non so perché disapprovasse il sapore, come se non fossero ben condite, le cacciò da sé, e fatto venire il cuoco, lo rimproverò aspramente come inetto nell’arte sua; e costui, che parlava liberamente: “Se i Fiorentini, disse, vi han tolto il gusto e l’appetito, che colpa ci ho io? Sono i miei piatti saporiti e con grandissima arte composti, ma sono i Fiorentini, monsignore, che vi riscaldano e vi tolgono la fame.” E il Duca, che era oltre ogni dire umano, rise della libera e allegra risposta del cuoco.
Caro Oratorio, rileggendo in questi giorni le Facezie di Poggio Bracciolini (1380-1459 umanista) mi sono soffermato sulla XIIIa ritenendola indubbiamente riferita alla Battaglia di Anghiari, perciò desidero farla conoscere ai miei concittadini che hanno poca consuetudine con le antiche letture. TG
XIII MOTTO DI UN CUOCO ALL’ILLUSTRISSIMO DUCA DI MILAMO Il vecchio Duca di Milano, principe di singolare eleganza in tutte le cose, aveva un cuoco sapiente che egli aveva perfino mandato in Francia a ciò che apprendesse ad apprestare intingoli. Durante la grande guerra che egli sostenne contro i Fiorentini, venne un giorno al Duca messaggio di cattive
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Dalle nostre parrocchie
Da San Leo
Confessione
a cura di Maddalena
di Alfonso Sassolini
Con i ragazzi del catechismo
Pellegrinaggio a Loreto
Avevamo tanti dubbi per questo pellegrinaggio fatto in inverno, ma come sempre la Divina Provvidenza c’è stata di aiuto. Abbiamo avuto una giornata splendida con tanto sole. I nostri ragazzi sono stati bravissimi e si sono entusiasmati nel vedere la Casa della Madonna all’interno del Santuario. Abbiamo assistito alla S. Messa officiata in maniera solenne dal Vescovo e vari prelati. Ci siamo poi soffermati in raccoglimento davanti all’immagine della Madonna, e visitato l’intera basilica. Non è mancata la foto di gruppo del nostro accompagnatore ufficiale Piero. Poi lo schopping dei vari ricordi. Il nostro pranzo al sacco è sempre un momento molto piacevole, non solo come ristoro ma anche come aggregazione. È un momento magico, ci sentiamo una grande famiglia anche con le persone meno conosciute. Abbiamo poi visitato un presepe magico, molto esteso e diviso a settori per attrarre meglio l’attenzione del visitatore. Tutti noi siamo rimasti incantati davanti al meccanismo di ogni personaggio che svolgeva un mestiere. Tutto sembrava vero, compresa la neve che scendeva lentamente. Nel pomeriggio, dopo esserci gustati un panorama splendido attorno all’azzurro del mare che faceva da cornice, siamo andati a visitare la casa di Leopardi a Recanati. Lì ci siamo immersi in un clima antico, poetico e romantico, reso tale da una guida eccezionale che ci ha fatto rivivere lo stato d’animo del “poeta triste” e dei suoi familiari. A chiusura del pellegrinaggio abbiamo recitato un rosario di ringraziamento alla Madonna che ci è stata così vicina ed abbiamo allietato il viaggio di ritorno con una tombola arricchita di alcuni premi. A noi organizzatori hanno fatto particolarmente piacere gli apprezzamenti da parte di tutti i partecipanti per la bella giornata trascorsa insieme. Ci hanno definito un bellissimo gruppo , e ci hanno sollecitato ad organizzare prossime uscite. Ringraziamo tutti quanti di cuore sperando di ritrovarci presto.
Ogni mattina “indosso” (è la parola giusta!) una piccola Croce di legno, figlia di un olivo della Palestina, terra santa e senza pace. La indosso ben sapendo che è il simbolo del Salvatore ma non è tenuta a proteggermi da incidenti, malattie, guai vari e nemmeno da me stesso se non lego ed oriento i miei comportamenti a questo gesto che non deve mai essere rituale e distratto ma una preparazione spirituale, una carica per affrontare il giorno che comincia con la preghiera del mattino. Nonostante che nella mia famiglia d’origine io mi sia cibato fin dall’infanzia di pane e preghiere, nonostante l’esempio e le testimonianze di Fede che da essa ho ricevuto, nonostante che preti ispirati abbiano sorretto e guidato la mia crescita (penso a don Nilo, a padre Balducci, ai miei preti di casa e adesso anche ad un don Stinghi), nonostante che io sia stato sbozzato, piallato, levigato e lisciviato da queste esperienze, nonostante tutto questo ed altro il semplice appendere al collo la piccola e povera Crocettina di legno mi impegna a domandarmi più volte: ma tu, puoi definirti un credente? E quale spessore ha la tua Fede e fino a che punto ne dai testimonianza? Testimonianza! Negli Atti degli Apostoli si racconta che “quei matti” dei primi cristiani che vivevano nel mondo ma non “secondo il mondo” arrivavano a vendere i loro beni e mettevano il ricavato ai piedi degli Apostoli a sollievo dei confratelli poveri. E tutti dicevano: “guardate come si vogliono bene!” La loro Fede, santamente, eroicamente testimoniata era suscettibile di rivoltare il loro mondo. Io, invece, che per i miei trascorsi dovrei essere un cristiano di fede adamantina, quante volte ho fatto cantare il gallo di Pietro negando o sottacendo la mia prossimità al Cristo: per rispetto umano, quando non mi sono curato di confutare tesi avverse alla religione, o per un soprassalto di “orgoglio della Ragione o purtroppo anche per l’inevitabile debolezza della carne. (Eppure Pietro ci ha chiesto di esser pronti a dar conto delle ragioni della nostra Fede!) Ho tradito il Cristo tradendo al contempo e conseguentemente anche me stesso, la mia storia e le mie tradizioni familiari. Eppure so e sento che se credere non è facile, il non credere mi è impossibile. Così mi consolo per le mie incertezze, le mie cadute ed i miei tradimenti al pensiero che perfino Madre Teresa di Calcutta ha sofferto amaramente per il “silenzio di Dio”. Mi capita anche di confondere la Fede con le “gratificazioni della Fede”: qualche volta, considerando il bel Gesù crocifisso che, con la mia allora mogliettina, fissammo a capo del letto, mi viene un groppo alla gola e un empito di gratitudine; altre volte lo guardo di sfuggita, senza emozione. Mi capita anche con la musica: talvolta mi afferra l’anima, altre volte mi lascia freddo. Questa confessione, se volete banale e scontata, ma sentita e sincera, l’ho voluta fare a beneficio di tutti coloro che credono di non credere. Ad essi dico, ripetendolo a me stesso, che l’importante è non smettere di cercare. Pascal ha messo sulle labbra del Cristo queste parole: “non mi cercheresti se non mi avessi già trovato!” Permettetemi un ultimo suggerimento che don Marco dette a me insieme al libro: leggete “Titulus Crucis”. È un testo illuminante che concede parecchie ragioni alla Ragione.
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Presepi In tutte le nostre chiese sono stati allestiti vari presepi. Dai più semplici a quelli più elaborati, tutti hanno richiesto impegno e tempo che le persone che vogliono bene alla propria parrocchia dedicano alla propria Comunità. A loro vada il nostro ringraziamento. In questo numero vi presentiamo quello realizzato a Tavernelle dove gli autori hanno riprodotto in modo encomiabile le zone di quella parrocchia nonché frazione del Comune di Anghiari. In particolare vi segnaliamo il castello di Galbino che, per vederlo nella realtà, occorre recarsi lungo la valle del Rio di Libbiano. Massimo Fragai, Alfredo Giovagnini, Clemente Camaiti, Claudio Bartolomei e Lorenzo Franchini sono i realizzatori.
Triste destino
Alla Rosita
di Armando Zanchi
Una sorpresa così infamante che per i miei occhi molto aberrante
Ma di sperare triste fu il giorno per la Rosita deserto intorno
Scendo di macchina triste destino che sono sceso a capo chino
Al caro Giovanni i figli a me cari in questa famiglia si è vissuto alla pari
Nel rialzarlo una brutta notizia di una morte che mi rattrista
Ogni mio incontro con la Rosita la sua grande forza che lei spartiva
La mia cara Rosita per me una sorella della sua morte vedo solo quella
Con i genitori e la sorella dava il suo amore alla vita non bella
I mie occhi fissi sopra quel manifesto non fui capace di fare un gesto
Sempre occupata nella famiglia tenuta in cuore come una figlia
Quel nome caro che mi rapiva io la credevo ancora viva
Il suo sorriso sempre presente ora per noi sarà assente
Pure sapendo del suo male io continuavo ancora a sperare
Tanto il dolore in quella stanza vi faccio coraggio qualcuno ci manca:
Rosita, sorella cara, luce dei miei occhi, sei scomparsa all’improvviso, nel giorno di S. Lucia, come per lasciarmi un ultimo messaggio d’amore. Tutti conoscevano la gravità del tuo male, ma tu non hai voluto che io ne fossi consapevole. Così mi sono trovata di fronte ad una dura realtà. La mattina non sento più la tua voce sonora e squillante che mi diceva: “Silvana, scendi che andiamo a camminare!” Questa casa è triste senza di te e io mi sorprendo ad aspettare il rumore dei tuoi passi per le scale ma tu non ci sei più. Grazie per tutte le volte che mi hai accompagnato a cantare, a trovare le mie amiche, con pazienza e amore senza lamentarti, con grande sollecitudine. Grazie Rosita, resterai per sempre nel mio cuore e ricorderò sempre i tuoi consigli. Silvana
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Conclusi gli incontri preparatori
Una Banca vicina ai giovani
a cura della Banca di Anghiari e Stia Credito Cooperativo
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ella mattinata dello scorso 30 novembre, in occasione della Festa della Toscana e su iniziativa dell’amministrazione comunale e della Banca di Anghiari e Stia, la sala audiovisivi di Anghiari ha ospitato la cerimonia di consegna del premio intitolato alla memoria di Roberto Procelli, il giovane di San Leo deceduto il 2 agosto 1980, ancora 20enne, nella strage alla stazione ferroviaria di Bologna. Il riconoscimento viene conferito agli studenti più meritevoli di Anghiari che hanno terminato con pieno successo il percorso della media inferiore o superiore nel precedente anno scolastico; in questo caso, il 2008/2009. Sono stati premiati in tutto 9 neo-diplomati, ai quali è andata la somma in denaro messa a disposizione dalla Banca, rappresentata nella circostanza dal vice direttore generale, il dottor Fabio Pecorari e dal vice responsabile della filiale di Anghiari, Fabiano Gigli. Hanno ricevuto il premio: Luca Capacci, Nicola Lanzi, Nicol Pisani, Giovanna Sgrignani, Cecilia Valenti, Rebecca Canuto, Federica Gorini, Camilla Mondani, Giulia Mazzoni.
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nalogamente il 19 settembre 2009 nella biblioteca comunale di Monterchi si è tenuta la consegna del premio “Piero della Francesca”, conferito dalla Banca di Anghiari e Stia agli studenti residenti nel Comune di Monterchi che hanno terminato il ciclo di studi delle scuole medie inferiori e superiori con il massimo dei voti. Insieme al vice direttore generale, era presente in quest’occasione il responsabile della filiale di Monterchi, Moreno Sbragi. Sono stati premiati Eleonor Begley, Luca Mancini, Jacopo Puletti e Lucrezia Romanelli, che hanno ottenuto la licenza media con 10/10, Veronica Del Novanta e Mirko Senesi, che hanno conseguito la maturità con 100/100.
Non si può poi dimenticare la tradizionale consegna delle borse di studio a soci e figli di soci della Banca, che hanno terminato il proprio percorso scolastico con il massimo dei voti: nel 2009 sono stati premiati complessivamente 31 giovani, tutti residenti nel territorio di competenza della Banca. Nel prossimo mese di febbraio verrà pubblicato sul sito www.bancadianghiariestia.it e sarà disponibile presso tutte le filiali il bando 2010 per le borse di studio, che saranno consegnate come di consueto in occasione dell’annuale assemblea dei soci.
Il Ceppo in piazza Neanche il maltempo frena gli irriducibili Babbi Natale del Motoclub “Il Ferraccio”!
Tradizione rispettata per i Babbi Natale del Motoclub “Il Ferraccio” di Anghiari, che anche quest’anno sono scesi dalla “ruga” il giorno della Vigilia del Santo Natale, grazie alla bella iniziativa organizzata ancora una volta dalla Pro Loco. Neanche il maltempo infatti è riuscito a fermare i Babbi Natale che, lasciate a malincuore le amate vespe d’epoca in garage, sono partiti in gruppo dal Campo alla Fiera, hanno percorso a piedi le vie illuminate a festa e hanno raggiunto la galleria Girolamo Magi, dove c’erano ad attenderli numerosi bambini ansiosi di ricevere i doni offerti loro dai simpatici personaggi: libri, palloni, caramelle, cioccolatini. Il Babbo Natale anghiarese (chiamato tradizionalmente “Ceppo”) è un personaggio davvero originale, capace di affascinare e stupire grandi e piccini. Più che i doni, quello che conta è lo spirito di partecipazione e di aggregazione che egli riesce a creare, infondendo serenità ed allegria negli abitanti del paese e nei tanti visitatori che per l’occasione si recano ad Anghiari. Impeccabile, come sempre, l’organizzazione curata dall’Associazione “Pro Anghiari” e coordinata dal Presidente Piero Calli. Un ringraziamento particolare va anche all’Amministrazione Comunale, alle Forze dell’Ordine e alle Associazioni che hanno contribuito al successo della manifestazione, nonostante le avverse condizioni climatiche. Fin da ora l’appuntamento è fissato per il prossimo 24 dicembre, nella speranza di vedere di nuovo scendere i Babbi Natale a bordo dello sciame di vespe del Motoclub “Il Ferraccio”.
Tutte queste iniziative testimoniano la costante attenzione che la Banca di Anghiari e Stia dedica alle giovani generazioni e alla loro formazione scolastica e culturale. Foto in alto: La consegna del premio intitolato alla memoria di Roberto Procelli. Sotto: La consegna del premio “Piero della Francesca”.
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Un bel gruppo di Babbo Natale o “Ceppi” nella piazza d’Anghiari.
Da Tavernelle
Rubrica a cura di Alessandro Bivignani
Befana a quattro mani
I grandi fortunati della giornata: Domiziano e la Cecilia. Non da meno la Emola che sentiva benissimo e non perdeva un numero. A merenda l’immancabile tè e il cioccolato caldo dell’Antonella accompagnati dai dolci della Patrizia e della Vanna. Un grazie a tutti e al prossimo anno. Vanna e Carla Si sono ritrovate a Tavernelle
foto Bomba
Le Compagnie
Anche quest’anno, come di consuetudine, la sera del 5 gennaio, si è svolta la tradizionale recita dell’Epifania, interpretata dai bambini del catechismo di Tavernelle. “Il postino di Babbo Natale”, il titolo della recita, piccole scenette e tante canzoni, per far capire che il vero Natale non è quello consumistico ma è tempo di amore, solidarietà ed amicizia. I bambini hanno interpretato con entusiasmo le parti a loro assegnate. Si sono impegnati costantemente, sfidando il tempo, per la realizzazione dello spettacolo. Non sono mancate le befane che, a fine spettacolo, hanno premiato i bambini portando loro ricche calze piene di dolci, ma non solo, hanno salutato parenti e genitori accorsi a vedere i bambini, con una pioggia di caramelle. Vogliamo ringraziare per l’impegno i bambini: Noemi, Francesca, Chiara, Lisa, Luca, Lorenzo, Davide, Nicola, Mario e tutte le persone che hanno partecipato alla realizzazione dello spettacolo. L’appuntamnento è per il prossimo anno. Chiara e Catia
Venerdì 18 dicembre presso il Centro Parrocchiale di Tavernelle c’è stato il consueto ritrovo di tutte le Compagnie. Dopo un momento di preghiera i Confratelli con la Cappa hanno trascorso la serata al Centro cogliendo l’occasione per farsi gli auguri di Buon natale. Naturalmente non è mancato il tradizionale brustichino con l’olio “novo” accompagnato da salcicce e sambudelli alla brace. Festeggiato in modo particolare Fabrizio Ferrini, Confratello che della Compagnia dal mese di ottobre scorso.
Una carota speciale di Clèto
foto Bomba
foto AlesCag
Sono svariati anni che il giorno dell’Epifania facciamo la tombola, con grande entusiasmo di tutti e ricchi premi per grandi e piccoli che giocano insieme, con varie battute quando viene detto di aver fatto terno, cinquina ecc. È bello vedere come è facile condividere il tempo insieme senza pregiudizi di età.
Che quest’anno gli ortaggi fossero di misure eccezionali ne abbiamo dato prova nelle pagine dell’Oratorio e quindi chiudiamo l’annata agraria con quest’ultima segnalazione. Alessio Cagnacci, a causa della forzata inoperosità invernale degli agricoltori, girovagando per le valli Tavernelline, sul crinale di là della Sovara, ha scoperto, a Trafiume, una carota veramente eccezionale per dimensioni e per peso (oltre un chilo e tre). L’ha coltivata la Silvana nel suo orto di Trafiume e a lei vanno i nostri maggiori complimenti.
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Il monumento realizzato al Campo della Fiera
Celebrazione Caduti di Nassiriyah di Paolo Rossi
Per non dimenticare. Questo il senso della commemorazione organizzata ad Anghiari nei giorni 13 e 14 Novembre scorso, che ha avuto con l’inaugurazione del monumento ai caduti di Nassiriya (Iraq) il momento più significativo e simbolico. L’evento è stato fortemente voluto dalla sezione locale dell’Associazione Nazionale Carabinieri, in sinergia col Comando Provinciale dell’Arma dei Carabinieri ed il Comune di Anghiari, con il patrocinio di Regione Toscana, Provincia di Arezzo e Comunità Montana. LA FANFARA DEI CARABINIERI Il prologo della manifestazione è andato in scena Venerdì 13 novembre quando la Fanfara della Legione Allievi Carabinieri di Roma si è esibita al Teatro dei Ricomposti. Sotto la perfetta direzione del maestro d’orchestra Maresciallo Capo Danilo Di Silvestro i musicisti Carabinieri hanno suonato un programma composto da musica per banda, pezzi tradizionali da concerto tra cui Aida di Giuseppe Verdi e Nessun Dorma di Puccini, senza disdegnare brani di musica leggera famosi quali My Way di Paul Anka ed un collage di pezzi del chitarrista Santana. La straordinaria serata – il cui presentatore d’eccezione è stato il Cav. Piero Lega - è stata conclusa dall’Inno Nazionale Italiano con il numeroso pubblico in piedi (il teatro era pieno in ogni ordine di posti) entusiasta per l’altissima qualità delle esecuzioni. Applausi a iosa per gli orchestrali, il cui direttore Di Silvestro al termine dell’esibizione ha ricevuto dal Sindaco Danilo Bianchi una targa a ricordo della bella serata regalata agli anghiaresi ed i complimenti da parte del Generale di Brigata Riccardo Amato, presente per l’occasione. IL MONUMENTO AI CADUTI Nella mattina di sabato 14 Novembre la commemorazione per onorare i caduti vittima degli attentati di Nassiriya con l’inaugurazione del monumento ubicato al Campo della Fiera. La cerimonia si è svolta in presenza di numerose autorità militari e civili, tra cui il Prefetto di Arezzo Dr. Salvatore Montanaro, il Generale di Brigata dei Carabinieri comandante della regione toscana Riccardo Amato, il Colonnello Antonio Frassinetto comandante provinciale dei Carabinieri e vari rappresentanti dei comuni tiberini. Ad assistere al rito inaugurale anche le scolaresche locali e tanti cittadini. L’opera è stata scoperta dalla signora Paola Coen Gialli, vedova del sottotenente Carabiniere Enzo Fregosi, una delle 19 vittime italiane cadute nell’attentato di Nassiriya avvenuto il 12 Novembre 2003. Ex comandante dei Nas di Livorno dove viveva con la famiglia, Fregosi oltre alla moglie lasciò anche due figli, un maschio ed una femmina. Il sottotenente era partito per l’Iraq nel luglio del 2003 e in novembre avrebbe terminato la propria missione. Il ritorno a casa era imminente, dove i familiari stavano già organizzando una festa per accoglierlo. Ma il destino sarebbe divenuto tragico. Il
monumento inaugurato è una stele in metallo che rappresenta l’estremo sacrificio d’un militare dilaniato da un’esplosione. “Occorre fare esercizio della memoria e non dimenticare il sacrificio di questi uomini” ha detto il Prefetto di Arezzo, rivolgendosi alla gente e agli studenti presenti all’inaugurazioni. Dopo i saluti di rito e la benedizione del monumento, le note della “Leggenda del Piave” suonate in modo impeccabile dalla Fanfara dei Carabinieri hanno accompagnato gli onori tributati alla memoria di ogni caduto nei terribili attentati di Nassiriya, esempio di dedizione al senso del dovere e all’amor patrio. Un momento di silenzio e di grande commozione per gli intervenuti. Oltre che di riflessione e monito auspicando un futuro di pace duratura. LA STORIA Fu nel marzo del 2003 che iniziò la seconda guerra del golfo, definita operazione “Iraqi Freedom”. La coalizione composta dagli eserciti inglese e statunitense, oltre che da altri Stati, concluse la missione il 1° maggio dello stesso anno. La guerra finì in forma ufficiale, ma di fatto gli eserciti impegnati non ottennero il controllo pieno del territorio, subendo enormi perdite dovute ad attacchi ricorrenti con la strategia del terrore. La risoluzione O.N.U. n.1483 del 22 maggio 2003 approvata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite invitò tutti gli Stati a contribuire alla rinascita dell’Iraq, favorendo la sicurezza del popolo iracheno e lo sviluppo della nazione. L’Italia partecipò attraverso la missione “Antica Babilonia” fornendo forze armate dislocate nel sud del Paese, con base principale a Nassiriya. La missione italiana ebbe inizio il 15 luglio 2003, operazione militare con finalità di “peacekeeping”, cioè di mantenimento della pace. Il 12 novembre del 2003 le forze italiane dislocate a Nassiriya subirono il primo grave attentato. Alle 10:40 ora locale, le 8:40 in Italia, un camion cisterna pieno di esplosivo scoppiò davanti la base “Maestrale” MSU (Multinational Specialized Unit) dei Carabinieri, provocando l’esplosione del deposito munizioni e la morte di 28 persone. Tra queste 19 italiani, di cui 12 Carabinieri, 5 militari dell’Esercito, 2 civili e 9 iracheni (4 erano bambini). I feriti furono ben 140. Nell’esplosione fu coinvolta anche la troupe del regista Stefano Rolla che si trovava sul luogo per girare uno sceneggiato sulla ricostruzione a Nassiriya da parte dei nostri soldati, nonché i militari dell’Esercito di scorta alla troupe. In seguito il contingente italiano subì un nuovo attacco la mattina del 27 aprile 2006, quando un veicolo dei Carabinieri di MSU facente parte d’un convoglio formato da quattro mezzi, si incendiò a causa d’un ordigno posto nel centro della carreggiata. La deflagrazione uccise 5 militari: 3 Carabinieri, 1 militare italiano, 1 militare rumeno. Il 5 giugno del 2006, nell’anniversario dell’Arma dei Carabinieri, ci fu un altro attentato ai danni dei militari italiani a circa 100 km. a nord di Nassiriya. Una bomba telecomandata scoppiò al passaggio di un mezzo blindato. L’esplosione uccise un Caporal Maggiore dell’Esercito appartenente alla Brigata Sassari. In alto alcune immagini della cerimonia: foto Paolo Rossi ed Emmedipì
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L’Anno sacerdotale, 19 giugno 2009 - 19 giugno 2010 Il Calendario dell’Oratorio In questo articolo don Giacomo Babini, vescovo emerito di Grosseto, analizza il nostro Calendario e lo fa con la giusta dose di ironia ed il sottotitolo potrebbe essere “Divagazioni semiserie sul Calendario dell’Oratorio”.
I preti del Vicariato di Anghiari per contribuire al buon esito dell’Anno Sacerdotale indetto dal Papa hanno deciso di fare un calendario con le loro fotografie. Mica si sono ispirati alle attricette che sapendo di avere delle belle curve le espongono, nessuna esclusa, in un calendarietto personale che poi danno ai barbieri per regalarlo ai loro clienti. I preti di Anghiari sanno bene che il calendario è una cosa antica alla quale ha lavorato anche Giulio Cesare, e molti altri prima e dopo di lui. La Chiesa poi ci ha messo un Santo ogni giorno. E perché non ci fosse qualcuno che scambiava i sacerdoti di Anghiari con i segni dell’Oroscopo, si sono agganciati a questa antica storia, per farsi conoscere meglio dai loro parrocchiani e insieme per impartire una lezione sulla storia secolare della Chiesa che il Calendario racconta da molti secoli. In questo periodo di anticlericalismo nel quale sono calati quelli che chiedono di diventare sacerdoti non ci sono nel vicariato dodici ordinati quanti sono i mesi dell’anno, ma la storia la si può fare anche a rate. Un breve indice della loro opera dal punto di vista storico letterario potrebbe essere il seguente: Il tempo di Pelagio Don Marco bello, robusto, autosufficiente è una persuasiva figura di Pelagio, eretico per eccesso di fedeltà. Ad imitazione del celebre personaggio storico, il proposto di Anghiari, se i suoi fedeli avessero perso la strada giusta su cui camminare, la progetterebbe di nuovo gratis per tutti, senza bisogno di interventi dall’alto. Il tempo degli stiliti della Tebaide Don Romano allenato ad attaccarsi a tutti i chiodi perché il vento non lo porti via è una fedele testimonianza degli Stiliti della Tebaide che vivevano una vita in cima ad una colonna dalla quale non scendevano mai, per nessun motivo né spirituale né corporale. E così esprimevano il distacco radicale dalla terra. Il tempo delle Catacombe Don Mario Montini sembra che continui a vivere ancora nelle catacombe. Infatti non si vede mai. Dovrebbe essere uno di quelli che ebbero la sventura di non accorgersi quando gli altri cristiani vennero fuori, e quando lo ritrovarono dopo molti anni, tra formiche e altri insetti lo avevano eroso e quasi dimezzato. Il tempo dell’Arcadia Don Quinto invece è tutt’ora un valido padre spirituale nel mondo dell’Arcadia. Compìto, dolce, conosce tutti gli intimi particolari dei fiori e delle pietre specie di quelle antiche. Vi sa parlare con competenza di una piccola edicola di campagna come di una cattedrale, perché soprattutto i particolari non sfuggono al suo guardo intuitivo. Basta guardare lo stolone bianco della sua fotografia pubblicata nel giornale. Peccato che molti fiorellini siano ricoperti dalle maniche nere che per mettere la berretta si e dimenticato della cotta. Il tempo dei canonici Don Gianni, nonostante le decisioni conciliari che hanno passato ai Concili Pastorali molte prerogative dei Canonici, fa rivivere lo splendore del canonicato. È scrittore, cantore, predicatore, liturgista. È capace di scrivere da solo tutte e quattro le pagine di Toscana Oggi, se nessuno lo aiuta. Poi gli altri dicono che fa tutto lui, e non leggono il setti-
manale e a lui gli viene l’emicrania. Penso che dovrà darsi un poco di tregua nel compito che riveste ora, perché se i diaconi diventano più dei presbiteri, si va a rischio di guerra civile. Il tempo dei mistici Don Benito lo hanno rubato al vicariato di Sansepolcro. Ma Don Benito ci ha abituato a volare da una parrocchia all’altra, dalla terra al cielo come S. Giuseppe da Copertino. Raccontano i bambini delle scuole materne di S. Maria, ed ai bambini si deve credere, che lo hanno visto volare dal tetto della loro scuola. Il tempo delle società segrete Don Stanislao si spera che nel calendario lo facciano comparire con una figura diversa da quella che è stata pubblicata su Toscana Oggi, perché in questa sembra proprio il prete che viene dal buio. Al tempo degli inizi della massoneria molti ecclesiastici frequentavano le logge. Però io consiglierei di non spendere un prete autentico per far rivivere quel periodo perché oggi i massoni sono tanti e sono fatti così duri di comprendonio che non li smonterebbe nemmeno un prete come Tayson. Le figure titolari finiscono qui. Ci hanno detto che hanno scelto alcune riserve per arrivare al numero 12. Probabilmente a queste figure minori non sarà affidato un capitolo della storia ma saranno beati della cronaca quotidiana. La Via Crucis I preti di Sansepolcro ci sono rimasti un poco male che il Clero del vicariato viciniore scriva un libro di storia, ciò che non sono riusciti a fare loro e, un poco in affanno, hanno cercato di ricorrere ai rimedi. Non possono replicare con la storia perché sarebbe una ripetizione e non hanno figure così espressive da illustrare una stagione del passato. Di originale hanno in questo momento un sacco di guai, manco fossero andati a cercarli con il lanternino, e si sentono più pronti ad illustrare il loro calendario con la Via Crucis. Sul tema hanno anche una competenza particolare perché la provano tutti gli anni la sera del Venerdì Santo. Il loro Pio Esercizio. Approssimativamente, dovrebbe essere così.
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La flagellazione - Don Alberto è tutto un dolore. Si sente male ai muscoli delle gambe e chissà perché lo curano agli orecchi col risultato che i dolori cessano ai fianchi e scendono ai piedi. Per curarsi i piedi moltiplica le camminate sui monti con suoi ragazzi. Quasi ogni giorno va dal Duomo al cimitero perché nella sua parrocchia oltre che i ragazzi ci sono molti anziani. Per riposarsi un po’, di tanto in tanto prende la sua automobile e in solitudine fa un piccolo giretto. Va a visitare ad esempio la Madonna delle Lacrime a Siracusa. Intanto prega, pensa e, perché no, si fuma una sigaretta.
si tratta di lavorare è disponibile anche di fronte all’impossibile. Fa pensare al dialogo tra Gesù e Pilato. Pilato fa una domanda a Gesù e Gesù risponde picche. Gesù fa una domanda a Pilato e questi per non essere da meno, risponde picche. Don Luigi legge sempre una cocciuta rivista sessantottina intitolata Il Regno. Legge anche tante altre cose se gliele porti. Però, pur sapendo che la rivista il Regno, non è ancora il Regno di Dio, rimane sempre la prima delle altre letture.
La prima Caduta - Visto che c’e bisogno anche di molte persone perché le stazioni sono 14, Don Derno potrebbe prendersi oltre la prima caduta, anche le altre due perché gli capita spesso di cascare, e ormai ci ha fatto l’esperienza. Ma non si dica che non sta in piedi, perché dove vai lo trovi: in Curia per l’ufficio amministrativo, a Montato per il ritiro dei sacerdoti, alla Motina perché ci ha la casa, al Sacro Cuore perché è la sua parrocchia. Ha scritto ai suoi parrocchiani per dare l’addio, ma ci scommetterei che per la notte di Natale ci sarà per aiutare Don Luigi a confessare. L’incontro con le Donne di Gerusalemme - Don Virgilio per la verità si sente di Pieve, ma per certe macchinazioni sotterranee di ignoti deve lavorare a Sansepolcro e tutte le mattine incontra le donne della Misericordia a S. Rocco le quali lo capiscono e cercano di consolarlo. Risponde loro di non piangere sopra di lui, che deve fare tutti i giorni quella strada sprecando tempo e danari, ma che piangano sulle parrocchie perché se non cambiano certi parroci va tutto in rovina. La deposizione nel sepolcro - Don Zeno ce l’ha una casa, anche se lui dice che l’affitto non basta nemmeno per l’ICI. Comunque Don Zeno all’occorrenza è pronto a metterla a disposizione come fece Giuseppe di Arimatea. Però le cose devono essere chiare e fatte per bene. Se infatti l’inquilino dopo tre giorni la scoperchia tutta per uscire tutt’un botto, allora non va più bene. L’incontro con la Veronica - Don Giovanni è un tipo ragionevole e concreto che quando vede il Condannato con tanto sudore e sangue che gli entra anche negli occhi, prende un asciugamano e va ad asciugargli il viso. Tornando a casa vede il bel volto del Signore nell’asciugamano e tutto felice corre in Chiesa per esporlo. Ma qui nasce un problema: al confronto si rende conto di quanto siano brutte le figure delle sue vetrate e di altri quadri. Che fare? Certo che non può demolire la chiesa anche se ne avrebbe voglia. Gesù di fronte a Pilato - Don Luigi quando discute è contro tutti quelli che non vogliono “rendersi conto”. Quando invece
La Resurrezione - Da quando don Stanislao e venuto a S. Maria ha portato un’aria di vita nuova tra tante cose vecchie, stanche. Giovane, bello, seriamente impegnato, con un linguaggio giustamente variabile tra la buona e la cattiva sorte. Ma accade quello che accadde anche a Gesù risorto, e cioè qualche volta i discepoli non lo riconoscono. Appare anche dove non lo aspetti. Quando ad esempio passa con i pantaloncini e l’occorrente per andare in piscina, oppure lo vedi in palestra che mena come un pugile, i discepoli si domandano: è lui? Gesù aiutato dal Cireneo a portare la Croce - Chissà perché nella tradizione popolare il Cireneo appare come una persona sfortunata? Perché deve portare la Croce? E chi mai non la porta. Ma la sua era quella di Gesù e io avrei fatto i salti mortali per portare quella assieme a Gesù. Il cappellano comunque deve aiutare il principale a portare la croce. Noi abbiamo nel vicariato un solo cappellano e la stazione del Cireneo spetta a lui. Chissà come Don Andrea ci si sente a fare il Cireneo. Ci sarebbero tre figure di riserva Don Bruno Giorni, Don Abramo e Don Giacomo. Don Bruno, la sua via crucis la sta facendo tutta da solo quasi novantenne, silenzioso, tra gli anziani di Villa Serena. Si spera che almeno dentro di sé abbia ancora chiara quella intelligenza notevole che lo distinse come sacerdote teologicamente valido. E così, nei lunghi silenzi della casa, possa nutrirsi dei misteri di Cristo così gradevoli a chi lo crede e lo ama. Ritornando alle cose meno serie, un insegnamento ce lo da anche sul nostro argomento: ha avuto la fortuna di essere sempre ammalato in vita sua, perché questi tipi come lui vivono più a lungo. Don Abramo anziché prendersi una stazione propria della Via Crucis, si è tenuto disponibile per integrare eventualmente le altre stazioni. Così facendo ha raggiunto due scopi. Primo perché gli altri all’occorrenza sanno dove andare; secondo perché dovendo andare da tutti può anche andare dove vuole e così starsene tranquillo. Don Giacomo la sua via Crucis l’ha lasciata a Grosseto e ora sta a guardare quella degli altri e prega per loro. Cordiali auguri di Buon Natale assieme alle vostre comunità cristiane.
ADORAZIONE EUCARISTICA Gli incontri avranno inizio alle ore 21
Giovedì 25 marzo Chiesa di Tavernelle Giovedì 29 aprile Chiesa di Badia 25
Resoconto della serata a cura di Cesare
CONCERTO DI NATALE IN PROPOSITURA Anche quest’anno, nella serata di sabato 12 dicembre 2009, alla presenza di un folto pubblico, si è tenuto l’ormai tradizionale Concerto di Natale nella Propositura di Anghiari. Il Concerto, giunto alla sua quarta edizione e organizzato dal Gruppo Donatori di Sangue Fratres e dalla Parrocchia di Anghiari, ha aperto solennemente le festività natalizie del paese. Decisiva è stata anche la collaborazione di altri enti, primi fra tutti la Banca di Credito Cooperativo, la ditta Pernici Marco, il Comune di Anghiari e la locale Filarmonica “Pietro Mascagni” che con il loro contributo hanno reso possibile la serata. Il concerto, presentato da Piero Lega, si è aperto con la parte strumentale affidata a Giulio Camaiti (Pianoforte), Cesare Ganganelli (Organo), Irene Mambrini (Violino) e Raffaele Chieli (Tromba). Sono state eseguite opere per pianoforte e violino appartenenti al genere classico italiano e non di autori che hanno caratterizzato un periodo di tempo compreso dalla seconda metà del 1700 fino a buona parte del 1800. Tra di esse spiccano senza dubbio il Preludio di Corelli tratto dalla Sonata in Mi min, la Corrente tratta dalla Sonata in Re min. sempre di Corelli e la Serenata di Schubert. Oltre alle trascrizioni per organo e tromba o per tromba solista di opere di J. S. Bach, degna di nota è stata anche l’esecuzione della raffinata Sonata Prima per Trombino e Organo di G. B. Viviani, autore italiano toscano vissuto nella seconda metà del 1600. Il brano, composto da cinque tempi, procede in un continuo e vivace dialogo tra la tromba e l’organo sfociando nel solenne adagio finale. La musica vocale ha caratterizzato la seconda parte della serata e ha visto come ospiti d’onore due importanti realtà corali della Valtiberina: la Schola Cantorum “A. M. Abbatini” di Città di Castello (PG) e l’Associazione Corale “I Cantori del Borgo” di Sansepolcro (AR). La Schola Cantorum “A. M. Abbatini”, diretta da Alessandro Bianconi, ha spaziato in un repertorio molto vario toccando opere sia appartenenti al repertorio classico sia a quello contemporaneo: molto bello il brillante Jubilate Deo di H. Lazlo, autore scomparso solo pochi anni fa. Sono stati anche eseguiti brani della tradizione natalizia europea: bellissimo il brano francese Il est né le Divin Enfant nell’arrangiamento straordinario di J. Rutter. L’Associazione Corale “I Cantori del Borgo” di Sansepolcro diretta da Eugenio Dalla Noce e da Cesare Ganganelli ha “Era notte e pareva miezojuorno…” Cantata dei pastori al presepio
ANTICHE ZAMPOGNE DEL MONTE FAVALTO
Questo il titolo del concerto tenutosi nella Propositura di Anghiari domenica 3 gennaio 2010. Meritato successo degli interpreti. Ecco i loro nomi e a tutti rinnoviamo i complimenti per la loro ottima esecuzione.
eseguito brani di polifonia classica tratti dall’ampio repertorio che gli autori cinquecenteschi ci offrono, uno fra tutti Palestrina considerato come uno dei capisaldi della foto Roberto Stowasser musica vocale del XIV secolo. Toccante il Notre Pere di M. Duruflè, musicista contemporaneo francese. Dopo aver omaggiato Mendelssohn nel ducentenario della sua nascita, il coro ha poi chiuso la sua esibizione con un vivace brano appartenente al vastissimo repertorio delle Christmass Carols: we wish you a merry Christmass. A conclusione del concerto i due cori uniti, diretti da Cesare Ganganelli ed accompagnati all’organo da Alessandro Bianconi, hanno eseguito God rest you merry gentlemen e O come all ye faithful (Adeste Fideles) trascritti per coro e organo da D. Willcocks, organista presso il King’s College di Cambridge. A fine serata un ricco momento conviviale aperto a tutti e offerto dal Gruppo Fratres, si è consumato nei locali dell’Oratorio Parrocchiale, cogliendo l’occasione per scambiarsi anche gli auguri di buone feste. Ringraziando le tantissime persone presenti non resta che darci appuntamento al prossimo anno, quando la Propositura di Anghiari accoglierà di nuovo la quinta edizione del Concerto di Natale che si preannuncia, fin da ora, ricca di novità! Massimiliano Dragoni: salterio, zampogna a chiave, campane, tamorra Luca D’Amore: chitarra, chitarrone Antonella Pierucci: arpa, salterio ad arco Fabrizio Lepri: viella, lira da gamba, violoncello, contrabbasso Letture di Gianni Mutarelli
Cecilia Bartolomei: voce Noemi Umani: voce Rosaria Mafucci: voce Mario Guiducci: voce Vladimiro Vagnetti: oboe, bombarda, cromorno Giorgio Pinai: cialamello, bombarde, cromorno, zampogna zoppa, ceccola, piva
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Offerte generose per il giornale Adamo Balzani, Foscio Padonchia Adriana Cherici, Crocifissino Adriana Conti, Borghetto di sopra Aduino Baldesi, Monterchi Alberta Catacchini P.L. Bettoni, Il Fosso Alberto Montini, Le Ville Alfiero Bergamini, Via di San Leo Alma Vichi, Carmine Alvaro Fedi, Botteghino Carmine Andrea Rossi, Molin d’Agnolo Angelo Graziotti, Giardinella Angiolino Mafucci famiglia, Motina Angiolino Vichi, La Calla Angiolo Madiai, Vignolina Angiolo Nevistrelli, Tavernelle Anna Dragoni, Monterchi Anna Maria Guiducci, Arezzo Anna Maria Piconi, Roma Anna Maria Valentini, Via d’Arezzo Anna Polverini , Borgo della Croce Anna Polverini, Borgo della Croce Anna Rosadi, le Ville Antonella Comanducci, Città di Castello Antonietta Olivieri, Grosseto Antonio Leonardi, Il topo Armando Zanchi, Arezzo Ascanio Cambi, Campofiera Associazione Carabinieri, Anghiari Barbara Bergamini, Via di San Leo Benedetto Comanducci, Cicogna Bruno Polverini, Pocaia Bruno Rossi, Crocifissino Bruno Zanchi, Sant’Agostino Carla Donati Sarti, Borgo Croce Carla Gallai, Arezzo Carla Giovagnini, Vaticano Carla Poggini, Ponte dei sospiri Carla Pulcinelli, San Leo Carlo Cherici, Piazza mercatale Caterina Papi, Roma Centro Agg Sociale, Piazza del teatro Cesare Corsi, S. Giuliano Milanese Cipriano Comanducci, Infrantoio Claudia Guadagni, Borgo della Croce Claudio Cambi, Campofiera Costanza Papi, Francia Daniela Fedi, Perugia Domenica Pernici, Castelnuovo Sabbioni Domenico Del Pia, Arezzo Domenico Parati, Mura di sopra Domenico Romani, Monterchi Don Arialdo Ruggeri, Ca’ Raffaello Elena Testerini, Monzuno Elio Papini, Il Casotto Elisabetta Alessandrini, Renicci Elvira Barfucci, Tavernelle Enzo Giuntini, Monterchi Enzo Lepri, Viale stazione Enzo Rossi, Pantaneto Erminio Staccini, Borghetto Ernesto Dragoni, Campofiera Ernesto Pacini, Milano Eugenio Guadagni, Tavernelle Ezio Bergamaschi, Libbiano Fabio Cuccini, Bernocca Fabio Pecorari, Carmine Fabrizio Antonelli, Ponte Eleonora Faliero Pernici, Via della Ripa Fernando Olandesi, Giardinella Fernando Paletti, Casanuova Fidelfo Poderini, Giardino Franca Citernesi, Franca Ciucoli, Borghetto della Portaccia Francesco Bruschetti, Palazzo Barliano
Francesco Comanducci, Via Carmine Francesco Rosadi, Monterchi Francesco Sassolini, Valdimonte Francesco Savini, Arezzo Franco Badini, Città di Castello Franco Leonardi, Infrantoio Franco Testerini, Via d’Arezzo Gabriella Magrini, La fornace Gaspero Vichi, Carmine Gastone Mercati, Intoppo Giacomina Mondani, Via della Battaglia Gianna Polcri, Maraville Gianpaolo Gattari, Via della Fossa Gian Piero Alberti, Belvederino Gilberto Guiducci, Arezzo Gino Giovagnini, Tavernelle Giordano Baglioni, Via d’Arezzo Giovanni Berni, Casolari Giovanni Camerelli, Montebello Giovanni Foni, Ca’ dei Frati Giovanni Giorni, Gardione V.T. Giovanni Graziotti, Pocaia Giovanni Mirarchi, Asciano Giovanni Orlandi, Via di Caprese Giuliano Donati, Renicci Giuliano Polendoni, Acquedotto Giuseppe Cagnacci, Banchina Giuseppe Fastacchini, Roma Giuseppe Fontana, La Stazione Giuseppe Leonardi, Bagnolo di sotto Iride Guerrini, Via d’Arezzo Italo Del Barba, Motina Iva Polendoni, Frassineto Ivano Cesari, Via Carmine Katia Bagnoli, Piazzetta della Croce Laura Gentili, Arezzo Lilli Cerboni, Bernocca Lina Bozzi, Badia Una persona, Arezzo Livia Cestelli, Cicogna Loris Omelli, Monterchi Luca Portolani, Luciana Lanari, Sansepolcro Luigi Bergamaschi, Libbiano Luigi Monini, Le cascine Lylli Cerboni , Bernocca Magda Ruti , La Banca Marcella Pernici, S. Giovanni V.no Marco Gigli, Vigna Margherita Pacini, Tavernelle Maria Borghesi, Monterchi Maria Canicchi, Mura di sopra Maria Clorinda Rogai, Meliciano Maria Cristina Muzzi, Arezzo Maria Maranesi, Roma Maria Raffaelli, Stazione Maria Rosa Pancioni, Via di San Leo Maria Senesi, Mura di sopra Mariano Marsupini, San Giuliano AR Marida Mammoli, Giardinella Mariella Panichi, San Leo Mario Corazzini, Via Carmine Mario Mariani, Bagnolo di sotto Mario Veri, Infrantoio Mario Zanchi, Chiani Marisa Giovagnini, Argentina Massimo Dragoni, La Fossa Massimo Foni, Ca’ de Frati Massimo Fragai, Bagnolo Massimo Meozzi, Via di Pino Maurizio Checcaglini, Poggio del sole Maurizio Manenti, Sansepolcro Maurizio Valbonetti Mauro Baldi, Maraville
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Mirna Matteucci, Sansepolcro Moreno Zanchi, Il Fosso Nada Foni, Acquedotto Nelly Santi, Piazzola Nidia Matteucci, Pisa Nilo Agolini, Villa la querce Nilo Nicchi, Arezzo Odilio Goretti, Sansepolcro Olandesi Paola, Campofiera Orazio Leonardi, Sansepolcro Osvaldo Crociani, Viale stazione Osvaldo Rosadi, Ponte alla Piera Osvaldo Verdinelli, Monterchi Otello Comanducci, Firenze Ovidio Mondanelli, Giardinella Pamela Zanelli, San Leo Paola Del Pia, Quarata Paolo Mazzoni, Via del Comune Paolo Monini, San Leo Paolo Senesi, Tavernelle Patrizia Frini, Milano Piera Franceschi, Poggiolino Pierina Giuliani, Via del Carmine Pierluigi Gallai, Città di Castello Piero Guerri, Brescia Piero Plini, Via Nova Pietro Bartolomei Corsi, Carmignano Pietro Pasqui e Luisa, Bucacce Pietro Tanfi, Piazzetta legne Primo Del Sere, Sansepolcro Primo Zanchi, Il Fosso Renata Salvi, Infrantoio Renato Mariani, Bagnolo Renato Rossi, Monterchi Rita Bigioli , Via di Cipicchio Rita Bigioli, Via di Cipicchio Romano Romani, Svizzera Rosa Gennari, Infrantoio Rosanna Mercatelli, Marinello Citerna Rosita Ghignoni, Viaio Ruggeri Katy, Argentina Santi Comanducci, Intoppo Santino Ferrini, Campo fiera Secondo Mariotti, Motina Secondo Polendoni, La Croce Sergio Polverini, Campo della Fiera Silvana Cherici, Campofiera Silvano Boncompagni, Via di San Leo Silvano Paceschi, Firenze Simona Valbonetti , Maccarino Sirio Ruggeri, Via Carmine Stefania Merendelli, Infrantoio Teresa Mercati, Maccarino Tina Del Furia Salvi, Sansepolcro Tito Bartolomei, Via Nova Tommasina Torriti, Tavernelle Vally Fastacchini, Arezzo Vandro Franceschini, Borgo Croce Vasco Coleschi, Via Carmine Vasco Ghignoni, Palazzolo Velio Ortolani, Monterchi Veneranda Martinelli, Infrantoio Vera Chiasserini, Borgo della Croce Verdiana Menzogni, Cavriglia Vincenza Ruscetti, San Giovanni Vincenzo Pernici, Molin del Caccia Vittoria Giovagnini, San Leo Vittorio Bivignani , Tavernelle Vittorio Bivignani, Tavernelle Vittorio Mugelli, Infrantoio Vittorio Smacchia, Pocaia Walter Magrini, Via del Carmine Werther Canicchi, La Vigna Willard Sperry, Casanova Lani
Strada da Arezzo a Sestino nel ’700 La caratteristica carta geografica qui a lato raffigurata, che nell’originale è a colori, del percorso Arezzo-Sestino, fa parte di un atlante dal titolo “Guida per viaggiar la Toscana” databile al periodo 1752-1763, comprendente sedici carte geografiche, con le stesse peculiarità, dei principali itinerari stradali della Toscana di allora. L’atlante è riprodotto, sempre a colori, nell’opera di Andrea Cantile dal titolo “Sulla Guida per viaggiar la Toscana del XVIII secolo custodita nelle conservatorie storiche dell’ I.G.M.” (Istituto Geografico militare). Il manoscritto originale, ripetiamo dal titolo “Guida per viaggiar la Toscana”, fu acquistato da questo istituto dal mercato dell’antiquariato negli anni 1949-50. È anonimo, ma, molto probabilmente, è opera dell’atelier cartografico dei Giachi di Firenze (Francesco, Antonio e Luigi), attivissimi nel XVIII secolo nelle attività di agrimensura, allestimento cartografico e copiatura. In particolare gli esperti sono propensi ad attribuire questa Guida ad Antonio Giachi. Essa comprendeva anche una tavola dal titolo “L’isola di S Elena scoperta dal capitano portughese Juan de Horia l’anno 1502”, inserita nel manoscritto forse per venderlo meglio. L’autore nella introduzione autografa della Guida, cioè il frontespizio (prima pagina di un libro), riportava anche un elenco di vie distinte in: «Strade ove si può andare per la Cambiatura1, ma per quelle ancora, che servono per uso dei Vetturali e Pedestri; con diverse diramazioni e Comunicazioni di Strade, che conducono a più Città, terre, e Castelli, e luoghi ove sono gli Jusdicenti2 della medesima Toscana. Giuste le loro Situazioni e distanze» In seguito il granduca Pietro Leopoldo con “motu proprio”, (di propria iniziativa) del 29 settembre 1774 stabiliva, invece, la distinzione delle strade in: Strade regie, Comunicative (Comunali) e Private. Volendo fare un raffronto fra questi due tipi di distinzione possiamo dire che: quelle per la “Cambiatura” sicuramente nel nuovo ordinamento avranno preso la definizione di “Strade regie”, quelle per “uso dei Vetturali e Pedestri” saranno diventate “Strade comunicative” e le “Diverse diramazioni” “Strade private”. La strada Arezzo-Sestino nella vecchia distinzione non era strada di “Cambiatura” perché nella cartina manca il simbolo che indicava “le poste”, forse era per “uso di Vetturali e Pedestri”, ma sicuramente le carrozze non andavano oltre il tratto Anghiari Sansepolcro e viceversa, per il resto si andava con qualche cariaggio, ma con estrema difficoltà, date le condizioni del fondo stradale, oppure a cavallo, a piedi o con animali da soma. Esaminando nel dettaglio la carta geografica occorre innanzitutto dire che il titolo completo è “Viaggio da Arezzo a Sestino in Romagna” indicato solo, però, nel frontespizio della carta. Inoltre il nome “Casale” è scritto in corsivo, come pure la “P” di Pieve a S. Stefano, mentre tutte le altre parole sono scritte in stampatello maiuscolo e minuscolo. Evidentemente questi due toponimi sono stati aggiunti in seguito ed in modo frettoloso. “Casale ” molto probabilmente è stato aggiunto dallo stesso autore, perché lo stile di scrittura, anche se in corsivo, è simile alle altre parole della stessa tavola o carta e delle altre. “Pieve a S. Stefano”, invece, è stato inserito in seguito accanto al simbolo da un altro revisore perché lo stile è diverso. Anche l’orientamento al NORD è notevolmente errato, risultando spostato verso oriente di circa settanta gradi, ed inoltre i toponimi “Balze”
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e “Caprese” risultano mal posizionati. Ma ora torniamo alla disamina del percorso princip a l e indicato nella cartina, quello da Arezzo a Sestino. Del tratto Arezzo-Anghiari abbiamo parlato diffusamente in precedenti numeri dell’Oratorio e quindi non ritorneremo sull’argomento. Da Anghiari a Sansepolcro la strada era quella che era stata fatta costruire dai Tarlati di Pietramala, signori d’Anghiari, cominciata dal vescovo Guido nel 1323 e poi terminata dal nipote Roberto nel 1329, divenuto nel marzo di quell’anno signore di Sansepolcro. Nel periodo in cui fu tracciata questa carta, e cioè la seconda metà del ’700, già esisteva il ponte sul fiume Tevere, nei pressi di Sansepolcro, quello vecchio crollato alcuni anni fa, a nord dell’attuale, come risulta da un’altra pianta della zona di questo periodo, ma risulta anche da altri documenti che il ponte esisteva anche nel 1450 all’epoca del furto del famoso “catorcio di Anghiari” ed anche nel 1439 allorché vi fu sconfitto, secondo gli Annali di Sansepolcro riferiti dal Taglieschi, dai Papalini e Fiorentini, il figlio di Niccolò Piccinino, Francesco (l’anno seguente sarebbe toccato al padre ad essere sconfitto presso un altro ponte, il ponte sulla reglia nei pressi di Anghiari). Probabilmente anche il ponte era stato fatto costruire, circa un secolo prima dagli stessi Tarlati, perché è impossibile e impensabile che essi avessero progettato ed attuato un’opera così bella ed importante come la dritta strada da Anghiari a Sansepolcro, senza un ponte sul Tevere per attraversarlo. Semmai, nel corso degli anni, l’opera può aver subito qualche intervento o qualche modifica, ma quasi sicuramente risale a quell’evento. Qui, a questo ponte, la strada incontrava quella, non rappresentata però nella cartina, proveniente da Arezzo per la valle del Cerfone, chiamata Anconetana o Urbinese perché portava a questi due importanti centri delle Marche, la quale sino a qui aveva il seguente svolgimento: Arezzo Palazzo del Pero - Ville Monterchi - Pantaneto - Ponte romano sulla Sovara (ora non più utilizzato, ma ancora esistente in mezzo ai campi) - Monterbone di Sorci (dove c’è la locanda) - Zona ex fabbrica Biagioli (dove un tempo esisteva la chiesetta dedicata a S Eleuterio o S. Lutio) - Monte di S. Leo - il Giuncheto - S. Leo - Ponte sul Tevere. Da qui, per un buon tratto, le due strade coincidevano diventando un’unica strada che, oltrepassata Sansepolcro, si dirigeva verso il convento di Monte Casale, e, raggiuntolo, piegando poi sulla destra e proseguendo in salita raggiungeva una zona dove il percorso prendeva l’appellativo di “Passo delle Vacche3” nelle vicinanze del Poggio denominato “I Tre Termini4”. Arrivata a questo passo
la strada si sdoppiava: una proseguiva a sinistra e, passando alle falde dell’Alpe della Luna5 e poi per M. Labreve (oggi Montelabreve) e Lucimburgo (oggi Lucemburgo), arrivava a Sestino; l’altra, invece, non indicata nella cartina, deviava sulla destra dirigendosi verso la val di Rupina/o, scendeva quindi a Lamoli, proseguiva poi per Borgo Pace e Urbania, da qui una strada proseguiva per Urbino, e un’altra per Fermignano, Fossombrone, Fano e quindi Ancona. Questo tratto di strada per andare a Sestino da Sansepolcro6 fu abbandonato verso la fine dell’ottocento allorché venne costruita la strada Tosco-Romagnola detta anche di Viamaggio, per Aboca, passo di Viamaggio, Badia Tedalda, che doveva congiungersi con la Marecchiese, anch’essa costruita quasi interamente in quel periodo; a Ponte del Presale poi c’era la deviazione per Sestino. Alcuni decenni prima, invece, e cioè nel periodo 18141825, era stata ricostruita, cambiandone anche il percorso in certe zone, la strada Anconetana nel tratto Arezzo - Ponte sul Tevere, mentre dal 1830 al 1833 fu costruita ex novo la variante, sempre di questa strada, Sansepolcro - S. Giustino - Bocca Trabaria - Lamoli7, al posto del vecchio tracciato per Monte Casale, variante inaugurata, e con essa l’intera strada Arezzo - Urbania, dal legato pontificio cardinale Giuseppe Albani andando in carrozza, a 83 anni, da Urbania ad Arezzo (e ritorno dopo qualche giorno), accolto a S. Giustino da grandi festeggiamenti durante i quali furono anche esplosi in segno di giubilo 500 mortaretti (A. Ascani “S. Giustino”).
Note 1) Cambiatura = cambio dei cavalli alle varie poste, che erano luoghi ove le vecchie diligenze, in servizio pubblico o privato, si fermavano per il cambio dei cavalli e dove spesso esistevano anche le osterie e locande per il ristoro e riposo dei viaggiatori. Di solito le poste erano dislocate ogni 25 o 30 miglia. 2) Jusdicenti = gli appartenenti ad una giurisdizione, nel nostro caso la giurisdizione della Toscana. 3) Passo delle Vacche = così chiamato perché una volta dalle zone sopra Sansepolcro ci facevano passare il bestiame, passando dalla Valtiberina alla valle del Metauro, per condurlo al mercato a Lamoli, dove si teneva una grande fiera annuale nei giorni 8 e 9 settembre; era anche un passo della transumanza. 4) Poggio i Tre Termini = perché vi è il confine fra la Toscana, Umbria e Marche.
5) Alpe della Luna = forse perché al tempo del paganesimo quella montagna era dedicata a Diana, dea della caccia e questa dea era detta anche Luna. 6) Era la strada che percorse anche il Granduca di Toscana Pietro Leopoldo degli Asburgo-Lorena nella sua visita ai territori orientali del Granducato, venendo a cavallo da Sestino a Sansepolcro, dove giunse la sera del 20 settembre 1777, dopo una breve sosta a Monte Casale (all’epoca il granduca aveva 30 anni, essendo nato nel 1747, a Vienna). A Sansepolcro sostò dalla sera del 20 settembre sino alla mattina del 22, visitando i principali edifici pubblici della città, comprese le chiese, accompagnato in questa occasione dal vescovo della città. Pietro Leopoldo era, infatti, un fervente cattolico praticante, ma questo non gli impedì, in seguito, per le sue idee illuministe, di sopprimere molti monasteri, l’inquisizione e tutte le congregazioni religiose, fatta eccezione per la Misericordia, ponendosi per questo in forte contrasto con il Papa. La mattina del 22 settembre il Granduca alle ore 11, dopo aver assistito alla S. Messa celebrata alle 10 dal vescovo, partì da Sansepolcro alla volta di Monterchi per fermarsi la sera stessa nella Terra di Anghiari. Ad Anghiari visitò, prima di tutto, la sede della congregazione della Misericordia nel luogo allora denominato “Scopetone”, oggi “Via delle Mura di Sopra” dove osservò a lungo con molto piacere il “Cenacolo” del Sogliani. Quindi andò alla Compagnia del Corpus Domini, oggi salone del Museo della Misericordia a vedere la tavola rappresentante la “Deposizione dalla Croce” del Puligo, che questa pure lodò, ma disse che gli era piaciuto di più il “Cenacolo”. Dopo aver visitato anche il Monte Pio (Monte di Pietà), s’incamminò alla volta della Chiesa della Madonna del Fosso (costruita dal 1628 al 1740) dove, entrato, disse queste parole “buona fabbrica”, e , dopo aver adorato la Santissima Vergine, ritornò in piazza e seguitò il suo cammino su pel Borgo della Croce. Nel 1790 Pietro Leopoldo fu nominato imperatore d’Austria e, quindi lasciò la Toscana, gli successe il figlio secondogenito Ferdinando che poi divenne Ferdinando III al momento dell’assunzione della carica di Granduca di Toscana; il primogenito, Francesco, invece, era stato designato dal padre a succedergli nella carica di imperatore, dopo la sua morte, avvenuta nel 1792, all’età di 45 anni, per una polmonite. 7) Nel frattempo, nel 1826, era stata soppressa con accordi fra il Granducato di Toscana e lo Stato Pontificio la Repubblica “contrabbandiera” di Cospaia incorporata in gran parte nello Stato della Chiesa e con la rimanente parte alla Toscana. Quindi non ci furono neanche più problemi di attraversamento di questo piccolo staterello, se così si poteva definire. Opere consultate: 1) “Sulla Guida per viaggiar la Toscana del XVIII secolo custodita nelle conservatorie storiche dell’I.G.M.”, di Andrea Cantile (ringraziamo vivamente chi ci ha messo a disposizione l’opera per consultarla). 2) Annali, di Lorenzo Taglieschi. 3) Storia di Sansepolcro, di Coleschi-Polcri. 4) Oratorio, N° 8, 9 del 1990. 5) L’Eco del Tevere, N° 3 del 2007. 6) Pagine Altotiberine, N° 19, 24, 33. 7) Storia d’Italia, vol. 3 , di Indro Montanelli. 8) I Lorena, di Marcello Vannucci. Nell’altra pagina la piantina con la viabilità settecentesca nel nostro territorio. Qui sopra l’indice e la legenda della stessa piantina in cui si può vedere il Vicariato di Anghiari e gli altri Luoghi.
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È logico dire?: I giovani d’oggi pensano solo a sé stessi!!! Che errore!!! Io l’ho provato personalmente. Con il gruppo delle superiori, che io seguo, mi sono resa conto, che se li motivi, li responsabilizzi, se li stimoli, li fai mettere in gioco prima, con se stessi, poi con gli altri, non sono dei “bamboccioni”, ma delle persone con i limiti dovuti, all’età ed al carattere. Sono molte le cose che abbiamo fatto insieme per loro e per gli altri, ma i due avvenimenti, che mi hanno maggiormente colpito, sono avvenuti durante il periodo di Avvento ( che, quest’anno grazie a loro, ho vissuto con una intensità particolare): I CANTI che hanno fatto il 23 dicembre dopo la recita dei bambini del catechismo. Quando ho visto entrare, dentro la chiesa di Sant’Agostino, quei ragazzi dai 15 ai 18 anni, che si sono messi insieme ai bambini, si è subito creato un clima gioioso; ed io mi sono molto emozionata, pensando che avevano risposto con il cuore ad una mia proposta. LA CARITATIVA: iniziata, grazie ad una proposta fatta a noi da Don Marco, circa un mese fa. All’inizio, solo in 4 hanno risposto, poi l’esperienza fatta e raccontata agli altri, ha fatto sì che molti di loro si sono uniti, le volte successive. Il 30 dicembre ho invitato, come al solito, i ragazzi a venire dagli anziani per giocare a “mercante in fiera” e per fargli gli auguri di fine anno. Con mia grande sorpresa i ragazzi erano tanti, ma vedere intorno a quella tavola insieme giovani ed anziani giocare, ridere e scherzare, brindare insieme con il botto del Russo, cantare insieme… mi ha riempito il cuore di gioia e nello stesso tempo mi ha fatto riflettere, pensare, che non è vero che i ragazzi di oggi pensano solo a sé stessi, ma che, se hanno l’opportunità, donano molto agli altri, incondizionatamente. Per loro è stato molto importante, che quelle persone, al momento dei saluti, gli abbiano detto: “Non vi scordate di noi, tornateci a trovare”. Nel futuro cercherò, con l’aiuto di chi mi sta intorno, di fare altre proposte, che possano dare la possibilità ai nostri giovani di mettersi in gioco per sé e per gli altri. Gegia
La vignetta di Scacciapensieri:
Ritardi!
Miseria Una canzone sulla miseria dovrebbe dire: Brutta cosa è la miseria Lemme lemme t’entra adosso E poi non ti lascia più
Il Nanni veniva il mercoledì e passava per le botteghe a chiedere l’elemosina cantando questa canzoncina. Signorin so’ ‘l vostro Nanni Conoscete i miei bisogni La miseria me travaglia Mangerei anche la tovaglia
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CRONAC HETTA
Mese di Dicembre 2009
dei fatti più strani, più importanti o più semplici, avvenuti ad Anghiari e narrati da me Anghiarino Anghiarese.
Mese di Novembre 2009 22 settembre. Oggi è nato Rocco Spinosi di Luca e Valeria Panichi. La sua famiglia abita in cima al Borgo della Croce. Lunedì 2. Oggi è morto Nello Meazzini di Caprese. Lavorava all’Enel. Mercoledì 4. Oggi morto Cesare Comanducci di anni 92. Tutti lo chiamavano “Lele” ed abitava al campo della fiera ma per molti anni ha gestito la bottega della cooperativa di San Leo. Sabato 7. Oggi è morta Ersilia Pineschi vedova Rossi di anni 96. Abitava alla Palaia. Lunedì 9. Oggi è morto Angiolo Del Barba di anni 81. Abitava alla Palazza allevava anche le bestie bianche. Mercoledì 11. Lo vedi che per San Martino il tempo è bello in vece domenica... * Franco m’ha detto che il suo babbo, Mirco, per san Martino comincia sempre a cogliere le olive. Giovedì 12. Ieri sera, san Martino abbiamo mangiato le castagne arrosto della Carla di Tavernelle con la canaiola della Pro Loco. * Oggi il dottor Plini ha acceso il fuoco perché ho visto il fumo uscire dal comignolo della sua villa. Venerdì 13. Nel pomeriggio con la Marilena ho colto le olive dall’olivo dell’orto del Conventone. Ne ha fatte quasi quattro chili. Chissà quanto olio ci verrà? * Oggi è morta Ada Monaldi in Cimbolini. Aveva 85 anni ed abitava al Molin Bianco ma era originaria del Gioiello. Sabato 14. Stamani insieme al Baggi sono andato a fare un sopralluogo a Tavernelle per la camminata di mercoledì alla Scarpaia e alla Celle. * Nel pomeriggio i Carabinieri assieme ai Pompieri sono dovuti entrare in casa di Paolo Lucertini perché erano due giorni che non si vedeva. Infatti purtroppo era morto per un malore. Aveva solo 62 anni ed abitava in cima al Fosso. * Oggi è morto Renato Sciadini di anni 94. Abitava al Molin Nuovo, luogo di origine della famiglia Sciadini, alcuni di loro poi hanno abitato a Verazzano. Mercoledì 18. Stamani sono andato alle Logge e ho guardato verso il Campano ma l’orologio non si vedeva. Meno male che c’è quello della Croce! Giovedì 19. Oggi sono andato alle Logge per vedere se la bottega della Silvia era aperta che le dovevo portare le cornici della Mostra e, verso l’Ammazzatoio, ho visto il Fancelli che andava verso la Stazione. Sabato 21. Oggi sono andato al Carmine da Walter, che poi non c’era, e ho sentito per quei poggi un gran vocio di gente che coglieva le olive. Domenica 22. Oggi è morto a Parigi dove abitava Massimo Gaggiottini di anni 66. La sua famiglia era originaria di Caprese. Lunedì 23. Stamani col Dottore (Bruno Rossi eh!) ci siamo fermato al bar di San Leo a prendere il caffè dalla sua figliola. Mercoledì 25. Oggi è morta Bruna Bartoli in Scartoni. Aveva solo 62 anni ed abitava per la via della Ripa. Lunedì 30. Oggi è morto Ettore Resti. Aveva 87 anni ed abitava al Borgo ed era il fratello di Pedro. La sua famiglia ha abitato a Ca’ de Lullo e infatti al suo babbo lo chiamavano Lullo. * Oggi è morta anche Maria Pia Fabiani vedova Giabbanelli. Aveva la bella età di 93 anni e tutti la ricordiamo di quando era maestra e per le sue bellissime poesie.
Martedì 1°. Oggi è morto Remo Bachechi di anni 82. Era originario di Milano ma aveva sposato la Leonilde di Caserecci. Mercoledì 2. Anche stamani nebbia, e c’è rimasta fino a dopo mezzogiorno. Giovedì 3. Oggi è morto Dante Bozzi. La sua famiglia è originaria di Chitignano in Casentino poi ha abitato a Trecciano di Caprese e infine è venuto ad abitare alla Motina. * Stamani mentre andavo a prendere il caffè con Frido e il Valbonetti ho visto che portavano l’albero di Natale per la piazza. Venerdì 4. Stamani è morta Faustina Pernici vedova Baggi. Era conosciuta da tutti come Gosta ed era affezionatissima alla “sua” chiesa di Valealle che curava giornalmente e provvedeva personalmente a suonare la campana. Sabato 5. Oggi è morto per un incidente di caccia Amintore Milanini. Aveva solo 53 anni ed abitava a Sovaggio. Martedì 8. Oggi è morto il Prof. Ronald Dennis Price. Era di origine canadese ma abitava per la Badia, nella casa dell’Edvige. Mercoledì 9. Oggi è morta Fine Draghi vedova Marzi di anni 90. Abitava a Sansepolcro e la sua famiglia ha abitato anche a Falcigiano ma è originaria di Cipicchio. Domenica 13. Oggi è morta Rosita Ruggeri in Orlandi. Aveva solo 62 anni ed abitava per la via del Ponte dei Sospiri. Prima abitava in via Taglieschi ma la sua famiglia è originaria di Verazzano Lunedì 14. Siamo circondati! Dalla neve... e infatti tutti i monti intorno sono coperti di neve, anche sopra il Borgo. Martedì 15. Oggi è morta Emelia Cangi vedova Dell’Omarino di anni 99. Abitava al Borgo e la sua famiglia ha abitato alle Trappole e al Poggiolo di Upacchi. Giovedì 17. Oggi è morto Dino Bianconi. Aveva 66 anni ed abitava alla Fonte di Tubbiano ed era originario di Pistrino. Venerdì 18. Stasera, dopo la novena, quando siamo usciti dalla Propositura, stava nevicando e aveva anche imbiancato. Ma ha smesso subito. * Oggi è morta Gina Restini in Bellucci. Abitava a Ca’ de Lullo ma era originaria di Monterchi ed ha abitato per alcuni anni al Faggeto. Sabato 19. Ormai non ci si sperava più, e invece stamani abbiamo trovata una bella nevicata di oltre venticinque centimetri. Meno male che io non ci ho da andare da nessuna parte! Mercoledì 23. Stamani sono passato dai Cordoni e ho sentito odore di fagioli che bollivano nella pentola. * Poi in piazzetta delle legne ho incontrato il Sindaco. Mi sa che andava in Comune. * Oggi era anche il mercato del Ceppo ma di gente ce n’era poca! Martedì 29. Stamani una macchina ha preso fuoco dopo Le Logge, vicino alle campane della carta. Sono venuti anche i pompieri.
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Carretto Sembra che il famigerato Carretto della Scamapanata sia stato visto dalle donne della cucina del Nido, in fondo al viale della Stazione. Ciò vuol dire che bazzica da quelle parti!
Questo giornale lo potrete trovate su Internet www.parrocchiadianghiari.it Scriveteci: oratorio@parrocchiadianghiari.it o: Oratorio di Anghiari, Via della Propositura 6 - 52031 ANGHIARI
Mercoledì 17 febbraio 2010 Mercoledì delle ceneri
Inizio della Quaresima
Domenica 21 febbraio 2010
Prima Domenica di Quaresima Adunanza del Gesù Morto - ore 12 in Propositura
Domenica 28 marzo 2010
Domenica delle palme Inizio della celebrazione eucaristica con benedizione delle palme alle ore 10,45 presso la chiesa di Badia
Lunedì 29 marzo 2010 Inizio della Settimana Santa
Venerdì 2 aprile 2010
Venerdì Santo e processione del Gesù Morto