2010-6 Oratorio di Anghiari

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PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHI C on R tie ed n az e in io se na r le to

DICEMBRE 2010 - GENNAIO 2011

N. 6

Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue


Non so ridire

di Franca Ciucoli

l'editoriale di enzo papi

Giornate di sole autunnale finestre spalancate pareti illuminate pensieri malinconici memorie giovanili nuove speranze: atmosfera carica di poesia poesia che sento che non so ridire.

Una parabola

Buone Feste E anche il 2010 si sta per concludere. Ci avete seguito, voi lettori, numero dopo numero, facendoci pervenire le vostre osservazioni, incitandoci a proseguire nel nostro lavoro. Non sono mancati i vostri contributi dopo la segnalazione dell’aumento considerevole delle spese postali e questo ci dimostra la vostra attenzione alla nostra attività editoriale. In questo numero trovate il bollettino postale per chi vuole di nuovo contribuire e per chi non l’ha fatto da tempo e vuole farlo ora! Sappiamo che la vostra risposta sarà adeguata. Una raccomandazione è di controllare che l’indirizzo sia esatto, in caso contrario comunicatecelo, perché altrimenti le copie andranno disperse. Ed ora è giunto il momento degli Auguri che la Redazione volentieri manda a voi e alle vostre famiglie. Uno degli Auguri è che sappiate (e sappiamo) vivere questo periodo di Avvento e tutte le feste in modo cristiano, senza farsi abbagliare da cose superflue o comunque non del tutto necessarie. Ci sarà spazio anche per qualcosa desiderato da tempo (e questo fa la felicità) ma non dimentichiamoci mai di chi sta un po’ meno bene di noi. I modi e le possibilità sono molti e anche la parrocchia ve ne saprà offrire l’occasione.

Per prima esce la madre dalla piccola porta di legno marrone della casa di fronte. È una signora snella, dal portamento altero, ancora giovanile, capelli di un nero intenso, come del resto quelli dei figli, ben pettinati: giacchetta buona di tipo autunnale, gonna lunga abbondantemente sotto il ginocchio; stivali. Una eleganza garbata, un aspetto piacente: i vestiti belli, quelli della festa. Segue il figlio più giovane, il maschio, scuola media o biennio superiore al massimo. Capelli nero corvino, lisci, ben tirati, forse c’è del gel, comunque lucidi, volto tranquillo; completo spezzato, calzoni scuri in piega, giacca, anche questa elegante, lunga, di una altezza fra il giaccone e il mezzo cappotto. Colpiscono soprattutto le scarpe, di vernice nera lucidissima e le punte leggermente all’insù. Un particolare: sotto braccio porta una cartella nera, forse di similpelle, che probabilmente contiene i libri per tutta la famigliola. Madre e sorella, che esce subito dietro il ragazzo, hanno le mani libere infatti, solo il piccolo ingombro al braccio, tutto femminile, della borsetta elegante. Infine ecco la figlia, più grande, studentessa di scuola superiore. Anche lei coi vestiti della festa, molto ben curata, soprabitocappottino aperto, gonna sotto il ginocchio, begli stivali di pelle; portamento sereno, esce rapida e si chiude dietro le spalle il portoncino. Domenica mattina, non presto: fra le nove e le dieci circa. In fila, frettolosi, come famiglia, i tre vanno alla Sala del Regno per il servizio dei Testimoni di Geova. Non posso che assistere con simpatia all’uscita per strada di questa famiglia. E penso che anche Gesù ha messo più volte a confronto i farisei con gli eretici samaritani! Il Borgo, a quest’ora, è desolatamente vuoto; silenzio quasi tombale, nessun rumore di passi, niente voci. Non siamo lontani dalle dieci, fra poco suoneranno le campane della cattedrale per chiamare alla chiesa. Quante altre famiglie, cattoliche, e nominalmente sono tante, nel silenzio di questo momento, stanno preparandosi per la messa -i vestiti della domenica, la compostezza elegante della festa che interrompe una ordinaria settimana di lavoro- e sono in procinto di uscire frettolosi e contenti per raggiungere la parrocchia? Sottolineo la parola famiglia, cioè l’unità di adulti, ragazzini, giovani e adolescenti, insieme per la lode di Dio ed il giusto riposo. La realtà è preoccupante. Il silenzio desolato di quest’ora si chiama sabato sera, è figlio dei riti notturni che fra pub e discoteche, bar e luoghi di divertimento, happy hour e dance radunano per il corso cittadino, e nei tanti locali della notte, una folla tale di persone, di tutte le età, a prevalenza giovanile però, che diventa ressa vera e propria, vocio, schiamazzo, bellezza elegante e singolare gioia di distrarsi, di rompere con la vita ordinaria. Non rientrando in sé, ma alienandosi fuori di sé. Da Anghiari, dai borghi umbri, da Pieve tutti per il corso a celebrare il rito del sabato sera, delle notti piccole. Prima vittima? La famiglia. Chi vive di notte dorme di giorno. I figli adolescenti non vedono il rassettamento a fondo della casa, la preparazione del pasto domenicale, la frettolosa attenzione a far quadrare gli orari per rispondere, prima di pranzo, all’appello delle campane. Devono dormire perché hanno fatto tardi: speriamo che si alzino almeno per pranzo; se no lasceremo apparecchiato per loro in un angolino della tavola. Tutto ciò è di fatto una disgregazione dell’unità familiare, dovuta ai ritmi diseducativi del consumo. Chiamiamo il sabato sera per quello che è: consumo, superficialità, effimero, un insieme di valori disumanizzanti -perché anche questi comportamenti sono valori educativi- che disgregano e demoliscono altri valori che sono invece umanizzanti: la famiglia, il suo clima di unità e di solidarietà, la fede. La fede, la religiosità naturale di ogni uomo, sono in effetti la seconda vittima: chi ricorda anche solo l’etimologia della parola Domenica? La Dominica è il giorno del Dominus, cioè del Signore. E ora il sabato sera, come mentalità e cultura, si sta allargando anche al venerdì. Prova a dilagare. Eppure c’è chi resiste, chi è capace -ricordo la parabola iniziale- di opporre nell’educazione dei figli ai valori perversi del consumo i valori più umani, più dignitosi, della famiglia e della religione. Cosa aspettano gli adulti e le famiglie a riappropriarsi del loro dovere educativo? E cosa aspettano le nostre chiese a togliere il proprio assenso a questo sistema di vita e a tornare a chiamare col proprio nome -peccato, errore, male- le perversioni e gli abbrutimenti umani del consumismo? Prendiamone coscienza. Il consumo non è neutro! È l’ultima ideologia del ‘900, pervertitrice e disumana, e per questo va combattuta. Prima di tutto sottraendo il nostro consenso. Poi tornando a riproporre la verità, dicendo sì sì, no no; cosa doverosa in questo momento di emergenza educativa!

L'ORATORIO DI ANGHIARI - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue Anno XLVI - Periodico del Vicariato di Anghiari e Monterchi. Con approvazione della Curia di Arezzo Aut. Tribunale di Arezzo n. 5 del 28 aprile 1967 - Dir. Resp. Enzo Papi - Stampa: Grafiche Borgo, Sansepolcro. Redazione:donmarcosalvienzopapimariodelpiaalessandrobivignanistefanobigiarini.

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L’insegnamento della Musica nelle scuole Rubrica a cura di Monsignor Giacomo Babini

Non c’è stato Governo Nazionale in Italia da quarant’anni a questa parte, e sono tanti, non gli anni ma i governi, il cui ministro all’Istruzione non abbia proposto una nuova riforma della scuola. Indubbiamente la scuola è un settore importante e mutevole: non si deve perdere il rapporto con le generazioni che si succedono velocemente. Un problema permanente della società. Aristotile aveva la sua scuola peripatetica, così Socrate e gli altri grandi maestri. Carlo Magno, pare che fosse analfabeta, comunque tentò con l’aiuto della Chiesa di rendere la scuola fruibile per tutti. Dopo di allora iniziarono a fiorire le Università e i tentativi attraverso il millennio trascorso sono stati infiniti in questo campo. Una costante indiscussa, è stata la convinzione che nella scuola si formassero i maestri del pensiero, gli scienziati, gli specialisti, insomma coloro che avrebbero fatto progredire il rinnovamento della società. In effetti questo, assai lentamente è avvenuto lungo i secoli passati. Quando finalmente la scuola è stata possibile, anzi dell’obbligo per tutti, è accaduto un fatto, un poco rivoluzionario, un poco confusionario per cui la scuola è sfuggita di mano ai maestri e la società ha fato irruzione nella scuola. La conseguenza è stata che non è più la scuola che chiarisce i problemi della società, ma la società che modella a suo piacimento la scuola. Tantissimi insegnanti infatti non si considerano educatori ma insegnanti di una disciplina e nulla più. Quando qualche partito politico vuol fare uno sciopero e non è certo della partecipazione degli interessati, cerca di coinvolgere la scuola e il successo è assicurato: sono tutti disponibili a scendere in piazza, dalle elementari all’università. Un giorno di vacanza è sempre gradito. Arriva la festa di Alloween, e la scuola si riempie di zucche. Forse che la droga si sarebbe estesa così velocemente in tutte le scuole comprese quelle più isolate e piccole, se gli insegnanti non avessero avuto l’incarico di mettere in guardia gli alunni sul pericolo della droghe? Forse che sarebbe nato nella scuole il bullismo se non avessero visti tanti films e trasmissioni televisive che lo descrivono, ci si divertono e finalmente lo promuovono? L’argomento però che più mi preme in questo momento è l’insegnamento della musica nella scuola. Ho incontrato un insegnante di musica e mi ha detto che l’attuale ministro della Istruzione, anche lui come tutti gli altri artefice di una riforma scolastica, ha ridotto assai o tolto del tutto in alcune scuole l’insegnamento della musica. Ci sono rimasto male perché nonostante la sfiducia in una nuova riforma, certe restaurazioni, soprattutto disciplinari del sistema valutativo, dovute all’attuale ministro le stimavo necessarie. Penalizzare però l’insegnamento musicale a mio avviso è un errore. Ci sono tante altre materie da togliere prima della musica. Abbiamo una tradizione formidabile in campo musicale, che circa la metà dei nostri intrattenimenti tutt’ora sono di carattere musicale. Rammentate alcuni films molto belli come Mission, l’Arpa Birmana, e tanti altri, oggetto di infinite sedute di cineforum, dove in aiuto della parola, insufficiente per la comunicazione in certi casi, vengono in aiuto la melodia e il canto? Ricordate il pensiero di Exupery che per descrivere la decadenza sociale attuale ci rimprovera di non essere più capaci di riunirci davanti alle nostre case per cantare una canzone comune, come anche facevano i mietitori nel campo. Un mio insegnate in seminario mi diceva: se ti prende la malinconia oppure i dubbi sulla

fede, ascolta una sinfonia di Bethoven. Canta e cammina, suggerisce S. Agostino. Quando nelle nostre Chiese si canta poco e senza entusiasmo vuol dire crisi della fede. Le nostre indimenticabili bande paesane si sono ringiovanite quando è iniziato l’insegnamento musicale nelle scuole e nelle sedi comunali. Siamo ancora in ottobre e già si parla del Festival di S. Remo. È pur vero che certe espressioni musicali come quelle delle discoteche e di certe notti danzanti nelle piazze, sono un castigo di Dio per tutte le persone del circondario. Ma quella non è musica: è un bombardamento ritmico per certi movimenti di massa dei cosiddetti danzanti, che si potrebbe ottenere senza molte differenze, prendendo a bastonate una serie di bidoni vuoti. È la copertura per certi cantanti che possono steccare a piacimento perché il frastuono copre tutto. Non musica da ascoltare ma musica per non pensare, tanto è vero che dopo qualche ora di quel pandemonio i pazienti farebbero bene a non guidare l’automobile per non fare danni a sé e agli altri. Ritornando alla scuola penso che l’ora di musica sia una delle più gradevoli perché la fatica necessaria per l’allenamento a suonare un qualsiasi strumento musicale è del tutto facoltativa, mentre la conoscenza del melodramma del quale noi italiani siamo stati i maestri nel mondo, ha componenti di estremo interesse culturale e sociale. Nel mese di settembre u.s. trasmisero in televisione una versione musicale dei Promessi Sposi, il capolavoro letterario del Manzoni. Non posso darne un giudizio definitivo perché non si capiva bene il testo, ma l’impressione fu ottima. Certi episodi famosi del romanzo come la fuga di Lucia (Addio monti…) la notte dell’Innominato, la mamma di Cecilia, la festa per il cardinal Borromeo, la pace finale della famiglia finalmente composta, erano espressi con molta intensità e fedeltà allo spirito del testo. Un’espressione musicale del genere sarebbe un validissimo aiuto per studenti che un romanzo lungo a puntate per un anno intero fanno fatica a seguirlo e danno così modo agli insegnanti di cambiarlo magari con un libro di Moravia, perché il Manzoni, dicono certi insegnanti, è sorpassato. La musica in classe offre l’occasione per conoscere l’attualità musicale che può essere di scarsa qualità, ma è sempre attualità e i giovani prima di poter andare a cercare qualcosa di meglio in tempi diversi devono fare i conti con la produzione del loro tempo. Tanto più che con la mondialità cui siamo arrivati, possiamo conoscere questo settore in tutti i paesi del mondo. È il modo più facile per socializzare in classe, perché se potesse capitare un quarto d’ora libero dalle lezioni, un canto metterebbe tutti d’accordo, più dello sport, della moda e del libero chiacchierare che spesso si trasforma in rissa. Tra i ricordi delle mie vacanze estive con i giovani e anche con gli adulti, al primo posto ci sta proprio il canto. Magari dopo una camminata a perdifiato per arrivare ad un rifugio alpino, il modo più bello per celebrare la nostra vittoria comune per la resistenza contro la stanchezza era proprio un canto, meglio ancora se narrava una storia di quella montagna. Tutti partecipavano. Se qualcuno osservasse che tutte queste cose si possono fare anche senza la musica a scuola, non ci vorrebbe molto a rispondere che per quanto possiamo essere geniali, tante cose belle non le faremo mai se qualcuno con competenza e con garbo non ce le insegna al momento opportuno.

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CALENDARIO LITURGICO a cura di Franco Cristini

26 dicembre domenica – Santa Famiglia di Nazareth. Santo Stefano diacono. La S. Messa delle ore 11 verrà celebrata nella chiesa di Santo Stefano, invariati gli orari delle altre Messe. Il diacono Stefano fu il primo martire a versare il proprio sangue in nome di Cristo; fu infatti lapidato fra il 31 e il 36 dopo Cristo, per questo la Chiesa lo venera come protomartire, cioè primo testimone della fede. 27 dicembre lunedì - San Giovanni apostolo ed evangelista. Viene festeggiato solennemente in cattedrale a Sansepolcro. Fratello di Giacomo, originario della Galilea, fu chiamato da Gesù mentre era intento a riparare le reti in riva al lago di Tiberiade. Apostolo prediletto da Gesù fu presente sul Calvario dove ricevette l’incarico di prendersi cura della madre: Maria. 28 dicembre martedì – Santi Innocenti martiri. Bambini innocenti furono uccisi per Cristo; lattanti massacrati da Erode che ordinò di uccidere tutti i bambini maschi da due anni in giù così da assicurarsi che il profetizzato avvento del nuovo re dei Giudei non potesse avverarsi. Gesù invece fu salvo perché i suoi genitori fuggirono in Egitto. 31 dicembre venerdì – San Silvestro I papa: Alla S. Messa vespertina delle ore 17 a Tavernelle e delle ore 18 ad Anghiari in Propositura, Te Deum, canto di lode e ringraziamento per tutto ciò che il buon Dio ci ha donato nell’anno passato.

Mese di Dicembre 2010 TEMPO DI AVVENTO

2 dicembre giovedì - Primo giovedì del mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni 3 dicembre venerdì Primo venerdì del mese. Nella chiesa di Micciano, alle ore 20, S. Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza. Nel Santuario del Carmine, alle ore 21. S. Messa con adorazione. 5 dicembre domenica – II di Avvento. Sante Messe secondo l’orario festivo. 7 dicembre martedì – Sant’Ambrogio, vescovo e dottore della Chiesa (340 circa-390). Nato a Treviri da una famiglia romana studiò a Roma e iniziò la sua carriera pubblica a Sirmio, nell’odierna Serbia. Nel 374, trovandosi a Milano, fu improvvisamente eletto Vescovo della città e ordinato il 7 dicembre di quell’anno. Zelante pastore, predicatore dalla potente eloquenza, sostenne strenuamente i diritti della Chiesa e difese con gli scritti e con l’azione la dottrina della vera fede contro gli Ariani. Primo martedì del mese. In Propositura, alle ore 17, Ora di Guardia con recita del S. Rosario. 8 dicembre mercoledì – Immacolata Concezione della B.V.M. Sante Messe secondo l’orario festivo. “Tutta Santa, senza ombra di peccato, sei divenuta la Madre del Signore”. 10 dicembre venerdì – Beata Vergine Maria di Loreto. Alla sera, dopo la S. Messa celebrata nella Chiesa di Badia alle ore 18, verrà effettuata la consueta processione per le strade del castello antico dove verranno composti i Quadri viventi della vita di Gesù, di Maria e dei Santi. Apriamo il nostro cuore a Maria, è la nostra Mamma. 12 dicembre domenica – III di Avvento. Sante Messe secondo l’orario festivo. 13 dicembre lunedì – Santa Lucia vergine e martire. Morì probabilmente a Siracusa durante la persecuzione di Diocleziano. Il suo culto si diffuse pressoché in tutta la Chiesa fin dall’antichità. Vuole la leggenda che durante il supplizio le siano stati strappati gli occhi. Protettrice della vista. 15 dicembre mercoledì – Nella chiesa di Propositura alle ore 18, inizia la Novena in preparazione del Santo Natale. Per tutto il periodo della Novena la S. Messa vespertina viene anticipata alle ore 17,15 circa. Domenica 19 dicembre la Novena non avrà luogo e la S. Messa delle ore 18 verrà regolarmente celebrata nella chiesa della Croce. 19 dicembre domenica – IV di Avvento. Sante Messe secondo l’orario festivo. 24 dicembre venerdì – Nella chiesa di Propositura in Anghiari e nella chiesa di Tavernelle, dalle ore 15, confessioni. Alle ore 22 S. Messa nella chiesa di San Lorenzo. Alle ore 23,45 nella chiesa di Propositura ad Anghiari e nella chiesa del Cenacolo di Montauto S. Messa solenne.

Mese di Gennaio 2011 1° gennaio sabato – Capodanno. Maria Santissima Madre di Dio. Sante Messe secondo l’orario festivo. 2 gennaio domenica – II domenica dopo Natale. Sante Messe secondo l’orario festivo. San Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno vescovi e dottori della Chiesa. San Basilio nacque a Cesarea in Cappadocia nell’anno 330, dopo una vita da eremita fu fatto vescovo della sua città. Lottò contro gli Ariani e scrisse “Le regole monastiche” che ancora oggi sono seguite da molti monaci orientali. Morì nel 379. Gregorio, nato nel 330 a Nazianzo, seguì da eremita l’amico Basilio ma fu poi ordinato sacerdote e vescovo di Costantinopoli nel 381. Si ritirò poi a Nazianzo dove morì nel 390 circa. 4 gennaio martedì - Primo martedì del mese. In Propositura, alle ore 17, Ora di Guardia con recita del S. Rosario. 6 gennaio giovedì – Epifania di Nostro Signore Gesù Cristo. Sante Messe secondo l’orario festivo. In oriente il solstizio veniva celebrato il 6 gennaio e questo spiega il sorgere in date diverse di una duplice solennità l’una di origine occidentale (Natale), l’altra di origine orientale (Epifania). La prima celebra il fatto storico della nascita di Gesù, la seconda conformemente al genio contemplativo dell’oriente più che un fatto indica l’aspetto del Mistero: “Dio che si rivela” (tale è il senso del verbo greco epiphanio). Primo giovedì del mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni. TEMPO ORDINARIO 7 gennaio venerdì - Primo Venerdì’ del mese. Nella chiesa di Micciano, alle ore 20, S. Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza. Nel Santuario del Carmine, alle ore 21. S. Messa con adorazione. 9 gennaio domenica – Battesimo di Gesù. Sante Messe secondo l’orario festivo.

TEMPO DI NATALE Fino alla solennità dell’Epifania

25 dicembre sabato – Natale di Gesù. Sante Messe secondo l’orario festivo. La festa di Natale è una “cristianizzazione” della festa pagana del solstizio invernale che celebrava il sole invitto. La Chiesa festeggia il nuovo sole invincibile “Cristo la luce del mondo”.

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S. MESSE FESTIVE CELEBRATE NELLE CHIESE DEL VICARIATO DI ANGHIARI...

16 gennaio domenica – II domenica del T.O. Sante Messe secondo l’orario festivo. 17 gennaio lunedì – Sant’Antonio abate: insigne padre del monachesimo nacque circa nell’anno 250, morì nel 356. Protettore degli animali domestici, soprattutto dei maiali. 21 gennaio venerdì – Sant’Agnese vergine e martire. Visse sotto il potere di Diocleziano, accanito persecutore dei cristiani. Forte della sua fede cristiana affrontò la morte per decapitazione con coraggio e forza d’animo. La tradizione vuole che il giorno della sua festa si benedicano gli agnellini. 23 gennaio domenica – III domenica del T.O. Sante Messe secondo l’orario festivo. 25 gennaio martedì – Conversione di San Paolo: “Benediciamo il Signore: egli ha chiamato Paolo da nemico ad apostolo di Cristo. 28 gennaio venerdì – San Tommaso d’Aquino dottore della Chiesa (1225-1274). scrisse molte opere di grande erudizione ed impegno, meritandosi grandissima fama di filosofo e teologo. 30 gennaio domenica – IV domenica del T.O. Sante Messe secondo l’orario festivo. 31 gennaio lunedì – San Giovanni Bosco. Nacque nel 1815 a Castelnuovo nella diocesi di Torino; ordinato sacerdote dopo una dura fanciullezza, consacrò tutte le sue energie all’educazione della gioventù. A questo fine diede vita a varie opere sopratutto alla Pia Società di San Francesco di Sales (Salesiani). Morì nel 1888.

Ore 8,00 Ore 8,30 Ore 9,00 " Ore 9,30 Ore 10,00 “ “ Ore 11,00 " " " Ore 11,30 Ore 12,00 Ore 16,00 Ore 18,00

-PIEVE DI MICCIANO -ANGHIARI: Chiesa di S. Stefano -CENACOLO DI MONTAUTO -CATIGLIANO -ANGHIARI: Chiesa di Propositura -SANTUARIO DEL CARMINE -SAN LEO (sospesa per lavori) -TUBBIANO -ANGHIARI: Chiesa di Propositura -PIEVE DI MICCIANO -PIEVE SOVARA -TAVERNELLE -VIAIO -TOPPOLE -PONTE ALLA PIERA -ANGHIARI: Chiesa della Croce

... E DI MONTERCHI Ore 8,45 San Michele Arc.lo a Padonchia Ore 9,30 S. Maria della Pace Le Ville Ore 10,00 CHIESA della Madonna Bella Pocaia Ore 11,15 San Simeone profeta a Monterchi Ore 17 (ore 18 estivo) San Simeone a Monterchi

MESSE PREFESTIVE: Ore 16 (ore 17 estivo) Tavernelle Ore 16,00 (ore 18 estivo) Arcipretura Monterchi Ore 17,00 Madonna Bella a Pocaia Ore 18,00 Propositura Anghiari

Ultima domenica del mese chiesa di San Michele Arc.lo a Pianezze ore 16 (ore 17 estivo).

Giovedì 23 dicembre 2010

Propositura Insigne - Anghiari - ore 21:00

Concerto Meditazione “...nell’ultimo giorno della Novena del S. Natale...”

Cesare Ganganelli, Organo Noemy Umani, Soprano

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IL PALTERRE*: dove gli Anghiaresi parlano di Anghiari, e non solo

* Queste pagine possono essere lette dagli anghiaresi senza particolari prescrizioni. Per gli altri si consiglia moderazione.

Scomode riflessioni

Auguri a Domenico e Francesca

Sara C. disegnò

di Sergio Lombardi

Sabato 23 ottobre scorso Domenico Marzi e Francesca Boschi hanno assistito alla Messa vespertina a Micciano, nella chiesa dove si erano sposati... cinquanta anni fa. Il giorno dopo hanno festeggiato la felice ricorrenza delle nozze d’oro con parenti e amici a pranzo, tra scherzi, poesie, ricordi, allegria e un pizzico di commozione. Domenico e Francesca erano stati uniti in matrimonio, dal Pievano del tempo, Don Giuliano Giglioni nella antica Pieve di Micciano il 23 ottobre 1960. Nella foto sono ritratti dopo la cerimonia nei pressi della bottga della Motina. Il viaggio di nozze questa volta invece è stato alla pineta dei Monti Rognosi, a cercare i finferli, visto che i funghi sono la loro passione da una vita che li ha mantenuti sempre in forma. Ai nostri sposi, che abitano dopo il ponte di Gamberaia alla Motina, gli auguri dei familiari e degli amici ai quali si uniscono quelli della Redazione dell’Oratorio.

Molto spesso ci facciamo sorprendere dall’emotività e si agisce di conseguenza, poi ci si rende conto che le azioni per essere precise e corrette devono essere frutto di riflessioni fatte con coerenza con la realtà che ci circonda, insomma molto spesso ci si lascia trasportare dalle sensazioni dettate da impressioni personali e la vita vissuta determina le azioni che in modo massimale si ritiene giusto ed adeguato fino che non interviene la ragione ed è solo allora che si attiva il conflitto psicologico tra l’essere e l’apparire e questo più che scomode riflessioni sono dolorose realizzazioni. Vi sono momenti nella vita in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo, un dovere civile, una sfida morale e un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre. In definitiva quando si deve vivere gomito a gomito in una realtà in cui gli ideali sono finiti nella spazzatura è troppo difficile, troppo doloroso, troppo iniquo per cui diventa impossibile divenire a soluzioni razionali tenenti in considerazione valori non di perbenismo strumentalizzato ma di moralità concreta. È necessario smetterla di alimentare questa patologica idea; perché poi la colpa non è degli altri, se non esistono più i valori, e a mio parere dipende dalla politica e spiego perché: localmente ti fanno apparire un favore quello che in realtà è un diritto, e tutto questo perché ci si approfitta di chi non sa le cose. Questo legalmente si chiama “interessi privati in atti di ufficio” quanti sanno che ogni comune ha per legge un difensore civico, che in Anghiari è l’avvocato La Ferla, il quale dovrebbe prendere le parti di chi è vittima di abuso di potere, in caso che questo non avvenga basta una lettera al prefetto di Arezzo. L’ironico di tutto questo è che le persone che si arrogano d’essere i fautori dell’affermazione dei valori etici e morali sono i primi e più violenti possessori di perversioni finalizzate ad un comportamento che è caratteristico di chi ideologicamente ragiona in modo opportunistico e guidato a seconda delle varie occasioni, ecco perché ho parlato di politica, in questa situazione è impossibile parlare di ideologia per cui non si può parlare con logica ma la soluzione e dare l’esempio con il gioco della rulla. Mi spiego, due amici giocavano alla rulla e il primo disse: attenti che tiro la rulla, e il secondo disse attenti che chi non la vede la sente! Stavolta non mi appello alla rabbia, all’orgoglio, alla passione, mi appello alla ragione per affermare che spesso molte persone sono poste nel rogo dall’irragionevolezza e ti dico con forza, usa la ragione altrimenti non lamentarti di quello che giornalmente accade.

Fungo Sì, è proprio un fungo quello che viene complimentato dai presenti al mercato settimanale di Anghiari. È una vescia (volendo buona!) trovata dal Bianchini e portata in paese da Roberto di Casale. Dal nostro corrispondente castellano

Un furto buongustaio

Due gigantografie raffiguranti “Carabinieri con baffi, cappello a lucerna e moschetto” di Jacovitti, prestate da un Club di Milano e poste all’ingresso del Palazzo Bufalini per la Mostra: Jacovitti il Genio del secolo, sono state rubate prima dell’inaugurazione, e ritrovate tre giorni dopo sotto le arcate del ponte sul Tevere a Porta al Prato. Nessuna traccia invece di un “Salame” tridimensionale trafugato insieme ai carabinieri. F.B.

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...il Palterre ovvero Ridendo castigat mores

Non è compito mio*

di Clèto

Questa è la storia di quattro persone chiamate Ognuno, Qualcuno, Ciascuno e Nessuno. C’era un lavoro importante da fare e Ognuno era sicuro che Qualcuno l’avrebbe fatto. Ciascuno avrebbe potuto farlo, ma Nessuno lo fece. Qualcuno si arrabbiò perché era un lavoro di Ognuno. Ognuno pensò che Ciascuno poteva farlo, ma Nessuno capì che Ognuno non l’avrebbe fatto. Finì che Ognuno incolpò Qualcuno perché Nessuno fece ciò che Ciascuno avrebbe potuto fare. *Queste storia l’ho trovata affissa in un fondo nel rione Prato di Città di Castello in occasione della festa dell’artigianato storico del 2010.

Don Stanislao: la partenza

Valentina e la piazza

Come sapete don Stanislao è stato destinato dal vescovo Riccardo alla parrocchia di serre di Rapolano. In occasione del suo insediamento un gruppo di aficionados lo ha accompagnato a questo importante appuntamento della sua vita sacerdotale e in occasione del rinfresco che ha seguito la celebrazione religiosa i canterini silenziosi hanno proposto questa ottava.

Qualche tempo, fa parlando della piazza (Baldaccio) dissi polemicamente che andava proibito l’accesso ai pedoni ma andava lasciato a completa disposizione delle macchine. Per i pedoni che devono recarsi nei negozi o nelle proprie abitazioni avremmo studiato un accesso, con delle passerelle sospese, dal Vicolo degli amori. Chi dal Fosso vuole andare in cima alla Croce molto semplicemente scenderà fino alla Fonte per poi risalire la Ruga. Ora invece, dopo le rimostranze di una signora con una bella età sulle spalle, che abita per il Fosso, che si chiama Valentina e che mostrava come non fosse possibile camminare liberamente senza pericolo, propongo o ripropongo una cosa altrettanto rivoluzionaria (ma poi mica tanto). È necessario vietare il transito alle macchine in tutta la piazza. La piazza cioè ritorna ad essere proprietà dei pedoni e le auto rimangono fuori. In considerazione però che anche le macchine ci sono, e a volte servono, consentirne l’accesso solo per raggiungere il centro storico (per gli autorizzati) o gli eventuali box liberi per la sosta. Il concetto che deve passare è però che le macchine sono ospiti perché i padroni della piazza sono i pedoni i quali possono camminare ai bordi della piazza, al centro e anche fermarsi in mezzo ad essa per scambiare due parole. E qui probabilmente verrebbe fuori la difficile convivenza fra pedoni e macchine. Ne verremo a capo? Forse no.

di Clèto

Ottava per don Stanislao Eccoci giunti a Rapolano Serre di don Stanislao la parrocchia nuova si adatterà anche a queste belle terre e siam sicuri ch’altri amici trova. Anghiari l’ha lasciato e il suo Palterre che il vescovo l’ha messo a dura prova ha lasciato la sua Propositura ma non avrà quaggiù una vita dura.

GRAZIE! Attraverso le pagine di questo giornale intendo ringraziare Andrea e Apollonia del Barna conosciuti anche come “i panierai” della Motina. Questo attributo deriva proprio dal lavoro che hanno sempre svolto e cioè realizzare panieri con il vinco nell’antica bottega artigianale che si trova sotto la loro abitazione. Durante quest’estate ho trascorso diversi pomeriggi con loro e ho potuto apprendere alcune fra le tecniche più elementari di questa antichissima arte di cui loro sono fedeli testimoni. Con l’aiuto di Andrea e dietro lo sguardo attento dell’Apollonia ho realizzato cestini, piccoli panieri distribuiti poi ad amici e parenti e ripagati da tanti complimenti e perfino da una simbolica laurea in panierologia!! È stato divertente anche conoscere e vedere da vicino le diverse qualità di vinco che crescono nelle nostre zone, lungo le rive del Tevere e non; ho anche capito che si tratta di un lavoro lungo che prevede tanti passaggi. Per me è stata un esperienza bellissima che mi auguro di poter ripetere.

Francesco

La vignetta di Scacciapensieri:

Auguri Emilia

S’è sentito!

Emilia Cerulli, 24enne nipote di Elio Ragno e figlia del dott. Cerulli e della dott.ssa Ragno, si è laureata in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Perugia il giorno 11 ottobre 2010. Ha discusso la tesi dal titolo: Reazioni avverse da farmaci antipsoriasici sistemici in pazienti afferenti al Centro Psocare di Perugia. Relatore è stato il professor Paolo Lisi, controrelatore il professor Stingemi. Ha ottenuto l’ottima votazione di 110 e lode. Emilia porta un importante cognome a cui Anghiari ha dedicato una strada. Filippo Cerulli fu medico (XIX secolo) inventore di vari strumenti chirurgici e fu socio di prestigiose accademie. Alla nostra Emilia vanno gli auguri dei familiari e degli amici umbri ma anche dei Tavernellesi, dato che il nonno materno abita in quella frazione, alla Banca.

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LE NOSTRE CHIESE NELLA STORIA E NELL’ARTE

di don Quinto Giorgini

La Chiesa di S. Croce ad Anghiari

quarta ed ultima parte

Abbiamo già accennato, nelle precedenti puntate, ad alcune strutture architettoniche di questa chiesa, non orientata, che si presenta in forma rettangolare, la cui superficie è di mq circa 250. L’attuale pavimento in cotto di mattoni rettangolari delle dimensioni classiche è stato costruito nel 1987, quello antico era stato rimosso nel dopoguerra dal Genio civile di Arezzo, che per eliminare l’umidità ascendente realizzò un vespaio, eliminando i sepolcreti e le tombe di carattere storico. L’attuale solaio, per il nuovo pavimento, è stato eseguito con un idoneo sistema di aerazione. Nel 1981 la Soprintendenza dei Beni culturali iniziò i lavori di consolidamento e restauro, provvedendo allo smontaggio completo ed al rifacimento della travatura del tetto a sei capriate, al manto di copertura e alla impermeabilizzazione con un massetto cementizio armato. Furono poi consolidate, intonacate e tinteggiate le pareti, rispettando le finestre dipinte sul lato sinistro, che hanno conservato le caratteristiche architettoniche simili alle altre tre esistenti in alto nella parete destra. Nel retro della chiesa, nello spazio occupato dall’antico coro francescano, sono state costruite negli anni 1991-94, su progetto dell’architetto don Marco Salvi, due locali: la sacrestia, che conserva ancora un bel lavabo in pietra del 1740 ed alcuni mobili in legno del 1742, e la cappellina mortuaria, dove si può ammirare, appeso alla parete dietro all’altare un bel crocifisso di autore ignoto risalente al XVI secolo. Sempre nel retro della chiesa, si erge il campanile a torre, di forma rettangolare, alto circa 20 metri, costruito in una data imprecisata, nella cui cella campanaria, che presenta due bifore per ognuno dei quattro lati, si custodisce una sola campana, rifusa nel secolo scorso. Il primo campanile cinquecentesco,

a vela, era posizionato sopra l’arco del coro ed aveva due campane offerte una dal Caciola e l’altra dalla moglie Maria Ciavera, come si leggeva nei sacri bronzi: “D. MARIA CIAVERA FUND. CUR PRO FRATRIB. S. FRANCISCI CONVEN. S. CRUCIS DE ANGL. ANNO MDLXXV”. Ricordiamo inoltre che il sacro edificio è stato dotato anche di un nuovo impianto di illuminazione e riscaldamento secondo le vigenti normative. I lavori di restauro furono diretto dall’architetto Mauro Semplici, per la Soprintendenza di Arezzo, che li finanziò in gran parte. Non mancò la collaborazione ed il contributo dell’allora benemerito proposto don Vittorio Bartolomei e della comunità parrocchiale, che insieme cooperarono a riportare all’attuale decoro e splendore questa chiesa che insieme all’ex-convento, trasformato dalle autorità civili in casa protetta, risultano tra gli edifici pubblici più interessanti del paese di Anghiari. Passiamo ora a descrivere le opere d’arte conservate all’interno. Degli originali sette altari, ne sono rimasti cinque. Sono stati demoliti i due altari collocati ai lati dell’ingresso, mentre i quattro laterali purtroppo sono stati mutilati delle mense, dei sottostanti supporti, dei tabernacoli, dei candelieri ecc., probabilmente finiti

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Le nostre chiese...

nelle mani di scaltri antiquari, tutto ciò per adeguarsi superficialmente al clima generato dal-la Riforma Litur-gica del Concilio Vaticano II (1962-65). Si ripristinò, in parte, l’antico fenomeno iconoclasta. Il precedente altar maggiore era stato eretto nel 1564 quando fu demolito il muro sotto l’arco per metterlo in comunicazione con la costruzione del coro, che aveva il soffitto a volta. Era stato finanziato dalla benefattrice detta la Ciavera, la quale, rimasta vedova nel 1528, non avendo avuto figli, alla sua morte, avvenuta nel 1572, lasciò l’eredità ai frati della Croce. Fu sepolta nella tomba delle Terziarie, costruita davanti all’altare di Paolo Nuti. L’attuale altare maggiore di marmo risale al 1793, è rimasto integro e sotto la sua mensa, in un’urna dorata riposa il corpo di San Felice. In alto nella parete retrostante, sotto l’ampia arcata, sormontata dalla decorazione dello stemma della famiglia Magi, con Dio Padre nella Gloria, è appeso un grande quadro (2,40 x 3,00 m) adornato da una bellissima cornice intagliata e dorata, raffigurante “L’Invenzione della S. Croce”. È attribuita al pittore fiorentino Carlo Dolci (1616-1686), considerato uno dei maggiori artisti del suo tempo. Il dipinto rappresenta il ritrovamento delle reliquie della Vera Croce, avvenuto sul Calvario agli inizi del IV secolo, alla presenza di S. Elena, madre di Costantino, primo imperatore cristiano, del Vescovo del luogo e di altri undici personaggi. Ad onor del vero dobbiamo affermare che l’attribuzione al Dolci di questa pregevole opera è stata ed è tuttora discussa. Il Salmi l’attribuisce a F. Curradi (1570-1661), importante esponente della pittura devozionale fiorentina di stile barocco. I quattro altari laterali sono tutti caratterizzati da lunghe colonne di pietra scanalate, con capitelli a fogliame che sorreggono i timpani, anch’essi di pietra, nel cui centro sono scolpiti dei simboli particolari, tra cui il monogramma di Cristo. Le suddette colonne, aderenti alle pareti, incorniciano e adornano i seguenti dipinti in tela, che passiamo in rassegna. 1) Sull’altare alla destra di chi entra troviamo la Vergine in Gloria tra Santi, che schiaccia un grosso serpente, simbolo del demonio e del peccato originale, infatti, sotto appaiono le figure di Adamo ed Eva cacciati dal Paradiso Terrestre. L’opera è del pittore Domenico Passignano, in data 3 febbraio 1599, con una spesa di 63 fiorini. Domenico Cresti, detto il Passignano (1559-1638), allievo del Naldini, lavorò con lo Zuccari alla decorazione della cupola di S. Maria del Fiore in Firenze, lasciata incompiuta dal Vasari. I francescani istituirono presso quest’altare di patronato Nuti la Compagnia della Concezione.

2) Il secondo altare laterale destro custodisce un dipinto raffigurante la Vergine in Gloria circondata da 13 angioletti, mentre in basso da una parte c’è S. Giuseppe con un giglio in mano, S. Lorenzo(?) oppure S. Domenico di Guzman e dall’altra S. Antonio di Padova e S. Cecilia. Sullo sfondo c’è il paese di Anghiari. L’opera del XVII secolo è attribuita a GioBatta Susini, fiorentino. 3) Nel primo altare laterale sinistro, tra le due colonne di pietra adornate da foglie scolpite, abbiamo una pregevole pala, attribuita alla mano di Durante Alberti (1589). Raffigura la Madonna seduta con il Bambino tra le braccia ed in basso, inginocchiati, S. Caterina d’Alessandria e S. Bernardino da Siena. 4) Nel secondo altare laterale sinistro, del Carrocci, ammiriamo il Crocifisso, sotto il quale da una parte c’è la figura di S. Francesco inginocchiato e dall’altra le Sante Lucia ed Agata, accanto alla prima c’è un piatto con due occhi ed alla seconda con due seni. Questo altare è detto anche di S. Francesco, infatti una scritta in alto ricorda le sue stimmate: “SIGNASTI DOMINE SERVUUM TUUM FRANCISCUM” Non possiamo dimenticare i frammenti dell’affresco dell’Annunciazione, nella parete all’angolo sinistro dell’ingresso, dove un tempo c’era l’altare degli eredi di Nicola Bigliaffi. Vi si legge la data 1575. Prima di concludere le quattro puntate su questa interessante Chiesa della Croce, ricordiamo che in essa si conservavano altri dipinti, tra cui quello di Matteo Rosselli (1578-1650), rappresentante il Crocifisso con S. Francesco e S. Biagio, quello della Madonna del Rosario del secolo XVII, di Jacopo Vignali ed altre statue lignee di S. Francesco e S. Antonio ecc., che sono state trasferite in altri luoghi, tra cui il Museo Statale Taglieschi. Nella controfacciata esiste una grande orchestra, dove un tempo c’era un organo e sull’alto una finestra semi-ovale permette al sole del mattino di illuminare di luce discreta il sacro tempio. L’interessante pubblicazione di Giuseppe Bartolomei “La chiesa e il convento della Croce in Anghiari”, dell’editrice I.T.E.A., Anghiari 1995, è stata la fonte principale di questa mia ricerca. Nell’altra pagina: L’invenzione della Santa Croce, olio su tela collocato dietro l’altare maggiore e, sotto, veduta della chiesa da un disegno di Monica Redenti. In questa pagina. A sinistra: La cacciata dal Paradiso terrestre e Madonna in gloria e santi. A destra: S. Caterina d’Alessandria e Crocifissione con San Francesco, Lucia e Agata.

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Anghiari: piccole storie

Angolo della Missione

Scritte a quattro mani da Cesare e Ivano

a cura di Franco Cristini

Il barocciaio Lombardo

Giornata missionaria 2010

Ecco il rendiconto delle somme raccolte nelle nostre chiese in occasione della Giornata Missionaria: Chiesa di S. Stefano; ore 8,30 euro 240 Santuario del Carmine; ore 10 euro 360 Chiesa del Ponte alla Piera; ore euro 130 Propositura di Anghiari; ore 9,30 e ore 11 euro 670 Propositura; raccolta fra i bambini alle ore 11 euro 165 Chiesa della Croce; ore 18 euro 190 Chiesa di Tavernelle; ore 11,30 euro 250 Tavernelle; tombola euro 290 Per un totale di euro 2.290. Tale cifra viene così suddivisa. Euro 600 alla Missione Tanzania. Euro 600 alla Diocesi di Arezzo. Euro 400 a Padre Remo missionario in Brasile. Euro 300 a Caritas parrocchiale. Il rimanente alla parrocchia di Anghiari e Tavernelle per necessità ed aiuti impellenti ad alcune famiglie. Un ringraziamento a tutte e a tutti che hanno contribuito alla buona riuscita di questa giornata missionaria venditori e compratori. Un ringraziamento particolare alla Fanny “regina della crostata” e alla Vilma del Carmine “regina della castagnola”, senza nulla togliere all’entourage di ognuna. Il Signore renderà merito a tutti. Pace e bene. Notizie dalla Corale don V. Bartolomei

Appuntamenti in calendario * Animazione alla Messa delle ore 10 presso il Santuario del carmine l'8 dicembre, festa dell'Immacolata; il 10 dicmebre alle ore 18 nella chiesa di badia per la festa della Madonna di Loreto; il 24 dicembre alle ore 23,45 in Propositura per la Messa di Natale. * In collaborazione con il Coro Città di Piero, la Corale Domenico Stella e la Società Filarmonica dei Perseveranti la Corale propone la famosa opera di K. Jenkins “The Armed Man - Una messa per la pace”. Stilisticamente, l’opera si basa sulla forma tradizionale della messa combinata con altre fonti, principalmente con la canzone popolare francese del XV secolo che attraverso la figura medievale dell’”uomo armato” invia un messaggio universale di pace a dispetto della violenza e ineluttabilità delle guerre. Ci saranno tre esibizioni: 27 novembre ore 21 nella Cattedrale di Sansepolcro; 4 dicembre ore 21 in Propositura ad Anghiari e l’11 dicembre ore 21 in Cattedrale ad Arezzo * Tradizionale concerto di Natale in collaborazione con il Coro Città di Piero, la Corale Domenico Stella e la Società Filarmonica dei Perseveranti: il 27 dicembre ore 21 in Cattedrale a Sansepolcro e il 28 dicembre ore 21 in Propositura. * A partire dal 19 novembre si terrà il 1° Corso di Vocalizzazione, dedicato a tutti coloro a cui piace cantare e vogliono migliorare la loro prestazione e sicurezza nel canto. Il corso è tenuto dal soprano Stella Peruzzi e dal baritono Andrea Sari, è aperto a tutti ed è gratuito. Il primo appuntamento è per venerdì 19 novembre ore 21 presso i locali dell’oratorio. Per informazioni potete contattare Frido Camaiti allo 0575/789814.

Il Lombardo era uno così chiamato perché era andato giovanissimo a lavorare al nord per potersi comprare la miccia e il carretto. Al ritorno dopo aver sistemato le sue cose, cominciò a lavorare e prese moglie. Il lavoro del barocciaio si svolgeva dall’alba al tramonto e consisteva nel portare la rena (sabbia) o la ghiaia dal Tevere, i mattoni dalla fornace e ogni cosa pesante che si dovesse trasportare. Lavoravano in gruppo e si conoscevano tutti. Anche il Lombardo si alzò a buio per preparare la sua miccia e il suo carretto e chiamò la moglie che era rimasta nel letto: «Maria, Maria, alzeteve che è l’ora!» Rispose la Maria: «Un posso che sto mèle, ho la piccundria (voleva riferirsi alla ipocondria).» La cosa andò avanti per diversi giorni. I colleghi lo sfottevano. «Anche oggi la Maria ha la piccundria?» Il Lombardo una mattina all’ennesima risposta della Maria prende il canapo dal baroccio e mena dei grossi colpi nel letto che attraverso le coltri arrivano al corpo della Maria che balza dal letto. «Te la do io la medicina santa per la piccundria cara Maria! Prendi questo, e questo» urla il Lombardo menando fendenti a destra e a manca con il suo canapo. ...e fu così che la Maria guarì dalla sua piccundria. Il barocciaio Lombardo 2 La moglie del capoccia era la responsabile della cucina e un giorno che il Lombardo si dovette fermare per il pranzo, conoscendo il buongustaio che aveva davanti, gli chiese: «Vulite le ova o le salsicce?» «Bone le salsicce con l’ova» rispose il Lombardo confermando così la sua fama di buongustaio. (05.03.2009)

Da questo numero ospitiamo una nuova collaboratrice dell’Oratorio. Si tratta di Monica Redenti che ha realizzato due disegni per le nostre pagine. Uno è quello che illustra la chiesa della Croce e l’altro è quello qui in alto che raffigura il barocciaio “Il Lombardo”.

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I l

D o p o s c u o l a

a l l ’ O r a t o r i o Un gruppo di insegnanti anghiaresi mettono a disposizione la loro esperienza per dare l’opportunità ai ragazzi della scuola media inferiore di avere un approfondimento e un sostegno nello svolgimento dei compiti e nello studio al di fuori dell’orario scolastico. L’attività si svolge il giovedì pomeriggio, dalle ore 15 alle ore 17.30 nei locali dell’oratorio. Nella foto il gruppo di insegnanti pronto per dare inizio alle lezioni.

Un ringraziamento

Auguri dalla Piazzola!

Vogliamo ringraziare di vero cuore tutti quelli che hanno sempre chiesto notizie della nostra Mamma e Nonna Gabriella durante la sua malattia. Ringraziamo anche tutti coloro che sono intervenuti al suo funerale sostenendoci con la loro preghiera.

Il 26 settembre 2010 Luciano e Maria Anna Paci hanno festeggiato le nozze d’oro. Si erano infatti sposati nella chiesa di Badia nel 1950 uniti in matrimonio dal Proposto don Nilo Conti. Nella foto gli sposi che, dopo essere passati da Piazza Cazzotti, si stanno recando al rinfresco organizzato in una sala di via delle mura di sopra. Auguri di cuore da parte della famiglia, degli amici e dai ragazzi del Bar della Piazzola.

Il Signore ve ne renderà merito. Elida Bianchi Fornacini con i Figli e il Marito

di sostegno alle famiglie che consiste nel fornire un alloggio gratuito ai genitori dei bambini ricoverati. Con l’ulteriore donazione viene pagato il costo di 2 camere per 12 mesi. Risultato di grande soddisfazione non solo per gli organizzatori ma per tutti gli abitanti della Valtiberina.

Un risultato di grande soddisfazione

Un passo verso il Meyer È un vero piacere comunicare che dopo aver lasciato aperte le donazioni all’indomani della mega cena pro Meyer, la Valtiberina si è resa di nuovo positivamente protagonista permettendo di fare un gesto che ha lasciato il personale medico ed i responsabili della fondazione Meyer ancora una volta stupiti della generosità della nostra vallata. Infatti gli organizzatori della cena Un passo verso il Meyer Davide Cerini, Lara Melini, Luigi Boncompagni, Simona Boldrini, Fabio Calabresi, Carla Carlini e Carolina Calabresi, che avevano comunicato la stessa sera di aver raccolto la cifra di tutto rispetto di € 15.000,00 si sono presentati presso la struttura Fiorentina con un assegno di € 20,000,00 lasciando senza parole tutto il personale dell’ospedale Meyer. Questa ulteriore donazione ha fatto si che oltre ad aver donato attrezzatura medica come detto in precedenza ha permesso di poter aderire ad un progetto

Nella foto la simbolica consegna ai responsabili del Meyer della somma raccolta.

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NOTE DALLA MISERICORDIA

a cura di Massimo Redenti

Domenico Bartolini, la Misericordia ti ricorderà

Offerte fino a ottobre

Sarebbe indelicato per me scrivere, su queste pagine, di Domenico Bartolini come persona di casa, come suocero, come marito, padre e nonno, nei suoi diversi ruoli del proprio ambito familiare. Certi sentimenti non hanno la necessità di essere esternati in pubblico; possono benissimo restare nel proprio cuore e rimanere in maniera riservata all’interno della sfera emotiva di ciascuno di noi. Posso però raccontare Domenico Bartolini come “uomo comune”, come innamorato dell’Arma dei Carabinieri e, soprattutto, come prezioso collaboratore della nostra Confraternita di Misericordia. L’amore per la “Benemerita” lo ha sempre esternato in vita, ed oltre la vita ha voluto accogliere l’ultimo saluto di parenti, amici e conoscenti, indossando per l’ultima volta le mostrine ed il distintivo dei carabinieri in congedo; credo che su questo gesto definitivo si possa racchiudere la storia di un uomo in divisa impegnato e sempre disposto al sacrificio e al rispetto, costantemente guidato da una inattaccabile rettitudine e da un indubbio senso del dovere. Gli anni della pensione, Domenico, li ha divisi anche con la Confraternita di Misericordia e con il “suo” museo storico in via Nenci. Sempre presente alle riunioni del Magistrato, sempre in prima linea quando c’era da lavorare, ha aiutato la dirigenza dell’associazione nell’organizzare tutti gli eventi che anno dopo anno alimentano la secolare storia della nostra Confraternita. L’operosità di Domenico nei preparativi della festa del 3 maggio è stata ultimamente una garanzia fissa; la sistemazione del banco, del drappo verde, delle bandiere, del tabellone della tombola e dei suoi numeri, di volta in volta arrotolati, controllati con pazienza e dovizia e archiviati per l’uso della tombola successiva. La sua presenza nelle processioni religiose, sempre con indosso la storica cappa nera dei confratelli, è stata un’altra certezza degli ultimi anni, come pure il suo impegno nel collaborare per la raccolta delle quote sociali dell’Associazione. E tutto ciò, sempre con garbo e gentilezza, con il sorriso sulle labbra, senza mai una parola di troppo o un gesto di impazienza. Ma la creatura preferita di Domenico all’interno della nostra Confraternita è stata senza dubbio il “suo” museo; il controllo dei turni di vigilanza, i momenti di apertura e chiusura del portone, la custodia dei libri e delle cartoline esposte nel tavolo di ingresso, la raccolta delle offerte e la loro consegna alla segreteria della Confraternita… Tanti piccoli adempimenti che hanno fatto grande l’impegno di Domenico a favore della nostra Associazione. In coerenza con il proprio vissuto, non avrà bisogno di passare alla storia della nostra Misericordia per meriti particolari o per iniziative eclatanti; non avrà la necessità di veder poste all’interno del museo targhe o lapidi commemorative. Domenico rimarrà però nella memoria della nostra Confraternita e nei ricordi di tutti noi come uomo buono, onesto, laborioso, generoso e rispettoso, fedele al proprio ruolo, sempre pronto a collaborare e, soprattutto, sempre presente nel momento del bisogno. Il suo impegno, portato avanti per anni in punta di piedi, a fari spenti e senza il bisogno delle luci della ribalta, potrà essere di monito ed esempio per tutti noi. Grazie, Domenico!

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Acquisti Ines - i familiari alla memoria 163 Bartolomei D.ssa Annamaria 100 Bergamini Giuseppe - i familiari alla memoria 260 Bonelli Aurelia 10 Boriosi Rino 20 Boschi Giuseppa 5 Cambi Claudio e famiglia in memoria dei propri defunti 250 Cheli Pia 19 Cherici Carlo - i familiari alla memoria 160 Coleschi Eva 10 Draghi Delfo e famiglia in memoria di Girolimoni Giuseppe 100 Dynamis Bike 50 Ferri Silvano 5 Festarini della comunità di Santo Stefano 200 Floridi Fulvio 40 Franceschi Francesca 10 Galli Gabriella - i familiari alla memoria 150 Giorgeschi Cesarina 20 GiornelliAdriana in memoria di ProcelliAnnamaria 25 Girolimoni Giuseppe - i familiari alla memoria 501 Girolimoni Luigina - i colleghi in memoria di Girolimoni Giuseppe 195 Gruppo Ruzzola Valtiberina 50 I partecipanti della camminata a Sant’Alberigo 100 Mafucci Giovanni - i familiari alla memoria 225 Meoni Cesare 20 Miano Marinella in memoria di Zafferani Franco 20 Mondani Nadia 10 Mondani Otello 9 Paci Luciana in memoria di Galli Gabriella 10 Panichi Filvra - i familiari alla memoria 250 Papini Oliviero - i familiari alla memoria 100 Peluzzi Rina - i familiari alla memoria 500 Poggini Vilma - i familiari alla memoria 116 Pulcinelli Giovanni in memoria di Del PiaAlessandro 50 Raffaelli Benito 10 Rosadi Artemisia - i familiari alla memoria 165 Che Dio ve ne renda merito!


Aggiornamenti alla Misericordia

Internet

La nostra Misericordia si è da poco dotata di una piccola rete locale basata su un server con sistema operativo Linux, con gli obiettivi primari di aumentare la sicurezza informatica e di preservare i dati gestiti in forma elettronica, secondo quanto previsto dalla vigente normativa (Privacy e DPS D. Lgs. 196/2003), aumentando al contempo la condivisibilità delle informazioni e degli strumenti informatici che ci aiutano a svolgere le varie attività quotidiane. In particolare il nuovo apparato ci consente di: - essere maggiormente protetti da accessi indesiderati dall’esterno, grazie alle funzionalità di firewall avanzate che si vanno ad aggiungere a quelle già presenti nel Router di Telecom; - accedere a Internet in tutta tranquillità da qualunque postazione; - monitorare costantemente la sicurezza del sistema e dei dati grazie all’antivirus CLAMAV; - avere sempre i dati al sicuro grazie alla copia giornaliera su un disco rigido dedicato interno al server e al backup settimanale su disco di rete separato; - poter sviluppare una rete Intranet sulla quale integrare i nostri applicativi di uso più comune, grazie al connubio PHP - MySQL; - gestire gli accessi al sistema con gli standard di sicurezza previsti dalla vigente normativa.

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Tutto questo è stato possibile soltanto grazie alla generosità del nostro confratello Alessandro Bartolomei, titolare dell’omonima ditta Alessandro Bartolomei Laboratorio IT, che ha messo a nostra completa disposizione le sue conoscenze informatiche sul mondo Linux a titolo del tutto gratuito. Anzi, a dire il vero si è spinto ben oltre la semplice collaborazione sul piano informatico, perché si è anche preoccupato di trovare l’hardware necessario e di assemblarlo, impiegando molte ore di lavoro. Ringraziamo pertanto di vero cuore Alessandro Bartolomei per l’aiuto, la disponibilità e la professionalità che ha saputo così generosamente donarci, aggiungendo, di fatto, un’altra tessera sul mosaico dei tanti gesti di spontaneo altruismo nei nostri confronti, che più volte abbiamo avuto il piacere di sottolineare in queste pagine.

Restaurato a cura del Prof. Giovanni Valbonetti

Il Crocifisso processionale

Il nostro concittadino, confratello ed amico Giovanni Valbonetti, ci ha regalato il restauro del bellissimo crocifisso processionale del XVII° secolo che è tornato a far bella mostra di sé all’interno del Museo della Confraternita di Misericordia, in via Nenci. Il prezioso restauro offerto da Giovanni alla nostra Confraternita porta con sé la dedica ed il ricordo del fratello Fausto che, scrive Giovanni stesso, “ha acceso in me la passione per questo lavoro”; in questo modo Fausto, a venti anni dalla sua morte, riesce ancora a stupirci rivivendo con noi nelle nostre memorie riportando agli antichi splendori, attraverso l’opera del fratello Giovanni, una scultura lignea che continuerà a risplendere nel nostro Museo e per le nostre strade durante le processioni paesane. Siamo grati a Fausto e a Giovanni Valbonetti di tutto ciò. A Fausto assicuriamo le nostre preghiere e gli chiediamo di vegliare su di noi dall’alto del Regno dei Cieli, mentre a Giovanni chiediamo di continuare a voler bene alla Confraternita di Misericordia così come ha fatto sino ad oggi. Approfittiamo della competenza professionale di Giovanni per descrivere in breve, con le sue stesse parole, l’intervento di restauro del crocifisso. “Dopo le fasi di documentazione fotografica, il crocifisso è stato rimosso dalla croce con cautela. I distacchi della preparazione pittorica dal supporto sono stati rinsaldati mediante infiltrazione di una resina acrilica in dispersione acquosa a diversa concentrazione (Primal AC33 in acqua e alcool etilico rapporto 1:1 in concentrazione variabile tra il 5 e il 15%). Come primo intervento, il legno di supporto della scultura è stato consolidato mediante infiltrazione di una resina acrilica in soluzione, addizionata di antiparassitario impiegato a scopo preventivo (Paraloid B72 al 5% e Permatar al 2% in acetone). Si sono operati dei microtasselli, sotto controllo di microscopio stereoscopico, che hanno fornito la sequenza materica presente sull’opera. Per la rimozione degli strati di alterazione superficiale e delle ridipinture, data la natura diversa degli strati, si è reso necessario l’impiego di miscele e solventi basici (acqua, acetone, alcool isopropilico, ammoniaca) e l’intervento di mezzi meccanici (punta di bisturi a lama mobile). Le stuccature di gesso più tenaci sono state ammorbidite con acqua distillata e rimosse meccanicamente con bisturi. Dopo la pulitura si sono messe in evidenza ampie stuccature dei precedenti restauri (attaccatura delle braccia, schiena, coscia sinistra) poi rimosse e di nuovo stuccate utilizzando, per le braccia, Araldite SV427 e per le altre zone Balsite K (più elastica, ottima base per la stesura della preparazione a gesso a oro). L’operazione sulle policromie del crocifisso è stata molto complessa, soprattutto nell’asportazione dell’ultimo spesso strato che si era tenacemente legato alla superficie originale e che non presentava strati di patina intermedi. La parte del calcagno mancante è stata ricostruita in legno di pioppo. I fori di sfarfallamento sono stati riempiti con cotone idrofilo e Primal creando una base per la stuccatura di gesso. Le lacune sono state stuccate con gesso di Bologna e colla di coniglio con successivo livellamento a bisturi ad imitazione materia. La reintegrazione del colore è stata fatta ad acquerello (Windsor & Newton) con metodo del tratteggio, per le zone ampie, e dell’abbassamento di tono. Le abrasioni della pellicola pittorica sono state velate ad acquarello e con colori a vernice per restauro (Maimeri). Sulla superficie, dopo la pulitura e durante la reintegrazione pittorica, è stata applicata vernice reutocher, stesa a pennello e per nebulizzazione.” Nella foto il Prof Valbonetti mentre illustra la tecnica di restauro utilizzata al pubblico presente nella sala della Misericordia.

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Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres” Anghiari

sito internet: www.fratresanghiari.it

e.mail: info@fratresanghiari.it

ANCHE NOI ALL’ARRIVO DEL PATRIARCA DI GERUSALEMME Domenica densa di significato quella del 26 settembre ultimo scorso, per tutta la comunità cattolica valtiberina che ha visto l’arrivo a Sansepolcro del Patriarca Latino di Gerusalemme Mons. Fouad Twal, in occasione della sottoscrizione dell’atto di gemellaggio tra quella lontana realtà cristiana, custode del Santo Sepolcro e la nostra Diocesi di Arezzo, Cortona e Sansepolcro titolare di un nome tanto impegnativo. Riscoprire l’essenza della nostra fede e sostenere i cristiani che vivono attorno ai luoghi dove è nato e vissuto Gesù, è il duplice scopo del progetto gemellare che si è avviato a gennaio con la visita ufficiale alla Chiesa di Gerusalemme guidata dal nostro Arcivescovo Fontana ed è proseguito in primavera con la Quaresima di Carità, durante la quale la generosità delle nostre comunità ha consentito di raccogliere oltre ottantamila euro da destinare alla costruzione di un appartamento a Gerusalemme per alloggiarvi una giovane famiglia arabo-cristiana, quale concreta condivisione del bisogno della casa per trattenere i cristiani attorno ai Luoghi Santi. Tantissime le autorità politico militari e religiose presenti a Porta Romana all’arrivo di Mons. Fouad, insieme ai rappresentanti del ricco e variegato mondo dell’associazionismo di vallata che hanno poi accompagnato l’illustre ospite nel corso degli appuntamenti previsti dal programma, a pregare di fronte alla copia fedele del Santo Sepolcro conservata dietro l’Oratorio della Misericordia ed a presiedere la solenne Eucaristia nel duomo biturgense. Hanno partecipato a questo storico evento anche i rappresentanti del nostro Gruppo, unitamente a quelli degli altri Gruppi Fratres valtiberini, insieme al loro presidente provinciale e con i rispettivi vessilli, per rendere doveroso omaggio ad un ospite così importante e testimoniare le radici profondamente cristiane del movimento che con il suo quotidiano impegno contribuisce a rendere attuali e concreti gli insegnamenti evangelici della carità e della misericordia umana. La giornata si è conclusa con una festosa e grande cena a cui hanno partecipato quasi cinquecento persone e durante la quale sono state raccolte offerte per finanziare i numerosi progetti previsti dal gemellaggio. Tantissimi gli studenti che sono stati coinvolti nell’importante evento

La Festa Comprensoriale della Solidarietà 2010 Grazie alla ormai consolidata collaborazione tra il Centro Nazionale per il Volontariato (CNV) e le più rappresentative associazioni del comprensorio valtiberino toscano, anche in questo anno scolastico è stata realizzata la quinta edizione della Festa della Solidarietà, presso la struttura ricettiva del Foro Boario di Sansepolcro. Centinaia gli studenti delle terze classi delle scuole superiori del territorio ospiti, nel settembre scorso, delle varie associazioni che hanno potuto toccare con mano l’importanza della quotidiana presenza delle numerose associazioni di volontariato e del fondamentale ruolo sociale da esse rivestito. Tale manifestazione ha aperto le iniziative del più ampio progetto “LA SCUOLA ed il VOLONTARIATO IN TOSCANA” che durante i prossimi nove mesi di lezioni vedranno alunni e volontari impegnati in incontri in classe, esperienze di condivisione, eventi cittadini, stage e campeggi estivi con lo scopo di facilitare la diffusione della cultura della solidarietà e del mutuo soccorso tra le giovani generazioni. Dopo i saluti delle autorità civili e scolastiche presenti, sono iniziate nel piazzale antistante i locali del foro boario interessantissime simulazioni di pronto soccorso attuate congiuntamente dai volontari della Misericordia, da quelli della Croce Rossa, del reparto dei Vigili del Fuoco e di quello della Protezione Civile biturgensi, durante le quali venivano più volte ricordate le principali regole da rispettare, nel caso di un proprio coinvolgimento in situazioni di emergenza. Subito

dopo, la manifestazione è proseguita nell’ampia sala del centro espositivo, con la visita degli studenti ai tanti stands informativi che le associazioni avevano preparato. In uno di questi erano presenti anche i rappresentanti dei cinque Gruppi Fratres della valtiberina, che insieme al presidente provinciale hanno illustrato ai giovani l’importanza della donazione del proprio sangue e risposto alle numerose domande. Come si può vedere dalle foto qui pubblicate, tanti sono stati gli studenti avvicinati ed elevato è risultato il livello di interesse evidenziato da tutti., a testimonianza dell’ampio successo che anche in questa quinta edizione ha conseguito la manifestazione. In alto i rappresentanti dei cinque gruppi fratres della Valtiberina con i loro labari in attesa del Patriarca di Gerusalemme a Porta Romana a Sansepolcro. Qui sopra alcuni degli studenti dell’Istituto d’Arte di Anghiari Partecipanti alla manifestazione della Solidarietà.

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...dal Gruppo Fratres

Anghiari: Le prossime Giornate del Donatore di Sangue 2010 Le Giornate del Donatore 2010

Sala Conferenze della Misericordia (g.c.)

Il Programma Sabato 11 dicembre - ore 17.00

INCONTRO-DIBATTITO MEDICO SCIENTIFICO

Ambiente e salute

Trentaquattresima Giornata del donatore di sangue “Fratres”: ancora un momento di festa per il Gruppo Donatori di Sangue di Anghiari, ancora un’occasione per far ritrovare insieme sostenitori, donatori attivi e simpatizzanti. È questa la manifestazione più importante tra le tante attività che l’associazione promuove ogni anno tra la sua gente, con lo scopo di arrivare al cuore delle persone, toccare le loro coscienze e farle riflettere sulle importanti tematiche della donazione del proprio sangue. Qui di seguito è riportato il programma completo della due giorni, con la speranza che ancora una volta riesca a coinvolgere tantissime persone. Particolarmente importante l’Incontro Dibattito del sabato pomeriggio sull’attualissimo tema relativo alle strette interrelazioni tra la nostra salute e l’ambiente che ci circonda. Saranno affrontati, nello specifico, aspetti legati all’inquinamento ambientale ed al possibile legame tra telefoni cellulari e tumori infantili.

Interverranno: * Dott. LORENZO DROANDI, presidente Ass. Medici per L’Ambiente, sezione di Arezzo; * Dott. ROBERTO ROMIZI, presidente nazionale Ass. Medici per L’Ambiente. Coordina: dott.ssa Rosella Guadagni, consulente medico del Gruppo. Domenica 12 dicembre Ore 11.00: SANTA MESSA, presso l’insigne Propositura di Anghiari, con le autorità civili e militari ed i labari dei gruppi “Fratres” della provincia, in suffragio dei volontari del gruppo deceduti. Ore 13.00: PRANZO SOCIALE, presso il ristorante “IL BOSCHETTO” di Città di Castello, gratuito per tutti i donatori attivi. Prenotazioni presso il negozio “Tutto di Boldrini”, l’ufficio della Pro Loco o la sede Misericordia (tel.0575 789577). Tutti possono partecipare: un invito particolare ad iscritti e simpatizzanti! Il presidente Pietro Ganganelli

Nella foto di questa pagina la Sala Conferenze della Misericordia in occasione del Convegno Medico Fratres 2008.

I positivi risultati estivi lanciano il gruppo verso quota settecento

DONAZIONI 2010: PRONTI PER LA …VOLATA FINALE!!! Decisamente brillante il bilancio delle donazioni di sangue dei nostri volontari nei primi dieci mesi del 2010, contrassegnato da un + 41, rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. Durante l’estate, infatti, il gruppo è riuscito a migliorare ulteriormente la propria performance grazie alla pronta risposta di tutti i suoi volontari che, nonostante le ferie ed il clima vacanziero, hanno confermato il loro impegno di solidarietà verso il prossimo. Decisivo è stato anche il contributo degli oltre venti nuovi donatori che per la prima volta hanno compiuto questa importante scelta di vita. Questi positivi risultati stanno proiettando il gruppo verso il nuovo record delle settecento donazioni. Ancora due mesi, quindi, per confermare l’impegno dell’associazione tutta in questa ideale “gara della solidarietà “, nella quale la posta in gioco è decisamente “vitale” per quanti tra noi sono alle prese con l’ineluttabile esperienza della malattia e bisognosi di trasfusioni o emoderivati. Novembre e dicembre sono sempre stati mesi particolarmente positivi per il nostro gruppo in termini di donazioni di sangue, grazie soprattutto all’approssimarsi non solo delle festività natalizie, in cui tutti ci sentiamo più… buoni, ma anche dell’annuale Giornata del Donatore, che tanta gente riesce a coinvolgere tra gli iscritti, i sostenitori ed i simpatizzanti. Pronti, quindi, per la volata finale, con lo sguardo rivolto alla mai raggiunta vetta delle settecento donazioni. Unico, come sempre, l’obiettivo: confermare anche quest’anno il nostro contributo in questo importante settore della vita umana, con la certezza che “donare sangue è un impegno per tutti, che può salvare molte vite umane!” La presidenza

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Servite il Signore con gioia! Ecco, il testo del salmo 99 ci sta proprio bene! Infatti con l’inizio del catechismo sono parimenti iniziate le prove per i chierichetti. Quest’anno accanto ai veterani, c’è anche un bel gruppo di “new entry”, che hanno voglia di mettercela davvero tutta. Sotto la guida attenta di Samuele, ogni sabato dopo il catechismo, ci sono le prove per la Messa, fino alle 16,30. È mezz’ora di lavoro e di formazione… ma ogni tanto ci scappa anche una bella merenda tutti insieme. Per iniziare ecco il gruppone durante uno dei primi giorni di prove.

Nonni: ancora utili! Oggi 12 novembre sono andata a fare visita alla mia amica Alma in Via Ghignoni (case PEP). Appena arrivata mi ha colpito il fatto di un signore che stava pulendo dalle foglie il prato antistante la sua casa, e non solo la sua!! Prato pubblico quindi! Mi sono quindi soffermata a salutarlo e dirgli “Bravo”!!! Poi, ripensando a questo episodio, mi sono detta: Come sarebbe bello se i nostri nonni continuassero a fare come questo signore, rendendosi utilissimi in tante piccole mansioni, non faticose, ma che comunque porterebbero tanto beneficio al nostro comune, al suo aspetto e a tutti noi. Ho voluto scrivere queste poche righe prima di tutto per ringraziarlo ancora di ciò che fa e perché spero sia di esempio a tanti altri che non sanno come trascorrere il tempo. Francesca

La foto riprodotta qui sopra raffigura don Giovanni Gnaldi a Calapuja (Perù), m. 3850, dove da molti anni svolge la sua missione e dove, regolarmente, arriva l’Oratorio. È facile fare un raffronto fra le condizioni di quelle popolazioni e noi qui, nei paesi industrializzati dell’occidente. La didascalia apposta dietro la foto da don Giovanni ironicamente dice: “L’asino, la chiesa e... io!!!” Grazie don Giovanni per il tuo impegno!

La morte di Gilberto Guiducci

Il male orrendo che l’aveva stroncato ma il suo sorriso con noi mai mancato

À sopportato con fede e speranza questo suo male che ogni giorno avanza

Ora la morte purtroppo lo à rapito il suo dolore per lui è finito

Un caro Amico e caro paesano con un destino così tanto amaro

Lui à vissuto con la sua malattia in compagnia della sua Anna Maria

Lì assistito da moglie e parenti nella sua camera sempre lì presenti

Ma il dolore rimane in questa terra tra la famiglia in questa brutta veglia

Ci siamo ritrovati malati in medicina e volli fare a lui una visitina

Che prodigatasi per questo suo fratello come per la madre fu duro il fardello

I tanti amici da lui conosciuti perfino da Bologna sono lì venuti

Che il suo sorriso rimanga tra di noi che siamo stati tanti amici suoi:

Il caro Gilberto vedendomi davanti il suo sorriso si fece subito avanti

Il lungo tempo del male lì provato mai un lamento da lui è stato dato.

Per dargli coraggio portargli devozione dei tanti amici carichi di buon cuore

di Armando Zanchi

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Cresimarsi perché Può sembrare assurdo e fuori luogo parlare di Cresima in un periodo ormai piuttosto lontano dalle Cresime 2010 e troppo lontano ancora dalle Cresime 2011. Ho scelto di parlarne così “per tempo” perché vorrei provare a capire, soprattutto con i ragazzi che nel Maggio prossimo riceveranno questo Sacramento, che cos’è la Cresima, che significa riceverla, come prepararsi ad essa ed in particolar modo come farne tesoro per tutta la vita. Questo dono di amore, spesso poco compreso, capita che venga vissuto più come un obbligo da assolvere che come un incontro decisivo in cui lo Spirito Santo può riempire il nostro cuore ed imprimervi il sigillo dell’amore di Dio per renderci capaci di credere, sperare ed amare oltre ogni misura di stanchezza ed ogni prova e sfida della vita. La Cresima risulta per molti una tappa difficile, alla quale spesso ci si prepara con un senso di costrizione, mescolando noia e curiosità, attesa e fretta di finire. Avviene così che, messi da parte i buoni propositi. Il ragazzo appena cresimato si allontani dalla pratica religiosa e cominci a navigare da solo nel turbinoso mare della vita. Il momento della confermazione diventa allora per molti l’ora del congedo! È possibile fare qualcosa perché non sia così? Si può estendere, a cominciare da te, che ti prepari alla Cresima, l’esperienza di gioia e di nuovo slancio, che alcuni riconoscono di aver vissuto grazie a questo sacramento? Può comprendere la grandezza di questo dono chi sente quanto sia importante e insieme quanto sia difficile amare, scoprendo nel profondo di sé il bisogno di una forza che venga dall’alto e lo renda capace di amore al di là di ogni fragilità e paura umana. Quando lo Spirito viene ad abitare in noi, unisce il nostro cuore al Padre e ci spinge a donarci agli altri: “Se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito”(Galati 5, 25).

13 dicembre 2010 Dolce Rosita, sorella amata, è già passato un anno da quando mi hai lascito e ancora sento forte la nostalgia di te. Mi manca la tua voce rassicurante e chiara che al telefono dissolve i miei dubbi, i miei perché. Mi manca il tuo sorriso lieve, affettuoso e bello che fuga le mie paure e illumina la mia malinconia. Mi manca la tua mano che mi guida forte e sicura tra le ombre della mia vita scura. Camminavi leggera quasi in punta di piedi. Eri fresca, limpida e sincera come acqua di sorgente pura. Quando all’improvviso è giunto il tuo mal tremendo e oscuro in silenzio la tua sorte hai accettato fino alla morte. Mi consola la speranza che tu sia nel Paradiso nella luce eterna e santa e che vegli su di noi.

Cammina secondo lo Spirito chi vive la fede, la speranza e la carità, testimoniando agli altri con gioia e convinzione la bellezza di Dio. A questo punto si può facilmente comprendere perché sia importante cresimarsi: abbiamo tutti bisogno di essere fortificati dal dono di Dio, per divenire capaci di credere, sperare ed amare al di là della nostra debolezza, imparando ad agire nella comunione della Chiesa con lo slancio e l’entusiasmo di chi vuol comunicare a tutti la bellezza di ciò che ha vissuto. Non è, allora, la stessa cosa ricevere o non ricevere la Cresima: il dono dello Spirito, la Sua conferma, la Sua unzione, sono fondamentali, anche quando operano come il fuoco sotto la cenere o il seme nascosto sotto la terra. Grazie a questo dono siamo chiamati a prendere nuova consapevolezza della nostra appartenenza alla Chiesa, della responsabilità di partecipare con tutto il cuore alla vita della comunità ed alla sua missione mettendo a disposizione del prossimo i doni che Dio ha fatto a ciascuno di noi pur coscienti della nostra povertà. Il cammino di vita nuova che inizia con la Cresima è una realizzazione progressiva della vita secondo lo Spirito, in base alla vocazione di ciascuno. Si tratta per ognuno di scoprire i doni che Dio ci ha messo nel cuore, di esprimerli nella nostra esistenza e di diffonderli con la testimonianza della gioia che deriva dal riconoscere il dono ricevuto e dal viverlo in comunione con gli altri, al servizio di tutti. La condizione perché questo si realizzi e la bellezza di Dio si manifesti nella vita del cresimato è, però, la docilità, l’accoglienza umile e pronta dell’azione dello Spirito in noi. Solo così la Cresima potrà non essere l’ora del congedo, ma il nuovo inizio di una storia di fede e di amore che faccia risplendere nella storia degli uomini qualche tratto dell’infinita bellezza di Dio. (Donatella)

Mercato, Piazza, Pedoni

di Clèto

Silvana

Mercoledì 17. La Piazza è abbastanza a disposizione dei cittadini (ma anche campagnoli) a piedi e c’è la possibilità di fermarsi per due chiacchiere. Questa del mercato è un’occasione per molte persone di tenere allacciati rapporti di amicizia e certo una qualche iniziativa per non far morire questa giornata che è anche commerciale l’Amministrazione comunale la potrebbe anche studiare e mettere in cantiere. Ma veniamo a noi cioè a me. Mentre me ne stavo tranquillo a chiacchiera a scambiare pareri e opinioni sul più e sul meno, incontro il Valentini che mi fa sapere che presto la sede del Comune verrà spostata a Carboncione dove lui fra l’altro abita. Le motivazioni sono molteplici. Intanto ci abitano una barca di persone anche se stamani non c’è nessuno perché sono tutte al mercato. Ma poi la sede antica, adesso in restauro, verrà utilizzata per un museo. Palazzo Testi sarà utilizzato per un agriturismo e quindi non ci sono spazi utili. Ma la sede a Carboncione lo richiede l’antichità di quel posto, si va addirittura alla preistoria. Ricordiamoci che lì vicino c’è la località di Sol del bove che la dice lunga sulla sua antichità. Ma che notizia straordinaria! Ma sarà vera?

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Dalle nostre Parrocchie Da Monterchi - a cura di don Quinto Giorgini

Dicembre 2010 - Gennaio 2011

Il 31 ottobre, è iniziato il nuovo anno catechistico per gli oltre 60 ragazzi delle parrocchie di Monterchi, Pocaia e Padonchia. Sono suddivisi in 6 gruppi: seconda, terza, quarta, quinta elementare, prima media e seconda media. Durante l’Avvento due gruppi di preghiera, uno intitolato alla Regina della Famiglia e l’altro a San Pio da Pietrelcina, si riuniscono insieme il giovedì dalle 21 alle 22 nella chiesa della Madonna Bella a Pocaia, per un’ora di adorazione, recita del Rosario e brevi catechesi. Mercoledì 8 dicembre, a Padonchia, tradizionale Festa dell’Immacolata con S. Messe alle ore 9 e alle ore 12. Lunedì 13 dicembre a Monterchi Festa di S. Lucia. S. Messe alle ore 16 e ore 19. La novena del Natale verrà fatta solo nella chiesa arcipretale di Monterchi alle ore 16 dal 16 al 24 dicembre, con la S. Messa vespertina e alla fine la preghiera particolare e il canto alla Modonna dell’Attesa del Parto qui venerata soprattutto nel periodo dell’Avvento e nella quarta domenica di Avvento. Domenica 19 dicembre, quarta d’Avvento, Festa della Madonna dell’Attesa del Parto. Il grande presepio artigianale nella caratteristica cripta della chiesa principale del paese viene inaugurato e benedetto nella notte di Natale. Nella vicina frazione di Le Ville si rinnova per la sesta volta il Presepe vivente. S. Messa solenne di mezzanotte nella chiesa arcipretale di Monterchi e venerdì 31 dicembre, alle ore 16 del pomeriggio solenne messa di ringraziamento e canto del Te Deum con la partecipazione al completo della Compagnia del SS. Sacramento. Giovedì 6 gennaio, al termine delle S. Messe dell’Epifania verrà fatta la tradizionale benedizione dei bambini e dei ragazzi. Lunedì 17 gennaio ricorrono la fiera e la festa di Sant’Antonio. La Fiera è al Mercatale, dove alle tre circa verranno benedetti i mangimi per gli animali mentre nella chiesa arcipretale alle 16 verrà celebrata la Messa in onore del Santo e la benedizione dei panini da distribuire ai presenti.

Campane e campanili Nel Medioevo il campanile era il metronomo della vita organizzata di una comunità. L’ora della sveglia, l’ora di inizio del lavoro, l’ora della preghiera, l’ora dei pasti… erano tutte scandite dal rintocco delle campane. Ancora oggi, nonostante la secolarizzazione della società e l’evoluzione tecnologica, è il loro suono ad annunciare i giorni di festa o quelli di lutto. Per questo, l’elettrificazione delle quattro campane della Pieve Arcipretura di San Simeone Profeta, fortemente voluta dal parroco don Quinto Giorgini, è stata un piccolo evento per Monterchi. I lavori di installazione e attivazione dei sistemi elettrici sono stati effettuati dall’azienda Elettromeccanica Coos di Lastra a Signa (FI), nell’ultima settimana di ottobre, per un importo complessivo di 9.000 €. Dopo sessant’anni, quindi, non saranno più le esperte braccia del sacrestano Pasquale Romanelli a richiamare, con un’armoniosa melodia, i fedeli monterchiesi ai loro doveri di cristiani. La campana grossa, con un diametro di 93 cm, pesa 485 kg; la seconda, di diametro di 63 cm, pesa 170 kg; la terza ha diametro 57 cm e pesa 120 kg, la quarta ha diametro 540 e pesa 95 kg. Una rete è stata installata nelle aperture del campanile onde evitare la sosta e la nidificazione delle colombe. L’impianto è stato inaugurato e benedetto al termine della Messa solenne di Ognissanti. Queste campane, dal 1917 al 1960, tolte dal vecchio campanile distrutto dal terremoto, rimasero installate su impalcature di legno davanti alla chiesa. Il campanile di Monterchi, su progetto dell’ingegnere Ettore Gabrielli, fu costruito dalla ditta Fiordelli, iniziato al tempo dell’Economo spirituale don Fiorenzo Moretto e completato al tempo dell’arciprete don Bruno Giorni. L’inaugurazione e la benedizione avvennero il 2 ottobre del 1960 alla presenza del Vescovo diocesano mons. Domenico Bornigia e del Presidente del Consiglio dei Ministri on. Amintore Fanfani, con grande festa e partecipazione dell’intera Comunità religiosa e civile di Monterchi.

A Santo Stefano si è ripetuta la performance dei 13

Canti intorno al foco

Nella sera del 7 ottobre nel prato della chiesa di Santo Stefano sono stati fatti i canti intorno al foco. E infatti da persone competenti e industriose era stato preparato un grande fuoco vicino alla chiesa attorno al quale si è svolto l’incontro tra i cantori e il pubblico cioè Canti intorno al foco. In tanti abbiamo assistito all’esibizione canora interpretata dal gruppo dei 13 che ci hanno fatto ascoltare canzoni popolari di altri tempi. È stata una serata veramente piacevole tanto più che era stato preparato un ottimo buffet dalle nostre donne con svariate serie di dolci a disposizione degli ospiti e degli ospitanti. È stata bella anche la partecipazione e il coinvolgimento del pubblico presente quando si è cantata la nota canzonetta della “nanina”. Grazie al cosidetto gruppo dei 13, guidato dal maestro

Guiducci, che non si è risparmiato nell’esibirsi nelle diverse interpretazioni molto apprezzate da tutti i presenti grandi e piccini e non sono certo mancati gli applausi. Un grazie particolare a tutte quelle persone che hanno offerto dolci, che erano di ottima qualità, e a chi ha allestito il tutto.

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Dalle nostre parrocchie

da Tubbiano

da Santo Stefano

a cura di GM

Tubbiano in festa

Dolci missioni

foto Studio F10

Per interessamento di Fausta Mercati e Lauretta Bozzi domenica 30 ottobre, giornata dedicata alle Missioni, si è preparato un mercatino pro missioni all’ingresso della chiesa di Santo Stefano. L’iniziativa è riuscita abbastanza bene e c’è stato un discreto incasso devoluto alle missioni. Grazie a tutte quelle persone che hanno fornito i dolci e alle persone che acquistandoli hanno contribuito al realizzo economico. Il nostro ringraziamento a Fausta e Lauretta per il loro impegno.

Camposanto Domenica 17 ottobre 2010, nella chiesa di Tubbiano, parrocchia di Tubbiano-San Leo, hanno ricevuto il sacramento della Cresima: Chiara Chialli, Chiara Panichi, Marco Seri, Brian Antephara e la madre Vittoria. Erano molti anni, qualche decennio, che la Cresima non veniva più celebrata nella parrocchia di San Leo-Tubbiano. quest’anno le catechiste con i genitori dei cresimandi, hanno chiesto al Vescovo di poter celebrare il Sacramento nella propria chiesa e sua Eminenza ha accolto la richiesta. La S. Messa è iniziata alle ore 11, officiata da Monsignor Giovacchino Dallara, vicario del vescovo. Alla cerimonia hanno assistito molte persone perché oltre alle Cresime si festeggiava la ricorrenza della Madonna del Rosario e la riapertura al culto della chiesa di Tubbiano, dopo i lavori di consolidamento e restauro durati oltre due anni, che hanno fatto tornare l’edificio all’antico splendore. La cerimonia è stata molto sentita, piena di devozione e un applauso finale ha salutato i ragazzi e la mamma che hanno ricevuto il sacramento della Confermazione. L’unico neo di questa bella giornata è stata la pioggia che non ha permesso lo svolgimento della processione all’esterno della chiesa ma che non ha intaccato minimamente il clima di gioia e festa di tutta la Comunità riunita.

La mattina del 2 novembre, come vuole la tradizione, alle ore 6,30, ci siamo ritrovati presso la nostra chiesa di Santo Stefano ed eravamo in tanti. Partiti in processione, ognuno con la sua candela accesa, abbiamo pregato lungo il percorso recitando il Rosario per i nostri defunti. Abbiamo attraversato il camposanto centralmente fino alla cappellina dove è stata concelebrata la Santa Messa in suffragio di tutti i nostri morti. Anche don Marco ha ringraziato per la presenza delle persone e per questo vogliamo sperare che questo gesto rivolto ai nostri cari continui ancora e abbia sempre più presenza di fedeli.

Asterisco Si parla ora della realizzazione del presepe per la nostra chiesa di S. Stefano. Siamo un po’ in ritardo rispetto agli altri anni ma siamo sicuri che una volta partiti il risultato sarà ottimo.

Paola

Le ultime offerte Alessandro Vichi, Stati Uniti Alfonso Sassolini, Casanova spicchi Alvise Luconi, Svizzera Bruna Poderini, Sansepolcro Carla Leonardi, Torre Pedrera Celestino Corsi, Via di San Leo Clara Giornelli, Carboncione Delia Padelli, Santa Fiora Fabiano Acquisti, Sansepolcro Francesca Bartolomei, Roma Lamberto Ulivi, Tavarnuzze Lucrezia Barbolani, Firenze Luigino Giorni, Polveriera

La Famiglia Bergamini di Mezzavia manda un’offerta in memoria di Giuseppe. Malvina Martini, Via Nova Maria Mignoni, Portaccia Mirco Pierantoni, Bucacce Otello Mondani, Botteghino del Carmine Paola Foni, Case nuove Bicecco Renato Bidossi, Arezzo Silvano Tanfi, Francia Vally Fastacchini, Arezzo Vera Chiasserini, Borgo della Croce Vilmo Chiasserini, Bagno a Ripoli Vincenza Ruscetti, Borghetto di sopra Vittorio Bianchini, Via del carmine

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Eva Vagnoni ci manda la sua offerta in memoria del figlio Andrea Mariani morto un anno fa all’età di 29 anni. La famiglia Cangi-Papini manda la sua generosa offerta in memoria di Rina Peluzzi. A tutti voi il grazie della Parrocchia e della Redazione. Vi ricordiamo ancora di controllare l’esattezza dell’indirizzo.


Catechismo in parrocchia

N

ella foto sono raffigurate le catechiste che si sono assunte l’impegnativo compito di accompagnare i nostri ragazzi nella loro crescita, preparandoli così ad una vita cristiana. Hanno ricevuto il mandato catechistico durante la celebrazione della S. Messa delle ore 11 in Propositura domenica 24 ottobre, pubblicamente di fronte ai fedeli presenti. Conosciamo bene la vostra volontà di collaborare con la parrocchia e ne è conferma la vostra presenza puntuale ogni sabato, presso i locali dell’Oratorio, dalle ore 15, in attesa dei nostri giovani dalla seconda elementare alla seconda media. In questo periodo il tempo trascorso insieme a loro è arricchito dalla preparazione all’Avvento e al Natale realizzando disegni e preparando canti ed altre attività. Grazie a tutte voi per la vostra competenza e per l’impegno dimostrato negli anni passati e che sarà rinnovato, ne siamo sicuri, anche per il corrente anno catechistico.

Maestro Guerri via eterea Oggi, 7.11.10 è apparso nel Corriere di Arezzo un invito agli Aretini a firmare una richiesta all’Amministrazione Comunale di restaurare il monumento ai Caduti del Risorgimento perchè il 150° anniversario dell’Unità d’Italia abbia anche da parte nostra un tangibile segno d’amor patrio. Io ho immediatamente inviato alla Direttrice del Corriere la seguente lettera: “Egregia Direttrice del Corriere di Arezzo, Anch’io, Turiddo Guerri, di Anghiari, figlio di uno dei 600.000 Caduti nella grande guerra 15-18, aderisco, con posta elettronica, alla richiesta di restauro del monumento al Risorgmento in Piazza del Popolo. Sono impedito fisicamente per l’età (100 anni) e per gli acciacchi e non posso muovermi da casa. Se questo mio desiderio avrà esito positivo, inviterò alcuni miei

Torna la transumanza di Emmedipì

Era quasi un mese che Mario della Celle teneva d’occhio il tempo e le previsioni per decidere quando la transumanza sarebbe dovuta avvenire. Si trattava di riportare a casa, alla Celle di Tavernelle, il gruppo di vacche che d’estate pasturano nella zona della Fabbrica, nei pressi del Ponte alla Piera e poi, in autunno, ritornano a valle. Arriva alfine una telefonata: Sabato 30 ottobre si fa la transumanza. L’appuntamento è per la zona di pastura, cioè verso la Fabbrica. Quando arrivo con mio fratello il fuoco è già acceso e un fila di salsicce e di sambudelli sono sopra la gratella. Ci ha pensato Attilio, l’immancabile amico fiorentino. Mario tiene d’occhio l’andamento della mattinata e da il via per fare colazione. Non mancano naturalmente bicchieri di vino ad annaffiare la saporita colazione a base di rocchi (le salsicce), finocchiona e formaggio. Tanto anche se si beve, non c’è tasso alcolico che tenga. Il viaggio si farà a piedi: uomini e vacche. Giungono i tre cavalieri (Giulio, Francesco e Daniel) che collaboreranno con gli uomini a piedi (oltre a Mario, Alessio e Santino). È a questo punto che Mario lancia un forte grido di richiamo

amici ad inviare anch’essi le loro firme. Un cordiale saluto. Anghiari, 07/11/10

Turiddo Guerri Si voglia scusare il vecchietto per eventuali errori di battuta A questo mio messaggio hanno risposto immediatamente apprezzando il mio proposito. Quindi, miei cari concittadini, se anche voi siete animati da amor patrio inviatemi la vostra adesione per posta elettronica o cartacea o telefonica, ché io poi manderò al Corriere di Arezzo. Un cordiale saluto. Turiddo Guerri Via Matassi, 1 52031 Anghiari AR Tel. 0575/788200 p e turiddo.guerri@tin.it per le vacche che sono giù in mezzo al bosco, al Campo delle vacche. Ancora un richiamo, che echeggia per la vallatetta, ed ecco si può già sentire il primo tintinnio dei campanacci. Intorno non ci sono altri rumori. Dopo pochi minuti ecco le prime vacche che sbucano da dietro alcuni cespugli e poi, piano piano arrivano tutte. C’è la Fiorella, c’è la Carola, ci sono tutte. Ma all’ennesimo controllo delle sue vacche Mario si rabbuia in viso: manca un vitellino di poco più di un mese. Subito la mente va a quanto accaduto a Monte Fungaia quando un lupo mangiò più di un vitello, o in altri posti dove sono avvenuti fatti simili. Pian piano sembra proprio affermarsi l’idea che anche qui un lupo ha sbranato il povero vitellino, altrimenti sarebbe senz’altro venuto su. Subito Alessio e Santino vanno comunque a controllare dove di solito le vacche stanno a pernottare. Passano pochi minuti e grazie ai mezzi moderni i ricercatori arriva il felice annuncio che non solo il vitellino è sano e salvo ma che è rimasto lì a fare compagnia ad un altro che non ha più di due giorni. Che bella notizia! Ora Mario è pronto a dare il via per la partenza e tutto il gruppo parte in direzione Pescaie, Camprione (qui c’è Jonni con il suo poni con tanto di calesse che si unisce al gruppo), Cenacolo e poi, attraversata la provinciale, arriveranno sani e salvi, anche se stanchi (soprattutto il vitellino), a destinazione verso le 11,30 per fare festa tutti insieme.

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Presentato il Bilancio Sociale della Banca di Anghiari e Stia

Il Convegno “Buona Impresa in Buona Economia” a cura della Banca di Anghiari e Stia Credito Cooperativo

Riportare a un ruolo centrale la figura della persona e la crescita della società nel suo complesso, quindi utilizzare il denaro come strumento e non come fine. Potremmo sintetizzare con queste due frasi il significato del convegno dal titolo “Buona impresa in buona economia”, organizzato dalla Banca di Anghiari e Stia Credito Cooperativo e tenutosi sabato 2 ottobre davanti alla nutrita platea del Palazzetto delle Sport di Anghiari. “Operare nel rispetto dei principi etici paga sempre – ha detto Paolo Sestini, presidente dell’istituto di credito – ed è quello che abbiamo dimostrato proprio nel difficile momento della crisi”. “I risultati hanno dato ragione al sistema del Credito Cooperativo” – ha tenuto a sottolineare Giorgio Clementi, presidente della Federazione toscana delle BCC. Due ore e mezza di dibattito davanti a un pubblico dimostratosi molto attento verso l’argomento, anche perché autorevole era la caratura dei relatori invitati per l’occasione, che hanno incarnato alla perfezione i tre approcci al problema: quello teoricamente ideale, quello realista e quello concreto, con un moderatore di pari qualità che risponde al nome di Salvatore Carrubba, ex direttore de “Il Sole 24 Ore”. La professoressa Helen Alford, decana della Pontificia Università di San Tommaso, ha imperniato il suo intervento attorno alla chiave di lettura dell’intera mattinata: fare del bene per fare i soldi oppure fare i soldi per fare del bene? E quindi – interrogativo pesante – non si corre spesso il rischio di tenere il comportamento giusto per una finalità ingiusta? Qual è la verità che conta in un mondo nel quale a dettare legge sono i numeri? Tanti gli scenari di riferimento sui quali applicare i principi etici. “La grande crisi – ha detto la professoressa Alford – ha avuto il potere di indurci a riflettere e di farci arrivare a una conclusione: non si può più andare

avanti così come fatto finora, per cui o si migliora o si crolla! Quelle cose che non andavano bene (e lo sapevamo), le possiamo mettere da parte e le sofferenze alimentate dalla crisi ci hanno indotto a pensare che il miglioramento sarà possibile con un’apertura verso la persona, ossia con una maggiore responsabilità sociale. L’economia reale si è rivelata il modello da seguire, al punto tale che una sana applicazione di essa aiuta il sistema finanziario a ribilanciarsi”. E sulla necessità di un punto di sintesi fra economia ed etica ha puntato l’indice il professor Tommaso Sediari, docente dell’Università di Perugia. Una sintesi ritenuta persino obbligatoria, a seguito di quanto avvenuto negli ultimi anni, per cui l’economia deve sforzarsi di recuperare obiettivi con il vincolo della responsabilità comportamentale. Un invito implicito alla riscoperta di una precisa etica imprenditoriale, con il successivo esempio portato dall’aretino Piero Iacomoni, fondatore nel 1968 di Monnalisa spa e tuttora titolare dell’azienda. “Ho sempre cercato di condurre l’impresa con criteri condivisi dagli operatori – ha detto Iacomoni – e non posso pensare al mio utile sapendo che magari all’interno dell’azienda nulla o quasi nulla è condiviso. La buona economia nasce pertanto dalla buona impresa, nella quale si prendono in considerazione le istanze del personale, anche se sarà impossibile accontentare tutti”. Dunque, gli input inviati dal palco del Palasport sono stati numerosi per un tema di vasta entità, caratterizzato da mille sfaccettature e interpretazioni. È stato però importante portarlo alla luce in un convegno che, a livello ideale, ha raccolto il testimone di quello del 18 aprile 2009, intitolato “Orgogliosamente banca del territorio”; nel senso che allora si parlò del rapporto e del contributo dato dalla banca alla crescita e allo sviluppo dell’ambito geografico di riferimento, mentre in questo caso si è guardato al merito dell’operato, quindi alla causale etica che muove i comportamenti in campo economico. Prima della chiusura, infine, il neo-direttore generale della Banca di Anghiari e Stia, il dottor Fabio Pecorari, ha illustrato i contenuti del Bilancio Sociale 2009, il secondo varato dal credito cooperativo dopo il “numero zero” dello scorso anno. Un documento più particolareggiato nelle voci e nei numeri, a dimostrazione della crescita compiuta anche in questa direzione.

Nella foto qui sopra gli ospiti presenti al Convegno “Buona Impresa in Buona Economia”

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Da Tavernelle

Rubrica a cura di Alessandro Bivignani

L’Assuntina Mentre ci stiamo preparando ad andare in stampa giunge la notizia che è morta l’Assunta. L’Assuntina abitava a Ponte Eleonora ed è morta lo scorso 10 novembre all’età di 89 anni. A Tavernelle era conosciuta da tutti e stimata come donna di fede, laboriosa, attaccata alla famiglia e alla sua comunità. Il funerale si è svolto il 12 novembre nella chiesa di Tavernelle.

La Doretta a Dubai!

Tutto ciò perché la gente sapeva che il ricavato serve per mantenere le due adozioni a distanza che a suo tempo abbiamo attivato con Padre Remo e a fare altre piccole cose che abbiamo in programma. Gli impegni della nostra Compagnia non finiscono qui, da qui a fine anno mi preme ricordare il 1° novembre per i Santi con la S. Messa a Galbino e la processione al cimitero. Il 30 novembre l’organizzazione della cena dei capi famiglia sempre al Centro parrocchiale e, prima della cena, S. Messa nella chiesa di Galbino. Il 17 dicembre faremo il ritrovo di tutte le Compagnie del capoluogo; faremo anche una piccola e poi ci ritroveremo tutti a cena con l’olio novo e qualcos’altro. Il Camerlengo Baggi Giandomenico

Giornata missionaria

Dal 4 al 12 novembre la nostra Doretta, ormai famosa per le sue frequentazioni televisive fiorentine, insieme al figlio Giuseppe, è stata a Dubai, sulla costa del Golfo Persico, per insegnare in quella lontana terra i segreti e i modi per cucinare i piatti della nostra tradizione. Chissà se avranno imparato bene a fare i tagliolini alla nana! L’importante è che ce l’hanno rimandata indietro così non ci lascerà privi delle sue prelibatezze. Brava Doretta! Notizie dalla Compagnia di Galbino In data 24 ottobre 2010 (come già da anni facciamo) abbiamo organizzato il pranzo. È con grande soddisfazione che possiamo dire che ogni anno che passa riesce sempre meglio. Grazie alla sempre più massiccia presenza dei nostri parrocchiani e anche di persone del paese e soprattutto del nutrito gruppo degli amici di Monterchi. È bello ritrovarsi assieme anche per scambiarsi alcune battute, se non altro ci serve per ritrovare lo spirito dello stare assieme, che altrimenti perdiamo, presi dallo stress quotidiano, poi se allo stare assieme ci mettiamo anche delle buone cose da degustare anche meglio. Devo dire grazie soprattutto alle nostre donne che si sono impegnate a che tutto fosse di prima qualità. Grazie a coloro che pur non potendo venire hanno fatto comunque un’offerta, e anche a coloro che c’erano che più del dovuto hanno contribuito.

Domenica 31 ottobre 2010 a Tavernelle in occasione della Giornata missionaria tutti i bambini del Catechismo hanno potuto incontrare suor Lucia della Ripa. Lei è una suora Agostiniana che adesso si trova ad Anghiari ma che è stata missionaria per trenta anni in Africa precisamente in Mozambico. Prima dell’inizio della Messa e poi all’omelia suor Lucia ha raccontato le condizioni di vita dei bambini che ha incontrato negli anni trascorsi nella missione del paese africano caratterizzato da molte miserie e povertà (cibo, acqua, medicine, istruzione, famiglia, casa). I bambini hanno posto alla suora diverse domande e hanno mostrato tanto interesse per questa autentica “testimone” dell’amore di Cristo. Lei ha indicato a tutti le possibili strade da percorrere per poter venire in aiuto di queste creature della Missione sostenendo che ognuno può fare concretamente la sua piccola parte. Nella foto a sinistra la Doretta in cucina e... a spasso per Dubai. Qui sopra le catechiste di Tavernelle con i bambini del catechismo in occasione dell’incontro con suor Lucia.

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Sul filo della Memoria… Palazzo della Battaglia - Museo delle Memorie e del Paesaggio nella Terra di Anghiari In piazza Mameli, o piazza S. Agostino, o piazza Cazzotti (dipende se si è forestiero, d’Anghiari, o d’Anghiari vecchio), ci sono due Musei. Uno statale, Museo di Palazzo Taglieschi, tanto voluto dal proposto Don Nilo Conti nella seconda metà del ‘900, l’altro civico, Palazzo della Battaglia, Museo delle Memorie e del Paesaggio nella Terra di Anghiari, legato anche questo alla memoria di Don Nilo perché fu lui a donare allo Stato italiano il palazzo (l’antico palazzo del Marzocco) per farne un Museo di Arti e Tradizioni Popolari che però mai ebbe vita… e fin qui niente di nuovo. È storia recente la nascita, nel palazzo del Marzocco, di un Centro di Documentazione sulla Battaglia di Anghiari, poi trasformatosi in Museo della Battaglia ed ora divenuto l’attuale. Trasformazione rapida si dirà, ma trasformazione che ha accresciuto alcune conoscenze su Anghiari ed il suo territorio. È recente l’apertura della mostra permanente “Le Memorie Celate”, in cui si mettono a frutto, grazie alla partecipazione di alcuni volenterosi anghiaresi, nuovi reperti archeologici. Un esempio su tutti è il ritrovamento di una testa di Pan, divinità dell’antica Roma, assai rara e pregiata.

sarà in mostra per tutto il periodo natalizio nel Palazzo della Battaglia insieme all’altro manoscritto Taglieschi da tempo nelle teche del Museo. Da qui un invito a partecipare alla presentazione del 18 dicembre ore 18:00 nel Palazzo della Battaglia. La mostra avrà come titolo: «Pietropaolo Taglieschi, il figlio, il primogenito, il fratello»

È attuale invece la ripresa dello studio sulla famiglia Taglieschi, ferma da svariati anni. Studio che riparte dalla scoperta di un manoscritto perduto. Un manoscritto che il 18 dicembre tornerà ad Anghiari dopo almeno 200 anni e

Gabriele Mazzi

Oltre a continuare gli studi su alcuni aspetti della storia locale e non solo, il Museo vorrebbe, nel 2011, fare alcune attività. Visite guidate gratuite, attività per i più piccoli, incontri a tema, sui quali verrete aggiornati, se ve ne sarà la possibilità, anche tramite questo spazio. Tramite questo spazio si cercherà anche di approfondire alcuni temi storici e di renderne palesi altri, usando i contenuti dell’articolato percorso del Palazzo della Battaglia come spunti di riflessione storica. Vorrei infine concludere queste poche righe con un invito: i Musei sono di tutti perché contengono il nostro patrimonio di conoscenza, che è di tutti. Visitare i Musei è quindi un momento di partecipazione al nostro essere comunità... soprattutto se per i residenti in Anghiari è gratuito!

Info: tel. 0575 787023; fax 0575 787356; E-mail: battaglia@anghiari.it

Museo Madonna del Parto Il nuovo dibattito sull’affresco della Madonna del Parto, riguardante la possibilità di un suo temporaneo spostamento a Roma per una mostra presso la Camera dei Deputati, sembra l’ennesimo riproporsi di una questione che ormai da molti anni divide la popolazione di Monterchi. In realtà in quest’ultima fase della decennale questione si percepisce un’importante novità. Infatti, al di là di delle differenti opinioni sull’eventuale trasferimento romano, le parti in causa sembrano concordare su un fatto: il Museo che ospita l’affresco non può in nessun caso rimanere chiuso, ma al contrario deve continuare la sua attività con mostre o altri eventi culturali. L’ex scuola di via della Reglia non è più solamente uno spazio espositivo ma viene dunque percepito come un vero e proprio Museo, costruito intorno ad una prestigiosa opera d’arte e in grado di continuare la proprio attività anche a fronte di eventi culturali diversi. Il Museo di Monterchi dal 2006 ha intrapreso un profondo rinnovamento anche per ciò che riguarda l’offerta culturale. Il nuovo allestimento delle sale prevede un percorso che inizia con la storia dell’affresco, passa per la vita di Piero della Francesca ricostruita in un video e termina con l’illustrazione delle fasi del restauro dell’opera. Il visitatore può inoltre richiedere al personale del Museo visite guidate, diversificate a seconda dell’interesse, laboratori didattici relativi alla storia dell’arte e avvalersi di un servizio bookshop. L’affresco della Madonna del Parto è il simbolo di una forte appartenenza ad una comunità e il Museo che lo ospita, visitato ogni anno da migliaia di turisti, deve diventare un importante luogo di aggregazione anche per quei cittadini di Monterchi che desiderano riscoprire o conoscere meglio le proprie radici comuni. Lorenzo Minozzi Info: tel.0575 70713; E-mail: museomadonnadelparto@comunemonterchi.com I Musei sono gestiti dalla Toscana d’Appennino Società Cooperativa

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Per ricordare la Betta - Daniel, il “vu cumprà”

Un posto a tavola Ore 9.30 del 26 agosto 2010 Suonano al cancello, vado a vedere. Mentre mi avvicino, attraverso le inferriate intravedo un uomo di colore. Prima che io dica qualcosa, lui chiede: “Come sta la signora?” Capisco che si riferisce alla padrona della casa in cui mi trovo in questo momento. Rispondo dicendo che proprio il giorno prima c’era stato il funerale. Il giovane Scoppia a piangere. “Non è possibile, non è possibile. Il mondo e cattivo, perché? Perché? Io avevo chiesto notizie della signora, mi avevano detto che era all’ospedale di Arezzo. Io sono andato all’ospedale, ho girato, ho chiesto, ma non sono riuscito a trovarla. E ora è morta”... Mentre parla io lo osservo e mi sovviene d’averlo visto un paio di mesi prima lì dalla ”Betta”. La stava aiutando a camminare in giardino, davanti all’entrata. Ogni tanto si sedevano, parlavano e poi riprendevano a camminare; c’era rimasto per più di un’ora. Daniel, ora conosco il tuo nome perché me lo ha detto Lucia, la nipotina di Betta. Io non so nulla di te, non conosco il tuo paese d’origine, non so se sei mussulmano, buddista, cristiano. Non importa. Di certo sei una “bellissima persona”: sensibile, attento, riconoscente e generoso come chi a sua volta era stata generosa e disponibile con te. Tu, straniero, che con i tuoi pesanti borsoni, con pioggia, freddo o caldo, passi di casa in casa, hai trovato il tempo per far camminare Betta, per farle compagnia, per condividere la sua sofferenza. Sei andato fino all’Ospedale di Arezzo. Caro fratello, che lezione per tutti noi che non abbiamo mai tempo per fare una visita ad un malato, a volte anche parente! Ci limitiamo a telefonare. Il cellulare lo abbiamo sempre in tasca. È il mezzo più rapido per metterci in contatto con il malato o con i suoi familiari; basta farsi vivi e così ci sentiamo a posto con la propria coscienza. La verità è che noi, “cittadini del benessere”, fuggiamo la sofferenza, siamo incapaci di convivere a lungo con la malattia e così sempre più spesso si vedono persone affidate a badanti o ad appositi Istituti. Grazie di cuore Daniel, tu ti sei comportato come il buon samaritano che si prese cura del sofferente ed al tempo stesso come il lebbroso guarito che torna a ringraziare il suo Signore. Grazie anche a te Elisabetta per averci lasciato “tanto vissuto” su cui riflettere, un “vissuto” che si può sintetizzare in una parola: “accoglienza”. Tu hai sempre detto sì a qualsiasi richiesta di aiuto, da qualsiasi parte provenisse. Hai dato sempre con generosità. Hai svolto la tua professione di infermiera con tanto amore e dedizione. Nella tua casa dei Renicci c’era sempre “un posto a tavola” per chiunque entrasse, a qualunque ora; soprattutto per gli affamati, gli ultimi, i soli.

Tutto a causa di una foto

Una foto che non sapevamo chi fosse. Il soggetto era inequivocabile: un sacerdote che celebra la sua prima Messa in Propositura, o meglio, che dopo aver celebrato la prima Messa si sofferma con gli altri preti e familiari e amici all’aperto per una bella foto ricordo. Vero è che la foto poteva risalire agli anni ’50 e a quell’epoca ce n’erano ancora di preti provenienti da Anghiari, oggi non si faticherebbe molto! Alessandro era convito che il novello pretino era don Arialdo mentre il Del Pia sosteneva di no: come fare? Semplice: si va a trovare don Arialdo a Cà Raffaello e ce lo facciamo dire. Ma visto che un viaggio così potrebbe diventare una bella scampagnata si è pensato di coinvolgere Oliviero Calchetti, il sacrestano di Tavernelle, che è originario di Pratieghi. Infine si è aggregata anche la Santa, mamma di Mario. Questo è il proemio della storia. Ora lo svolgimento, ma non sarà troppo dettagliata altrimenti per raccontarvi quante ne abbiamo fatte in un giorno ci vorrebbe tutto il giornale. La mattina è iniziata a Caprile, con sosta dalla zia di Oliviero. Quindi il Del Pia ha trovato Marta Bonaccini che è rimasta contentissima di conoscerci. Poi partenza per Pratieghi. Lì Oliviero era davvero di casa, in tutti i sensi: primo perché c’è nato, e secondo perché lo conoscevano tutti. Sicché prima siamo stati a vedere la chiesina, recentemente restaurata, e poi abbiamo fatto quasi tutto il giro delle case di Pratieghi, soffermandoci all’albergo del Bardeschi, organizzatori della festa di sant’Antonio, poi dall’Adria e dalla Stefania che ci hanno dato alcune ricette. Foto di rito e partenza per Cà Raffaello, visto che si avvicinava l’ora di pranzo. La giornata con don Arialdo è inziata con una bella mangiata, seguita dal giro delle sue chiese e non solo, anche quelle di Pennabilli che sono della diocesi di Montefeltro. Incontrando don Arialdo abbiamo ritrovato un anghiarese che da cinquantadue anni è parroco di quelle zone, ma è da prima che manca da Anghiari, e cioè dai tempi del seminario. In realtà è originario della zona di Catigliano, ma comunque anghiarese. La giornata passata con lui è stato un affascinante sfogliare i suoi ricordi di bambino e ragazzo, e anche quelli di giovane seminarista e poi prete. E infatti, ci stavamo quasi per dimenticarcelo, il pretino in foto era proprio lui! Quella foto mancava ad un album pieno di foto di quel grande giorno: il primo da ricordare è senza dubbio il Proposto don Nilo che organizzò una festa con i fiocchi. Ma c’era anche il giovane don Fabio Comanducci e don Maioli Bivignanelli parroco di Catigliano, insieme ad altri sacerdoti. Don Arialdo conserva gelosamente e con cura anche tutti i festoni e cartelli, e tutti i bigliettini che contribuirono alla sua festa, cinquantadue anni fa. Così stava arrivando sera, e si faceva l’ora di ripartire verso Anghiari, per non tornare troppo tardi. Così attraverso le immagini delle foto e quelle degli occhi, conserviamo il ricordo di una bella giornata, che ci ha davvero arricchito umanamente. E pensare che tutto è successo per colpa di una foto!

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Ricordo di Don Fiorenzo Moretto

C

ome una brezza leggera che non fa rumore, la mattina del 13 luglio si è spenta la bella esistenza di don Fiorenzo Moretto, parroco di Badia Tedalda per 60 anni. Adesso che è sicuramente a celebrare in Paradiso, assieme a don Giovannino di Sestino, a don Gerico e a don Giuliano, è più facile parlare di lui, perché in vita era sempre stato schivo ed insofferente alle citazioni personali. Mi limiterò, pertanto, a riferire i miei contatti con lui e ciò che mi ha insegnato. Da ragazzo ho partecipato a più di un campeggio a Badia Tedalda, nei locali che lui aveva messo a disposizione. Grande esperienza quella dei campeggi promossi dall’ Azione Cattolica! Ancora ne ho vivo il ricordo. Più tardi l’ho visto in maniche di camicia portare il cemento ed altro materiale ai muratori che costruivano per suo incarico l’Asilo e, al piano superiore, la Scuola Media. In questa scuola ho insegnato Lettere per alcuni anni e don Fiorenzo era l’insegnante di Religione. Quando si congedò dagli alunni, perché andava in pensione, li convocò tutti in un’aula e, oltre al saluto ed alla raccomandazione che nella vita si comportassero da buoni cristiani, chiese loro scusa se qualche volta nelle lezioni aveva alzato la voce o non fosse stato chiaro nell’insegnamento, non rendendo così un buon servizio alla verità ed al Vangelo. Un grande atto di umiltà! Una grande lezione di vita! Spesso si parlava dei problemi della scuola e lui amava ricordare che apprese a saper scrivere in buon italiano da un suo professore, in seminario, il quale portava spesso in classe il giornale L’Avvenire d’Italia, ne leggeva gli articoli di fondo e li commentava a loro, giovani seminaristi. Proveniva dal Veneto, dal paese di Montebelluna in provincia di Treviso, dove era nato nel 1915, in zona di montagna e della montagna aveva un sacro rispetto. Sulla scia dei monaci benedettini che a loro tempo piantarono le nostre belle foreste, don Fiorenzo vedeva in esse la più preziosa risorsa per la popolazione di Badia e dintorni, sia per lo sfruttamento razionale del bosco che per la sua conservazione ed anche per il suo utilizzo a fini turistici e di studio. Un giorno, insieme alle guardie forestali della locale stazione, ci volle guidare in una escursione all’Alpe della Luna. Fu un’esperienza indimenticabile. Da lassù si vede mezzo mondo. Colcellalto sembra in pianura. Ciò che si distingue è il verde della pineta di Montemaggio. Don Fiorenzo era molto devoto della Madonna e nel mese di maggio, da Badia, da Stiavola, da Palazzi-Ponte Presale e da Colcellalto ci si recava, di sabato mattina, al piccolo santuario mariano della Madonna del Presale dove alle sette -alle sei, nei primi tempi- veniva celebrata la Santa Messa da don Gerico e don Fiorenzo, durante la quale si cantavano bei canti mariani e si ascoltavano le omelie, dell’uno o dell’altro, che erano molto incisive; poi si tornava a casa per andare al lavoro con uno spirito più leggero, in pace e con il cuore contento. Camminando a piedi si scambiavano battute e punti di vista. Egli era generoso. Conduceva una vita molto parsimoniosa, accontentandosi dell’essenziale, ma era molto prodigo di

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fronte alle necessità altrui, di qualunque tipo, sia spirituale che materiale. Quante anime che si erano avvicinate a lui ha rimandato ai loro uffici rinfrancate da una salutare confessione esercitata con grande rispetto ed umanità! Quante persone ha aiutato nelle loro necessità anche economiche! Come parroco ha esercitato il suo ministero con grande fedeltà al Vangelo ed alla Chiesa. Le sue prediche, sempre un po’ frettolose, non addormentavano, perché presentavano, insieme alla corretta interpretazione delle Scritture, l’aspetto misericordioso di Gesù e di Dio Padre nei confronti dell’uomo. Il suo naturale ottimismo si fondava sulla fiducia dell’intima bontà del cuore umano che trova nel cristianesimo il suo fondamento e coronamento. Era molto servizievole verso i parroci delle parrocchie vicine e le loro popolazioni. Tante volte ha sostituito don Gerico quando era ammalato. Un anno, nel giorno dei Santi, poiché don Gerico era in ospedale, don Fiorenzo mandò un suo nipote che era missionario in Angola -in quei giorni ospite presso lo zio- a celebrare la Messa e ad accompagnarci nella visita in processione al cimitero. Poco tempo dopo questo giovane missionario rimase ucciso in Angola durante uno scontro tra i governativi e i ribelli, perché allora, là c’era la guerra civile. Mi ha colpito, nella bella chiesa di Badia, da lui fortemente sostenuta per il suo restauro, accanto alla sua bara, una corona di fiori con la scritta: I parrocchiani vicini di casa. È vero. Tutti gli abitanti di Badia amavano il loro parroco, ma quelli più vicini alla sua abitazione lo consideravano come un loro familiare, aiutandolo sempre, specialmente quando stava poco bene. Da circa sette anni, con l’avanzare dell’età, ha avuto il prezioso aiuto da parte del signor Vladimiro, un badante che lo ha assistito sempre con scrupolo e competenza fino all’ultimo giorno di vita. A lui vada anche la nostra gratitudine. Nei miei frequenti viaggi verso Sansepolcro, specialmente nel mese di giugno, passando lungo la strada sotto Badia Alta, mi sentivo rincuorato, perché la presenza di don Fiorenzo -anche se ammalato- mi incoraggiava. Sapevo che lui offriva tutto sé stesso al Signore ed era come una lampada accesa che si consuma lentamente davanti al Santissimo. Il giorno del suo funerale è stato quello del suo trionfo. Ha officiato il vescovo emerito di Grosseto, mons Giacomo Babini, insieme al vicario generale della diocesi mons. Giovacchino Dallara e a molti sacerdoti sia toscani che romagnoli. La chiesa era stracolma di persone che occupavano anche il bel loggiato antistante e la strada di accesso. All’omelia mons. Babini ha indicato don Fiorenzo come il vero sacerdote fedele alla Parola ed alla Chiesa. Dopo le parole di ringraziamento pronunciate dal sindaco Fabrizio Giovannini, il sindaco emerito Alberto Santucci ha ricordato che nel 2007 era stata conferita al sacerdote da parte dell’Amministrazione comunale la massima onorificenza civile honoris causa per i suoi indiscussi meriti di pastore esemplare e di cittadino che ha onorato la sua comunità. In questo contesto don Fiorenzo ci ha riservato un’altra lezione di vita in stile evangelico: il volto raccolto in un accenno di sorriso, sopra alla talare la semplice cotta che usava per la benedizione delle case o per le sacre funzioni, e la sua tomba, nel cimitero locale, insieme al suo popolo, sulla nuda terra. Quanto mai sono appropriate le parole del canto composto dal compianto don Gino Pellizzer delle Balze ed eseguito all’offertorio: Sei sacerdote in eterno/ sei sacerdote dispensatore di grazia e di verità. Con riconoscenza Dino Donati


ITINERA OMNIA ROMAM DUCUNT = TUTTE LE STRADE PORTANO A ROMA “Tiberini comites dubitantes de istoria et passibus incerti, Petrum e itinera consularia investigantes”

Bellissimo weekend culturale a Roma di un gruppo di amici di Anghiari e non solo nelle giornate del 9 e 10 ottobre con la preziosa compagnia e guida di Enzo, Giuliana e Caterina Papi. Sabato abbiamo avuto il piacere di avere con noi anche Don Marco, Aliana, Claudia, Carla e Gabriella. Nella mattinata abbiamo visitato Ostia antica, la città romana fondata alla foce del Tevere come porto di Roma, una vera città e non poche rovine, che il gruppo ha potuto comprendere nel suo complesso grazie alla presentazione storica e poi alla descrizione dettagliata dei vari siti di Caterina, la quale oltre essere la figlia dei nostri cari amici è una preparatissima professoressa di lettere antiche con specializzazione in archeologia e molto brava nel far entrare anche noi nella realtà di un mondo ormai sepolto ma ancora molto affascinante. Dopo una piacevole sosta nel prato antistante la città con pranzo al sacco su marmi e colonne che ci facevano da tavolo e da sedie abbiamo ripercorso la via Ostiense per raggiungere l’altra meta prevista e cioè il quartiere Tor Tre Teste per la visita alla chiesa giubilare dell’architetto Meier “Dives in Misericordia”. La grande struttura bianca è detta anche la chiesa delle vele perché ricorda un grande veliero con tre vele che si gonfiano al vento e che nel linguaggio cristiano rappresentano la Trinità, è anche la chiesa della luce perché l’architetto ha fatto sì che l’interno molto luminoso riceva la luce in modo indiretto ma avvolgente ed è esaltata dagli arredi di travertino chiaro e da un soffitto di vetro che fa vedere il cielo. La spettacolare bellezza dell’edificio e la speciale spiritualità che si avverte al suo interno sono state poi completate dall’emozione della Santa Messa celebrata dal nostro parroco. La serata di sabato si è conclusa con una cena in un caratteristico locale di Trastevere. Anche la domenica è stato suddivisa in due momenti diversi; la mattina siamo partiti dal quarto miglio della via consolare Appia antica, regina viarum, e l’abbiamo percorsa a piedi fino al Domine Quo Vadis; non è stata solo una piacevolissima passeggiata fuori porta ma una pagina di storia che abbiamo potuto leggere e capire con la guida di Caterina ed Enzo attraverso le rovine delle tombe, le iscrizioni nelle lapidi, le statue e i vari edifici del percorso come la tomba di Cecilia Metella, il circo di Massenzio, le catacombe di San Callisto. Nel pomeriggio, dopo una veloce incursione alle Fosse ardeatine ,altra pagina della nostra storia, più recente e molto dolorosa, abbiamo potuto godere la bellezza di un’altra famosa chiesa moderna di Roma: la chiesa del Divino Amore. Anche questa è una struttura originale, ben inserita nel paesaggio, con un tetto che visto dall’alto sembra solo un prato ma a che a ben guardare contiene la copertura della cupola, la quale permette come nell’altra chiesa di vedere dall’interno, sopra l’altare, il

Pettegolezzi Anche quest’anno abbiamo passato l’estate con programmi alla televisione visti e rivisti. Poi ci hanno tenuti allegri con pettegolezzi e scandali di ogni genere. Piglia tu che piglio anch’io, notti brave con escort, gli hanno cambiato nome per non farci capire. Poi grandi amori sbocciati, finiti, ripresi, scambiati e così via. Mi domando perché le casalinghe o le operaie, se le vedono in atteggiamenti sospetti sono giudicate con parole irripetibili mentre quelle che appaiono in tele o sui giornali, non tutte sia chiaro, ma tante le chiamano Dive, Regine, Stelle, Prime donne?

cielo. La chiesa ci ha accolto durante una messa con tanta gente e la musica di una celebrazione solenne, ma quello che più colpisce sono le grandi vetrate colorate con un azzurro predominante e l’altare nel vertice dell’aula triangolare che ricorda una grande ala avvolgente i fedeli come il mantello della Misericordia. Anche qui l’atmosfera è di

grande spiritualità, tanto che il gruppo si è diviso nel dare la preferenza di bellezza alle due chiese visitate; a me pare che la chiesa del “Dives in Misericordia” abbia quel qualcosa in più che la rende unica. Giuliana ci ha dato infine un’altra chiave di lettura delle due giornate, notando che in fondo abbiamo percorso le due antiche strade consolari che hanno portato a Roma gli apostoli Paolo (la via Ostiense collegamento con il porto e quindi con l’oriente via mare) e Pietro (la via Appia collegamento con Capua e forse percorsa da Pietro che, venendo da Cesarea era sbarcato a Pozzuoli; questa via comunque è collegata a Pietro per il famoso episodio del Domine Quo vadis); questi due giorni possono essere considerati per noi l’inizio di un viaggio che ci porterà nella storia della cristianità, ripetendone presto l’esperienza con le nostre guide culturali e spirituali. Qui sopra il gruppo degli amici Tiberini davanti alla chiesa “Dives in misericordia” a Roma (in alto una veduta).

Però devo dire che una cosa bella a fine estate si è vista. La Città di Verona ha messo a disposizione degli spazi come parchi, borghi, strade, riscoprendo così giochi antichi, semplici e senza pretese dove i ragazzi possono stare assieme giocando e non sentire la parola solitudine o l’ho fatto per noia. Ci sono le corse, il salto alla corda, il tiro alla fune, il pallone e i cavalli. Per i più grandi, genitori e nonni, c’è il gioco delle bocce, le lastre, le rulle, braccio di ferro e morra muta. In palio dei piccoli premi e coppe. Hanno riscosso un buon successo. Non so di chi sia stata l’idea. Io la trovo fantastica. Maria Senesi

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Notizie dalla “Ripa”

Il saluto alla Loredana

Tra le persone che collaborano con le Suore Agostiniane nel Pensionato, c’è la Signora Loredana Miserini che, per oltre 30 anni, ha lavorato con amore per il buon andamento di questa attività dove le Suore e le signore anziane vivono con serenità le loro giornate. Loredana è andata in pensione, e proprio per lei è stato fatto un incontro di festa e di saluto, il 2 ottobre scorso. È stata un’occasione per dimostrarle con tanta gioia tutta la gratitudine e l’affetto maturati nel corso degli anni. Sono venute, a questo scopo, anche le Suore che hanno lavorato con lei nei tempi passati ed altre che l’hanno conosciuta ed apprezzata. È stata una festa non di “addio”, ma di arrivederci: la Ripa rimarrà nel cuore di Loredana e lei nei nostri cuori. Dopo la Santa Messa ci siamo riuniti nella sala preparata per l’occasione; le Suore e le signore hanno cantato una stornellata in suo onore, poi tra lacrime di commozione, c’è stato un significativo scambio di doni seguito da una merenda cena. Loredana ha letto il suo saluto che merita essere conosciuto per quanto è commovente e sincero. Ecco quanto ha scritto: 1° Ottobre 2010 Carissime, era il lontano 1° marzo 1979 quando sono entrata a far parte di questa famiglia... Sì, perché è cosi che vi ho sempre considerato, una famiglia, dove insieme abbiamo condiviso

momenti di gioia e momenti di tristezza. Durante questi 31 anni, ho conosciuto tante persone: le Madri Generali, le Superiore, le Suore... che con il vostro operato e le vostre preghiere avete arricchito la mia fede. Le signore ospiti della casa, che con i loro racconti e le esperienze di vita, a volte tristi e dolorose, mi hanno insegnato ad ascoltare e rispettare gli altri. Oggi il mio pensiero va anche a tutte le Suore e Nonnine che non sono più tra di noi. A tutte voi chiedo perdono se con le mie parole e comportamenti vi ho mancato di rispetto, in particolare a Suor Agnese per le incomprensioni del passato... Questa mia lettera è per dirvi tutto il mio affetto che provo per voi e la gioia di aver lavorato insieme. Un mio particolare grazie va alla mia famiglia Giuseppe e Daniele, per aver sostenuto e accettato il mio lavoro. Alle colleghe Ivana e Vanna, dico grazie per l’affetto, l’amicizia e la collaborazione dimostrata in questi anni, e vi auguro buon lavoro. Ancora un grazie a chi ho conosciuto in questi anni: Assuntina, Erminia, Angiolina, Frido, Silvia, un mio particolare ricordo va alla cara amica Bruna, sempre solare e aperta al sorriso nel comunicare gioia a tutti noi. Un augurio alla Silvana, per il nuovo lavoro che è anche una missione di amore verso gli altri. Lasciarvi non è facile ma, nel mio cuore ci sarà sempre un posto per ciascuna di voi. Se avrete bisogno ci sarò... Ringrazio il Signore e voi Suore, per avermi dato il privilegio di lavorare qui alla “Ripa” in questo ambiente sano, dove ogni giorno si respira Amore, Carità, Affetto e Comprensione. Mi avete regalato una festa unica... non so cosa dire... non ci sono parole... semplicemente Grazie! Vi voglio bene, Loredana Cara Loredana, ti auguriamo di vedere realizzati i desideri del tuo cuore e di scoprire ogni giorno l’amore che Dio ha per te sempre nuovo e ricco di gioia. Auguri... e non ti adagiare nel riposo perché puoi dare ancora tanto! Le Suore Agostiniane della Ripa

San Martino 2010 Buonissima riuscita della Festa dei bringoli organizzata dalla Pro Loco in occasione delle Feste di San Martino. Nel Convento di San Martino, nel Borgo della Croce, il sabato pomeriggio, distribuzione dell’apposito pane come si fa da secoli, quale ringraziamento per l’intercessione del Santo di Tours nel difendere Anghiari dall’assalto dei Tarlati di Pietramala nel 1309. La distribuzione del pane è stata possibile grazie ai Panifici “Il forno del Borgo e al Forno Bindi di Anghiari che hanno fornito gratuitamente la materia prima, il pane (di qualità molto buona ed apprezzato da tutti). Bene anche la domenica con gli artigiani al lavoro e gli agricoltori che hanno portato i loro prodotti, in particolare zucche di dimensioni veramente notevoli. Per acclamazione il premio va anche quest’anno al Baggi Giandomenico che coltiva le sue zucche presso la Sovara. Ma un altro prodotto ben più importante sempre della Sovara è necessario segnalare. Si tratta dei fagioli caponi, una specie autoctona, cioè de miquì, che si coltiva nel piano della Sovara. Quest’anno erano presenti con un po’ del loro prodotto il Baggi Giandomenico e il Franchini Secondo da Tavernelle, il Manenti Alberto e il Corazzini Mario della Casanova, la Rita Capalbo dal Molin del caccia, Il Bartolomei Secondo dal Campo della Fiera e il Goretti Mauro da Pietto. E poi, sotto Le Logge, grande festa con i bringoli, il piatto forte di Anghiari, notoriamente cucinato all’approssimarsi della festa novembrina. Ma non sono certo mancate castagne arrosto, accompagnate da vino nuovo o canaiola e da fette di brustichino con salsicce. Il tutto apprezzato dai numerosi avventori e visitatori presenti ad Anghiari.

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Un anno fa la Mostra al Caffè dello Sport

“SOVRAPPOSIZIONI” 1944 - 2009 di Paolo Rossi

La Storia appassiona, soprattutto quando esce dai libri di testo. Ricordo ancora quando con la maestra di Scuola Elementare studiavamo le vicende locali. Era affascinante ripercorrere fatti accaduti intorno ad Anghiari negli stessi identici spazi che vivevamo da alunni ogni giorno. In questo modo afferrammo che c’era un legame tra il nostro presente ed un passato anche lontano. La voglia di approfondire è venuta con l’Università, quando ho compreso che la Storia è fatta dai corpi, dalla gente comune, spesso travolta dalle decisioni non sempre illuminate dei potenti. La Storia militare mi ha sempre coinvolto, soprattutto ascoltare i racconti dei reduci della Seconda Guerra Mondiale. Anni addietro osservando le foto scattate dai soldati inglesi nel 1944 durante il loro ingresso nel territorio anghiarese, ce ne fu una che mi colpì in modo particolare. Forse l’unica foto in grado di rappresentare una realtà non mediata di quei terribili momenti. Un combattente inglese, un Gurka nepalese, riverso a terra all’imbocco del Borgo della Croce, saltato in aria sopra una mina antiuomo tedesca. Ordigni che non davano scampo. Ogni qual volta ho camminato su quello stesso selciato immaginavo la scena: quel giovane soldato reclutato dalle montagne del Nepal e giunto fino in Valtiberina dopo mesi di combattimenti nel corso della Campagna d’Italia, il suo procedere davanti la Chiesa della Croce, un passo fatale e lo scoppio improvviso, il corpo dilaniato e ucciso dalle schegge. L’IDEA - “Sovrapposizioni” è nata così, pensando a quante “storie” sono transitate ad Anghiari nel corso del secondo conflitto mondiale. Storie di persone anonime i cui vissuti ed i loro corpi hanno occupato gli stessi identici spazi in cui siamo collocati noi oggi. L’esperienza della guerra rappresenta quanto di più drammatico l’essere umano possa vivere. Ma allo stesso tempo quella stessa esperienza è capace di rivelare tratti di umanità inattesa. Sono i corpi a produrre “la storia”. La storiografia ufficiale e la macrostoria collocano i grandi eventi dentro spazi circoscritti, monumentali, dove le persone singole, anonime, le loro microstorie, appaiono estranee. Ma ognuno è protagonista nell’attimo in cui vive quel tempo e ne diventa testimone, anche se i libri tacciono il proprio nome. Ogni corpo è una biblioteca di vissuti. Ogni corpo genera e produce cultura, e ogni azione del corpo è rivestita di significati dai tratti anche bivalenti. Il genere umano è capace di produrre arti sublimi ma anche nefandezze raccapriccianti. La Seconda Guerra Mondiale attraversò tutta la nostra vallata. Coinvolse tutti, nel bene e nel male. Ci fu chi, soldato, combatté nei fronti d’Europa, chi perse la vita e mai poté tornare, chi divenne reduce imprigionato, chi combatté come partigiano, e così via. Molti civili subirono senza colpa alcuna le conseguenze dei bombardamenti aerei e delle artiglierie, saltando sopra le mine, o per le rappresaglie dei nazisti, o perché deportati. Quel tempo storico li ha investiti in pieno con conseguenze devastanti. Bambini, uomini, donne, anziani. Senza distinzione anagrafica o d’innocenza. Quanti sono sopravvissuti a quel periodo hanno potuto raccontare quei momenti attraverso i loro corpi, rimasti indenni dalle devastazioni. Anghiari fu liberata la mattina del 29 Luglio 1944, quando le prime pattuglie anglo indiane fecero il loro ingresso in paese giungendo dal Campo della Fiera. I tedeschi erano in ritirata, ma avevano minato le strade del centro abitato con cariche anticarro e antiuomo. La bonifica richiese ore di lavoro e qualche vittima. Quei giorni di presenza alleata ad Anghiari sono documentati dalle fotografie scattate dai cinereporter militari inglesi. Con “Sovrapposizioni” ho voluto ricollocare i protagonisti di queste immagini dentro il nostro

tempo, attraverso una sovrapposizione, appunto, che come un collante tra spazio fisico diacronico, cioè su più piani storici, connettesse il tempo già stato con quello presente, sincronizzando così lo spazio fisico attuale col tempo trascorso, e ricreando un unico nuovo istante contemporaneo. Come se quelle presenze, quei corpi, fossero ancora lì, nell’oggi, con noi, riempiendo gli stessi nostri spazi di vita quotidiana. Un evento qualsiasi occupa uno spazio e produce una memoria conservata nei nostri corpi. È quindi l’incedere del tempo a produrre la storia all’interno di un moto verticale? Oppure sono le storie degli uomini a caratterizzare il tempo? E se invece tutti i tempi storici fossero dentro lo stesso tempo? Tempi paralleli e sovrapposti, quindi sempre presenti. Come una radio riceve un’emittente per volta scegliendone la frequenza, pur essendoci istantaneamente centinaia di stazioni che trasmettono, noi siamo – forse - sintonizzati su un unico tempo storico che è il nostro, quello in cui siamo collocati e che percepiamo come reale. Ma se potessimo individuare le frequenze di un altro tempo, già stato o ancora da venire, saremmo capaci di leggerne la realtà, la fisicità? E ognuno di questi non potrebbe essere già l’oggi, ognuno contenuto dentro lo stesso spazio fisico? Domande forse senza risposta, connaturate coi misteri della vita stessa. LA STORIA - Nel Luglio del 1944 il fronte della Seconda Guerra Mondiale stava attraversando la Valtiberina. Gli inglesi nei loro rapporti militari scrivevano: “Le battaglie ad ovest del Tevere sono fra le più dure che le nostre truppe abbiano sostenuto dopo Cassino. I tedeschi lottano con accanimento e difendono ogni metro di terreno”. A metà del mese il versante valtiberino era ancora occupato dai reggimenti tedeschi presenti con la 44esima Divisione sulla zona di Tortigliano, Badia S.Veriano, Pian di Maggio e il 578° Rgt. su Monte Castiglione. Più a nord i reparti della 305esima Divisione occupavano la via della Libbia. Anghiari rappresentava per l’esercito alleato un obbiettivo intermedio da raggiungere. Il Maggiore Generale Reid, comandante la X Divisione Indiana, assegnò l’offensiva alla X Brigata. La XXV ebbe il compito di proteggere il fianco destro delle operazioni. L’azione d’avvicinamento verso Anghiari iniziò il 25 Luglio. La risposta tedesca fu violenta. Il 27 Luglio iniziò l’assalto alla collina anghiarese con i plotoni dell’VIII Manchester che mossero per primi in direzione di San Lorenzo, accolti da un fuoco intenso di mortai e artiglieria. Nella notte tra il 28 ed il 29 Luglio, mentre gli alleati sostituivano per l’avanzata decisiva i reparti in prima linea con truppe fresche, i tedeschi abbandonarono Anghiari. Il 29 Luglio il “3/1 Punjab”, batta-

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glione che aveva sostituito il “Manchester” sulla greppata di San Lorenzo e della Fossa, entrò finalmente nel centro abitato sbucando al Campo della Fiera. La nota di un’agenzia di stampa britannica, riportata dal Corriere della Sera il 1° Agosto 1944, informò che in Valtiberina era stato occupato quello che il comando inglese riteneva “l’importante nodo ferroviario d’Anghiari”. LA MOSTRA - La rassegna “Sovrapposizioni” è stata organizzata in collaborazione con il Caffè dello Sport di Via Mazzini, sede dell’esposizione dal 29 del mese di Luglio fino al mese di Dicembre 2009 grazie all’ospitalità di Rossano Ghignoni, con il patrocinio del Comune di Anghiari, Assessorato alla Cultura e l’Associazione Pro Loco. “Sovrapposizioni” ha voluto riportare alla memoria la presenza delle truppe alleate in paese attraverso una serie di 13 fotografie provenienti dal fondo fotografico sulla campagna d’Italia. Gli scatti originali sono conservati presso l’Imperial War Museum di Londra, e furono realizzati dai reporter militari inglesi al seguito delle truppe. Le immagini corredate da storiografia sono state pubblicate nel volume “La guerra di liberazione in Provincia di Arezzo 1943/1944” edito dalla Provincia di Arezzo nel 1987. I fotografi di guerra facevano parte dell’Army Film and Photografic Unit, A.F.P.U., unità cinematografica dell’esercito britannico costituita nell’ottobre del 1941 dal War Office, con il compito specifico di fornire documentazione degli avvenimenti bellici. L’Unità aveva sede negli studi cinematografici di Pinewood, presso Londra, requisiti in parte dal War Office, mentre il comando e la base operativa era situata nel Gret Central Hotel, distante un chilometro dagli studi. Cineoperatori e fotografi venivano scelti fra le varie unità dell’esercito e selezionati fra i soldati che nella vita civile avevano avuto una qualche esperienza come fotografi. Il corso durava 8 settimane. L’addestramento dopo la prima fase teorico pratica assumeva carattere più militare e l’ultimo periodo veniva svolto in una scuola di guerra. Al termine ogni allievo veniva promosso operatore o fotografo con il grado di Sergente. Il corso dell’Aprile 1944 formò 12 fotografi e 12 cineoperatori, poi inviati in Italia nel luglio 1944. Due di questi, Johnson e Loughlin, sono autori di molte foto scattate nell’Aretino. I cineoperatori usavano in prevalenza la cinepresa De Vry, macchina americana con 1 o 2 minuti di autonomia e una lunghezza di pellicola di 30 o 60 metri. Aveva tre obiettivi con innesto a baionetta. Gli operatori agivano in coppia: uno effettuava le riprese e l’altro ricaricava la macchina. Per le riprese fisse su cavalletto veni-

va usata la Newman & Sinclair, pesante e poco maneggevole. La squadra era completata da un fotografo che scattava immagini per la stampa. La macchina fotografica più utilizzata era la Super Ikonta, ma furono date in dotazione anche la Bessa Voigtlander, la Rolleiflex e la Kodak Medalist. I formati variavano dal 4,5 x 6, al 6 x 6, al 6 x 9. Non vennero mai impiegate macchine con formato Leica. Curioso notare che le macchine preferite erano di fabbricazione tedesca, che affluivano al Ministry of Information tramite i canali della neutrale Turchia. In zona operativa i reporter dovevano rispettare le consegne ricevute: “Qualche inquadratura fornirà prove documentarie per uso ufficiale, altre saranno inviate nei paesi alleati per fare circolare accuratamente certe informazioni. E quando tutto sarà finito le fotografie formeranno una parte dell’Archivio nazionale della guerra, da conservare nel tempo”. E ancora: “Non disdegnare qualche volta di truccare una fotografia se credi che questo sarà di sicuro effetto. La tua fotografia può essere tagliata in seguito per dare un risultato più efficace. E ricorda che le tue fotografie dovranno avere l’enfasi dell’azione in qualche luogo”. Ne consegue che le foto potevano subire trattamenti successivi dal War Office prima della diffusione, immagini dove il sangue non appariva sui corpi dei soldati, come se questi prendessero parte ad una guerra pulita, senza morti, asettica. Una guerra la cui realtà era così filtrata dai media. I FOTOGRAFI - Ad Anghiari è il Sergente Spittle ad essere autore di vari scatti e trasgredisce su alcune foto le istruzioni del War Office, quando ritrae il ferimento e l’uccisione di 2 militari indiani saltati in aria per lo scoppio di una mina, uno dei quali all’imbocco del Borgo della Croce. Altro fotografo “anghiarese” è il Sergente Wooldridge, che prepara un servizio di circa 8 pose con l’aiuto degli uomini dell’8° Battaglione del Reggimento Manchester. Tra queste, la foto scattata nell’attuale Via Mazzini, proprio di fronte all’ubicazione odierna del Caffè dello Sport. L’immagine ritrae un militare portaordini con la moto in dotazione parcheggiata a lato (sullo sfondo si intravede anche una jeep Willys) mentre si fa tagliare i capelli da un’adolescente anghiarese: Adriana Alberti Rossi. L’immagine è la testimonianza e la memoria storica di una giovinetta locale di 15 anni fotografata dal sergente reporter Wooldridge. Lo scatto originale, divenuto poi documento ufficiale, è conservato all’Imperial War Museum di Londra. DVD - Adriana (che era mia zia) nel mese di Luglio del 2008 mi rilasciò una lunga intervista in video dove raccontò quei giorni di guerra del 1944 e l’arrivo degli alleati, fatti ed episodi giornalieri che lei stessa annotava in un diario personale conservato fino ad oggi. Quel racconto appassionante, basato sulle sue annotazioni, è adesso divenuto un documentario su DVD della durata di 60 minuti, che ho realizzato di recente come apporto alla memoria storica anghiarese. Adriana Alberti Rossi è deceduta all’inizio di quest’anno. La sua narrazione rimarrà un contributo per le giovani generazioni, che per fortuna la guerra l’hanno vista solo al cinema. Con la speranza d’un futuro di pace vera, perché chi non ricorda la propria storia prima o poi è costretto a riviverla. Bibliografia di riferimento: Ivano Tognarini, a cura di, La guerra di liberazione in provincia di Arezzo 1943/1944, Provincia di Arezzo, 1987. Giuseppe Bartolomei, I sentieri della guerra, I.T.E.A. Editrice, Anghiari, 1994. Giovannino Fiori, “La memoria della gente comune”, I.T.E.A. Editrice, 1994. Le foto: Nell’altra pagina: Adriana Alberti Rossi ritratta in Via Mazzini mentre taglia i capelli ad un portaordini inglese, ieri e il luogo com’è oggi. In questa pagina la foto originale.

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Si è proceduto alla disinfestazione degli arredi lignei del Carmine

Lavori al Santuario

N

el mese di ottobre, la Salvarat di di Sansepolcro, una ditta specializzata in questo tipo di attività, ha provveduto a disinfestare dai tarli, notoriamente molto golosi di legno, gli arredi lignei del Santuario. Si è quindi provveduto alla sistemazione delle panche e degli altri oggetti in legno, sotto una specie di serra in plastica nella quale è stato effettuato il trattamento. La settimana dopo tutto è stato rimesso al suo posto. E qui viene la nota dolente. Per questo lavoro infatti si è resa necessaria molta mano d’opera prestata gratuitamente da alcuni festarini e da amici del Santuario. Per farla breve la partecipazione però è stata un po’ scarsa. E qui il paragone con quando c’è la festa dell’Ascensione e al Ristoro del pellegrino è un via vai di festieri e festarini è venuto spontaneo. Quindi, a maggior ragione, un grazie ai presenti e un invito perentorio a chi non è potuto venire a impegnarsi per una prossima occasione. ***

E

, rimanendo sempre al Santuario, ricordiamo che è in restauro la tela raffigurante la “Lavanda dei piedi” il cui costo sarà a carico della Società del Gesù Morto, così come deciso dal Consiglio Direttivo. Ricordiamo ancora che l’opera fa parte di un gruppo di cinque tele che riproducono gli stessi dipinti presenti nella Propositura di Anghiari e cioè “La Lavanda” e “L’ultima cena” (di Giovanni Antonio Sogliani 1492-1544). ***

A

ncora per il Carmine è stato presentato un progetto per la realizzazione di una bussola in materiale trasparente che permetta di entrare all’interno di essa in modo che i fedeli si possano fermare per un momento di meditazione e i turisti possano ammirare le opere d’arte mantenendo comunque la zona della navata inaccessibile. Il suo costo è abbastanza elevato ma la soluzione verrà trovata.

Il banco della sacrestia

La vignetta di Scacciapensieri:

Le donne lo fanno!

Si sta parlando della sacrestia della propositura. Da qualche settimana è iniziato il restauro del mobile, da sacrestia appunto (è il mobile dove vengono conservate le vesti per i sacerdoti e altri oggetti per le celebrazioni liturgiche), che ritornerà all’antico splendore. È un lavoro impegnativo, data la mole dell’oggetto, e in quest’occasione sarò fatto anche uno studio filologico (si cercherà di capire la storia dei vari interventi in precedenti restauri). Ricordiamo che il mobile fu oggetto del furto del 1994 con l’asportazione di alcuni sportelli. Ma quel fatto criminoso lo ricordiamo perché fu in quell’occasione che fu portato via il trittico di Matteo di Giovanni con un danno inestimabile oltre che per il valore economico soprattutto per il legame della nostra gente con quella sacra raffigurazione. Presto quindi potremo rivedere il banco della sacrestia di nuovo al suo posto ma restaurato.

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CRONAC HETTA

Mese di Ottobre 2010

dei fatti più strani, più importanti o più semplici, avvenuti ad Anghiari e narrati da me Anghiarino Anghiarese.

Mese di Settembre 2010 Giovedì 2. Oggi è nato Andrea Rossi di Angelo ed Erica Camerini. La sua famiglia abita a Bartuccino (vicino a Tubbiano) e il suo babbo è un provetto elettricista che ha la bottega al Terrato. * Stasera s’è fatto la cena di fine estate con i parenti Chialli per festeggiare la Santa. Abbiamo mangiato i poponi prodotti dalla famiglia Iacopucci sulle colline di San Lorenzo. Veramente buoni! Venerdì 3. Oggi è morta Santa Martini vedova Mondani. Ultimamente abitava a Firenze ma per anni è stata fedele e attiva collaboratrice della parrocchia di Tavernelle già dal tempo di don Gino. Domenica 5. Oggi è morta Vilma Poggini vedova Panichi. Abitava nel viale della Stazione ma era originaria di San Leo. Domenica 12. Stamani Gastone ha detto che portava suo fratello Neno al mare e che forse lo riportava. Lunedì 13. Oggi è venuto da me Frido in motorino perché tanto ha detto non piove. Gli è toccato farsi venire a prendere in macchina da Giulio! Martedì 14. Oggi era la festa dell’Esaltazione della Croce. Alla Messa alla Croce c’erano tutte le rappresentanti delle chiese di Anghiari. Mancava solo quella della Badia. Giovedì 16. Nel pomeriggio ho visto che una barca di formiche uscivano dalla terra e volavano via! Ma erano tante! Domenica 19. Oggi è morta Filvra Panichi vedova Poggini. Aveva 91 anni ed abitava a San Leo ma la sua famiglia era originaria di Maccarino. Anzi fu proprio la famiglia Panichi a dare il nome a quelle case. Lunedì 20. Oggi c’era un bel solarino e il Palterre era pieno di gente. Mercoledì 22. Anche oggi l’Anna Polverini si lamentava che anche lei aveva finito 80 anni ma nessuno aveva scritto gnente. Sabato 25. Stamani in piazza c’erano una ventina di motociclisti! * Oggi è morta Luisa Boncompagni vedova Romiti. Abitava ad Arezzo ma era originaria di Mocaia e prima ancora del Colle di San Lorenzo. Lunedì 27. Oggi è morta Gabriella Galli Bianchi. Aveva 86 anni e la ricordiamo di quando gestiva con il marito la merceria cosidetta di Mezzovino, in cima a Piazzetta delle legne. Mercoledì 29. Finalmente oggi hanno finito di buttarmi giù i quattro pini davanti a casa che erano pericolosi per la strada. Giovedì 30. Con Alessandro, Oliviero e la Santa siamo andati a trovare prima i parenti di Oliviero a Pratieghi e poi da don Arialdo Ruggeri a Ca’ Raffaello che ci ha fatto visitare le sue chiese e abbiamo passato insieme una bellissima giornata.

Visitate i Presepi! Verranno allestiti nelle nostre chiese da gruppi di volontari già da tempo al lavoro.

Venerdì 1°. Oggi è morto Giuseppe Girolimoni. Aveva 76 ed abitava alla Geppa, sotto Barliano, detta anche Gelle di piano. La sua famiglia però è originaria di Tizzano. Sabato 2. Oggi è morta Rina Peluzzi vedova Cangi. Aveva 86 anni ed abitava al Casotto, vicino al Cantone, ma prima ha abitato nella zona di Tubbiano. Lunedì 4. Oggi è nato Francesco Fontana di Emanuele e Daniela Ricci. La sua famiglia abita per il Borgo della Croce nella casa chiamata Ca’ Donati. Il suo babbo nel 2005 è montato sul carretto della Scampanata. * Oggi è morta Artemisia Rosadi vedova Cheli. Abitava al Campo della Fiera ma era originaria del Ponte alla Piera. Giovedì 7. Oggi è morta Ines Acquisti vedova Pernici. Aveva 90 anni ed abitava nelle case dette del Mammalucco ma la sua famiglia è originaria della zona di Casale. * Ho visto che sono iniziati i lavori al Palazzo Doni. Il Doni è stato l’ultimo Abate ed il primo Proposto della nostra parrocchia. Venerdì 8. Oggi è morta Lina Della Rina vedova Alberti. Aveva 88 anni ed abitava per la via di San Leo. Era originaria di Bucchio, vicino al Capannone di Fighille. Sabato 9. Oggi ho mangiato le castagne della Murcia e non me le ha date l’Homo selvatico ma l’Homo padellibus di Tavernelle. Buone! Venerdì 15. Oggi con Frido e la Santa siamo andati alla Murcia, nella macchia della Carla di Tavernelle, a raccattare le castagne! Ho recuperato anche qualche mela selvatica. * Oggi è morto Carlo Cherici di anni 77. Abitava a Roma ma era originario della Pieve di Sovara. Domenica 17. Oggi è morta Mercede Rossi vedova Bianchi. Aveva 90 anni ed abitava verso il campo sportivo e la sua famiglia era originaria del Ponte alla Piera. Martedì 19. Oggi è morto Aldo Merendelli di anni 89. Abitava al Borgo ma la sua famiglia è originaria di Tavernelle. Mercoledì 20. Oggi è morto Giuseppe Bergamini di anni 84. Abitava a Mezzavia ma la sua famiglia è originaria dei Caldesoni. * Oggi è morto anche Marino Guadagni di anni 67. Abitava alle Ville, a Ca’ d’Antonio, e la sua famiglia è originaria del posto. Venerdì 22. Giornata piena! Stamani ho visto Giulio Camaiti che passava per piazza con un paio di giornali sotto il braccio. Poi mentre andavo a pranzo a Sorci con tutti i Chialli che il più giovane è Helliot e ha 4 mesi, al Campo della Fiera ho visto che stranamente non c’era nessuno a prendere l’acqua. Nel pomeriggio, tornando a casa, ho visto Gastone che coglieva il granturco nel suo campo sotto Palazzolo e aveva un branco di operai a costo zero. Giovedì 28. Oggi è morto Palmiro Mazzi. Aveva 86 anni ed abitava all’Orciolaia ma era originario del Bagnolo di sopra o Gualchiera. Venerdì 29. Oggi è nata Viola Fanciullini di Massimiliano e Alessia Lozzi. La sua famiglia abita a Lerchi ma il suo babbo è di Anghiari e la famiglia Fanciullini è originaria di Badia Tedalda. Sabato 30. Oggi è morta Ivonne Procelli in Salviati. Aveva 81 anni ed abitava a Sansepolcro ma era originaria di Anghiari e quelli con una certa età ricordano il babbo conosciuto come il Baglioni.

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Questo giornale lo potrete trovate su Internet www.parrocchiadianghiari.it Scriveteci: oratorio@parrocchiadianghiari.it o: Oratorio di Anghiari, Via della Propositura 6 - 52031 ANGHIARI

Novena di Natale A principiare da mercoledì 15 dicembre, nella chiesa di Propositura alle ore 18, inizia la Novena in preparazione del Santo Natale. Per tutto il periodo della Novena la S. Messa vespertina viene anticipata alle ore 17,15 circa. Domenica 19 dicembre la Novena non avrà luogo e la S. Messa delle ore 18 verrà regolarmente celebrata nella chiesa della Croce.

Ad Anghiari vecchio Venerdì 10 dicembre 2010 Madonna di Loreto Alla sera, dopo la Santa Messa, celebrata nella chiesa di Badia alle ore 18, verrà effettuata la consueta processione per le strade del castello antico di Anghiari dove verranno composti i Quadri viventi della vita di Gesù, di Maria e dei Santi. Apriamo il nostro cuore a Maria


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