2011-6 Oratorio di Anghiari

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PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHI

C on R tie ed n az e i io ns na er le to

DICEMBRE 2011 - GENNAIO 2012

N. 6

Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue


Desideri nascosti Desideri nascosti a volte affollano i pensieri sensazioni veloci di pulsioni che forze esterne o forti timori rimandano al libro delle illusioni

l'editoriale di enzo papi

D Franca Ciucoli

Copertina di Natale Siamo a Natale e non è un caso che la sacra Famiglia sia in copertina. Una famiglia e una grotta: una grotta aperta sul mondo, una grotta aperta ad ogni uomo. Una grotta e nello sfondo un paese come tanti della nostra terra. Quella famiglia è accanto ad ogni nostra famiglia. Eccola la famiglia, la Sacra Famiglia, in tutta la sua umanità e semplicità: Maria, dolce madre, Giuseppe, padre che stringe e veglia il focolare. È un’immagine classica, ma la presentiamo proprio come augurio di serenità. In essa diamo un occhio alla grandezza del Mistero, e un altro alla bellezza del mondo: così il cristiano vive la Natività. Il Mistero per venire al mondo e farsi compagno al destino di ogni uomo, ha scelto il calore di una famiglia. Non ha disdegnato la normalità di una famiglia umana per dare inizio alla sua incomparabile opera di redenzione. Da una famiglia nasce la speranza, la vita. Così possa essere nelle nostre case, in tutte. Questo è l’augurio che facciamo quest’anno.

Don Angelo

on Angelo Chiasserini? È morto all’improvviso a Roma, in una libreria di fronte al colonnato di S. Pietro: amore e fedeltà intransigente alla Chiesa di Dio e cultura. Una storia umana e sacerdotale singolare e ricca di insegnamenti. Cresciuto nella chiesa come si cresceva nella chiesa negli anni ’50: catechismo, questionari, concorsi su chi imparava meglio a memoria; poi la scuola quando la lezione si iniziava con la preghiera in classe e il maestro non si faceva patemi di bacchettarti se eri troppo zuccone o non stavi al tuo posto. Don Angelo: ovvero l’abitudine fin da bambino ad una vita senza tanti fronzoli e senza grandi disponibilità. Poi le superiori e un evangelico come compagno di banco; uno che sparava versetti di S. Paolo per ogni situazione ed evenienza. L’urgenza allora di studiare S. Paolo e la Bibbia per poter… sparare ad armi par! Le vie del Signore a volte sono singolari, ma sempre giuste. Una vocazione al sacerdozio può incominciare anche dall’incontro con un evangelico umanamente interessante! A don Angelo è capitato così! Altri incontri. Uno, soprattutto: il movimento di C.L. che, allora, si chiamava G.S., Gioventù Studentesca. Don Battista, un gruppo di amici, più o meno coetanei: le superiori, poi l’università. Il tutto vissuto secondo la precisione di un metodo di educazione alla Chiesa che don Angelo ha custodito nel proprio intimo e giocato poi nei lunghi anni che è stato prete senza schematismi. C.L. non era una associazione, ma un metodo di approccio alla chiesa che, grazie allo Spirito, esiste da duemila anni! È da studente che crescono le difficoltà della vita: la mamma muore, il papà si ammala. È spazzino e rischia di perdere il posto. Gli unici soldi che entrano in casa: così lo studente di filosofia Chiasserini Angelo prende carrettone e scopa di saggina e tutte le mattine, dalle cinque, spazza le strade della sua porzione di Borgo. Si laurea dopo aver studiato tutto su Kant e Bonhoefer ed entra in seminario. Prete… da grande! Uno dei primi esempi; una volta –di norma- si entrava in seminario da bambini: tanti bambini e pochi preti. Da don Angelo in poi spesso si entra in seminario da grandi e si diventa preti. Come ha fatto don Marco; e infatti –per lui- la perdita di don Angelo è stata più dura che per altri. Più giovane di oltre dieci anni, vedeva questo amico più grande così ragionino, e convintamente sicuro di sé; deciso nelle scelte e così umanamente solido nonostante una vita tutt’altro che facile. Infine la scelta di entrare in seminario. E don Marco ne ha seguito alla lettera la testimonianza umana: impegno nelle scuole superiori secondo il metodo che ormai si chiamava C.L., poi l’università e la laurea in architettura. Quindi, come Angelo, da vecchio, il seminario. Prete anche lui, come lui. Oggi, mentre scrivo queste righe, ringrazio lo Spirito che ha permesso di incontrare nella strada della mia storia persone tanto interessanti. E convincenti. I testimoni sono così.

L'ORATORIO DI ANGHIARI - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue Anno XLIV - Periodico del Vicariato di Anghiari e Monterchi. Con approvazione della Curia di Arezzo Aut. Tribunale di Arezzo n. 5 del 28 aprile 1967 - Dir. Resp. Enzo Papi - Stampa: Grafiche Borgo, Sansepolcro. Redazione:donmarcosalvienzopapimariodelpiaalessandrobivignanistefanobigiarinimonicaredentielisadelpianta.

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Le omelie di don Marco

tenute nella chiesa di Santo Stefano ad Anghiari

Cristo Re dell’Universo*

O

ggi è l’ultima domenica dell’anno per il ciclo liturgico. Per il ciclo della Chiesa è l’ultimo giorno dell’anno come se fosse il 31 dicembre. Da domenica prossima comincia il nuovo anno liturgico, comincia l’Avvento, infatti domenica prossima è la prima domenica di Avvento. Che cos’è la festa che oggi conclude l’Anno liturgico, l’ultima domenica dell’Anno? Abbiamo passato 52 settimane, questa è l’ultima domenica che ci apprestiamo a vivere in vista dell’inizio del nuovo anno ed è questa festa: Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo. Qual è questa signoria di Cristo? È la seconda lettura che lo dice: è Cristo che ci ha liberato dalle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto. Egli è l’immagine del Dio visibile, primogenito della creazione. E qui è importante: tutte le cose sono state create in vista di lui e per mezzo di lui. In poche parole Cristo è il centro della vita. Tutte le cose che vediamo, che possediamo, senza la sua presenza senza il suo riferimento sarebbero altro e non sarebbero vere. È Cristo che rende significativa la storia di questo mondo e la storia di ciascuno di noi. Senza Cristo saremmo disgraziati. In Cristo tutte le cose sono state ricapitolate cioè ogni cosa trova il suo senso e il suo significato. I sentimenti che viviamo, le cose che possediamo, gli avvenimenti della storia, tutto, tutto trova senso e significato in Cristo. San Paolo ci dice: Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono. Tutte in lui sussistono. In poche parole questo microfono, questo leggio, la nostra stessa vita non avrebbe senso e significato senza Gesù. È Gesù il significato vero. C’è una parola difficile però significativa: Cristo è l’ermeneuta della vita e della storia, cioè è il significato di ogni cosa. Ma perché Cristo è reso capo? C’è una signoria di Cristo su tutte le cose per un gesto, un gesto che ha compiuto, è il gesto della donazione di sé nella croce.

È un re un po’ strano, che non basa la sua signoria sulla forza, sugli eserciti, sulla potenza, sulla distruzione delle armi, è un re che trionfa attraverso una apparente sconfitta. Perché la croce è una sconfitta. Ma in quella croce c’è il trono di Gesù, perché è un gesto di amore ed è attraverso quella donazione totale di sé che fa nella croce, che diventa signore di tutte le cose. E questo è importante, è un re che fonda la sua vita, la sua potenza, la sua forza non secondo i criteri di questo mondo ma attraverso un gesto totale di sé in una offerta che consuma la sua stessa vita. Cioè Cristo è re dell’universo perché nella croce dona tutto sé stesso. E non è un Cristo che muore nella croce ma che trionfa; non è il segno di una sconfitta la croce, ma il segno di una potenza, il segno di una affermazione di sovranità perché l’amore vince ogni cosa. Allora noi siamo chiamati proprio in questa domenica dell’anno a metterci sotto la potestà di Cristo, cioè la croce e Cristo come signori della nostra vita, cominciare a guardare a lui sempre, cercare di renderlo presente in tutta la nostra vita. E come si fa? Attraverso quello stesso amore che lui ci ha insegnato. Ogni volta che riviviamo questo amore, questa offerta totale di sé, Cristo è signore di noi e dell’universo. Chiediamo allora che la festa di oggi possa riempire il nostro cuore di quella certezza che il Signore ci ha donato, che sappiamo riconoscere ogni giorno della nostra vita che Cristo è Signore e che ci uniformiamo e ci lasciamo vincere da quell’amore che ci ha donato nella croce, il segno della sua potenza. *Omelia del 21 novembre 2010

Nell’ambito delle manifestazioni di ANGHIARI DI NATALE, l’Assessorato alla Cultura del Comune di Anghiari e l’Associazione Pro Anghiari, in collaborazione con gli “Amici del Presepio di Città di Castello”, organizzano, nella splendida cornice della Chiesa di Sant’Agostino di Anghiari, una:

M O S T R A * D I * P R E S E P I * A RT I S T I C I Chiesa di Sant’Agostino - Anghiari 8 dicembre 2011 - 8 gennaio 2012 Iniziativa nell’ambito della Mostra Internazionale di Arte Presepiale di Città di Castello, XII Edizione

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CALENDARIO LITURGICO a cura di Franco Cristini

27 dicembre martedì - San Giovanni apostolo ed evangelista: Fratello di Giacomo il Maggiore, originario della Galilea, fu chiamato da Gesù mentre era intento a riparare le reti in riva al lago di Tiberiade. Apostolo prediletto da Gesù fu presente sul Calvario dove ricevette l’incarico di prendersi cura della Madonna. Ha composto l’Apocalisse. 28 dicembre mercoledì - Ss. Innocenti martiri: Erode ordinò di uccidere tutti i bambini maschi da due anni in giù così da assicurarsi che il profetizzato avvento del nuovo re dei Giudei, non potesse avverarsi. Gesù invece fu salvo perché i suoi genitori fuggirono in Egitto. 30 dicembre venerdì – Santa Famiglia di Nazaret. 31 dicembre sabato – San Silvestro I papa. Alla S. Messa vespertina delle ore 17 a Tavernelle e delle ore 18 ad Anghiari in Propositura, “Te Deum” canto di lode e ringraziamento per tutto ciò che il buon Dio ci ha donato nell’anno passato.

Mese di Dicembre 2011 Tempo di Avvento 1° dicembre giovedì - Primo giovedì del mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni. 2 dicembre, venerdì - Primo venerdì del mese. Nella chiesa di Micciano alle ore 20, S. messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza. Alle ore 21, nel Santuario del carmine, S. Messa con adorazione. 4 dicembre domenica - II Domenica di Avvento. Sante Messe secondo l’orario festivo. 6 dicembre martedì - Primo martedì del mese. In Propositura alle ore 17 Ora di Guardia con recita del Santo Rosario. 7 dicembre mercoledì - Sant’Ambrogio vescovo e dottore della Chiesa, patrono di Milano. Ambrogio è nato a Treviri circa il 340. Studiò a Roma e nel 374 fu eletto vescovo di Milano. Zelante pastore ed eloquente predicatore sostenne la dottrina della vera fede contro gli Ariani. 8 dicembre giovedì - Immacolata Concezione della B.V.M. Sante Messe secondo l’orario festivo. 10 dicembre sabato - Beata Vergine Maria di Loreto. Alla sera, dopo la S. Messa, celebrata nella chiesa di Badia alle ore 18, verrà effettuata la consueta processione per le strade del castello antico dive verranno composti “Quadri viventi” della vita di Gesù di Maria e dei Santi. Apriamo il nostro cuore a Maria: è la nostra mamma. 11 dicembre domenica, III Domenica di Avvento. Sante Messe secondo l’orario festivo. 13 dicembre martedì - Santa Lucia vergine e martire. Morì probabilmente a Siracusa durante la persecuzione di Diocleziano; vuole la leggenda che durante il supplizio le siano stati strappati gli occhi. Protettrice della vista. 15 dicembre giovedì - Nella chiesa di Propositura alle ore 18 inizia la Novena in preparazione del Santo Natale. Per tutto il periodo della novena la Messa vespertina viene anticipata alle ore 17,15 circa. Domenica 18 la Novena non avrà luogo e la Messa delle ore 18 verrà celebrata regolarmente nella chiesa della Croce. 18 dicembre domenica - IV Domenica di Avvento. Sante Messe secondo l’orario festivo. 24 dicembre sabato - Nella chiesa di Propositura in Anghiari e nella chiesa di Tavernelle, dalle ore 15 confessioni. Alle ore 22 S. Messa nella chiesa di San Lorenzo. Alle ore 23 al Cenacolo di Montauto e, alle ore 23,45, nella chiesa di Propositura in Anghiari. Non verrà celebrata la messa prefestiva delle ore 18.

Mese di Gennaio 2012 1° gennaio domenica - Capodanno. Maria santissima madre di Dio. Sante Messe secondo l’orario festivo. 2 gennaio lunedì - san Basilio e Gregorio vescovi e dottori della Chiesa. 3 gennaio martedì - Primo martedì del mese. In Propositura alle ore 17 Ora di Guardia con recita del Santo Rosario. 5 gennaio giovedì - Primo giovedì del mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni. 6 gennaio venerdì - Epifania di N.S.G.C. S. Messa secondo l’orario festivo. “All’apparire della stella dissero i Magi: “Questo è il segno del grande Re, andiamo a cercarlo, portiamogli i doni: oro, incenso e mirra.”

Tempo ordinario 8 gennaio domenica - Battesimo di Gesù. Sante Messe secondo l’orario festivo. 15 gennaio domenica - Domenica II del tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 17 gennaio martedì - Sant’Antonio abate: insigne padre del monachesimo, nacque circa l’anno 250, morì nel 356. Protettore degli animali domestici, soprattutto dei maiali. 21 gennaio sabato - Sant’Agnese vergine e martire: morì martire a Roma nella seconda metà del III secolo. Forte della sua fede cristiana affrontò la morte per decapitazione con coraggio e forza d’animo. La tradizione vuole che il giorno della sua festa si benedicano gli agnellini. 22 gennaio domenica - Domenica III del tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 24 gennaio martedì - San Francesco di Sales vescovo e dottore della Chiesa (1567-1622). 25 gennaio mercoledì - Conversione di San Paolo apostolo. “Lodiamo il nostro Dio che ha convertito Paolo al Vangelo.” 28 gennaio sabato - San Tommaso d’Aquino sacerdote e dottore della Chiesa (1225-1274). Grande studioso di teologia scrisse la Summa teologica, l’opera più celebre dove affrontò straordinari interrogativi di fondo: Rapporto fra fede e ragione, fra realtà a pensiero, fra corpo e anima e il problema dell’esistenza di Dio. 29 gennaio domenica - Domenica IV del tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 31 gennaio martedì - San Giovanni Bosco sacerdote (18151888). Fondatore dei Salesiani; si occupò in modo particolare dei giovani e dei poveri.

TEMPO DI NATALE (fino alla solennità dell’Epifania) 25 dicembre domenica - Natale di Gesù. Sante Messe secondo l’orario festivo. “Venite adoriamo il Signore che è nato per noi.” 26 dicembre lunedì - Santo Stefano diacono, primo martire: il diacono Stefano, il cui incarico specifico era quello di occuparsi dei bisognosi, fu il primo martire a versare il proprio sangue in nome di Cristo. Fu infatti lapidato fra il 30 e il 36 dopo Cristo. Per questo la Chiesa lo venera come protomartire, cioè primo testimone della fede.

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S. MESSE FESTIVE CELEBRATE NELLE CHIESE DEL VICARIATO DI ANGHIARI...

Corso in preparazione al Matrimonio

Ore 8,00 Ore 8,30 Ore 9,00 Ore 9,30 Ore 10,00 “ “ Ore 11,00 “ “ “ Ore 11,30 Ore 12,00 Ore 16,00 Ore 18,00

Il 18 novembre è iniziato il corso in preparazione del Matrimonio. Le coppie interessate a sposarsi in questo anno possono rivolgersi in parrocchia (0575-788041) oppure da suor Claudia di Montauto (0575-723072).

Incontri di catechesi

-PIEVE DI MICCIANO -ANGHIARI: Chiesa di S. Stefano -CENACOLO DI MONTAUTO -ANGHIARI: Chiesa di Propositura -SANTUARIO DEL CARMINE -SAN LEO (sospesa per lavori) -TUBBIANO -ANGHIARI: Chiesa di Propositura -PIEVE DI MICCIANO -PIEVE SOVARA -TAVERNELLE -VIAIO -TOPPOLE -PONTE ALLA PIERA -ANGHIARI: Chiesa della Croce

... E DI MONTERCHI

Incontri di catechesi per famiglie e adulti. Sempre alle ore 18,30. Riprende il cammino di catechesi mensile per adulti al Cenacolo di Montauto. Quest'anno il tema sarà “I Guariti nel Vangelo di Marco”. Prossimi appuntamenti 3 dicembre 2011, 14 gennaio e 18 febbraio 2012

Ore 8,45 San Michele Arc.lo a Padonchia Ore 9,30 S. Maria della Pace Le Ville Ore 10,00 CHIESA della Madonna Bella Pocaia Ore 11,15 San Simeone profeta a Monterchi Ore 17 (ore 18 estivo) San Simeone a Monterchi Ultima domenica del mese chiesa di San Michele Arc.lo a Pianezze ore 16 (ore 17 estivo).

MESSE PREFESTIVE: Ore 16 (ore 17 estivo) Tavernelle Ore 16,00 (ore 18 estivo) Arcipretura Monterchi “ Catigliano (ogni 15 giorni) Ore 17,00 Madonna Bella a Pocaia Ore 18,00 Propositura Anghiari

Scuola di Comunità

Primo venerdì del mese al Carmine

Ogni due settimane, il giovedì, proponiamo la Scuola di Comunità con la lettura del libro “Il senso religioso”. Gli incontri alle ore 21 in parrocchia. Info 0575-788041.

Ogni primo venerdì del mese, al Santuario del Carmine, S. Messa con adorazione alle ore 21. 5


IL PALTERRE*: dove gli Anghiaresi parlano di Anghiari, e non solo

* Queste pagine possono essere lette dagli anghiaresi senza particolari prescrizioni. Per gli altri si consiglia moderazione.

Piazza Baldaccio

Teresa Mercati

Echi e voci del passato

Teresa Mafucci è nata a “Campalone de mezzo” nelle colline di Anghiari, la prima di quattro fratelli. Il suo nome è quello della nonna paterna morta poco tempo prima della sua nascita. Si è sposata abbastanza presto, a diciotto anni e mezzo, ed è andata a stare in casa del marito a Paolone, in Valle. Dopo un mese e 22 giorni Olivo è partito per il fronte francese. Da lì è ritornato e poi è ripartito e per cinque anni ha girato in varie nazioni con l’esercito in guerra senza che a casa si avessero sue notizie. Da Paolone è andata a stare a Maccarino dalla Néna dei Valbonetti, assieme al suocero, dove le avevano recuperato una stanza. Qui lei e il suocero davano una mano facendo tutte le faccende che c’era da fare. Un giorno Ninnio, quello del caffè di piazza, arriva giù a Maccarino dicendo che ha una “imbaciata”. Dice che hanno detto che hanno visto Ulivo ad Arezzo. Invece era già arrivato ed era nel suo caffè e alla fine lo disse. Allora la Teresa via di corsa ad Anghiari passando dalla Portaccia. Giunta quasi in cima, dalle mura berciano che Ulivo è venuto a casa ma passando per la Croce ed è già al Vignolo. E allora via di corsa verso la Croce e lo incontrò lì da Fico. Ha riportato la sua gavetta su cui aveva scritto con un punteruolo tutti i posti in cui era passato. Dopo qualche giorno arrivò un mazzo di lettere e cartoline che erano state scritte nei cinque anni e mai arrivate. Successivamente la Teresa va ad abitare ad Anghiari, presso la casa in cui abitava anche la Lotta e qui svolge una attività rocambolesca allevando maiali. Poi sono nati i suoi tre figli. Ma veniamo alla sua attività per la quale ha lavorato tanto. Del ‘52 era riuscita a fabbricare un pezzo della casa dove abita ancora. Del 1968 ho cominciato a fare le ciacce fritte che portava all’Inghirami e quando le operaie arrivavano o ritornavano a casa si fermavano volentieri da lei per uno spuntino, poi le hanno dato la licenza per i panini, poi caramelle ed altre cose ed infine poteva fare anche il caffè. Con la famiglia sono quindi riusciti a costruire la seconda parte della casa e allora venne l’idea di realizzare una pizzeria utilizzando i nuovi locali a piano terreno. Questo del 1982 e Ulivo era il pizzaiolo veramente in gamba perché la nostra pizzeria era ed è ancora molto apprezzata. Ho dimenticato di dire che la pizzeria ha ancora il mio nome. Si chiama infatti Pizzeria Zi’ Teresa e il nome glielo mise mio nipote Fausto Valbonetti. Ora tutti i miei familiari mi hanno festeggiata per i miei 90 anni e sono molto contenta di avere attorno figli, nipoti e bisnipoti che mi vogliono bene. Anche noi della Redazione volentieri mandiamo i nostri auguri laggiù verso la Stazione.

Fonte battesimale, 1442 “Fra i libri di ricordi della Firenze quattrocentesca, quello di Ser Giusto di Giovanni Giusti, notaio d’Anghiari, è eccezionale, sia per il panorama che ci fornisce della sua vita in Firenze e fuori, come rappresentante di una serie di facoltose famiglie di Anghiari.” Voglio riportare una interessante “spigolatura” a dimostrazione dell’antico detto “se la ruota non la ungi, la ruota non gira”, a proposito della licenza per edificare la Cappella per il fonte battesimale ad Anghiari. Dal giornale del 1442 di Ser Giusto Giusti … “Martedì a dì 16 gennaio in Fiorenza, per mezzanità di Maestro Ruberto d’Arimino, scrittore in corte del papa, faci fare un supplicazione al papa per parte del Comune e uomini d’Anghiari che si degnasse concedere che nel castello d’Anghiari si facesse una cappella per lo battesimo. Fecela messer Paolo Picciolpasso da Bologna. Giovedì a dì 31 detto in Arezzo avemmo grazia e licenza da messer lo vescovo di fare el battesimo in Anghiari e che fosse libero, e promettemmo segretamente dare al vescovo fiorini cinquanta. Fò operatore a farci avere detta licenza messer Currado da Montepulciano, vicario del detto vescovo, che ce la controversia ser Mariotto d’Anghiari, piovano di Micciano, e i suoi popolani che erano alla presenza. 27/10/2011 f.t.

Mattina C'è un mattino che è come il primo mattino del mondo. È il mio mattino a Montauto. È mio perché tutti gli altri dormono, mi alzo presto, e quando apro il portone tutto l'azzurro mi abbraccia, e il verde dei pini e la nebbia di San Sepolcro. Annaffio le mie piante guardandole una per una per scoprire i bocci nuovi, e sento l'acqua che gocciola sulle foglie delle ortensie e immagino il piacere che provano nel ricevere quel fresco. Dopo prendo un piccolo vassoio con la mia colazione, pane nero di sabrina, burro e miele di castagno, una tazza di tè, e mi siedo vicino alle piante bagnate e respiro il fresco e ascolto il grande silenzio del giorno nuovo. Nel bosco due gazze litigano. I caprioli non abbaiano più perché il sole è alto. Intorno alla torre due falchi rossicci vanno a imboccare i piccoli: le loro ali spiegate non fanno nessun rumore. Questo è il nuovo mattino di Montauto che Dio mi ha donato. Lucrezia Barbolani di Montauto

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...il Palterre, ovvero Ridendo castigat mores

Ho adottato un cassonetto

E45=E78

Auguri a Mauro e Daniela

di Clèto

di Emmedipì

Di fronte a casa mia c'è un cassonetto verde in plastica. Tutti lo usano e io sento il coperchio quando si chiude. Poi al mattino presto, e nel pomeriggio, sento il camion che passa, lo scarica e riparte e di lì a poco i cittadini cominciano a riempirlo di nuovo. Intorno al cassonetto, e sotto di esso, si sono accumulati foglie e vari detriti caduti proditoriamente al di fuori e che nessuno si è sognato di raccogliere. Allora ho deciso di intervenire. L'ho spostato, ho pulito alla meglio, ho strappato un paio di erbacce nate nonostante il caldo e l’asfalto, e l'ho rimesso al posto. Ma intanto che facevo questa operazione ha cominciato a raccontarmi che la sua vita sarebbe anche tranquilla ma non gli va giù che spesso, quando aprono il coperchio, tutti si ritirano indietro disgustati per il cattivo odore. Lui si sente in colpa. Ma la colpa, aggiunge, è di quello che buttano qui dentro, cioè i residui della loro giornata di consumatori incalliti scaricati, addirittura, non nei sacchetti, ma così, alla rinfusa. E allora è chiaro, di lavaggi se ne parla poco e il cattivo odore abbonda. “Io vorrei fare qualcosa ma non posso”, riprende il cassonetto. Fra l'altro sono ancora rintronato che una nonna ha aperto bene il coperchio e, buttato giù il sacchetto, ha lasciato di scatto il coperchio. Ma io intanto avevo finito il mio lavoro e sono rientrato in casa.

Di uguale dovrebbero avere soltanto l'enorme importanza per noi valtiberini. Ci collegano con Orte/A1 e Cesena/Ravenna la E45 mentre con la E78 andiamo all'Adriatico o al Tirreno. Invece di uguale hanno che, dopo non tantissimi anni dalla loro realizzazione, sono piene di buche rendendo a volte il passaggio se non pericoloso senz'altro non degno di una strada di questo livello. Della loro precarietà me n'ero dimenticato durante le ferie. Ma un viaggio a Cervia e altri due o tre ad Arezzo me l'hanno fatta ricordare. L'Ente gestore di queste strade vedo che esegue rattoppi e asfaltature, ma dopo pochissimo tempo le buche tornano fuori. Vuol dire che il problema è alla fonte, quando le hanno realizzate. Mi sembra strano e da non credere che non ci sia stata contestazione dei lavori fatti da chi tali lavori li ha ordinati e pagati (che poi pagati li abbiamo pagati noi cittadini mentre ordinare li ha ordinati qualcun'altro). Percorrendo la statale nella valle del Sovara, la Senese-Aretina o Anconetana, come la chiamano ad Arezzo, io posso comprendere lo stato di deterioramento. Questa arteria è stata realizzata nei primi dell'ottocento (si chiamava Strada Regia dell'Adriatico) e destinata al transito di carri e carrozze. Ma per queste nuove arterie penso non sia più ammissibile uno stato di degrado come quello che ognuno di noi può vedere e, purtroppo, subire.

La vignetta di Scacciapensieri:

Lieta ricorrenza per Mauro Tanfi e Daniela Ghignoni per il loro venticinquesimo anniversario di matrimonio o nozze d’argento. Erano stati uniti in matrimonio da don Tonino, parroco delle Capanne, nella chiesa del SS. Crocifisso di San Giustino il 14 settembre del 1986. Ma come si sono conosciuti i nostri amici? Tutto è successo quando Mauro andava di sala in sala a suonare con il complesso Élite. Oggi, dopo venticinque anni, nella stessa chiesa del SS. Crocifisso hanno rinnovato le promesse del matrimonio e poi la festa è continuata al ristorante “Il Cerro” di Caprese Michelangelo con familiari ed amici, proprio come allora. Nella foto i due giovani sposi ai quali vanno gli auguri dei familiari, degli amici e, ne sono sicuro, dei clienti della barberia in Piazzetta delle legne, a cui vanno aggiunti quelli della Redazione.

Un po' d'ordine

I cani di oggi?!

Entrando nel cimitero di Anghiari come è brutto vedere quegli orrendi contenitori dell'acqua di tutte le grandezze, colori e qualità di detersivi, sparsi qua e là nei viali e nei murelli. Io però suggerisco a chi di dovere, di fare uno stock di innaffiatoi piccoli, tutti uguali come ò visto in altri Cimiteri con il dovere, dopo usati, di rimetterli nei vari contenitori. Questo sarebbe ordine e rispetto per il luogo. Lo sappiamo che nei Comuni c'è la crisi ma la spesa mi pare minima. Sono sicura che qualcuno leggerà queste due righe. Se piace l'idea grazie a tutti, sennò amici come prima. Una donna di Anghiari

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LE NOSTRE CHIESE NELLA STORIA E NELL’ARTE

di don Quinto Giorgini

La Pieve di S. Maria Assunta a Micciano d’Anghiari

Terza parte

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in dai tempi antichi uno dei principali doveri del vescovo era quello della Visita Pastorale a tutte le parrocchie della propria Diocesi. Questa visita, insieme alla residenza del Vescovo nella propria Diocesi, è stata resa obbligatoria dal Concilio di Trento (1545 – 1563). S. Carlo Borromeo Arcivescovo di Milano dal 1565 al 1584 ha eseguito le norme tridentine visitando più volte la sua vasta diocesi ambrosiana. Anche il Concilio Vaticano II, nel decreto “Christus Dominus” ricorda ai vescovi l’impegno della visita pastorale frequente alla diocesi e nel canone 396 del nuovo codice di diritto canonico si legge: “Il Vescovo è tenuto all’obbligo di visitare ogni anno la diocesi o tutta o in parte, in modo da visitare tutta la diocesi almeno ogni cinque anni o personalmente oppure, se legittimamente impedito, tramite… il vicario generale o episcopale o un altro presbitero”. Dai numerosi documenti, registri, carte… conservati negli archivi della curia vescovile di Arezzo, si viene a conoscenza che anche i vescovi aretini, a scadenze più o meno regolari, hanno visitato la grande diocesi. Questi documenti manoscritti sono stati recentemente pubblicati in tre importanti volumi curati dagli storici locali don Silvano Pieri e don Carlo Volpi con il titolo “Visite Pastorali dal 1257 al 1584”. A questi volumi sono seguiti altri due contenenti in lingua latina la trascrizione de “La visita apostolica alla città e diocesi di Arezzo” fatta nel 1583 da mons. Peruzzi. Prossimamente gli stessi autori pubblicheranno anche quella riguardante la Diocesi di Sansepolcro. In quest’articolo, servendomi dei suddetti volumi, presenterò in sintesi le visite pastorali riguardanti la Pieve di Micciano effettuate nel XVI secolo, al tempo dei seguenti vescovi: Francesco Armellini (1518-1522), Ottaviano Sforza (1522-1527), Francesco Minerbetti (1527-1537), Bernardetto Minerbetti (1537-1574) e Stefano Bonucci (1574-1589).

2- Visita del 16 agosto 1535

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l vicario del vescovo mons. Francesco Minerbetti visitò la Pieve di S. Maria di Micciano di cui era pievano don Raffaele Mammoni (1535-1537) e cappellano don Bartolomeo Bernardini di Citerna. Chiesa, altari ecc. erano in buone condizioni però l’unico calice risultava un po’ incrinato e quindi ordinò di ripararlo. La croce, i candelieri, le tovaglie ed altri arredi erano poco decenti. Vi erano due pianete una bianca di damasco ed una nera e due camici. I beni ammontavano a 60 ducati. Il Corpo di Cristo era conservato in una pisside lignea non ben chiusa e quindi comandò di procurarsene un’altra, mentre l’Olio Santo era ben conservato e custodito così pure il fonte battesimale. Vi erano in parrocchia 450 anime di cui 250 ammesse alla Comunione, che tutti hanno regolarmente ricevuto. Esisteva un ferro per confezionare le ostie. Anche l’altare della Compagnia del Corpo di Cristo fu trovato ben ornato ed inoltre chiede di vedere i “capitula”, cioè le norme dell’associazione. Infine il Visitatore comanda che nessuno rechi danni al bosco della “Fracta” sotto pena di scomunica e di multa di ducati X da dividere a metà tra la curia vescovile, la chiesa o altri che ne abbiano diritto.

1- Visita del 6 giugno 1521

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u effettuata dal vicario del vescovo Francesco Card. Armellini insieme ad altre chiese del territorio anghiarese. Si annota che la chiesa parrocchiale e pievana di Micciano è “commoda et antiqua structura confecta est cum tribus navatis”, cioè era a tre navate ampie e antiche e la sua struttura salda. Era presente il rettore don Bernardo “de Mammonibus”. Fu visitato per primo il SS.mo Sacramento, che era conservato in un luogo “satis honesto et ornato” con vicino la lampada accesa. Fu visitato poi il sacro Fonte battesimale che presentava un coperchio antico (ostiolo antiquo) ormai consumato e quindi fu prescritto di restaurarlo. L’altar maggiore si presenta ben solido e consacrato e rivestito di tovaglie di lino. I paramenti, il messale e il calice avevano bisogno di essere restaurati. Le anime erano circa 360, affidate alla cura del cappellano ser Girolamo Lazzari.

3- Visita del 10 ottobre 1564

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l Vicario del Vescovo Bernardetto Minerbetti nel suddetto giorno visitò la chiesa parrocchiale e pievana di S. Maria di Micciano, di cui era rettore don Francesco Corteccia di Firenze (1538-1567) e cappellano don Sante “de Valle”. Don Sante, interrogato circa il numero delle anime tenute alla Comunione, rispose circa 250. In parrocchia tutti si sono regolarmente confessati e comunicati a Pasqua. Non c’era nessun concubino né usuraio. Poi visitò l’altar maggiore che trovò bene ordinato in tutto, così pure il fonte battesimale, i paramenti e gli altri arredi della chiesa. I frutti del beneficio consistevano in 300 staia di grano e 60 barili di vino. Di nuovo

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Le nostre chiese...

interrogato don Sante a chi spettasse il diritto di provvedere all’elezione di questa chiesa quand’essa rimaneva vacante, rispose alla famiglia dei conti di Monte Doglio e alla famiglia “de La Stufa de Florentia”.

Fonte battesimale, i libri e l’intero sacro edificio. Anche la Fraternità del S. Rosario, presente in questa chiesa, aveva al proprio altare tutto il necessario per celebrare la S. Messa. Interrogato il pievano don Bernardo circa le persone tenute alla S. Comunione, ha affermato che sono circa 400 e che tutti si erano confessate e comunicate. Le rendite del beneficio ammontavano a 200 scudi. La provvigione ed elezione a questa chiesa spetta per metà ai conti di Monte Doglio e per l’altra metà alla famiglia Della Stufa di Firenze e ai conti di Gonzaga, naturalmente con la conferma dell’Ordinario. 6- Visita del 20 maggio 1577

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l Vicario del Vescovo Stefano Bonucci, dopo aver visitato le chiese di S. Girolamo e quella priorale di S. Stefano fuori di Anghiari si recò alla pieve di S. Maria di Micciano. Nel manoscritto del verbale risulta illeggibile il nome del rettore, che non risiedeva in parrocchia, la quale veniva servita dal cappellano don Bernardo di Marco d’Anghiari. Celebrata la solita Assoluzione per i defunti, visitò il SS.mo Sacramento Eucaristico conservato in un tabernacolo di legno sopra l’altar maggiore in un vaso d’avorio. L’altare risultava fornito di candelieri, tovaglie, paliotto e predella e quindi in perfetto ordine. Così pure le tre pianete, i due camici, la croce, la bandinella (= stendardo), il campanello, il messale e turibolo. Solo il calice fu ritenuto non abbastanza solido. Era a posto pure il Fonte battesimale e i vasetti per gli oli santi, che erano però sprovvisti della custodia. I corporali erano purtroppo sporchi. Tutto il sacro edificio si presentava in buone condizione, eccetto i pavimenti delle due navate che risultavano polverosi e due sepolture erano prive di regolari chiusure. Anche l’altare al lato destro della Pieve, appartenente alla Società del Corpus Domini, si presentava bene ed era protetto da una balaustra di legno ornata di rose pure di legno. Il Visitatore ordinò però di acquistare una pisside d’argento per contenere le ostie consacrate. Le anime ammesse alla comunione erano circa 300. Naturalmente non hanno potuto confessarsi e comunicarsi Masso di Giacomo e la signora Licia, che vivevano in concubinaggio in località Valle. La prossima volta racconteremo la visita apostolica effettuata da Mons. Peruzzi a questa pieve nel 1583 per ordine del papa Gregorio XIII dopo il concilio tridentino.

4- Visita del 17 aprile 1567

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l rev.mo vescovo mons. Bernardetto Minerbetti nell’aprile del suddetto anno visitò le chiese della terra d’Anghiari, tra cui la chiesa parrocchiale di santa Maria, detta pieve di Micciano, di cui era ancora rettore don Francesco Corteccia e cappellano don Sante (Tensii) di Giacomo di detto luogo. C’erano 250 anime “ad comunionem”. I beni della chiesa fruttavano 250 staia di grano e 14 barili di vino. Il Visitatore trovò tutto in regola (“invenit omnia bene esse”). Si chiude il verbale della visita con la nota su un “sequestrum” riguardante i lavoratori dei beni della suddetta pieve nelle persone di Nardo Gervagni di Pietro, Nardo “de Gervagnis”, Serafino “de Cipriteno” e Pietro “de Celai”. 5- Visita del 13 settembre 1575

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ons. Stefano Bonucci, vescovo di Arezzo dall’anno precedente, discendendo da Montauto, dove era stato ospite dell’illustre signor Francesco, si recò alla pieve di S. Maria di Micciano, di cui era rettore don Bernardino “de Paolettis”. Entrato e celebrato il rito dell’Assoluzione dei defunti, visitò il SS.mo Sacramento dell’Eucarestia, conservato nel ciborio (= tabernacolo), collocato sopra l’altare in un vaso d’avorio. Non solo l’altare, ma tutti gli arredi e vasi sacri: calice, patena … furono trovati a posto, così pure il

Nell’altra pagina la Pieve di Micciano in un dipinto di Leone Bruschi. Qui sopra l’altare maggiore della Pieve.

INCONTRO PER FAMIGLIE... E ADULTI Tema: “I Guariti” nel vangelo di Marco relatore: Don Marco Salvi

Gli incontri, al Cenacolo di Montauto, saranno ogni secondo sabato del mese alle ore 18,30 e seguirà sempre la possibilità, per chi vuole, di fermarsi a cena. Info: 0575-723072 - 0575-723066 A maggio pellegrinaggio insieme alla scoperta di alcune Abbazie Benedettine. Avviso: in dicembre, per la concomitanza con la festa della Madonna di Loreto, l’incontro verrà anticipato al 3.

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Anghiari: piccole storie

Angolo della Missione

Scritte a quattro mani da Cesare e Ivano con i disegni di Monica Redenti

a cura di Franco Cristini

La sora Fanna

Pro Missioni Questo il rendiconto della Giornata missionaria 2011: Chiesa di Prepositura di Anghiari euro 734. Carmine-Ponte alla Piera euro 570. Chiesa di S. Stefano euro 246 Chiesa di Tavernelle euro 380. Per un totale di euro 1930. Tutto il ricavato verrà suddivisa fra la Diocesi di Arezzo, la Missione “Pole pole” in Tanzania, la Missione di padre Remo in Brasile e le Missioni delle suore Agostiniane in Mozambico e in India.

Ricordo di una cara collega Nel 1981, quando entrai in servizio del Comune alla Scuola Materna di Via Nova, vi trovai la mitica cuoca Novella e con lei Laura, aiutante-cuoca. Subito ebbi l'impressione che Laura non fosse di Anghiari perché a differenza di Novella, che parlava uno stretto anghiarese, lei non aveva accento, era tutta per benino. Seppi poi che era la figlia del famoso orologiaio Urio. Stando insieme tanti anni (ben 19) mi ha raccontato la sua vita che a volte non è stata facile. Ho potuto gioire e piangere con lei delle cose che la vita le ha riservato, belle e brutte. Andata in pensione si è dedicata prima di tutto alla sua mamma oltre che alla nipotina e alle figlie e poi si è resa disponibile in parrocchia. Ha fatto parte della Caritas, ha messo a disposizione la sua esperienza di cuoca per fare i pranzi ai ragazzi del GREST, all’oratorio. Era contenta di potersi rendere utile, come ha detto anche don Marco nell’omelia. Per me è stata una persona importante, mi ha insegnato tante cose. Ci siamo sentite verso i primi di luglio, mi aveva accennato che non stava bene, ma non immaginavo una malattia così, neanche per un momento ho pensato che stesse così male. L’ho sempre vista come una persona sana, non diceva mai che stava male, mai si lamentava. Un gran dolore quando ho saputo della sua morte. Vedere quelle finestre chiuse ogni volta che vado a casa fa male però dobbiamo pensare che la sua “missione” nella terra era finita: è stata un grande esempio. Parlando con chi la conosceva ho potuto capire che ha lasciato un grande vuoto, alla Caritas e al rione della Croce, ma ora, ne sono certa, ci aiuterà dal cielo. Francesca

La sora Fanna era più larga che alta e aveva un seno enorme a stento contenuto dal più grande dei “pettorali”. Nascondeva il tutto in un lungo abito nero e, seduta davanti alla sua abitazione, sembrava anche tranquilla, ma aveva una lingua molto tagliente che gli Anghiaresi si divertivano a solleticare. Il Maniscalco Barullone aveva la sua bottega dalle parti di Sant’Agostino. Il mercoledì, giorno di mercato, molte persone approfittavano per cambiare i ferri alle loro cavalcature lasciando il cavallo o la miccia al maniscalco. Anche un contadino di Mezzavia lasciò il suo cavallo a cambiare i ferri. A quel tempo usava proteggere il cavallo con una pettorina in pelle legata al collo ed era piuttosto cara. Mentre stava pagando, il maniscalco disse: «A ‘sto cavallo bisogna cambiagni anche la pettorina che è malmessa.» Il contadino rispose: «Nova è troppo cara! Ho già messo in giro la voce che mi ci ne vole una usata da spendere il giusto.» E il maniscalco: «Mi risulta che la Fanna ce ne abbia una. Potete passarci. Ditele pure che vi mando io!» «Grazie, farò così, ora che passo là da piazza» e così fece. Ma male gliene incolse perché la sora Fanna, affacciata alla finestra di camera cominciò a sbraitare: «Stupido imbecille, il maniscalco voleva prenderti in giro facendo riferimento al mio reggiseno un po’ grande. Ora scendo e te la do io la pettorina, brutto cretino!» Al contadino non rimase altro che partire di corsa con il suo cavallo.

Laura ci manchi! Abbiamo ricominciato da poco le nostre attività e le riunioni alla Caritas parrocchiale, alle quali tu eri sempre presente e la tua assenza ci pesa moltissimo. In ogni circostanza eri pronta, disponibile e attenta ai bisogni degli altri: il tuo sorriso e la tua sensibilità erano di incoraggiamento per noi e di sollievo alle persone sofferenti. Sei e rimarrai sempre con noi. Gruppo Caritas

Un motto della Fanna: La sora Fanna aveva due figli ambedue maestri elementari: La maestra Bettina e il maestro Gino, quest'ultimo sposato con la maestra Eva. Ma ecco il motto della Fanna: «Più ignoranti dei maestri... ci sono i professori!»

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Così lo ricorda una famiglia di parrocchiani

Don Angelo Chiasserini

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a mia conoscenza di Angelo risale agli anni delle superiori quando, ogni tanto, veniva ad Anghiari a trovare Paolo Lucertini e Paolo Moretti, suoi compagni di scuola (Istituto Magistrale di Sansepolcro). Poi non l’ho visto per anni fino a quando non ci siamo trasferiti ad Arezzo (1995) ed è così diventato il nostro parroco (fino al 2007 per me e mia moglie, fino alla sua morte per i nostri figli). Era prima di tutto un Prete. Lo sentivi da come parlava e da come agiva. A volte forse era un po’ scomodo perché non scendeva a patti; infatti al primo posto per lui c’erano sempre i poveri e gli emarginati, anche se questo richiedeva di andare contro le formalità e l’opinione dei benpensanti. Una parrocchia grande come la “Giotto” aveva bisogno di una figura con pochi indugi; in definitiva il Prete era lui; lui la figura di riferimento. Attorno alla Parrocchia ruotavano tante iniziative e attività (gli scout, la mensa giornaliera della Caritas con 50 pasti e più, i gruppi stranieri (soprattutto polacchi), i catecumeni, le conferenze, le feste come l’Epifania nel teatro del sottochiesa…), era tutto un fervore, c’era sempre qualcuno cui rivolgersi. La Chiesa era come un motore e lui forniva energia. Era un uomo della grande cultura. Non c’era argomento che non lo interessasse ed era sempre pronto a dibattere senza voler prevaricare ma neanche soccombere. Era un personaggio. A suo modo aveva il suo stile, povero, fatto di bretelle e sandali. La risata era sonora, a tutta bocca. Se lo invitavi, non disdegnava la buona cucina, che aveva cominciato a conoscere da giovane, orfano della madre, e da allora sapeva, fra le altre cose, fare e tirare la pasta fatta a mano. La sua morte ha sconvolto chi lo conosceva e lo

frequentava perché aveva ancora molto da dare; la veglia funebre si è protratta per più giorni in attesa del suo arrivo da Roma. I suoi parrocchiani lo hanno atteso e vegliato fino alla domenica, il giorno del suo funerale; stranamente da una parte si sentiva la sua mancanza, visivamente rappresentata da una stupenda foto sul Sagrato, dall’altra si sentiva in ognuno di noi la sua presenza come un qualunque giorno degli anni, dei mesi, dei giorni precedenti. Don Angelo era uno che lascia il segno. Pietro, Franca, Lorenzo, Giulia Nella foto don Angelo, assieme a don Marco e al diacono Fabio, in occasione del Convegno sulla famiglia da lui tenuto al Cenacolo di Montauto nel 2002.

L’angolo sprizzacervelli

4° quesito

Il bivio

di Ravella Merinista oratorioquiz@gmail.com

Un turista arriva ad Anghiari e deve raggiungere un agriturismo a Toppole. Dopo aver attraversato la Sovara alla Fossa trova un bivio senza nessuna indicazione. Al bivio però ci sono due ragazzotti anghiaresi famosi perché uno dice sempre la bugia e l’altro dice sempre la verità, ma il nostro turista non sa chi dei due dice la verità. Che domanda deve fare per essere sicuro di imboccare la strada giusta? Soluzione del quesito del numero scorso Ve la voglio dare così come l’ha scritta in una simpatica e-mail il nostro Massimo Meozzi “si preme il primo interruttore, si aspettano 10 minuti e intanto se fuma ‘na sigaretta, poi si spenge il primo e si accende il secondo e a questo punto si entra nella stanza. Se la lampadina è spenta ma calda è il primo, se è accesa è il secondo e se è fredda e spenta è il terzo” Uno ciao a Massimo, Alessandro, Stefania e a tutti quelli che si divertono a... scervellarsi. Aspetto risposte a questo indirizzo: oratorioquiz@gmail.com

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Gita pellegrinaggio a Roma La sveglia è presto; si parte a buio con il pullman da 30 posti più la “Lancia” di Don Marco. Dopo quelli del Borgo e noi di Anghiari si raccolgono quelli del Casentino, di Arezzo e oltre. E’ una volata fino a Piazza S. Pietro, già brulicante di gente di tutte le razze. Dopo qualche difficoltà con il cordone della security (sempre più difficile entrare in Chiesa), ci fanno passare in un cortile interno del Vaticano sul fianco sinistro della Basilica accanto a un cantiere di restauro dei travertini che vestono i palazzi vaticani. A gruppi, con la preziosa guida della nostra Caterina, nipote di Don Marco, che lì è di casa, si scende giù alla tomba di Pietro, per un viaggio profondo quasi venti secoli. C’ è qualche comprensibile problema di claustrofobia e di adattamento all’ambiente fatto di passaggi stretti e saturo d’umidità. Ma trovarsi a ridosso di un luogo tanto sacro e significativo per noi Cristiani e per di più al centro di vicende e ritrovamenti così intricati da sembrare un avvincente thriller archeologico, ci fa superare le pessime condizioni ambientali al limite dello svenimento. Poi vogliamo ritornare per l’ennesima volta a visitare la Basilica soprastante, piena di turisti malgrado i blocchi della security. Sembra strano, ma forse per la prima volta, apprezzo la Basilica non come monumento in sé ma come tempio sacro fatto per custodire nelle sue viscere un mistero originale di ossa e muri poveri ma carichi di un’energia che ancora plasma la storia. Poi mentre a pochi passi i Black-block, mettono a ferro e fuoco Piazza S. Giovanni (“ferro ignique delere” dicevano i Romani ), noi per contrappasso entriamo all’Ara Pacis, che Caterina ci spiega essere in realtà un monumento alla pace augustea, cioè alla pace forzata del vincitore. Il piccolo tempio è un miracolo di equilibrio classico dove regna la purezza di linee e armonia di proporzioni, ma il vero tema scottante è l’inserimento dell’involucro moderno di Meyer che avvolge questo simbolo della romanità classica con un’architettura di gusto attuale senza compromessi e timori reverenziali. La sera a cena, di fronte al lago di Albano, le discussioni e i commenti si sprecano: i viaggi di Don Marco e C. si intrecciano quasi sempre con avvenimenti e turbolenze che agitano il mondo ( es. due anni fa la guerra a Gaza in Palestina ed oggi le manifestazioni violente accanto agli “indignados” a Roma); i temi spirituali e religiosi accompagnano e illuminano i luoghi e i monumenti di grande interesse culturale (ci accompagna sempre lo spirito del pellegrinaggio ); vediamo spesso architettura moderna che per qualità si armonizza con le opere antiche, spesso valorizzandole (vedi l’ ara pacis ). L’indomani mattina, a due passi dal Colosseo, sprofondiamo nuovamente nelle viscere di Roma. Sotto la Chiesa di S. Clemente al Celio ci sono ben tre livelli

stratificati di costruzioni precedenti. Partendo dal basso, si attraversano stanze di abitazioni romane con soffitti in getti di antico calcestruzzo ancora perfettamente conservati; sopra c’è un tempio dedicato al culto del Dio Mitra (sec. III), contemporaneo e concorrente alla diffusione del Cristianesimo; sopra al terzo livello c’è la Chiesa dei primi secoli, con straordinari affreschi e con murature che fan da fondazione all’attuale soprastante S. Clemente, con mosaici e sculture di poco dopo il mille e affreschi forse con l’impronta del giovane Masaccio: un autentico concentrato di tesori che la nostra Caterina, al solito, riesce ad inquadrare e spiegare con grande passione. Poi, libera uscita attorno al Colosseo fino alla ripartenza in Pulman. Commento finale: che si chiamino “gite” o “viaggi” o “pellegrinaggi”, in realtà assomigliano a vere e proprie piccole esperienze di vita, dove il piacere della conoscenza si accompagna alla passione che ci trasmette la nostra Caterina e alla fede che ci fa da guida. Nella foto in alto il gruppo anghiarese di fronte al Battistero di san Giovanni in Laterano. - Qui sopra il gruppo è nella Domus pacis augustea mentre Caterina Papi (preziosa guida ed amica) illustra la storia romana del periodo.

Martedì 17 gennaio 2012 a Monterchi fiera e festa di Sant’Antonio

* La Fiera è al Mercatale, dove alle 15 circa verrà benedetto il mangime degli animali. * Nella chiesa arcipretale alle 16 verrà celebrata la Messa in onore del Santo con la benedizione dei panini da distribuire ai presenti. 12


Una testimonianza significativa

Turiddo Guerri e la Misericordia

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irca sei anni fa, Turiddo, mi telefoni e mi inviti, come Governatore della Confraternita di Misericordia, a casa tua per una “chiacchierata di carattere generale”. Nasce così un’amicizia che mi legherà a te fino alla tua morte ed oltre. Fin dal primo colloquio inizi a raccontarmi episodi riguardanti le tue vicende familiari; prima mi riveli piccoli tasselli, qualche aneddoto qua e là, poi, pian piano, incontro dopo incontro, la tua complicata esistenza, le tue vicissitudini, e, “perché no”, anche gli anni dell’insegnamento, del rapporto con i tuoi studenti che ancora a volte ti vengono a trovare, le gioie del riavvicinamento provvisorio con una delle tue due figlie. Nei nostri incontri prevalentemente settimanali, prendono vita discussioni, a volte anche accese, sulla religione, sull’ateismo, sulla storia, sulla politica, sulla letteratura, su tutte le argomentazioni di attualità del momento; è sempre un piacere in quanto godi di una lucidità intellettuale, di una cultura e di una preparazione veramente ampie e variegate. Ti apri sempre di più e comprendi che ormai il rapporto che hai con me non è più quello aperto con il “Governatore della Misericordia” ma assume anche connotazioni di reciproca amicizia e fiducia. Ha inizio una forma di collaborazione che, su tua richiesta, mi spinge ad occuparmi per tuo conto di alcune piccole incombenze (pratiche amministrative, contatti con le istituzioni, commissioni di vario genere…). In cambio, posso contare sulla tua stima e rispetto, nonché su piacevoli ore trascorse prevalentemente di fronte ad un bel fuoco scoppiettante acceso nel focolare del tuo piccolo studio o all’ombra della quercia secolare nel giardino. Non nascondo che a volte il tuo umore e la tua cocciutaggine mettono a dura prova la mia pazienza (ed io la tua, naturalmente), e solo in queste rare occasioni mi devo ricordare che hai quasi cento anni (sei nato il 15 febbraio 1911). Il tuo desiderio, che non manchi mai di esprimermi in ogni nostro incontro, è quello di far avere alla Confraternita di Misericordia un lascito importante da utilizzare in futuro per l’acquisto di un mezzo o per una iniziativa che possa rammentarti dopo la tua dipartita. È per questo motivo che nel 2008 lasci alla nostra Confraternita un librettino di risparmio, appunto intestato alla Misericordia, che alla fine conterrà novantasettemila euro. I tuoi contatti con il mondo esterno sono vivaci e lucidi: assiduo “internauta”, passi ore ed ore a curiosare con il computer sui contenuti degli argomenti più disparati; attraverso la posta elettronica mantieni con i giornalisti locali una discreta corrispondenza; profonda è la passione che nutri per la lettura e la musica, quella operistica in particolare; intenso è il tuo amore per la poesia, ed una di queste, da te scritta, diventerà il tuo epitaffio. Sono frequenti le tue “richieste” di aggiornamento informatico e su questo settore a me sconosciuto provvede con periodicità costante, con tanta pazienza e competenza, il nostro Michele. E così Michele, oltre alla gestione contabile della Confraternita, si impegna per anni garantendo una puntuale assistenza su tutta la tua strumentazione. Caro Turiddo, una delle più gravose fatiche è per me e Michele quella di convincerti che per le nostre “prestazioni” non vogliamo essere pagati; pur con notevole sforzo, riusciamo finalmente a persuaderti, anche se non manchi mai di regalarci, per Pasqua e per Natale, spumante, colomba e

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panettone. Durante il 2010 le tue condizioni fisiche peggiorano e quasi non riesci più a muoverti da solo. È il periodo durante il quale Rossella, che già da anni ti aiuta per le pulizie di casa, per la spesa e per altre piccole incombenze domestiche, diventa il tuo “angelo del focolare”. Ti assiste quasi ininterrottamente e, al di là dell’aspetto professionale nel ruolo di collaboratrice domestica, dimostra nei tuoi confronti una abnegazione ed un affetto straordinari, che non sempre gli stessi figli manifestano nei confronti dei propri genitori. Negli ultimi mesi, con l’aggravarsi delle tue condizioni, anche Daniela interviene per collaborare e per alleviare per quanto possibile la tua sofferenza; pure lei, come Rossella, mantiene con te un comportamento sereno e dolce, generoso, encomiabile, degno di stima e riconoscenza. Di tutto ciò, lo sai, rendo partecipe periodicamente uno dei tre tuoi nipoti, Paolo, che a sua volta fa da “ponte” per tenere informati gli altri due, Piero e Sandro. Tutti e tre, pur non conservando con te rapporti strettissimi e frequenti, nel momento del bisogno provvedono a fare la loro parte, senza tirarsi indietro, garantendoti, fino alla fine, l’apporto necessario. Ad inizio anno le tue condizioni di salute si aggravano: lasci questa vita terrena il 2 febbraio. Non vuoi cerimonie religiose e desideri solo essere accompagnato al cimitero di Pieve di Sovara dal sottoscritto, da Rossella e Daniela; sono presenti anche i tuoi nipoti. Abbandoni questo mondo in punta di piedi, alle soglie dei cento anni (al centenario mancano soltanto tredici giorni). Nella tomba, la tua poesia: La vita e la morte Un grido, ed è la vita. Un grido, ed è la morte. Nessun nascendo sa la propria sorte. Nessun morendo sa se è poi finita. Mistero della vita. Mistero della morte. Cosa dire della tua “ultima” poesia? Se da un lato conferma la tua posizione di ateo, da un altro lascia aperta una speranza di fede che, spero ardentemente, ti avrà già permesso di essere accolto in cielo dalla Misericordia Infinita di Nostro Signore. La Confraternita di Misericordia di Anghiari ti sarà sempre riconoscente, ed assieme alle preghiere per la tua anima, porrà in atto tutte le iniziative possibili per preservare in futuro i tuoi meriti ed il ricordo di te. Turiddo, che Dio te ne renda merito! Massimo Redenti

Avviso Le offerte, giunte numerose anche in questo ultimo periodo, verranno pubblicate nel prossimo numero dell’Oratorio assieme ai nuovi iscritti. Ancora un grazie a tutti i nostri benefattori.


Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres” Anghiari

sito internet: www.fratresanghiari.it

e.mail: info@fratresanghiari.it

LE DONAZIONI DI SANGUE CONTINUANO A CRESCERE !!! Boom a livello provinciale ed arrivo di una nuova Associazione Fratres

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ncora notizie positive per il nostro Gruppo dal Centro Trasfusionale di zona: il bilancio delle donazioni di Sangue intero e di plasma da parte dei volontari anghiaresi, nei primi dieci mesi del 2011, è ancora una volta decisamente positivo. Come si può vedere dalla tabella qui

riportata, grazie ad una partenza sprint, con il + 20 del mese di gennaio, ed ai buoni risultati degli ultimi due mesi, il saldo finale al 31 ottobre 2011, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente è attivo con un + 22 unità di sangue, nonostante un’estate insolitamente fiacca.

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Particolarmente importante il volume di plasma donato (216 unità), che fa del gruppo di Anghiari uno dei più attivi a livello provinciale. Continua quindi l’impegno di tutti nell’assolvere al meglio a quella che è la “mission” dell’associazione, grazie anche all’arrivo di un bel numero di nuovi e giovani donatori. Decisamente sorprendenti, invece, le notizie che arrivano dal Consiglio Provinciale dei Gruppi Donatori di Sangue Fratres. Oltre QUATTROCENTO, infatti, è stato l’incremento delle donazioni di sangue e di plasma al 31 agosto 2011,

rispetto alla stessa data del 2010, con un + 100 relativamente ai soli mesi estivi. Particolarmente attivi, oltre al nostro, i gruppi di Capolona ed Arezzo città. Decisivo, anche, l’arrivo di una nuova associazione fratres che si è aggiunta qualche mese fa alle ventitré già operanti nella provincia. Trattasi di quella di Ponticino che, fortemente voluta da don Luigi Granelli, parroco di quella comunità, può già contare su 160 iscritti e su un giovane e molto motivato consiglio direttivo. La presidenza

SCUOLA E VOLONTARIATO DI NUOVO INSIEME Con l’inizio del nuovo anno scolastico, sono stati ripresi i contatti tra l’associazionismo sociale ed il mondo della scuola valtiberini. Tanti i protagonisti della manifestazione che ha fatto incontrare in quel di Sansepolcro, qualche settimana fa, studenti e volontari all’insegna della solidarietà e del mutuo soccorso. Come si può vedere dalla foto, eravamo presenti anche noi, insieme agli altri quattro Gruppi Fratres della vallata. L’iniziativa, promossa come sempre dal Centro Nazionale per il Volontariato, ha segnato l’inizio del più ampio progetto “a Scuola ed il Volontariato in Toscana” che, durante tutto l’anno scolastico, vedrà alunni ed associazioni impegnati in periodici incontri in classe ed esperienze di condivisione. Ben vengano occasioni come queste che concorrono con la scuola a formare le nuove generazioni, sensibilizzandole verso tematiche importanti quali quelle incarnate dall’attività quotidiana che gli operatori di queste associazioni di volontariato svolgono nel nostro territorio.

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Orteip 2011


...dal Gruppo Fratres

LA GIORNATA DEL DONATORE DI SANGUE FRATRES Il programma e i prossimi appuntamenti

Dopo le riuscitissime celebrazioni del luglio scorso per il 35° anniversario di fondazione, che tanta gente sono riuscite a coinvolgere, ecco approssimarsi un altro importante appuntamento sociale: la Giornata del Donatore. Collocata ogni anno in prossimità delle feste natalizie, rappresenta da sempre una valida occasione per far incontrare centinaia di soci e simpatizzanti e rafforzare quel fraterno legame che unisce tutti noi, nell’impegno comune della solidarietà umana attraverso la donazione del proprio sangue. Questo il programma della manifestazione:

35 a GIORNATA DEL DONATORE DI SANGUE FRATRES DOMENICA 11 DICEMBRE 2011 Ore 11:00 S. MESSA, presso la chiesa della Propositura, con le autorità Civili e Militari ed i rappresentanti le altre associazioni, in suffragio dei soci defunti. Ore 13:00 PRANZO SOCIALE, presso il Ristorante “Il Cristallo” di Caprese Michelangelo, GRATUITO per tutti i donatori attivi.

DURANTE IL CONVIVIO PREMIAZIONE DEI NUOVI ISCRITTI LA PRENOTAZIONE è per tutti obbligatoria e può essere effettuata presso la Sede della Misericordia o l’ Ufficio della PRO LOCO. Tutti possono partecipare. Un invito particolare ai soci e ai simpatizzanti. Il presidente Pietro Ganganelli

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PR O S S I M I APPU N TAM E N T I

SOCIALI

Già da tempo calendarizzate dal Consiglio Direttivo del Gruppo le future attività dell’associazione. Si comincia SABATO 4 FEBBRAIO 2012, con una nuova edizione del VEGLIONE DI CARNEVALE, organizzato in collaborazione con i volontari della locale Confraternita di Misericordia. Dopo il successo dell’edizione 2011, vengono confermate sede e modalità dell’anno precedente: cena nel salone principale del ristorante “L’Isola Che Non C’E’ ” di Fighille e successiva festa da ballo in quello al piano inferiore. Importantissimo, invece, il secondo appuntamento. Trattasi dell’annuale ASSEMBLEA SOCIALE ORDINARIA, durante la quale verranno effettuate le ELEZIONI PER IL RINNOVO del Consiglio Direttivo e del Collegio Sindacale dei Revisori dei Conti, dopo la naturale decadenza a fine anno. La data scelta è quella di SABATO 10 MARZO, dalle ore 16.30, presso la sala conferenze della Misericordia. Con l’obiettivo di assicurare un ampio coinvolgimento degli iscritti a questo evento elettorale, si ricorda fin da oggi che sono eleggibili tutti i soci del gruppo e che, per individuare quanti tra questi hanno effettivamente voglia e tempo da dedicare alla gestione dell’associazione, verrà predisposta nei giorni precedenti un’apposita lista di candidati, così da agevolare la scelta degli elettori e le operazioni di voto. Chiunque fosse interessato alla candidatura può telefonare o inviare un sms ai numeri 3395323663 (Pietro), 3381484889 (Fabiano) oppure scrivere all’indirizzo e-mail gruppoanghiari@fratres.eu. Il Consiglio Direttivo Uscente Nella foto in alto: Giornata del Donatore 2010: Autorità ed Associazioni presenti alla S. Messa. Qui sopra: Assemblea Elettiva 2008: il tavolo della presidenza.

RINGRAZIAMENTI PER OFFERTA: tanta gratitudine al nostro iscritto Lazzari Federico ed ai suoi familiari per l’offerta fattaci pervenire in memoria del padre Rolando.

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ESPOSIZIONE anno 1878 Agricola – Artistica - Industriale DELL’ALTA VALLE DEL TEVERE PER I MANDAMENTI

DI CITTÀ DI CASTELLO, BORGO SANSEPOLCRO,

UMBERTIDE E PIEVE S. STEFANO

L’Esposizione era suddivisa in varie sezioni.

SENZA PAROLE

A quella delle terraglie per uso domestico parteciparono: 1016. Luconi Giuseppe Anghiari. Stoviglie per uso domestico. 1019. Tofani Bartolommeo (Anghiari). Collezione di pentoli neri. 1020. – Collezione di pentoli rossi. 1021. – Scaldino. 1022. – Cazzeruole in terracotta.

Offerte per la parrocchia La famiglia Bassani ha fatto pervenire la somma di 220 euro in memoria di Adelmo, per le opere parrocchiali e per il giornale l’Oratorio. In memoria di Nilo Alessandrini la famiglia manda la somma di 200 euro per il periodico l’Oratorio.

Per la sezione laterizi edili era presente:

In memoria di Tommaso Rossi la famiglia ha devoluto alla parrocchia la somma di 150 euro.

1108. Vagnetti Giusto (Anghiari). Mattoni arrotati. 1109. – Mattoni mezzani. 1110. – Mattoni sestini. 1111. – Mattoni comuni. 1112. – Matacchioni. 1113. – Quadrucci stretti. 1114. – Quadroni grandi. 1115. – Quadroni mezzani. 1116. – Quadroni piccoli. 1117. – Coppi. 1118. – Tegole. 1119. – Gronde.

A tutti voi grazie per la vostra generosità.

Immoto o lento cirro Immoto o lento cirro che spinto dai venti ti trasformi e ti muovi

Per la sezione trine e ricami era presente:

in un cielo proclive alla minaccia.

868. Inghirami Ermenegarda (Anghiari). Sopracoperta a maglia.

Amedeo Vellati

Ecco i vostri contributi per il giornale

Offerte autunnali

Adamo Grazi, San Tommaso Alfonso Sassolini, Casanova spicchi Offerta anonima Offerta anonima Ascanio Cambi, Campo della Fiera Celestino Corsi, Via di San Leo Cinzia Panichi, Gran Via Clara Giornelli, Carboncione Franco Bruschi, Poggio del sole Gianni Papini, Il Cantinone Gilberto Frini, Milano Giovan Battista Giorni, Empoli Le figlie in memoria della mamma Laura Alberti

Lina Bilancetti, Argentina Lina Bozzi, Via Misericordia Luigino Giorni, Polveriera Mario Gamberonci, Borgo della Croce Marisa Ceccantini, Il chiuso Nardina Inci, Villa La quercia Nella Chieli, Renicci Otello Mondani, Botteghino Carmine Paolo Monini, San Leo Renato Bidossi, Arezzo Rosita Chieli, Piazza del Teatro Sara Franchi, Vignolina Ugo e Diana Ulivi, Via del Carmine

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C A R I E F O R S E U LT I M I P I A C E V O L I R I C O R D I

Ed eccomi qui in questa primavera-estate del 1992, con la possibilità di passare, come ogni anno, qui al ponte alla Piera, i migliori periodi dell’anno, ospite sempre del fratello Paolo e della cognata Speranza. Veramente, da qualche anno, quando ritorno presso la mia famiglia a Vignola, ho cercato di imprimere nella mia mente, una immagine complessiva delle persone e cose che più mi legano qui, pensando che sia l’ultima volta, come faccio ora, in quanto, nel corso del 94° anno di vita (8.12.1898), non posso pretendere di tirarla ancora per la lunga, anche sotto l’aspetto fisico, che mi permetta ancora autosufficienza e di muovermi a mio agio. Se mi sbaglio ancora a mio vantaggio, tanto meglio. Per il mio futuro ormai non ho alcun timore né rimpianto. Nulla è

eterno in questa vita e non lo sarà nemmeno per me. Ho passato gran parte della mia vita lontano da qui, formando una mia famiglia, con le gioie, le soddisfazioni ed i dispiaceri immancabili nel decorso di tanti anni. Una professione (segretario Comunale), un nuovo ambiente, conoscenze, tenore di vita, responsabilità, il tutto ben diverso da quanto il Ponte poteva offrire. Ma, al di fuori della propria famiglia, una vita alquanto falsa e di opportunità. Tale è quella che la città offre. Nel palazzo che ospita quindici famiglie, solo saluti di convenienza. Mai messo il piede nella casa del vicino. Nessuna meraviglia se io cerco di riassumere e fissare nella mia mente tutto quanto mi lega al passato vissuto qui, quale retaggio da tirarmi dietro, fino a quando passerò al di


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là. Del paese nativo si è sempre fatto oggetto di fantasia e di indimenticabile memoria, in quanto in esso si è formata la vita al suo inizio che ci riaccompagnerà con rimpianto e nostalgia. Siamo ormai invasi dai cosidetti extraeuropei, venuti qui per sfuggire alla miseria ed alla vita disumana dei loro paesi di origine. Ma certamente, se qualcuno di loro avesse raggiunto i mezzi per essere autonomo, di certo abbandonerebbe la nostra civiltà, i nostri agi e le comodità delle nostre città e ritornerebbe alla sua tribù e al suo villaggio, che sono rimasti sempre una attrattiva mai sopita. Mi viene in mente il nostro papa Giovanni Paolo II polacco, portato via da un supremo destino dai suoi monti, costretto a vivere gli sfarzi di una vita che potrebbe sembrare invidiabile. Con quanta nostalgia tornerà al ricordo della sua fanciullezza! Quanti nei secoli costretti all’esilio, alle deportazioni, avranno avuto quale ultima visione la propria patria, il luogo nativo!

Il luogo dove il padre e la madre hanno fatto sentire gli inizi della vita, i primi affetti, i primi anni di scuola, i compagni e i giochi con loro, la formazione della propria coscienza, non si possono cancellare dalla mente. Per noi credenti, si dice che la morte ci renda solo invisibili, e che saremo sempre presenti, non visti, vicini ai nostri cari e dove siamo vissuti. Se vado al cimitero e pesto la tomba di un mio caro, non penso a quelle misere ossa cui è ridotto, ma lo penso e lo rivedo come quando era vivo. A conclusione di quanto ho sopra esposto, io voglio appunto ricordare e fissare nella mente gli episodi e le pause della mia vita, che mi tengono legato al Ponte e che voglio portare con me, quando dovrò dirgli addio. I primi ricordi risalgono alla scuola, al maestro Mondani Domenico, che tale era stato anche del mio babbo. Era severo, pronto anche alla bacchetta. Con sulle spalle, a uso di cartella, quello che conteneva il sillabario e la penna da intingere nel calamaio. Di colazione, fra le ore di lezione, nemmeno parlarne. Ho fisso nella mia mente due cose, viste quando tornavo da scuola. Una cosa bianca in un campo vicino a Pianora [la casa di Pianora oggi non esiste più NdR], che copriva il cadavere di un morto improvvisamente vicino a una fonte e il fumo della grande abetina, incendiata e distrutta dal fuoco che “scappò” a certo Candino Bruni, che abitava in una casa attaccata alla mia.

Le lunghe giornate che io dovevo passare alla macchia, a Grosseto [un bosco di castagni vicino alla casetta del Guardia NdR] o alle mandrie per fare compagnia al nonno materno Marco, che preparava il carbone ad uso cucina e che ogni mercoledì, con due balle sulla miccia, portava al Borgo, al Buitoni. Quando la sera si tornava a casa, giunto alle Gorghe, spiccavo la corsa per ritrovarmi con i miei amici e fare i nostri giochi. Il Bruni, un invalido con le stampelle, ci aspettava di fronte ai fabbri, ci faceva fare la corsa dalla fontanina [esiste ancora, è una grossa vasca alimentata da una sorgente vicino al Circolo del Ponte NdR] e premiava il primo arrivato con uno o due centesimi (duecento oppure quattrocento lire di oggi). Il babbo era muratore fisso della fattoria della Barbolana. Guadagnava due o tre lire al giorno (40.000-60.000 di oggi) ed era l’unico sul posto con lavoro fisso, che gli meritava di non fare mancare l’indispensabile per il vivere. Allora si lavorava dall’alba al tramonto. D’inverno tornava a casa con la lanterna e forte era la nostra preoccupazione quando doveva attraversare la Sovara in piena, su di un ponte costituito da una trave. La mamma doveva amministrare le modeste entrate, dividendole fra nove bocche. Mi portava spesso con lei, partendo al buio, a cercare funghi, fragole e lamponi, strada facendo spesso recitava il Rosario. In famiglia il massimo rispetto per i genitori, l’accordo fra i figli, mai, non dico una bestemmia, ma una parola scorretta. Ma poi lo sfacimento graduale della famiglia. L’Esterina che si sposò Pietro, classe 1896, nei carabinieri e in piena guerra 1915-18. Io, non ancora diciottenne, arruolato e subito al fronte. Ho in mente, nel 1917, quando, dopo breve licenza, rientrai. Il babbo mi accompagnò al trenino ad Anghiari. Le lacrime che si sforzava di trattenere, mentre ad ogni stazioncina erano soldati che ritornavano, come me, al fronte, fra le lacrime e abbracci di genitori e mogli, che non avrebbero visto il ritorno dei loro cari. Mio fratello Abramo che ritornò tarato dalla guerra e che morì nel 1926, dopo tanta sofferenza. Le sorelle sposatesi, rimasero in casa i fratelli Guido e Paolo. Io, per la mia carriera, necessariamente staccato dalla famiglia. L’ansia che io procurai ai genitori quando ero in guerra. Ogni settimana davo mie notizie. Partecipe alla battaglia del Piave, (15-25 giugno 1918) salvai la vita, ma caddi prigioniero di guerra in Austria. Si interruppe la corrispondenza e poiché molti finirono morti o dispersi nei canaloni pieni d’acqua o annegati nel Piave in piena, vi è da immaginare l’apprensione dei miei. Quando risalgo un poco in su i miei occhi si rivolgono verso quel ciuffo di cipressi che circondano il cimitero. Vi è racchiusa tutta la storia della mia famiglia. Il babbo e la


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mamma, la sorella Esterina, i fratelli Abramo e Guido, la sorella Anna, il nipote Benito. Taluni morti per il decorso naturale della vita. Altri sottratti anzitempo ad essa, che speravano percorrere qui, dove erano nati, e che niente altro chiedevano se non rimanere e invecchiare là dove erano nati, e godersi la vita insieme ai famigliari ed alla semplice convivenza con la gente del posto. Ridotti ormai a miseri resti, la fede e la mia fantasia li vede ancora, nelle lunghe e silenziose notti, riunirsi fra loro e ricordare gli aspetti del tempo passato insieme, della onestà e rettitudine che hanno accompagnato la loro vita. Se c’è, come realmente c’è, per chi onestamente ha vissuto, un premio per le loro anime, certamente ne goderanno. Solo io necessariamente mancherò, ma mi considererò vicino a loro. Mi domando perché io sia stato privilegiato, rispetto a molti di loro, con una vita più lungamente vissuta. Mistero! Sarete tutti presenti alla mia memoria, quando mi verrà a mancare e il vostro ricordo sarà sempre quello che mi riporterà qui al Ponte. Ma ora bando alla tristezza ed il ricordo che porterò con me di quanto di piacevole mi richiama ai brevi periodi di tempo che io ho passato qui. Rivedo il mese di settembre, che passavo qui, quando i miei due figli giocavano alle noci nella piazzetta davanti al sacello, appena costruito. Beppino e l’Elvira, due fiorentini venuti qui a passare gli ultimi anni della loro vita, che assistevano ridenti dalla porta di casa e che confabulavano con mia moglie, bolognese, che bene si adattava a questo tenore di vita. I miei figli che con un laccio prendevano le lucertole, con le quali terrorizzavano la Lisa, rilasciandole poi libere. Nessun automezzo allora. Passava qualche treggia tirata da due vacche. I muli che la sera venivano giù dalla casa del Gabrielli, con due balle di carbone o con legna, ognuno col suo campanello. Le vacche che, all’imbrunire, da sole, in fila indiana, andavano a bere alla fontanina e rientravano poi nelle loro stalle. Il Pievano, don Luigi Catolfi, con calzari, fibbie alle scarpe, la catena dell’orologio attraverso il corpetto, la perfetta tenuta del Don Abbondio dei Promessi Sposi, che ogni sera veniva a fornirsi di sigari dalla Lisa e si fermava a parlare con i fabbri. Al mattino il falegname Pasquale che sotto la mia finestra preparava una botte, qualche tino, rastrelli, ecc. da portare ad Arezzo, ricavando poco più di cinquanta lire. I fabbri, tre fratelli, che dal primo mattino battevano, all’unisono, senza incontrarsi mai, il ferro rovente tenuto stretto sull’incudine dal padre. Tutti rumori modesti, che non interferivano sul riposo mentale. Una vita idilliaca, alla virgiliana. Il paesaggio, al di sotto della macchia, ben diverso da oggi. Dalla fontanina, verso Campra [tutta la zona di campi nei dintorni della Fabbrica NdR], fino alla Sovara, tutta la

zona era coperta da filari, e pioppi potati a forma di calici, di vite con qualche pianta di meli. Campra, salve qualche campo a lupinella, era coperta di alti ginepri, che formavano un folto bosco, regno di merli e, a suo tempo, di tordi. Un paesaggio agricolo, ben diverso dall’attuale, tutto ridotto a prato. A quell’epoca si andava a caccia solo la domenica mattina. La zona era quella del fosso della Chiesa, fino a Valle. Era ricca di starne e di lepri. Sconosciuti allora fagiani e cinghiali. Al gruppo partecipava qualche volta mio figlio Piero, mio fratello Guido, Giangio e suo fratello Pietro. Dopo due o tre ore erano sempre uccise tre o quattro lepri, e si rientrava a casa, lasciandole per la prossima cacciata. Giangio aveva la Dora, mio fratello la Titina e poi la Morina. Tutti cani non di razza, ma abilissimi e conoscitori della zona. Quando mi trovavo in ferie, nel pomeriggio uscivo col cane di mio fratello e spesso tornavo con la lepre. Nell’immediato dopo guerra, si unì a noi il mio caro amico Brunelli Antonio che da Bologna veniva qui a prendermi in macchina al mio rientro. Col suo carattere, anche per lui nella giovinezza, formatosi nella campagna del basso bolognese, simpatizzò con tutti. Ogni anno passava qui una settimana al passo dei colombacci. Dormiva in casa Midollini, in una camera che aveva muro comune con la mia. Battevo sul muro alle prime luci, e ci si portava al passo quasi sempre presso il Capanno del lupo. Si univa alle cacciate della nostra compagnia, verso il Faggeto. Si partiva all’alba. Con noi solo pane, vino, olio e sale. Si doveva mangiare quello che, strada facendo, si riusciva a cacciare. Ma non mancava mai all’arrivo qualche starna o lepre. Ai prati della Regina, un contadino della Pievaccia cuoceva meravigliosamente tutto all’aperto, in una zona che recava ancora le tracce del passaggio dell’ottava armata anglo-americana, che inseguiva i tedeschi. Non erano di peso le ore di cammino necessarie. Piacevoli ricordi di tempi di cinquanta anni fa, ma ora resi tristi dalla fine di tanti di noi, compresi l’amico e quasi coetaneo Brunelli. Dalla mia mente non scomparirai tu, cara e amica macchia, che ho conosciuto pianta per pianta quando, ragazzo, passavo con te e nel tuo silenzio intere giornate col nonno Marco. Si passava per i viottoli allora tenuti puliti, sotto le ombre dei vecchi millenari castagni. Lo sfruttamento portò al taglio di essi, destinati alla fabbrica del tannino posta a Bibbiena. Sparirono le vecchie querce ed i cerri, per formare le traversine per le ferrovie e che si trovavano nella zona del Soglio, nel querceto di Valle, alle Pescaie. Ma il verde è rinato, anche se l’antico silenzio è ora interrotto dagli automezzi che in ogni lato hanno la possibilità di giungere. Ma tu macchia, non fai mancare ossigeno ed ombra a chi ti frequenta ed al Ponte, che tu da ogni parte circondi. E come dimenticare te, vecchio ed amato Cerfone? Forse senza di te il Ponte non si sarebbe formato. Tu, modestamente, rappresenti quello che sono gli immensi fiumi che tagliano


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famose metropoli e città, fonte di vita e di benessere. Fin da ragazzo conoscevo i tuoi sassi e i tuoi piccoli gorghi. Fui presente quando, ancora scolaro, il maestro Mondani immise, per la prima volta, nelle tue acque, gli avanotti di trota, portati su due barili sul basto di una miccia, da allora mai scomparse. Con pochi chilometri raggiungi il Ponte, incontaminato. Solo gli animali verranno a dissetarsi su di te ed i cinghiali a strosciarsi. Fitta vegetazione ora copre tutto il tuo percorso e porti al Ponte aria pura e quella freschezza che rende piacevoli il riposo nelle notti, rese insonni dal caldo nelle città e dai rumori e dallo smog. Passeranno generazioni, ma tu sarai sempre qui, senza contare ore, giorni, secoli, fra i monti che ti fanno da riva, ricevendo le acque delle piogge e delle piccole sorgenti e fossi che incontri lungo la tua strada e che non ti hanno mai né ti renderanno asciutto. Mi ha sempre reso piacevole e conciliativo del sonno, il leggero e sempre uguale mormorio delle tue acque che corrono sotto la finestra di quella camera che mi ha sempre ospitato durante le mie presenze al Ponte. Tutto quanto ho sopra ricordato di persone e di cose, non lo dimenticherò, quando non potrò sottrarmi ai rumori della mia restante vita, quando dovrò ancora sopportare i rumori e le conseguenze di quella che ora si chiama civiltà. Quando tutto finirà, non avrò rimpianti. Mi ritroverò con le anime di tanti miei cari scomparsi e se qualcuno, come credo, ci legherà non visti, alla vita passata in questa terra, con essi ricorderemo anche le gioie che il Ponte ci ha procurato, con

Carnevale della Gioventù di Anghiari Anno 1968 La foto qui a lato è stata pubblicata nel calendario 2012 ma era troppo bella per non dire qualcosa in più. Intanto che si tratta della prima edizione del carnevale voluto da don Nilo e organizzato proprio nelle sale dell’Oratorio da dove partiva la sfilata. Siamo nel 1968 e un gruppo di volenterosi aderì alla iniziativa del Proposto e la manifestazione ebbe subito un bel successo. La Banda paesana in questa occasione impersonava la “Coccèta”. Quello raffigurato è il carro di Bistina che aveva utilizzato la sua vecchia Balilla. L’annotazione nel retro della foto dice: Carnevale di Anghiari, 27 febbraio 1968, carro di Bistina. La coppia più bella del mondo. Sono Leonardi bruno detto Maschio che fa la donna e Pernici Pietro. Si vedono nella macchina: Leonardi Bistina autista; Ghignoni Enrico. E noi aggiungiamo che si riconoscono anche... A destra: Pacini Sauro e, dietro di lui seminascosto, Graziotti Rinaldo, Guadagni Loris Batone, Giorgi Giorgio e, davanti a lui seminascosta, Del Pia

i suoi monti, con le sue macchie, con la sua aria fresca e ossigenata. Ponte alla Piera, durante la primavera-estate del 1992. Igino Maggini [Igino è morto nel 1995] A pag I: Il ponte del Ponte disegnato da Monica Redenti. Pag II: Foto a destra Casa Maggini e, a sinistra, il ponte caratteristico visto da sud. Pag III: Foto in alto a sinistra: in primo piano le abitazione dopo il ponte e la caratteristica villa Gabrielli. Foto a destra: il "Sacello". Qui sopra sono raffigurati i vari gruppi di case che costituiscono il Ponte (Casella, Fossatino e Ponte propriamente detto) e, in alto, la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, parzialmente nascosta dalla canonica. Romana, Meoni Cosetta, Camaiti Maurizio, Dini Diletto. Nel murello: Fabbriciani Rossella, Giorni Eugenio, Roberto Cancellieri, Tanfi Ottavio e poi, il quarto ragazzo, Luciano Guadagni. A sinistra: Mugelli Vittorio e poi i musicanti: Moretti Angiolino Bietolino, Polverini Sergio, Chieli Roberto, Del Furia Leonardo Nardo e, dietro di lui, Minelli Marco, Falsetti Tersilio, Leonardi Loris Campèno e Guadagni Gino Caponero. Dietro ancora Inci Ettore.


pag V Li ha compiuti la bottega-locanda dell’Ottavia

Cent’anni, e basta!

A Beppe Fontana è dispiaciuto tanto quando ha saputo che Stefanino aveva deciso di chiudere il bar. Quel locale non era un semplice caffè, dove andava la mattina a bere il cappuccino e a sfogliare i quotidiani; era un luogo di ritrovo, un centro d’aggregazione per gli abitanti della Stazione, e non solo. Si ritrovavano i giovani per parlare di calcio, i cacciatori in divisa per raccontare i più recenti misfatti, i ciclisti esausti, gli operai che, dopo il pranzo, fumavano soddisfatti la velenosa sigaretta. Trovavi anche i vecchi del quartiere in “pausa”, dopo aver portato i nipotini a scuola o comprato il pane al supermercato. I discorsi variavano dai loro acciacchi agli scandali della politica ai misteri della finanza, al mondo che era cambiato così profondamente. Gli stessi ricordavano bene il suono acuto della sirena che annunciava l’arrivo del trenino da Arezzo o da Sansepolcro. Le donne che la mattina salivano per andare a lavorare alla Buitoni o ai Tabacchi, le contadine con le sporte stracolme che si recavano ai mercati. Se ti fermavi un po’ e facevi qualche domanda, non era difficile che Bruno, Franco, Rosina o Stefanello ti parlassero dei prigionieri slavi, stanchi, sporchi e affamati, che scendevano dal treno per recarsi a piedi al campo di concentramento di Renicci. Il racconto si fermava al luglio 1944, quando gli aerei inglesi avevano demolito la stazione, divelto i binari, distrutto i ponti, resa inagibile la linea ferroviaria. Tanti, nel dopoguerra, avevano auspicato che la linea fosse riattivata, che si potesse raggiungere Arezzo in maniera più agevole, veloce, sicura, ma l’Alta Valle del Tevere è sempre stata marginale e così è rimasto solo l’auspicio, che serve ogni tanto a qualche giornalista senza idee per escogitare un’intervista a qualche politico locale, anche lui a corto di idee. Tutto morì, quindi, ma non la locanda che Giusto Tenti -negoziante di generi alimentari- aveva costruito fra il 1910 e il 1911. Già, perché nella “rostra” sopra il portoncino d’ingresso si trovano le iniziali G. T. e al primo piano della casa sul fronte del camino c’è un’iscrizione che dice: “Questa casa è stata costruita nel 1911 da Giusto Tenti”. Beppe Fontana ha fatto una piccola ricerca in archivio e ha trovato -grazie alla disponibilità della Lilli- alcuni documenti interessanti. A proposito d’archivio: la mitica Lilli è andata in pensione. Speriamo che con lei non chiuda bottega anche la biblioteca comunale! Pur nell’innegabile disordine in cui lavorava, la Lilli aveva capito molto bene che la biblioteca è un servizio e a questo dedicava ogni momento della lunga giornata. Dunque, tornando ai documenti, quello datato 13 aprile 1910 riguarda la domanda che Giusto rivolge all’Ill.mo Sig. Sindaco e Componenti la Giunta Comunale di Anghiari per avere l’accesso dallo stradale della Stazione per un Fabbricato da costruirsi vicino alla Ferrovia. Detto Fabbricato avrà la lunghezza di m. 11,70 e verrà adibito per locanda e rimessa (…). Alla domanda, Giusto allegava un “bozzetto” di facile lettura. Nemmeno un mese dopo, l’11 maggio, l’ingegnere comunale Francesco Tuti scrive una relazione, nella quale precisa che (…) La domanda in parte riguarda un fatto compiuto perché le fondazioni e una parte di elevazione del

fabbricato sono già eseguite. Manca il disegno del fabbricato -aggiunge l’ingegnere-, due piante poste sul marciapiede dovranno essere tagliate; comunque, se l’amministrazione decidesse di accettare il fatto compiuto, il permesso si può concedere a condizione che le porte e le finestre siano di “pietrame a faccia e testa come suol dirsi a cardinaletto e colorito regolarmente”; che la costruzione sia simmetrica e regolare, “senza sconcordanze o brutture”; e l’insieme abbia un aspetto modesto ma ben fatto. In conclusione, i lavori, iniziati nel 1910 -senza permesso- si conclusero l’anno successivo -con il permesso del comune-, quindi cent’anni fa. Giusto, figlio di Domenico e Rosa Panichi, era nato ad Anghiari il 18 maggio 1868. Aveva sposato Orsola Tavanti e da lei aveva avuto un figlio, Giuseppe, che morì ancora giovane nel 1924 quando sua moglie Ottavia era incinta. La donna, che tutti ricordano con simpatia, volle dare al figlio il nome del padre. Beppino, che si trasferì a Roma e lavorò al CONI, aveva conservato un ottimo rapporto con Anghiari e gli anghiaresi. Sua figlia Roberta abita nella capitale ed è oggi l’unica erede della casa della Stazione. La signora Ottavia era la titolare della locanda e del barnegozio di generi alimentari, nel quale facevano la spesa molte famiglie del quartiere. I quaderni erano pieni di conti non saldati ma la signora era molto comprensiva e conosceva le difficoltà d’ogni famiglia. La locanda dell’Ottavia ospitò i primi studenti “esterni” dell’Istituto d’Arte. Era il 1969 e i giovani erano pienamente soddisfatti, “stavano come a casa”. La gestione del locale passò alla famiglia di Piero Valbonetti, poi a Giuseppe e Martina Capolungo, successivamente ai fratelli Mondani. Con il passare degli anni il negozio di generi alimentari scomparve, rimase il bar e fu potenziato il ristorante. I nomi delle cuoche, Fiorella e Sabina, erano conosciuti da molti buongustai e gli impiegati, gli operai, i rappresentanti, spesso tornavano a mangiare con le loro famiglie anche la domenica. Sono passati cent’anni, tutto ha fine. Il caffè della Stazione non c’è più. Il 31 dicembre 2010 Stefano ha detto basta ed è rimasto solo uno spazio vuoto. - Va bene, dico a Beppe, c’è l’altro bar, fai due passi in più e vai su dalla Giovanna. - È vero, non è per i due passi in più, ma quello lassù è un bar di passaggio, la gente entra ed esce di continuo, le automobili sfrecciano, il semaforo detta altri tempi! Qui era un’altra cosa, c’era un rapporto diverso, d’amicizia, c’era tanta pace! Daniele Finzi e Beppe Fontana In alto a sinistra il fabbricato “che verrà adibito a locanda e rimessa” com’è oggi e, a destra, com’era negli anni ‘30. Davanti sono raffigurate l’Ottavia e la Rosina. Sotto, il Bozzetto allegato alla domanda al Comune per la costruzione del fabbricato di Giusto Tenti.


pag VI

Le poesie di Armando Il destino di una valle di Armando Zanchi

Il destino è fatale se paura va ad arrivare Vedi l’acqua sullo scoglio e si vuota Montedoglio Ora l’acqua va a scappare e la valle inondare Come un colpo di mitraglia si è sfasciata la muraglia Uno schianto grande fragore la sirena in azione Per avvisare chi è a valle nella Diga c’è le falle Tutta l’acqua destinata alla valle assetata

Ora è in rotta dentro il fiume che aumenta il suo volume Tanto il rischio per la gente con la forza lì pendente Ma la piena va a planare e la gente respirare La paura del collasso tanta gente vedi a spasso Nella notte del terrore tra il sonno ed il torpore Il risveglio è bruciante messe in moto tante gambe Per fuggire nel costato perché in basso è allagato

Fuggi fuggi generale tanta gente si sente male Quella diga che sovrasta la mia valle lei devasta Tanta gente con la pena di notizie un’altalena Vedi Sindaci Sceriffi nei momenti più propizi Nelle strade di campagna il terrore attanaglia Avvisare i paesani se non scappano son guai Tutti i pesci del bel lago saran giunti nel Romano Qui ci resta i malumori per la visita dei padroni

Ma la gente lì pensante quella diga è arrogante Un po’ vecchia e matura a noi tutti fa paura Dirigenti prefettizi vogliono avere tanti indizi Di colpevoli e collaudatori fanno visite come i Dottori Ma nessuno à pensato di quel male che già c’è stato C’era stato già un indizio ma il silenzio fu fittizio Anche i Sindaci arrabbiati troppo tardi avvisati C’è chi pensa e non propone questa brutta situazione

Tutta l’acqua ormai perduta il Trasimeno non l’à avuta Forse al mare è arrivata e di già sarà salata Quella Diga ormai sfasciata dalla folla ammirata Sarà folle il suo destino e salvare chi gli è vicino Non c’è pace e neanche indulto ma il momento è molto brutto Per mancanza di quell’acqua il Buitoni non fa la pasta:

I disegni di Loris Babbini raffigurano le porte di Anghiari.

Anghiari paese toscano

Nei suoi dintorni castelli secolari con torre e merli e stemma medioevali

Trovi la Nena e poi la Meridiana son ristoranti con arte culinaria

Questi Anghiaresi dal cervello fino viene il Turista lo sentano vicino

Mura di cinta di guardia alla vallata tanta aria fina si gode in serata

Case e Contee e case di campagna ed un sorriso che sempre vi accompagna

Col di Paiolo riposo meritato aria di pino ne esci ossigenato

Laggiù in Piazza tira la tramontana vedi alle donne svolazza la sottana

Con le tue chiese Badia Camaldolese tu dove passi si parla Anghiarese

Siamo Toscani dalla pelle dura ma tanti amanti di questa sua natura

Poi alla sera dopo la merendina in Via Nova la tua passeggiatina:

Su per La Ruga l’inverno è molesto e con il ghiaccio se cadi resti pesto

Culla dei Medici battaglie furibonde là dove il Tevere bagnava le sue sponde

Chiunque venga ne resta affascinato chi vi si ferma mai più se n’è andato

Strade contorte e vicoli assiepati anche i piccioni si trovano beati

Sacri affreschi non di natura ovvia ma c’è la mano dei fratelli Della Robbia

Polli ed anatre conigli e tanti porci a mangiar bene si va al Castel di Sorci

Arezzo 24/8/1982


pag VII Aneddoti del tempo andato... ma non è detto, raccontati da Lamberto Ulivi

Vita paesana

L’orologio della Doda

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ome ogni 3 di maggio mi ritrovo con gli amici ad Anghiari per la tombola e per i fuochi. Quest’anno al Bar di piazza (Bar Garibaldi) ho incontrato Ascanio Calli e Siro Polverini che, tra l’estrazione di un numero e l’altro, ci ha raccontato esilaranti barzellette e fatti del passato, uno in particolare. Il Romani (il Billi) aveva una sorella di nome “Doda”, donna robusta che faceva di mestiere la macellaia e che aveva l’hobby del gioco. Spesso rincasava tardi. Una sera, mentre rientrava, l’orologio del campano batté l’una. Cercò di non fare rumore, ma mamma “Morina” la sentì e le chiese: «Doda, che ore sono?» «Le dieci, dormi tranquilla.» «Ma se ho sentito battere l’una?» rispose risentita. «È vero, il campano ha battuto l’una perché lo zero non lo batte!» La “Morina” a tale battuta lasciò perdere. E ancora oggi prontezza di spirito e battute argute rallegrano la vita di noi anghiaresi.

Medico per topi

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iazza Baldaccio e il Bar omonimo sono sempre stati il ritrovo degli anghiaresi che hanno tempo da perdere o che vogliono gustarsi un buon caffè o un aperitivo in pace. Se poi al gruppo si unisce Siro di Fracca Polverini, le risate sono assicurate. Tra fatti realmente accaduti, barzellette e una serie di battute ci mette di buon umore anche se a volte non siamo predisposti. L’ultima volta che ci siamo visti, parlando del più e del meno, siamo finiti sull’argomento topi e a tal proposito ci ha raccontato che un giorno la Biga (Abigaille Mercati che abitava al Topo ed era conosciuta da noi ragazzi perché ci faceva i carrarmati con i rocchetti del filo da cucire e da tutti per le sue argute battute rese ancor più simpatiche dal suo balbettare) andò nella farmacia di Gregorio Busatti, quella per la Croce, per comprare del veleno per i topi che si erano istallati nella sua casa.

Ma il farmacista le disse: «Biga, non posso darti il veleno per i topi se non mi porti la ricetta del dottore!» «Ssso papaarecchio da cche doottore ssse servono iii mi topi!» rispose fra le risate dei presenti. Forse oggi, che la sanità è l’argomento del giorno e non sappiamo come verrà applicata la nuova legge, anche i topi dovranno avere il tesserino sanitario e scegliersi il medico di famiglia

L'orcio testimone

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na mattina dell'estate del 1944, a Tortigliano, dove vivevamo, ci accorgemmo che il comando tedesco, ubicato nella casa di mio zio Ulivo Ulivi, stava andando via portandosi dietro, oltre al materiale bellico, carte e mappe del territorio. La mattina dopo, verso le dieci, arrivarono i primi soldati di pelle olivastra comandati da un ufficiale inglese. Tutti gli abitanti, compresa la mia famiglia, andarono loro incontro per festeggiarli come “liberatori”. Mia mamma aveva colto un mazzolino di fiori, mio babbo s’era messo l’abito delle feste con l’orologio in bella mostra sul panciotto e noi ragazzi eravamo incuriositi dalla novità. Ma la festa finì presto. I militari perquisirono i presenti cercando eventuali armi nascoste e uno di loro si prese gli orologi e i portafogli di mio babbo e di mio zio Clemente. Dopo alcuni giorni l’ufficiale inglese ci avvertì che le truppe di colore cercavano vino e donne. In casa mia, oltre a mia mamma e a mia zia Linda, ancora giovani, c’era mia sorella di 16 anni. La preoccupazione era tanta soprattutto per mia sorella. Dove potevamo nasconderla? Pensammo al grosso orcio per l’olio che avevamo nella “orciaia” e ogni volta che qualche soldato si avvicinava a casa nostra la calavamo dentro, mentre mia mamma e mia zia si nascondevano nella legnaia. Che brutti momenti!! Poi arrivò il giorno della loro partenza e l’arrivo degli americani e dei polacchi. Con loro il clima si rasserenò e le donne poterono lasciare i nascondigli. Solo il grosso orcio rimase a ricordarci quei giorni di grande tensione e paura.


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La zia “Cocca”* Ricordo di Antonietta Olivieri

u e r n i d i s t o r i a

* Il ricordo è preso da: Mi ritorna in mente..., a cura di Antonietta Olivieri, Editrice Innocenti, Grosseto 2011, di cui pubblichiamo sopra la copertina. *La zia "Cocca" è Rina Fanciullini che ha abitato alla Casentina, nel piano d'Anghiari.

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Si fa rosolare uno spicchio d’aglio (o di cipolla, se si preferisce) con un po’ di burro o un cucchiaio d’olio; si uniscono i funghi che, se son quelli secchi, avremo messo a mollo in acqua tiepida per una mezz’ora. Si lascia insaporire il tutto per qualche minuto poi si unisce il riso mescolando per qualche minuto. A questo punto si mette un po’ di vino bianco (quanto basta) e si lascia evaporare bene, si unisce brodo caldo e si fa cuocere il riso a fuoco moderato controllando il sale e che il riso non attacchi... Prima di servire unire un po’ di burro e formaggio grattugiato. Ma non è solo il pensiero di piatti squisiti che ci lega al ricordo di questi zii. Come dimenticare che quando ero una

ragazzina una volta che zio Gino è venuto in Maremma mi ha portato una scatola di cioccolatini? Vi fa ridere che lo ricordi? Eravamo più o meno nella prima metà dell’altro secolo e queste delicatezze non erano comuni e mi fecero sentire importante... Quando mi sono sposata zia ci ha ospitato nella sua casa e altrettanto nel momento più buio della nostra vita ancora loro ci hanno accolto per un momento di sollievo. Noi per lei eravamo “cocchini”, ma lei, per noi rimane “la zia Cocca” per antonomasia anche se ormai dobbiamo ricordarla al passato. Un altro ricordo di lei è quello di quando i nipotini facevano, come tutti i bambini, un po’ di storie per andare a letto e lei li incitava: “A letto a letto, e che il Signore ci guardi, ci si va presto e ci si alza tardi...”

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Il suo nome era Rina: cugina di mia madre, aveva sposato il fratello di babbo e forse per questa doppia parentela c’era un rapporto speciale tra le nostre famiglie, intendo anche con mio marito e i miei figli, lo zio Gino e i cugini Marinella e Fosco. Perché “zia cocca”? Dal dizionario maremmano di Mario Barberini, “cocco” rivolto a persone significa “preferitoprediletto”. Ma se in Maremma si usa poco, nell’aretino (zia abitava vicino a S. Sepolcro) è comune con questo significato. In particolare verso i bambini ma nei rapporti più affettuosi anche tra adulti. Ebbene, zia Rina lo usava molto con noi cosi fu proprio mio marito che ricambiando il suo affetto cominciò a chiamarla “zia Cocca”. Piccola e rotondetta era una casalinga bravissima ed una eccellente cuoca (anche se non si dimentica il “lombino” sott’olio dello zio Gino). Avendo scoperto che ci piaceva molto il riso con i funghi, zia non mancava mai di cucinarlo quando andavamo a trovarla e questa e, più o meno la ricetta:

Gli aneddoti di Alfonso

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«Sora Cecchina, per piacere, mi cavalca?» Questa strana richiesta fu rivolta a mia madre da una cliente del negozio Busatti una sessantina di anni fa. A mia madre, giustamente assai perplessa, la suddetta signora chiedeva una passeggiata a piedi nudi sulla sua schiena malmessa e dolente mentre si disponeva sul pavimento, pancia a terra. Ma, precisò, questa operazione poteva esser fatta soltanto da una donna che avesse avuto una coppia di gemelli appunto come la mia Cecca. Misteri della medicina! Comunque, per la cronaca, la mamma, con tutta la cortesia del caso, rifiutò e indirizzò la sua aspirante paziente da un dottore autentico.

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Forse presso qualche famiglia si conserva ancora (nell’apposita scatolina di legno) quello strano oggetto che veniva chiamato “LUCIA” forse dal nome dell’omonima santa protettrice degli occhi. Si tratta della valva di una di quelle piccole conchiglie che abbondano sulle nostre spiagge e che veniva levigata in

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Pratiche “mediche” del tempo che fu

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Arianna, Ettore, Gioele, Lucia, Pietro, Teresa e Zacarias sono alcuni dei meravigliosi bambini arrivati quest’anno a rinfrescare e allegrare il popolo di Anghiari. Tutti belli e gioiosi ci sorridono da sotto la cappottina delle carrozzine che nonni orgogliosi e felici pilotano su per le impegnative strade di Anghiari. Questi bambini e gli altri piccoli di cui non conosco il nome sono il sole nell’autunno inoltrato della nostra vita di noi nonni ed un regalo che viene affidato a tutto il paese. Custodiamoli con amore ed aiutiamoli a crescere diritti; e che Dio li benedica!

modo da poter aderire perfettamente alla cornea, proprio come una lente a contatto. Se un qualche “bruscolo” ti entrava nell’occhio e non c’era modo di toglierlo, ti applicavano la “lucia” sotto la palpebra e, durante il sonno, quella scorazzava per tutto il globo oculare raccogliendo e tirandosi dietro il corpo estraneo. Al mattino, la si estraeva dall’occhio ed eri guarito. Almeno così dicevano i nostri vecchi.

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I fiorellini di Anghiari


CATECHISMO… PRONTI? VIA!!! Sabato 15 ottobre 2011: un’aria allegra questo pomeriggio in parrocchia! C’è un certo movimento attorno alla canonica. Tutte le porte sono aperte, quasi spalancate, per accogliere bambini, ragazzi, persone di varie età che arrivano da sole o in gruppetti. Deve essere gente che si conosce molto bene ma che, tuttavia, non si vede da qualche tempo a giudicare dalle grandi feste che si fanno lungo il tragitto che le porta allo stesso luogo. Ma che cosa possono avere in comune persone che dall’aspetto sembrano così diverse? Di che cosa si tratterà? Sveliamo allora questo mistero: questo pomeriggio, nella parrocchia di Anghiari, alle ore 15.00, ricomincia il CA-TE-CHIS-MO!!! Dopo i primi minuti passati a salutarsi, all’interno della chiesa esordisce un canto, timido ed incerto all’inizio e poi sempre più forte e deciso. Ebbene sì, tutti stanno pregando! Negli occhi dei bambini si leggono tante cose: stupore, gioia, curiosità… Mi viene in mente quella storiella del bambino che stava disegnando con grande impegno e l’insegnante gli chiese: “Che cosa rappresenta?” “È un ritratto di Dio”, risponde il piccolo. “Ma nessuno sa come è fatto Dio”, replica la maestra. “Quando avrò finito il

disegno lo sapranno tutti!” I bambini sanno com’è fatto Dio! Quanto tempo impieghiamo noi adulti per farglielo dimenticare? Sostenere la frase ”Mio figlio deve decidere da solo più tardi…” toglie la possibilità al bambino di sviluppare una base religiosa a partire dalla quale potrà poi da grande capire realmente che cosa significhi fare una scelta religiosa. I nostri figli hanno il diritto di essere guidati a conoscere la storia di Gesù ed a vivere esperienze che li aiutino ad intessere un rapporto vitale con altre persone, più facilmente, facendogli percepire in modo diretto e concreto il senso della comunione ecclesiale e della responsabilità missionaria. Aiutiamo i nostri bambini, quindi, a non adeguarsi alla società della fretta e dell’indifferenza, ma a trovare il giusto tempo per tutto: per pregare, per studiare, per divertirsi e per vivere in modo più vero ed autentico. Il catechismo per i nostri ragazzi non potrebbe, allora, divenire anche l’occasione offerta a ciascuno di noi, per riscoprire Gesù, la Sua vita e la Sua Parola?

Le Suore Agostiniane scrivono

soffocanti, ma c’è una gran voglia di incontro; ecco perché è necessario ritrovare il gusto dell’amicizia e della gioia che dà valore ed equilibrio al vivere. Non vogliamo la luna! Quella c’è già, ma abbiamo bisogno di chi ci aiuti a sorridere, a gustare il calore umano e riscoprire la propria dignità e la fiducia nell’altro. L’indifferenza genera solitudine e tristezza, solo l’amore che si apre agli altri arricchisce chi lo dona e chi lo riceve. Ne sappiamo qualcosa noi suore che condividiamo la vita con le nostre ospiti e suore anziane. Non è sempre umanamente piacevole, ma sorridere alla vita anche se qualche volta essa si dimentica di sorriderci, e sorridere con il cuore squarcia il buio che ci minaccia e accende una lampada per chi brancola. Scriveva il noto giornalista INDRO MONTANELLI: «La vita è come il pane: con il trascorrere del tempo diventa più duro, ma quanto meno ne resta tanto più si apprezza.» Grazie agli amici del torneo di burraco! Grazie per quello che fate e per quello che siete; la Madonna della Grazia illumini il vostro cammino e realizzi ogni vostro buon desiderio. Ringraziamo don Marco Salvi per averci messo a disposizione il centro parrocchiale di Tavernelle e tutti coloro che hanno collaborato per il rinfresco ed il torneo, in particolare Silvia e Franca Marini, Barbara Dini e Loredana Miserini. Un grazie ai Commercianti che hanno contribuito dando i premi: Aboca, Elida Bianchi, Busatti, Roberto Chieli, Elettrocom, Euromarket, Farmacia Marini (Palazzo del Pero), Farmacia Ortalli, L’Impronta, Macelleria Luca Giorni (Palazzo del Pero), Milleidee di Magrini Alessandro, Nicol Preziosi, Osteria La Pergola, Tiberastucci, Tutto Casa di Boldrini. Grazie a tutti!

Una catechista

IL 9 OTTOBRE scorso abbiamo vissuto un incontro al centro parrocchiale di Tavernelle che vale la pena di essere conosciuto per poter affermare che il tempo nostro non è solo delusione, scoraggiamento e assenza di valori, anzi ci convinciamo sempre più che nonostante tutto, c’è tanta bontà non conosciuta che gode più nel donare che nel ricevere. Parliamo di un nutrito gruppo di persone che periodicamente si ritrovano per la gioia di incontrarsi e cimentarsi in un gioco di società che oggi va per la maggiore: TORNEO DI BURRACO. Si divertono, stringono amicizia e devolvono il ricavato ad associazioni o attività che operano nel campo assistenziale, missionario o altro. Questa volta a beneficiarne sono state le suore agostiniane della Ripa che gestiscono un pensionato nel nostro paese. Da tempo desideravamo avere nel parco della casa la statua della Madonna. Ne è stata regalata una molto bella che viene venerata con il titolo di MADONNA DELLA GRAZIA. Per poterla sistemare in modo decoroso e piacevole, c’è voluto il permesso delle belle arti che ha richiesto tempo, tanto tempo! E ha comportato anche tanta spesa. Gli amici della nostra casa hanno collaborato e contribuito molto generosamente, ma la messa in opera ha superato di gran lunga le nostre previsioni e disponibilità. Il gruppo di cui abbiamo parlato all’inizio, venendo a conoscenza di questa iniziativa, ha deciso di devolvere il ricavato dell’incontro del 9 Ottobre a questo scopo ed è stata realizzata la somma di 915 euro. Era bello vedere il clima di amicizia, divertente, interessata, non comune e si respirava un’aria che allargava il cuore e faceva scoprire ancora i valori di cui siamo assetati, cioè incontro tra noi e con DIO. Già, perché Lui, il Signore, è presente, sorride e gioca con l’uomo che è il più diretto collaboratore nella costruzione del suo Regno. Nel mondo spesso ci incontriamo con orizzonti

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Le Suore Agostiniane


Dalle nostre Parrocchie

da Santo Stefano

Da Monterchi - a cura di Matteo Romanelli

Calendario Liturgico

a cura di GM

Il 9 ottobre si è celebrata la Festa Patronale in onore di S. Simeone Profeta. La S. Messa solenne è stata officiata dal Vescovo emerito mons. Giacomo Babini con l’assistenza di due seminaristi Alessandro Bivignani e Matteo Ghezzi. Il piccolo coro di Monterchi ha eseguito, sotto la direzione del cav. Vittorio Perla, apprezzati canti. Il vescovo ha conferito il mandato ai seguenti catechisti: Silvia e Paolo Gioviti, Clara e Paola Giuntini, Manuela Malatesta, Elena Londei, Matilde Pierini, Daniela Scapecchi. Il 22 ottobre è iniziato il nuovo anno catechistico per gli oltre 60 ragazzi delle parrocchie di Monterchi, Pocaia e Padonchia. Sono suddivisi in 5 gruppi: seconda elementare, terza, quarta, quinta elementare assieme alla prima media e seconda media. Domenica 13 novembre è stata celebrata la Festa delle Forze Armate, organizzata dall’Associzione Combattenti e Reduci. È intervenuta la fanfara dei Bersaglieri di Firenze che ha eseguito i brani classici del repertorio militare. Sono state quindi deposte corone di fiori in memoria di tutti i caduti al memoriale presso la Torre civica della Rocca, alla lapide dedicata ai soldati inglesi in Piazza Umberto I e al Monumento ai Caduti, presso il quale poi sono state consegnate le Benemerenze ai reduci ultranovantenni. Il parroco don Quinto Giorgini ha quindi celebrato una S. Messa in suffragio delle vittime delle due guerre mondiali e dei combattenti deceduti nell’ultimo anno. Sono intervenute le autorità civili e militari di Monterchi e tutte le associazioni paesane. La giornata si è conclusa a Petriolo con il pranzo sociale dell’Associazione Combattenti e Reduci. Durante l’Avvento due gruppi di preghiera, uno intitolato alla Regina della Famiglia e l’altro a S. Pio da Pietrelcina, si riuniscono insieme il giovedì dalle 21 alle 22 nella chiesa della Madonna Bella a Pocaia, per un’ora di adorazione, recita del Rosario e brevi catechesi. DICEMBRE 2011 Giovedì 8 dicembre, a Padonchia, tradizionale Festa dell’Immacolata con S. Messe alle ore 9 e alle ore 12. Martedì 13 dicembre a Monterchi Festa di S. Lucia: S. Messe alle ore 16 e alle ore 19. La novena del Natale verrà fatta solo nella chiesa arcipretale di Monterchi alle ore 16 dal 16 al 24 dicembre, con la S. Messa vespertina e alla fine la preghiera particolare e il canto alla Madonna dell’Attesa del Parto qui venerata soprattutto nel periodo dell’Avvento. Domenica 18 dicembre, quarta d’Avvento, Festa della Madonna dell’Attesa del Parto. Il grande presepio artigianale nella caratteristica cripta della chiesa principale del paese viene inaugurato e benedetto nella notte di Natale. Nella vicina frazione di Le Ville si rinnova per la settima volta il presepe vivente. S. Messa solenne di mezzanotte a Natale nella chiesa arcipretale di Monterchi. Sabato 31 dicembre, alle ore 16 solenne Messa di ringraziamento e canto del Te Deum con la partecipazione al completo della Compagnia del SS.mo Sacramento. GENNAIO 2012 Venerdì 6 gennaio, al termine delle S. Messe dell’Epifania, tradizionale benedizione dei bambini e dei ragazzi. Martedì 17 gennaio ricorrono la fiera e la festa di Sant’Antonio. La Fiera è al Mercatale, dove alle 15 circa verranno benedetti i mangimi per gli animali mentre nella chiesa arcipretale alle 16 verrà celebrata la Messa in onore del Santo e la benedizione dei panini da distribuire ai presenti.

Tutto al riparo Finalmente il materiale del prato è stato messo al sicuro. Per l’interessamento fattivo e determinato del Presidente (Giorni Piero) ed altre persone, si è potuto mettere al riparo, in attesa del prossimo anno, i vari materiali: i giochi per bambini, panchine, tavole ed altro. Tutto questo si è potuto fare grazie al nostro parroco don Marco che ha concesso l’utilizzo di un fondo vicino alla chiesa. Inoltre è stato messo al sicuro tutto il materiale usato per il presepe da vari anni. Si ringrazia tutte quelle persone che hanno prestato la loro opera per portare a termine il lavoro (e noi sappiamo bene chi sono), siamo grati perciò del loro apporto per quello che stanno facendo e speriamo che sia di insegnamento anche per altri.

Missioni Il 23 ottobre a santo Stefano è stato preparato il mercatino pro missioni. Dopo la S. Messa delle ore 8,30 si è potuto acquistare svariati tipi di dolci offerti dalle donne della nostra parrocchia. Si ringrazia queste persone per il contributo operoso. Si ringraziano le organizzatrici: Fausta, Rita e Lauretta che hanno eseguito un buon lavoro ed è riuscito abbastanza bene. La raccolta è stata interamente devoluta, naturalmente, per le missioni.

Già presepe Siamo già a novembre e si sta parlando già della preparazione del prossimo presepe che verrà realizzato come al solito, nella nostra chiesa. Speriamo che questa tradizione sia mantenuta ma la partecipazione al lavoro è un po’ ridotta. Manca la presenza dei giovani che diano nuovi impulsi che sennò la cosa rimane difficile da realizzare. Avanti i giovani che diano una mano ai più attempati ma ci aspettiamo anche quest’anno qualcosa di speciale come è stato sempre realizzato negli anni passati.

Le donne dell'Inghirami Il 14 ottobre all'Hotel Oliver c'è stato il ritrovo delle donne che lavoravano nello stabilimento Inghirami di Anghiari in località Santo Stefano (dove ora c’è un centro commerciale). A riunire questo bel gruppo di circa un centinaio di donne ci hanno pensato Rita Bigioli ed Elena Goretti. È stato bello che queste lavoratrici (c’era anche qualche uomo) dello stesso settore si sono ritrovate in una cena conviviale raccontandosi le varie vicissitudini e storie avvenute prima e poi. Ci auguriamo di potersi rincontrare ancora in una simile occasione. Ringraziamento sentito per le organizzatrici e un ben ritrovato per le presenti.

Novantenni a S. Stefano Il 12 ottobre Stefanello Giorni, della Vignolina, ha compiuto i suoi bei novant'anni. Il 19 ottobre invece li ha compiuti, sempre 90, Teresa Mafucci Mercati (zi' Teresa). A questo freschi novantenni la Comunità fa i più sentiti auguri e si complimenta per l’età raggiunta.

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Dalle nostre parrocchie da Tubbiano a cura della Rita e della Rina

da Micciano

Festa del Rosario 2011

a cura di Cristina e Giuseppe

Domenica 2 ottobre nella chiesetta di Tubbiano, restaurata da non molto, si è celebrata la festa della Madonna del Rosario. Nel pomeriggio è stata così celebrata la S. Messa da padre Giovanni, ben conosciuto dalle famiglie del posto, parroco di Gricignano. Alla cerimonia religiosa, con tanto di processione, non è voluto mancare nemmeno don Romano. I festarini intanto, con il gruppo di donne, avevano predisposto per una merenda ma il tempo minacciava pioggia e così la “lochescion” è stata velocemente cambiata e ci siamo ritrovati in un vicino ambiente dove le tavole apparecchiate hanno dato a tutti un piacevole benvenuto. Questa festa, prettamente religiosa, penso potrebbe essere anche uno dei momenti dell'anno in cui riunire gli attuali abitanti della frazione con quelli che, abitanti della zona, si sono ora trasferiti altrove. Comunque un bravo a tutti gli organizzatori, a chi ha preparato il necessario, a chi ha confezionato i dolci molto buoni e un grazie anche a tutti coloro che sono intervenuti e che hanno voluto essere presenti nella restaurata chiesetta di Tubbiano. da San Leo

Festa Parrocchiale

Domenica 23 Ottobre a San Leo è stata festeggiata la Madonna del Rosario. In tale occasione la Santa Messa delle ore 10 è stata spostata alle ore 11. La celebrazione è stata effettuata nella Chiesa di Tubbiano poiché quella di San Leo è ancora in fase di ristrutturazione. Ad officiare è stato S.E. Mons. Giacomo Babini. Durante la celebrazione si è svolto il mandato alle catechiste, con una cerimonia di festa, ma anche di solennità! Tale mandato, ha si responsabilizzato le tre catechiste Laura, Valentina e Maddalena ma anche i nostri ragazzi quasi tutti presenti ed i loro genitori. La Santa Messa è stata allietata da canti appropriati alla liturgia stessa, che hanno entusiasmato i ragazzi più grandi. Al termine è stata fatta una piccola processione intorno alla Chiesa glorificando la Madonna la cui statua è stata portata a spalla dai nostri uomini. Infine un pranzo succulento servito in maniera egregia dalle nostre volontarie presso l’oratorio sito accanto alla Chiesa di San Leo. Durante e dopo il pranzo è stata fatta anche una pesca con numerosi premi per la gioia di tutti, ma soprattutto per divertire i ragazzi! Che movimento e che gioia! Siamo rimasti soddisfatti e speranzosi di poter ripetere il tutto il prossimo anno, magari nella Chiesa della nostra frazione tutta tirata a lucido. Un ringraziamento speciale a tutti i volontari. Maddalena

Un canto speciale Mi sono accorta che a volte anche un canto, può essere una vera catechesi, un modo per vivere dei momenti solenni con amore, intensità, emozione stando veramente a stretto contatto con il Signore! Il canto, anzi ”il Salmo cantato” è intitolato “Ali d’aquila” lo abbiamo cantato e recitato il giorno della festa. I nostri ragazzi si erano commossi, alcuni fino alle lacrime, e hanno voluto i fogli stampati per poterlo ricantare a casa. È stata un’esperienza splendida. Ci ha fatto riflettere su come siano cambiati i tempi e sul modo in cui dobbiamo approcciare i ragazzi stessi. Maddalena

Il saluto a don Gianni Il giorno 7 ottobre 2011, durante la celebrazione liturgica presieduta dall’Arcivescovo Riccardo Fontana, è stato nominato il nuovo parroco subentrato a Don Giovanni Zanchi. Di seguito il saluto offerto dalla parrocchia al neo arrivato e a Don Gianni. *** La parrocchia di Micciano offre il suo caloroso benvenuto al nuovo parroco Don Carlos Blanco e al suo collaboratore Padre Davide, venuti da un paese lontano per servire Cristo e la sua Chiesa. Nello stesso tempo saluta Don Giovanni Zanchi che ha svolto il suo ministero presso questa nostra antica Pieve dal settembre 2006 ad oggi. Esprimiamo a lui profonda gratitudine per le tante iniziative sostenute e promosse a livello parrocchiale, per l’attenzione dimostrata nella catechesi ai nostri bambini, per la cura della Chiesa e della liturgia in ogni celebrazione. Un ringraziamento affettuoso viene rivolto anche alla sua famiglia, presenza discreta e preziosa per tutta la comunità. Attraverso l’intercessione di Maria Assunta in cielo, patrona della nostra parrocchia, possa il Signore ricolmare Don Gianni di ogni bene spirituale nel nuovo cammino che sta per iniziare. Con gratitudine, stima e affetto Parrocchia di Micciano, 7 ottobre 2011

Dalla Rosina!!

Da molto tempo desideravamo rivederci ma, come spesso capita, presi dalla fretta quotidiana non riuscivamo a trovare l’occasione giusta per andare… “dalla Rosina”. Finalmente, senza pensarci troppo, abbiamo deciso e nel pomeriggio di domenica 18 settembre un’allegra comitiva, dalla Motina si è mossa alla volta di Quarrata di Pistoia, città dove la Rosina, anghiarese di nascita, risiedeva verso il Giardinetto, con la famiglia Michelacci Giorni, risiede ormai da molti anni. Un’accoglienza molto calorosa ha fatto da cornice ad una bellissima giornata trascorsa in maniera semplice e serena all’insegna degli affetti più cari e dei ricordi. Alla Rosina, fedele lettrice dell’Oratorio, rivolgiamo un caro saluto attraverso le pagine di questo giornale, ricordandole che ora siamo noi che la attendiamo ad Anghiari con la sua bella famiglia!

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Lettera di un figlio a tutti i genitori del mondo

Cara mamma, Sono le undici di sera e sono stanca E come sai il lavoro non mi manca Ma non riesco a dormire e sai perché? Sento il bisogno di parlar con te.

Non datemi tutto quello che vi chiedo. A volte chiedo solo per riscontrare quanto posso prendere. Non sgridatemi; vi rispetto meno quando lo fate, ed insegnate a gridare anche a me. Non vorrei imparare a farlo. Mantenete le promesse, belle o brutte. Se promettete un premio, datemelo e comportatevi così anche con le punizioni. Non mi paragonate a nessuno, specialmente a mio fratello o a mia sorella; se mi fate apparire migliore di altri, sarò io a soffrire. Non cambiate parere così spesso su ciò che devo fare; decidetevi a mantenere la vostra decisione. Permettetemi di crescere, fidandovi delle mie capacità. Se voi fate tutto al mio posto, io non potrò imparare mai. Non dite bugie in mia presenza, e non mi piace nemmeno che voi mi chiediate di dirle al vostro posto, neanche per darvi una mano. Questo mi fa sentire male e perdere la fiducia in tutto ciò che dite. Quando sbaglio ammettetelo. Questo aumenterà la mia stima per voi, mi insegnerete così ad ammettere i miei sbagli. Trattenetemi con la stessa affabilità e spontaneità che avete verso i vostri amici; essere parenti non vuol dire non poter essere amici. Non mi chiedete di fare una cosa che invece voi non fate, anche se non lo dite; non farò mai ciò che voi dite ma non fate. Quando voglio condividere una mia preoccupazione con voi, non ditemi: “non abbiamo tempo per stupidaggini”, oppure: ”non ha importanza, sono cose da ragazzi”. Cercate di capirmi e di aiutarmi. Vogliatemi bene e ditemelo. A me piace sentirmelo dire, anche se voi credete che non sia necessario dirmelo. Abbracciatemi, ho bisogno di sentire la vostra amicizia, la vostra compagnia, in ogni momento.

Ti ricordi quando eravamo piccini Una famiglia con tanti bambini E tu con i figli, i campi e la foresta Non sapevi più dove batter la testa. E borbottavi spesso ad alta voce: “Ma crescerete e finirà sta croce Anch’io avrò un po’ di pace e non più guai” Ma il tempo allora non passava mai. Ma quel tempo che non volea passare A un certo punto cominciò a volare E presto non avevi più bambini Ma figli adulti e tanti nipotini. Ed avevamo poco e quasi niente Eppure si viveva beatamente Né radio, né frigo, né televisione Un paio di scarpe ed eran quelle buone. Ricordo, i nostri svaghi erano pochi E ancora meno erano i nostri giochi Dormivamo nel letto con i cartocci E andavamo qualche sera a veglia a Tocci. Eh si, il tempo passa e presto vola via Io me ne accorgo dalla bimba mia Ora è piccina, presto sarà donna E prima che m’accorgo sarò nonna. Eppure io non so dimenticare Quelle serate accanto al focolare Quando per tener calma la nidiata Col ceppo si faceva la sbriciata. E poi veniva il dì che si “batteva” E le lunghe tavolate si faceva Per i macchinisti, per il Santucci E quando tu facevi i cavallucci.

Egregi Signori,

L’otto settembre per Santa Maria E a casa nostra veniva la zia E tu ti alzavi presto la mattina Per fare dolci e brodo di gallina.

Sono un Anghiarese che abita in Svizzera in quel di Minusio (Canton Ticino). Ho avuto il piacere di incontrarmi con gli Anghiaresi che hanno fatto una gita in data 21 maggio 2011 al lago Deglio in Piemonte. Dopo di che sono venuti a visitare Locarno. Sono rimasti contenti del viaggio con il trenino della Centovallina che li ha portati da Domodossola a Locarno. In allegato vi mando le foto delle mie amiche Anghiaresi che con molto piacere sono venute a trovarmi. Ho desiderio che pubblicaste le foto sul prossimo numero del giornale l’oratorio d’Anghiari. Vi ringrazio e porgo i miei più sentiti saluti.

E’ strano ma non so dimenticare Quella mia infanzia spesa a lavorare E penso spesso con il cuore in gola A quella casa vecchia, brutta e sola. Però davvero che la vita è buffa Si corre, ci si arrabbia e ci si azzuffa Per accorgersi poi che dopotutto Il bello è proprio quel che un dì era brutto. Beh. Cosa ci vuoi fare. Ci vuol pazienza Ci si guadagna solo in esperienza Peccato che poi quando tanto sai E finito il tuo tempo e te ne vai. E dopo questo lungo discorsetto Vi abbraccio babbo e mamma e vado a letto.

Luconi Alvise Eugenio

Con tanto affetto, Vostra Lela Londra 10 dicembre 1969

Nella foto Alvise con la Marisa, la Maria e la Luciana

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Le iniziative della Banca

Il Credito Cooperativo guarda ai giovani a cura della Banca di Anghiari e Stia

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l Credito Cooperativo sente sempre di più il bisogno di un approfondimento del rapporto con i più giovani, veri e propri pilastri del nostro futuro: per questo motivo a loro verrà per la prima volta dedicato uno spazio specifico di espressione e di rappresentanza nell’ambito dell’ormai imminente XIV Congresso del Credito Cooperativo, che si terrà a Roma dall’8 all’11 dicembre. La Banca di Anghiari e Stia già da molti anni dedica una particolare attenzione ai giovani del nostro territorio attraverso l’organizzazione, in proprio o in collaborazione con altri enti, di iniziative specificamente dedicate al sostegno e alla valorizzazione delle giovani generazioni. Possiamo ricordare, ad esempio, le provvidenze erogate annualmente sotto forma di borse di studio agli studenti soci o figli di soci che hanno concluso il loro percorso scolastico o universitario con il massimo dei voti, nel rispetto della durata legale del corso di studi. Durante la cerimonia ufficiale di premiazione e di consegna del riconoscimento in denaro, che avviene nel corso dell’annuale assemblea dei soci in maggio, il Presidente ha occasione di congratularsi con i giovani per i brillanti risultati conseguiti e per stimolarli a proseguire con il massimo impegno nella carriera scolastica e professionale.

Nel tempo la banca ha inoltre aderito alle seguenti iniziative per i giovani, promosse a livello nazionale o regionale dal Credito Cooperativo: progetto “Diamogli credito” per agevolare l’accesso al credito delle giovani generazioni; finanziamenti a studenti universitari assistiti dalla garanzia della Regione Toscana; partecipazione alla “Giornata del Risparmio” per sensibilizzare i giovani sull’importanza e sul valore del risparmio a livello personale e collettivo. Ma questo rapporto storico dell’istituto di credito anghiarese con i giovani non si esaurisce qui. La Banca infatti vuole fare qualcosa di più “per” loro e “con” loro. Intende infatti istituire un “Comitato Giovani Soci” con l’obiettivo di instaurare un dialogo ancora più diretto, per consentire alla Banca di rispondere con maggiore efficacia alle loro esigenze e desideri. Il Comitato avrà il compito di promuovere iniziative dedicate al target giovani e solleciterà lo sviluppo di progetti e prodotti specifici. Il rapporto Banca-giovani verrà quindi inteso sempre più in senso biunivoco: non è più solo la Banca che offre ai giovani soluzioni studiate appositamente per loro, ma sono anche e soprattutto i giovani a far sentire la loro voce e ad esprimere quelle che sono le loro aspettative nei confronti di una Banca finalmente adatta a loro ed in grado di soddisfare le loro esigenze. Tante sono quindi le iniziative in cantiere che la Banca ha in animo di realizzare per rendere sempre più speciale il proprio rapporto con i giovani e per essere lei stessa, nonostante gli oltre cento anni di età, una Banca giovane e dinamica.

La Banca inoltre affianca alcune istituzioni locali, finanziando analoghe erogazioni di premi che vengono conferiti dal Comune di Anghiari (Premio Roberto Procelli, assegnato a fine novembre, in concomitanza con la “Festa della Toscana”) e dal Comune di Monterchi (Premio Piero della Francesca, assegnato a settembre, all’inizio del nuovo anno scolastico) agli studenti più meritevoli residenti nei due territori comunali. Da anni la Banca cerca inoltre di contribuire a ridurre il divario che ancora separa il mondo della scuola da quello del lavoro: vanno in tal senso gli accordi di collaborazione con gli istituti superiori della Valtiberina per permettere agli studenti di effettuare periodi di alternanza scuola-lavoro che consentono ai giovani coinvolti di prendere confidenza con le principali problematiche relative alle principali attività bancarie.

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In alto il logo: La banca dei giovani. Qui sopra: La socia Francesca Alpini premiata dal Presidente Sestini.


Da Tavernelle

Rubrica a cura di Alessandro Bivignani

Ricordo di suor Immacolata

Ricordando Enzo…

“Quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi…” (Is. 40, 31)

Rovistando nelle foto e nei ricordi sono incappato in una simpatica fotografia che mi ha spinto a scrivere alcune poche righe per l’amico Enzo Panichi, che ci ha lasciato lo scorso 23 luglio. Era l’anno 2000, Anno Santo, e a quel tempo Enzo mi dava lo spunto per scrivere qualche articolo sul giornale; successivamente poi fu anche titolare della rubrica “il fatto” di Enzo Panichi. Ma forse la ricorrenza giubilare non fu scatenante, e nemmeno l’approssimarsi alle feste del Crocifisso ad Anghiari, ma in ogni modo proprio in quel periodo ad Enzo gli venne in mente di restaurare e mettere a posto la croce che si trova lungo la strada che dal Cenacolo di Montauto porta alla Maestà di san Francesco. Così con le sue qualità di muratore sistemò la base ritrovandone la data di fondazione (1889) e il falegname Palmiro Papini invece restaurò la croce di legno. Pochi giorni dopo don Marco, alcune suore e dei parrocchiani si ritrovarono nel luogo per inaugurare la restaurata croce, e immortalare questo semplice ma significativo gesto di fede e pietà cristiana. Io non sono in foto, perché la foto l’ho scattata, ma ricordo con piacere questo e tanti altri momenti passati con Enzo.

Negli incontri ricordati sempre lo stile francescano: accoglienza materna nel cuore e cortesia. Accogli tutti in Cristo: Lui ti chiama, Lui ti attende lì; questa è la tua missione nella Chiesa. Quello che hai ricevuto da me donalo a chi viene a te. Ricordati: accoglienza materna “dentro” il cuore in Cristo, finché a forza d’amore viene fuori una nuova creatura, quella ideata dal Padre. Sii ospitale “dentro” per donare la vita: solo l’amore crea una nuova nascita, rende nuovi e fedeli; non sono più quelli di prima perché sono amati. (dagli scritti di Sr. M. Immacolata)

S. Natale

Alessandro

Si chiude l’anno della Compagnia

24 dicembre 2011 Messa di Mezzanotte al cenacolo di Montauto

Siamo giunti quasi anche alla fine del 2011 e, nonostante tutta una serie di attività svolte nell’arco dell’anno, le attività non sono ancore terminate. Possiamo essere soddisfatti, perché anche quest’anno tutti gli impegni che ci eravamo prefissati li abbiamo svolti tutti. Anche le iscrizioni alla Compagnia sono aumentate e torno a ripetere che, per chi fosse interessato ad iscriversi, siamo sempre a vostra disposizione, e se qualcuno volesse indossare la cappa sarebbe ben accetto. Tornando ai nostri impegni del 2011, ce ne rimane uno: Il 16 Dicembre ci sarà l’incontro con le altre Compagnie, passeremo insieme la serata, ci sarà un momento di preghiera assieme al Rettore Don Marco Salvi e poi ceneremo assieme. Tutti i Confratelli della Compagnia augurano a tutti Buone Feste. Il Camerlengo Baggi Gian Domenico

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Addio Sergio Sergio Lombardi ci ha lasciato domenica 2 ottobre; aveva collaborato con l'Oratorio fin dal 1997 con una sua rubrica che ha curato fino a poco tempo fa. Per ricordarlo riportiamo l'omelia di don Gianni in occasione del suo funerale durante la quale ha letto alcuni brani della Lettera Enciclica sulla sofferenza di Giovanni Paolo II. Don Gianni ha anche ricordato la gioia di Sergio quando è stato premiato per il suo Diario a Pieve S. Stefano. “Ogni vita è preziosa agli occhi di Dio e, ognuno di noi, per il fatto stesso che Dio ci ha donato la vita ha una responsabilità, una missione, un compito da svolgere. Dunque anche la vita del nostro fratello Sergio è stata piena di senso ma solo la fede ci soccorre nel saper accettare l’esistenza terrena come quella che ha trascorso il nostro fratello appena defunto. Voglio poi dire con voi in questa occasione alcuni pensieri scritti dal beato Giovanni Paolo II nella sua Lettera Enciclica del 1984 sul senso cristiano della sofferenza. Tutti noi ricordiamo Giovanni Paolo II come l’uomo che il Signore, specialmente nell’ultima parte della sua vita, ha chiamato a partecipare da vicino alle sofferenze e queste parole dure che ora ascolteremo sono parole scritte da un santo che prima ha capito queste cose e poi, per grazia di Dio, le ha potute vivere fino all’ultimo respiro della sua esistenza terrena. Lo stesso Giovanni Paolo II nell’ultimo e doloroso tratto della sua esistenza terrena ha dovuto camminare proprio per questa strada fra le tante privazioni che il Signore gli ha riservato, arrivò anche questa chiamata, la chiamata al patire moralmente, spiritualmente, fisicamente per amore di nostro Signore Gesù Cristo che per noi ha patito sulla croce. Dunque fratelli e sorelle anche la vita del nostro fratello Sergio non è stata una vita vuota, una vita fallita, è stata una vita realizzata in pieno nella misura in cui anche lui ha saputo rispondere a questa difficile ma reale chiamata. Unire le proprie sofferenze a quelle di Cristo. Quanto bene viene al mondo grazie all’offerta di coloro

che si uniscono a Cristo sulla croce per mezzo del loro soffrire. E dunque se un giorno arriverà anche per noi questa chiamata, questa vocazione dovremo avere la forza di riconoscerla e di accoglierla perché nessuno di noi può decidere come diventare santo. È il Signore che ci indica la strada e poco o tanto la dimensione della croce per diventare santi non la può cambiare nessuno. Invochiamo la pace eterna per quest’anima che si trova al cospetto di Dio e deve essere da lui giudicata. Lo accompagna le sofferenze che ha patito, i meriti infiniti che Cristo ha meritato per noi sulla croce. Accompagna quest’anima l’amore, l’affetto, il ricordo, la preghiera dell’intercessione dei parenti, degli amici, di tutti quelli che qui in terra gli hanno voluto bene e gli sono stati vicini. A volte nella sofferenza sentiamo di essere soli, solo la fede ci fa capire che il Signore è con chi soffre, è vicino a chi soffre. Ma quando ci presentiamo di fronte al Signore con la nostra morte per essere da lui giudicati non siamo più soli, siamo in compagnia della Madonna, degli angeli, dei santi, delle anime di tutti coloro che in questa vita ci hanno fatto del bene. È confidando in questa solidarietà finalmente, oltre la sofferenza e la morte, che possiamo chiedere misericordia al Signore per i nostri cari e la grazia che ci venga finalmente schiusa quella dimora di luce e di pace dove non c’è più né sofferenza né lutto.” Poi don Gianni ha letto i brani della Lettera Enciclica. Il disegno di Sergio è di Sara Comanducci.

Al grande reporter dell’Oratorio, Sergio di Armando Zanchi 31 ottobre 2011

Gran luogo storico e vecchia trattoria la vita lunga più lunga della mia

Gente del posto o gente di campagna tutti a mangiare buon piatto di lasagna

Il Cantinone di nuovo ereditato Grazia e Alighiero lo hanno prelevato

Erano feste tutte di famiglia e si ballava pure la quadriglia

Tanti i padroni lui à ereditato per dare gusto ad un buon palato

Altra Assunta con Ottavio il Mozzo del Cantinone lo presero il posto

Con Alighiero il rango fu elevato e lì il pienone mai è mancato

Passa il tempo gli anni stanno passando e come tutti le cose stanno cambiando

La vecchia Asssuntina con Lea e Collacchioni furono certi i primi promotori

Tanta gente a fare colazione gioco alle carte giocando a scopone

Buona cucina quella della Grazia lei fu cuoca ma di vera razza

Anche ad Alighiero la trattoria pesa lascia il suo lavoro restando in attesa

Giorni di festa e giorni di mercato qui tanta gente in questo scantinato

Grandi avventori amanti del buon vino poco mettevano scolarsi un quartino

Verso il Natale sentivi lì suonare e tanta gente venivano a ballare

Altro ricambio con Silvia e Gianni loro son giovani sapranno andare avanti:

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La Camminata dell’Homo salvatico di Paolo Chiasserini

Con il DopoLavoroFerroviario di Arezzo decidemmo di organizzare una camminata alla scoperta dell’antica leggenda dell’OMO SALVATICO e dei luoghi che la evocano nella valle del Padonchia. Ci ritovammo una mattina di domenica nel piazzale interno della stazione di Arezzo e, all’ora convenuta, siamo partiti alla volta di Monterchi. Passato il Cerfone ci siamo soffermati per congiungerci con quei partecipanti provenienti dalla Valtiberina, alcuni di essi provenivano proprio da Anghiari. All’ora convenuta siamo ripartiti per portarci nella valle del Padonchia, proprio al bivio che devia per Pianezze. Parcheggiate le nostre auto ci siamo incamminati, in una cinquantina di persone, sulla strada che sale verso Pianezze. Giunti alla chiesa di S. Michele, abbiamo atteso invano che l’amico, con cui avevamo preso precisi accordi, venisse ad aprirci la porta per poter ammirare uno splendido affresco di scuola Pierfrancescana; purtroppo non è potuto venire. Un po’ delusi abbiamo proseguito la passeggiata fino al forno dove, si dice, l’Agnolaccio avrebbe buttato dentro due donne. Non dovete farvi una cattiva idea del nostro omo salvatico, quelle due, oltre avergli rifiutato un po’ di cibo, l’avevano deriso e insultato perché le aveva distolte dalla preparazione del pane. Dal masso alla base del forno, qualcuno ci ha narrato la leggenda dell’omo salvatico, poi abbiamo ripreso dolcemente il cammino attraverso boschi e ameni castagneti fino a quella che è conosciuta come la casa dell’omo salvatico, che si trova ai piedi di una erta scarpata coperta da castagni. Anche qui c’è stata una spiegazione dei luoghi che sembra siano ancora più antichi della leggenda, tanto da evocare antiche sepolture come i dolmen. Proseguendo la camminata siamo giunti sul crinale del colle dove abbiamo incontrato una strada alla tedesca, cioè tutta cementata, come usavano fare i tedeschi durante la guerra, che abbiamo percorso per un buon tratto, poi abbiamo proseguito su una strada imbrecciata e infine, meno male, abbiamo trovato una strada su terra che ci ha portato fino al nostro punto di ristoro. Un bellissimo castagneto molto curato con una specie di casetta delle fate, un forno ecc, con delle lunghe tavole con panche che hanno accolto dolcemente le nostre terga stanche per consumare, in pieno rilassamento, il pranzo che avevamo portato nei nostri zaini. Alla fine del ristoro è arrivato, come previsto dall’accompagnatore, il proprietario del castagneto che ha aperto la casetta dove abbiamo potuto farci anche il caffè e dove ci ha fatto assaggiare il gustosissimo amaro dell’omo salvatico, che egli stesso produce. Rifocillati a dovere abbiamo proseguito fino alla tina dell’omo salvatico, dove abbiamo avuto un’ulteriore illustrazione della leggenda e altre interessanti notizie sul manufatto che, ancor oggi, incute una certa soggezione. Scendendo verso la Murcia abbiamo potuto ammirare quel che resta della millenaria chiesa del Pian della Madonna, che ci è stata illustrata dal nostro accompagnatore con dovizia di particolari. Proseguendo siamo giunti alle case della Murcia dove ci siamo trovati a un bivio: alcuni hanno proseguito per andare direttamente alle macchine, mentre noi impavidi ci siamo diretti verso i ruderi del castello d’Elci. Dopo poche centinaia di metri davanti a noi, sulla sommità di un colle quasi perfettamente conico, ci è apparso, svettante sopra la vegetazione, un lacerto angolare di muratura, pertinente ad uno spigolo della torre del castello. Abbiamo dovuto aprirci un varco tra la fitta vegetazione, arrancando sulla ripida salita che dalla strada porta al castello, quasi completamente nascosto dalla boscaglia, ma ne valeva la pena. Ad accoglierci

i resti di una spessa muraglia larga più di due metri che, oltre a perimetrare il castello doveva essere anche la base della torre. Sparse sul terrapieno numerose pietre lavorate riempiono tutto il perimetro, ancora leggibile dell’area fortificata. Dalla parte opposta si conserva ancora un bel pezzo della cinta con la porta d’accesso, che denota l’importanza della fortificazione, distrutta dal disastroso terremoto del 25 dicembre 1352, che la fece crollare seppellendo all’interno una guarnigione di nove soldati milanesi. Completata la visita del sito, abbiamo ripreso la via del ritorno fino alle macchine dove ci siamo salutati ringraziandoci a vicenda per la stupenda giornata interessante passata in piacevole compagnia. Dall’alto in basso: La tina dell’Omo salvatico e, sotto, i gitanti intorno alla tina mentre ne ascoltano la storia; qui sopra i resti della chiesa di San Martino a Lugnano.

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Pellegrinaggio alla Verna

giornale o TV parlerà di voi, ma continuate a giocare perché fa bene alla mente e all’anima, fa stringere amicizia.» Sono rimasta colpita dalle sue parole e devo dire che è vero, è stato un bellissimo pomeriggio, anche emozionante. Siamo arrivate ventiduesime ma non importa. Alla fine c’è stato un bel rinfresco per tutti, organizzato da noi anghiaresi che ospitavamo le molte persone intervenute anche da fuori. Grazie Silvia per questa bella esperienza che mi hai fatto provare.

di Francesca

Sono ormai molti anni (forse dal 1988) che un bel gruppetto di persone trova una domenica per andare dal Santuario del Carmine al Santuario della Verna a piedi. Anche quest’anno in occasione della vicina festa del patrono d’Italia, san Francesco, domenica 2 ottobre, quasi una trentina si è ritrovata la Carmine di buon mattino (alle sei circa) per partire alla volta della Verna. Devo dire che è sempre una bella esperienza da fare, era una giornata bellissima e dalla cima di Sovaggio si poteva ammirare un panorama stupendo. Veramente un paradiso il trovarsi lassù e ringraziare Dio di tanta bellezza e tanta bontà nel farci godere di questa giornata stupenda. Un pulman partito da Anghiari ha portato diverse persone che non potevano venire a piedi ed insieme abbiamo partecipato alla S. Messa delle 12,15. Era la festa degli Angeli custodi e io ho ringraziato il mio Angelo per avermi aiutato ancora una volta a salire fin lassù. Alle 13,30 ci aspettava il Ristorante del Pellegrino con un succulento pranzo; eravamo tutti contenti di aver onorato S. Francesco e di aver condiviso una così bella giornata.

Giocare e fare del bene di Francesca

Il 9 di ottobre al Centro di Tavernelle si è svolto il primo torneo di Burraco, un gioco di carte, organizzato da Loredana, Silvia e altre persone a scopo benefico. Io non avevo mai giocato e questa estate al mare Silvia è stata la mia “maestra”. Devo dire che è un gioco molto piacevole per cui anch’io ho partecipato a questo torneo. Visto che il ricavato andava alle Suore della Ripa, Suor Angela, tornata appositamente da Roma dove è stata da poco trasferita, ha dato il benvenuto e ringraziando i partecipanti ha detto: «Questa esperienza mi mancava, è bello vedervi tutti insieme giocare e fare del bene; il bene è silenzio! In un mondo in cui si parla solo del male, certamente nessun

GRAZIE! Anche quest’anno durante le vacanze estive ho trascorso qualche bel pomeriggio in compagnia di Andrea e della Apollonia, meglio conosciuti come “i panierai” della Motina. Grazie ai preziosi suggerimenti di Andrea ho potuto affinare la tecnica dell’intrecciare il vinco, materiale che cresce spontaneamente lungo le rive del nostro Tevere, e realizzare così panieri e cestini che hanno ricevuto l’apprezzamento di familiari e amici. Un giorno con Andrea ci siamo recati lungo il fiume per raccogliere il vinco che ho poi “sdrucchiato” (grazie anche al mio nonno!) e messo ad essiccare in attesa di qualche idea che potrebbe venirmi, in seguito, per realizzare qualche manufatto. Ad Andrea va un sincero ringraziamento per quanto fatto, in attesa di rivederci il prossimo anno poiché riconosco che, in questa come in altre situazioni, c’è ancora tanto da imparare! Francesco

Nilo, l’avvocato della Scampanata Verso la fine di marzo del 2005 le gemme dei fiori cominciavano ad aprirsi. S’avvicinava la primavera, ma c’era qualcosa di diverso dagli altri anni. Questo era l’anno della Scampanata! Ed infatti, nei giorni successivi, un manipolo di volenterosi si riunì per diverse sere per organizzare il tutto. Fra i collaboratori c’era anche Nilo Alessandrini di San Leo, detto Bargiacca, e subito si poté apprezzare la sua bontà d’animo e la voglia di stare in compagnia. Ma sarà ai primi raduni mattutini che verrà fuori l’allegria di Nilo e la sua voglia di partecipare alla festa per dare il suo contributo a questo evento quinquennale. E quando i primi colpevoli di non aver rispettato l’impegno ad essere presenti in piazza prima delle sei, avranno bisogno di qualcuno che li difenda (per farli condannare), la simpatia di Nilo venne subito fuori ed il suo motto da avvocato della difesa “eh noeee!”, diventò subito il motto della folla presente in piazza e che non aspettava altro che di scarrettare lo sciagurato. E Nilo mutò il suo soprannome da “Bargiacca” in “Avvocato”. E così, finito maggio, la Scampanata e tutti i suoi ricordi furono archiviati. Ma nel 2010 la Scampanata è ritornata puntuale e, a malincuore, abbiamo dovuto constatare che Nilo, per

problemi di salute, non avrebbe p o t u t o partecipare attivamente ma nondimeno non mancò di essere presente in piazza. Ma, grazie alla disponibilità dei giustizieri e di altri amici, ha potuto soprattutto partecipare al pranzo dove ricevette i giusti applausi e riconoscimenti e dove abbiamo potuto constatare la sua felicità per questa bella giornata. Ora Nilo ci hai lasciato ma stai sicuro che non ti dimenticheremo e anche i più giovani serberanno un buon ricordo di te e della tua simpatia. Nella foto Nilo assieme al Maschio in frenata giù per i Cordoni.

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Classe 1961, Presente!! Quest'anno i "ragazzi del 61" hanno compiuto 50 anni. È un traguardo importante e mi sembra giusto non farlo passare inosservato. Ecco la foto della mia quinta elementare, la 5°B, era il 1972 e, assieme alla nostra maestra, la sig.ra Anna Maria Ceccherini in Buzzini purtroppo scomparsa, ci sono da sinistra i bambini: Luciano Acquisti, Carlo Rossi, Paolo Rossi, Paolo Alberti, Luciano Luongo, Giuseppe Gennari, Graziano Zanchi, Mauro Cambi, Marco Boncompagni, Alessandro Bruni, Maurizio Mencaroni e, sempre da sinistra, le bambine: Mariella Del Pia , Patrizia Magrini, Patrizia Cangi, Carla Tanguenza, Simona Cassandri, Cosetta Pasqui, Tiziana Buzzichini, Elisabetta Borghesi, Cinzia Gigli, Rossella Meoni. La maestra Ceccherini ci guidò in quarta e quinta, prima di lei altre due insegnanti, anche loro scomparse, ma che voglio ricordare. La maestra Fannì in prima e la maestra Ambrogetti in seconda e terza. Ricordo come eravamo diversi dai bambini di oggi. All’epoca il rispetto e il giusto timore per l’insegnante erano nella normalità delle cose anche se eravamo comunque dei ragazzi e come tali ci comportavamo. Per aver tolto la sedia ad una compagna che si stava sedendo, causando la caduta della medesima, una mattina mi dovetti presentare a scuola accompagnato da un genitore. Gli scappellotti roteavano nell’aria sin dalla convocazione, ti accompagnavano anche nel tragitto casa-scuola se era il caso, e ti preparavano al colloquio con la maestra, dove arrivavi già “caldo” e pentito. Erano quelli i tempi del metodo “Montessori a mano”. Ad invocarlo per i giorni d’oggi susciterei scandalo, ma all’epoca i genitori erano di poche parole ed era necessario farsi capire alla svelta e ristabilire subito l’ordine. C’era anche un’ingenuità diffusa, imparavi dalla scuola, dalla famiglia, e dalla poca televisione che iniziava i programmi nel tardo pomeriggio con “La TV dei ragazzi”. All’esame di quinta, alla domanda “Quando è che la vipera non è più pericolosa?” avrei dovuto rispondere appena aveva morso, in quanto non aveva ancora riprodotto il veleno, invece risposi “Quando è morta”. La risposta era di per sé ineccepibile ma non in linea con il programma di scienze. Ricordo ancora le risate della commissione d’esame, il compianto maestro Vandro che era presente, e che è stato l’autore della foto di classe, per anni quando mi incontrava mi ricordava la storia della vipera. Nel 1961 accaddero molti eventi importanti:

San Martino 2011 Se qualcuno aveva qualche dubbio sull’influenza di san Martino sul tempo, quest’anno si deve ricredere perché giornate meravigliose hanno accompagnato la festa allestita sotto le Logge dove i “Bringoli d’Anghièri” l’hanno fatta da padroni. Ma non solo. Anche brustichino con tanto di salsicce e castagne arrosto. D'obbligo il vin dolce. I tantissimi ospiti nei due giorni della festa ad Anghiari hanno apprezzato l'impegno degli organizzatori per far conoscere Anghiari e le sue tradizioni. Per il Borgo della Croce, nella giornata di domenica 13, c’è stata l’esposizione di prodotti agricoli, in particolare zucche di ben oltre 50 chili. Ma un altro prodotto caratteristico della val Sovara era esposto. Sto parlando dei fagioli caponi che sono stati recuperati (è una varietà autoctona) grazie ad alcuni agricoltori che da decenni tramandano questo seme.

Innanzitutto l’ Italia festeggiava i 100 anni di unità. A gennaio John Kennedy diventa presidente degli Stati Uniti. A febbraio fu stabilita la grammatura e tipologia della carta idonea all’involtatura dei gobbi, nonché il periodo di tale operazione e la modalità per l’eventuale friggitura del gobbo medesimo (legge Pastella). A Marzo nascono le frecce Tricolori. Ad Aprile Jurij Gagarin è il primo uomo nello spazio. Ad Agosto il primo concerto dei Beatles ma anche l’inizio della costruzione del muro di Berlino. A settembre viene fondato il WWF e c’è la prima marcia Perugia Assisi. A novembre nasce il secondo canale Rai. A dicembre gli Stati Uniti entrano nella guerra del Vietnam. Ma determinante, decisivo, fù il contributo del 1961 nel dividere il 1960 dal 1962, era la prima volta che avveniva nella storia. Pensate. Come nello spirito dello scrivente, un paio dei fatti sopra descritti non sono stati diciamo, determinanti, per il cammino dell'umanità. Sono certo che tutti i miei coetanei li avranno individuati alla prima lettura e spero di aver strappato loro un piccolo sorriso. Per quelli che ora vanno a rileggere per la seconda volta, dico che non è niente, va solo tolta un po’ di ruggine che in 50 anni si può essere formata. Forza che il bello deve ancora venire!!!!!! C'è l’intenzione per il mese di dicembre di organizzare una cena per far ritrovare tutti i neo cinquantenni, dovremmo essere circa 90. Spero che la cosa vada in porto e che ci sia una partecipazione numerosa. Un saluto e un abbraccio a quelli del 61. Graziano Zanchi

Da segnalare, oltre le grosse zucche per marmellata, le zucche ornamentali di varie fogge, gli alchechegngi, le sorbe, le giuggiole, i corbezzoli. Non sono mancate nemmeno le pere di montagna e le mele rogge. I nostri bravi artigiani poi hanno lavorato in diretta per far conoscere le lavorazioni tradizionali. In piazza Baldaccio Memorandia, la fiera che si tiene ogni seconda domenica del mese, ha animato la giornata di domenica. Resoconto altamente positivo (abbiamo già detto del tempo) che ha soddisfatto le tante persone impegnate ad allestire tutto il necessario per la festa, ai cuochi che si sono alternati alle cucine e agli organizzatori che hanno organizzato. Rimane solo da menzionare che sabato 12 nel Borgo della Croce, dopo la S. Messa delle ore 18 nella chiesa della Maddalena, c’è stata la distribuzione del “pane di San Martino” offerto dal Forno del Borgo e dal Forno Bindi di Anghiari.

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E l i s a S a s s o l i n i r i p ro p o n e u n a i n t e re s s a n t e i p o t e s i

La scoperta??!

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Ho letto da qualche parte e non ricordo dove, ma credo comunque che sia noto a molti Anghiaresi, che nel solstizio d’estate il sole sorge esattamente sopra il convento di Montecasale. Ciò significa che, ponendosi all’alba del 21 giugno in cima alla Croce con le spalle al portone della chiesa, si vede sorgere il sole dritto davanti a noi su un’asse coincidente con la dritta di Anghiari e che, se proseguita idealmente, arriva a Montecasale. La mattina del 27 dicembre u.s venendo in macchina dal Carmine verso Anghiari intorno alle 8 di mattina mi sono ritrovata (sulla dritta tra la casa di Pietrino e quella del Meoni) a guidare con difficoltà, perché accecata dal sole che avevo esattamente dritto davanti a me. Così ho pensato che era circa l’ora dell’alba e pressapoco il solstizio d’inverno e che dunque, probabilmente, all’alba del 21 dicembre il sole si muove su un’asse a 90° con quella del solstizio d’estate, cioè con la dritta di Anghiari. Così, appena tornata a casa dal lavoro, ho preso la cartina geografica, una squadra ed una riga ed ho voluto controllare. Mi sono accorta che la via del Carmine segue un tracciato all’incirca coincidente con una retta perpendicolare alla dritta di Anghiari e che comunque se, esattamente in corrispondenza della Croce (questo è importante perché esistono infinite perpendicolari ad una retta), si traccia un’asse perpendicolare alla dritta e lo si prosegue idealmente verso nord (il Carmine), si arriva a toccare il Santuario della Verna. Dunque il sole nel solstizio d’inverno si muove sull’asse Verna-Croce che è perpendicolare, in corrispondenza della Chiesa della Croce, all’asse CroceMontecasale che è quella invece lungo la quale il sole si muove nel solstizio d’estate. Trovo che sia curioso ed interessante (sono tutti e tre luoghi legati a San Francesco) e probabilmente neppure casuale considerando che molte pievi e luoghi sacri hanno un orientamento particolare. Se qualcuno che di topografia, di storia o di astronomia ne sa più di me vuole verificare e dirmi se quanto ho scoperto sembra plausibile, ne sarei contenta.

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L’Associazione Sportiva Motina in collaborazione con Dynamis Bike Anghiari Organizza per Domenica 4 dicembre 2011 dalle ore 9 in poi, il

1° CICLORADUNO DEI MONTI ROGNOSI La gara, non competitiva, è aperta a tutti coloro che vogliono divertirsi trascorrendo una mattinata in bici, all’insegna del sano divertimento. Saranno possibili due percorsi, a seconda dell’età e del fiato disponibile! Ritrovo ore 9.00 al campo sportivo della Motina Indistintamente, per tutti, alla fine, ricca colazione!! Vi aspettiamo numerosi!! 35


Auguri Stefanello

Dalla Cina

Stefanello Giorni è nato il 12 ottobre 1921 alla Vignolina, lungo la via del Gioco che una volta portava a Caprese e Viaio, e quindi, quest’anno, sono passati 90 anni giusti giusti da quell’avvenimento. Adesso risiede sempre nei dintorni, alla Polveriera. Nella sua vita ha lavorato molto ed ha fatto il contadino nel podere della Fattoria Bartolomei Corsi, il podere produceva 400 staia di grano. Ora naturalmente è a riposo e con la sua carrozzina motorizzata riesce anche a muoversi nei pressi di casa. Per il suo 90 compleanno nuore, figli, nipoti e pronipoti gli hanno preparato una bella festa. “Io ci tenevo parecchio ad arrivare a novant’anni perché della mia discendenza non c’è arrivato nessuno. Io sono il primo” ci ha detto con soddisfazione. Bravo Stefanello e noi ti auguriamo, e ci auguriamo, di essere presenti alle feste, che saranno coi fiocchi, per i tuoi cento anni!

Per un errore di impaginazione nell’articolo sulla Mostra di Simona Lazzerini allestita presso il Museo della Misericordia ad Anghiari pubblicato a pag 30 del numero scorso, è stata erroneamente inserita una foto non inerente l’articolo stesso. Ce ne scusiamo con Simona e con voi lettori. Quella in alto è la foto giusta: “Canale a Tongli, la Venezia cinese (provincia dello Zhejiang).

Parrocchia di Micciano Festa di S. Antonio abate Domenica 22 gennaio 2012

Ore 11 S messa solenne a cui seguirà la benedizione degli animali nel piazzale della Chiesa. Nel pomeriggio attività ricreative presso i locali rinnovati della parrocchia.

TEATRO DI ANGHIARI

La vignetta di Scacciapensieri:

Proprio così!

Stagione teatrale 2011-2012 Alcuni appuntamenti

Sabato 3 dicembre, ore 17 BANDIERE: Giancarlo Antognoni Incontri teatrali con bandiere dello sport italiano. Con Giancarlo Antognoni, bandiera viola. Introduce e guida l’incontro Luca Giannelli (LA7) Domenica 11 dicembre, ore 18 Flamenco Tango Neapolis Produzione del Festival Internazionale I Grandi Appuntamenti della Musica Giovedì 29 dicembre, dalle ore 16 CONTESTO VALTIBERINA - III EDIZIONE Festival di giovani band emergenti Domenica 22 Gennaio 2012, ore 18 “Il Ritratto dell’Amore” Musica alla Corte del Re Sole con Fabrizio Lepri, Willem Peerik, Giorgio Pinai.

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Auguri ad Andreina e Piero

Nozze Ceccantini

Andreina Rosetti e Piero Bartolomei si sposarono il 29 ottobre 1961 nell’antica Pieve di Micciano. Il parroco era don Giuliano Giglioni, ma fu lo zio di Piero, don Alessandro Bartolomei, ad unirli in matrimonio, assistito da don Fabio, mentre don Vittorio dirigeva la corale. Testimoni della sposa erano il signor Marco Buitoni e Matteo Romanelli di Arezzo, per lo sposo il fratello Giuseppe Bartolomei e lo zio Mario Gentili. A quel tempo Piero abitava a Campalla mentre l’Andreina, figlia del fattore di Albiano, abitava in quella località. Per il matrimonio Piero aveva inviato un messaggero in modo da giungere in chiesa per tempo, ma per un malinteso, fu la sposa ad arrivare per prima. Poi tutto filò liscio e il pranzo, allestito in una grande sala ad Albiano, raccolse tutti gli invitati. In occasione delle nozze d’oro, sempre nella Pieve di Micciano, è stata celebrata una Santa Messa serotina di ringraziamento presieduta da don Giovanni Zanchi, con la partecipazione dei familiari e di alcuni amici; un intimo momento di preghiera che ha fatto risaltare ancora una volta il profondo legame esistente fra il sacramento dell’Eucaristia e quello del Matrimonio: ciascuno a suo modo, ripresentano l’amore unico, indissolubile e fedele che lega Gesù Cristo alla Chiesa, sua sposa; la missione degli sposi è quella di testimoniare tale amore divino, in ogni stagione della loro vita. Volentieri, agli auguri dei familiari per Andreina e Piero, si uniscono quelli della Redazione.

Rosa Mencarelli e Aldo Ceccantini si sono sposati nella chiesa di Sant’Andrea a Selci il 28 ottobre 1961. Cinquant’anni precisi precisi e quindi nozze d'oro. Li unì il parroco don Marcello. Dopo il matrimonio tutti al pranzo organizzato in casa della sposa con molte portate e la torta con quattro piani con gli sposini in cima che Aldo ci s’è divertito. Nella foto i novelli sposi davanti alla casa della sposa. Il viaggio di nozze la sera stessa. Destinazione Svizzera dove li aspettava il lavoro. La Rosa ricorda ancora la tanta pioggia che è caduta durante tutto il viaggio. Sedici anni passati all’estero e poi il rientro ad Anghiari in una casina dopo le due porte. In questa ricorrenza Aldo e Rosa non possono dimenticare Sergio Chialli e Maddalena Selvi, purtroppo oggi scomparsi, con i quali hanno condiviso tanti momenti della loro vita: il lavoro in Svizzera, il matrimonio, che hanno celebrato lo stesso giorno, e la condivisone dello stesso appartamento. Va accennato a questo punto che Aldo e Sergio hanno condiviso anche altri momenti rocamboleschi della loro vita da scapoli. Oggi i nostri sposi, che risiedono al Chiuso, sono stati festeggiati da parenti ed amici ed anche la Redazione volentieri manda laggiù i suoi Auguri.

bimbi di oggi

bimbi di ieri

Ettore Graziotti

Danilo Draghi

Ecco Ettore in posizione scattante mentre dietro c'è Iccio, il babbo pronto a intervenire. Qui Ettore aveva quasi dieci mesi e, proprio in quei giorni, i nonni Mario e Rosalba festeggiavano i 42 anni di matrimonio. Ma Ettore vanta ben due Omonimi. Il bisnonno linea Graziotti che aveva l'osteria-locanda in fondo alla piazza, e il bisnonno linea Del Sere che faceva il colono a Ramatone. Ettore si vede poco per la Croce, dove abita la sua famiglia, perché i genitori sono al lavoro e quindi bazzica di più nella zona alta di Anghiari. Addirittura qualche volta il nonno Mario, provetto fisarmonicista, lo porta a spasso.

Abbiamo messo il nome che tanto non lo avreste riconosciuto. E quindi ripetiamo che si tratta proprio di Danilo, abitante in quel dei Mori, prima di Campalone. La foto è stata scattata nell'aprile del 1958 a 5 mesi: il conto dei suoi anni fatevelo da soli. Danilo ha una moglie, Elena, due figli, Christian e Francesco e due cani: Vento della moglie e Jackson di Christian. L'elenco sarebbe più lungo ma fermiamoci qui. Gestisce con altri soci una ditta di impianti telefonici e di allarme. Nelle ore libere gli piace dare una mano alla moglie per coltivare l'orto sotto casa e prendersi cura del suo campo sotto la via di Caprese, di qua da Pietto (qui è la moglie che a volte lo aiuta).

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Con i Musei gestiti dalla Toscana d’Appennino Società Cooperativa

Sul filo della Memoria…

Pan de legno Con l’accezione “pan de legno” si intende, ed è notorio, indicare il pane fatto con la farina di castagne. Che alimento che deve essere stato! Nutriente si, ma già dal nome chissà che gonfiori di stomaco! Del frutto Castagna, utilizzato per scopi alimentari umani, sembra se ne conosca l’uso fin dall’epoca preistorica. Da recenti studi si evince che gli areali dove era presente il castagno fossero diffusi ben al di là del bacino mediterraneo, ove oggi sussistono, riscontrandone la presenza anche nel nord Europa. Viene così confermata l’importanza delle civiltà greca e romana per la diffusione e coltivazione a scopi alimentari della Castagna, ma viene nello stesso tempo confutata la teoria che fossero state proprio le due civiltà cardine dell’Umanesimo a importare la coltivazione, per esempio in Italia e Spagna, dalla penisola anatolica. L’importanza della pianta però non era solo alimentare. Il materiale da costruzione che poteva derivare da una corretta gestione del bosco di castagno era molto importante per la sussistenza e l’economia delle zone dove la pianta trovava e trova il suo habitat naturale, in Italia fra i 200 e i 1300 metri slm. Ma veniamo a noi. I racconti del nostro passato prossimo, anche se già perduto, ci fanno comprendere come la vita e l’economia del nostro Appennino dipendessero in larga parte dallo sfruttamento di questa risorsa. È esperienza di tutti la raccolta delle castagne, momento di aggregazione e di festa ma in cui si può ritrovare lo spirito di un momento importante della vita di comunità: la speranza ed insieme la certezza che il lavoro svolto è la sicurezza della sussistenza durante l’inverno. Visto che siamo in tema di sussistenza e a parlar di autunno, vien subito voglia del caldo focolare domestico, mi sembra opportuno riportare un paio di ricette a base di castagna, che affondano le loro radici in tradizioni diverse, una perduta di età romana, l’altra della tradizione, ma attualissima! Da Celio Apicio, De Obsoniis et Condimentis sive Arte Coquinaria in una volgarizzazione di Gianbattista Baseggio del 1852, pagina 106. Castagne a modo di lenticchie – togli una pentola nuova, e mettivi le castagne rimondate diligentemente; gettavi acqua e un po’ di sale ammoniaco, e metti a cuocere. Mentre cuoce, pestate in mortaio pepe, comino, semi di coriandro e di ruta, radice di laser(?), menta, puleggio; spruzzavi aceto, miele, savore; poi stempera in aceto e versa su le castagne cotte. Aggiungivi olio e fa bollire. Quando ha ben bollito, sfarina tutto rimestando, come se tritassi in mortaio. Poi assaggia se è giusto di concia; altrimenti mettivi ciò che manca. Dopo aver travasato nella catinella aggiungi olio verde. Dal più conosciuto e soprattutto quasi coevo, Pellegrino Artusi il best seller… il Baldino! Di cui per brevità, riporto solo l’incipit del paragrafo ma non la ricetta… tanto la conosciamo tutti! Migliaccio di farina dolce volgarmente detto castagnaccio - Anche qui non posso frenarmi dal declamare contro la poca inclinazione che abbiamo noi Italiani all’industria. In alcune province d’Italia non si conosce per nulla la farina di castagne e credo che nessuno abbia mai tentato d’introdurne l’uso; eppure pel popolo, e per chi non ha paura della ventosità, è un alimento poco costoso, sano e nutriente. Interrogai in proposito una rivendugliola in Romagna descrivendole questo migliaccio e le dimandai perché non tentava di guadagnare qualche soldo con questo commercio. - Che vuole, mi rispose, è roba troppo dolce, non la mangerebbe nessuno. - o le cottarone che voi vendete non sono dolci? eppure hanno

dello smercio, diss’io. Provatevi, almeno, soggiunsi; da principio volgetevi ai ragazzi, datene loro qualche pezzo in regalo per vedere se cominciassero a gustarlo, e poi dietro ad essi è probabile che a poco a poco si accostino i grandi. Ebbi un bel dire; fu lo stesso che parlare al muro. Le cottarone, per chi non lo sa, sono mele o pere, per lo più cascaticce, cotte in forno entro una pentola nella quale si versa un gocciolo d’acqua, coprendone la bocca con un cencio bagnato.(…) Vi state domandando: “ma perché nella pagina dei musei si parla di cibo?” In realtà, come è vero che non di solo pane vive l’uomo, è vero anche il contrario, per cui lo scorso 16 ottobre il Palazzo della Battaglia aveva organizzato un piccolo evento, con degustazione di castagne, dal nome “Chi conosce il pan de legno?” Il pubblico intervenuto non era numeroso, ma interessato oltreché competente e quindi su stimolo del redattore di questa testata sembrava simpatico far partecipare i lettori agli stimoli cultural-culinari di quella splendida mattinata di festa. Gabriele Mazzi

Palazzo della Battaglia, tel. 0575787023, E-mail: battaglia@anghiari.it

Museo di Pesi e Misure Per Museo (dal greco museion, luogo sacro alle Muse) si intende una struttura permanente che acquisisce, conserva, ordina ed espone beni culturali per finalità di educazione e studio. Questa sintetica definizione comprende naturalmente musei diversi fra loro per le dimensioni, per la tipologia e la qualità della raccolta, per la storia e soprattutto per le funzioni che questo spazio culturale vuole assolvere. Oggi i Museo non sono più luoghi polverosi, spesso noiosi e utili solo alla conservazione di oggetti come a volte avveniva nel passato, ma si configurano invece come spazi dinamici, luoghi d’incontro e di aggregazione sociale dove scoprire la propria storia in modo divertente e particolare, insomma luoghi fondamentali per qualsiasi comunità. Segnaliamo quindi con grande piacere la prossima apertura del Museo di Pesi e Misure della Collezione Ortolani, nel cinquecentesco Palazzo Massi a Monterchi. Si tratta di un museo insolito, il secondo nel suo genere in Italia, che raccoglie una selezione di bilance, bascule e stadere appartenenti a Velio Ortolani, cittadino monterchiese che ha messo a disposizione la sua grande passione e ha reso così possibile l’apertura di un Museo. Attraverso la collezione di Ortolani è possibile ripercorre in modo universale la storia della bilancia e della tecnica legata agli strumenti di precisione, ma allo stesso tempo si può godere di uno spaccato di storia economica locale attraverso oggetti provenienti dal nostro territorio. Un punto di vista diverso, quello delle bilance, comunque utile per riscoprire il nostro passato e ammirare allo stesso tempo oggetti unici di particolare bellezza. Il Museo è in fase di ultimazione, contiamo quanto prima di dare comunicazioni più precise riguardo la sua apertura. Lorenzo Minozzi

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Museo Madonna del Parto, tel. 0575 70713, E-mail: muse omadonnadelparto@comunemonterchi.com Nell’occasione ci fa piacere auguravi un felice e sereno Natale in famiglia, dimenticando, per un momento, le insidie del viver d’oggi. Auguri di Buone Feste da tutti noi!


CRONAC HETTA

Mese di Ottobre 2011

dei fatti più strani, più importanti o più semplici, avvenuti ad Anghiari e narrati da me Anghiarino Anghiarese.

Giovedì 11 agosto 2011. Oggi è nata Lucia Ortalli di Vincenzo e Pamela Giannotti. La sua famiglia abita alle Case basse di Citerna ma il suo babbo ha la farmacia di piazza ad Anghiari e la sua mamma è originaria di Urbino, notoriamente ventosa.

Mese di Settembre 2011

Giovedì 1. Oggi è morto Fernando Chialli. Abitava al Molin del Caccia ed aveva 82 anni. Molti lo ricordano per la sua bravura con la fisarmonica e lo conoscevano come Bernocca. Lì infatti abitò per vari anni. Venerdì 2. Stanotte verso le 5 e un quarto un gallo mi ha svegliato, o forse l'ho sentito perché ero sveglio. Mi è parso che il suo canto venisse da verso il casello della Stazione. * Oggi è morta Ornelia Fornacini in Meoni. Aveva 92 anni ed abitava a Firenze ma è originaria di Anghiari. * Oggi è morta Maria Laura Alberti vedova Muzzi. Abitava nelle case all'inizio di via del Carmine ma per tantissimi anni ha abitato in cima alla Croce, dove era nata. Sabato 3. Oggi il tempo era caliginoso. In altri tempi ci saremmo impauriti prevedendo chissà quali sciagure. * Oggi è morta Maria Baracchi vedova Baldi. Aveva 88 anni ed abitava alle Bucacce. Era nata a Butinale, in comune di Monterchi, e poi ha abitato a Satriano, vicino a Lippiano. Giovedì 8. Mentre andavo al Carmine ho incrociato la Franca (io ero in macchina e lei a piedi) che non mi ha neanche salutato perché era impegnata ad armeggiare con due telefonini. Poi al carmine ho visto la Vilma con una bracciata di panni. Mi sa che dopo ci sarà da stirarli. Venerdì 9. Stasera scendevo per la Croce e ho visto che Gastone aveva già colto e scartocciato il granturco del suo campo. Anzi aveva già tagliato anche tutti “i stamparoni”. Sabato 10. Stamani a Tavernelle per il caffè, con Alessandro siamo passati dalla Piera del Bobo e abbiamo scoperto che la sua gallina, verso le dieci, mangia volentieri due o tre cucchiani di yogurt. Non ha preferenze per i vari gusti. Lunedì 19. Finalmente stanotte ha piovuto e le foglie dei tigli della Croce sono arrivate fino alla piazza. * Poi stamani ho incrociato Capruggine per la Croce, era scalzo e con le ciabatte in una mano e nell'altra alcune piantine di cavolo. Mi sa che andava al suo “orto di guerra” in piazza del Teatro. Giovedì 22. Davanti al porticato della Croce ho visto un gruppetto di residenti che pulivano le foglie cadute a terra. Venerdì 23. Sono passato dal Fragai del Bagnolo di sopra ma ho trovato solo Alfredo che era seduto davanti a casa sua. Oggi è morto Nello Gorini di anni 90. Domenica 25. La Fausta m'ha detto che la Rina che sta per il viale della Stazione ha un uccellino che gli faceva male una zampina. Gli ha messo il Voltaren e, insomma, gli ha fatto bene! * Oggi è morta Annunziata Meocci vedova Massetti. Aveva 90 anni ed abitava a Fischiatoio. Era originaria di San Giustino. Lunedì 26. Oggi è morto Bruno Piccini di anni 90. Abitava a San Lorenzo ed era originario di verso Gricignano. Martedì 27. Oggi è nato Gabriele Bartolomei di Alessandro e Michela Ricciarelli. La sua famiglia abita a San Giustino ma hanno chiare origini anghiaresi. Dopo i primi due figli Pietro e Mattia (ci faccio anche la rima), ecco Gabriele in buona compagnia. * Oggi è morto Andrea Sbragi. Abitava alla Motina e aveva solamente 37 anni. La sua famiglia ha abitato anche nel podere della Genga al Topo.

Sabato 1°. La Marisa m'ha detto che ieri alla Breccia, dove lei è nata, ha visto un melo tutto pieno di fiori. In sessant'anni è la prima volta che ha visto una cosa simile. * Oggi è morto Francesco Rinaldo Chieli. Aveva 90 anni ed abitava a Mezzavia. Domenica 2. Oggi è morto Sergio Lombardi. Abitava a Sant'Agostino ma ha abitato alla Motina alta. La sua famiglia è originaria di Trecciano. Martedì 4. Oggi è nato Samuel Santi di Johnny e Manuela Gigli. La sua famiglia abita a Tavernelle ed il suo babbo è un fabbro provetto, come il nonno e il bisnonno. L’officina si trova alla Croce del fondo, dopo Ponte Eleonora e il Braccini. Mercoledì 5. Oggi è morto Rolando Lazzari di anni 63 detto Briscolone. Abitava per la via del Carmine ma era nativo di Roma e per diversi anni ha abitato a Castello. Poi, complice la sua futura moglie, è venuto ad Anghiari. Giovedì 6. Oggi è morto Nello Ghignoni di anni 87. Era originario di S. Martino di Montedoglio ed abitava alla Casina S. Donato. Venerdì 7. In mattinata sono andato ad Anghiari e così, da lassù, ho visto che aveva nevicato sia sul Catria che a Monte Nerone. “Aposta” stamani faceva freddo. * Beretta di Casarecci m'ha detto che giorni fa ha preso fuoco il bosco della Contessa. Sono intervenuti anche i Vigili del fuoco ma intanto i vicini hanno cominciato a spegnerlo. Domenica 9. Stamani sono andato alla festa del Buongustaio a Monterchi che c'erano anche le donne del Tombolo. Ho visto un branco di ciclisti e c'era anche il Ganganelli e il Bozzini. Martedì 11. Oggi è nata Giorgia Graziotti di Francesco ed Erica Scartoni. La sua famiglia abita per la via del Carmine e il suo babbo lavora in banca. Ma la sua mamma lavora in tipografia e noi gli si porta il giornale da stampare. Lunedì 17. Oggi ero in ospedale che ho fatto l'ernia, anzi due. * Oggi è morto Bruno Giorgi di anni 78. Abitava alla Polveriera ma era originario di Tramoscano, verso Sovaggio. * Oggi è morto anche Nilo Alessandrini, detto Bargiacca. Aveva 73 anni ed abitava poco prima di Monterchi ma era originario di San Leo. Ricordiamo volentieri la sua partecipazione attiva in qualità di “Avvocato” all'edizione 2005 della Scampanata. Giovedì 20. Oggi è morto Giuseppe Poggini di anni 80. Abitava a Casalanda, sopra Carletto, e sono tanti anni che la sua famiglia abita in questo posto. Sabato 22. Oggi è morta Elena Gigli vedova Comanducci di anni 96. Abitava a San Leo ma la sua famiglia ha abitato anche nel podere detto Pompa. Giovedì 27. Oggi è morto Giuseppe Cinelli di anni 84. Abitava a San Leo ed era molto conosciuto per il suo lavoro. Faceva infatti i pozzi, prima a mano, quelli coi tubi di cemento larghi un metro, poi quelli artesiani con le trivelle. Venerdì 28. Stamani nebbia da tutte le parti. Invece dalla Pineta in su sole a più non posso. Sabato 29. Oggi è nato Gabriele Maurizi di Federico e Joanna Magdalena Porebska. La sua famiglia abita a Ca’ del Bocca. Il suo babbo è un componente della rinomata Compagnia della Motina la “Miriggi rèda”. Domenica 30. Oggi è morto Enrico Gattaponi. Abitava a Morra ed ha fatto il bidello in varie scuole. Noi conosciamo suo figlio Mario che fa l’impresario edile e ha un camion rosso. * Stamani alla Messa a Santo Stefano ho fatto l'aiuto chierichetto a Samuel che Gastone stava male e Marco non c’era. Lunedì 31. Oggi è morto Tommaso Rossi di anni 85. Abitava per il viale del Giardinetto. È nato a San Giustino ma ha abitato per molti anni al Borgo, alla Romitina, nella zona di San Lazzaro. Ma noi lo conosciamo per la sua edicola nel Borgo della Croce.

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Avviso

Sante Messe del giorno 24 dicembre Ore 10 chiesa di San Lorenzo Ore 11 Cenacolo di Montauto Ore 23,45 in Propositura ad Anghiari Solenne celebrazione con Sacra Rappresentazione del Natale di Gesù Venerdi 23 dicembre 2011 Propositura di Anghiari - Ore 21.00 CONCERTO MEDITAZIONE “…NELL’ULTIMA SERA DELLA NOVENA DEL SANTO NATALE…” Cesare Ganganelli, Organo Gabriele Menci, Tromba Noemi Umani, Soprano La cittadinanza è invitata a partecipare


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