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CALENDARIO 2012

Realizzato con il contributo della Banca di Anghiari e Stia

Festa in paese

Inserto Redazionale allegato al n. 6-2011 dell’Oratorio di Anghiari

Le feste tradizionali di Anghiari e Monterchi

“E quando ci sarà venuto a noia o non ce la faremo più fisicamente?” Un po’ tutto il mondo del volontariato si dibatte dentro questo preoccupante interrogativo; gli ambienti dei festarini e i comitati organizzatori di feste piccole e grandi non sono certo da meno. C’è certamente un motivo di ansia che agita quelli che sono gli iniziatori di un momento di allegria popolare o quelli che sono i continuatori di una festa antica che, comunque, anche grazie a loro, giunge fino a noi per dare, ancora oggi, qualche momento di interesse e di serenità. Il motivo che preoccupa è quello della continuità: mancano le nuove generazioni; non ci sono cioè gli eredi, coloro che domani permetteranno lo sviluppo della festa stessa. C’è qualcosa che non gira. Lo scrittore francese de SaintExupéry, il noto autore della favola del Piccolo Principe, scriveva in un’ altra sua opera: siamo diventati come bestiame mansueto e nel profondo del nostro villaggio non sappiamo più inventare neppure un canto o fare una festa. Una questione di sensibilità, di attenzione, di senso di responsabilità. Saint-Exupéry è divenuto noto come il poeta dell’impegno e della responsabilità. Tanto da morirne: pioniere del volo, è scomparso sul Mediterraneo, ormai vecchio come pilota, ultraquarantenne, ma alzatosi lo stesso in volo, ancora una volta, per compiere il proprio dovere per la patria in guerra. Impegno e responsabilità. E quando vengono meno la sensibilità, dunque, la passione e il senso di responsabilità scompaiono anche l’impegno, la fantasia e l’operosità che rendono possibili tutte le realizzazioni, piccole o grandi che siano. Anche attorno al mondo del divertimento e della festa, insomma, si è guastato qualcosa; la festa è uno dei tanti valori che sono caduti, o sono stati svuotati dal di dentro, essiccando così la tradizione comunitaria e la partecipazione delle giovani generazioni. In molti e in troppi non sanno più cosa farsene della festa di popolo perché ormai sono dediti alle feste di massa, feste sempre più frequenti che tendono anzi a moltiplicarsi all’infinito, nelle discoteche, nei pub, nella città il

sabato notte. E la festa di massa non è festa di popolo. *** Il calendario per il 2012 è dedicato alla festa popolare, alla gioia tradizionale, allo stare insieme, in serenità, come borgo o come gruppo, come città o come frazione: dal Carnevale della Gioventù, iniziato da don Nilo Conti nel 1968, alla sagra della polenta di Monterchi, dalla Mostra Mercato dell’Artigianato alla Camminata del Contrabbandiere. Momenti di aggregazione attorno ad un interesse; occasioni di serenità in compagnia con tanti altri, spesso puri sconosciuti, ma non importa. Perché la festa è festa: gente che sta assieme anche senza conoscersi, gente che si incontra, bambini che schiamazzano, i rumori dell’occasione, colloqui, risate, battute, grida; musica dalle radio o dagli altoparlanti; l’orchestrina, a volte, o il gruppo rock. Gente che sa incontrarsi, insomma, sa entrare in relazione, attorno ad un fatto; non bestiame mansueto, direbbe Saint-Exupéry, ma popolo! Ecco la vera festa: il fatto che ci sia gente con uno spirito e con un’anima che sappia gioire, divertirsi e trovare soddisfazione nel tempo che passa in allegria. Gente che sa incontrarsi per un gesto economico, folcloristico, alimentare, tradizionale. Non importa il tema del gesto, interessa lo stile: l’essere cioè occasione di riunificazione, di riaggregazione e di riappropriazione di un aspetto importante della vita. La quotidianità non è solo velocità o ritmo incalzante perché schiavo degli orari e delle distanze da cancellare col rombo di un motore. La festa è vivere con la stessa intensità del gesto lavorativo, anche il tempo del gesto libero e personale; al quale si accede per tranquillità cercando il gusto di una vita piena, che prevede anche il tempo del riposo mentale e spirituale. Quello del gioco è un bisogno ineliminabile, non occorre essere piccoli per il gioco: basta rimanere dentro come bambini per riuscire a trovare soddisfazione nel caos di una piazza affollata, o in mezzo ai profumi delle friggitorie; nella solitudine di un sentiero di montagna con il cuore che si riempie di spettacolo, di bellezza e di colori o di fronte ad un vassoio di polenta fumante con


famiglia e amici riuniti tutti assieme allo stesso tavolo. Gioie umane, profondamente umane, che nascono da uno spirito attento, sveglio. Così uno sa godere di un canto popolare o di un ballo di villaggio, direbbe SaintExupéry, e riesce a rimanere pienamente uomo. Anche bellezza e musica, montagne e bancarelle sono fonte di fastidio e non di festosa partecipazione, in fondo, se non c’è lo spirito giusto; se, in qualche modo, uno non sa essere bambino per ritrovarsi poi come persona, cioè come uomo vero. *** Vivere la festa ed essere festa non è facile. Ci vuole senso e significato. Questo è ciò che fa la differenza. Fra popolo e massa c’è un abisso; cioè la profondità del significato. Festa? Non è vero che mancano tutte le giovani generazioni: anzi il far festa ha di fronte a sé un presente ed un futuro, forse, luminoso, nonostante la crisi economica. Non abbiamo una struttura economico sociale in parte cospicua organizzata attorno ai concetti di festa, di divertimento, di incontro, di ritrovo insieme? Certamente è così e le giovani generazioni vivono ed animano questa grandiosa macchina economico-sociale. Macchina… non festa! Il valore strutturale della macchina non è nel suo significato, ma nel suo valore economico. Funziona perché muove denaro, non perché è il volto di un significato permanente e perché restituisce senso a chi la vive. Non a caso c’è chi, per descrivere la nuova condizione umana dei nostri anni, ha inventato i concetti di gioia triste, di massa atomizzata, di stordimento dello spirito per non pensare la condizione che vivi. Non c’è festa senza luoghi di educazione alla vita. La fiera di S. Antonio e il pub, il Ceppo in piazza come la discoteca, sono luoghi di festa che si formano tutti per rispondere allo stesso bisogno: stabilire relazioni, incontrare, aggregarsi con spirito libero e sereno, in un

Festa dei bringoli: Si cucinano per San Martino

Che i bringoli siano il piatto tipico di Anghiari ormai è arcinoto. È dal 1981 che riproponiamo questo piatto nei giorni più prossimi all’11 novembre. L’abbiamo fatto ricollegandoci ad una usanza ben precisa, diffusa soprattutto in campagna, ma anche in paese, e che vedeva le famiglie impegnate la sera precedente a confezionare questi grossi spaghetti che il giorno dopo, festa di san Martino, si sarebbero mangiati conditi con un sugo finto ma arricchito dal rigatino. Era infatti questa l’occasione in cui si mangiava di nuovo la carne di maiale, passata l’estate. La festa poi è arricchita da brustichino, salsicce e vino nuovo e si svolge sotto le Logge di Anghiari. Anche in famiglia grande era l’attesa per questo piatto e si racconta di “Nato de Trombone” che, quando era al campo al lavoro, non tornava mai in orario per i pasti e a nulla servivano i messaggeri, i figli, inviati dalla massaia. Ma quando si confezionava il piatto prelibato, l’appello per il rientro era: «Babo attorna che la mama ha fatto i bringoli», e l’effetto era assicurato. Il disegno in prima pagina è di Gabriele Babbini.

ambiente accogliente e che ti fa sentire te stesso. La differenza è data allora non dal luogo in sé, ma da chi lo frequenta. È chi frequenta che partecipa, ricco o povero, e produce allora ricchezza o miseria. Una ricchezza di contenuti è diversa dalla ricchezza economica: i contenuti sono alimentati, non possono essere comprati. Ecco la necessità, l’urgenza ormai, di essere luoghi di formazione, di concepirsi come luoghi educativi. Prima di tutto e soprattutto la famiglia: recuperare il tempo, tornare allo stare insieme fisico a tutti i costi, vivere in unità quanto più quotidiano possibile per provare a condividere, grandi e piccini, ragazzi e ragazze, una comunione d’intenti e di giudizio che è pur sempre possibile; nonostante la capacità estraniante dei tanti messaggi che quotidianamente ci investono. Tornare a scegliere gli ambienti della vita a partire da un giudizio che la vita stessa può e deve produrre, giudizio che allora deve tornare ad esprimersi e ad essere indicativo. Essere uomini, insomma, per educare persone. La festa allora? La sua salute e la sua modalità sono come cartine di tornasole. Per capire la ricchezza o il deficit di umanità di chi la vive. E muoversi di conseguenza!

Vicariato di Anghiari e Monterchi Vicario Foraneo Manfredi don Romano

Parrocchie: Anghiari, Catigliano, Gello, Le Ville, Micciano, Monterchi, Padonchia, Pieve a Sovara, Pocaia, Ponte alla Piera, S. Leo, Tavernelle, Toppole, Viaio. Edizione riservata ai lettori dell’Oratorio

Il nostro ringraziamento va alla Banca di Anghiari e Stia che, con il suo contributo, ci ha permesso la stampa del calendario dell’Oratorio per il 2012. Redazione: Alessandro Bivignani, Frido Camaiti, Matteo Romanelli. Caporedattore: Anghiarino (è sempre il Del Pia). Con la supervisione di don Marco Salvi. Per le fasi lunari sono state utilizzate le pagine internet di Marco Menichelli, Fiesole, http://www.marcomenichelli.it. I modi di dire sono della Maria Senesi. Foto: Emmedipì, FraMaria, Rostow. Inserto Redazionale allegato al n. 6-2011 dell’Oratorio.


GENNAIO 2012 Ha origini antichissime

Fiera di S. Antonio A memoria d’uomo, il 17 gennaio a Monterchi è sempre stata grande festa. Nel giorno in cui la Chiesa ricorda S. Antonio abate, patrono degli animali, infatti, si svolgeva una grande fiera del bestiame che richiamava venditori da tutta la Valtiberina ed oltre, fino ad Arezzo. D’altronde gennaio era il mese in cui si ammazzava il maiale, in cui finalmente anche alla mensa dei poveri arrivava la carne. Anche oggi, a distanza di secoli, la tradizione si rinnova, sia pure mutata dallo scorrere del tempo. Ed infatti, oltre a suini, ovini, bovini ed altri animali anche esotici gli espositori propongono oggi nella piazza del Mercatale macchine agricole, auto, moto, attrezzature per casa e giardino, artigianato. Ma ciò che è rimasto identico sono l’entusiasmo e la passione con cui i monterchiesi celebrano questa ricorrenza storica. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31

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IIª DOMENICA dopo natale S. Basilio e Gregorio S. Nome di Gesù B. Angela da Foligno S. Giovanni Nepomuceno Epifania di N.S.G.C. S. Raimondo BATTESIMO DI GESÙ B. Gregorio X papa S. Gregorio S. Igino S. Ferreolo S. Ilario di Poitiers S. Firmino IIª DOMENICA “per annum” S. Marcello S, Antonio abate S. Prisca Ss. Mario e Marta Ss. Fabiano e Sebastiano S. Agnese IIIª DOMENICA “per annum” S. Emeriana S. Francesco di Sales Conversione di S. Paolo Ss. Tito e Timoteo S. Angela Merici S. Tommaso d’Aquino dott. IVª DOMENICA “per annum” S. Martina S. Giovanni Bosco

Realizzato con il contributo

I modi di dire della Maria Quello me pèri un Mammalucco (un tipo strano).

I pranzi

In queste pagine parleremo di quelle occasioni, non tanto frequenti, in cui c’era una abbondanza di cibo incredibile e si poteva fare una riserva per diverse settimane. Per il resto dell’anno i pasti erano abbastanza scarni di vivande e la fame ci si levava col pane (ma non sempre e non per tutte le famiglie ce n’era a sufficienza). Le notizie io l'ho desunte da colloqui con alcuni ospiti del Diurno di Anghiari e da domande fatte alle persone più anziane che io ringrazio. Anche questi pranzi, di cui parleremo fra poco, si differenziavano da famiglia a famiglia, a seconda delle loro possibilità. Noi abbiamo cercato di fare una media e vi proporremo l’elenco delle portate. Ed ecco, alfine, i nostri pranzi più importanti: Natale e Pasqua. Poi un’occasione particolare per la varietà e per l’abbondanza era il pranzo di nozze, noi parleremo di quelli allestiti in casa. Altre occasioni erano il giorno del Ciccicocco (Giovedì grasso) e del Carnevale (l’ultimo martedì di carnevale). Infine illustreremo il pranzo della battitura la cui caratteristica peculiare era il sugo d’ocia, se si va nella Val di Chiana diventa sugo d’ocio. Fra le cuoche che davano man forte per i pranzi più importanti ricordiamo la Dina del Guerrini di San Leo, la Settimia che stava per la Bozia, la Betta Leonardi e, volentieri, ricordiamo Marchino da Toppole. Queste cuoche, veramente in gamba, hanno tramandato fino a noi tantissime buone ricette e il loro elenco è molto più lungo. Ne parleremo in altra occasione.

Il tempo di Fridus Meteorologicus Si inizia con presenza anticiclonica di tipo continentale che si presenta con giornate belle e freddo di notte ma intorno alla Epifania cominciano ad affacciarsi dall’Atlantico alcuni veloci irruzioni artico-marittimo con discesa in prevalenza dalla porta del Rodano che apportano dei rapidi peggioramenti con neve sull’Appennino e molto probabilmente anche su Anghiari, con temperature che sfiorano lo zero termico. Questa fase, ad intervalli ci terrà compagnia tutto il mese. Verso il 18 del mese un parziale aumento della pressione, con contributo continentale, può portare temperature notturne ben al di sotto dello zero termico. Giorni nevosi : il 12, 18 e 21. Temperature medie del mese: minima -1, massima +5

della Banca di Anghiari e Stia


FEBBRAIO 2012 Si svolge l’ultima domenica di carnevale

Carnevale della Gioventù Il Carnevale di Anghiari ha avuto inizio nel 1968, quando don Nilo riunì un gruppo di volontari che con la loro fantasia e il loro lavoro realizzarono la prima edizione. Per i primi anni la sfilata partiva proprio dal piazzale dell’Oratorio e sfilava poi per le strade del paese. Ecco come l’Oratorio descrive la seconda edizione: “Nuovamente gli Anghiaresi, in quest’anno, hanno animato il paese con lo spettacolo del carnevale. Tutti contenti!” Simbolo e personaggio del nostro carnevale è il sambudellaio che apre la sfilata con la corona di sambudelli intorno al collo che saranno addentati dai ragazzi. Partecipano a questa iniziativa le frazioni di Anghiari coordinate da una apposita società.

Il carro di Bistina, 27 febbraio 1968, prima edizione del Carnevale della Gioventù di Anghiari, mentre si dirige al Campo della Fiera.

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S. Enrico Presentazione di Gesù - Candelora S. Biagio S. Andrea Corsini Vª DOMENICA “per annum” S. Paolo Miki Beato Pio IX papa S. Girolamo Emiliani S. Apollonia S. Scolastica Madonna di Lourdes VIª DOMENICA “per annum” S. Martiniano Ss. Cirillo e Metodio Madonna del Conforto S. Giuliana Ss. Fondatori Servi di Maria

S. Costanza VIIª DOMENICA “per annum” S. Serapione S. Pier Damiani digiuno e astinenza CENERI S. Policarpo astinenza S. Modesto S. Gerlando Iª DOMENICA di Quaresima S. Gabriele dell’Addolorata S. Ilario S. Osvaldo

I modi di dire della Maria

Che berci! Pèri che te scannino (come si fa con il maiale).

Le castagnole Ingredienti: 500 g. di farina, 5 uova, burro g. 50, lievito una bustina, latte 1 bicchiere, un pizzico di sale, buccia grattugiata di 1 arancia e 1 limone. Preparazione: si fa sciogliere il burro nel latte. Intanto si fa un impasto con la farina e le uova a cui si aggiunge il pizzico di sale e il nostro burro quando è tiepido, le bucce grattugiate e per ultimo il lievito. Dopo aver ancora impastato si lascia riposare per mezz’ora, si spiana e si fanno delle strisce da cui si ricavano dei rombi che, messi a friggere nell’olio bollente, diventeranno le nostre gonfie castagnole (questo è il segno che sono venute bene).

I fiocchi o stracci Un uovo, un pizzico di sale, un po’ di vinsanto, farina q.b. Si impastano tutti gli ingredienti e si forma un impasto non troppo duro, tipo quello per la pasta. Si lascia riposare per mezz’ora coperto e poi si stende fino fino e si taglia con la rotellina dei ravioli a losanghe o a strisce per farci dei fiocchi e poi si frigge in olio bollente. Si scolano e si cospargono di zucchero. Provateli sono buoni!

Il tempo di Fridus Meteorologicus Dopo un inizio variabile c’è occasione di una sventagliata di aria gelida proveniente dalla Russia che determina apporto di venti freddi forti e con nevischio su tutta la dorsale appenninica e anche su Anghiari e zone limitrofe. Questo afflusso gelido da oriente, accompagnato da una rimonta verso nord dell’anticiclone delle Azzorre verso in nord può consentire l’attivarsi di una fase molto fredda e nevosa specialmente sulle regioni centrali e pertanto anche su di noi. Giorni favorevoli a precipitazioni nevose il 13-14-15 e 22 del mese. Ricordiamoci che , negli anni del gran freddo (1929-1956-1963-1985 ecc.) il mese di febbraio è risultato quasi sempre il più copioso nelle precipitazioni nevose, in quanto l’Anticiclone Russo-Siberiano è nel momento più favorevole ad avvicinarsi alle regioni adriatiche). Temperature medie del mese: minima 0, massima +5

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MARZO 2012 Si rinnova ancora oggi

Ciccicocco

Altro non è che l’andar a cercare la salsiccia e l’uovo per il giovedì di carnevale. Si andava muniti di paniere, per le uova, e “spidone”, per le salsicce. Poi, tutti assieme, una cena, magari con un ballo. Siamo in carnevale! Nel dopoguerra ed in certi periodi era il modo, per i meno abbienti, per procurarsi il necessario per mangiare un po’ di più del solito. Si mettevano dei vestiti smessi o grandi con una mascherina e i baffi dipinti. Ma di solito ricevevano un pezzo di pane e solo di rado salsicce e uova. Andando di casa in casa si diceva: “Ciccicocco pane intinto, damme ‘n’ovo che te l’ho vinto.” Alla fine degli anni ‘70 è stato riproposto da un gruppo di amanti delle tradizioni con tanto di accompagnamento musicale e apposita canzonetta. Nella foto l’edizione del 1994.

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S. Albino S. Quinto astinenza B. Benedetto Sinigardi d’Arezzo IIª DOMENICA di Quaresima S. Lucio S. Fridolino abate Ss. Perpetua e Felicita S. Giovanni di Dio astinenza S. Francesca romana S. Simplicio IIIª DOMENICA di Quaresima S. Innocenzo I S. Cristina S. Paolina S. Luisa de Marillac astinenza B. Torello da Poppi S. Patrizio IVª DOMENICA di Quaresima S. Giuseppe sposo della B.V.M. S. Giovanni Nepomuceno S. Serapione S. Benvenuto astinenza S. Turibio S. Severo Vª DOMENICA di Quaresima Annunciazione di N.S.G.C. S. Ruperto S. Ilarione S. Eustachio astinenza S. Giovanni climaco S. Agilulfo

I modi di dire della Maria

Se’ torto come ‘na via da poggio (notoriamente tutte curve).

Carnevale e Ciccicocco: il mangiare Quando si dice carnevale si intende l’ultimo martedì di carnevale. In questo giorno non mancava il classico piatto di maccaroni spenti d’ova ma in più c’era la gallina di carnevale. Era una gallina che non faceva più le uova, perché in là con gli anni, ed il suo destino era segnato. C’è ancora il detto (anche se non ci sono più galline) che la gallina di carnevale se non l’amazzi va a male. Cioè se per qualche motivo questa gallina non veniva utilizzata, magari per risparmiare e utilizzarla in altra occasione, il più delle volte moriva per qualche accidente o la mangiava la volpe, comunque faceva una finaccia. E poi, se moriva qualche pollo per qualsiasi motivo, la colpa era sempre di quella gallina che non si era ammazzata. Ma veniamo a noi, cioè al pranzo semplice ma abbondante. Maccaroni al sugo della nostra gallina la cui carne veniva fatta cuocere a pezzi grossi nel tegame insieme al sugo; poi si toglievano e si mangiavano come secondo, tipo carne in umido. Per la cena invece tagliolini in brodo sempre della nostra gallina. Ma torniamo indietro al giorno del Ciccicocco in cui, come dice la parola stessa, per colazione si mangiava la salsiccia con l’uovo in padella. A pranzo invece i nostri bravi maccaroni. In questi giorni poi, ma durante tutto il periodo di carnevale, non mancavano le castagnole. Anzi era una gara a chi le faceva meglio. E siccome le castagnole vengono di varie dimensioni c’era sempre qualcuno che tendeva a prendere quelle più grosse. Si racconta di quella massaia che allora ne fece una veramente grossa che subito venne prelevata dal nostro incauto mangiatore. Solo che all’interno era stata messa della stoppa. Ci si divertiva anche così.

Il tempo di Fridus Meteorologicus L’inizio del mese risente ancora della circolazione fredda di febbraio almeno fino al 9 – 10 del mese, dopo un anticiclone sub-tropicale porterà stabilita dell’aria e conseguente aumento termico. Iniziano dei cenni evidenti di primavera, che risulterà meno piovosa del solito proprio per questa insistenza anticiclonica in quota. Solo il passaggio di corpi nuvolosi da nord-ovest riescono ad apportare brevi peggioramenti e di poca consistenza. Temperature medie del mese: minima +4, massima +8

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APRILE 2012 Si svolge fra il 25 aprile e il 1° maggio

Mostra Artigianato

Oggi questa manifestazione è la più importante nell’arco dell’anno per presenze e manifestazioni collaterali. Nacque nel 1976 per iniziativa della Pro Loco con l’allora presidente Francesco Testerini, e si svolse utilizzando l’ampia galleria Girolamo Magi, Le Logge (vedi foto), e le belle sale del palazzo Corsi. Sarà dal 1978 che assume l’indirizzo attuale, cioè di utilizzare in prevalenza i fondaci dell’antico castello messi a disposizione dai proprietari che vedono così animarsi il centro antico di Anghiari con la presenza e il lavoro di artigiani provenienti da Anghiari, dalla Valtiberina e altre realtà a noi vicine. Successivamente si è costituito un apposito Ente che tuttora gestisce questa importante iniziativa per Anghiari e per tutta la vallata. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30

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DOMENICA delle PALME Lunedì della Settimana Santa Martedì della Settimana Santa Mercoledì della Settimana Santa Giovedì Santo Venerdì Santo digiuno e astinenza Sabato Santo PASQUA DI RISURREZIONE Ottava di Pasqua Ottava di Pasqua Ottava di Pasqua Ottava di Pasqua Ottava di Pasqua Ottava di Pasqua DOMENICA IN ALBIS S. Bernardetta Soubirous S. Innocenzo S. Eusebio S. Leone IX papa S. Aniceto S. Anselmo d’Aosta III DOMENICA DI PASQUA S. Giorgio S. Fedele S. Marco ev. Ss. Guglielmo e Pellegrino S. Sirone S. Pietro Chanel IV DOMENICA DI PASQUA S. Pio V papa

I modi di dire della Maria Canti come ‘n gatto a stretto a ‘n’uscio.

Il pranzo di Pasqua

Anche il pranzo della Pasqua era quello in cui due primi erano obbligatori. In questa occasione, per dare modo di riunirsi nelle case dei vari parenti, si festeggiava la Pasqua in varie giornate. Naturalmente la domenica di Pasqua era quella classica e la più importante, ma poi ritrovi festosi e con abbondanza di cibi erano sia il lunedì che il martedì. Ricordo che ad esempio a Barliano si festeggiava proprio il martedì. E per la domenica in Albis nuova occasione per dare modo di contraccambiare alle varie famiglie. Naturalmente da famiglia a famiglia c’erano delle variazioni perché i parenti si “davon parte”, dice la Sofia (cioè una volta da una parte una volta dall’altra), ma ecco alcuni esempi stabilizzati nel tempo: A Catigliano, Barliano e Viaio il martedì; a San Leo il lunedì; a Valealle la domenica in Albis. Ricordo che anche la colazione era particolare, in casa dei miei si mangiava pan giallo, affettato e ovo sodo benedetto. Queste le pietanze per il pranzo: Crostini neri e antipasto con salamino, prosciutto e soprassata. Cappelletti in brodo. Lesso accompagnato dal ripieno e insaporito da una salsina verde. Maccaroni al sugo. Arrosto (pollo, coniglio, piccione, agnello) con patate al forno. Infine i dolci particolarmente abbondanti per Pasqua: Ciaramiglia senza lievita, torcoli, pan giallo, pastine bianche, pasta reale, pasta margherita e, naturalmente, zuccarini (quelli lessati).

Il tempo di Fridus Meteorologicus Inizia Aprile discreto fino verso il 6-7 poi una depressione fredda in quota può apportare un ritorno invernale con determinazione di una depressione nel Mediterraneo con piogge abbondanti ed improvvise e qualche imbiancata intorno ai 900-1000 metri sul nostro Appennino. Nei giorni 11, 12, 13 e 14 probabilità di grandinate anche su Anghiari e temperature vicino alle zero termico durante la notte. Temperature medie del mese: minima +7, massima +13

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MAGGIO 2012 Si estrae il 3 di maggio

Tombola

Di tombole ne esistono altre in vallata ma questa di Anghiari ha sempre una grandissima affluenza di persone provenienti sia dalla parte toscana che da quella umbra della Valtiberina. Caratteristica infatti è la sua collocazione e l’utilizzo di un tabellone ottocentesco, veramente unico, per la visualizzazione dei numeri estratti. Molti sono stati coloro che “berciavano” i numeri, oggi coadiuvati da sistemi di amplificazione, che accompagnavano ogni estrazione con delle annotazioni scherzose o a doppio senso. Ricordiamo fra gli ultimi Pippo, Corea, Fabiano e il Maschio. Alla tombola fanno seguito i fuochi d’artificio sotto le antiche mura di Anghiari. Nella foto la tombola del 2003 con l’urna e il tabellone dei numeri estratti.

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S. Giuseppe lavoratore S. Atanasio SS. Crocifisso - Festa ad Anghiari S. Ciriaco Dedicazione della Propositura S. Irene V DOMENICA DI PASQUA S. Augusto S. Vittore S. Pacomio S. Alfio S. Ignazio da Laconi S. Pancrazio VI DOMENICA DI PASQUA S. Mattia apostolo S. Simplicio S. Ubaldo S. Pasquale Baylon S. Giovanni I papa S. Crispino da Viterbo ASCENSIONE DI N.S.G.C. S. Vittorio S. Rita da Cascia S. Bum B.V.M. Ausiliatrice B. Bartolomeo Magi d’Anghiari S. Filippo Neri PENTECOSTE S. Luciano S. Bona B. Carlo Liviero Visitazione della B.V.M

I modi di dire della Maria Oggi ‘n’è volto paglia (non hai fatto niente)! La ricetta della Speranza del Ponte

Minestra di pane

Si preparano i fagioli e si fanno cuocere a parte. In una bella pentola capiente si mette una carota, un gambo di sedano, un paio di patate e anche il prezzemolo tritato e un po’ di bietola, una zucchina quando c’è. Si fa cuocere il tutto e intanto si prepara il soffritto con la cipolla e olio adeguato e un po’ di pomodoro. Quando è pronto butto anche questo dentro al pentolone e quindi i fagioli con il loro brodo denso. Si fa cuocere abbondantemente il tutto per amalgamare il sapore. Intanto in una bella fiamminga si affetta il pane raffermo fino fino. E come si taglia è uno dei segreti di questa ricetta. Quindi sopra le fette preparate si mette il nostro minestrone che deve essere abbondante perché deve merlare tutto il pane. Io il formaggio non ce lo metto.

Il mangiare dell’Ascensione Una usanza di casa dei miei per il giorno dell’Ascensione è quella che le uova che le galline “fanno” in questo giorno, vanno tutte consumate nello stesso giorno. E allora si cuocevano nella padella affogate nel pomodoro. Il pomodoro era quello dei fiaschi, preparato a pezzi nell’estate dell’anno prima, in cui, per conservarlo, si metteva il “sale cilico” (acido acetilsalicilico, l’aspirina) che si comprava a bustine in farmacia.

Il tempo di Fridus Meteorologicus

Avvio del mese con temperature sotto la media per delle bolle di bassa pressione in quota che portano molta instabilità, nelle ore centrali della giornata. Acquazzoni e temporali veloci ci faranno compagnia fin verso il 20 del mese quando una prima irruzione di alta pressione sub-tropicale ci avverte dell’imminenza dell’estate. Temperature medie del mese: minima +12, massima +18

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GIUGNO 2012 Si corre il 29 giugno

Palio di San Pietro Dal 2002 si è ripresa la tradizione del Palio, interrotta a metà ottocento, a ricordo della storica Battaglia di Anghiari, combattuta il 29 Giugno 1440 nella piana sottostante il paese tra l’esercito fiorentino e quello milanese e conclusasi con la vittoria delle truppe gigliate. Ritornano così puntualmente le celebrazioni del Palio della Vittoria, annunciate dal suono del Campano e precedute dalla sfilata di Gruppi Storici, che culminano con l’epica sfida dei corridori rappresentanti i rispettivi Comuni di residenza, su per l’aspra ruga, a perdifiato, fino alla piazza, fra ali di folla festante per la ricorrenza. Al vincitore sarà consegnato il Palio che ornerà il Comune vincitore. Nella foto il vincitore del Palio 2011 Christian Marianelli di San Giustino.

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S. Giustino Ss. Marcellino e Pietro SS. TRINITA’ S. Quirino S. Bonifacio S. Norberto S. Godescalco S. Vittorino S. Efrem CORPUS DOMINI S. Barnaba ap. S. Gaspare S. Antonio da Padova S. Eliseo Sacro Cuore di Gesù Sacro Cuore di Maria XI DOMENICA “per annum” S. Calogero S. Romualdo abate S. Ettore S. Luigi Gonzaga S. Paolino da Nola S. Agrippina XII DOMENICA “per annum” S. Massimo S. Josè Escrivà S. Cirillo di Alessandria S. Ireneo di Lione Ss. PIETRO E PAOLO Ss. Primi Martiri di Roma

I modi di dire della Maria T’ho portèto ‘n so’ che (qualcosa, un regalino).

Il mangiare della mietitura La mietitura, quella fatta a mano, era meno faticosa della battitura ma durava per diversi giorni. E allora in genere si dovevano prendere degli aiuti, “l’opere”, e si andava in piazza ad Anghiari, davanti a Garibaldi, dove queste stazionavano. Erano o del posto o provenienti da Arezzo o la Val di Chiana che in quelle zone la mietitura era già finita. Io vi parlo di quello che faceva mio nonno Mattio. Ma veniamo ai pasti. La mattina era usanza dare biscotti e vinsanto e magari anche pane con affettati. Il pranzo e la cena si consumavano al campo per risparmiare tempo e si portavano con delle grandi paniere. Per pranzo spesso si faceva la minestra, pollo o coniglio arrosto, qualche zucchina lessa. La merenda-cena, si consumava abbastanza presto e consisteva in affettati, pansanella o cose simili. Poi ancora al lavoro per finire qualche maglio di grano, legare le manne coi “balzi” e raggrupparle formando i “cavaglioni”.

Mercati

Lunedì: Pieve S.Stefano Martedì: Sansepolcro Mercoledì: Anghiari Giovedì: Sestino Sabato: Sansepolcro Domenica: Monterchi

La Rita di Tubbiano dice

Per la mietitura la mattina presto si mangiava una fettina di torcolo e vinsanto poi verso le otto la massaia portava al campo formaggio e affettati e anche cipolline per fare la zuppa. Pranzo a casa e la merendacena di nuovo al campo, portata con la paniera appoggiata sul coroglio.

Il tempo di Fridus Meteorologicus Temperature inizialmente estive e molto gradevoli. Intorno al 2 del mese una piccola irruzione fredda sui Balcani porta instabilità dell’aria con rovesci di acqua nelle ore centrali della giornata. Intorno al 20 del mese l’anticiclone delle Azzorre arriva in maniera decisa e avremo belle giornate di sole e abbastanza calde. Temperature medie del mese: minima +14, massima +24

Realizzato con il contributo della Banca di Anghiari e Stia


LUGLIO 2012 Ogni seconda domenica del mese

Memorandia

(Le cose che raccontano) Questa iniziativa è nata nel 2000. Ecco come Marco Santi, allora delegato del Centro Tecnologico del Restauro, descrive gli inizi di questa manifestazione. “Si voleva incentivare il settore dell’antichità, del restauro e di tutto quello che ruota attorno a queste attività. Si cercava inoltre di portare ad Anghiari collezionisti ed appassionati delle cose del passato. Lo scopo non era tanto quello di ottenere un gran giro di vendite, già difficile allora, ma quello di creare perlomeno un po’ di scambi culturali e portare un soffio di aria nuova in questo comparto in sofferenza.” Oggi la manifestazione vive anche dell’aiuto di altre realtà paesane che ne arricchiscono i contenuti (la foto è dell’11 luglio 2004). 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31

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XIII DOMENICA “per annum” S. Urbano S. Tommaso ap. S. Elisabetta di Portogallo S. Antonio M. Zaccaria S. Maria Goretti S. Panteno XIV DOMENICA “per annum” S. Nicola Pichi da Sansepolcro S. Rufina Apparizione Mad. del Combarbio S. Giovanni Gualberto S. Enrico S. Camillo De Lellis XV DOMENICA “per annum” B. V. Maria del Monte Carmelo S. Marcellina S. Federico S. Arsenio S. Apollinare S. Lorenzo da Brindisi XVI DOMENICA “per annum” S. Brigida di Svezia S. Eufrasia S. Giacomo Ap. Ss. Gioacchino e Anna S. Raimondo S. Vittore XVII DOMENICA “per annum” S. Pietro Crisologo S. Ignazio di Loyola

I modi di dire della Maria

Me so’ preso ‘na gatta da pelère (una cosa difficoltosa).

Il pranzo di nozze

Per il pranzo di nozze ogni famiglia cercava di dare il meglio di sé e, fra l’altro, era l’addio della sposa alla sua casa natale; il pranzo lo organizzava la sua famiglia, poi lei sarebbe andata a vivere con il marito (più rari i casi in senso inverso ed allora si diceva dello sposo che era entrato ‘ngenarèto). Quindi dopo il matrimonio, sempre nella parrocchia della sposa, ci si avviava, per lo più a piedi, verso la sua casa. Lungo la strada, agli incroci, nei gruppi di case, amici e conoscenti o semplici vicini organizzavano i fochi, a volte un rinfreschino, e gli sposi non lesinavano in zuccarini e in confettini lunghi e colorati. In genere per il pranzo ci si faceva aiutare da una cuoca di mestiere che qualche giorno prima organizzava il tutto e stabiliva tutto l’occorrente. I familiari fungevano da aiuto cuochi. Ed alfine ecco il menù: Crostini neri, ma anche bianchi e rossi, e antipasto di affettati. Cappelletti in brodo di gallina e vitella. Lesso e ripieno. A volte anche pollo in galantina. Maccaroni e ravioli col sugo bono che deve bollire almeno tre ore. Umido col pollo, coniglio o agnello. Arrosto (piccioni, pollo, anatra, oca) accompagnato da patate al forno e insalata. I dolci, abbondanti, consistevano in zuccarini, confetti, crostate, torcolo, mantovana, pasta margherita, pasta reale. Si preparava anche una torta nunziale costituita da pasta margherita ripiena. Frutta oppure macedonia e caffè col bricco.

Il tempo di Fridus Meteorologicus Sembra che il caldo rimane ben radicato in Italia e pertanto anche noi avremo delle splendide giornate estive. Dopo il 14 un’irruzione articomarittimo dal Rodano potrebbe arrivare ad apportare una lieve instabilità con conseguente attivazione di cumuli pomeridiani che apporteranno dei veloci temporali che in alcune delle nostre zone sarebbero anche forieri di brevi grandinate. Temperature medie del mese: minima +17, massima +28

Realizzato con il contributo della Banca di Anghiari e Stia


AGOSTO 2012 In agosto al Poggiolino

Tovaglia a quadri È un evento di ‘teatro povero’ e gastronomia locale che si tiene da diciassette anni in una piazzetta (il Poggiolino) situata nel cuore antico di Anghiari. Tovaglia a Quadri è un’osteria all’aperto dove ogni anno si racconta una storia diversa, interpretata dalla gente che abita la piazza, fra memorie autentiche e miti locali, problematiche sociali locali e riferimenti a tematiche universali. Fin dalle sue origini, uno degli scopi principali di Tovaglia a Quadri è quello di valorizzare la grande tradizione di teatro, musica popolare e poesia estemporanea di Anghiari, nonché quello di avvicinare le nuove generazioni a una forma di “teatro di comunità”, dove il cibo e le storie assumono un ruolo portante e fortemente “identitario”. Piatto forte sono i bringoli al sugo finto. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31

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S. Alfonso Maria de’ Liguori Perdono di Assisi S. Aspreno S. Giovanni M. Vianney XVIII DOMENICA “per annum” Trasfigurazione di Gesù S. Donato (patrono diocesano) S. Domenico S. Teresa B. della Croce (Edith Stein) S. Lorenzo S. Chiara d’Assisi XIX DOMENICA “per annum” S. Ippolito S. Massimiliano M. Kolb ASSUNZIONE B.V.M. S. Rocco S. Eusebio S. Elena XX DOMENICA “per annum” S. Bernardo di Chiaravalle S. Pio X papa Beata Vergine Maria regina S. Brigida di Svezia S. Bartolomeo S. Ludovico XXI DOMENICA “per annum” S. Monica S. Agostino Martirio di San Giovanni Battista S. Pietro Crisologo B. Andrea da Sansepolcro

I modi di dire della Maria So’ sudèta lercia.

Il pranzo della battitura Quello della battitura era un pranzo speciale. Diciamo che era un pranzo di lavoro, ma di lavoro vero. Usava a quei tempi che varie famiglie facevano a sconto, si riunivano cioè ora in un podere ora nell’altro per darsi man forte perché la battitura richiedeva molto personale, era faticosa e si mangiava, oltre che i maccaroni, anche parecchia polvere. Però al momento del pranzo le massaie non lesinavano in abbondanza di cibo ed anche in bontà. Ma di buono, oltre il pranzo, e atteso dai giovanotti, c’era il passaggio di un gruppo di ragazze che portavano da bere: acqua nelle brocche e vino nei fiaschi. Era un reintegrare il corpo con le bevande e rinfrancare lo spirito nel vedere girellare per l’aia delle belle ragazze. Certamente non mancavano battutine che le ragazze ormai conoscevano a memoria. A volte si passava con vinsanto e biscotti preparati appositamente e si fermava anche la battitura per una breve sosta. E infine il pranzo di cui erano elemento essenziale le “oce” che venivano poste, o comprate da piccole, appositamente per questo scopo. Si apparecchiava in terra sopra un bello strato di paglia appena battuta e tovaglie lunghe oltre sei metri tessute al telaio. E quindi sopra ci si mettevano: Maccaroni al sugo d’ocia, di questi se ne mangiavano diversi piatti a commensale. Arrosto d’ocia, polli, conigli, nane con contorno di patate, il tutto cotto al forno. Insalata. E naturalmente pane a volontà. E vino. A volte si destinava per la battitura anche un prosciutto.

Il tempo di Fridus Meteorologicus Nella prima decade si alternano caldo e infiltrazioni fresche dall’Atlantico che su Anghiari possono apportare dei temporali che, con il calore del suolo, possono essere anche di forte intensità e pericolosi per la caduta di fitte grandinate. Dopo ferragosto tempo stabile per almeno una settimana e poi impulsi atlantici in crescendo, apporteranno variabilità piovosa e diminuzione sostanziale della calura. Temperature medie del mese: minima +17, massima +28

Realizzato con il contributo della Banca di Anghiari e Stia


SETTEMBRE 2012 Da un prodotto tipico del Padonchia

Sagra della polenta Dal 1973 il terzo fine settimana di settembre a Monterchi è dedicato ogni anno alla Sagra della Polenta, un viaggio alla riscoperta dei sapori tipici della tradizione valtiberina organizzato dalla Pro Loco locale. Dal venerdì alla domenica, infatti, è la polenta, al sugo o arrosto con salsicce, fegatelli di maiale o funghi, la protagonista assoluta, servita ai visitatori negli stand allestiti nella piazza del Mercatale e nel centro storico, dove una volta la rassegna si svolgeva per intero. Non mancano mai, inoltre, momenti di intrattenimento con l’esibizione di gruppi musicali o di compagnie di attori, sfilate, mercatini di artigianato e collezionismo. Da due anni c’è stato anche il ritorno della Marcialonga monterchiese, gara podistica nei dintorni del paese. Foto del libro “Tutti a tavola con la polenta.

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S. Egidio XXII DOMENICA “per annum” S. Gregorio Magno S. Rosalia S. Quinto S. Zaccaria B. Guido d’Arezzo Natività B.V. Maria XXIII DOMENICA “per annum” S. Nicola da Tolentino Ss. Felice e Regolo SS. Nome di Maria S. Giovanni Crisostomo Esaltazione della S. Croce B.V.M. Addolorata XXIV DOMENICA “per annum” Sacre Stimmate di San Francesco S. Giuseppe da Copertino S. Gennaro Ss. Martiri coreani S. Matteo ap. ev. S. Silvano XXV DOMENICA “per annum” S. Pacifico S. Cleofa S. Teresa Couderc S. Vincenzo de’ Paoli S. Venceslao Ss. Michele, Gabriele, Raffaele XXVI DOMENICA “per annum”

I modi di dire della Maria Gni n’ho dète a babo morto (sconsideratamente).

I saggi contadini

I liquori Io ricordo che nel dopoguerra si preparava il vermut con delle bustine e vino bianco. Mi sembra si facessero anche altri liquori. Chissà i coloranti che ci siamo bevuti!

Mercati

Lunedì: Pieve S.Stefano Martedì: Sansepolcro Mercoledì: Anghiari Giovedì: Sestino Sabato: Sansepolcro Domenica: Monterchi 22/23 settembre: EQUINOZIO D’AUTUNNO

Gennaio, tutti i frutti nel granaio. Febbraio, se non ferra, marzo spella. Marzo se va bene, ogni baco va scalzo. Aprile, ogni goccia è un barile. Maggio, m’arizzo e arcaggio. Giugno, la falce in pugno. Luglio, lampi e tuoni, nei campi ci sono i cavaglioni. Agosto, moglie mia non ti conosco. Settembre l’uva è matura, e il fico pende. Ottobre, non più lagne, raccogliamo le castagne. Novembre, tutti i Santi, onoriamo i Camposanti. Dicembre, dal più grande al più piccino,

aspettiam Gesù Bambino.

Il tempo di Fridus Meteorologicus Fase iniziale con piogge e temporali, poi, dopo il 10 del mese nuovo apporto anticiclonico con belle giornate: calde di giorno e fresche di notte. Per fine mese perturbazione atlantica pronta a portare i primi segni autunnali ben evidenti. Temperature medie del mese: minima +14, massima +24

Realizzato con il contributo della Banca di Anghiari e Stia


OTTOBRE 2012 A Monterchi in ottobre

Buongustai L’ultima nata tra le sagre monterchiesi è quella dei Buongustai, fiera che offre ai visitatori la possibilità di gustare i prodotti tipici della Valtiberina. Negli stand allestiti nel centro storico è possibile assaggiare tra gli altri castagnaccio, polenta, farinata con fagioli brutti, salsicce, salame, capocollo e dolci tradizionali, oppure acquistare miele, olio, funghi, tartufi, farine, patate, cipolle, aglio e frutta di stagione. Non solo gastronomia: anche l’artigianato artistico tradizionale ha il suo spazio, con banchi dedicati ai lavori in ferro battuto, al vetro artistico, al vinco e vimini, alla pietra lavorata, ai mobili in stile. Insomma una valorizzazione completa del patrimonio culturale locale che rappresenta il segreto del successo di una manifestazione nata solo all’alba del terzo millennio. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31

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S. Teresa del Bambin Gesù Ss. Angeli custodi S. Dionigi Areopagita S. Francesco (patrono d’Italia) S. Faustina S. Bruno XXVII DOMENICA “per annum” S. Ugo S. Dionigi S. Daniele Comboni S. Gaudenzio S. Serafino S. Romolo XXVIII DOMENICA “per annum” S. Teresa d’Avila S. Margherita M. Alacoque S. Ignazio d’Antiochia S. Luca Evangelista S. Paolo della croce S. Irene XXIX DOMENICA “per annum” S. Lupenzio S. Giovanni da Capestrano S. Antonio Maria Claret S. Miniato S. Rustico S. Evaristo XXX DOMENICA “per annum” S. Onorato S. Marciano B. Ranieri dal Borgo

I modi di dire della Maria

Ho ‘na fème che mangiarebbi el fin del credo (farebbe di tutto). La ricetta della valle del Cerfone, quella del Palazzo del Pero

Il Baldino

Ingredienti: gr 500 di farina di marroni, 1 litro di acqua tiepida, un pizzico di sale, ½ bicchiere di olio extra vergine di oliva, rosmarino, pinoli o noci. Si mette la farina in una terrina e si aggiunge il sale. Si versa a poco a poco l’acqua sulla farina amalgamando bene. Si aggiungono all’impasto 3 cucchiai grandi di olio. Si assaggia l’impasto per valutare se è salato abbastanza. Il segreto sta nel trovare l’equilibrio tra il sale e il dolce della farina. Vietato aggiungere zucchero. Si versa l’impasto in una teglia precedentemente cosparsa di olio e si aggiunge il rosmarino e un po’ di giri di olio sopra. In forno a 200° per 40 minuti. *** Con la farina poi si fa la “polenda”, ma bisogna vederla fare almeno una volta. Comunque ecco la ricetta. Si mette a bollire l’acqua nel paiolo, quando bolle si mette tutta la farina, ci si fa un buco al centro e si fa bollire per 40 minuti. Si toglie l’acqua in eccesso, si amalgama col nostro rasagnolo, si rovescia sulla spianatoia e si taglia a fette con un filo forte. Il tempo: Le mie previsioni si basano, come sempre, con l’andamento del mese di ottobre, che mi da lo spunto statistico per formulare quello che sarà l’andamento del semestre freddo in arrivo consultando i dati trentennali in mio possesso sull’andamento meteo di Anghiari e della Valle del Tevere.

Il tempo di Fridus Meteorologicus È chiaramente autunno in arrivo, ma l’alta pressione delle Azzorre si rifiuta di rientrare in oceano del tutto e pertanto riesce a determinare delle giornate abbastanza piacevoli nelle temperature. Dopo il 20 si scatena l’autunno con le prime vere depressioni dall’Islanda che cominciano ad interessare e conquistare il Mediterraneo. Temperature medie del mese: minima +9, massima +14.

Realizzato con il contributo della Banca di Anghiari e Stia


NOVEMBRE 2012 In mostra i prodotti tipici

I Centogusti dell’Appennino Come già ci dice il nome questa iniziativa, iniziata dalla Pro Loco nel 2000 con il suo presidente Piero Calli, intende richiamare i visitatori ad Anghiari per apprezzarne sì le bellezze paesaggistiche ma soprattutto per far gustare loro i sapori dei prodotti della terra e del bosco che in questo periodo sono particolarmente presenti nel territorio. Si è trattato quindi di una operazione tendente a valorizzare e, soprattutto, far conoscere, quei sapori e quei profumi che molti hanno dimenticato. Tutto si svolge nei vicoli del centro storico di Anghiari che vi aspetta nel fine settimana di Ognissanti. A garanzia della qualità dei prodotti esposti c’è la presenza delle aziende socie della Strada dei Sapori Valtiberina Toscana. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30

G V S D L M M G V S D L M M G V S D L M M G V S D L M M G V

TUTTI I SANTI Commemorazione dei Defunti S. Martino de Porres XXXI DOMENICA “per annum” S. Donnino S. Felice S. Mamante S. Severo Dedicazione Basilica Lateranense S. Leone I Magno XXXII DOMENICA “per annum” S. Giosafat Ss. Florido e Amanzio S. Clementina S. Alberto Magno S. Margherita di Scozia S. Elisabetta d’Ungheria XXXIII DOMENICA “per annum” S. Matilde S. Benigno Presentazione della B. V. M. S. Cecilia S. Clemente I S. Flora e Marta CRISTO RE DELL’UNIVERSO S. Corrado S. Valeriano S. Giacomo della Marca S. Saturnino S. Andrea ap.

I modi di dire della Maria

Ora te pettino io (minaccia per ti metto a posto, ti sgrido)!

I Bringoli d’Anghièri Questo è il più tipico dei piatti anghiaresi ed è facile da preparare. I bringoli si mangiano per San Martino ma si preparano per la vigilia, in veglia con la mamma che si fa aiutare dai più piccoli. Si prepara l’impasto per la pasta usando solo farina ed acqua. Una volta si metteva farina di grano tenero, magari se usate grano duro tiene di più la cottura. Preparata la pasta si fanno dei gnocchetti che si... allungano fino ad ottenere dei grossi spaghetti. È qui che arriva la collaborazione di tutta la famiglia. Una volta si facevano asciugare anche messi sopra delle canne. In casa mia, adesso, per conservarli per uno o due giorni si scottano in acqua bollente, si ungono con un po’ d’olio e poi si mettono in frigorifero. Per il sugo consiglio quello finto con l’aggiunta del rigatino perché è per San Martino che si mangia il primo pezzo di maiale dell’anno, dopo l’estate. Se ci sono, si mangiano castagne arrosto e vino nuovo così si va a letto già caldi. Per rimanere in tema di carne di maiale ricordo che l’ultima volta che si mangia tale carne, perlomeno in maniera più abbondante, sarà la fiera della Candelora (il primo mercoledì di febbraio). Poi del maiale si mangerà la carne conservata sia sotto sale che come insaccati. D’estate infatti la carne non si conserva bene e la mancanza dei frigoriferi decideva anche il modo di alimentarsi durante tutto l’anno.

Il tempo di Fridus Meteorologicus Giornate piovose, non fredde ma uggiose. Fase autunnale ben decisa che può durare anche fino al 15 del mese, poi l’anticiclone delle Azzorre si porta decisamente verso nord e cominciano le prime discese fredde dai quadranti settentrionali: siamo in pieno autunno ma la stagione ci avvisa che l’inverso sta arrivando con fredde giornate con ventilazione nord-europea. Temperature medie del mese: minima +5/6, massima +12.

Realizzato con il contributo della Banca di Anghiari e Stia


DICEMBRE 2012 Torna ogni anno per la gioia dei bimbi

Il Ceppo in piazza

L’idea di fare festa con tutti i bambini di Anghiari venne alla Pro Loco nel 1982 che ne organizzò la realizzazione coinvolgendo un gruppo di volontari e Loris Babbini realizzò il manifesto pubblicato qui a lato. L’idea era quella di rinverdire l’usanza dell’arrivo del Ceppo (che è sia il grosso tronco messo sui grandi focolari per la vigilia di Natale, sia il “vecchio” che portava i doni ai più piccoli). Si stava perdendo la gioia e il significato di questo evento che coinvolgeva in particolare nonni e nipoti in racconti i più fantastici su questo personaggio e come bisognava comportarsi affinché si fermasse nella propria abitazione per portare i doni. Altre volte il Ceppo era invocato battendo con dei bastoni sul ceppo di legno e, ogni tanto, dalla cappa del camino scendevano i sospirati dolciumi. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31

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S. Eligio I DOMENICA D’AVVENTO S. Francesco Saverio S. Giovanni Damasceno S. Crispina S. Nicola S. Ambrogio IMMACOLATA CONCEZIONE II DOMENICA D’AVVENTO MADONNA DI LORETO S. Damiano I papa B.V.M. di Guadalupe S. Lucia S. Giovanni della Croce Inizio Novena di Natale III DOMENICA D’AVVENTO S. Floriano S. Malachia profeta S. Anastasio I papa S. Zeffirino papa S. Pietro Canisio S. Francesca Saveria Cabrini IV DOMENICA D’AVVENTO VIGILIA DI NATALE NATALE DEL SIGNORE S. Stefano protomartire S. Giovanni Evangelista Ss. Innocenti S. Tommaso Becket SANTA FAMIGLIA S. Silvestro I

I modi di dire della Maria

L’inverno ‘n l’ha mangio ‘l lupo (ai primi freddi inaspettati). Per la vigilia, ceci e baccalà

Pranzo di Natale

La particolarità del pranzo di Natale è che il brodo si faceva col cappone, preparato e ingrassato per tempo dalle massaie. Fra parenti si contraccambiava con il pranzo del primo dell’anno. Ma veniamo al pranzo: Crostini neri (con i fegatini di pollo e il pane abbrustolito). Cappelletti in brodo o a volte anche tagliolini o quadrucci. Gli immancabili maccaroni spenti d’ova al sugo bono. Arrosto con contorno di patate. I dolci non erano abbondanti ma particolari ed erano costituiti sì dal torcolo (classico) ma poi cavallucci, panforte, poi ancora aranci o mandarini e qualche fico secco. Per la vigilia invece era consuetudine mangiare i ceci e il baccalà. Io i ceci li mangio interi invece mio padre li schiacciava con la forchetta. Al Molinello, per il Ceppo, si mangiavano i gobbi fritti e gli spaghetti con le acciughe. Poi, in veglia, si mangiavano anche castagne e si beveva il vin dolce o il vinsanto che si svinava, e si svina, proprio in quei giorni. E, tanto siamo qui, ricordiamo il cibo dell'ultimo dell'anno, San Silvestro, che non era allora così ricco come oggi. La particolarità era che si mangiavano i crostini col cavolo nero. Si lessa il cavolo e poi nell'acqua di cottura si mettono a bagno le fette di pane abbrustolito. Si sistemano quindi le fette nel piatto con sopra abbondante cavolo. Si condisce il tutto con olio e sale. Buon appetito!

Il tempo di Fridus Meteorologicus Le statistiche del nostro territorio ci avvisano che tra fine novembre e primi di dicembre iniziano le prime irruzioni fredde con gli Appennini coperti di neve; anche ad Anghiari si avvertono i primi veri sintomi di freddo invernale con temperature gelide e possibilità di neve che si concretizza intorno al 15 del mese con la prima aria gelida da oriente con apporto di vento e neve. Giornate favorevoli alle nevicate o nevischi su Anghiari: il 10, 16, 27 e 28 dicembre. Temperature medie del mese: minima +1, massima +4

Realizzato con il contributo della Banca di Anghiari e Stia


Festa in paese

Le feste tradizionali di Anghiari e Monterchi Nel nostro calendario abbiamo elencato le feste che ancora oggi si fanno ad Anghiari e Monterchi. Sono le principali, quelle che coinvolgono un po’ tutto il paese. Ma anche se altre ce ne sono io vorrei soffermarmi un attimo sulle fiere, come quella di Sant’Antonio di Monterchi, che erano vere e proprie feste. Qui noi parliamo sempre di almeno cinquant’anni fa. Oggi tutto è diverso. Di fiere, ad Anghiari, ce n’era una al mese. Quando non c’era quella specifica, il primo mercoledì del mese era fiera. Fiera voleva dire che, oltre ai soliti banchi di mercanzia e agli ortolani del Borgo, si portava anche il bestiame per la contrattazione. Ed il bestiame era collocato, almeno ultimamente, al Campo della fiera. Al Parterre invece si vendevano, tutti i mercoledì, uova e animali da cortile. Prima il luogo deputato per questo tipo di vendita era la Piazzetta delle legne e la sottostante Piazza de Amicis o del Revellino, poi è stata piazza del Teatro, che diventò piazza dei polli, poi ancora il parcheggio sotto le mura finché, giunto il benessere e i supermercati, di polli non se ne parlò più. Ma veniamo alle nostre fiere. Ecco quelle che risultavano dall’Annuario Toscano del 1909 e già pubblicate nell’Oratorio nel 2003 e ripetute nel numero scorso. “Fiere rinomate: 4 maggio [N.d.R.: del Crocefisso], 30 giugno [N.d.R: fiera delle pecore o del Becco, le pecore si vendevano in particolare la sera della vigilia, per S. Pietro], 29 agosto [N.d.R.: del cocomero], 11 novembre [N.d.R.: di San Martino], con tutti i primi mercoledì di ogni mese. Mercati tutti i mercoledì dell’anno.” Un’altra fiera non menzionata era quella di febbraio che aveva luogo sì il primo mercoledì ma era denominata della Candelora. Era questa l’occasione in cui si mangiava per una delle ultime volte la carne di maiale. Poi c’era la quaresima e la carne di maiale era molto limitata. Ma alle fiere venivano i poeti d’ottava rima, con i loro foglietti stampati, che vendevano dopo aver accennato a qualche ottava o a qualche canzonetta popolare. E dopo, fatto l’interesse, si andava tutti alla bottega a bere, di solito vino, e poi, gli uomini, i capoccia, andavano a mangiare nelle diverse trattorie che si organizzavano per queste occasioni. Poi fino a sera si visitavano un po’ tutte le osterie. Mentre a casa, molto spesso, la famiglia pativa la fame e la massaia doveva armarsi di fantasia per portare in tavola qualcosa. E non era raro il caso del capoccia che ritornato a casa a buio, di fronte alle lamentele della moglie, diventasse pure manesco. Situazioni molto tristi ma diffuse. Ma torniamo alle feste con appunti tratti dai ricordi dei nostri anziani. Se partiva tutti un branco e se veniva a le feste, se mittiva ‘l vestito, quelo un pochino meglio, e se veniva a queste feste. La festa del Crocefisso, le fiere sì sì, a la fiera del Becco: quele pecore... quande ci s’aia ‘na pecora vecchia, ‘na pecora balorda che facia poco latte se portèva al Campo a la Fiera. Il Campo a la Fiera, da la parte de là, era tutto pieno de pecore. La gente, la gente, le vacche! Poi quela de San Martino: la gente anche lì! Quela del cocomero poi, è visto la via su in cima a la Croci?, era piena de cocomeri, suppe la Fonte, suppe la Croci c’era i bercioni, gente forestiera col banco che bercèvino delle offerte. Poi c’era quelo col serpente: facevon le medicine. Il 3 maggio era la festa dei giovani, il giorno doppo ‘nveci era la fiera. Anche a le fiere al Borgo, la gente! Tutte le vie eron piène de gente. È visto la via che va al Borgo? Era tutta piena de gente. La via che va ‘n Tortigliano? Tutta piena de gente; chi va ‘n qua, chi va ‘n là, ‘nsomma ste vie eron tutte piene de

gente, tutte a piedi. Era bello ‘ncontrasse! (Santa Chialli) ‘Ntanto quande ero picino io de ballare non se ne parlava mai, manco per scherzo. Quando avevo vent’anni alora se ballava solo de carnevale, el carnevale era da dopo l’Epifania, anche dopo Natale, se cominciava a ballare pe’ l’Epifania. Alora c’era il festino, i locali pubblici dove se ballava tutte le domeniche. Alora c’era la Stazione, c’era la Sezione, ma famosa era la Stazione, fa conto da Viaio, da la Motina e anche da San Leo vinion su, lì era un gran centro de ballo. La Sezione Anghiari già era un pochino meno o forse era più per il paese, dopo c’era la Filarmonica che era n’antro posto e pu’ doppo ballavino el veglione al teatro, ma quello era pe’ l’elite, per i pezzi grossi e al Circolo ballavino qualche volta ma anche quello era riservato. Tutto questo avanti guerra, dopo guerra era un po’ cambiato. Doppo c’era n’antro centro famoso a Le Ville con Lucciolino. Ma era forse da cent’anni, ma perlomeno da sessant’anni, sempre lo stesso posto in quel’incrocio. Se va a balla’ da Lucciolino? se diceva e doppo a Monterchi, ma Monterchi era famoso soltanto per la fiera de Sant’Antonio e el ballo del ventino al teatro. Non pagavon l’ingresso se pagava a ballo. C’era l’orchestra, la gente intorno fitta fitta, i sonatori che sonavino, le coppie poi ballavino. Poi c’era tre o quattro addetti le fermavino a metà ballo e se facevon dare il ventino, facevono il ballo e poi il bis. Ma, capito, el primo lo facevino un po’ lunghino in modo che la gente se ne sviasse parecchi e poi doppo, ‘na volta pagato, quattro sonate e chiuso, e poi artaccavino. (Giuseppe Del Pia) Io ho ballato fino a diciannove anni, doppo ‘l mi’ marito ‘n ciambiva e ‘n’ho più ballato. Una volta da Mezzavia se feci una ‘mmascherata che ballavino al Cantone, haion fatto i formoni profondi per le viti e uno de quele maschere cadde in quel formone, gni toccò arvoltère. Io da diciannove anni in su unn’ho più arballèto. Prima ciaivo anche cinque balli impegnati per volta. (Serafini Serafina) Il 29 giugno c’era la fiera de le pecore. La sera c’era le pecore e ‘l giorno dopo tutto ‘l bestiame, tutte infioccate, e pu’ de maggio. Poi c’era anche quela [la fiera] de la Candelora che se portava i maiali grassi. S’aspettava che cercasson le ghiande, cercasson le castagne. Una volta ci s’andò con Santin de le Lame che se passò da Casarecci che piuviva... se portò a la fiera Anghiari, era il due febbraio. La fiera del cocomero 29 agosto. ‘N se mangeva mica prima. A somma a la Croci certe barche de cocomeri cume ‘n pagliaio. C’erino i mercanti [Si riferisce alla Fiera del becco N.d.R.]. Noi se portava i castrati. Se castrava l’agnellini da giovini e pu’ doppo se ingrassavino se portavino e l’amazzavino ai macelli. Le pecore vinivon da Castello a piglialle, le pecore vecchie, che le mangèvino. Il mercato c’era ‘l mercoledì. Vendevi i polli, i cunigli, le castagne, le brici. C’era i mercanti che vinivon da Firenze. Pagavi un tanto per posto sotto le Logge. Se portava tutto sotto le Logge [si riferisce alle castagne N.d.R.] e ‘n piazza dei polli davanti a Garibaldi. ‘N se spindiva gnente. El Ceppo me portava ‘na bambola de straccio, con un vistito tutto de straccio, ‘na baciuccola. Pe’ la befana le calze cun dentro i fichi secchi, le caramelle, gni se diceva le melangole, i mandarini alora ‘n li cunuscivino. Se mittiva un ceppone grosso cor un buco, ci davino un bastone e se diciva: «Caca Ceppo! Caca Ceppo!» Qualche volta viniva giù anche ‘l carbone o le patate. (Nonna di Ticchiena)


Festa in paese

Le feste tradizionali di Anghiari e Monterchi

Anghiari, Festa dei bringoli Badia, Fiera del Ranco

Pieve, Fiera di settembre

GENNAIO

FEBBRAIO

MARZO

Monterchi, Fiera di Sant’Antonio

Anghiari, Carnevale della Gioventù

Anghiari, Ciccicocco

APRILE

MAGGIO

GIUGNO

Anghiari, Mostra Artigianato

Anghiari, Tombola

Anghiari, Palio di San Pietro

LUGLIO

AGOSTO

SETTEMBRE

Anghiari, Memorandia

Anghiari, Tovaglia a quadri

Monterchi, Sagra della polenta

OTTOBRE

NOVEMBRE

DICEMBRE

Monterchi, Buongustai

Anghiari, Centogusti dell’Appennino

Anghiari, Il Ceppo in piazza


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