2012-6 Oratorio di Anghiari

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DICEMBRE 2012 -GENNAIO2013

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PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHI N. 6

Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue


L’inverno

l'editoriale di enzo papi

di Gisella Gennaioli

O freddo inverno tu vieni ormai ma tante feste ci porterai. Prima Natale poi Capodanno poi Carnevale. Oh le risate che noi faremo quando al calduccio tutti saremo. Ma tanti vecchi farai morire perché tu porti la neve e il ghiaccio. Oh torna indietro brutto invernaccio!

In copertina Questo ultimo numero 2012 del giornale arriva in casa probabilmente assieme ad altre cose: al muschio per il presepe, ai festoni per l’albero di Natale e anche alla scatola con le luminarie da mettere alla finestra. L’oratorio di Natale vorrebbe allora mischiarsi a quell’odore di feste natalizie che già dai primi di dicembre è presente nelle nostre case. E allora ne approfittiamo per un caloroso augurio di buon Natale a tutti i lettori, sia di Anghiari e dintorni, fino ai più lontani, anche oltre oceano. Quale augurio per i nostri affezionati lettori? Lo spunto ce lo da la Pieve di Micciano che vediamo in copertina, monumento di storia e di fede cristiana, che si erge solenne nella ridente campagna anghiarese. In essa, al suo Fonte, si sono battezzate per secoli generazioni e generazioni di Anghiaresi, acquistando così la nuova vita in Cristo che scaturisce da questo primo sacramento. A Natale facciamo memoria della nascita nella storia di colui che è venuto a portare la vita agli uomini: così l’augurio che ognuno di noi possa riscoprire in queste feste la gioia di essere cristiano. Buon Natale e Buon anno… questo è proprio l’Anno della Fede!

Armenia

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apoli. La via dei presepari è un budello dritto e stretto, ingombro di banchetti appoggiati al muro pieni di statuine, carica di passanti, di turisti che osservano e commentano, confusionaria e chiassosa. Una delle strade più colorate del centro storico, dove il dialetto dei venditori si mescola alle lingue ed alle inflessioni dei compratori; una Babele umana e tanto colore! Prende il nome, la strada, dalla chiesa di S. Gregorio Armeno, che vanta un impressionante e sontuoso arredo barocco che lascia senza respiro, al primo impatto, tanto è abbondante e ricco di oro. Poi capisci subito che la sontuosità è figlia dell’affetto e della cura dei fedeli e del quartiere, per le sante reliquie.

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ante reliquie? Ci voleva di andare in Armenia con don Marco per scoprire il mistero. Il Gregorio di Napoli altri non è che S. Gregorio l’Illuminatore, il padre della fede e della identità degli Armeni di tutti i tempi, da quelli che hanno costruito i monasteri medievali e la tipologia chiesastica famosa nei libri d’arte di tutto il mondo a quelli di oggi, che fondano la loro identità di popolo sulla appartenenza alla chiesa e ad una scrittura unica e particolare che solo loro conoscono, scrivono e parlano! Tutto è nato con questo S. Gregorio che oggi è a Napoli. Un santo quasi mitologico, ma sicuramente storico; perseguitato dal re Tiridate, cacciato in prigione in un buco, una cisterna, dove rimane per anni, riesce comunque a convertire il sovrano e la sua famiglia; e dalla famiglia reale, a cascata, tutto il popolo aderisce e si converte al cristianesimo. Dall’anno 301! Dunque, quella armena, è la chiesa riconosciuta più antica del mondo. Una chiesa con la quale, oggi, i rapporti sembrano molto buoni. Non c’è nulla dal punto di vista teologico o dogmatico che ci separa; solo motivi politici di autonomia e indipendenza. Che oggi non hanno più motivo di essere. Queste le dichiarazioni del ministro dei rapporti coi politici e con gli stati del Vaticano Armeno di Etchmiatdzin, quando gli abbiamo reso visita.

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no dei frutti dei viaggi pastorali in giro per il mondo di S.S. Giovanni Paolo II? Probabilmente, perché il papa è venuto fin qui nel 2001, quando la chiesa armena ha celebrato solennemente i 1.700 anni della conversione al cristianesimo del popolo armeno (301-2001), ed ha consacrato la nuova cattedrale di Yerevan assieme al Katholikos. Non si è presentato con le mani vuote, ma con un dono straordinario: ha restituito parte delle reliquie dell’Illuminatore, conservate a Napoli, nella chiesa di San Gregorio Armeno, soprannominata chiesa dei presepari. E durante la visita pastorale si è fatto accompagnare anche al monastero di Khor Virap, quello famosissimo per l’Ararat che, solenne, si staglia sul fondo. Per i turisti è bello, appunto, per questo, ma per la fede degli Armeni è importantissimo, perché la chiesetta è sorta sopra il pozzo che ha visto la prigionia dell’Illuminatore. È il monastero delle radici! Khor Virap significa infatti Pozzo Profondo. Il papa proprio a queste radici ha reso omaggio! Una storia antica ed attuale affascinante che ha meritato, nei giorni scorsi, la visita di don Marco e mia; e che merita sicuramente il pellegrinaggio di tanti altri.

L'ORATORIO DI ANGHIARI - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue Anno XLV - Periodico del Vicariato di Anghiari e Monterchi. Con approvazione della Curia di Arezzo Aut. Tribunale di Arezzo n. 5 del 28 aprile 1967 - Dir. Resp. Enzo Papi - Stampa: Grafiche Borgo, Sansepolcro. Redazione:donmarcosalvienzopapimariodelpiaalessandrobivignanimonicaredentielisadelpiantaverarossiteresabartolomei.

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Il Vaticano II ed il suo codice di Andrea Drigani*

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erminato il Concilio, Paolo VI si preoccupò di dare attuazione giuridica a quanto il Concilio aveva deciso in via di principio con atti di indirizzo, in particolare, tra le molte leggi emanate dal Papa, possiamo rammentare la Costituzione Apostolica “Poenitemini” del 17 febbraio 1965, il Motu proprio “Ecclesiae Sanctae” del 6 agosto 1966, la Costituzione Apostolica “Indulgentiarum Doctrina” del 1 gennaio 1967, la Costituzione Apostolica “Regimini Ecclesiae Universae” del 15 agosto 1968. Vanno poi ricordate anche la Costituzione Apostolica “Missale Romanum” del 3 aprile 1969, con la quale si approvava il nuovo ordinamento della Santa Messa, e la Costituzione Apostolica “Laudis canticum” del 1 novembre 1970, con la quale si promulgava la Liturgia delle Ore. La consistente legislazione di Paolo VI portò a deroghe e modifiche ragguardevoli al Codice del 1917, anche per questo riprese l’attività della Pontificia Commissione per la revisione del Codice di diritto canonico, la cui presidenza, dopo la morte del cardinale Ciriaci, fu affidata a Pericle Felici, che nel frattempo era stato creato cardinale. Questa nomina fece subito comprendere il legame tra il Concilio, del quale Felici era stato segretario generale, ed il futuro Codice. Paolo VI indicò alla Commissione due elementi che dovevano guidare i lavori, prima di tutto si trattava non solo di riordinare delle leggi, ma di riformare le norme adattandole alla nuova mentalità e alle nuove necessità, anche se l’antico diritto doveva fornire il fondamento del sistema giuridico. In secondo luogo dovevano essere tenuti presenti tutti i Decreti e gli Atti del Concilio Vaticano II, poiché si trovavano in essi i lineamenti propri del rinnovamento legislativo ed era necessario che la dottrina conciliare proiettasse le sue conseguenze e avesse il suo completamento nella codificazione canonica. Il primo compito della Commissione fu pertanto quello di predisporre un documento intitolato “Principia quae Codicis recognitionem dirigant” (“Principi che devono dirigere la revisione del Codice di diritto canonico”) redatto da un gruppo di consultori, che fu discusso e approvato nella prima riunione generale del Sinodo dei Vescovi, tra il 30 settembre e il 4 ottobre 1967. Esso si suddivide in dieci punti, nei quali sono riassunte le fondamentali esigenze di riforma della legislazione canonica, dedotte dall’esame dei documenti del Vaticano II. La Pontificia Commissione è rimasta fedele alle indicazioni contenute in tale documento. Il lavoro si articolò, poi, in diversi gruppi di studio e si concretizzò in dieci progetti preliminari, corrispondenti a distinte parti del Codice, portati a compimento fra il 1972 e il 1977, che furono inviati a tutti i vescovi, agli organismi del governo centrale della Chiesa e alle Facoltà di diritto canonico, con l’invito a proporre le osservazioni critiche ritenute opportune. L’ingente materiale proveniente dalle risposte a tale consultazione fu ordinato dalla Segreteria della Commissione e distribuito ai gruppi di studio, perché lo tenessero nel dovuto conto in una nuova redazione del testo. Risultato di tale lavoro fu un progetto di Codice, inviato nel 1980 ai cardinali, vescovi e membri della Commissione, che manifestarono il loro parere per iscritto. La Segreteria preparò una voluminosa relazione (Relatio del 1981) nella quale erano raccolte tutte le osservazioni ed era suggerita la risposta per ciascuna di esse; in taluni casi le proposte di revisione erano accolte, in altri il testo del progetto del 1980 era difeso con ulteriori argomenti. Questa relazione fu oggetto di un approfondito dibattito nella sessione plenaria della Commissione che stabilì alcune linee di revisione del progetto. L’applicazione di tali criteri, insieme con i dovuti

adattamenti di termini e di stile, fu alla base dell’ultimo progetto (“Schema novissimum”) presentato a Giovanni Paolo II nel 1982. Il Papa, prima di procedere alla promulgazione, rivide personalmente per due volte il testo del Codice, aiutato la prima volta da un gruppo di esperti e la seconda dai cardinali Agostino Casaroli, segretario di Stato, Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e Narciso Jubany, arcivescovo di Barcellona. Introdotti gli emendamenti ritenuti opportuni, fu elaborato il testo definitivo, promulgato, mediante la Costituzione apostolica “Sacrae disciplinae leges”, il 25 gennaio 1983. La scelta della data del 25 gennaio non fu a caso, ma espressamente riferita al 25 gennaio 1959, quando il Beato Giovanni XXIII, oltre all’indizione del Concilio Ecumenico, aveva annunciato la riforma del Codice del 1917. Giovanni Paolo II nella “Sacrae disciplinae leges” scrive che il nuovo Codice potrebbe intendersi come un grande sforzo di tradurre in linguaggio canonistico la dottrina sulla Chiesa esposta dal Concilio Vaticano II. Si potrebbe anzi affermare – continua il Papa – che da qui proviene quel carattere di complementarità che il Codice presenta in relazione all’insegnamento del Vaticano II, in particolare riguardo alle due Costituzioni “Lumen gentium” e “Gaudium et spes”. Fra gli elementi che caratterizzano l’immagine vera e genuina della Chiesa – prosegue Giovanni Paolo II – dobbiamo mettere in rilievo soprattutto questi : la dottrina, secondo la quale la Chiesa viene presentata come il Popolo di Dio e l’autorità gerarchica viene proposta come servizio; la dottrina per cui la Chiesa è vista come “comunione”, e che quindi, determina le relazioni che devono intercorrere fra le Chiese particolari e quella universale, e fra la collegialità e il primato di Pietro; la dottrina, inoltre, per la quale tutti i membri del Popolo di Dio, nel modo proprio a ciascuno, sono partecipi del triplice ufficio di Cristo: sacerdotale, profetico, e regale. A questa dottrina si riconnette anche quella che riguarda i diritti e i doveri di tutti i fedeli. Queste considerazioni Papa Wojtyla volle ribadirle nel Discorso del 3 febbraio 1983 durante la solenne cerimonia di presentazione ufficiale del nuovo Codice, quando ricordò che i postulati conciliari trovavano nel nuovo testo legislativo esatti e puntuali riscontri. Concludendo – disse Giovanni Paolo II – vorrei disegnare dinanzi a voi, a indicazione e ricordo, come un ideale triangolo: in alto c’è la Sacra Scrittura; da un lato gli Atti del Vaticano II e, dall’altro, il nuovo Codice Canonico. E per risalire ordinatamente e coerentemente da questi due libri, elaborati dalla Chiesa del secolo XX, fino al supremo ed indicibile vertice, bisognerà passare lungo i lati di un tale triangolo senza negligenze ed omissioni, rispettando i necessari raccordi : tutto il Magistero dei precedenti Concili Ecumenici e anche quel patrimonio di sapienza giuridica che alla Chiesa appartiene. * Mons. Andrea Drigani è professore ordinario di Diritto Canonico presso la Facoltà Teologica dell’Italia centrale di Firenze. Canonico della Cattedrale Metropolitana di Santa Maria del Fiore in Firenze, collabora da anni con il settimanale diocesano Toscana Oggi e altre riviste specializzate. In alto è rappresentato papa Paolo VI.

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CALENDARIO LITURGICO a cura di Franco Cristini

dopo Cristo. Per questo la Chiesa lo venera come protomartire cioè primo testimone della fede. 27 dicembre giovedì – San Giovanni apostolo ed evangelista. Fratello di Giacomo il Maggiore era l'apostolo prediletto da Gesù; fu presente sul Calvario dove ricevette l'incarico di prendersi cura della Madonna. Ha composto l'Apocalisse. 28 dicembre venerdì – Santi Innocenti martiri: Erode fece uccidere tutti i bambini maschi da due anni in giù così da assicurarsi che il profetizzato avvento del nuovo re dei Giudei non potesse avverarsi. Gesù invece fu salvo perché i suoi genitori fuggirono in Egitto. 30 dicembre domenica – Sante Messe secondo l'orario festivo. 31 dicembre lunedì – San Silvestro I papa. Alla Santa Messa vespertina delle ore 17 a Tavernelle e delle ore 18 ad Anghiari in Propositura “Te Deum”, canto di lode e ringraziamento per tutto ciò che il buon Dio ci ha donato nell'anno passato.

Mese di Dicembre 2012 Tempo di Avvento 2 dicembre domenica - Domenica I d'Avvento. Sante Messe secondo l'orario festivo 4 dicembre martedì - Primo martedì del mese: nella chiesa di Propositura, alle ore 17 “Ora di Guardia” con recita del Santo Rosario. 6 dicembre giovedì - Primo giovedì del mese: si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni. 7 dicembre venerdì - Sant'Ambrogio, vescovo e dottore della Chiesa, patrono di Milano. È nato a Treviri il 340 circa. Studiò a Roma e nel 374 fu eletto vescovo di Milano. Zelante pastore ed eloquente predicatore sostenne la dottrina della vera fede contro gli Ariani. Primo Venerdì del mese: nella Pieve di Micciano, alle ore 20, Santa Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza. Nel Santuario del Carmine, alle ore 21, Santa Messa con meditazione. 8 dicembre sabato - Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. Sante Messe secondo l'orario festivo 9 dicembre domenica - Domenica II d’Avvento. Sante Messe secondo l'orario festivo. 10 dicembre lunedì - Beata Vergine Maria di Loreto: alla sera, dopo la Santa messa celebrata nella chiesa di Badia alle ore 18, verrà effettuata la consueta processione per le strade del Castello Antico di Anghiari dove verranno composti “Quadri viventi” della vita di Gesù, di Maria e dei Santi. Apriamo il nostro cuore a Maria: è la nostra mamma. 13 dicembre giovedì - Santa Lucia vergine e martire, protettrice della vista. Morì probabilmente a Siracusa durante la persecuzione di Diocleziano; vuole la leggenda che durante il supplizio le siano stati strappati gli occhi. 15 dicembre sabato - Nella chiesa di Propositura alle ore 18 inizia la Novena in preparazione del Santo Natale. Per tutto il periodo della Novena la S. Messa vespertina viene anticipata alle ore 17,15 circa. Domenica 16 e domenica 23, la Novena non avrà luogo e la S. Messa delle ore 18 verrà celebrata regolarmente nella chiesa della Croce. 16 dicembre domenica - Domenica III d'Avvento. Sante Messe secondo l'orario festivo. 23 dicembre domenica - Domenica IV d'Avvento. Sante Messe secondo l'orario festivo. Alla Messa delle ore 11, in Propositura, benedizione dei bambinelli del presepe. 24 dicembre lunedì – Nella chiesa di Propositura in Anghiari e nella chiesa di Tavernelle, dalle ore 15 confessioni. Alle ore 22 S. Messa nella chiesa di San Lorenzo. Alle ore 23 S. Messa al Cenacolo di Montauto e alle ore 23,45 nella chiesa di Propositura in Anghiari. Non verrà celebrata la Messa prefestiva delle ore 18.

Mese di Gennaio 2013 1 gennaio martedì - Capodanno: Maria SS. Madre di Dio. Sante Messe secondo l'orario festivo. 2 gennaio mercoledì - San Basilio e Gregorio vescovi e dottori della Chiesa. 3 gennaio giovedì - Primo giovedì del mese: si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni. 4 gennaio venerdì - Primo Venerdì del mese: nella Pieve di Micciano, alle ore 20, Santa Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza. Nel Santuario del Carmine, alle ore 21, Santa Messa con meditazione. 6 gennaio domenica – Epifania di N.S.G.C. Sante Messe secondo l'orario festivo. All'apparire della stella dissero i Magi: questo è il segno del “Grande Re”. Andremo a cercarlo, portiamogli i doni: oro, incenso e mirra.

Tempo Ordinario 13 gennaio domenica - Battesimo di Gesù. Sante Messe secondo l'orario festivo 17 gennaio giovedì - Sant'Antonio Abate. Nacque intorno all'anno 250; fu insigne padre del monachesimo. Protettore degli animali domestici, soprattutto dei maiali. Morì nel 356. 20 gennaio domenica - Domenica II del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l'orario festivo. 21 gennaio lunedì - Sant'Agnese martire: morì martire a Roma nella seconda metà del III secolo. Forte della sua fede cristiana morì per decapitazione con coraggio e forza d'animo. La tradizione vuole che il giorno della sua festa si benedicano gli agnellini. 24 gennaio giovedì – San Francesco di Sales, vescovo e dottore della Chiesa (1567-1627). 25 gennaio venerdì – Conversione di San Paolo apostolo. Lodiamo il nostro Dio che ha convertito Paolo al Vangelo. 27 gennaio domenica - Domenica III del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l'orario festivo. 28 gennaio lunedì – San Tommaso d'Aquino sacerdote e dottore della Chiesa (1225-1274). Grande studioso di teologia scrisse la Summa Theologica, l'opera più celebre dove si affrontano straordinari interrogativi di fondo: rapporto fra fede e ragione, fra corpo e anima e il problema dell'esistenza di Dio. 31 gennaio giovedì – San Giovanni Bosco sacerdote (18151888). Fondatore dei Salesiani si occupò in modo particolare dei giovani e dei poveri.

Tempo di Natale

fino alla solennità dell'Epifania 25 dicembre martedì – Natale di Gesù. Sante Messe secondo l'orario festivo. “Venite adoriamo il Signore che è nato per noi”. 26 dicembre mercoledì – Santo Stefano diacono, primo martire. Il diacono Stefano fu il primo martire a versare il proprio sangue in nome di Cristo; fu infatti lapidato fra il 30 e il 36

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S. MESSE FESTIVE CELEBRATE NELLE CHIESE DEL VICARIATO DI ANGHIARI...

Catechesi per famiglie e adulti

“Chiamati per nome” Le vocazioni nella Sacra Scrittura Relatore: Don Marco Salvi Calendario sabato 15 dicembre 2012 sabato 19 gennaio 2013 sabato 16 febbraio 2013 sabato 16 marzo 2013 sabato 20 aprile 2013

Ore 8,30 Ore 9,30 “ Ore 10,00 “ Ore 11,00 “ “ “ Ore 11,30 Ore 16,00 Ore 18,00

Al Cenacolo di Montauto ore 18,30 seguirà cena conviviale per informazioni 0575-723072

Corso in preparazione al Matrimonio

-ANGHIARI: Chiesa di S. Stefano -ANGHIARI: Chiesa di Propositura -LE VILLE: Chiesa di S. Maria della Pace -CARMINE: Santuario Madonna del Carmine -TUBBIANO: Chiesa di San Donato -ANGHIARI: Chiesa di Propositura -PIEVE SOVARA: S. Maria Assunta -TAVERNELLE: Chiesa dell’Assunzione di M.V. -MICCIANO: Pieve di Maria Assunta -VIAIO: Chiesa di S. Paterniano -PONTE ALLA PIERA: Chiesa di S. Giovanni E. -ANGHIARI: Chiesa della Croce

... E DI MONTERCHI Ore 8,45 -PADONCHIA: Chiesa di S. Michele Arc.lo Ore 9,30 -LE VILLE: Chiesa di S. Maria della Pace Ore 10,00 -POCAIA: Chiesa della Madonna Bella Ore 11,15 -MONTERCHI: Chiesa di S. Simeone profeta Ore 17,00 (18,00 estivo) Chiesa di San Simeone a Monterchi Ultima domenica del mese: chiesa di San Michele Arc.lo a Pianezze, ore 16,00 (ore 17,00 estivo).

Riprende, da venerdì 11 gennaio 2013, il corso in preparazione al Matrimonio. Le coppie interessate a sposarsi possono rivolgersi in parrocchia (0575-788041) oppure a suor Claudia di Montauto (0575-723072).

MESSE PREFESTIVE: Ore 16,00 (ore 17,00 estivo) Chiesa di Tavernelle Ore 16,00 (ore 18,00 estivo) Arcipretura Monterchi Ore 17,00 Madonna Bella a Pocaia Ore 18,00 Chiesa di Tubbiano Ore 18,00 Propositura di Anghiari

A Micciano Ogni Primo Venerdì del mese

per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza

Primo Venerdì del mese al Carmine

S. Messa alle ore 20

Ogni primo venerdì del mese, al Santuario del Carmine, S. Messa con adorazione alle ore 21. 5


IL PALTERRE*: dove gli Anghiaresi parlano di Anghiari, e non solo

* Queste pagine possono essere lette dagli anghiaresi senza particolari prescrizioni. Per gli altri si consiglia moderazione.

Piazza Baldaccio

Auguri Eva

Echi e voci del passato

Eva Consonni il 28 settembre scorso ha compiuto novant'anni ed è stata festeggiata da parenti ed amici. Abita a Caserecci ma basta sentirla parlare per capire che ha chiare origini milanesi. A questo punto vi chiederete: -Come ha fatto a finire qui?È presto detto. Nel 1973, a Montescano, in provincia di Pavia, c'è stato l'incontro fra Eva e Argante Franchini. Così si sono sposati e, successivamente, sono venuti ad abitare nella casa natale di Argante, qui a Caserecci fin dal 1978, dove Eva abita ancora anche dopo la morte di Argante. Noi della Redazione volentieri ci uniamo a quanti hanno festeggiato Eva e siamo sicuri che anche i nostri lettori manderanno con entusiasmo i loro auguri in quel di Caserecci.

A contatto con la natura

Premessa: Viviamo tempi difficili che spesso generano disorientamento anche tra coloro che hanno esperienza di vita vissuta ma, nel contempo, anche stimolanti, per i cambiamenti che necessariamente si dovranno affrontare. Siamo consapevoli d’esserci allontanati dalle nostre radici e tutto ciò rischia di tradursi in un decisivo abbandono della cultura che ha illuminato la nostra civiltà. Oggi sentiamo il bisogno di riappropriarci di valori semplici e genuini che per secoli hanno indicato il nostro cammino.

Dalla Redazione L’ultimo numero del 2012 raggiunge i lettori dell’Oratorio alle soglie delle festività natalizie e li saluta con la bella immagine di Micciano, una delle chiese del nostro territorio. La scelta di questa copertina non è evidentemente casuale: la Redazione dell’Oratorio augura a tutti gli Anghiaresi vicini e lontani di trascorrere serenamente le feste in arrivo, nel calore di una casa rallegrata dall’affetto e benedetta dalla preghiera. Se il Natale viene a dirci qualcosa (al di là del suo apparato di doni, decorazioni, e attivismo culinario) è precisamente per ricordarci il nesso profondo di questi due momenti: l’affetto familiare cresce, si rafforza, fonda una casa aperta all’ospitalità e all’amicizia verso il prossimo, nella comprensione grata e attiva del fatto che la sua prima fonte è l’amore di Dio. Il Natale ce lo insegna con la semplicità dei piccoli: Gesù Bambino ci sorride e ci rallegra con la sua sola presenza - come ogni neonato non chiede molto, se non di essere accudito e di far festa intorno a lui. Uscire di casa per andare in chiesa sono due passi, sembra una sciocchezza, e molti, oggi, non riescono più a credere che questo piccolo gesto, questo breve tragitto, serva a qualcosa (andare alla messa? - è pura forma), ma chi lo fa, sa che torna a casa cambiato. Vedere un bambino appena nato riempie di gioia, il mistero della vita risplende nella sua presenza, suscitando l’amore di cui il nostro cuore ha bisogno e che non sa trovare da solo. Andiamo in Chiesa, a Natale, a guardare Gesù Bambino, per riportarlo a casa insieme a noi: la luce sarà più forte e l’affetto più caldo - un fuoco scoppiettante nel camino dei nostri cuori. t.b.

La mia testimonianza: Che meraviglia! Poter coltivare un orto in campagna; sentire sul viso l’aria fresca del primo mattino, il canto del cuculo a primavera, il gracidio della rana sull’antica “reglia dei mulini”, il mormorio del vento sui rami del pioppo. Vangare, zappare, annaffiare gli ortaggi, coltivare i cocomeri e le zucche è fatica, specie quando il sole scotta; ma dentro me s’accendono tanti ricordi, tante memorie di tempi lontani che mi dànno piacere e gioia di vivere. L’orto non è solo un luogo di produzione di ortaggi sani, freschi e saporiti, è anche una finestra aperta sulla natura e i suoi preziosi insegnamenti. Impariamo nuovamente ad osservare la natura, e soprattutto a rispettarla, a seguire l’evoluzione delle piante, il ciclo delle stagioni. Sono certo che sentiremo dentro di noi crescere un desiderio di vita che come una musica ci scende sul cuore. Venerdì 2 novembre 2012

f.t.

Da venerdì 11 gennaio 2013, riprende il corso in preparazione al Matrimonio. Rivolgersi in Parrocchia. 6


...il Palterre, ovvero Ridendo castigat mores

Le vostre offerte

Portoni

per sostenere il giornale

Dopo quello del Carmine, ancora restauri per i portoni delle nostre chiese. In particolare i lavori di manutenzione sono iniziati per il portone della Propositura e, quando il giornale arriverà nelle vostre case, anche quello della Croce, che inzierà a giorni, sarà a buon punto. Se non sorgeranno intoppi, collocheremo il crocifisso ligneo realizzato nell'anno 2.000 dalla Misericordia, nella facciata della chiesa della Croce. Da lì, ogni cinque anni, sarà smontato e portato nella processione del 3 maggio.

Alessandro Vichi, Stati Uniti Angelo Volpi, S. J. Cap Ferrat Assunta Del Pia, Il Borgo Cinzia Merendelli, Monterchi Claudio Baggi, Valealle Erminio Staccini, Borghetto di sopra Fabiano Giabbanelli, Bucacce Franca Citernesi, Viaio Francesca Merendelli, Tavernelle G:Battista Franchi, Tavernelle Giovanni Gorizi, Il Borgo Luciana Chieli, Milano Marisa Villarecci, Il Ghetto Nella Pieri, Renicci Ovidio Mondanelli, Giardinella Sergio Baldini, Selvadonica Spinetta Meozzi, Arezzo Vincenza Ruscetti, Borghetto di sopra

La festa di San Martino vanitosa Infatti la festa è giunta quest’anno (ufficialmente) alla XXXII edizione. Avendo qualche dubbio sono andato a controllare e ho scoperto che la festa è iniziata perlomeno dal 1979 (lo Staccini dice dal 1978). Nei giorni 10 e 11 novembre di quell’anno bringoli, salsicce e vino novo hanno allietato gli ospiti presenti. E quindi siamo a 34 edizioni, a pelo con Lisciano Niccone che è a quota 35. Poi ho scoperto che nel 1981 fu lanciata la memorabile mongolfiera e si faceva allora la Caccia la tesoro!

E

cco la testata del Foglio Parrocchiale (questo si riferisce al numero 1 del 2011) della Parrocchia di Sant’Andrea Apostolo in Alfero-Riofreddo. Facciamo volentieri questa segnalazione ai nostri lettori anche per dare atto al lavoro che queste pur semplici pubblicazioni richiedono: Auguri! Da quel numero vi riportiamo un motto: La porta della felicità non si apre verso l’interno (S. Kierkegaard)

I nostri lettori I

La vignetta di Scacciapensieri:

Crescita sicura!

Iniziamo con questo numero la pubblicazione sporadica di brevissime note sui nostri lettori. Lo facciamo per farveli conoscere anticipando la loro generosità che, anch’essa, ci permette di continuare la pubblicazione dell’Oratorio.

Ventura Pannilunghi abita a Pieve Santo Stefano. È stato Istitutore presso il Convitto Forestale di Pieve. Siamo stati compagni di studi alle Magistrali. Gli piace conoscere la storia del suo paese, ma anche di Anghiari. Dino Donati da Colcellalto, è stato insegnante presso la Scuola Media di Sestino. Ora, con la famiglia, gestisce l'unica bottega/caffè del posto, ereditata da varie generazioni. I suoi legami con la Valtiberina li ha stabiliti con la moglie Maria Luisa, originaria delle Casacce, vicino al Molino di Catorcio. Bruno Bianchini abita nella zona conosciuta come la Fattoria di Viamaggio. Ma la sua origine è Anghiari, San Lorenzo per la precisione.

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LE NOSTRE CHIESE NELLA STORIA E NELL’ARTE

di don Quinto Giorgini

La Chiesa di Santa Croce in Pian d’Anghiari

Prima parte

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uesta chiesa medievale è stata sino alla fine del secolo scorso ecclesiasticamente appartenente al territorio della Pieve di Micciano e poi al Vicariato Foraneo di Anghiari, ma trovandosi nel comune di Sansepolcro, il Vescovo mons. G. D’Ascenzi, con un decreto del 22 settembre 1986, l’ha unita, assieme al suo popolo, alla vicina chiesa parrocchiale delle S.S. Flora e Lucilla di S. Fiora. Ha perso così la sua dignità parrocchiale, che aveva avuto ab immemorabili nella Diocesi Aretina. La rurale frazione di S. Croce è situata a 326 m s.l.m., sulla riva destra del Tevere, lungo la strada che, staccandosi dallo stradone Anghiari – Sansepolcro, porta a Santa Fiora, Falcigiano e poi prosegue per Viaio. Questo aggregato è di origine molto antica e costituisce uno dei nuclei più notevoli della pianura del Tevere sia dal punto di vista storico che architettonico. Le sue case rurali si presentano con murature di pietrame irregolare, spigoli di mattone, loggiati a piano terra con archi a tutto sesto, scale scoperte a rampa diretta … Si distingue una casa-torre medievale con due mensole scolpite sotto una finestrella. Le strutture interne di questo torrione sono lignee. Intorno ci sono altre abitazioni rurali con caratteristiche tutte interessanti. La “Corte di S. Croce”, insieme a quella di Viaio, originariamente apparteneva, nel secolo XI, ai nobili di Galbino, che poi la cedettero, nel 1104 (come risulta dal Regesto Camaldolese, vol. II, n. 666) per testamento di Bernardino Sidonia, ai monaci camaldolesi, i quali promossero l’agricoltura della pianura, la regimentazione delle acque, la gestione dei mulini, ecc. Il Repetti riferisce che, nel novembre 1083 “la Corte di S. Croce è rammentata in un istrumento spettante ai conti di Galbino e Montedoglio”. Inoltre, questa chiesa, nel Plebanato di S. Maria in Micciano, è citata nella Decima degli anni 127879 della Diocesi di Arezzo, per un importo di “lib. III” e non in quella precedente degli anni 1274-75. La prima Visita pastorale che troviamo descritta negli Archivi Diocesani di Arezzo, fu compiuta il 6 giugno 1521 al tempo del rettore “dominus Bastianus de Comitibus de Monte Doleo” ai quali spettava la scelta del rettore di questa chiesa, a cui seguiva la conferma del Vescovo Aretino. Nella Visita del 16 agosto 1535 abbiamo rettore don Giovanni Maria del Borgo e cappellano don Raninaldo, anch’esso del Borgo. L’edificio si presentava abbastanza bene sia nel tetto che nelle pareti, ma non nel pavimento che era pieno di paglia. Mancava la campana e la porta era senza chiusura. La S. Messa non veniva celebrata regolarmente. I candelieri, la croce e il calice erano abbastanza

decenti, ma la biancheria era sporca. C’era una pianeta verde ed un vecchio messale. Le entrate ammontavano a 125 staia di grano. Non erano presenti alla Visita né il rettore né il cappellano, per cui viene raccontato al Visitatore che la signora Francesca di Lazzaro morì senza sacramenti e fu sepolta senza i preti, pur non essendo tempo di pestilenza. Nella Visita del 10 ottobre 1564, troviamo rettore di S. Croce don Giovanni Maria Pichi di Borgo San Sepolcro e cappellano don Matteo di Filippo di Anghiari. Interrogato il cappellano circa il numero delle anime “ad comunionem” rispose: 24. Le entrate della chiesa consistevano ancora in 120 staia di grano. Tutti si erano confessati e comunicati in quell’anno. Il visitatore trovò la chiesa e gli arredi sacri a posto. Nella successiva Visita del 17 aprile 1567 troviamo come rettore e cappellano gli stessi della precedente, ed inoltre si afferma che la chiesa di S. Croce “de villa Sanctae Cruci prope Burghum sancti Sepulchri” è di patronato della famiglia della Stufa di Firenze, dei Conti di Monte Doglio e del conte Giovanni Francesco Gonzaga. Il 14 settembre 1575, giorno della festa dell’Esaltazione della S. Croce, fu visitata di nuovo questa chiesa parrocchiale, di cui era rettore don Ludovico Aggiunti di Sansepolcro, e cappellano il succitato don Matteo di Anghiari. Il Visitatore, fatta la preghiera per i defunti, visitò l’altare, il calice, la patena, i vasetti dell’Olio Santo e gli altri

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Le nostre chiese...

della Pieve di Micciano. Sull’altar maggiore alla romana c’era una tela rappresentante la Deposizione dalla Croce di Gesù, quello in cornu Evangelii è dedicato alla SS.ma Trinità e quello in cornu Epistulae alla Madonna del Rosario. La popolazione era di 72 anime, suddivise in 11 famiglie, sparse in un circondario di circa un solo miglio, confinante con il territorio della parrocchia di S. Fiora in Diocesi biturgense, e quelle di S. Stefano, Viaio e S. Martino a Monte Doglio in quella aretina. Il reddito del Beneficio consisteva in 200 staia di grano, biade e legumi, 50 staia di granturco e 13 barili di vino. Gli obblighi della celebrazione “pro populo” delle Messe festive erano stati soddisfatti da parte del rettore, mentre i ragazzi della Dottrina cristiana furono trovati poco istruiti, perché i genitori non si davano gran premura di mandarli alla chiesa. Fu comandato al parroco di rifondere la campana e, atteso il suo stato di convalescenza, gli fu prorogato un mese di tempo per consegnare l’Inventario alla Curia. L’attuale chiesa, orientata, è inglobata in un vasto complesso rurale all’interno del quale è ricavata anche la canonica. Questo edificio rustico mostra nella muratura retrostante tracce di strutture assai antiche, mentre un ampio sagrato e piazzale introducono alla vasta costruzione di forma quadrangolare. La parte sinistra è occupata dalla chiesa e la destra dalla canonica. L’intera facciata, intonacata, presenta otto finestre. La parte riservata al sacro edificio mostra un interessante portale settecentesco, sul cui architrave è impostata una finestra a voluta sormontata da una croce di pietra. Il tutto poggia sullo stesso architrave sul quale è incisa questa scritta: “PIETRO BASILI FECE MDCCLXVIII”. La porta d’ingresso è in buone condizioni. Sulla sua destra c’è un vecchio cippo di pietra con data illeggibile che sostiene una croce lignea. Ancora più a destra un portale pure di pietra permette l’ingresso all’adiacente canonica, del tutto fatiscente e disabitata. Dietro c’è ancora l’abitazione colonica, anch’essa in grande degrado, ma un tempo abitata dal colono che lavorava i diciassette ettari del Beneficio parrocchiale, passato nel 1986 all’Istituto Diocesano Sostentamento Clero. In alto sul lato est-sud dell’edificio c’è un piccolo campanile a vela con una sola campana, di recente data, che sostituisce la più antica, che a detta degli abitanti del luogo, è stata rubata. Poco distante esiste un pozzo. Un allarme, offerto nel 2002 dalla Banca di Anghiari e Stia, protegge attualmente dai ladri, che purtroppo già hanno rubato diversi oggetti sacri, questa isolata chiesa di cui presenteremo l’interessante interno nella prossima puntata.

arredi sacri e trovò tutto a posto. Le persone ammesse alla S. Comunione erano salite a 55 e tutte si erano confessate. I beni della chiesa, di patronato dei suddetti signori, ammontavano a 60 staia di grano. Tralasciamo la visita del 20 maggio 1577, che annota le stesse cose di quella precedente, per raccontare quella Apostolica di mons. A. Peruzzi, avvenuta l’8 luglio 1583. La chiesa di S. Croce è detta parrocchiale e di patronato per una parte dei Conti di Monte Doglio e per l’altra di quelli della Stufa. Rettore è il biturgense don Ludovico Aggiunti “iuris utriusque doctor” che esibisce la bolla di nomina da parte dell’Ordinario. Il reddito annuo è di 130 staia di frumento e 20 salme di uva. Pochissime sono le anime ammesse alla Comunione, per cui non si conserva la SS.ma Eucaristia, che il rettore celebra quando occorre. Il Viatico viene portato agli infermi con il calice e senza ombrello. Il Visitatore ordina di provvedere una piccola teca d’argento, da collocarsi in una piccola borsa di seta, da appendere al collo del sacerdote, che sarà accompagnato da molti lumi, dal lanternone, e preceduto dal suono della campanella. Il rettore, nella Settimana Maggiore e nella Pasqua, ogni anno elencherà in un registro “omnes suae curae doli capaces” e non ammetterà alla Comunione coloro che prima non si siano confessati. Si dovrà usare per le particole un pisside di rame dorata dentro e fuori. L’edificio sacro era stato di nuovo costruito e i loculi per seppellire i defunti erano belli. L’unico altare era fornito di tutto il necessario, ma doveva essere restaurata l’icona e si dovrà provvedere al baldacchino. Non c’era la sacrestia, per cui i paramenti decenti si conservavano in casa, ma comandò di costruirla con il lavello, l’armadio, ecc. Inoltre prescrisse di provvedere una pianeta di color rosso ed un decente confessionale. La canonica era stata costruita “de novo” dal rettore, che vi abitava continuamente. Tralasciando tutte le visite pastorali dei secoli successivi, riportiamo quella eseguita il 9 settembre 1831, alle quattro del pomeriggio, da mons. Sebastiano Maggi, che fu Vescovo aretino dal 1827 al 1838. Il Visitatore, proveniente da Viaio, giunse a questa chiesa curata di S. Croce in Pian d’Anghiari, di patronato Schianteschi, accolto dal rettore don Francesco Comanducci. Questa chiesa aveva ora tre altari di pietra, la Via Crucis, il presbiterio, il coro, le sepolture, ma il campanile senza campana. Le dimensioni risultano di 26 braccia di lunghezza e 10 di larghezza. Appartiene al Vicariato Foraneo di Anghiari, da cui dista poco più di due miglia, pur restando suffraganea

Foto - Nell’altra pagina. Veduta del complesso di Santa Croce con, sulla destra la canonica e la ex casa colonica. Sotto il bel portale della chiesa. In questa pagina: L’abitato di Santa Croce, a poche decine di metri dalla chiesa, e, sotto, Siro Procelli, fedele custode della chiesa, mentre viene ad aprirci per la visita al sacro edificio.

Torna la fiera di Sant’Antonio Giovedì 17 gennaio a Monterchi 9


Auguri per Lucia e Claudio

Anghiari: piccole storie

Il giorno 13 settembre 1987, nel Santuario del Carmine, si sono sposati Lucia Boriosi e Claudio Baggi (eccoli nella foto). Li ha uniti in matrimonio don Zeno della Parrocchia di San Paolo, dove risiedeva Lucia (ma il suo babbo ha origini Anghiaresi). Sono ancora vivi i ricordi di quella giornata e, dopo la cerimonia religiosa, il pranzo era stato organizzato al ristorante della Faggeta che a quei tempi era gestito da Gheldo. Per il viaggio di nozze hanno visitato varie località in Italia nella zona di Venezia. Feste ragguardevoli a casa dello sposo, a Valealle, con tanto di rinfresco e Claudio ricorda volentieri il Nespolino, il Bassani e gli altri amici. Per festeggiare il lieto evento delle nozze d'argento, amici e fratelli e tutti i parenti si sono ritrovati in settembre, ancora a Valealle, per passare una serata insieme a Lucia e Claudio e i loro figli Luca e Lia. Anche noi della Redazione mandiamo volentieri i nostri auguri a Lucia e Claudio verso il Castello di Valealle, a ridosso del quale c’è la loro casa.

Cani voraci

di Anghiarino Anghiarese

Ho dovuto consultare i registri del cimitero. L'incaricato mi ha fornito quanto richiesto e alla mia sorpresa per il fatto che non ci fossero dati anteriori agli anni '20 del secolo scorso mi ha raccontato un aneddoto veramente curioso. Uno dei precedenti addetti, allora si diceva il fancello, aveva un bel cane che gli faceva compagnia nelle lunghe giornate trascorse al cimitero. Un bel giorno però che il cane era rimasto solo nell'ufficio si mise giù e si mangiò tutti i registri. Il lettore non si meravigli più di tanto di questo episodio. Sentite cosa è successo qualche secolo fa. Dal giornale della Scampanata del 1981 (ricerca a cura di Loris Babbini)

23 maggio 1641 – La Prospettiva [ovvero la sceneggiatura] della Commedia che rappresentava Padova, fu rosa e stracciata da un cane del cancelliere, che quale opera di Gio: Alberti del Borgo dell'anno 1589, si stimava tra le buone opere di quel pittore. Per tale cosa si riunì tutta la gioventù di Anghiari, fu scritto al magistrato dei Nove di Firenze e inviate quelle prospettive così guaste, chiedendo che il cancelliere ne facesse fare altre, a sue spese, da un celebre pittore. Tutto è bene quel che finisce bene Febbraio 1645 – Furono fatte le nuove prospettive dal maestro Antonmaria Susini, Fiorentino Pittore, per scudi otto [N.d.R. Il pittore in questione è quello che ha realizzato la bella tela conservata nella chiesa della Croce. Raffigura la Madonna in trono con i santi Lorenzo e Giuseppe, al centro la veduta di Anghiari].

Scritte a quattro mani da Cesare e Ivano con i disegni di Monica Redenti

Sofare

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ue Anghiaresi vanno alla visita di leva. Uno di loro è Ivo Gigli ma per tutti i compaesani è Sofare, perché nella sua bottega di barbiere ingannava l’attesa risolvendo ogni tipo di riparazione che gli veniva commissionato. Era il nostro barbiere e riparava anche la nostra radio. Su di lui si racconta un episodio molto significativo avvenuto in occasione della visita di leva assieme ad un altro paesano. Non volendo fare una brutta figura alle domande del maresciallo su cosa sapesse fare risponde così: «Io so fare il barbiere, io so riparare radio, orologi e macchine da cucire, io so fare come se riconoscono francobolli e monete.» «Bene, bene» dice il maresciallo e poi, rivolgendosi al secondo Anghiarese domanda: «...e voi cosa sapete fare?» Al che l’anghiarese, rassegnato: «Niente, fa tutto lui!»

La Madonna di Loreto e le campane Su questa festa c’è ancora molto da scoprire. Soprattutto il particolarissimo modo in cui si è insediata nella chiesa di Badia coinvolgendo le famiglie di Anghiari vecchio. Penso che questo lo dobbiamo, per molta parte, alla volontà e al lavoro delle donne di quel rione che, ancora oggi, sono le animatrici di questa particolare giornata. Eccovi ora uno stralcio della Visita Pastorale del vescovo Volpi nell’anno 1907. Alla domanda di quale fosse lo scopo della apposita Associazione costituita in Anghiari, il Proposto Giuseppe Conti così risponde: Onorare Maria Vergine Lauretana. Una volta alle ore 3 del dì 10 dicembre suonavano tutte le campane delle chiese del paese; oggi alle ore 6. A questa bella tradizione si univa anche il suono del Campano comunale. In quell’anno gli “ascritti” erano 34.

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Da Tavernelle

Rubrica a cura di Alessandro Bivignani

Festa della Madonna del Rosario La tradizione è stata rispettata: la seconda domenica di ottobre è stata di nuovo festa nella nostra chiesa di Galbino, in occasione della Madonna del Rosario. La festa è stata organizzata dalla Compagnia di Galbino, che celebra la sua festa titolare. Nell’occasione, infatti, è stata affidata la cappa ad un nuovo confratello, Maurizio Senesi. La particolarità di quest’anno è stata che la S. Messa è stata celebrata al mattino, alle 11, in sostituzione della Messa domenicale di Tavernelle. Così facendo è stata data la possibilità a tutti i parrocchiani di venire alla festa a Galbino, e quindi si potrebbe fare in questo modo anche il prossimo anno. A seguito della Messa si è svolta la Processione che ha tradizionalmente raggiunto il Colle. Purtroppo i giorni precedenti era venuta giù molta pioggia e così non è stato possibile passare nel vecchio percorso nel bosco che alcuni confratelli avevano ripulito. Però mentre la processione ritornava in chiesa sono state cantate le Litanie della Madonna, così come, ci dicono i più anziani, facevano tanti anni fa. Presente anche il coro parrocchiale che ha animato tutta la mattinata. Infine tutti i presenti si sono trasferiti al Centro Parrocchiale per il consueto pranzo di beneficenza organizzato dalla Compagnia. Anche in questa occasione c’è stata molta partecipazione e di sicuro il risultato che la compagnia destinerà in beneficenza sarà buono.

Gli impegni della Compagnia Sabato 15 dicembre i confratelli della compagnia del S. Cuore di Maria SS. Galbino sono lieti di invitare i confratelli di tutte le compagnie del comune di Anghiari per la consueta cena con assaggio dell’olio nuovo. Ritrovo alle sette presso la Chiesa di Tavernelle, seguirà la recita del rosario e cena. Al ritrovo sarà presente il prete di San Polo che ci parlerà dell’anniversario dell’apparizione della Madonna dove si trova adesso il Santuario del Giuncheto. Ci sono scritti che riportano notizie di pellegrinaggio dei confratelli delle compagnie di Anghiari che nel 1500 si recarono nel luogo dell’apparizione.

L’angolo sprizzacervelli

10° quesito

L’asino e il mulo

di Ravella Merinista oratorioquiz@gmail.com

Un asino diceva un giorno ad un mulo: se prendessi 20 Kg del tuo carico il peso che mi opprime diventerebbe doppio del tuo. Il mulo gli rispose: se io prendessi 20 Kg del tuo peso, io porterei un carico uguale al tuo. Quale peso portava ciascun animale? Soluzione del quesito del numero scorso Se l’ultimo della fila risponde “non lo so” vuol dire che i due cappelli davanti non sono tutti e due neri, perché essendocene solo due di quel colore, il suo sarebbe inevitabilmente bianco. Quindi i due cappelli davanti sono o tutti e due bianchi oppure uno nero e uno bianco. Se anche il secondo della fila risponde “non lo so” vuol dire che quello che ha davanti non è nero, perché per il ragionamento di prima, il suo sarebbe sicuramente bianco. Si conclude di conseguenza che il primo sa con certezza che il suo è bianco.

oratorioquiz@gmail.com

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I nostri giovani stanno diventando grandi

Catechismo 2012-2013 Una testimonianza che vale più di mille parole

E L’importanza del Catechismo nella società odierna

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ome ogni anno è iniziato il Catechismo, il quale da sempre rappresenta per tutti una nuova avventura che racchiude in sé nuove sfide, ma che ha intrinseca la capacità di portare assieme tanta gioia. Chi fa catechismo non si mette al servizio degli altri per ricevere in cambio qualcosa, ma semplicemente mette in gioco la sua personalità e la sua volontà per conferire ai più piccoli i mezzi che li aiuteranno a scindere nel loro cammino il bene ed il male. Tramite la mia esperienza da Catechista ho potuto arricchire la mia anima e di conseguenza sensibilizzare la mia personalità, poiché ho saputo donare me stessa in modo incondizionato e privo di qualsiasi paura. Ho scelto di diventare Catechista perché ho sempre percepito importante la presenza di Cristo nella vita delle persone e quindi ho potuto intraprendere questa mia decisione grazie a coloro che hanno vissuto prima di me l’avvento della parola di Dio nella loro vita, i quali mi hanno guidato in questo stupendo percorso. Un’altra motivazione non meno importante è derivata dal fatto che le porte della Parrocchia di Anghiari sono sempre state aperte e lo sono ancora. Il ruolo principale nella Chiesa non è dei Catechisti, i quali risultano fondamentali, ma spetta ai bambini ed ai ragazzi sostenuti dalle loro famiglie che ogni anno portano novità nella Parrocchia rendendola meno vuota, poiché ogni persona è speciale ed ha il potere effettivo di portare miglioramenti e benefici non solo a sé stessi ma anche alle altre persone che si possono incontrare. Sono arrivata ad Anghiari che non conoscevo nessuno, neppure il Parroco, ma ciò nonostante non mi sono sentita sola, perché gli altri catechisti e i ragazzi stessi mi hanno fatto sentire subito accolta e benvoluta. Chi fa catechismo lo fa perché sente racchiuso in sé un bisogno innato di aiutare i ragazzi che costituiscono il futuro; i giovani sono coloro che cercano maggiormente un aiuto concreto per affrontare la vita nel miglior modo possibile e quest’ultima cosa sicuramente è più ardua rispetto a come ce la immaginiamo tutti e ciò non lo si impara in nessun libro. Il vero significato della vita lo si apprende giorno per giorno magari anche sbagliando e tenendo sempre a mente che di fronte a Dio siamo sempre ben accetti. Camilla Zanchi

d eccoci ancora qui! Pronti a ricominciare l’avventura del catechismo! La maggior parte di noi continua a lavorare con il gruppo dell’anno scorso; Catia ed io ricominciamo invece con ventotto frugolini tutto pepe di seconda elementare, che al momento giusto sanno sgranare gli occhioni per ascoltare una storia o alzare la manina per fare una domanda! Come al solito, il pomeriggio del sabato non finisce con il catechismo: dalle quattro in poi, infatti, i bambini e ragazzi che vogliono entrare nel gruppo dei chierichetti si trovano in chiesa per le prove e nello stesso tempo i giovanissimi che si prendono l’impegno di animare i canti della domenica, si riuniscono nel salone grande dell’oratorio per preparare i canti per la liturgia del giorno dopo. Domenica scorsa abbiamo avuto il “debutto”! Quando i bambini cantano e si divertono si gusta uno spicchio di Paradiso! Quest’anno il gruppo di noi catechiste + Giuseppe, che all’anagrafe risultiamo non proprio in età… liceale (non me ne vogliano le mie “colleghe”, ché io sono fra le più befane e per giunta occhialuta!) è però affiancato da un bel gruppo di ragazzi, ancora più numeroso degli anni passati. È proprio un bel dono per la nostra parrocchia, per il quale dobbiamo davvero ringraziare il Signore. Ed è anche un segno di speranza: spesso, agli occhi dei più, le generazioni dei giovani sembrano vagare smarrite e sofferenti, senza riuscire a trovare qualcuno o qualcosa per il quale spendersi con generosità. Noi invece possiamo contare su un bel gruppo di ragazzi, questa volta davvero in età liceale o universitaria, che hanno voglia di dare gratuitamente metà del loro sabato pomeriggio agli altri e alla comunità. Né dobbiamo dimenticare che la loro è anche una grande testimonianza per i giovanissimi che vale più di mille parole: i nostri piccoli hanno bisogno di vedere che scegliere per la generosità, per il Signore, per il dono di sé non è da “sfigati”, arricchisce la vita di senso, e anche, diciamolo, di parecchio divertimento! Cento prediche in questo senso non valgono un’ora che i bambini trascorrono con i nostri giovani animatori che si prendono cura di loro con dedizione e allegria! È stato molto bello vedere anche come il gruppo dei ragazzi che ha fatto la Cresima lo scorso anno abbia risposto con grande disponibilità all’invito di darci una mano e di proseguire il cammino, incontrandoci periodicamente in parrocchia. Stiamo progettando di lavorare con loro a fianco del gruppo Caritas e per adesso ci danno una grossa mano soprattutto nel “tenere per mano” il numeroso gruppo della seconda elementare, nell’organizzare il pomeriggio e nell’animare l’incontro. Ancora un dono, una testimonianza e un segno di speranza. E anche un’occasione per… rimettersi sempre in gioco, per crescere nel cammino della fede, fatto di consolazioni e a volte di fatiche. Sabato, Leonardo, terza media, ci ha chiesto: “Ma cosa devo fare quando sono nella fatica e sembra che il Signore non mi risponda?” Sì… stanno proprio diventando grandi! Laus Deo! Norma Daria Meazzini

In alto la foto dei neo-catechisti della Parrocchia, assieme a don Marco e Suor Augusta, al termine della S. Messa quando è stato affidato il mandato catechistico.

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NOTE DALLA MISERICORDIA a cura di Massimo Redenti

“Diamoci una scossa” ed altro

Servizi effettuati nel 3° trimestre 2012

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Tavernelle: dopo l’incontro di presentazione del progetto (martedì 25 settembre) hanno avuto luogo i corsi di formazione nei pomeriggi di sabato 29 settembre e sabato 6 ottobre. Domenica 21 ottobre, durante la Santa Messa nella chiesa locale, sono stati consegnati gli attestati ai numerosissimi partecipanti, ed è stato consegnato il defibrillatore alla presenza del Sindaco La Ferla e dell’Assessore Ricceri. Siamo contentissimi dell’ampia partecipazione al progetto da parte della comunità di Tavernelle, con un doveroso e sentito ringraziamento a tutti gli aderenti; un ringraziamento particolare ad Ascanio Bracci, che in maniera encomiabile si è impegnato per la migliore riuscita dell’iniziativa. Ascanio, grazie di cuore! Che Dio te ne renda merito.

Con ambulanza: n. 134 servizi con una percorrenza di Km. 6.215 Con mezzi attrezzati: n. 362 servizi con una percorrenza di Km. 14.129 Con auto servizi sociali: 243 servizi con una percorrenza di Km. 9.872 Riepilogo del trimestre: n. 739 servizi con una percorrenza di Km. 30.216 Riepilogo dei primi 9 mesi del 2012: n. 2.692 servizi con una percorrenza di Km. 105.433 Ore di servizio impiegate: n. 1.922 Bravi i nostri volontari.

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I nuovi iscritti

l Ponte alla Piera: anche qui, dopo la presentazione dell’iniziativa, si è tenuto il corso di formazione nel pomeriggio di sabato 22 settembre, con la successiva consegna di attestati e defibrillatore durante la Santa Messa nella chiesa locale, nella giornata di domenica 7 ottobre. Erano presenti il Sindaco La Ferla e l’Assessore Ricceri. Anche qui il successo dell’iniziativa va attribuito alla generosa partecipazione dell’intera comunità del Ponte alla Piera, alla quale rivolgiamo i più fraterni ringraziamenti. Il coordinamento dell’intera organizzazione è stato effettuato con buonissimi risultati da Serena Rosati, alla quale rivolgiamo il nostro più sincero ringraziamento. Serena, grazie di cuore. Che Dio te ne renda merito.

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ruppo Donatori di Sangue Fratres di Anghiari: è in programmazione (24 novembre) il corso di formazione a favore di alcuni dei propri associati; si stanno già dotando del defibrillatore a perfezionamento dell’operazione. Bravissimi!!!

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ipendenti del Comune di Anghiari: il Sindaco La Ferla ci ha chiesto di organizzare per loro un corso di formazione all’uso del defibrillatore. Dovrebbe andare in calendario nella prima quindicina di dicembre. Ci piace sottolineare questo impegno da parte della nostra Amministrazione Comunale. Bravissimi pure loro!!! *** Daniele Finzi e Franca Tuti ci hanno regalato un bell’armadio antico in stile che abbiamo gìà “posto in essere” nel nostro ufficio di segreteria. Sottolineiamo anche che i coniugi Finzi, prima di consegnarci l’armadio, lo avevano portato presso la falegnameria Meoni per un lavoro di “restailing” e pulitura; Daniele e Franca ci hanno fatto sapere che quando sono andati a pagare il lavoro di ripulitura, hanno preso atto che la falegnameria Meoni non ha voluto nulla in compenso. La falegnameria Meoni ha dichiarato loro che offriva volentieri alla nostra Confraternita il lavoro effettuato. Carissimi Finzi/Tuti e Meoni, la consapevolezza di poter contare ancora su famiglie ed aziende che ci offrono in maniera disinteressata il proprio contributo, finanziario o altro, senza nulla chiedere, è per tutti noi di stimolo e di incoraggiamento. Anche per questo motivo Vi esprimiamo con profonda gioia il nostro più sentito ringraziamento.

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Proseguono i turni di servizio per il 118, per l’ambulanza in BLSD e per la reperibilità.

Bianchi Cristina Bigioli Velia Gepponi Egidio Bruschi Costanza Gungui Luigi Cipriani Maria Leonardi Carlo Crociani Paolo Mencaroni Anna Furiosi Giuditta Piccini Giovanni Gaetani Brunero Rosadi Silvana A tutti loro il nostro più fraterno ringraziamento

Offerte Musto Cristina Anna 5 Piomboni Lucio Metello 10 Barbera Battistoni - la famiglia alla memoria 52 Vichi Vilma e Boldrini Simona, per acquisto defibrillatore 100 Fragai Guglielmo - la famiglia alla memoria 292 Bernardini Irma - la famiglia alla memoria 209 Locci Irene 5 I festarini della comunità di Santo Stefano 250 Geppetti Andrea 24 Draghi Antonella 10 Baracchi Francesco 5 Santi Catia (vendita libro "La mia battaglia tra la vita e la morte") 120 Fiotti Antonia - la famiglia alla memoria 171 Lozza Giovanni 50 Meozzi Spinetta in memoria dei propri cari 60 Bigioli Velia 10 Crociani Paolo e Mencaroni Anna 20 Rossi Silvano 20 Radziwonik Roberta in memoria di Nocentini Mirella 10 Baracchi Francesco 5 Palazzeschi Sergio - la famiglia alla memoria 190 Rossi Piera 10 Fanciullini Vittoria - la famiglia alla memoria 300 Nocentini Ivana in memoria dei propri defunti 50 Tavernelli Carlo per acquisto defibrillatore 20 Consonni Eva per il suo novantesimo compleanno 100 Mondani Costantino 100 Donati Sarti Giuseppina e famiglia in memoria di Chiarini Ottavio 20 Venturi Delfo in memoria dei genitori defunti 50 Dini Adriana e Michele in memoria dei genitori defunti 100 Chiarini Ottavio - la famiglia alla memoria 300 Ridolfi Elia 20 Renzi Rosa - la famiglia alla memoria 250 Gori Gianni in memoria di Nocentini Ivano 195

Che Dio Ve ne renda merito!


Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres” Anghiari

sito internet: www.fratresanghiari.it

e.mail: info@fratresanghiari.it

ANCHE NOI ALLA FESTA PROVINCIALE DI CORTONA

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o p o qualche anno di pausa, è ripresa la bella tradizione della Festa Provinciale dei Gruppi Fratres aretini che, organizzata in passato in forma itinerante ad Arezzo, Badia Tedalda e Poppi, si è tenuta questa volta nella suggestiva città di Cortona, lo scorso sabato 13 ottobre. Appuntamento importantissimo, questo, per la grande famiglia dei Fratres, che rappresenta da sempre un prezioso momento di visibilità e quindi di promozione dei valori di fraternità e volontariato che l’associazione incarna tra la sua gente. Le delegazioni dei venticinque gruppi, compresa la nostra di Anghiari, si sono ritrovate di buon mattino dinanzi all’antica chiesa di S. Domenico per sfilare subito dopo, con i loro labari, per Via Nazionale e portarsi al Centro Convegni di S. Agostino, per assistere alla conferenza dal titolo “Conoscere per Decidere, Decidere per Donare!” tenuta da relatori del settore ed arricchita da testimonianze dirette e filmate. A questo importante momento formativo, erano stati invitati gli studenti delle ultime classi delle scuole superiori del comprensorio cortonese che, numerosissimi, hanno seguito con attenzione le varie relazioni. Particolarmente significativa la testimonianza di Francesca D’Urso, una giovane politrasfusa aretina che, malata di talassemia maior fin da bambina, non si è lasciata piegare dal male e grazie alla concreta solidarietà di decine di donatori, che lei chiama “I miei Angeli”, riesce a condurre una vita normale. La sua toccante storia di sofferenza e di amore fraterno è stata sicuramente l’occasione migliore per testimoniare ai tanti giovani presenti, l’importanza della donazione di sangue. Dopo la pausa pranzo, la manifestazione è proseguita, come da programma, con l’Assemblea Provinciale dei presidenti dei Gruppi Fratres aretini, seguita da una visita turistica guidata alla città ed al museo diocesano. La S. Messa nella chiesa di S. Filippo Neri delle ore 17.30 ed il successivo Concerto di Organo e Tromba dei giovani musicisti Cesare Ganganelli e Gabriele Menci, con esibizione delle corali “Stella del Mattino” di Terontola e “Zefferini” di Cortona, hanno concluso la giornata di festa. Prosegue, intanto, il trend positivo delle donazioni Fratres a livello provinciale, grazie anche alla intensa campagna pubblicitaria estiva che ha visto centinaia di manifesti murali affissi in tutta la provincia ed all’arrivo del nuovo gruppo “Montecivi” di Badia al Pino. A pochi mesi dal rinnovo del Consiglio Provinciale, poi, si va ulteriormente consolidando la collaborazione con le istituzioni preposte alla gestione del sistema trasfusionale locale e regionale e con altre associazioni di volontariato. Proprio in questi giorni, si sta concretizzando anche nella

nostra provincia il protocollo d’intesa tra la Consociazione Nazionale Fratres e l’equivalente livello ADMO, l’associazione donatori di midollo osseo, con lo scopo di collaborare nella sensibilizzazione delle nuove generazioni agli importanti valori della solidarietà e della donazione. Continua così il pluriennale impegno della Fratres aretina tra la sua gente, con l’obiettivo di arrivare alle coscienze di quanti ancora, pur potendolo, non sono dei volontari del sangue e far comprendere loro quanto sia grande la gioia di questo nobile gesto d’amore e di fratellanza umana e cristiana, verso coloro che tra noi si trovano in condizioni di bisogno e di malattia. Orteip 2012

IL PELLEGRINAGGIO 2012 DELLE FRATRES REGIONALI Santuario Madre della Divina Grazia di San Romano, Pisa. E’ questa la chiesa che ha accolto il 20 ottobre scorso i rappresentanti della maggior parte dei Gruppi Fratres della Toscana, per il loro annuale pellegrinaggio mariano. Terre piene di storia, queste, famose per la celebre battaglia del 1432 tra le milizie fiorentine e quelle pisane, per il controllo dello strategico snodo di comunicazione, lungo la valle dell’Arno. Oggi, però, S. Romano è soprattutto unito al nome della Vergine Maria che, anche in quel luogo come nei più famosi Lourdes e Fatima, volle manifestare la sua predilezione ed il suo amore per le creature semplici, apparendo ad una pastorella. Correva l’anno 1513 e da quel momento ebbe inizio per quella popolazione una splendida storia di fede. Dall’originaria piccola cappella di Santa Maria in Valiano si passò, dopo soli due anni, alla costruzione dell’attuale grande Santuario dedicato a Maria, Madre della Divina Grazia. Tra le centinaia di labari presenti, anche quello del nostro Gruppo Fratres di Anghiari, per partecipare alla solenne Celebrazione Eucaristica officiata dal Vescovo della diocesi di Montepulciano e Chiusi Mons. Rodolfo Cetoloni e riaffermare insieme agli altri gruppi le profonde radici cristiane del nostro quotidiano impegno di solidarietà ed amore verso tutti. La presidenza

In alto a sinistra: Le delegazioni dei Gruppi sfilano per il centro storico di Cortona, con i loro labari. A destra: Il tavolo della presidenza del Convegno con i relatori. Qui sopra: S. Tomano - Le delegazioni aretine presenti al pellegrinaggio regionale della Fratres. In primo piano il vicepresidente del Gruppo di Anghiari Fabiano Vellati.

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...dal Gruppo Fratres

4 NOVEMBRE: UNA PRESENZA… DOVEROSA !!!

I Fratres presenti alla S. Messa in suffragio dei caduti delle forze dell’ordine

Giornata delle Forze Armate e Festa dell’Unità d’Italia. Come si sa, la ricorrenza ricorda la data del primo “Bollettino della Vittoria”, ossia la comunicazione ufficiale con cui il 4 novembre del 1918 venne annunciata la resa dell’impero austro-ungarico e cioè la fine della Prima Guerra Mondiale. Molte le cerimonie in programma per commemorare l’impegno di tutti i nostri militari tanto nel Paese, quanto all’estero, a difesa e tutela del popolo italiano. Prima fra tutte, la deposizione della corona d’alloro e l’omaggio al Milite Ignoto reso dal nostro Presidente della Repubblica. Anche ad Anghiari ha avuto luogo la consueta semplice e significativa commemorazione, su iniziativa dell’Amministrazione Comunale e dell’Associazione Nazionale Carabinieri, apertasi con la partecipazione alla S. Messa celebrata dal parroco don Marco, in suffragio dei caduti di tutte le forze dell’ordine. All’omelia, la sottolineatura della perfetta sintonia tra il Vangelo letto ed il messaggio legato alla ricorrenza: “non c’è amore più grande di chi ama il prossimo come se stesso, fino al punto di sacrificare per esso la propria vita”. Dopo il saluto del Sindaco a tutti i rappresentanti delle Forze Armate, con l’apprezzamento per il loro grande impegno, al servizio dello Stato, nell’azione di difesa dell’ordine pubblico ed il caloroso invito a tutti a “ricordare per non dimenticare”, cercando di tramandare alle nuove generazioni i veri valori della vita, il corteo verso la Cappella dei caduti, per la deposizione di una corona d’alloro. Doverosa la presenza del labaro del Gruppo Donatori di Sangue Fratres di Anghiari, insieme a quello di altre associazione del paese, come segno di radicata presenza di questa associazione nel paese, di autentica condivisione dei sentimenti di tutta la comunità e di sincero omaggio a quanti sono caduti per la patria. Il Consiglio Direttivo I PRIMI APPUNTAMENTI SOCIALI DEL 2013

Le giornate del Donatore di Sangue Fratres 2012

CONVEGNO MEDICO

Calendarizzate dal Consiglio Direttivo del Gruppo, nella riunione di inizio novembre, le future attività dell’associazione. Si comincia SABATO 02 FEBBRAIO 2013, con una nuova edizione del VEGLIONE DI CARNEVALE, organizzato come sempre in collaborazione con i volontari della locale Confraternita di Misericordia. Dopo l’annullamento di quella del 2012, causa maltempo, vengono confermate sede e modalità degli ultimi anni: cena nel salone principale del ristorante “L’Isola Che Non C’è” di Fighille e successiva festa da ballo in quello al piano inferiore. Da non dimenticare, infine, anche il secondo appuntamento: l’ASSEMBLEA SOCIALE ORDINARIA, durante la quale verrà ascoltata la relazione del presidente sulle attività passate e su quelle future ed approvati i rendiconti finanziari. L’appuntamento è per sabato 9 marzo, alle ore 16.30, presso la sede sociale di via Matteotti 129. Al termine dell’assemblea, premiazione dei nuovi soci benemeriti del Gruppo.

“Manovre di rianimazione ed uso del defibrillatore” SABATO 15 DICEMBRE - ore 17.00 Sala Conferenze della Confraternita di Misericordia Relatore: dott. MASSIMO MANDO’ Responsabile Centrale Operativa 118 – ASL 8 – Arezzo. Coordinatrice: dott.ssa Rosella Guadagni, consulente medico del Gruppo. Al termine del Convegno, consegna ufficiale alla popolazione del Defibrillatore Semiautomatico donato dal Gruppo Fratres di Anghiari e che verrà collocato in Piazza del Popolo, a disposizione dei residenti e dei plessi scolastici ivi presenti. VI ASPETTIAMO NUMEROSI !!! Il presidente Carlo Leonardi

Il Consiglio Direttivo Nella foto - Chiesa della Propositura: il labaro del Gruppo Fratres insieme al gonfalone comunale ed alla bandiera dell’Associazione Nazionale dei Carabinieri, durante la S. Messa (foto Rostow).

RINGRAZIAMENTI PER OFFERTA: tanta gratitudine alla Comunità di S. Stefano per l’offerta fattaci pervenire, all’ indomani della loro festa, nel primo fine settimana del settembre scorso.

FATTI UN REGALO: DONA!

Donare sangue è un grande regalo che fa bene anche a te. DIVENTA ANCHE TU DONATORE DI SANGUE FRATRES!!!

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Il Vicariato diventa Area

Un maestrino Nostra intervista a Felicino Acquisti in occasione della presentazione del suo libro.

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l 26 ottobre scorso alle 18, ho presentato nella sala audiovisivi il mio libro “La storia di un maestrino” che ha ottenuto anche un buon successo. Io ho ricordato le caratteristiche di questo libro, che è un racconto del passato, uno squarcio della vita vissuta ad Anghiari negli anni '60/'80 del secolo scorso e poi di tutta la vita svolta in Val di Fiemme, a Cavalese, dove ho insegnato 33 anni. La presentazione ad Anghiari è stata interessante, perché oltre all'Assessore alla Cultura di Cavalese erano presenti il Sindaco di Anghiari, la Bibliotecaria, l'Assessore al Sociale e il Dirigente Scolastico dell'Istituto Comprensivo che ha ricordato le parti più importanti del libro sottolineando alcune sue caratteristiche. È intervenuto anche l'Assessore ai Lavori Pubblici Fabrizio Scartoni, che è stato presente alla presentazione a Cavalese nel mese di settembre e ha ricordato che anche lì tanta gente ha partecipato ricordando le vicende di questo insegnante. Il libro è un po’ particolare ed infatti non è stato preparato da nessuna Casa Editrice ma è stato stampato da un tipografo di Tesero; le spese sono state coperte dalle offerte di diciassette Enti, oltre quelli di Anghiari anche il Comune di Cavalese, la Cassa Rurale di Cavalese assieme a quella della Val di Fiemme. Quattrocento libri vengono gestiti da me e si possono trovare nelle librerie di Anghiari, Sansepolcro, Cavalese e Predazzo ed il ricavato sarà utilizzato per due omaggi ai Comuni di Anghiari e Cavalese. Conto di raccogliere 5-6 mila euro. La metà sarà devoluta all’ANFAS (Associazione Nazionale Famiglie con Fanciulli diversamente Abili) di Cavalese e l’altra metà al Comune di Anghiari per restaurare la scalinata di fronte alla Propositura. Per quest’ultimo lavoro il ricavato non sarà sufficiente ma ho già due amici sponsor che mi aiuteranno e così si potrà portare a termine questo intervento che eliminerà fra l’altro una situazione di pericolo specialmente per gli anziani. In alto la locandina della presentazione del libro di Felicino Acquisti.

Per ricordare la Mirella Martedì 30 ottobre, in occasione del trigesimo della nostra cara amica Mirella, è stata celebrata una S. Messa in suffragio in Propositura alle ore 18. A presiedere la Celebrazione è intervenuto il nostro Arcivescovo Riccardo Fontana, che non poté essere presente al giorno del funerale. Il Vescovo ha tenuto la sua omelia partendo dalle Letture e in ricordo della Mirella, e coinvolgendo anche Fabio. Alla S. Messa erano presenti alcuni diaconi provenienti dalle varie parti della diocesi, facendo sentire il loro affetto al nostro Fabio, e anche alcuni sacerdoti della zona. Le panche della Propositura erano praticamente piene di fedeli che hanno partecipato volentieri a questo momento di preghiera.

Alcuni cambiamenti all’interno della organizzazione della Diocesi: sono state costituite le Aree Pastorali. Queste nuove zone sono state pensate affinché le risorse dei sacerdoti e delle parrocchie possano lavorare insieme almeno in alcuni settori. Nel caso di Anghiari e Monterchi, la nuova Area riprende i confini del vecchio Vicariato Foraneo, che però continua ad esistere. Infine il Vescovo ha nominato Responsabile dell’Area il nostro parroco don Marco, a cui facciamo i nostri rallegramenti! Ecco nella foto la prima riunione dei preti della nuova Area Pastorale che si è svolta nella canonica della Propositura.

90 e portati bene

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ei primi giorni di novembre Corinna Senesi ha festeggiato 90 anni. è nata infatti al Molino di Toppole il 2 novembre del 1922. La sua famiglia abitava in quel podere. Poi ha abitato a Violeta, a Camproncione e a Turicchi. Dopo Turicchi, la sua famiglia si è trasferita alla Genga, cioè all'Intoppo. Qui ha conosciuto il suo futuro marito, Bianchi Alberto, della famiglia dei Mezzovino, e si è spostata di poco perché Alberto abitava sempre all'Intoppo, qualche casa più in giù. Anche dopo sposata aiutava però la sua famiglia, perché i fratelli, in quel periodo, erano uno in Russia ed uno in Albania e quindi andava al lavoro nei campi a fare tutto ciò che era necessario per la coltivazione del podere. Poi con Alberto e i figli si è spostata nella loro casa di fronte al Vergone ed ora abita proprio nella piazza di Anghiari, che per lei è più comodo, perché ancora la Corinna è vispa e attiva e si può vedere a fare la spesa o altre incombenze. Per questa bella ricorrenza parenti e amici si sono ritrovati tutti assieme e le hanno fatto proprio una bella festa e noi, quassù dalla Redazione, mandiamo i nostri auguri.

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di Francesca Parati

Q u a d e r n i

d i

s t o r i a

p a e s a n a

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Fu costruita nella prima metà dell’XI secolo

Chiesa di San Clemente a Toppole di Anghiari

Dagli appunti dattiloscritti di Nino Boriosi del 12 Ottobre 1975. “L’antico priorato dei camaldolesi di Toppole (etimo: toppo, ciocco o tronco d’albero), è di origine germanica (longobarda), quindi la toponotesia ha valore di: luogo di toppi, di ceppi o zona boscosa. Lo stesso nome può avere significato di altura, paese sul toppo (Toppole fem. plur.). Di costruzione originariamente paleocristiana V-VI sec. d.C., a pianta rettangolare e con rifacimento romanico X-XI sec. (forse opera di San Romualdo, fondatore dell'ordine dei Camaldolesi, prima metà del secolo XI, 1012-1020 circa) posa su antiche tombe a ipogeo a volta semplice, con pietre a secco non conciate, il che fa pensare a tombe etrusche del periodo medio, IV-III sec. a.C. Non è esclusa anche l’ipotesi di un ipogeo cristiano dei primi periodi della penetrazione del cristianesimo nell’Alta Valle del Tevere e nel pre-Appennino del sud-ovest toscano.”

La chiesa fu ristrutturata nel 1884 per iniziativa del priore Don Benedetto Crulli, con l'aggiunta di una cappella addossata al lato sinistro. Poi nel 1905 fu chiusa al pubblico perché pericolante e riaperta al culto nel 1914. Un secondo restauro è stato realizzato nel 1975, per iniziativa dell’attuale priore Don Mario Montini. Sull’architrave della porta d'ingresso della cappella la scritta: B.C.P.F.F. 1884; sono presenti due campane, datate rispettivamente 1348 e 1355. La parte più originale è l'abside semicircolare a oriente, con muratura a filaretto di blocchi più piccoli nella parte bassa e di grosse dimensioni in quella alta, terminata da una sagoma a guscio assai consunta.

Durante i lavori di restauro del 1975, furono rinvenute alcune pietre con incisioni di presunta origine etrusca (VI-V sec. a.C.), di cui parla il Prof. Nino Boriosi in due suoi libri.


pag. II

In “Alfabeto e ortografia della lingua etrusca” (Nino Boriosi, Ed. Gaggi 1976, pag. 137) riporta: “Documenti epigrafici su pietre rinvenute nel 1975 a Toppole (Anghiari): ARNI: Arniensis tribus, appartenenti agli Umbri occidentali (pre-Etruschi) trasferitisi nel versante tirrenico in epoca imprecisabile, forse in unione con i Tirreni-Tirseni. L’antica popolazione degli Arni occupava, in età preistorica, le sedi Nord-occidentali dell’Alta Valle del Tevere e la Valle dell’Arno di Subbiano e Rassina. BIFP: fonte F-R’ I: (frater-is) comunità religiosa PICISTA: (nome di divinità umbro-etrusca) L’importanza delle epigrafi (umbro-etrusche di Toppole, periodo VI-V sec. a.C.) è stata rilevata da Nino Boriosi e confermata presso gli organi competenti della Sovrintendenza alle Antichità d’Etruria di Firenze, in un incontro avvenuto nel marzo 1976.” In una pubblicazione successiva “La lingua etrusca senza più mistero” (Nino Boriosi, Ed. Gaggi, 1977, pag. 157), cita nuovamente le epigrafi precedenti e ne viene riportata una quinta: “LUBLUO: (tempio, luogo di preghiera) Forma di scrittura arcaica bialfabetica umbro-latina a lettere alternate sinistrorse e destrorse, distinte nei valori originari morfologici. Questo importante documento epigrafico della pietra di Toppole, testimonia la lenta e graduale fusione delle due lingue e l’assimilazione dell’alfabeto umbro pre-etrusco nelle forme evolutive latine.” *** In attesa di ulteriori studi e valutazioni scientifiche in merito alle origini e all'importanza di tali reperti, possiamo continuare ad ammirare l'autenticità di un'antica chiesa della nostra parrocchia che, grazie all'impegno e alla dedizione dei suoi priori, ha mantenuto nel tempo la sua semplice ed originaria bellezza. Ecco come “LA VALLE TIBERINA” Foglio settimanale pubblicato a Firenze, di cui era Direttore il sacerdote don ‘Vittorio Del-Corona’ anghiarese, descrive Toppole nel n. 28 del 15 luglio 1866. Toppole Fu una volta castello, attualmente è casale, la cui parrocchia (SS. Clemente e Ruffilo) fa parte del piviere di Sovara, ed è compreso nella Comunità d'Anghiari da cui è distante circa 3 miglia (chilometri 5) a ostro, nella Diocesi di S. Sepolcro e nel Compartimento d'Arezzo. Risiede sul fianco settentrionale del monte di S. Veriano a ponente del valloncello del Cerfone, in mezzo alle sorgenti del torrente Cestola tributario della Sovara, e questa del Tevere. Il castello di Toppole appartenne anticamente ai canonici d'Arezzo; in seguito vi ebbero potere gli Eremiti di Camaldoli; finalmente fu occupato dai Tarlati, due discendenti della qual famiglia, Carlo e Pandolfo figliuoli di Bartolommeo di Maso da Pietramala, nel 1407 furono ricevuti in accomandigia dal Comune di Firenze coi loro castelli di Monterchi e Valialla e con la fortezza di Pantaneto, dopo aver rilasciato liberamente alla Repubblica fiorentina il castello di Toppole nel contado aretino.

La stesura dell'elenco dei priori che si sono succeduti nella conduzione della Chiesa di San Clemente è tuttora in corso. Si ringrazia a tale proposito la disponibilità e competenza del Prof. Franco Polcri, Direttore dell'Archivio vescovile di Sansepolcro che, dal 1995, si prodiga pazientemente affinché l'enorme patrimonio storico-culturale ivi conservato, sia accessibile a tutti. Francesca Parati Nella pagina precedente - Un disegno di Nevio Comanducci raffigurante la chiesa di Toppole e, sotto, veduta della facciata della chiesa durante i lavori di restauro di cui si parla anche nell’articolo. In questa pagina in alto - In alto la facciata della chiesa con il presbiterio ed il piazzale antistante; sotto l’antica abside dopo il restauro; qui sopra una vecchia foto dell’abside e del sovrastante campanile a vela mancante, a quei tempi, della copertura. Qui a sinistra, nel riquadro, la descrizione di Toppole tratta da “LA VALLE TIBERINA” nel num. 28 del 1866.


pag. III L’arrivo delle truppe Alleate e l’esplosione di una bomba

Una pagina di Storia a San Lorenzo di Andrea Dellacasina

S

e dalla chiesa di San Lorenzo scendiamo verso le prime case, troviamo alla nostra destra, una volta arrivati nella piazzetta, una abitazione con il numero civico 4. Guardando la piastrella in marmo dove è inciso il numero 4, notiamo una vera stranezza: sul marmo sono stati scritti, probabilmente con un lapis, alcuni nomi stranieri ancora molto leggibili. È come se il marmo avesse assorbito queste scritte e le avesse portate fino ad oggi. A chi appartenevano e perché si trovano lì? Occorre risalire al mese di Luglio del 1944. I militari inglesi dell’esercito alleato arrivarono a San Lorenzo verso il 20 del mese. Era una pattuglia del gruppo che si era stabilito a Ville di Monterchi. Una pattuglia appunto di pochi militari, che attraversando la vallata del torrente Sovara, era salita su attraverso i campi e le stradine usate dai contadini, fino a San Lorenzo, e qui dovette fermarsi, perché l’esercito tedesco, che si era stanziato nella zona di Montedoglio, bombardava la zona ripetutamente. Dovettero fermarsi i militari e si stabilirono nella abitazione di Domenico Maggini. Il Maggini, come veniva chiamato da tutti (proveniva dal Ponte alla Piera), abitava in questa casa con la moglie Giuseppa (la chiamavamo tutti la Maggina, appunto moglie del Maggini) e due figlie piccole (Rosa e Marina), e non poté opporsi: li ospitò suo malgrado come meglio poteva. La casa del resto era molto spaziosa, e si riservò per la sua famiglia due piccole stanze. Si fermarono per 10 giorni, fino al primo di agosto, e appena arrivati scrissero i loro nomi su quella targhetta di marmo partendo dal militare più alto in grado, e sotto via via tutti gli altri della pattuglia. Un po’ come facciamo quando mettiamo il nostro nome nel campanello alla porta di casa. Probabilmente avevano bisogno di sentire quella casa come propria, o forse era un modo di comunicare agli altri il loro passaggio in quella abitazione. La mattina del primo Agosto, finalmente, i ripetuti bombardamenti dei giorni passati, che avevano costretto la popolazione dei residenti a rifugiarsi più a valle, nella casa della famiglia Comanducci che abitava alla Geppa, sembravano essere cessati, tanto che lentamente tutti coloro che abitavano quelle case progressivamente vi fecero ritorno. La vita riprese gradualmente con le cose da fare che da alcuni giorni erano rimaste in sospeso, fino alle cinque del pomeriggio, quando improvvisamente, proprio la piazzetta di San Lorenzo venne colpita da una bomba, che esplose molto vicino alla casa dove si erano stabiliti i militari. In quel momento sulla piazzetta si trovavano due donne: mia nonna Filomena Ligi e Maria Pratesi. Abitavano proprio lì, e stavano rientrando in casa, dopo essere andate alla fonte di San Lorenzo a prendere l’acqua fresca con le brocche di rame. Le due donne furono scaraventate a terra e rimasero seriamente ferite: mia nonna aveva riportato la frattura di un braccio con una vasta ferita che sanguinava copiosamente, mentre la Maria Pratesi rimase semisvenuta con una ferita molto seria alla schiena. Urla di paura, lamenti delle ferite e grida di disperazione dei soccorritori nel vedere tanto sangue che scorreva dalle ferite. I militari prestarono subito i primi soccorsi e decisero di portarle alle Ville di Monterchi, per farle medicare presso l’ospedale da campo gestito dai militari. Le trasportarono con una barella improvvisata, trainata da un cavallo. La più grave era appunto la Maria, e il marito Annibale Del Sere la accompagnò, sorreggendola e facendole coraggio, molto preoccupato, rendendosi conto che la ferita riportata era veramente molto seria. Il braccio di mia nonna venne medicato, fu rimesso a posto l’osso, fasciato con una stecca

e dopo poco fu riaccompagnata a casa dolorante, mentre la Maria data la gravità delle ferite non riuscì più a riprendere conoscenza. Una scheggia l’aveva colpita alla schiena ed aveva perforato il polmone, procurandole una emorragia che nel giro di poche ore la portò alla morte. Cessò di vivere tra le braccia del marito disperato. Solo, senza avere la possibilità di ricevere un aiuto da nessuno, il povero Annibale non sapeva nemmeno come fare per riportarla a casa. Un militare, che aveva ricevuto l’ordine di raggiungere i commilitoni che si erano nel frattempo spostati verso Anghiari, si offrì di accompagnarlo con una camionetta fino alla Croce di San Lorenzo, sulla strada provinciale e lì lo lasciò nel cuore della notte (dove oggi si trova l’asilo comunale). Sceso dalla macchina, e aiutato dal militare, Annibale si prese sulle spalle il corpo della moglie e si incamminò verso casa. Con molta fatica, lentamente, con la disperazione nel cuore, riuscì a raggiungere la propria abitazione, a salire le scale e ad adagiare la moglie sul letto. Era stremato, sia per la fatica, che per il dolore che lo stava distruggendo. Tutta la notte vegliò la moglie, ed il mattino successivo i vicini ed i familiari che si erano rifugiati più a valle, vennero a conoscenza di quanto era accaduto. I militari nel frattempo avevano lasciato quella abitazione e si erano spostati attraverso la campagna verso Anghiari. Annibale aveva un soprannome, lo chiamavano “il Pichio”. Non sono mai riuscito a capire perché lo chiamassero così e cosa volesse significare quel soprannome. Il ricordo più lontano che ho di lui, (all’epoca dei fatti non ero ancora nato) è il mio primo giorno di scuola, a San Lorenzo (dove insegnava la maestra Raffaella Poggini). Stava vendemmiando, e lo aiutai a pestare l’uva nel tino. Era una persona molto buona, e spesso la mattina portava a noi ragazzi, a me e ad altri della mia età, ma più di tutti a me, il latte appena munto, per la colazione. Quanto era buono quel latte. Ancora lo ricordo. È vissuto fino all’età di 93 anni. Il giorno del suo funerale, nel 1969, di Marzo, faceva freddo ed ero a letto ammalato con la febbre alta. Non potendo partecipare alla cerimonia funebre, spostai il letto della mia camera, davanti alla finestra e seguii con lo sguardo il corteo che usciva dalla chiesa e lentamente si incamminava al cimitero. Celebrava la funzione religiosa il compianto Don Carlo Senesi. Quel giorno era come se avessi perduto un familiare, ed ancora oggi lo ricordo sempre nei miei pensieri. Adesso riposa nel cimitero di San Lorenzo, accanto alla moglie tanto amata. Anche il Maggini e la moglie sono ormai deceduti e riposano nel cimitero di Anghiari, mia nonna invece nel cimitero di Sansepolcro. I militari inglesi non sappiamo dove attualmente siano. Vogliamo pensare che tutti loro abbiano comunque potuto far ritorno, terminata la guerra, alle loro case. Chissà, qualcuno potrebbe ancora essere in vita. I loro nomi invece sono rimasti qui, sul marmo, ancora leggibili, e ci ricordano questa pagina dolorosa di storia: capt. Mitchell, Sgt. Mann, Te. Plefcher, poi Miller, Coulson, T. Selling, Strimer, Wilson, poi altri nomi poco leggibili, ed infine ultimo, ma non ultimo per importanza dato il compito che aveva, Wellis, byker (motociclista). Nella foto sotto il titolo una postazione alleata al Terrato (Imperial Warm Museum of London).


pag IV

La Fiera di Sant’Antonio a Monterchi*

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l 17 gennaio ricorre la festa di S. Antonio Abate, protettore degli animali. Egli visse agli albori del cristianesimo (ca. 251-356 d. C.), perciò il suo culto si confonde con quello pagano. In ogni stalla dei dintorni, infatti, viene appeso un quadretto raffigurante S. Antonio Abate circondato di animali, come usanza cristiana, ed un ramo di ginepro delle bacche rosse, come usanza pagana e portafortuna per la buona salute degli animali. Il 17 gennaio di ogni anno, da tempo immemorabile, a Monterchi si svolge una fiera fissa, denominata di S. Antonio. Anche noi alunni ci andiamo sempre a fare una visita, ma oggi è divenuta la fiera dell’acciaio, con esposizione di trattori, di motoseghe e di attrezzi vari per l’agricoltura. La fiera, che si tiene sui piazzali del Mercatale, adesso asfaltati, si è meccanizzata, modernizzata: poca gente frettolosa, pochi suini adagiati su camion, carrelli, motocarri, qualche banco di generi vari. Dalle informazioni che abbiamo assunto da persone anziane di nostra conoscenza, ci risulta che la fiera di S. Antonio a Monterchi non è stata sempre così. Fino a qualche decennio fa era una grande fiera, un fierone famosissimo e conosciuto quasi in tutta l’Italia. Allora c’erano animali di ogni specie, ma soprattutto centinaia e centinaia di enormi suini grassi, poiché gennaio è il mese in cui essi venivano maggiormente uccisi, perché in questo periodo freddo dell’anno le carni prendono bene il sale e si mantengono, poi, a lungo. A chi, si affacciava dal belvedere della “CROCE” capitava di assistere ad uno spettacolo stupendo: un mare, un grande mare di carne! Buoi, vacche, vitelli, asini, pecore, capre e soprattutto suini, tanti suini. Muggiti, ragli, belati, grugniti e strilli, strilli di ogni genere: un frastuono assordante, una bolgia dell’inferno! Lungo la strada nazionale, a perdita d’occhio, una lunga, interminabile fila di camion, carri e “birocci”. I camion avevano le targhe più disparate: AR-FI-PR-SI-PG-FO-PSBO-VR-Roma-TR-PI-MI-,ecc.; i mercanti provenivano quasi da ogni parte d’Italia. Era importante per i produttori locali che ci fossero molti mercanti, i quali si mettevano in concorrenza tra loro ed il prezzo degli animali aumentava, con gioia degli allevatori. Se poi si scendeva sulla piazza del Mercatale, era una impresa eroica muovervi qualche passo: la ressa, la calca era tale e tanta che era difficilissimo spostarsi. Passare vicino ai bovini ed agli equini era abbastanza pericoloso, perché ogni tanto s’imbizzarrivano e si spaventavano, e sparavano dei calci micidiali. I suini grassi, stanchi per il lungo viaggio, se ne stavano sdraiati nel fango, beati del meritato riposo. I magroni, invece, erano irrequieti e spesso si sbarcavano e venivano inseguiti dai loro padroni che cercavano di afferrarli per le orecchie, per le zampe, per la coda, impaurendoli sempre di più, creando scompiglio e confusione. Quando uno di questi maiali veniva sgarbatamente afferrato, i suoi strilli laceravano i timpani e si elevavano alle stelle. Il fetore sulla piazza si faceva sempre più nauseante man mano che gli escrementi aumentavano. Finita la fiera, tutti coloro che possedevano un orto giungevano con badili e carrette per raccogliere lo sterco che doveva servire per

concimare il terreno; a quei tempi nulla andava sprecato! Dai paesi vicini, dalle frazioni, dalle case sparse delle montagne circostanti arrivavano branchi di maiali fin dai giorni precedenti la fiera. Da Marzano, da Favalto, dalla Murcia, dal Colcel dei Crulli e da numerose altre località montane assai distanti da Monterchi, il viaggio a piedi, fatto lentissimamente dalle persone e dagli animali, poteva durare anche tre o quattro giorni. Durante il tragitto i suini venivano alimentati soprattutto con castagne secche e con un po’ di granturco. Fin dalla vigilia i Monterchiesi erano in fermento: bottegai, osti, artigiani erano indaffaratissimi e traevano un buon guadagno dalla fiera. I contadini e gli agricoltori che riuscivano a vendere i loro animali, soprattutto i suini che si vendevano per contanti (porci rugghiare, quattrini suonare), si trovavano con dei quattrini in tasca, perciò abbondavano nelle spese e facevano grosse provviste, soprattutto coloro che abitavano sulle montagne più alte, perché temevano di rimanere isolati a causa della neve. Venivano acquistati zoccoli, scarponi, generi alimentari, stoffe, articoli vari, sale, ed altro ancora. La sera precedente la fiera, quasi ogni famiglia di Monterchi ospitava persone giunte da fuori; le massaie preparavano una buona cena e ricevevano in cambio castagne secche e farina di castagne, che erano assai apprezzate degli abitanti del paese, specialmente dai ragazzi. Dopo cena, la sala cinematografica si riempiva fino all’inverosimile; venivano proiettati film molto vecchi, ma narranti storie popolari come “Genoveffa di Brabante”, “Pia dei Tolomei”, “I reali di Francia”, “Il paladino Orlando”, ecc. Molte persone che non avevano mai assistito ai film facevano del commenti ad alta voce, o ridevano forte, o singhiozzavano, o piangevano mestamente. Gli uomini si riunivano nelle osterie, che avevano il loro da fare. A proposito, era famosa l’osteria dell’Amedea, proprio adiacente alla piazza del Mercatale, ove si svolgeva la fiera. L’Amedea, una donnina piccola piccola, sempre con un vestito lungo fino ai piedi per nascondere tacchi altissimi, con i capelli raccolti in una enorme crocchia sopra la testa,col naso spesso paonazzo, era un’ostessa assai bisbetica, una figura caratteristica che, quando mesceva il vino agli avventori, non dimenticava sé stessa e “leticava” poi col marito Bertino. Ci hanno raccontato che una sera, dopo una lite col marito, capitarono all’osteria molti avventori venuti per la fiera, e tra questi c’erano dei poeti estemporanei. Uno era il bisnonno del nostro compagno Massimo Cappietti, il quale proveniva delle montagne di Marzano, ma era assai bravo e furbo. Bertino, il quale aveva da poco “leticato” con la moglie, cominciò a sfogarsi col vecchio Cappietti e promise che gli avrebbe dato da bere gratis se fosse riuscito ad ammansirgli la moglie. Il Cappietti accettò e cominciò a bere e a cantare, ma l’Amedea si faceva sempre più arcigna man mano che il conto aumentava. Canta e ricanta, bevi e ribevi, a un certo punto Cappietti fece una pausa, poi riattaccò: “M’ha preso un’idea nelle cervella....” L’Amedea borbottò: “Almeno fosse quella de paghè...” Il Cappietti riprese: “Sor’Amedea, è proprio quella...”


pag V

L’Amedea, soddisfatta: “Finalmente, meno male, ora sì ch’aete detto bene..!” Il Cappietti concluse: “Allor, come si conviene, sor’Amedea permetta che un altro goccetto me lo bea! Ed or le dico che tutto il vino me lo paga il suo Bertino...” Questa cantata non contribuì certamente a rimettere pace in famiglia. Le risposte di Cappietti erano sempre pronte ed argute, come dimostra questo fatto. Uno dei poeti estemporanei, che credeva di essere il migliore, volle dargli una lezione. Rivolto a lui, iniziò a cantare: “Fammi veder se la tua testa è degna; dimmi quanto fumo fa un metro di legna!” Prontissimo, Cappietti rispose: “Prendi la carta e segna; prima pesa la legna, poi togli il carbone e il cendarume; tutto il resto è ito in fume...” L’altro poeta non trovò risposta e rimase con un palmo di naso. A Cappietti, quando scendeva in paese, piaceva mangiare e bere e, a chi gli chiedeva perché bevesse tanto, rispondeva: “Alle macchie un c’è disegno, vin di fonte e pan di legno.” per spiegare che in montagna non crescono le viti ed il grano, per cui chi vi abita è costretto a bere sempre acqua e mangiare castagne e loro derivati, cosicché, quando capitava l’occasione, bisognava approfittarne per bere e mangiare in abbondanza. Cosa che faceva puntualmente ogni volta che scendeva in paese e specialmente in occasione della fiera di S. Antonio in cui la sosta era più lunga; ma trovava sempre qualche signorotto, a cui piaceva ascoltarlo, che pagava generosamente bevute e cena. Il diciassette gennaio, dai paesi vicini giungevano interminabili file di persone a piedi o in bicicletta e qualcuna, raramente, in motocicletta. Alcuni ragazzi intraprendenti si improvvisavano posteggiatori e avevano un bel daffare nel prendere in consegna o nel riconsegnare biciclette o motociclette; a sera erano stanchi ed intirizziti dal freddo, ma contenti perché avevano riempito qualche barattolo di monete da un soldo, da due soldi, da quattro soldi e qualcuna anche da mezza lira. Il povero nonno della Francesca, Paolino, quei giorni aveva molto da fare. Siccome faceva il mediatore o sensale, compratori e venditori si rivolgevano a lui per concludere affari o 'partiti'. Egli doveva sudare sette camicie per convincere i venditori a ribassare il prezzo e i compratori ad offrire di più; a volte bisognava urlare, altre volte sussurrare

paroline in un orecchio per concludere con una solenne stretta di mano: affare fatto, più sicuro di una firma in un foglio di carta bollata. Il prezzo dei maiali veniva definito generalmente in “scudi”, cioè in monete d’argento da cinque lire. Durante la notte tra il sedici e il diciassette gennaio la sala cinematografica, che era la più spaziosa dei dintorni, veniva trasformata in sala da ballo. Di mattina, dalle ore nove alle ore tredici, si praticava il ballo del ventino (cioè pagavano venti centesimi ogni tre balli solo coloro che ballavano) per permettere alla gente di entrare ed uscire liberamente; dalle ore tredici fino alla mezzanotte ed oltre si pagava il biglietto d’ingresso, uno ogni due o tre ore. Pagavano soltanto gli uomini, perché le donne erano quasi tutte casalinghe e raramente disponevano di denaro. I gestori della sala, per guadagnare di più, abbastanza spesso ordinavano all’orchestra di suonare la “quadriglia”, un ballo molto allegro, ma al termine del quale era quasi obbligo che il cavaliere offrisse da bere o dei dolciumi alla sua dama; e il buffet aveva un gran da fare. Gli strascichi della fiera duravano anche oltre il giorno di S. Antonio. Nel pomeriggio del diciassette gennaio c’era l’usanza, che dura ancora oggi, della benedizione degli animali, del fieno, del pane, delle granaglie, insomma del cibo per gli animali in genere, per ottenere la protezione di S. Antonio per la loro salute ed il loro benessere. Eh, così sono fatti gli uomini: un po’ amano gli animali, ma per lo più sperano di trarne un cospicuo guadagno o di ricavarne carni prelibate! * Ricerca svolta dagli alunni della classe 4° elementare di Monterchi nell’anno scolastico 1980/81. Ins. Giovanni Lozza.

In alto la bella foto esposta nell’officina Quieti a Monterchi e realizzata da Lucio Malatesta. Siamo negli anni ‘40 del secolo scorso, nella zona della Reglia. Si stanno diffondendo le prime vespe ma ancora le biciclette la fanno da padrone. Per la fiera di Sant’Antonio tutta la zona era completamente riempita da biciclette


pag VI Un intreccio di storie in dialetto aretino

El sabbeto al merchèto

S

e aivi qualcosa da vendere al merchèto, lo sapivi che duvivi arivère presto. Chi fa prima, fa du’ volte! Se era parecchio presto e non c’era manco la guardia, a porta San Biagio, che te chiediva el dazio, avresti cumincèto bene, ‘ntanto aivi risparmièto. Cencio s’era alsèto a l’alba per cogliere i fichi, belli freschi co’ la buccia strappèta. Colti per binino e missi nel cistello solli solli. Per fère prima unn’aiva preso la schèla, era montèto ne la forconéa e aiva atacchèto el cistello sur un bruncicone. In un batter d’occhio aiva coperto el fondo. Ne mangiò un péo, eron proprio boni, dolci come el miele; ne colse n’antri pochi ma el rametto era secco e se stroncò. Cadde tutto ‘n terra, armase a guardère rotolère i fichi e l’accompagnò con una sfilèta de moccoli. Ce la feci a pienère el cistello ma arivò tardi al merchèto e el su’ cliente, che gni piglièva ‘gni cosa, era bell’e passo, pagò el dazio e entrò ‘n piazza. I fichi eron belli e contèva de vendili presto. Anche Dardo del Caprino s’era alsèto presto per carchère una covèta de lattoni. Li carcò uno a uno eppu chiuse la sponda. Doppo avella chiusa s’acorse che uno era armasto fora. Ve l’immaginète uno che fugge dietro a un maialino la mattina presto che ‘l sole un s’era ancora lèvo e a ogni ficconèta andèta a vòto una sfilèta di moccoli! Quande lo prese era sudèto come se aesse zappèto una proda. Tirò n’antri po’ de moccoli ‘ntanto che se mittiva la giubba e sistemèva l’ultime cose, eppu montò sul baroccio e: «Arilà! Arilà!» Partì. Prima de la boletéa el sole l’arivò, pensò che unn’era presto, accidenti a quel maièle, ma manco troppo tardi. «Arilà! Arilà!» Accidenti anche a te! Pitrino de’ Ragni, ataccò anco lu’ el baroccio a l’Elsa, la su’ miccia. Unn’aiva niente da vendere o de peso da portère ma siccome non vuliva caminère a piedi, co’ la miccia stèva più commodo. Goro ‘nvece quel sabbeto, s’era levo presto e, senza spettère nissuno, era partito a passo svelto con quattro polli drento a un cistello. Li portèva a un macelléo vicino a San Domenneco, ci piglièva meno ma faciva prima e non ci paghèva el dazio. Duviva tornère a chèsa presto che aiva da

fère parecchie facende. El macello era bell’e che aperto, el macelléo era lì che picchièva che pariva un fabbro, gli fece vedere i polli, li tastò: «Son secchi» disse. Vai! pensò Goro, stamèni è ‘n forma, me vol far tribolère. Qualche moccolo glie lo fece tirère ma a la fine prese guèsi el giusto. Coi soldi ‘n tasca gli passò un po’ de voglia de tornère a chèsa. «Vèdo a comprère el baccalà», è dimolto che un s’armangia, pensò. ‘N piazza vidde Cencio. Aiva guèsi vinduto tutti i fichi. «Quande l’ho vinduti tutti se va a bere», disse. I fichi rimasti ereno quelli amostiti e le donne passèvono ma non li vulivono, andevono a vedere se li trovèvono meglio, pu’ arpassèvono e vulivono smezzère el prezzo. «Ah! Un li volete?» disse Cencio spazientito. Prese el cistello e con un lancio traventò i fichi giù pe’ la piazza. «Alò! Se va a bere!» Oh, quei sfaccèti, chi uno, chi dua, l’arcattonno tutti. Sfaccèti A mezza matinèta i due trovonno anche Pietrino. Tra una chiacchiera e l’altra feciono mezzogiorno. «Se va a mangère un piatto de maccaroni da l’Angela?» disse Goro. Funno tutti d’accordo. S’ereno appena missi a tavela che eccote anche Dardo che viniva dal Foro Boario, aiva vinduto tutti i lattoni e era contento. Finché unn’arivò i maccaroni feciono un bel chiacchiericcio a raccontasse le cose ma doppo... tutti zitti! Boni col sugo de cuniglio! Doppo aere biuto, mangèto e arbiuto scapponno fora. Du’ miccie e quattro somèri, dua per baroccio. Arilà verso chèsa, carchi anco a tornère.

L’artista della Tovaglia a quadri

La vogliono in piedi un giorno dispari e pari assolvere al suo compito nella Tovaglia a quadri

Il Merendelli gli farà gli onori forse al ritorno le donerà dei fiori

In quel d'Anghièri cammini a piedi pèri Tovaglia a quadri sembra che imperi

Onore alla Lea che forza gli manca lei cade a terra e si rompe l'anca

Grande fu l'onore la cronaca dei giornali vedo la Lea abitante d'Anghiari

L'altri Attori attendono la Lea e quella tavola tanto in lei spera

Le vecchie artiste sempre utilizzate per qualche giorno sono inutilizzabili

Ma tra il dolore che sente nel cuore ci fu una visita che gli fece onore

Ottantaseienne ma ancora in lotta lasciare questo letto lei troverà la forza

Coraggio Lea! il Giornale ti à ricordato ci sono anch'io tanti anni con te ò passato

Prima la Novella finita la sua trama ora rinchiusa al Borgo nella tana

Quella del Sindaco e del Merendelli vedere la Lea non ridotta a brandelli

Tutti l'attendono in quel del Poggiolino che la sua voce ritorno lì vicino

In quel paese da noi tanto amato anche se per noi è tanto invecchiato:

di Armando Zanchi

G.C. Mazzi

Questo brano (g.c.) è tratto dal n. 6/2012 del periodico “Il Giornalino” edito dalle Comunità parrocchiali di Tregozzano, Chiassa Superiore, Ca' di Buffa, Puglia, Ca’ de Cio, Campriano, Libbia e Chiavaretto. Qui sotto la testata del periodico.


Nonna Concetta*

pag. VII

di Antonietta Olivieri

Era la madre di mia madre, non vivevamo nello stesso paese, ma attraverso le parole di mamma e per come l’ho conosciuta quando andavo qualche giorno da lei, ho molte cose da ricordare con tenerezza e che mi è caro raccontare anche con ammirazione per come ha vissuto ai suoi tempi. Era nata nel 1870 in una modesta famiglia di campagna, ma sapeva leggere e scrivere e componeva anche poesie, seppure non sia il caso di cercarle nelle enciclopedie... Ma direi che era una donna colta rapportata al tempo e allo stato sociale. Quando è morta, a ottant’anni, ho trovato in casa sua molti libri, soprattutto dei cosiddetti “romanzi d’appendice” come “La portatrice di pane”, “La cieca di Sorrento” etc., ma anche “Una vita dei Santi per ciascun giorno dell’anno” edito nel 1922. Prima di sposare, era stata dama di compagnia di una baronessa e in quella casa aveva imparato a cucinare tanto bene che poi era chiamata a farlo per Matrimoni, Comunioni ed ogni altra occasione lieta per la quale oggi si va al ristorante. Conservo ancora alcuni foglietti ingialliti e logori nei quali, sia pure con grafia incerta e poco corretta, annotava le ricette nelle quali il peso degli ingredienti era spesso indicato in “libbre” e “once” e la farina non era passata al setaccio ma alla “stamigna”, tessuto di lana

sottile e resistente usato specialmente per colare e setacciare (dal Devoto-Oli). Nella sua famiglia abbastanza numerosa, aveva soltanto fratelli maschi che la chiamavano “la bella”, ma io non so quanto lo fosse, perché l’ho conosciuta ormai anziana e l’unica foto che ho è piuttosto brutta (la foto) perché fatta per il passaporto negli anni ‘20. Non è che nonna Concetta abbia viaggiato molto, ma la sua figlia più grande era andata in Francia presso degli zii che non avevano figli, lì aveva conosciuto Re Umberto e si era sposata con lui, così nonna era andata al matrimonio e in quel tempo ci voleva il passaporto anche per andare in Francia. Un momento: vi state chiedendo se sono fuori di testa? Niente paura: mio zio si chiamava Humbert e il suo cognome era Re; cosa avevate pensato? Quando nonna Concetta e nonno Beppe lasciarono il podere dove vivevano, come si usava allora, con suoceri, cognati e nipoti, andarono a vivere in paese in una casa di dimensioni e arredamento modesto, ma aveva una cosa che la rendeva ricca e mi incantava: una finestra che dava sulla Valtiberina (il paese era Anghiari) verso un panorama che Plinio il Giovane, Prefetto delle acque del Tevere nel I secolo d. C., descriveva molto meglio di quanto potrei fare io. Scriveva infatti ad un amico: “...troveresti un grande piacere se guardassi questa regione dall'alto: ti parrebbe infatti di scorgere non delle terre ma un Regni in voi la pace e l’amore quadro dipinto come in questo lietissimo giorno con incredibile faccia ognuno giulivo ritorno maestria; da tanta per lunghi anni e dolcissimi dì varietà, da così non scordate mai questo bel giorno felice disposizione in cui vi siete uniti col cuore gli occhi traggono che anche quando sarete nel sonno diletto ovunque si sognerete la pace e l’amore. posano... che gli Dei conservino in Auguri a tutti!!! avvenire a me tale soddisfazione, al luogo una tal fama...”. Per tornare a nonna, era una casalinga-artigiana a tutto tondo. Rifaceva materassi, calze e maglie di lana (che filava anche), rivoltava le giacche... Lo avete sentito dire che c’era un tempo in cui quando un cappotto o una giacca erano logori si metteva fuori il rovescio e magari si rifacevano per taglie più piccole come fossero nuovi? Ma nonna Concetta faceva anche la “castrina”, cioè trasformava giovani galletti in capponi che ingrassavano meglio e più alla svelta per le tradizionali pietanze natalizie: e pare che i “sanelli” cucinati a dovere fossero molto buoni... Qualcuno rabbrividisce? Allora termino con una cosa più piacevole: quando nonna Concetta andava a cucinare i pranzi per le nozze faceva anche poesie per gli sposi e l’ultima che ha fatto l’ho trovata e conservata. In alto la foto della nonna Concetta di cui si parla nell'articolo e, in basso, uno dei foglietti in cui venivano annotate le ricette. Nel riquadro una poesia per gli sposi. * Il racconto è tratto da: Maristella Manini e Antonietta Olivieri (a cura di), Dedicato a... ricordi e racconti, Editrice Innocenti, Maggio 2010.


pag VIII

Q u a d e r n i

Bistarone

La storia del fisarmonicista di Monterchi scritta dal Poeta di Upacchi

d i

La foto, del 1986, è stata scattata nel piazzale antistante la Scuola Elementare di Anghiari in occasione dello spettacolo di fine anno. Il maestro Vandro Franceschini, con la fisarmonica, ha raccolto e tramandato molte canzoni popolari. Eccolo nel palco mentre esegue la storia di Bistarone e della Teresina, una vispa ragazza di Monterchi. Le parole sono del Poeta di Upacchi, al secolo Domenico Dell’Omarino. Bistarone è interpretato da Baldi David mentre Teresina è impersonata da Pernici Miriam: il loro maestro, a quel tempo, era il maestro Aldo Brizzi. Dietro i ragazzi addossati al palco si intravedono il maestro Mario Tavanti e il Direttore Didattico (allora si diceva così) Sergio Cheli.

Le storie infinite dell’Oratorio

Il passato delle chiese ce le mostrano ogni mese

C'è la festa patronale ricordata dal giornale

Ci pensate ma non lo dite delle storie lì infinite

C'è Anghiaresi per il mondo l'Oratorio dono profondo

Il Del Pia sempre impegnato e c'è molto il suo operato

Pure le chiacchiere del Parterre quelle sì son sempre belle

L'Oratorio Parrocchiale solo lui puole narrare

Lì si sentono attaccati al paese dove sono nati

Di ricordi e di istruzioni di passaggi dell'amori

L'operato e folte schiere alla festa del Contrabbandiere

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Lì c'è tante di storielle tanto fresche e molto belle

C'è notizie brutte e belle c'è amore di storielle

C'è lì tanta beneficenza e si vede la presenza

Ogni morto che ci à lasciato da qualcuno viene ricordato:

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p a e s a n a

In una primaverile giornata di ottobre (per la precisione il 22) si sono svolti, come annunciato, i “Canti intorno al foco” del Molinello. Un nutrito gruppo di residenti, rinforzato da amici e parenti giunti per l’occasione, hanno apprezzato i canti eseguiti dal Gruppo dei 13 vagabondi canterini. Abbiamo potuto constatare che non hanno disdegnato neanche spaghetti, salsicce e quant’altro, compreso i buonissimi dolci. Merito ad Archimede e ai suoi collaboratori! Ci fa piacere ricordare, fra i canti eseguiti, La creazione del mondo (pezzo forte di Arialdo), I 13 (canto societario scritto dal maestro Enea Gentili e musicato dal maestro Angiolo Vagnetti, La Letizia (del poeta di Upacchi). Nell’occasione abbiamo reso omaggio al maestro Guerri recitando la sua poesia “Anghièri”. Il tutto accompagnato dalla fisarmonica di Mario Guiducci. Una bella serata che contiamo ripetere quanto prima (a primavera?).

s t o r i a

Canti intorno al foco

di Armando Zanchi


San Martino, il Vescovo e gli Anghiaresi

È

una piacevole sorpresa che i nostri bambini che frequentano il catechismo conoscano bene la storia di san Martino, di quando cioè quello che poi diventerà l’energico vescovo di Tours, immerso nel suo personale percorso di discernimento, compie il noto gesto di carità dividendo il suo mantello con un povero. Già alcuni bambini fanno fatica a ricordare il miracolo che gli Anghiaresi attribuirono a san Martino, della dispersione delle truppe del Tarlati pronte ad assalire il castello di Anghiari. Da quest’evento nacque una festa religiosa, poi ampliata nei secoli, fino a giungere alla odierna manifestazione che a volte, più che san Martino, celebra i bringoli. Invece quello che ci colpisce di più e che è stato oggetto di riflessione con i nostri ragazzi, è ciò che gli anghiaresi vollero fare per ricordare san Martino e la sua intercessione a favore delle loro case. Ora, un santo celebre a causa di un’opera di carità non sarebbe stato festeggiato in maniera migliore che con un’altra opera di carità. Ci piace pensare che i nostri antenati presero la prima dall’elenco delle opere di misericordia: dar da mangiare agli affamati. Ed ecco fatto il gesto principale che riassume la festa, e che ne da il senso. Far festa facendo la carità. Insomma gli anghiaresi di alcuni secoli fa non disdegnarono l’opera cristiana di aiutare chi è nel bisogno. Non disdegnarono, cioè, il lavoro. Proprio come san Martino, che, poco prima di morire disse: non recuso laborem, non rifiuto, cioè, il lavorare per quello che mi chiede il Signore. Questa frase è stata ripresa nel motto episcopale del nostro attuale vescovo Riccardo Fontana ed inserita nel suo stemma. Così ci piace unire tutte queste cose con una sorta di filo rosso: il santo vescovo di Tours, Martino, che diventa celebre nella storia della cristianità sia per la sua opera di misericordia che per il suo energico lavoro pastorale. Poi abbiamo Anghiari e i suoi abitanti di allora, che non rifiutarono di continuare nei secoli il gesto caritatevole di aiutare i bisognosi di pane, e che così ci insegnano tanto. Fino a giungere al nostro Vescovo, che ci è mandato come successore degli Apostoli, e che sceglie di presentarsi proprio con una frase di san Martino. Infine la misericordia, o la carità, che alla fine, tralasciando troppi discorsi, finiscono per dire la stessa cosa, e che svelano il modo giusto e umano di come si fa a vivere e costruire il nostro amato mondo. ba

San Martino, il pane, le feste Questa volta San Martino ci ha fregato. Ha anticipato l’estate di un paio di giorni. Ma niente paura le feste sono state fatte lo stesso. Dalla benedizione e distribuzione del pane, il sabato nella chiesa della Maddalena, alle feste organizzate sotto Le Logge e dintorni con tanto di gazebo che hanno creato un percorso porticato e coperto che ha permesso al discreto numero di ospiti di poter assaggiare il nostro piatto tipico: I bringoli d’Anghièri. Certo non sono mancati neppure brustichino, salsicce e castagne arrrosto o ‘bruciate’ e, naturalmente, vino nuovo e canaiola. Volentieri segnaliamo che il pane preparato appositamente dal Forno del Borgo di Sansepolcro e dal Forno Bindi e dal Forno di Fra Pegaso di Anghiari, che lo hanno offerto per la festa, è stato distribuito così come si fa sin dal trecento. Anche gli artigiani e i produttori agricoli hanno fatto la loro parte. Nonostante l’annata avversa poi erano esposti anche i fagioli caponi, specie caratteristica del piano della Sovara. A Palazzo Fontana, sempre in quella che fu la Ruga di San Martino, la Mostra dei disegni su San Martino realizzata da ragazzi e insegnanti dell’Istituto Comprensivo di Anghiari. Un grande grazie a tutti i collaboratori della Pro Loco che hanno permesso di organizzare questa edizione della Festa di San Martino e dei Bringoli. Illustrazioni - Dall’alto in basso: Lo stemma dell’Arivescovo Fontana. La benedizione del pane durante la Santa Messa nella chiesa della Maddalena. Raffigurazioni di giovani studenti dell’episodio di san Martino che divide il mantello con il povero.

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Dalle nostre Parrocchie

da Monterchi

a cura di Matteo Romanelli

L’8 ottobre si è celebrata la Festa Patronale in onore di S. Simeone Profeta. La S. Messa solenne è stata officiata dal sacerdote don Ferdinando, proveniente dal Congo, che sarà inviato nel nostro Vicariato come aiuto a don Quinto, con residenta a Le Ville. L’arciprete ha conferito il mandato ai seguenti catechisti: Silvia e Paolo Gioviti, Clara e Paola Giuntini, Elena Londei, Matilde Pierini, Daniela Scapecchi. Il 20 ottobre è iniziato il nuovo anno catechistico per gli oltre 60 ragazzi delle parrocchie di Monterchi, Pocaia e Padonchia. Sono suddivisi in 5 gruppi: seconda elementare, terza, quarta, quinta elementare assieme alla prima media e seconda media con i cresimandi della terza media Domenica 11 novembre è stata celebrata la Festa delle Forze Armate, organizzata dall’Associzione Combattenti e Reduci. È intervenuta la fanfara dei Bersaglieri di Firenze che ha eseguito i brani classici del repertorio militare. Sono state quindi deposte corone di fiori in memoria di tutti i caduti al memoriale presso la Torre civica della Rocca, alla lapide dedicata ai soldati inglesi in Piazza Umberto I e al Monumento ai Caduti, presso il quale poi sono state consegnate le Benemerenze ai reduci ultranovantenni Pasquale Romanelli, Giustino Fabbrucci e Carlo Vagnoni. Il parroco don Quinto Giorgini ha quindi celebrato una S. Messa in suffragio delle vittime delle due guerre mondiali e dei combattenti deceduti nell’ultimo anno. Sono intervenute le autorità civili e militari di Monterchi e tutte le associazioni paesane. La giornata si è conclusa a Petriolo con il pranzo sociale dell’Associazione Combattenti e Reduci. Domenica 18 novembre riapertura al culto, dopo cento anni, dell’antichissimo Oratorio di San Lorenzo Martire a Gambazzo, nel territorio della Parrocchia di Padonchia. Durante l’Avvento due gruppi di preghiera, uno intitolato alla Regina della Famiglia e l’altro a S. Pio da Pietrelcina, si riuniscono insieme il giovedì dalle 21 alle 22 nella chiesa della Madonna Bella a Pocaia, per un’ora di adorazione, recita del Rosario e brevi catechesi. DICEMBRE 2012 Sabato 8 dicembre, a Padonchia, tradizionale Festa dell’Immacolata con S. Messe alle ore 9 e alle ore 12. Giovedì 13 dicembre a Monterchi Festa di S. Lucia: S. Messe alle ore 16 e alle ore 19. La novena del Natale verrà fatta solo nella chiesa arcipretale di Monterchi alle ore 16 dal 16 al 24 dicembre, con la S. Messa vespertina e alla fine la preghiera particolare e il canto alla Madonna dell’Attesa del Parto qui venerata soprattutto nel periodo dell’Avvento. Domenica 23 dicembre, quarta d’Avvento, Festa della Madonna dell’Attesa del Parto. Il grande presepio artigianale nella caratteristica cripta della chiesa principale del paese viene inaugurato e benedetto nella notte di Natale. Nella vicina frazione di Le Ville si rinnova per l’ottava volta il presepe vivente. S. Messa solenne di mezzanotte a Natale nella chiesa arcipretale di Monterchi. Lunedì 31 dicembre, alle ore 16 solenne Messa di ringraziamento e canto del Te Deum con la partecipazione al completo della Compagnia del SS.mo Sacramento. GENNAIO 2013 Domenica 6 gennaio, al termine delle S. Messe dell’Epifania, tradizionale benedizione dei bambini e dei ragazzi.

Giovedì 17 gennaio ricorrono la fiera e la festa di Sant’Antonio. La Fiera è al Mercatale, dove alle 15 circa verranno benedetti i mangimi per gli animali mentre nella chiesa arcipretale alle 16 verrà celebrata la Messa in onore del Santo e la benedizione dei panini da distribuire ai presenti.

Borgacciano - Riaperta la chiesa dopo dieci anni

di Matteo Romanelli

Era il 27 novembre 2001 quando una forte scossa di terremoto colpì la Valtiberina. Ed i tremori della terra furono troppo intensi per una delle piccole chiesette delle colline monterchiesi, quella di S. Luca Evangelista a Borgacciano, già ferita dal sisma del 1997. Le pareti e le volte si creparono, così come la bella piramide del campanile. L'edificio, non più agibile in sicurezza, fu transennato dai vigili del fuoco e chiuso al culto. E per un decennio l'edificio sacro rimase così, quasi abbandonato e dimenticato nella campagna valtiberina. Finché, dopo dieci anni di insistenze, finalmente nel 2011 le richieste del parroco don Quinto Giorgini furono accolte e partirono i lavori di restauro. Dodici mesi circa il tempo necessario per rimettere a nuovo la chiesa, ripararne le lesioni, consolidarla assieme alla canonica, riportarla insomma all'antico splendore. E così finalmente il 18 ottobre, festa di S. Luca Evangelista S. Patrono, il sacro edificio è tornato al suo antico splendore. Una chiesa dalla storia lunghissima, consacrata l'8 giugno del 1150 dall'allora Vescovo di Città di Castello Ubaldo, allora dedicata al SS.mo Salvatore e ai S.S. Simone, Giuda, Stefano, Giovanni e Paolo. Bisognerà attendere il 1508 per trovare come titolare S. Luca. Quell'antica struttura però oggi non esiste più, sostituita dall'attuale edificio edificato nel 1742 e restaurato una prima volta nel 1888. Nel 1899 questa chiesa era talmente bella da essere definita nel verbale della visita pastorale compiuta quell'anno "un gioiello". E pur con qualche ritocco ancora da ultimare, la chiesa si presentava davvero bella, nella semplice eleganza delle sue linee, nella campitura uniforme del suo nuovo intonaco, nello sguardo sereno della statua della Vergine della Consolazione che qui da sempre si venera. Ed è toccato proprio a don Quinto Giorgini, l'ultimo di una serie di rettori che prende le sue mosse da un certo don Ugo nel 1230 ed arriva fino a oggi, passando per tanti sacerdoti che hanno servito con più o meno dedizione questa chiesa, tra i quali ci piace ricordare don Marcello Pasqui, parroco per oltre 60 anni, tra il 1887 e il 1948, costruttore del bel campanile a piramide ancora oggi visibile all'esterno. La S. Messa è stata concelebrata da mons. don Domenico Pieracci ed accompagnata dalle musiche del maestro Vittorio Perla alla tastiera. Molto folta la partecipazione del popolo, con presenze non soltanto da Borgacciano ma anche dalle altre frazioni e parrocchie monterchiesi oltre ai rappresentanti di alcune associazioni paesane. Particolarmente accorato il richiamo di mons. Pieracci durante l'omelia, un messaggio che possiamo considerare come la sintesi della serata. Il parroco di Lippiano infatti si è appellato ai fedeli della frazione perché ora che la chiesa è stata riaperta, non venga lasciata chiusa ad ammuffire, ma vissuta tutti i giorni, anche con semplici gesti come dare una spolverata o dire una preghiera, perché l'attenzione per la propria chiesa materiale è simbolo e rappresentazione dell'amore per la chiesa spirituale di cui tutti i battezzati sono partecipi nell'amore per Gesù Cristo. Nell’immagine a centro pagina la Madonna del Parto.

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Dalle nostre parrocchie

da Santo Stefano a cura di GM La festa per la Fernanda Il giorno 5 ottobre, come diciamo anche a pag. 31, la signora Fernanda Cheli ha compiuto 100 anni. Un traguardo molto ambito e non facile, ma la Fernanda, chiedendole come aveva fatto ad arrivare a 100 anni, lei risponde: «Un giorno dopo l’altro.» Questa è la sua ricetta! I Festarini di Santo Stefano nell’occasione di questo centenario sono andati in gruppo a farle gli auguri consegnando una targa con questa dedica: Ai 100 anni della signora Cheli Fernanda per un grande traguardo nella vita. La Comunità di Santo Stefano La festeggiata ha apprezzato molto la nostra visita ringraziando di cuore i presenti e tutta la Comunità. P.S. In una domenica successiva all’anniversario la Fernanda è stata di nuovo festeggiata con un pranzo in un noto ristorante di Caprese, circondata da molti parenti e amici. Nonostante i suoi cento anni è stata sempre all’altezza della situazione salutando tutti e ringraziandoli della presenza. Grazie a te Fernanda! E avanti ancora per molti anni.

Presepe 2012 Siamo quasi a dicembre e il Natale si avvicina a grandi passi. È solito, nella chiesa di Santo Stefano, creare un bel presepe.

Ci auguriamo che anche quest’anno i Festarini, con i collaboratori, prendano l’iniziativa e diano il via all’allestimento del presepe che è sempre stato molto apprezzato e visitato da tante persone. Aspettiamo l’aiuto anche da chiunque possa e voglia collaborare affinché si riesca nell’intento prefissato. Grazie a chi parteciperà.

Targhe Nel mese di ottobre i Festarini e collaboratori della festa di settembre si sono ritrovati assieme nella casina del prato consumando una modesta cena. In questa occasione è stata consegnata la targa ai Festarini uscenti quali: Chieli Loretta, Bozzi Lauretta e Orlandi Giuseppe. Grazie del lavoro svolto e siamo certi che continuerete a partecipare alle attività della Comunità. da Tubbiano a cura della Rita e della Rina

Madonna del Rosario

Il 14 di ottobre, come è consuetudine e come gli tocca, festa della Madonna del Rosario a Tubbiano. Ha celebrato la Santa Messa Padre Giovanni da Gricignano, assistito da don Romano. Abbiamo fatto anche una breve processione qui per l’antica strada della Dogana e per concludere la giornata noi del posto abbiamo preparato un piccolo rinfresco. Erano presenti diverse famiglie, dal Cantone, da Monte e, naturalmente, da Tubbiano. Erano presenti anche alcuni amici da San Leo. La domenica dopo noi ci siamo potute così recare a San Leo dove in quella domenica si celebrava la Madonna del Rosario nella parrocchia nostra confinante. Per Natale abbiamo in animo di allestire il presepe qui nella chiesa e contiamo sull'aiuto di volenterosi parrocchiani.

Festa dell’Immacolata Concezione di Maria SS. al Santuario del Carmine

8 dicembre 2012 Ore 10 S. Messa solenne con la partecipazione del “Coro del Millenario”, che eseguirà la Missa Millenarii composta dal maestro Roberto Tofi in occasione del millenario della città di Sansepolcro. Visitate i presepi!! All’avvicinarsi del Natale in tutte le nostre parrocchie gruppi di volontari allestiranno con rinnovato impegno i presepi all’interno delle varie chiese. Vi invitiamo a visitarli e vi renderete conto dello straordinario lavoro fatto. Dai più importanti delle chiese principali a quelli più semplici (anche con meno operai) delle nostre chiese di campagna che faticano a restare aperte. Se lo sono, è appunto grazie a queste persone affezionate alle ‘loro’ chiese, luogo sacro per i passaggi più importanti della loro vita e di quelli della loro famiglia da svariate generazioni.

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Un lettore ci segnala i suoi articoli preferiti

Quando arriva l’Oratorio

Pubblichiamo questo messaggio di Andrea e lo ringraziamo per le belle parole che ha rivolto alla Redazione e per averci segnalato i suoi articoli preferiti. Poi ci tira un po’ le orecchie sulla matematica e ne prendiamo senz’altro atto.

Q

uando arriva l’ORATORIO mia moglie se ne impossessa e me lo passa solamente dopo averlo assorbito a suo modo. Prima lo sfoglio rapidamente per rendermi conto dei contenuti e poi leggo le parti che più mi interessano. Sono cultore di materie scientifiche, ma amo anche la storia e i motivi degli avvenimenti, compresi quelli che hanno interessato i nostri territori. Sopra il comodino tengo sempre un trattato di storia che ripasso per un’ora o due prima di dormire. Quando riesco ad averlo, sopra il comodino tengo invece l’ORATORIO che leggo con gusto saltabeccando da una pagina all’altra in cerca di argomenti più interessanti. C’è sempre qualcosa di interessante; per esempio nel n°4 di Agosto-Settembre 2012, i pezzi che più mi hanno positivamente stimolato sono: - quello relativo alla figura del compianto Mons. Don Nilo Conti; - la foto scattata nel Luglio del 1958 dopo la Prima Messa di Don Arialdo Ruggeri, mio amico sin dall’infanzia, alla quale partecipai; - quello di “STORIA PAESANA” avente per argomento la storia del Ponte sulla Sovara in località Molin d’Agnolo redatta dall’ottimo Maestro Flavio Mercati che sa far ricerche precise e ben raccontarle (questa volta veniali imprecisioni sono scusate). I suoi scritti li ho raccolti e conservo;

- quello relativo alle ottime puntate delle “NOSTRE CHIESE NELLA STORIA NELL’ARTE” del competentissimo studioso Mons. Quinto Giorgini; - dulcis in fundo, quello bellissimo del Prof. Daniele Finzi, dal titolo “PASSEGGIANDO”, dove racconta stupendamente una passeggiata ma in modo, però, che il lettore possa vedere, come in un dipinto d’artista, i particolari che allietano e quelli che rattristano. L’ho più volte letto, tanto è piacevole, per gustare il suo modo di scrivere scorrevolissimo nell’impeccabile rispetto della grammatica e della punteggiatura. Leggendo non vi è bisogno di tornare indietro per capire, come spesso accade. Ma d’altra parte tutti i sui libri sono capolavori. *** Qualche anno fa proposi al buon e bravo Mario Del Pia, deus ex machina dell’ORATORIO, di riservare un angolo del periodico alla matematica e alle materie scientifiche in genere, da trattare in modo semplice. Torse la bocca e arricciò il naso. Capii che aveva ragione, perché impera molta refrattarietà a tali discipline preferendo cose più lievi e intuitive che non impegnino molto. Vedo con soddisfazione che finalmente sono pubblicati dei quesiti “sprizzacervelli” e formulo loro sinceri auguri di lunga vita, stante che la fobia ad essi oggidì dilaga. All’ ORATORIO e ai suoi benemeriti artéfici lunga vita.

Foto con didascalia

Foto con didascalia

Questa signora ritratta davanti a un bel camino in legno di un artigiano del Monte S. Maria è la Maria Maestri moglie di Narciso Pancioni, venuto a mancare purtroppo questa estate. Narciso è l’erede diretto di quel Pancioni che uccise l’Homo Selvatico. Ci troviamo alla Murcia, parrocchia di Pianezze, nei cui boschi si trova la “Tina” dell’Homo selvatico.

Che la Rita Bigioli fosse un po’ strana s’era visto tutti (ed anche simpatica e animatrice della Comunità di Santo Stefano). Ma ora anche le piante del suo orto cominciano a comportarsi in modo non del tutto canonico. Ecco il frutto, veramente fuori del normale, del suo caco coltivato con grande cura nella zona della via del Molin Bianco.

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Grande successo e partecipazione per la prima edizione de L’Intrepida

QUANTA STRADA NEI MIEI SANDALI… a cura della Banca di Anghiari e Stia

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omenica 21 ottobre ad Anghiari si è svolta la prima edizione de L’Intrepida, pedalata cicloturistica non agonistica per le strade che il 29 giugno 1440 furono scenario de La Battaglia di Anghiari, resa immortale da Leonardo da Vinci. L’evento, organizzato dall’Asd Gs Fratres Dynamis Bike e che ha avuto come sponsor principale la Banca di Anghiari e Stia, con 207 iscritti ha riscosso un successo superiore a ogni più rosea aspettativa. La pedalata si è sviluppata su due differenti percorsi - uno lungo da 85 km e l’altro, corto, da 42 - e ha visto la partecipazione esclusivamente di ciclisti con abbigliamento d’epoca consono all’evento e muniti di bici storiche costruite prima del 1987: con telaio in acciaio, con leve del cambio sul tubo obliquo del telaio, con i pedali muniti di fermapiedi e cinghietti e con il passaggio dei fili dei freni esterno al manubrio. L’Intrepida ha dato ai partecipanti la possibilità di pedalare in una delle zone più belle della provincia di Arezzo e di tutta la Toscana. I due tracciati hanno toccato 4 comuni (Sansepolcro, Citerna e Monterchi, oltre chiaramente ad Anghiari), composti per circa il 40% da bellissime strade bianche. Gli atleti si sono rifocillati nei due ristori d’epoca inseriti lungo il percorso. Starter d’eccezione della manifestazione, l’ex campione del mondo Maurizio Fondriest, che ha dichiarato: “È stato un piacere ed un onore per me essere lo starter di questa bella manifestazione. Ho visto grande entusiasmo, tanti amanti di ciclismo – ha spiegato uno dei più grandi corridori dell’epoca moderna – ed un paese bellissimo. L’Intrepida ha le qualità per diventare un evento imperdibile per tutti gli appassionati del genere. Magari in futuro ritornerò con la mia vecchia bicicletta e sarò al via”. L’evento ha visto anche la partecipazione straordinaria di Piero Scapecchi. Le bellezze del paesaggio hanno fatto da straordinaria cornice all’evento ed hanno dato alla prima edizione de L’intrepida una caratterizzazione unica. Tra i partecipanti anche l’ex professionista Fred Morini. Il Direttore Generale della Banca di Anghiari e Stia Fabio Pecorari, con abbigliamento rigorosamente d’epoca, ha fatto da apripista con una Seicento del 1963. “Sono molto soddisfatto del successo riscosso dall’evento – dichiara il Presidente dell’Asd Gs Fratres Dynamis Bike Fabrizio Graziotti – in quanto, trattandosi di una manifestazione di nicchia, non contavo su una partecipazione così ampia. Se la prima edizione è andata così bene, c’è ben da sperare per l’anno prossimo e si apre la prospettiva di far diventare l’Intrepida un appuntamento fisso. Bella anche la serata conviviale al Castello di Sorci grazie anche al prezioso intrattenimento offerto dalla Compagnia dei Ricomposti. Voglio inoltre ringraziare personalmente tutti i partecipanti e gli organizzatori, in particolar modo la Banca di Anghiari e Stia e le Pro Loco di Felcino Nero e Ponte alla Piera. Arrivederci all’anno prossimo”.

Le illustrazioni, dall’alto in basso. * Fabrizio Graziotti, ma conosciuto come Iccio, intervista Maurizio Fondriest. ** Il Direttore Generale della Banca di Anghiari e Stia Fabio Pecorari con una seicento del 1963. *** La locandina della manifestazione qui a lato.

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Sulla dieta Mediterranea

In gennaio la conferenza del dott. Piccini presso la sala conferenze della Misericordia

Dal prossimo gennaio 2013 nei nostri ambulatori di Corso Matteotti 129 eserciterà la professione il Dr. Fabio Piccini. Fabio Piccini, medico e psicoanalista membro della società internazionale junghiana, è esperto in disturbi del comportamento alimentare. Perfezionatosi in Sport and Exercise Nutrition a Toronto, frequenta un dottorato in Alimenti, Nutrizione e Salute presso la facoltà di Medicina dell’Università Politecnica delle Marche in Ancona. Fondatore e moderatore del sito internet www.anoressiabulimia.it, è autore di numerosi articoli e libri su questi argomenti. Tra i più recenti: Anoressia, Bulimia, Binge Eating Disorders (CSE), Ri-vedersi (RED), Pane al Pane e Vino al Vino (Franco Angeli), Non di Solo Pane (Baldini, Castoldi e Dalai). *** Nel mese di gennaio, presso la nostra sala conferenze, il dottor Piccini terrà una prima conferenza riguardante la dieta mediterranea; ci verranno date le risposte alle domande che, forse provocatoriamente o forse no, lo stesso medico ci pone qui di seguito. Verità e bugie sulla Dieta Mediterranea. Qual è la dieta più antica e più salutare del pianeta? Molti di voi risponderebbero probabilmente a questa domanda: “…è la Dieta Mediterranea! ” Esatto! E sapete quali sono le regole della vera Dieta Mediterranea? Siete sicuri di conoscerle tutte? Sapete ad esempio come usare le restrizioni caloriche e

nutrizionali presenti in origine nell’alimentazione seguita dalle popolazioni rurali dell’isola di Creta (cui la dieta mediterranea deve la sua fama, la sua origine e il suo nome)? Sapete che questo è lo stesso stile alimentare che l’uomo ha adottato per quasi due milioni di anni, da quando cioè è arrivato sul pianeta Terra? E non è un caso se per la maggior parte di questo tempo l’uomo non ha mai sofferto di sovrappeso, obesità, diabete, malattie cardiovascolari, demenze, e tante altre patologie che oggi costituiscono invece le principali cause di disabilità e di morte degli abitanti dei paesi più industrializzati. E che paiono discendere proprio da errori nutrizionali. Sapete che da ormai quindici anni fisiologi e neuroscienziati conducono studi approfonditi e controllati sui diversi protocolli di restrizione calorica e nutrizionale presenti nella dieta mediterranea originaria? E che questi studi hanno dimostrato che il fatto di alternare queste pratiche nutrizionali a periodi di normale alimentazione permette di proteggersi - o indurre la remissione - della maggior parte delle cosiddette malattie del progresso allungando addirittura l’aspettativa media di vita? Perché tutte queste cose non sono mai state divulgate? Perché in giro non se ne è mai parlato? Provate a indovinare… Nel mese di gennaio presso la sala conferenze situata presso la sede della Confraternita di Misericordia di Anghiari, il Dr. Fabio Piccini vi insegnerà come utilizzare questi protocolli alimentari per mantenere (o ritrovare) la linea, la vitalità e la salute che caratterizzavano i nostri antenati. Siete tutti invitati a partecipare.

Controllate che l’indirizzo nel giornale sia esatto. Aiuteremo i postini e il giornale non andrà disperso. L’Acquisti e Zanetto Fabbriciani

Ai cari fratelli sorelle conosciute davanti alla morte poco c'è di lume

Nella fattoria dei Bartolomei duri i lavori senza piagnistei

Altri due nostri concittadini sono loro morti ma sempre a noi vicini

Il tempo passa la vita va a finire ma questo giovane aveva un avvenire

Si cerca coraggio ma il dolore avanza quando la morte ricorre alla sua danza

Quanti di giorni passato l'uno accanto lavorando di vanga con il Fattore accanto

Ricordo il Gigio quando era piccolino allora viveva in quel di Sant'Agostino

Ma la morte con tentacoli pronti non vuole saperne di farci i conti

Anche lo Zanetto amico tanto caro ad ogni incontro saluto con la mano

Erano i giorni non troppo felici al duro lavoro avevamo le radici

La grande famiglia della cara Zanetta una covata davvero prediletta

Lei non desiste e con la sua lama lei della morte ormai regge la fama

Negli anni ruggenti quelli giovanili i nostri incontri in lavori continui

Ora Zanetto riposerà in pace ma il dolore per tutti è rapace:

di Armando Zanchi

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100 anni

Tante le opere giunte a Monterchi

Poesie nel cassetto

Vi proponiamo sotto due delle tante poesie pervenute all’iniziativa promossa dall’Amministrazione Comunale e dall’Archivio Nazionale della Poesia inedita per l’edizione 2012 di “Poesie nel cassetto” ANGELI TERRENI

Siamo venuti a trovare la Fernanda, perché proprio oggi, 5 ottobre 2012, compie 100 anni tondi tondi. Era nata a Santa Fiora, in una delle case del Piazzone. Da Santa Fiora vennero in un podere di San Rocco, a quel tempo erano contadini. Fu proprio in questo periodo che conobbe Talete Chieli che a quel tempo abitava al Poder Novo, un poderone, uno dei più grossi della vallata. Si sono conosciuti, pensate, in occasione della festa a San Lorenzo, il dieci di agosto. Una volta sposati è andata a stare nelle case accanto a Bardellone, in Viaio. Poi hanno iniziato a costruire questa casa qui, sul Ponte dei Sospiri, dove Fernanda abita ancora. Fu costruita dalla ditta Bombacci. Queste notizie ce l'ha raccontate la Fernanda stessa che alla fine ha esclamato: -Cento anni son parecchi eh! Son parecchi a sintilli dire. Adosso poi sono anche più!Auguri Fernanda!! Nella foto i rappresentanti di Santo Stefano fanno visita alla Fernanda Cheli per i suoi cento anni!

Un cane attempato all’ufficio postale Nell’ufficio postale nell’angolo accucciato ho visto un cane lupo robusto ma attempato, ogni tanto si alzava, scrutava gli arrivati che venivano da lui tutti ben annusati. Forse cerca il padrone, ho pensato dolente Per questo con cura lui annusava la gente Il cane mi guardava attonito e stupito Quasi a volermi dire: “Come non hai capito”?

Anghiari 31-08-2001

Maria Grazia Comanducci

VIVA LA MISERICORDIA! Onda di montagne cui fanno cuscino di verde colline lontane, un risuonare di voci naturali, anche di pianto: è il cuculo che stride in fondo al bosco dove angeli di verde dipinti provvedono ai mestieri, ricerca di un viver civile. Son tanti, son tutti volontari amano la vita e la donano, se necessario. Artisti della misericordia accendono la speranza dove manca corrono attenti al grido di dolore: un gesto d’amore vestito d’azzurro. Enza Tacconi Bartolomei

Si, ce l’ho il padrone, non sono abbandonato, vedi come sono lustro e non sono affamato, ho chiesto come tanti la disoccupazione d’altronde ho lavorato anch’io per un padrone. E spero d’incontrare un ciuco che comanda perché per la pensione ho fatto la domanda e per battere i tempi e la burocrazia, finché non me la danno da qui non vado via”.

La mia vita aveva trovato uno scalino insormontabile per le mie sole forze: ma sono arrivati “loro”. Il sangue che ora scorre nelle mie vene non è più il mio: è il “loro”. Ho detto grazie, cento mille volte, ma mi hanno risposto: “siamo fratelli”. Ho voluto che mia figlia conoscesse questi angeli che mi hanno permesso di vederla crescere. Piccolina, ha offerto loro il suo sorriso, la sua ingenuità: “Mamma, ma non hanno le ali”.

Compleanni

Lela Lega

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Essendo iscritto a Facebook tutte le settimane, da qualche parte dell'universo internet, mi arriva un messaggio con i compleanni che cadono nella settimana a venire. Io cancello subito il messaggio e molto spesso senza nemmeno guardare i nomi, perché se mi devo ricordare le date ascoltando quello che mi dice un compiuter preferisco dimenticarmene (come spesso purtroppo accade).


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FAT I M A

opo tre giorni da turisti a Lisbona e la visita ai Monasteri di ALCOBAÇA, BATALHA, TOMAR, interessantissimi edifici sia dal punto di vista artistico che spirituale, il nostro cammino di pellegrini si è fermato a FATIMA, oasi di preghiera e di silenzio che ci ha fortemente coinvolti e non soltanto a livello emotivo. Un piazzale vastissimo in fondo al quale sorge la basilica: una sensazione immediata di pace e di protezione, un silenzio ed una luce particolari che avvolgono e invitano subito alla preghiera. Tutto è semplice e poco appariscente: la Cappellina delle apparizioni sotto la tettoia, il leccio dove il piede di Maria si è posato, le tombe dei pastorelli. Ma ciò che subito tocca il cuore ed interpella nel profondo è la domanda della VERGINE rivolta ai tre veggenti: Quereis ofecerer vos a Deus? Volete offrirvi a Dio? La proposta, pienamente accolta da Giacinta, Francesco e Lucia, invita ciascuno ad essere testimone credibile, a vivere anche oggi il Vangelo in modo autentico. Per questo Don Marco ci ha guidato nella preghiera, attraverso la recita del rosario, l’ascolto di brani del Vangelo, la lettura delle meditazioni di Don Tonino Bello, ricche di espressioni di lode verso Maria, donna del silenzio, ma sollecita, umile ma determinata nella sua risposta all’Amore. “Obbedire in piedi”, allora, seguire il Suo esempio di dedizione totale a Dio, diventa anche la nostra meta, frutto di una scelta consapevole. Ognuno di noi è stato specchio per l’altro nella fede: la recita del rosario e la partecipazione alla Messa nelle varie lingue, il percorso in ginocchio di alcuni pellegrini verso la cappellina, con devozione non ostentata, ha sollecitato tutti a pregare per gli altri, per chi soffre, per chi cerca una risposta ai propri perché, per ciascuno di noi che insegue false soddisfazioni. A Fatima capisci ciò che conta veramente, dissipi i tuoi dubbi di fede e sei appagato dalla pace del cuore che riposa in Cristo. Allora, senza indugio, vai verso la cappella del Santissimo Sacramento ad adorare in silenzio Gesù “nascosto” e non ti annoi, anzi il tempo si dilata e non vorresti uscire da quello stato di quiete interiore che ti fa guardare verso il Cielo. Esci per raggiungere la cappella della Riconciliazione, dove ti accosti al Sacramento della Confessione con una leggerezza ed una gratitudine verso quel sacerdote che ti accoglie con il sorriso di chi sa che perdona nel nome di Gesù. La processione serale con la statua della Vergine, tanta gente con le fiaccole accese che prega e canta, ti immergono in una serenità che vorresti racchiudere nel cuore per sempre e viverla poi nella prosaicità di ogni giorno. La Via Crucis che abbiamo percorso in preghiera, seguendo l’itinerario dei pastorelli per raggiungere la Cova da Iria con il loro gregge, ci ha fatto gustare un ulteriore momento di ricchezza interiore; un paesaggio aspro e povero di vegetazione,

un terreno incolto ed arido, immerso in un silenzio profondo, ci ha fatto riscoprire il gusto dell’essenzialità, evidenziato anche dalle povere case di Aljustrel, abitate dai tre ragazzi. La semplicità della loro vita, l’obbedienza e il sacrificio di sé stessi per la salvezza delle anime come Maria chiedeva loro, sono stati di monito al nostro spirito di inguaribili farisei: spesso preferiamo inchinarci verso chi ha successo e conta nel mondo, lasciando poco spazio alle “cose invisibili” che, come ci ricorda San Paolo, sono quelle durature. Ma la Vergine Maria si china verso di noi, conosce le nostre miserie e le asperità della vita e ci è Madre buona e comprensiva; percorre le nostre stesse strade, infondendoci coraggio e indicandoci la nostra vera Dimora; ci invita perciò alla preghiera e non si stanca di chiederci: VOLETE OFFRIRVI A DIO?

Marida

Nella foto grande il gruppo degli anghiaresi nel piazzale antistante il santuario di Fatima. Sotto don Marco mentre celebra la Santa Messa nella casa natale di Sant’Antonio da Padova a Lisbona e, infine, il portale di ingresso del monastero di Batalha. Nel timpano, sotto un baldacchino, è posto Gesù Cristo in trono attorniato dai quattro evangelisti.

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Liuteria, Audiovisivo e Multimediale i nuovi indirizzi

ono trascorsi i primi 50 anni di vita dell’Istituto d’Arte d’Anghiari, realtà unica nel panorama della scuola italiana e, dopo mezzo secolo, esso continua la sua importante azione formativa adeguandosi alla recente riforma della scuola superiore, con rinnovati indirizzi di studio. Il Polo Liceale delle Arti, già decollato nella città di Arezzo e che oggi si amplia verso la Valtiberina, una grande famiglia di oltre 1500 studenti che vede nel Convitto Nazionale il proprio fulcro e forza, si presenta ai propri futuri utenti in modo deciso e rinnovato con percorsi liceali di alto livello, dove si viene per scelta e non per ripiego! Il nuovo Liceo Artistico di Anghiari, in particolare, è in grado di offrire due indirizzi di studio: il tradizionale DESIGN DEL LEGNO, arricchito con una sezione di LIUTERIA da una parte ed il moderno e più avvincente AUDIOVISIVO MULTIMEDIALE dall’altra. Grazie ad essi, la scuola è in grado di coniugare la cinquantennale esperienza dello storico Istituto d’Arte nel settore del Legno, con le più moderne tecnologie nel settore delle comunicazioni audiovisive, aprendo le porte ad interessanti ed inediti futuri sbocchi professionali. Due indirizzi, quindi, che nella loro diversità si completano e si danno forza l’uno con l’altro, prefigurando una scuola che dà una preparazione liceale di alto spessore. Particolarmente importante l’assoluta novità della sezione dedicata alla liuteria, la più antica e nobile arte della lavorazione del legno, che si avvale della collaborazione di affermati esperti del settore. Con l’obiettivo di formare il liutaio del futuro, viene intrapreso un attento studio delle tecniche costruttive del passato, seguendo criteri filologici che consentano all’allievo non solo di riprodurre strumenti musicali fedeli a quello originali, ma anche di attuare interventi di restauro su quelli antichi. L’offerta formativa del Liceo Artistico di Anghiari è completata ed ampliata, poi, dal Convitto Nazionale che offre la possibilità del semi-convitto per gli alunni residenti in provincia ed il convitto per tutti gli altri alunni provenienti dal resto d’Italia.

Il Liceo Artistico di Anghiari continua ad avere la sua sede nello storico palazzo di via Garibaldi, nel centro del paese, recentemente ristrutturato a norma di legge ed attrezzato per soddisfare tutte le esigenze formative, dai laboratori del legno (vere e proprie botteghe artigiane), alle aule specialistiche ed ai due laboratori di informatica, di cui uno dedicato alla computer grafica. È dotato di LIM (Lavagna Interattiva Multimediale) e di una rete Internet interna con piattaforma e-learning. I suoi studenti, fin dal primo anno, si avvalgono dell’ausilio di un notebook personale con il quale interagire nello studio delle varie materie con il Web ed abbattere così, nei cinque anni, l’onerosa spesa per l’acquisto dei libri di testo di oltre il 50%. Dice il dirigente scolastico Luciano Tagliaferri:” L’idea che abbiamo è quella di consolidare nel tempo in Anghiari, in stretta collaborazione con l’Amministrazione Comunale, un importante polo formativo legato sia all’Arte del Legno ed al Restauro dell’Arredo Ligneo che alla Liuteria, con l’obiettivo di fare in modo che nei prossimi cinquant’anni il Nuovo Liceo Artistico anghiarese ritorni ad essere il punto di riferimento per tutti, nel prestigioso settore dell’artigianato artistico di qualità e volano di sviluppo per l’intero territorio. L’aggregazione al Convitto Nazionale di Arezzo, poi, permetterà a tutti gli studenti italiani di iscriversi all’unica scuola che avrà anche il primo indirizzo di Liuteria e Restauro di Strumenti Musicali.” Insomma, il Nuovo Liceo Artistico di Anghiari, una piccola realtà scolastica per chi ha… grandi idee!!! Sotto il titolo - Un allievo della nuova sezione di liuteria al lavoro. Qui sopra - La nuova aula audiovisiva multimediale con gli studenti della classe prima.

Da sabato 15 dicembre 2012

Novena del Santo Natale In Propositura alle ore 18 la novena non si tiene i giorni festivi

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Cinquant’anni insieme

Oltre che collega: una “alter ego”

È caduta una STELLA Dalla celeste volta del cielo è caduta una folgorante Stella, questi si chiamava: Daria Majoli in Mariani, che lo scrivente ha avuto collega in missione scolastica, per fugaci 22 anni. La divina provvidenza ci ha riuniti fraternamente, in un plesso scolastico “esempio unico”, oggetto di elogio da parte di tutti i superiori. La Cassa di Risparmio di Firenze ci fornì molti sussidi didattici; la nostra scolara, Assuntina Guadagni, vinse, il 31 ottobre 1959, il premio di lire 5.000, per il miglior tema sulla giornata del risparmio, in ambito comunale. Idem nell'anno 1966. I 126 alunni del plesso “I Vagnoni”, assidui possessori del libretto a risparmio, furono tutti premiati con una gita presso la sede fiorentina, accompagnati dalla zelante maestra. Ricordo la passeggiata fino al bosco dei Cappuccini per mostrare ai bambini il primo cippo garibaldino all'eroe. Ma la gioia del nostro dovizioso lavoro consiste e perdura, nell'avere contemporaneamente dato e ricevuto “umanità” . Dico questo perché i cultori del ramo mi hanno detto, fare il maestro è una missione, svolgerla bene è arte, “vi affidiamo dei bambini e ci rendete degli uomini”. Preziosa collega per avermi consigliato nella speranza, con la Sua determinata saggezza, impetro per Lei ogni divina grazia. Come dice la massima: “La vita è un'ombra che sfugge”, io aggiungo – l'importante è inseguirla, nonostante il carducciano “e mai non giunsi il fine”. Le Maestre o i Maestri raggiungono SEMPRE un nobilissimo fine. Innanzi che... “di lontano. Pace dicono al cuor le tue colline”. Carlo Vagnoni

Pedibus di Clèto

Mi piacerebbe che l'iniziativa partita ad Orvieto in questo anno scolastico fosse ripetuta anche per Anghiari. Si tratta di organizzare dei percorsi dove, sotto la guida di accompagnatori “armati” di pettorine, palette e fischietti, i ragazzi raggiungono la scuola a piedi. È un modo per fare attività ma soprattutto per stimolare l'aggregazione fra i nostri giovani. Coinvolte in questa esperienza Scuola, Comune, Usl e Associazioni. Mi piacerebbe che anche nel nostro Anghiari si ripetesse una simile esperienza organizzando un “bus” che dalla Giardinella o dall'Acquedotto raggiungesse la Scuola Elementare o, magari, anche la Media.

Domenica 14 ottobre scorso, Adriana Bini e Angelo Magri hanno ricordato il loro cinquantesimo anniversario di nozze partecipando alla Santa Messa nella bella chiesina di Sigliano (Comune di Pieve Santo Stefano). Al rito religioso erano presenti parenti ed amici, con le belle parole del parroco don Bruno Cortelazzi. Adriana ed Angelo si erano uniti in matrimonio il 14 ottobre del 1962 nella chiesa dei Cappuccini di Sansepolcro, parrocchia della sposa. Un frate del Convento aveva coronato il loro sogno d'amore alla presenza di Nello Fanini, testimone per lo sposo, e Carlo Pecorai (allora Sindaco di San Giustino), testimone per la sposa. Nella foto li vediamo al momento dell'uscita dalla chiesa. Agli sposi giungano tanti auguri di un lungo proseguimento insieme, dai familiari e dagli amici. Volentieri anche noi della Redazione mandiamo i nostri auguri a Renicci, dove abita la famiglia Magri.

Benedizione dei bambinelli del presepe

Domenica 23 dicembre, antivigilia di Natale, durante la Santa Messa delle ore 11, in Propositura, benedizione dei Gesù bambino da porre nei presepi delle nostre chiese e nelle abitazioni la notte di Natale. Cogliamo l’occasione per ricordare l’invito a tutte le famiglie ad allestire il presepe nelle proprie case, aiutando bambini e ragazzi in questo compito. Il presepe è un forte segno della nostra tradizione cristiana, e ci auguriamo che in ogni famiglia sia presente. 34


La ricorrenza festeggiata presso la Ripa

Da Montauto auguri speciali

Sant’Agostino

Canzonetta per Natale Buon Natale! agli Anghiaresi molto vispi e assai cortesi alla Sabrina che col pane s’infarina alla Simona che è bravissima e anche buona a tutti i Busatti che faranno bavaglini per i gatti al Maestro Sannai che promette agli assenti molti guai ad Alessandro che in negozio ci ha pure uno scafandro all’Angela gentilissima dei giornali padrona squisitissima a Giulio gran pianista di allievi si allunga la sua lista a Giovanna che mi vende con sorrisi latte e panna del Cenacolo alle suore che ci aspettano con amore a Don Marco che con zelo ci spiega la domenica il Vangelo. Ai tre castelli! Che dopo la torrida estate aspettano le grandi nevicate. Ora suonan le campane vengono genti vicine e lontane. Buon Natale a tutta Anghiari che nel mondo non ha pari!

O

Lucrezia di Montauto

San Martino Sta per arrivare San Martino con il suo bellissimo cavallino è insieme al suo mantello rosso e io rido a più non posso. Ad Anghiari si cuociono le castagne anche se mi piacciono di più le lasagne la festa nel mio paese si sta avvicinando ed insieme a San Martino sto festeggiando! Martina Cirri 4aA

Festa san Martino

(da una ricerca di Loris Babbini sull’Oratorio n. 2/1976)

6 maggio 1386 - Agnolo di Cenni Ospedaliere di San Martino di Anghiari (Attuale Conventone di Via Matteotti 56) dà in soccio (in società per metà con detto Ospedale) un porcello et una troia, da dividersi la vigilia di San Martino per poterli distribuire ai poveri il giorno della festa, conforme al solito.

rmai per Anghiari sta diventando un appuntamento gradito quello della festa di Sant’Agostino, presso le suore Agostiniane, “Villa la Ripa”. Lo si è visto dalla partecipazione, numerosa e viva. L’ambiente del giardino in cui viene organizzata si presta perfettamente alla S.Messa e alla cena all’aperto. Ha presieduto la S. Messa in onore di Sant’Agostino Don Didier, hanno concelebrato Don Marco, Don Bartolomeo e il diacono Fabio Mondani, ai quali va il nostro ringraziamento. La figura e il messaggio di Sant’Agostino è stato brevemente presentato da suor Elisabetta, una suora agostiniana che vive e studia a Roma. Il cuore dell’esperienza e dell’insegnamento di Sant’Agostino si può definire, come lui stesso ha fatto in poche parole: “Dio è amore e l’Amore è Dio”, insegnamento che però richiede tutta una vita per essere compreso. Per questo suor Elisabetta, come anche Don Didier, hanno esortato a lasciarsi “accompagnare” da un Santo come Agostino, ottimo compagno sulla strada della propria esistenza. Nella celebrazione eucaristica, c’è stato l’accompagnamento di Siro Fontani e una parte dell’Ensemble Giovani Anghiaresi con il loro maestro, Cesare Ganganelli. Dopo la cena nel nostro giardino abbiamo avuto un momento di fraternità e di allegria grazie alle canzoni di Siro, talmente trascinanti da portare un bel gruppo di persone a ballare. Un ringraziamento a Roberto Stowasser per le bellissime foto, gratuite. Un ringraziamento speciale a: ENSEMBLE GIOVANI ANGHIARESI per la musica e il canto; a PUNTOCOM LOREDANA FABBRICIANI per la realizzazione della brochure; a MARCO PERNICI per la stampa; a SIRO FONTANI per la musica e il canto. E a tutti coloro che ci hanno aiutato alla RIUSCITA DELLA FESTA, GRAZIE!

Cordoni ma anche... Ci scrive Fabiano Giabbanelli per commentare la copertina del numero scorso, ricordandoci che “I Cordoni” fino a non tanti anni fa si chiamavano anche “Scalette rosse”, perché i vari gradoni erano realizzati in mattoni con dei bei cordoli in pietra sapientemente realizzati in pietra serena. Avevano sostituito la precedente pavimentazione in pietre e sassi degradata dal tempo. Il rimpianto di Fabiano è per le “Scalette rosse” ma soprattutto per la perfetta esecuzione dei lavori in pietra da parte dei nostri scalpellini.

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Alcune risposte su questo organismo pastorale della parrocchia

Cos’è la Caritas

A volte ci viene richiesto “Cos’è esattamente la Caritas? Quali sono i suoi obiettivi? E voi, alla Caritas di Anghiari, cosa fate di concreto? Di cosa parlate nelle vostre riunioni?” Più volte in passato abbiamo cercato di dare risposta a queste semplici domande, ed anche in questa occasione cercheremo di “raccontare” la Caritas in alcuni suoi aspetti più significativi, anche se in forma sintetica. Intanto è bene sottolineare che la Caritas non è un’associazione, non è un movimento di volontariato, ma è un organismo pastorale che agisce all’interno della Chiesa, e, come tale, è Chiesa stessa. Tale organismo pastorale è deputato a promuovere la testimonianza della carità della comunità cristiana; si impegna sin dall’origine, oltre che sul versante operativo in risposta ai bisogni, anche e soprattutto su quello pedagogico e di sensibilizzazione. Cosa facciamo di concreto ad Anghiari? La risposta più semplice è sicuramente quella di raccontarvi della raccolta e della distribuzione degli indumenti, dei generi alimentari e di quant’altro ci viene richiesto dai “più poveri” della Parrocchia. Interveniamo anche con modesti contributi economici attraverso il pagamento di utenze domestiche di prima necessità (acqua, Enel, gas…) sempre a favore di coloro che si rivolgono al nostro “Centro di Ascolto” chiedendo aiuto per sé stessi e per la propria famiglia; una valutazione approfondita dei nostri operatori determina successivamente le azioni da porre in atto. Interventi mirati vengono poi posti in essere presso famiglie con situazioni economiche e sociali particolarmente svantaggiate. I colloqui del “Centro di Ascolto” vengono tenuti nei locali della Parrocchia ogni mercoledì dalle ore 16,30 alle ore 18,00 mentre la consegna dei materiali, sempre nei locali della Parrocchia, avviene il giovedì dalle ore 16,30 alle ore 18,00. Altra attività fondamentale della Caritas è quella delle visite ai malati, alle persone sole, agli ospiti anziani della residenza protetta e della Ripa. Di cosa parliamo nelle nostre riunioni? Innanzitutto ci ritroviamo in Parrocchia ogni mercoledì alle ore 18 dopo il “Centro di Ascolto”, e la riunione, aperta a tutti, in linea di massima si protrae sino alle ore 19. Un mercoledì al mese la riunione viene mirata alla formazione prevalentemente catechistica dei componenti del gruppo, tenuta dal nostro direttore Fabio Mondani, Diacono; in tutti gli altri mercoledì la riunione viene “autogestita” di volta in volta dai presenti e le argomentazioni poste in essere riguardano alcuni aspetti fondamentali che di seguito Vi accenniamo attraverso l’illustrazione dei principi fondamentali della Caritas stessa. *** Il metodo pastorale della Caritas: Ascoltare, Osservare, Discernere per agire. La Caritas, al di sopra dell’aspetto puramente materiale della propria attività, deve far emergere la sua prevalente funzione pedagogica; alla stessa, infatti, è affidato un importante compito educativo nei confronti delle comunità, delle famiglie, della società civile in cui la Chiesa è chiamata ad essere luce. Si tratta di assumere la responsabilità dell’educare alla vita buona del Vangelo, che è tale solo se comprende in maniera organica la testimonianza della carità. In questo suo essere coscienza educativa di una carità

collegata alla giustizia e alla pace, la Caritas ha avvertito la necessità di assumere il metodo dell’ascolto, dell’osservazione e del discernimento, finalizzato ad animare la comunità cristiana ed il territorio alla solidarietà, alla condivisione ed alla prossimità. Non si tratta di un metodo nuovo ma si rifà allo stile di Dio stesso, finalizzato alla realizzazione di interventi di liberazione e salvezza del popolo in difficoltà e ad educare il popolo a fare altrettanto. Fortemente significativi sono il metodo e la pedagogia che emergono dalle parabole che Gesù racconta, per fare in modo che il suo insegnamento sia capace di raggiungere i più diversi ascoltatori. Emblematica, una per tutte, è la parabola del buon samaritano, nella quale Gesù ci presenta i tratti di un metodo pastorale che in quattro fasi va dalla rilevazione del fatto al coinvolgimento della comunità. a) Il fatto. “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono lasciandolo mezzo morto”. E’ il saper ascoltare ogni forma di emergenza che irrompe nel quotidiano sul territorio. b) La constatazione del fatto. “Un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e ne ebbe compassione”. E’ l’entrare dentro il fatto, è l’osservare, il rendersi conto, facendo una ricognizione dei dati significativi che fanno per«» cepire la portata della situazione. c) Il prendersi cura. “Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite versandovi olio e vino; poi, caricatolo sul suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui”. È il fermarsi, il discernere, il capire e il decidersi, per farsi carico della situazione conosciuta e offrire una prima risposta di liberazione. d) Il coinvolgimento della comunità. “Il giorno seguente estrasse due denari e li diede all’albergatore, dicendo: «abbi cura di lui e ciò che spenderai in più te lo rifonderò al mio ritorno».” e) Da parte dei commentatori, la locanda è indicata come l’immagine della comunità. È evidenziata quindi l’azione di animare, di far prendere consapevolezza e coinvolgere la comunità, affinché si esprima in carità che accoglie, condivida e offra la salvezza, che a sua volta ha ricevuto da Dio. Il “Va e anche tu fa lo stesso” è l’invito a far nostro questo stile, per abitare in modo adeguato, sia singolarmente sia comunitariamente, le più diverse situazioni di vita ed il territorio. *** Nelle nostre riunioni, quindi, affrontiamo le argomentazioni legate ai tre luoghi/strumenti pastorali propri senza i quali non è pensabile che una Caritas possa realizzare il proprio mandato: il Centro di Ascolto (ascoltare), l’Osservatorio delle Povertà e delle Risorse (osservare), il Laboratorio (discernere per agire). Entreremo in maniera specifica all’interno dei tre strumenti pastorali nelle prossime occasioni. Nel frattempo Vi rammentiamo che la Caritas è di tutti, per tutti ed in tutti; ha quindi bisogno anche del vostro aiuto, sia materiale che personale. Partecipate alle riunioni Caritas del mercoledì alle ore 18. Sarà il primo passo per un coinvolgimento più ampio ed operativo.

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A presto!


Auguri a Laura e Leandro Ecco come Laura Mencarini e Leandro Burioni ci hanno ricordato l’anniversario delle loro nozze. “Il 23 agosto 1987 ci siamo sposati nella Chiesa di Sigliano, dedicata a Santa Maria Della Pace, alla presenza del compianto Don Fabio Bartolomei e il 23 agosto 2012 abbiamo rinnovato le promesse matrimoniali nella nostra parrocchia di Micciano dedicata a Santa Maria Assunta. 25 anni fa, dopo il rito religioso, abbiamo festeggiato al ristorante “Il Cerro” e questa volta l’abbiamo fatto con una cena nella magnifica terrazza di Micciano. Ringraziamo Dio e la Madonna per questo periodo della nostra vita insieme, dove non sono mancati momenti tristi ma soprattutto felici come quando è nato nostro figlio Marco che ha coronato il nostro sogno d’amore. Un grazie a padre Giacinto che ha celebrato la Santa Messa e ci ha commosso con la sua omelia, un grazie speciale a parenti e amici che ci hanno sorpreso con regali, fiori, palloncini, musica, canti, ma soprattutto con tanto affetto e simpatia rendendo la serata indimenticabile!!! GRAZIE DI CUORE A TUTTI.” Amici e parenti quindi li hanno festeggiati a dovere nel mese di agosto ed ora da queste pagine inviano gli auguri per questa lieta ricorrenza. Anche noi della Redazione da Anghiari ci uniamo per un saluto a Leandro & Laura.

Le parrocchie x le missioni

Festa dei nonni

2.10.2012

Domenica 21 ottobre si è svolta nelle nostre chiese la raccolta in occasione della Giornata Missionaria. Ecco il risultato:

I nipoti ai loro cari nonni: -Nonno, nonnino giochiamo a nascondino? Ritorna un po' bambino e divertiti anche tu. Nonno nonnino, mi dai un soldino, la mamma non ne ha più! Nonna nonnina, che fai la calzina? Su dammi la manina, cantiamo una canzoncina. Sorridi un po' anche tu! Ma che peccato, il nonno si è stancato, la nonna si è fermata, si vuole riposà. Auguri nonni e lunga vita da noi che vi vogliamo bene!

Chiesa di Santo Stefano Propositura ore 9,30 e ore 11,00 Santuario del Carmine e Ponte alla Piera Chiesa della Croce Chiesa di Tavernelle

€ 235 € 990 € 570 € 105 € 200

Le somme raccolte saranno destinate ad una Borsa di studio per l’Università della Giordania e per le missioni in Kenya di Padre Remo e Don Valerio. La Parrocchia ringrazia tutti i fedeli che ci hanno permesso di raggiungere questo risultato.

Senesi Maria

Lunedì 31 dicembre Te Deum di ringraziamento Ore 17 a Tavernelle; ore 18 ad Anghiari in Propositura

SENZA PAROLE

SENZA PAROLE 37


Con i Musei gestiti dalla Toscana d’Appennino Società Cooperativa

Sul filo della Memoria…

Un Blog sulle attività educative dei Musei Testimonianze di Storia

Cari lettori dell’Oratorio, è con piacere che vi annuncio la presenza di uno spazio web interamente dedicato alle attività educative e didattiche di alcuni dei più importanti Musei della Valtiberina Toscana, in cui il nostro Palazzo della Battaglia è in evidenza per la propria offerta di contenuti. Ovviamente le attività del nostro Museo storico sono dedicate alle scuole, ma non disdegnano essere un primo passo verso la creazione di “laboratori educativi permanenti” fruibili da tutti i visitatori, grandi e piccoli, famiglie numerose o viaggiatori solitari. I temi trattati dalle attività ricalcano le peculiarità del percorso museale, illustrando in egual misura le caratteristiche che lo contraddistinguono, con un occhio attento ai grandi temi di Anghiari: la Battaglia e il suo paesaggio, che circonda il paese fieramente toscano. Particolarmente significative sono le attività che prevedono la possibilità di avere esperienze “sensoriali” con gli oggetti della storia, sicuramente un aspetto non comune e a cui il Museo aveva pensato da qualche anno. Il Museo quindi vuole dare un contributo fattivo alla crescita dell’offerta turistica di Anghiari come un luogo in cui i “forestieri” non “passano, apprezzano e se ne vanno”, ma passano, apprezzano e rimangono: consapevoli di vivere un concentrato di contemporaneità in un paesaggio di storia. Il Blog si chiama “un Mondo da scoprire nei Parchi e Musei della Valtiberina Toscana” e risponde all’indirizzo: mondodascoprire.blogspot.it. All’interno è possibile visionare anche attività dedicate ad altri musei, nell’ottica di una “messa in rete” delle risorse culturali della Valtiberina Toscana. Proprio per questo è stata creata la sezione “una rete di storie”, composta da proposte per visite speciali o viaggi scolastici, che creano punti di contatto fra Musei diversi su eguali tematiche, tutte con solidissime basi “valtiberine”. Cos’è un BLOG? Da Wikipedia, l'enciclopedia libera: Nel gergo di Internet, un blog è un particolare tipo di sito web in cui i contenuti vengono visualizzati in forma cronologica. In genere un blog è gestito da uno o più blogger che pubblicano, più o meno periodicamente, contenuti multimediali, in forma testuale o in forma di post, concetto assimilabile o avvicinabile ad un articolo di giornale.

A quasi sei mesi dall’inaugurazione del Museo delle Bilance possiamo fare alcune valutazioni: Il Museo piace molto, i visitatori (quasi 5000!) sono positivamente sorpresi dall’originalità della collezione e dalla bellezza dei pezzi esposti ma soprattutto sono colpiti dal modo diverso con cui il Museo racconta la storia. Raccogliere le opinioni dei turisti e leggere i commenti sul libro firma è uno stimolo per fare di più e migliorare l’offerta culturale e didattica del Museo, che deve essere un luogo dinamico e vivo. A tal proposito abbiamo in cantiere un progetto di parziale riallestimento delle sale, finalizzato soprattutto a potenziare l’apparato didattico che accompagna la visita. Alcune bilance verranno dotate delle merci che hanno pesato quando erano in funzione, mentre ad altre verrà assegnato l’importante compito di raccontare la storia particolare di luoghi e attività. Per fare questo abbiamo iniziato un lavoro di ricerca sulla storia locale che vogliamo approfondire ulteriormente con il contributo dei lettori de “L’Oratorio”. Stiamo infatti cercando materiale riguardante l’allevamento dei bachi da seta, le fiere contadine e gli orfanotrofi. Se qualcuno avesse vecchie foto o storie da condividere con noi, può contattare il Museo delle Bilance di Monterchi allo 0575 70713. Ricordiamo che nel periodo invernale i Musei di Monterchi sono aperti tutti i giorni, tranne il martedì, dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 17. Lorenzo Minozzi

Museo Madonna del Parto, tel. 0575-70713 E-mail: museomadonnadelparto@comunemonterchi.com Facebook: Museo Madonna del Parto - Museo delle Bilance

Gabriele Mazzi

Palazzo della Battaglia, tel. 0575787023, E-mail: battaglia@anghiari.it Facebook: Palazzo della Battaglia

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La vignetta di Scacciapensieri:

In attesa


CRONAC HETTA

Mese di Ottobre 2012

dei fatti più strani, più importanti o più semplici, avvenuti ad Anghiari e narrati da me Anghiarino Anghiarese.

Mese di Settembre 2012 Domenica 2. Oggi è morto Antonio Nardi di anni 81. Stava al Borgo ma per molti anni ha abitato al Ronco. Martedì 4. Oggi è morta Barbera Battistoni vedova Morvidoni di anni 82. Stava alla Giardinella. Venerdì 7. Oggi è morto Guglielmo Fragai. Stava al Bagnolo di sopra ma era nato a Staggiano. Domenica 9. Ero a letto quando ieri sera ho sentito i fuochi d'artificio. M'han detto che era il Donnini, verso il Rio, che s'era sposato. Mercoledì 12. Oggi è morta Irma Bernardini vedova Giorgeschi, aveva 84 anni. Abitava a Casalanda ed era nata a Colle Alto e ha abitato anche a Castro e ai Caroni. Venerdì 14. Passando per la Croce ho visto un branco di donne davanti a Garibaldi. Poi ho capito che erano in attesa per un esame molto importante per loro. Sabato 15. Passando dal Cantinone ho sentito un buon odore ma non m'è riuscito a capire che cosa cucinavano. Domenica 16. Stamattina ho sentito una banda suonare nel piazzale della stazione. Era l'Association Musicale di Neuchâtel che faceva le prove prima di andare al Borgo. Giovedì 20. Oggi è morto Sergio Palazzeschi di anni 82. Abitava a Selci ma per anni ha abitato a Spadino ed era nato al Morone di San Leo. * Mentre passavo dalla Via Nova ho visto una “gran fumaréa” che veniva da sopra le Strosce. Venerdì 21. Alla fermata delle corriere ho visto un giovane con una calza bianca e una nera. Ma l'ho viste perché aveva i calzoni “arocciati”. Lunedì 24.Un ramo del melo del capanno è rifiorito. Farà in tempo a fare anche le mele? Domenica 30. Oggi è morta Mirella Nocentini in Mondani. Abitava alla Villa la Querce, alla Via Nova. Aveva 72 anni ed era nata a Monterchi.

Giovedì 4. Oggi ho visto Capruggine che ha imboccato il Terrato in bicicletta, con un risciò dietro e il nipote dentro. Sabato 6. Stamani ho portato mia moglie al mercato a Castello. Stasera m'ha fatto il baldino; ed è venuto anche ‘bono’, con la farina di anno (era nel congelatore). Sabato 13. Oggi è morta Vittoria Fanciullini vedova Santi. Aveva 85 anni. Era nata a Viaio e poi aveva abitato alla Casentina fino a che non era entrata alla Palaia. Martedì 13. Stanotte, mi sa che era verso le cinque, ho sentito diversi scrolli d'acqua, ma non fortissimi. Domenica 21. Stamani verso le 7 e mezzo ho visto che Anghiari era illuminato dal sole. Dopo mezz'ora non si vedeva più. S'era alzata la nebbia. * Oggi è morta Rosa Renzi vedova Spagna di anni 86. Era nata a Sestino nella frazione San Donato, poi, per problemi di salute, è venuta ad abitare con la figlia alla Scarpaia. Giovedì 25. Oggi è morto Ottavio Chiarini di anni 91. Abitava verso l’Infrantoio, alle Strosce. Era molto attivo e gli piaceva ancora andare a ballare. Venerdì 26. Da sotto le mura ho sentito la Lea che dalla finestra baccagliava con gli operai del Comune. Sabato 27. Stasera a buio sono andato dall'Anna della Murella che mi ha dato una zucca. Ci devo fare una morte secca a mio nipote Giorgio. Lunedì 29. Stamani ho visto la neve alla Faggeta e anche sopra la Pieve ma mi sa che l'ha fatta ieri che non c'ero. * In canonica la Maris ha voluto raccontare che aveva trovato quattro mazze da tamburo sul campo di Ivano a Postremo.

Correzione per la Cronachetta Nel numero 4 abbiamo annunciato la morte di Ermelinda Morini ed abbiamo aggiunto, per un banale errore, vedova Mondani anziché in Mondani. Ci scusiamo con la famiglia, con i nostri lettori e in particolare con il marito Costantino, che ora vive con la figlia Angelina a Sansepolcro, un amico e mugnaio per tanti anni in quel del Bagnolo di sopra o Gualchiera, a Tavernelle. Ora Costantino ha la bella età di 93 anni e volentieri gli mandiamo i nostri saluti.

Festa della Madonna di Loreto 10 dicembre Chiesa di Badia Ore 18 S. Messa solenne presieduta dall’Arcivescovo Riccardo Fontana, assieme ai sacerdoti del Vicariato. Ore 19 Processione Mariana per le vie del castello antico, dove saranno allestiti i tradizionali “quadri viventi”. La processione terminerà nella chiesa di Badia con la benedizione finale dell’Arcivescovo. 39


Questo giornale lo potrete trovate su Internet www.parrocchiadianghiari.it Scriveteci: oratorio@parrocchiadianghiari.it o: Oratorio di Anghiari, Via della Propositura 6 - 52031 ANGHIARI Per le vostre offerte: Propositura Insigne Anghiari - C/C postale N. 11802527

Domenica 23 dicembre 2012 – ore 17.00 Chiesa di S. Agostino in Anghiari

CONCERTO NELL’ULTIMA SERA DELLA NOVENA DEL SANTO NATALE Missa “a Maria Immacolata” di Domenico Bartolucci per coro, solista, quartetto d’archi e basso continuo

Ensemble Vocale Giovanile Anghiarese Coro di Marcignano e Monte Santa Maria Tiberina (Pg) Direttore, Cesare Ganganelli


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