copertina di Andrea Valbonetti
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Inserto Redazionale allegato al n. 4-2016 dell’Oratorio di Anghiari
Una intuizione vincente
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a senso dopo 50 anni continuare a pubblicare un giornale parrocchiale con grande impegno di energie e risorse anche economiche dentro il nostro tempo? In un periodo dove in tempo reale conosci tutto ciò che accade attorno a te; dove una morbosa curiosità attira in Facebook o Twitter e tutto sembra bastare alla nostra voglia di conoscenza. L’Oratorio è un giornale che ha resistito a tutto questo, anzi si è sviluppato ed è seguito sempre con più interesse, accolto e aspettato in ogni famiglia di Anghiari come in quelle che vivono lontano. L’intuizione di don Nilo Conti rimane ancora oggi attuale e vincente. Quale è il segreto di tutto ciò? * L’Oratorio aiuta a guardare la nostra realtà non fermandosi alla superficie, ma cerca di far emergere il significato delle cose e delle circostanza che accadono nella realtà del nostro paese di Anghiari. La storia, le emergenze storico artistiche, la vita quotidiana, i personaggi, le idee... sono sempre riportati, fatti conoscere e commentati. * La vita della nostra chiesa locale, delle nostre parrocchie, è raccontata e testimoniata facendoci sentire parte di essa. È come un parlarsi in famiglia. Con gratitudine mi rivolgo a coloro che vi lavorano, i collaboratori, i sostenitori che rendono possibile ancora, dopo 50 anni, l’edizione dell’Oratorio. Un grazie particolare al capo redattore Mario, anima di questo giornale. Don Marco
Questo quaderno è stato stampato con il contributo della Banca di Anghiari e Stia
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L’Oratorio, il giornale degli anghiaresi
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inquant’anni non sono cosa da poco, nel mondo del volontariato, poi, una iniziativa tanto longeva è veramente originale. Ancora: non credo che sia facile trovare in giro una pubblicazione che dura tanto tempo. Cinquant’anni vuol dire passare dallo spirito dell’iniziatore -sicuramente anima e contenuto del giornale- allo spirito di una serie di continuatori (di cui questo Speciale fa memoria) che non sono stati e non sono da meno del fondatore stesso. Parlo de L’Oratorio di Anghiari e della sua storia. Le persone, i collaboratori hanno fatto questa storia. Con tenacia e continuità. Quelli attuali possono ben godere per l’impegno di tanti, diversi dei quali ora non sono più, ma che ugualmente, ancora una volta, vogliamo ringraziare. Senza di loro noi non saremmo qui a gioire del… cinquantennio! E loro, forse, non avrebbero mai immaginato che la loro creatura, così fragile all’inizio, addirittura ciclostilata, avrebbe raggiunto una veste tipografica e così ragguardevole età. Ma a fare L’Oratorio c’è stato e c’è un altro protagonista: gli anghiaresi, il popolo di Anghiari. Abbiamo già detto, in altra occasione, che abbiamo una tiratura -tutta per abbonamento- di oltre duemila copie a numero. Che vuol dire: queste righe verranno lette, almeno da duemila persone; non solo: dalle loro famiglie; e questo significa che L’Oratorio è letto almeno da quattromila persone. Forse più! Periodico cittadino, stracittadino, anche nel nome, basta confrontare questi numeri con la popolazione dell’intero Comune per rendersi conto della sua diffusione e della sua importanza. Perché tanta fortuna? Certamente per l’originalità della formula, o meglio dello spirito che anima L’Oratorio. Certo! È il giornale dell’Oratorio, cioè della parrocchia, quindi del volontariato cattolico, ma questo non basta; perché non va in mano ai parrocchiani e ai volontari soltanto, ma entra nelle case di tutti. Perché viene sentito anche come il foglio dello spirito anghiarese. Gli anghiaresi, che hanno nel panorama valtiberino uno spirito stracittadino del tutto particolare ed originale, si riconoscono nell’Oratorio; lo percepiscono come parte della loro identità, intraprendente, scanzonata e seria allo stesso tempo, originale e
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Alcune copertine Qui a sinistra -Copertina del numero 8 del 1968. Contiene una serie notizie artistiche della chiesa di Badia riferite all’anno 1770. A destra Copertina del numero 12 del 1970. Vi è raffigurata una Crocifissione e contiene un interessante articolo del c a n o n i c o professor Angelo Ascani che parla della chiesa di Santo Stefano e dei suoi legami con la diocesi di Città di Castello.
Qui sopra a sinistra - Copertina del numero 18 del 1971. Contiene, fra gli altri articoli, una poesia di Otello Boncompagni su Anghiari (scritta nel 1932 a Nizza, dove suonava il corno nell’Orchestra del Teatro Municipale e dell’Opera della stessa città). A destra - Copertina del numero 21 del 1972. Contiene anche la cronistoria della Mostra realizzata nella sala dell’oratorio dal titolo: “Sia santificato il Nome di Gesù”. C’è anche un interessante curriculum degli autori delle opere esposte.
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tipica nello stesso momento. È il foglio che parla di… noialtri! Senza esclusioni preconcette. ° ° ° Oggi sono 40 pagine a stampa con le copertine; perché per L’Oratorio anche le copertine sono pagine. Parecchi articoli, ma soprattutto tante notizie. Vita quotidiana. Il quotidiano, anche scontato, come notizia; per cui io vengo a conoscere la gioia o il dolore dell’amico, del conoscente, del vicino di casa, come del lontano. Ci sono delle rubriche, per esempio, che io stesso leggo con particolare gusto e il sorriso sulle labbra; e sono -spesso- quelle più attese e ricercate dal lettore! Perché sono come il polso che, con i suoi battiti -qui con i suoi caratteri e i suoi contenuti-, ti dà il livello della temperatura corporea del paese. Che dire de Il Palterre? Già la didascalia alla rubrica dà l’indirizzo dei contenuti che il lettore può trovare: Dove gli Anghiaresi parlano di Anghiari, e non solo. E ancora la redazione avvisa che: Queste pagine possono essere lette dagli Anghiaresi senza particolari prescrizioni. Per gli altri (anche per me, quindi, che sono del Borgo!) si consiglia moderazione. Tutto un programma! Oggetto dei testi? Il quotidiano, visto con spirito paesano! Oppure che dire della lettissima (e micidiale!) CRONAChetta, un calendario che io definirei più unico che raro? Ancora una volta la didascalia redazionale è più che esplicita: Dei fatti più strani, più importanti o più semplici, avvenuti ad Anghiari e narrati da me Anghiarino Anghiarese. Qui e solo qui puoi trovare per esempio il giorno in cui Anghiarino Anghiarese ha visto volare la prima rondine… di stagione! A tutti gli innamorati dello spirito di Anghiari buona lettura per i prossimi 50 anni! Enzo Papi
A pag. 3, don Nilo e don Fabio Comanducci in occasione di una delle tante gitepellegrinaggio organizzate dalla parrocchia. Qui sopra, la copertina del Nr. 2-2010 dell’Oratorio. Loris Babbini ha disegnato piazza Baldaccio con i Soci della Scampanata intenti a punire il dormiglione di turno.
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1967 – 2016 L’ORATORIO: cinquant’anni ben portati
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quanto pare, il nostro Oratorio è come il vino: migliora con gli anni! La mente illuminata di don Nilo Conti ed il cuore fervido di Don Vittorio Bartolomei, giusto cinquant’anni fa fecero da levatrici a questa pubblicazione bimestrale. Da allora l’Oratorio è cresciuto così come è cresciuto il nostro paese che ha trangugiato brandelli di campagna. Per dire! Alla Giardinella, Valentino tendeva le reti per gli uccelli di passo mentre io, nei bollori d’Agosto, rincorrevo le starne fra le stoppie del grano; ora la gente di Anghiari ci frescheggia sulle panchine. Anghiari si era appena ripreso dalla guerra: tanti giovani erano già emigrati verso lo zuccherificio di Parigi o in Germania per guadagnarsi il pane. Bisognava contarsi, far sentire ai lontani la voce del paese, renderli partecipi delle gioie e dei dolori, proclamare a tutti che la chiesa, la nostra Propositura, era presente e sollecita e viveva nel paese per il paese. Erano i tempi in cui la nostra Corale mieteva allori nei concorsi internazionali e la voce della Rosina Presenti trillava come un usignolo; insieme ai tanti giovani d’allora che non passeggiano più verso il Giardinetto, ma innalzano lodi a Dio nei cori celesti. Quando nacque, l’Oratorio era stampato con il ciclostile ed aveva una Si gira il film “Una moglie bellissima”. Questa è la copertina del numero 4 del 2007 che ricorda quell’evento (by Luca Pucci). All’interno anche un’intervista con il regista Pieraccioni.
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veste tipografica dimessa, ma profumava già di buono come il pane di casa appena sfornato e, come avviene anche oggi, ci rammentava che “non di solo pane vive l’uomo” e che siamo parte di questa famiglia allargata che è il paese e della comunità dei credenti. Questi erano e sono ancora il principio informatore e la missione che l’Oratorio si prefiggeva; restare uniti e vicini alla nostra chiesa così come chiedeva don Vittorio quando, col suo ultimo respiro, nel suo testamento spirituale scriveva: “Amate le vostre chiese!” Lui che si impantanava nei debiti pur di restaurarle e mantenerle aperte ed officiate da Catenaia al Tevere. Erano i tempi in cui si educavano i bambini birbantelli minacciandoli con “l’omo nero”: e, guarda caso, è proprio un uomo nero che ora sta dietro all’altare a celebrare la Messa. Tempi nuovi! Poi è arrivato don Marco a raccogliere il testimone. Fede, passione, grinta e intelligenza non gli fanno difetto. Addenta il poco tempo che ha a disposizione un prete d’oggi (che dev’essere anche un manager) per star dietro al suo gregge frastornato e disperso. Ma, per nostra fortuna, don Marco puzza abbastanza di pecora! Nell’Oratorio non si tratta di politica né di gossip becero. Ci si riflette dentro la comunità come in uno specchio virtuale con gli eventi giornalieri. In tal modo, veniamo a conoscere, oltre al calendario liturgico anche storie personali avvincenti come quella del maresciallo Gattari già carabiniere e prigioniero di guerra dei Tedeschi che, alla mia domanda su come potesse essere tanto forte e sereno nella sua bella vecchiaia, mi dette una risposta concisa e definitiva: “La Fede!”. Sergio Papini, abitante della Calabria, ritratto da Luca Pucci per la copertina del Numero 1 del 2002 dell’Oratorio. Ricordiamo volentieri Sergio per la sua collaborazione con la parrocchia.
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Ma non mancano le notizie proprie della grande storia come quelle sulla battaglia di Anghiari raccontate da Flavio Mercati. Come pure l’incanto di una campagna a misura d’uomo che affiora nei sogni del Talozzi; o il lamento sui nostri concittadini defunti a cura di Armandino Zanchi. Che dire poi della “Cronachetta dei fatti più strani, più importanti e più semplici narrati da Anghiarino Anghiarese”? Che tanto “cronachetta” non è, quando ricorda ed onora i nostri morti, per poi sorprenderci saltando, di colpo, a notizie più liete come quelle sui “fagioli caponi” o sull’arrivo delle rondini al primo alito di primavera. Un consiglio: non buttate al macero il nostro Oratorio subito dopo averlo letto. Conservatelo e rileggetevi la “Cronachetta” dopo qualche anno: racconta cose del paese e rianima il vostro legame con i concittadini, compresi coloro che ci hanno lasciato. Se tante notizie, liete o tristi, si riverberano sulle pagine dell’Oratorio, dobbiamo mandare un GRAZIE sentito a tutti coloro che mettono cuore e penna per regalarci questa amata pubblicazione. Prima di tutti a Mario Del Pia, colonna e voce solista del giornaletto. Una lode particolare va a don Quinto Giorgini, che ci illustra la storia e la vita delle chiese del Vicariato: notizie che ci aiutano a conoscerle meglio e ad amarle proprio come raccomandava Don Vittorio. Mi auguro che le ricerche attente di don Quinto possano essere un giorno raccolte in un testo specifico. Per chiudere: a giudicare dalla sua ampia e capillare diffusione si può forse applicare anche all’Oratorio quello che fu il motto dell’ Amaretto di Saronno e cioè “solo quello che continua a piacere diventa tradizione”. Alfonso Sassolini Qui sopra, una delle tante copertine realizzate da Loris Babbini per l’Oratorio. Questa è stata pubblicata nel Nr. 3/4 del 1988. Raffigura la prima divisa della nostra Banda; è del 1881.
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Cinquant’anni di Oratorio
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l Numero Uno dell’Oratorio porta la data dell’aprile 1967 ed è legato strettamente all’oratorio di mattoni della parrocchia di Anghiari (proprio in quei mesi era stata portata a termine la prima parte del progetto dell’architetto Giorgio Giannini, ideato e realizzato per aumentare gli spazi necessari alle attività parrocchiali). Per ora, tuttavia, ci limiteremo a parlare del giornale che, in quel momento, era costituito da quattro pagine che venivano stampate presso la Tipografia Arti Grafiche di Sansepolcro. Don Nilo era un po’ il caporedattore e raccoglieva gli scritti di diversi collaboratori: si trattava delle iniziative e della vita sacramentale della parrocchia e delle notizie sulla storia di Anghiari, di cui don Nilo era instancabile ricercatore. Direttore responsabile era don Renato Bertini che terrà l’incarico fino alla sua morte, nel 2005. A lui seguirà il professor Enzo Papi, attuale Direttore responsabile. La pubblicazione veniva indicata familiarmente come “Bollettino parrocchiale”: proprio con quel nome, già negli anni ‘30 del secolo scorso, don Nilo curava alcune pagine all’interno de “L’Angelo della Famiglia”, una pubblicazione mensile per le parrocchie, stampata a Torino. Già in essa si trova ciò che diventerà L’Oratorio di Anghiari: approfondimento di temi di interesse per la comunità cristiana, calendario liturgico del mese, statistiche della parrocchia prese dai registri parrocchiali, notizie di interesse storico per Anghiari, anniversari e ricorrenze. Nei primi sei anni di pubblicazione uscirono 21 numeri. Nel 1973, settimo anno di pubblicazione, verrà stampato un solo numero, nel marzo. Sarà anche l’ultimo curato da don Nilo che morirà il 5 maggio successivo. A succedergli, come proposto della parrocchia di Anghiari, sarà don Vittorio Bartolomei. Don Vittorio pubblicherà solo due numeri del periodico (seguendo il facsimile dei numeri precedenti) per due eventi particolari (l’inaugurazione della nuova sede della Misericordia in quello che fu l’ospizio di Fra’ Damaso -22 giugno 1974- e le celebrazioni dell’Anno Santo con l’iniziativa, fra l’altro, del restauro della Maestà del Crocifissino -maggio 1975-), ma promuoverà la continuazione della stampa del periodico parrocchiale. Ed è così che già dal 1974 don Giovanni De Robertis, con il gruppo dei giovani dell’oratorio (che proprio negli ambienti della parrocchia -l’oratorio-, avevano il loro abituale ritrovo) continuerà la pubblicazione trimestrale dell’ORATORIO DI ANGHIARI. La prima uscita della nuova edizione coinciderà con le feste natalizie del 1974. È questa una edizione fatta con pochi mezzi ed un
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semplice ciclostile ma tanto impegno. Il sottoscritto darà un piccolo contributo scrivendo delle tradizioni locali. Anche Loris Babbini darà la sua collaborazione, riportando episodi della storia di Anghiari e nel suo primo intervento parlerà dell’origine della nostra Misericordia. La sua rubrica “In questo nostro caro e vecchio Anghiari” il cui titolo sarà ben presto variato in “Il nostro caro e vecchio Anghiari”, continuerà fino al numero 4 del 2000 (anno della sua morte), con notizie tratte dall’Archivio Storico di Anghiari, della Fraternita e della Misericordia. Il giornale è stato seguito da don Giovanni per circa dieci anni, fino a quando al nostro indimenticabile cappellano venne assegnata la cura della collegiata di Castiglion Fiorentino. Rileggendo quelle pagine troviamo molte sue riflessioni che non sarebbe male poter ripubblicare. Già negli anni ‘80 però ci si era resi conto che il ciclostile non era più in grado di stampare il numero di copie necessarie e così fu deciso l’acquisto di una macchina tipografica di piccole dimensioni (una offset da tavolo) la quale, oltre a velocizzare di molto la stampa delle pagine, permetteva di stampare al meglio disegni e foto, rendendo possibile anche l’uso di inchiostri colorati. Si trattava di un passo avanti notevole che veniva eseguito da due “macchinisti”: Angelo Mazzi e Mario Del Pia con la consulenza esterna (quale esperto del settore) di Patrizio Scartoni. Dopo la stampa entravano in funzione un gruppo di valide donne, ancora oggi sulla breccia, che provvedevano all’impaginazione e alla spillatura. Con questo sistema si andrà avanti fino al N. 6 del giugno 1991. L’impegno è notevole, perché la pubblicazione (sei numeri per anno), è costituita da oltre 20 pagine per circa 1500 copie. Poi il numero di copie da spedire aumenta, la spedizione stessa diventa sempre più complicata (le Poste chiedono che le copie siano cellofanate e che In alto, don Nilo ritratto mentre sta prendendo appunti nella sua agendina. Annotava tutto ciò che poteva interessare le ricerche e gli studi su Anghiari.
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abbiano delle caratteristiche ben precise) e si decide di stampare di nuovo in tipografia il periodico. Dopo i necessari contatti si scelgono le Grafiche 2GF di Città di Castello, con le quali si inizia con il numero di Ott. Nov. 1991 e i numeri annuali saranno sei o sette. Dal Numero 3 del 1999 il giornale verrà stampato presso le Grafiche Borgo (dove si stampa tuttora) e la sua periodicità era già da tempo bimestrale. Molti sono stati i collaboratori e il loro elenco completo è impossibile. Per questa occasione vorrei ricordare i vignettisti: Luca Pucci che ha realizzato una serie di copertine che hanno illustrato tutte le chiese delle parrocchie di Anghiari e Monterchi, nonché una simpatica serie di personaggi orbitanti attorno alla parrocchia; Monica Redenti che ha realizzato una serie di copertine su scorci di Anghiari; Scacciapensieri dal 1996 realizza due vignette per ogni numero in uscita, su temi di attualità. Altre copertine hanno utilizzato varie foto, anche antiche, e in altre si sono utilizzati dei dipinti di artisti anghiaresi: Leone Bruschi, Sergio Montagnoli, Sirio Ruggeri, Lucilla Mafucci, Vittorangelo Polverini. E qui parliamo solo degli anni dal 2000 ad oggi. Naturalmente nel periodo in cui veniva usato il ciclostile le copertine erano tassativamente disegnate a mano da alcuni giovani che bazzicavano l’oratorio. Ma ora, postremo, vorrei ricordare Loris Babbini. Infaticabile ricercatore nell’Archivio Storico di Anghiari da lui catalogato ed ordinato, Loris era anche molto dotato nel disegno e nella pittura. Quante copertine dell’Oratorio ha realizzato quando si stampava in parrocchia! Quanti manifesti, locandine, avvisi con la sua bella grafia e i caratteri in gotico! D’altra parte, l’attuale testata del nostro periodico è stata disegnata da lui. Così come i grandi manifesti da mettere nel finestrone delle Logge per la Scampanata, o il manifesto della Mostra dell’Artigianato, o il disegno del Sambudellaio -il mitico Fagiolo-... L’elenco completo è impossibile. Per l’Oratorio, Loris Babbini è stato colui che lo ha arricchito per la parte grafica e ha fatto conoscere episodi della nostra storia con la rubrica “Il nostro caro e vecchio Anghiari”. Nei tempi del ciclostile ha integrato il lavoro dei nostri giovani redattori del tempo. Grazie Loris! Con don Marco, dal 2000, si continua la stampa del giornale con periodicità bimestrale e si portano le pagine per ogni numero da 32 a 40. Vengono proposte nuove rubriche, ci sono nuovi collaboratori che si affiancano a quelli “storici” e si arriva così al formato attuale, quello che i nostri lettori ricevono ogni due mesi. Mi accorgo che ancora tante sarebbero le notizie da far conoscere, ma queste sono sufficienti per intuire quante persone si sono impegnate, attorno alla parrocchia, nel portare avanti quel progetto editoriale iniziato cinquant’anni fa da don Nilo. Mario Del Pia
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Il Giubileo dell’Oratorio
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hissà se cinquant’anni fa don Nilo e i giovani redattori o stampatori di allora si immaginavano che il giornalino parrocchiale potesse arrivare a celebrare un giubileo così importante: “dieci lustri” direbbero i più raffinati! Forse proprio di lustro, nel senso antico di lustratio, è conveniente parlare. Gli antichi romani infatti erano soliti rinnovare gli organi del governo della città dopo un periodo di tempo, cinque anni appunto. Con questa operazione venivano allontanati coloro che si riteneva non degni di sostenere una pubblica autorità. Così la lustrazione, cioè la purificazione, sarebbe dovuta servire a garantire alla città un governo il più adeguato, giusto e onesto possibile. Coloro che venivano confermati festeggiavano, evidentemente, il loro lustro, e chi raggiungeva più lustri era ritenuto persona onorevole e rispettabile. Ora, in cinquant’anni di vita dell’Oratorio, se il nostro giornale non si fosse continuamente impegnato nel proprio miglioramento (una sorta di processo di purificazione) probabilmente non sarebbe giunto ad un anniversario così significativo con un giudizio di rispettabilità e stima pressoché unanime. Detto ciò mi corre l’obbligo di spendere alcune righe sulla mia esperienza personale con il giornale dell’Oratorio. Anzitutto esso nasce prima di me, dacché si potrebbe dire che potrebbe essere mio padre, ed io il figlio. Del resto non posso tacere un legame affettivo tra me e il giornale. Il mio rapporto personale con l’oratorio nacque alcuni anni fa, ed ebbi già modo di scriverlo in altro contesto. Ricordo ancora il pomeriggio in cui incontrai lo zelante Mario Del Pia, venuto a Tavernelle per la festa della famiglia, che si teneva ancora al campo sportivo, e la mia richiesta che non mancasse nel giornale un articolo sulla festa. Non tardò la sua pronta risposta: «Scrivilo te!». Con il suo stile affabile e schietto, talvolta un po’ troppo sbrigativo, Mario seppe coinvolgermi nell’avventura dell’Oratorio, fino alla creazione della rubrica “Da Tavernelle”, che ho orgogliosamente gestito per tanti anni. Oggi la mia nuova vita non mi consente di essere così presente o attivo nella redazione del giornale, anche se quando posso non nego un mio contributo. C’è poi un altro aspetto che ritengo di dover segnalare: l’Oratorio quando arriva in una casa, ha la capacità di saper coinvolgere i lettori, rendendoli tutt’uno con coloro che scrivono, e che a loro volta sono latori di avvenimenti della comunità anghiarese. Una cosa è leggere il giornale ad Anghiari, e un’altra è leggerlo fuori Anghiari. Così chi non abita più in paese si sente comunque catapultato come per magia, dentro le mura anghiaresi, a stretto contatto con le vicende
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importanti o semplici, liete o tristi, religiose o civili… Leggendo l’Oratorio ognuno si risente partecipe della comunità d’origine, ed inevitabilmente esso ha la funzione di “ri-sintonizzare” ognuno della frequenza dell’altro. In una società che ci spinge spesso ad essere individualisti, le semplici pagine dell’Oratorio aiutano ad entrare in una logica comunitaria, di interesse all’altro. Infine: il giornale dell’Oratorio come primizia del Vaticano II. L’anniversario giubilare dell’Oratorio si celebra nell’Anno Santo della Misericordia indetto da Papa Francesco anche per celebrare i cinquant’anni della conclusione del Concilio. Nel 1965 si chiudeva questo grande appuntamento della Chiesa Cattolica e si apriva così un nuovo cammino del popolo dei credenti. Non è una novità che il Proposto don Nilo fu, senza mezzi termini, un vero e proprio precursore del Vaticano II e che subito dopo cominciò ad adoperarsi in questa ottica, con i semplici mezzi di cui si dispone all’inizio di ogni nuovo percorso. La creazione del giornale parrocchiale, così come dell’oratorio intitolato al Vescovo Volpi (di cui non sarebbe male rispolverare la memoria), furono i primissimi passi di questo entusiasmo mosso dal Vaticano II, ne furono per così dire le primizie in terra anghiarese. A cinquant’anni di distanza ci troviamo a fare memoria del Papa che convocò il Concilio di dei Papi che lo portò avanti, oggi ambedue santi, e ugualmente ci piace far memoria del prete che s’inventò il giornale parrocchiale. In tutti e due i casi c’è da ricevere un testimone, e non aver paura di proseguire con immutato entusiasmo verso il tempo che ancora la Provvidenza ci accorderà. Ma adesso è l’ora della festa e della gratitudine. Festa per un anniversario così ragguardevole raggiunto dal nostro giornale. Gratitudine per coloro che lo iniziarono, per i tanti volti e le tante storie che in modi diversi hanno contribuito a portare avanti questa avventura. L’augurio migliore è duplice: ad multos annos, ed ancora: ad majora! Don Alessandro Bivignani
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Oratorio e Confraternita: buoni i primi cinquanta
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anti sono gli anni trascorsi dalla prima pubblicazione del giornalino dell’Oratorio. In un passato non troppo lontano, cinquant’anni potevano considerarsi l’inizio della “vecchiaia” nella vita di una persona, mentre oggi sono un’età di piena e consapevole maturità. Nei giorni passati ho ripreso visione di qualcuno dei primissimi numeri usciti in stampa, e mai come ora mi son reso conto della fondamentale importanza e dell’immenso significato morale e di testimonianza regalatici da queste pubblicazioni. È stato per me come rimettere indietro l’orologio di tutti questi decenni e rivedere a velocità inusuale fino ai giorni nostri il film della vita del mio paese. Rileggere a distanza di tempo la cronaca locale, le spigolature, i racconti, gli articoli di fondo, gli eventi pubblici (e anche privati), le storie, le poesie ed i pensieri di tanti nostri concittadini, ha un fascino particolarmente intrigante e coinvolgente, di assoluto valore. Non nascondo di aver concentrato in modo particolare il mio interesse sugli articoli che in qualche maniera riguardano la nostra Confraternita di Misericordia; è così che ho ripercorso la storia della nuova sede fin dai primi contatti avuti con i Padri Francescani della Verna, per proseguire con la effettiva donazione dell’immobile effettuata dal generoso Comune di Firenze. Sfoglio altre pagine e ritrovo l’inizio dei lavori sull’immobile, opere finanziate dal Cavaliere del Lavoro Commendator Marco Buitoni con un gran gesto di carità inaspettato quanto prezioso; nell’ambito dello stesso edificio viene così creata una cappella dedicata a San Marco, in onore e a perenne ricordo dell’omonimo benefattore. L’inaugurazione, leggo ancora, avviene il 22 giugno 1974, ed è così che l’ex Ospizio di “Fra Damaso”, completamente restaurato e ristrutturato, viene per la prima volta aperto agli usi della Confraternita di Misericordia di Anghiari. Con interesse crescente sfoglio altri numeri dell’Oratorio e trovo, nelle edizioni del 1976, la nascita del Gruppo Donatori di Sangue “Fratres”, deliberata dal Magistrato della Confraternita di Misericordia nella riunione del 19 febbraio 1976; segue poi la prima assemblea del “Gruppo” datata 18 marzo dello stesso anno, nella quale viene eletto il primo consiglio direttivo della nuova associazione, con a capo la presidentessa Sig.ra Mara Calli Scarpato. Ripercorro quindi notizie di eventi bellissimi, ma ce ne sono anche di brutti. Fra le pagine che scorro sugli “oratori” del 1984 ritrovo anche le tristi notizie riguardanti la chiusura dell’ospedale di Anghiari. Aperto per iniziativa della
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Confraternita di Misericordia nel 1870 con 10 posti letto nell’antica “Piazzola” (e non a caso il nome era “Ospedale della Misericordia”), trasferito quarant’anni dopo nella più idonea sede del soppresso Convento della Croce, fino al 1974 ha usufruito del controllo e della collaborazione della nostra Confraternita; nel 1974, “per evidenti risvolti di invadenza politica locale ed in forza di una confacente applicazione giuridica, la Confraternita di Misericordia, Istituzione madre dell’Ospedale di Anghiari, viene totalmente estromessa dalla vita ospedaliera locale”. Dieci anni dopo, nel 1984, avviene la chiusura dell’ospedale per soppressione; ed il giornalino dell’Oratorio è testimone del profondo e deluso rimpianto rimasto nel ricordo degli anghiaresi. Ma, ora basta con i ricordi! Mi rendo conto dell’enorme patrimonio storicodocumentale contenuto in tutti questi anni di Oratorio; e sì che di cose potrei ancora rileggerne, dalla creazione del museo storico in via Nenci per opera di Loris Babbini, fino all’attività odierna e all’ultima importante iniziativa dei defibrillatori con il “Diamoci una scossa”. Questo “risfogliare” la storia locale attraverso la lettura dell’Oratorio mi spinge ad una riflessione; mi piacerebbe ci fosse la possibilità di rilegare (anno per anno? Ogni due anni?) le pubblicazioni del giornalino. Costituirebbero la più importante storia (Wikipedia docet) degli eventi anghiaresi degli ultimi 50 anni. Non è una cronaca strutturata e scritta da un “vero giornalista” o da uno “storico di professione”, ma è un racconto di accadimenti stilato a più mani dai protagonisti degli eventi stessi, o comunque da testimoni oculari del momento e del luogo. Ed è forse per questo che il risultato che ne esce, è “più vero del vero”. Sono convinto anche che il desiderio di vedere raccolti, anno per anno, tutti gli “oratori” in rilegature facilmente consultabili, costituirebbe una nuova, originale ed interessantissima collezione di libri che troverebbero interesse e spazio non solo nella modesta biblioteca della nostra Confraternita, ma anche in tante case anghiaresi. Chissà!!! Mario, pensaci un po’! Massimo Redenti
Qui sopra, la copertina disegnata da Loris Babbini per il Numero di maggio-giugno 1987. Rappresenta alcuni Confratelli della Misericordia mentre trasportano un malato nella lettiga a spalla. Dietro di loro la chiesa di Sant’Agostino e la sede della Fraternita del Borghetto, ispirata ad un disegno del 1500.
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Anghiari e dintorni: mezzo secolo di vita
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così anche L’Oratorio è PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHI arrivato al giro di boa del mezzo secolo di vita: dai tempi della sua prima edizione, odorosi di ciclostile e bozze corrette a mano, di testi battuti con la macchina da scrivere e copie riprodotte con la carta a carbone, ne è passata di acqua sotto i ponti tecnologici! Oggi il giornale della Parrocchia di Anghiari ha il suo posto assicurato nell’empireo del virtuale, nasce e cresce su uno schermo e non ne esce fino a quando non prende un corpo di carta per entrare nelle case, circola nei ‘social’ e fa ampio uso di diavolerie elettroniche e digitali, ma tutto sommato non è cambiato troppo da quando ha cominciato il suo cammino per Anghiari e dintorni (dintorni che raggiungono tutta Italia e persino le due Americhe, quella del Nord e quella del Sud, dove ci sono compaesani che leggono L’Oratorio per sentirsi meno lontani). Anche se ormai lo trovano online, gli anghiaresi preferiscono ancora tenere il giornale tra le mani; in questo modo possono riporlo su uno scaffale e poi tirarlo giù; sfogliarlo, prima di fermarsi sui singoli articoli; mostrare la foto di qualcuno che si conosce a chi è seduto accanto; leggerselo fino in fondo e poi passarlo al prossimo lettore. Perché l’Oratorio non si legge da soli, ma in famiglia: è per tutti, in casa, una finestra aperta sul paese, cui affacciarsi per sapere che tempo fa sul Palterre e dalle parti del Poggiolino, se alla Stazione ci sono novità, e se a Micciano stanno preparando una festa. Si legge L’Oratorio se si vuol sapere qualcosa dell’impegno della N. 5
OTTOBRE - NOVEMBRE 2011
Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue
In questa pagina la copertina realizzata da Monica Redenti per il Numero 5 del 2011: il Borgo della Croce e, nello sfondo, la Valle del Tevere.
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Misericordia, della Caritas, della Fratres – chi l’avrebbe mai detto che ad Anghiari ci fosse tanta gente che si dà da fare a dare una mano a chi ha bisogno! Uno di questi giorni mi dovrei decidere e fare qualcosa anch’io… - Ed è dall’Oratorio che si può sapere come vanno le cose alla Ripa e al Cenacolo, perché è qui che prendono occasionalmente la parola le suore, affabili e riservate, che lavorano instancabili al servizio degli anziani e nell’accoglienza spirituale della comunità di Anghiari. Sotto questa finestra, insomma, passano un po’ tutti, un po’ di tutto. Gli ultimi arrivati vi sorridono radiosi e inconsapevoli per la felicità di nonni e genitori, mentre chi è appena partito vi si sofferma per ricevere un ultimo saluto affettuoso da parte di un parente o di un amico, o un omaggio in rima dialettale, in cui la pena del distacco si stempera nella dolcezza del ricordo. Ogni tanto vi fanno capolino i lontani, quelli che se ne sono andati da un’altra parte, ma tornano sempre, perché di Anghiari non si può fare a meno, anche se lo si è lasciato. Anche il passato vi riaffiora spesso, come memoria di luoghi e vicende che qualcuno ha conservato, ricostruito o riscoperto, e vuole condividere con un cerchio più grande di ascoltatori, sapendo che la storia che ha da raccontare appartiene a un’identità comune, in cui è bello e importante ritrovarsi. A volte passa una poesia, a braccetto con un’illustrazione, perché sono tanti gli anghiaresi che sentono l’esigenza di dire quello che hanno in cuore con le parole ‘diverse’ della rima e del disegno, usando queste forme d’espressione che cercano la bellezza non per esigenze artistiche o letterarie, ma per l’irriducibile bisogno umano di formulare la propria esperienza con la forza e la profondità singolari che la bellezza conferisce al significato. Piccoli e grandi eventi del paese sfilano senza farsi ombra, senza pompose gerarchie, in queste pagine semplici, che raccontano più che commentare, rimettendo al lettore il giudizio e la scelta: il mercato del mercoledì e una conferenza; una mostra e un concerto; l’inaugurazione di un nuovo defibrillatore e una camminata; la pubblicazione di un libro e il riallestimento di uno spazio pubblico; la Giornata del Malato e la Visita Pastorale del Vescovo di Arezzo; un pellegrinaggio a Roma e l’ultimo GREST; un progetto museale e una manifestazione sportiva; le Prime Comunioni e il restauro di Palazzo Pretorio … – il calendario dell’anno si costruisce in una rete fitta e operosa di celebrazioni religiose, di iniziative civili e culturali, di azioni educative e di solidarietà, accanto a occasioni private e pubbliche di convivialità e scanzonato divertimento (dalle ricorrenze familiari alle cene associative, passando per la Scampanata).
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Con ragione qualcuno, ogni tanto, si lamenta di un’omissione poco felice: sfogliando L’Oratorio non si è trovata menzione di una circostanza o di un anniversario importanti, di un evento paesano particolarmente significativo, di un problema o di un aspetto della vita di paese che si vorrebbero vedere affrontati e discussi. Con ragione qualcuno, ogni tanto, si sente un po’ ferito da questo silenzio, che equivale a un mancato riconoscimento, a volte inspiegabile. Quello che questi addebiti, di per sé giusti, spesso e volentieri dimenticano è che la ragione degli eventuali silenzi è molto più semplice di quanto la sensibilità ferita di alcuni sia disponibile ad ammettere: L’Oratorio nasce dal basso e non dall’alto di una pianificazione che delega e decide; è fatto -letteralmente- da chi lo scrive e non da qualcuno che dirige, perché la redazione è un coordinamento di volontariato e non un organo di programmazione. È un giornale povero, che vive del sostegno materiale e umano dei suoi lettori, che ogni tanto (troppo raramente) hanno voglia e tempo di farsi anche autori, offrendo il proprio contributo come possono e come sanno, senza pensare a linee editoriali, o a disegni di ampio respiro sul paese. Le lacune del giornale, che sono tante e non piccole, possono essere colmate unicamente dalla buona volontà di chi decide di non limitarsi a leggere, ma prende la penna per scrivere, per moltiplicare le voci e non per programmare una voce: L’Oratorio è di tutti, perché non prende le parti di una parte contro un’altra, ma sta dalla parte di Anghiari nel riconoscere che nessuno può decidere da solo o contro gli altri quale sia ‘la parte di Anghiari’, nessuno può considerarsi titolare dell’identità del paese e della sua buona vita… La modestia di quest’approccio priva indubbiamente L’Oratorio di influenza e di potere -non è una testata d’opinione e di militanza, non ha voce nelle battaglie politiche, sociali, e culturali di Anghiari-, ma al tempo stesso gli garantisce la serenità, l’autenticità e la forza della propria umile testimonianza. L’Oratorio non pretende fare opinione, ma unicamente registrare la continuità Qui sopra, il campeggio delle Superiori al Passo del Tonale, nelle Dolomiti, durante la scalata del ghiacciaio della Presanella, a più di 2000 metri di altezza (Calendario 2006). Nella pagina a destra, la lapide che ricorda don Nilo; è collocata nella cappella di destra della Propositura.
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e la vitalità di uno sguardo cristiano sulla vita che dà frutti di carità e di convivenza sociale, che crea legami semplici e saldi di comunità, che modella l’esistenza quotidiana, nei suoi dolori e nelle sue gioie, in spirito di servizio, di fedeltà e accoglienza. L’Oratorio non hai mai preteso di dire agli anghiaresi che cosa devono fare e dove devono andare, ma li ha accompagnati nel loro cammino, documentando che lo spirito cristiano e civico di questo paese è il suo patrimonio più prezioso e fecondo e raccogliendo tanti piccoli e grandi esempi di questa ricchezza, testimoniata in esistenze individuali che lasciano il segno nella memoria comune; nella vita delle famiglie, delle parrocchie, delle associazioni; nel lavoro spesso oscuro ma insostituibile del personale sanitario, degli educatori, religiosi, degli animatori, e di tutti i compaesani di buona volontà. La giustezza di questa scelta di fondo è attestata dalla diffusione e dalla durata di un giornale che non sarebbe andato così lontano, raggiungendo i cinquant’anni di vita, se in tutto questo tempo non fosse rimasto vicino al cuore e alla mente degli anghiaresi, nel suo impegno umile di raccontare il loro quotidiano, nelle sue ragioni più profonde di fede e di solidarietà comunitaria, senza pretendere di costruire grandi affreschi d’insieme, ma lasciando parlare le persone, i luoghi, le vicende, lasciandoli intrecciarsi nella trama minuta in cui si tesse il panno della storia. Certamente, è possibile e doveroso fare sempre di più e di meglio. Come ogni ricorrenza, anche questo importante anniversario può essere l’occasione giusta per fare bilanci e aprire nuove prospettive: non possiamo dimenticare che cinquant’anni sono la misura del Giubileo biblico, il tempo necessario per raggiungere “l’anno di grazia” in cui la terra riposa e si inaugura un nuovo ciclo. Ai lettori dell’Oratorio è perciò affidato l’invito a far crescere il giornale, in continuità con il suo spirito, ma nella certezza che un accresciuto impegno di partecipazione può fare una differenza positiva. Idee, testi, immagini, proposte… le porte dell’oratorio e dell’Oratorio sono sempre aperte per chi voglia dare una mano, per chi voglia contribuire a raccontare Anghiari agli anghiaresi, a camminare insieme, non perdendosi di vista. Teresa Bartolomei
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Le testimonianze dei nostri lettori
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aro Oratorio; io non ho il dono della fede, ma credo nelle virtù fondamentali di ogni essere umano; perciò plaudo al giornale che entra nelle famiglie d’Anghiari, informandole del vivere paesano, contribuendo così a rendere più unita e solidale la nostra comunità. Quindi, grazie a tutti coloro che hanno contribuito e lavorato per farlo vivere e crescere in questi cinquant’anni. Franco Talozzi
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ome sempre ringrazio l’arrivo dell’ Oratorio!!!!!!! Lo ricevo con tanto piacere!!!!!! Vi saluto per il cinquantesimo. Continuate come sempre!!!!!!! Tanti baci, Maria Catalina Ruggeri Lorenzotti
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razie alla redazione dell’Oratorio posso immedesimarmi e vivere, anche se in parte, le vicende di vita della mia grande famiglia ANGHIARESE. Cordialità, Giuseppe Fastacchini
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ono la nipote di Ida Paceschi, che nasce ad Anghiari nel maggio 1905 , loc. San Lorenzo . I genitori di mia nonna erano Primo Paceschi ed Erminia Mattei, braccianti. Più in su, i nonni di Ida: Tommaso Paceschi (colono ai Sorci) e Lucrezia Polverini. Quando sono andata ad Anghiari ho ritrovato con tanto emozione, i posti dove loro hanno vissuto, anche la Propositura, dove nonna Ida è stata battezzata. Di mia nonna ho tenuto le castagnole per carnevale e la gastronomia di Anghiari. Lei è venuta in Francia (Nizza) con mio nonno, all’età di venti anni. È qualcosa di strano, ma quando vengo ad Anghiari, mi pare essere veramente nel mio paese! È per questo che leggere l’Oratorio è molto importante per me, mi dà serenità. Gianina Boselli (Francia)
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on sono stato un assiduo frequentatore del paesello (anche per motivi di lavoro all’estero), ma mi ha aiutato molto leggere l’Oratorio e le sue storielle, riconoscendo i personaggi dai loro cognomi. La casa paterna ancora resiste. Bravo Mario!!! Cesare Menatti
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he dire de l’Oratorio... ho letto tanti nomi, tante celebrazioni, anniversari... Nomi di comunicandi e cresimandi che poi hanno annunciato il proprio matrimonio! Ricordi di vita e di morte: ricordi del mio caro paese e di persone che hanno fatto parte della mia vita di bambina e di ragazza. Grazie. Beatrice Baldi
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iamo contente che possiamo entrare in dialogo con te “Oratorio di Anghiari”. In 50 anni - una lunga storia, dispensatore di tante notizie, informatore di quanto succede in questa bellissima vallata... Sr. Maria-Rosa è molto contenta di leggerti, perché sei per lei un mezzo per ritrovarsi vicina alle persone conosciute durante i lunghi anni vissuti a Montauto. Ti legge,
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veramente, dalla prima pagina all’ultima; prega per chi nasce, si sposa, chi entra nella vita eterna..., gode di sapere che c’è vita, e vita spesa bene per il Signore Gesù, e che tutti esprimono un amore grande e bello per la Madonna del Carmine. Io mi accodo a Sr. MariaRosa, ringrazio che esisti e che arrivi nella nostra buca delle lettere! Ci porti vicino gioia, freschezza, voglia di vivere... Resisti, vai avanti, non fermarti. Ti preghiamo, Oratorio di Anghiari, di salutare tutte le persone che abitano ad Anghiari e dintorni. Non ci dimentichiamo di nessuno. Una grande amicizia ci lega. Preghiamo per tutti! Grazie Oratorio di Anghiari, che ci sei e che vai avanti! Da Torino ti salutiamo con gioia e riconoscenza, Sr. Maria-Rosa e Sr. Astrid
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utte le volte che mi arriva il giornalino dell’Oratorio è per me un tuffo nel tempo della mia infanzia, nei ricordi di ragazzina. Quella carta che sa di buono, di semplicità, di amore, di tranquillità. È un modo per sentirmi ancora parte del mio paese. Grazie, Maria Cristina Muzzi In alto, Giovanna (Negrotto); negli anni ‘70 ha seguito con dedizione un gruppo di giovani anghiaresi; d’altra parte tutta la sua vita è stata dedicata per gli altri. La foto è del giorno della inaugurazione della lapide (il cui testo è a pag. 19) posta sopra la sepoltura di don Nilo in Propositura. È il 5 maggio 2013, quarantesimo anniversario della morte, e Giovanna ci aveva spronato in più occasioni a realizzare questa memoria per don Nilo. Qui a sinistra, don Fabio Bartolomei. Ha retto la parrocchia di Anghiari nel 1998 e nel 1999.
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Dal Gruppo Donatori di Sangue Fratres di Anghiari
Storia di una lunga e fruttuosa collaborazione
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ezzo secolo di vita, testimone silenzioso ma attento e puntuale delle vicende religiose e non del nostro territorio, con un occhio particolare ai fatti belli e brutti dei suoi abitanti, senza tralasciare nulla del divenire della cultura e delle tradizioni popolari. A mesi alterni, il più atteso da tutti nelle proprie cassette postali e, appena arrivato, subito letto. Questa, in estrema sintesi, la descrizione di ciò che il giornalino “L’Oratorio di Anghiari” ha da sempre rappresentato e tuttora rappresenta per tutti i suoi affezionati lettori, nei suoi cinquanta anni di vita. Ma c’è un altro aspetto, altrettanto importante, che mi preme sottolineare in queste brevi considerazioni e che lega il nostro “giornalino” alle tante associazioni di volontariato che hanno sempre trovato adeguata ospitalità nelle sue pagine, per raccontare e raccontarsi, assicurando così la giusta visibilità alle proprie attività sociali. Così è stato anche per il Gruppo Donatori di Sangue Fratres di Anghiari che, fortunata coincidenza, proprio quest’anno festeggia anche lui un importante anniversario: il quarantesimo di fondazione. Di dieci anni più giovane, ha da sempre affidato alle pagine del giornalino In questa pagina è riprodotta la copertina dell’opuscolo pubblicato in occasione del 35° anniversario dalla Fondazione del Gruppo Donatori di Sangue Fratres. Era l’anno 2011.
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la cronaca dei suoi momenti più importanti e belli, divenendone per le tante fotografie pubblicate una sorta di album di famiglia: assemblee sociali, bilanci economici, resoconti vari, attività promozionali, viaggi turistici, concerti, rappresentazioni teatrali, avvisi, appelli, messaggi pubblicitari… La collaborazione ebbe inizio, infatti, nell’ormai lontano 1976, anno di nascita della Fratres anghiarese. Dapprima in modo episodico, senza una precisa cadenza e solo in occasione di particolari eventi. Successivamente, poi, con una precisa configurazione, rappresentata da due intere pagine che in ogni numero del giornale hanno parlato, e continuano a parlare, della vita del nostro Gruppo Donatori di Sangue: una vera e propria “pubblica bacheca”, dove esporre memorie e quant’altro, che sicuramente ha contribuito a consolidare nel tempo questa bella e solidale associazione di volontariato sociale. Era il millenovecentonovantotto e, all’indomani della mia elezione a presidente, proposi subito alla redazione de “L’Oratorio di Anghiari” di avere a disposizione due pagine intere da dedicare ogni volta al gruppo, impegnandomi in prima persona a coordinarne i contenuti. Cominciò così una quasi ventennale collaborazione fatta di articoli, fotografie, bozze, correzioni e suggerimenti vari. Ricordo i primi tempi, quando ancora non c’erano le nuove tecnologie e la posta era solo cartacea. Sempre all’ultimo momento, salivo in fretta le scale della casa dell’amico Mario, che allora abitava al Conventone, giù per la Ruga, e per non disturbare troppo lasciavo nell’apposita cassetta la busta con i fogli delle minute e le fotografie. Qualche giorno più tardi, avuta la conferma telefonica che tutto era pronto, mi incontravo con lui ed insieme aggiustavamo l’aspetto formale delle due pagine che nel frattempo egli aveva sapientemente e pazientemente composto… In seguito, tutto divenne più facile con l’arrivo dei primi floppy disc, su cui si poteva memorizzare direttamente gli scritti e trasmetterli così alla redazione già in formato digitale. Con l’avvento, poi, della posta elettronica e della fotografia digitale, si è iniziato addirittura a “comunicare” dal proprio computer, comodamente seduti nello studio di casa e ricevere con lo stesso mezzo, “in tempo reale” come si usa dire oggi, la bozza delle due pagine, per eventuali ultimi aggiustamenti. Una collaborazione lunga quaranta anni, quindi, che ancora continua con lo stesso entusiasmo di sempre, sostenuta dalla convinzione personale che la presenza continua di informazioni sul Gruppo Donatori di Sangue Fratres, nelle pagine de “L’Oratorio d’Anghiari”, sia gradita ai tanti lettori e faccia sicuramente bene a tutti, con quel messaggio di vita, solidarietà ed amore fraterno che infonde nei nostri cuori. Pietro G.
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Cinquantenario dell’Oratorio
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pro la posta elettronica (che però si chiama E-mail) e vedo che l’Anghiarino Anghiarese mi ha mandato, completo, il nuovo Oratorio: miracoli della tecnologia. Non era così cinquant’anni fa quando nacque. Forse Anghiari, come immagine, non è cambiata granché da allora; è molto mutata invece la vita del paese con le attività sociali, pubbliche e private, i protagonisti, gli ideali. A quel tempo gli anni dell’immediato dopoguerra erano già passati e anche qui da noi si facevano avanti le fabbriche. Molti anche dalla campagna vi trovano il lavoro. La scuola ad Anghiari si ferma alla terza media e, chiuso l’Avviamento, comincia a prendere campo la Scuola d’arte. Quei pochi che hanno velleità di studi superiori devono fare i pendolari per lo più a Sansepolcro ma anche i pullman per Arezzo e Città di Castello cominciano a riempirsi di studenti. La vita politica è molto sentita e partecipata e la società anghiarese è spaccata in due, come del resto tutta l’Italia. L’Amministrazione Comunale, dominata dal Partito Comunista, è percepita come attenta agli interessi delle campagne, serbatoio di voti, ma poco attiva e sensibile allo sviluppo del centro. Roma è lontana, e la Democrazia Cristiana,pur maggioritaria nel centro di Anghiari non ha la forza di rappresentarne le istanze. Il Comune, anche sul piano culturale, è latitante e si assiste spesso a deturpamenti del paesaggio e dei monumenti, operati da scelte urbanistiche e da interventi pubblici (pochi per la verità) che si preoccupano solo della funzionalità e dell’economia: le poche voci a difesa del paesaggio, della storia e della tradizione anghiarese sono viste con sospetto e indifferenza. La rivoluzione culturale talozziana dovrà ancora attendere più di dieci anni. Al di fuori delle sedi di partito non ci sono spazi per attività pubbliche (la biblioteca c’è solo di nome) per luoghi di dibattito e scambi culturali. Solo i cinema hanno una breve ed effimera stagione di popolarità. L’Archivio Storico viene salvato dall’oblio e dalla distruzione solo per l’opera controcorrente di un solitario appassionato. In attesa del futuro di radio, TV locali e Facebook, non ci sono giornali o riviste o pubblicazioni che riportino la voce degli Anghiaresi. Le manifestazioni popolari del paese sono per lo più quelle legate alla tradizione religiosa. Il ceto più legato alle tradizioni anghiaresi, che si sente scarsamente rappresentato dal Comune, si esprime ai vertici delle associazioni paesane: la Misericordia, la Pro Loco, la Filarmonica, la Corale, la Baldaccio, ma anche l’Ospedale, la Cassa Rurale, la Scuola d’Arte… A capo della Chiesa locale c’è il Proposto Don Nilo Conti. La sua religiosità si caratterizza anche per la grande attenzione alle esigenze concrete della gente e in particolare della sua gente, con la sua storia, opere e tradizioni. L’importanza della azione del Proposto nella realtà di Anghiari è notevole e soprattutto lungimirante. Si rende conto della frattura in atto nella società
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anghiarese e si inventa il mezzo di comunicazione (in parallelo con lo spazio oratoriale dietro la Propositura) che in pochi anni, oltre alla formazione religiosa e all’informazione parrocchiale, va a rappresentare esigenze e istanze che ad Anghiari nessuno è mai riuscito a raccogliere: il giornalino dell’Oratorio è destinato a diventare un contenitore molto più grande di quello che può suggerire il suo titolo. Quest’atto di nascita coincide con il momento in cui Loris Babbini completa la compilazione dell’inventario suppletivo dell’Archivio Storico riorganizzandone gli atti dal 1871 al 1923: la istituzione di questa Sezione Separata dell’ Archivio Storico porta la data del 1 dicembre 1966. Quando dalla Propositura viene chiamato a collaborare alla redazione del giornalino dell’Oratorio, Loris, con sua grande soddisfazione, ha la possibilità di far conoscere agli Anghiaresi la loro storia così come emerge dalle tante ricerche in Archivio. La fortunata rubrica sul nostro caro e vecchio Anghiari sarà un pezzo forte dell’Oratorio fino al finire del secolo scorso e i temi lì trattati influenzeranno negli anni a venire numerose iniziative che sorgeranno nel paese. Saranno poi i suoi disegni a caratterizzare il giornale: per la prima volta grande spazio ai paesaggi anghiaresi, alle architetture, alle opere d’arte, a scene di vita religiosa e paesane, a simboli ed icone di associazioni ed istituzioni che anche oggi ne conservano memoria. Ma insieme a Loris Babbini c’è tutta una generazione che trova lo spazio che mancava per informare e dialogare con il paese. Citerò solo alcuni particolarmente attivi nei primi anni ’70: da Gino Ceppodomo, che spazia da argomenti religiosi all’archeologia, a Turiddo Guerri con le sue poesie; da Don Giuliano Giglioni, religioso, storico e cronachista, a Fabio Gigli, musicista; da Fedele Boncompagni, voce della Misericordia, a Florido Magrini, storico dello Sport… e, di una generazione più giovane, Mario Del Pia, Gino Dente, Alfonso Sassolini, Bruno Sannai, Tuzio Tuti… Sulla strada tracciata da Don Nilo, Don Vittorio e Don Giovanni fanno crescere l’Oratorio, aprendo ai tanti collaboratori disponibili. Non solo si racconta la storia del caro e vecchio Anghiari, ma ci sono gli echi dei temi e dibattiti, anche con duri contrasti, di quegli anni (in grande rilievo le vicende della soppressione dell’Ospedale). La crescita dell’Oratorio accompagna e stimola la crescita di Anghiari con le sue attività e i nuovi protagonisti: la Mostra delle Armi da Fuoco, il Museo Taglieschi, la Mostra dell’Artigianato, il Carnevale, il Premio di Cultura, la Scampanata… In breve tempo, in carta da ciclostile, esce fuori il giornale con la struttura e i temi che ancor oggi lo distinguono, immagine della sensibilità religiosa del vecchio Proposto calata nella storia presente e passata, unico strumento in grado di entrare in tutte le case degli Anghiaresi, anche di quelli lontani, fino al… Perù. Da allora Anghiari è molto cambiato e molte persone e cose sono irrimediabilmente invecchiate o scomparse… ...ma non “L’Oratorio”, che non è più in ciclostile. Buon compleanno! Armando Babbini
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“L’Oratorio” da Anghiari a Monterchi
di Don Quinto Giorgini
“L’Oratorio” da 50 anni è il celebre periodico del Vicariato di Anghiari, ma agli inizi dell’ultimo decennio dello scorso secolo lo è diventato anche di quello di Monterchi per iniziativa, fatta propria dal sottoscritto, del compianto confratello don Vittorio Bartolomei, allora proposto di Anghiari, essendo ormai i due comuni nella nuova Diocesi di Arezzo – Cortona – Sansepolcro dal 1986 e poi uniti in uno stesso Vicariato da un decreto vescovile alcuni anni dopo. E inoltre mi fu richiesto di collaborare con articoli al comune periodico, cosa che avviene da circa 20 anni. I primi articoli trattarono alcune riflessioni sul Grande Giubileo del 2000 e poi gli altri su “Le nostre chiese nella storia e nell’arte”, riguardanti una breve sintesi sugli aspetti storici e artistici di tutte le nostre chiese (circa un centinaio), iniziando da quelle del Piviere di San Simeone a Monterchi, per continuare con quelle del Plebanato di Sovara, di Micciano e di Spilino-Ponte alla Piera. Resterebbero ancora le chiese del centro storico di Anghiari. La mia collaborazione con il carissimo confratello don Vittorio, con il quale mi legava una fraterna amicizia, si intensificò nel 1988, quando egli fu invitato a partecipare con la sua Corale alla solenne Messa del mio 25° di Sacerdozio presso il Santuario della Madonna Bella, alla quale parteciparono molti confratelli e l’allora vescovo ausiliare mons. Giacomo Babini. Ma il più grande ricordo dell’Oratorio riguarda il numero 5 del settembre 1996, numero speciale dedicato al IV centenario della traslazione della “Miracolosa Immagine della Madonna Bella” nella parrocchia di San Biagio a Pocaia di Monterchi (1596-1996). Questo numero speciale di sedici pagine, che custodisco nell’archivio, conteneva il Programma della straordinaria ricorrenza, dal quale risulta la partecipazione della Corale di Anghiari diretta dal suddetto Vittorio Bartolomei, quella dell’allora Vicario generale mons. Italo Benvenuto Castellani, attualmente Arcivescovo di In alto, il ritratto di don Vittorio Bartolomei realizzato da Sirio Ruggeri. Don Vittorio è stato proposto nella nostra parrocchia dal 1973 al 1998.
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Lucca, la banda musicale di Monte Santa Maria Tiberina e naturalmente il clero locale, le Confraternite e l’intera popolazione delle valli del Cerfone e del Padonchia. Inoltre nel suddetto numero si leggono i nomi e cognomi dei venti componenti il Comitato organizzatore della Festa Centenaria e una serie di articoli sul suo significato religioso, nonché la storia della statua in terracotta robbiana invetriata della Madonna Bella (fine sec. XV – inizio XVI) attribuita a Benedetto o Santi Buglioni. Poi viene raccontata l’origine e la storia dell’omonimo Oratorio sorto subito dopo il grande flagello della peste del 1630-32, allorché nel castello di Monterchi sopravvissero soltanto poche decine di persone, come racconta lo storico anghiarese Taglieschi. L’attuale Oratorio, costruito nel 1634, sostituisce un sacello del secolo precedente esistente nei pressi, dove per circa un secolo la Madonna Bella fu custodita e venerata. In seguito le famiglie più benestanti della parrocchia di San Biagio: gli Alberti, i Carleschi, i Vagnoni, i Giorgeschi, i MucciarelliMussi, ecc. costituirono il gruppo dei Compatroni della Madonna Bella e insieme al cappellano custodirono l’Oratorio festeggiando l’immagine nella seconda domenica di settembre. Nel 1967 i Compatroni superstiti donarono la chiesetta e quanto possedeva alla parrocchia di San Biagio. Sempre nel suddetto numero speciale si descrivono i lavori di restauro e la ricostruzione del tetto per l’importo di oltre 50 milioni di lire affrontati dal sottoscritto e realizzati dalla ditta EDILG di Gragnano di Sansepolcro su progetto redatto dal geometra Alessandro Romolini e dall’architetto don Marco Salvi sotto la vigilanza dell’architetto Giornelli della Soprintendenza di Arezzo. Sfogliando ancora troviamo la fotocopia del decreto vescovile di mons. Telesforo Giovanni Cioli datato 12 ottobre dell’Anno Santo 1975 in cui si dichiara e proclama “La Madonna venerata nella chiesa di Pocaia col titolo di Madonna Bella protettrice speciale degli autisti e dei viaggiatori” per le valli del Cerfone e del Padonchia. Rileggiamo anche la preghiera e la laude alla Madonna Bella e interessanti notizie sugli aspetti geografici, storici, demografici e religiosi in quegli anni della Parrocchia di S. Biagio, il saluto al nuovo Vescovo di Arezzo – Cortona – Sansepolcro padre Flavio Roberto Carraro, rimasto tra noi solo per circa 3 anni. Infine vi sono riportate le foto della statua e della facciata del Santuario della Madonna Bella. Ricordando nella preghiera don Vittorio e don Renato Bertini, allora direttore responsabile dell’Oratorio, ringrazio gli attuali redattori anche a nome del collaboratore Matteo Romanelli e della intera popolazione monterchiese per l’omaggio alla nostra cara Madonna Bella, sotto il cui sguardo materno celebro la Santa Messa e il Rosario da oltre 50 anni.
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Sono 50 e portati bene
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on ricordo né il giorno né il mese ma l’anno era il 1967 quando, per la prima volta, i cittadini anghiaresi ricevettero nelle loro case quello che si sarebbe chiamato da allora in poi il Giornalino della Parrocchia: “L’Oratorio di Anghiari”. Fortemente voluto dal nostro parroco Mons. Don Nilo Conti che sempre vedeva avanti, più in là e che ha legato il suo nome e il ricordo a tante iniziative pastorali e non che hanno lasciato segni indelebili nella comunità ecclesiale e civile di Anghiari. Fortunatamente il nostro paese ha sempre potuto contare su parroci illuminati che hanno saputo interpretare i tempi loro concessi e le relative necessità. Il “Giornalino” è nato così, in maniera semplice ed ha sempre evidenziato la quotidianità fatta di gente che è protagonista di fatti, vicende che sono il sale del vivere di una comunità che ancora riesce a riconoscersi nella fede,nella solidarietà,nelle gioie e nei dolori, nelle nascite, nelle morti,nei matrimoni, ricorrenze,lauree, stagioni,poesie, racconti,cresime, comunioni insomma tutto quello che è il vissuto di una comunità e che fa notizia perché ci si riconosce. Il “Giornalino” era ed è un modo per far sapere e dire a tutti che la nostra Chiesa c’è ed è disponibile,attenta,discreta, aperta a tutti: questo è, per me lettore, “L’Oratorio di Anghiari “ periodico del Vicariato. Oggi il nostro periodico è una struttura con una redazione, computerizzato, superletto in tutte le case; l’idea iniziale è risultata giusta e i successori di Don Nilo, Don Vittorio e oggi Don Marco hanno consolidato, adeguato e sviluppato questa bella realtà informativa che ha una valenza vera anche perché è di tutti e tutti ospita (anche Mario Del Pia alias M.d.P, alias Anghiarino Anghiarese, nota firma del periodico, di cui è il Redattore capo, l’anima, il factotum al quale va il mio grazie di cuore per l’impegno, la freschezza del dire e la semplicità che riesce a mettere nel suo operare) parla di tutto e a tutti riesce comprensibile. Bene, credo sia giusto ringraziare tutti i collaboratori (un grazie di cuore
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anche al prof. Enzo Papi responsabile editoriale, anche se del Borgo) di ieri e di oggi e congratularsi con tutti quanti, noi lettori compresi, per essere riusciti a far arrivare la Parola di Dio, la presenza cristiana, la nostra quotidianità in ogni casa di anghiarese residente e non, in Italia o all’estero, con puntualità, affetto, discrezione e amicizia per 50 anni! Auguroni. Un lettore affezionato Nell’altra pagina don Marco Salvi, proposto di Anghiari dall’anno 2000. Qui a destra, il prof. Enzo Papi, Direttore Responsabile del nostro periodico, in un disegno di Sara Comanducci.
Un bel gruppo di chierichetti con don Nilo e il cappellano don Silvano Brilli. È stata pubblicata nel num. 5 del 2004. Sono rappresentati: Giovanni e Gianpiero Valbonetti, Gustavo Cuccini, Mario Veri, Angelo Graziotti, Antonio Berlicchi e Roberto Leonardi. Davanti: Doriano Veri, Giuseppe Ricceri, Paolo Leucalitti, Stefano Rossi, Mario Biserni, Tiziano Quaresimini, Mario Agostini e Alberto Vellati.
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Qui sopra la copertina del mensile “L’Angelo della Famiglia” stampato a Torino (num. 4 del 1936). Vi è raffigurata la Cena di Gesù con gli Apostoli di P. P. Rubens. Questo periodico era stampato a livello nazionale e poi conteneva alcune pagine gestite dalle singole parrocchie; a destra una quelle curate da don Nilo sotto il titolo di “Bollettino Parrocchiale di Anghiari”. Carnevale . La foto è stata scattata all’oratorio, gli ambienti per le attività parrocchiali realizzati nel 1968. L’Oratorio, il giornale, aveva iniziato ad essere pubblicato dall’anno prima: il 1967. In questa foto si riconoscono Luca Del Pia e Giorgio Papini. La sfilata partiva dall’oratorio per poi raggiungere il Campo della Fiera e proseguire, come fa anche oggi, per il Borgo della Croce, la Via Nova e Piazza Baldaccio.
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Ripubblichiamo uno stralcio del testo apparso nel numero 4/2005 dell’Oratorio in occasione della morte di don Renato Bertini, Direttore Responsabile della nostra pubblicazione per quasi quarant’anni, avvenuta il 5 luglio 2005 in Arezzo.
Don Renato Bertini Don Renato era molto conosciuto in Arezzo e in tutta la Diocesi, oltre che per le sue doti umane di Sacerdote, anche come affermato giornalista. Ha collaborato infatti molti anni come corrispondente del quotidiano “Avvenire”, poi con Teletruria e altre emittenti locali. Un grosso impegno lo prestava durante il Concorso Polifonico Guido d’Arezzo. Don Renato Bertini era parroco da quasi cinquant’anni nella centralissima Parrocchia di S. Gimignano ad Arezzo, dove aveva fondato un circolo e svolgeva molte attività sia con giovani che con adulti. La profonda amicizia con don Vittorio lo portò a diventare il Direttore Responsabile dell’Oratorio di Anghiari, cioè colui che di fronte all’autorità ha la responsabilità su quanto scritto e pubblicato. Non a caso un Direttore Responsabile deve essere iscritto all’Ordine dei Giornalisti, e don Renato lo era da più di 50 anni. Anche tutti i colleghi giornalisti della provincia di Arezzo infatti hanno sentito questa perdita del mondo dell’informazione e dei media, stringendosi vicino alla famiglia. Giovedì 7 luglio nella Cattedrale di Arezzo si sono svolti i solenni funerali alla presenza del Vescovo mons. Bassetti, del Vescovo di Fiesole mons. Giovannetti e di numerosi Sacerdoti. Alla celebrazione esequiale era presente anche una rappresentanza del nostro giornale. La redazione tutta si associa al dolore dei familiari, dei parrocchiani e degli amici per la scomparsa di don Renato, rivolgendogli un estremo e doveroso ringraziamento per il lavoro svolto al servizio del nostro giornale come Direttore Responsabile. Una preghiera di suffragio non mancherà da parte di tutti i nostri lettori. La Redazione Nella foto don Renato Bertini sacerdote, insegnante, giornalista, storico dell’arte e amante della polifonia. Nel 2003 è stato insignito di una medaglia d’oro per il suo cinquantesimo anniversario al servizio del giornalismo aretino e non solo. Fu Correttore e quartierista biancoverde di porta Sant’Andrea.
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La prima copertina realizzata da don Giovanni con i giovani dell’oratorio utilizzando il ciclostile. Fu pubblicata nel numero del Natale 1974. La pubblicazione del giornale dell’Oratorio continuerà per circa dieci anni.
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