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PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHI N. 5 OTTOBRE - NOVEMBRE 2016

Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue


In copertina l'editoriale di enzo papi

San Martino

Educazione

S Nella copertina di questo numero è raffigurato San Martino; è un affresco che si trova nella chiesa omonima a Montedoglio. Anghiari ha molti legami con il santo di Tour ed in primo luogo c’è l’episodio in cui salvò gli anghiaresi dall’attacco delle truppe dei Pietramala giunte nottetempo fin sotto le mura. Meno male che un provvidenziale suono delle campane destò i nostri antenati mettendoli in grado di respingere l’assalto ed una nebbia apparsa all’improvviso disorientò i nemici. Per ricordare l’evento ed onorare il santo fu deciso di costruire un monastero nella “ruga” che prese il nome di San Martino (oggi Corso Matteotti, ma che andrebbe chiamato, come a suo tempo indicò Giuseppe Bartolomei, Borgo della Croce). Ci volle del tempo, ma già dal 1309 dettero inizio ad una fiera che è durata fino a poco tempo fa. Dal 1979 (lo Staccini dice anche prima) si ricorda l’avvenimento con una festa dedicata ai bringoli, il piatto tipico di Anghiari, e con altre iniziative. I ragazzi delle scuole di Anghiari allestiscono una mostra di disegni in cui viene raffigurato l’episodio dell’incontro del santo con il povero. Nel giorno della festa, già da qualche anno, si ripete l’antico gesto della distribuzione del pane per i poveri ed i bisognosi, oggi inteso come dono di Dio e frutto del lavoro.

eptembre aux grandes soirées équivoques, recitava il poeta. Giornate in parte ancora estive, per il clima gradevole e la luminosità tersa del cielo, ma anche giornate con un dolce sapore autunnale. Giornate equivoche, appunto, come afferma il poeta. Ma con una certezza. Bambini e ragazzi tornano a scuola: segno evidente che una stagione finisce e comincia quella nuova. Da questo punto di vista si può dire che non incomincia solo il tempo autunnale, ma riprendono il loro corso i mesi e il tempo dell’educazione. Educazione: più volte vi abbiamo accennato in questi anni. Visto lo sciamare dei bambini per le vie del Castello, visti i gruppetti nei punti di raccolta per lo scuolabus, vista la concentrazione attenta e curiosa, sempre nuova, ogni anno, di genitori e nonni accompagnatori, è bene tornare sull’educazione. I giornali nazionali ne hanno parlato e disquisito puntualmente, confondendo però le idee. Mancano gli insegnanti, cattedre vuote, presenze non specializzate: riforma utile o sbagliata? Ognuno ha la sua lettura, ognuno la sua critica. Dato comune: le cose non funzionano. Ma è vero? Sono questi i problemi veri della scuola italiana e di quelle di Anghiari? Noi non lo crediamo.

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uelli rapidamente elencati sono temi strutturali, il supporto osseo cioè di un problema che è molto più carnoso e drammatico. L’aspetto tecnico-organizzativo, sul quale si sono concentrati i giornali in queste settimane, è utile -ed è bene che anche quello funzioni- ma non sostanziale; è un supporto scheletrico che non genera vita. L’educazione nasce dalla carne, dal calore, dalla vitalità delle persone che animano il supporto. Questa è la vera questione. Potrebbe essere riassunta con una domanda: che cos’è allora un educatore? Quello dell’insegnante infatti è un ruolo; quella dell’educatore è una missione. L’insegnante copre l’efficienza della struttura; l’educatore è persona in rapporto con altre persone; l’insegnante è la cattedra, la parola, il registro, il libro…; l’educatore è il maestro che si rapporta con l’allievo, con la classe intera nei suoi singoli studenti; è il luogo fisico del rapporto educativo, che utilizza il sapere, i libri, la cattedra e tutto il resto per formare, istruendo! È proprio su questo che occorre riflettere ad ogni ripresa scolastica: non solo all’inizio, ma ogni giorno, quando l’adulto, genitore o docente, preside o nonno varca la soglia di una scuola.

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oralismo? No, un problema sul quale tornare a concentrarsi. Per rendere più vera e più ricca una comunità, la scuola, dove metodologie tecnico-formalistiche e tematiche sindacali-strutturali hanno messo a dura prova la cultura, l’entusiasmo e la capacità; occorre ripartire dalla persona, dall’uomo e dalla sua missione sulla realtà, sul lavoro, sulla società, sul Paese. Saint -Exupéry con il suo Piccolo Principe parla di responsabilità. Il Piccolo Principe si auto-comprende come responsabile della sua rosa; se lui non l’annaffia la rosa muore. E l’acqua della vita gliela può versare solo lui; nessun altro al suo posto. Responsabile! Facciamo ripartire un giardino con tante rose; pieno di Piccoli Principi che sentono in sé la missione del giardiniere che annaffia. Istruire non è mai bastato in passato e non basta più oggi, nella società del benessere; occorre tornare ad educare! Perché nella scuola crescano uomini e cittadini responsabili. Perché cresca e si consolidi la speranza in un futuro buono, perché responsabile.

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oralismo? No. Il nostro è un tempo difficile nel quale occorre tornare a porsi, dopo tante domande superflue e spesso imposte artificialmente, le domande vere ed esistenziali. In questo campo occorre trovare vie utili e cercare di capire quella che Papa Benedetto XVI ha definito una emergenza educativa: il nostro tempo è un tempo di crisi dell’educazione (non della scuola e non solo della scuola!); siamo in piena emergenza educativa. Che cos’è la scuola? Chi sono gli educatori?

L'ORATORIO DI ANGHIARI - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue Anno L - Periodico del Vicariato di Anghiari e Monterchi. Con approvazione della Curia di Arezzo Aut. Tribunale di Arezzo n. 5 del 28 aprile 1967 - Dir. Resp. Enzo Papi - Stampa: Grafiche Borgo, Sansepolcro.

Redazione:donmarcosalvienzopapimariodelpiaalessandrobivignanielisadelpiantaverarossiteresabartolomeigabrielemazzimassimoredenti.

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Il Giubileo della Misericordia

Riflessioni sull’Anno Santo a cura di don Alessandro Bivignani

La Misericordia e le opere

Nelle comunità monastiche lo stile di vita è dettato dalla condotta secondo le virtù (quelle indicate da Aristotele certo, ma informate poi dal cristianesimo), e Benedetto chiede ai monaci di vivere così, mettendo in pratica un esempio valido anche per i ‘cittadini’. Possibile che anche una città scegliesse questo modello di convivenza? La sua validità era evidente: chi sceglieva di vivere in una comunità doveva essere una persona che sapeva controllarsi: non c’è posto per l’ira. Non poteva essere avara o superba, altrimenti non sarebbe mai nata la convivenza. Addirittura l’accidia, difetto tremendo, che non è appena la pigrizia ma la non partecipazione: essere parte di una comunità e non riconoscere che il proprio io è partecipare alla vita della comunità. È la passione centrale del medioevo: chi vive nella città deve partecipare alle questioni della comunità. Che c’entra tutto questo con la Misericordia? Se rinunciare all’accidia è entrare a partecipare alla organizzazione della comunità, avere a cuore la vita della comunità come la propria: lì inizia il concetto di Misericordia. È proprio nel medioevo infatti che si inizia a considerare l’egoismo come elemento dannoso. E dentro ad ogni città i primi movimenti associativi sono proprio le Misericordie, tra cui spicca Firenze. Emerge la voglia di organizzare una società in cui il male di ognuno è stemperato attraverso la partecipazione alla vita comunitaria. Per dirla con parole moderne, potremmo dire che la misericordia è il primo patto sociale sul quale si fonda la nostra società. E questa partecipazione comincia a coniugarsi in assistenza, in condivisione, in collaborazione, in affetto per gli altri… Partecipare alla vita della comunità vuol dire rendere bella la vita della comunità. Così accade poi che dal monastero si passi al convento; l’arrivo degli ordini mendicanti (principalmente francescani e domenicani) fa fare un passo avanti: non solo evitare lotte e discordie, ma partecipare attivamente alla vita della comunità è la prima forma di carità. Significa vivere nella comunità, e vivere insieme per la società. Noi oggi siamo il frutto dell’evoluzione di questa cultura medievale. Ecco perché è importante parlare di Opere di Misericordia, ben sapendo però che siamo anche depositari di questa lunga ed affascinante storia. Il discorso si è protratto. Così delle Opere di Misericordia parleremo nel prossimo numero.

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orriamo a volte il rischio di essere troppo astratti nelle nostre riflessioni. E anche parlare di Misericordia non ci esenta da questo rischio. Vediamo allora di arrivare ad una “applicazione pratica” della Misericordia, attraverso le sue opere. Quelle che sono chiamate le Opere di Misericordia, e ce ne sono 14: sette corporali e sette spirituali. Ma prima di ciò, ritengo sia necessario spendere alcune parole per porci una domanda: dove nasce storicamente la Misericordia? Questa è una domanda che ci riguarda veramente da vicino. Noi toscani intendo. Se provate a digitare la parola misericordia su un motore di ricerca internet, la prima voce che esso trova è la Misericordia di Firenze. E questo non è un caso: perché in Italia e precisamente in Toscana? Perché non in altre parti del mondo? Non ci dimentichiamo che la nostra civiltà non viene solo dall’eredità greco-romana, ma c’è un momento che forma le radici per arrivare a capire la nostra identità: è il medioevo. Purtroppo spesso il medioevo è considerato come epoca di mezzo, buia e difficile da decifrare. E non si tiene conto che invece è il periodo in cui nascono le università, le arti, una filosofia nuova. “Misericordia” come parola è un concetto del XIV secolo: patire con gli altri, miserare, cioè partecipare alla miseria, e farlo con il cor, il cuore: patire con gli altri, miserare con il cuore. Ma come mai si forma questo concetto? E come mai non in mezzo alle campagne, ma nelle città? Il medioevo crea di fatto la differenza tra campagna e città. Successe infatti che fin dall’inizio del medioevo furono inviati dal cuore dell’Impero una sorta di guardiani in paesi e città: i Conti, i comites. Essi col tempo furono spediti fuori delle città, mentre in esse stava emergendo la propria identità autonoma. Così nelle campagne si formò quel fenomeno che esiste ancora oggi, il contado, da cui viene appunto la parola contadini, mentre nelle città da allora ci sono i cittadini. Ora in Italia questo fenomeno è molto forte: ogni città deve avere la sua identità! Però sono anni in cui anche l’idea dell’impero romano si sta spegnendo, e i punti saldi dove si formava lo Stato cedono. E come si risponde a ciò? Con il riaggregarsi attorno a quelli che erano veri e propri esempi di vita comune, esempi di giustizia, di convivenza, di rispetto, ecc., che sono le comunità monastiche.

Nella foto: fregio dello “Spedale del Ceppo” di Pistoia che raffigura le sette Opere di Misericordia alternate dalle virtù cardinali e teologali. Realizzato da Giovanni della Robbia tra il 1525 e il 1527 e concluso da Santi Buglioni.

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CALENDARIO LITURGICO a cura di Franco Cristini

Mese di ottobre 2016

Mese di novembre 2016

1 ottobre, sabato: Santa Teresa del Bambino Gesù, vergine e Dottore della chiesa (1873-1897). Nacque a Alencon in Francia, ed entrata nel monastero delle Carmelitane di Lisieux fu mirabile esempio di umiltà, di semplicità evangelica, di totale fiducia in Dio. 2 ottobre, domenica: Domenica XXVII del tempo ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 4 ottobre, martedì: San Francesco di Assisi, Patrono di Italia (1182-1226). Santa Messa alle ore 18 nella chiesa della Croce. Dopo una gioventù spensierata, Francesco si spogliò di tutti suoi beni per mettersi al servizio di “Madonna Povertà” e seguire con il suo vivere l’esempio di Cristo. 6 ottobre, giovedì: Primo Giovedì del Mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni. 7 ottobre, venerdì: Beata Vergine Maria del Rosario. Primo Venerdì del Mese. Nella chiesa di Micciano alle ore 20:00 santa Messa per il gruppo uomini dei ritiri di perseveranza- Nella chiesa del Carmine alle ore 21:00 adorazione e Santa Messa. 9 ottobre, domenica: Domenica XXVIII del tempo ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 15 ottobre, sabato: Santa Teresa d’Avila, Vergine e Dottore della Chiesa; nacque ad Avila in Spagna nel 1515, morì ad Alba de Tormes (Salamanca) nel 1582. Entrata in convento nell’ordine delle Carmelitane,ebbe rivelazioni mistiche e scrisse libri di profonda dottrina frutto delle sue esperienze mistiche16 ottobre, domenica: Domenica XIX del tempo ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 18 ottobre, martedì: San Luca Evangelista. Luca, nativo di Antiochia, studioso di medicina e appassionato dell’ellenismo. È autore del terzo Vangelo e degli Atti degli Apostoli. Nel suo Vangelo ha tracciato importanti ritratti di Maria insistendo inoltre nell’infanzia di Gesù. Sembra che Luca sia stato martirizzato in Acaia (Oriente) e che essendo anche pittore abbia raffigurato per primo la Madonna con il Bambino Gesù. 22 ottobre, sabato: San Giovanni Paolo Secondo Papa. 23 ottobre, domenica: Domenica XXX del tempo ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 28 ottobre, venerdì: Ss.Simone e Giuda Taddeo, apostoli. Simone era soprannominato lo Zelota o il Cananeo; Giuda era anche chiamato Taddeo. 30 ottobre, domenica: Domenica XXXI del tempo ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo.

1 novembre, martedì: Tutti i Santi, ad Anghiari e a Santo Stefano Sante Messe secondo l’orario festivo. A San Lorenzo S. Messa alle ore 14:30, a Galbino alle ore 15:30 (la Messa delle ore 11:00 a Tavernelle è sospesa). Ad Anghiari benedizione delle tombe alle ore 15:30. 2 Novembre, mercoledì: commemorazione dei Defunti. Alle ore 6:30 ritrovo nella chiesa di Santo Stefano per recarsi in preghiera al cimitero di Anghiari dove alle ore 7:00 verrà celebrata la Messa per i defunti. 3 novembre, giovedì: Primo Giovedì del Mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni. 4 novembre, venerdì: Primo Venerdì del Mese. Nella Pieve di Micciano alle ore 20:00 Santa Messa per il gruppo uomini dei ritiri di perseveranza. Nel Santuario del Carmine alle 21:00 Santa Messa con adorazione. 6 novembre, domenica: Domenica XXXII del tempo ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 10 novembre,giovedì: San Leone Magno, Papa e Dottore della chiesa. Nato in Toscana, secondo la tradizione a San Leo di Anghiari, è stato il primo Papa a meritarsi l’appellativo di Magno. Celebre nella storia resta l’incontro con Attila, capo degli Unni, in seguito al quale il barbaro lasciò l’Italia. 11 novembre, venerdì: San Martino di Tours, vescovo: nacque nel 316 da genitori pagani in Pannonia (oggi Ungheria) si arruolò come militare nella guardia imperiale. In seguito abbandonato il servizio militare decise di battezzarsi, fu quindi ordinato sacerdote e poi eletto Vescovo di Tours. Famoso è il celebre episodio di dividere il suo mantello con un povero. Morì nel 397. La S. Messa delle ore 18:00 verrà celebrata nella chiesa della Maddalena e sarà ripetuto il gesto della distribuzione del pane. 13 novembre, domenica: Domenica XXXIII del tempo ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 20 novembre, domenica: Domenica XXXIV del tempo ordinario. Festa di Cristo Re. Sante Messe secondo l’orario festivo. 22 novembre, martedì: Santa Cecilia, patrona della musica.

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Si conclude il corrente Anno Liturgico ed inizia il TEMPO DI AVVENTO 27 novembre, domenica: Domenica prima di Avvento. Ad Anghiari Festa della Misericordia. Santa messa alle ore 9:30 nella chiesa di Badia, alle ore 11:00 in Propositura, alle ore 18:00 nella chiesa della Croce. 30 novembre, mercoledì: San Andrea apostolo,titolare della chiesa di Galbino e Catigliano. Andrea, nato a Betsaida era il fratello di Simone, il futuro San Pietro, entrambi pescatori a Cafarnao. Secondo la tradizione predicò in diverse regioni e fu crocifisso in Acaia. È patrono della Russia e della Scozia.


S. MESSE FESTIVE CELEBRATE NELLE CHIESE DEL VICARIATO DI ANGHIARI

La visita ai cimiteri nelle nostre parrocchie si fa il primo di novembre Gli orari a pag 40

Ore 8:00

Ore 9:00

-ANGHIARI: Chiesa di S. Stefano -ANGHIARI: Chiesa di Propositura -VIAIO: Chiesa di S. Paterniano

“ “ -CATIGLIANO: ogni 15 giorni Ore 10:00 -CARMINE: Santuario Madonna del Carmine “ -MICCIANO: Pieve di Maria Assunta “ -S. LEO: Chiesa di San Leone Ore 11:00 -ANGHIARI: Chiesa di Propositura “ -PIEVE DI SOVARA: S. Maria Annunziata “ -TAVERNELLE: Chiesa dell’Assunzione di M.V. Ore 16 (estivo 17) -PONTE ALLA PIERA: Chiesa di S. Giovanni E. Ore 18:00 -ANGHIARI: Chiesa della Croce

... E DI MONTERCHI A Casale martedì 1° novembre S. Messa alle ore 8:30 e processione verso il cimitero. Una tomba abbellita con fiori.

Ore 8:45 -PADONCHIA: Chiesa di S. Michele Arc.lo Ore 10.00 -POCAIA: Chiesa della Madonna Bella Ore 11:00 -LE VILLE: Chiesa di S. Maria della Pace Ore 11:15 -MONTERCHI: Chiesa di S. Simeone profeta Ore 17:00 (18:00 estivo) Chiesa di San Simeone a Monterchi

2 Novembre, mercoledì Commemorazione dei Defunti.

Prima domenica del mese a Scandolaia ore 15:00(ore 16:00 estivo). Ultima domenica del mese: chiesa di San Michele Arc.lo a Pianezze, ore 16:00 (ore 17:00 estivo).

Alle ore 6:30 ritrovo nella chiesa di Santo Stefano per recarsi in preghiera al cimitero di Anghiari dove alle ore 7:00 verrà celebrata una S. Messa per i defunti.

MESSE PREFESTIVE: Ore 16:00 - (ore 17:00 estivo) Chiesa di Tavernelle Ore 16:00 - (ore 18:00 estivo) Arcipretura Monterchi Ore 16:00 - (ore 18:00 estivo) Chiesa di Tubbiano Ore 17:00 - Madonna Bella a Pocaia Ore 17:30 - S.Maria della Pace, Le Ville Ore 18:00 - Propositura di Anghiari

Primo Venerdì del mese al Carmine

A Micciano Ogni Primo Venerdì del mese per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza

Ogni Primo Venerdì del mese, al Santuario del Carmine, recita del Rosario e S. Messa con meditazione alle ore 21:00.

S. Messa alle ore 20:00 5


IL PALTERRE*: dove gli Anghiaresi parlano di Anghiari, e non solo

* Queste pagine possono essere lette dagli Anghiaresi senza particolari prescrizioni. Per gli altri si consiglia moderazione.

Auguri Celeste

Personaggi anghiaresi

Edoardo Marinari Invecchiando* Di tanto in tanto, lui quasi con pudore, con gesto delicato che di carezze è cenno, dirmi vuole il bene di una vita, che trascorsa abbiamo insieme e quando la man mi sfiora, in silenzio, con gesto delicato che di carezza è cenno, gesto d’amor l’intendo.

* Poesia della moglie, Maria Raffaelli

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ome è fugace il tempo. Sono trascorsi dieci anni dalla morte di un caro amico: Edoardo Marinari, meglio conosciuto come “Il Dodi”. Ecco, lo rivedo sorridente e pronto alla battuta ironica in Piazza Baldaccio, accanto al monumento di Garibaldi. Quante discussioni di caccia, quanti racconti; la sua cagna, ll Babà, faceva miracoli ed era bravissima nella ricerca della selvaggina. Il Dodi amava lo sport, fu presidente della squadra di calcio “Baldaccio Bruni” e promosse iniziative valide in quel settore non lesinando con i propri finanziamenti. Quanti bei ricordi! Conversava con piacere, sempre disposto al confronto e soprattutto aveva nell’amicizia un ottimo rapporto corretto e sempre cordiale. Nel suo rinomato ristorante che sua madre la “ Nena” aveva condotto è reso famoso con grande maestria e successo, ho potuto conoscere personaggi del mondo della cultura, come Carlo Bo e Nino Maccari, i quali venivano ad Anghiari per gustare dal Dodi lo squisito sformato di tordi. Amico sincero, non lo sentii mai parlare male degli altri, o criticare astiosamente qualcuno. Queste sono grandi doti riservate solo agli esseri che hanno in sé vera umanità. Maria, sua moglie soffriva di una malattia che non gli permetteva più di vedere. Donna di rara sensibilità, scrisse poesie, ricche di riflessioni, delle cose che amava, della natura e dei suoi cari: il Dodi, le sue figlie, Debora e Donatella. In quest’epoca tanto rumorosa e accecata da un individualismo esasperato, fa davvero piacere ricordare persone che hanno lasciato di sé una traccia indimenticabile.

Anghiari, sabato 10 settembre 2016

Franco Talozzi

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A Tavernelle i n co n t ri am o , nelle vicinanze del suo orto, la Celeste Piomboni. H a festeggiato da poco 95 anni ed ecco cosa ci dice: “Io so’nata il 29 di luglio, però si mieteva, naturalmente con la falcina, e la mia mamma cominciò a dire che non si sentiva bene e disse: «Elia, io vado a casa che non mi sento bene!» È andata a casa e intanto preparava da mangiare ma i dolori gni prendevano sempre più forte; in conclusione nacqui io. Intanto il mio babbo pensava: «Ora io ciò da fare quel campo lì, se io vado Anghiari a piedi quel grano a momenti cade che è maturo! Io ci vado domall’altro» E così sono stata segnata il 31 luglio del 1921. Il più mi chiamano Celestina e il fatto sta così. A casa nostra c’erano dei vetturini, perché allora non portavano via la legna col trattore: c’erano i muli. Queste persone venivano da Pistoia, questi vetturini. E allora dicevano: «Mettetegni a nome Celestina, mettetegni a nome Celestina!» Che invece a me mi sarebbe piaciuto Marta, che sono nata per Santa Marta. Fu la moglie di questo vetturino la causa del mio nome. Loro stavano a casa nostra, dormivano sulla stalla, si preparavano da mangiare, avevano quattro muli. Portavano la legna dal bosco fino al traliccio di Scille. Per tornare a me naturalmente quando i miei tornarono dal campo e videro le condizioni della mia mamma cominciarono a chiamare altre donne che in pratica fecero le ostetriche. Quest’anno non s’è fatto gnente perché proprio in questi giorni è morta la Plinia, la moglie di mio fratello Adelmo. S’è fatto un po’ di festa fra di noi, qui in casa.”

Ora noi, ma anche quelli di Tavernelle e di Anghiari, mandiamo i nostri auguri per questo bel traguardo raggiunto dalla Celeste, o se preferite Celestina, sempre vispa e attiva.


...il Palterre, ovvero Ridendo castigat mores

Anna e Ilda

Un giorno speciale per Camilla Sabato 17 settembre presso il Santuario del Carmine don Marco ha conferito il sacramento del Battesimo a Camilla Zuelli; è nata a Brescia il 9 luglio scorso da Alessandro e Ilaria Piomboni e la famiglia abita a Mazzano, in provincia di Brescia appunto. Per questo sacramento su cui si fonda la nostra stessa fede anche da Anghiari, paese di origine della mamma Ilaria, giungano le felicitazioni per tutta la famiglia Zuelli.

Il giorno 7 settembre sono nate, a Varese, Ilda e Anna Babbini: rispettivamente alle ore 9:06 e alle ore 9:07. I genitori Natalia e Stefano condividono con i nonni Marisa e Armando la grande gioia dell’evento. Nella foto i nomi Anna e Ilda disegnati appositamente dal pittore di Varese Giorgio Vicentini, zio della mamma.

Via della Tomba

da tanti anni ma non da me, dove vi ò trascorso tanta della mia giovinezza nascondendomi, insieme ad altri bambini nelle buche, che allora vi erano in quel muro e che poi con il tempo sono state chiuse. Può darsi che con il tempo il Comune abbia cambiato il nome come quello della via della Misericordia, ora spostato in un’altra strada del fu chiamato Bordello, la via della Misericordia, era quella dove vi era la sede, ed ora immatricolata con un altro nome.

di Emmedipì

Nel ricordare la morte di Antonio Zanchi ho segnalato che lui era nato in quella che una volta si chiamava Via della Tomba. Per lettera Armando mi ha mandato questo commento. Io ò vissuto fino a 37 anni in Via del Castello Antico e mai ò sentito nominare dai miei vecchi che lo hanno abitato per più di cento anni che questa via una volta si chiamava via della Tomba. Io la via della Tomba l’ò percorsa per tanti anni quando a piedi si andava ad accompagnare il morto: Via della Tomba è quella che scende giù verso la Portaccia, nomi ormai dimenticati

Grazie Armando per i tuoi ricordi. Il nome “Via della Tomba”, quella che oggi è Via della Castello Antico, risale a un paio di secoli fa. Lo dice un documento dell’Archivio Storico di Anghiari. C’è da capire ora perché questo cambiamento.

La vignetta di Scacciapensieri:

Il calabrone

Incompresi!

io la penso così

Figli di notte La sera non esco mai, ma poi sento dire di bravate notturne o danneggiamenti o altre situazioni più incresciose in cui sono coinvolti i nostri giovani. Ho ripensato a quando ero giovane anch’io e, durante le notti estive, qualche bischerata si faceva: non so se adesso sono più gravi. Sento comunque che viene reclamata la presenza di polizia, carabinieri, guardie comunali e simili. Certo, la presenza delle forze dell’ordine è necessaria, anzi indispensabile: ma forse qualche genitore potrebbe dare un’occhiata in più ai propri figli e ai loro amici!

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LE NOSTRE CHIESE NELLA STORIA E NELL’ARTE

di don Quinto Giorgini

Chiesa abbaziale di S. Bartolomeo Apostolo nell’antico centro storico di Anghiari -parte prima-

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l paese di Anghiari riposa a quota 429 s.l.m. sopra una delle panoramiche colline che cingono ad occidente l’alta valle del Tevere ed è ritenuto il più bello di questa parte della Toscana. Conserva intatta la sua identità di antico Borgo medievale ed è celebre in tutto il centro Italia per il suo patrimonio storico, artistico e culturale; per la sua Battaglia del 29 giugno 1440 tra i fiorentini e i milanesi, rievocata da un dipinto di Leonardo da Vinci all’interno del Palazzo Vecchio, purtroppo oggi perduto; e per i suoi musei, palazzi e soprattutto per le sue antiche chiese che sono l’oggetto delle mie ricerche. Il suo nome deriverebbe dal latino “Angularium”, Castrum Angularis, in riferimento alla forma angolare del suo antico castello. Il suo nucleo originario risalirebbe all’epoca romana, ma certamente esisteva nel VII secolo, nel periodo longobardo. Secondo una tradizione fatta propria dal Taglieschi, il conte Rolando nel VI secolo fece costruire in onore del Papa martire Giovanni I (523-526), originario della Tuscia e appartenente alla sua famiglia, una prima chiesa a lui dedicata. Questa prima chiesa, certamente rientrava nel territorio della Pieve paleocristiana di S. Maria Assunta a Micciano, da cui i primi cristiani di Anghiari ricevettero il primo annuncio del Vangelo e il sacramento del Battesimo almeno fino al 1442. In questa data infatti la comunità cristiana anghiarese ebbe il suo Fonte battesimale situato nella chiesa di S. Giovanni Battista nel Borghetto al n. 5 dell’attuale via Taglieschi, dove su un bel portone di legno è scolpita ancora la succitata data. Il Castrum Angularis è ricordato per la prima volta in un documento del 1048, per cui non abbiamo particolari notizie circa il periodo dell’Alto Medioevo. Esso si è sviluppato agli inizi del XII secolo, esattamente nel 1104, quando Bernardino Sidonia, dei Longobardi di Galbino, lasciò in eredità ai monaci camaldolesi, tra i suoi possedimenti, il luogo dove essi fondarono la prima Abbazia, con monastero, dedicata a San Bartolomeo Apostolo, che è tuttora il Santo Patrono di Anghiari ed è festeggiato il 24 agosto. Questo luogo corrisponde esattamente a dove oggi sorge il Conventone, presso l’attuale imponente complesso edilizio che ospita l’Istituto Comprensivo (o scuola media) Leonardo da Vinci, dove in passato ho svolto il ruolo di insegnante di religione per alcuni anni. L’antico centro storico di Anghiari si è sviluppato quindi intorno alla sua Badia che fu inaugurata verso il 1160 (?). In questo periodo i Camaldolesi divennero i principali padroni di tutta la zona di Anghiari. Nel secolo XIII, la comunità anghiarese, sotto la Signoria dell’Abate, riesce ad ottenere alcune magistrature comunali, entrando progressivamente nell’area di influenza di Arezzo,

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che aveva distrutto il castello di Anghiari nel 1175, ma poi il borgo verrà ricostruito e dotato di una nuova cerchia muraria negli anni 1181-1204. Nel 1336, essendosi i Perugini impadroniti di Anghiari, vollero costruire a difesa del castello una roccaforte e poi un cassero sulla posizione strategica dove c’erano la chiesa, il monastero e vari fabbricati dei Camaldolesi. Nel 1352 Saccone e poi Massimo dei Tarlati di Pietramala tornarono in possesso di Anghiari e decisero di risarcire i monaci dai danni subiti a opera dei Perugini, ricostruendo la chiesa e il monastero più in basso, nel luogo dove ora c’è la piazzetta della Badia. Dagli “Annali Camaldolesi” di Mittarelli, vol. V, all’anno 1359, si apprende la notizia che l’Abate del tempo, Simone Testi, ottenuta l’autorizzazione del Cardinale Legato Egidio e del Superiore Maggiore dell’Ordine Camaldolese, approvò la costruzione del nuovo monastero, alla condizione che esso conservasse il vecchio Titolo e che si edificassero il cimitero, l’officina, il granaio ed anche un’abitazione per il Visconte di Camaldoli, come era nel vecchio monastero. Sorse così la nuova chiesa della Badia, quella ancora esistente, ma che in un primo tempo era molto più piccola, cioè dalla porta principale arrivava allo scalino. Nel 1447 fu ingrandita quando Gregorio di Vanni Mazzoni e Silvestro


Le nostre chiese...

a torre, ricostruito dopo il 1456 per volontà testamentaria dell’Abate Amadio di Bagno, si erge in forma quadrata con il vertice aperto su quattro lati, con due bifore per ogni parte. Vi sono due campane, una rifusa di recente e l’altra è considerata ottima da Girolamo Magi nel suo trattato “De tintinnabulis”, e che porta incisa la data 1257, nella seguente iscrizione latina: “Daniensis De Aretio me fecit A.D. MCCLVII”. Interessante la notizia di una campana commissionata nel 1465 dalla Fraternità del Borghetto e realizzata da un maestro di Cortona, del peso di 368 libbre (cioè circa 120 kg). Questa torre campanaria, insieme a quella civica dell’orologio detta anche “il Campano”, a quella più in alto della chiesa della Croce e a quella più in basso a forma piramidale della chiesa di S. Agostino, non solo simboleggiano e caratterizzano questo bel paese, ma diffondono un melodioso suono nella circostante vallata, richiamando il popolo di Dio alla preghiera. Nelle prossime puntate entreremo in questa vetusta Badia, per continuare a raccontare la sua lunga storia e presentare le sue opere di fede e di arte: i numerosi altari, le statue, i dipinti, le decorazioni, le varie iscrizioni e le sue particolari strutture architettoniche. Nell’altra pagina: l’interno della antica Badia di San Bartolomeo prima dei lavori di restauro degli anni ‘90 e, sotto, l’esterno della chiesa: prese l’attuale forma di un palazzo, con finestra e balcone, come se fosse un edificio profano, dopo l’ampliamento del 1447. In questa pagina, una bella veduta della Piazzola dall’alto del ‘Conventone’ realizzata da Roberto Giombetti. Sul complesso della Badia svetta il campanile fatto ricostruire nel 1465.

d’Antonio di Bartolomeo Taglieschi le donarono due locali situati dietro alla chiesa. Già da allora, l’esterno della chiesa prese l’attuale forma di un palazzo, con finestra e balcone, come se fosse un edificio profano, mentre all’interno, come vedremo in seguito, la pianta si presenta asimmetrica, spostata verso la destra e composta da quattro campate con volte a crociera. Un bel campanile

Propositura di Anghiari

In una domenica della fine di ottobre, durante la S. Messa delle ore 11:00, verrà conferito il mandato alle catechiste che anche quest’anno accompagneranno i nostri ragazzi nel loro cammino di fede. Inizierà quindi il catechismo ed i genitori interessati possono rivolgersi in parrocchia per iscrivere i loro figli. 9


Irlanda dolce e struggente

I

rlanda dolce e struggente, dove bellezza e dramma si mescolano in una unità così terribilmente inseparabile che tocca il cuore nel profondo! Irlanda lucente e rabbuiata da nuvole ammassate in fretta da un vento teso e insistente che viene dall’immenso Oceano occidentale! Verde e fatica, graziosità e rovine desolate. Dolci prati verdi del Connemara, gobbe tondeggianti di monti che si levano rapidamente dal filo della costa, pietraie sassose di rocce carsiche del Burren dal sapore vagamente lunare. Irlanda d’Occidente, la vera Irlanda! Quella del dolore e della sofferenza, quella della fame e della carestia, quella dove è passata la furia anticattolica di Cromwell e del parassita che ha annientato per 3 anni i raccolti di patate, alimento fondamentale di tutto il popolo. Quella da dove sono usciti i capi della rivolta anti-inglese di inizio secolo e quella dove si è manifestata, pochi decenni dopo la Grande Carestia, nel 1879, in un villaggio rurale vicino a Cork, la Vergine a ricordare l’urgenza della preghiera e della conversione per prepararsi all’incontro finale dei tempi ultimi,i tempi dell’Apocalisse. Muretti a secco a disegnare geometrie infinite che raccontano secoli di fatica di uomini che bonificano campi e pascoli con la forza delle braccia e il sudore della fronte; verde luminoso di prati tondeggianti dove pecore sparse vivono tranquille per settimane e mesi; lente e sonnolente, orgogliose dalla loro pelliccia fluente che diverrà coloratissimo tweed. Impressionanti scogliere di Moher a perpendicolo vertiginoso su un mare perennemente mosso dal vento, torbido, nervoso e rimbombante di sordi onde che con violenza sbattono sulla roccia. Cielo incredibile d’Irlanda, ora azzurro e risplendente ora grigio e pesante di nubi minacciose, cielo che illumina ora di vivacità il verde dei campi e di lucentezza il bianco del calcare e che appesantisce ora di pioggia minuta l’erba e un terreno perennemente intriso di acqua, di grigio e di monotonia. Sole e nuvole che nascono e tramontano da secoli su una storia tragica e orgogliosa, a volte vera ecatombe di uomini altre volte salvatrice della civiltà occidentale quando monaci ricchi di fede, partiti da queste sedi insulari, sono sciamati per tutta Europa a cristianizzare di nuovo territori strappati dai barbari all’antica civiltà greco-romana. Irlanda dolce e struggente… di vita e di fede!

Nelle foto dall’alto: * il gruppo anghiarese (per lo più) davanti alla rocca di San Patrizio a Cashel; ** il santuario dell’Apparizione a Knock, è il luogo di culto cattolico più visitato come meta di pellegrinaggi; *** l’abbazia di Kylemore (in inglese Kylemore Abbey) perfettamente conservata, è molto visitata dai turisti; **** le numerose uova (occhio di bue da noi) pronte per la colazione.

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I lettori che ci hanno mandato la loro offerta per l’oratorio Ci permettono di continuare la stampa del giornale

Alberta Catacchini, Il Fosso Alessandro Fanciullini, il Borgo Alfredina Donnini, Prato Amedeo Corsi, San Giustino Amedeo Tortori, Molinello Angiolo Madiai, Polveriera Anna Polverini, Borgo della Croce Antonietta Olivieri, Grosseto Antonio Agolini, Ragnaia Armando Zanchi, Arezzo Bruno Camerelli, Terrarossa Carla Donati Sarti, Casa Donati Carola Corazzini, Pino Cesarina Donati Sarti, Serafino Corinna Senesi, Piazza del Mercatale Daniela Donati Sarti Nardi, Selci-Lama Diana Dini, Via del Carmine Dino Corsi, Via di San Leo Elbano Meazzini, Arezzo Elena Primitivi, Stazione Elio Machi, Santa MargheritaLigure Ernestina e Cesare Ceppodomo, la Croce Eugenio Giorni, Firenze Fabio Gigli, Crocifissino Fabio Pecorari, il Terrato Fabrizio Papini, il Borgo Faliero Pernici, Via della Ripa Federica Comparini, Campo Fiera

Ferdinando Scimia, Valealle Florida Tortori, Monterchi Franco Giorni, San Leo Franco Landini, Terrato Giannunzio Cortelazzi, Infrantoio Gianrico Cristini, Giardinella Gilberto Roselli, La Vigna del Poggio Giovanni Berni, Casolare Giovanni Salvi, I Sodi Giuliana Lenzi, Grassina FI Giuseppe Comanducci, I Chiusini Giuseppe Poderini, Infrantoio Giuseppina Sbragi, Polveriera Graziano Lazzeroni, Viaio Graziella Martini, Via Nova Leris Senesi, la Fossa Liliana Foni, Borgo della Croce Lirio Ghignoni, Via di Cipicchio Luciana Cheli, Infrantoio Luciano Piomboni, Tavernelle Luigina Comanducci, Cicogna M. Assunta Gregori, Acquedotto Manuela Maurizi, Il Borgo della Croce Maria Elisei, San Leo Maria Palazzeschi, Polveriera Mario Mariani, Bagnolo-Tavernelle Marisa Rossi, Pietto di sopra Maurizio Checcaglini, Poggio del Sole

Mauro Baldi, Maraville Meri Chiarini, I Fabbri Michele Dini, Via di San Leo Moreno Zanchi, Il Fosso Nardina Inci Capaccini, Villa La Querce Nelly Santi, Piazzola Nilo Agolini, Villa la Querce Osvaldo Rosadi, Ponte alla Piera Una persona Paolo Brandinelli, Piazza del Mercatale Piero Comanducci, Viale Stazione Pietro Pasqui, Bucacce Rina Senesi, lo Sportone Rinaldo e Giovanna Nicchi, Via San Leo Rosita Guiducci, Terrato Silvana Cherici, Campo della Fiera Silvano Innocenti, Carboncione Valter Giorni, Infrantoio Vanni Fanciullini, Via del Carmine Ventura Pannilunghi, Pieve S. Stefano Vincenzo Pernici, Molin del Caccia

Elena Gurrieri manda la sua offerta per l’oratorio in memoria della nonna Dina e della mamma Assunta Franceschini.

Controllate che il vostro indirizzo sia esatto Così non verrà dispersa nessuna copia Valtiberina

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di Mario Del Pia

a Valtiberina, decantata da Plinio il Giovane per la sua fertilità e descritta all’amico Apollinare, già da qualche anno, ma soprattutto oggi, è a un bivio. Deve decidere del suo futuro (in effetti potrebbe anche continuare a traccheggiare così, se lo vuole) per quanto riguarda la coltivazione di questa terra: vuole un’agricoltura intensiva con la quale saremmo in concorrenza con realtà con mille possibilità in più di noi o vogliamo buttare un occhio alla possibilità di convertire la produzione agricola al biologico (in fondo è quello che si è fatto fino a poco più di un secolo fa)? Già ci sono diverse realtà che vivono di questo particolare settore produttivo; certo è una attività che impone, per chi la vuole intraprendere, dei redditi limitati; magari in futuro il tutto potrebbe migliorare. Ma se anche i supermercati dedicano spazi sempre

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più ampi a questo tipo di prodotti vuol dire che c’è una richiesta. Per la Valtiberina vuol dire che può concorrere a questo mercato con qualche chance in più di altri. Certo tutta la vallata (umbra e toscana) dovrebbero condividere il medesimo progetto. Ce la faremo? Tutti insieme, produttori e consumatori, sì! Nel disegno la raffigurazione del Tevere tratta dalla rivista “La Valle Tiberina”.


mARIA mADDALENA : u n i n v i t o a s e g u i re G e s ù

I

l 22 luglio scorso, festa di S. Maria Maddalena, come ogni anno, è stata celebrata una Messa nell’omonima cappella con una buona partecipazione di persone. Passando per la “Croce”, questa cappella si presta a fermarsi, anche se per una veloce preghiera; semplice e spoglia di arredi, ti invita ad alzare gli occhi per guardare il dipinto del soffitto che ritrae la Santa che secondo il Vangelo di Giovanni per prima vide Gesù risorto. La chiesa, riaperta dopo vari restauri nel 1996, ha assunto l’aspetto attuale nel Cinquecento. Spesso nella tradizione popolare Maria Maddalena viene identificata come una prostituta, poi pentita; io ricordo che da bambina la sentivo ricorrere nelle bestemmie di un vecchio. Intorno alla Santa sono fiorite tante leggende, ma la verità su di lei si legge solo nel Vangelo; Luca parla di un gruppo di donne che seguivano Gesù, tra le quali Maria Maddalena: Maria, un nome frequentissimo a quei tempi; Maddalena deriva dal luogo di provenienza: lungo il lago di Tiberiade si trova ancora oggi un paesino di nome Magdala. Gesù guarì la sua seguace “da sette demoni”, espressione che può significare da una grave malattia, non necessariamente il possesso demoniaco; per questo la donna consacrò a Lui la vita e collaborò alla predicazione del Vangelo. Tutti e quattro gli Evangelisti parlano di un gruppo di donne che seguono Gesù fino al Calvario e fra loro Maria Maddalena. Nel Vangelo di Giovanni però troviamo

la Maddalena che la domenica mattina si reca da sola alla tomba di Gesù per ungere e profumare il suo corpo. Trovando la pietra di chiusura ribaltata, ella corre a chiamare Pietro e Giovanni. Mentre essi però tornano a casa scossi, dopo aver visto il sepolcro vuoto, Maria resta vicino alla tomba piangendo. Dopo l’apparizione di due Angeli vide Gesù che non riconosce subito se non quando Egli la chiamò per nome: “Maria!”. Gettatasi ai suoi piedi vorrebbe abbracciarlo, ma viene invitata a non trattenerlo e riceve da Lui l’incarico di portare al mondo l’annuncio della Sua Resurrezione. Il primo centro della venerazione della Maddalena fu Efeso, dove secondo una tradizione si sarebbe recata insieme a Maria, la Madre di Gesù, e all’apostolo Giovanni e dove si diceva fosse pure la sua tomba. Marida In alto il santino tratto dal dipinto che si trova nella Cappella della Maddalena così come se ne parla nell’articolo.

Venerdì 11 novembre 2016 - Festa di San Martino Alle ore 18:00 S. Messa nella chiesa di S. Maria Maddalena, seguirà la distribuzione del pane Morte della cara cugina Daniela Paci

Era troppo il dolore lì a vedere questa espressione

Lei per mesi à lottato con i figli al suo lato

Un avviso di mattina della morte di mia cugina

Non fu colpo per me il pensare più di una volta a lei visitare

Non potendo lei parlare la vedevi l’occhio strizzare

Nella mia visita io capivo il suo stato vegetativo

Ero stato di già avvisato che si trovava in brutto stato

Il soffrire di questa donna una vita fuori la norma

Un singhiozzo nella gola lei capiva la persona

Lì dicevano che migliorava ma la mia vista non mi ingannava

Il caro Guido mi dette avviso che la morte era in arrivo

Occhi aperti a noi guardare e non poteva lei parlare

Questa fine di questa donna con una crisi così profonda

À finito di soffrire possa lei noi benedire:

di Armando Zanchi

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NOTE DALLA MISERICORDIA a cura di Massimo Redenti

Offerte luglio - agosto 2016 Marsupini Mauro Ghignoni Lazzero e Checcaglini Emilia Boriosi Rino – la famiglia in memoria Baracchi Francesco Bini Girolimina Paci Daniela - la famiglia in memoria Donati Sarti Elide - la famiglia in memoria Brogialdi Giulio Resti Paola Sonaglia Roberto Giorni Valter Gregori Maria Assunta e Carletti Matteo Romani Elisabetta Pucci Plinia - la famiglia in memoria Fedi Alvaro - la famiglia in memoria Mazzi Angiolo – in memoria di Del Pia Gorizia Nocentini Berio Del Furia Leonardo - la famiglia in memoria Anonimo Rubechi Rosa - la famiglia in memoria

20 30 170 5 50 20 525 10 10 10 10 20 10 120 195 100 20 715 200 200

La Ripa e la Terra Santa

A

nche quest’anno nel giorno di Sant’Agostino, domenica 28 agosto, mi sono recato assieme a mia moglie alla Ripa dalle amiche suore Agostiniane per partecipare alla Santa Messa; preparata come sempre all’aperto, nel magnifico parco, ha avuto un numero inferiore di partecipanti rispetto agli anni passati, ma non per questo la celebrazione si è svolta in tono minore. Il parroco ha svolto le naturali funzioni lasciando il commento al Vangelo a Suor Angela; con la consueta abilità ed un infinito amore per Sant’Agostino, Suor Angela ne ha rammentato le origini, il periodo storico, i rapporti familiari, le fatiche del primo periodo di vita lontano dalla fede e, soprattutto, il pensiero del Dottore della Chiesa maturato negli anni della consapevolezza cristiana. Come in altre occasioni sono rimasto affascinato dal contesto del parco della Ripa, dal clima sereno e dalla magia di Sant’Agostino che attraverso le parole dell’omelia sembrava aleggiare sopra tutti noi. Mi ricordo, come fosse ora, le sensazioni dell’anno scorso, con l’altare al centro del parco, circondato da alberi ed aiuole adornate, come fiori e frutti pendenti, dalle più belle frasi del Santo, trascritte con mano felice su semplici cartoncini colorati. Non era lontana l’ora del tramonto, e nel momento dell’Eucarestia mi sembrò di vivere un momento magico, celestiale, distaccato dalle vicende terrene e dagli affanni della quotidianità; per un attimo mi sembrò di essere in paradiso. Fu bellissimo. Quest’anno ho avuto pensieri diversi, forse più “terreni”, ma non meno incantati. L’altare era questa volta posto quasi al margine del parco, appena all’ingresso, e tutti noi eravamo seduti in perfetto cerchio tutt’intorno; spiccavano le poltrone che accoglievano le persone ospiti della Ripa, le altre monache e una giovane Suora, vestita di bianco, che

I nuovi soci di luglio e agosto 2016

Carletti Matteo Cisilkiewick Michel Goti Augusta Gregori Maria Assunta Latini Corazzini Giancarla Pecorari Giulio Resti Paola Romualdi Urbano Testi Rino Qui a destra la bella raffigurazione della Madonna della Misericordia, con sullo sfondo il Campano e la Propositura, realizzata da Loris Babbini.

finalmente sembra poter dare una fresca continuità e nuova speranza al prezioso lavoro che le altre Sorelle da anni portano avanti con abnegazione, cura ed amore. L’altare era posto all’ombra del maestoso ippocastano che in qualche modo mi sollecitava il senso di protezione di Sant’Agostino e del Dio Padre di tutti noi: le magnifiche fronde ci trasmettevano un benefico fresco, in un mattino (erano le dieci passate) che già prometteva una giornata calda ed afosa. L’altare era orientato poi nel versante della Valtiberina, esattamente di fronte ai tre cipressi che simmetricamente ne delimitano il confine dal lato est. Questi tre cipressi, soprattutto nel momento dell’Eucarestia, mi hanno richiamato la sensazione della Terra Santa, della crocifissione di Cristo, come se per pochi attimi mi trovassi per grazia divina in cima al monte Calvario, con le tre croci e Gesù al centro nel momento del più grande sacrificio di ogni tempo. È stato il pensiero di un attimo, un richiamo a rammentare la infinita misericordia di Dio attraverso la protezione del maestoso ippocastano, e subito dopo il richiamo alla sofferenza umana e terrena, alla solidarietà verso il prossimo, all’amore per gli altri, nell’insegnamento dell’infinito amore di Cristo dimostrato agli uomini con il proprio ultimo supremo martirio. L’ambiente della Ripa, Terra Santa di Anghiari, non manca mai di stupirmi, ed anche per questi attimi di magiche sensazioni cristiane e di limpida serenità, ringrazio suor Agnese, suor Angela e tutte le Agostiniane che ormai da tanti anni rappresentano l’anima buona e generosa della nostra comunità. Grazie a tutte Voi. Massimo Redenti

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Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres” Anghiari

sito internet: www.fratresanghiari.it

email: gruppoanghiari@fratres.eu

Ad un passo dal cielo!!!

Resoconto dell’ultimo viaggio con i Fratres

Secondo obiettivo raggiunto dalla rinata agenzia turistica “I Viaggi della Fratres” anghiarese, magistralmente diretta dalla nostra Giuseppina Nardi: dopo la gita a Lucca della scorsa primavera, ecco realizzata quella di più giorni, che ha visto i nostri viaggiatori in giro per le sempre affascinanti Dolomiti, su e giù per valli e montagne, ad un passo dal cielo, e ripercorrere infine i luoghi della più tragica sciagura che colpì l’Italia negli anni Sessanta: il disastro del Vajont. Al seguito dell’ allegra comitiva, composta anche da persone provenienti dalle vicine Caprese Michelangelo e Monterchi, due nostre inviate speciali che, tornate a casa, ci hanno fatto giungere il breve resoconto scritto e le foto che volentieri di seguito pubblichiamo.

A

nche quest’anno il Gruppo Donatori di Sangue Fratres di Anghiari, unitamente agli omonimi gruppi di Caprese e Monterchi, ha proposto un’interessante e affascinante gita di tre giorni, alla scoperta delle Dolomiti e dei suoi magnifici paesaggi naturalistici. Abbiamo iniziato con la visita di una delle più prestigiose abbazie del nord Italia, quella di Novacella, situata nelle immediate vicinanze di Bressanone, nella provincia autonoma di Bolzano. All’interno del grande edificio si trova l’ importantissima biblioteca che occupa due piani del monastero, dove sono conservati circa 92.000 volumi. Ci siamo poi diretti verso Brunico, il cuore della Val Pusteria, concludendo così la prima giornata. Durante la seconda giornata abbiamo poi toccato altre interessantissime località tra cui San Candido, dove abbiamo avuto la possibilità di visitare una delle più antiche chiese romaniche esistenti in Europa, e Dobbiaco, piccolo ma veramente incantevole paesino tirolese. Proseguendo, abbiamo potuto conoscere le tradizioni e le usanze del Trentino, ammirando vaste distese adibite alle coltivazioni tipiche della regione (frutteti, viti) e all’allevamento di bestiame, il tutto contornato da molteplici paesini, sviluppatisi nel tempo attorno alle stupende chiese in stile gotico. Da sottolineare, poi, la visita al lago di Braies, uno dei più suggestivi dell’Alto Adige, di origine franosa, nel quale sono state girate le riprese della nota fiction televisiva “Un passo dal cielo” con Terence Hill. Il lago è percorribile a piedi attraverso un sentiero che lo circonda oppure noleggiando delle barche a remi.

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Ultima tappa la visita alla diga del Va j o n t , c h e si trova nel territorio comunale di Erto e Casso, in Friuli Venezia Giulia. La guida turistica ci ha descritto nei dettagli la tragica catastrofe del 9 Ottobre 1963, quando una frana precipitò nell’omonimo b a c i n o artificiale facendolo traboccare e inondare il paese di Longarone, causando circa duemila morti. La diga rappresenta il simbolo della tragedia e per questo continua a catturare l’interesse di molti che, solo con i propri occhi, possono rendersi veramente conto di cosa è stato per tutti il disastro del Vajont. A gita conclusa, un ringraziamento particolare a partecipanti e organizzatori, dando a tutti l’appuntamento alle prossime iniziative turistiche della rinata agenzia turistica “I Viaggi della Fratres”. Ilaria e Pamela In alto, foto ricordo dei numerosi partecipanti al viaggio, con le Dolomiti sullo sfondo, e, sotto, lo sbarramento in cemento armato della diga del Vajont così come è oggi, e il celebre Lago di Braies, tra i più caratteristici e visitati delle Dolomiti.


Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres” Anghiari

sito internet: www.fratresanghiari.it

email: gruppoanghiari@fratres.eu

Video spot della Fratres Provinciale Realizzato in collaborazione con TSD Comunicazioni

Continua nel tempo l’impegno del Consiglio dei Gruppi Fratres Donatori di Sangue della Provincia di Arezzo. Con le sue ventisei associazioni presenti nelle quattro vallate e nella città capoluogo, rappresenta da sempre una bella realtà nel campo del sistema trasfusionale aretino, i cui volontari assicurano un terzo circa del fabbisogno annuale, con le oltre settemilatrecento donazioni. Convinti come siamo dell’importanza della comunicazione, abbiamo sempre curato anche l’aspetto della promozione e della sensibilizzazione della nostra gente su questo importante tema della vita umana. Ed è per questo che, grazie alla decisiva collaborazione di TSD COMUNICAZIONI di Arezzo, l’agenzia televisiva della diocesi, abbiamo realizzato un nuovo spot video pubblicitario che è già in programmazione in tutte le televisioni private del territorio provinciale e che nel prossimo autunno sarà trasmesso anche nelle multisale cinematografiche del capoluogo.

Protagonista del video è un bel gruppo di nostri giovani donatori (vedi foto a sinistra) che, al motto “siamo fatti tutti dello stesso sangue!”, sono ripresi nell’atto di donare una goccia del proprio sangue, rappresentata dal logo Fratres, a tre persone che invece hanno avuto e tuttora hanno bisogno di trasfusioni, per concludere, poi, con l’invito ad unirsi a loro per “far vincere la vita, donando sangue, plasma e piastrine”. Tra questi, a destra nella foto, il nostro giovane donatore Simone Locci e la cara Elisa Cesari, tutti e due alla loro prima esperienza… televisiva. Ma l’impegno dei nostri giovani “attori per un giorno” non finisce qui. Con il preciso scopo di valorizzarne entusiasmo, passione ed altruismo, infatti, gli abbiamo rivolto l’invito, che tutti hanno accettato volentieri, di continuare nel tempo questa importante collaborazione, al fine di ridare vita alla Consulta Provinciale dei Giovani Fratres, un tempo fiore all’occhiello dell’associazione, e diventare così i punti di riferimento e di stimolo per i tanti coetanei donatori di sangue di cui sono ricchi i ventisei gruppi territoriali. Il video può essere scaricato sul canale YouTube con il link https://www.youtube.com/watch?v=TKfDyNLVrFE Orteip 2016

Donazioni 2016: a che punto siamo? MESE Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto TOTALI

DONAZIONI PRIMI OTTO MESI 2016

SANGUE INTERO 37 45 30 31 53 34 46 53 329

PLASMA 23 20 25 18 23 17 20 20 166

Continua a battere molto forte il cuore dei nostri volontari del sangue anghiaresi!!! Come si può evincere dalla tabella allegata tabella, le donazioni nei primi otto mesi del 2016 sono in deciso aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con un saldo positivo di + 30 ed un aumento percentuale del 6,5%. Decisivi per questo risultato gli ultimi due mesi di luglio ed agosto, al termine dei quali sono state ben venticinque le donazioni in più, a conferma del fatto che ad Anghiari, durante

TOTALE 60 65 55 49 76 51 66 73 495

DIFF. 2015 +17 -8 -6 -7 +19 -10 +9 +16 +30

i mesi estivi, la donazione del sangue non va in ferie, come purtroppo accade sistematicamente da altre parti. Molto buono anche il numero dei nuovi iscritti che ad oggi si attesta su quota ventinove e che fa sperare in uno storico bilancio di fine anno. Avanti così, quindi, con l’impegno di sempre e la certezza che, come diceva un antico filosofo greco, “l’opera umana più bella è quella di essere utili agli altri!” La Presidenza

LE GIORNATE DEL DONATORE DI SANGUE FRATRES SABATO 10 E DOMENICA 11 DICEMBRE 2016 Concerto Musicale, Solenne Celebrazione Eucaristica e Pranzo Sociale presso un noto ristorante, gratuito per tutti i donatori attivi. Premiazione dei nuovi iscritti.

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Festa al èSantuario del Carmine quella dell’anziano e del malato

L

a giornata estiva del malato e dell’anziano quest’anno si è svolta il 13 agosto presso il Santuario Mariano della Madonna del Carmine; c’è stata una buona partecipazione della comunità anghiarese. Ha celebrato la Santa Messa Don Marco coadiuvato dal diacono Fabio, e numerose sono state le presenze di malati ed anziani che, pur in stato di salute quantomeno precario, hanno aderito alla bella iniziativa e si sono sottoposti ad uno sforzo importante pur di essere presenti al bel pomeriggio di comunità. Voglio raccontare le riflessioni di alcuni amici presenti al Carmine, con i quali ho scambiato le impressioni sulla festa. Roberto mi ha confessato che ha apprezzato la bella omelia di Don Marco e la compostezza e l’attenzione con la quale tutti i presenti in chiesa hanno partecipato alle varie fasi della Santa Messa; mi ha anche detto di aver colto in alcune persone disabili una commozione profonda e sincera, proseguita poi al termine della Santa Messa quando Don Marco ha fatto distribuire i santini e le boccettine di acqua benedetta della Madonna di Lourdes. Franco invece ha esordito facendomi notare come al momento della merenda-cena nel chiostro alcune persone si siano “precipitate” ad occupare i posti a tavola senza la dovuta sensibilità nel far accomodare prima i malati portatori di handicap; ha poi aggiunto che forse questi frettolosi pensavano che i malati avessero uno spazio addetto precedentemente assegnato. Ammetto che non avevamo pensato a questo aspetto e forse per l’anno prossimo dovremo considerare anche questo fattore molto importante. Mario si è soffermato sull’incredibile lavoro delle donne del Carmine che, ormai come in tante altre occasioni, hanno “messo in tavola” più che una “merenda-cena” come da programma, ma una vera e propria cena da matrimonio. Maria ha preferito sottolineare la dedizione dei volontari della Misericordia che, dopo una settimana di “normale lavoro”, hanno dedicato il sabato pomeriggio ad andare a prendere e riportare poi alle varie sedi molti degli anziani e dei malati presenti alla festa. Un altro Mario ha ritenuto opportuno sottolineare l’impegno delle donne della Caritas, di fatto promotrici del bel momento di festa al Santuario del Carmine; secondo lui queste animatrici, giorno dopo giorno, stanno finalmente uscendo dalle stanze della parrocchia per diffondere in tutto il paese un bel messaggio di partecipazione e di presenza al fianco delle persone più povere della nostra comunità. Anna ha raccontato di una confidenza fattale da una signora che ha in famiglia due persone portatrici di handicap: parola più parola meno, la signora ha raccontato che “questo Ferragosto (anche se Ferragosto di fatto sarebbe venuto solo due giorni dopo) è stato il pomeriggio più bello da tanti anni a questa parte”. L’ultimo scambio di battute l’ho avuto con Stefano.

Stefano ha detto che secondo lui la cosa più bella della festa è stata quella di vedere tante realtà diverse (animatori della Caritas, volontari della Misericordia, parrocchiani, donne del Carmine, gente comune, …) impegnati tutti assieme in un unico sforzo in nome dell’amore per il prossimo più bisognoso. Chi ha colto nel segno? Franco? Mario? Maria? Mario due? Anna? Stefano? Tutti? Nessuno? Ciascuno di noi, se vorrà, potrà darsi la risposta più appropriata.

In alto, il Santuario che ha accolto gli anziani e i malati per la festa estiva del 2016. Sotto, alcuni momenti che hanno caratterizzato il pomeriggio di sabato 13 agosto! (foto Rostow)

Mercoledì 30 novembre Festa di Sant’Andrea Apostolo Santa messa presso la Chiesa di Galbino alle ore 18.30 Seguirà la tradizionale “Cena dei capifamiglia” presso il centro parrocchiale a Tavernelle 16

Massimo Redenti


Nozze d’oro in casa Mariani

Al mio caro amico Azelio Con grande gioia leggo le tue rime, e penso con nostalgia all’età passata, torna il pensiero sulle verdi cime, nella casetta ove sono nata. Quando su quella terra arida e dura, a piedi nudi si camminava senza farsi male, non si sentiva il dolore o la calura, a me sembrava d’essere immortale. L’acqua della Padonchia era pulita, e si poteva bere tanto era pura, e noi nel fiore della nostra vita, non temevamo il rischio o la paura. Son ricordi preziosi e senza fine, sempre vivi nel cuore e nella mente, quelle tue e del Capanna belle rime, cantate alla pineta fra la gente. Le veglie in casa e qualche serenata, sono ricordi della primavera, di una stagione bella e già passata, or ci si avvia pian piano verso sera. Un abbraccio affettuoso, Lela (18 novembre 2010)

Un lettore da Milano Nel caldo e luminoso mattino del 27 agosto 1966, nella chiesa del Sacro Cuore di Sansepolcro, si unirono in matrimonio Rita Giovagnoli e Renato Mariani. Avrebbe dovuto celebrare don Derno Marconcini, amico dello sposo, ma per un improrogabile impegno fu sostituito da un giovane sacerdote. La giovanissima Rita abitava allora ad Aboca, Renato al Bagnolo di sotto, dove tuttora abita la famiglia. Dopo la cerimonia, attorniati da una cinquantina di parenti ed amici, gli sposi festeggiarono presso il ristorante Orfeo e invece del viaggio di nozze, che non tutti potevano permettersi, conclusero la giornata di festa con la visione di un film al Cinema. Per il bel traguardo delle nozze d’oro, dopo la partecipazione ad una messa di ringraziamento, Rita e Renato hanno festeggiato presso il ristorante Il Cristallo insieme alla mamma della sposa, ai figli Laura, Renata e Moreno, ai nipoti Nadia, Luca, Roberto e Daniela. Da tutti i parenti ed amici giunga agli sposi un affettuoso augurio per una lunga vita insieme. Anche dalla Redazione dell’Oratorio partono gli auguri per questa lieta ricorrenza e si indirizzano sicuri verso il Bagnolo di Tavernelle, ma quello di sotto.

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Buonasera, ho letto con il massimo interesse l’ultimo numero de “L’oratorio” e ho molto apprezzato l’allegato relativo al cinquantenario di fondazione della pubblicazione. Noto con piacere che ancora oggi, come allora, quando si dice il proposto è ancora lui, Don Nilo, anche se poi è diventato monsignore. Per una singolare coincidenza il 19 settembre ricorre il mio cinquantesimo anniversario di matrimonio e io sono andato a riguardare i telegrammi che ho ricevuto in quella occasione. Quanti da Anghiari! Ho trovato cognomi che ancora oggi compaiono ne “L’oratorio”: Fastacchini, Leonardi, Cerboni, Gigli, Polverini, Conti (sono i nonni dei gestori attuali del Bar Baldaccio), Gamberonci, Giabbanelli (del Campo alla Fiera), Brizzi, ma soprattutto il telegramma di Don Nilo (nella foto). E così mi è venuta la voglia di mandarvelo. Cordiali saluti, Giancarlo Balestri.


FOTO CON NOTIZIE

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l 14 Agosto è stato battezzato in Propositura, da Don Marco Salvi , Francesco. Il bimbo, terzogenito della famiglia Lauciello, è nipote del nostro Maresciallo Luca Chiarentin. Dopo due femminucce, finalmente un maschietto ha allietato questa bella famiglia, residente ormai da molti anni in Anghiari e attiva nella Comunità. La Redazione augura prosperità e lunga vita al giovanissimo Francesco e alla sua bella famiglia. (foto Rostow) Nella foto il monumento (com’era prima della risistemazione) eretto nel luogo dove il 18 agosto 1944 scoppiò una bomba lasciata dai tedeschi in ritirata all’interno della Caserma dei carabinieri di Anghiari. Il 18 agosto di ogni anno si ricorda questo tragico evento e anche quest’anno le campane di tutte le chiese hanno suonato alle ore 10:30 per ricordarlo.

Dal registro dell’Archivio parrocchiale 18 Agosto Millenovecentoquarantaquattro alle ore 10,30

Il 22 luglio 2016, presso l’Università di Bologna, sede di Rimini, Martina Gattari ha conseguito la Laurea Triennale in Scienze delle Attività Motorie e Sportive, con la votazione di 108/110. La tesi aveva per argomento l’Attività Fisica e Prevenzione della Cardiopatia Ischemica, relatore la Dott.ssa Erica Leoni. Dopo la proclamazione, Martina con amici e parenti ha brindato in spiaggia sotto un sole cocente.

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Giorno di grave lutto, il più doloroso in tutto il periodo di questa guerra, che ha flagellato con molteplici danni anche il nostro paese di Anghiari, specie fino dai primi giorni di giugno. Mentre era in tutti la fiducia che il pericolo della morte a causa del Cannone e dei Barbari fosse allontanato, alle ore 10,30 di oggi, è esplosa una potente mina, posta dai Tedeschi nel palazzo della Sig.ra Salleolini Ida Vedova Bartolomei, in fine di Via Mazzini, nei pressi del luogo chiamato “giardinetto”. Per l’intero paese s’è avvertito un movimento del terreno, s’è diffusa una polvere d’un colore livido opaco e uno spavento come per una scossa di terremoto. La grossa mina aveva interrotta completamente la strada Provinciale nel tratto chiamato qui in Anghiari “Via nuova””, creando una profondità di circa cinque metri per un raggio di più di cinquanta. Era saltata la casa dei RR.CC. e altre quattro abitazioni, mentre molte altre furono gravemente danneggiate. Ma quello che recò maggior dolore fu l’accertamento della morte delle quindici vittime umane e della gravità di alcuni feriti. Il Cielo permetteva tante lacrime a riparazione di odiose lotte fra i medesimi cittadini. I funerali dei morti si sono protratte fino al giorno 23 agosto -mercoledì- a causa della difficile rimozione dei materiali.


Il “catorcio” di Anghiari

ovvero come un umile catorcio divenne e rimane famoso di Flavio Mercati

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ertamente due sono gli avvenimenti storici locali ed eclatanti impressi nell’immaginario della gente di Anghiari: uno è la Battaglia avvenuta alle Forche il 29 giugno del 1440; l’altro è la vicenda nota sotto il nome di “Il Catorcio di Anghiari”, accaduta, sempre il 29 giugno, ma di dieci anni dopo, il 1450. La prima vicenda ebbe allora notevole ripercussione a livello nazionale, sia perché il suo esito, cioè la sconfitta del Duca di Milano, impedì a questi di annettersi la Toscana, sia perché fu dipinta da Leonardo da Vinci in una parete di un salone di Palazzo Vecchio a Firenze con il titolo “La Battaglia di Anghiari”, affresco poi scomparso. Ad Anghiari esiste un “Museo della Battaglia”, ad essa dedicato, in cui è esposto anche un plastico dello scontro. Questo Museo è visitato regolarmente dai tanti turisti che affluiscono in Anghiari da ogni parte del mondo. L’altra vicenda, nota sotto il nome di “Il Catorcio di Anghiari”, è una vicenda minore, più strettamente legata alla storia di due comunità vicine fra di loro: Anghiari e Sansepolcro. Noi ci occuperemo di quest’ultimo avvenimento, soprattutto per mettere in risalto quali nefaste conseguenze può portare l’astio, la ruggine, la tensione fra due comunità vicine, e, in generale, fra la gente, perché appunto questa vicenda fu il frutto di questa ostilità e per evidenziare come sarebbe opportuno far prevalere in ogni questione il buon senso, ciò che è giusto e il bene comune, accantonando risentimenti e voglie di vendetta. E veniamo al dunque, alla vicenda in sé e per sé. Ostilità, ostilità appunto, ostilità fra queste due comunità, ma perché? E allora riandiamo indietro nella storia di questi due popoli. Ci dispiace di doverci ripetere in qualche passaggio, perché ci sono notizie che abbiamo già dato in altre nostre precedenti ricerche, ma poiché ciò serve a spiegare il problema, cercheremo di essere più sintetici possibile. Troviamo che verso la fine del ‘200 le relazioni tra anghiaresi e biturgensi erano buone, infatti i due popoli per impedire l’impaludamento della pianura conseguente al notevole innalzamento del letto del fiume Tevere, che allora scorreva poco sotto Anghiari, stabilirono, di comune accordo, di spostare questo letto, più giù verso il Borgo, all’incirca dove il fiume scorre adesso. Non solo, i Borghesi per ricompensare gli Anghiaresi di essere stati favorevoli a che il Tevere scorresse nel loro territorio, gli permisero di allargare i confini inglobando del territorio che prima apparteneva al Borgo. Poi, nel 1228, sotto Montedoglio fu costruita la chiusa da cui partiva la reglia Acquaviola (piccola via d’acqua) lungo la quale furono costruiti undici mulini. E da qui cominciarono i problemi perché i Borghesi accusavano gli Anghiaresi di prendersi con questa reglia, d’estate, nei periodi di siccità, tutta l’acqua del fiume, impedendo ai loro animali di abbeverarsi e di utilizzare l’acqua per le altre loro necessità della campagna. La situazione si aggravò quando anche i Borghesi si costruirono la loro reglia, che prendeva acqua sempre dal Tevere, ma più a sud di quella per Anghiari, su cui impiantarono tre mulini, e veniva a mancare l’acqua a questi mulini per macinare. Situazione definitivamente risolta, ma solo nel 1637, dopo

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quattro secoli, con la costruzione della chiusa in muratura con due cadute dell’acqua: un terzo dell’acqua sulla reglia per il piano di Sansepolcro, due terzi sulla reglia per quello di Anghiari. Ma intanto la tensione si era andata accumulando negli anni e nei secoli. Altro motivo di frizione fra questi due popoli erano i confini dopo il loro spostamento della fine del ‘200, che furono stabiliti una volta per tutte nel 1571, come abbiamo già detto precedentemente. Altro elemento che non agevolava l’instaurarsi di buoni rapporti fra queste due Comunità era che prima del 1441, anno in cui per questione di soldi anche Sansepolcro passò sotto il dominio fiorentino, esse si erano quasi sempre trovate sottoposte a Signori diversi. Solo nel decennio 1320-1330 erano accomunate dalla stessa dominazione, quella dei Tarlati di Pietramala e, guarda caso, proprio in quel decennio fu realizzata la bella e dritta strada fra Anghiari e Sansepolcro, a dimostrazione che l’unione è meglio della divisione. Inoltre le due comunità facevano a gara, si può dire, ad aumentare le tasse ed i dazi a quei “forestieri” (vale a dire Borghesi, oppure Anghiaresi) che dovevano trasportare merci, partecipare alle fiere, o che magari possedevano beni in terra “nemica”. Il culmine della tensione si raggiunse dopo la “Battaglia di Anghiari” del 29 giugno 1440, in cui Anghiaresi e Borghesi erano schierati in campi opposti, aggregatisi all’esercito di Niccolò Piccinino stimolati dalla prospettiva del saccheggio di Anghiari, i Borghesi subirono, invece, l’onta di essere fatti prigionieri in circa 1200. Fu in questo clima surriscaldato che avvenne la vicenda passata alla storia con il titolo “Il Catorcio di Anghiari”. Era il giorno 29 giugno dell’anno 1450 e ad Anghiari, nella piazza del Mercatale, oggi Baldaccio Bruni, ma nota ai turisti come piazza del monumento a Garibaldi, si teneva l’annuale fiera di S. Pietro, concessa dai Fiorentini agli Anghiaresi per commemorare dopo la Battaglia di accanto all’esercito del Papa. Possiamo immaginare la scena: gente, venuta dalle campagne e dai paesi vicini che girellava qua e là per la piazza, osservando le merci esposte; altri, fermi davanti ai banchi, che chiedevano informazioni sui prodotti e gli articoli esposti, che tiravano sul prezzo, incerti se comprare o non comprare, comunelli di persone che parlavano fra di loro; qualche risata, brusio diffuso per tutta la piazza. È all’incirca lo stesso scenario che si ripete oggi il mercoledì, il giorno del mercato ad Anghiari con gente sicuramente diversa, vestita diversamente, e con altri articoli e prodotti.


All’improvviso, per futili motivi, scoppiò una rissa fra Anghiaresi e Borghesi, che erano venuti alla fiera, ma, si sa, quando c’è della ruggine fra le persone, a volte, basta un nonnulla perché scoppi la lite. Tutto sommato fu una rissa incruenta, perché non ci furono né morti e né feriti, saranno volati pugni,schiaffi, ceffoni, spintoni e calcioni, invettive e ingiurie. I Borghesi, quando le cose stavano volgendo al peggio per loro, scapparono giù per la discesa e tornarono alla loro cittadina. Ma si rodevano dalla rabbia per essere fuggiti e la sera, a fiera finita o quasi, ritornarono su più numerosi, in 400, e ben armati, per vendicare l’ignominiosa fuga della mattina di fronte allo storico nemico. E, sulla piazza, ormai sgombra dai banchi e dalle merci, si svolse un vero e proprio scontro armato, combattuto con molto accanimento da entrambe le parti per l’animosità che spingeva i contendenti. Anche questa volta gli Anghiaresi, pur essendo inferiori di numero, prevalsero: sei Borghesi furono uccisi e 150 feriti1. Mentre gli Anghiaresi erano intenti a scacciare di nuovo i Borghesi dal loro paese, un gruppo di questi penetrava nel Castello e portava via, per rifarsi dello smacco, un ‘catorcio’. Si trattava del chiavistello di una delle porte di accesso a questo Castello, non è noto di quale: se della Porta di San Martino, detta anche di Sopra che è del 1200, in fondo alla diramazione a destra di Piazza Baldaccio, o se della Porta Fiorentina o Nuova, aperta nel ‘300 e ampliata verso Piazza nel 1460, in fondo alla diramazione sinistra di detta piazza; o se della Porta S. Angelo o di Sotto, della primitiva cinta muraria2. Una volta appropriatisi del catorcio, via! verso il Borgo. Quando gli Anghiaresi si accorsero del furto si misero infuriati al loro inseguimento, ma ormai i fuggitivi avevano accumulato un tal vantaggio di terreno e di tempo che non furono raggiunti. Però, nei pressi del Ponte del Tevere, gli Anghiaresi si imbatterono in sei o sette donne del Borgo che lavavano il bucato al Fiumicello, un piccolo fiume, come il dice il nome stesso, o torrente, scende dalle montagne sopra Sansepolcro e che sfocia nel Tevere nei pressi del Ponte. Fu con queste donne che gli Anghiaresi decisero di sfogare in qualche modo la loro bile, circondandole minacciosi. Ma esse, intuite le cattive intenzioni di quegli uomini, anche se spaventate e forse proprio per questo, seppero reagire energicamente: «Andatevene via per i fatti vostri», dissero, «che noi siam donne per bene ed onorate». La vendetta, però, doveva compiersi, ed allora cosa fecero gli Anghiaresi? Gli tagliarono le vesti all’altezza della cintola. Grave onta questa, anche perché, a quel tempo, le donne “chiamiamole normali” non portavano ancora le mutande, che erano usate solo dalle prostitute, e quindi le Borghesi rimasero scoperte anche nelle loro intimità “più intime”. E, buon per loro che erano brutte, altrimenti avrebbero potuto subire, chissà, un’onta ancora maggiore. Questo non significava logicamente, che le donne del Borgo erano brutte, sicuramente ce n’erano anche di belle e bellissime, come ce ne sono oggi, ma quelle che ebbero la sventura di trovarsi nel posto sbagliato e nel momento sbagliato, al Fiumicello a lavare e nel mezzo di una fuga con inseguimento, non erano molto appetibili, tutto qui! Qui finisce anche, si può dire, il primo tempo di tutta la vicenda, la parte più cruenta. E ora veniamo al secondo tempo. I conquistatori del catorcio, arrivati a Sansepolcro, lo misero su di un’alta carretta e preceduti da un “trombetta”, che annunciava l’evento, lo scorrazzarono in giro per le vie della cittadina come simbolo di vittoria, facendo credere che avevano conquistato il Castello di Anghiari, portando via anche il chiavistello di

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una sua porta. Poi, perché non si perdesse la memoria del fatto negli anni a venire, quale modo migliore che fissarlo in una delle muraglie della Torre di Berta, in piazza, dove sarebbe stato ben visibile3. E così fecero, e affinché fosse difficile smuoverlo ce lo impiombarono. Così il nostro catorcio divenne borghese, immaginiamo mal volentieri, e tale rimase per circa tre secoli, e, precisamente, fino al 24 giugno del 1737, quando alcuni scalpellini anghiaresi, che lavoravano al Borgo, riuscirono a smurare segretamente, forse di notte, la bozza di pietra della Torre di Berta dove si trovava incastonato e lo riportarono a casa sua, ad Anghiari, fissato nella sua bozza. Fu un successo di brevissima durata. Non appena, infatti, la notizia arrivò a Firenze (ricordiamo che allora sia Anghiari che il Borgo erano sotto la dominazione fiorentina), il governo granducale ordinò, molto saggiamente, al Gonfaloniere di Anghiari (il sindaco di oggi), di consegnare lo storico chiavistello al fisco fiorentino “per ovviare agli inconvenienti che sarebbero potuti nascere”. Così fu fatto il 18 settembre dello stesso anno. Passarono altri due secoli e nel frattempo le acque fra queste due comunità, Anghiari e Sansepolcro, si erano acquietate e le antiche ruggini ormai appartenevano alla storia e non più al sentire delle genti attuali. Così agli Anghiaresi parve ingiusto che il loro famoso catorcio rimanesse esiliato, confinato e dimenticato, benché fosse carico di storia, in un locale del Bargello di Firenze, che era una specie di caserma di polizia di una volta. Per questo, una cinquantina di anni fa circa, soprattutto per interessamento del Proposto di Anghiari don Nilo Conti, chiesero ed ottennero dalla Sovrintendenza la restituzione del cimelio. Il catorcio non fu rimesso dove si trovava prima perché ormai nei paesi e città le porte delle mura di cinta non si chiudono più o non esistono più. Fu invece sistemato nel Museo di Palazzo Taglieschi che si stava costituendo proprio in quel periodo. Ora, invece, si trova nel Museo della Battaglia, sempre impiombato nella bozza di pietra della Torre di Berta a Sansepolcro, riconoscibile perché sotto c’è il suo nome indicato dalle iniziali di tre parole (acronimo): C.D.A (Catorcio di Anghiari), è diventato quasi il secondo stemma di Anghiari, dopo quello vero e proprio costituito dal giglio rosso in campo bianco e il di sotto rosso. E le vesti tagliate alle Borghesi? Non le abbiamo dimenticate. Come i Borghesi erano rientrati trionfanti alla loro cittadina mostrando il catorcio, così gli Anghiaresi, che li avevano rincorsi, rientrarono trionfanti ad Anghiari sbandierando queste vesti sulle picche e i bastoni queste vesti. Furono quindi date in custodia alla Fraternita di S. Maria del Borghetto (zona piazza S. Agostino) che le tenne per lunghissimo tempo, poi, guastate dalle tignole, furono gettate via. E qui, finisce la storia! Una delle tante storie di un tempo segnato dai campanilismi fra paesi e città vicini. Fonti per questa ricerca: -Oratorio: n. 3 giugno-luglio 2005; n. 6 dicembre 20015. gennaio 2016. - Annali della Terra d’Anghiari, di Lorenzo Taglieschi.


- Un articolo dal titolo “Il Catorcio di Anghiari”, di Giorgio Batini apparso sul giornale LA NAZIONE il 21 marzo 1974. - Il Catorcio di Anghiari, Poema Eroi-Comico di Federigo Nomi. - Storia d’Italia di Indro Montanelli, vol. 2. - Storia di Sansepolcro, di Coleschi-Polcri - La chiesa e il Convento di Sant’Agostino nel loro contesto urbano, di Giampaolo Trotta e Stefano Casciu. Un sentito ringraziamento a chi ci ha fornito parte del materiale per questa ricerca, un ringraziamento particolare, purtroppo alla memoria, al prof. Giuseppe Fontana. Illustrazioni: a pag. 19, il disegno di Loris Babbini che raffigura il momento cruciale del ‘catorcio’ rubato. A pag. 20, la tabella illustrativa situata alle falde del Poggio Castiglione, sulla sinistra della strada che porta alla località detta “Cul di Paiolo”. In questa pagina, è il 25 maggio 1968 e il ‘catorcio’ dopo secoli di esilio, ritorna al suo paese di origine, Anghiari per l’appunto. Nella foto, oltre a don Nilo, ci sono Gino Ceppodomo, Domiziano Giabbanelli (appena visibile), Giuseppe Mazzi e Domenico Giorgi. Era presente anche la Lidia Guelfi e Maurizio Camaiti e Mario Del Pia che sono dietro la macchina fotografica (non c’erano i selfie allora). Note: 1. Forse le cifre sono state esagerate un po’ dallo storico che le ha riferite, e poi, ma nessun anghiarese morto o ferito? Va comunque detto che, un tempo, Anghiari aveva una certa tradizione militare risalente, per lo meno, al secolo XI e inizio XII, quando era un possedimento di un conte di Galbino, Bernardino di Sidonia (la madre) dove aveva una casa, l’altra era a Monte Aureo, poi detto Castiglione Fatalbecco, dove morì nel 1104, ed era anche un accampamento di “masnadieri”, una specie di corpo di guardia armato a difesa della sua persona e dei suoi beni, e utilizzato anche per alcune sue malefatte. Poi, in prosieguo di tempo, vennero i soldati ed i capitani di ventura, il più famoso dei quali fu Baldaccio Bruni. Nel 1527 il paese seppe resistere ai “Lanzichenecchi”, quelli del famoso e tremendo sanguinoso saccheggio di Roma, passato alla storia come “Il Sacco di Roma”. Questi Lanzichenecchi costituivano un esercito di circa diecimila mercenari tedeschi protestanti luterani, arrabbiati con Roma e con il Papa (siamo in pieno clima di Riforma). Era stato messo insieme, a proprie spese, da un signorotto tirolese, Giorgio von Frundsberg che, per farlo, aveva venduto le sue terre, il suo castello e perfino i gioielli di sua moglie. In Lombardia si unì a loro la guarnigione spagnola di Milano comandata dal duca Carlo di Borbone, luogotenente generale, detto anche “conestabile”, cioè comandante, per l’Italia dell’imperatore Carlo V, e questo duca divenne il capo di un esercito composto complessivamente da circa ventimila uomini. Scesero giù per la via Emilia, poi, passando per Meldola, Santa Sofia, Bagno di Romagna, devastando e saccheggiando ovunque, arrivarono a Pieve Santo Stefano che resistette all’assedio. Dopo aver devastate e saccheggiate anche le campagne di Montedoglio, Anghiari, Sansepolcro, Caprese e Montauto, da questa zona scesero alla Chiassa. Da qui una parte si diresse ad Anghiari per espugnarlo e saccheggiarlo, ma non riuscì ad entrare. E fu allora che si verificò un episodio che ebbe il sapore di una beffa ai loro danni. Mentre se ne andavano via a mani vuote, si aprì una delle porte delle mura del castello e gli uomini di Anghiari uscirono in ordine di battaglia facendo quella che, in termini militari, si chiama una sortita: attaccarono le retroguardie mentre toglievano il campo e fecero un gran bottino di “bagaglioni e robbe”, così questi saccheggiatori divennero, a loro volta, saccheggiati, dopodiché, con questo bottino, forse inaspettato e insperato, rientrarono dentro le mura.

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Dopo questa circostanza l’esercito di Carlo Borbone si riunì e via! tutti insieme a tappe forzate verso Roma, che era l’obiettivo principale della spedizione, della “Strafexpedition” (spedizione punitiva). E qui, a Roma, fecero veramente sfracelli, anche perché rimasti senza i due capi, Carlo di Borbone ucciso al primo scontro, l’altro colpito da attacco apoplettico: devastazioni, saccheggi, violenze, uccisioni, prelati e cardinali, anche quelli di origine tedesca e spagnola, trucidati, monache stuprate, basiliche ridotte ad accampamenti, più di diecimila cadaveri giacevano per le strade ed altri duemila galleggiavano sulle acque del Tevere, terrore ovunque. Il Papa, Clemente VII, si salvò rifugiandosi nella fortezza di Castel Sant’Angelo, da dove sparavano cannonate, ma quasi inutilmente. Il capitano Niccolò Giusti, di Anghiari, nella sua opera “Errori di guerra” scrisse che, se ad Anghiari ci fosse stata un poco di gente (cioè più armati) forse il “Sacco di Roma” non ci sarebbe stato (volendo forse dire che, se ci fosse stata più gente armata in Anghiari, questa parte di Lanzichenecchi sarebbe stata decisamente sconfitta qui e gli altri rimasti non sarebbero stati sufficienti ad espugnare Roma e saccheggiarla). Aggiungiamo, infine, che il marchese di Monte Santa Maria Tiberina, Girolamo Bourbon del Monte, quando seppe che Carlo di Borbone si trovava nel piano di Anghiari e seppe anche dal contrassegno dell’arma, tre gigli in campo azzurro, corrispondente al suo, che appartenevano alla stessa casata, quella dei Borboni di Francia, che avevano lo stesso stemma, fu ben felice di offrire loro il lasciapassare per il suo marchesato, pretendendo in cambio, si presume, che non fosse saccheggiato. Però, nello scendere verso Roma, i Lanzichenecchi non passarono dall’Umbria, facendo invece il percorso Arezzo, Firenze, Siena, Viterbo (città che saccheggiarono, a differenza delle altre, ben difese). 2. Porta Sant’Angelo o di Sotto è quella che si trovava e si trova ancora, a sinistra dopo essere entrati in Anghiari da sudest, passando prima per la porta più grande detta Portaccia. Comunque sin dal ‘500, ma forse anche dal ‘200, quando fu fatta la seconda cinta muraria, il nome “Porta Sant’Angelo o di Sotto” indicava tutte e due le porte insieme: sia la Porta Sant’Angelo vera e propria, quella più interna, di probabile origine longobarda (Sant’Angelo era un santo molto amato dai longobardi), sia quella più esterna, detta comunemente Portaccia; era cioè una porta con due recinti. 3. Ci fu anche un episodio collaterale a questa vicenda accaduto pochi giorni dopo. Il 5 luglio del 1450, nel Castello di Pieve S. Stefano, scoppiò una rissa tra un Borghese, che si vantava del furto del catorcio, e un anghiarese, tale Bernabeo, detto Ciarperino, di Mariotto di Cecco di Cerdone da Palazzolo, abitante in Anghiari, con una pugnalata gli tolse la vita, poi, per sfuggire alla giustizia, si rifugiò nella contea di Montauto, dove rimase per molto tempo, poi ritornò ad Anghiari, e da lui, come detto, soprannominato Ciarperino, ebbero origine i Ciarperini di Anghiari. Un componente di questa famiglia nel 1536, dopo il Miracolo della Madonna del Combarbio (Carmine), donò un quadro di una Madonna che aveva in casa perché fosse esposto nella chiesa che si stava costruendo in quel luogo. La Vergine, infatti, aveva detto alla pastorella a cui era apparsa che desiderava essere venerata nell’immagine custodita in casa Ciarperini. Il quadro si trova ancora sull’altar maggiore del santuario, oggetto della devozione popolare: è la “Madonna del Carmine” raffigurata nei santini.


La battitura di una volta Ricordi dei protagonisti

In occasione dell’evento rievocativo svoltosi alla Motina il 7 agosto, abbiamo raccolto alcune testimonianze di persone che, in età e contesti diversi, hanno vissuto l’esperienza della battitura in tempi passati. I loro racconti, oltre a descrivere aspetti storici significativi di una realtà ormai lontana, ci inducono ad una riflessione sulla vita di allora, materialmente più povera, ma ben più ricca di valori ed esperienze condivise. Rivolgiamo a queste persone un sentito ringraziamento, per averci affidato i loro ricordi personali e per aver riportato alla memoria comune persone, luoghi e fatti che hanno rivestito un ruolo importante. (Per il prossimo anno, chi vorrà potrà inviarci altre preziose testimonianze in proposito). Gli organizzatori

Però non sempre questo succedeva. Allora era un lavoro duro: gran fatica e tanta polvere! Ricordo che a volte scattava una specie di gara tra gli uomini del barcone e quelli del pagliaio, una lotta senza tregua che movimentava la giornata. E poi non sempre tutto andava liscio. Se si rompeva qualcosa erano guai! Una volta, alla Motina, la battitura durò tre giorni perché la macchina non andava e non riuscivano ad aggiustarla. Alla fine dovettero far venire un trattore a cingoli da Albiano. Certo, non c’erano i mezzi che ci sono oggi! Angiolino Mafucci

Questi, ed altri brani che pubblicheremo in altre occasioni, sono stati letti al pubblico il giorno dell’evento da: Chiara Pompeo, Giuseppina Marzi e Umberto Maurizi.

Sempre sotto pressione

Su le stecce, a piedi scalzi Quande s’era picini, ‘n Volterena, io e Enzo ci se divirtìa a fuggire ‘n su e ‘ngiù per i campi... scalzi, ma svelti cume anguille, anche doppo la mititura, quande sul campo c’era armasto le stecce de grèno; s’era mparèto a saltacci “de punta”, a sguincio, de modo che s’aciacchevono. E pu’, ‘n ci facìon mele, che i piedi eron collaudèti da terra e sassi! E la nonna Dina che bocèva: «Citti! Gite a portè’ da bere a quegli ommini che mètono ‘ntul campo de sotto! Da mo ‘n là avarèn sete! Movetive!!!» Ieh! Noi... via! Su pe’ le piante cume gatti, un salto ‘n qua e uno ‘n la! Bei tempi quelli! Salta mò! ‘Na matina se vidde arivère ‘na signora, sarà stèta la padrona… questo nnel so, so solamente ch’aìa i tacchi de le scarpe fiiiini e gni sdringolevono e gn’afondevono ‘n su la terra. Quande ci vidde arivère scalzi, de corsa e saltère sopra ‘n cigliegio, sbalenò l’occhi e disse: «Accipicchia che selvaggetti!» Noi ci se guardò, ‘na risèta, un salto e... via de corsa n’antra volta! Ciarpenso cume fusse adesso. Dentro de me pensette: «Bella tu, stucchina, che ‘n t’ariesci manco a stè’ ritta, cun quele scarpe!» Pelo, Giuseppe Peluzzi Un giovanotto al lavoro Quando ero un giovane di circa 17 anni, partecipavo alla battitura del grano presso i poderi della zona, per dovere di scambio. A quei tempi si faceva a sconto lavoro, cioè ci si aiutava a vicenda, quindi l’impegno durava parecchi giorni. Per un podere grande bisognava essere circa quaranta. Infatti, quando eravamo in un certo numero, a turno ci si poteva riposare e dare il cambio.

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Io de la battitura ciarpenso cume si fusse mo’…. Era ‘na cosa grossa e quando s’andèva a Stanghetta e Ramatone ci se facìa in un giorno, ma tocchèva fuggì’ parecchio… perché loro vulion fère tutti dua ‘n surun giorno solo, ma unn’era cume a disse…!!! Doppo s’andèva ai Crociani. Anche li’ se faciva sur un giorno ma con un po’ piu’ de calma... Poi loro venivono da noi al Poggiolo, a sconto. Per fè bene e finire presto bisognèva che la macchina fusse piazzèta da la sera prima sinnò c’era da fère fino a notte! Del grèno se ne facìa tanto... anche passa cento quintali... e, d’ogni modo, era lavoro... parecchio lavoro... ma se stèva bene... s’era giovini... se mangèva bene... Si se finiva presto, se mangèa solamente el giorno e pu la sera ugnuno a chèsa sua, ma questo de rèdo… el più se stèva a cena anche la sera e se mangèva tagliatelle, ocia, torcolo… mi’, senza guardassene tanto, e se stèva bene. Adesso ‘nveci, ci se ne guarda del mangère... e un se sta bene…!!! Bista Poggini

Qui a lato, il paio di grandi buoi ha appena portato il carro pieno di manne per formare il barcone. Poi gli uomini inizieranno la battitura. Sotto, uno dei tanti Landini presenti alla manifestazione durante la prova dell’aratura di un campo. (foto Orlando Piomboni)


Biscricche! Dialogo a distanza col professor Enzo Mattesini, intrattenuto da Emmedipì, per capire il significato delle parole.

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pesso redarguisco mio nipote di 15 mesi con la parola biscricche. La uso non come rimprovero ma come richiamo, quando si mette in una situazione pericolosa per lui o si accinge o ha fatto qualcosa che non dovrebbe (e che lui sa bene che non deve fare!). Come se gli dicessi: “Ehi, amico, occhio. Fai attenzione!” Questo termine io l’ho sempre sentito dire. L’altro giorno mia figlia torna dal parco della chiesa di Santo Stefano e mi chiede cosa significhi la parola biscricche perché una signora l’ha usata anche lei. Al che io le ho detto che, benché abbia usato spesso questo termine, non so cosa significhi e che avremmo dovuto chiedere aiuto al di là del Tevere: al professor Mattesini.

Caro Del Pia, i suoi quesiti sono sempre stimolanti; tuttavia il problema etimologico che questa volta mi propone “punge” ancor di più per l’oggettiva difficoltà di pervenire a una soluzione inoppugnabile. Non voglio comunque svicolare e dunque ecco qua il risultato di una mia prima breve riflessione, che richiederà però qualche supplemento di più meditata indagine. Nell’alta Valtiberina toscana, a meridione del territorio di Pieve S. Stefano e Caprese Michelangelo, fin dai più antichi documenti medievali in volgare i dialetti di qua e di là dal Tevere sono legati da stretti vincoli di parentela. Il borghese e l’anghiarese sono infatti considerati “gemelli”. E ciò è riscontrabile ancor oggi, soprattutto sul versante del lessico. Così all’anghiarese biscricche, che sottopone alla mia attenzione, corrisponde il borghese bischìccheri (o bischìcchere), che tante volte ho sentito proferire a suo tempo dal babbo rivolgendosi ai miei due figli, allora fanciulletti, nel significato che lei attentamente rileva: «La uso non come rimprovero ma come richiamo, quando si mette in una situazione

pericolosa per lui o si accinge o ha fatto qualcosa che non dovrebbe (e che lui sa bene che non deve fare!). Come se gli dicessi: “Ehi, amico, occhio. Fai attenzione!” Questo termine io l’ho sempre sentito dire». In sostanza la voce veniva usata (oggi è a molti ignota) come forma per attirare l’attenzione (ehi, bischìccheri!) ovvero – a quanto ricordo – anche come un semplice vezzeggiativo affettuoso (o bischìccheri!), quasi a dire: «o bellino mio!, o caro mio!». L’origine non è di certo trasparente. Tutti i vocabolari toscani consultati non registrano la voce. Provo dunque ad avanzare un’ipotesi etimologica, senza la presunzione che possa essere assolutamente plausibile e definitiva. Al momento riterrei che bischìccheri/biscricche non vada disgiunta dalla forma chìcchere, che nel “Grande dizionario della lingua italiana” di S. Battaglia è dichiarata “damerino, vanesio”, probabilmente dalla locuzione mettersi in chicchere ‘abbigliarsi, agghindarsi con ogni cura e studio’ (sotto chicchera, 3). La difficoltà che la voce chìcchere, in questo significato, appartenga al dialetto milanese (ma il Baretti parla di “storpiatura del toscano” e così ne dice: «A chi non è milanese si dà notizia che chicchere è un vocabolo di quella storpiata lingua toscana che si parla in Milano, e significa petit maitre, e fat, come dicono i francesi, o milordino, parigino, come dicono i fiorentini») potrebbe essere superata se la si potesse con certezza accostare all’altra voce, pur sempre toscana, bischinchi ‘lezi, carezze affettate’ (riportata nel Vocabolario dell’uso toscano di Pietro Fanfani). Insomma, bischinchi incrociato con chìcchere, nel significato di ‘bellino mio’, con tono o di benevolo richiamo (più che di rimprovero) o anche di semplice vezzeggiativo allocutorio. Di più e di meglio, per ora, non ho saputo fare. Con viva cordialità, Enzo Mattesini Qualche nostro lettore usa ancora la parola biscricche (o simili)? Ce lo dica! Magari descrivendo l’occasione in cui l’adopera.

Altri anghiaresi morti: Del Furia Leonardo e Nocentini Duero

Io lo vedevo dalla finestra la Via Piana faceva in fretta

Sono con loro con tutto il cuore era una famiglia di grande valore

Ormai la morte fa da padrona e ad Anghiari c’è rivoluzione

Il caro Nardo amico d’infanzia sempre sorridente amico ad oltranza

Mentre il Del Furia lì al Vignolo sempre in procinto del suo lavoro

Dei Nocentini l’ultimo rampollo ora anche lui la vita à risolto

Si parla di morti solo di giornata di quattro morti una vera sbandata

Vecchi compagni nella Banda Musicale con tante di storie da raccontare

I vecchi Del Furia grandi amici lì nel podere le loro radici

Solo rimane una cara sorella anche per lei la vita non è bella

Quello che di più mi à colpito Del Furia e Nocentini che morte à rapito

Ed il Duero laggiù all’Intoppo veniva ad Anghiari sempre al galoppo

Alla cara moglie ed alla figlia con questa morte tutto spariglia

Aggrego a ‘sti morti gli altri due che non conosco il nome e i volti:

di Armando Zanchi

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a Verazzano

L

a Croce di Verazzano: con questo nome viene indicata la zona della frazione anghiarese in cui si trova una croce collocata in un crocevia. È lì da tempo immemorabile e ci facciamo raccontare la storia da Bruno Rossi: eccola. Prima la croce era in ferro. È sparita, forse sarà caduta o qualcuno l’ha portata via. Poi nell’82, è stata rifatta dai miei genitori insieme a chi abitava lassù. A quell’epoca praticamente fu rifatta dal mio babbo insieme al Pucci. Ma il tempo è passato e l’usura l’ha distrutta, così la croce è stata di nuovo rifatta, questa volta da Claude Walters che abita lì e, d’accordo con tutti, s’è fatto questa inaugurazione. Noi abbiamo contribuito con un bel rinfresco a casa di Garth Sheldon, che ha provveduto anche a fare le foto che vedete. Non resta da dire che per la benedizione è intervenuto don Marco ed è stata per tutti noi una bella giornata che ci ha fatto rivivere momenti di vitalità che una volta non mancavano. Claude ci dà altre informazioni: la croce principale è fatta con legno di castagno. Il pezzo di ferro sopra con la

scritta INRI è quello che si è salvato della vecchia croce. Al centro ho inserito una piccola croce di Malta con il braccio in basso più corto in cui ho inserito un fregio il tutto ripreso da quello che ho trovato sull’architrave della porta originale della mia casa. Il basamento è quello originale in pietra e la vecchia croce era stata realizzata nel 1982: c’è una vecchia foto con Don Mario e tutti gli abitanti di allora. Spero che questa croce duri di più. In alto, foto ricordo dopo la benedizione della nuova croce di Verazzano con gli abitanti e gli amici; sotto, don Marco si prepara a benedire la nuova croce. Qui a sinistra la foto scattata nel 1982 in occasione del precedente restauro con don Mario e i parrocchiani di allora: qualcuno presente anche oggi, ma un po’ più invecchiato.

Altri anghiaresi morti: Edda Fedeli Riccardo Polverini di Armando Zanchi (Arezzo, 25 agosto 2016)

Di quello stato ormai distrutto lì portando solo il lutto

Una famiglia tanto amata nel lavoro tramandata

La tragedia continua e i morti aumentano

Sono sempre Cittadini di un’Italia senza confini

Altra donna a me famigliare che ogni giorno andavo a incontrare

Ed ancora per tradizione fanno lavoro con grande amore

C’è i morti per vecchiaia quelli almeno sono all’aria

La notizia della morte che ritorna a fare le scorte

Nel paese mio nativo che con lei io ò diviso

Il dolore per i figli dalla madre tanti consigli

Mentre quelli dell’opposto tra macerie trovano il posto

C’è il Riccardo Polverini anche lui varca i confini

È la moglie del caro Mario Bindi che nel forno pane con i figli

Mi associo al loro dolore un abbraccio con calore:

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La maestra Milena Venerdì 26 agosto è morta a Roncadello, dove abitava da anni, la maestra Milena Testa. Riportiamo una sua lettera fatta pervenire all’oratorio ed una poesia inviataci, con la notizia della morte, dalla cugina Iolanda Comanducci. Sotto, il ricordo di Rita e Rosina del Ponte alla Piera. Spett.le Redazione dell’Oratorio di Anghiari

5 Agosto 2016, ore 24

Curiosa l’eclissi di sole! Ho letto attentamente l’articolo riguardante l’uovo di gallina con impressa l’impronta del sole! Durante la primavera dell’anno 1960, si verificò un’eclissi di sole. Per timore che gli alunni delle elementari si sarebbero spaventati, ci fu concesso dal Direttore un giorno di vacanza. In molti eravamo al Campo della Fiera e verso le ore undici del mattino il cielo si oscurò, ma non completamente. Abitando a Forlì, un giorno la cugina di mio marito mi fece vedere la foto di questo uovo, in tutto simile a quello che fa bella mostra nel vostro giornale. Mi disse che ciò accadeva in tempo di eclissi. Lo mostrò ad un professore di scienze e questi glielo chiese per farlo osservare ai suoi scolari, promettendole che glielo avrebbe restituito... Ma l’uovo non è più tornato a casa... forse si sarà rotto, passando di mano in mano. Qualche tempo fa, in tempo di eclissi, le galline di Verdiana hanno di nuovo fatto un uovo simile. Lei lo ha fotografato, ha spedito la foto ad un giornale locale, lo ha riempito di calce, lo tiene nella bambagia e lo fa vedere ai suoi ospiti solo... da lontano! Quale effetto l’eclissi avrà anche su di noi? e in tutta la natura in generale? Può essere una ricerca interessante per chi ama la natura e le sue innumerevoli leggi! Saluti cordiali

Buon Dio, caro Signore, ti penso a tutte le ore con tutto il cuore. A Forlì ho sperato stima e amore nemmeno le briciole mi sono toccate! Vorrei ora un po’ di tranquillità ma non ne è rimasta per me gran quantità! Spero sempre più nell’aldilà che qualcuno lassù bene mi vorrà... certamente i genitori ognuno troverà... Gli acciacchi sopporto volentieri oggi più di ieri. Chissà che non trovi un medico competente che mi aiuti ad andare avanti; i miei nipoti vorrei vedere crescere sani, onesti e veritieri... Non so se Dio vorrà accontentare la mia volontà! Ringrazio per il benessere avuto dalla vita ma credo che ormai sia finita! Mi devo rassegnare a camminare come una formichina ma piano piano, mi ha detto Giuseppe Gardini la formica porta a casa tanto grano!

Forlì, Agosto 2016

Milena Testa

Milena

I

l 26 agosto, all’età di 84 anni, è morta Milena Testa, figlia di Caterina e del Cavalier Testa. Milena era sposata ed abitava a Roncadello, in provincia di Forlì, ma era molto legata ad Anghiari, dove aveva vissuto fino all’età di 33 anni, era nata a Turicchi. Milena era una maestra elementare e dal 1961 al 1963 insegnò al Ponte alla Piera: veniva da Anghiari con la Vespa ma per non fare tutti i giorni la strada sterrata, dormiva in casa mia, dai Maggini. All’epoca c’erano il mio babbo Paolo, la mia mamma Speranza e le mie sorelle Rosina e Tosca. Furono anni indimenticabili perché Milena portò in casa nostra una ventata di novità. Ricordo che nell’inverno del 1963 venne molta neve e una sera andò via la luce. Quella sera c’era in TV il teleromanzo “Il mulino sul Po”. Nessuno voleva perdere la puntata: allora tutti i giovani decisero di andare a vederlo ad Anghiari e si organizzarono con Vito Marzi che aveva il “Gippone”. Decidemmo di andare anche noi:

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Milena

io, le mie sorelle, Milena e la mia mamma. Partimmo con 80 centimetri di neve ma di fronte al Conventino il “Gippone” andava per conto suo, così noi, per la paura, decidemmo di scendere mentre gli altri proseguirono. Tornammo a casa a piedi camminando dentro le ‘rotaie’ lasciate dal “Gippone”: era notte ed era sereno, si vedeva anche la luna che faceva una luce che sembrava giorno. Quando Milena era fidanzata con suo marito Pino, alcune domeniche mi portava a casa sua ed io andavo al cinema con loro perché da soli non li mandavano. Quando Milena si sposò, nel 1963, dopo la cerimonia in chiesa ci fu un rinfresco e mentre gli sposi andavano via la mamma di lei disse loro: «Ora piccioncini potete prendere il volo!» Erano altri tempi! Per noi è stata una sorella e per questo la ricordiamo con tanto affetto. Rita e Rosina


Notizie dalle parrocchie di Monterchi a cura di Matteo Romanelli

OTTOBRE 2016 Il mese di ottobre, come sappiamo, è dedicato particolarmente al S. Rosario. Si ricorda a tutte le famiglie di buona volontà di recitarlo in casa, specialmente nel caso in cui non possano recarsi in chiesa, dove viene celebrato solennemente ogni giorno alle 17:30, prima della S. Messa. Preceduta da un triduo, sabato 8 ottobre verrà celebrata a Monterchi la festa di S. Simeone profeta, patrono della chiesa, del paese e della zona monterchiese. Gli uffici comunali, le scuole e le botteghe rimarranno chiusi. Siamo tutti invitati a partecipare alla S. Messa solenne delle ore 11:00, celebrata dall’Arcivescovo Riccardo, che impartirà il Sacramento della Cresima ai seguenti ragazzi: Noemi Bacci, Giada Bartolomei, Mirco Bartolomei, Alessio Bracci, Elena Cappietti, Sara Cerini, Simone Donati, Lorenzo Fischi, Elisa Frangipani, Giorgia Goracci, Alessio Ligi, Alessia Mancini, Rebecca Massi, Giorgia Niccolini, Lena Severi, Desiré Tofanelli, Gaia Tortori. Martedì 18 ottobre ore 21:00, Festa di S. Luca Evangelista a Borgacciano con recita del S. Rosario e celebrazione della S. Messa. Sabato 22 ottobre avrà inizio il nuovo anno catechistico che riguarderà tutti i fanciulli di Monterchi, Le Ville, Pocaia e Padonchia, dalla seconda elementare fino alla terza media. Prima sarà effettuata la convocazione dei genitori per stabilire insieme gli orari delle lezioni. I parroci don Quinto Giorgini e don Ferdinando Mabanza auspicano la collaborazione di tutte le famiglie, perché se essa viene a mancare, come purtroppo spesso accade, il catechismo perde gran parte del suo valore. NOVEMBRE 2016

Mercoledì 2 novembre si celebra la commemorazione di tutti i defunti. Alle ore 10:00 S. Messa al cimitero di Monterchi e, dalle ore 15:00, nella Chiesa della Madonna Bella. L’ottavario dei morti proseguirà dal 2 al 9 novembre, alle ore 10:00 del mattino nel cimitero urbano di Monterchi e alle 15 nella Chiesa della Madonna Bella. Domenica 6 novembre, ore 10:00 S. Messa nel cimitero di Pocaia e, alle ore 15:00 in quello di Monterchi. Domenica 13 novembre, al Monumento dei caduti, viene celebrata una Santa Messa con la partecipazione dell’Associazione locale Combattenti e Reduci. Domenica 20 novembre, alle ore 15:00, tradizionale visita al cimitero di Gambazzo per le frazioni di Ripoli, Pianezze e Tarsignano. Domenica 27 novembre inizia il nuovo anno liturgico con la Prima Domenica di Avvento in preparazione del Natale. NOTIZIE DA MONTERCHI Domenica 28 agosto, nella chiesa di Padonchia, hanno celebrato il loro matrimonio i giovani Lorenzo Tofanelli e Valentina Savini. Auguri ai due novelli sposi! Il giovane Paolo Gioviti di Monterchi si è laureato a pieni voti il 21 luglio in Ingegneria Meccanica presso l’Università di Perugia, mentre la sig.na Manuela Malatesta si è laureata presso la Facoltà di Lettere a Bologna, anch’essa a pieni voti. Congratulazioni da parte del nostro periodico.

Novembre comincia quest’anno di martedì con la festa di Tutti i Santi. Nel pomeriggio, alle ore 15:00, visita al cimitero ubicato in località Borgacciano, condiviso con le frazioni di Ricciano e Fonaco, per la recita del S. Rosario e la celebrazione della S. Messa di suffragio al centro del camposanto o, in caso di tempo poco propizio, nella cappella.

Si ricorda a tutti i lettori che nella notte tra sabato 29 e domenica 30 ottobre tornerà in vigore l’ora solare. Sarà quindi necessario riportare le lancette dell’orologio indietro di un’ora. Anche l’orario delle S. Messe pomeridiane subirà la consueta variazione oraria, alle ore 16:00 nei giorni feriali (sabato compreso) e alle 17:00 la domenica e le feste di precetto.

Da San Lorenzo al Colle

Alberti e Aldo Nicchi alcune di queste travi. Ancora oggi ha tante cose da fare e oltre a saper dipingere è molto bravo anche a scolpire la pietra. Ho visto alcuni dei suoi lavori e sono rimasto meravigliato. Abita per la strada che va a Caprese Michelangelo: non sarà mica per caso un lontano parente del grande artista di Caprese? Chissà. Quest’anno è venuto con il figlio Alessandro, il sindaco di Anghiari. E’ la prima volta che un sindaco viene alla nostra festa. Lo ringraziamo per la sua presenza e lo ringraziamo anche per il lavoro che ha svolto, essendosi messo subito a servire al tavolo tutte le varie portate. Veramente al servizio di tutti. Ringraziamo l’Agriturismo Il Sasso, per il suo contributo economico e per i piatti preparati, abbondanti e molto apprezzati. Sono andati a ruba. Ringraziamo David Del Gaia, giovane viticoltore di Roncione, che ci ha offerto i suoi vini di ottima qualità. Ne sono stati consumati diversi litri, oltre ogni previsione. A questo punto non ci resta che dare a tutti un arrivederci al prossimo anno, certi che sarà ancora una splendida giornata, e guai a chi mancherà.

Ringraziamo dopo la festa 2016

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nche quest’anno dobbiamo porgere i nostri ringraziamenti a tutte quelle persone che hanno offerto il loro contributo per la buona riuscita dei festeggiamenti in occasione della ricorrenza di San Lorenzo. Potremmo fare anche i loro nomi, ma a ben guardare sono sempre gli stessi che tutti gli anni offrono il loro contributo: gli stessi del 2015, del 2014, del 2013 e così via: tutti gli anni le stesse persone. Forse il prossimo anno qualcuno nuovo ci sarà. Chissà. Staremo a vedere, bisogno ci sarebbe, ma possiamo anche continuare così, per tanti anni ancora. Un ringraziamento particolare vogliamo farlo ad Orlando Polcri che quest’anno ci ha onorato della sua presenza. Lo consideriamo un nostro cittadino onorario, essendo il suo nome scritto in modo molto chiaro sulle travi della nostra chiesa: lo scrisse lui stesso ben 60 anni orsono. Era un ragazzetto di 15 anni, con tanta voglia di fare e dipinse assieme a Don Angelo

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Andrea Dellacasina.


Dalle nostre Parrocchie

Santo Stefano

La festa di settembre - a cura di GM

Domenica 4 settembre ricorreva a Santo Stefano la festa della Madonna. La mattina, alle ore otto e alle ore undici, le Sante Messe. Dopo la celebrazione delle ore undici si è fatta la processione con l’immagine della Madonna. La presenza dei fedeli è stata numerosa (scarsa invece la partecipazione alle ore quattro pomeridiane per la preghiera di ringraziamento). Dopo le S. Messe i Festarini avevano allestito nel prato un bel tavolo per la colazione, ricco di crostini, dolci di ogni qualità, vinsanto, caffè e bibite diverse. La gente uscendo dalla chiesa si è soffermata volentieri assaggiando le buone cose che erano nel tavolo. Tutto questo è stato possibile grazie ai Festarini e alle persone che hanno partecipato portando dolci e quant’altro. Due settimane prima i Festarini, come fanno di solito, passano dalle famiglie lasciando loro il programma e le cartelle della tombola, ricevendo le offerte che serviranno per il giorno della festa e per le altre manifestazioni. Le gare si sono svolte tutte come era previsto: bocce e briscola, per i grandi; minipodistica e gimcana con biciclette, per i bambini. Ultima gara, nel viale, è stata quella della ‘mastella’ o della ‘nana’, che si svolge riempiendo una mastella di acqua e i partecipanti, sopra un carretto in corsa tirato da due persone, devono centrare un bersaglio posto sotto la mastella con un palo tenuto a mo’ di lancia. I ragazzi hanno partecipato con entusiasmo prendendo addosso delle belle ‘brollate’ d’acqua e in diversi anche le ‘nane’ vere e proprie. Tutto bene quindi. Il sabato sera, vigilia della festa, molte presenze nel prato per lo spettacolo “Molto meglio il parmigiano”, commedia brillante in tre atti presentata dalla “Compagnia di Santa Fiora”. È stato uno spettacolo molto divertente con una partecipazione straordinaria di pubblico. È seguita poi la Tombola le cui vincite sono state lasciate per devolverle ai terremotati. Grazie a queste persone. La festa si è conclusa con la mitica cena presso il Ristorante ‘Da Vinci’ (ai vecchi tempi per ogni commensale c’era una bistecca da mezzo chilo!). Oggi il menu è un po’ cambiato ma comunque è stato ottimo e molto piaciuto. Durante la cena sono stati estratti i biglietti della lotteria. I premi, oltre a quelli già segnati nel tagliando erano molti di più perché offerti da tanti commercianti. Grazie a chi ha organizzato e lavorato per questa cena e a tutti i partecipanti.. La targa della Comunità quest’anno si è fatta alla memoria di Eugenia Chieli, anziana signora conosciuta da tutti per la sua simpatia. La Comunità ringrazia di vero cuore tutti i Festarini e i collaboratori per il lavoro svolto che ha dato un buon risultato. Abbiamo bisogno di nuove leve per affiancare i Festarini che da anni si prodigano per questa festa. Perciò chi fosse disposto ci darà sicuramente la possibilità di continuare la festa. Fatevi avanti!

Ponte alla Piera: Rita - A ottobre inizierà il catechismo (gli orari verranno comunicati per tempo). Per i Morti, il primo novembre, ci sarà la S. Messa nel pomeriggio, alle ore 17:00, e poi ci recheremo al camposanto. Tubbiano - In ottobre, la Madonna del Rosario sarà festeggiata sabato 8 ottobre con la S. Messa vespertina delle ore 16:00. Tempo permettendo si farà anche la processione. Per i morti, martedì primo novembre, ci ritroviamo al cimitero verso le quattro e don Romano farà la benedizione delle tombe. Viaio: Franca - La visita al camposanto la faremo il 1° novembre alle ore 14:30, qui verrà celebrata una S. Messa. Catigliano: Antonietta - La Messa del 1° novembre verrà celebrata nel cimitero di Barliano alle 9:30. Nel mese di ottobre (dedicato al Rosario) appena ci saremo organizzati, comunicheremo gli orari delle iniziative ai parrocchiani. Carmine: Franca - Dopo la ricorrenza dell’Apparizione e della Madonna del Carmelo si sta già pensando alla realizzazione del presepe. Altre notizie nei prossimi numeri. San Leo: Velso - La terza domenica di ottobre ci sarà la festa della Madonna del Rosario. Se il tempo lo permette faremo anche la processione poi ci sarà il pranzo per tutta la Comunità. La sera, alle ore 21:00, nei giorni di giovedì, venerdì e sabato, precedenti la festa, ci sarà qui in chiesa la recita del Rosario. Per il primo novembre faremo la visita al camposanto, verso le tre e mezzo, e ci sarà la benedizione delle tombe. Presto ci sarà una riunione per decidere le varie attività della parrocchia ed in particolare per l’anno catechistico (quest’anno ci sono una ventina di bambini) e invitiamo i genitori a prendere contatto qui in parrocchia. Valealle - La seconda domenica di ottobre, il 9, festa della Madonna del Rosario a Valealle con la celebrazione della S. Messa alle ore 11:00 (a Pieve Sovara la S. Messa non avrà luogo). Micciano: Cristina - Per i morti, il 1° novembre, di consuetudine la visita al camposanto viene fatta dopo la S. Messa delle ore 11:00. Contiamo di fare così anche quest’anno, comunque saranno affissi gli avvisi alla porta della chiesa.

Avete dei ricordi legati ad Anghiari o Monterchi? Fateceli avere Li pubblicheremo volentieri 27


San Bartolomeo la festa della parrocchia

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uesta di San Bartolomeo è la festa più importante per Anghiari; ed era stata un po’ trascurata. La nostra parrocchia infatti è sotto la protezione di San Bartolomeo che è il patrono di Anghiari. Il non festeggiarlo o mettere altre iniziative, che magari vengono dalla tradizione ma non hanno le caratteristiche teologiche del patrono, mi sembrava un fatto non conveniente. Da un po’ di anni così si è tentato di valorizzare questa festa dando il giusto spazio al patrono San Bartolomeo. I patroni non sono solo un fatto storico a cui le parrocchie sono dedicate ma hanno ancora una attualità ai giorni nostri. Proporre la figura di San Bartolomeo significa ravvivare la nostra fede. Così oltre la celebrazione eucaristica c’è anche una festa in cui tutta la comunità anghiarese continua a stare assieme. Tutto questo ha avuto un buon esito: in chiesa c’era più di trecento persone. Sono contento per i ragazzi (hanno animato la serata nella giornata conclusiva del Grest) che si stanno rendendo conto che i santi sono i nostri amici grandi che abbiamo e vanno tenuti in considerazione. Tutte le attività estive con il Grest, i campeggi e quant’altro hanno in questa giornata il punto di sintesi con l’attività pastorale fatta dalla parrocchia durante quest’anno. (DM)

C In alto a sinistra l’altare di San Bartolomeo nel giorno della festa e, a destra, i sacerdoti durante la celebrazione eucaristica. Qui sopra alcuni momenti dello spettacolo preparato dai ragazzi e dagli animatori del Grest. (foto Rostow e ClodySax)

ome ogni anno anche quest’anno il 24 agosto abbiamo festeggiato il patrono di Anghiari e la chiusura del Grest. La Caritas da diversi anni organizza la pesca di beneficenza e la tombola; i ragazzi del Grest, a conclusione delle attività estive, fanno un piccolo spettacolo. Quest’anno la Santa Messa è stata celebrata dal novello prete Don Luca Vannini, partecipata da tante persone. Alla fine della bella Messa siamo tutti andati nel giardino per un momento conviviale. La serata piacevolissima si è conclusa con la lunga tombola ormai tradizionalmente condotta da Pietro Ganganelli. Un grazie a tutti coloro che hanno reso possibile tutto questo, dedicando un po’ del loro tempo. Arrivederci al prossimo anno! Franca Madiai

Per le vostre offerte al giornale potete usare gli sportelli della Banca di Anghiari e Stia: grazie!

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Alla scoperta di Urbino! con il Motoraduno del Credito Coperativo

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n sella ad una moto per trascorrere una domenica in compagnia alla scoperta delle città e dei luoghi più belli del centro Italia, per condividere una passione, per rafforzare l’amicizia, per mantenere viva una tradizione che ha preso vita nel 2005 e che si rinnova ogni anno. Questo lo spirito che ha animato la 12° edizione del Motoraduno del Credito Cooperativo, manifestazione organizzata dalla Banca di Anghiari e Stia, con la collaborazione del Moto Club Il Ferraccio “Baldaccio Corse”, che si è svolta domenica 29 agosto. Al Motoraduno di quest’anno hanno partecipato 88 persone che si sono presentate in Piazza IV Novembre a bordo di mezzi di vario genere (dalla storica vespa fino alla sempre affascinante Harley Davidson). La carovana è partita alle 10:00 e passando per Bocca Trabaria ha raggiunto Urbino intorno alle 12:00. Ad attendere il gruppo due guide che nel corso della giornata hanno permesso ai presenti di scoprire le meraviglie della splendida città marchigiana. Come scrisse il critico letterario Carlo Bo “Chi arrivi a Urbino ignaro e della sua storia e della sua importanza si trova di fronte a una sorpresa straordinaria, anzi a un miracolo. Nel giuoco delle colline che sopportano le strade d’accesso ecco che appare un palazzo fatato che il tempo non ha sfregiato né intaccato. È un salto indietro nel tempo, un tuffo nella purezza e nella libertà dello spirito”. Subito dopo i partecipanti al Motoraduno del Credito Cooperativo sono andati a pranzo nel Ristorante Guidobaldo, nel chiostro del Palazzo Ducale. Alle ore 15:00, dopo aver gustato i piatti tipici della cucina locale, si è svolta la visita guidata all’interno del Palazzo Ducale, uno dei più interessanti esempi architettonici e artistici dell’intero Rinascimento Italiano. Come scrisse Baldassarre Castiglione ne Il Cortegiano “Federico edificò un palazzo, secondo la opinione di molti, il più bello che in tutta Italia si ritrovi; e d’ogni opportuna cosa sì ben lo fornì, che non un palazzo, ma una città in forma di palazzo esser pareva”. La straordinaria cornice architettonica degli interni creati dal Laurana, ospita la galleria Nazionale delle Marche, una delle più belle ed importanti collezioni d’arte del Rinascimento italiano. Sono presenti splendide pitture di artisti quali Raffaello e Piero della Francesca di cui spicca la famosa Flagellazione di Cristo. La 12° edizione del Motoraduno del Credito Cooperativo ha permesso a tutti i partecipanti di vivere una bellissima giornata così come confermato da Fabiano Gigli, dipendente della Banca di Anghiari e Stia ed organizzatore da sempre della manifestazione. “È stata come da tradizione una giornata molto partecipata a conferma di come la nostra gita in moto sia ormai diventata un appuntamento imperdibile per molti anghiaresi e tiberini appassionati di due ruote. Il sole ha accompagnato l’edizione 2016 del Motoraduno

e ha permesso a tutti i presenti di affrontare al meglio il viaggio e soprattutto di ammirare in tutto il suo splendore U r b i n o , una città meravigliosa e ricca di storia. Affascinante la parte più antica, straordinari il Palazzo Ducale e il Museo che si trova al suo interno. Fondamentale anche il ruolo della guida che ci ha illustrato nel dettaglio gli aspetti più interessanti permettendoci di capire la storia della città marchigiana”. Fabiano Gigli ha poi messo in risalto gli ingredienti che nel corso del tempo hanno consentito al Motoraduno del Credito Cooperativo di diventare un appuntamento da non perdere. “È una tradizione che si rinnova di anno in anno a partire dal 2005 e che con il trascorrere delle edizioni si è addirittura consolidata. Scegliamo una città o un luogo da visitare per poi organizzare itinerario e programma con l’unica voglia di vivere una giornata tranquilla e spensierata. Senza alcun tipo di pressione, ma solo con il desiderio di stare insieme, di condividere la passione per le due ruote e di scoprire i luoghi più affascinanti del centro Italia. Senza farci chiaramente mancare un gustoso pranzo. Nel 2015 le Grotte di Frasassi, nel 2016 Urbino e nel 2017 sceglieremo sicuramente un’altra destinazione ricca di fascino. Nel frattempo ci tengo a ringraziare tutti i partecipanti e tutti coloro che hanno collaborato all’organizzazione, a partire dalla Banca di Anghiari e Stia e dal Moto Club Il Ferraccio “Baldaccio Corse” del presidente Antonio Agolini”. Nella foto in alto i partecipanti al Motoraduno pronti per la partenza in Piazza IV Novembre. Sotto, il pranzo nel chiostro del Palazzo Ducale presso il Ristorante Guidobaldo.

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Da Tavernelle

a cura di Linda Bartolomei

Benvenuta Rebecca!!! In una calda giornata d’estate è arrivata Rebecca figlia di Chiara Natalini e Alessandro Casacci. Tutta la comunità di Tavernelle, in particolare le catechiste e tutti i bambini del catechismo fanno tanti auguri ai neo genitori per la nascita della loro bimba. Un augurio particolare va anche ai nonni per l’arrivo di questa prima nipotina.

Ottobre in parrocchia Domenica 9 ottobre, Festa della Madonna del Rosario. Santa Messa alle ore 11 nella chiesa di Galbino e processione con i Confratelli della Compagnia del Sacro Cuore di Maria. A seguire pranzo presso il Centro Parrocchiale, la Compagnia di Galbino devolverà il ricavato a favore delle missioni. Per partecipare al pranzo occorre effettuare la prenotazione in parrocchia.

Auguri a suor Astrid e suor Costanza

I

l 26 settembre (il giornale sarà in stampa) Suor Astrid e suor Costanza festeggeranno il cinquantesimo di vita consacrata. Presero infatti i voti assieme il 26 settembre del 1966, ricorrenza della festa di Santa Teresa Couderc, fondatrice dell’ordine delle suore del Cenacolo. Ora si trovano presso la Casa di Spiritualità di Nostra Signora del Cenacolo a Torino. Suor Astrid è stata superiora per molti anni presso il Cenacolo di Montauto e nel prossimo numero vi daremo altre notizie. Intanto tutta la Comunità di Tavernelle, ricordandole con affetto, manda a loro gli auguri per questa importante ricorrenza. Nella foto a destra, in una curiosa posa, suor Astrid e suor Costanza con la Patrizia e la Carla. Qui sotto il Cenacolo di Montauto.

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In una domenica di ottobre, in occasione della Giornata Missionaria sarà allestito fuori della chiesa il mercatino di dolci e oggetti fatti a mano il cui incasso sarà interamente devoluto alle Missioni. Chi volesse contribuire con oggetti fatti a mano e dolci può contattare la Carla in parrocchia. In una domenica di ottobre verrà conferito il mandato alle catechiste che anche quest’anno accompagneranno i nostri ragazzi nel loro cammino di fede. Dalla domenica successiva inizieranno gli incontri di catechismo alle ore 10. I genitori dei bambini che frequentano dalla prima elementare alla 3 media, interessati possono chiedere informazioni e ritirare il foglio per l’iscrizione direttamente in parrocchia.


Umbra Lucis

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di Armando Babbini

ra le tante iniziative dell’estate anghiarese, sempre molto attente ad attrarre il grande pubblico, quella di Umbra Lucis appare invece estremamente disinteressata alla ricerca di popolarità e facile consenso. La qualità contrapposta alla quantità. La piccola formazione orchestrale che con un francese un po’ aristocratico viene chiamato “ensemble” (in italiano rimanda ad “insieme”), in genere si avvale di quattro strumenti: il violino barocco, la viola da gamba, il cembalo e l’organo. Solo l’organo ci è familiare (come interprete di musica sacra) per noi ormai sintonizzati sui complessi rock del secondo novecento, o al massimo sui classici quartetti mozartiani o romantici. Così l’ensemble ci apre una finestra sull’arcano mondo dei nostri rinascimento e barocco. Singolare appare il tema di fondo di questa offerta musicale: la battaglia (e viene addirittura evocata la Battaglia d’Anghiari, mito rinascimentale). Se però intendiamo la battaglia come contrapposizione, come contrasto di passioni, eccoci arrivati al cuore della proposta musicale di Umbra Lucis. Del resto è tutto un programma anche la denominazione di Umbra Lucis che l’ensemble ha fatto propria: se le nostre reminiscenze di latino ci portano a tradurre tale espressione come “notte”, “oscurità”, in realtà, di “umbra lucis” ci rimane più che altro il contrasto di due termini opposti. Certo che se il nostro modo di appassionarci, di sentire le passioni, probabilmente non è molto diverso da quello degli uomini (in questo caso musicisti) del Rinascimento o del Barocco, in modo diverso mi pare di percepire il linguaggio musicale con cui vengono espresse quelle passioni. I contrasti fatti di giochi contrappuntistici, di variazioni, di passaggi e salti dal violino al violone, dal cembalo all’organo e viceversa, che forse interpretavano sentimenti forti e passioni ardenti, a me appaiono invece gradevoli armonie, sempre

Un’altra battaglia vinta di Emmedipì

15 agosto 2016. A Radio2 ho intercettato il programma “Metropolis” in cui gareggiavano Anghiari contro Altavilla Irpina (Avellino) riguardo alle preferenze degli ascoltatori. Più tardi mi sono informato e ho scoperto che alla fine ha vinto Anghiari. Bene! Nella foto come Sirio Ruggeri ha rappresentato lo scontro cruciale sul ponte della Reglia nella Battaglia di Anghiari.

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molto in tono con il nostro orecchio. E che dire dell’ambientazione, degli allestimenti dei concerti di Umbra Lucis!? Qui entra in gioco l’Anghiari con la sua storia, le architetture, le Chiese. Ma ancora per stare in tema di contraddizioni e contrasti, mi balza all’occhio come il programma dei brani presenta temi e musiche tutte o quasi profane, dove si parla di amori e di passioni, di contese e di battaglie, di dame e cavalieri, tanta umanità quasi contrapposta al sacro. Il tutto però nella cornice sacrale delle Chiese di S. Agostino e del Carmine, abituate a ben altre tematiche musicali. Eppure,imprevedibilmente, il risultato di questo strano mix è un’atmosfera di grande suggestione, di religiosa disponibilità a immergersi in una musica di altri tempi ma che forse sono ancora un po’ nostri, se è vero che alla conclusione della serata finale, dopo una virtuosistica passacaglia del violino barocco ed una esaltante sinfonia di Stradella, avventuroso compositore del nostro ‘600, all’uscita della Chiesa del Carmine vedo l’Aliana, che, con un’aria quasi stravolta, mi chiama e mi dice: “Armando, mi sono tanto emozionata”. In alto la locandina realizzata per il concerto di domenica 28 agosto 2016 presso il Santuario del Carmine.


A Leonardo Del Furia un saluto dalla sua Filarmonica

La lunghissima militanza nella Banda Musicale, sia come musicante che come Responsabile del Corpo Bandistico e l’incarico da Presidente, parlano da soli del profondo legame che ha unito la vita di “Nardo” con la storia della nostra Filarmonica “P. Mascagni”. Era per lui una seconda famiglia, da accudire con impegno e sostenere con orgoglio, senza farsi prendere dallo scoraggiamento nel vederla un po’ ridimensionata rispetto agli anni d’oro del passato, ma comunque sempre presente con i suoi musici nei momenti forti e di festa del nostro paese. Molta gente ai suoi funerali, a testimonianza dei tanti legami ed interessi che “Nardo” ha saputo coltivare nella sua vita. E tra i presenti non potevano mancare i suoi colleghi-musici della Filarmonica, con in testa il proprio gonfalone, che lo hanno voluto salutare nel modo a loro più confacente: suonando alcune di quelle musiche che con “Nardo” avevano eseguito tantissime volte. Quando li ho contattati per chiederne la partecipazione alla cerimonia funebre, nessuno si è tirato indietro, ma tutti hanno aderito con convinzione perché gli volevano tanto bene. Tanta commozione tra i presenti per quelle note, a volte anche gioiose, suonate da quella banda che “Nardo” ha sempre portato nel suo cuore, fino all’ultimo battito! Ricordo qualche tempo fa, quando sua moglie Giacomina si è presentata da me riportando tutto il materiale che suo marito teneva gelosamente a casa, riconsegnandolo

perfettamente ripiegato e in ordine: giacche, camicie, pantaloni, ecc… che avevano accompagnato la sua vita di musicante. L’unica cosa che aveva chiesto di poter trattenere a casa, come ricordo del suo passato, era il suo cappello. Ancora un’ulteriore conferma del grande attaccamento alla sua Filarmonica… E non ha voluto dimenticarla nemmeno dopo la morte, facendole pervenire, tramite i familiari più stretti e nei giorni successivi al suo funerale, un contributo di trecentocinquanta euro per le tante attività formative e musicali che la Filarmonica porta avanti nel corso dell’anno. Noi lo ringraziamo, quindi, per tutto quello che ha dato alla nostra associazione, rinnovando alla moglie ed alla figlia le nostre più sentite condoglianze. Il Presidente Domenico Rossi Nella foto ‘Nardo’ in un ritratto con il sax del febbraio 1954.

La festa di San Martino si svolgerà sabato 12 e domenica 13 novembre 2016 Vi aspettiamo per gustare il tipico piatto anghiarese: i bringoli Sotto Le Logge ad Anghiari

Il Bringolo Anghiarese

Mani e mani tu vedi in movimento mentre il Bringolo si allunga al momento

Poi viene gustato al sugo sotto le Logge con canaiola e castagne cotte

Lungo la Ruga un lungo tavolato preso d’assalto il Bringolo allungato

Uomini e donne tutti affannati lì a quella tavola dai due lati

Tante persone lì intorno a guardare cosa queste mani riescono a fabbricare

Tanta la gente per la Ruga accalcata pure la pagnotta viene regalata

Centinaia di mani posate su quel Bringolo tanti di metri spianati li ripiglio

Parte dal basso il Bringolo ingrossato ma come un lombrico lui viene allungato

Uno vicino all’altro con le mani accanto questo lavoro riesce come un incanto

Questi Anghiaresi fervidi lavoratori in questo Anghiari grandi creatori

Più di venti metri il Bringolo Anghiarese pure la RAI a fare le riprese

Il tempo passa il Bringolo si allunga sembra una vacca che al pocciolo si munga

Questo caro Bringolo lasciato a testimoniare quello che Anghiari è capace di fare

Dopo l’assaggio potete voi esportare ed in famiglia l’onore del mangiare:

di Armando Zanchi - 9/11/2008

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Auguri ad Alberto Martedì 19 Luglio 2016, presso il Polo Scientifico di Sesto Fiorentino dell’Università degli Studi di Firenze, davanti a colleghi, amici e parenti intervenuti in numero sostenuto, Alberto Camaiani ha discusso la sua tesi di laurea. Si è trattato di una presentazione di 25 minuti in cui ha esposto il suo lavoro di tesi, a cui sono seguite le domande della commissione. Ha così ottenuto la Laurea Magistrale in Scienze Fisiche e Astrofisiche, specializzazione in Fisica Nucleare e Subnucleare. La sua tesi ha per titolo “Studio e ricostruzione dei decadimenti del sistema 25Mg formato in reazioni di 12C+13C a 95 MeV come metodo per evidenziare possibili effetti di struttura”. Relatore è stato il Dott. Gabriele Pasquali ed ha ottenuto la bella votazione di 110/110 e Lode. A conclusione della giornata una festa con gli amici ed una cena con i familiari. Noi della Redazione aggiungiamo i nostri auguri ad Alberto.

Ingredienti di Clèto

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acevo la spesa in un grande magazzino quando ho visto che in un sacchetto di patate c’era l’etichetta che annunciava ‘contenta’ che queste erano state lavate senza l’uso di prodotti chimici. Mi è venuto in mente allora che anche un certo colorante per capelli annunciava ‘giulivo’ che era senza ammoniaca. Ma quando ce la mettevano non dicevano niente! Chissà quando scopriremo che diavolo avranno usato adesso! Per concludere, l’attenzione non è mai troppa!

Lava quelle mani di Cesarina Magi Rondoni

Prima dell’Avvento del novantanove ai piedi dell’altare fu posto un secco arbusto che in quattro settimane si ricoprì, fiorì di tante piccole mani di carta colorata. L’impronta delle mani dei nostri ragazzini: maschietti e femminucce. Mi son rimaste nella mente quelle cose svolazzanti. Le mani del domani. Maria madre nostra tu che così grande ti proclami serva lavale tu quelle mani, che restino pulite, falle oneste ed operose, fai che almeno due un giorno pane e vino benedican sull’altare fai che tutte siano aperte per dare e per ricevere con amore fraterno. Fai che a pugno mai si stringano nel tentativo di impedire a tante lacrime di scendere giù.

La morte di Rino Boriosi

Poi cresciuti formato famiglia ora la morte tutti ci ripiglia

Dopo la perdita del caro fratello resta lui solo a portare il fardello

Altro componente di questa famiglia ora la morte se lo ripiglia

Per tanti anni in via Castello Antico che li ricordo mentre io scrivo

Alla cara moglie la Cara Rosetta che il dolore la rende lì mesta

Di questa famiglia dei cari Boriosi che hanno vissuto in mezzo a noi

Ò conosciuto questi fratelli insieme a loro a fare bordelli

Tutti ragazzi tra i quali Rino lui restando sempre il più attivo

Era una coppia di veri Anghiaresi sempre gentili e molto cortesi

I nostri rapporti sempre uniti e resteranno lì infiniti

Loro abitavano nella mia stessa scala e tutti i giorni ci si incontrava

La madre Amelia il caro padre Beppe con sei figli la vita promette

Ultimo fratello ancora rimasto con vero cuore io lo abbraccio

Al caro Rino che ci à lasciato era un uomo che va ricordato:

di Armando Zanchi

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GREST 2016

Molte le iniziative. Fra le altre, camminata a Monterchi e gita al lago Trasimeno.

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enerdì si è concluso il secondo periodo del Grest organizzato dalla nostra parrocchia. Come nella precedente settimana, il campo estivo ha riscosso un discreto successo, andando anche ad incrementare le presenze. Il tema del Grest è rimasto quello del viaggio evocando quello intrapreso dai ragazzi assieme agli animatori e agli adulti. Come ci suggerisce il titolo, “Perdiqua”, il viaggio è da intendersi come arricchimento personale e spirituale. Come consuetudine la settimana è stata cosi divisa: lunedì compiti e il pomeriggio giochi a Tavernelle; martedì camminata a Monterchi e pomeriggio dedicato ai giochi; mercoledì giornata sportiva; giovedì gita a Cortona e lago Trasimeno ed infine venerdì giocone e festa a Santo Stefano. I bambini sono rimasti entusiasmati dai giochi e dai luoghi che hanno potuto visitare, e hanno partecipato volentieri alle attività proposte volentieri. Un grazie va a tutti coloro che anche quest’anno hanno reso possibile questa bella iniziativa della nostra parrocchia, che da 12 anni accompagna le estati di tanti giovani. (Giulio Maffucci)

Qui sopra: l’incontro mattutino presso gli spazi dell’oratorio prima di iniziare la giornata del Grest. Sotto, da sinistra e in senso orario: gli uomini duri del Grest; dal Ponte di Carletto verso Micciano; prove musicali; foto ricordo davanti all’antica Pieve di Micciano e ad Assisi.

Ti capita di leggere l’Oratorio e desideri riceverlo per posta? Facci avere il tuo indirizzo! Te lo invieremo volentieri 34


GREST 2016

Molte le iniziative. Si è concluso con la festa di San Bartolomeo

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erdiqua è stato il titolo del Grest 2016. Il Grest (acronimo di GRuppo ESTivo) sono vacanze organizzate dalla parrocchia che hanno come obbiettivo un periodo di animazione, giochi, gite, educazione e svaghi rivolti ad un gruppo di ragazzi di tutte le età per creare relazione vere d’ amicizia e di fiducia. Anche quest’anno nella nostra parrocchia c’ è stato un forte desiderio di partecipazione sia come animatori che di ragazzi più piccoli. La terza settimana è stata quella più importante perché aveva come obbiettivo la conclusione dei giorni passati insieme. Oltre alle normali attività di parrocchia, compiti, giochi, svaghi, ci siamo recati a piedi alla Madonna della Selva partendo dal Combarbio (santuario del Carmine). La gita settimanale ha avuto come meta la visita all’eremo di San Alberico nei pressi delle Balze. Nello stesso pomeriggio il giocone si è svolto nelle rive del lago di Acqua Partita. La settimana si è conclusa il 24 di agosto con la festa del nostro patrono San Bartolomeo. L’esperienza di noi animatori è stata molto sentita in quanto volevamo restituire quello che ci era stato concesso negli anni precedenti, con la speranza che nei prossimi anni i ragazzi più piccoli seguano le nostre orme. Ringrazio tutti coloro che anche quest’anno ci hanno dato la possibilità di farci vivere insieme l’estate 2016. Andrea Marzi

La giornata finale del Grest 2016 in occasione della Festa di San Bartolomeo. In alto il gruppo dei ragazzi che si sono esibiti in uno spettacolo, sotto, i parrocchiani negli spazi dell’oratorio dopo la celebrazione eucaristica per il patrono della parrocchia di Anghiari

Accoglienza

chiama La Torre, una vecchia costruzione è stata ristrutturata ma il proprietario ha salvato gli “alloggi” per i rondoni, anzi alcuni che erano danneggiati li ha risistemati. Voglio complimentarmi con quel proprietario per questo gesto di accoglienza verso questi animali che percorrono centinaia di chilometri per giungere fino a noi e annunciare l’arrivo della primavera.

Vicino alla chiesa principale di San Piero in Bagno, dedicata a San Pietro, c’è una torre con i caratteristici fori in cui facevano il nido le rondini che passano l’estate da noi (mi sembra che siano i rondoni a preferire questo tipo di rifugio). Anche nella parte nuova di San Piero, in una zona che si

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Brutti incontri

Notizie dalla Piazza

di Alfonso Sassolini

Comunicati stampa presi qua e là

Mercoledì 17 agosto 2016 - Domani ricorrerà il 72° anniversario della strage avvenuta presso la Caserma dei Carabinieri di Anghiari il 18 agosto 1944. Anghiari come ogni anno onorerà le vittime di quel terribile attentato ricordando uno dei giorni più neri della sua storia. In quella esplosione persero la vita 15 persone. Venerdì 12 agosto 2016 - Dal 1 al 4 settembre ad Anghiari si svolgerà l’edizione 2016 del Festival dell’Autobiografia, manifestazione che, come da tradizione, è organizzata dalla Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari. Mercoledì 10 agosto 2016 - Fine settimana all’insegna dello stare insieme e della riscoperta di valori legati alla tradizione della nostra terra quello appena trascorso alla Motina di Anghiari. Nei pressi del campo sportivo, sabato 6 agosto si è svolta la Motoaratura in Notturna con Landini a testa calda, mentre nella giornata di domenica 7 agosto, dopo la preparazione dei mezzi d’epoca, ha avuto luogo la Battitura sull’aia. Domenica 31 luglio 2016 – Alle ore 17:30, nella chiesa di Sant’Agostino, Gianni Beretta propone il concerto di Young Barroque: un ensemble di giovani under 21 proveniente da Irlanda, Francia e Italia... - Per le “Notti dell’archeologia” l’appuntamento è presso la chiesa di Santo Stefano. Questo edificio a pianta centrale, che poggia su preesistenze romane, ancora cela molte storie da scoprire. La struttura risulta una chiesa a pianta centrale con tre absidi su altrettanti lati e quella oggi visibile è il frutto di un restauro di ripristino di alcune decine di anni fa. Mercoledì 27 luglio 2016 – BirrAnghiari. Presentata ai Giardini del Vicario la prima edizione di questa manifestazione dedicata alle birre artigianali e alla gastronomia locali. La manifestazione si svolgerà sabato 30 luglio nei vari esercizi commerciali di Anghiari. Mercoledì 27 luglio 2016 – Ancora un appuntamento con i mercoledì di Anghiari con spettacoli in Piazza, in Piazzola, Piazza del Teatro e al Terrato. Tantissimi gli ospiti presenti nonostante minacce di pioggia. Venerdì 29 luglio 2016 – Consiglio Comunale presso la sede provvisoria di Palazzo Testi. Lunedì 25 luglio 2016 – Giovedì 28 luglio, al Campo della Fiera, verrà presentata la XXI edizione di Tovaglia a Quadri dal titolo: Poderi forti.

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Ero su un treno diretto a Nord: stavo andando a Lodi, a trovare vecchi amici. Nel mio scompartimento, mia moglie si era subito trovata a suo agio con tre signore ben liete di scambiarsi due parole (magari qualcuna di più!). Così mi son messo nel corridoio a leggere il giornale che avevo appena comprato ma, visto che lì accanto c’era uno scompartimento occupato soltanto da un signore, ho aperto la porta scorrevole e: “Buongiorno”, ho detto “ Posso?” “Prego, si accomodi”, ha risposto cortesemente. “Tanto sua moglie ha già trovato compagnia!” Come fa a saperlo?, ho pensato. Mi siedo e spalanco il giornale tanto per chiarire che son qui per leggere in pace e non per chiacchierare. Ma ogni tanto, inevitabilmente, lancio una sbirciata al, finora silenzioso, viaggiatore. È un giovane di età imprecisabile, distinto, elegante alla maniera esibita, formale, dei promotori finanziari, o se preferite, dei politici “vecchia maniera”, ante Cinque Stelle. È abbronzato di quella abbronzatura che hanno i ricchi anche d’inverno. Ha i capelli lisci e ben curati, nerissimi come gli occhi che sorridono di uno sguardo di intesa un po’ beffardo: uno sguardo che incontro ogni volta che abbasso il giornale sui ginocchi per voltar pagina. Sorride sempre di quel suo risetto equivoco e, ad un certo momento, mi fa: “Come stanno le sue figliuole?” Oh questa è bella ! “Scusi, ci conosciamo?”, gli chiedo. “Beh”, mi risponde, “io conosco tutti, perché sono il Diavolo!” Non so più cosa pensare: il Diavolo, ci è stato insegnato, è il dissimulatore, il nemico per eccellenza, colui che vuol farci credere di non esistere affatto; un tempo veniva rappresentato con la barbetta appuntita, gli zoccoli di capra e la coda a dardo. Spero che stia scherzando, ma intanto, meccanicamente tocco la mia crocettina sotto la camicia. E lui, sempre sorridendo: “Guardi che non è con quel frammento di legno d’ulivo che lei può farmi paura!” Sempre più inquieto, ma anche incuriosito, sto al gioco e gli domando: “E dell’acqua benedetta, dell’incenso, di una chiesa, avrebbe paura?” Ribatte: “Guardi che io nell’acqua benedetta ci posso fare anche il bagno e con l’incenso ci faccio le inalazioni! Quanto alle chiese, è proprio lì che lavoro bene!” Ne ho abbastanza e mi alzo per andarmene. “Lo vuol sapere cosa mi mette davvero a disagio? L’ombra della Croce! Se uno mi proietta addosso l’ombra della Croce, mi tocca lasciar perdere!” Mentre ho già un piede nel corridoio, mi tenta ancora, accattivante: “Vuol vincere al Superenalotto?” Rispondo subito di no! Che si trovi un altro pollo! E gli volto le spalle. A questo punto mi sono svegliato, abbastanza scosso: era stato soltanto un sogno! Il termine “diavolo” in latino era “diabolus”. Lo si ritrova nel greco antico nel sostantivo “Diabolè” che significa accusa, calunnia, sospetto. Come pure “diabolos” il calunniatore. Ma anche nel verbo “diaballo” che si traduce con calunniare, disunire, ingannare, illudere. Evidentemente è da sempre considerato un personaggio con cui è meglio non aver a che fare. Mio nonno Livio che lo aveva tenacemente combattuto per tutta la vita, lo chiamava confidenzialmente “Berlicche” Chissà perché!


Giovani di passaggio Anche quest’anno sono stati molti i gruppi di giovani che in pellegrinaggio seguendo il percorso di San Francesco o di passaggio da Anghiari, hanno usufruito degli spazi dell’oratorio. Ecco alcuni dei loro messaggi lasciati in un apposito registro. 06/08/16 Sq. Albatros Grazie per l’ospitalità siete stati molto gentili e ci siamo divertiti (seguono i nomi)

Messa in parrocchia Chiesa di Viaio – 21 agosto, Domenica XXI del Tempo Ordinario. Chierichetti d’eccezione Dante e Giuliano, che hanno provveduto a quanto necessario fra cui il suono delle campane per richiamare i fedeli e il suono della campanella d’ingresso. La S. Messa delle ore nove è stata celebrata da Padre Amedeo dei Cappuccini del Borgo. Per un po’ è stato a Montecasale ed ora risiede nel convento di Arezzo (don Gustavo è “in ferie” in Africa). Intanto un augurio sincero a Padre Amedeo che ancora, nonostante sia in là con gli anni (come ha detto lui), è ancora disponibile per le celebrazioni nelle nostre parrocchie. Per il canto d’ingresso è stato scelto Andrò a vederla un dì mentre all’Offertorio è stato cantato Guarda questa offerta. Forse servirà un miglioramento di tonalità ma l’esecuzione è stata molto sentita. Nelle preghiere recitate all’unisono mi sa che gli abitanti di Viaio (forse si dice Viaiesi) sono abituati ad andare in quarta, mentre Padre Amedeo andava in seconda; ma poi le due velocità sono state uniformate.

07/8/16-08/08/16 Sq. Cinghiali, Gualdo Tadino (PG) Grazie per l’ospitalità, posto bellissimo per vedere le stelle e l’alba. Speriamo di tornare (anche qui Chiesa di Santo Stefano - 14 agosto, vigilia dell’Assunta. seguono le firme dei giovani). 15 settembre 2016 Caro don Marco, grazie per l’ospitalità. Stiamo per fare un pellegrinaggio sulle orme di san Francesco da La Verna per Gubbio fino ad Assisi (seguono le firme molto variegate e ogni località menzionata è stata anche disegnata, foto sotto).

Alla Messa delle ore otto i fedeli parrocchiani si presentano tempestivamente (quasi tutti), mentre il gruppo delle donne aveva già predisposto il tutto per la celebrazione eucaristica di don Marco. Era presente Padre Bruno Valbonetti dell’Ordine dei Fratelli Maristi, operante a Chosica, a 40 Km. da Lima sulla strada per le Ande. È in Perù da circa 70 anni ed ora ne ha novanta. Ed infine c’erano anche due giovani che stavano facendo il percorso dalla Verna ad Assisi; naturalmente a piedi. Ecco la loro testimonianza: Siamo due tedeschi partiti dalla Verna tre giorni fa per arrivare ad Assisi. Pensiamo di raggiungere domani Città di Castello e da qui prenderemo la via di Gubbio, sperando di arrivare fra sette giorni: siamo Milà e Christian. Il Valbonetti si è intrattenuto qualche minuto con loro, intanto che io sono andato a mettere il timbro della parrocchia nella loro carta del pellegrino.

Chiesa della Maddalena – 22 luglio. Ricorrenza della festa di S. Maria Maddalena, la S. Messa delle ore diciotto viene celebrata nella chiesetta lungo il Borgo della Croce. Don John e il diacono Fabio sono accolti all’ingresso da un canto “tenuto su” dal gruppo di donne emerite della Corale di Anghiari. Dopo il ricordo di colei che per prima vide Gesù risorto, alla comunione, si sono intonati dei canti appropriati. Si arriva quindi alla benedizione finale con la reliquia della santa, conservata negli armadi della chiesa annessa al Convento di San Martino di fuori, che nel 1596 assunse l’aspetto attuale e dalle Agostiniane venne dedicata proprio alla Maria che si festeggia oggi. Parlando con altre donne, quelle del “Conventone” e dintorni, che anni addietro erano solite accogliere nel chiostro del convento le persone intervenute, hanno dichiarato che per il prossimo anno, il chiostro sarà restaurato, e c’è l’idea di organizzare qualcosa per festeggiare ancora di più e meglio Santa Maria Maddalena.

La vignetta di Scacciapensieri:

Durerà!

Domenica 26 giugno a Ponte d’Avorio, poco dopo S. Lucia, frazione di Città di Castello. La S. Messa delle ore undici è stata celebrata da Padre Domenico del convento cosiddetto degli Zoccolanti di Città di Castello. In questa occasione era presente un gruppo di giovani (hanno partecipato ad uno stage in un agriturismo dei paraggi) ed hanno animato ed arricchito la celebrazione con i loro canti. Al termine hanno poi eseguito un brano gospel apprezzato e applaudito con calore dalle persone presenti.

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Con i Musei gestiti dalla Toscana d’Appennino Società Cooperativa

Sul filo della Memoria…

Un mese di Agosto… di nuovo da record! I Rimboschimenti ai Monti Rognosi

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e l’anno passato tutto il personale era molto felice di raggiungere il “record” di persone entrate in museo in un mese, per il 2016 la gioia si ripete. Nel mese di Agosto ben 1878 persone hanno visitato il Museo della Battaglia, un centinaio in più rispetto al 2015. Mai come ora il museo è uno strumento di promozione della permanenza turistica assieme a luogo di identità storica (ogni visitatore che trascorre più tempo ad Anghiari si trasforma in una nuova opportunità per questa cittadina toscana) e l’impostazione del museo risponde pienamente ad una richiesta che i visitatori pongono: conoscere di più sulla battaglia del 1440, sapere “che fine ha fatto” la pittura di Leonardo e apprendere notizie storiche e geografiche per esplorare il territorio. Molti utenti del museo sono infatti curiosi di conoscere la zona, la quale sotto molti aspetti è ancora “vergine”, per cui risulta sorprendente scoprirla. La possibilità inoltre di avere dei servizi dedicati e non-stop (anche nel periodo di Ferragosto) accrescono le occasioni di far conoscere Anghiari ad un pubblico sempre più vasto: in alcuni momenti è stato possibile accompagnare piccoli gruppi di curiosi per spiegare le mille sfaccettature del paese (il servizio si chiama “Walking Tour” e verrà riproposto nel prossimo periodo estivo). Il museo comunale inoltre è il catalizzatore di iniziative volte a valorizzare storie e monumenti del territorio: esempio è la recente serata (31 Luglio) con molta partecipazione di pubblico, organizzata grazie alla Comunità di S. Stefano e alla Parrocchia di Anghiari presso la chiesa di S. Stefano. L’obiettivo era evidenziare gli interrogativi che avvolgono l’edificio, nella certezza che ulteriori studi possano contribuire a dissipare i dubbi sull’origine della struttura. Inoltre è importante ricordare (e pubblicamente ringraziare) che il personale ha partecipato volontariamente alle aperture serali estive durante i Mercoledì di Anghiari: il museo è infatti rimasto sempre aperto dalle 21:00 alle 23:00 (anche durante le serate di pioggia). Infine l’invito a visitare il museo, a fare un po’ i “turisti” nel proprio paese, magari prenotando una visita guidata con il direttore, è rivolto a tutti gli anghiaresi (ma non solo), ricordando che per i residenti nel comune l’ingresso è gratuito. Gabriele Mazzi Museo della Battaglia e di Anghiari www.battaglia.anghiari.it In alto, una suggestiva immagine della ricostruzione della Battaglia di Anghiari all’interno del museo.

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Il nome “Monti Rognosi” è dovuto all’aspetto originario del territorio, la cui superficie appariva cosparsa di macchie verdi, nere e bianche, proprio come il manto di un animale malato di rogna. Le ofioliti, rocce di origine magmatica che caratterizzano il territorio a nord-ovest di Anghiari, sono infatti caratterizzate da una forte presenza di metalli e minerali e generano ambienti aridi e con poco suolo, che ospitano una vegetazione composta da piante specializzate e un paesaggio apparentemente brullo e desolato. Tuttavia i Monti Rognosi ci appaiono oggi ricoperti di verdi pinete, accoglienti e pieni di vita. Ciò è dovuto all’azione dell’uomo, che a partire dagli anni ‘20 del Novecento ha iniziato a impiantare alberi in un territorio reso ancora più spoglio da secoli di incendi e attività umane. La storia dei rimboschimenti inizia per la precisione nel 1922, con i primi impianti ad opera di un Consorzio tra Stato e Provincia di Arezzo. Nel 1949 si procede con una nuova fase di riforestazione, questa volta con l’ausilio dei “cantieri scuola”, il cui scopo era anche quello di creare occupazione in un periodo storico difficile, impiegando manovalanza locale. L’ultimo rimboschimento è del 1980, eseguito dalla Comunità Montana. Nei Monti Rognosi avvenne una vera e propria sperimentazione delle tecniche di rimboschimento, con particolare attenzione alle specie da utilizzare e alle modalità di preparazione del terreno. Furono impiantati per lo più pini marittimi e pini neri, alberi capaci di crescere anche in condizioni difficili, ma all’interno della Riserva possiamo ammirare anche qualche raro pino di Aleppo. Per far acclimatare le plantule furono costruiti dei vivai direttamente sulle ofioliti e per facilitare i lavori degli operai furono creati terrazzamenti, strade forestali e sentieri di servizio, che oggi costituiscono in gran parte la rete sentieristica della Riserva Naturale e dell’area contigua. L’impianto dei pini ha profondamente cambiato il paesaggio, poiché il maggior ombreggiamento e la formazione di un suolo più esteso e ricco hanno portato alla sostituzione delle originaria vegetazione ofiolitica -gariga e prateria steppicacon specie più legate ad ambienti maggiormente evoluti. Non a caso nel 1998 la Comunità Montana ha varato il progetto LIFE, per conservare gli ambienti ofiolitici più caratteristici mediante un’azione di controllo della diffusione dei pini. Oggi è possibile approfondire questa storia attraverso la “Via dei Rimboschimenti”, un itinerario di circa 13 chilometri che parte dalla Fabbrica della Natura e si sviluppa sui Monti Rognosi di Albiano, sul lato sinistro del torrente Sovara, toccando il luogo dove sorgeva il vivaio forestale. Il percorso può essere ridotto a circa 10 chilometri partendo dal parcheggio in località il Conventino, seguendo poi le indicazioni “Via dei rimboschimenti”. Lorenzo Minozzi In questa colonna, il panorama attuale dei Monti Rognosi


CRONAC HETTA

Mese di Agosto 2016

dei fatti più strani, più importanti o più semplici, avvenuti ad Anghiari e narrati da me Anghiarino Anghiarese.

Mese di Luglio 2016 Venerdì 1. Vladimiro, quello di San Remo ma di origini anghiaresi, stamani, al caffè di Piazza, m’ha detto che ho vinto il primo premio della lotteria del Palio. Lunedì 4. Oggi è morta a Sansepolcro Neda Checcaglini di anni 94. Mercoledì 6. Stamani mi sono svegliato che albeggiava e ho sentito diversi cani che abbaiavano e anche qualche gallo. Cioè i galli cantavano. * Stasera ad Anghiari, c’è stato il primo dei Mercoledì d’Anghiari. * Oggi è morto Rino Boriosi di anni 86. Abitava all’inizio della via del Carmine ed era nato ad Anghiari. Lo ricordiamo per la sua fabbrica di scarpe. Sabato 9. Oggi è morto il maestro Carlo Vagnoni, abitava al Colle delle Ville, dove era nato. Maestro elementare aveva insegnato a Montalone, Ponte alla Piera, Scandolaia e poi, dal 1958, alle Ville, nella scuola che si chiamava “I Vagnoni”. Lunedì 11. Ieri sera, di ritorno da una festa a Ca’ de Cio, ho ascoltato alla radio la fase finale dei Campionati Europei di Calcio con la vittoria del Portogallo. Più tardi ero andato a letto da poco quando ho sentiti dei fuochi d’artificio verso Pistrino o San Giustino. * Stasera, invece, sono andato al Santuario del Carmine per la S. Messa solenne presieduta dal Vescovo Riccardo. Era l’anniversario dell’apparizione della Madonna alla giovane Marietta. Mercoledì 13. Verso le tre del pomeriggio è venuto un temporale con vento e grandine. Diverse piante del mio orto sono state bersagliate. Meno male che è durato poco. Ho saputo che verso Arezzo ha fatto anche più danni. Venerdì 15. Oggi è morta Daniela Paci in Pernici. Abitava in fondo al Terrato. Era nata nella casa all’inizio dei Cordoni, Sabato 16. Oggi è morta Èlide Donati Sarti vedova Draghi. Aveva 76 anni ed abitava all’Infrantoio. Era nata a San Girolamo. Domenica 17. Nel pomeriggio con mia moglie siamo andati a prendere nostro nipote Giorgio a Rio di Luco, in comune di Reggello. Martedì 19. Oggi mio nipote, che, come vi ho detto, da domenica è qui da noi per un po’, cercava la spada di Star Wars: io e lui non l’abbiamo trovata. È arrivata mia moglie che l’ha vista subito! Giovedì 21. Oggi ho potuto constatare che hanno ripreso con vigore i lavori di fronte al distributore del Piccini al Borgo. * Oggi è morto a Saint Jean Cap Ferrat, dove abitava da molti anni, Dario Chialli. Era nato al Mancino. Ha abitato anche alla Bernocca. Domenica 24. Oggi è morta Plinia Pucci in Piomboni. Abitava al Borgo ed era nata a Castiglion Fiorentino. Aveva 81 anni. Lunedì 25. Passavo per la Croce quando ho visto gente in attesa davanti al portone della Posta; solo che erano le nove e mezzo. Martedì 26. Oggi, con le mie cugine e mio fratello sono andato a Saint Jean per i funerali di mio zio Dario. Sabato 30. Oggi è mortoAlvaro Fedi di anni 88.Abitava al Carmine, nel luogo detto Botteghino,al Bivio per Cul di Paiolo. Era nato a Le Sieci e, per un periodo, ha fatto il carabiniere ad Anghiari.

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Martedì 2. Stamani, alle sette e mezzo, nella chiesa della Croce, è stato rinnovato il Perdono di Assisi. In questo luogo, nel 1224, il santo poverello, di ritorno dalla Verna, piantò una croce. Mercoledì 3. Oggi ho fatto due mercati. Prima quello di San Piero in Bagno e in tarda mattinata quello Anghiari con tanto di caffè. Venerdì 5. Oggi, di ritorno da scaricare l’erba, sono passato dalla Celeste a Tavernelle a salutarla che ha finito 95 anni da pochi giorni. Sabato 6. Ieri sera sono andato in Piazzola con mio nipote, quello più piccolo, a vedere gli Zuzzurelloni: una compagnia itinerante che ha messo in scena una simpatica rappresentazione per i ragazzi (ma anche per i grandi). Ci siamo beccati anche un po’ di acqua finale. Domenica 7. Oggi è morta Annunziata Citernesi vedova Mazzi. Aveva 94 anni ed abitava a Santa Fiora. Era nata nella zona della Madonnuccia. Martedì 9. Stamani con mio nipote Giorgio siamo andati nel percorso degli gnomi nei boschi di Bagno di Romagna. Venerdì 12. Gastone, quello di Ca’ di Maurizio, mi ha telefonato affranto perché questa notte i cinghiali sono entrati nel suo campo e gli hanno fatto diversi danni fra cui anche al granturco nostrale di cui lui è custode del seme. Sabato 13. Anche stamani, poco prima delle sette, ho incrociato la corriera che va al mare. Domenica 14. Stamani, alla Messa a Santo Stefano, c’erano anche due ragazzi tedeschi che stavano facendo, a piedi, il percorso dalla Verna ad Assisi. Lunedì 15. Oggi è morto Leonardo Del Furia, ma era conosciuto come Nardo. Aveva 84 anni ed abitava nella zona della Polveriera a Santo Stefano. Era nato a Gragnano. * Oggi è morta Maria Pasqui vedova Olandesi. Aveva 83 anni ed abitava a Cafaggio di Viaio. Era nata a Tortigliano. * Oggi è morto Duero Nocentini di anni 79: fra qualche giorno avrebbe compiuto 80 anni. Abitava all’Intoppo, ma noi di Anghiari diciamo al Topo. Giovedì 18. Oggi ho piantato lo zafferano, che sono già un paio di volte che il Valbonetti mi brontola che è l’ora. * Oggi è morto Riccardo Polverini. Aveva 75 anni e quando è nato la sua famiglia abitava in fondo al Terrato. Adesso abitava al Borgo. Venerdì 19. Oggi volevo piantare i rapi ma mi tocca aspettare che Gastone ritorni dal Trentino perché il seme me lo da lui. Sabato 20. Oggi ho portato mia moglie dalla sua amica Marusca a Suvereto e ho scoperto che vicino a Venturina esiste un Cafaggio come i nostri. Lunedì 22. Oggi è morta Edda Fedeli vedova Bindi di anni 86. Era nata a Roma e lì l’ha conosciuta Mario quando faceva il fornaio. Ha gestito con lui il forno di Anghiari che ancora oggi si trova presso la Porta del Ponte. * Oggi è morto anche Livio Bartolini di anni 82. Abitava a Calenzano ma era nato a Casarecci. Mercoledì 24. Stamani alla radio e alla televisione non facevano che parlare del terremoto di Amatrice con forti scosse anche a Norcia. Sono state distrutte un sacco di case e sono morte molte persone. Noi non l’abbiamo sentito ma diversi anghiaresi sì. Sabato 27. Oggi è morta Nevia Del Pia di anni 92. Abitava al Borgo ma era nata al Molinello. Domenica 28. Oggi è morto Giancarlo Giabbanelli. Aveva 81 anni ed abitava verso la Giardinella. Era nato in cima alla Croce nella casa vicino alla chiesa. Ha lavorato a Roma come tornitore metalmeccanico. * Oggi è morta Rosa Rubechi vedova Bellini. Abitava a Valealle ed aveva 91 anni. Era nata ad Arezzo.


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Tradizionalmente nelle nostre parrocchie la ricorrenza della festa del Santo Rosario viene celebrata nel seguente ordine. Il programma di ogni festa verrà confermato anche tramite gli avvisi parrocchiali.

Prima domenica

Chiesa di San Biagio a Valealle

Seconda domenica

* Arcipretura di S. Andrea a Galbino * Chiesa di Tubbiano

Terza domenica

* Chiesa di S. Leone a San Leo

Quarta domenica

*Chiesa della Croce ad Anghiari

Nella foto la tela che raffigura la Madonna che da il Rosario a San Domenico e a Santa Caterina da Siena.

Feste dei Santi Martedì 1° novembre S. Messe secondo l’orario festivo Ore 14,30 S. Messa e processione al cimitero a S. Lorenzo Ore 15,30 S. Messa e processione a Galbino (la S. Messa del ore 11:00 a Tavernelle è sospesa

Ore 15,30 Preghiera e benedizione delle tombe nel cimitero di Anghiari Mercoledì 2 novembre Ore 6,30 Processione dalla chiesa di S. Stefano fino al cimitero. Ore 7 S. Messa nella cappella del cimitero


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