2017-5 Oratorio di Anghiari

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OTTOBRE - NOVEMBRE 2017

PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHI N. 5

Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue


In copertina

Il Conventone

l'editoriale di enzo papi

in un dipinto di Loris Babbini

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‘posti’ sono punti di riferimento contrassegnati dall’uomo sulla terra, iscrivendo in essa il proprio abitarla, il proprio appartenerle. Negli ‘spazi’ siamo di passaggio, ci spostiamo senza lasciare traccia. Nei posti ci siamo stati, ci fermiamo, ci viviamo, li godiamo. Che bel posto! Quest’esclamazione semplice non esprime solo la bellezza di un luogo, ma la relazione con esso, il fatto che in quel momento siamo lì e ne facciamo parte, ci sentiamo accolti (o rifiutati: Che brutto posto!). I posti sono gli spazi terreni in cui l’uomo vive e, generazione dopo generazione, costruisce una casa e l’accudisce, l’accomoda e la rinnova, la pulisce e l’abbellisce. Sono una città e un paese, una campagna all’intorno, un orizzonte di colline che disegna il confine (non un muro, ma un limite, un invito all’umiltà: sapere qual è il proprio posto è un segno di maturità). Sono un legame con lo spazio ma anche con il tempo, perché i posti vengono dal passato delle generazioni che ci hanno preceduto, che hanno coltivato la terra e hanno edificato chiese, strade, case e ponti, disegnando il paesaggio che riceviamo in dono da chi ci ha preceduto, che dobbiamo trasmettere -il più possibile integro nella sua bellezza, migliore per ciò che riguarda la qualità della vita dei suoi abitanti- a chi viene dopo di noi. Essere del posto, per quanto desueta possa apparire questa espressione, è una frase significativa, che dice l’appartenenza ad un luogo e la memoria che questa appartenenza custodisce, dice l’orgoglio di essere parte di uno spazio ma anche del tempo: essere parte del passato e del futuro che essere del posto affida al presente. I posti si vivono e si ‘guardano’: non si possono solo consumare nella fatica operosa del quotidiano. Vanno goduti nell’accoglienza di quella commovente bellezza che sono la natura e l’intelligenza dell’uomo. Guardare Anghiari, frutto del sapiente intreccio di un paesaggio stupendo e di una straordinaria intelligenza architettonica, è un piacere sempre rinnovato, che rallegra il visitatore occasionale, ma ancora di più i suoi abitanti, custodi e responsabili di questo spazio che è il loro posto sulla terra, dono che va coltivato con il rispetto e l’amore che nascono sempre dall’ammirazione genuina. (tbv)

Sogno di una notte di fine estate Semel in anno licet insanire

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ettiamola giù così, il più laicamente possibile -dato che siamo in tempi nei quali i comportamenti cristiani non godono proprio di buona salute-; così riandiamo ai tempi di prima, quelli precristiani quando i comportamenti erano governati da logiche altre e del tutto estranee alla cultura attuale. Anche se i comportamenti cristiani oggi non godono proprio di buona salute si continua a dire che per uscire dalla crisi e per sviluppare un’economia finalmente libera e un consumo virtuoso ci vorrebbe un modo di pensare meno cattolico e più laico, cioè più libero da legami etici residui. E allora andiamo a vedere quali erano i comportamenti nella felice età precristiana.

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ine estate. Tempo di distrazione, ancora. Eventi un po’ ovunque per allietare i cittadini che non sono partiti, musica, affollamento ovunque per gli aperitivi, meno giornali e letture senza impegno; poi caldo afoso e affaticante. Il quotidiano pare orientato in questo orizzonte che si propone come atteggiamento dominante del vivere odierno. È vero. Anche i nostri padri latini dicevano semel in anno licet insanire; che vuol dire almeno una volta all’anno è lecito dar fuori di testa, allontanarsi cioè dall’ordinario. Ma dal proverbio latino si deduce che l’ordinario, per loro, era, laicamente, impegno, responsabilità, capacità di elaborazione di progetti di vita e capacità di perseguirli con tenacia. Il che richiede, strutturalmente, fatica. Il facile non è segno di vita piena; se mai di faciloneria, di approssimazione, di degrado mentale e culturale. Ecco perché, il licet latino, sottolineava che è permesso, ma solo limitatamente all’espressione semel in anno, che significa appunto ‘una volta all’anno’. La vita cioè è laicamente seria ed impegnativa. Ogni tanto è bene andare fuori le righe, per distrarsi, ma la distrazione eretta a principio esistenziale è sbagliata. Porta all’anarchia, cioè al caos. L’anarchia dell’ognun per sé e chi s’è visto s’è visto! L’importante sono io e il mio interesse. Questo è lo scopo del vivere e il godimento personale. a anche il godere era laicamente diverso per i nostri antenati. Non così volgare e disimpegnato. Per questo sono riusciti a fare e a costruire quello che hanno fatto e costruito. Nel bene e nel male per inteso! Nel quotidiano infatti avevano un faro che dirigeva i loro passi; guardare il faro voleva dire fare bene e fare giusto; significava sbagliare se prescindevano invece da quel faro. Che era nella loro testa e nel loro cuore. Si chiamava mos maiorum, che vuol dire costume degli antenati, dei padri. Il vivere con dignità voleva dire, per loro, seguire questo mos; cioè coltivare il senso di appartenenza ad una comunità di popolo (noi non ce l’abbiamo più!), giocare il senso di responsabilità nel compito che personalmente devi perseguire nella vita civile, politica e sociale (che rarità oggi!), impegnar capacità di dedizione e di sacrificio nel fine che uno si è dato (sigh!). Eccoci al dunque! L’uomo virtuoso dei nostri antichi segue laicamente la virtus che in italiano può essere tradotto col termine virtù è vero, ma -meglio- col termine coraggio. L’uomo virtuoso per i latini ha a che fare col coraggio. Strano? No, perché il quotidiano è impegno, capacità di scelta, voglia di andare avanti e progredire, desiderio di gioire per i risultati ottenuti. Tutte cose in comune col cristianesimo (se vogliamo allargare l’orizzonte laico nel quale ci siamo mossi fino adesso!). Solo per questa strada si può andare verso il meglio; questa è la via maestra. Fuori da questo orizzonte c’è una sola prospettiva: il deragliamento dell’intera società.

L'ORATORIO DI ANGHIARI - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue Anno LI - Periodico del Vicariato di Anghiari e Monterchi. Con approvazione della Curia di Arezzo Aut. Tribunale di Arezzo n. 5 del 28 aprile 1967 - Dir. Resp. Enzo Papi - Stampa: Grafiche Borgo, Sansepolcro. Redazione:donmarcosalvienzopapimariodelpiaelisadelpiantaverarossiteresabartolomeigabrielemazzimassimoredenti.

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Chi si esalta sarà umiliato, chi si umilia sarà esaltato Parte di un’omelia tenuta da don Marco nel 2014

“In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange; amano posti d’onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare “rabbì” dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”’, perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno “padre” sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare “maestri”, perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato.” Matteo 23, 1-12

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“allungano le frange”. Ancora oggi gli ebrei ortodossi, pur vestiti normalmente, indossano delle frange che escono da sotto la giacca in segno di omaggio alla Sacra Scrittura, in cui è scritto che quelle frange devono ricordare l’adesione alla legge di Dio. Capite che Gesù non critica il gesto, ma il fatto che esso diventi più importante della sostanza, riducendosi a pura esteriorità. Ci accontentiamo di cose esterne, precise, rituali, ma che non coinvolgono fino in fondo il nostro cuore. Vogliamo apparire, spesso. Anche nella nostra vita di fede: ma guarda, bravo che è quello, bravo che è quell’altro; e di fatto non siamo disposti a cambiare nel profondo del nostro cuore. “Amano posti di onore”: ecco un altro colpo alla nostra religiosità di comodo. Ci teniamo che gli altri parlino bene di noi. Ci teniamo che ci salutino e si parli bene della nostra vita; ci teniamo a farci vedere vicino a persone importanti: l’apparenza è la preoccupazione costante delle nostre vite! L’apparenza diventa il contrassegno della nostra religiosità, spegnendo la fede! In poche parole Gesù oggi ci mette al muro, mostrando con quanta ipocrisia viviamo la nostra fede concludendo con un invito e un avvertimento: “Il più grande tra voi sia vostro servo! Chi si esalterà sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato.” È proprio questo: vivere la nostra vita di fede come servizio a Dio e agli altri. È un’umiltà che va ricercata, un’umiltà che sembra quasi farci paura perché l'uomo, la persona, o la donna umile sembra che non abbiano carattere, sembra che non si facciano rispettare dagli altri, mentre l’umiltà è la capacità di mettere al primo posto non sé stessi ma la vita degli altri come servizio umile. Cristo è stato il primo umile che ha vissuto, che si è messo al servizio di tutti, che è stato capace di andare oltre le apparenze della vita e ci ha insegnato la verità e la fede in Dio.

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esù non vuole umiliarci, non vuole ucciderci, ma ci vuole correggere. E cos’è che Gesù vuole correggere se non il nostro modo di vivere la fede, la nostra religiosità? Gesù ci vuole guarire. È come quando uno è svenuto e gli dai uno schiaffo per farlo rinvenire. Gesù ci vuol destare da quel torpore e da quell'apatia con cui viviamo la nostra fede. E Gesù parla ai suoi discepoli, ma è come se parlasse ad ognuno di noi. Vediamo dunque che cosa ci dice. “Legano pesanti fardelli sulle spalle della gente e loro non li toccano neppure.” Com’è vero che siamo diventati moralisti nella nostra fede! Moralisti nel senso che c’è una pretesa verso gli altri, di piegarli a quanto si crede più giusto noi. “Legano pesanti fardelli”: cioè siamo estremamente esigenti con gli altri, anche nella nostra fede, restando indulgenti con noi stessi; diventiamo persone che non perdonano niente della vita degli altri e invece quando guardiamo noi stessi siamo pieni di alibi. Provate a pensare quante volte siamo così incoerenti da non essere capaci di aderire a quella proposta che Cristo continuamente fa alla nostra vita; però siamo pronti a giudicare tutto ciò che non fanno gli altri. “Allargano i filatteri”! Sapete cosa sono i filatteri?: sono quelle scatoline di cuoio che gli ebrei si legano sulla fronte o sull’avambraccio o vicino al cuore. C’è tutto un rituale con delle strisce di cuoio che arrivano fino al dito, perché dal dito parte la vena che porta al cuore, secondo la tradizione ebraica e romana. Oppure

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CALENDARIO LITURGICO a cura di Franco Cristini

Mese di ottobre 2017

Mese di novembre 2017

1 ottobre domenica: Domenica XXVI del tempo ordinario, Santa Teresa del Bambin Gesù, vergine e Dottore della Chiesa. Sante Messe secondo l’orario festivo. 2 ottobre lunedì: Santi Angeli custodi. 3 ottobre martedì: Primo Martedì del Mese. Nella chiesa di Propositura alle ore 17:00 ora di guardia con recita del Santo Rosario. 4 ottobre mercoledì: San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia (1182-1226). La Santa Messa delle ore 18:00 verrà celebrata nella Chiesa della Croce. Dopo una gioventù spensierata, Francesco si spoglia di tutti i suoi beni sposando la povertà per seguire nel migliore dei modi l’esempio di Cristo. 5 ottobre giovedì: Primo Giovedì del Mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni. 6 ottobre venerdì: Primo Venerdì del Mese. Nella chiesa di Micciano, alle ore 20:00 circa, Santa Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza. Nel Santuario del Carmine, alle ore 21:00, adorazione e Santa Messa. 7 ottobre sabato: Beata Vergine Maria del Rosario. 8 ottobre domenica: Domenica XXVII del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 15 ottobre domenica: Domenica XXVIII del Tempo Ordinario. Santa Teresa di Avila, vergine e Dottore della Chiesa. Sante Messe secondo l’orario festivo. 18 ottobre mercoledì: San Luca Evangelista: è l’autore del terzo Vangelo e degli Atti degli Apostoli. Nel suo Vangelo ha tracciato importanti ritratti di Maria insistendo inoltre nell’infanzia di Gesù. Fu studioso di medicina e appassionato dell’Ellenismo. Sembra che Luca sia stato martirizzato in Acaia (Oriente) e che essendo anche pittore abbia raffigurato per primo la Madonna con il Bambino Gesù. 22 ottobre domenica: Domenica XXIX del Tempo Ordinario. San Giovanni Paolo secondo Papa. Sante Messe secondo l’orario festivo. Giornata Missionaria Mondiale. 28 ottobre sabato: Santi Simone e Giuda Apostoli. Simone era soprannominato lo Zelota o il Cananeo, Giuda era anche chiamato Taddeo. 29 ottobre domenica: Domenica XXX del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo.

1° novembre mercoledì: Tutti i Santi: ad Anghiari e a Santo Stefano, Sante Messe secondo l’orario festivo. A San Lorenzo Santa Messa alle ore 14:30 e a Galbino alle ore 15:30. (la Messa delle ore 11 a Tavernelle è sospesa). Ad Anghiari benedizione delle tombe alle ore 15:30 con ritrovo presso la cappella del camposanto. 2 novembre giovedì: Commemorazione dei Defunti; alle ore 6:30 ritrovo nella chiesa di Santo Stefano per recarsi in preghiera al cimitero di Anghiari dove alle ore 7:00 sarà celebrata la Santa Messa per i defunti. 3 novembre venerdì: Primo Venerdì del Mese. Nella chiesa di Micciano, alle ore 20:00 circa, Santa Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza. Nel santuario del Carmine, alle ore 21:00, Santa Messa con adorazione. 5 novembre domenica: Domenica XXXI del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 7 novembre martedì: Primo Martedì del Mese. Nella chiesa di Propositura alle ore 17:00 ora dei guardia con recita del Santo Rosario. 10 novembre venerdì: San Leone Magno, Papa e Dottore della chiesa. Nato in Toscana, sembra a San Leo di Anghiari, è stato il primo Papa a meritarsi l’appellativo di Magno. Celebre nella storia resta l’incontro con Attila, capo degli Unni, in seguito al quale il barbaro lasciò l’Italia. 11 novembre sabato: San Martino di Tours, Vescovo (316-397). Nacque da genitori pagani in Pannonia (odierna Ungheria), si arruolò come militare nella guardia imperiale. In seguito, abbandonato il servizio militare, decise di battezzarsi; fu quindi ordinato sacerdote e poi eletto vescovo di Tours. Famoso è l’episodio di dividere il suo mantello con un povero. La Santa Messa delle ore 18:00 verrà celebrata nella chiesa della Maddalena e sarà ripetuto il gesto della distribuzione del pane. 12 novembre domenica: Domenica XXXII del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 19 novembre domenica: Domenica XXXIII del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 22 novembre mercoledì: Santa Cecilia, vergine e martire, patrona della musica. 26 novembre domenica: Domenica XXXIV del Tempo Ordinario. Cristo Re. Festa della Misericordia di Anghiari. Santa Messa delle ore 9:00 in Badia, delle ore 11:00 in Propositura: distribuzione dei panini. Alle ore 18:00 Santa Messa nella Chiesa della Croce. CONCLUSIONE DELL’ANNO LITURGICO Inizio del nuovo anno con il Tempo di Avvento 30 novembre giovedì: Sant’Andrea Apostolo. Titolare della chiesa di Galbino e Catigliano. Andrea è nato a Betsaida ed era fratello di Simone, il futuro San Pietro. Secondo la tradizione predicò in diverse regioni e fu crocifisso in Acaia.

Santa Cecilia, si festeggia il 22 novembre.

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S. MESSE FESTIVE CELEBRATE NELLE CHIESE DEL VICARIATO DI ANGHIARI

Tradizionalmente nelle nostre parrocchie la ricorrenza della festa del Santo Rosario viene celebrata nel seguente ordine. Il programma di ogni festa verrà confermato anche tramite gli avvisi parrocchiali.

Prima domenica

Ore 8:00

Ore 9:00

Chiesa di San Biagio a Valealle

-ANGHIARI: Chiesa di S. Stefano -ANGHIARI: Chiesa di Propositura -VIAIO: Chiesa di S. Paterniano

“ “ -CATIGLIANO: ogni 15 giorni Ore 10:00 -CARMINE: Santuario Madonna del Carmine “ -MICCIANO: Pieve di Maria Assunta “ -S. LEO: Chiesa di San Leone Ore 11:00 -ANGHIARI: Chiesa di Propositura “ -PIEVE DI SOVARA: S. Maria Annunziata “ -TAVERNELLE: Chiesa dell’Assunzione di M.V. Ore 16 (estivo 17) -PONTE ALLA PIERA: Chiesa di S. Giovanni E. Ore 18:00 -ANGHIARI: Chiesa della Croce

Seconda domenica

* Arcipretura di S. Andrea a Galbino * Chiesa di Tubbiano

Quarta domenica

*Chiesa della Croce ad Anghiari * Chiesa di S. Leone a San Leo

... E DI MONTERCHI Ore 8:45 -PADONCHIA: Chiesa di S. Michele Arc.lo Ore 10:00 -POCAIA: Chiesa della Madonna Bella Ore 11:00 -LE VILLE: Chiesa di S. Maria della Pace Ore 11:15 -MONTERCHI: Chiesa di S. Simeone profeta Ore 17:00 (18:00 estivo) -Chiesa di San Simeone a Monterchi

Giovedì 2 novembre

Prima domenica del mese a Scandolaia ore 15:00 (ore 16:00 estivo) Ultima domenica del mese: Chiesa di San Michele Arc.lo a Pianezze, ore 16:00 (ore 17:00 estivo).

Ore 6:30 processione dalla chiesa di S. Stefano fino al cimitero. Ore 7:00 S. Messa nella cappella del cimitero.

MESSE PREFESTIVE: Ore 16:00 - (ore 17:00 estivo) Chiesa di Tavernelle Ore 16:00 - (ore 18:00 estivo) Arcipretura Monterchi Ore 16:00 - (ore 18:00 estivo) Chiesa di Tubbiano Ore 17:00 - Madonna Bella a Pocaia Ore 17:30 - S. Maria della Pace, Le Ville Ore 18:00 - Propositura di Anghiari

Primo Venerdì del mese al Carmine

A Micciano ogni Primo Venerdì del mese per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza

Ogni Primo Venerdì del mese, al Santuario del Carmine, recita del Rosario e S. Messa con meditazione alle ore 21:00

S. Messa alle ore 20:15 5


IL PALTERRE*: dove gli Anghiaresi parlano di Anghiari, e non solo

* Queste pagine possono essere lette dagli Anghiaresi senza particolari prescrizioni. Per gli altri si consiglia moderazione.

Spigolature di storia d’Anghiari

Sei di Anghiari se... oggi sei triste per la perdita di JoAnne, cittadina americana da molti anni nella Valle del Sovara con suo marito Bill. Sempre gentile, sempre disponibile, presente nella vita quotidiana del paese e presente a tanti eventi culturali. Ci mancherà. (Stefanie Risse)

Il ricordo di Don Nilo Conti a quarant’anni dalla relazione del Sindaco, Franco Talozzi, sui beni culturali, presentata al Consiglio Comunale del 13 febbraio 1977. *+*+* ….“Una riflessione particolare deve essere fatta al riguardo del Museo Taglieschi. È indubbio che esso rappresenta nella realtà attuale, la maggiore consistenza e riveste quindi un preciso e particolare interesse per i beni in esso custoditi, quasi tutti provenienti dal nostro territorio e dal patrimonio artistico e artigianale. Quindi la sua importanza non deve essere in alcun modo sottovalutata. Non possiamo non ricordare -trattando del Palazzo Taglieschi- dell’opera svolta dallo scomparso don Nilo Conti. È noto a tutti che se abbiamo questo importante Museo è essenzialmente a lui che lo dobbiamo. Uomo appassionato di problemi culturali, ricercatore e studioso attento di storia paesana, s’interessò attivamente per la risoluzione e conservazione d’importanti strutture e pose sempre alla viva attenzione dei cittadini (anche se non sempre da questi seguito) l’amore e il rispetto per le cose del nostro passato. Credo che dobbiamo in questa sede – colleghi consiglieri – rendergli pubblico omaggio per l’opera svolta e rivolgere alla sua memoria deferenti segni di gratitudine e riconoscenza per tutto ciò che ha fatto, soprattutto per gli indirizzi che ci ha lasciato, quale traccia fondamentale nel proseguimento del lavoro che egli intraprese. Dunque in ossequio all’opera di Don Nilo, dobbiamo sollecitare gli organi preposti alla tutela per l’apertura quotidiana del Museo, altrimenti tutto il lavoro e tutte le buone intenzioni non resteranno altro che cose prive di ogni significato”. Martedì 22 agosto 2017

Una triste notizia. Una nostra amica Anghiarese DOC ci ha lasciati, un po’ presto, la Marisa Guadagni Meoni. Dolce persona, chi l’ha conosciuta la ricorderà sempre, vicina a tutta la famiglia con affetto, condoglianze (Maris). Addio Marisa, te ne sei andata via in punta di piedi. Al “Poggiolino”, venti giorni fa, abbiamo parlato assieme l’ultima volta. Sempre cordiale, semplice e silenziosa, adesso alla Badia c’è un triste vuoto. Esprimo assieme a mia moglie, profondo cordoglio a tutta la famiglia (Franco). Ciao Marisa, il Poggiolino perde un’altra tessera della sua storia! Un abbraccio alla famiglia (Agnese). Rimedi della nonna Vi siete feriti in modo leggero? Prima della fasciatura metteteci la buccia esterna dell’aglio o una foglia di rovo. La fasciatura non si attaccherà.

Il calabrone

io la penso così

Acqua - Quando leggerete il giornale, la siccità e la mancanza di acqua saranno solo un ricordo. Anzi può darsi che già si parli di alluvioni e bombe d’acqua. Ma veniamo al problema: a Roma hanno vietato l’attingimento di acqua dal lago di Bracciano (poi è stata concessa una proroga). Ma la cosa più curiosa è che quasi il cinquanta per cento di quell’acqua va dispersa per cattiva manutenzione delle tubature. Io penso che dovremo imparare a vivere e a sviluppare la nostra vita e la nostra agricoltura non come se la disponibilità di acqua fosse infinita. Bisognerà attrezzarsi per diminuire i consumi quando di acqua ce n’è meno, così come dovremo sviluppare la coltivazione di quelle piante che richiedono meno acqua per la loro crescita (e noi consumatori ci dovremo abituare a ‘consumarle’).

Franco Talozzi

Nella foto don Nilo in un dipinto di Lia Vagnetti del 1963.

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...il Palterre, ovvero Ridendo castigat mores

Filippo si è laureato

Terzilia Draghi

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Dopo aver parlato con Ennio e del suo compleanno chiediamo alla moglie, Terzilia Eva Draghi, il perché del suo nome. Tutti mi conoscono per Eva, ma il mio primo nome è Terzilia, perché sono nata per terza (dopo Assunta ed Eletta). Quindi è andato avanti il nome Eva. A scuola andava avanti il nome Eva; sono stata all’ospedale e tutte le cartelle cliniche portavano il nome Eva e sicché c’è stata anche un po’ di confusione. Sono nata in Campalone, ai Mori, ed ora abito qui per la Croce.

l 28 aprile scorso, presso l’Aula Magna di Palazzo Fenzi, in via S. Gallo a Firenze, si è laureato in Filologia, Letteratura e Storia dell’Antichità Filippo Amedeo Crociani, discutendo una tesi in Letteratura Cristiana Antica dal titolo “Elena o l’invenzione dell’imperatrice cristiana. Genesi, sviluppo e utilizzo di un modello (secc. IV – VI)” ottenendo la splendida votazione di 110/110 e lode. Relatrice è stata la prof.ssa Elena Giannarelli. E dopo i festeggiamenti a Firenze con gli amici subito dopo la laurea (era già tardo pomeriggio) un’altra festa lo aspettava con parenti ed amici con una cena in Valtiberina. Anche noi della Redazione mandiamo volentieri i nostri auguri a Filippo per questo bel traguardo raggiunto.

Lastricatura

di Anghiarino Anghiarese

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vrete capito dalla Cronachetta che ho bazzicato qualche giorno nella romagnola San Piero in Bagno. Un breve tratto di strada collega il corso principale con la chiesa di San Francesco (il suo progetto, realizzato dai progettisti granducali, fu scambiato con quello del convento della Croce di Anghiari) e poi con il vecchio ponte sul Savio. Ora questa strada è stata lastricata completamente e chiusa al traffico. C’è un po’ di malumore sul fatto che non si possa più passare con la macchina: «Sì, il lavoro è bello, ma non si può più passare in macchina e i posti non a pagamento per il parcheggio sono veramente pochi!» I commercianti e gli esercenti attività artigianali sono anche più pessimisti. Ma perché una cosa che dovrebbe essere positiva viene accolta in questo modo? Io penso perché il provvedimento è stato attuato in una società abituata a certi ritmi e ad altre esigenze e non si sono preventivamente attuati alcuni interventi necessari come i parcheggi e forse non se ne è discusso a sufficienza con la popolazione tutta. Parlo a San Piero perché Anghiari intenda!

Auguri Omar

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l 30 giugno 2017, presso l’Università School e College System E. Fermi di Perugia, Omar Santini ha conseguito il titolo di “massofisioterapista” con la bellissima votazione di 110/110 e lode. Ha discusso una tesi dal titolo “Trattamento del paziente affetto da scoliosi idiopatica nell'età evolutiva”. Relatore è stato il dottor Luigi Repace. Complimenti e congratulazioni, Omar, per questo traguardo raggiunto, da parte delle partecipanti al “Corso posturale” che hai tenuto presso la palestra “Activity Centre” di Anghiari. Omar è il figlio del carabiniere Sandro Santini, che attualmente presta servizio presso la caserma di Anghiari. Ancora auguri, Omar, per una bella e soddisfacente carriera professionale da parte di tutti i frequentanti la palestra a cui volentieri si aggiungono quelli della Redazione. La Valle. Per antonomasia è quella della Pieve di Chio, a Castiglioni, ma anche ad Anghiari ce ne sono diverse. C’è quella di Toppole, quella della Pieve (Sovara) e quella nei dintorni dello Sterpeto. Ne conoscete altre?

Le vostre offerte le potete far pervenire anche con bonifico Bancaetruria: IT93 X053 9071 3100 0000 0003 389 Banca di Anghiari e Stia: IT82 Y083 4571 3100 0000 0005 053 Le potete poi consegnare in parrocchia o ai collaboratori. Potete darle anche alla Élida, nella merceria in cima a Piazzetta delle Legne. Grazie! 7


LE NOSTRE CHIESE NELLA STORIA E NELL’ARTE

di don Quinto Giorgini

Chiesa di S. Agostino nel centro storico di Anghiari Terza parte

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aliti i due gradini di pietra e varcata la soglia della chiesa di S. Agostino, ai lati ammiriamo subito due bellissime acquasantiere marmoree di bottega fiorentina, con lo stemma di Antonio Canigiani (14291487), che fu per un anno Vicario qui ad Anghiari, come risulta dall’iscrizione scolpita sulla facciata “ANTONII CANISIANI / JOANNIS EQUITIS FI / VIC. ET COMM. MCCCCLXXII”, e che si ritiene abbia commissionato la facciata della chiesa, o almeno alcune sue parti: il portale, l’occhio centrale con la testa di leone scolpita in pietra, nel 1472 circa. Ad un primo sguardo d’insieme, il sacro edificio, illuminato da una luce soffusa proveniente dall’occhio e dalle otto finestre distribuite sulle pareti laterali, sul transetto e sul presbiterio, appare in tutto il suo splendore di stile barocco settecentesco, ricco di decorazioni a stucco. Una solenne arcata distingue il presbiterio e il coro dal resto della chiesa, caratterizzata da un ampio transetto e da sei cappelle laterali incorniciate da altrettante arcate che analizzeremo in seguito. L’impianto planimetrico, lungo circa m 25 e largo circa m 8, è a forma rettangolare, orientato a nord, dove è collocato il presbiterio e il retrostante coro. La superficie delle sei cappelle varia di alcune decine di centimetri quadrati. Risultano più ampie le tre di destra, rispetto a quelle di sinistra. In media misurano metri 5 di larghezza per poco più di due metri di profondità. La cappella più piccola è la prima di sinistra, iniziando dal fondo ed è dedicata alla Madonna delle Grazie, di patronato di Mazzoni di Gregorio, Mazzoni e Miccioni. La seconda di sinistra, dedicata a San Nicola da Tolentino, è di patronato Ducci. La terza di sinistra, dedicata a Sant’Antonio Abate e dal 1515 anche alla Madonna del Soccorso, è di patronato Giusti. La prima di destra, iniziando sempre dall’entrata, è la Cappella del SS.mo Crocifisso, di patronato di Luca, Pietro e Borgo di Anghiari, Mannini, Chieli e Doni. La seconda a destra, dedicata alla Madonna del Buon Consiglio, è di patronato Angelieri e Testi. La terza cappella a destra, dedicata a Santa Monica, madre di Sant’Agostino, è di patronato Ligi. Gli altari, le immagini e i dipinti li presenteremo nella prossima puntata. Ora, partendo dalla controfacciata, sopra la bussola, su sei colonne di colore azzurro, vediamo sorretta la cantoria-orchestra che si estende per tutta la sua lunghezza, dove si troverebbero i resti di un organo ottocentesco andato distrutto. L’intero sacro edificio è caratterizzato da un soffitto a volta e lungo le pareti longitudinali della navata ci sono lesene realizzate in mattoni intonacati e stuccati, sopra cui corre un cornicione. Spicca in modo evidente l’arcone che divide la navata dal presbiterio, per le sue splendide

decorazioni e per i due angeli pure in stucco; il tutto è sostenuto da pilastri laterali. Il presbiterio ed il transetto rettangolare sono coperti da una volta a vela e sotto, al centro, c’è il nuovo altare maggiore, sul quale riposa un ciborio di legno dorato, realizzato sembra dalla famiglia Corsi. Su di esso è stato installato nel 2016 il dipinto raffigurante la Madonna con Bambino che è una parte del trittico di Matteo di Giovanni, recuperato dopo il furto del 1994. Molto interessante il retrostante coro ligneo del 1701, che aderisce intorno all’abside a pianta trapezoidale e sormontato al centro da

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Le nostre chiese...

stucchi, contenenti reliquiari e sormontate da due finestre adornate da teste di cherubino, nello spazio centrale si trova un bel Crocifisso. Un grande leggio girevole in legno antico, al centro del coro, permetteva ai frati agostiniani di leggere insieme i salmi nell’unico volume del Salterio. Il pavimento in cotto, costruito nel 1769, si presenta bene e vi si notano 36 sepolture chiuse a lastra e botola ovale, suddivise in cinque file. Ci sono inoltre quattro depositi (=ossari) in corrispondenza delle prime e seconde cappelle. Nella prossima puntata presenteremo i sei altari delle suddette cappelle, nonché le principali opere d’arte presenti all’interno della chiesa. In questo sopralluogo, effettuato il 24 agosto, sono stato accompagnato, oltre che dai sig.ri Del Pia e Piomboni, anche dall’arch. Giabbanelli e dall’ing. Babbini, che ringrazio per i loro suggerimenti e domande. Nell’altra pagina. * La bella facciata in pietra serena, in alto il leone (Marzocco), simbolo di Firenze. * Una delle acquasantiere all’ingresso della chiesa. In questa pagina: * Veduta del coro con la Natività, terracotta dipinta del Buglioni e, in primo piano, la parte centrale del trittico di Matteo di Giovanni, recentemente restaurato. * A destra il coro ligneo, della metà del ‘700.

un frontone centinato e spezzato, con angeli laterali, con al centro la Colomba simboleggiante lo Spirito Santo, tra nuvole, raggi e teste di cherubini a bassorilievo. Sulle pareti laterali, sono collocate due edicole centinate da

A noi non c’è riuscito di Mario Del Pia

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’idea era quella di realizzare una pista pedonale e ciclabile affiancata ad una fila di cipressi da Anghiari al Santuario del Carmine: precisamente 365 (anzi 366 per l’anno bisestile). Nei giorni (e quindi presso i cipressi) corrispondenti a giornate dedicate alla Madonna, realizzare, ad opera di qualche artista, un’edicola o una scultura, un qualcosa comunque che richiamasse quella particolare festività dedicata a Maria. A suo tempo abbiamo parlato con dei tecnici della Provincia che condizionavano l’eventuale realizzazione ai lavori di allargamento della strada di crinale che collega Anghiari con il Carmine e, una volta, con Caprese e Ponte alla Piera passando attraverso i Monti Rognosi. Per inciso ricordiamo che prima dell’800 non c’era la strada che dal Carmine scende verso la Sovara, ma si passava da Cul di Paiolo: qui c’era il bivio che portava, a destra verso la Marca, Papiano e Caprese, a sinistra scendeva al Ponte delle Fate e proseguiva per il Bagnolo del Ponte per giungere infine al Ponte alla Piera. I “Monti” allora erano brulli (Rognosi) senza nessuna pianta, ricchi soltanto di vari minerali.

Ma torniamo al nostro progetto. L’ingegner Giorgio Guerrini predispose anche una prima ipotesi di progetto. Sono passati gli anni e, dopo la crisi economica e quella delle province, penso che ci possiamo mettere l’animo in pace. A noi non c’è riuscito!

Nel disegno “Il Castagno del Diavolo”, si trova lungo la Via del Carmine.

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Il Vescovo Riccardo ci scrive

Offerte estive 2017 per l’Oratorio

Qualche tempo fa è pervenuta a don Marco la lettera del nostro Vescovo Riccardo, che elogia il lavoro svolto con la pubblicazione dell’Oratorio. Volentieri la comunichiamo ora, per farla conoscere anche ai nostri lettori

Adriano Senesi, Monterchi Alfiero Bergamini, Officina Ford Amedeo Tortori, Molinello Anselmo Meucci, Scoiano Antonio Cociani, Gradara PU Una persona Carlo Rossi, Via Nova Fabiano Acquisti, Il Borgo Federica Comparini, Campo della Fiera Gino Rossi, Distributore benzina Giovannina Izzap, Via di San Leo Giuseppe Pompeo, Motina Alta Graziella Morvidoni, Campo della Fiera Gustavo Cuccini, Perugia Laura e Rita Gentili, Arezzo Lilli Cerboni, Bernocca Lorella Borsi, Arezzo Loretta Santi, Via di Palaia Luisa Romiti, Milano Marco Caremani Bianchini, Lastra a Signa Marco Stanghellini, Bologna Margherita Melani, Larciano PT Mario Casula, Le Bucacce Mario Senesi, Sezzano Orlando Polcri, Valle della Pieve Paola Foni e Paolo Seri, Case Nuove Bicecco Paola Lombardi, Palazzina-Volterena Paolo Melani, Via di Pino Rina Bartolommei, San Rocco II Roberta Tenti, Roma Stefanie Risse, Casa Bruna Vincenzina Ruscetti, Borghetto di sopra

Arezzo, 8 novembre 2016 Caro Don Marco, ho ricevuto copia dei nn. 4 e 5 del “Periodico del Vicariato”. Relativi all’attività dell’Oratorio di Anghiari e in occasione del cinquantesimo anniversario di pubblicazione. Ti ringrazio per la cortesia. Mi fa piacere che tu abbia proseguito e tenuta viva una storia iniziata tanto tempo fa, e che ancora oggi si dimostra come il modo più adeguato a cogliere il significato profondo degli accadimenti e a ravvivare il senso di appartenenza a una comunità. Auspicando che, assieme ai tuoi validi collaboratori, tu possa continuare in questo impegno significativo e utile per tutti, ti porgo cordiali saluti.

La terra vivente*

Monocoltura

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a questione della monocoltura come opposizione alla concezione biodinamica quale agricoltura complessa… Il bosco come concezione organica di un insediamento stabile per moltissime forme produttive in relazione ai campi arati cui garantisce l’esistenza durevole e la fertilità perpetua…. Accanto quindi ad un suolo arato, un suolo boschivo. Tanto di campo, tanto di bosco, questo il calcolo. La produzione di cibi, il ricovero d’estate e d’inverno per gli allevamenti, l’alimento delle falde d’acqua che mantiene, formano una condizione essenziale per ogni impresa agricola. La complessità del sistema è un’altra condizione della biodinamica che si oppone alle semplificazioni della monocoltura nella quale lo sviluppo dei parassiti è più facile, e la riduzione dei protettori delle piante rasenta lo sterminio. L’agricoltore neolitico, passato dalla raccolta dei semi spontanei e dalla caccia, alla produzione e alle semine presso la propria dimora, ha fatto il primo passo verso questo processo di semplificazione degli ecosistemi che ci hanno portato oggi alla monocoltua biocida.

* Giuseppe Settembre, La terra vivente, Edizioni Mediterranee, Roma, 1974.

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Mandano poi le loro offerte: Adria Cerboni ricordando i suoi cari, e Fausta Mercati e Pino Poderini per l’anniversario delle loro nozze d’oro.

Anghièri

di Turiddo Guerri

Quande sè' stèto fora e artonni quie te pèr subito d'essere rentrèto cume 'n chèsa: te pèri che le vie e la piazza te dicon: Ben tornèto! 'L Campèno e 'l Conventone son milìe a di' ch'Anghièri sempre cusì è stèto e arvedelli, lo sè' che 'n son bugie, el core te se strigni a mozza fièto... La gente la conosci a menadito e sè' che gni succedi 'n chèsa e fora: si la mogli arispetta 'l su' marito e lu' si ci l'ha bionda oppure mora. È vero che miqui 'n se parla bene, ma al vin se dici vino e pène al pène!


Contenti di potersi salutare

Sono gli anziani e i malati alla festa estiva a Tavernelle

contributo alla migliore riuscita dell’iniziativa. È stato bello vedere anziani e malati contenti di potersi salutare l’un l’altro, conversare ed intrattenersi con gli argomenti più disparati, ed è stato bello vedere anche una comunità tutta riunita in un abbraccio simbolico che ha accomunato disabili e volontari, animatori ed assistiti, famiglie intere. Da queste poche righe parte un grande ringraziamento rivolto a tutti i presenti a Tavernelle, ognuno dei quali ha in qualche modo contribuito a confezionare un abbraccio comune attorno a coloro che non sono più autosufficienti; l’insegnamento cristiano ci insegna a collocare proprio loro al centro della nostra comunità, con tutte le nostre forze e con il cuore. Cogliamo l’occasione per rammentare il Messaggio del Papa per la prima giornata dei poveri che si celebrerà il 19 novembre; ci ricorda anzitutto che i poveri (e i malati) sono persone da incontrare, accogliere, amare. Ci chiede, il Papa, di non restare inerti e rassegnati davanti ai tanti volti delle povertà, ma di “rispondere con una nuova visione della vita e della povertà”. I poveri e i malati, continua il Papa, non sono un problema: sono una risorsa a cui attingere per “accogliere e vivere l’essenza del Vangelo, ripensando gli stili di vita e rimettendo al centro le relazioni fondate sul riconoscimento della dignità umana come codice assoluto”. La comunità cristiana deve quindi sentirsi interpellata, e la Caritas, nella sua veste di organismo pastorale con funzioni prevalentemente pedagogiche, deve impegnarsi a svolgere il proprio servizio affinché ogni comunità si faccia carico, in spirito di partecipazione, testimonianza della carità e condivisione, delle povertà del suo territorio.

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a Parrocchia ha organizzato anche quest’anno la festa estiva del malato e dell’anziano, in collaborazione con gli animatori della Caritas e i volontari della Misericordia; quest’anno l’evento ha avuto luogo negli spazi del centro parrocchiale di Tavernelle nel pomeriggio di sabato 12 agosto. Alle ore 17:30 è stata celebrata la Santa Messa all’aperto (foto sopra), officiata da don Marco e coadiuvato dal diacono Fabio, in un contesto sereno e luminoso, partecipata con attenzione e compostezza. A seguire, con puntuale rapidità, sono stati collocati ed apparecchiati numerosi tavoli che hanno accolto tutti gli ospiti presenti. Le donne della parrocchia e della Caritas hanno poi provveduto a servire a tutti i commensali i piatti di portata precedentemente preparati nella cucina del centro parrocchiale, ed altri (contenenti antipasti e dolci) portati direttamente dalle famiglie presenti. Il tardo pomeriggio, in un clima meteorologico particolarmente fresco inserito in un’estate piuttosto calda ed afosa, ha

Gli aiuti per la Caritas La Caritas comincia a godere dell’aiuto di tante persone; assieme alla consegna di generi alimentari e di vestiario da offrire ai nostri assistiti, si registrano ogni tanto importanti offerte in denaro che vengono utilizzate per acquisto di prodotti alimentari o per interventi collegati al pagamento di utenze per servizi di prima necessità (acqua, luce, gas) a carico di nostri assistiti colpiti da importanti necessità finanziarie. Di recente abbiamo potuto incamerare una importante somma donataci dai coniugi Giuseppe Poderini e Fausta Mercati, che in occasione della ricorrenza del loro cinquantesimo anniversario di matrimonio, hanno ben pensato di festeggiare la bella data anche pensando alla Caritas come importante strumento per aiutare i più poveri della nostra comunità. Siamo grati ai due coniugi ed auguriamo loro di godere assieme ancora tanti e tanti anni di serena vita di coppia improntata alla Carità Cristiana ed all’amore per il prossimo. Grazie Giuseppe, grazie Fausta!

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Omelia

di Sua Eminenza il Cardinale Gualtiero Bassetti, al Santuario del Carmine

Anghiari, 16 luglio 2017, festa della Madonna del Carmelo Carissimo don Marco, grazie di questo invito, che accolgo con tanta gioia e, come ben sai, tante volte ho dovuto rimandare. Grazie Vescovo Riccardo, per la tua presenza, la tua accoglienza fraterna. Proprio in questi giorni abbiamo avuto la gioia di passare qualche ora assieme, nella pace dell’Episcopio di Città della Pieve per comunicarci le nostre gioie ed anche le nostre pene di pastori della Chiesa.

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ogliamo guardare stasera, miei cari fratelli, all’umile fede di Maria. Lei si è totalmente donata a Dio nel suo fiat, nel suo sì! La gioia della sua fede l’ha cantata nel magnificat, e soprattutto è stata la fede che l’ha fatta restare ferma davanti alla croce. Con questa fede nel Risorto, Maria ha radunato i discepoli nell’attesa dello Spirito Santo e della nascita della Chiesa. Per questo essa è madre nostra e della Chiesa. Maria aiuti noi, suoi fedeli, a portare a tutti la gioia del Vangelo, della vita che vince la morte, dell’amore che supera ogni forma di odio e di divisione. Lei, donna di fede che ha sempre camminato nella fede, lei che si è lasciata guidare dallo Spirito Santo, ci ricolmi della sua tenerezza, ci aiuti in particolare a riconoscere le orme di Dio nei grandi avvenimenti e anche in quelli che potrebbero apparire i fatti insignificanti della nostra vita. Stasera con fiducia e ardente preghiera, le chiediamo che ci aiuti a trasformare la nostra madre Chiesa in una casa per tutti, soprattutto per chi si sente solo, abbandonato e inutile. Ci aiuti a porci al servizio dei poveri e della giustizia perché la grazia del Vangelo possa diffondersi ovunque, fino ai confini della Terra e nessuna periferia sia priva della sua luce. “Donna: ecco tuo figlio!” le ha detto Gesù nel momento supremo dell’ora della croce. È così anche per noi: ogni croce ci conduce a Maria! Nessuno si illuda di compiere il suo cammino nella vita senza ricorrere a questa madre. Ella che generò il figlio di Dio con tanta fede, accompagna con uguale amore e altrettanta tenerezza tutti i figli che, dall’alto della croce, le sono stati affidati. “Maria -scrive il Papa al termine della sua esortazione apostolica Ev G- seppe trasformare una grotta per animali nella casa di Gesù con alcune povere fasce e una montagna di tenerezza. Non potrà anche trasformare le grotte ben più profonde della nostra vita portandoci l’amore di Gesù? Maria è la madre, la donna attenta perché non venga a mancare nella nostra vita il vino della grazia e della gioia. “Non hanno più vino.” “Fate tutto quello che vi dirà!” Lei, col cuore trafitto dalla spada, comprende tutte le nostre pene. Quale madre di tutti è segno di speranza e di sicura consolazione per i popoli che soffrono i dolori della guerra e delle ingiustizie. È la missionaria che si avvicina a tutti noi per accompagnarci nella vita, aprendo i nostri cuori alla fede.

Come una vera madre, Maria cammina con noi, combatte con noi, ed effonde su tutti noi la vicinanza dell’amore di Dio. Penso in questo momento alle varie devozioni mariane, legate ai santuari dove essa è venerata: Maria condivide le vicende di ogni popolo. Io, da quasi vent’anni, mi porto nel cuore anche questo santuario. La Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro è fra le diocesi più ricche della Toscana di santuari mariani. E fra tutti primeggia quello della nostra Madonna del Conforto “la bianca regina fulgida, stella del nostro cammino quaggiù!” Ed è proprio nei santuari -dice ancora Papa Francesco- che Maria riunisce attorno a sé i figli che, con tante fatiche vengono pellegrini per vederla e lasciarsi guardare da lei. Nei santuari mariani, qui al Carmine, ne ho testimonianza, quante persone attraverso Maria hanno trovato la forza di Dio per sopportare le sofferenze, le stanchezze e le croci della vita! Quante persone forse, al colmo della disperazione si sono sentite dire da lei: “Non si turbi il tuo cuore, non ci sono qui io, che sono tua madre?” So, cari fratelli e sorelle, so che questa Chiesa bella di Arezzo-Cortona-Sansepolcro è in un momento delicato, ma foriero di grande speranza: il Sinodo. Quel Sinodo, caro fratello Riccardo, che avrei voluto celebrare anch’io, ma fu proprio in questo giorno che la mia missione di pastore in questa Chiesa, venne interrotta. A mezzogiorno mi fu annunciato che ero stato nominato vescovo di Perugia-Città della Pieve. Era il 16 luglio 2009. Che il vostro Sinodo, per l’intercessione di Maria, venga veramente accolto da tutta la comunità ecclesiale e porti i frutti di una nuova evangelizzazione. Maria, donna di fede e che ha sempre camminato nella fede, ci ottenga di poter sempre camminare saldi nella comunione ecclesiale per diffondere in ogni parrocchia, in ogni comunità, in ogni famiglia, gioia, fiducia e speranza. E tutti, davvero tutti, possiate impegnarvi con coerenza al servizio del Vangelo. In questo cammino sinodale non vi mancheranno le difficoltà, ma con Maria potete avanzare fiduciosi. Maria ci aiuti a guardare il mondo, la Chiesa, tutto ciò che ci circonda e la bellezza del creato, con occhi nuovi, con cuore nuovo e più sapiente. Amen Nella foto, con il Cardinale Gualtiero Bassetti e l’Arcivescovo Riccardo Fontana, il diacono Fabio, don Mario, don Enzo, don Alessandro, don Gustavo, don Marco, don Quinto, il ministrante Andrea e don Nevio (foto ClodySax).

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NOTE DALLA MISERICORDIA a cura di Massimo Redenti

Offerte al 31 agosto 2017 Tomassini Elena Lorent David Giovagnoli Donato e Omarini Anna Maria Veri Graziella - La famiglia in memoria Coleschi Cesare e famiglia In memoria di Martini Alessandro Scartoni Aurelio - La famiglia in memoria Papini Palmiro - La famiglia in memoria Donati Giuliano Laurini Martino - La famiglia in memoria Taddei Delfa - La famiglia in memoria Tacconi Enza - La famiglia in memoria Francesco, Giuseppe e Daniela Nardi In memoria di Tacconi Enza Bernardini Desiderio Sperry Joanna - Gli amici e la famiglia in memoria Giorgi Angiola - La famiglia in memoria Rubechi Clara - La famiglia in memoria Santi Nelly Leonardi Romano - La famiglia in memoria Ravelli Armando - La famiglia in memoria Marghi Ivo - La famiglia in memoria Plini Dott. Piero Paoloni Mario - La famiglia in memoria Bergamini Ermida - La famiglia in memoria Poderini Giuseppe e Fausta In memoria di Mafucci Gastone Poderini Giuseppe e Fausta In memoria di Mafucci Anna Bonini Rossano e De Angelis Assunta Buzzichini Ines - La famiglia in memoria

Nuovi soci al 31 agosto 2017 Bonini Rossano De Angelis Assunta Paredes Claudia Nancy Rossi Lucia Giovagnoli Cesare

Un nuovo servizio in Misericordia 20 10 50 100 50 230 300 20 50 50 100 50 15 150 50 200 20 145 50 90 10 75 150 50 50 50 200

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ontinua presso la nostra Misericordia il servizio in convenzione con il Tribunale di Arezzo, riguardante l’ospitalità di cittadini colpiti da provvedimenti penali per i quali la pena stessa è stata convertita in lavori di pubblica utilità e messa alla prova; nei giorni passati la Presidenza del Tribunale di Arezzo ci ha nuovamente contattati per proporci questa volta un’altra forma di collaborazione riguardante le pratiche inerenti alla nomina di tutori ed amministratori di sostegno. “Sono procedure in continuo aumento (ci dice la Presidente del Tribunale di Arezzo), considerato l’innalzamento dell’età media della popolazione presente nel territorio e il rischio di malattie che possano diminuirne la capacità. A causa della distanza di molti paesi dal capoluogo e del territorio collinare (continua la Presidente del Tribunale), distanza che non garantisce vie di comunicazione sempre veloci, spesso i cittadini sono costretti, anche solo per acquisire le informazioni e gli stampati necessari, depositare le istanze e produrre la documentazione, a compiere numerosi viaggi presso questo Tribunale dove trovano inevitabilmente lunghe file. Tutto questo in un momento della loro vita in cui sono certamente in sofferenza dovendo affrontare la malattia di un loro caro. Per venire incontro a queste situazioni di criticità questo Tribunale intende attivarsi per la creazione di sportelli sul territorio in collaborazione con i comuni o le associazioni di volontariato che si rendano disponibili a dare prime informazioni e distribuire modulistica dell’ufficio all’utenza interessata, ciascuno secondo le proprie possibilità. Da parte sua il Tribunale predisporrà uno sportello telefonico che dialoghi direttamente con gli enti interessati per dare loro tutto il supporto che si rendesse necessario”. A questa richiesta la nostra Misericordia si è sentita in dovere di dare risposta affermativa per essere di supporto ed aiuto futuro alla nostra comunità locale che da sempre ci aiuta e ci sostiene. Nei prossimi giorni saremo convocati presso il Tribunale di Arezzo, nell’ufficio della Presidente, per una riunione informativa e dispositiva sull’argomento; appena potremo essere operativi comunicheremo alla nostra comunità l’inizio (gratuito naturalmente) della nuova attività, sempre attraverso le “note dell’Oratorio parrocchiale”.

I volontari della Misericordia sono impegnati per attività di beneficenza, di intervento e di soccorso, nella ispirazione cristiana fondata sul messaggio del Vangelo e sull’insegnamento umano e caritativo della Chiesa (dallo Statuto). 13


Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres” Anghiari

sito internet: www.fratresanghiari.it

Di sangue c’è bisogno... tutto l’anno!!!

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on aspettare le emergenze: dona adesso! È questo l’invito che ha caratterizzato l’ultima iniziativa promozionale della Fratres Provinciale, rivolta come sempre alle tante e troppe persone che, pur potendolo, non sono ancora dei donatori o delle donatrici di sangue.

email: gruppoanghiari@fratres.eu

bisognosi di questo gesto di altruismo primario. Non aspettiamo quindi le emergenze, ma abbracciamo questa nobile causa del dono del proprio sangue in modo responsabile, rispondendo con sollecitudine alla periodica chiamata del proprio gruppo, che opera in stretta sinergia con il sistema trasfusionale regionale con l’auspicio che anche l’ultima campagna promozionale della Fratres provinciale contribuisca ad accrescere tutto ciò!!!

Orteip 2017

Una cerimonia per non dimenticare!

Il messaggio è stato affidato ad alcuni grandi cartelloni pubblicitari 6x3, collocati lungo le strade della città capoluogo (vedi foto), perché di sangue ce n’è sempre bisogno, trecentosessantacinque giorni all’anno ed in particolar modo durante il periodo estivo. Chi non ricorda le lunghe file di persone che, all’indomani di qualche fatto tragico (terremoto, incidente ferroviario…) prendono letteralmente d’assalto i centri trasfusionali spinti, giustamente, dalla voglia di aiutare concretamente le tante vittime coinvolte? Tutto ciò è molto bello e fa veramente onore a chi lo compie, ma ogni volta i troppi accessi non fanno altro che mettere in crisi le strutture sanitarie ed il sangue raccolto spesso è così sovrabbondante rispetto alle reali necessità al punto di non essere più utilizzato perché scaduto. È estremamente necessario, quindi, consolidare ulteriormente tra la nostra gente la cultura della donazione “periodica” e lasciar gestire le eventuali emergenze al sistema trasfusionale nazionale, che dispone di apposite scorte… Quando si parla di "raccolta", quindi, essa dovrà essere effettuata in modo programmato, sulla base delle effettive necessità ed obiettivi, non fermandosi ad iniziative straordinarie ma promuovendo altresì la periodicità del dono. Ogni giorno in Italia circa 1.800 persone hanno bisogno di trasfusioni, per un totale di quasi 8.200 unità di sangue. Il sangue ed i suoi componenti rappresentano perciò una risorsa indispensabile per la cura dei pazienti in tutto l’arco dell’anno e non soltanto un bisogno legato ad eventi straordinari. Proprio per questo la donazione periodica, volontaria, anonima, gratuita, responsabile e programmata è la miglior modalità per far fronte a tutte le necessità del servizio sanitario e dei

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ome ogni anno, per iniziativa della locale Associazione dei Carabinieri e dell’Amministrazione Comunale, si è tenuta nella mattinata del 18 agosto scorso, l’importante commemorazione dei tragici fatti accaduti nello stesso giorno del lontano 1944, quando lo scoppio di una potente carica esplosiva distrusse la caserma dei carabinieri di via Nova e l’edificio contiguo, uccidendo tre membri dell’Arma e dodici civili. Tante le autorità civili e militari presenti, insieme ai vessilli e gonfaloni delle proprie associazioni, a sottolineare l’importanza di questa manifestazione ed il vivo ricordo che di quella tragedia la comunità anghiarese porta nel cuore. Ed anche questa volta c’eravamo anche noi, con il labaro istituzionale del nostro Gruppo Fratres e la presenza del presidente Carlo Leonardi e del suo vice Fabiano Vellati (vedi foto), a testimonianza della radicata presenza di questa associazione nel paese, per condividere con esso sentimenti e ricordi e come atto di sincero omaggio a quanti persero la vita in quella sciagurata carneficina. Un pensiero particolare all’Arma dei Carabinieri, quotidianamente impegnata nell’assicurare a tutti noi sicurezza e legalità, che in quel tragico evento bellico sacrificò la vita di tre suoi uomini. Il Consiglio Direttivo


Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres” Anghiari

sito internet: www.fratresanghiari.it

email: gruppoanghiari@fratres.eu

A spasso per le Valli

Gita estiva nelle valli dolomitiche

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aciato dal successo e da tanta soddisfazione da parte dei quasi cinquanta partecipanti, anche l’ultimo viaggio turistico della Fratres. Un bel gruppo di persone di Anghiari insieme ad altre provenienti da Caprese, Sansepolcro, Pieve, Monterchi e Fresciano, ha preso parte alla tradizionale gita estiva organizzata dai Donatori di Sangue di Anghiari e Caprese Michelangelo. Effettuata nell’ultimo weekend di agosto, la gita ha avuto come meta ancora una volta le nostre splendide Dolomiti, con le loro caratteristiche valli che, come sappiamo, sono state già da tempo incluse nel patrimonio mondiale dell’UNESCO: uno scenario naturale senza pari, apprezzato da tutto il pianeta! Il primo giorno, dopo un lungo ma tranquillo viaggio di andata, ci ha visti attraversare la Val di Fiemme ed arrivare a Canazei, uno dei paesi gioiello della provincia di Trento, situato in una magnifica conca verdeggiante all’estremità della Val di Fassa. Con i suoi 1465 metri di altezza rientra tra i trenta comuni italiani “più alti” ed è la capitale degli sport sulla neve. Nel pomeriggio, tutti presso le rive del caratteristico Lago di Fedaia, in parte naturale e in parte artificiale, azzurrissimo come sempre, situato ai piedi della Marmolada. Con la bidonvia siamo poi saliti fino al ghiacciaio della Marmolada, a tre metri dal cielo, e da lì abbiamo goduto di un panorama veramente straordinario. Nel secondo giorno siamo passati, attraverso il Passo Sella, in Val Gardena e abbiamo visitato Ortisei, raggiungendo poi con la cabinovia l’Alpe di Siusi per una rigenerante passeggiata all’aria aperta. Lungo la strada per il rientro in hotel, infine, abbiamo visitato Selva Val Gardena. Il terzo giorno, quello del viaggio di ritorno, ci ha visti scoprire le bellezze di San Martino di Castrozza, con le sue famose “Pale”, dove sembra di toccare le montagne con un dito, e pranzare in quel di Bassano del Grappa. Cittadina, quest’ultima, da sempre legata agli Alpini, alla grappa, al famoso ponte di legno sul Brenta disegnato da Palladio, che purtroppo, essendo in ristrutturazione da circa un anno, era privo dei meravigliosi gerani.

Non è mancata per qualcuno la visita al museo della Grande Guerra. Insomma, una gran bella gita ed organizzata molto bene da parte del nostro ufficio turistico. Meravigliosi, attivi e molto contenti i circa cinquanta partecipanti che hanno potuto vedere ed apprezzare nel tour una natura incontaminata, con tanto verde, tanti prati, boschi e pascoli, montagne meravigliose, panorami mozzafiato, percorsi stradali spettacolari e ben tenuti e tantissimi sentieri attrezzati e ben segnalati. A tutti un caloroso arrivederci al prossimo viaggio!!! Giuseppina Nelle foto di Leolu, dall’alto: * Il gruppo a San Martino di Castrozza con le sue ‘Pale’. * Caratteristica casa a Canazei. * Passo Sella e Sasso Lungo.

LE GIORNATE DEL DONATORE DI SANGUE FRATRES SABATO 2 E DOMENICA 3 DICEMBRE 2017 Convegno Medico, solenne Celebrazione Eucaristica e Pranzo Sociale presso un noto ristorante, gratuito per tutti i donatori attivi. Premiazione dei nuovi iscritti.

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Auguri, Ennio

Dodici ottobre millequattrocentonovantadue*

di Mario Del Pia

S

ono andato a trovare Ennio Meozzi nella sua casa nel Borgo della Croce (esisteva già nel XV secolo ed era sede della dogana con tanto di stemma mediceo sulla facciata), all’incrocio con il Terrato, perché ho saputo che ha compiuto 90 anni. Li ho compiuti il 23 di luglio, quindi un mese fa. Io sono nato in questa casa dove abito ancora. Però io so che tu sei stato un valente musicista. Io ho suonato il sassofono, la chitarra, il clarinetto. Negli anni ‘50 ho suonato con la Banda, poi sono stato con un’orchestra ad Arezzo. L’orchestra si chiamava “Complesso Assuero Verdelli” ed era di Arezzo. Abbiamo suonato nei migliori locali del momento; erano gli anni ‘60. Sono stato alla “Capannina”, alla “Bussola”. Ad Arezzo si suonava al “Principe” e al “Le Roi”. A Roma abbiamo fatto una stagione di un mese, dalle parti delle Catacombe di Sant’Agnese, sempre con il Verdelli. Io suonavo il sassofono, la chitarra o il clarinetto. Ho iniziato con il clarinetto, poi mi sono dato alla chitarra e al sassofono. In effetti io lo ricordo con il suo sassofono! Per festeggiare questo lieto avvenimento non ha voluto niente, chi conosce Ennio se lo sarà immaginato. Quindi una cosa molto semplice in famiglia, ma non saranno semplici gli auguri che gli anghiaresi ti faranno quando farai la tua passeggiatina per il Terrato. E noi della Redazione ci uniamo molto volentieri agli anghiaresi: quelli che ti conoscono e anche i giovani, che forse non ti conoscono, che invitiamo comunque a farti un saluto.

Terra, terra! Terra, Sulla caravella si grida! E nuovi orizzonti offre alla ciurma Colombo.

Del Cielo si schiudon le porte a Colui che prospettiche forme vestì di tinte stupende.

Terra! Terra, terra! All’Uomo si allargan le sponde, i piani, le colline ed i monti. Cielo, cielo!

Piero! Piero, Piero! Estasiati si posan gli sguardi sui tuoi colori carichi di Avvenire e di Speranza.

* Questa poesia è stata recuperata fra il materiale da pubblicare però non sappiamo dire chi l’ha scritta né chi ce l’ha mandata. Se l’autore ci comunica questi dati saremo lieti di pubblicarli.

Sabato 11 novembre 2017 - Festa di San Martino Alle ore 18:00 S. Messa nella chiesa di S. Maria Maddalena, seguirà la distribuzione del pane Morta la Marisa Guadagni

Tutti insieme lì a parlare tante cose da pensare

Fui colpita dalla morte del marito brutta sorte

Altro lutto per Anghiari vecchio da tanto tempo sta pagando il prezzo

Con la chiesa al suo fianco con i fratelli Egidio e Franco

Siamo cresciuti quasi insieme con amicizia e tanto bene

Con la vita adattata con il figlio agganciata

Altra compagna della mia giovinezza grande amica piena di tenerezza

Con i loro vecchi genitori di questi figli promotori

Si sposò con un Meoni caro paesano un ragazzo alla mano

Fu per lei grande dolore che sopportò con grande amore

Lei viveva a me lì vicino alla Badia nel quadratino

Nella sera lì estiva la piazzetta diventava viva

Ma la morte gli andò incontro ed il dolore fu profondo

Ora anche lei la morte falcia si ritroverà lassù tra le sue braccia:

di Armando Zanchi Arezzo, 23/8/2017

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Un’esperienza fe-no-me-na-le!

Grest 2017

Custodire il dono del creato

Lo conoscete il Grest?

DettoFatto è stato il titolo del Grest 2017. Il Grest (acronimo di GRuppo EStivo) sono vacanze organizzate dalla parrocchia che hanno come obiettivo un periodo di animazione, giochi, gite, educazione e svaghi rivolti ad un gruppo di ragazzi di tutte le età per creare relazioni vere d'amicizia e di fiducia. Anche quest'anno nella nostra parrocchia c'è stato un forte desiderio di partecipazione sia da parte degli animatori che dei ragazzi più piccoli. Grest 2017 ha come protagonista il creato e la sua custodia. Non si tratta di possedere e conquistare ciò che ci circonda, ma di rispettarlo ed entrare in relazione con esso per riconoscerci creatura tra le creature. L’estate 2017 è stata un‘occasione unica per sporcarsi le mani ed impastarsi un po’ con il mondo che ci circonda. L’attenzione educativa del Grest è stata rivolta al Creato come opera meravigliosa che nasce dalla parola di Dio ed è donata all’uomo. Il rischio che corriamo è di essere spesso pieni di conoscenza, ma poveri di esperienze reali e concrete. Da molto tempo gli uomini hanno indicato in quattro gli elementi primordiali di tutto l’universo. Essi sono mescolati in modo perfetto dentro il Creato e plasmano tutte le creature. Visti con l’occhio di S. Francesco, essi ci aiuteranno a scoprire la bellezza e la forza oltre che la fragilità e la complessità di ciò che ci è stato consegnato. Terra per sperimentare l’origine e il fondamento, acqua per tornare all’essenzialità, aria per scoprirsi bisognosi dell’altro e infine fuoco per alimentare di passione le nostre comunità e il mondo che viviamo. Nella prima settimana di Grest, oltre alle normali attività di parrocchia, compiti, giochi e svaghi, ci siamo recati a piedi a Col di Paiolo, nella riserva dei Monti Rognosi, partendo dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie (nota come la Propositura) facendo tappa presso l’antica pieve di Santa Maria a Micciano. La gita settimanale ha avuto come meta la visita della città di Gubbio. Nello stesso pomeriggio, il giocone si è svolto nel parco ai piedi della città, con il tema dei quattro elementi primordiali. Il Grest si è concluso il 24 il agosto con la festa del nostro patrono San Bartolomeo, dove gli animatori insieme ai ragazzi hanno animato la serata intrattenendo il pubblico con spettacoli, balli e canti. L'esperienza di noi animatori è stata molto sentita, in quanto volevamo restituire quello che ci era stato concesso negli anni precedenti, con la speranza che nei prossimi anni i ragazzi più piccoli seguano le nostre orme. Ringrazio tutti coloro che anche quest' anno ci hanno dato la possibilità di farci vivere insieme l'estate 2017.

Lo conoscete il Grest? Se ancora no, ve lo spiego io. Si svolge ogni anno tra luglio e agosto, in un ambiente dove noi bambini possiamo giocare, insieme a Don Marco pregare e, con gli animatori pazienti e fantastici, grandi diventare. Le nostre giornate sono fatte anche di gite “fuori porta”: quest’anno siamo andati a Gubbio, Vallombrosa, Lago Trasimeno e Cortona, ma anche di camminate in mezzo alla natura, sempre immortalate dalla nostra speciale fotografa: Claudia! Non pensiate che noi bambini veniamo lasciati allo

“sbaraglio”, siamo sempre sotto l’occhio vigile di alcuni genitori e di altri adulti che si rendono gentilmente disponibili. Sappiate che anche il nostro stomaco viene soddisfatto grazie ai deliziosi pranzi ed alle super merende “genuine” (ciacce fritte, panini con la Nutella e il cocomero, che è un po’ più salutare) preparate dalla Carla. Spero di avervi convinto a provare questa esperienza fe-no-me-na-le!!! Vi aspetto il prossimo anno!

Andrea Marzi

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La vostra Ale


24 agosto Il 24 agosto, giorno di San Bartolomeo Apostolo protettore della nostra Parrocchia, come ormai da tanti anni si è svolta negli ambienti dell’oratorio la bella festa con le tradizionali iniziative consolidate nel tempo, ma sempre “fresche ed attuali”. Il punto centrale è stato naturalmente quello della Santa Messa alle ore 18,30, officiata da don Alessandro, sempre pronto a tornare nella nativa, terra sospendendo per qualche “mezza giornata” la propria attività parrocchiale in quel di Castiglion Fiorentino. La sua presenza è per tutti noi sempre motivo di gioia e riconoscenza. A seguire, dopo la Santa Messa, ha avuto inizio la “pesca di beneficenza” a favore della Caritas, ben organizzata dalle nostre donne animatrici che anche quest’anno non si sono certamente risparmiate ed hanno allestito un “monte premi” di tutto rispetto. Alle ore 20:00 ha avuto inizio la tradizionale merenda/cena (più cena che merenda!) allestita dal solito gruppo di lavoro (Loris, Paolo, il Gegio, la Stefania, la Linda ed altri volontari) e offerta in parte dalla Parrocchia, in parte dalle animatrici della Caritas ed in parte ancora dalle famiglie dei ragazzi che hanno partecipato alle attività estive parrocchiali. C’è stato poi il balletto/spettacolo organizzato dai ragazzi del Grest e la proiezione di tante diapositive che i ragazzi stessi hanno assemblato e raccolto durante tutto il periodo dell’attività estiva parrocchiale. Ha chiuso la serata la tradizionale estrazione della tombola, anche questa naturalmente organizzata dalle solite collaboratrici e collaboratori. È stata nell’insieme una festa comunitaria piacevole, densa di significato religioso e solidale; in tanti hanno fatto la loro parte, dal parroco agli organizzatori della pesca di beneficenza e della tombola, dai giovani dello spettacolo agli allestitori della cena, dai genitori che hanno contribuito con i dolci alla migliore riuscita del momento conviviale, a tutti i presenti che hanno preso parte al pomeriggio di preghiera e di festa. Un grazie di cuore a tutti loro! L’unico cruccio della festa è stato quello di non aver potuto offrire quest’anno la comodità dei posti a sedere che avevano invece contraddistinto le precedenti “edizioni”. Purtroppo, per colpa nostra, quando siamo andati a chiedere al Comune il solito banco ed alla Fratres le In questa pagina, dall’alto (foto Piombo): * Processione di ingresso con i chierichetti, don Marco, don Stanislao, don John, don Gustavo e don Alessandro. * I fedeli si avvicinano alla tela raffigurante San Bartolomeo per l’invocazione al santo. * Canto davanti all’icona di San Bartolomeo con i chierichetti con le candele, don Marco, don Alessandro, il diacono Fabio e don John. * Una parte dei ragazzi segue la Santa Messa solenne in onore di San Bartolomeo dalla cappella del Sacro Cuore.

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solite sedie, ci è stato detto che il tutto era stato ormai consegnato per una festa in altra zona del territorio anghiarese; abbiamo tentato di “correre ai ripari” con mezzi evidentemente insufficienti allo scopo. Ce ne scusiamo, fiduciosi che per l’anno prossimo sapremo organizzarci per tempo in un modo migliore. Questo fatto ci induce però ad una riflessione e ad una preghiera che rivolgiamo a tutta la comunità anghiarese, e soprattutto a tutte quelle persone che più di altre sono vicine all’aspetto cristiano della festa di San Bartolomeo. La festa parrocchiale, che ricade sempre il 24 di agosto e che da tanti anni è un punto fermo nella vita religiosa del paese, è anche il momento della conclusione dell’attività estiva di tutti i giovani dell’intera nostra comunità (Grest, campeggi, ecc…), con confini che vanno quindi oltre la Parrocchia di Anghiari e che comprendono tutto il territorio comunale, dal capoluogo a tutte le frazioni, nessuna esclusa. Per questo motivo proviamo a chiedere che per gli anni futuri la festività parrocchiale di San Bartolomeo, il 24 agosto, non venga sovrapposta con altre iniziative paesane di alcun genere. Chiediamo anche a tutte le associazioni anghiaresi in genere, ma soprattutto a quelle che si dichiarano particolarmente vicine alla Parrocchia, una maggiore attenzione a tutto ciò che in Parrocchia avviene; in questo modo, una sinergia di percorsi comuni e di obiettivi partecipati nei fatti più che nelle parole, daranno vita ad un punto di incontro univoco frutto di una vera radice cristiana condivisa. In questa pagina, dall’alto. * Foto ricordo con i ragazzi del GrEst 2017 e dei campeggi con gli animatori, il sindaco Polcri, don Marco, don John, don Gustavo e il diacono Fabio. In mezzo ai ragazzi don Alessandro (foto Rostow). * Il ritrovo negli spazi dell’oratorio in attesa dello spettacolo dei ragazzi del GrEst (foto Piombo). * Parte del gruppo donnesco artefice dell’organizzazione della giornata (foto Piombo).

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Pomodori La notizia era stata preannunciata da Giovanni da Maccarino che, essendo confinante, aveva potuto verificare l’eccezionale vigoria delle piante di pomodoro della Giovanna, sua vicina. Eccola nella foto mentre mostra il più bello!

Frido e la campana

Tromba

Non è quella che emana dolci melodie, ma quella d’aria che ha colpito la Valtiberina il 10 di agosto mentre era in piena preparazione la festa nella vicina frazione di San Lorenzo. Nella foto i calcinacci caduti dal tetto delle ex Case Verdi, vicino alle Case Rosa di più recente costruzione. Il crinale che conduce al santuario mariano di vallata è esposto in modo particolare ai venti. Quindi un po’ di danni e un po’ di paura per questi fenomeni che, più o meno, in estate ci sono sempre stati e, sicuramente, ci saranno.

Frido Camaiti, oltre che collaudato meteorologo, si è dimostrato all'altezza anche nel suonare la campana della Pieve di Sovara per annunciare l’inizio della Messa domenicale. In questo modo anche lui da una mano a don Romano.

Militare

Manciati - Solo chi ha più di sessant’anni li conosce a dovere. Però alla Motina, in occasione della rievocazione della mietitura, diversi ‘contadini’ hanno dato dimostrazione di saperli preparare: servono per formare le ‘manne’. Quello che voglio segnalare però è un agricoltore originario della Calabria; anche loro li chiamano manciati ma sono molto diversi dai nostri: più piccolini ed ognuno con una tecnica particolare viene legato con gli steli delle spighe.

A sinistra il manciato anghiarese, a destra quello calabrese.

Proverbi siciliani*

A Mario da Sezzano abbiamo chiesto notizie su questa foto del militare che il fotografo Boldrini ha ricavato ed elaborato (a destra) dall’originale piccolissimo (a sinistra). Ed ecco la sua risposta: “Questo è il mio babbo Nello Senesi, quando era a fare il militare ad Ancona. Dovrebbe essere stato verso il ‘30 o il ‘32. Poi, nel ‘42, è stato richiamato, ché lo hanno mandato in Croazia. Quando tornò aveva tre ‘citti’ e la moglie incinta, e infatti la mia sorella è del ‘44, e me diceva che la Compagnia dov’era lui li ‘trucidonno’ quasi tutti. Erano là per fare il presidio.

A iatta prisciarola fa i jattareddi orvi. Che sarebbe il nostro: La gatta frettolosa fa i gattini ciechi * Recuperato a Scoglitti, in provincia di Ragusa

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Ponte Vecchio

Appendice alla Cronachetta

In realtà si tratta del vecchio ponte, sopra la Reglia dei Mulini, che collegava, come collega ancora oggi, Anghiari e il Borgo. Il 18 di agosto, quattro “Curiosi del passato” si sono recati a fare un sopralluogo a questo ponticello di fronte alla Maestà delle Forche (oggi della Battaglia) ed hanno evidenziato che potrebbe trattarsi (almeno la parte centrale) proprio del ponte che vide contrapporsi gli eserciti del Piccinino e quelli di Firenze. E mentre Babbini e Giabbanelli rilevavano misure e posizioni (hanno studiato per questo!), Piomboni e Del Pia supportavano. Ecco una prima considerazione di Armando.

Lunedì 17 luglio: Oggi è nato Leonardo Baggi di Massimiliano e Romina Pernici. La sua famiglia, con la sorellina Arianna, abita nella zona della Giardinella. I nonni Giandomenico e Lorena abitano a Tavernelle, mentre i nonni Ermindo ed Anna abitano a Ponte Carletto. Venerdì 18 agosto: Oggi è nato Mattia di Luca Pucci di Anghiari ed Annalisa Picchi da Marotta di Fano. Il fratello maggiore Francesco e la sorella “media” Laura lo hanno accolto nella loro famiglia che abita per la Via Nova, alla ‘Curva del Mulino’.

R

Domenica 16 luglio: Oggi è nato Giacomo Marsupini. La mamma è Laura Lombardi, il babbo è Mauro. Noi abitiamo a Cospaia, ma siamo sempre ad Anghiari dalla nonna Ada nel centro storico e dai nonni Enzo e Luisa a Montino di San Leo.

Lo scoppio della mina

Venerdì 18 agosto si è rinnovata la partecipata commemorazione delle vittime dello scoppio nella Caserma dei Carabinieri di Anghiari avvenuto alle 10,30 di quel giorno nel 1944. Ancora purtroppo non chiara, pur dopo tanti anni, la matrice della strage. Le vittime furono 15, tra militari e civili, oltre a tanti feriti, alcuni dei quali molto gravi. Alla cerimonia di commemorazione erano presenti Autorità Civili, Militari, Associazioni d’Arma e di Volontariato. Presenti il Sindaco, il C.te della Stazione CC di Anghiari Lgt. Luca Chiarentin, il Ten. Luigi Grella, C.te della Tenenza CC di Sansepolcro, ed il Ten. Col. Gianfranco De Crescenzo del Comando Provinciale CC di Arezzo. Quest’ultimo, nell’occasione, ha nominato il Socio Pietro Gattari (classe 1922) a “V. Presidente Onorario” della locale Sezione dell’Associazione Nazionale Carabinieri (ANC), consegnandogli il relativo distintivo con nomina ufficiale. Auguriamo, a nome di tutti, tanti altri anni di attività al “giovane Pietro”!(foto Rostow)

iguardando le foto mi viene da considerare che ci sono diversi interventi di rimpello in mattoni anche nella parte centrale della volta; penso quindi che questa parte centrale sia quasi tutta in struttura originaria di pietra, poi riconsolidata tipo cuci e scuci in mattoni; il fatto è che c'è una sbruffata di intonaco grezzo che non ci fa vedere la parte centrale della volta, però a occhio penserei che è in pietra. Questa, presumibilmente dovrebbe essere medioevale, quindi costruita in epoca anteriore alla ‘Battaglia’. Ci sono alcuni elementi rettangolari ma di spessore che non corrisponde a quello dei mattoni che conosciamo, perché molto superiore. Non si capisce bene però (dato l'intonaco), se son mattoni molto larghi o conci di pietra. Non sarebbe la stessa cosa. Inoltre la parte, striscia, più esterna, sul lato Montedoglio/Sansepolcro (nord est) comincia in pietra, e finisce in mattoni (regolarmente spessi) sul lato nord ovest. Quindi il ponte dovrebbe essere formato da quattro parti distinte (a quello che si vede) di cui l'ultima in cemento armato, la prima al centro in pietra largamente consolidata in mattoni, e le due (doppie) in mattoni che prevalgono sulla pietra, che però potrebbe anche essere sottostante. Per ora non analizzo le deformazioni geometriche della volta che sono evidenti e fan sì che non siamo in presenza di un cilindro perfetto come dovrebbe essere. Devo ricostruire le misure prese, se bastano e se non abbiamo fatto qualche probabile inesattezza. In ogni caso il tutto è una macchina estremamente complessa e tutta da analizzare. Bisognerebbe fare qualche saggio come si conviene in questi casi. Mah! Però la questione è molto affascinante e forse da proseguire. Per ora si può comunque dire che parte del manufatto è compatibile con il ponte che esisteva nel 1440 e che è riportato nei cassoni che illustrano la Battaglia di Anghiari. (armababb)

Nella foto di Anghiarino tre ‘curiosi’ stanno esaminando i resti del Ponte della Battaglia, uno scatta le foto.

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IL CATECHISMO*

Cronaca dalla Valle di Pieve di Chio

Canti intorno al fuoco

Terza lezione del catechismo di don Milani; il testo è montato a collage utilizzando le frasi più efficaci dei ragazzi (siamo nei primissimi anni del dopoguerra). III lezione

Gli Ebrei

Il volantino diceva: Canti popolari intorno al fuoco, nel cortile della chiesa a Pieve di Chio. Mi proposi che ci sarei andato. La sera del cinque maggio, di venerdì, verso le 21:45, ci trovammo in un bel gruppetto davanti all’ingresso della casa di don Alessandro, di lato alla chiesa. Era stato allestito un bel fuoco in un braciere che mandava un bagliore rosaceo e, a semicerchio, c’erano delle panche di legno per i partecipanti. Ci mettemmo seduti e don Alessandro presentò i suoi amici di Anghiari che avrebbero cantato stornelli e canti popolari della cultura contadina delle nostre zone. Devo dire che fu bello risentire gli stornelli e le rime di “una volta”, con l’accompagnamento di una gradevole fisarmonica. La serata scorreva bene con gli amici e le amiche, e c’era un clima affettuoso e molto divertente, reso gradevole dal bel tempo della serata primaverile. Dopo circa un’ora nella tavola centrale apparvero dolci fatti in casa e bibite, il che aiutò a rafforzare il divertirsi di tutti noi. Notai una serena soddisfazione nel volto di don Alessandro e lo volle evidenziare a sé stesso e a tutti noi, correndo verso il suo appartamento a prendere una bottiglia di Vin Santo veramente buono. Non troppo tardi, verso le undici, seguirono i saluti fra i presenti mentre ci preparavamo ad andare via, però notai che facevamo il possibile per ritardare la partenza e lo interpretai come segno di chiara soddisfazione per la serata passata assieme. Aroldo

Nella foto un momento dei canti attorno al fuoco nel cortile della Pieve. Testo e foto dal giornale parrocchiale della ‘Valle’.

In questo povero mondo a quei tempi v’era solo il popolo ebreo che amasse e credesse in un Dio solo e per questo Dio voleva bene a questo popolo che credeva fervidamente, perché gli altri amavano gli dei e gli idoli, altri il sole, la luna e altri generi di roba. E Dio amava tanto quel popolo e predisse per i profeti di mandare in mezzo a loro quello che avrebbe salvato il mondo dal peccato fatto dalla prima nostra mamma e dal nostro primo babbo. Perché Dio dopo aver dato il gastigo a Adamo e Eva si pentì e promise agli ebrei che il suo figlio sarebbe nato da loro. Allora tutti gli ebrei si misero a aspettare e l’aspettavano a giorno a giorno e la sera pregavano e pregavano queste parole: «Signore mandaci il tuo figliolo, Signore mantieni la tua promessa.» E difatti Gesù nacque a Betlem in Palestina. Loro quando venne non lo vollero riconoscere e lo fecero uccidere. Ora degli ebrei sera e mattina son sempre a pregare perché il Messia ritorni a loro per adorarlo e pregarlo. In Palestina c’erano i romani e loro dicevano: «Se il Messia ci libererà dai romani noi si farà nostro re.» * Michele Gesualdi (a cura di), Il Catechismo di Don Lorenzo Milani, Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, novembre 2004 Pierino Alberti

Volentieri riportiamo il testo del manifesto funebre fatto affiggere dai familiari di Pierino Alberti.

Piero, Nanni, il macellaio della Fonte, l’uomo che ci ha insegnato ad amare la vita, ad amare la famiglia ed il rispetto. Un padre, un marito, un nonno, un amico esemplare. Lo ricordano così ogni giorno la moglie Bruna, i figli Massimo e Michele, le nuore Silvana e Alessia, i nipoti Matteo, Teresa, Ramona ed Edoardo, le sorelle Nella, Antonietta e Nadia, i cognati e tutti i loro familiari e amici.

Controllate che il vostro indirizzo sia esatto Così non verrà dispersa nessuna copia 22


Perdono di Assisi – In occasione della giornata del Perdono di Assisi è stata celebrata una Santa Messa solenne nella chiesa della Croce (nella foto l’uscita dei fedeli dalla chiesa - foto Piombo). Ricordiamo che questa chiesa fu costruita proprio per ricordare il passaggio di San Francesco. La località si chiamava «La Croce» per il fatto che secondo una tradizione, nel 1224 San Francesco d’Assisi, in un suo viaggio dalla Verna all’Umbria, vi si fermò pernottando in una capanna e lì presso piantò una Croce. Del Poverello di Assisi Anghiari ha molte testimonianze; oltre alla cappella costruita nel luogo dove Francesco fece sgorgare dell’acqua (si trova poco prima del castello di Montauto, lungo la strada che sale dal Cenacolo), va ricordato anche che il saio che fu donato al Conte Alberico e che ora si trova nella Basilica della Verna. La festa dei parenti – Le suore della Ripa hanno organizzato un pranzo per i familiari delle persone ospitate presso di loro. Un discreto numero di commensali è stato quindi ospitato, domenica 20 agosto, in una bella tavola preparata all’aperto, nel giardino. Suor Angela, suor Agnese, suor Margherita, suor Emanuela e suor Lucia, assieme alle collaboratrici, hanno predisposto il tutto ed è stata proprio una bella festa. La festa poi è stata arricchita da Carlo Rossi che ha cantato. Il tempo era bello: insomma è stato un gran divertimento per le ospiti ma anche per i loro familiari. L’idea è stata bellissima e pensiamo che si ripeterà anche per il prossimo anno. Nella foto di framaz la tavolata allestita nel giardino della Ripa.

Contrabbando – Ecco il gruppo degli ardimentosi che domenica 27 agosto, partendo dal chiostro del Santuario del Carmine, hanno raggiunto il Ponte alla Piera. Sul ponte c’è stato lo scambio della ‘robba’: il tabacco della Valtiberina e la polvere nera di Chitignano. Purtroppo c’è stato l’intervento dei Regi Carabinieri che hanno arrestato tutti, ma poi si sono ritrovati assieme, al programmato pranzo che ha visto la partecipazione di tantissime altre persone. Diverse esposizioni, anche vecchie foto di abitanti del luogo, sono state visitate dagli ospiti presenti nella frazione ricca di castagni, e nel pomeriggio, dopo i giochi, sono arrivati i motociclisti partecipanti al Motoraduno del Credito Cooperativo, provenienti da Monte Oliveto. Erano partiti al mattino da Anghiari. Una bella festa, una bella organizzazione, bravi contrabbandieri e carabinieri che si sono esibiti in una significativa rappresentazione. Cicomero - La sua festa cade, anzi cadeva, il 29 agosto. In quel giorno, nugoli di produttori del gustoso frutto, provenienti dalla Val di Chiana, si davano appuntamento ad Anghiari, nella piazzetta della Croce e nella parte iniziale dell’omonimo Borgo. Alla Pineta si ballava e gruppi di giovani si ritrovavano per consumare il gradito frutto in allegria. In ogni famiglia ce n’era almeno uno e, passata la giornata, si aspettava l’anno dopo per fare di nuovo una scorpacciata del succoso frutto. Piano piano la festa è andata decadendo, ma quest’anno, a Maccarino, si è voluto rinnovare la tradizione con un gruppo di persone amanti delle tradizioni ed eccoli tutti pronti con la loro fetta di ‘cicomero’. Poi alle 18:00 S. Messa nella chiesa della Croce in onore del beato Bartolomeo Magi, perché proprio in questo giorno, ma quattro secoli fa, la sua reliquia fu portata ad Anghiari (foto Alebì).

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Tema in classe

È arrivata la primavera Signora maestra dato che Lei mi mette sempre quattro sul quaderno perché dice che io nella punteggiatura non c’indovino mai questa volta ho deciso di non metterci né virgole né punti e vedrà che nel succinto che le cose che le dico si capiscono lo stesso ma caso mai le correzioni m’insegneranno a fare meglio nel futuro anche per smettere di buscarne dal mi’ babbo che dice a scuola se dura di questo passo non mi ci manda più perché non ha quattrini da buttar via e che se schiaccio anche quest’anno dovrò rimanere a casa per aiutare la mamma che dice lui ha il torto di avermi messo al mondo come se la colpa fosse davvero sua che poverina non so come faccia a sopportarlo specie quando torna a casa briaco fradicio perché ha riscosso la settimana e incomincia a farle le carezze che io lo so dove va a finire che siamo già cinque fratelli e un altro ci romperebbe proprio le uova nel paniere perché al mio fratello Adelmo gli puzzano i piedi anche se lui dice che non è vero e se venisse un altro fratellino bisognerebbe nel letto dormirci in tralice e appunto quando ‘l mi’ babbo incomincia a piccionare mi vengono i brividi dalla paura e prego Iddio che lo faccia addormentare di botto come quando torna da cercare i funghi che non ne porta mai nemmeno uno e il su’ amico Argante lo cogliona quando viene a trovarci sempre all’ora di desinare che difatti dice bell’odorino scommetto che ciavete la zuppa di cavolo nero che mi piace tanto ma la mi’ moglie non me lo fa sicché ‘l mi’ babbo gli chiede se vuole favorire e lui si mette subito a sedere e mangia a quattro palmenti come si dice da noi e se la mi’ mamma con una scusa non gli leva il piatto che ha danti è capace mangiarsi anche il tegame quel po’ po’ di sfondato però dopo si mette a raccontarci certe barzellette da farci fare la pipì addosso dal ridere come quella del galletto furbo che siccome era vecchio e le uova non le impucinava più la moglie del contadino disse al su’ marito che bisognava cambiarlo perché oramai mangiava il pane a ufo sicché lui le rispose che lunedì c’era la fiera e ne avrebbe comprato uno di quelli di razza livornese che hanno la cresta rossa e i bargigli ciondolone come difatti ci andò davvero e la sera quando arrivò a casa la moglie gli disse bravo hai saputo scegliere proprio bene vai buttalo nel pollaio dove le galline appena lo videro incominciarono subito a spollinarsi e a fargli certi coccodè maliziosi

Vi è piaciuto questo giornale? Lo volete ricevere a casa? Ditecelo!

come per dirgli vieni qui che dobbiamo dirti una cosa in un orecchio ma intanto il gallo vecchio che in un canto stava a guardare pensò che se non faceva lavorare il cervello correva il rischio di vedersi portar via tutte le galline sicché si avvicinò al forestiero e gli disse che voi giovani vi date tante arie ma poi strizza strizza non levate un ragno dal buco nel mentre lui malgrado fosse anziano per dimostragli che era sempre in gamba avrebbe fatto volentieri una gara di corsa intorno alla casa a chi arrivava primo al traguardo e se voleva accettare la sfida era pronto a farla nel qual caso però data l’età gli chiedeva di partire almeno con un metro di vantaggio al che il gallo livornese disse di sì e incominciarono a correre uno dietro l’altro come i corridori di bicicletta senza accorgersi che il contadino con il frullanotto [un tipo di falce] in mano e gli occhi sbarrati alla vista di quella scena si era messo ad aspettarli alla prima curva come difatti appena gli passarono a tiro dette una tale botta al gallo livornese che gli tagliò il collo di netto sicché il poverino rimase a zampettare fra un nuvolo di penne mentre quell’artro per non sapere né leggere né scrivere era andato subito a nascondersi in un campo di erba medica dove l’aspettava una gallina di un altro podere che si era adattata a tenerlo come amante secondo il proverbio meglio che nulla marito vecchio alla quale ammiccando furbescamente disse vai anche questo come gli altri due l’ho sistemato ma intanto la moglie del contadino nel vedere quello spicinìo chiese al marito se era ammattito ma lui intanto smoccolava e diceva che appena tornava in paese sarebbe andato a litigare con quell’imbroglione di un commerciante che gli aveva venduto per la terza volta un maledettissimo gallinaccio ghèi che invece di andare addosso alle galline addirittura rincorreva i galli e vecchi per giunta e finalmente è arrivata Primavera! Ilaria Andreozzi

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bimbi di oggi

ucrezia, 8 mesi, è qui con il fratello Pietro di quasi 5 anni. Il babbo Luca Massimetti e la mamma Chiara Canosci abitano dal 2008 ad Anghiari, alla Frattaccia, appena fuori della antica porta Sant’Angelo che gli anghiaresi conoscono come la Portaccia. Al suo arrivo, Pietro ha detto deciso: «Siamo in troppi in questa casa!!!»

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Umbra Lucis Dopo il concerto “Hommage a Boismortier”, dedicato a Beatrice e Agostino Negrotto Cambiaso (chiesa di Sant’Agostino, venerdì 18 agosto 2017) chiediamo a Pierfrancesco, di parlarci del progetto di Umbra Lucis di cui è sostenitore.

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o credo che per Anghiari sia una cosa molto importante; questo è il quarto anno ed è importante non soltanto perché ci sono una serie di concerti di musica meravigliosa, come quella di stasera, ma anche perché ad Anghiari, in particolare a Viaio, che è vicina ad Anghiari, sta nascendo una scuola di musica importante. Anghiari ha la fortuna di avere uno dei più grandi suonatori di viola da gamba d’Italia e forse anche d’Europa, Fabrizio Lepri. Quindi questa fortuna anziché disperderla viene valorizzata con l’istituzione di questa scuola che rende e la musica antica ad Anghiari un dato reale non un dato puramente casuale, per cui una volta all’anno si suona la musica antica. Il concerto di questa sera è dedicato ai nostri genitori, miei e di Giovanna, questo perché erano dei grandi appassionati di musica. Erano conosciuti ad Anghiari e mi sembra che questo sia il modo migliore di onorarne la memoria anche perché appunto appassionati. Mia madre addirittura musicista, concertista di pianoforte. Il modo migliore di ricordarli è quello di far vivere questa loro passione ancora oggi e per il futuro.

Un Comune con due campanili di Clèto

Premessa: il Comune si chiama Bagno di Romagna, ma la sede è a San Piero in Bagno. Interrogati gli abitanti di San Piero in Bagno, in diversi (dietro la mia provocazione) hanno affermato che loro sono meglio di quelli di Bagno, se non altro sono più numerosi. Ora, ho pensato, non mi resta che sentire l’altra campana (o l’altro campanile) se riuscirò a trovare qualche abitante autoctono. Risultato: a Bagno hanno affermato che non c’è differenza. Concludendo: i Sanpierani sono molto più decisi ad affermare la loro ‘superiorità’, mentre i Bagnesi sono meno impulsivi e dichiarano che non c’è differenza fra le due popolazioni. Una signora di Bagno anzi, quando le ho chiesto se era vero che quelli di San Piero erano meglio, c’è rimasta male. Poi abbiamo messo il tutto in ridere. In chiusura voglio segnalare che Marco, da San Piero, in controtendenza, ha affermato che non c’è diversità e la costruzione della bella pista ciclabile e pedonale fra Bagno e San Piero sta contribuendo a rendere i due ‘popoli’ uguali. Preferisco comunque quelli di San Piero!

Lastre del cimitero È quello di Anghiari

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l progetto era interessante: mettere nei vialetti del cimitero lastre con degli spazi dove potesse crescere l’erbetta. Ben presto però quegli spazi erano diventati dei trabocchetti per i tacchi delle donne, per le scale (quelle per salire alle tombe e che hanno le ruote) e per il carrello per il trasporto delle bare. Alla fine, dopo svariati anni, quegli spazi sono stati riempiti di cemento. Forse la soluzione migliore era che a suo tempo i vialetti venissero lasciati con il brecciolino, che richiede un po’ più di manutenzione ma che a me hanno sempre affascinato quando visito i cimiteri (il mio piazzale davanti casa l’ho realizzato in quel modo: niente asfalto, cemento o lastre; solo brecciolino).

bimbi di oggi

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uesto è Davide Casula nato il 23 dicembre 2016 a Città di Castello. Sia il babbo Luca Casula che la mamma Elisa Nunzi lavorano in un’azienda di nome Aboca, a Pistrino. I nonni Bruno e Luciana vivono a Celalba, un piccolo paesino nel comune di San Giustino, in provincia di Perugia (Umbria). I nonni Mario ed Anna, che i nostri lettori ben conoscono, vivono ad Anghiari, nella zona delle Bucacce.

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bimbi di oggi

dele, qui nella foto ha 5 mesi, è nata il 17 febbraio 2017. Una bimba molto dolce e sorridente. Abita al Borgo con i genitori, mamma Chiara Albiani e Babbo Daniele Leonardi, ma molto spesso sono ad Anghiari. I nonni materni sono di Anghiari e abitano a “Maraville”: si chiamano Franco e Gianna. I nonni paterni sono anche loro di Anghiari ma adesso abitano a Sansepolcro: si chiamano Fabio e Rossella.

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Notizie dalle parrocchie di Monterchi a cura di Matteo Romanelli

OTTOBRE 2017 Il mese di ottobre, come sappiamo, è dedicato particolarmente al S. Rosario. Si ricorda a tutte le famiglie di buona volontà di recitarlo in casa, specialmente nel caso in cui non possano recarsi in chiesa, dove viene celebrato solennemente ogni giorno alle 17:30, prima della S. Messa. Preceduta da un triduo, domenica 8 ottobre verrà celebrata a Monterchi la festa di S. Simeone profeta, patrono della chiesa, del paese e della zona monterchiese. Siamo tutti invitati a partecipare alle S. Messe solenni. Alle ore 11:00 sarà celebrata da mons. Giancarlo Rapaccini, che impartirà il Sacramento della Cresima ai seguenti ragazzi: Alessandro Bigi, Irene Bonucci, Lorenzo Boriosi, Rebecca Boriosi, Niccolò Burani, Manuele Cesari, Anna Checcaglini, Chiara Checcaglini, Alessia Gorfini, Martina Gorfini, Alessia Marinelli, Michelangelo Marioli, Riccardo Patriarchi, Tommaso Polverini, Andrea Puletti, Chiara Riccardini, Alessandro Zamponi. Nel pomeriggio, alle ore 18:00, S. Messa patronale con la partecipazione della Compagnia del SS.mo Sacramento, delle rappresentanze delle associazioni paesane e delle autorità civili e militari. Mercoledì 18 ottobre ore 21:00 Festa di S. Luca Evangelista a Borgacciano con recita del S. Rosario e celebrazione della S. Messa. Sabato 21 ottobre avrà inizio il nuovo anno catechistico che riguarderà tutti i fanciulli di Monterchi, Le Ville, Pocaia e Padonchia, dalla seconda elementare fino alla terza media. Prima sarà effettuata la convocazione dei genitori per stabilire insieme gli orari delle lezioni. I parroci don Quinto Giorgini e don Ferdinando Mabanza auspicano la collaborazione di tutte le famiglie perché se essa viene a mancare, come purtroppo spesso accade, il catechismo perde gran parte del suo valore. NOVEMBRE 2017 Novembre comincia quest’anno di mercoledì con la festa di Tutti i Santi. Nel pomeriggio, alle ore 15:00, visita al cimitero ubicato in località Borgacciano, condiviso con le frazioni di Ricciano e Fonaco, per la recita del S. Rosario e la celebrazione della S. Messa di suffragio al centro del camposanto o, in caso di tempo poco propizio, nella cappella. Giovedì 2 novembre si celebra la commemorazione di tutti i defunti. Alle ore 10:00 S. Messa al cimitero di Monterchi e, dalle ore 15:00 nella Chiesa della Madonna Bella. L’ottavario dei morti proseguirà dal 2 al 9 novembre alle ore 10:00 del mattino nel cimitero urbano di Monterchi e alle 15:00 nella Chiesa della Madonna Bella. Domenica 5 novembre, alle ore 10:00, S. Messa nel

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cimitero di Pocaia e, alle ore 15:00, in quello di Monterchi Domenica 12 novembre, al Monumento dei caduti, alle ore 11:15, viene celebrata una Santa Messa con la partecipazione dell’Associazione locale Combattenti e Reduci. In caso di maltempo il rito sarà celebrato nella Pieve-Arcipretura. Domenica 19 novembre, alle ore 15:00, tradizionale visita al cimitero di Gambazzo per le frazioni di Ripoli, Pianezze e Tarsignano. Domenica 3 dicembre inizia il nuovo anno liturgico con la prima Domenica di Avvento in preparazione del Natale. NOTIZIE DA MONTERCHI Il 5 agosto la sig.ra Rina Rossi si è ricongiunta con il suo marito Pasquale dopo una lunga vita esemplare, vissuta al servizio della famiglia e della parrocchia di S. Simeone, in qualità di custode. Le più vive condoglianze ai figli Albertina, Pietro e Giancarlo, ai nipoti e a tutti i familiari.

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omenica 27 agosto si è celebrata nel parco fluviale l’annuale festa della Misericordia, organizzata dal Governatore Marco Lacrimini e dall’intero Magistrato, con notevole partecipazione di popolo e le rappresentanze delle associazioni paesane. Il correttore e parroco don Quinto Giorgini ha celebrato al campo la Santa Messa, esortando i confratelli della Misericordia a ritrovare e a continuare la gloriosa e secolare tradizione di carità verso i malati, gli anziani e i bisognosi. È seguita una lauta merenda per tutti i presenti.

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a sig.na Flavia Innocenti di Padonchia si è laureata in Pedagogia il 5 luglio 2017 con la votazione di 110 e lode presso l’Università Alma Mater Studiorum di Bologna, con una tesi su “L’arte di impugnare una penna per una educazione attraverso lo scrivere di sé”. Relatrice la professoressa Silvia Demarzi, correlatrice la professoressa Mariangela Scarpini. I più vivi rallegramenti e congratulazioni da parte di questo periodico e dei familiari e amici.

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i ricorda a tutti i lettori che nella notte tra sabato 28 e domenica 29 ottobre tornerà in vigore l’ora solare. Sarà quindi necessario riportare le lancette dell’orologio indietro di un’ora. Anche l’orario delle S. Messe pomeridiane nella chiesa di S. Simeone subirà la consueta variazione, alle ore 16:00 nei giorni feriali (sabato compreso) e alle 17:00 la domenica e le feste di precetto.


Dalle nostre Parrocchie Catigliano: Antonietta - Il 15 di agosto, Mezzagosto, è stata celebrata una Messa solenne nella nostra chiesetta di Catigliano dedicata a Sant’Andrea. Don Ferdinando ci ha comunicato che dal 1° agosto svolge il suo servizio sacerdotale don Giorgio (intanto studierà la Bibbia a Roma), sostituendo don Guglielmo che ritornerà in Africa. Su invito di don Ferdinando abbiamo accolto don Giorgio con un applauso, dato che era presente in chiesa. In ottobre, mese dedicato alla Madonna, ci organizzeremo per la recita del Rosario. La Messa del 1° novembre verrà celebrata nel cimitero di Barliano alle 9:30.

che saranno comunicate tempestivamente. Per il 29 ottobre pensiamo di organizzare la festa della parrocchia con la S. Messa alle ore 11:00 e il pranzo per tutta la nostra Comunità. Se il tempo lo permette faremo anche la processione Per il primo novembre faremo la visita al camposanto, verso le tre e mezzo, e ci sarà la benedizione delle tombe. Per il catechismo ne parleremo con don Romano e poi lo comunicheremo alle famiglie. La festa della frazione di San Leo, organizzata per la fine di agosto, è stata molto bella, con tanta gente presente a tutte le serate. È stato un lavoro faticoso ma fatto con concordia che ha unito diverse persone in questo impegno a favore della nostra comunità. Se avanza qualcosa s’era programmato di fare una ‘pizzata’ con le catechiste ed altri collaboratori della parrocchia.

Ponte alla Piera: Rita - Già in ottobre pensiamo di organizzarci per il catechismo, di solito il lunedì, l’orario verrà comunicato alle famiglie. Per i Morti, il primo novembre, ci sarà la S. Messa al cimitero nel primo pomeriggio. Poi ci sarà la benedizione delle tombe. Nell’ultima domenica di agosto la festa del Contrabbandiere ha coinvolto tutti gli abitanti del Ponte e molti sono venuti anche da fuori per festeggiare insieme a noi. Una bella festa!

Viaio: Franca - La visita al camposanto la faremo il 1° novembre, alle ore 14:30, qui verrà celebrata una S. Messa con la benedizione delle tombe. Valealle: Anna - La prima domenica di ottobre, festa della Madonna del Rosario, la S. Messa delle ore 11:00 verrà celebrata a Valealle (a Pieve Sovara la S. Messa non avrà luogo).

Tubbiano - La festa della Madonna del Rosario viene celebrata a Tubbiano la seconda domenica di ottobre. Con don Romano decideremo gli orari precisi. Per Tutt in i Santi, mercoledì primo novembre, ci ritroviamo al cimitero verso le quattro, e don Romano farà la benedizione delle tombe.

Micciano: Cristina - Per i morti, il 1° novembre, di consuetudine la visita al camposanto viene fatta dopo la S. Messa delle ore 10:00. Contiamo di fare così anche quest’anno, comunque saranno affissi gli avvisi alla porta della chiesa.

San Leo: Velso - In ottobre festeggeremo la Madonna del Rosario con la recita del Rosario in alcune giornate

Notizie dalla Piazza Comunicati stampa presi qua e là

Mercoledì 9 agosto 2017 - Si avvicina l'appuntamento con l'edizione 2017 del Festival dell'Autobiografia che è come sempre organizzato dalla Libera Università dell'Autobiografia con il patrocinio del Comune di Anghiari. Appuntamento ad Anghiari dal 1° al 3 settembre. Martedì 8 agosto 2017 - Domani (mercoledì 9 agosto) è in programma il sesto appuntamento dell'estate 2017 con “I mercoledì di Anghiari”. Giovedì 3 agosto 2017 - Il Comune di Anghiari ha sottoscritto una convenzione attraverso la quale si impegna a velocizzare il rilascio dei permessi per gli scavi che porteranno alla realizzazione delle reti di fibra ottica per la banda ultra larga. L’obiettivo è quello di fornire agli anghiaresi un servizio ad elevata velocità che porterà vantaggi nella comunicazione per cittadini, imprese e amministrazione. Giovedì 3 agosto 2017 - Nel prossimo fine settimana appuntamento da non perdere ad Anghiari per tutti coloro che vogliono rivivere con i mezzi di una volta la tradizione contadina. Lo faranno in ‘Piazza’ quelli della Motina. Martedì 1° agosto 2017 - Alla vigilia dell'anniversario della strage alla Stazione di Bologna (2 agosto), Anghiari rinnova l'appuntamento musicale in memoria di Roberto Procelli, giovane anghiarese di 20 anni vittima innocente dell'attentato che causò 85 morti e 200 feriti, con un tributo musicale a Lucio Dalla.

Martedì 1° agosto 2017 - Si è conclusa venerdì 28 luglio con lo splendido concerto di Piazza del Popolo e con una bella festa in Piazza Baldaccio la 15° edizione dell’Anghiari Festival, rassegna musicale che si è svolta nel centro storico del borgo tiberino a partire da sabato 22 luglio e che ha visto come protagonista la Southbank Sinfonia. Venerdì 28 luglio 2017 - Tovaglia a Quadri, evento teatrale giunto alla ventiduesima edizione, definito dai suoi autori una “cena toscana con una storia da raccontare in quattro portate”, prenderà il via giovedì 10 agosto. Via da noi, il titolo dello spettacolo di quest’anno, scritto come sempre dal direttore artistico del Teatro Stabile di Anghiari Andrea Merendelli e da Paolo Pennacchini, porta in scena come di consueto una storia centrata su problematiche del nuovo millennio che si fondono con le vecchie tradizioni del paese. Giovedì 6 luglio 2017 - Il Gruppo Bancario Iccrea, in occasione del meeting tenutosi a Roma lo scorso 22 giugno, ha premiato le Banche di Credito Cooperativo che hanno sviluppato più attività sul territorio a favore dei propri clienti mediante prodotti e servizi del Gruppo. Un importante riconoscimento è stato conferito alla Banca di Anghiari e Stia, inserita nella categoria delle banche di medie dimensioni, che è risultata 3° classificata a livello nazionale tra le BCC appartenenti alla stessa categoria.

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Il nome, il perché

Rinati dall'acqua e dallo Spirito

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I nuovi nati che hanno ricevuto la Vita nuova di Cristo risorto nel sacramento del Battesimo:

assimo Chialli, nato alla Bernocca ed ora abitante in Belgio ci spiega il perché del suo nome: “La mia mamma non me l’ha mai detto, ma io penso che era di moda in quel periodo lì. Invece il nome di mio fratello Giovanni (anche lui ormai residente in Belgio) è stato scelto perché le piaceva il Papa buono, Giovanni XXIII, e gli hanno messo questo nome.” Ma veniamo ora ai tuoi figli: “Per il primo io non volevo un nome italiano perché da ‘picino’ mi hanno sempre preso in giro in Francia a scuola (macaronì; Chialli chie au lit…, -meglio non mettere la traduzione-) e poi è stato uno sbaglio perché Cedric avrebbe voluto un nome tipo Enzo, ci ha detto più tardi. Per Florence, Michèle voleva farmi piacere con il nome della città di Firenze in francese e così abbiamo scelto quello. Ed ora veniamo ai figli più piccoli. “Per loro abbiamo guardato sul libro dei nomi e, per il primo, abbiamo scelto Eliot, perché ha un suono dolce e ci sembrava che Eliot Chialli stesse bene insieme. Ezio invece perché volevamo un nome italiano. Enzo è un nome molto usato in Belgio, Elio c’era il primo ministro Elio Di Rupo che non mi piace tanto e così abbiamo trovato Ezio che era il più vicino. Prima in effetti s’era scelto Gasper, ma siccome è il nome di un fantasma lo abbiamo scartato. Quando abbiamo battezzato Ezio, il diacono ci ha detto che non è un nome di un santo. Controllando, ho visto che era così: anche per Eliot (Eliot viene da Saint Élie profeta, è il nome inglese di Élie). Per questi ultimi due abbiamo scelto insieme (anzi lui ha detto ‘choisi ensemble’) e la mamma (Anne, la sua seconda moglie) ha annuito.”

Margherita Beduini di Jacopo e Matilde Bruschi è stata battezzata da don Marco, sabato 8 luglio, nel Santuario del Carmine. Alessia Rosadi di Francesco e Maria Assunta Turillo è stata battezzata da don Marco, domenica 23 luglio, nel Santuario del Carmine.

Dal “Giornale di Sicilia” Uno dei grandi cartelloni sulle strade di Medellin, in Colombia, per l’arrivo di Papa Francesco: No se puede vivir sin perdonarse, especialmente en familia

Domenica 12 novembre 2017

Nel Borgo della Croce ad Anghiari Esposizione di antiche varietà di mele

La morte della Maria di Cologna

Alla Portaccia vicino alla Stroscina sopra le fornaci male ridotte

Tutti si invecchia si perde i panni sempre rinchiusi da tanti malanni

Ancora un dolore tra i paesani sempre vissuti in posti vari

Nella famiglia di Carlo Chieli che della Maria erano fieri

Era cognata della mia zia Rosa la loro amicizia sempre prosperosa

Poi la morte del caro marito al figlio adottivo amore infinito

La cara Maria moglie di Bico Paci per tanti anni li vedevo affiatati

Poi sposò il concittadino che abitava a me vicino

E si divisero lavoro e amore tra il Macello da persone dignitose

Poi alla Pieve l’ultima sua pena lì è finita la vita terrena

Lei arrivò in questo Anghiari fare il servizio lì alla pari

Nella Calabria famiglia viveva poi un giorno altra casa fu presa

Poi il tempo per tutti si fa duro e con l’età nessuno fa il muro

Questa cara donna da vera Anghiarese à sempre amato il suo paese:

di Armando Zanchi (Arezzo, 13/6/2017

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In sella ad una moto

La XIII edizione del Motoraduno del Credito Cooperativo

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ettantasei partecipanti in sella ad una cinquantina di moto hanno preso parte domenica 27 agosto alla XIII edizione del Motoraduno del Credito Cooperativo. La manifestazione organizzata come sempre dalla Banca di Anghiari e Stia, con la collaborazione del Moto Club Il Ferraccio “Baldaccio Corse” ha avuto quest’anno come destinazione l’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore, meraviglioso complesso monastico che si trova nel Comune di Asciano, in provincia di Siena, nel cuore della Toscana. Il Motoraduno ha rappresentato ancora una volta l’occasione per trascorrere una domenica in compagnia, condividendo amicizia e passione per le moto (di ogni genere, da quelle d’epoca a quelle più moderne), andando alla scoperta di alcuni dei luoghi più affascinanti del centro Italia e tenendo viva una tradizione nata nel 2005 e capace di rinnovarsi anno dopo anno. Anghiari ha rappresentato, così come nelle passate edizioni, la sede di partenza e di arrivo del motoraduno 2017. La carovana è partita alle ore 8:45 da Piazza IV Novembre (a pochi metri di distanza dall’ingresso della Banca di Anghiari e Stia) e si è diretta verso l’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore transitando per lo Scopetone vecchio, Olmo, Monte San Savino e giungendo ad Asciano. Appena arrivati a destinazione i 76 partecipanti al Motoraduno hanno visitato l’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore scoprendo attraverso i racconti di una guida turistica le meraviglie di questo incantevole monastero: l’antica biblioteca e il chiostro. Subito dopo aver soddisfatto “l’appetito culturale” è stato il momento del pranzo che si è svolto nel parco dell’Abbazia, presso il ristorante La Torre e che ha permesso ai presenti di gustare anche le prelibatezze culinarie del luogo. La truppa di motociclisti è poi ripartita alla volta di Anghiari e ha fatto sosta in località Ponte alla Piera partecipando dalle ore 17:00 alla tradizionale

e caratteristica Festa del Contrabbandiere. Il rientro alla base ha posto fine a questa splendida giornata trascorsa in compagnia e con la passione per la moto a fare da filo conduttore. Lo ha confermato Fabiano Gigli, dipendente della Banca di Anghiari e Stia ed organizzatore da sempre della manifestazione. “Abbiamo vissuto un’altra bellissima edizione del Motoraduno. Per la numerosa partecipazione, per il fascino dell’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore e per il piacere di ritrovarsi assieme a tanti amici che amano girare in moto. È stata una giornata molto piacevole che ha testimoniato ancora una volta il successo della manifestazione. Ci tengo a ringraziare tutti i partecipanti e tutti coloro che hanno collaborato all’organizzazione, a partire dalla Banca di Anghiari e Stia e dal Moto Club Il Ferraccio “Baldaccio Corse” del presidente Antonio Agolini. Per gli amici del Motoraduno appuntamento al 2018 quando andremo alla scoperta di un altro dei tanti meravigliosi luoghi del centro Italia”.

Il sostegno della Banca all’edizione 2017 di MeaMovies

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nche nel 2017 la Banca di Anghiari e Stia Credito Cooperativo ha sostenuto la rassegna di cinema itinerante “MeaMovies”, promossa per il secondo anno di fila dall’associazione giovanile anghiarese MeaRevolutio[nae]. Tanti ed interessanti gli eventi proposti nel corso dell’estate 2017 con la proiezione di film in alcuni dei luoghi più affascinanti di Anghiari. Tra questi impossibile non fare riferimento alla splendida terrazza di Villa Gennaioli, situata nel belvedere di Anghiari con vista sul paese antico e sulla Valtiberina, che ha fatto da cornice alla serata che si è svolta domenica 9 luglio 2017. In questa occasione è stato proiettato il capolavoro del regista Matteo Garrone “Il racconto dei racconti”. Questa la trama: “C’era una volta un regno, anzi tre regni vicini e senza tempo, dove vivevano, nei loro castelli, re e regine, principi e principesse. Un re libertino e dissoluto. Una principessa data in sposa ad un orribile orco. Una regina ossessionata dal desiderio di un figlio. Accanto a loro maghi, streghe e terribili mostri, saltimbanchi, cortigiani e vecchie lavandaie sono gli eroi di questa libera interpretazione di tre delle celebri fiabe tratte da Il Racconto dei Racconti di Giambattista Basile”. Le serate di MeaMovies hanno confermato lo spirito di iniziativa di MeaRevolutio[nae], una delle associazioni giovanili anghiaresi più attive, capace promuovere l’aggregazione e di organizzare eventi di vario genere (musica, cinema, cultura). Iniziative sempre apprezzate, che coinvolgono ragazzi e ragazze di tutto il territorio e che meritano di essere sostenute da una banca che è da sempre attenta alle attività locali e al mondo dei giovani.

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Da Tavernelle Considerazioni

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a Festa di Tavernelle di quest’anno è stata la trentaduesima occasione che vede riunite le persone che considerano la parrocchia come la propria famiglia. È stata una festa molto sentita anche quest’anno, delle persone hanno lavorato ed è grazie a queste persone che la Festa della Famiglia va avanti. La giornata si è strutturata così: la mattina la Messa nel giardino del Centro La Famiglia, poi c’è stato il pranzo che ha avuto proprio la caratteristica dello stare insieme con le persone di Tavernelle. Nel pomeriggio una serie di giochi per giovani e meno giovani, merende preparate dalle donne e infine l’estrazione della lotteria. Quello che è importante non è tanto il risultato economico che è buono e che serve per le opere parrocchiali, ma la caratteristica propria di questa festa, di rinsaldare i rapporti fra le persone ma soprattutto far sentire la parrocchia come la ‘propria’ famiglia in cui ciascuno è chiamato a vivere. E questo nonostante questa famiglia sia piccola, piena di difetti però, è sempre la nostra famiglia.

Compagnia di Galbino...

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a Compagnia del Sacro Cuore di Galbino avrà nei prossimi mesi diversi appuntamenti. In particolare voglio segnalare la Festa della Madonna del Rosario (domenica 8 ottobre) con i Confratelli con la cappa che porteranno in processione la sacra immagine della Madonna. Poi, per i Santi, ancora i Confratelli ed i fedeli si recheranno processionalmente al cimitero dopo la S. Messa nella chiesa di Galbino. Infine nei primi giorni di dicembre, incontro di tutte le Compagnie di Anghiari a Tavernelle per la recita dei Vespri. In questa occasione seguirà un momento conviviale con assaggio dell’olio nuovo (MF).

Programmi e celebrazioni Domenica 8 ottobre festa della Madonna del Rosario; la S. Messa verrà celebrata a Galbino alle ore 11:00 (a Tavernelle la S. Messa delle 11:00 è sospesa), seguirà la processione con l’immagine della Madonna. Alle 12:30, pranzo al Centro la Famiglia di Tavernelle, il ricavato sarà devoluto per le adozioni a distanza. Domenica 29 ottobre S. Messa alle ore 11:00, mandato alle Catechiste e mercatino pro missioni. Mercoledì 1° novembre, Tutti i Santi, alle ore 15:00 Rosario a Galbino, a seguire S. Messa e processione al cimitero (al mattino non c’è la Messa in parrocchia). Giovedì 2 novembre, alle ore 16:00 S. Messa per tutti i defunti della Compagnia. Da venerdì 3 novembre fino a venerdì 10 alle ore 16:00 ottavario per i defunti. Giovedì 30 novembre Sant’Andrea Apostolo. S. Messa a Galbino alle 18:30, seguirà la “Cena dei Capofamiglia” al Centro la Famiglia di Tavernelle. Si ricorda che dal 1° novembre la S. Messa feriale sarà alle ore 16:00 in parrocchia. Nella foto in alto: l’immagine tratta dallo stendardo della Compagni di Galbino. Sotto - Festa della Madonna del Rosario: i confratelli e i sacerdoti durante la processione.

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Pellegrini

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Percorrono i sentieri che collegano Dovadola ad Assisi

on tornati! Quei pazzi che macinano a piedi chilometri su chilometri ogni giorno, i pellegrini, son tornati e solcano di nuovo con sicura tranquillità le strade della nostra valle, il corso del Borgo, le vie delle nostre cittadine: zaino in spalla, a volte il cappello a larghe falde, sempre il bastone in mano che può essere fatto per l’occasione, trovato cioè lungo il cammino, o comprato, e allora ha l’aspetto di due più moderne racchette da marcia acquistate nel negozio da trekking più vicino a casa. Ma sono loro, i pellegrini, non semplici marciatori per sport o per diporto! Pellegrini veri e propri con una partenza ed un obiettivo spirituale. Quelli che capita di incontrare sempre più di frequente per strada, all’inizio d’estate, sempre più spesso nelle stagioni intermedie, e a volte pure d’inverno, sono uomini e donne sul Cammino d’Assisi, sulle orme di Francesco, a lucrare per esempio, nei primi d’agosto, il Perdono proprio nei luoghi del Santo. La Verna, Assisi, eremi come la Casella a Caprese o Monte Casale di Sansepolcro sono mete e tappe di un percorso spirituale sulle orme della santità del Poverello che, per alcuni, i più documentati, interessa anche Montauto di Anghiari, che fu custode di un saio di Francesco. Cammini spirituali, di conversione, di ricerca di senso alla sequela di una persona. Oggi come nel medioevo; lo spirito e il gesto sono simili a quelli che nei secoli passati spingevano tanti verso il Finis terrae, alla tomba di S. Giacomo, o a Roma verso la tomba del Principe degli apostoli, di Paolo e degli innumerevoli martiri cristiani dei primi secoli o, per i più ardimentosi, verso Gerusalemme a calcare la polvere e le strade che hanno visto i passi di Gesù. È giunto in redazione un volumetto prezioso, una miniguida in 12 tappe, intitolato il Cammino di Assisi; è una guida del pellegrino che descrive minuziosamente, strada per strada, sentiero per sentiero, fonte per fonte, per dissetarsi nei luoghi isolati attraverso le montagne, rifugio per rifugio al termine della tappa giornaliera, tutta la strada da percorrere. Punto di partenza Dovadola, in Romagna, meta del percorso Assisi; mete intermedie la Verna, la Casella, Montecasale. Formato tascabile, il libretto può agevolmente stare nella tasca dietro dei blue jeans; fogli volanti che possono essere, di volta in volta, collocati nella tasca trasparente appesa al collo per una consultazione continua mentre si è in marcia. E via per dodici lunghi giorni di strada a piedi, con il cavallo di S. Francesco come dicono ancora i nostri vecchi.

Lungo le strade che ci restituiscono, ancora oggi le orme di Francesco: così l’approdo a Camaldoli è previsto per la fine della 4° tappa; quello a La Verna per la 6° tappa; quello a Montecasale è previsto invece per l’inizio della 8° tappa, attraverso il sentiero montano sulla strada fra Sansepolcro e Città di Castello; poi Assisi è la meta finale, obiettivo della 12° tappa. Anche il territorio di Anghiari è solcato da questo andare spirituale, nel corso della 7° tappa da Caprese a Sansepolcro. Podisti, camminatori per salute, amanti del trekking incontrano molto frequentemente i pellegrini lungo gli argini del fiume Tevere. Scendendo infatti dai sentieri dei Monti Rognosi, questi si dirigono verso il Tevere lungo la strada dei Renicci, dove c’era il campo di concentramento degli slavi fino al 1943. Ci sono quelli che raggiungono l’argine di golena e camminano fino al borgo di Viaio, e quelli che percorrono la via più esterna, nota come Via regia, per rientrare nell’argine sempre a Viaio; poi avanti fino a S. Croce e infine S. Fiora, fino alla dritta che collega Anghiari con Sansepolcro. Chi sa se i camminatori locali, quando hanno incontrato i camminatori dello spirito, li hanno salutati o li salutano con l’antico saluto dei pellegrini medievali! Ultreja, buon cammino verso la meta! (e.p.) In alto un pellegrino che si affaccia in una delle valli che attraverserà nel suo cammino verso Assisi.

Avete dei ricordi legati ad Anghiari o Monterchi? Fateceli avere Li pubblicheremo volentieri alla prima occasione 31


Butigliozzi & C. Richiesta di chiarimenti di Anghiarino, di qua dal Tevere, e risposte del professor Mattesini, di là, sulla etimologia di parole dialettali usate in Valtiberina con qualche necessaria divagazione.

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ualche giorno fa mio nipote, mentre si stava mangiando, beveva in continuazione. Al che io, memore degli avvertimenti fatti a me a suo tempo gli ho detto: «Attento che diventi un ‘Butigliozzo’!» Ripensando a questa mia espressione riguardante i girini, ho voluto ritrovare altri nomi dialettali di animali con i quali si ‘combatteva’ ogni giorno. Sarà questo il quesito che porrò al professor Mattesini, ho pensato. Con l’aiuto di vecchie interviste e con il confronto con il ‘Maschio’, tipico abitante del Topo, di Vincenzo del Molin del Caccia ed altri, eccone una serie. Saltangreppe (cavallette), Cavaocchj (libellule, volavano soprattutto lungo la Reglia o la Gavina), Brendole (le farfalline chiare molto più piccole delle farfalle; si trovano soprattutto nel grano quando va a male), Reghini (ramarri), Bissante/Bissantole (ragni molto esili con le gambe lunghe lunghe che si trovavano soprattutto al momento della mietitura. Si cantava questa canzoncina: “Bissanta bissanta dammi una goccina di acqua santa” e, come si ‘toccavano’, lasciavano un ricordino), Ciaraficole (piccola zanzara scura che dà dei pizzichi dolorosi), Bucaroni (un coleottero nero che si vede volare la sera quando è caldo), Piattoloni (blatte, vivono nei posti umidi e freschi e anche in casa), Nottoli (pipistrelli; la nottola invece era la particolare chiusura degli scuri delle finestre), Zille (cetonie dorate, stanno soprattutto nei fiori di sambuco, con un gioco che oggi non farei assolutamente: gli si legava una zampa ad un filo sottile e si facevano volare in tondo). Chiudo coi Dormiglioni un coleottero nero che sta nel terreno e mangia le piante al colletto. Ecco qua professore. Di alcuni l’origine mi sembra intuibile, ma di altri è un po’ più complicata: serve il suo aiuto. Ce la faremo! Un saluto da Anghiari da Anghiarino.

considerate le loro piccole dimensioni. Sarebbe semmai da accertare quanto alcuni di essi potessero essere fastidiosi per gli altri “passeggeri” del biblico natante. Risalire all’origine dei nomi, propri e comuni, è curiosità a cui nessuno sfugge, almeno una volta nella vita. Ma lei, caro Del Pia, è la persona più curiosa che io conosca, quella che tanto suasivamente quanto inesorabilmente mi costringe al lavoro anche in queste torride giornate agostane. A parte le battute, e dato che la curiosità positiva è sintomo d’intelligenza, provo a fornire qualche risposta, ovvia e meno ovvia, ai quesiti etimologici che mi propone. Comincio dal girino, la larva acquatica a corpo globoso degli anuri (rane e rospi) che qua da noi, e in un’area piuttosto vasta, è detta butigliòzzo (al Borgo con il termine ci si riferisce spregiativamente anche a un ‘uomo di bassa statura e corpulento’). La base più probabile (secondo il Lessico Etimologico Italiano [LEI] di M. Pfister e W. Scheiwckard, vol. 6, col. 1473, rigo 52) è il prelatino *bot(t)-/*but(t)-/*pott ‘gonfiore, cavità’, che origina, oltre a tante altre voci, anche l’it. botta ‘rospo’ e il nostro pottóne ‘smargiasso, persona che si dà delle arie (cioè si gonfia)’. Secondo altri (A. Nocentini) si dovrebbe invece risalire al germ. *butt- ‘ottuso, mozzo’ (ted. bavarese butt ‘persona o animale di statura tozza’). Da escludere senz’altro un’origine dal lat. volg. *butticula, dim. di buttis ‘vaso’, che richiamerebbe la forma a ‘piccola botte’ del corpo del girino. Passo al coro degli animaletti volanti, per lo più insetti. Il termine bréndola ‘farfallina della tignuola, di colore chiaro’ (al Borgo brèndola e brendulina, con anche brendolóne ‘girellone’) è voce anche marchigiana sett. che, insieme a baleno, barlume e ai vari composti e derivati di belula, come l’it. libèllula e il castellano e perug. bèllera ‘farfallina notturna’, ‘libellula’ ed anche ‘tarma’ (tutti influenzati da ‘bello’), si rifà alle radici semplici preromanze *bal-/*bel/*barl/*berl- nel significato di ‘lucente’, con successivo sviluppo semantico a ‘macchiato di bianco’ (LEI, vol. IV, coll. 559-560). La fastidiosa ciarafìcola è altrove detta sarapica (nel romanesco e nei dialetti ciociari), sarafica (amiatino), zarabiga (emil.), ciarapica (marchig. e abruzzese), sirapica (sicil.), ecc. Il DEI (Dizionario etimologico italiano di C. Battisti e G. Alessio) fa risalire ciarapica (e sarpica) al tardo lat. salpuga, salpiga ‘sorta di formica o ragno velenoso’, nelle glosse spiegato anche come “specie di mosca”. Tuttavia si potrebbe ipotizzare, con discreta probabilità, anche una derivazione da (zan)zara + pica, con perdita della sillaba iniziale (zan-) per dissimilazione, e fusione con la voce verbale pica (dal lat. volg. picare ‘pungere’).

P.S. Per le ‘ciaraficole’, diverse persone, e anch’io, hanno sentito questo nome, ma non sapevano spiegare di che tipo di animale si trattasse. Fortunatamente, postremo, l’ho chiesto al Mugelli della Bernocca, che mi ha fatto vedere i suoi polpacci dove proprio quella mattina le ‘ciaraficole’ in questione gli avevano dato diversi pizzichi, e ha confermato: zanzare piccole, scure e micidiali.

Caro Del Pia, non saprei dire se il vegliardo Noè abbia pensato di accogliere nella sua arca tanta varietà di insetti e animaletti. Il posto certo non gli dovette mancare,

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Meno problematici gli etimi di cavaòcchjo, che corrisponde all’it. cavalòcchio ‘libellula’ (documentato fin dal sec. XIV) e viene dalla locuz. cava[re] [l’]occhio (poiché si crede che la libellula, volando all’altezza degli occhi di una persona, possa accecarla), e di nóttolo (al masch. nell’anghiarese) ‘pipistrello di colore bruno rossiccio’ riconducibile al lat. volg. *noctula(m) ‘civetta, pipistrello’, propr. ‘uccello notturno’ (der. di nox noctis ‘notte’), che in italiano dà infatti nòttola, come al Borgo, dove registro però anche la forma masch. e, come ad Anghiari, al femminile significa pure ‘saliscendi di legno per la chiusura dei battenti’ (in it. nottolino), per estensione metaforica del significato originario, data la somiglianza di forma con un becco d’uccello. Lo zoonimo zilla ‘cetonia aurata’, da proferire con una bella z sonora, è un deverbale dell’it. zillare (e zirlare) ‘emettere un verso sottile e acuto, stridere’, che ha origine onomatopeica, cioè imitativa del verso di alcuni uccelli (in particolare il tordo) e insetti. Non va tuttavia dimenticato che già in latino esistevano forme onomatopeiche simili, cioè i verbi zinzilare e zinzilulare riferiti appunto al verso dei tordi e delle rondini. Circa gli animaletti terragni è piuttosto semplice risalire all’origine di dormiglióne (da dormigliare ‘dormicchiare, sonecchiare’), forse per il comportamento di questo coleottero (del resto la stessa voce si applica a diversi animali), di piattolóne ‘grosso scarafaggio’, accr. di piàttola (dal lat. parlato *blattula[m], dim. di blatta, accostata per etimologia popolare a piatto) e di règheno’ramarro’ che corrisponde all’it. ragano o racano (da una base *rakanus, forse onomatopeica, perché riferita in origine al gracidare delle rane e successivamente ad altro animale di simile colore), che è voce che ricorre anche nel De viribus quantitatis di Luca Pacioli (sec. XV); e così pure per quanto riguarda saltangreppa ‘cavalletta’ (già nel Vocabolario aretino di Francesco Redi [sec. XVII] si legge saltangreppola), cioè animaletto che ‘salta nel greppo’ (il dial. greppa indica una scarpata più grande del greppo). Quanto invece a bucaróne ‘specie di scarafaggio’ (in questa forma anche in territorio castellano, compresa Pietralunga, nell’eugubino e nel cortonese dove però vale ‘maggiolino’) il pur autorevole LEI mostra di contraddirsi. Infatti per l’umbro centro-sett. (Marsciano e Ponte Felcino di Perugia) bucajóne ‘stercorario’ (così anche in Val di Chiana e in Val di Pierle), e per il folignate bucaróne (pure marchig. sett.), rimanda a una base *bukche, con *bug-/*bek-/*beg-/*bak-/*bag-/*bik-, è voce che suscita «ripugnanza, paura o disistima» (bucaróne, -ajóne appartengono alla sottosezione «insetti; animaletti ripugnanti»; cfr. LEI, vol. V, col. 883, rigo 31). Invece nel LEI, vol. VI, col. 503, rigo 3 e sgg. l’it. bucaróne, sempre nel sign. di ‘scarabeo stercorario; specie di scarafaggio’, con la variante dialettale bucaióne attestata in Umbria, Marche sett. e Toscana, è ricondotto alla base *buk- che pertiene alla serie *bok(k)-/*buk(k)-/*puk- con

il significato di ‘pungere; perforare’ (a Gubbio, Magione di Perugia e in territorio folignate il bucaróne, bucayyóne è infatti il ‘tonchio’). Ho lasciato per ultima la bissanta o bissàntola, una delle numerose specie di Opilionidi (Opiliones Sundevall, 1833), falsi ragni d’erba appartenenti alla classe degli Aracnidi dalle zampe eccezionalmente lunghe rispetto alle dimensioni del corpo (al Borgo infatti con bissanta si indica anche una ‘ragazza dalle gambe lunghe e molto magre’, ‘nna gambesècche), che secerne una sostanza odorosa trasparente usata come difesa (un informatore dell’aretino mi riferisce la canzoncina per gioco bissàntola, bissàntola, / damme n gòccio d’acqua santa, / sinnò te ròmpo nna zampa). In questo caso risalire all’etimo sembra più problematico, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto semantico. Per la veste fonetica infatti si potrebbe pensare a uno dei tanti derivati del lat. bestia, bistia (it. biscia; l’etimo serve comunque a determinare non soltanto serpenti, anguille, rettili in genere e anfibi, bensì anche insetti e altri animali) associato all’agg. santa (nonostante la variante bissàntola, scarterei dunque il banale accostamento a taràntola, che creerebbe maggiori problemi sul versante fonetico). Tuttavia, proprio per il determinante aggettivale (santa) sorge il problema dal punto di vista del significato: perché il “ragnetto” dalle lunghe zampe (genericamente una “bestia”) sarebbe qualificato come ‘santo’? Per confortare l’ipotesi – ammesso che abbia qualche fondamento – si dovrà probabilmente indagare sul piano delle credenze popolari locali o del comportamento di questo aracnide (forse la secrezione del liquido è stata accostata all’aspersione di acqua benedicente?). Al proposito metterà conto ricordare che la mantide religiosa, detta anche pregadio, è così denominata perché tiene le zampe anteriori dentellate come in atto di preghiera, quando si irrigidisce in attesa della preda. E, guarda caso, proprio questo insetto predatore nell’istriano è detto per l’appunto bèstia-ssanta. Saluti borghesi all’Anghiarino anghiarese e ai miei quattro lettori da Enzo Mattesini Nel disegno, tratto da Super Coloring, una libellula, il nostro ‘cavaocchj’.

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Storielle di Anghiari

Elogio della antica zanzara nostrale

La Trattoria del “Vescovo” - Il Cantinone (di Alighiero) era così chiamato perché ‘Vescovo’ era il soprannome dell’allora proprietario, che però non era uno stinco di santo. La gente, poco acculturata dell’epoca, teneva i conti con le tacche, che rappresentavano l’unità di misura: un sacco di grano, un cesto di mele e, nel nostro caso, un quartino di vino. Vedendo che le tacche di Ricciotto erano numerose, il Vescovo gli chiede quando intende pagare. Per segnare si usava generalmente una tavoletta di legno ed un lapis invece il ‘Vescovo’ adoperava lo spidone, facendo dei segni sul camino e Ricciotto risponde: «Sta tranquillo, quando è finito il ‘labise’ te pago.»

a quando sono arrivate le zanzare tigre ho riabilitato la nostra vecchia, storica, zanzara: quella cicciotta, di un tenero color pastello che se ne sta tranquilla tutto il giorno appesa al m u r o a capo del letto per scendere poi a farci visita quando ci si sdraia. D’accordo! È anch’essa fastidiosa però è lieve, gentile; si annuncia con un penetrante ronzio da piccolo aeromodello intorno alle orecchie giusto per avvisarti che sta per darti un bacino ma con discrezione, educatamente e, a meno che tu sia allergico, non lascia arrossamenti pruriginosi. Invece, la zanzara tigre (nel disegno) è insaziabile, avida, indiscreta, famelica: colpisce anche di giorno, ti assale a frotte preferendo l’ora del tramonto quando stai innaffiando i fiori in pantaloncini. Non teme le tue smanacciate, ti perfora le gambe cibandosi di te come se tu fossi il banco alimentari della COOP. Per uscire di casa a quell’ora devi metterti lo scafandro ed il giubbotto antiproiettile. È un Attila alato che non teme nemmeno i consueti prodotti farmaceutici antizanzara e ti colpisce a raffica con la mitraglietta Skorpion lasciandoti sulle parti scoperte le stesse aree irritate di quando hai camminato dentro un cespuglio d’ortica. La chiamano zanzara tigre per la sua livrea juventina a strisce bianco-nere e per la sua aggressività. Io l’ho ribattezzata “ zanzara dell’ISIS”. Così ora ne abbiamo due tipi di zanzare rompiscatole e chissà quali altri guai ci pioveranno addosso in questo mondo globalizzato!

di Alfonso Sassolini

raccontate da Cesare Menatti

Angelina - Caprese Michelangelo era soprannominato dagli anghiaresi “la fabbrica delle serve” e le ragazze più sveglie e intraprendenti venivano avviate al servizio a Roma. Anche l’Angelina fa la sua bella esperienza romana e torna con qualche soldino e molte conoscenze e nozioni in più: le ci vuol poco quindi per trovarsi un lavoro ad Anghiari. Un giorno si presenta dal Chieli nel suo negozio di alimentari e il Chieli, da persona squisita qual era, l’apostrofa così: «Buongiorno signorina, che posso darle?» Angelina si rende subito conto che la persona che ha davanti non è il solito ignorantone. Così cinguetta dall’alto delle nuove conoscenze acquisite a Roma «Buondì sig. Chieli, vorrei un etto di alici sotto sale» Il Chieli prende il barilotto delle acciughe e domanda: «Vanno bene queste?» «Si, certo..., è la risposta, ma sgruglitele», con il che dimostra le sue origini caprogiane non essendo riuscita a dire “scrollatele dal sale”.

D

(Aldo Sarullo) […] Ci insegna Giovanni Falcone: «Spesso capita che se la realtà non è quale la si desidera o quale si pensa, è la realtà che è sbagliata e non siamo noi.»

La scadenza degli anni di Armando Zanchi Arezzo, 22/8/2017

I capelli sempre ritti tu li trovi sempre fitti

Ma invecchiando c’è le smorfie le basette lunghe o corte

Siamo tutti principianti a scadenza con gli anni

Un lavoro da vero artista con un baffo sempre a dritta

Del Barbiere c’è il richiamo fa il taglio con la mano

Il capello si avverte sta cambiando la sua veste

Giovincelli guance lisce senza barba non ti tradisce

Ogni anno senza commento questo baffo in aumento

Che arriva a dimezzare quel capello da portare

E da nero diventa bianco e si vede che è stanco

Spunta un pelo sopra il labbro ed il baffo bisogna farlo

E la barba aumentata tutti i giorni va rasata

Da portare sempre in testa senza fare la protesta

E nel giro dell’annata ti ritrovi la testa pelata:

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L’estate ad Anghiari* Ricordi precisi. Sensazioni precise. Soprattutto odori e suoni dell’ “estate anghiarese”. Se dovessimo dotare il racconto di una colonna sonora, essa sarebbe ritmata dai colpi battuti sulle incudini dei fabbri che affollavano la parte a valle della salita della Croce, da Moschino ai Fracca, al Sor Re, a Beppe del Fabbro, al Mangoni e a tanti altri. L’estate anghiarese sembrava esaltare, soprattutto nel pomeriggio afoso, i suoni che l’inverno ovattava: le ore del Campano battevano più forti, le campane delle tante chiese sembrava suonassero, sempre, a distesa; le grandi seghe a nastro delle falegnamerie di Cannone, del Frini, di Arnese, del Franceschini carraio, sembravano sirene sfiatate e nelle tante botteghe dei calzolai, di Pietralle, di Bellefettine, di Desidero, del Baglioni, del Papini, il martello spianava le suole e infilava chiodi e semenze a ritmo serrato mentre si diffondeva un odore acre di cuoio e di pece. Nelle case regnava il silenzio. Le finestre erano tutte chiuse e si sarebbero riaperte soltanto con il fresco della sera. Ma non c’era verso di riposare. Quando meno te lo aspettavi, dalla terrazza del Martini o dal Caffè di Tremendo le prime monumentali radio-grammofono a tutto volume gracidavano le ultime novità: “Sono tre parole”, “Portami tante rose”, “L’Alfa di Nuvolari”, “Solo per te Lucia”, “La rumba delle noccioline”… Quando poi le radio tacevano e la Piazza era immersa in un breve silenzio infuocato come il bronzo del Garibaldi, uno strano grido lacerante sembrava chiamare a raccolta mamme e ragazzini: “...gggelàttt...” Era il Fontana, sudato e ansimante per la fatica che, da Sansepolcro, in bicicletta, portava il suo marchingegno contenitore di ghiaccio, di coni, di gelato alla crema. Si aprivano solo allora le porte, perché i ragazzini, ottenuto il finanziamento, si affollavano attorno al gelataio con i bicchieri di casa da riempire per la non modica cifra di “mezzalira”. E intanto si aspettava il fresco del tardo pomeriggio. Le mamme riportavano i bambini al “Campalafiera” per la merenda, controllando che non si avvicinassero ai “funai” che intrecciavano pericolosamente le corde per tutta la lunghezza del Campo. I più grandicelli si “rivestivano” per gli “incontri della gioventù” che avvenivano, sempre lassù, dove i “carrai” Gamberonci avevano fatto il deposito di legname. Lì, seduti su quei grandi tronchi da lavorare, avevano inizio i primi amorazzi estivi, amorazzi di gruppo, fatti solo di sguardi, di complimenti, di canzoni cantate in coro tenendosi per mano. Erano ritornati i “villeggianti”. Da Milano, da Firenze, da Roma, da Arezzo. C’erano Pino e le ragazze del Chieli, Solferino, le Buitoni, le Vagnetti, le Guerri e poi Dario Tenti, Piero

Magi e tanti altri. Erano ritornati i “villeggianti” che, in realtà, erano vecchi anghiaresi che stavano lontani per lavoro. Erano ritornati per ritrovare parenti, ma anche per far vedere ai compaesani che sì, avevano lasciato Anghiari ma si erano guadagnati soddisfazioni e benessere. Sul tardi, finito il lavoro, i “grandi” si ritrovavano nel giardino della Mariuccia a “far merenda”, a giocare a carte, a bere vino e gazzose (quelle con la “pallina” di vetro per la chiusura). Sul vecchio campo da calcio, in terra battuta, si allenava la prima “Baldaccio Bruni” che tentava, invano, l’eterna rivincita sul “Sansepolcro”, o si esibivano i campioni del tamburello da Pietrino Nofri a Boris, dal Guerri al Foni, famosi per la grande abilità, per la forza e per la precisione del tiro. Altri gruppi di “compagni di merende” affollavano le botteghe della Motina, di Tavernelle, del Carmine o giocavano “la bevuta” con le rulle e i ruzzoloni per la discesa della Fossa o del Crocifissino. In Piazza, sui tavolini floreali in ghisa e piano di marmo bianco del Caffè della Sora Libera, tenevano banco i giovani intellettuali ed artisti che portavano da Roma e da altrove le novità e la moda. Annibale Vitellozzi, Ettore Palombini, Gigino Vagnetti, Gregorio Busatti, in attesa della cena, disegnavano sul marmo, con mano esperta, caricature e oscenità che facevano trasalire persino la Contessa Smith che, dicevano loro, era abituata a ben altro. Poi, infine, subito dopo il tramonto, dalle Logge, spuntava un grande cappello sotto cui, sorridente, appariva Fausto Vagnetti, “il professore”, l'ultimo grande impressionista nostrano che, carico di entusiasmo e di attrezzature, tornava dalla Bernocca, da Monteloro, dopo aver lasciato all’eternità, nella tela, le luci, le ombre, i colori del “suo” Anghiari. Anghiari d’estate. * Alessandro Giorgio Giannini, Gli scalini del monumento. ...per raccontare Anghiari di “ieri”, senza luogo, senza casa editrice, senza data. Nella foto sono raffigurati gli avventori del Bar Garibaldi che amavano, come fanno ancora, sostare davanti al bar stesso.

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Ringraziamo

Tetti

nche quest’anno dobbiamo porgere i nostri ringraziamenti a tutte quelle persone che hanno offerto il loro contributo per la buona riuscita dei festeggiamenti in occasione della ricorrenza di San Lorenzo. Potremmo fare anche i loro nomi, ma a ben guardare sono sempre gli stessi: gli stessi del 2016, 2015, del 2014, del 2013 e così via: tutti gli anni le stesse persone. Forse il prossimo anno qualcuno nuovo ci sarà. Chissà. Staremo a vedere, bisogno ci sarebbe, ma possiamo anche continuare così, per tanti anni ancora. Ringraziamo per le offerte che abbiamo ricevuto: Teniamo a fare presente che tutto quanto ricevuto verrà impiegato per lavori da eseguire per la nostra chiesa. Ringraziamo l’Agriturismo “Il Sasso”, per il suo contributo economico e per i piatti preparati, abbondanti e molto apprezzati. Sono andati a ruba. Ringraziamo David Del Gaia, giovane viticoltore di Roncione, che ci ha offerto, anche lui gratuitamente, i suoi vini di ottima qualità. Ne sono stati consumati diversi litri, oltre ogni previsione. A questo punto non ci resta che dare a tutti un arrivederci al prossimo anno, certi che sarà ancora una splendida giornata, e guai a chi mancherà: dovrà portare una credibile giustificazione.

l rifacimento del tetto della Propositura rimane l’impegno più oneroso che la parrocchia dovrà affrontare entro breve tempo. Il progetto infatti, già predisposto dai tecnici, è in dirittura di arrivo e quanto prima partiranno i lavori. In quell’occasione si provvederà anche alla manutenzione delle pietre della facciata. Venendo alle altre chiese c’è da segnalare che la tempesta di vento del 10 agosto ha fatto un po’ di danni: A Sant’Agostino si dovranno sistemare alcune tegole del torrione e sarà necessario un cestello particolare, data l’altezza. A San Lorenzo il vento ha abbattuto un albero causando dei danni, fortunatamente non gravissimi, alla copertura della canonica. Infine la chiesa della Croce. Anche qui il vento ha fatto dei danni nella parte posteriore della chiesa, quella che dà verso Pieve di Sovara. Insomma c’è sempre da fare. Per tutti questi interventi sono già state incaricate le Ditte che eseguiranno i lavori. (Mario Del Pia)

A

Andrea Dellacasina.

I

In alto una cartolina d’epoca con in primo piano la Propositura. Il campanile aveva ancora solo tre campane.

Appuntamenti per l’autunno ad Anghiari

31 ottobre - 1° novembre I Centogusti dell’Appennino 11 - 12 novembre Festa di San Martino e dei ‘Bringoli’

E

bimbi di oggi

cco Leonardo, 9 mesi di vivacità, sul suo tappeto da gioco mentre fa linguaccia alla mamma che gli scatta la foto. Leonardo vive ad Arezzo. Il babbo Erik Tagliaferri è ingegnere meccanico, la mamma Annarita Nicchi, originaria di Anghiari, è educatrice al Convitto Regina Elena di Sansepolcro. È l’amore dei nonni e degli zii, per questo fa il pendolare tra Arezzo, Sansepolcro e Anghiari.

L

bimbi di oggi

uca Venturini qui nella foto ha poco più di un anno, è nato in luglio dell’anno passato. Il babbo Nilo è medico all’Ospedale del Borgo mentre la mamma Monica Gnaldi è architetto. Abita con la sua famiglia al Borgo; i nonni Rosa e Ivan abitano a Corte, vicino al Carmine, e la nonna Grazia abita al Molinello dove c’è anche la bisnonna Ebe. Quando la mamma è impegnata potete trovare Luca al Molinello ed è la gioia, oltre che dei genitori, di nonni e bisnonni.

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La coltura del guado in Valtiberina di Flavio Mercati

C

’era un tempo nella vallata della Valtiberina (toscana ed umbra) e forse anche della Sovara, ma anche da altre parti di cui non parleremo, perché ci interessa parlare solo di queste nostre zone, una coltura, molto estesa ed importante, che, insieme a quella della canapa e forse di qualche altra coltura, non esiste più in questi territori, parliamo del guado. Il guado è una pianta usata sin dall’antichità per produrre il colore azzurro, chiamato anche turchino o indaco, usato per tingere i tessuti. Il nome scientifico è Isatis tinctoria. Si tratta di una pianta appartenente alla famiglia delle Crucifere, che annovera circa 2.500 specie: alcune sono usate come ortaggi, ad esempio il cavolo, la rapa, il ravanello; altre danno delle spezie; altre si coltivano a scopo ornamentale. Dalle foglie del guado, invece, si ricavava questo colore, l’indaco. In realtà, esperimenti recenti hanno dimostrato che il colore ricavato è verdeazzurro, a meno che un tempo abbiano usato una tecnica di estrazione del colore migliore di quella usata in questi esperimenti, ma c’è da dubitarne, come vedremo. La pianta, probabilmente di origine asiatica, ed introdotta da noi in epoca protostorica (i primordi della storia), fu ampiamente coltivata in epoca romana (vitrum, glastum) e fino all’Evo Moderno. Ma come facevano ad estrarre il colore della pianta? Si utilizzavano le foglie (anche se all’inizio sembra che fosse utilizzata la pianta in toto), che venivano messe a macerare o fermentare nell’acqua per 24 ore circa, dopodiché, nei primi tempi, venivano pestate con delle mazze di legno, come quelle che usavano una volta, al tempo della vendemmia, per pestare l’uva nei bigonci, da noi detti bigoni, fino a produrre una poltiglia. In tempi più recenti, invece, l’operazione veniva svolta da appositi mulini, come nella macinazione del grano. Sicuramente con la macinatura si otteneva una poltiglia ancora più fine e si risparmiava lavoro umano. Quindi si formavano dei pani che venivano messi ad asciugare in degli stanzini o capanne a piano terra, chiamati ‘maceri del guado’, anche se, in realtà, il guado, più che macerare, qui si asciugava. Una volta asciutti, i pani erano pronti per essere venduti. Sembra che mulini per infrangere il guado siano esistiti anche sul territorio anghiarese: uno nella località detta “Infrantoio” (il nome deriverebbe da ‘infrangere’), l’altro lungo la reglia “Acquaviola” chiamato Molinuzzo. Il guado migliore per produrre il colore, nei nostri territori e circonvicini, era quello di S. Angelo in Vado, poi veniva quello della zona di Sansepolcro. Come detto all’inizio, era una coltura molto estesa nelle nostre zone e dava molto prodotto, la cui quantità era calcolata in peso di pani. Nei secoli XIV e XV si producevano ogni anno in Valtiberina anche 350.000

libbre di pani di guado, che, considerato il fatto che per fare un chilogrammo, almeno in Toscana, ci volevano circa 3 libbre, fanno 116.000 chili circa e cioè 1.160 q. Il principale acquirente era l’Arte della Lana di Firenze che, ad esempio, a Città di Castello, nel 1377 disponeva di un deposito di 173 tonnellate di prodotto contro le 66 che aveva nel fondaco di Firenze. Il guado si seminava a fine gennaio, richiedeva diverse sarchiature per liberarlo dalle cosiddette erbacce, ma, se si trovava in terra fertile, dava anche sette raccolti in un anno. Nei secoli successivi questa pianta subì fortemente la concorrenza di un’altra pianta che produceva lo stesso colore: era l’Indigofera tinctoria, propria delle regioni tropicali e sub-tropicali, appartenente alla famiglia delle Leguminose, mentre il guado, come abbiamo detto, appartiene alle Crucifere. La concorrenza dipendeva sia dall’abbattimento dei costi che dalla qualità del prodotto, poiché, per ottenere il colore dalla nuova pianta, non si ricorreva alla frantumazione e macinazione delle foglie, ma bastavano la fermentazione e l’ossidazione all’aria. Il colore si trovava racchiuso in una sostanza incolore, “l’indacano”, che, però, all’atto della fermentazione delle foglie in acqua si scioglieva e si scindeva in glucosio e indossile; con l’ossidazione dell’aria, dopo la fermentazione, l’indossile liberava idrogeno e si trasformava nell’indaco che si presentava come una polvere blu scura. Era l’indaco allo stato puro, con un potere colorante molto più elevato di quello del pastello ricavato dalla macinazione del guado. Infatti nel pastello il colore si trovava mescolato e confuso con i frantumi di tutta la foglia. Naturalmente questo prodotto in polvere era d’importazione, sicuramente dall’India. Ma, nonostante la forte concorrenza, il guado continuò a resistere, tanto che, nel 1802, la zona di Sansepolcro produsse mezzo milione di pani per poi scendere, però, a 90.000 pani nel 1809, proprio nel momento in cui, con il blocco continentale imposto da Napoleone alle merci inglesi o dei territori coloniali inglesi, venne a mancare l’indaco di importazione, e

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dunque la materia prima che serviva all’industria tessile e anche a dipingere d’azzurro o pseudoazzurro le divise dei soldati napoleonici Allora Napoleone corse ai ripari dando nuovo impulso alla coltura del guado, ma volle che anche da esso si estraesse l’indaco puro, in polvere. I coltivatori, diventati bravissimi in secoli di esperienza, tramandata e perfezionata di generazione in generazione, nel produrre l’indaco dal guado, mediante la fermentazione e macinazione delle foglie compattate in pani, non sapevano produrre l’indaco in polvere. Per questo Napoleone decretò l’istituzione nel suo impero di quattro Scuole Sperimentali per l’insegnamento e la sperimentazione del nuovo sistema e una di queste fu assegnata a Sansepolcro. Ci si potrebbe chiedere a questo punto perché Napoleone interveniva negli affari della Toscana se questa non era sotto il suo diretto dominio, però, è vero sì che la regione non era sotto il diretto dominio francese, Il fatto è che il titolo di Granduca era stato assegnato al marito della sorella dell’imperatore, Elisa Baciocchi che esercitava solo un potere di facciata. Chi comandava veramente era Napoleone, anche se la sorella voleva vedere, sapere, controfirmare tutto, puntigliosamente. «Il lavoro è diventato la mia unica passione», scriveva al fratello. A Sansepolcro la scuola sperimentale fu fissata, nel 1812, nell’ex convento di San Francesco; nell’orto venivano coltivate le piante di guado mentre gli esperti insegnavano la tecnica di estrazione dell’indaco in polvere ed eseguivano le esercitazioni pratiche. Il Ministro della manifattura stabilì anche un premio per quei cittadini che fossero riusciti a produrre annualmente 50 Kg. di indaco in polvere. Solo un giovane garzone della scuola riuscì a produrne un po’, ma erano soltanto 15 libbre in un anno (5 Kg.), che non riuscì a vendere e non ebbe neanche il premio non riuscendo a raggiungere i 50 Kg., per cui si vide costretto a supplicare il prefetto di accordargli un sussidio. La Scuola Sperimentale di Sansepolcro non ebbe successo e ancora prima della caduta di Napoleone, avvenuta nel 1814, venne chiusa ed i materiali e le attrezzature venduti all’asta. Finita l’era napoleonica la coltivazione del guado entrò in una crisi irreversibile dappertutto, perché per tingere di azzurro-turchino le stoffe si usava sempre

più l’indaco che veniva dall’estero, in polvere, di provenienza soprattutto indiana1, che era tornato ad essere importato. Il colpo di grazia per il guado in Valtiberina, cioè la fine definitiva, avvenne con l’introduzione ufficiale (cioè sotto il controllo dello Stato) e rapida espansione della coltura del tabacco, una innovazione avvenuta mercé le pressioni dei Signori Gio:Batta (Giovan Battista) Collacchioni di Castelnuovo, senatore del Regno2 e Piero Puccioni, deputato al Parlamento. E così nei campi, dove prima imperversava il guado, apparvero, nel 1867 per la zona di Sansepolcro, e 1875 per quella di Anghiari, le prime piantine di questa nuova pianta esotica venuta dall’America, prima coltivata nella specie per polveri da fiuto detta “spadone”, poi sostituita, piano piano, dalla specie “seed-leaf” per trinciati e ripieni di sigari, ed infine dalla specie Kentucky per sigari completi (il cosiddetto “sigaro toscano” fu creato a Firenze nel 1815, ma tutto il tabacco occorrente, il Kentucky, veniva dall’America). Cominciava così una nuova era per la Valtiberina: era finita quella del guado, cominciava quella del tabacco. Epilogo - Come abbiamo detto sopra, con la fine dell’era napoleonica e l’introduzione ufficiale, qualche decennio dopo, della coltura del tabacco, la coltivazione del guado scomparve definitivamente dai campi della Valtiberina, però il seme della pianta esiste ancora e viene utilizzato in certe zone per dar vita a coltivazioni a scopo sperimentale per ricavarne il colore. A scopo sperimentale sì, ma non solo, infatti la nota Ditta Busatti di Anghiari, produttrice già dal XIX secolo, di tessuti e derivati, ci ha riferito, autorizzandoci nel contempo a pubblicare la notizia, che nelle sue varie creazioni, talvolta usa l’indaco ricavato dal guado. Ciò anche a ricordo di una grande tradizione della Valtiberina, che risale fino ai Romani. Ora, però, rispetto ai tempi antichi, quando il colore si ricavava dai pani, e quindi era impuro, si usa quello allo stato puro, in polvere, che dà risultati migliori ed è ottenuto con tecniche sconosciute a quei tempi. L’intensità del colore della polvere, prima che venga fissato sui tessuti, è in relazione al tempo di esposizione di questa alla luce solare. Più è lungo questo tempo, più il colore è intenso, per la riduzione del grado di umidità della polvere. Ricavando il colore in polvere dal guado non solo si ottiene, come detto, un prodotto migliore rispetto a quello dato dai pani, ma si realizza, anche se a distanza di duecento anni, la volontà dell’imperatore Napoleone Bonaparte, perciò… il cerchio si chiude in tutti i sensi. Note 1) All’inizio del XX secolo, la coltivazione delle piante dalle quali era possibile ricavare l’indaco allo stato puro costituiva una delle principali risorse commerciali dell’India, che esportava in media 6.000 tonnellate

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all’anno del colorante. Nel 1883, però, il chimico tedesco A. von Bayer aveva annunciato la scoperta della struttura dell’indaco, che riuscì a sintetizzare in laboratorio; quindici anni dopo fu messo a punto un metodo commercialmente conveniente per la sintesi industriale di questo colorante, e da quel momento, tra fine ‘800 e inizi ‘900, in India la coltivazione delle piante indigorifere, venne sempre meno praticata fino a cessare completamente. Da allora venne utilizzato quasi esclusivamente l’indaco chimico. 2) Giovan Battista Collacchioni aveva vasti possedimenti in Valtiberina, circa 3.000 ettari (corrispondenti a più di duecento poderi), che si sommavano agli altri 9.000 che aveva in Maremma, nella zona di Capalbio, paese in cui era proprietario anche del Castello. Fonti per questa ricerca. - Pagine Altotiberine, n. 38. - Coleschi-Polcri, Storia di Sansepolcro. - Giuseppe Bartolomei, Il Castel di Sorci. - Giuseppe Bartolomei, ‘N tra le mura. - Gianfranco Di Pietro e Giovanni Fanelli, La Valle Tiberina Toscana. - Federico Nomi, Il Catorcio di Anghiari, copia anastatica, cioè riprodotta nel 2009 uguale alla prima edizione pubblicata a Firenze nel 1830 dalla Tipografia Daddi per iniziativa dell’avvocato Cesare Testi di Anghiari, con note, capitolo per capitolo, dello stesso avvocato. - Enciclopedia Curcio di Scienza e Tecnica. - Indro Montanelli, Storia d’Italia, Vol. IV. - Corpo Forestale dello Stato di Pieve Santo Stefano (Archivio).

Didascalie foto. A pag. 37, una macina recuperata nel territorio anghiarese. A pag. 38, la raffigurazione della pianta del guado in generale e nei particolari. In questa pagina, l’agglomerato dell’Infrantoio che deve il proprio nome alla presenza di mulini per ‘infrangere’ il guado.

Gnorgnella

Vietato lamentarsi

U

Papa Francesco ha ricevuto un cartello un po’ particolare dal dott. Salvo Noè e non ci ha pensato su un minuto e lo ha fatto affiggere sulla porta d’ingresso del suo appartamento a Santa Marta. Il cartello dice:

(raccontato da Assunta Del Pia)

n giorno Gnorgnella era andato a lavorare dai padroni (era contadino) e a mezzogiorno ci fu il pranzo. Fu portata la minestra, che era molto buona, e lui ne mangiò parecchia. E dopo arrivarono varie portate, anche più buone, ma lui non ce la faceva più a mangiarle, e le rimpiangeva. Un’altra volta la solita storia e il giorno a pranzo fu portata la solita minestra ma Gnorgnella ne prese pochissima. Invano i padroni lo invitavano a prenderne più: «Tira giù che dopo non c’è altro.» Ma Gnorgnella non ci cascò e si trattenne aspettando le altre pietanze. Quando poi le donne cominciarono a sparecchiare Gnorgnella rimase molto male: ma naturalmente era uno scherzo e dopo una gran risata arrivò il resto del pranzo. Questo è un episodio appioppato a vari personaggi fra cui anche a un certo Chjribillo. Il tutto è forse inventato ma molto verosimile per i personaggi in questione.

VIETATO LAMENTARSI I trasgressori sono soggetti ad una sindrome da vittimismo con conseguente abbassamento del tono dell’umore e della capacità di risolvere i problemi. La misura della sanzione è raddoppiata qualora la violazione sia commessa in presenza di bambini. Per diventare il meglio di sé bisogna concentrarsi sulle proprie potenzialità e non sui propri limiti quindi: Smettila di lamentarti e agisci per cambiare in meglio la tua vita. Dott. Salvo Noè

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Un’idea un po’ strana

È bene che si abituino a stare con i vecchietti e a volergli bene, tanto più che parecchi di loro seguono i nipotini in sostituzione dei genitori che lavorano. Noi anziani, durante queste due riunioni fatte, abbiamo trascorso con loro ore di svago piacevoli, felici e gioiosi sia gli uni che gli altri. I piccoli si esibiscono con canti, favole ed altro insegnato dalle loro maestre. Noi abbiamo insegnato loro un giochetto banale che ci facevano i nostri nonni: “Mano rota, mano rota, qual è piena e qual è vuota?” Mi sono trovato circondato da una decina di loro che volevano giocare con me, con molta attenzione e con molta astuzia. Bravi veramente. Ci sono poi altri giochi collettivi per interessarli. Buona è stata l’idea, buona la riuscita di un’ora di svago in buona compagnia. Naturalmente non è mancata la distribuzione di caramelle e biscotti tanto graditi agli uni e agli altri. Le suore Salesiane non si lasciando canzonare in questo per la loro generosità. È bene abituare le piccole creature (maschi e femmine) a stare vicino ai vecchi nonni, pieni di acciacchi ma ancora vitali. Farsi rispettare fin dall’infanzia, mentre i più piccoli si fanno coccolare dai cosiddetti nonni, alcuni dei quali con la testa a posto. Queste brave creature, ogni anno, sia a Natale che a Pasqua, vengono a farci gli auguri. Tra loro ci sono maschietti e femminucce assai caratteristici. Che Dio vi protegga e vi benedica, crescendo ed amando noi ultrasettantenni, ottantenni e novantenni. Arrivederci al prossimo incontro.

V

ittorio Raffaelli, dalla Residenza per anziani di Città di Castello, ci manda una lettera in cui descrive la bella esperienza realizzata per iniziativa della Madre superiora sr. Antonietta, carattere romagnolo puro sangue, che ha avuto un’idea un po’ strana, ma che pare sia riuscita: abbinare due generazioni umane opposte, quella della giovinezza con i bambini della Scuola Materna gestita dalle suore Salesiane di questa città, con la generazione degli adulti, ossia anziani residenti qui. In poche parole bambini piccoli con persone ultraottantenni. Una stranezza pare, ma non è così, tanto che è stato richiesto dalle due maestre d’Asilo e da suor Arcuda, responsabile dell’Asilo stesso, di ripetere prossimamente altri incontri del genere nel nostro giardino. Gli incontri infatti avvengono nel giardino della nostra residenza, sotto l’ombra del centenario ippocastano che fu piantato dalle suore quando si stabilirono a Città di Castello. Di lui abbiamo festeggiato il centenario un anno fa ed è molto utile. I bambini della Scuola Materna sono stati preparati dalle due brave maestre d’Asilo Francesca e Alessandra, seguite da sr Arcuda (di origine indiana e che ha sostituito sr Teresa), che segue il settore educativo della Scuola per l’Infanzia. Ebbene, parlo di effetto positivo dell’iniziativa. I bambini danno molto ai nonni: vivacità e tanto affetto.

Giovedì 30 novembre, Festa di Sant’Andrea Apostolo Santa Messa presso la Chiesa di Galbino alle ore 18.30 Seguirà la tradizionale “Cena dei capifamiglia” presso il centro parrocchiale a Tavernelle

S

bimbi di oggi

ono Nicola Boncompagni e qui sono con la mia sorellina Sofia, che è nata il 17 marzo 2017. Mamma Maja Malbasa e babbo Simone sono molto indaffarati con questo nuovo arrivo, ma io sono molto contento. Noi abitiamo per la via di San Leo, dove abitano anche i nonni Primetta e Silvano, che abitano sotto di noi. I nonni Zlatko e Senka abitano in Croazia, a Sinj (la città gemellata con Sansepolcro). Io non vedo l’ora che Sofia diventi grande per poter giocare insieme a lei.

E

bimbi di oggi

cco Pietro Blasi in una foto di quando aveva 7 mesi: è nato il 29 agosto 2016. Abita a Sansepolcro col babbo Mirko e la mamma Alessandra Veschi. I nonni Piero e Rosanna abitano a Santa Fiora (il nonno fa l’antico mestiere di ciabattino), i nonni Luciano e Lorella abitano a Mezzavilla di Catigliano (il nonno è agricoltore), dove c’è anche la bisnonna Maria.

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Auguri Domenica

Il nome, il perché

di Mario Del Pia

Si scoprono interessanti motivazioni

S

Sono nella bottega della Rosita Guiducci per riconsegnare dei libri su don Ivano Ricci. Colgo l'occasione per chiederle come mai questo nome.

A

me mi ha fatto nascere la Colomba, come anche a mia figlia Maria Giava. Per il mio nome mi hanno sempre raccontato che il mio babbo e la mia mamma erano indecisi sul nome, comunque prese e venne Anghiari e passò dalla Colomba: «Vado in Comune a denunciare quela citta, ma non se sa manco di preciso che nome metterle!» La Colomba era tanto amica del maestro Foni che a quel tempo abitava in fondo al Fosso: «Mettigni a nome Rosita, visto quella bella ragazza che è morta? Mettigni a nome Rosita.» E il mio babbo mi mise a nome Rosita. Poi mi spiegarono che era la fidanzata di questo maestro Foni, lui addirittura da quanto era innamorato di questa ragazza continuò a frequentare la famiglia e poi sposò la sorella. Lui comunque era sempre rimasto molto attaccato a questo amore e quando io andavo a scuola al Carmine mi ricordo un episodio simpatico del primo giorno di scuola. La mattina quando si arrivò, il maestro Foni ci chiese i nostri nomi e quando io gli dissi il mio: Rosita, lui mi disse: «Spacca anche il banco che non ti dirò mai niente!» Mi voleva un gran bene, perché aveva saputo che mi avevano messo questo nome in ricordo della sua fidanzata. Ma ora veniamo ai figli della Rosita. Il mio Carlino aveva una sorella che si chiamava Maria Giava, è morta giovane a Roma, era molto bella. Lei è morta il 3 aprile del ‘62 e mia figlia è nata il 3 aprile del ‘67. A me piacevano nomi come Angela, nomi così. Allora mio marito mi disse di scegliere io perché Paolo (il figlio più grande) è nato cento anni dopo la morte del suo nonno e quindi decidemmo di rifare Paolo Alberti. Visto che il nome del citto l’ho scelto io, mi disse, per la citta scegli tu. Stavo per decidere di chiamarla Chiara o Angela. Poi mi venne in mente di questa citta nata in questa data particolare. Così sentimmo la mamma di Carlo che quando lo seppe si mise a piangere e mi ringraziò. Ed è venuto fuori il nome Maria Giava. (mdp)

ono passato dall’Infrantoio, dalle case nuove, perché lì ci abita Domenica Nicchi che so ha compiuto 90 anni. Ecco il suo racconto: Io mi chiamo Domenica Nicchi, ma tutti mi chiamano Menchina. Ho finito 90 anni il 17 di agosto e sono nata alla Cicogna, dove sono nati anche i miei fratelli. Non pensavo proprio di arrivare a questa età. Per il compleanno, oltre a festeggiarmi, mi hanno regalato, fra le altre cose, quell’orologio lì attaccato al muro, con i numeri molto grandi (infatti ci vedo un po’ meno di prima) e anche una sveglia, sempre coi numeri grandi. La Redazione le manda tanti auguri per questa ricorrenza e anche quelli della Stazione faranno altrettanto quando la vedranno passare all’Infrantoio o per il Viale della Stazione.

3 settembre

A

nche quest’anno, come di consueto si è svolta la tradizionale festa di S. Stefano. Iniziata con la cena del viale con diversi partecipanti e con le nostre donne che si sono prodigate nel preparare una bella e buona cena. Sono state svolte, come ogni anno, varie gare: bocce, briscola, e quest’anno è stato aggiunto il torneo di burraco. Sabato 2 settembre, la compagnia de “La miriggi rèda” ha messo in scena la commedia “La partoriente”, conquistando tutto il pubblico. Il giorno della festa, domenica 3 settembre, durante la S. Messa delle ore otto, è stato benedetto il calice in memoria di Gastone Mafucci, donato da tutta la comunità. Poi alle ore undici la S. Messa con la solita processione. Il pomeriggio si sono svolti i giochi nel Viale della Stazione, la gimkana con le biciclette nel nostro bel pratino, e sono stati consegnati i premi ai partecipanti alle varie gare (in fondo alla pagina le foto). Durante la “Cena della bistecca” è stata donata alla famiglia una targa in memoria del prof. Giuseppe Fontana. È stato tutto ben organizzato, grazie all’impegno dei festarini ed alla collaborazione di tutta la comunità, che ha voluto così onorare la dedizione che Gastone metteva nella preparazione di questa festa.

I premiati della gara della gimkana

Fausta

Il gioco della ‘nana’ 41


Terremoto, spagnola, guerra di Mario Del Pia

N

el numero 2 di quest’anno abbiamo parlato del terremoto che colpì in particolare Monterchi e Citerna. Era il 26 aprile 1917: cento anni fa. Ora vi proponiamo alcuni ricordi tratti da alcune interviste fatte negli anni (l’anno è messo vicino al nome della persona intervistata) che, assieme al terremoto, ricordano la spagnola, un’epidemia che fece moltissime vittime, e la guerra: i giovani e gli uomini erano lontani al fronte. Molti di essi non faranno più ritorno a casa. Leggendo questi ricordi, lasciati nella forma dialettale parlata, salvo piccolissime correzioni, non sarà possibile ricostruire i nomi o le parentele esatte ma i ricordi sono struggenti: quell’anno fu costellato di tanti lutti. Toccante anche l’episodio del giovane militare che parte per la guerra e lungo il cammino si rende conto che sua madre, preoccupata per la sua salute, gli aveva messo parecchie calze per ripararsi dal freddo ma che lui rimanda a casa forse perché ingombranti. Dina Donnini, 1989, era nata nel 1901 Vinne ‘l terremoto del 15, era de giovedì [naturalmente era il 1917 ma il giorno, come ricorda la Dina, era di giovedì], la mi pora mama aia porto ‘na macchina Singer; l’haia porta ‘n quel balchino lì ‘n du se stèva, lì dal Pagani e io ero a sedere ‘n quel murillino acanto a gli, ‘n so si ‘mbastivo, gn’aiutavo; c’era un omo, accomodava ‘l forno ‘n fondo a quel balchino; c’è le scale prima e pu’ ‘l forno. Alora giù sotto c’era quest’omo ch’accomodèva ‘l forno, se chiameva Paolino; venne la prima scossa e la mi pora mama gni disse: «Paolino, volete buttè giù la casa» perché tremò un po’ no; a la prima fu leggera a la seconda più grossa e doppo Paolino scappò anche lu’ eh perché lù ‘n’era ch’haia fatto tremè la chèsa. Sicché doppo a la terza vinne quela grossa. I camini de Catiglièno li buttò giù tutti, doppo se vidde un polvaraccio a San Lorenzo: ‘na casa se vedi. Pu’ a Monterchi e a Citerna feci parecchio. Anghiari poco e niente, i camini tutti in terra; alora noi se saglì su per quel greppo e c’era un campo de Cacchjno [la grafia di questo nome è per indicare che in anghiarese la sillaba chi non è velare ma dentale]; se saglì tutti lassù, la mi’ casa faciva cusì mi, me n’accordo cume mò, facia cusì, sicché doppo se n’accorsero che era ‘l terremoto. Urlevon tutti a Catiglièno, quele donne lassù urlèvon tutte. Oddioooooo eh; sicché doppo se seppe de ‘sto Citerna e Monterchi un po’ meno, ma Citerna lo buttò giù quasi tutto, ci fu parecchi morti. Doppo gni portonno

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le baracche de legno, le baracche. C’era la guerra del 15 [1917] quande vinne ‘stu terremoto. I profughi, vinne i profughi quel’anno, vinnon de tutte, vinne anche la Spagnola. Ohhhhh, se ne portea via uno da ‘na chesa... se chiudìa tutte le porte che ci n’era altri; perché le case dei contadini son fatte cusì: questa è la cucina e pu’ qui c’è ‘na stanza qui ci n’è ‘n’antra, eron fatte in quel modo eron tutte confinanti con la cucina sicché se ne portea via uno e se chjnia chiuse quel’altre porte ‘n du c’era altri amalèti. Da noi ‘n morì nissuno; el mi poro babo lui ‘n lo chiappò manco la spagnola. Lui se leveva, piglièva mezzo bicchieri de vino e ci facia la zuppa: Dici «A me la spagnola ‘n me piglia!» E i profughi! Qui de lassù ‘n du c’era la guerra vinion tutti giù. Finì quande 100 [1900] andò via, el 99 e ‘l cento, doppo finì la guerra perché mica chiamavon proprio le creature addirittura e l’amazzonno tutti queli del 99 e del 100; me n’arcordo che ancora el poro Nicola che facia ‘l calzolaio cul mi’ poro babo, el por Nicola cun quel’altro de Ginone, la su’ mama gni dette parecchie cose, parecchie calze da porte’ via e siccome passeon da lì per partire, per andère a la stazione de Citerna, disse a la mi pora mama: «Santa, ardetele a la mi mama queste calze che me n’ha dète troppe.» E alora gni ne consegnò due o tre paia che la mi pora mama l’ardette a la mogli de Raffaello. Loro stavono ‘n Barliano ‘n quela casina sopra ‘l camposanto. Annunziata Del Pia, 1992, era nata nel 1913 Me ricordo de questa spagnola de questo qui che è venuto in casa, s’è messo a sedere sul capitone del focolare e che disse che ‘n se sentiva bene e che è andato


‘n camera: questo m’accordo; e che io da alora ‘n l’ho visto più. Doppo ho arvisto passare la bara. Ecco, m’arcordo quande veniva ‘l dottore co’ ‘sta valigetta, sempre in tempo de questa spagnola e poi dopo m’arcordo del babo de Sandro, Archimede, m’arcordo bene la morte; c’ero anch’io ‘n quela stanza. Poi m’arcordo un altro particolare: quande c’era tutta la gente, poca perché eron tutti malati, tutti a letto, ma ‘nsomma c’era la gente fori. È venuto ‘l prete tutti e due i giorni, m’arcordo che son morti in due giorni, e poi i funerali a piedi, a spalla: se portavano a la chiesa e poi al cimitero a Tubbiano. I morti se vegliavino ‘n casa: de questo l’ho un pò ‘n mente. Io del nonno (Alessandro Del Pia) m’arcordo, anche se ce n’ho ‘na vaga idea, de quande se metteva lì a sedere sopra ‘l focolare e se chiedeva qualcosa, gnente gnente ‘n gni ne portavon ,subito faciva un versaccio con la bocca: questo l’ho in mente come se fosse adesso. Poi ho in mente anche dello zio Beppe che era morto ‘n guerra il 18 novembre 1915 sul Monte Podgora (Medio Isonzo) per una scheggia (così m’hanno detto doppo).

a chèsa e i vecchi. Ne muriva, ne murì parecchi, quante la guerra ,anche la spagnola, quante la guerra. Del terremoto stèvo al Mancino. Io ero a parere col mi’ poro Silvio e se sinti cume un rimore e sicché. Se disse: «E questo?» E alora doppo s’argì a chèsa e la mi’ pora mama facia: «Dio, che c’è stèto el terremoto.scappea i travi.» Dina Mondani 1994, era nata nel 1902 La spagnola venne del ‘17, el terremoto venne... Morivon tutti. Parecchi erino ‘n guerra. Quelli che erono in esonero morivon de spagnola. Ricceri Olanda, 1995, era nata nel 1913 Della spagnola mi ricordo solo che il fratello del mio babbo morì di spagnola del ‘18. Giuseppe Mazzi, 1995, era nato nel 1910 Della guerra 15/18 i soldati erano al Capannone, accampati al Capannone, sotto il Campo alla Fiera. Lì c’era un accampamento con le tende. I soldati erano accampati al Capannone ma anche al Campo alla Fiera con la tenda, alle Scuole Elementari [oggi sede della Scuola d’Arte] e al Conventone per la Croce. I soldati erano accampati per andare al fronte. Al Conventone, per la Croce, ci stava la fanfara. Sotto il Conventone del comune, dietro il palazzo del Marzocco, c’erano le cucine. Quanta gente andava là con la ‘marmittina’ a pigliare ‘el brustichino’, quando facevano il riso specialmente. Andavano a pigliare l’attaccaticcio, quella roba lì. Allora c’era la fame; ma mica per scherzo. Facevon le manovre. De la Spagnola a me m’è morto ‘na sorella. Successe che moriva la gente: questa febbre... Gni veniva la febbre, la febbre e morivano, moriva la gente giovane. E parecchi morivano per la tisi. La tisi, de giovani, ne portò via parecchi. È sempre il periodo che c’era i soldati. Eh, ma se dici! La fame e ‘l mal nutrimento portano le malattie.

Serafina Serafini, 1992, era nata nel 1904 Quando venne la “spagnola” io stavo in Catigliano, ero cittotta, morì la nipote di quel prete che non la mandava a trovare qualche sua amica che aveva paura che si ammalasse; invece si ammalò e morì subito. Nonna di Ticchiena, 1993 La spagnola era ‘na malattia, vinne in tempo de guerra 15/18; tanto ne muria pochi! ‘N Valle ne murì tre tutti tre ‘nsiemi, tutti ‘n tunna casa. Tutti questi un po’ deboli, anziani. Santi Ruggeri, 1994, era nato nel 1906 A la guerra del 15 el mi poro babo che diciamo fu richiamato e sicché gni toccò andère a fère ‘l militare. Prima andiede a Fucecchio e pu’ doppo ‘l mandonno ‘nn’Albania e in questo fratempo vinne la spagnola morì la mi’ pora mama.

Caterina Santi, 1993, era nata nel 1906 Quando venne la regina ad Anghiari io avevo 11 anni. Venne per il terremoto del 17. Io andavo dalla maestra Giselda, là dove stava il Mangoni che c’è una scala che va di sotto. Andavo dalla Giselda per imparare un pò a parlare perché io la seconda non l’ho finita. Si veniva a piedi. S’era io, il babbo del geom Rossi, i contadini da Colle, s’era una diecina, Gino del Ferri e altri. Si metteva un sassarellino chi passava prima. Tutte le mattine ho pianto perché era freddo e non s’aveva il cappotto.

Bruna Bruni (moglie del Ruggeri), era nata nel 1920 La spagnola era ‘na specie de polmonite, ma le donne incinta l’haia sparite tutte. Anche le creature ne morì parecchie. So che ‘n chèsa mia anche la mi’ pora nonna e ‘l mi’ poro zio, haia sedici anni, e morì de spagnola, e poi un nipotino, el citto de la mi’ zia. ‘Nsomma ci n’era due su un letto morti e la mi’ pora mama racconta che lei haia sedicianni dici io ero piena de bolle, s’era empita tutta de bolle: le gambe su, i piedi. ‘N putia tene’ manco le scarpe sicché lei dovia nutricare a tutta questa gente che eron malèti; dici a me ‘n me s’ataccò gnente. Dici io ringrazio ‘l Padreterno che m’avarà aiutèto io ‘n putio tini’ gnente; andevo a nutriche’ quello, quel’altro, eron tutti maleti, eron tutti a letto e addirittura a le Stabbielline cu la treggia li portevon via, a qui tempi! Ma ‘n c’era la gente, che eron tutti sotto a le armi e alora c’era le donne

Alessandro Del Pia, 1992, era nato nel 1918 ‘L mi’ babo è morto che aio du’ mesi, il 24 dicembre, per Natale: è morto de Spagnola, eron tutti malati qui. Ci vinivino a fa’ le facende de fori che eron tutti malati De spagnola morì solo ‘l mi babbo doppo ‘nveci, come Dondo e el su figliolo, in diversi se salvonno. Noi s’era tre fratelli: io, Sigismondo e Ulivo; io ero ‘l più picino, a me m’han fatto quasi da genitori anche se la mi’ mamma è morta del 29.

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Auguri a Fausta e Pino

Pentimento Quante volte avrei voluto tornare indietro, fare le cose due volte raccogliere gli oggetti e le cose sparse, racimolare le idee, dire parole mai dette, raccontare il passato. Ma il mondo va avanti; solo il pentimento ha un suo tempo che duole davvero. Le abitudini cadono, difficile è rinnovarsi: eppure si può ma il passato pesa e duole. Il pentimento è come trovare un’acqua nuova pura, bevibile, che rinnovella l’anima che fa circolare aria pulita intorno, fa trovare parole nuove e rompere con il già fatto. Nel cuore è come trovare una nuova via, anche se stretta, che sappia di fresco, di novità. Ma dimenticare è difficile, perché il pentimento è ancora memoria.

Sila C.

Anghiaresi

D

omenica 6 agosto Fausta Mercati e Giuseppe Poderini hanno festeggiato cinquanta anni di matrimonio con una Santa Messa celebrata da don Samuele Biondini (parroco a San Pio di Castello e loro parente) nella chiesa di Santo Stefano durante la quale hanno rinnovato le promesse di matrimonio. Fausta e Pino infatti si erano sposati proprio il 6 agosto del 1967 sempre nella chiesa di Santo Stefano, al tempo in cui la chiesa non era ancora stata ripristinata com’è ora, ma era a navata unica e l’altare era collocato dove ora c’è il dipinto di Domenico di Michelino. Ma torniamo ai nostri sposi uniti in matrimonio da don Vittorio Bartolomei. Ma come si sono conosciuti? “Pino è venuto ad abitare al Gallo [sarebbe il podere della parrocchia di Santo Stefano e la casa era adiacente alla chiesa stessa] e quindi abbiamo cominciato a frequentarci. Naturalmente ci potevamo vedere solo nei giorni prescritti: martedì, giovedì, sabato e domenica. Però si abitava vicino e quindi ci si vedeva sempre. Il pranzo lo abbiamo fatto alla Faggeta da Gheldo e poi passando per la Versilia siamo arrivati a Nizza dove avevamo i parenti.” Per questo anniversario, nozze d’oro, i festeggiamenti con parenti ed amici sono stati fatti nel parco della chiesa e noi della Redazione volentieri mandiamo i nostri auguri a Fausta, collaboratrice della parrocchia, e a Pino. Anche gli anghiaresi, ci scommetto, quando vi vedranno, si complimenteranno con voialtri.

Alcuni amici si ritrovano a parlare della Fiera del cocomero. Al Palterre, direte voi! No, in chat. Infatti due stanno a Roma, uno a San Remo e uno è rimasto saldamente ancorato ad Anghiari, ma tutti OGP, con origini quindi garantite nel paese di fronte al Borgo, di qua dal Tevere. E allora i ricordi sgorgano come acqua da una sorgente e viene fuori che da ragazzotti di ieri non è che fossero dei santarellini. «Oggi ad Anghiari non ci doveva essere la festa del cocomero?» «Ciao Diso, ne ho parlato verso le sette con quello d’Anghiari, ha detto che un anno ne abbiamo fregati 55, mi sembrano un po’ troppi, però eravamo abbastanza banditi!» «55 mi sembra esagerato. Comunque era un via vai…» «Forse voleva dire 5 e data l’età, gli ha tremato la mano e ha scritto doppio.» «O ne aggiunto uno per anno.» «Traduci.» «Erano 5 e poi ogni anno ne aggiunge uno al racconto... Ne abbiamo presi 6, ecc...» «Geniale, quindi torniamo indietro di 50 anni, tondi tondi, e arriviamo al 1967, s’aveva 18 anni, pensa oggi cosa fa un diciottenne!» «Comunque eravamo dei piccoli delinquenti con il piacere di fare cose per il gusto di farle e farla franca… Perché le guerre contro la Piazzola e le Mura! Come i ragazzi della Via Pal.» «Eravamo più giovani… 18 anni.» «Oppure ci godevamo di più la vita.» «Questo è sicuro. Avevamo una libertà incondizionata tranne quelle sgridate delle mamme.» «Madonna mia come siete nostalgici: state cadendo nel melodrammatico! Sarete mica diventati vecchi ??!??» «Sono ricordi piacevoli… per me, per altri possono essere tristi, ma a me non me ne importa.»

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Le "Medie" si avvicinano...

cattive parole dei compagni e, se non mi riusciva qualcosa, andavo nel panico. A loro voglio fare un ringraziamento particolare, le porterò sempre nel mio cuore e dico anche che i bambini che le avranno in futuro saranno fortunati. Finalmente siamo arrivati alle Medie. Quali sono le mie aspettative? Caratterialmente mi sento più forte e sicura di me stessa, conosco molti compagni e sono sicura che avrò dei professori eccellenti che mi accompagneranno nel cammino scolastico. Certamente non sarà una passeggiata ma con impegno e costanza i risultati arriveranno. Non vedo l’ora di iniziare questa nuova avventura!

C

iao a tutti! Sono Alessia, da poco ho finito la scuola Primaria e mi sto accingendo ad andare alla Scuola Secondaria di Primo Grado. Le Elementari per me sono state bellissime e di forte impatto. Stavo entrando in un mondo per me sconosciuto, conoscevo pochi compagni, non sapevo né leggere né scrivere e non sapevo come sarebbe andata. La prima volta che vidi le maestre pensai che fossero molto severe e di difficili rapporti, invece con loro ho passato dei momenti fantastici tra esperienze, recite, lezioni… inoltre si sono rivelate bravissime perché mi hanno aiutato a modificare un lato “antipatico” del mio carattere: piangevo per niente, me la prendevo per i brutti voti, le

Alessia Alberti

Gruppi all’oratorio

I lettori scrivono Ciao Mario, Grazie mille per l’Oratorio!!!!! è sempre bello leggerlo!!!! Saluti a tutti.

Anche in questa estate diversi gruppi di scout sono stati ospitati negli ambienti dell'oratorio. Ecco alcune testimonianze lasciate nell'apposito registro.

Maria C Ruggeri Lorenzotti [dall’Argentina]

Je suis italienne mais j’écrive en français pourquoi c’est très belle. Nous sommes un “Reparto Cento1” a coté de Ferrara. Nous aimons le scouts. Je suis Lisa chef d’une sq. “Puma”. 2 agosto 2017 – Clan Orsa Maggiore, Portici 4 (NA) Ci troviamo qui durante la route estiva. Siamo stati ospitati senza alcun preavviso. Ringraziamo con tutto il cuore per la vostra ospitalità (in alto la pagina con le annotazioni). 08/08/17 9:12 - Sq. Antilopi: Bea, Babi, Aruna, Anna, Irene, Alessia. 08/08/17 9:12 - Sq Puma: Lisa, Giulia, Sara, Caterina, Martina, Anna.

Leggo con piacere sull'Oratorio le mie storielle di Anghiari e scorrendo la pubblicazione ho notato due cose che vorrei approfondire. Il Balestri Giancarlo, che per me era ‘il citto de l'Afra’, faceva parte del clan dei fratelli Morrione, specie di Roberto, che era il più allegro, e poi di Giuseppe che ci insegnò i primi rudimenti del baseball e di Paolo che mi invitò a cena a Milano dove aveva cominciato a lavorare essendosi nel frattempo laureato e sposato. Ricordo perfettamente che venivano ad abitare nella villetta della sig.ra Fabbri e il Giardinetto era separato da loro solo da una siepe. Il Fastacchini Giuseppe credo di averlo conosciuto in casa dei miei vicini Inigo Leonardi detto Ghigo e Domenica Fastacchini detta La Menchina e non ricordavo che era nipote de "il Romano" il bottegaio. I Fastacchini li ho frequentati quando da studente ero a pensione da Varo Fastacchini a Milano. Sono classe 1939 ma sono andato a scuola con un anno di anticipo per poter studiare con la mamma insegnante elementare, M.stra Assunta Baldini Menatti (Cesare Menatti).

In una domenica di ottobre, in occasione della Giornata Missionaria saranno allestiti dei mercatini di dolci e oggetti fatti a mano il cui incasso sarà interamente devoluto alle Missioni. Chi volesse contribuire con oggetti fatti a mano e dolci, contatti i collaboratori delle parrocchie. 45


Con i Musei gestiti dalla Toscana d’Appennino Società Cooperativa

Sul filo della Memoria…

Ogni venerdì di settembre visite ad Anghiari

Alla Fabbrica della Natura

La “Domenica dell’Anghiarese”

Formazione e divertimento

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o n o r i prese nel mese di settembre le visite guidate al paese, ogni venerdì alle 17:30, con l’aiuto delle guide turistiche. L’iniziativa, organizzata dal Museo della Battaglia e di Anghiari, ha il nome di “Walking Tour” e consiste in brevi passeggiate di circa 90 minuti, accompagnati da una guida turistica o ambientale abilitata, in un percorso all’interno del centro storico o nei dintorni di Anghiari. Lo scopo è quello di creare delle occasioni utili a mostrare le bellezze e le particolarità di questo paese toscano. Novità rispetto all’anno scorso è la possibilità di fare esperienze con le produzioni tipiche di Anghiari nel settore tessile e in quello dell’arte del legno, tramite visite o dimostrazioni. Si sottolinea che la possibilità di partecipare è rivolta anche agli anghiaresi che abbiano voglia di… fare un po’ i turisti in casa! Per maggiori informazioni si può consultare il sito internet del museo e possiamo sin da ora annunciare che verrà ripetuta l'iniziativa anche nel 2018. A partire dal mese di Ottobre 2017 verrà istituita in museo la “Domenica dell’anghiarese” un giorno speciale per i residenti, i quali avranno l’ingresso libero e gratuito al Museo della Battaglia e di Anghiari. L’iniziativa si terrà ogni seconda domenica del mese, nell’occasione si potranno acquistare alcune pubblicazioni riguardanti Anghiari ad un prezzo riservato. L’iniziativa continuerà sicuramente per tutto il 2017, quindi nei giorni: 8 ottobre; 12 novembre; 10 Dicembre. È l'occasione per scoprire gli aspetti storico artistici che rendono famoso Anghiari nel mondo, difatti all'interno del museo si trova tutta la documentazione sull'evento (compresa la possibilità di osservare in altissima risoluzione tutti i disegni preparatori di Leonardo Da Vinci per la Battaglia). Da questa primavera è iniziato un percorso di valorizzazione che ha portato nello shop del museo alcune produzioni locali: la tarsia e i tessuti. Molti altri prodotti del saper fare tradizionale ci piacerebbe fossero contenuti nell'offerta, per questo continueremo a lavorare affinché il visitatore possa trovare "l'anima" di Anghiari anche nello shop.

www.battaglia.anghiari.it

Gabriele Mazzi

Nella foto, la lavorazione al tombolo, tipica di Anghiari.

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ontinuano gli eventi dedicati al lupo alla Fabbrica della Natura, in collaborazione con gli Amici del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. Vista la grande partecipazione alla prima serata ci è sembrato giusto organizzarne una seconda, che si svolgerà il 29 settembre, per tutte quelle persone che non hanno potuto partecipare e ne hanno fatto richiesta. Lo scopo di queste iniziative, che saranno riproposte anche in futuro, è quello di diffondere nella popolazione una precisa e corretta conoscenza dell'animale, che ormai è tornato ad abitare stabilmente nei nostri boschi ma sul quale aleggiano ancora miti e paure. La Fabbrica della Natura, vogliamo ricordarlo, è un centro visita e di educazione ambientale. Al suo interno si trovano informazioni sulla geologia, sulla botanica, sulla storia e sulla fauna del territorio. Quale miglior luogo per fare un po' di corretta informazione sul lupo e emozionarsi un po' con il suo ululato? Le iniziative sul lupo sono rivolte agli amanti della natura, agli escursionisti che vogliono saperne di più, alle famiglie che vogliono passare una serata diversa, ma anche ai cacciatori e agli allevatori. Sono infatti loro, principalmente, a vedere in questo predatore una minaccia. Si pensa che i lupi mangino soprattutto le pecore, ma il 90% della dieta di un lupo è costituita da animali selvatici, come cinghiali e caprioli, contribuendo così al contenimento della popolazione di queste specie. Del resto la pastorizia ha sempre convissuto con la presenza del lupo. Un'altra credenza ci fa pensare che il lupo sottragga prede ai cacciatori, ma sappiamo che una popolazione di lupi in buona salute è compatibile con una popolazione di prede in buona salute. Di questo e tante altre cose abbiamo parlato e parleremo ancora durante le prossime iniziative, che, come d'abitudine, si concluderanno con una degustazione di prodotti locali, un piccolo momento conviviale per stare insieme e fare due chiacchiere sugli argomenti dell'incontro. E' in corso di organizzazione l'attività che si svolgerà a novembre. Per ora possiamo anticipare che ci sarà da camminare nei boschi fino a notte, in silenzio, per scoprire le tracce del lupo e, se saremo fortunati, sentirlo ululare. Per saperne di più seguiteci sul sito www.toscanadappennino.it o sulla pagina Facebook “La Fabbrica della Natura”. Lorenzo Minozzi

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CRONAC HETTA dei fatti più strani, più importanti o più semplici, avvenuti ad Anghiari e narrati da me Anghiarino Anghiarese.

Mese di luglio 2017 Lunedì 4. Oggi è morta Graziella Veri vedova Zanchi di anni 86. Abitava a Santa Croce ed era nata a Cardeto, frazione di San Martino, di là dal Tevere. Sabato 8. Stamani andavo al Borgo passando da San Leo. Anche nei paraggi dell’ex mulino di San Leo le macchine andavano piano piano. Poi ho visto che c’erano i vigili con la ‘macchinetta’. Domenica 10 luglio. Oggi è morto Aurelio Scartoni di anni 91. Abitava per la via del Crocifissino. Era nato al Vergone, un podere lungo il Borgo della Croce, sotto Ca’ di Maurizio. Lunedì 11. Alla nuova rotonda del Ponte del Tevere c’erano diversi tecnici che prendevano le misure. Non sarà mica che modificano la rotonda? Mercoledì 12. Stamani alle dieci e mezzo ho visto l’Alba, quella che abita a Sezzano, per la via di Montemercole. Venerdì 14. Oggi è morta Enza Tacconi in Bartolomei. Abitava al Borgo. Ha collaborato con la nostra Redazione recensendo poesie e libri. Era nata a Poppi poi ha abitato a Badia Prataglia, nella casa paterna di Dino Tacconi. Quindi ha vissuto per molti anni ad Arezzo e poi a Campalla. Martedì 25. Stamani, a Bagno di Romagna ma di più a San Piero, ho visto molti ‘segni’ del passaggio del Giro d’Italia: ruote di biciclette in rosa, coccarde e molto altro ancora. Mercoledì 26. Oggi mi sono fatto due mercati: quello di San Piero e quello di Anghiari (la parte finale con tanto di caffè con i ‘Curiosi’). Venerdì 28. Oggi ho rivisto il Valbonetti al giro dopo quasi un mese. M’aveva detto che era stato male. Sabato 29. È già qualche mattina che quando m'alzo per andare a “ndacquare” l’insalata, verso i Chiusini sento un asino che raglia. Domenica 30. Oggi è passato un trattore con il carrello pieno di gente festante. Mi sa per un matrimonio!

Mese di agosto 2017 Martedì 1. Stamani con il mio nipote di Reggello abbiamo fatto il percorso degli gnomi a Bagno di Romagna. Mercoledì 2. Per il Perdono di Assisi è stata celebrata una S. Messa alle ore 8:00 nella chiesa della Croce. Questa chiesa fu costruita per interessamento del beato Bartolomeo Magi per onorare San Francesco. Sabato 5. Stamattina i mietitori/battitori di Micciano erano tutti in piazza con trattori, buoi e varia attrezzatura. Domenica 6. Alla Messa delle 9:00 in Propositura dei

turisti di Como sono giunti in ritardo perché hanno cercato gli orari su internet (ora li abbiamo corretti). Stamani con un amico, caffè presso un’attrice di Tovaglia a quadri che abita sopra il Vicolo degli Amori. Stefano mi ha detto che salendo in bicicletta dai Renicci verso Cul di Paiolo ha trovato la strada chiusa per la presenza di un ordigno bellico. Oggi è morta Clara Rubechi in Buzzichini. Abitava a Torchiale, località menzionata già nel 1317. Era nata a “Il Vigno”, una località vicina alla Lama di Caprese. Lunedì 7. Oggi è morta JoAnne Joseph Sperry. Abitava alla Casanova Lani, ma ha abitato anche di fronte alla Propositura. Era nata a Sacramento, in California. La ricordiamo per la sua passione per i lavori al telaio. Martedì 8. Oggi abbiamo assaggiato il primo ‘popone’ di una razza particolare piantato da Stefano a Sorci. Mercoledì 9. Oggi con i “Curiosi”, il gruppo di amici che ricercano le testimonianze del passato, siamo andati alla ricerca della chiesa della Madonna della Visitazione dell’Intoppo. Giovedì 10. Oggi è morto Mario Paoloni. Abitava al Borgo dove era anche nato, aveva 95 anni. Per un po’ di anni ha abitato lungo il Borgo della Croce, nella casa di fronte al Vignolo. Sabato 12. Oggi è morto Ivo Marghi. Abitava nella zona delle Bucacce. Era nato alla Rocchetta della Barbolana, poi ha abitato a Sastille ed anche nel podere del Vignarolo dei Palombini, aveva l’aia sopra la Bozia. Martedì 15. Oggi mia moglie mi ha cucinato le melanzane che mi aveva dato il mio vicino confinante che le ha colte nel suo orto. Oggi è morto Romano Leonardi di anni 79. Abitava per la via di San Leo ed era nato alla Banca. Oggi è morto anche Elio Ragno. Aveva 93 anni ed abitava alla Banca di Tavernelle. Era nato a Piegaro PG. È stato fattore all’Azienda Buitoni ad Albiano. Venerdì 18. Oggi è morto Sergio Bianchini. Aveva compiuto 90 anni nel mese di gennaio, ne abbiamo parlato in queste pagine. Abitava nel castello di Pianettole. Era nato ‘Tralemura’. Lunedì 21. Oggi è morta Ermida Bergamini vedova Bracci. Aveva 106 anni ed abitava poco dopo la Maestà delle Forche. Era nata alle Trappole ed ha abitato anche ai Caldesoni. Oggi è morta Marisa Guadagni vedova Meoni. Aveva 75 anni ed abitava nella Calabria (dopo il Poggiolino). Era nata nella casa della piazzetta della Badia. Martedì 22. Oggi è morta anche Ines Buzzichini vedova Lombardi. Conosciuta come Alma, abitava al Montino ed era nata a Simonicchi di Sovaggio-Caprese. Mercoledì 23. Oggi al mercato in piazza ho incontrato Alfonso da Casanova Spicchi e la sua moglie. Sabato 26. Vi ricordate che sentivo ragliare un somaro la mattina presto? Pensavo che era ai Chiusini e invece risiede a Mezzavia, per la precisione a San Tommaso. Domenica 27. Oggi ho portato mia moglie all’estero. Siamo andati a mangiare la pizza nell’antica Repubblica di Cospaia.

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Questo giornale lo potrete trovate su Internet

Scriveteci: oratorio@parrocchiadianghiari.it o: Oratorio di Anghiari, Via della Propositura 6 - 52031 ANGHIARI Per le vostre offerte: Propositura Insigne Anghiari - C/C postale N. 11802527 banca di anghiari e stia: IT82 Y083 4571 3100 0000 0005 053

Incisione raffigurante il Crocifisso di Badia.

Festa di Tutti i Santi Mercoledì 1° novembre S. Messe secondo l’orario festivo Ore 14:30 S. Messa e processione al cimitero a S. Lorenzo Ore 15:30 S. Messa e processione a Galbino (la S. Messa del ore 11:00 a Tavernelle è sospesa)

Ore 15:30 Preghiera e benedizione delle tombe nel cimitero di Anghiari. Giovedì 2 novembre Ore 6:30 Processione dalla chiesa di S. Stefano fino al cimitero. Ore 7:00 S. Messa nella cappella del cimitero.


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