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DICEMBRE 2017 - GENNAIO 2018

PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHI

C o n r ti ed e a ne zi in o s n e a rt le o

N. 6

Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue


In copertina

I campanili

l'editoriale di enzo papi

in un dipinto di Ugo Andrzejewski

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uando gli orologi personali non esistevano ancora, e quelli casalinghi erano roba da ricchi, il passare delle ore era scandito per la stragrande maggioranza della popolazione dal rintocco delle campane. Era il loro suono pacato e solenne che dava il tempo, in un ritmo che era comune, riuniva tutti i membri della comunità nella condivisione di un sapere che non era disponibile al di fuori di essa: da soli, non si sarebbe potuto sapere con certezza ‘che ora era’, in quale punto nell’oceano del tempo ci aveva portato la zattera di ogni nuovo giorno. Donare questo comune sapere del tempo era il compito principale del campanile, che difatti è divenuto simbolo per eccellenza dell’appartenenza a una comunità, un popolo di persone che si conoscono e si riconoscono. Il perimetro disegnato dalla portata del suono definiva quest’appartenenza: piccola e modesta, ma insostituibile, orgogliosa del suo spirito di campanile, o di scampanata... Oggi, ognuno il tempo se lo dà da sé, grazie a portentosi aggeggi tecnologici che non sbagliano un miliardesimo di secondo. Nella solitudine della precisione, che non ha bisogno di conferme altrui perché perfettamente autosufficiente, regredisce una delle funzioni della comunità, il suo ruolo nella determinazione del nostro tempo. Le campane sono divenute un ornamento festoso del nostro quotidiano, un omaggio al passato. Preziose perché ‘inutili’, come tutti gli articoli di lusso, come tutti gli elementi simbolici. I campanili restano un importante elemento architettonico, definendo lo spazio urbano, ma sono usciti dal nostro tempo, non lo costruiscono più. È un grande progresso, indubbiamente, ma in esso qualcosa va perduto, inevitabilmente. È possibile compensare questa perdita? Come? si chiede con una punta di malinconica impotenza il lettore dell’Oratorio che osserva il campanile di Sant’Agostino e il Campano, l’uno di fronte all’altro, disallineati nell’impervio pendio anghiarese, in quest’ultima copertina dell’anno 2017. (tbv)

Sogno di una notte di fine estate Semel in anno licet insanire

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’incidente è di quelli banali; che più banale non si può. Sei nello studio, segui i tuoi ragionamenti, cerchi in libreria e trovi; ti giri per tornare al tuo posto, le mani ingombre, aggiri la scrivania, ma fai la curva troppo stretta e con la coscia dai una bella botta. Proprio sullo spigolo! Un bel dolore, ma dopo un po’ passa: verrà una bella mora. Finito così! E invece è solo l’inizio di una esperienza di inefficienza che, sono costretto, scopro interessante. Non si immagina nemmeno quante cose una persona normale abbia da fare durante la mattinata e poi durante il pomeriggio, giù fino a sera! Unica condizione: l’efficienza di muoversi, l’efficienza di sedere, l’efficienza di scendere e uscire. Tutto impossibile, tutto negato da quella botta: un dolore fastidioso, continuo; cuscini sotto la gamba, ma il dolore è sempre lì. Anche di notte non riesci a riposare: non trovi la posizione giusta, ti giri e ti rigiri, dormiveglia continuo. E quel dolore! La vittima principale la tua capacità di fare, di rendere onore alle diverse cose che vengono con urgenza a capo. Anche questo editoriale è un problema, diventa una fissa. Lo devi fare, ma non riesci a stare alla tastiera: né sul letto, né sulla scrivania. Unica consolazione: che gran bene la salute, la possibilità di fare perché stai bene, l’efficienza. E ti vengono in mente i tanti malati, anche gravi. Gran dono di Dio la capacità di essere e di vivere in salute. Mai ci pensiamo e mai ringraziamo abbastanza. Con la preghiera. *** uest’anno allegato all’ultimo numero de L’Oratorio di Anghiari distribuiamo un Almanacco di foto e notizie varie. Almanacco: termine interessante! A Raqqa l’ISIS è stata sconfitta e noi, ignari, con la preoccupazione che il terrorismo ci colpisca sempre più incarognito in casa nostra, distribuiamo proprio un Almanacco. Almanacco: quanti sanno che il termine Almanacco è uno squisito apporto arabo presso la lingua italiana? La parola non esiste nell’antico latino, non è una parola che ci viene dalle lingue germaniche degli invasori dell’impero; è una parola arrivata a casa nostra per un’altra via, quella dei commerci. Ci giunge diritta da quel Medio Oriente islamico che per secoli è stato frequentato dalle navi delle repubbliche marinare italiane, navi che avevano sui pennoni vessilli dove campeggiavano, inequivocabili, croci di fogge diverse e leoni di S. Marco. Un altro mondo? No, lo stesso mondo di oggi, a livello di valori. Solo che nella pratica quotidiana erano prioritari altri problemi, le merci, il modo di chiamarle, le parole, gli scambi di termini e di cultura. Il termine Almanacco, dall’arabo al-manah, vuol dire calendario. E il calendario era fondamentale per gli empori italiani del Medio Oriente: le navi si allontanavano per portare le merci ad occidente ed era necessario darsi l’appuntamento per il trasporto successivo: bisognava intendersi bene sui giorni dell’anno, sui tempi. Gli appuntamenti sono appuntamenti! Attraverso questa pratica Oriente ed Occidente sono diventati meno lontani e certi gruppi di genti sono diventati più vicini. Utopia? Non so. Certo è che nella nostra lingua la parola è rimasta. E non è una parola qualsiasi; perché ha fatto strada, se è diventato il nome di quella sorta di vademecum popolare che erano gli almanacchi delle società contadine. Una parola del popolo che non è stata disdegnata nemmeno dagli intellettuali. Mi torna alla mente infatti che una delle Operette Morali di Leopardi si intitola, appunto, Dialogo fra un venditore di almanacchi ed un passeggere. I due discorrono e disquisiscono sul tempo e sul suo passare inesorabile: un tema proprio di Leopardi! Un tema sul quale riflettere. Anche in questi tempi così rumorosi e turbolenti.

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L'ORATORIO DI ANGHIARI - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue Anno LI - Periodico del Vicariato di Anghiari e Monterchi. Con approvazione della Curia di Arezzo Aut. Tribunale di Arezzo n. 5 del 28 aprile 1967 - Dir. Resp. Enzo Papi - Stampa: Grafiche Borgo, Sansepolcro. Redazione:donmarcosalvienzopapimariodelpiaelisadelpiantaverarossiteresabartolomeigabrielemazzimassimoredenti.

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La pietà nell’arte

nell’incontro tenuto da don Marco venerdì 27 ottobre 2017

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bbiamo voluto affrontare il significato della forma artistica della Pietà, la Madonna che tiene in grembo il corpo di Gesù, così presente nelle nostre chiese e nella devozione popolare. Abbiamo visto da dove nasce (in ambito tedesco, dal Vesperbild, col significato letterale di immagini del vespro) e come arriva in Italia, analizzando soprattutto due pittori italiani: Cosmè Tura, ferrarese del 1460, che fa una bella Pietà ricca di particolari significativi e la Pietà di Giovanni Bellini, quella presente al Brera di Milano. Leggendo queste due opere, si è capito meglio come la sensibilità popolare si immedesimava con il mistero del dolore e della morte e, attraverso la forma artistica della Pietà, prendeva parte a questo dramma tragico di

un Dio che muore e assume su di sé tutto il dolore e l’umano che ha incontrato. Questo ha generato in tutta la pietà popolare una grande devozione; pensiamo allo “Stabat mater” di Jacopone da Todi, dove si descrive proprio questa partecipazione del devoto al dramma della passione e della morte di Cristo. Teniamo presente che la Pietà come forma artistica non ha fondamento nella Sacra Scrittura. Nessuno parla di quel momento. Però gli artisti se ne sono serviti proprio per rendere ancora più coinvolgente per il popolo il dramma della Passione. L’immagine riproduce la ‘Pietà’ di Giovanni Bellini conservata presso la Pinacoteca di Brera a Milano.

Ogni quindici giorni, il giovedì, all’oratorio, Scuola di Comunità Vieni anche tu! Informati in parrocchia 0575-788041 3


CALENDARIO LITURGICO a cura di Franco Cristini

prediletto da Gesù. Fu presente alla sua crocifissione sul Calvario, dove ricevette l’incarico di prendersi cura della Madonna. Ha scritto un Vangelo e l’Apocalisse. 28 dicembre giovedì: Santi Innocenti Martiri. 31 dicembre domenica: Santa Famiglia di Nazareth. San Silvestro I Papa: alla Santa Messa vespertina delle ore 17:00 a Tavernelle e delle ore 18:00 nella chiesa della Croce, “Te Deum”, canto di lode e ringraziamento per tutto ciò che il buon Dio ci ha donato nell’anno che sta per concludersi.

Mese di dicembre 2017 1 dicembre venerdì: Primo Venerdì del mese. Nella chiesa di Micciano alle ore 20:00 Santa Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza. Nel Santuario del Carmine alle ore 21:00 Santa Messa con adorazione. 3 dicembre domenica: Domenica I di Avvento: Sante Messe secondo l’orario festivo. 5 dicembre martedì: Primo Martedì del mese. In Propositura alle ore 17:00 ora di guardia con recita del Santo Rosario. 7 dicembre giovedì: Sant’Ambrogio, vescovo e Dottore della Chiesa, patrono di Milano. 8 dicembre venerdì: Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. Sante Messe secondo l’orario festivo. 10 dicembre domenica: Domenica II di Avvento: Sante Messe secondo l’orario festivo. Ad Anghiari si festeggia la Madonna di Loreto: Alla sera, dopo la Santa Messa in Badia delle ore 18:00, verrà effettuata la consueta processione per le strade di Anghiari Vecchio dove saranno creati quadri viventi della vita di Gesù, Maria e Santi (La S. Messa delle ore 18:00 alla Croce è sospesa). 13 dicembre mercoledì: Santa Lucia martire e protettrice della vista. È patrona di Siracusa, dove probabilmente morì durante la persecuzione di Diocleziano. La leggenda vuole che durante il supplizio le siano stati strappati gli occhi. 15 dicembre venerdì: inizio della Novena di Natale, in Propositura alle ore 18:00. Per tutto il periodo della Novena, la Santa Messa vespertina è anticipata alle ore 17:15 circa. Domenica 17 la Novena non avrà luogo e la Santa Messa delle ore 18:00 verrà regolarmente celebrata nella chiesa della Croce. 17 dicembre domenica: Domenica III di Avvento, Sante Messe secondo l’orario festivo. 24 dicembre domenica: Domenica IV di Avvento, Sante Messe secondo l’orario festivo (la Messa delle 18:00 è sospesa). Vigilia di Natale: in Propositura ad Anghiari e nella chiesa di Tavernelle, dalle ore 15:00 confessioni. Le Sante Messe della vigilia di Natale saranno celebrate nel seguente ordine: ore 22:00 nella chiesa di san Lorenzo e di Viaio; alle ore 23:00 in Propositura ad Anghiari e nella Pieve di Micciano. 25 dicembre lunedì: Natale di Gesù. Sante Messe secondo l’orario festivo. “Venite, adoriamo il Signore che è nato per noi.” 26 dicembre martedì: Santo Stefano, primo martire. Il diacono Stefano è stato il primo martire a versare il proprio sangue in nome di Cristo, infatti fu lapidato fra il 30 e il 36 dopo Cristo. Le Messe saranno celebrate alle ore 9:00 in Propositura, alle ore 11:00 a S. Stefano e alle ore 18:00 alla Croce. 27 dicembre mercoledì: San Giovanni Apostolo evangelista; era il fratello di Giacomo il Maggiore,

Mese di gennaio 2018 1 gennaio lunedì: Maria Santissima Madre di Dio. Capodanno, Sante Messe secondo l’orario festivo. 2 gennaio martedì: Primo Martedì del mese. In Propositura alle ore 17:00 ora di guardia con recita del santo rosario. 4 gennaio giovedì: Primo Giovedì del mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni. 5 gennaio venerdì: Primo Venerdì del mese. Nella chiesa di Micciano alle ore 20:00 Santa Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza. Nel Santuario del Carmine alle ore 21:00 Santa Messa con adorazione. 6 gennaio sabato: Epifania del Signore, Sante Messe secondo l’orario festivo. All’apparire della stella dissero i Magi: “Questo è il segno del grande Re. Andremo a cercarlo, portiamogli i doni: oro, incenso, mirra.” Tempo Ordinario 7 gennaio domenica: Battesimo del Signore. Sante Messe secondo l’orario festivo. 14 gennaio domenica: Domenica II del Tempo Ordinario: Sante Messe secondo l’orario festivo. 17 gennaio mercoledì: sant’Antonio Abate: nacque intorno all’anno 250 d. C. Fu insigne padre del monachesimo. Protettore degli animali domestici, soprattutto dei maiali. Morì nel 358. 21 gennaio domenica: Domenica III del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. Sant’Agnese, vergine e martire. Morì martire a Roma intorno alla seconda metà del terzo secolo. Morì per decapitazione con coraggio e forza d’animo. Il giorno della sua festa si benedicevano gli agnellini. 24 gennaio mercoledì: san Francesco di Sales, vescovo e dottore della Chiesa (1567-1627). 25 gennaio giovedì: Conversione di San Paolo. 28 gennaio domenica: Domenica IV del Tempo Ordinario: Sante Messe secondo l’orario festivo. 31 gennaio mercoledì: san Giovanni Bosco, sacerdote (1815-1888): Fu fondatore dei Salesiani, si occupò in modo particolare dei giovani e dei poveri.

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S. MESSE FESTIVE CELEBRATE NELLE CHIESE DEL VICARIATO DI ANGHIARI

Presepi In tutte le nostre chiese, gruppi di volontari, stanno già allestendo il presepe. Visitateli! Vi aspettano.

Ore 8:00

Ore 9:00

-ANGHIARI: Chiesa di S. Stefano -ANGHIARI: Chiesa di Propositura -VIAIO: Chiesa di S. Paterniano

“ “ -CATIGLIANO: ogni 15 giorni Ore 10:00 -CARMINE: Santuario Madonna del Carmine “ -MICCIANO: Pieve di Maria Assunta “ -S. LEO: Chiesa di San Leone Ore 11:00 -ANGHIARI: Chiesa di Propositura “ -PIEVE DI SOVARA: S. Maria Annunziata “ -TAVERNELLE: Chiesa dell’Assunzione di M.V. Ore 16 (estivo 17) -PONTE ALLA PIERA: Chiesa di S. Giovanni E. Ore 18:00 -ANGHIARI: Chiesa della Croce

Il presepe del 2008 in Propositura.

... E DI MONTERCHI Ore 8:45 -PADONCHIA: Chiesa di S. Michele Arc.lo Ore 10:00 -POCAIA: Chiesa della Madonna Bella Ore 11:00 -LE VILLE: Chiesa di S. Maria della Pace Ore 11:15 -MONTERCHI: Chiesa di S. Simeone profeta Ore 17:00 (18:00 estivo) -Chiesa di San Simeone a Monterchi

Celebrazioni della vigilia di Natale Domenica 24 dicembre 2017

Prima domenica del mese a Scandolaia ore 15:00 (ore 16:00 estivo) Ultima domenica del mese: Chiesa di San Michele Arc.lo a Pianezze, ore 16:00 (ore 17:00 estivo).

Dalle ore 15:00, in Propositura ad Anghiari e nella chiesa di Tavernelle, confessioni. Le Sante Messe della vigilia di Natale saranno celebrate nel seguente ordine: ore 22:00 nella chiesa di San Lorenzo, del Ponte alla Piera e di Viaio; alle ore 23:00 in Propositura ad Anghiari e nella Pieve di Micciano.

MESSE PREFESTIVE: Ore 16:00 - (ore 17:00 estivo) Chiesa di Tavernelle Ore 16:00 - (ore 18:00 estivo) Arcipretura Monterchi Ore 16:00 - (ore 18:00 estivo) Chiesa di Tubbiano Ore 17:00 - Madonna Bella a Pocaia Ore 17:30 - S. Maria della Pace, Le Ville Ore 18:00 - Propositura di Anghiari

Primo Venerdì del mese al Carmine

A Micciano ogni Primo Venerdì del mese per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza

Ogni Primo Venerdì del mese, al Santuario del Carmine, recita del Rosario e S. Messa con meditazione alle ore 21:00

S. Messa alle ore 20:15 5


IL PALTERRE*: dove gli Anghiaresi parlano di Anghiari, e non solo

* Queste pagine possono essere lette dagli Anghiaresi senza particolari prescrizioni. Per gli altri si consiglia moderazione.

Una laurea a Tavernelle

Spigolature di storia d’Anghiari

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Briganti sequestrano il Sindaco

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enerdì 27 ottobre 2017 Andrea Celeste Cagnacci si è laureata presso l’Università Alma Mater Studiorum di Bologna, Scuola di Scienze, Corso di Laurea Magistrale in Matematica. Ha discusso la tesi “L'apprendimento dei primi concetti di analisi: un'indagine su due gruppi di studenti” ottenendo la bellissima votazione di 110 e lode. Relatore è stato il professor Paolo Negrini. Festeggiata a dovere dai familiari e dagli amici, ora ad Andrea Celeste giungeranno anche gli auguri della Redazione che volentieri li manda su alla Banchina di Tavernelle dove lei abita.

l 10 gennaio del 1811 in Anghiari avvennero fatti gravi. Nelle prime ore del giorno, dieci briganti entrarono in Paese e sequestrarono il Maire (Sindaco) Carlo Tuti, chiedendo per il riscatto pochi soldi per potersi sfamare dopo giorni di digiuno. Il Sindaco prese tempo adducendo che non aveva niente sulle casse del comune ma che i soldi erano tenuti in Sansepolcro presso la gendarmeria ed ai “Préposés” della dogana. Intanto altri anghiaresi corsero a chiedere rinforzi nella campagna vicina. I dieci “briganti” chi erano? Due di essi erano segantini, cioè tagliatori di legna, gli altri 8 giovani, si erano dati alla macchia per non arruolarsi nell’esercito napoleonico per non finire ammazzati nelle lontane contrade d’Europa. Dal verbale redatto dal Sindaco Carlo Tuti si capisce che non erano briganti ma persone affamate. Dopo lunghe tergiversazioni, arrivarono i rinforzi e le guardie; i disperati scapparono, prendendo la via della Bozia e fuggendo verso il Carmine. A Ponte alla Piera furono raggiunti, ne segui una sparatoria ed uno di loro fu ucciso, un altro fu gravemente ferito, gli altri furono arrestati, portati nelle carceri del Palazzo Pretorio di Anghiari. La relazione del Sindaco continua dicendo: “verso le ore undici di questa mattina è arrivato in Anghiari un distaccamento di ‘Proposes’ con un gendarme ed hanno seco condotto l’altro brigante ferito, che era rimasto all’osteria del Ponte alla Piera, trasportandolo sopra un mulo. L’ho fatto condurre atteso lo stato delle sue ferite, nell’osteria di Matteo Comanducci, ove è stato posto un letto con la guardia a vista dei ‘Proposes’ e dei gendarmi. Ho fatto venire il chirurgo Francesco Cerulli, di Anghiari accio’ visitasse e curasse le ferite riportata dal brigante in pericolo di morte. Ho domandato allo stesso il suo nome, la sua Patria e la sua professione e mi ha risposto che non sapeva né il suo nome, né il suo casato ed essere di questo mondo. Ho peraltro potuto rilevare dagli altri briganti arrestati, che egli sia Angiolo Grassi di Campo Luci, contadino pigionale nel comune di Arezzo.” Ed ecco i briganti come sono stati generalizzati: 1 - Domenico di fu Stefano Babbini, di Cabraldo comune di Bagno, di anni 45 segantino; 2- Stefano di Domenico Babbini di Cabraldo, comune di Bagno di anni 24, segantino; 3- Giacomo Antonio, di Michele di Calquarto, di Monte Riolo di anni 23, segantino; 4- Francesco del fu Marco Framini, della Fornace di Arezzo, di anni 22, conscritto, fucilato; 5- Giuseppe di Gio Batoni, di Recanati, di anni 23, fornaciaio, fucilato; 6- Nicolò del fu Francesco Cocci, del comune di Arezzo, pigionale, di anni 20, fucilato; 7- Donato di Luca Vanni, della Rocca, comune di Talla, di anni 22, contadino, disertore, fucilato; 8- Francesco di fu Benedetto Cassini, ammogliato con figlio, di anni 22 , dal Castelluccio, comune di Pieve S. Stefano, fucilato.” La lunga relazione del Sindaco continua elencando i nomi dei contadini che aiutarono le guardie a catturare i briganti: Pasquale del fu Giovanni Martini del podere Fusaiolo, Pascuino di Antonio Comanducci del podere La Capanna, Domenico di Andrea Luzzi di Anghiari, Santi di Biagio Boncompagni del podere Torchiale, Lazzaro di Alessandro Ligi del podere Mangoccia, Paolo di Domenico Giabbanelli del podere La Vigna, Carlo di Paolo Fiori del podere La Casina (da una ricerca di Loris Babbini)

CUP

Consiglio Unità Pastorale

Lunedì 6 novembre 2017, presso la sala dell’oratorio, un gruppo di persone provenienti dalle varie parrocchie, si sono ritrovate per costituire il Consiglio dell’Unità Pastorale. Da segnalare che c’è stata disponibilità a mettersi al servizio delle varie comunità in tre ambiti: carità, catechesi e liturgia.

Il calabrone

io la penso così

Il mercato ha vinto - Qualche tempo fa un supermercato della zona provò a tenere chiusa la sua attività la domenica. Il cartello che annunciava la chiusura, auspicava anche di poter rivedere i propri clienti il lunedì. Non ce l’ha fatta. Gli è toccato aprire anche i giorni festivi se non voleva ridimensionare la sua attività anche a scapito dei dipendenti. Il ‘mercato’ quindi, ancora una volta, ha dettato la sua legge. P. S. Ho riletto questi appunti qualche tempo dopo e mi sono chiesto se era possibile liberarsi dal “mercato”. Sì, è stata la mia risposta; solo che, prima di tutto, dovrei liberarmi (buttandole via) dell’ottanta per cento delle cose che possiedo.

A cura di Franco Talozzi 22/10/2017

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...il Palterre, ovvero Ridendo castigat mores

Auguri Benita

Casello

Lunedì 23 ottobre festa in Piazzola per i 94 anni di Benita Cuccardini. Nella foto la vediamo con i nipoti Nicola e Tania ed i pronipoti Pietro, Gregorio e Antonio. Ci fa piacere ricordare che il babbo della Benita era un valente suonatore di fisarmonica, ricordato in un manifesto della Scandalli come “celebre professore toscano”. Il Cuccardini fu in effetti un valente musicista considerato il miglior fisarmonicista della Toscana. Alla Benita, dopo la festa preparata dai familiari, la Redazione manda tantissimi auguri ricordandola per la sua disponibilità in Piazzola, in particolare nella preparazione dei “Quadri viventi” per la Madonna di Loreto.

Casello ferroviario Km. 38 sei vecchio e abbandonato e pericolante chi lo ha abitato era chiamato ‘casellante’. Davanti a te passava il trenino detto l’Appennino con il suo fischio rallegrava i grandi ed i piccini nel tuo piazzale tanti fiori dalie, gerani e ciclamini. Ciao casello solitario resisti, non crollare con la tua presenza la storia devi ricordare: quel trenino che sbuffava l’Umbria e la Toscana collegava. Tanti i suoi viaggiatori studenti, soldati, agricoltori ma per colpa della guerra il suo percorso per sempre è terminato il diciotto giugno del quarantaquattro. Luisa Romiti

Cestini e marciapiedi di Clèto

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uest’estate ero a Mazzarino, in provincia di Caltanissetta, e avevo necessità di gettare una bottiglietta vuota in qualche cestino. Non c’è stato verso di trovarlo. In compenso, in questo girovagare cercando, ho notato che i marciapiedi, dove c’è qualche accesso ai garage o ai fondi, hanno modificato solo il cordolo, creandoci come uno scivolo. Non hanno abbassato tutto il marciapiede come si vede di solito. Ho potuto vedere, ma penso che anche i lettori lo avranno notato, che alcuni marciapiedi, da noi, diventano delle vere e proprie montagne russe. Da come sono i marciapiedi, come ho detto anche qualche altra volta, si vede se l'Amministrazione Comunale dà più valore e rispetto ai pedoni o alle macchine.

Offerta per l’oratorio In memoria del dott. Liborio Lamagna, la moglie Anna ha fatto pervenire una generosa offerta. Questa somma sarà utilizzata per le attività dei ragazzi dell’oratorio. Grazie ancora per la sensibilità dimostrata.

Le vostre offerte le potete far pervenire anche con bonifico Bancaetruria: IT93 X053 9071 3100 0000 0003 389 Banca di Anghiari e Stia: IT82 Y083 4571 3100 0000 0005 053 Le potete poi consegnare in parrocchia o ai collaboratori. Potete darle anche alla Élida, nella merceria in cima a Piazzetta delle Legne. Grazie! 7


LE NOSTRE CHIESE NELLA STORIA E NELL’ARTE

di don Quinto Giorgini

Chiesa di S. Agostino nel centro storico di Anghiari Quarta parte

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di pietra, sulla quale c’è un bel tabernacolo ligneo dorato. Nel Sepoltuario del 1769-1788, questa cappella è distinta come di proprietà della famiglia Doni. L’attuale altare settecentesco non presenta nessun Crocifisso, ma appare bello e solenne, con tre nicchie decorate di stucco dorato e dipinto, a forma di conchiglia, situate tra due semicolonne scanalate e due lesene. Nella nicchia centrale, più grande, è collocata una statua della Madonna con Bambino in terracotta policroma del secolo XVI. Le due nicchie laterali sono attualmente vuote, ma contenevano due statue lignee dei Ss. Apostoli Pietro e Paolo, attualmente esposte nel Museo Taglieschi. Sopra le nicchie laterali sono collocate due teste dorate di Cherubini, sovrastate da un frontone centinato e dorato sopra il quale c’è un timpano semicircolare spezzato con al centro il monogramma di Cristo. La Seconda Cappella a destra era dedicata alla Madonna del Buon Consiglio, come si legge ancora sull’arcata d’ingresso. Anticamente, questa apparteneva alla famiglia Angelieri, il cui stemma compare sui due pilastri ai lati dell’arco e raffigura un angelo con le ali rivolte in alto, databile sec. XIV-XV. Nel 1560 questa cappella passò alla

ella Visita Apostolica del 1583, di cui abbiamo parlato nella seconda puntata, vengono elencati in questa chiesa dodici altari, sotto i rispettivi titoli, di cui erano compatrone varie famiglie, ma non si accenna all’esistenza delle attuali sei cappelle, per cui ritengo che queste siano una ricostruzione o almeno una ristrutturazione di quelle medievali, quando un altare eretto da compatroni e dotato di sufficienti beni veniva equiparato a una cappella vera e propria. La configurazione della chiesa di S. Agostino nel Quattrocento presentava un’unica vasta navata, con altari addossati alle pareti laterali, le quali erano coperte da un tetto più basso e più esterno rispetto alla navata centrale. Alcuni dei suddetti altari probabilmente erano nello spazio del transetto. Su queste pareti laterali furono dipinti i primi affreschi, di cui oggi rimangono solo frammenti riscoperti per demolizione dell’intonaco soprastante in occasione della completa ristrutturazione settecentesca in stile barocco. Prendiamo in esame le cappelle di destra, nonché gli altari, gli stemmi, i dipinti e altri elementi di interesse storico-artistico. La larghezza delle tre cappelle per lato non è uguale, variando di alcuni centimetri l’una dall’altra. Sono più ampie quelle di destra rispetto a quelle di sinistra, e ciò è dovuto al fatto che le pareti longitudinali dell’originaria chiesa erano di diversa lunghezza, per la posizione obliqua della facciata, allineata con la strada antistante. Le cappelle misurano in media 5 metri di larghezza per poco più di 2 metri di profondità, compresi i pilastri. Le prime due cappelle di destra, secondo gli esperti, si ispirano alla planimetria di quelle del Tempio Malatestiano in Rimini, infatti tra questa città e la Valtiberina i rapporti nel secolo XV erano abbastanza stretti, perché Sigismondo Malatesta era signore della vicina Citerna nel 1468. Le prime cappelle di S. Agostino sarebbero state costruite nella seconda metà del Quattrocento, ripetendo lo stesso schema: una parete rettangolare larga e stretta in profondità, con arcate a tutto sesto e coperture realizzate con volte a botte. Il primo affresco che presentiamo è quello raffigurante S. Sebastiano, dipinto nella controfacciata destra di chi entra da un maestro anghiarese sconosciuto del secolo XV. Il martire, legato alla colonna, trafitto da frecce, presenta un volto quasi integro. Ai suoi piedi ci sono devoti inginocchiati che potrebbero essere i committenti. Ora passiamo a presentare le tre cappelle. La Prima Cappella di destra era dedicata al SS.mo Crocifisso, fondata nel 1461 da Luca di Pietro, fabbro di Anghiari, e dai fratelli Borgo e Pietro della famiglia Mannini, il cui stemma è murato sul pilastro dell’arco di accesso e consiste in un rilievo in pietra sul quale è scolpita una mano indicante il soprastante bernardiniano monogramma di Cristo. Questa cappella, ristrutturata completamente nel Seicento, nel Settecento passò a un’altra famiglia, il cui stemma, raffigurato nel prospetto dell’altare barocco, sembra essere quello della famiglia Chieli e si presenta come una quercia radicata, priva però dell’arme Chieli, che consisteva in una luna, stella, scorpione e una palla turchina con tre gigli d’oro. Questo altare ha la mensa

In questa pagina dall’alto, le tre cappelle laterali di destra.

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Le nostre chiese...

famiglia Testi, come risulta dallo stemma: uno scudo ancile (=ovale) di stucco del sec. XVIII color d’oro e azzurro, con croce di S. Andrea sormontata da otto gigli fiorentini. L’immagine della Madonna del Buon Consiglio, in passato molto venerata ad Anghiari, è esposta sulla nicchia sopra l’altare dentro una ricca cornice a volute e fogliami, risalente al Settecento. L’altare è adornato da due colonne sovrastate da un frontone. Sulla mensa di pietra, sorretta da mensoloni sagomati, sono sistemati due gradini decorati che circondano un bel tabernacolo ligneo dorato, sulla cui porta è dipinto un Calice sovrastato dall’Ostia. La nicchia mariana è sormontata da teste di angeli. Lo stemma della famiglia patrona è impresso sul timpano. Nella parete laterale sinistra di questa cappella, l’11 agosto del 1632, mentre i muratori imbiancavano, scoprirono un’immagine della Madonna con il Figlio in braccio benedicente, di ignoto pittore. I frati considerarono provvidenziale questa scoperta e in quell’occasione sembra che sia stato traslato il Crocifisso. Nella parete destra ci sono i frammenti di un affresco raffigurante S. Maddalena a mani giunte, in adorazione del Crocifisso. Questo affresco è stato attribuito a un pittore locale del XV secolo. La Terza Cappella a destra, dedicata a Santa Monica, era della famiglia Ligi. Istituita per testamento nel 1484 da Filippa di Niccolò di Gualdo, moglie di un certo Matteo, detto lo Zinga, era dotata di 16 staiori (appezzamenti di terreno), di loro proprietà in località San Leo. Su un bell’altare con la mensa di pietra, su cui è collocato un tabernacolo ligneo tra due gradini decorati e tra due colonne adornate a tralci d’uva, sovrastato da un frontone con timpano, è posto l’anonimo dipinto del secolo XVII, raffigurante la Vergine che dà la cintola ai Ss. Agostino e Monica. Si tratta di una tela ad olio su di un altare seicentesco particolarmente decorato. Il dipinto manifesta una netta divisione tra la zona inferiore, in cui sono inginocchiati S. Agostino e Monica con alcuni fedeli, e quella superiore con Dio Padre, lo Spirito Santo e gli Angeli. Tra le due parti c’è la Madonna con il Bambino, dietro i quali una luce divina si

riflette sul volto di Santi e devoti, inginocchiati e con abiti caratteristici di quel tempo. Questo dipinto è considerato dagli esperti di media qualità, il pittore tuttavia mostra una formazione e una tecnica di buon livello ed è probabilmente di area senese-aretina. Nella parete sinistra di questa cappella ci sono i frammenti di un affresco del XV secolo raffigurante i Ss. Sebastiano e Rocco, quest’ultimo protettore dalla peste che colpì Anghiari nel 1485. Sempre su questa parete di fondo dell’altare troviamo le figure dei Ss. Bernardino da Siena e Vincenzo Ferreri. Questi santi predicatori sono riconoscibili per le vesti francescane e domenicane, per il monogramma raggiato del nome di Gesù, sorretto da S. Bernardino, e per il libro aperto con una frase dell’Apocalisse sulla mano sinistra di S. Vincenzo. Inoltre in questa cappella c’è la seconda porta della chiesa, con stipiti di pietra, che comunica con l’adiacente ex-convento e presso la quale c’è un’antica acquasantiera. Nella cappella del transetto di destra c’è un altro affresco molto frammentato che rappresenta un santo, forse un Evangelista (?), ed un angelo che sostiene una scrittura. Il transetto di destra è ubicato sotto un matroneo-cantoria fatto costruire nel XVI secolo da Bartolomeo Mannini. Sopra una porta c’è la figura di S. Rita da Cascia. La superficie di questo transetto è di circa 10 mq e in passato probabilmente conteneva qualcuno dei 12 altari presenti nel 1583. Attualmente c’è un’antica porta d’ingresso all’adiacente sacrestia, e sulla parete nord si apre un bel finestrone che permette di ammirare il sottostante paesaggio anghiarese. Nella prossima puntata presenteremo le altre tre cappelle di sinistra con i relativi altari. Colonna di sinistra e dall’alto. L’affresco della Maddalena e gli stemmi Mannini e Angiolieri. In questa colonna. San Sebastiano e i santi Sebastiano e Rocco; se ne parla nell’articolo.

Da casa vostra è passata la cicogna? Mandateci le informazioni, le pubblicheremo volentieri. 9


Offerte autunnali per l’Oratorio

Appendice alla Cronachetta

Alessandro Guadagni, Il Borgo Anna Arrighi, Via per Arezzo Chiara Natalini, La Stazione Fosco Cardinali, Le Chiasse, Viaio Francesco Tavernelli, Tavernelle Giuliano Primitivi, Il Borgo Grazia Del Pia, Molinello Mario Senesi, Sezzano Moreno Zanchi, Il Fosso Odette Boncompagni, Sampierdarena Orietta Cesari, Case nuove Terrarossa Paola Roselli, Cordoni Paolo Brandinelli, Piazza del Mercatale Pietro Giabbanelli, Giardinella Silvano Spigoli, Case nuove Terrarossa Vilmo Chiasserini, Bagno a Ripoli Vincenzina Ruscetti, Borghetto di sopra

Martedì 23 maggio 2017: oggi è nata Isabella Vaiani di Luca e Annalisa Mugelli. La sua famiglia abita alla Bernocca ed ha tanti nonni: Mario, Piera, Patrizia, Primo, Mauro e le care bis nonne Filomena e Isolina. Mercoledì 12 luglio 2017: oggi è nata Martina Graziotti di Riccardo e Lucilla Rossi. Abita con babbo e mamma al Molino del Cerfone, a Scandolaia, nei pressi de’ Le Ville. I nonni Nadia e Mauro abitano a Sansepolcro, nella frazione di Gragnano, mentre i nonni Luigina e Bruno abitano ad Anghiari, nella zona del Campo della Fiera.

Delfa Meazzini e Mario Brancaccio mandano la loro offerta per le attività dell’oratorio.

Lunedì 16 ottobre 2017: oggi è nata Tea Rondoni di Nicola e Serena Luzzi. La sua famiglia abita a Viaio ma fra poco potrete vedere Tea al Campo della Fiera perché si trasferiranno in quella zona. I nonni materni (Franca e Dante) e quelli paterni (Alma e Marco) sono semplicemente impazziti!

Concerto di Natale

Proverbio di gennaio

Coro Domenico Stella-Città di Piero Corale don Vittorio Bartolomei Ensemble orchestrale La scala di seta

Quande tona de gennaio, more la pecora e il pecoraio. Come viene detto anche con altre versioni, nel mese di gennaio le piogge sono negative sia per il grano che per le altre produzioni agricole.

Solisti Chiara Chialli Andrea Sari Stella Peruzzi

La terra vivente*

Pomodori e sorci

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n giorno, portando a casa dentro un sacchetto di plastica delle piantine di pomodoro, scoprii l’importanza del progresso tecnologico in questo campo. Vedete un po’ il vantaggio: un sacchetto di plastica per salvare dal rapido essiccamento una piantina di pomodoro che potrà attecchire soltanto per questo salvataggio… E per il resto, beh, ne abbiamo detto abbastanza. Il progresso fa un passo avanti e venti indietro. E per schiacciare un sorcio scarica un palazzo... * Giuseppe Settembre, La terra vivente, Edizioni Mediterranee, Roma, 1974. Nota locale. La conclusione dell’asterisco pubblicato qui sopra mi ha fatto ricordare che qualche anno fa un gatto si era arrampicato su uno dei cipressi che a quel tempo esistevano nella greppa del Poggiolino. Siccome miagolava a più non posso, e nessuno probabilmente conosceva i gatti pur avendoli per casa, intervennero e capitozzarono la pianta, mentre bastava aspettare che il gatto avesse fame o si calmasse. È successo il 9 gennaio 1998 (AA).

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Anghiari chiesa della Propositura Venerdì 29 dicembre 2017 ore 21:00


Una risposta affermativa

P

Iniziata presso l’oratorio parrocchiale la “Scuola di italiano” per stranieri

resso l’oratorio parrocchiale di Anghiari ha avuto inizio da pochi giorni il nuovo servizio di “Scuola di italiano”. Voglia di stupire? Ambizione? No! Soltanto il desiderio di dare una risposta affermativa ad un gruppo di cittadini stranieri che, da tempo in Italia, ha sentito il bisogno di migliorare la comunicazione e/o imparare la nostra lingua. La richiesta di aiuto pervenuta alla Caritas è stata inizialmente valutata nel suo insieme, per verificare se tutto ciò potesse essere considerato di pertinenza di un organismo pastorale della Chiesa quale appunto la Caritas è; c’è stata immediatamente una unanime convergenza sul fatto che l’integrazione (brutta parola che rende l’idea, ma che preferiremmo sostituire con “accoglienza”, “ospitalità”, “inserimento”, “desiderio di collaborazione”, “pacifica convivenza”) ha come prima necessità quella di comunicare, di raccontarsi, di capirsi, di scambiare esperienze. E tutto ciò non può non passare attraverso la conoscenza della lingua del “paese ospitante”. Preso atto di questa unità di intenti, il “Gruppo Caritas”

ha provveduto a creare una “squadra di ex insegnanti ed animatori” disponibili a farsi carico del progetto, e contemporaneamente si è dotato del materiale didattico specifico necessario per portare avanti nel migliore dei modi l’iniziativa. Ci rendiamo perfettamente conto che non è semplicissimo organizzare un corso di italiano per adulti stranieri con il grado di conoscenza linguistica fra i più disparati; c’è chi non lo parla per niente, chi lo parla approssimativamente, chi lo parla benino, ma vuol approfondire la conoscenza della scrittura, ed analoga situazione è nel versante della comprensione. Detto questo, al momento in cui scriviamo siamo appena all’inizio, e solo il tempo ci dirà se saremo all’altezza del compito che ci siamo prefissati. Siamo anche consapevoli del fatto che forse iniziative di questo tipo sarebbero più di pertinenza delle pubbliche istituzioni (scuola, enti locali …), comunque, in attesa che ciò si realizzi, non ci tireremo indietro. Caritas è anche questo!

Pesca

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ntica sede della Misericordia nel centro di Anghiari vecchio, oggi sede del Museo della Misericordia. Nella foto alcune delle volontarie che settimanalmente si mettono a disposizione della comunità consegnando alimenti e beni di prima necessità alle famiglie bisognose. Per poter rispondere alle richieste che quotidianamente arrivano in parrocchia, durante la Mostra dell’artigianato era stata organizzata una pesca di beneficenza.

Aiutaci ad aiutare! 11


“….’ N TRA LE MURA” Un ricordo del Sen. Giuseppe Bartolomei

P

romossa dalla Biblioteca Comunale di Anghiari, si è svolta sabato 28 ottobre u.s. presso la Sala Consiliare del Comune (g.c.), una manifestazione per ricordare il Sen. Giuseppe Bartolomei a oltre vent’anni dalla scomparsa. Lo spunto è stato offerto dalla opportunità di attualizzare e valorizzare una pubblicazione dello stesso Bartolomei, “...N tra le mura”, forse la meno conosciuta tra le tante da lui dedicate al paese natale. Si tratta di un repertorio di nomi, nomignoli e soprannomi, dalle origini di Anghiari ai nostri giorni, ricostruito attraverso un itinerario condotto “ascoltando le voci più caratteristiche di quel chiamarsi tra sé, ora serio, ora aspro, ora scherzoso che rimbalza da secoli dentro le mura del paese”. Una pubblicazione, come sottolinea l’autore, senza alcuna pretesa scientifica e tuttavia importante perché volta a preservare i segni di una cultura e di una tradizione che rischiano di scomparire, travolti come siamo dall’imperversare disordinato di nuove sollecitazioni provenienti dal mondo scomposto e chiassoso dei media. Dopo un breve intervento iniziale della Dott/ssa Borghesi, l’incontro è stato preceduto da una introduzione di Franco Ciavattini, amico del Senatore e della famiglia, che ha ripercorso le tappe della vicenda personale e politica di Bartolomei: dalle esperienze di giovanissimo dirigente locale della DC anghiarese, alle responsabilità politiche a livello provinciale; dal ruolo di stretto collaboratore di Fanfani come capo della sua segreteria, fino alle altre cariche, istituzionali e non, assunte nel tempo: Capogruppo DC al Senato per molti anni e poi Ministro dell’Agricoltura e Foreste nei governi Forlani e Spadolini. Non sono mancati i ricordi, spesso dolorosi e drammatici, di alcuni momenti che hanno connotato la sua lunga carriera: il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro (1978), da lui vissuti con grande tormento, combattuto tra la linea della “fermezza” e quella della “trattativa”; ma anche la vicenda della mancata riconferma al Parlamento in occasione delle elezioni politiche del 1983, che gli costò una profonda amarezza, peraltro vissuta con dignitosa

compostezza. Infine il ricordo del nuovo impegno al quale fu chiamato nel 1984: la Presidenza di Banca Toscana, che mantenne per dodici anni (quattro mandati): Dopo l’introduzione di Franco Ciavattini, la manifestazione è entrata nel vivo attraverso l’intervento dei tre protagonisti della serata: Andrea Merendelli, Paolo Pennacchini e Mario Guiducci. Personaggi assai noti e apprezzati in paese, in particolare per il loro impegno legato alle edizioni annuali di “ Tovaglia a quadri”, hanno saputo cogliere della pubblicazione di Bartolomei gli aspetti più singolari ed originali, attraverso la lettura di brani, ma anche riscoprendo nomi e soprannomi dalle origini e dalle connotazioni le più diverse e variegate, che vanno dai richiami alla scrittura musicale (Vivace, Andante, Allegro, Moderato), alla ricerca dei nomi con la stessa iniziale (Vitruvio, Vinicia, Verdiana, Vilsa), o alla individuazione di caratteristiche fisiche o psicologiche (Lo Zoppo, Ciaccione, Dringolanza, Testasecca, Tignoso ecc.). Insomma, un’anagrafe molto varia ed articolata, capace comunque di esprimere l’immediatezza di un giudizio su una persona, una immagine, un comportamento che spesso diventano, ancorché in maniera bonaria e simpatica, un marchio indelebile impresso quasi sempre da mani ignote. La manifestazione, alla quale ha assistito un pubblico attento e molto numeroso, si è conclusa con l’intervento del Sindaco, Alessandro Polcri, che ha sottolineato l’importanza dell’iniziativa, ringraziando gli organizzatori per aver valorizzato la figura e l’opera di un concittadino che tanto ha contribuito alla crescita e allo sviluppo di Anghiari. Franco Ciavattini franco.ciavattini@libero.it In alto una foto di Giuseppe Bartolomei

Mercoledì 5 Dicembre 2017 alle ore 21:00 incontro presso l’oratorio di Anghiari per organizzare un minimo di servizio per tenere aperte le nostre chiese per le prossime feste natalizie e durante i fine settimana (se ne parla a pag. 16). 12


NOTE DALLA MISERICORDIA a cura di Massimo Redenti

Le offerte di settembre e ottobre

Spigolature

Ma… la Caritas e la Misericordia… che fanno?

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Roselli Marisa – La famiglia alla memoria 170 ei primi sei mesi dell’anno i nostri volontari Pierantoni Valentina - La famiglia alla memoria 11 0 della Misericordia hanno effettuato 1.509 servizi Puleri Annunziata 2 5 0 socio-sanitari, per una percorrenza complessiva Mondani Maria - La famiglia alla memoria 50 Lanzi Diva - La famiglia alla memoria 7 di Km. 60.422. I volontari hanno inoltre coperto n. 317 turni di pronto Paredes Claudia Nancy 5 Zineddu Giovanni Battista 7 0 intervento per un impegno complessivo di ore 7.884, Guelfi Frida 3 0 uscendo su chiamata del 118 in emergenza-urgenza per Zanchi Bruno – La famiglia alla memoria 2 1 5 246 volte e percorrendo Km. 10.284. Fratini Lazzaro e Lucaccioni Elsa In memoria di Sciadini Luigi 20 Come preannunciato già da qualche mese, parte in Tomassini Elena 2 0 Sciadini Luigi - La famiglia alla memoria 1 7 5 questi giorni un nuovo corso per i cittadini che vogliono Giorni Stefanello 2 0 dotarsi del brevetto di soccorritori di primo livello e/o Anonimo 20 di livello avanzato. A prescindere dall’impegno che ogni Pernici Alberto - La famiglia alla memoria 2 7 5 partecipante vorrà assumersi per collaborare o meno con Le famiglie del condominio in memoria diAlberto Pernici 50 la nostra Confraternita di Misericordia, rimane il fatto che Radziwonick Roberta in memoria di Alberto Pernici 10 il corso, assolutamente gratuito, costituirà un importante Radziwonick Roberta in memoria di Puleri Annunziata 10 grado di formazione sanitaria sempre utile a livello Busatti S.R.L. 3 0 0 individuale e collettivo. Crediamo che al momento in Chimenti Lorena 5 0 cui leggerete questa breve nota, potrete ancora iscrivervi Ghignoni Vasco 1 5 ed acquisire una conoscenza importante sulle prime Radziwonick Roberta in memoria di Scaccialepri Salvino 10 procedure di pronto intervento nei casi di necessità. Rossi Annamaria in memoria di Zanchi Bruno 20 Ghignoni Enrico 5 Scaccialepri Salvino - La famiglia alla memoria 3 1 5 Nei primi nove mesi dell’anno gli animatori della Cheli Verena - La famiglia alla memoria 4 2 0 Caritas parrocchiale di Anghiari hanno provveduto a Spigoli Carlo - La famiglia alla memoria 5 5 confezionare e distribuire n. 158 pacchi alimentari, e ad Crulli Delia - La famiglia alla memoria 5 0 effettuare n. 178 consegne di generi di abbigliamento di Bianchi Umberto e famiglia in memoria di Bozzi Lina 100 vario tipo. Continuano le visite degli animatori agli anziani Mercati Franco - La famiglia alla memoria 5 0 ed ai malati della nostra comunità. Il Centro di Ascolto Paperini Rosa - La famiglia alla memoria 1 3 5 ha provveduto a concretizzare interventi economici Soc. Cooperativa Autotrasporti Pratesi per il pagamento di utenze di prima necessità (acqua, In memoria di Martini Pietro 8 5 luce, gas) ed affitti che rendiconteremo in dettaglio con il bilancio sociale di fine anno. Il Centro di Ascolto ha Elenco nuovi Soci dato inoltre luogo a 33 colloqui di revisione e verifica assieme ad altri 3 colloqui di inizio assistenza. Proseguono Gepponi Alfiero settimanalmente il mercoledì alle ore 18 gli incontri Clementi Fabrizio operativi e formativi aperti a chiunque voglia “mettersi Chimenti Lorena in gioco”, per poter fare tutti assieme meglio e di più. Marconi Luana Vi aspettiamo! Baldelli Luigi Baldelli Leonardo Olivieri Isa Continuano a pervenirci offerte, anche anonime, che ci permettono di far fronte ai molteplici impegni di carattere finanziario necessari per concretizzare piccoli interventi di aiuto a favore dei più poveri della nostra comunità; a questi benefattori vanno i nostri più sentiti ringraziamenti. Ci auguriamo anche che i loro gesti di generosità siano di insegnamento e di esempio per altri che vorranno aiutarci, magari per la prima volta. Grazie a tutti Voi!

Donaci un po’ del tuo tempo Lo spenderemo bene!

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Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres” Anghiari

sito internet: www.fratresanghiari.it

IX Festa Provinciale

ad Anghiari i Gruppi Donatori di Sangue Fratres di Arezzo

È

toccato ad Anghiari, questa volta, nel secondo weekend di settembre, o s p i t a r e l’edizione 2017 dell’ormai consolidata Festa dei Gruppi Fratres Donatori di Sangue della nostra Provincia, a poco meno di un anno da quella che si svolse con successo nell’alto Casentino e precisamente nei borghi di Pratovecchio e Stia: viene così confermato il carattere itinerante della manifestazione che ogni volta si sceglie un palcoscenico diverso, girando per le quattro vallate aretine e per la città capoluogo, con un ricco programma di eventi. Promossa ed organizzata dal Consiglio Provinciale Fratres, in stretta collaborazione con i gruppi del territorio ed il patrocinio dell’Amministrazione Comunale, rappresenta da sempre una bella occasione di socializzazione e di festa per tutti. Una piazza strapiena di gente ha fatto da cornice allo spettacolo di cabaret del sabato sera, ideato ed offerto dai giovani Fratres della Consulta Provinciale che, saliti sul palco, hanno dato il benvenuto al folto pubblico ed invitato tutti a riflettere seriamente sull’importanza vitale della donazione del sangue per la nostra salute.

Molto partecipata anche la solenne Celebrazione Eucaristica delle ore 11:00 della domenica, presieduta da S.E.R. Mons. Luciano Giovannetti, Vescovo Emerito della diocesi di Fiesole, nella chiesa principale del paese, alla presenza delle autorità civili e militari e delle delegazioni dei ventisei gruppi Fratres della provincia e di altre associazioni di volontariato. Particolarmente gradite quelle delle cinque Confraternite di Misericordia del territorio valtiberino, per ricordare a tutti le origini del movimento Fratres e rinnovare i tanti legami che ci uniscono. A livello istituzionale, erano presenti il Presidente Regionale Luciano Verdiani, in rappresentanza

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email: gruppoanghiari@fratres.eu

anche della presidenza nazionale, ed il Consigliere Giuseppe Talli. Dopo il convivio fraterno ed a conclusione della due giorni di festa, si è tenuta la consueta assemblea straordinaria provinciale di tutti i presidenti, che quest’anno ha assunto un taglio formativo, allo scopo di promuovere una maggiore conoscenza dei temi legati alla trasfusione del sangue ed una più marcata consapevolezza operativa. Un sincero e fraterno ringraziamento a tutti quelli che hanno reso possibile tutto ciò ed alle tante persone che hanno voluto condividere con noi questi momenti di festa. Orteip 2017

Nell’altra colonna, dall’alto. Il Vescovo Emerito di Fiesole Mons. Giovannetti ed i concelebranti Don Alessandro ed il Diacono Fabio”. Sotto. La consueta foto ricordo, al termine della Santa Messa, con i celebranti, i vessilli delle associazioni, le autorità politiche, militari ed istituzionali.

A PISTOIA IL PELLEGRINAGGIO REGIONALE Presenti anche noi della Fratres anghiarese

S

abato 21 ottobre scorso, i Gruppi Fratres della Toscana si sono incontrati a Pistoia, quest’anno capitale della cultura, per celebrare il XIII pellegrinaggio Mariano. Anche noi del Gruppo Fratres di Anghiari eravamo presenti con tanta gioia ed emozione nel cuore, unitamente ad altri gruppi della provincia aretina, con i quali abbiamo condiviso il viaggio. In mattinata, ricevimento e saluto delle autorità presso l’Aula Magna della Curia Vescovile e convegno sul tema della donazione del sangue, insieme agli alunni di alcune classi di una scuola del posto. A seguire, la sfilata con i Labari fino alla Basilica della Madonna dell’Umiltà, dove ha celebrato Messa il Vescovo di Pistoia Mons. Fausto Tardelli. Dopo la celebrazione, si sono tenute le consuete premiazioni dei donatori giunti a 150 donazioni. In questo bellissimo Santuario, sopra l’altare principale, il cuore del nostro pellegrinaggio: l’immagine miracolosa della Madonna dell’Umiltà col Bambino Gesù (vedi foto). Maria è seduta a terra, su un cuscino, mentre allatta il Bambino, segno di vera umiltà e di vicinanza alla gente comune, rappresentata da una vedova inginocchiata alla sua sinistra. Ci siamo fermati e inginocchiati davanti a questo dipinto della Beata Vergine per offrire al Signore, per l’intercessione di Maria, le nostre intenzioni. Sulla strada del ritorno, tanta la gioia di tutti per i tanti legami ed emozioni che hanno caratterizzato questo appuntamento. Giuseppina

In questa colonna, la Madonna dell’Umiltà conservata nella Basilica di Pistoia.


Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres” Anghiari

sito internet: www.fratresanghiari.it

email: gruppoanghiari@fratres.eu

Le Giornate del Donatore Fratres

CONVEGNO medico

Un’occasione di incontro per soci e simpatizzanti

C

ome sempre un fine settimana di festosa condivisione e di sana fratellanza: Sabato 2 e Domenica 3 dicembre. Sono queste, infatti, le date previste per l’annuale Festa del Donatore di Sangue Fratres di Anghiari che questa volta registrano un felice ritorno: il Convegno Medico del sabato pomeriggio, contributo importante da parte del nostro Gruppo Fratres alla diffusione tra la gente della cultura della prevenzione e di sani stili di vita, argini importanti contro le malattie degenerative. Collocate in prossimità delle feste natalizie, rappresentano da sempre una bella occasione di incontro per soci e simpatizzanti, contribuendo a rafforzare quel fraterno legame che unisce tutti noi, nell’impegno comune della solidarietà umana e cristiana carità.

Questo il programma della domenica: Ore 11:00: S. Messa, presso la chiesa della Propositura, con le autorità Civili e Militari ed i rappresentanti delle altre associazioni, in suffragio dei soci defunti. Ore 12:00: Corteo per le vie del centro storico, con i vessilli ed i labari delle associazioni di volontariato presenti, preceduto dalla Banda della Filarmonica Mascagni di Anghiari. Ore 13:00: Pranzo sociale, presso il Ristorante “Borgo Palace Hotel” di Sansepolcro, GRATUITO dei donatori attivi. Durante il convivio, premiazioni nuovi donatori e consegna delle medaglie ai soci particolarmente attivi La prenotazione al pranzo è obbligatoria per tutti e può essere effettuata presso la Sede della Misericordia, l’Ufficio della Pro Loco o a questi numeri telefonici: 3487722155 (Carlo), 3381484889 (Fabiano). Tutti possono partecipare. Un invito particolare ai soci ed ai simpatizzanti. Il presidente Carlo Leonardi

“Tumori: alimentazione e ambiente” SABATO 2 DICEMBRE 2017, ore 16:30 Sala riunioni della Confraternita di Misericordia g.c. Anghiari, Corso Matteotti, 129. Relatori: * Dott.ssa Valentina ANEMOLI (U.O. Igiene e medicina preventiva - Ospedale Sansepolcro),“Epidemiologia e prevenzione dei tumori” * Dott. Renato MANDARANO (U.O. Chirurgia Ospedale Sansepolcro), “Focus tumore della mammella” * Dott.ssa Elena MAGNANI (U.O. Oncologia - Ospedale Sansepolcro), “Focus tumore del polmone” * Dott. Nilo VENTURINI (Direttore Presidio ospedaliero - U.O. Chirurgia - Ospedale Sansepolcro), “Focus tumore dello stomaco e del colon” Moderatrice: Dottoressa Rosella Guadagni INTERVENITE

NUMEROSI !!! Il Consiglio direttivo

Il dott. Mandò, responsabile del 118 provinciale e relatore dell’ultimo convegno medico, con una parte delle tante persone presenti.

NON ASPETTARE LE EMERGENZE

Dona Sangue e Plasma ADESSO!!! DIVENTA ANCHE TU UN DONATORE DI SANGUE FRATRES! 15


Appello agli anghiaresi

Richiesta di collaborazione ai giovani, alle donne, agli uomini di buona volontà

A

pprezzate il nostro Anghiari, le sue bellezze naturali, le sue tradizioni, le sue opere d’arte? Se sì, siete le persone giuste e Vi chiediamo aiuto per mantenere vive e fruibili queste nostre ricchezze. Avrete notato che le nostre belle chiese sono necessariamente chiuse quando non vi sono servizi religiosi. Ciò si rende necessario non essendovi nessuna presenza vigilante in altri momenti che eviti la sparizione delle poche offerte dalle cassette delle elemosine, il furto di suppellettili, immagini sacre, atti di vandalismo e quant’altro. È tutto questo che comporta la necessità di dover cautelarsi provvedendo, dove non è possibile fare altrimenti, alla chiusura, che tuttavia crea disservizi ai fedeli e occasionali visitatori del nostro bel borgo (ormai Anghiari è saldamente inserito nei circuiti turistici), richiamati anche dalle opere esposte nelle nostre chiese che vengono descritte nelle guide. Sono belle le nostre opere e degne di essere mostrate, e sarebbe corretto poterle rendere fruibili almeno il sabato e la domenica nonché i giorni festivi e prefestivi, allestendo un servizio di volontari che siano a disposizione dei visitatori e per una necessaria vigile e discreta custodia. Se ritenete utile questo servizio e volete dare il vostro contributo di idee e di disponibilità, incontriamoci presso l’oratorio di Anghiari il giorno di mercoledì 5 Dicembre 2017 alle ore 21:00 per ragionare assieme sulla fattibilità della cosa e, se del caso, per allestire un minimo di servizio per le prossime feste natalizie.

Grazie dell’attenzione e dell’adesione all’iniziativa che vorrete dimostrare, Vi salutiamo tutti con grande affetto augurandovi anche un felice S. Natale. Francesco (Franco) Testerini e altri che hanno già aderito. Potete aderire anche via mail a questo indirizzo: oratorio@parrocchiadianghiari.it ed anche ad Armando armababb@yahoo.it La foto raffigura l’interno della Propositura. Nella parete di fondo la Madonna del Borghetto, una robbiana attribuita ad Andrea della Robbia. Ma altre opere altrettanto importanti sono conservate nel sacro edificio. Hanno solo bisogno di essere mostrate ai visitatori ed ai fedeli.

Domenica 24 dicembre 2017 Torna il “Ceppo” in piazza ad Anghiari Aspetta tutti i bambini alle 17:00 in piazza Baldaccio La morte del dottore Piero Martini

Era felice raggiunto il traguardo da pensionato il triste passaggio

Il caro Piero vero dottore che lo faceva con grande cuore

In questo mondo non c’è progresso perché la morte fa sempre l’ingresso

Perché mi trovavo là in trasferta e fu suo zio a farmi l’offerta

Si è ammalato non si è ripreso della sua morte si sentirà il peso

Lo salutai vedendolo Anghiari ma non pensavo avesse quei mali

Questo dottore per anni à servito curava gente in modo infinito

Di farmi curare dal suo nipote ben conosciuto per le sue doti

Nel caro paese la sua vita al servizio poi con il male così a precipizio

Io mi associo a questo dolore per questa persona amico di cuore

Vero dottore e vero Anghiarese ed anche per anni anch’io lo presi

Ma come sempre arrivo in ritardo avere notizia di questo travaglio

Contro i mali poco il rimedio quando noi siamo sotto assedio

Questa persona va ricordata perché la gente lui l’à curata:

di Armando Zanchi Arezzo, 19/10/2017

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La scomparsa di Bruno Zanchi, “Eroe dei giorni della Chiassa”

Il 14 settembre ci ha lasciato Bruno Zanchi. Pochissimi sapranno che se oggi possiamo ancora ammirare lo splendido gioiello che è Anghiari (ma anche Montauto, La Chiassa e Borgo a Giovi) il merito è anche di quest’uomo buono e gentile. Così com’è anche merito suo l’aver scongiurato una delle più efferate stragi della nostra provincia. Il 26 giugno 1944 la cosiddetta “Banda del Russo”, una banda partigiana autonoma che operava sulle montagne tra Anghiari ed Arezzo, fermò a raffiche di mitra un’auto tedesca, ferendo l’autista e sequestrando il Colonnello Maximilian von Gablenz ed il suo aiutante. Il comando tedesco iniziò un vasto rastrellamento, che portò alla segregazione di oltre 200 ostaggi nella chiesa della Chiassa Superiore e un’altra trentina nella Propositura di Anghiari. Fu poi pubblicato un ultimatum con il quale si concedevano 48 ore di tempo ai partigiani per riconsegnare i due tedeschi, altrimenti sarebbero stati fucilati tutti gli ostaggi e sarebbero state incendiate e fatte saltare in aria con l’esplosivo le località di Anghiari, Montauto, La Chiassa e Borgo a Giovi. Già alcuni soldati tedeschi avevano iniziato a minare le mura di Anghiari e il Palazzo Comunale! La situazione era drammatica, perché il Comando della XXIII Brigata partigiana “Pio Borri” avrebbe riconsegnato volentieri il colonnello ed il suo aiutante, ma non li aveva. Il Russo, invece, non aveva alcuna intenzione di rilasciare i due tedeschi ed era indifferente alla sorte degli ostaggi italiani. Già molti abitanti fuggivano da Anghiari, portandosi dietro poche cose. Per uscire da questa impasse, il Comandante della XXIII Brigata, Capitano Siro Rosseti, inviò il Tenente partigiano Gianni Mineo al comando tedesco, al fine di far spostare di 24 ore l’ultimatum. Mineo riuscì a convincere i tedeschi e poi partì per incontrare il Russo. Trovatolo, durò molta fatica a convincerlo a rilasciare i due tedeschi e nella sua Relazione scrisse che fu aiutato nelle trattative da due partigiani del Russo: “Barba” e “Tigre”, nomi di battaglia di Giuseppe Rosadi della Chiassa e Altero Scimia di Anghiari. Poi, dopo molte vicissitudini, il Mineo riuscì a riportare il Colonnello von Gablenz ed il suo aiutante alla Chiassa, appena in tempo per scongiurare la strage e le distruzioni. Nelle sue Memorie Gianni Mineo raccontava che siccome il Colonnello procedeva troppo lentamente, gli aveva fatto scrivere un ordine di sospensione della fucilazione e poi lui era corso verso la Chiassa, lasciando i due tedeschi a “due contadini”. Il prete della Chiassa, don Elia Bindi, in una sua dichiarazione scrisse che von Gablenz era stato riportato dal “Tenente partigiano Gianni Mineo e altri due partigiani”. Altero Scimia dichiarò che al Colonnello “due dei nostri lo portarono in cima al poggio”. Anche altri testimoni parlavano di tre partigiani. Se uno era Gianni Mineo, il secondo me lo avevano identificato in tanti, che lo avevano visto a La Fratta, alle Chiassacce, a Campriano e alla Chiassa: si trattava del citato Giuseppe Rosadi, che era arrivato con il Colonnello e l’aiutante fino alla piazza della chiesa della Chiassa, dove erano ammassati gli ostaggi. Ma il terzo partigiano, chi era? Non ero riuscito a scoprirlo quando nel 2014 pubblicai il mio libro. Poi, grazie al prezioso aiuto dell’amico Mario Del Pia, sono riuscito ad avere la testimonianza di molte persone che all’epoca dei fatti abitavano sulle montagne di Anghiari e quella di Mario Moretti, ex partigiano della Banda del Russo. Sia Moretti che altri parlavano di Bruno Zanchi, anche

lui partigiano del Russo, dicendo che “si diede molto da fare” nel far liberare il colonnello. Mentre Armando Zanchi, fratello di Bruno, e qualche altro, affermavano che era stato proprio Bruno a riaccompagnare assieme agli altri due il colonnello ed il suo aiutante. Anche il figlio di Bruno, Graziano Zanchi, aveva sentito il padre accennare a questa azione, ma non ne conosceva i dettagli. Alla fine, l’enigma è stato ben chiarito grazie a Mirco Draghi, che mi ha procurato importantissimi documenti rintracciati a Roma, presso l’Archivio Centrale dello Stato, dal Prof. Alvaro Tacchini, il quale con rara generosità me li ha messi a disposizione. Tra questi c’è una dichiarazione di Bruno Zanchi, datata 30 gennaio 1946, in cui racconta la sua vita partigiana. Sulla vicenda del rapimento di von Gablenz scrive testualmente: “… Dopo alcuni giorni causa l’avvenuto rastrellamento di 200 civili ordinato dal comando Tedesco come rappresaglia per la cattura di detti ufficiali, fummo costretti alla riconsegna che avvenne nella vicina Frazione di Chiassa Superiore. La consegna fu eseguita da un tenente dei partigiani del reparto di Catenaia [Mineo] e da me sottoscritto che scortai tali ufficiali nelle vicinanze del comando tedesco”. Ecco la prova definitiva. L’impegno di Bruno Zanchi fu importantissimo per la salvezza di Anghiari e dei tanti ostaggi. Si può legittimamente considerare, come il Mineo e il Rosadi, un “Eroe dei giorni della Chiassa”. E invece, sapete come lo Zanchi chiuse la sua dichiarazione in cui raccontava questo ed altri importanti fatti di cui era stato protagonista quando era partigiano? Con queste parole: “Questa è l’opera modesta compiuta dal sottoscritto per il Bene d’Italia”. Una grande Persona, onesta ed umile. Bruno Zanchi di Angiolo, l’8 settembre 1943 era militare a Campiglia Marittima. Tornato ad Anghiari, si nascose assieme a Mario Moretti e ad altri giovani sulle vicine montagne. Sottoposto a pressioni e ricatti di rappresaglie nei confronti della famiglia, il 17 marzo 1944 fu costretto ad arruolarsi nell’esercito repubblichino. Portato al Distretto a Poppi, fu poi inviato al comando territoriale di Tregozzano. Il 25 maggio 1944 scappò di nuovo sulle montagne sopra Anghiari ed entrò (o tornò) a far parte della Banda di Caciari, che verso aprile-maggio 1944, con l’arrivo dell’ex prigioniero di guerra Vassili, era stata denominata Banda del Russo. Molti testimoni, nel 1944 residenti o sfollati sulle montagne di Anghiari, hanno un buon ricordo del partigiano Zanchi “de Ciucciolo”, a testimoniare il suo comportamento rispettoso e corretto. Termino queste note esprimendo le mie condoglianze alla famiglia e dicendo a Bruno Zanchi un bel GRAZIE!

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Santino Gallorini


Pellegrinaggio in Normandia Pensieri in versi e in prosa

Quando viaggi, quello che vedi è quasi sempre bello: il panorama, il santuario, il castello. Se poi sei in buona compagnia, il tempo passa in fretta, vola via!

….ma l’impatto con Santa Teresa a Lisieux non lascia spazio al rilassante turismo di monumenti e panorami. La visione dell’enorme cattedrale innalzata per la Santa nel secolo scorso ci pone subito l’interrogativo “chi era Thérèse Martin”? Quasi nessuno di noi aveva la risposta. Siamo poi andati a visitare il piccolo modesto museo a lei dedicato nei pressi del Monastero dove ha vissuto e l’interrogativo si è fatto ancora più pressante. Lì c’erano carte, documenti, foto e oggetti d’uso quotidiano, tutto così ordinario e semplice in evidente contrasto con la magnificenza della sua Cattedrale, della sua fama di Patrona di Francia (come Giovanna d’Arco) e di Dottore della Chiesa. Una ragazza che non si è mai mossa da casa per entrare a quindici anni fra le Carmelitane Scalze in convento a Lisieux fino alla morte per malattia a 24 anni è diventata patrona delle missioni! Ecco un pensiero della sua “piccola via”: “Che grande fortuna essere umiliati! È la sola strada che conduce alla Santità”. Non sappiamo se ha compiuto miracoli, ma sicuramente straordinaria è questa “piccola via” da Lei indicata e che, dopo la sua morte, dalla Normandia si è sparsa per il mondo. Incantevole è Bayeux, le sue vie medioevali, i suoi canali con i mulini, la Tela della conquista , che racconta in oltre 68 metri, anche ai più piccini, l’invasione normanna di una terra non lontana: l’Inghilterra.

Una tela istoriata lunga sessantotto metri, vecchia di 900 anni,

ci ha messo tutti in fila per conoscere le vicende di Guglielmo il Conquistatore, il più famoso dei guerrieri normanni, perché sì, la Normandia, oltre che terra di santi, è anche terra di guerra e di guerrieri. I suoi personaggi di umile origine fanno la storia. Guglielmo, prima detto il Bastardo, diventa sulle due sponde della Manica, re di terra di Francia e d’Inghilterra. Non era un tipo che si contentava delle soluzioni semplici; si era innamorato e aveva sposato la sua cugina Matilda di Fiandra mettendosi contro la Chiesa del tempo. Ma si trovò la soluzione per Guglielmo, Matilda e i dodici figli: per avere la benedizione papale dovette costruire due grandi cattedrali, una detta degli Uomini e una delle Donne. E noi, dopo mille anni, abbiamo approfittato di questa dura penitenza per goderci le belle architetture del romanico normanno di Caen. Di quella straordinaria invasione dal mare ricordo con emozione Arromanches e i resti del grande porto, opera di stupefacente ingegneria, voluto da Churchil come supporto per lo sbarco di uomini e mezzi sulle spiagge della Normandia.

Se Guglielmo aveva attraversato la Manica per invadere l’Inghilterra, facendo uno sbarco “dalla” Normandia, novecento anni più tardi, il 6 giugno del 1944, il più imponente esercito di tutti i tempi dall’Inghilterra riattraversa la Manica per invadere la Normandia: la Normandia è terra di guerra. Non è stato possibile sottrarsi all’emozione di rivivere lo sbarco di Americani & C. sulle coste normanne. Siamo sbarcati anche noi (ma dal pullman) ad Arromanches, a ridosso della spiaggia, nel cuore dell’attacco alleato. Al museo hanno proiettato un filmato che ci ha fatto conoscere la storia della costruzione del porto militare

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utilizzato per trasferire tutti i mezzi, i materiali e le truppe alleate dall’Inghilterra alla costa normanna nell’ultima fase della seconda guerra mondiale: una geniale opera di ingegneria, costruita subito dopo il D-Day in pochissimi giorni, sotto la minaccia delle bombe tedesche. Girovagando sul lungomare, poi, abbiam visto che il mare di fronte alla spiaggia conserva ancora alcuni dei cassoni in calcestruzzo gettati in quel giugno del ‘44: danno l’impressione che il tempo si sia fermato a quei giorni. E sulla battigia una poesia scritta in rosso, colore del sangue: “plus rien ne serà comme avant…” A Colleville–sur–Mer, le tante croci bianche del cimitero americano Sono il simbolo di una tragedia che nulla ha di umano. Quattromilaquattrocento morti nel primo giorno di combattimenti! Era giusto sacrificare tante vite Per superare così numerosi e noti impedimenti?

Ci siamo chiesti quali forti motivazioni sentissero quei giovani (alcuni quasi ragazzi) americani, quando andarono a sbarcare lì davanti, su quei lunghi arenili della sanguinosa Omaha, così distanti dalle loro case e famiglie oltreoceano, sapendo che forse non avevano scampo. Nel nostro mondo di oggi noi non siamo in grado di dare una risposta; ma di sicuro loro non sono stati dimenticati: mentre noi eravamo al cimitero, c’era una cerimonia con tanti Americani a commemorare; nel cielo son passati rombando sulle nostre teste dei caccia dell’esercito, mentre l’inno con la bandiera a stelle e strisce riempiva l’aria di commozione; giù sotto, sull’arenile intatto dello sbarco sanguinoso di Omaha, un cavallo correva a briglia sciolta, libero, sulla battigia. Girando qua e là fra le bianche croci allineate, abbiamo visto che in una era scritto: “Here rests in honored glory a cumrade in arms known but to god” (qui giace un milite ignoto ma conosciuto da Dio). Poi, lì accanto, c’è una stele di marmo con un lunghissimo elenco fatto solo di nomi senza un corpo, che non è stato mai ritrovato, e ogni giorno per la memoria viene evidenziata una scritta con il nome di un ragazzo, fra i tanti dispersi a Omaha. Quel giorno l’onore è toccato a “Parker Earl L S SGT 116 INF 29 DIV VIRGINIA”. I bunker tedeschi rappresentano ancora oggi la feroce riluttanza Di un esercito ostinato che sapeva di non avere più speranza Cemento, ferro e cannoni poderosi Massacrarono giovani soldati che pure erano valorosi.

Alla Point du Hoc, siamo su una costa rocciosa a picco sul mare,

La coltivazione del guado in Valtiberina (errata corrige)

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n riferimento alla ricerca “La coltura del guado in Valtiberina” pubblicata nel n° 5/ottobre-novembre 2017 dell’Oratorio, vi è una inesattezza, forse per un errore di interpretazione o di trascrizione dal testo base. In un passaggio si dice infatti testualmente “che il titolo di Granduca era stato assegnato (da Napoleone) al marito della sorella dell’imperatore Elisa Baciocchi”. No! Napoleone Bonaparte aveva assegnato la Toscana, nel 1809, trasformandola di nuovo in Granducato, alla sorella stessa, Elisa, non al marito, Felice Baciocchi, la quale dio conseguenza divenne Granduchessa di Toscana. Prima, dal 9 febbraio 1801, la Toscana era stata denominata “Regno d’Etruria” e affidata, sempre sotto la supervisione di Napoleone, a Ludovico e Maria Luisa di Borbone Parma, che erano suoi cugini. Poi, con un altro decreto del 2 febbraio 1809, l’affida, come detto, a sua sorella Elisa e si chiamerà di nuovo “Granducato di Toscana” come al tempo dei Medici.

dove è stata ingaggiata una delle più sanguinose battaglie dello sbarco. Sulla brughiera ci sono ancora gli imponenti bunker da dove i tedeschi cannoneggiavano le forze americane. Visitandoli da dentro, sembra di essere super protetti e invulnerabili, con tutto quel cemento armato che lascia spazio solo per la visione della costa sottostante e per la mira dei cannoni ancora sul posto; ma ormai sono diventati solo inutili monumenti alla pazzia degli uomini. I resoconti di guerra ci dicono che i Rangers americani, quei pochi sopravvissuti alla scalata del dirupo con uncini e funi, ingaggiarono lotte mortali corpo a corpo dentro le stanze blindate della casamatta, dove i tedeschi infine rimasero soffocati o bruciati dalle bombe e i lanciafiamme. Sul cemento armato è ancora impresso il marchio di quel fuoco. Però intorno la brughiera è verdissima e, sotto, gli arenili deserti e selvaggi sono battuti dalle onde della Manica: bella la Normandia, terra di morte. Giovanna d’Arco,la giovanissima eroina, qui morì sul rogo. Da allora è il simbolo del nazionalismo francese Ed è amata perché agli inglesi non s’arrese….

La Normandia terra di paradossi: Caen è il luogo simbolo della guerra dei “cent’anni” che i Francesi combatterono contro la dominazione inglese (i quali Inglesi seicento anni dopo combatterono nello “sbarco” per liberare i Francesi dalla dominazione tedesca). Oltre che una fioritissima Cattedrale gotica, nella piazza del Mercato c’è una Chiesa moderna, con un bell’interno che abbiam visto tutto addobbato per un matrimonio. Lì accanto, il luogo dove fu bruciata Giovanna d’Arco, la Pulzella d’Orleans. Lei, fanciulla di umilissime origini, guidata da visioni e voci misteriose, senza cedere a compromessi in nome del potere, diventa l’emblema della riscossa patriottica. Condannata al rogo per eresia e stregoneria fu riabilitata e proclamata Santa molto più tardi, nel 1920, quasi contemporaneamente a Suor Teresa del Bambin Gesù: in Normandia, terra di Santi e di Guerrieri, si può guadagnare la santità anche con la spada in mano, se si lotta per la libertà della patria e per la giustizia…. e io non ho potuto far a meno di pensare anche a quei ragazzi americani, coetanei di Teresa e Giovanna, che a Omaha non arretrarono pur sapendo che non sarebbero tornati mai più a casa. I versi sono di Daniele Finzi, la prosa di Armando Babbini e la foto del gruppo a Caen di Orlando Piomboni.

Il marito, Felice Baciocchi, fu nominato, invece, da Napoleone, Generale di Brigata. Elisa Napoleone Baciocchi rimase al potere in Toscana sino al 1814, cioè fino al tramonto della stella del fratello. In quell’anno ritornarono al potere i vecchi padroni, anch’essi Granduchi, gli Asburgo-Lorena, nella persona di Ferdinando III, che erano stati spodestati da Napoleone nel 1799. A Ferdinando III, subentrò, per la sua morte, nel 1824, il figlio Leopoldo II, che tenne il potere sino al 1859, quando fu cacciato. Due anni dopo, nel 1861, la Toscana faceva parte del “Regno d’Italia” sotto i Savoia. Parando della Toscana non si può non parlare anche di Lucca, la quale rimase per diversi secoli principato o ducato indipendente fino al 1847, quando fu annessa al Granducato di Toscana. Concludiamo con una nota… diciamo frivola: Elisa Bonaparte, a differenza del fratello imperatore, era alta e, così dicono le cronache dell’epoca, quando cavalcava, vestita da amazzone, sembrava un granatiere di Sardegna.

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Flavio Mercati


Suor Augusta a Roma

Vicolo degli amori

è stata l’ultima a lasciare il Cenacolo di Montauto

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l giorno 14 settembre 2017, con la partenza di Suor Augusta, ultima a lasciare il Cenacolo di Montauto, si è conclusa la missione pluridecennale che le suore della “Provincia d’Italia della Congregazione delle Suore di Nostra Signora del Cenacolo” hanno svolto qui ad Anghiari. Risale infatti al 1960 il loro arrivo al Cenacolo, e in tutti questi anni molte generazioni di adulti e ragazzi anghiaresi hanno in qualche modo avuto esperienze dirette e trovato nella loro missione un prezioso punto di riferimento. Quindi, di buon mattino, ci siamo ritrovati con Don Marco, sua sorella Giuliana, la Carla, la Linda e Suor Augusta, con al seguito numerosi scatoloni contenenti gli ultimi oggetti rimasti al Cenacolo, pronti per partire alla volta di Roma, quale sede di trasferimento per il nuovo incarico di Suor Augusta. Al nostro arrivo ci hanno accolto con entusiasmo le altre consorelle, che nel corso del tempo mi ricordo essere passate anch’esse da Montauto. Dopo averci offerto la colazione ci hanno fatto visitare il loro bellissimo complesso, ricco di molto spazio interno e dotato di un grande parco, situato nel quartiere di Monte Mario. Un augurio quindi di una buona prosecuzione della missione a tutte le suore della Congregazione e un rinnovato grazie per il privilegio che è stato per noi incontrarle nel cammino della nostra esistenza.

La Maris abita proprio a confine con il Vicolo degli Amori, che inizia dalla via del Fosso e termina all’incrocio del Chiassolo, e quindi è la persona più adatta a fornirci informazioni su questo luogo anghiarese illustrato da Claudio Carria in un suo quadro. Ecco la sua testimonianza. Una volta, dal lato del Campo della Fiera, era un greppo, non c’era il muro come c’è adesso, mentre dalla parte della piazza c’era il muro come c’è adesso, con i pezzi di vetro sopra perché non fosse scavalcato. Noi ragazzotti si chiamava Vicolo degli Amori perché in realtà ci si appartava per stare con i nostri fidanzatini, anche perché non c’era nessuna illuminazione. Poi ci si nascondeva anche nel vano delle porte degli orti. Non so se il nome fosse questo anche nelle generazioni prima della nostra. Noi si chiamava così perché in effetti da ragazzini era il luogo adatto per i nostri primi incontri. Ma anche quando si giocava a nascondino era il posto più bello perché era tutto al buio.

Gatto

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Palmo - In giro per Bolsena in occasione di una mostra biennale del tombolo, ho scoperto che in un muro della città è esposta «La pubblica misura del palmo e del piede»; porta la data del 1615. Ho provato a mettere sopra la mia mano e ho scoperto che il mio palmo è proprio come quello esposto in quel muro e riferito agli abitanti di oltre quattrocento anni fa. Che sia parente di qualche bolsenese? Naturalmente non ho fatto la prova del piede ma penso che anche quello dovrebbe corrispondere. Credeteci anche voi in fiducia.

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I biscotti delle missioni

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abato 28 ottobre ci siamo ritrovati con i bambini dell’oratorio a preparare un cartellone bellissimo (con le loro riflessioni) e i biscotti che poi hanno decorato e cotti nel forno, impacchettati per poi essere venduti domenica 29 prima e dopo la Messa. Quello che ho visto è stato un momento di condivisione per i nostri bambini, si sono veramente impegnati per portare un po’ di felicità ad altri bambini meno fortunati, i soldi raccolti sono stati mandati da Don Marco a due missioni. Grazie anche alle mamme che hanno preparato l’impasto ed hanno aiutato i bambini a realizzare i biscotti. Questo gesto ci ha resi (grandi e piccoli) sicuramente più consapevoli che con l’impegno di tutti si può fare grandi cose per chi ha bisogno. Grazie di cuore, un bel pomeriggio insieme. È proprio vero che chi dona è felice quanto chi riceve!

Raccolta per le Missioni Domenica 28 ottobre 2017, i volontari delle varie comunità hanno organizzato diverse iniziative per la raccolta fondi pro missioni. Ecco le somme raccolte. Propositura 1.002,00 Croce 47,00 Santo Stefano 203,00 Carmine 390,00 Ponte alla Piera 70,00 Tavernelle 327,00 Micciano 50,00 Viaio 50,00 Totale

2.139,00

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omenica 29 ottobre si è celebrata nelle nostre comunità la Giornata Mondiale per le Missioni. Nella Propositura è stato preparato un bel cartello (vedi foto) dal titolo: I bambini delle classi 2ª e 3ª per le missioni. Alcune foto e molte parole sono sparse dappertutto: fratelli, pace, famiglia, gioia, luce, Dio, pace, Gesù, dono, croce, fame, amore, aiutarsi, prego, aiuto a vicenda, amore, gioco, libertà, famiglia povertà, fratelli, condivisione, cuore, bambini, stare insieme, aiutare gli altri, felicità bambini, amore, amicizia, aiutarsi, gentilezza, grazie, amore, sete, servizio, acqua santa, dono, pane, croce, denaro, pace, luce, Dio, amore, Gesù, Maria, aiutare, famiglia, fratelli, luce. Ne abbiamo messe solo un poche; alcune parole sono ripetute più volte perché i ragazzi hanno scritto indipendentemente l’uno dall’altro.

Mandato catechistico

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Gesù ci ha pescato

omenica 22 ottobre, durante la celebrazione della S. Messa delle ore 11 in Propositura, noi catechisti, davanti a don Marco e a tutti i presenti, abbiamo assunto l’impegno di accompagnare i ragazzi della nostra Comunità nel loro cammino di fede. Durante la messa, inoltre, i bambini hanno presentato le iscrizioni al catechismo che ha avuto inizio sabato 21. Consapevoli di esserci assunti un importantissimo impegno, auguriamo ai nostri ragazzi un anno catechistico ricco di contenuti, vissuto con gioia e serenità. Mariagrazia

Sulle strade del mondo con il Vangelo nella ricerca degli uomini 21


IL CATECHISMO*

Il Sinodo diocesano

Ancora sul Sinodo

Quarta lezione del catechismo di don Milani; il testo è montato a collage, utilizzando le frasi più efficaci dei ragazzi (siamo nei primissimi anni del dopoguerra).

Un cammino assieme per una Chiesa rinnovata

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unedì 16 ottobre ‘17, in una affollata riunione aperta a tutti e tenutasi nei locali dell’oratorio di Anghiari, si è parlato nuovamente di Sinodo. Il significato del termine ormai è chiaro, gli obiettivi (impegno nella costruzione di una comunità ecclesiale coesa e accogliente, assunzione di responsabilità personali e collettive per la creazione di un vero, concreto rinnovo delle nostre, anzi della nostra nuova realtà parrocchiale) sono individuati e il nostro Vescovo ha indicato gli strumenti operativi (Consiglio pastorale, Consiglio degli affari economici, ecc.) che dovranno essere costituiti non certo in maniera verticistica ma, come ha ben specificato e argomentato il nostro Parroco don Marco, in modo aperto e trasparente, da persone espresse e rappresentative delle esigenze e delle istanze delle attuali comunità. Consigli aperti a tutti dunque, dove ognuno si senta rappresentante e rappresentato, solidale; non più piccoli orticelli ma un solo grande campo dove tutti possono seminare e lavorare sulle tracce del Vangelo. Pertinente ed esplicativo il riferimento di Don Marco alla parabola dei talenti che ad ognuno di noi sono stati donati e che è nostro compito mettere a disposizione in quantità e qualità diverse per farli fruttificare. Leggiamo dunque con attenzione le indicazioni che vengono date con avviso nelle bacheche delle nostre chiese, ascoltiamo gli avvisi domenicali dati dai sacerdoti officianti al termine delle sante messe, domandiamo, informiamoci, perché tutti siamo chiamati, attesi, utili. Lavoriamo tutti per lo stesso scopo e siamo tutti responsabili della società in cui viviamo con i nostri figli e nipoti, amici, parenti. Il compito che ci aspetta è grande ma, ricordiamoci, abbiamo un grande aiuto e protettore nell’operare: nostro Signore Gesù che ha detto “… perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro.” [Matteo 18, 19] A presto, buon lavoro a tutti. Francesco (Franco) Testerini

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IV lezione

Annunciazione In Galilea c’è un paesello (povero) che si chiama Nazaret. In questo paese c’è una casina povera forse la più povera di tutte le case. E lì viveva una povera ragazza senza babbo né mamma e si chiamava Maria. Era una donna come tutte le altre e sarà andata a attingere acqua al pozzo di Nazaret. Perché a Nazaret c’è un pozzo solo. Era fidanzata con un operaio assai timorato di Dio. Un giorno tornava da prendere acqua e si mise a far le faccende di casa. Tutta raccolta forse stava pregando che Dio mandasse il Salvatore e in quel punto arrivò una luce. Era la luce dell’angiolo. E l’angiolo le disse: «Ti saluto piena di grazia, il Signore è con te». Maria rimase un po’ sbalordita perché quello che aveva detto le sembrava troppo e non credeva di essere piena di grazia perché sapeva che Adamo aveva fatto il peccato e noi siamo tutti figli di Adamo. E diceva: «Ma io piena di grazia?» E l’angiolo le annunciò che Dio l’aveva scelta come madre di Cristo: «Non ti spaventare Maria, tu avrai un figlio e gli metterai nome Dio salva (Gesù) e il suo regno non avrà mai fine e sarà figliolo di Dio». Maria si strinse nelle spalle ma era tanto buona e non disse nulla a nessuno e accettò di divenire la mamma di Gesù per sempre: «Io sono la serva del Signore, faccia di me quello che vuole» e l’angiolo andò via. Ed essa chiuse la porta e si mise a pregare Dio della grande grazia che aveva avuto. E dopo aver ringraziato Dio non potendo stare in casa (aveva soltanto una zia che si chiamava Elisabetta) chiuse l’uscio e si partì per andare da lei per raccontarle la sua fortuna. Stava in un paesino di montagna in regione di Giudea era tanto lontano ma Maria andò a piedi. Elisabetta doveva dare la luce a un bambino, colui che un giorno avrebbe preparato la via del Signore. Dopo tanto cammino la Madonna arrivò. Elisabetta dalla finestra sentì la voce: «Zia Elisabetta!» A sentire la voce della Madonna Elisabetta sentì un fremito della sua creatura, il bambino che aveva in corpo come se avrebbe detto che Maria era la madre del Messia. E così Elisabetta riconobbe in essa non più la sua nipotina ma la madre di Cristo. Corse a aprire l’uscio e si buttò in ginocchio e la salutò dicendo: «Tu sei benedetta tra tutte le donne e benedetto il frutto del ventre tuo». A Elisabetta queste parole gliele avrà dette il Signore o S. Giovanni nel cuore. E Maria cantò il cantico di ringraziamento che ancora noi cantiamo, il Magnificat, quello che si canta a vespro, entrò in casa e ci stette quattro o cinque mesi servendo dal capo ai piedi Elisabetta. * Michele Gesualdi (a cura di), Il Catechismo di Don Lorenzo Milani, Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, novembre 2004

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Valealle - Domenica 1° novembre festa della Madonna del Rosario a Valealle. Così la S. Messa delle ore undici è stata celebrata nella antica chiesa che sovrasta una vasta zona della Valsovara. Al termine della Messa don Romano ha guidato la processione con l’immagine della Madonna collocata nell’apposito baldacchino. Alla processione hanno partecipato gli abitanti del posto ma anche i fedeli della Pieve di Sovara. Nella foto di Frido vediamo l’uscita della processione mentre attraversa il piazzale antistante la chiesa stessa. Ricordiamo qui che in tutte le comunità della nostra Unità Pastorale è stato recitato il Rosario per tutto il mese di ottobre. Una band anghiarese - L’ultimo giorno dell’edizione 2017 de “I centogusti dell’Appennino” è stato caratterizzato non solo dalle gustose prelibatezze tipiche del nostro territorio e dal grande afflusso di gente, ma anche dalla musica itinerante dei “Papillon Vintage Band” che hanno allietato i presenti con alcuni tradizionali brani eseguiti nel pomeriggio nei punti più belli del centro storico di Anghiari. Accompagnati da un carretto dell’epoca hanno suonato il meglio della musica italiana partendo dagli anni ‘20 e arrivando fino agli anni ‘50. A comporre la “band” tutti giovani musicisti di Anghiari: Andrea Valbonetti alla voce, Roberto Bianchi al clarinetto ed al sax, Davide Montagnoli alle percussioni, Iacopo Rossi alla chitarra, Giacomo Marini al basso e Cesare Chieli alla tromba. Uno spettacolo molto apprezzato che ha regalato buona musica e portato ulteriore colore a “I centogusti dell’Appennino”. (DG)

San Martino, il pane - È dal 2008 che, all’arrivo della festa di San Martino, rinnoviamo la tradizione della distribuzione del pane. Lo facciamo per ricordare ciò che veniva fatto sin dal 1309 ma, soprattutto, per rinnovare e confermare il fatto che la comunità cristiana, nei momenti di festa, pensa a chi ha di meno. Questo il significato di questa festa che si è rinnovata nella chiesetta della Maddalena annessa all’ex convento di San Martino, da tutti conosciuto come Conventone. Il pane è stato confezionato e offerto dal Forno Bindi e da quello di Fra Pegaso. Grazie! San Martino, bringoli per due - Il piatto tipico dell’11 novembre ad Anghiari è, da sempre, i ‘bringoli’. La Pro Loco, da quasi quarant’anni, li ripropone ogni anno agli anghiaresi e a quanti vengono appositamente per assaggiarli. Chi viene sotto Le Logge troverà anche brustichino, castagne e vino nuovo. Fanno poi da cornice alla festa gli artigiani al lavoro e l’esposizione di prodotti agricoli. In particolare, da qualche anno, sono presenti antiche varietà di mele, trovate nel territorio di Anghiari, e del granturco quarantino, una varietà antica classificata e protetta dalla Regione Toscana. Nella foto di Anghiarino un ospite della festa di San Martino con due piatti di fumanti bringoli.

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I lettori ci scrivono

L’Intrepida

Tanto piacere di leggere l’Oratorio!!!

passata una settimana da quella che è stata un edizione da record, 831 gli iscritti, de “L’intrepida”. Sotto la guida del presidente Fabrizio Graziotti, tutto il gruppo Fratres Dynamis Bike è riuscito ancora una volta a organizzare uno degli eventi più sentiti da tutta la cittadinanza. Sintomatica di ciò è la grande partecipazione di persone del nostro paese, le quali si sono sapute calare nella atmosfera degli anni ‘50. In linea con quello che è l’animo di questa manifestazione, più di ottocento ciclisti si sono assiepati nella nostra piazza Baldaccio, creando uno spettacolo unico di colori. Partendo dal nostro paese, i ciclisti hanno percorso le strade del territorio, potendo ammirare cartoline uniche, capaci di rimanere nella mente e nel cuore di tutti coloro che hanno preso parte alla ciclo storica anghiarese. Percorso parallelo e strettamente collegato a quello ciclistico è stato quello enogastronomico, infatti nei nove punti di ristoro i ciclisti hanno potuto gustare i prodotti tipici della nostra terra. Nel weekend ‘intrepido’, molte sono state le iniziative. Partendo dal venerdì sera, con la serata a teatro, assieme a grandi del ciclismo, alla domenica. Molto apprezzate sono state anche le iniziative collaterali rivolte ai non pedalatori. In molti infatti hanno apprezzato le visite guidate nel nostro centro storico o la visita nella vicina Caprese Michelangelo. Per quanto possa essere ormai una certezza, “L’Intrepida” si riconferma essere un successo. Capace di fare riunire in un clima di amicizia tutti coloro che ogni hanno decidono di partecipare. (Giulio Maffucci)

Un pensiero di testimonianza su l’Oratorio. Sono la nipote di Ida Paceschi che nasce ad Anghiari in maggio 1905, loc. San Lorenzo. I genitori di nonna erano Primo Paceschi ed Erminia Mattei, bracciante. Più in su i nonni di Ida: Tommaso Paceschi (colono a Sorci) e Lucrezia Polverini. Quando sono andata ad Anghiari ho ritrovato con tanta emozione i posti dove loro sono vissuti, e anche la Propositura dove nonna Ida è stata battezzata. Di mia nonna ho tenuto le castagnole per carnevale e la gastronomia di Anghiari. Lei è venuta in Francia (Nizza) a l’età di venti anni con mio nonno. Qualcosa di strano è che, quando vengo ad Anghiari, mi pare essere in mio paese veramente! È per questo che leggere l’Oratorio, è molto importante per me, mi dà serenità. Cosa mi ricordo di mia nonna Anghiarese? Un modo di parlare che sentivo da bambina fra nonna e nonno in casa nostra in Francia! Ida era una donna che sapeva cucinare molto bene. Mio papà mi diceva che quando era piccolo, Ida aveva fatto per il suo lettino un materasso con foglie di grano turco! Gianina Boselli / Francia

E

È

bimbi di oggi

cco Rebecca: è nata il 30 luglio 2016. Abita con la mamma Chiara e il babbo Alessandro Casacci nella zona della Stazione, ma la sua mamma è originaria di Tavernelle. Il babbo è disegnatore meccanico in una ditta a San Giustino, ma è anche un volontario della Misericordia, la mamma invece è maestra di Scuola d’Infanzia. I suoi nonni paterni abitano per il Viale per andare al teatro, mentre la nonna materna abita a Tavernelle.

Q

bimbi di oggi

uesta è Carolina con il fratellino Giacomo. Con la mamma Silvia e il babbo Matteo abitano alla Stazione, ad Anghiari, e lì ci abita anche la nonna Laura. Il nonno Salvino, scomparso recentemente, è sempre nei loro cuori. G i a c o m o all’asilo, quando gli chiedevano della sorellina, rispondeva: PIANGE SEMPRE!!!! In realtà le vuole molto bene!

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Intreccio di vimini

un’arte ultracentenaria iniziata nel 1873 dalla famiglia Luzzi

N

ella vicina frazione di Viaio esiste una attività artigianale che può vantare una tradizione più che centenaria. È iniziata infatti nel 1873 con Pietro e tramandata fino ad oggi con Dante Luzzi e la moglie Franca Bartolomei. Oltre cento anni quindi che non hanno modificato il modo di lavorare, rispettando i materiali ed i tempi necessari per le loro realizzazioni. Stiamo parlando dell’arte dell’intreccio dei vimini nella quale si usano ancora materiali locali per realizzare cesti, panieri, accessori per la casa o la cucina e moltissimi

altri oggetti che vengono ideati dalla Franca e Dante dando soluzione anche a richieste particolari. È il caso del gradissimo paniere (vedi foto) richiesto per la Maggiolata di Lucignano. La Confartigianato, in occasione del suo settantesimo anno di fondazione, ha premiato le attività artigianali che vantano la più longeva attività. Ad Arezzo sono state premiate 31 aziende su circa 300 presenti nella provincia, e fra queste la Ditta Luzzi, appunto, che vanta di essere la seconda ad essersi iscritta all’albo dell’Associazione. Noi anghiaresi a volte sottovalutiamo l’esistenza di imprese artigiane che insistono nel nostro territorio. Questa notizia serva a farci apprezzare il lavoro dei tanti artigiani che, nonostante le difficoltà, continuano la loro attività. La Redazione volentieri si complimenta con la Ditta Luzzi di Viaio e augura i migliori successi per il loro futuro. A sinistra, Dante intento a realizzare il “cesto” per la Maggiolata di Luicignano e, a destra, Leonardo, il padre di Dante, in una foto d’epoca.

A

Bagno di Romagna, in agosto, hanno organizzato una ‘Cena sotto le stelle’ da ‘Imalborghe’ a ‘Somalborghe’. L’invito era aperto a tutti ma «Portate tavoli, sedie e vivande. Ceneremo tutti insieme lungo il Paese». Una buona idea da copiare! La morte non si arrende Morto Bruno Zanchi

Forse contenta dei suoi fatti ci vuole disfare tutti quanti

Attaccato alla famiglia che amava come una figlia

Su di noi certe pende una morte prepotente

Prelevò il caro Umberto con Antonio fece presto

Anche Bruno troppo à sofferto inchiodato in quel letto

Ma gli anni sono passanti e colpisce tutti quanti

Si è aggrappata alla mia famiglia ci colpisce come una biglia

Si è attaccata al più grande resto io sulle mie gambe

Forse ora s’è liberato troppo il tempo lì allettato

Ed anch’io sento il peso con la sorella ancora illeso

Eravamo cinque fratelli ma la morte fa i fardelli

Si avvicina quella vocina di quella porta a noi vicina

À trascorso la sua vita lavorando con fatica

Ai cari figli ed alla moglie ricordiamo queste spoglie:

di Armando Zanchi Arezzo, 15/9/2017

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Notizie dalle parrocchie di Monterchi a cura di Matteo Romanelli

L’8 ottobre è stata celebrata la Festa Patronale in onore di S. Simeone Profeta. La S. Messa solenne è stata presieduta da Mons. Giancarlo Rapaccini che ha cresimato 17 ragazzi. Hanno concelebrato l’arciprete don Quinto, mons. Domenico Pieracci, don Ferdinando Mabanza, con l’assistenza del diacono Fabio Mondani. Il 29 ottobre è iniziato il nuovo anno catechistico per gli oltre 70 ragazzi delle parrocchie di Monterchi, Pocaia, Padonchia e Le Ville. Sono suddivisi in 6 gruppi: seconda, terza, quarta, quinta elementare, prima e seconda media. I catechisti sono i seguenti: 2^ elementare - Silvia Gioviti 3^ elementare - Francesco Donati 4^ elementare - Maria Rosaria Tarantino 5^ elementare - Riccardo Bonelli ed Elena Londei 1^ media - Rita Maestri 2^ media - Anthea Gatti e Mariangela Malatesta Il catechista Francesco Donati è disponibile a organizzare il “Dopo Cresima”. Domenica 12 novembre è stata celebrata la Festa delle Forze Armate, organizzata dall’Associazione Combattenti e Reduci. Sono state deposte corone di fiori in memoria di tutti i caduti al memoriale presso la Torre civica della Rocca, alla lapide dedicata ai soldati inglesi in Piazza Umberto I e infine al Monumento ai Caduti. Il parroco don Quinto Giorgini ha celebrato la tradizionale S. Messa in suffragio delle vittime delle due guerre mondiali e dei combattenti deceduti nell’ultimo anno. Sono intervenute le autorità civili e militari di Monterchi e dintorni, il sindaco Alfredo Romanelli, il maresciallo dei Carabinieri Alberto Alunno, nonché tutte le associazioni paesane con i loro labari. La fanfara dei bersaglieri ha allietato la ricorrenza. La giornata si è conclusa a Petriolo con il pranzo sociale dell’Associazione Combattenti e Reduci.

Domenica 24 dicembre, quarta d’Avvento, Festa della Madonna dell’Attesa del Parto e benedizione delle mamme in attesa e delle puerpere. Il tradizionale presepio artigianale, nella caratteristica cripta della chiesa principale del paese, viene inaugurato e benedetto nella “Notte di Natale”. Nella vicina frazione di Le Ville si rinnova per la tredicesima volta il molto visitato presepe vivente. S. Messa solenne di mezzanotte a Natale nella chiesa arcipretale di Monterchi e in quella di Le Ville. Domenica 31 dicembre, alle ore 16:00 solenne Messa di ringraziamento e canto del Te Deum con la partecipazione al completo della Compagnia del SS.mo Sacramento.

DICEMBRE 2017

GENNAIO 2018

Domenica 3 dicembre inizia il Tempo d’Avvento in preparazione al Santo Natale. Gli aderenti al Gruppo del Rinnovamento nello Spirito, animato dal diacono Fabio Mondani e dal catechista Francesco Donati, si riuniscono insieme il venerdì dalle 21:00 alle 22:00 nella chiesa della Madonna Bella a Pocaia, per un’ora di adorazione, meditazione e catechesi.

Sabato 6 gennaio, al termine delle S. Messe dell’Epifania, nelle varie parrocchie tradizionale benedizione dei bambini e dei ragazzi con Befana offerta da parte della Pro Loco. Mercoledì 17 gennaio, Fiera e Festa di Sant’Antonio. La Fiera, la più importante della Valtiberina, si tiene a Mercatale, dove alle 15:00 circa verranno benedetti i mangimi e gli animali, mentre nella chiesa arcipretale alle ore 16:00 verrà celebrata la S.Messa in onore del Santo, seguita dalla benedizione e distribuzione dei panini.

Venerdì 8 dicembre, a Padonchia, tradizionale Festa dell’Immacolata con S. Messe alle ore 9:00 e S. Rosario alle ore 16:00. Mercoledì 13 dicembre a Monterchi Festa di S. Lucia: con S. Messe alle ore 16:00 e alle ore 18:00. Sabato 16 dicembre, per iniziativa dell’assessore al Sociale del Comune di Monterchi, Festa dei nonni e degli anziani presso il complesso scolastico, con celebrazione della S. Messa da parte del parroco don Quinto seguita da pranzo e scambio di auguri natalizi. La Novena del Natale verrà fatta solo nella chiesa arcipretale di Monterchi alle ore 16:00, dal giorno 16 al 24 dicembre, con la S. Messa vespertina e alla fine la preghiera particolare e il canto alla Madonna dell’Attesa del Parto, qui venerata soprattutto nel periodo dell’Avvento.

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Presepe Vivente, Le Ville Monterchi, foto di Paolo Rossi.


Dalle nostre Parrocchie Catigliano: Antonietta - In dicembre prepareremo il presepio. L’8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione, sarà pronto. Lunedì 25 dicembre, Santo Natale, la S. Messa solenne sarà alle ore 9:00.

Rinati dall'acqua e dallo Spirito I nuovi nati che hanno ricevuto la Vita nuova di Cristo risorto nel sacramento del Battesimo:

Micciano: Cristina - Domenica 24 dicembre, vigilia del S. Natale, la S. Messa solenne sarà alle ore 23:00. Domenica 21 gennaio, dopo la S. Messa delle ore 10:00, benedizione dei mangimi e degli animali per la ricorrenza della festa di Sant’Antonio.

Lorenzo Guiducci di Francesco e Sara Brizi è stato battezzato da don Marco, domenica 4 giugno 2017, nella chiesetta del Bagnolo, dedicata al Sacro Cuore di Gesù.

Ponte alla Piera: Rita - Domenica 24 dicembre, vigilia del S. Natale, la S. Messa solenne sarà alle ore 22:00. Saranno allestiti i presepi nelle famiglie e negli angoli più caratteristici del Ponte. Domenica 21 gennaio, festeggeremo Sant’Antonio con la benedizione dei mangimi per gli animali.

Arianna Senesi di Andrea e Veronica Rossi è stata battezzata da don Marco, sabato 10 giugno 2017, nella chiesa di Tavernelle.

Tubbiano - Sabato 20 gennaio, alle ore 16:00 ci sarà la celebrazione della festa di Sant’Antonio con la benedizione dei mangimi per gli animali. Poi la domenica organizzeremo un pranzo con la nostra comunità e quella di San Leo. San Leo: Velso - Domenica 21 gennaio, S. Messa alle ore 10:00 e benedizione dei mangimi per gli animali. Ci sarà poi il pranzo per le comunità di San Leo e di Tubbiano. Santo Stefano, Fausta – Domenica 21 gennaio, Sant’Antonio. Dopo la S. Messa delle ore 8:00, benedizione dei mangimi per gli animali.

Riccardo Brizzi di Diego e Nermina Malikic è stato battezzato da f. Francesco Maria, domenica 6 agosto 2017, nella chiesa di San Paterniano a Viaio. Isabella Vaiani di Luca e Annalisa Mugelli è stata battezzata da don Marco, sabato 23 settembre 2017, nel Santuario del Carmine.

Appunti & spunti

Viaio: Franca - Il 31 ottobre ci siamo ritrovati in chiesa per l’Adorazione e la S. Messa come conclusione del mese dedicato al Rosario. Novena, tutte le sere, dal 15 al 23 dicembre, alle ore 19:00, la domenica alle 18:00. La vigilia di Natale la S. Messa solenne sarà alle ore 22:00, mentre la domenica di Natale la S. Messa festiva sarà alle 11:30. Domenica 31 dicembre, Messa di ringraziamento alle 18:00. Per Sant’Antonio, 17 gennaio, festa di Sant’Antonio abate. S. Messa alle ore 18:00. Benedizione delle biade e distribuzione dei panini.

Nel racconto di Giorgio Giannini, L’estate ad Anghiari, pubblicato nel numero 5 si parla dei ‘carrai’ del Campo della Fiera: i Gamberonci. In realtà, come ci hanno fatto notare, erano i Giabbanelli. I Gamberonci, anche loro ‘carrai’, lavoravano nella piazzetta della Croce.

Morta la Valentina moglie del Cecconi

Il caro Rino suo marito per lui teneva amore infinito

Lei à vissuto novantatré anni in una vita con tanti affanni

Non passa giorno il tempo ristretto ma qui la morte lo trova il verso

Tu la trovavi al Muro della Legna con la sua figura al saluto si impegna

Sempre vicina lì al suo fianco al Murellino o sottobraccio

Ma come tutti senza riguardo lì arriviamo al brutto traguardo

Di fare vittime nella famiglia portare il dolore a figli e figlie

E la vedevi sempre scattante e mi faceva tante domande

Tutti conoscevano questa cara donna con gli Anghiaresi felice e gioconda

Di una vita lì tanto amata ma poi la strada si vede tagliata

Ci à lasciato la cara Valentina sempre gioviale da sera a mattina

Una cara persona da tutti amata con la famiglia da lei formata

Al figlio Luciano che madre amava ora la morte da lui strappava

Io mi unisco a questo dolore perché la Valentina l’avevo nel cuore:

di Armando Zanchi Arezzo, 2/9/2017

Cartelli alla Fiera di Cesena in ottobre – Bottoni e zagareddri (come dire bottoni e nastri colorati). Un altro cartello era molto invitante per le molte donne presenti, diceva: Qui si ravana!

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Auguri Tina!!!

per lei possiamo coniare il detto: 90 anni e non li dimostra!

T

ina Del Furia, anzi, la maestra Tina Del Furia, madre del nostro don Marco, ha compiuto novant’anni. Per questa lieta ricorrenza è stata organizzata una bella festa domenica 5 novembre 2017, al Centro la Famiglia di Tavernelle. Fra figli, nipoti, pronipoti, familiari e amici, c’era un bel gruppo di persone decise a festeggiare a dovere la nostra Tina. Addirittura un ‘poeta nostrale’ ha cantato per l’occasione una adeguata ‘ottava rima’. Ma sentiamo cosa ci ha detto lei stessa in un breve excursus della sua vita. La Tina ha vissuto per questi novant’anni lavorando senza mai fermarsi: mai, mai. È stata la prima di sei figlioli e lei ne ha avuti quattro. Ha fatto la maestra per quarantaquattro anni; dai monti di Badia e Sestino (Cicognaia, Ca’ Raffaello), fino alla Pieve e Sansepolcro, un po’ più vicino a casa. Quarantaquattro anni di scuola e ancora l’ultima classe che ha lasciato nel ‘92, da quando è in pensione ogni 28 dicembre li porta a mangiare una pizza e sono sempre tutti e diciotto. Ora sono diventati babbi ma non mancano a questo appuntamento. E a noi della Redazione non resta che unirci al numeroso gruppo dei familiari e degli ex scolari e mandare i nostri auguri al Borgo dove Tina abita.

Qui sotto la riflessione che Tina ha voluto condividere con parenti ed amici in occasione della festa del 5 novembre a Tavernelle.

Breve riflessione Cosa si dice della vita?? Molti che è una fregatura!! Io dico: beato chi la prova e beato chi la vive!! E così dopo anni e anni io sono arrivata a 90 anni!!! Sono stati tutti di soddisfazione. Ero la primogenita di 6 figli!! Sono cresciuta in tempi tanto vari: dal fascismo come Piccola Italiana, a campionessa dei 200 piani nel 1942, a studente al tempo di guerra, sfollata ad Anghiari e Caserecci ed infine a Sansepolcro, dove mi sono sposata e dove vivo. La gioia più grande?? I miei figli, nepoti, bisnepoti e tante persone care, che oggi condividono con me, questa gioia!!! Grazie!! Grazie!! Grazie!!

Avete dei ricordi legati ad Anghiari o Monterchi? Fateceli avere Li pubblicheremo volentieri alla prima occasione Ancora un dolore, morto un altro schietto anghiarese: Berto Pernici

Lavorando con il Mari si lavorava alla pari

Questa morte darà dolore di questo Berto amico di cuore

Anche Berto ci à lasciato questo mondo abbandonato

Grande amico degli Anghiaresi negli anni mai offesi

Ma il tempo per tutti passa e lì poi non lascia traccia

Alla moglie ed alla figlia faccio coraggio a questa famiglia

Questi cari Anghiaresi piano piano tutti ripresi

Era un vero simpaticone ed un bravo lavoratore

Col fratello il caro Mario questa coppia faceva il paio

Noi, cari Anghiaresi i migliori ce li hanno presi:

E la morte non ci lascia il dolore lascia la traccia

Ò trascorso qualche tempo con lui manovale in quel momento

Li trovavi facendo presenza tra gli amici mai l’assenza

di Armando Zanchi (Arezzo, 5/10/2017

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L’Intrepida

6ª edizione da record con 831 partecipanti

L

a 6a edizione de L’Intrepida ha regalato forti emozioni e rimarrà per sempre nel cuore di tutti gli 831 partecipanti e delle tantissime persone che hanno vissuto in prima persona la cicloturistica su bici d’epoca organizzata ancora una volta in modo perfetto dal Gs Fratres Dynamis Bike. Gli scorci meravigliosi di Anghiari hanno fatto da cornice alla pedalata che si è svolta domenica 15 ottobre ed hanno regalato agli Intrepidi Ciclisti una giornata di festa, di divertimento e di condivisione. È stata un’edizione da record per il numero di iscritti, con oltre 100 partecipanti in più rispetto al 2016, dato che conferma L’Intrepida come seconda ciclostorica in Italia. Non solo per i numeri, ma anche per la qualità dei ristori e dei percorsi e per l’atmosfera magica che ha coinvolto tutti i presenti. Emozioni che sono cominciate venerdì sera con “Aspettando L’Intrepida” (assieme al giornalista de La Gazzetta dello Sport Claudio Gregori e agli ex campioni Franco Chioccioli, Marcello Mugnaini e Italo Zilioli), che sono proseguite nell’intensa giornata del sabato e che hanno vissuto il momento più bello con il via effettivo della pedalata. Spettacolare l’immagine di Piazza Baldaccio colorata a festa dagli 831 Intrepidi Ciclisti e dalle loro affascinanti bici storiche (antecedenti il 1987) che sono partiti subito dopo l’Inno di Mameli eseguito dalla Filarmonica P. Mascagni. Le emozioni non sono terminate al via della ciclostorica, ma sono proseguite lungo i tre percorsi (42, 85 e 120 km e in tutti gli 8 punti di ristoro) ed ovviamente al traguardo e hanno coinvolto davvero tutti. L’edizione 2017 è stata caratterizzata più delle altre da una atmosfera magica e dalla voglia di condividere la passione per le bici d’epoca. Sorridenti e soddisfatti tutti gli 831 partecipanti che hanno pedalato sulle strade della Battaglia di Anghiari. Tra questi, 83 donne e 22 stranieri. Il gruppo più numeroso è stato quello de I Grifoni Perugia (una quarantina al via) che ha ricevuto dai Giovani Soci della Banca di Anghiari e Stia Credito Cooperativo una targa ricordo con la seguente motivazione: “Perché arrivare al traguardo insieme è ancora più bello”. La Banca di Anghiari e Stia Credito Cooperativo è fin dalla prima edizione uno dei principali sponsor de L’Intrepida e nel 2017 ha partecipato con alcuni dei suoi dipendenti alla tre giorni di eventi: tra i protagonisti il direttore generale Fabio Pecorari a bordo della Seicento del Comitato Organizzatore, il vicedirettore Maurizio Del

Barba con l’ambulanza d’epoca, Fabrizio Mugelli, Francesca Papini, Alessandro Fanciullini, Andrea Ruggeri, Lorenzo Meozzi, Alessandro Pernici e Giovanni Sannai. Il direttore generale Fabio Pecorari ha espresso la sua soddisfazione per il positivo esito di questa 6a edizione. “L’Intrepida ci ha ancora una volta permesso di vivere una giornata ricca di emozioni e si è confermata manifestazione meravigliosa. Per la qualità organizzativa, per il numero dei partenti che ha rappresentato il nuovo record, per l’accoglienza e l’atmosfera magica, per i ristori d’epoca e per la capacità di unire il territorio e di evidenziare elementi quali sport, cultura, storia, gastronomia e paesaggi da cartolina. Il bel tempo ha contribuito al successo così come la collaborazione di tante associazioni. L’Intrepida è a tutti gli effetti una eccellenza e come Banca siamo onorati di sostenerla fin dalla prima edizione. E lo faremo ovviamente anche in futuro lavorando per crescere ancora”. In alto, la consegna di una targa a “I Grifoni”, il gruppo più numeroso partecipante all’Eroica. Sotto, il vicedirettore Maurizio Del Barba e la moglie Donatella davanti all’ambulanza d’epoca.

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Da Tavernelle

a cura di Patrizia Tavernelli

Consegna del Rosario Domenica 8 ottobre, durante la Messa della festa della Madonna del Rosario svoltasi a Galbino, è stato consegnato al confratello della Compagnia Maurizio Senesi il Santo Rosario. Infatti Maurizio è confratello della Compagnia del Sacro Cuore di Maria di Galbino da cinque anni e ora può portare attaccato alla cintura della sua veste il Rosario come prevede lo statuto della Compagnia stessa.

Pranzo al Centro Sempre domenica 8 ottobre, dopo la Messa e la processione, c’è stato al “Centro La Famiglia” di Tavernelle il pranzo che la Compagnia di Tavernelle organizza per portare avanti alcune opere di carità. Erano presenti più di cento persone provenienti non solo da Tavernelle ma anche da varie zone limitrofe che hanno gustato i diversi manicaretti che alcune donne di Tavernelle avevano preparato con validi aiuti anche da Anghiari. Un successo e tanti ringraziamenti dalle persone intervenute che volentieri hanno dato una mano per risistemare il centro.

Ringraziamenti La parrocchia di Tavernelle sentitamente ringrazia le famiglie Giovagnini e Panichi che hanno devoluto alla parrocchia di Tavernelle le offerte in memoria della loro Annunziata da poco deceduta.

Notizie in breve Qui sopra, benedizione della corona consegnata al confratello Maurizio Senesi. Nell’altra colonna dall’alto, preparazione dell’immagine della Madonna del Sacro Cuore di Maria per la processione e, sotto, il ritorno verso la chiesa della processione stessa.

Quest’anno non ci sarà la tradizionale messa di mezzanotte di Natale al Cenacolo di Montauto per il motivo che tutti sappiamo. Ci giunge la bella notizia che delle giovani famiglie si sono stabilite a Tavernelle. Le accogliamo con gioia e aspettiamo di fare la loro conoscenza.

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L’eremo di Galbino Recentemente don Marco ha inaugurato i nuovi ambienti dell’eremo intitolato a S. Maria degli Angeli. Serviranno per l’ospitalità di persone che desiderano passare qualche giorno nel silenzio e nella preghiera accanto a me, con un minimo di presenza, di guida, di accompagnamento. La priorità è per le ‘consacrate’, poi c’è posto per chiunque voglia approfittare di questa opportunità che possiamo offrire qui a Galbino. sr. Maria Chiara

Domenica 8 ottobre, festa della Madonna del Rosario, c’è stata a Galbino, dopo la messa delle undici e la processione, l’inaugurazione dei locali adiacenti la chiesa stessa, che costituiscono l’eremo di S. Maria degli Angeli dove abita sr. Maria Chiara. Queste stanze ristrutturate per l’accoglienza costituiranno una sorta di foresteria per l’eremo in cui sr. Maria Chiara vive ormai da alcuni anni. I lavori sono stati effettuati dalla parrocchia di Tavernelle assieme ad alcuni benefattori e sotto la direzione attenta di Don Marco che li ha puntualmente seguiti e che li ha inaugurati. Dopo la cerimonia sr. Maria Chiara ha offerto un piccolo aperitivo alle numerose persone presenti (pt). Compagnia del S. Cuore di Maria SS. di Galbino Domenica 8 settembre, per la festa della Madonna del Rosario, come ogni anno è stata celebrata la Santa Messa nella chiesa di Galbino. Durante la cerimonia è stata consegnato il Rosario al confratello Maurizio in occasione della ricorrenza di 5 anni dalla consegna della cappa. Dopo la Messa si è svolta la processione, aperta dai rappresentanti della Compagnia, con l’immagine della Madonna del Rosario, lungo la strada che va verso Casarecci. È poi proseguita la festa al centro parrocchiale di Tavernelle, con il pranzo e la partecipazione di oltre cento ospiti, grazie al quale siamo riusciti anche quest’anno a

confermare le due adozioni con Padre Remo e con Don Valerio. Tutti i confratelli con la cappa ringraziano tutte le persone che hanno partecipato e tutte le donne che hanno lavorato: il loro impegno si tramuterà in aiuti per i bambini di Padre Remo in Brasile dove vengono preparati migliaia di pasti ogni giorni per i “niños de rua” e Don Valerio in Kenia dove viene gestita una scuola nella periferia di Nairobi. La Compagnia di Galbino, venerdì 15 dicembre 2017 alle ore 19:15, ospiterà a Tavernelle tutti i confratelli delle Compagnie di Anghiari per la recita dei Vespri. Seguirà un momento comunitario con l’assaggio dell’olio nuovo.

Altra morte Anghiarese, Marisa Roselli

Questa Marisa moglie del Ghignoni cari amici molto buoni

La vedevo molto spesso prima ancora che c’era Vezio

C’è la morte a più riprese lei è soggetta a fare spese

Ci à lasciato la Marisa per passare ad altra vita

Anche per lei fu lo sconforto del marito che le era morto

Ora resta il caro figlio della madre il giaciglio

Ogni giorno che si presenta ad Anghiari c’è un’assenza

La Famiglia dei Roselli tra sorelle e fratelli

Restò sola con il figlio ma il male mise l’artiglio

Che vedendola lì rapita è passata ad altra vita

Di persone lì involate dalla morte lì chiamate

Anche loro decimati negli anni lì passati

Nella casa a Monteloro fu per lei la dimora

Condoglianze le mie e della moglie onorando queste spoglie:

di Armando Zanchi Arezzo, 4/9/2017

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Cafollo e burgilucco Richiesta di chiarimenti di Anghiarino, di qua dal Tevere, e risposte del professor Mattesini, di là, sulla etimologia di parole dialettali usate in Valtiberina con qualche necessaria divagazione.

Questa estate è venuta a trovarmi la signora Luisa Romiti, accompagnata dalla Sila Calosi del Morone. Adesso lei abita a Milano ma dal cognome qualcuno ricorderà che i suoi familiari facevano i casellanti per la Ferrovia dell’Appennino, precisamente al Casello di Tamburo (sotto Maraville, all’ingresso della valle di Volterena). Fra le altre cose mi ha segnalato alcune parole dialettali e io ne propongo un paio, che io non conoscevo, al professor Mattesini, Le parole sono, cafollo (te do un cafollo de botte, una ‘barca’, tante) e burgilucco (a cavalluccio). Che ne dice professore? Un saluto da ‘quel d’Anghièri’. Caro Del Pia, a prima vista il “compitino” da svolgere, che puntualmente mi assegna, sembrerebbe questa volta meno impegnativo del solito: due parole soltanto a fronte del fastello di voci delle due ultime puntate. Ma l’iniziale sollievo per il minore impegno da profondere si è ben presto dileguato per le difficoltà subito intraviste. Comincio dalla prima, quella più rilevante. Come le ho scritto, nessuno dei numerosissimi informatori di cui nei decenni mi sono avvalso per le mie ricerche dialettali svolte tra Toscana orientale, Umbria, Marche occidentali e Lazio settentrionale mi ha riferito la voce burgilucco ‘a cavalluccio’, a lei segnalata da sei soggetti, con anche le varianti bargilucco (altre due persone) e buggilucco (attestazione unica). Le confermo che neppure un’attenta consultazione dei vocabolari dialettali relativi all’area italiana centrale ha prodotto alcun risultato. Che la voce non sia un mero “scherzo” della memoria - come avevo inizialmente sospettato - lo proverebbe la decina circa di attestazioni che mi fornisce. Resta tuttavia non poco strano il fatto che essa sia in uso solo nell’anghiarese, stando almeno a quanto documentano i dizionari. In una situazione di questo genere, senza cioè altri riscontri areali, cercare una soluzione al problema etimologico che si pone pare senz’altro più che temerario. Il linguista deve di norma astenersi dal fornire ipotesi non sufficientemente fondate. Ma lei e i suoi lettori - che so quantomeno curiosi - rimarreste delusi dal mio cedere le armi senza neppure combattere. Mi avventuro dunque in battaglia e azzardo comunque una o due proposte. Per la parte finale la voce potrebbe essere accostata all’it. badalucco che significa, tra l’altro, ‘passatempo, trastullo’ (del resto chi porta un bambino seduto sulle

spalle, con una gamba di qua e l’altra di là dal suo collo, lo fa per trastullarlo). Il problema più arduo da risolvere riguarda però la parte iniziale: burgi-/bargi-/buggi- sono senz’altro da considerare delle varianti, non solo possibili, ma probabili e in vario modo giustificabili foneticamente. Per esse sarà lecito pensare a bargia ‘giogaia’? Lo si potrebbe in qualche modo giustificare con il fatto che le gambe del bambino penzolano intorno alla pappagorgia di chi lo porta sulle spalle. O non si potrebbe piuttosto pensare all’influsso di bargiglio, che risale al lat. medievale bargilla ‘bisaccia’? In questa seconda ipotesi, quanto al significato, è appena il caso di rammentare che la bisaccia che si porta a cavallo è costituita da due tasche unite con cinghie per consentire di disporla a contrappeso sui due fianchi dell’animale, richiamando così le gambe del bambino poste di qua e di là dal collo. Qualora poi si pensasse di accostare burgilucco/ bargilucco o la variante buggilucco a una voce come baggiolo ‘sostegno’, dal lat. baiulus ‘portatore’, con riferimento all’azione del ‘portare sulle spalle’ (e, foneticamente, con u da a per assimilazione a contatto con la labiale), si dovrebbe dar conto della seconda parte della parola (forse un incontro di baggiolo con badalucco, per i motivi anzidetti?). Non posso fare a meno di confessare che nessuna delle due proposte mi convince del tutto, e la seconda ancor meno della prima. Le cose sembrano andare un po’ meglio per cafòllo ‘grande quantità’ (e a cafòllo ‘in gran q.’), di cui trovo attestazioni, oltreché nello spoletino del XVIII secolo (nel Perfettissimo Dittionario delle parole più scelte di Spoleti di Paolo Campelli, 1702: accafollare ‘metter troppo unito’), anche nel borghese e nel castellano. La voce non compare tuttavia nel Dizionario etimologico italiano di C. Battisti e G. Alessio (Firenze, Barbèra, 1950-1955), che però presenta cafullare ‘stivare’ con rinvio al sic. cafuddari e al calabr. (n)cafullari ‘premere, metter dentro a forza, mangiare avidamente’, con anche la variante ncufullare, forme confermate dai Dialetti italiani. Dizionario etimologico di M. Cortelazzo e C. Marcato (Torino, Utet, 1998): sic. cafuddari, calabr. merid. ncafuddari ‘stivare, ammassare’ e cafullari ‘mangiare avidamente’. Per l’origine di questi verbi si rimanda al lat. volgare *co(n)fullare, un composto di lat. *fullare ‘lavare calcando, calpestare’ e ‘pigiare’ (a sua volta da fullo -onis ‘lavandaio, follatore’: la pigiatura e la mestatura dei panni avvenivano calpestandoli con i piedi), da cui derivano sia l’it. follare ‘gualcare, trattare i tessuti di lana per renderli compatti e impermeabili’ sia anche, attraverso il derivato

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*fulla(m) ‘calca, calpestio’, il sostantivo fòlla o fólla ‘moltitudine anonima di persone, massa’ (il significato di ‘moltitudine’ è secondario rispetto a ‘calca, pigia-pigia’). Dunque il nostro cafòllo è un sicuro deverbale da (n)cafollare (o, verosimilmente, anche da (ac)cafollare con a- da latino ad con valore intensivo) dato che dal significato di ‘pigiare’, ‘ammassare’ si può facilmente

scivolare a quello di ‘grande quantità’. Saluti borghesi all’Anghiarino anghiarese e ai miei quattro lettori da Enzo Mattesini

Ti capita di leggere l’Oratorio e desideri riceverlo per posta? Facci avere il tuo indirizzo! Te lo invieremo volentieri Piero, l’amico dottore

Q

ricordato da Armando Babbini

uando sono andato a trovarlo a casa per l’ultima volta, ho cercato di mandargli un messaggio di speranza che ci saremmo rivisti ancora: gli ho portato tre libri di storia romana che era quella da lui preferita. Li ha guardati uno a uno e poi mi ha detto che gli piacevano, ma che non era più il lettore di una volta. Sapevamo ambedue che non li avrebbe mai potuti leggere. Da quando era andato in pensione, solo un paio d’anni fa, penso che non avesse trovato ancora quel nuovo equilibrio che ti consente di accettare subito con serenità una vita completamente opposta a quella impegnata, molto addentro ai problemi della comunità, piena di soddisfazioni e prestigio ma anche di responsabilità e grane proprie della professione di Medico di base. Doveva in qualche modo reinventarsi, ma non ne ha avuto il tempo. Prendeva le cose sempre molto sul serio, con grande generosità, e non ammetteva il disimpegno o il mezzo impegno. La vita concreta, reale, di tutti i giorni, era quella l’unica che contava e non c’era spazio per le illusioni, i dubbi e le speranze, concetti a lui estranei. Era anche il medico che ti semplificava il rapporto con le strutture ospedaliere e con gli specialisti. Una telefonata diretta agli addetti ai lavori ti risolveva più delle chiacchiere o dei consigli. Ma non era un carattere facile: a volte si irrigidiva e faceva qualche sfuriata, perché per lui la giustizia e la verità erano dei concetti/valori molto netti e chiari, magari potevi sgarrare, ma ben sapendo qual era comunque la strada da percorrere. E ciò valeva anche per i nostri rapporti di amici da sempre; figuriamoci gli scontri verbali a suo tempo anche con me, che ero sempre all’opposizione del suo modo di pensare: lui tenace conservatore, io sempre ben disposto al nuovo; lui di destra e io di sinistra; lui tifoso fiorentino e io juventino; lui cristiano-cattolico granitico, io prigioniero del pensiero debole… Da giovani, al bar, erano scintille, così come nei primi anni della maturità; poi, negli ultimi tempi, la soluzione fu di rinunciare a discutere di certi argomenti, così che preferivamo il silenzio o banali argomenti “neutri”

piuttosto che litigare, la qual cosa ci pareva stonata per la nostra amicizia. Questa si era cementata fin da ragazzi, prima al biliardino del bar Milanese (da Vezio), poi al flipper del bar delle Corriere (da Pierino), dove si giocava a briscolino e si fumava “di nascosto”. Lui era all’avanguardia del gruppo in fatto di motori: prima un motorino Cimatti, poi una Vespa GL e infine la ciliegina di una 850 coupé rosso fiammante, che destava ammirazione-invidia generale. Si distingueva anche perché alla guida era spericolato, spesso andava come un matto. Delle volte si montava con tutti gli amici e noi gli richiedevamo a gran voce la sua specialità: quella di far sentire, in curva, il rumore del cerchione che tocca terra. Ai tempi dell’esame di maturità ci si aiutava; io gli risentivo i Canti della Divina Commedia da presentare all’esame, e per questo mi chiamava “Virgilio”, mentre io già allora lo chiamavo “dottore”. Con le nostre fidanzate la domenica andavamo a vedere le partite della Baldaccio da tifosi, poi, diventati babbi, seguivamo i nostri ragazzi che giocavano nelle giovanili; in casa e trasferta eravamo sempre presenti in tribuna a sostenerli. Era molto casalingo: da giovane passava le vacanze al bar da Pierino, poi, da grande, se ne stava alla sua casa del Ponte di Tavernelle a giocare a bocce. I pochi viaggi per l’Italia li faceva con tutto il gruppo di amici, ma non più di una volta all’anno, quando riuscivamo ad organizzarci. Era molto riservato, ma perché aveva un fondo di sana timidezza: ha passato gli ultimi giorni quasi nascondendosi dagli amici, che invece lo cercavano; era molto consapevole della ineluttabilità della sua situazione, ma l’ha affrontata con coraggio e lucidità non comuni. Mi sono domandato e mi domando ancora come sia stato possibile. Forse solo Don Marco, che è stato l’ultimo interlocutore, sa la risposta. Ciao Piero, grande amico e ultimo Dottore Anghiarese.

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Armando Babbini


Storielle di Anghiari

Vocabolario per persone colte!!!

raccontate da Cesare Menatti

Sor Emilio Spilinga - Spilinga era un uomo del sud trapiantato ad Anghiari ed aveva uno dei due taxi del paese. Aveva una vecchia berlina Bianchi molto grande, a passo lungo e comoda, di colore nero. Non rifiutava mai nessuno e riempiva la macchina fino all’inverosimile. Noi ragazzi andavamo o al liceo scientifico o all’istituto magistrale a Sansepolcro, dove la presenza della Buitoni aveva permesso lo sviluppo di scuole superiori alle quali arrivavano i ragazzi di tutto il circondario. Noi, come tutti, prendevamo l’autobus, ma un anno gli orari non combaciavano e noi ragazzi andavamo a Sansepolcro con il sor Emilio che ci aspettava alle 7,30 in fondo al Terrato. Un giorno il sor Emilio fu fermato da una pattuglia della polizia stradale al ponte del Tevere. I militi invitarono a scendere tutti dall’auto dove eravamo così sistemati: 3 nel sedile posteriore + 3 in collo (sulle ginocchia); 3 negli strapuntini + 3 in collo; 2 nel sedile anteriore: totale 14 + l’autista. Mentre i militi, allibiti, ci contavano il sor Emilio borbottava nella sua cadenza credo calabrese: «Sì… sì… ma son tutti pampini… che vanno a scuola… son tutti pampini… son tutti pampini...» «Sì… son tutti bambini , ma la macchina è omologata per 7 persone e qui ne abbiamo più del doppio» risponde il poliziotto, che aggiunge «dovrei sequestrare la macchina e il suo carico ma i… pampini, come dice lei, devono andare a scuola, pertanto facciamo così: 7 o 8 ragazzi si avviano a piedi, dato che Sansepolcro è quasi subito dopo il ponte. Lei accompagna i rimanenti e poi torna indietro a riprendere i primi.» Spilinga, tutto contento di aver evitato una multa salata, si affrettò ad ubbidire. Infatti era noto per il suo braccino corto. Anche quando ci accompagnava a Sansepolcro partiva dal Terrato a motore spento; alla Stazione, dove la Via Nuova si ricongiunge con la Ritta, prendeva l’abbrivio per arrivare circa la Maestà, dove finalmente metteva in moto. Risparmiava così qualche goccia di… “penzina”: era sempre in riserva! Il suo cambiare la “b” con la “p” è rimasto proverbiale.

Se bazzicate sulla rete, anche per poco, di messaggi, foto o altre curiosità ne capitano a centinaia; con questa mania dei social media (ma forse sarebbe meglio dire media sociali, visto che media è una parola latina e sociali è una parola che si può benissimo dire e non offende nessuno) ne siamo invasi. Generalmente li faccio fuori subito. Uno di questi mi è stato proposto in versione cartacea e io provo a somministrarvelo un po’ alla volta. Leggendolo, io ogni tanto ridevo da solo! (ahah)

ABBECEDARIO: Espressione di sollievo di chi si è accorto che c’è anche Dario. ADDENDO: Urlo nella folla quando a Nairobi stai per pestare una merda. ALLUCINAZIONE: Violento colpo inferto col ditone del piede. ALUNNO: Esclamazione sfuggita a Papa Leone all’apparire di Attila. APPENDICITE: Attaccapanni per scimmie. ASSILLO: Scuola materna sarda. AUTOCLAVE: Armi automatiche dell’età della pietra. BACCANALE: Frutto selvatico usato una volta come supposta. BASILICA: Chiesa aromatica. BUCANEVE: Precisa pipì maschile invernale. CACHI: Domanda che rivolgi ad uno chinato dietro un cespuglio. CALABRONE: Grosso abitante di Cosenza CALAMARI: Molluschi responsabili della bassa marea. CAPPUCCETTO ROSSO: Profilattico sovietico. CATALESSI: Catalani condannati alla pentola a pressione. CERBOTTANA: Cervo femmina siciliano di facili costumi. CERVINO: Domanda dei clienti all’oste romano. CONCLAVE: Riunione di cardinali violenti e trogloditi. COREOGRAFO: Studioso delle mappe della Corea. CULMINARE: Fare uso di supposte esplosive. continua...

Morto l’amico Saccialepri Scaccino

Sempre amico che ritrovavo se alla Stazione lì capitavo

Ma sempre in giro vedi la morte che se lo prende per fare le scorte

Grande amico che trovavo al mattino quando in corriera gli ero vicino

Con Scaccialepri grande autista che con la CAT sempre in pista

Quanti viaggi nei lunghi anni sempre addosso i stessi panni

Per i tanti anni lì accoppiati erano anni davvero affiatati

Quanti viaggi lì fatti insieme lì al mattino ed anche le sere

Ci siamo ritrovati lì nella Banda io con il ‘basso’ lui la ‘grancassa’

L’ultimo saluto che lo incontrai più di un saluto che l’abbracciai

E questa morte mi ha preso alla sprovvista se no altrimenti la salma avrei vista

Io forzato dal mio lavoro ed al mattino prendevo il volontari

Una persona da ricordare in tutte le cose s’è dato da fare

Era una persona gentile e onesta stare con lui una vera festa

Solo per dargli l’estremo saluto a questo amico ormai perduto:

di Armando Zanchi Arezzo, 9/10/2017

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Beato Oscar Romero di Gianni Beretta

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ra esattamente il 25 marzo 1980, di martedì, quando sulla via della Propositura Cinzia Talozzi incontrò Loris Leonardi e, come ci racconta, gli riportò sconcertata: “Ieri hanno assassinato monsignor Romero!” La notizia dell’uccisione (mentre celebrava messa) dell’arcivescovo di San Salvador Oscar Arnulfo Romero ad opera degli squadroni della morte, ebbe un impatto nel mondo intero. Anche da queste parti, allora, qualcuno sapeva che il minuscolo El Salvador si trovava in America Centrale. Così come si conosceva di quel monsignore che laggiù difendeva dal pulpito quei poveri peones che dai tempi della conquista degli spagnoli lavoravano per un misero salario nelle piantagioni di caffè, zucchero e cotone, di proprietà delle voraci famiglie dell’oligarchia locale. E che per aver osato ribellarsi e rivendicare una sacrosanta riforma agraria, venivano sistematicamente massacrati dal regime militare. A distanza di 35 anni mons. Romero è tornato a far parlare di sé grazie a papa Francesco che ha voluto riprendere e portare a termine (il 23 maggio 2015) la sua (dimenticata) causa di beatificazione, in quanto primo martire cattolico in odium fidei (in odio alla fede) ucciso per mano di cattolici. Proprio da qui è nata l’idea e il titolo di un documentario realizzato dalla Televisione Svizzera Italiana: “IL RISARCIMENTO: mons. Romero, il suo popolo e il papa Francesco”; proiettato lo scorso anno in prima assoluta (nella sua versione integrale) nella Valtiberina toscana: a Sansepolcro e successivamente ad Anghiari. E che ora sta girando a livello internazionale in vista della sua probabile santificazione. Nella prima parte il film ripercorre la vita di mons. Romero attraverso il racconto di alcuni suoi stretti collaboratori: l’infanzia, la sua evoluzione interiore, fino al giorno del suo sacrificio. Nato nel 1917, padre Romero si era formato nella più rigorosa tradizione ecclesiale. Ed è proprio il suo rassicurante conservatorismo che gli valse (nel 1977) la nomina ad arcivescovo di San Salvador. Romero si era accostato con disciplina ma anche con certa diffidenza ai documenti del Concilio Vaticano II; che in America Latina avevano aperto la strada alla Teologia della Liberazione, con la sua “opzione preferenziale per i poveri”. Ma il precipitare degli eventi intorno a lui, con i latifondisti salvadoregni in un crescendo di sanguinaria repressione nei confronti di contadini, operai e studenti (nonché di sacerdoti e religiosi/e) lo convertirono, negli ultimi tre anni di vita, nella “voce dei senza voce” di questo popolo profondamente cattolico. In ogni caso Romero non appoggiò mai l’impiego delle armi e della violenza; ed ebbe a criticare gli stessi eccessi dell’incipiente guerriglia di quel momento. Ma benché non fosse affatto un politico, le sue omelie, piene di denuncie e di richiami alla pace ma con giustizia sociale, avevano inesorabilmente conseguenze politiche. Del resto, come commenta nel film il suo vicario, mons. Ricardo Urioste, “mons. Romero era accusato di fare politica allo stesso modo di Gesù di Nazareth; che per questo finì sulla croce”. E così come i sacerdoti del tempio misero all’indice Gesù, analogamente il nunzio in El Salvador e la maggior parte dei

vescovi locali consideravano Romero un “sovversivo”; e inviavano pessimi rapporti su di lui in Vaticano. Ciò nonostante Paolo VI, che aveva portato a termine quel Concilio Vaticano II promosso da Giovanni XXXIII, incoraggiò sempre Romero. È con papa Wojtyla, che veniva dalla Polonia e peraltro assai mal consigliato sulla situazione salvadoregna, che mons. Romero ebbe delle profonde incomprensioni. Anche se dopo la sua morte, Giovanni Paolo II (nel 1983) forse in gesto di riparazione, volle recarsi a pregare sulla sua tomba nella cattedrale di San Salvador. Ed è proprio da qui che prende il via la seconda parte del documentario, con la ricostruzione del travagliato percorso di canonizzazione di mons. Romero: che ha diviso per anni le istituzioni ecclesiastiche fino all’avvento sul soglio di Roma del primo pontefice latinoamericano. E che costituisce la chiusura di un ciclo storico della Chiesa Cattolica (in America Latina e non solo) dal Concilio Vaticano II ai giorni nostri. Papa Francesco ha assunto la causa di canonizzazione di Romero fra le priorità del suo inizio di pontificato, a mo’ di “risarcimento” verso colui che fin da subito era stato proclamato laggiù San Romero d’America: in un riconoscimento simbolico a posteriori per lui, per il suo popolo e per il copioso tributo di sangue versato dai cristiani cattolici in quell’epoca in El Salvador e nel resto dell’America Latina sotto dittature. Papa Francesco ha peraltro voluto contribuire personalmente, a suo modo, alla realizzazione di questo documentario fornendo in esclusiva ai suoi autori le immagini di quel 30 ottobre di due anni fa, quando così si espresse in udienza privata a una delegazione di pellegrini salvadoregni che lo visitavano in Vaticano: “Il martirio di mons. Romero non fu solo nel momento della sua morte, perché anche dopo morto (io ne fui testimone da giovane sacerdote) fu diffamato, calunniato, insudiciato, anche da suoi fratelli nel sacerdozio e nell’episcopato”. Non ci sarebbe da sorprendersi dunque se papa Francesco lo proclamasse “santo” recandosi personalmente a San Salvador il prossimo anno. Da ultimo, nell’intenzione dei realizzatori, il documentario è stato concepito fin dal principio per credenti e non credenti, su una figura universale per la storia dell’umanità intera che travalica qualsiasi frontiera politica e religiosa: come Gandhi, Martin Luther King, Nelson Mandela, … Papa Francesco mentre osserva il ritratto di Monsignor Romero.

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Il caffè d’orso

Dal libro degli statuti

Quanto è bello il mio bambino, adorato nipotino. È il maschietto di mia figlia, una vera meraviglia.

[…]

Quando prendiamo il caffè, dice: Nonna me lo fai anche a me? E così io gli ho comprato l’Orzo Oro già macinato Data la sua giovane età cos’è l’orzo non lo sa, ma sa ben cos’è l’orsetto che sta accanto a lui sul letto. Così spesso mi vien vicino con lo sguardo birichino, e mi chiede: nonna please mi fai il caffè, quello d’orso che fai te. 26 novembre 2009

Lela Lega

Il paradiso e l’inferno Il paradiso è dove: I poliziotti sono inglesi I cuochi sono francesi I meccanici sono tedeschi Gli amanti sono italiani L’Inferno è dove: I poliziotti sono tedeschi I cuochi sono inglesi Gli amanti sono svizzeri E tutto è organizzato da italiani 10 ottobre 2016

E

Peter Lega

bimbi di oggi

ccoDavide di sei anni e Alessia di sei mesi, figli di Francesco e Maria Assunta. Abitano al Molin del Caccia,nella valle del Sovara, e il nome della sorellina l’ha scelto Davide perché lui voleva solo una sorellina!!!

A

tteso come fino l'anno 1559 sotto dì 12 novembre di detto anno fu per legge, che nessuna persona potesse tagliare, o far tagliare arbori, o virgulti, o sterpami con ferro, o con fuoco, et rancare, smacchiare, zappare, né dissodare in alcun modo gl'Alpi, o Monti di detto dominio che restino congiunti, o vicini all'Appennino con quelle dimostrazioni de' luoghi, e pregiudizi espressi in detta legge, alla quale vi abbi rapporto e con espressa dichiarazione, che la sopradetta proibizione di tagliare come di sopra s'intenda solamente sopra alla cima, e sommità dell'Alpe, o Monti, pendenti per spazio di n° mezzo miglio di qua, et di là come acqua pende, sì come in essa legge si dichiara, et avendo S. E. considerato che per comodo così pubblico come privato, et per molti degni visperti, e fa di mestiero stendere, et allargare lo spazio, estendere del mezzo miglio soprascritto. Nota - Come si vede da questo testo tratto dagli Statuti d’Anghiari, a quell’epoca c’era la sensibilità o la lungimiranza con un po’ di precauzione, nel non far disboscare la cima dei monti dell’appennino in tutto il territorio della Toscana. Sono passati più di quattro secoli e forse quei limiti (intesi come guida, come modello) non sarebbe male se venissero applicati anche oggi.

Vuoi che l’Oratorio venga spedito a qualche amico o conoscente che abita anche all’estero? Lo possiamo fare! Mandaci il suo indirizzo!

C

bimbi di oggi

iao a tutti, sono B i a n c a Va n Zandbergen, figlia di Erika Cenni e Maarten, nata il 6 gennaio 2017, ennesima femmina della famiglia Talozzi. Abito in Francia, vicino al magico mondo di Disneyland e volevo salutare tutta la mia famiglia italiana, specialmente i miei bisnonni Talozzi, la mia cuginetta Teresa e il mio Zio Edoardo. Bisous!

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Un monumento controverso

Un uomo per bene

Carlo Giabbanelli ha pubblicato sulla rete una foto del disegno del monumento a Garibaldi che era stato fatto nel muro della fattoria Bartolomei Corsi. Il disegno è sparito ma ho ritrovato questi ricordi di Galliano Calli; sono del settembre 1996. Fabiano Acquisti afferma che un disegno simile c’era anche nel Palazzo Testi.

L

a statua di Garibaldi è stata fatta da uno scultore a Montevarchi e fu portata dal poro Lampo che era un vetturale, la notte verso le dieci, le undici. Noi anghiaresi, parecchi, s’era ad aspettarli al caffè dell’Assuntina, in piazza: era quel caffè un momentino più in là, dove stava Mincuccio. Lampo aveva un carriolo lungo cinque o sei metri con quattro muli. Arrivò con questa statua che l’aveva presa a Montevarchi, la portò e la scaricarono in piazza. Per metterla su dopo piazzarono due carriole lì al Palterre e lo tiraron su con le corde. Misero delle grande caprette. Due caprette, una da una parte una dall’altra, più alte della statua. Io mi ricordo del monumento vecchio; era il primo eretto dell’ottocento che poi adesso la fotografia è sulla sala del Consiglio. Era semplice quello ma importante. Questo disegno nel chiostro della fattoria Bartolomei ce lo fecero per prendere le misure. Lo scultore, quello che lo comprò, fece il disegno per prendere le misure per fare il piedistallo. E lo fecero lì per prendere le misure che dopo con quelle misure de Garibaldi fecero il piedistallo. Le pietre vennero anche dal Niccone dove ci lavorava i parenti del Palombini: erano bravi scalpellini. In particolare la pietra rossa venne dal Niccone. Infatti del monumento vecchio non c’è rimasto niente fu fatto da Alfiero e Sperandio Innocenti. Sperandio è quello che aveva fatto il monumento per le sorgenti del Tevere al tempo de Mussolini. Poi dopo non glielo presero più. E il monumento dopo è stato piazzato un po’ da una parte un po’ dall’altra. Anche al Borgo ci sono dei pezzi. Al Borgo, Anghiari. Delle colonne. L’ho viste passando diverse volte. E lì ci lavorò parecchio, perché c’erano tre o quattro garibaldini vivi ancora a quell’epoca. C’era il Palombini, c’era il Brani che poi morì sotto Le Logge quando fecero il muro dietro Le Logge stesse. Cadde questo muro, che era provvisorio, e ci morirono in due o tre. Dietro le Logge c’era una piazzetta che poi fu sfondata quando han fatto la Via Nova bassa. Io me ne ricordo quando han fatto la Via Nova bassa. Sarà stato del 14 o il 15.

N

on è soltanto la sua presenza che, da quando se n’è andato, ci accompagna in ogni istante. Sono anche i ricordi di chi lo conosceva, a mantenere intatta la sua memoria. Chissà cosa direbbe, se sapesse che ad Anghiari ancora ci sono famiglie che si scaldano grazie ai suoi impianti idraulici. Dopo oltre vent’anni, funzionano ancora alla perfezione, a testimonianza del grande valore del suo lavoro, che svolgeva in maniera umile e semplice, sempre con il sorriso sulle labbra. Lo stesso sorriso che suscita negli amici il ricordo delle cene, dei balli e delle serate -che lui amava allietare con le rime e le ottave che scriveva di notte- dedicate alla squadra di caccia di cui ha svolto per tanti anni il ruolo di segretario. La caccia era la grande passione, a cui si dedicava con grande amore e rispetto per la natura e per il bosco. Un’altra sua grande passione era il calcio: per questo aveva sponsorizzato una squadra al tempo della sua azienda. Sono passati vent’anni, te ne sei andato troppo presto, ma noi amiamo ricordarti così, attraverso ciò che amavi e i ricordi di chi ti ha amato. Eri una persona di poche parole, ma sapevi sempre dire e fare la cosa giusta ed eri capace di gesti di grande affetto e generosità. Eri esattamente quello che si dice “un uomo perbene”. Ciao Gino: Giovanna, Lucrezia ed Enrico ti portano ogni giorno nel loro cuore. Nella foto la famiglia Lorini festeggia il primo compleanno di Lucrezia.

Appunti & spunti A Bagno di Romagna è già diverse volte che noto una scritta incisa sul legno di un portone. OSTIVM NON HOSTIVM Vorrebbe dire: entrata dei non nemici, e quindi, possono entrare solo gli amici. A San Martino, nel Borgo della Croce, proponevo ai presenti gli antichi giochi che si fanno, anzi si facevano, dalle nostre parti. Sono così venuto a sapere che anche in Romania giocavano a “filetto” e a “segasola”.

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Con i Musei gestiti dalla Toscana d’Appennino Società Cooperativa

Sul filo della Memoria…

La Battaglia e Leonardo

Continua la mostra di successo “la Battaglia svelata”, dedicata alla ricostruzione del capolavoro perduto.

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na mostra che dal 25 marzo 2017 sposta l’attenzione dalla ricerca dell’affresco perduto verso l’opera di Leonardo Da Vinci, il vero motivo per cui questa vicenda artistica è famosa nel mondo. Famosissima ma al contempo difficile da raccontare è la storia legata a Leonardo da Vinci e alla pittura della Battaglia di Anghiari. La mostra è un viaggio esclusivo per comprendere e scoprire la bellezza del tratto di Leonardo, con le immagini dei bozzetti preparatori in realtà aumentata e altissima risoluzione, a chi apprezza l’arte può solo piacere! La ricerca di qualcosa che non esiste più si svela finalmente in tutta la pienezza che ci può regalare solo l’analisi del segno di Leonardo. Il racconto che si intraprende con l’ingresso in museo è da affrontare con la curiosità di chi vuole giovarsi nell’apprendere/scoprire un tassello della storia d’Italia, oltre a godere del tratto del vinciano. Si possono scoprire quante e quali copie del capolavoro sono in giro per il mondo, apprezzandone in tutte il tentativo di imitare Leonardo e la sua idea della guerra, “pazzia bestialissima” del genere umano. È davvero solo ad Anghiari che si può intraprendere questo percorso di conoscenza, poiché i bozzetti preparatori di Leonardo, oltre ad essere dispersi nelle collezioni dei vari grandi musei, sono spesso non visibili al pubblico, mentre le copie da Leonardo, raccolte qui sono visionabili fin nei più minimi particolari. Una particolarità data da una condizione invidiabile: essere nel luogo che ha prestato il proprio nome ad uno dei più mirabili e sfortunati eventi della storia dell’arte. Per informazioni www.battaglia.anghiari.it tel. 0575787023. Gabriele Mazzi Particolare di un bozzetto di Leonardo Da Vinci con lo studio anatomico di un soldato.

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L’arte di seccare le castagne Con l’arrivo dell’autunno, alla Fabbrica della Natura tornano le castagne. A n c h e quest’anno infatti è stato riattivato l ’ a n t i c o seccatoio a legna ad uso civico, dove i produttori portano le castagne provenienti dai boschi del Ponte alla Piera. Una tradizione, quella dell’essiccatura, che si rinnova grazie all’esperienza di Giovanni Padelli, come sempre disponibile ad insegnare ai più giovani un mestiere antico e solo all’apparenza facile. Nei paesi di montagna, dove la castanicoltura ha per molto tempo caratterizzato l’economia e la vita della comunità, il seccatoio era un luogo decisamente importante, il cui uso era regolato da usanze secolari. Il seccatoio della Fabbrica è l’unico rimasto in funzione nel versante di Catenaia che guarda la valle del Sovara. Si tratta di una struttura semplice, con due piccole porte di ingresso al piano terra, dove viene acceso il fuoco. Una terza apertura, raggiungibile con una scala esterna, consente di accedere al solaio di travi in legno, che può contenere fino a circa 30 quintali di castagne. La stessa struttura è dotata di un grande forno a legna. All’inizio la castagna non viene seccata con il calore diretto del fuoco, ma è il tenue calore trasportato dal fumo che fa “sudare” le castagne. Solo a quel punto si aumenta la potenza del fuoco. L’essiccazione delle castagne è un processo delicato che richiede anche oggi grande esperienza. Se la castagna è poco secca, la successiva macinazione viene compromessa e si rischia anche di rovinare la macina. Se al contrario si è seccata troppo, la farina che si ottiene tende ad avere un gusto troppo amarognolo. I tempi del seccatoio sono quindi lunghi, la fretta non è ammessa. Ci vogliono più di quaranta giorni affinché il prezioso frutto sia pronto, e in questo periodo il fuoco va controllato almeno tre volte al giorno, per verificare che la brace sia quella giusta. Quando le castagne hanno raggiunto il corretto grado di essiccatura vengono tolte dal seccatoio e “battute”, vale a dire private della buccia ormai secca, e macinate. Magari a Falciano, altra località dell’Alpe di Catenaia dove il tempo sembra essersi fermato, luogo di antichi mulini ad acqua. È lì che da sempre si conclude questa lunga e affascinante attività, una vera e propria arte che ogni anno si rinnova e segna il passare delle stagioni. Lorenzo Minozzi Nella foto di Alessia Casini un cesto del prezioso frutto autunnale.


CRONAC HETTA

Mese di ottobre 2017

dei fatti più strani, più importanti o più semplici, avvenuti ad Anghiari e narrati da me Anghiarino Anghiarese.

Mese di settembre 2017 Venerdì 1. Oggi è morta Valentina Pierantoni vedova Cecconi. Aveva 92 anni ed abitava all’Infrantoio. Era nata al Conventone delle Cascine. Poi ha abitato anche al Poggiolino. Oggi è giunta la notizia della morte di Cesaria Collli vedova Meoni, avvenuta il 28 agosto in Germania. Aveva 73 anni. Sabato 2. Oggi ho rivisto le rondini. Però ero a Giarratana, in provincia di Ragusa. Domenica 3. Con mia moglie abbiamo visto una spettacolare processione a Monterosso Almo, sempre in provincia di Ragusa. Fuochi di artificio e lancio di ‘nzaiareddi’ (ritagli colorati di carta) hanno accolto l’uscita (la nisciuta) della statua di San Giovanni Battista. * Oggi è morta Annunziata Puleri vedova Venturini. Aveva 96 anni ed abitava a Guardabasso. Era nata al Colcello, quello vicino alle scuole di Monterchi, no quello dei Crulli. Lunedì 4. Oggi è morta Marisa Roselli vedova Ghignoni. Abitava in Piazza del Teatro. Mercoledì 6. Oggi ho saputo che il caffè in Normandia è c&c (caro e ‘cativo’). Lunedì 11. Oggi è morta Maria Mondani ma da tutti conosciuta come Mariella. Aveva 71 anni ed abitava per la Via Nova. Era nata a Tavernelle dove i suoi avevano la Tintoria. Martedì 12. Oggi è morta Erminia Ruggeri vedova Bianchini. Aveva 87 anni ed abitava nel castello di Pianettole. Era nata a Toppole. Giovedì 14. Al Campo della Fiera ho visto tre Mari: quello della Bernocca, quello dei ‘carrai’ del Campo della Fiera e quello di Schieto. * Oggi è morto Bruno Zanchi di anni 93. Abitava vicino a Sant’Agostino e lo ricordiamo per il suo lavoro di ‘spazzino’, come si diceva una volta, quando teneva in ordine tutto il paese. Era nato in via del Castello Antico: è la casa con lo stemma dei Luconi che era del suo nonno, di fronte alla porta del coro della chiesa di Badia e dove ha abitato Tonino prima di partire per la Bolivia. La sua mamma era una Luconi. Martedì 19. Oggi è morta Maria Pia Paletti in Mearini. Aveva solo 65 anni ed abitava a Sansepolcro. Sabato 23. Stamani, dopo mezz’ora che m’ero alzato, la nebbia ha coperto tutto. Sono andato al Borgo, manco un ‘chicco’. Domenica 24. Oggi ho portato mia moglie e la Carla a Bolsena dove c’era una mostra di ‘tombolo’. *Oggi è morto Luigi Sciadini di anni 78. Abitava al Campo della Fiera e lo ricordiamo di quando faceva il ‘noleggiatore’; era nato a Verazzano alto o da ‘sommo’. Martedì 26. Oggi è morta Giuseppa Magnanensi in Rosati. Aveva 85 anni ed abitava alla Chiassa Superiore. * Mi sa che qualcuno ha acceso la stufa perché ho visto il fumo verso la zona della Fonte. Noi l’abbiamo accesa ieri. * Tornando dal Borgo mi sono fermato al ‘Bricco’. La moglie di Vasco m’ha fatto vedere un fungo d’albero che sembrava un ‘ghezzo’. Mercoledì 27. Oggi è morta Viviana Donnini in Mazzini. Abitava al Borgo. Venerdì 29. Ero ad Arezzo, davanti all’Ospedale, quando ho visto passare Marcello Mascalchi, il mio collega capostazione, ma non ho fatto in tempo a salutarlo.

Lunedì 2. Oggi è morta Annunziata Panichi vedova Giovagnini. Aveva 94 anni ed abitava a Tavernelle. Era nata al Molino della Casa. Mercoledì 4. Oggi è morta Rosa Paperini vedova Pancioni; aveva 82 anni ed abitava a Le Ville dove era anche nata. * Oggi è morto Alberto Pernici, ma tutti lo conoscevano come Berto, di anni 81; abitava per la Via del Carmine ed era nato a Torchiale. Venerdì 6. Qualche giorno fa ho visto la macchina dei carabinieri davanti alla ‘Casina dell’acqua’. Poi ho saputo che avevano scassinato la gettoniera. Sabato 7. Oggi è morto Salvino Scaccialepri, da tutti conosciuto come Scaccino ma anche come Silvano. Abitava vicino alla Stazione ed era nato a Fonaco, nella valle del Padonchia. Lo ricordiamo di quando suonava la grancassa nella ‘Banda’ e nel Concertino della Scampanata. Al termine della Messa funebre i componenti della Filarmonica gli hanno suonato degli appropriati brani musicali. Domenica 8. Oggi era la festa della Madonna del Rosario a Galbino. * Ho saputo che nella chiesa della Croce c’è stata una Messa per il raduno dell’ANMIL. A me non m’avevano detto ‘gnente’. Martedì 10. È già diverso tempo che stanno mettendo la fibra ottica ad Anghiari. Solo che non scavano più per mettere i tubi ma lo fanno con una trivella e ancora non ho capito come è possibile. Comunque è un sistema molto utile. Mercoledì 11. Oggi con mia moglie abbiamo preso il caffè al Bar dell’Appennino di Gualdo Tadino e poi siamo passati vicino a Fossato di Vico dove finiva la Ferrovia dell’Appennino che partiva da Arezzo e passava per Anghiari. Giovedì 12. Oggi è morto Pilade Berni. Abitava al Ghetto di San Leo. Era nato a Pieve Santo tefano. Sabato 14. Oggi è morto Carlo Spigoli di anni 81. Abitava a Viaio, alle Palazze; era nato al Molin del Comune. Martedì 17. Oggi è morta Delia Crulli in Giovagnoli. Aveva 93 anni ed abitava a Barliano. Era nata alla Casina, il podere poco prima di Barliano. Giovedì 19. Oggi è morto Pietro Martini. Abitava nei pressi dell’Acquedotto e lo ricordiamo per la sua attività di medico. Era nato nella località La Fossa. * Oggi è morta Verena Cheli vedova Locci. Aveva 81 anni ed abitava al Campo della Fiera. Era nata alla Torre, dopo il Ponte di Carletto. Venerdì 20. Al Campo della Fiera ho visto Armando che ‘zeppava’ una carrozzina. Nonno anche lui! Sabato 21. Stamani in piazza stavano piazzando striscioni e vari aggeggi per una gara di Vespe. Martedì 24. Oggi è morto Franco Mercati. Abitava nella zona dell’Acquedotto ed aveva solo 53 anni. Era nato a Corte. Mercoledì 25. In piazza, al mercato, ho visto diversi Senesi. Solo che non venivano da Siena ma da Sezzano. * Oggi è morta Lina Bozzi vedova Senesi. Aveva 95 anni ed abitava verso la Badia, vicino al Poggiolino. Era nata a Subbiano. Venerdì 27. Oggi è stato proprio freddo; infatti ho visto diversi camini fumanti, anche il mio. Domenica 29. Oggi è morta Antonietta Cardinale di anni 91. Abitava a San Giustino. Era nata in Tunisia ed ha vissuto anche a Livorno.

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Anghiari Vecchio

Domenica 10 dicembre 2017 Festa della Madonna di Loreto Dopo la S. Messa solenne delle ore 18:00, la processione percorrerĂ le stradine del centro storico dove saranno allestiti i “Quadri viventiâ€?.


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