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PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHI APRILE - MAGGIO 2018

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Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue


Sommario

In copertina - Personaggi anghiaresi

Don Nilo*

Don Nilo Conti............................................................ Apologia post-elettorale (editoriale)........................... Calendario liturgico aprile-maggio 2018.................... Catechesi - Orario S. Messe prefestive e festive......... Beppino (ft) - Auguri Camilla..................................... Il calabrone: Marciapiedi............................................ Bringoli (mdp) - La Silvana (mdp)............................. Ricordo di Flavio Mercati (mm) - Riflessione............ Razziste! (la vignetta di Scacciapensieri).................... Chiesa della Maddalena in Anghiari (qg).................... Storia della ‘panuccia’ della Nonna............................ Un ragazzo del ‘99...................................................... Cantare è proprio di chi ama... (cg)............................. Un cammino di comunione e di fede (cg)....................... Bimbi di oggi: Lia Crociani, Leonardo e Arianna Baggi Dalla Misericordia - Il punto sull’attività 2017.......... Partito il Progetto Scuole - Cerco un uovo amico!..... In processione dalla Madonna del Conforto................ Un altro veglione di Carnevale................................... Le vostre offerte per il 2018 (II elenco)...................... Morto Beppino di Celeste (az)..................................... La Propositura di S. Maria delle Grazie 2 (ab)............ Una premurosa presenza (lb)....................................... Una processione lunga (as).......................................... A te che farai la Cresima quest’anno........................... “Pillole” di catechismo (db) - Chierichetti.......................... Appendice alla Cronachetta - Baldore........................ Samuele, il giovane che sa ripetere: «Eccomi» (tbv) Polenta e ‘contorni’ - I lettori ci scrivono...................... Il Sinodo diocesano..................................................... Pietro Bartolomei - La Chiesa di S. Francesco............ Preghiera, condivisione, offerta della sofferenza (mr).. Pia Società del Gesù Morto........................................ Valtiberina imbiancata................................................. Omaggio alla Vergine Maria - Canini......................... Il catechismo di don Milani - L’Almanacco................ Gli aiuti - Spezzatura................................................... San Biagio - Ciccicocco.............................................. L’immenso amore di Leo............................................ Filastrocca dei mesi dell’anno .................................... Bimbi di oggi: Isabella Vaiani e Martina Graziotti...... Loris Achille Francia - Orfani del Calendario............. Notizie dalle parrocchie di Monterchi (mr)................. Dalle parrocchie - Notizie dalla Piazza....................... Caro Papa Francesco................................................... Amare il paese (az)...................................................... Dalla Bas: Credimi...................................................... I segni della Quaresima - C’era una volta il Carnevale... Sagresto e Gnicche - Auguri Francesco...................... La morte di Loris Calli (az)......................................... Sciormenti (em)........................................................... Storielle di Anghiari.................................................... Migrarti 2018............................................................................. Un’avventura iniziata nel 1968................................... Oculista (vignetta)....................................................... L’Annunciazione di Lorenzo Lotto............................. Don Mario Bartosiak................................................... Un santo per la Battaglia............................................. Camminare per i Monti Rognosi 1/10................................ Cronachetta: gennaio-febbraio 2018........................... Sinodo diocesano (ab).................................................

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el tardo pomeriggio del 5 maggio, ad Anghiari, nella chiesa di Propositura, durante la messa celebrata in suffragio di don Nilo Conti, già Proposto di Anghiari, nel ventesimo anniversario della sua morte, il tempo, per qualche istante sembrava essere tornato indietro. L’omelia di Mons. Angelo Scapecchi, Vescovo, rappresentò il punto culminante dell’azione liturgica, per la sua capacità di segnare i toni della vita di un uomo e di un sacerdote nella sua globalità, sapendoli legare fra cielo e terra, tra passato e presente, facendo così emergere i valori della persona umana fecondata da una scintilla di divinità che la rende diversa e sublime di fronte a tutti gli altri esseri del creato. Questo ribadire il concetto di vita eterna riservata all’uomo, per un momento dette la sensazione che il caro don Nilo potesse rivivere fisicamente tra le architetture della sua Propositura, meditativo, curioso di scoprire cose nuove, entusiasta e creativo per ogni aspetto che potesse valorizzare il suo paese, la sua parrocchia. Molti erano, dopo vent’anni, gli anghiaresi presenti che lo ricordavano per le sue idee inesauribili e per i suoi progetti e che lo avevano conosciuto ed apprezzato come padre spirituale. Conferma la popolarità di don Nilo il fatto delle molte dichiarazioni di affetto e di apprezzamento che provengono alla nostra redazione e che noi cerchiamo di riportare con assoluta fedeltà.

* Questo il ricordo in occasione del ventesimo anniversario dalla morte. A pag. 20 una biografia scritta da Loris Babbini, buon testimone delle opere e dell’azione del Proposto Conti e la testimonianza di Alfonso Sassolini. Qui in alto il ritratto di don Nilo, eseguito da Lia Vagnetti, che si trova nella sacrestia della Propositura.

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l'editoriale di enzo papi

Apologia post-elettorale

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vete visto il vecchio film in bianco e nero Sabrina, con Audrey Hepburn come protagonista? Ve lo ricordate? Una storia semplice. Sabrina viene mandata dal padre a studiare a Parigi, il padre è l’autista di una famiglia molto ricca e importante che gioca in Borsa. Quando la ragazza torna, si innamora del padroncino, ma non sta bene che la figlia di un dipendente metta gli occhi sul rampollo della famiglia importante! Si da il caso però, nel corso della storia, che la famiglia bene sia andata in rovina a causa della crisi, quando tutti, presi dal panico, vendevano e fuggivano dalla Borsa; mentre il padre, previdente, comprava invece le azioni che tutti svendevano. Nella sorpresa generale perché aveva continuato a fare l’autista per la famiglia importante! Oggi, a seggi appena aperti, dopo le elezioni generali, questo pare un apologo simpatico! ****** empi difficili, non per i motivi narrati nella favola di Sabrina, ma sempre difficili i nostri; sicuramente impegnativi dal punto di vista umano. Perché hanno imposto impongono, crediamo, una assunzione di responsabilità, una capacità di previsione e di scelta meditate. Nei tempi delle grandi svendite, anche ideali, sono pochi quelli che acquistano; al di là di ogni ragionevole dubbio la via corta della ritirata sembra sempre la più facile. Tutti fanno così e la percorrono fino in fondo questa via; tener duro e insistere è molto più difficile! Acquistare addirittura, come fa il padre di Sabrina, potrebbe apparire addirittura suicida. Ma in nome di cosa l’autista è andato così assurdamente contro corrente prendendo il sentiero esattamente opposto a quello dei suoi padroni? Per la figlia? Forse anche. Ma soprattutto per sé, era lui personalmente che ci aveva preso gusto: accompagnava sempre il padrone in Borsa, l’ambiente gli piaceva, aveva appreso situazioni e comportamenti e, nel momento della crisi, aveva semplicemente detto: tutti vendono? E io compro! Che ho da perdere? Sono solo un autista, non un grande signore. ****** sciamo dall’apologo! Che avevamo da perdere? Siamo solo elettori, non politici navigati. Vediamo che nella borsa della politica è da troppo tempo l’età delle grandi svendite! Valori, ideologie (erano utili anche queste, come sistemi di pensiero e punti ideali di riferimento), senso di fiducia, credibilità degli slogan (surrogati poveri delle ideologie già svendute!), autorevolezza dei personaggi, crisi di appartenenza e di identità. Ma in questo marasma perdono di più i politici che gli elettori: il politico perde il posto, l’elettore no! Era ed è tempo di scegliere, di non fuggire e come ha fatto il padre di Sabrina puntare sulle… azioni giuste. Non è una gran fatica! Basta guardare dentro di noi; mai rinunciare a questo, cioè alla speranza, al desiderio di verità e di giustizia. Scegliere cioè a partire dai criteri che ci fanno continuamente compagnia, per esempio, nella nostra esperienza quotidiana (il padre di Sabrina bazzicava la Borsa, non era un operatore; la viveva così!): che sono il bene e il buono per me e per tutti (il padre di Sabrina si è ritrovato ricco e la figlia potrà innamorarsi seriamente del padroncino!). Mai cedere ai maldipancia, alla rabbia, alla scontentezza -pur giustificabili e giustificatissime in tempo di grandi svendite ideali-, ma tornare sempre in noi, coscienti del nostro volere e del nostro desiderio. Solo così, anche quando tutti fuggono, c’è chi decide di rimanere e presidiare la Borsa traballante. E sostenere chi traballa e frana può essere meritorio per il domani. Sabrina e i padroni del padre non sanno nulla di quello che sta combinando l’autista, a partire dalla sua voglia e dal suo desiderio di vivere e sperimentare. Ma è l’autista che ha semplicemente salvato… il futuro di tutti! I falliti che hanno svenduto possono risollevarsi con la ricchezza del loro dipendente e Sabrina può pensare a giuste nozze con l’ex padroncino. Andiamo controcorrente! Su ripartiamo, torniamo a scommettere in… Borsa!

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L'ORATORIO DI ANGHIARI - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue Anno LII - Periodico del Vicariato di Anghiari e Monterchi. Con approvazione della Curia di Arezzo Aut. Tribunale di Arezzo n. 5 del 28 aprile 1967 - Dir. Resp. Enzo Papi - Stampa: Grafiche Borgo, Sansepolcro.

Redazione:donmarcosalvienzopapimariodelpiaelisadelpiantaverarossiteresabartolomeigabrielemazzimassimoredenti.

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CALENDARIO LITURGICO a cura di Franco Cristini

Mese di aprile 2018

Mese di maggio 2018

1 aprile domenica: Pasqua di Resurrezione. Sante Messe secondo l’orario festivo. 2 aprile lunedì: Lunedì dell’Angelo. Pasquetta. A Toppole alle ore 10:00 S. Messa. A Santo Stefano, Santa Messa alle ore 11:00, seguirà la processione fino alla Maestà della Battaglia. 3 aprile martedì: Primo martedì del mese. In Propositura alle ore 17:00 Ora di Guardia con recita del Santo Rosario. 5 aprile giovedì: Primo giovedì del mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni. 6 aprile venerdì: Primo venerdì del mese. Santa Messa in Propositura alle ore 18:00. Nella chiesa di Micciano, alle ore 20:15 circa, Santa Messa per il ‘Gruppo uomini dei ritiri di perseveranza’. Nel santuario del Carmine, alle ore 21:00, S. Messa con adorazione. 8 aprile domenica: Domenica seconda di Pasqua, Domenica in Albis. Sante Messe secondo l’orario festivo. Da Micciano alle ore 14:30, processione e rogazioni verso il Santuario del Carmine, dove alle ore 15:30 verrà celebrata la Santa Messa con consacrazione alla Madonna (Scapolare). Alle ore 18:00 circa, nella Cattedrale di Arezzo, apertura del SINODO, a cui seguirà il trasferimento nella chiesa di San Domenico. 15 aprile domenica: Domenica terza di Pasqua. Sante Messe secondo l’orario festivo. 22 aprile domenica: Domenica quarta di Pasqua. Sante Messe secondo l’orario festivo. 25 aprile mercoledì: San Marco Evangelista. Santa Messa alle ore 9:30 nella Cappella di san Marco presso la Misericordia. Saranno benedette le foglie di giglio da mettere sulle croci nei campi. Alle ore 18:00 Santa Messa in Propositura. San Marco era cugino dell’Apostolo Barnaba, fu discepolo di Pietro di cui riportò la predicazione nella stesura del suo Vangelo. Non sappiamo dove, come e quando Marco subì il martirio, ma sembra che il suo corpo sia stato venerato ad Alessandria d’Egitto. Nell’anno 815 D. C. il suo corpo fu trafugato da alcuni mercanti veneziani e portato a Venezia, di cui divenne il patrono. L’emblema di Marco è il leone, che divenne successivamente il simbolo della città lagunare. 29 aprile domenica: Domenica quinta di Pasqua. Santa Caterina da Siena, Vergine e Dottore della Chiesa (13471380). Sante Messe secondo l’orario festivo.

Mese dedicato alla Madonna: nei giorni feriali, con inizio da venerdì 4 Maggio, alle ore 21:00 in Propositura e nella chiesa di Tavernelle, recita del santo Rosario con breve riflessione. 1 maggio martedì: San Giuseppe Artigiano: primo martedì del mese. In Propositura alle ore 17 ora di guardia con recita del Santo Rosario 3 maggio giovedì: San Filippo e San Giacomo apostoli. In Anghiari festa del Santissimo Crocifisso: Santa Messa nella chiesa di Badia alle ore 9:00 e alle ore 11:00. Alle ore 16:00 in Propositura, Santa Messa solenne durante la quale il Vescovo amministrerà il Sacramento della Cresima ai nostri giovani. Seguirà la processione per le strade del paese fino alla Badia. 4 maggio venerdì: Primo venerdì del mese. Santa Messa in Propositura alle ore 18:00. Nella chiesa di Micciano, alle ore 20:15 circa, Santa Messa per il ‘Gruppo uomini dei ritiri di perseveranza’. Nel santuario del Carmine, alle ore 21:00, S. Messa con adorazione. 6 maggio domenica: Domenica sesta di Pasqua. Sante Messe secondo l’orario festivo. 13 maggio domenica: Ascensione di Nostro Signore Gesù. Festa al Santuario del Carmine con Sante Messe dalle ore 7:00 alle ore 11:00. Alle ore 16:00 benedizione dei bambini e alle ore 18:00 Santa Messa in suffragio dei benefattori e dei festarini defunti. In Anghiari unica Messa alle ore 9:00 in Propositura. 14 maggio lunedì: San Mattia Apostolo. Gli apostoli lo elessero al posto di Giuda. 20 maggio domenica: Pentecoste. Sante Messe secondo l’orario festivo. “Manda, o Padre, lo Spirito Santo alla tua Chiesa”. 22 maggio martedì: Santa Rita da Cascia. Festa presso la cappella delle suore della Ripa con Santa Messa alle ore 21:00. Tutto sarà preceduto da un triduo serale di preghiera. 27 maggio domenica: Santissima Trinità. Sante Messe secondo l’orario festivo. 31 maggio giovedì: Visita della Beata Vergine Maria alla cugina Elisabetta. Alle ore 21:00 conclusione del Mese Mariano con la Processione dalla Propositura a Sant’Agostino e recita del Santo Rosario.

Sabato 5 maggio 2018 in Propositura ad Anghiari, alle ore 18:00 ricorderemo don Nilo Conti nel 45° anniversario dalla morte 4


UNITÀ PASTORALE ANGHIARI

S. MESSE FESTIVE CELEBRATE NELLE CHIESE DEL VICARIATO DI ANGHIARI

Catechesi per adulti Anche in aprile e maggio proseguiranno gli incontri di catechesi tenuti da don Marco. Orari e informazioni alle porte delle nostre chiese e nella pagina fb.

Ore 8:00

Ore 9:00

-ANGHIARI: Chiesa di S. Stefano -ANGHIARI: Chiesa di Propositura -VIAIO: Chiesa di S. Paterniano

“ “ -CATIGLIANO: ogni 15 giorni Ore 10:00 -CARMINE: Santuario Madonna del Carmine “ -MICCIANO: Pieve di Maria Assunta “ -S. LEO: Chiesa di San Leone Ore 11:00 -ANGHIARI: Chiesa di Propositura “ -PIEVE DI SOVARA: S. Maria Annunziata “ -TAVERNELLE: Chiesa dell’Assunzione di M.V. Ore 16 (estivo 17) -PONTE ALLA PIERA: Chiesa di S. Giovanni E. Ore 18:00 -ANGHIARI: Chiesa della Croce

... E DI MONTERCHI Ore 8:45 -PADONCHIA: Chiesa di S. Michele Arc.lo Ore 10:00 -POCAIA: Chiesa della Madonna Bella Ore 11:00 -LE VILLE: Chiesa di S. Maria della Pace Ore 11:15 -MONTERCHI: Chiesa di S. Simeone profeta Ore 17:00 (18:00 estivo) -Chiesa di San Simeone a Monterchi Prima domenica del mese a Scandolaia ore 15:00 (ore 16:00 estivo) Ultima domenica del mese: Chiesa di San Michele Arc.lo a Pianezze, ore 16:00 (ore 17:00 estivo).

MESSE PREFESTIVE: Ore 16:00 - (ore 17:00 estivo) Chiesa di Tavernelle Ore 16:00 - (ore 18:00 estivo) Arcipretura Monterchi Ore 16:00 - (ore 18:00 estivo) Chiesa di Tubbiano Ore 17:00 - Madonna Bella a Pocaia Ore 17:30 - S. Maria della Pace, Le Ville Ore 18:00 - Propositura di Anghiari

Primo Venerdì del mese Al Santuario del Carmine, alle ore 21:00 recita del Rosario e S. Messa con meditazione A Micciano, S. Messa alle ore 20:15, per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza

In alto “L’Annunciazione” del Beato Angelico utilizzata per “La catechesi nell’arte” e, qui sopra, “La Madonna del parto” di Piero della Francesca per “Il volto della Misericordia nell’arte”.

In Propositura alle ore 18:00 S. Messa 5


IL PALTERRE*: dove gli Anghiaresi parlano di Anghiari, e non solo

* Queste pagine possono essere lette dagli Anghiaresi senza particolari prescrizioni. Per gli altri si consiglia moderazione.

Auguri Camilla

Un uomo di vecchio stampo

Beppino

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l 25 novembre 2017 Camilla Zanchi è stata proclamata dottoressa in Infermieristica presso l’Università degli Studi de L’Aquila, con votazione 110 con lode. La tesi trattava “Assistenza infermieristica al paziente chirurgico in sala risveglio” e si basava sull’esperienza di tirocinio estero svolto durante il terzo anno di studi universitari presso la cittadina francese di Valence, nella Clinique Pasteur. Il sabato successivo, Camilla ha festeggiato assieme ai parenti più stretti e ad alcuni amici intimi con una cena per questo primo traguardo raggiunto, con immenso orgoglio da parte di tutti ma soprattutto della sua nonna Lidia che quando si è sentita nominare nei Ringraziamenti della tesi si è quasi commossa. E anche noi della Redazione siamo orgogliosi di questa nostra ‘concittadina’ che abita sì a Santa Croce e giusto un passo di là dal confine, ma le sue origini sono anghiaresi e come la torta diciamo: Congratulazioni Dottoressa.

l 19 febbraio u.s., ci ha lasciato il nostro concittadino e mio grande a m i c o , Giuseppe Cangi. Ogni morte d’un conoscente mi turba e sempre m’invita a profondi pensieri. La scomparsa di Beppino m’induce a scrivere un breve ricordo. Uomo di vecchio stampo, pacato, saggio e discreto; non l’ho mai sentito parlare male di qualcuno, o esprimere maldicenza. Amava la sua terra: Verazzano e Toppole, sono state il suo mondo, il rifugio per trascorrere ore e giorni belli, pieni di tanti ricordi. Sapeva raccontare come un attore professionista gli avvenimenti e mimava i personaggi di tante famiglie contadine che aveva conosciuto. La povertà e le ristrettezze dell’infanzia erano state per lui fonte d’insegnamento per superare le difficoltà che ognuno incontra poi nella vita. Da piccolo, assieme al padre, faceva il carbone sulle macchie, per portarlo con le balle, spesso a piedi, ad Anghiari. Che piacere, quando appena passata la guerra -mi raccontava- gli riuscì a comprare un camioncino. Con tanto lavoro era riuscito nel tempo a crearsi con il commercio della legna un consolidato benessere per la sua famiglia. Conosceva tante cose, non solo il taglio della legna; il bosco per lui non aveva segreti, era un forestale perfetto. Raccontava storie che venivano da tempi lontani che trasmetteva agli amici, contribuendo così a far conoscere luoghi, persone e famiglie di quelle terre; insomma Beppino, senza saperlo, era un grande antropologo, senza aver frequentato gli studi. Adesso mi rivedo assieme a lui al campino di Toppole a giocare a carte e fare lunghe interessanti discussioni, comparando i tempi passati con quelli presenti. Addio caro Beppe, voglio credere che, nell’abisso infinito del tempo, un giorno ci ritroveremo assieme a cercare i funghi porcini e fare “due chiacchiere” tra i boschi del tuo amato Verazzano. Mercoledì 21 febbraio 2018

Il calabrone

io la penso così

Marciapiedi

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empo fa ho visto che stavano realizzando dei nuovi marciapiedi nella zona industriale di Santa Fiora. Ancora una volta, da come erano iniziati i lavori, si privilegiavano le macchine e i camion che accedevano nei passaggi laterali piuttosto che i pedoni che avrebbero utilizzato tali marciapiedi. Con l’avanzare dei lavori ho visto invece che i marciapiedi (che in realtà sono delle piste ciclabili: saranno utilizzate sia dalle biciclette che dai pedoni) sono al livello della strada e i cordoli, tipo montagne russe, serviranno a permettere il passaggio dei mezzi agli accessi privati. Mi sembra una buona soluzione e sarebbe auspicabile la sua realizzazione, nelle strade che lo permettono, anche da altre parti; e subito penso ad un percorso per la Via del Carmine.

Franco Talozzi

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...il Palterre, ovvero Ridendo castigat mores

Bringoli

Ricordo di Flavio Mercati

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di Emmedipì

e ne sei andato in silenzio come era il tuo stile di vita; schivo e riservato, non disdegnavi però di essere affabile e loquace durante gli incontri sporadici che abbiamo avuto. Ti incontravo a volte nelle stradine campestri adiacenti al paese, sempre festoso e sorridente, amante del silenzio e delle bellezze naturali del nostro paesaggio. Ho letto con piacere nell’Oratorio, l’ultimo tuo lavoro sulle veglie di una volta, dove traspare una serena nostalgia per quelle serate, cui forse anche tu partecipavi, trasmettendo uno stupore incantato anche a chi non ha vissuto quei momenti. Tu eri una persona “sapiente”, perché i sapienti non sono solo quelli che sanno tante cose, come Don Alessandro si è espresso nell’omelia al tuo funerale, ma coloro che si affidano umilmente a Dio e trovano in Lui la vera ragione di vita. Con il tuo modo di essere così saggio, buono ed onesto, hai sicuramente reso migliore questo mondo, dal quale troppo presto ti sei congedato.

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abato 3 febbraio una troupe della storica trasmissione ‘Sereno variabile’ si trovava a Sansepolcro per una puntata del loro programma con una scappatina anche ad Anghiari. Quello che ci ha colpito, però, è stato che al Borgo hanno presentato i “bringoli” come loro tradizione: loro che abitano di là dal Tevere! Premettiamo che i “bringoli” sono il piatto tipico di tutta la Valtiberina, specialmente in campagna, Anghiari, però da quasi quarant’anni, propone questo piatto agli Anghiaresi e agli ospiti presenti nei giorni di San Martino nel nostro centro storico. Questo ci fa sentire un po’ titolari di questo piatto. Non vorremmo che i Borghesi, dopo averci fregato il ‘Catorcio’ nel 1450, ci rubassero anche i ‘bringoli’ nel 2018. Poi ho visto la trasmissione tv e ho visto che loro (quelli del Borgo) fanno tutta un’altra cosa. E allora, evviva i ‘Bringoli d’Anghièri’.

La Silvana

Marida

di Mario Del Pia

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Riflessione

rmai è passato un anno da quando la Silvana Ruggeri ci ha raccontato del suo ottantesimo compleanno. Ma sentiamo quello che ci disse: Io sono la Silvana e tu m’hai aiutato tanto quanto andavo a trovare la mia zia che prendevo il treno ad Arezzo e, quando tornavo, invece di andare verso l’uscita andavo dalla parte opposta e tu mi fischiavi e mi facevi rigirare. Il 13 marzo [di anno scorso] ho compiuto 80 anni. E speriamo di arrivare a 81 [come sapete c’è arrivata] e se ci si rivede si rifarà festa. La festa la feci anche all’oratorio. Per il compleanno, invece, era di lunedì, ci siamo ritrovati insieme coi miei per ricordare anche la mia sorella Rosita che era nata il 26 marzo. Io sono nata all’Ospedale, stavo in Via della Bozia. Potevo essere morta, perché ero nata a rovescio e sicché m’avevano messo da una parte perché pensavano che fossi morta. Dopo, invece, l’Erminda, la levatrice, mi toccò e sentì che mi batteva il cuore e così mi sono ripresa. Sennò ero morta. Pensa che storia! Tanti auguri Silvana!

Passando di notte, a piedi, per la strada di Pieve di Sovara, ho notato con sincero rincrescimento di non aver visto nemmeno un punto luce presso la bellissima chiesa. Un sito storico così importante non meriterebbe una pubblica lampada? Marida

Monetine Avete delle monetine da 1 e 2 centesimi (hanno cessato di coniarle dal 1° gennaio)? Portatele dalla Élida. La Baldaccio Bruni le utilizzerà per l’uso di un pulmino che trasporta gli anziani dalle frazioni al mercato settimanale!

Le vostre offerte le potete far pervenire anche con bonifico. UbiBanca: IT90 F031 1171 3100 0000 0003 389. Banca di Anghiari e Stia: IT82 Y083 4571 3100 0000 0005 053 Le potete poi consegnare in parrocchia o ai collaboratori. Potete darle anche alla Élida, nella merceria in cima a Piazzetta delle Legne. Grazie! 7


LE NOSTRE CHIESE NELLA STORIA E NELL’ARTE

di don Quinto Giorgini

Cappella di S. Maria Maddalena nel centro storico di Anghiari Quinta e ultima parte

intelligibile voce” dieci monache. Lo stesso giorno post vesperas il vescovo confermò con il sacramento della Cresima 500 persone. Il 9 luglio del 1583 ci fu la celebre Visita Apostolica di mons. A. Peruzzi al monastero e all’annessa chiesa di S. Martino delle monache dell’ordine di S. Agostino, affidata dal vescovo aretino alla cura spirituale del sacerdote Bernardino Gressi del luogo, di età matura, parroco della chiesa di S. Salvatore in diocesi di Sansepolcro, il quale da circa 18 anni, per l’offerta di 18 scudi, ascoltava le confessioni e celebrava l’Eucarestia ogni prima domenica del mese. La chiesa contigua al monastero si presentava bene, con volte ben costruite, intonacate e imbiancate, in cui c’erano le sepolture soltanto per le monache defunte. Vi erano due altari di pietra, con quella consacrata, abbastanza ornati e provvisti del necessario per le celebrazioni. Sull’altar maggiore veniva conservata l’Eucarestia in un bel tabernacolo ligneo, con conopeo di seta rossa con chiave sicura ma che tuttavia doveva essere indorata. Una lampada sempre accesa brillava di fronte. Venne visitata inoltre la clausura all’interno e all’esterno prospiciente alle vie pubbliche e il visitatore comandò di modificare finestre, grate, inferriate ecc. Le monache erano 52, di cui 24 velate, 15 con professione solenne, 5 fanciulle accettate ma non vestite e inoltre 8 converse. Il Visitatore stabilì che in futuro il numero delle monache non doveva superare le 40, per non dilapidare i beni e le entrate del monastero che consistevano in 400 staia di grano, 200 barili di vino e 4 di olio. Al censimento del 1767, nel monastero risultavano presenti 27 monache e due educande, mentre nel 1789 il numero delle monache era sceso a 15, più 6 converse, 6 educande e 26 fanciulle alla scuola del monastero. Infatti, nel 1785 parte del monastero verrà trasformato in Conservatorio e in edificio scolastico. A seguito della soppressione napoleonica, nel 1818 al monastero viene erogato un sussidio, ma non la piccola dote di beni rurali. Nel 1857 le monache agostiniane, dopo secoli, abbandonano questo monastero di San Martino per trasferirsi nel vicino e vasto Convento della Croce, lasciato dai frati francescani. La vasta unità edilizia del monastero di S. Martino e il chiostro-cortile, con tre portici caratterizzati da sette arcate a mattoni sostenute

È ubicata lungo lo stradone trecentesco (Corso Giacomo Matteotti n. 56) che porta a Sansepolcro, presso il luogo storico detto “Ruga di S. Martino”. Secondo il Taglieschi, nel Medioevo esisteva già in questo luogo un ospizio o ospedale e poi in seguito fu costruito l’11 novembre 1309 un monastero femminile dedicato a S. Martino. La consacrazione di questa chiesa annessa al monastero e successivamente dedicata a S. Maria Maddalena fu effettuata ad opera del Vescovo aretino Pietro Ricci (1404-1411). Dalle Visite pastorali del XVI secolo, ed esattamente nel gennaio 1547, nel maggio 1560, nell’ottobre 1564 e nell’aprile 1567, il monastero “monalium sancti Martini de Anglario” risulta un monastero femminile secondo la Regola agostiniana. Il Vescovo Bernardetto Minerbetti (1537-1574) lo visita il 24 maggio del 1567 e durante la celebrazione eucaristica solenne consacrò e benedì “iuxta ritum Sanctae Romanae Ecclesiae” le seguenti monache: soror Perpetua di Carobino Biliaffi, Giovanna sua sorella, Clementia di Cristoforo Falchi, Diamante di maestro Andrea Brugone e sua sorella Cecilia, Francesca di ser Francesco Ciarperini, suor Andrea di Bernardino del Bene, Girolama di Antonio Chieli, Giulia del conte Guido Mazzoni, Lisabetta di Giovanni Cascessi da Poppi. Questo monastero fu visitato dal vicario del Vescovo il 12 settembre del 1571, quando c’erano 39 monache, di cui 12 novizie, riunite in parlatorio sotto la guida della Badessa suor Prudentia Martini da Firenze, la quale dichiara al visitatore che il monastero segue la regola di Sant’Agostino. Il reddito del monastero era di 400 staia di grano, di cui la metà provenivano dalla locale Fraternità, e inoltre 100 barili di vino. La Badessa afferma che le monache sono obbedientissime e vivono con carità fraterna, osservando la clausura in cui potevano entrare dopo aver compiuto i 12 anni, ma per poter fare la professione ne occorrevano almeno 16. Un’altra Visita avvenne il 18 maggio 1577 da parte del Vescovo Stefano Bonucci (1574-1589), davanti al quale fecero la professione religiosa “sub verbis salutis alta et

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Le nostre chiese... da sei colonne di pietra, sorreggenti i due piani superiori, dove c’erano le celle e i corridoi della clausura, vengono trasformate in abitazioni private tuttora abitate. L’adiacente cappella di S. Maria Maddalena fu costruita, o forse ristrutturata, tra il 1637 e il 1746. La facciata presenta un portale in pietra con data 1639 e una bella porta in legno, probabilmente originaria. Ai lati e in alto tre piccole finestre quadrate e una piccola croce in ferro sopra il frontespizio. Nel cartello turistico affiancato all’ingresso si legge: “Chiesa di S. Maria Maddalena – Un convento di Guillaume De Marcillat. Le antiche cronache anghiaresi parlano di un convento delle monache di San Martino costruito qui nel XVI secolo, su disegno di Guillaume De Marcillat. Il chiostro del convento è tipicamente rinascimentale e gli spazi sono ora abitazioni private. La chiesa dedicata a S. Maria Maddalena è a aula unica decorata con stucchi barocchi”. Passiamo ora a descrivere l’interno della cappella, che è orientata a sud, a navata unica rettangolare, con due voltate a crociera, in stile barocco, simile a quello della non lontana chiesa di S. Agostino. Sul colmo della volta spicca il dipinto raffigurante l’attuale patrona Santa Maria Maddalena inginocchiata di fronte al Cristo Risorto. Nella controfacciata in alto c’è un matroneo o coro al quale accedevano le claustrali per assistere alla S. Messa. Ai lati della porta d’ingresso ci sono due finestre

rettangolari, con in basso a sinistra un’acquasantiera in pietra. Il pavimento è in cotto vecchio e la sua superficie è di circa 72 mq. Saliti i due gradini si entra nel presbiterio che ha perduto l’altare maggiore, sostituito ora da un robusto tavolo per celebrare l’Eucarestia. Sulla retrostante parete, in basso, c’è uno scranno presbiterale in legno e in alto tra due nicchie vuote è appeso un bel Crocifisso sormontato da quattro angioletti. Ai lati del presbiterio ci sono due piccole cappelle di circa metri 2x3,50, con rispettivi altari di stile barocco, nelle cui pareti adornate di pregevoli stucchi di gusto tardo-barocco, ci sono due tele (bisognose di restauro) raffiguranti in quella di sinistra San Vincenzo, infatti si legge “Divo Vincentio Ferrerio dicatum A.D. 1742”, e in quella di destra San Giovanni Nepomuceno, con la scritta “Divo Johanni Nepomuceno dicatum A.D. 1746”. In alto, sopra questi dipinti, ci sono due inferriate che ricordano la possibilità delle monache di affacciarsi per assistere alle celebrazioni. La sacrestia, lunga e stretta, è adiacente alla chiesa, aperta al culto specialmente in ricorrenza delle festività di S. Maria Maddalena, il 22 luglio, e quella di S. Martino, l’11 novembre. Un modesto campanile a vela monofora con piccola campana si innalza sul fianco sinistro della chiesa in prossimità della facciata, che appena si scorge dalla via.

Nell’altra pagina, S. Maria Maddalena dipinta sulla volta e interno della chiesa. In questa pagina, l’altare di S. Giovanni Nepomuceno e la facciata dell’ex convento con l’ingresso alla chiesa. In alto è visibile il portico dell’ex Convento della Croce dove si trasferirono le monache.

Storia della ‘panuccia’ della Nonna*

* quando dei visitatori arrivavano in modo improvviso era sorprendente vedere la rapidità con cui questa vecchia panuccia poteva ripulire il mettitutto o gli oggetti dalla polvere; * all’ora di servire i pasti la Nonna andava sul balco ad agitare la sua panuccia, e gli uomini nei campi sapevano all’istante che dovevano andare a tavola; * la Nonna l’utilizzava anche per posare la torta di mele appena uscita dal forno sul davanzale a raffreddare.

Il primo scopo della panuccia della Nonna era di proteggere i vestiti sotto, ma, inoltre: * serviva da guanto per ritirare la padella bruciante dal fuoco; * era meraviglioso per asciugare le lacrime dei bambini e, in certe occasioni, per pulire le loro faccine sporche; * dal pollaio la panuccia serviva a trasportare le uova e, talvolta, i pulcini!; quando i visitatori arrivavano, la panuccia serviva a proteggere i bambini timidi; * quando faceva freddo, la Nonna ci si imbacuccava le braccia; * questo buon vecchio indumento faceva da soffietto, agitato sopra il fuoco a legna; * era lui che trasportava le patate e la legna secca in cucina; * dall’orto esso serviva da paniere per molti ortaggi, dopo che i piselli erano stati raccolti era il turno dei cavoli; * e a fine stagione era utilizzato per raccogliere le mele cadute dell’albero;

Ci vorranno molti anni prima che qualche invenzione o qualche oggetto possa rimpiazzare questo vecchio buon indumento. In ricordo delle nostre Nonne, raccontate questa storia a quelli che potranno apprezzare la “Storia della panuccia della Nonna”. * Questo racconto mi è giunto per vie traverse da Ca’ de Cio, attraverso la rete. Io ho modificato la parola grembiule con ‘panuccia’ che è come noi ‘anghiaresi’ chiamiamo questo indumento simpaticamente descritto qui sopra.

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Il Presidente Mattarella, nel discorso di fine anno, si è rivolto ai giovani millennials che voteranno per la prima volta, ricordando come un secolo fa i diciottenni furono chiamati a una battaglia di ben altra gravità per essere inviati al fronte dal quale molti non tornarono. Questa considerazione del Presidente mi ha fatto tornare alla mente la figura di mio padre che fu un “ragazzo del ‘99” ed ho voluto dedicargli un racconto che faccia rivivere, per come e quanto l’ho conosciuto, lo spirito con il quale affrontò la terribile prova. Carlo Brizzi

Un ragazzo del ‘99

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veva superato l’esame finale dell’Istituto Tecnico che consentiva il prosieguo degli studi universitari, e aveva predisposto la pratica per l’iscrizione alla Facoltà d’Ingegneria presso l’Università di Roma, seguendo il consiglio del babbo, ma non aveva potuto metterci piede. Roma era molto distante dal suo paese. Anghiari e il sacrificio che avrebbe sostenuto suo padre sarebbe stato notevole, ma non era stato questo l’impedimento della frequentazione del corso universitario, bensì un richiamo superiore al quale non si poteva dire di no. Nel mese di giugno gli era stata consegnata la cartolina precetto per la visita di leva e nel mese di settembre era già a Firenze per frequentare il corso Allievi Ufficiali nell’Arma del Genio. La guerra infuriava da anni e la speranza di una rapida conclusione s’insinuava nell’animo delle popolazioni provate dal conflitto. Anche Luigi Brizzi, mio padre, nutriva il sogno segreto che la bella divisa da giovane sottotenente gli sarebbe servita per fare la sua bella figura nelle sfilate della vittoria. Aveva avuto il primo assaggio della considerazione dei paesani per l’eleganza con cui indossava la divisa e aveva lucidato i magnifici stivali fino a farli risplendere di luce propria durante una breve licenza di due giorni, che aveva guadagnato dopo un mese intenso del Corso. La partecipazione alla guerra entusiasmava un lato del suo carattere, quello un po’ fumantino che apprezzava lo scontro fisico e la competizione senza limiti, però la saggezza della riflessione lo portava a giudicare il brutale scontro tra nazioni che insanguinava l’Europa con spirito critico. Questo filosofeggiare sulla guerra in atto fu annullato alla fine d’ottobre del 1917 dalla drammatica sconfitta delle nostre truppe nella battaglia di Caporetto. Austriaci e tedeschi avevano effettuato un attacco di vaste proporzioni provocando la rotta del nostro esercito. Si parlava della penetrazione di più di cento chilometri nel nostro territorio, di un numero spropositato di prigionieri catturati dal nemico e si temeva che l’esito finale della guerra potesse essere a noi sfavorevole. Luigi Brizzi aveva assorbito queste notizie con animo addolorato e un prepotente desiderio di rivincita, e la visione della guerra come occasione di parate trionfali era sparita dalle sue fantasie per essere sostituita dalla smania di fare. Il suo pensiero collimava con quello nazionale, che si era materializzato nel posizionamento sulla linea del fiume Piave che aveva fermato l’invasione straniera. L’esercito italiano aveva subito perdite gravissime ed era stato necessario provvedere immediatamente all’invio di rinforzi, ed ecco avverarsi il colpo di teatro: il precipitare

nella brace dello scontro finale i giovani del ‘99. Luigi Brizzi partecipò al primo contingente speditosulfrontedelPiave nel mese di novembre del 1917, quando i suoi verdi anni avevano da poco superato quella cifra del diciotto che significa la maggiore età. Era spaventato? Sì, era oppresso da due motivi di ansia esistenziale. Il pensiero di una morte cruenta era ben presente alla sua mente, ma ancor più era viva l’immagine nefasta di una di quelle ferite che tolgono alla vita il merito d’essere vissuta. La morte tutto sommato era quasi estranea alla sua mente per il motivo illogico che anima la gioventù di essere lontani per diritto naturale da quello stato finale. Aveva ripreso spazio nell’animo suo invece quella spinta fumantina, quella voglia di menare le mani e poi succeda quello che deve succedere. L’altro motivo d’ansia che gli gravava sul petto era il timore di non essere all’altezza dell’impegno che l’attendeva. Il Corpo del Genio Militare non era chiamato al compito di attacchi all’arma bianca o di strenua difesa delle posizioni, no, il Genio rappresentava la parte tecnica del conflitto armato. Il Genio garantiva le comunicazioni, la preparazione di sbarramenti difensivi, la soluzione di problemi relativi a strade e ponti, insomma un ufficiale del Genio era una mente sveglia e portava in dote una preparazione tecnica di alto livello e lui, Luigi Brizzi, nutriva forti e motivati dubbi sulle sue capacità. L’istruzione acquisita con la frequentazione dell’Istituto Tecnico era una somma di nozioni teoriche che non sarebbero servite alla soluzione di problemi pratici, ma si era consolato con una corretta valutazione del suo grado. Era un sottotenente, ossia l’ultima ruota dell’ingranaggio del comando e si sarebbe appellato ai suoi superiori ogni volta che non si fosse sentito all’altezza della situazione. Questa considerazione l’aveva un poco tranquillizzato sul versante della sua impreparazione tecnica, ma rimaneva un altro assillo a incrinare il suo stato d’animo. Era all’altezza della responsabilità del comando? Il Corso Allievi Ufficiali affrettato e conciso era servito ad insegnargli come urlare un “Attenti!”, ma aveva lasciato incompiuta la sua preparazione quale ufficiale. Era consapevole della responsabilità legata alla sua posizione; sarebbe stato chiamato non solamente a preoccuparsi della sua vita,

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Cantare è proprio di chi ama...

ma anche di quella di uomini affidati al suo comando. Magari sarebbero stati soldati veterani che avrebbero compreso al volo le incertezze dalle quali era animato, ma che sarebbero in ogni caso stati ai suoi ordini per l’obbedienza dovuta al grado. Si consolò con il pensiero che un uomo è reso maggiormente forte dalle proprie incertezze che da una fiducia immotivata, e portò sul Piave la dedizione assoluta al dovere, l’ideale della Patria sempre vivo e la considerazione e il rispetto per gli uomini affidati al suo comando con la stessa misura adottata nei confronti dei suoi superiori. Compì il suo dovere con il massimo impegno e la più assoluta dedizione agli ideali di Patria e si comportò con capacità e onore, meritando due Croci al Merito nel suo stato di servizio. Uscì dalla terribile esperienza con il grado di tenente, che contrastava la qualifica della sua professione che recitava: studente. La sua gioventù era stata incrinata dalle prove alle quali era stato chiamato, e forse per tale motivo aveva racchiuso quel tratto di tempo dedicato alla guerra in un angolo dell’animo suo, evitando con cura racconti smargiassi del suo operato al fronte. Era stato quello del guerreggiare un atto triste che non meritava atteggiamenti retorici ed anche in famiglia mantenne il riserbo sull’argomento. Non sono stato destinatario di racconti e confidenze, quindi posso solo immaginare che abbia trascorso, impegnato nei compiti affidategli, i freddi mesi invernali del 1918, e che poi a Maggio abbia attraversato il Piave sui ponti di barche che aveva contribuito a costruire, e che si sia fermato a Vittorio Veneto a sventolare il vessillo della vittoria. Era molto fiero della sua partecipazione alla guerra e quando nel 1968 lo Stato Italiano istituì un’onorificenza dedicata ai coraggiosi che per almeno sei mesi avevano partecipato ai tremendi combattimenti, ricevette con enorme soddisfazione il diploma e l’insegna di Cavaliere di Vittorio Veneto. Di quel titolo rimane una traccia destinata a superare il trascorrere del tempo incisa sulla lapide mortuaria nella cappella del cimitero di Anghiari. Luigi Brizzi, Cavaliere di Vittorio Veneto. Nell’altra pagina, il ritratto di Luigi Brizzi tratto dalla tessera universitaria di riconoscimento. In questa pagina la famiglia Brizzi. 2° da sinistra Lidia Brizzi, figlia di Telesforo Brizzi, e per anni farmacista ad Anghiari; seduti: Telesforo Brizzi, Sindaco di Anghiari nel 1916 e cofondatore della Cassa Rurale d’Anghiari; Elisa Isolina Dini, moglie di Telesforo Brizzi e maestra comunale; Luigi Brizzi, figlio di Telesforo Brizzi, ingegnere e sottotenente.

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osì affermava S. Agostino (Sermo 336, 1), Vescovo e Dottore della Chiesa, ma anche teologo, filosofo e grande cultore della musica. Il canto infatti non è soltanto uno straordinario modo di esprimersi, di vivere, persino di sognare e sentirsi felici, ma è anche un fantastico modo di comunicare ed al contempo è un mezzo per stare assieme, per condividere, per accomunare le persone, soprattutto in questo mondo sempre più votato all’individualismo ed alla solitudine. Il canto ben fatto è altresì un meraviglioso modo di pregare e di allietare le cerimonie religiose rivolgendo le voci verso il Signore, perché anche la musica (sia cantata, che suonata) è un meraviglioso ed imprescindibile dono di Dio. Il coro non deve essere considerato come un gruppo a sé stante, isolato. Non sta al suo posto solo per “cantare,” ma anche per vivere quello che canta: è “una casa aperta a tutti e al servizio di tutti’’. Questa breve ma importante premessa ha lo scopo di informare che, per volontà del nostro parroco don Marco e come deciso ed approvato nelle precedenti riunioni del CUP (Consiglio Unità Pastorale), nella serata di martedì 6 febbraio 2018 si è svolta la prima prova di un coro unico per tutta la zona pastorale di Anghiari. Tale coro, formato già da circa trenta cantori, ha il compito di prestare un servizio sempre più strutturato e funzionale durante le varie liturgie nelle parrocchie del nostro Vicariato e di suggerire un repertorio liturgico comune e nuovo da proporre poi nelle proprie realtà comunitarie, soprattutto durante le liturgie domenicali. Considerando e credendo nel fatto che per creare qualcosa di bello, costruttivo e solido nel tempo, ci vuole un minimo di costanza e regolarità, le prove vengono fatte quindi tutte le settimane, il martedì sera alle ore 21:00, presso l’Oratorio della Propositura di Anghiari. Questo breve articoletto vuol essere pure un invito per voi lettori a prender parte a questa iniziativa: il coro è aperto a tutti e… il coro non vive senza coristi! Non sono richieste particolari doti musicali, ma soltanto la voglia e il desiderio di impegnarsi nel far bella musica insieme, prestando un servizio fondamentale per una liturgia partecipata e completa. La tua presenza è importante, ti aspettiamo! (cg)

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Un cammino di comunione e di fede di Cinzia Gigli

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artedì 23 Gennaio 2018, alle ore 21:00, i rappresentanti del C.U.P (Consiglio di Unità Pastorale) delle Comunità di Anghiari, Tavernelle, Micciano, Viaio, Toppole e Gello si sono incontrati nei locali dell’Oratorio, per evidenziare gli aspetti più significativi del periodo quaresimale, in preparazione alla S. Pasqua. Dopo la preghiera iniziale, il parroco Don Marco ha aperto la seduta parlando della Quaresima e dell’importanza di proporre un percorso di attenzione all’autentico significato di questo momento a tutta la Comunità: Parola chiave di questo percorso è “Deserto” inteso come essenzialità di valori per la vita di ciascuno di noi, essenzialità che deve emergere anche nella Liturgia domenicale. Don Marco invita tutti i rappresentanti delle diverse comunità a fare un cammino di comunione e di fede in questo periodo, che rappresenta un momento, “Forte”, nell’attesa della S. Pasqua del Cristo Risorto. Cammino che si riscopre anche attraverso l’attenzione a semplici gesti, a segni tipici della Quaresima: sobrietà negli addobbi delle chiese (pochi fiori all’altare, preferire il verde); scelta di canti adeguati alla liturgia; il fatto che in questo periodo non viene recitato il Gloria e il colore dominante è il viola. Importante è anche la partecipazione alla liturgia domenicale dei ragazzi del catechismo, i quali saranno chiamati ad essere impegnati e attivi con semplici gesti e animazioni. Non deve mancare neanche il coinvolgimento attivo dei genitori e di tutti i partecipanti, dai canti alle letture. Cesare e Norma a tal fine sono disponibili, per arricchire e

ampliare le conoscenze sui canti per le liturgie, a formare un coro interparrocchiale, aperto a tutti. Altro momento importante del periodo di preparazione alla S. Pasqua sono le Stazioni Quaresimali, Il parroco precisa che “stazione” significa fermarsi, prendere una pausa per riflettere, rendere presente il momento che si vive. In questo periodo dell’anno è importante dare attenzione all’altro, al più povero, al più bisognoso; incontrare gli anziani, gli ammalati, le persone sole per rendere anche loro partecipi nella comunità. Queste e molte altre sono le proposte e le attività della Caritas Parrocchiale, sensibile ad aiutare gli altri con le azioni , ma anche con il cuore. Importante è sensibilizzare anche i ragazzi del catechismo nel rapporto con i malati, anziani, persone bisognose e sole, anche attraverso il gesto di recarsi a trovare gli anziani nelle Case di Riposo del nostro paese. Nella foto in alto il Vescovo Riccardo incontra i ragazzi del catechismo e le catechiste in occasione della Visita Pastorale del 2014.

bimbi di oggi

bimbi di oggi

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iao a tutti... Mi chiamo LIA CROCIANI. Sono nata ad Arezzo sabato 13 maggio 2017, alle ore 8:45, per la gioia di mia mamma Silvia Alessandrini e il mio babbo Roberto Crociani. Abito ai Renicci e sono una Anghiarese Doc!!! Eh, eh!!! I miei nonni, i miei zii e i miei cugini sono al settimo cielo... un saluto per tutti da LIA.

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cco Leonardo Baggi, sei mesi, con la sorella Arianna, due anni e mezzo. Sono nel lettone di mamma Romina e di babbo Massimiliano. I nonni Gian Domenico e Lorena abitano a Tavernelle, mentre Ermindo ed Elvira abitano al Ponte di Carletto. Ci sono anche la bisnonna Anna e la bisnonna Esterina, che stravedono per i loro nipoti e ringiovaniscono ogni volta che li vedono.

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NOTE DALLA MISERICORDIA a cura di Massimo Redenti

Le vostre offerte

Il punto sull’attività 2017

al 28 febbraio 2018

Miano Marinella in Memoria di Zafferani Franco e Miano Antonio Ghignoni Enrico – La famiglia alla memoria Giorni Mario Alunno Gabriele in memoria di Mercati Flavio Donati Angiolo e Crociani Emma Piccini Giovan Battista – La Famiglia Alla Memoria Comparini Saulle e Monini Agnese Fiotti Rita – La famiglia alla memoria Magri Angiolo e Bini Adriana Checcaglini Gina Baglioni Egisto e Cheli Gabriella Giorgio e Gigliola Anonimo Gaetanini Rosa Staccini Erminio e Conti Adalgisa Conti Annita Zafferani Vittoria Rosetti Andreina Matteucci Fernando Boncompagni Stefania e Bacci Ivana Locci Giancarlo e Pacini Antonietta Goretti Alma Musto Cristina Anna Willard Charles Sperry in memoria di Sperry Joanne Montesano Salvatore Polcri Ilvana Giorni Ottavio – La famiglia alla memoria Leprai Maria Mattei Luigi – La famiglia alla memoria Moroni Otella – La famiglia alla memoria Anonimo Cesari Settimio – La famiglia Paci alla memoria Cangi Giuseppe – La famiglia alla memoria Valentini Anna Maria Bar Cocomero’ - Landini Alessandro per piastre e batteria D.A.E.

I nuovi Soci

al 28 febbraio 2018

Pettinari Guerrino Comanducci Luigina Corazzini Mario Calli Romana Cerquatti Corinna Pernici Vincenzo Ruggeri Silvana Giovagnini Vittoria Polcri Ilvana Montesano Salvatore Domestici Bernardetta Manganesi Emma

Venturi Adriana Conti Annita Comparini Saulle Monini Agnese Umani Primo Ganganelli Oliviera Massetti Marco Carboni Silvia Gioviti Carla Serafini Santina Vischi Mattia

25 225 20 60 10 205 20 50 30 15 10 50 10 20 10 5 20 50 60 10 10 5 5 200 10 10 275 50 100 100 40 50 200 25 240

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el mese di novembre 2017 si è riunita l’assemblea ordinaria della Confraternita di Misericordia di Anghiari; è stato presentato il bilancio sociale dell’anno precedente ed è stato fatto il punto sull’attività 2017 e su quanto in programma per il 2018, anno ormai corrente. In modo particolare, oltre all’organizzazione legata ai servizi di emergenza-urgenza e a quelli sociosanitari a favore della comunità anghiarese, sono state sottolineate le nuove convenzioni con il tribunale di Arezzo riguardanti i lavori di pubblica utilità e l’assistenza per le pratiche di nomina di tutori ed amministratori di sostegno. È stata ribadita poi la necessità di continuare a curare la preparazione dei volontari in attività e a cercare di incrementare il gruppo di volontariato (a tutti i livelli) con nuovi corsi di formazione per addetti ai servizi più disparati. È stata anche l’occasione, come da statuto, per rinnovare parzialmente il Magistrato. Con le nuove nomine, il Magistrato è ora così composto: Governatore, Massimo Redenti; Vice-Governatore e Provveditore, Giampaolo Gattari; Consiglieri, Bracci Ascanio, Camaiti Enrico, Cambi Claudio, Cesari Valentina, Mencarini Laura, Pompeo Giuseppe, Senesi Simona e Zanchi Graziano. Nella prossima riunione i Consiglieri si sceglieranno uno specifico settore che dovranno poi seguire e gestire per tutta la durata del mandato. È da sottolineare come si sia provato a coinvolgere nel governo dell’Associazione nominativi anche provenienti dalle frazioni più popolose di Anghiari, ed in effetti siamo riusciti ad avere la rappresentanza di San Leo (Cesari Valentina), di Tavernelle (Bracci Ascanio), della Motina (Mencarini Laura e Pompeo Giuseppe) e del Ponte alla Piera (Senesi Simona). Questo orientamento non è stato suggerito per una forma di populismo o altro; è stato semplicemente il tentativo di coinvolgere ancora di più le varie frazioni del territorio anghiarese nella gestione della nostra plurisecolare Confraternita di Misericordia. Ci auguriamo che in questa maniera la nostra associazione sappia migliorarsi in idee, servizi e collaborazioni, per poter offrire a tutta la cittadinanza anghiarese una organizzazione sempre più efficace e funzionale. (mr) Nella foto, del 2014, alcuni Volontari in una foto ricordo con il Vescovo Riccardo in occasione della Visita Pastorale.

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Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres” Anghiari

sito internet: www.fratresanghiari.it

Partito il Progetto Scuole

email: gruppoanghiari@fratres.eu

Nel momento in cui scriviamo, rimangono ancora da incontrare tutti gli studenti della nostra scuola media ed il progetto si concluderà nel maggio prossimo con una bella festa al Campo della Fiera, durante la quale verranno premiate le classi che saranno riuscite a trovare il maggior numero di nuovi volontari, distinguendosi in questa speciale “olimpiade della solidarietà”. Orteip 2018

“Cerco un Uovo Amico!” Torna l’invito del Gruppo Fratres di C. Fibocchi

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ome già riport a t o nel numero precedente del giornalino, è ripresa dopo qualche anno di pausa l’importante collaborazione con il mondo della scuola, grazie alla disponibilità della dirigenza e del corpo insegnante. Unico il fine: concorrere alla formazione umana delle giovanissime generazioni e prepararle ad essere un domani dei cittadini attivi, consapevoli dei veri valori della vita. Grande l’interesse dimostrato dagli alunni delle ultime tre classi della scuola primaria del capoluogo (vedi foto), durante gli incontri tenuti nelle settimane scorse presso la sala riunioni della Confraternita di Misericordia. Si è parlato dell’importanza del volontariato sociale sia nel campo della donazione del sangue che in quello del pronto soccorso e della necessità di accrescere il numero delle persone di buona volontà che operano questa scelta di vita, mettendo a disposizione degli altri un po’ del proprio tempo. Tanta l’attenzione e la curiosità dei nostri bambini, testimoniate dalle numerose domande che hanno rivolto nel momento del dibattito. Piena la soddisfazione dei rappresentanti della Fratres e della Misericordia che hanno gestito il tutto, ricorrendo anche a delle proiezioni audiovisive e facendo visitare ai bambini alcuni mezzi di pronto intervento. Prima di rientrare a scuola, un impegno per tutti loro: parlare di questa bella e significativa esperienza con quante più persone possibili, ad iniziare dai propri familiari, ed invitarle ad associarsi a queste benemerite associazioni che, con la loro costante presenza nel paese, contribuiscono a renderlo ancora più solidale ed attento ai bisogni degli altri…

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nche a Pasqua siamo chiamati a sostenere la ricerca scientifica per dire tutti insieme “Stop al Neuroblas to ma”, u n a gravissima forma tumorale che colpisce i bambini in età pediatrica. È arrivato anche quest’anno da Castiglion Fibocchi l’invito degli amici del locale Gruppo Fratres, impegnati da tanti anni nella raccolta di fondi per sostenere gli sforzi di ben tredici ricercatori dell’Ospedale Gaslini di Genova, da sempre in prima linea nel combattere questa terribile malattia. Come sempre, adesione totale di tutto il nostro consiglio direttivo all’iniziativa dal nome “Cerco un Uovo Amico!”, consistente nel proporre l’acquisto di questo simbolo pasquale a quante più persone possibili, in prossimità dell’omonima ricorrenza. A tal fine sono state coinvolte anche alcune scuole superiori del territorio. Afferma Sara Costa, presidente nazionale dell’omonima associazione: “Con orgoglio, emozione e grandissima gratitudine condivido con voi i risultati della generosità di tanti donatori che hanno aderito a questa campagna pasquale. Anche grazie al prezioso aiuto di tanti amici, dal 2011 ad oggi abbiamo potuto destinare oltre sei milioni di euro alla Ricerca Scientifica. Senza il vostro aiuto non saremmo stati in grado di portare avanti questi progetti e soprattutto non potremmo continuare a salvare la vita ed offrire speranza a tanti bambini ammalati! Sono ancora troppi, però, quelli che non ce la fanno: nei casi più gravi, solo un bambino su quattro riesce a salvarsi.” Per eventuali adesioni all’iniziativa, basta recarsi presso la sede della Misericordia o contattare i nostri volontari telefonando ai numeri 3487722155 (Carlo), 3381484889 (Fabiano). Il Consiglio Direttivo In questa colonna il manifesto dell’iniziativa “Cerco un uovo amico”.


Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres” Anghiari

sito internet: www.fratresanghiari.it

email: gruppoanghiari@fratres.eu

In processione dalla Madonna del Conforto Un altro veglione di Carnevale Nell’anno del Sinodo, tanti i volontari presenti con i loro vessilli

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ispondendo all’invito del Vescovo, mercoledì 8 febbraio scorso in occasione della novena di preghiera, una folta delegazione dei Gruppi Donatori di Sangue Fratres della provincia di Arezzo, dei volontari delle Misericordie, Croce Bianca e Croce Rossa hanno dato vita alla consueta veglia di preghiera in preparazione all’imminente festa della Madonna del Conforto, con la tradizionale processione con i labari per le vie principali di Arezzo (vedi foto qui sotto).

Un gesto di profonda e sincera devozione che ci ha portato ai piedi della prodigiosa terracotta invetriata di Maria, nella cappella del Duomo a Lei dedicata, dove si concludeva la sfilata, recitando il santo rosario. Ad attenderci c’era l’Arcivescovo Fontana che, rivolgendosi ai volontari intervenuti, sottolineava l’importanza di tale scelta di vita, a vantaggio di coloro che soffrono e sono in difficoltà, sottolineando anche l’impegno silenzioso dei donatori di sangue che quotidianamente si adoperano con grande altruismo e sacrificio. Sono oltre due secoli che gli aretini salgono in Duomo per rendere omaggio alla piccola maiolica raffigurante la Madonna. La tradizione vuole che nel 1796 l’immagine mariana, allora conservata in una cantina, s’illuminasse intensamente e liberasse la città dal flagello del terremoto. La festa di quest’anno ha avuto un significato particolare per la Chiesa aretina, cortonese e biturgense, perché ha segnato l’inizio del Sinodo Diocesano. Abbiamo avviato il nostro cammino sinodale, quindi, sotto la protezione della Madonna del Conforto, a cui abbiamo affidato il nostro cuore e i sogni di una Chiesa rinnovata. Un cammino da fare insieme, come significa etimologicamente la parola ‘Sinodo’. Anche il labaro dei Fratres del nostro gruppo di Anghiari era presente, insieme a tanti altri della provincia, quale testimonianza di partecipazione alla festa mariana più importante della diocesi. Bella serata, ricca di emozioni e di spunti, che si è conclusa sotto gli occhi di Maria con una speciale benedizione del Vescovo, che alla fine si è intrattenuto con ciascuno di noi per un semplice saluto e la consueta foto ricordo riportata nella pagina. Giuseppina

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nche quest’anno, nell’ultimo fine settimana di Carnevale, si è svolto il Veglione organizzato dal nostro Gruppo Donatori di Sangue Fratres, in collaborazione con la Confraternita di Misericordia e le scuole di Anghiari, presso un noto ristorante della vicina Umbria. È stata la dodicesima edizione, alla quale ha partecipato un bel numero di iscritti e di simpatizzanti, con le rispettive famiglie. In particolare, ancora una volta, i protagonisti sono stati i bambini, vestiti e truccati con originali e simpatici costumi di carnevale, che hanno animato la serata e l’hanno resa ancora più simpatica e festosa. Dopo la cena, infatti, ci siamo tutti cimentati in balli sfrenati (vedi foto) con ballerini instancabili, che hanno mostrato ottime capacità e grande creatività anche con balli di gruppo. L’occasione è stata veramente piacevole e un ringraziamento particolare è doveroso per tutti coloro che hanno partecipato, ricordando che il ricavato del veglione, ancora una volta, verrà destinato alle scuole per attività necessarie a far crescere nel modo migliore i nostri piccoli. Carlo e Laura *************************** I VIAGGI DELLA FRATRES… Con l’arrivo della primavera, si rimettono in moto le nostre iniziative turistico-ricreative. Per DOMENICA 15 APRILE 2018, infatti, il Gruppo Fratres di Anghiari, in collaborazione con l’omonima associazione di Caprese Michelangelo ed il sostegno delle relative Confraternite di Misericordia, propone una gita a RIMINI, con visita alla città e PRANZO DI PESCE. L’iniziativa è aperta a tutti, anche se non iscritti alle suddette associazioni. Prezzi modici!!! Per informazioni e prenotazioni: 0575/789577 (Sede), 3487722155 (Carlo), 3381484889 (Fabiano). L’Ufficio Turistico

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Le vostre offerte per il 2018 Il progetto dell’oratorio di G. Giannini.

Ada Acquisti, Mura di sopra Abramo Maggini, Ponte alla Piera Adamo Balzani, Padonchia Adelio Bragagni, Via di Pino Adelmo Mencarini, Motina Alta Adelmo Piomboni, Campo della Fiera Adina Dini, Corciano PG Adriana Cherici, Crocifissino Adriana Cristini, Genova Adriana Tizzi, San Giustino Agostino Pozzoli, Terrarossa Agostino Ruggeri, Polveriera S. Stefano Alba Batani, Roma Alberto Benedetti, Selvella-Pieve Alberto Manenti, Casanova Alberto Ricceri, Firenze Alessandro Salvi, Il Borgo Alessia Pacini, Vicenza Alma Nicolò Rossi, Venosa PZ Amalia Salvi, Mura di Sopra Andrea Papini, Ca’ di Maurizio Andrea Rossi, Molindagnolo Andreina Bartolomei, Fontebrina Angelo Ligi, Monterchi Angiolina Scartoni, Acquedotto Angiolino Meozzi, Ponte dei Sospiri Angiolo Dragoni, Padova Angiolo Magri, Renicci-Motina Angiolo Meucci, Via di San Leo Anita Fontana, Casacce Anna Girolimoni, Casacce Anna Maria Draghi, Gelle di Piano Anna Maria Guiducci, Arezzo Anna Polverini, Borgo della Croce Annunziata Lapi, Borgo della Croce Annunziata Peluzzi, San Leo Antonella Comanducci, Cinquemiglia Antonella Piantini, Casentina Una persona Ascanio Babbini, Le Bucacce Assunta Del Pia, Il Borgo Bruno Bianchini, Viamaggio Carla Dori, Le Bertine-San Leo Carla Giorgi, Palazzolo Carla Giovagnini, Città del Vaticano Carla Leonardi, Torre Pedrera Carlo Brizzi, Roma Carlo Valentini, Acquedotto Cathia Acquisti, Viale della Stazione Centro Anziani, Piazza del Teatro Cinzia Bianchi, Arezzo Cinzia Panichi, Via Nova Bassa Claudio Martini, Acquedotto Cosetta Meoni, Il Borgo Cristina Bianchi, Viale Stazione Cristina Mondani, Il Borgo Delia Padelli, Santa Fiora Demetrio Carboni, I Fabbri Diana Dini, Via del Carmine

Dino Donati, Colcellalto Domenica Nicchi, Infrantoio Domenico Rossi, La Vigna Donatella Marinari, Viale della Stazione Donatino Baldi, Casolare Donato Fantoni, Pietto Doris Leonardi, Le Cortine Egisto Baglioni, Giardinetto Elda Polverini, Il Borgo Elena Gurrieri, Firenze Elena Mari, Caronno Pertusello Elvira Barfucci, Tavernelle Emma Biancucci, Ponte alla Chiassa Enzo Rossi, Pantaneto Erminio Staccini, Borghetto di sopra Ernesto Pacini, S. Giulano Milanese MI Eros Petruccioli, Campo della Fiera Eugenio Giorni, Firenze Fabio Rossi, Bucacce Fabrizio Fatti, Dal Borgo Fabrizio Lazzerini, I Fabbri Fabrizio Nasini, Infrantoio Famiglia Mariotti, Giardinella Federico Foni, Siena Fedora Zanchi, S. Giovanni Valdarno Felicino Acquisti, Cavalese Fernando Paletti, Casanova-Motina Filarmonica P. Mascagni, Piazzola Filomena Luogo, Via del Carmine Franca Ciucoli, Portaccia Franca Tizzi, Pieve a Quarto-Olmo Francesco Ceppodomo, Borgo della Croce Francesco Comanducci, Via del Carmine Francesco Fancelli, Via del Carmine Francesco Sassolini, Valdimonte S. Giustino Franco Badini, Castello Franco Chiasserini, Casella-Ponte Franco Donati, Motina Alta Franco Giorni, Scarpaia Franco Rumori, La Vigna Gabriella Camaiti, Borgo della Croce Gabriella Lombardi, Borghetto-Motina Gaspero Vichi, Carmine Gastone Mercati, Intoppo Gemma Giorni, Perugia Gemma Tricca, Bibbiena Giacomina Mondani, Polveriera Giampaolo Gattari, Via della Fossa Gian Carlo Casi, Santa Fiora Gian Piero Alberti, Giardinella Gian Pietro Rossi, Campo alla Fiera Giancarlo Balestri, Milano Gianni Beretta, Casarecci Gilberto Roselli, La Vigna Gino Giovagnini, Tavernelle Giordano Baglioni, Torchiale Giorgio Franchini, La Banca-Tavernelle Giorgio Giorgi, Borgo della Croce Giorgio Mencarini, Via del Gioco

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Giovan Battista Giorni, Empoli Giovanna Gamberonci, Milano Giovanna Marinuzzi, Trieste Giovanna Serafini, Terranera-Subbiano Giovanna Tricca, Rivergaro PC Giovanni Giorni, Gardone V.T. Giovanni Graziotti, Pocaia Gisella Gennaioli, Palazzo Giuliana Pettinari, Barliano Giuliano Donati, Renicci Giuliano e Sonia Polverini, Monterchi Giuseppa Capucci, Bernocca Giuseppa Minco, Arezzo Giuseppe Comanducci, Chiusini Giuseppe Crociani, Fondaccio Giuseppe Giovagnini, Ponte dei Sospiri Giuseppe Menzogni, Mezzana-Prato Giuseppe Pompeo, Motina Alta Giuseppina Lanzi, Piazza Cazzotti Graziano Sgrignani, Chiavari Graziano Zanchi, Campo della Fiera Guerrino Poderini, Santo Stefano Icaro Marconi, Bagnolo-Ponte alla Piera Isolina Gaggiottini, Campo della Fiera Ivano Cesari, Via del Carmine Laura Mencarini, Motina Alta Lilia Guadagni, Tavernelle Lorentina Cagnacci, Tavernelle Loriano Rosadi, Ponte alla Piera Loris Omelli, Vill. Giardino-Monterchi Loris Senesi, Belvederino Luca Paci, Lo Sportone Lucia Lazzeri, Tofanicchio Luciana Tasso, Pocaia Luciano Monti, Pioltello MI Luciano Paci, Piazzola Luigi Leonardi, Bagnolino Luisella Coleschi, Via del Carmine M. Graziella Cardinali, Patrignone Manfredo Gaggiottini, Diga del Bagnolo Marcella Ghignoni, Renicci Marcella Mari, Giardinella Marcella Martini, Sportone Marco Aglini, Pietto Marco Gigli, Bernocca Marco Lombardi, Montino Marco Malatesta, Monterchi Maria Antonietta Giacomini, Maiolo Maria Catalina Ruggeri, Argentina Maria Clorinda Rogai, Meliciano-C. Fibocchi


Maria Federica Cambi, Il Colle delle Ville Maria Grazia Boriosi, Sampierdarena GE Maria Sovieri, Il Borgo Mariarosa Ventura, Piazzola Mariarosa Pancioni, Casotto Mariella Ducci, Tavernelle Mariella Giovagnini, Fragaiolo Marilena Del Pia, Via di San Leo Marino Bazzurri, Via di San Leo Mario Corazzini, Bernocca Mario Pericchi, Crocifissino Mario Poggini, San Leo Mario Valentini, Via del Carmine Mario Veri, Infrantoio Marisa Canestrelli, Acquedotto Marisa Gnaldi, Olmo Marisa Rossi, Pietto di sopra Massimo Fragai, Bagnolo-Tavernelle Massimo Ricci, Infrantoio Maura Conti, Montebello Maura Giovacchini, Monterchi Mauro Baldi, Maraville Mauro Papini, Bozia Michele Boncompagni, Il Borgo Michele Dini, Via di San Leo Mirella Bernardini, Cantone Monica Gnaldi, Il Borgo Monica Magrini, La Vigna Monica Sbragi, Via del Carmine Norma Madiai, Il Borgo Orazio Leonardi, Le Forche (del Borgo) Orlando Piomboni, Via del Carmine Osvaldo Crociani, Viale Stazione Osvaldo Rosadi, Ponte alla Piera Otello Comanducci, Firenze Ottavia Antonelli, Basilica-Il Borgo Paola Resti, Borgo della Croce Paola Tuti, Roma

Paolo Duccio Ducci, Castello Paolo Meazzini, Terrato Patrizia Cangi, Campo alla Fiera Pierangelo Acquisti, Firenze Pierangelo Mazzi, Terrarossa Pierino Pennacchini, Pino Piero Biagioli, Pocaia Piero Pacini, Vicenza Piero Rossi, Ponte alla Piera Pietro Mondani, Carmine Primo Mondani, Ponte alla Piera Quinto Paci, Genova Raffaello Fedeli, Monterchi Ralio Fornacini, Campo alla Fiera Renata Checcaglini, Monterchi Renata Giovacchini, Via della Ripa Renato Mariani, Bagnolo di Sopra-Tavernelle Rinaldo e Giovanna Nicchi, Via di San Leo Rita Andreini, Giardinella Roberto Magnani, Bertine San Leo Rosella Guadagni, La Bernocca Rosella Moscetti, Borghetto S. Giovanni Rosita Ghignoni, Chiasse-Viaio Rosita Guiducci, Terrato Rossana Bruschi, Monte Santina Biancheri, Ripoli Secondo Mariotti, Motina Senio Ruggeri, Via di Viaio Serenella Cortelazzi, Il Borgo Sergio Bonanno, Ponte alla Piera Silvana Bacci, Via Nova Silvana Salvi, I Sodi Silvano Boncompagni, Via di San Leo Silvano Dini, Arezzo Silvano Ferri, Campodazzi Silvano Rossi, Carboncione Silvia Sensi Chiarini, Fanciulleri Sirio Ruggeri, Via del Carmine

Siro Polverini, Via di San Leo Stefano Papini, Ca’ di Maurizio Teresa Maurizi, Tofanicchio Tommasina Toriti, Tavernelle Ugo Bianchi, Cusago MI Umberto Bigioli, Polveriera Valentino Petruccioli, Pietto Vanna Meazzini, Tavernelle Vasco Ghignoni, Palazzolo Veneranda Martinelli, Infrantoio Ventura Pannilunghi, Pieve S. Stefano Vilma Sbragi, Invidiosa Vilmo Checcaglini, Piazzola Vincenzina Ruscetti, San Giovanni Vincenzo Pernici, Moli del Caccia Vittoria Giovagnini, Case Alte-San Leo Vittoria Zafferani, Casolare Vittorio Bartolini, Borello-Cesena Vittorio Smacchia, Pocaia Vladimiro Dragonetti, Piazzola Walter Magrini, Via del Carmine Werther Canicchi, La Vigna Giovan Battista Pulcinelli manda la sua offerta in memoria e per ricordare Paolo Pulcinelli. Franco Testerini per le necessità della parrocchia. Pietro Bartolomei Corsi, da Carmignano, manda la sua offerta per l’Oratorio e per le iniziative della parrocchia. Fabio Rossi manda l’offerta per l’Oratorio e per i lavori alla Propositura. Adriano Lucertini manda la sua offerta in memoria di Paolo.

Da casa vostra è passata la cicogna o avete trovato qualcosa sotto un cavolo?

Mandateci le informazioni, le pubblicheremo volentieri

Morto Beppino di Celeste

Solo dei funghi che c’era a quei tempi gli Ordinelli cercavo solo quelli

Ora la sua morte mi rattrista era una figura sempre in vista

Altro Anghiarese che il paese à servito ed anche per lui il tempo è finito

Quanta legna Beppino à portato che alla macchia lui aveva tagliato

Lui con una mano mi disse dove erano e lì ne colsi un paniere pieno

In compagnia di tanti amici quelli erano giorni per lui felici

Questa persona ai tempi infreddoliti con il suo padre aiuti infiniti

Cataste di legna alzate nel bosco poi con il trattore caricava il rimorchio

Ed ancora lui intento al lavoro mi domandò se il posto era buono

Io mi associo a questo dolore perché Beppino mi fu amicone

Lì con la legna e tanto carbone loro riscaldavano la popolazione

Ricordo un fatto nel bosco lo trovavo mi domandò che cosa cercavo

Lo ringraziai da caro Amico sempre restato per il tempo infinito

Tu lo trovavi in piazza o al Campo la Fiera a fare compagnia alla sua maniera:

di Armando Zanchi (Arezzo, 20/2/2018)

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Vicende costruttive lunghe e travagliate

La Propositura di Santa Maria delle Grazie 2

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di Armando Babbini

l 27 maggio 1629 finalmente fu posta la prima pietra della Chiesa di Santa Maria delle Grazie. Le cronache dicono che quando i Priori rientrarono in Cancelleria alla fine della cerimonia “si era intorno alle ore 20 et era il tempo cattivo, cioè aria caliginosa e piovigginoso”. Gli auspici quindi non erano dei migliori, ed in effetti così fu, perché la vicenda costruttiva fu lunghissima e travagliata, tanto è vero che si dovettero attendere ben centoundici anni per avere la nostra Chiesa funzionante (la benedizione inaugurale fu fatta dal Rev. Abbate Camillo Morgalanti, Vicario dell’Abbazia di S. Bartolomeo, solo il 26 giugno 1740) e altri ventisei per completarla fino al 1766, quando vi fu portata la venerata immagine di Maria Santissima delle Grazie dalla Chiesa di S. Antonio di Piazza. A parte i cattivi presagi, ci si domanda ancora perché ci siano voluti quasi 150 anni per costruirla. Facendo qualche paragone, la tempistica sembrerebbe più vicina ad alcune megaopere pubbliche attuali (tipo la Diga di Montedoglio o la Superstrada Due Mari, iniziate una cinquantina di anni fa ma ancora ben lungi dal completamento) che ad analoghe grandi chiese costruite ad Anghiari circa un secolo prima della Madonna del Fosso. Ci riferiamo ad esempio alla Chiesa della Croce che, iniziata nel 1499, viene consacrata dal Vescovo del Borgo nel 1566; non son pochi sessantasette anni, ma sono pur sempre meno della metà della Propositura. Ma il record di efficienza costruttiva a quel tempo è detenuto dalla monumentale Chiesa della Madonna del Combarbio (Carmine) le cui strutture sono rese agibili nel 1539, dopo soli tre (!) anni di lavoro e nel 1544 viene completata (soli otto anni in tutto, e si noti che nello stesso periodo viene costruito anche l’edificio conventuale con il chiostro). Fu scelto il momento peggiore per costruire una chiesa monumentale per Anghiari. Appena un anno dopo la posa della prima pietra si cominciò a pensare di serrare tutte le strade che giungevano al centro per paura e precauzione contro il contagio della peste, mentre da Firenze fu vietato ai Frati del Convento della Croce di fare la cerca “per cause di sospetti di peste”. Il giorno 23 di un drammatico ottobre 1630, per difendersi dal contagio proveniente dalla corte di Montaguto, furono stanziati “scudi 50 per fabricare 5 porte o rastrelli di assi” nei luoghi ritenuti più vulnerabili, ovvero “due porte alla Croce, una nel Fosso, una nel Terrato et una nella strada...” Il passo del Fosso sbarrava l’importante collegamento fra il Campo Boario (della Fiera?) dove avvenivano le macellazioni e le beccherie a ridosso della Porta di Sopra. Così il cantiere della nuova Chiesa risultò isolato e disattivato. Ma la peste venne ed imperversò, lasciando una scia di depressione umana ed economica che durò diversi anni e distraendo la comunità dall’impresa appena iniziata. E non mancò neanche l’altro grande flagello della guerra a sconvolgere e deprimere la vita degli Anghiaresi

e i loro progetti riguardanti la costruzione avviata. Della cosiddetta guerra di Citerna (in cui gli Stati confinanti del Granducato di Toscana e del Papato si trovarono a combattere fra loro negli anni 1643-44 ) il cantiere del Fosso risentì decisamente.

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Teniamo conto che l’area della chiesa si veniva a trovare fuori dalle mura, nel punto forse più vulnerabile agli attacchi degli eserciti assedianti, che si trovavano in posizione dominante sul centro murato, laddove le mura erano più basse e non difese da scarpate. Gli Ingegneri Granducali si preoccuparono di rinforzare le difese delle mura soprattutto nella zona del Fosso, demolendo le Beccherie a ridosso del castello, il ponte della Porta di Sopra per trasformarlo in ponte levatoio; i muri della nuova Chiesa, finalmente innalzati con gran sacrificio, per ordine dell’Ingegnere Baccio del Bianco furono ridemoliti fino all’altezza di un braccio (!) per impedire che potessero costituire un riparo ai nemici. E, continuando lo stato di guerra, Baccio Bacci progettò “un fortino ad uso di stella sino alla Chiesa nuova la quale servisse per forte con farvi trincee e terrapieni grossi sette braccia tutto a difesa di Anghiari”, come ci fa sapere L. Taglieschi nel Priorista. Così il cantiere fu stravolto. Ma che quell’area fosse sotto particolare osservazione degli Offiziali Fiorentini incaricati di rilasciare la licenza ad edificare, già da prima si era capito, quando nel gennaio 1633 Annibale Testi aveva portato la notizia che “da Firenze non sarebbero ben disposti di finanziare lo spiano fatto per la nuova Chiesa del Fosso, in quanto la Licenza del Gran Duca era per costruire una Cappella onde traslarvi la Santissima Vergine e non una Chiesa grande”. Questione di… volume, burocratica e finanziaria, ma probabilmente con un occhio ad implicazioni di difesa militare, venuta fuori addirittura dopo quattro anni dalla posa della prima pietra, il che la dice lunga sull’efficienza degli uffici di quel tempo. La fine della guerra, nell’aprile 1644, fu festeggiata con grande solennità ad Anghiari: “… si spararono i pezzi, i moschetti e si cantò la messa in Badia con l’intervento del Vicario, dei Priori e di tutto il popolo che gioiva della notizia tanto desiderata”. Ma tutto ciò ancora nella piccola, antica Badia, con la gran parte del popolo fuori della porta…

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Tornò la pace, ma non ci fu pace per il cantiere del Fosso. Negli anni seguenti abbiamo notizia di ben due furti con scasso della cassetta delle elemosine della fabbrica della Chiesa che stava su un muro della costruzione; oltre ai denari fu portata via anche la tela con una Madonna dipinta. Nel 1654 morì Lorenzo Taglieschi, uno dei protagonisti di questa storia, che così ne riassunse i fatti: “…sopra si fecero molti consigli, si proposero diversi siti, si sentì il parere di infiniti ingegneri, ne’ quali discorsi e disegni, si spesero un’infinità di denari et contro la volontà dei più e nel peggior sito che si potesse eleggere, si gettarono i fondamenti di quella Chiesa: che forse fu volontà di Dio e di Maria Vergine per confondere l’arroganza di coloro, che si fecero capi di quella malintesa fabbrica del Fosso…”, ma forse Lorenzo Taglieschi in questa vicenda non fu proprio parte disinteressata!

Nell’altra pagina: un gruppo di Confratelli della Misericordia (disegno di Loris Babbini) mentre trasportano un malato con la lettiga a spalla (è ancora visibile presso il Museo della Misericordia). Sotto, la Propositura di Anghiari alla fine dell’Ottocento. Era ancora visibile il sagrato con i tre scalini (in cima al ‘Fosso’ non c’erano ancora gli scalini che ci sono oggi). In questa pagina: l’interno della Propositura: dietro l’altare maggiore c’è un tabernacolo con l’affresco di Santa Maria delle Grazie (oggi in altro luogo) per accogliere il quale la chiesa fu fabbricata.

Il calendario

Promozioni

l 22 gennaio, il Comandante della Stazione Carabinieri di Anghiari, Luogotenente C.S. Luca Chiarentin, ha consegnato alle Scuole di Anghiari il “Calendario artistico dell’Arma 2018”. Opera frutto del lavoro e della creatività artistica dell’App. Scelto CC, Antonio Mariella. Il Calendario rappresenta, con bella grafica, l’impegno dei Carabinieri, nel quotidiano, per la gente, fra la gente.

Nell’ambito del Comando della Stazione Carabinieri di Anghiari, lo scorso mese di dicembre, il Comandante Luca Chiarentin è stato promosso al grado di Luogotenente Carica Speciale. Sempre nello stesso mese, il Vice Comandante Alessandro Milanesi, è stato promosso al grado di Maresciallo Maggiore. Gli auguri più sentiti di buon lavoro ad entrambi da parte della Redazione.

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Ricordo di Monsignore Don Nilo Angelo Conti Una premurosa presenza di Loris Babbini (pubblicato nel 1993)

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ducato culturalmente nel Seminario di Arezzo, a Don Nilo Angelo Conti venne conferito in ottobre 1935 il Beneficio Parrocchiale di S. Bartolomeo Apostolo di Anghiari, divenendo così il “Proposto di Anghiari”. Successe nel pio mandato allo zio Don Giuseppe Angelo, uomo di profonda cultura e che in tempi difficili fu sempre l’anima ed il sostegno della collettività parrocchiale. Nilo Angelo Conti era cresciuto nel bene della fede di Cristo e nei sani principi familiari, di onestà e di amore verso il prossimo. Fu fedele cultore delle tradizioni locali, fu valido sostegno delle Istituzioni paesane e particolarmente della Confraternita di Misericordia, quale Padre Spirituale e Correttore, dell’Istituto di Beneficenza “Martini”, dell’ “Ospedale della Misericordia”, nelle quali Opere Pie locali, oltre che fare parte di “diritto statutario” dei rispettivi Consigli Dirigenti, era onnipresente nel loro interno funzionamento, confortando con fede cristiana gli ammalati degenti nell’Ospedale e sostenendo i ricoverati, anziani ed inabili dell’ “Istituto Martini”, tutti di povera condizione e nella più triste solitudine. La sua canonica era sempre aperta, particolarmente per coloro che si trovavano con scarse risorse di vita, per cui Don Nilo mai rifiutava il suo aiuto, anche tangibile, pur disponendo di modestissime possibilità economiche personali. Giovane Proposto si trova mentre la guerra sconvolge gli animi degli anghiaresi. Con il suo carattere affabile e sempre vicino a tutti, è spesso nelle case per consolare, per consigliare a volte anche per aiutare sostanzialmente i più bisognosi. Nei tristi giorni del passaggio del fronte di guerra dal territorio di Anghiari (estate 1944), anche di fronte al dilagante squallore dello spopolamento del paese e della simultanea latitanza di ogni organo ed ufficio civile locali, a mezzo dei quali poter mantenere una pur minima legalità a salvaguardia della libertà del paese, come della stessa vita del cittadino, il Proposto Don Nilo resta al suo posto, nella sua Chiesa, nella sua Canonica, punto questa di riferimento per i parrocchiani ancora presenti e che vivono in trepida attesa della fine di sì tragici avvenimenti. In simile degradante situazione di totale carenza delle funzionalità pubbliche, Monsignor Don Nilo, non si esentò neppure della personale iniziativa di raccogliere, facendone fortunoso recapito in Parrocchia, le denunzie dei decessi avvenuti, fra i quali, in quel triste momento, non mancarono quelli provocati dalla stessa imperversante emergenza bellica dilagante nel nostro territorio. Giunse il momento della ripresa post-bellica e Lui è il primo a risvegliare gli animi con belle iniziative, divenute realtà per quella sua mente congeniale e quel suo spirito instancabile. Grande appassionato del suo e nostro paese, spesso ne riscopriva la storia e la cultura anche incoraggiando ricerche di notizie particolarmente tratte dai carteggi d’epoca della Sezione Separata del locale Archivio Comunale. L’ultima volta che ebbi il bene e la fortuna di potermi rendere modestamente utile alla sua instancabile attività, tutta a beneficio e alla valorizzazione del nostro Anghiari,

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le sue condizioni di salute erano già compromesse fino a rendergli evidenti difficoltà nell’esprimersi verbalmente. In quell’occasione si trattò di redigere talune schede descrittive di oggetti che interessavano l’allora istituendo Museo delle Arti e Tradizioni di Palazzo Taglieschi, progettato con tanta passione dallo stesso benemerito Monsignore. Superato il triste momento del fronte, con l’arrivo delle truppe alleate nella zona, si riformò nel paese quella legalità ambientale che era pressoché scomparsa. Conseguentemente, il Governo Alleato insediò in Anghiari la Giunta Municipale, della quale fu chiamato a far parte anche il Parroco Monsignore Don Nilo Conti, organismo che ebbe la sua durata fino a che venne eletto il Consiglio Comunale con la prima consultazione elettorale del dopo guerra. Per la generosa personalità il ricordare Don Nilo ci ripresenta infiniti esempi della sua premurosa presenza nel sollievo spirituale che egli incessantemente operava negli animi di chi era colpito da dolorose circostanze. Fu proprio nella triste vicenda della perdita del Babbo Franceschino, vecchio e fedele “uomo della Propositura”, ultimo Organista degli ormai antichi organi ancora esistenti nelle Chiese anghiaresi. Era anche il tempo della realizzazione del “nuovo organo” della Chiesa del Fosso, l’attuale, circa 30 anni fa, per cui l’ambito proposito di Don Nilo, vero impegno personale, era che le “prime note” diffuse dal novello strumento, nel momento della sua inaugurazione, ormai imminente, dovevano essere suonate da Franceschino, in persona. Purtroppo questi, con il trascorrere del tempo, si trovò nell’impossibilità di continuare la sua assidua, quanto mai ambita attività di organista, stante la sua avanzata età e le malferme condizioni di salute. Il buon Proposto, nelle sue frequenti visite al malato, al momento del commiato, non mancava di rialzarne il depresso morale, sempre più che mai deciso di voler inaugurare il nuovo organo, lui presente, con le sue stesse mani nella tastiera. Ma tutto questo non avvenne per la sopravvenuta scomparsa del caro Franceschino, passato ad altra vita! Ma Monsignor Proposto non fermò il suo pensiero affettuoso per il suo vecchio organista e fece sì che la veneranda salma, all’entrar nella Chiesa del Fosso, venisse salutata dalle solenni, dolci ma pur dolenti “prime note” diffuse dal nuovo organo, sia pure non ancora inaugurato per il rituale culto dei fedeli parrocchiani della Chiesa del Fosso. Così era Monsignore don Nilo Angelo Conti, Proposto di Anghiari.


Una processione lunga

Queste le parole di ricordo e di commiato di don Nilo indirizzate e trasmesse ai suoi parrocchiani anghiaresi:

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ioveva che Dio la mandava quando tornai a casa dal lavoro, fradicio fino al midollo: mi ero appena cambiato e messo a tavola per la cena. Saranno state le dieci di sera ed ero stanco. Ma squilla il telefono! Era la mamma che mi chiamava da Anghiari per darmi notizia della morte di don Nilo, il nostro Proposto, che tanta influenza ha avuto nella mia formazione e nella nostra vita. Che fare? La mamma non ha avuto il coraggio di chiedermi di partire per Anghiari: sono stanco, fuori piove e ci sono cento chilometri da macinare. Ma sento che non potrei comunque dormire senza prima andare a ringraziarlo ed a rendergli omaggio. Quando arrivo in Propositura, mezzanotte è passata da un pezzo, piove ancora e il freddo lo sento fin dentro le ossa! La porticina della canonica è aperta e la luce accesa. Don Nilo dorme il sonno eterno rivestito con la sua “pianeta” più ricca, circondato da diverse persone, fra cui la mamma, che non mi attendeva e si mostra felice della mia scelta. Poi le ore passano lente, scandite dalle nostre preghiere, dai rintocchi del campano e dai tanti racconti di eventi che ci legano al defunto. Un ricordo fra i tanti significativi: dopo qualche anno in collegio e l’overdose di preghiere e funzioni varie che i buoni preti ci avevano inflitto, nei miei meravigliosi e stupidi diciassett’anni, scansavo con ogni cura riti e liturgie che non fossero inevitabili come la Messa domenicale. In casa, sarei stato flagellato! Così, nel giorno del Corpus Domini in cui, con tutti i miei familiari, avrei dovuto partecipare alla processione, ero invece a passeggio con alcuni amici fra il Teatro ed il Giardinetto. Ed ecco che spunta la testa della processione con il Crocefisso ed i lanternoni sorretti da tre omaccioni (un detto popolare recitava che il Crocefisso ed i lanternoni li portan sempre i più coglioni, perché sono gli oggetti più pesanti!). Comunque ci mettemmo ad aspettare che passasse la processione, tranquillamente addossati ad un muretto. Passano i lanternoni, passa la lunga teoria degli uomini, il corteggio dei preti in cotta e finalmente arriva il baldacchino dorato dell’ostensorio nelle reverende mani di don Sandro Bartolomei. Proprio davanti al baldacchino procedeva don Nilo, il quale ci inquadra e poi leva in alto le braccia come a chiedere uno stop. Si ferma il Santissimo, si cheta la banda ed anche le “pie donne” e tutti fermi a guardare il Proposto che ci ha nel mirino: silenzio di tomba! Ed in quel silenzio si leva argentina e squillante la voce di don Nilo: “se i figli delle famiglie considerate più vicine alla Chiesa mi stanno a guardare la processione con le braccia conserte, io povero prete che devo fare?” Tutti gli occhi dei presenti erano rivolti verso di noi come a dei lebbrosi, con la faccia dello schifo come quando si pesta una merda e, a chi non aveva realizzato cosa fosse successo, i vicini dettagliavano la vicenda. Mai una processione mi era sembrata così lunga e lenta a passare. A sera, però, don Nilo ci convocò e ci chiese scusa: E magari aveva le sue ragioni! Don Nilo era nato nel 1908 in una famiglia di forti sentimenti religiosi: lo zio paterno, Mons. Giuseppe Conti, prete colto e poeta, era stato, fino alla morte, Proposto di Anghiari e probabilmente aveva contribuito ad orientare al sacerdozio il nipote Nilo, che già nel 1936, appena ventottenne, fu designato Proposto di Anghiari e con la vigoria e l’ardente vocazione di giovane prete si dette da fare per restaurare la sua chiesa con radicali interventi che le hanno conferito l’assetto e l’aspetto attuale.

Gesù “Sacerdos Vicarius X.sti” Un ringraziamento! A Dio! A voi Anghiaresi, ai miei conoscenti. - Un ringraziamento a Dio Padre, che per virtù del nostro Signore Gesù Cristo ha cancellato i miei peccati, rivestendomi della grazia dello Spirito Santo. - A Dio gloria nei secoli dei secoli, la lode per tutta l’eternità. - Un ringraziamento al mio Prossimo che ha vissuto con me cercando di compiere nella vita terrena la divina volontà. - Un grazie perché abbiamo attuato molte opere e tre ricordo in particolare: L’Oratorio Parrocchiale; Il Museo delle Tradizioni Popolari; La Domus Mariae. - L’Oratorio Parrocchiale per l’educazione dei giovani. - Il Museo per far riflettere gli adulti sulla importanza del pensiero sul lavoro umano. - La “Domus Mariae” in casa della mia Mamma Antonia Vedova Conti, per una gratitudine a Coloro che, seguendo l’impulso dello Spirito Santo, hanno dato a Maria S.S., servendo la Parrocchia di Anghiari. - E sia lodato Gesù. Ci benedica Dio Onnipotente Padre, Figlio e Spirito Santo. Amen. Sac. Nilo Conti Anghiari, 21 dicembre 1972 Tutte le benemerite iniziative volte a dar lustro al paese lo videro sempre coinvolto e partecipe; a Lui si deve la fondazione del museo di palazzo Taglieschi, la collaborazione per la Mostra delle armi antiche anghiaresi, la creazione di un nucleo di Boy Scout, l’Opera Ritiri di Perseveranza, che ancora oggi raduna gli uomini a Micciano ogni primo venerdì del mese, la Società S. Vincenzo De Paoli, il sostegno alla benemerita Misericordia. Ed altre iniziative ben note a noi vecchi. Ma non dimentichiamo anche che quando i partigiani catturarono il maggiore Von Gablenz, ed i tedeschi minacciavano dure rappresaglie, don Nilo si offrì quale ostaggio nella speranza che il paese fosse risparmiato Quando fu colpito dal male che lo rese invalido, il suo cruccio più doloroso fu quello di non poter continuare a servire il suo gregge come sempre aveva fatto. Quanto alle sue pecorelle, a tutti noi ha lasciato una qualche eredità con la sua azione pastorale, con l’autorevolezza della sua parola che non era mai banale, da mestierante, ma convinta e convincente. Una raccomandazione: quando sentite il suono della campana grande della Badia che fermamente aveva voluto e che è stato forse il suo ultimo lascito ad Anghiari, ditegli grazie con una preghiera.

Alfonso Sassolini Nell’altra pagina: L’articolo di Loris Babbini tratto dal numero 5/1993 dell’Oratorio; nella foto: don Nilo, don Alessandro (Sandro) e don Fabio con le “pie donne”, come le chiama Alfonso, in occasione di una gita alla cattedrale di Napoli: 26 luglio 1959.

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A te che farai la Cresima quest’anno

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arà un anno importante per te, questo, perché sarai confermato da Dio Spirito Santo e sperimenterai ancora una volta che Dio ti vuole bene e ha in mente per te cose grandi che danno gioia al cuore, gusto alla tua voglia di vivere e pienezza al tuo desiderio di libertà. Quel giorno tu diventerai “tempio dello Spirito Santo”. Lo Spirito Santo che è Dio unico con il Padre ed il Figlio, entrerà in te per riempirti di amore, di luce, di pace: per farti essere una cosa sola con Gesù. Non sarai mai più solo, perché Dio sarà sempre con te. E chi ha Dio con sé, ha tutto. Ecco, in quel giorno, tu diventerai pienamente “cristiano”, un seguace di Gesù, un suo compagno ed amico. Ma il bello verrà dopo: con la forza dello Spirito Santo che scenderà su di te, potrai affrontare senza paura i pericoli della vita, i tormenti legati alla tua crescita, gli smarrimenti del cuore e tutte le lacrime di dolore e di rabbia che si affacciano nei tuoi occhi. E se custodirai in te la Sua presenza, la tua vita darà buoni frutti: amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé. Che grande cosa la Cresima! Che dono straordinario! Un dono più grande non esiste. Più grande anche di tutti quelli che ti potranno fare i parenti e gli amici o che tu stesso possa desiderare. Ti chiediamo una cosa: cerca di desiderare con tutto il tuo cuore, con tutto te stesso, il giorno beato della tua Cresima. Esprimi dentro di te questo desiderio ardente e invoca lo Spirito Santo: Vieni o Spirito Santo consolatore. Vieni e dammi i tuoi Santi Doni: La Sapienza perché possa riconoscere in Dio il senso della mia vita; l’Intelletto per poter conoscere l’amore di Dio per me e per tutti gli uomini; il Consiglio per trovare la via giusta in ogni circostanza della vita; la Fortezza per essere fedele alla legge del Signore; la Scienza perché sappia usare secondo il bene ogni cosa; la Pietà per amare Dio sopra ogni cosa e il prossimo come me stesso; il Timor di Dio per sapermi guardare dal cadere nel male. Non occorrono lunghe preghiere. Ti chiediamo solo di ripetere col cuore, ogni giorno: “Vieni in me Spirito Santo. Ti desidero. Ti attendo. Vieni a darmi gioia. Vieni a darmi forza contro il male. Vieni e trasforma il mio cuore in un cuore grande, grandissimo, pieno di amore e di voglia di donare la mia vita per Te e per gli altri”. Ti salutiamo con tanto affetto in attesa di quel nostro grande giorno: Don Marco ed i tuoi Catechisti

Giovedì 3 Maggio 2018 Chiesa di S. Maria delle Grazie Propositura di Anghiari

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Dall’oratorio “Pillole” di catechismo

Appendice alla Cronachetta

a cura di Donatella

Sabato 23 dicembre 2017, alle ore 21:00, i bambini ed i ragazzi del Catechismo hanno dato vita ad una meditazione sul Natale. Con immagini, riflessioni e canti della tradizione hanno aiutato noi adulti, spesso distratti e frettolosi, a fermarci un “istante” per riflettere sul Natale che ogni anno riaccade proprio per ciascuno di noi.

Sabato 3 febbraio 2018, all’Oratorio parrocchiale, Festa di tutti i bambini del Catechismo. Con una megatombola gestita interamente dai ragazzi più grandi e tanti squisiti dolci preparati dai genitori è stato festeggiato il Carnevale. L’intero incasso della Tombola, i cui premi erano stati offerti da tante persone di “buona volontà”, è stato devoluto alla Caritas parrocchiale.

Da sabato 17 febbraio 2018, i ragazzi del Catechismo, accompagnati dai loro Catechisti e dai Volontari della Caritas, hanno iniziato le visite alle persone malate e anziane del Paese che sono spesso sole o costrette a rimanere in casa.

Con inizio da giovedì 22 febbraio 2018, per tutti i giovedì di Quaresima, un nutrito gruppo dei ragazzi di Terza Media, ha partecipato alle Stazioni Quaresimali nelle chiese del nostro Vicariato. Al termine di ogni serata, tutti insieme ‘appassionatamente’ e con il pulmino della Parrocchia, a mangiare il gelato presso il Bar del Teatro di Anghiari.

Chierichetti

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l gruppo dei chierichetti quest’anno è formato quasi interamente da bambini e bambine di seconda e terza elementare, ma anche se giovanissimi si dimostrano attenti e partecipi anche alle prove del sabato pomeriggio. Sono impegnati nel servizio alla messa delle 11:00 in Propositura e in altri momenti particolari, come la Novena di Natale o la Messa del malato. Partecipano con entusiasmo, portando nella comunità la gioia della fede. (mga)

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Dal finestrino 2

e ho già parlato: gli automobilisti gettano dal finestrino di tutto, incuranti del fatto che oltre che essere maleducazione, ma questo sarebbe il meno, costringono qualcuno a pulire i loro rifiuti. E pensare che basterebbe un po’ di attenzione e portarsi i

Domenica 24 dicembre 2017: oggi è nata Azzurra Mariani di Gabriele ed Elena Manenti. Abita alla Stazione con la mamma, il babbo e la sorellina Alessia. La nonna Tiziana ricorda di aver letto nella Cronachetta che il 24 dicembre è morta la Eva dei Casarecci ma, aggiunge, è anche nata Azzurra. Martedì 13 febbraio 2018: oggi è nata Maddalena Branchi di Antonio e Alice Zurli. Abita con la sua famiglia nella zona dei Cappuccini ad Arezzo ma la nonna materna ha origini anghiaresi, dalla Bernocca. Quest’anno, come leggerete anche in altra parte del giornale,una ventina di persone delle nostre colline, ma anche della valle, hanno fatto ‘lume a marzo’. Ma questa tradizione è tipica di qui? Don Alessandro Bivignani lo ha chiesto al maestro Carmelo Serafini di Castiglioni. Ecco la risposta.

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cusami del ritardo con cui tento di rispondere alla tua domanda relativa ai fuochi di marzo e se lo faccio nello spazio che non è proprio quello giusto ma confesso di essere proprio… imbranato nell'uso di questa ‘lavagna’. Effettivamente io ricordo un tempo che fu, quando alla vigilia di marzo, nel buio della sera tarda, numerosi fuochi costellavano la campagna e la mia nonna mi portava fuori della "portaccia" a vederli, anzi, uno era acceso lungo la strada all'inizio della "Maccarella". Li ho rivisti spesso, anche da vicino, come anno scorso nella campagna umbra e in verità quasi sempre sono opera di ragazzi e giovanotti che nel pomeriggio di fine febbraio raccolgono frasche, legna minuta, fino a creare delle grosse cataste alle quali poi, al buio della sera, danno fuoco, spesso facendo girotondo e, quando le fiamme sono abbassate, fanno a gara nel saltarvi da una parte all'altra… Forse una volta questa tradizione detta "fare i fuochi a marzo" o " fare i lumi a marzo" poteva essere una forma propiziatoria in quanto stava avvicinandosi la primavera o comunque stava per finire il freddo invernale... Quest'anno si sarebbe dovuto bruciare tutti i pagliai della Chiana ma non ci sono più. Per finire il discorso sui fuochi di marzo è doveroso dire che una volta, ma anche oggi, si facevano fuochi (non le girandole e i razzi) ma fuochi fuochi, alla vigilia di San Giuseppe e alla vigilia della SS. Annunziata , quindi sempre in questo mese. Sperando che non ti... scotti, ti ringrazio della fiducia accordatami e ti saluto con piacere. Carmelo. propri rifiuti a casa o gettarli nel primo cestino che si incontra. Sorridiamoci su. Un tizio, il 16 dicembre 2017 (io l’ho recuperato nel mio ingresso il 24), fra le varie cose ha acquistato da ‘Brico io’ una tavola lamellare di abete e 4 bastoni di faggio lunghi un metro. È stato servito da Michela! Poi un mese dopo ho trovato anche una cambiale! Come avrà fatto a pagarla! (mdp)

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U o m i n i e d on n e com e n oi Incontri con la Bibbia Samuele, il giovane che sa ripetere: «Eccomi»

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i sono stagioni storiche e della nostra vita personale in cui Dio sembra tacere: ci guardiamo intorno e non troviamo la sua presenza e la sua parola né negli eventi né nei Pastori che dovrebbero trasmetterla ai fedeli bisognosi di testimonianza: La parola del Signore era rara in quei giorni, le visioni non erano frequenti. In quel tempo Eli stava riposando in casa, perché i suoi occhi cominciavano a indebolirsi e non riusciva più a vedere. (1 Sam, 3,1-2) La storia è avara di lezioni, sembra distaccata da Dio. La Chiesa ci appare stanca e invecchiata, sofferente di incipiente cecità. I Pastori hanno occhi indeboliti e restano chiusi in Chiesa, bisognosi di riposo. Dov’è quella Chiesa in uscita, si chiedono in molti, invocata dal Papa Francesco? Dove sono i discepoli capaci di annunciare la Parola di Dio all’uomo del nostro tempo? Il panorama dell’annuncio missionario appare desolato, inaridito da silenzio e fatica. Questa è una Chiesa per vecchi, pensano molti giovani, e le voltano le spalle, in cerca d’altro. In cerca di qualcosa che avrebbero a portata di mano, se solo si fermassero a guardare ed ascoltare, innanzitutto dentro se stessi: La lampada di Dio non era ancora spenta e Samuele era coricato nel tempio del Signore, dove si trovava l’arca di Dio. (1 Sam, 3, 3) Il giovane Samuele (1 Sam, 3, 1) è ancora solo un ragazzo, ma non se ne va: resta coricato nel tempio del Signore. Non ha molto da fare, al momento, perché tutto tace, le guide hanno gli occhi chiusi e la voce soffocata dalla vecchiaia e dalla stanchezza, non hanno istruzioni da dargli. Ma Samuele resta, in attesa, nella semioscurità di quella lampada che non è ancora spenta. È coricato, ma non dorme: è in ascolto, come i giovani insonni, alle prese con le grandi decisioni che incombono su di loro, con la sfida paurosa del futuro immenso che hanno ancora davanti, tutto da vivere, tutto da modellare. Che farò? Chi sarò? Chi, cosa sceglierò?

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ella semioscurità di questa situazione di vita, in cui i giovani pensano che la voce e la visione dei vecchi sono ormai spente, che non hanno niente di forte da dire e non trasmettono la presenza di Dio; in questa notte di attesa del mattino della decisione e della scelta, qualcosa, tuttavia, accade a chi resta in ascolto: Allora il Signore chiamò: «Samuele!» e quegli rispose: «Eccomi», poi corse da Eli e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!». Egli rispose: «Non ti ho chiamato, torna a dormire!». Tornò e si mise a dormire. (1 Sam, 3, 4-5) Per ben tre volte il Signore chiama Samuele e per ben tre volte Samuele non Lo riconosce, perché In realtà Samuele fino allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né

gli era stata ancora rivelata la parola del Signore. (1 Sam, 3, 7). Per ben tre volte Samuele prende la voce del Signore per una voce umana, risponde alla chiamata come se fosse una sollecitazione banale, insignificante, una richiesta come un’altra che lascia tutto com’è, senza rendersi conto che essa è invece la rottura del velo del silenzio e della mancanza di luce che l’hanno avvolto fino a quel momento. Che l’alzarsi suscitato dalla chiamata è l’inizio di una nuova vita, di un cammino che porta lontano: Allora il Signore disse a Samuele: «Ecco io sto per fare in Israele una cosa tale che chiunque udirà ne avrà storditi gli orecchi». (1 Sam, 3, 1) Molte volte l’uomo si inganna, prendendo per voce divina una parola puramente umana, lasciandosi sedurre da falsi Pastori che vendono i propri disegni e le proprie convinzioni come volere di Dio e sottomettono i fedeli a strategie puramente terrene di dominio della storia. Il cammino della Chiesa è anche quello della purificazione da questa sovrapposizione della visione umana a quella divina, dell’umile abdicazione dalla pretesa di presentare la propria come la voce di Dio. Ma non è meno incalzante e diffuso il rischio dell’inganno opposto: quello di non saper leggere la chiamata divina nella voce che risuona nel silenzio della terra desolata (Voce di uno che grida nel deserto - Mc 1, 3) e chiede a chi la raccoglie di alzarsi, di mettersi al servizio e di assumersi la responsabilità del proprio nuovo ruolo. Samuele acquistò autorità poiché il Signore era con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole. Perciò tutto Israele, da Dan fino a Bersabea, seppe che Samuele era stato costituito profeta del Signore. (1 Sam, 3, 19-20) Una volta riconosciuta la voce divina nella chiamata che l’ha convocato, Samuele non lascia andare a vuoto una sola delle parole che gli sono rivolte, e per questo

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diviene un profeta rispettato da tutto il popolo. Ma Samuele non sarebbe mai arrivato a questa intimità con Dio (In seguito il Signore si mostrò altre volte a Samuele - 1 Sam, 3, 21), senza il processo di apprendimento e di discernimento di quella lunga notte insonne, in cui per ben tre volte si alza a vuoto, sbagliandosi su mittente e natura della chiamata indirizzatagli, in cui per due volte viene respinto, e gli viene detto che il suo impegno, il suo «Eccomi» è stato un semplice abbaglio («Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!» - 1 Sam, 3, 5 e 6), in cui la frustrazione della disponibilità sprecata rischia di prendere il sopravvento sulla volontà di fare. Quante volte i giovani si sentono dire che i loro sogni e il loro bisogno di impegno sono – appunto – solo sogni, solo illusioni di cui la storia non ha bisogno? Tornate a dormire rispondono gli adulti stanchi all’Eccomi che i giovani rivolgono alla chiamata di bene che Dio indirizza loro dalla storia. Non c’è bisogno di voi. È notte, e non c’è niente da fare. Ma il giovane insonne, che tende l’orecchio, che non spegne l’ascolto, che non si arrende e con pazienza si rialza ogni volta, pronto a ripartire, questo giovane che non volta le spalle all’ennesima chiamata, ma le dà credito, malgrado le apparenti smentite precedenti, questo giovane che non si rassegna alla frustrazione dei tentativi mancati ed era stato giudicato un illuso, questo è il giovane che diviene profeta: colui che sa leggere l’oscurità e vi sente risuonare la voce di Dio La parola del Signore abbonda nei giorni di Samuele, le visioni diventano frequenti. Il giovane che era stato rimandato indietro come un illuso si rivela profeta: colui che è ubbidiente e fedele, colui che è capace sempre di nuovo di dire Eccomi e di mettersi in piedi, pronto al servizio, anche quando sembra che non serva a niente e che la chiamata della storia sia solo un febbrile abbaglio di ignara giovinezza. (tbv)

Polenta e ‘contorni’

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a un sopralluogo agli antichi Mulini di Falciano, un gruppo di amici (non solo di Facebook) ha riportato a casa un bel po’ di prodotti genuinamente macinati dalla grande macina di pietra dell’ultimo mugnaio sopravvissuto. E allora perché non fare una cenetta a base di autentica farina di castagne con fett’unta e castagnole come si faceva una volta? Ci aggiungi il fuoco del camino in un vecchio ma ben rinnovato casolare di campagna come ‘La Breccia’ della Marisa e… la Curiosità degli amici “Curiosi” è stata soddisfatta con Grande Soddisfazione. Non è mancata la Giusta Benedizione di Don Marco, anche se in trasferta fuori giurisdizione, nella Cura di Pieve Sovara. (ab) La Breccia di Tavernelle, 17 gennaio 2018 ore 19:45. Nella foto in alto, il caratteristico paiolo in rame necessario per la “pulenda” di castagne. La farina sta cuocendo, al termine verrà amalgamata (per ‘girare’la pulenda di castagne, dicevano i nostri ‘vecchi’, ci vole un omo) fino a ottenere la caratteristca forma che poi verrà ‘tagliata’ con un filo di refe.

Avete dei ricordi legati ad Anghiari o Monterchi? Fateceli avere Li pubblicheremo volentieri alla prima occasione I lettori ci scrivono Grazie dell'invio caro Mario! Ottimo lavoro, gran bell'esordio de " L'Oratorio" per l'anno 2018. Grazie ancora. Franco Grazie per l’oratorio informatico. Nannino Un semplice grazie per il contatto che riuscite a mantenere con gli anghiaresi. Gemma Tricca Grazie per questa ulteriore possibilità di lettura, ma rimanga anche l'edizione cartacea, che mantiene intatta la sua importanza. Cordiali saluti. E tanti auguri di buone feste e di un sereno 2018. V. Chiasserini

[Questo messaggio giaceva in un angolo, ma lo pubblichiamo volentieri anche se in ritardo] Caro Mario sempre è bello ricevere in casa l´Oratorio; è una maniera di partecipare nella vita di Anghiari della sua bella gente, delle sue tradizioni. Amo Anghiari e la sua gente cominciando dalla Zia Vittoria. Mi sento tanto legata a Voi, saranno le radici anghiaresi che ho! Desidererei salutare a tutti in queste feste! Che il Signore ci dia tanta pace e serenità a tutti e ci aiuti a essere migliori!!! Buon Natale a Tutti e i migliori auguri di buon anno!!!!! (dall’Argentina, Maria Catalina)

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Il Sinodo diocesano

Un momento particolare della Chiesa

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omenica 8 aprile 2018, in Cattedrale ad Arezzo, ci sarà una celebrazione solenne. Seguirà una processione verso la basilica di San Domenico dove verrà aperto ufficialmente il Sinodo diocesano con l’inizio dei lavori. Il Sinodo è un momento particolare della Chiesa. Significa che la Chiesa si raduna per parlare, pregare, pensare sulla prospettiva della sua presenza nel Mondo per i prossimi anni. Sono circa seicento persone che saranno impegnate

in questo Sinodo con dei piccoli gruppi di discussione, poi si formeranno dei gruppi più consistenti fino ad una assemblea dove verranno vagliate tutte le proposte scaturite e verranno approvate attraverso un voto sinodale, cioè di ogni componente del Sinodo. È una cosa molto bella e importante soprattutto comunionale, come se il Vescovo avesse indetto il Sinodo per sentire la coscienza della Chiesa che presiede, ma soprattutto farsi aiutare nella prospettiva di una presenza della Chiesa per il futuro. (dm)

NOTIZIARIO

La Chiesa di San Francesco

da “Vita parrocchiale” num. 3-4 del 1952

Pietro Bartolomei 24 marzo - Nella Chiesa di Propositura è stato celebrato l’anniversario della morte del Sig. Pietro Bartolomei, avvenuta nella Villa dello Sterpeto venticinque anni fa. Egli fu un cittadino egregiamente benemerito per l’agricoltura e per l’industria in Anghiari. Il Mattino dell’Italia centrale del 28-III, cosi scriveva «...Nei primi del 1900 offrì, specialmente all’alta Italia, con la selezione del grano, quel tipo di seme, che fu bene accetto con la specifica di «gentil rosso»: nel 1906, cooperatore del Comizio Agrario di Anghiari, si trovò tra i fondatori della Cassa Rurale e ne fu il primo Presidente. Nel 1912 costruì presso il Mulino di Valle la prima centrale elettrica, che erogò per la prima volta la luce elettrica nell’abitato di Anghiari. Tentò di valorizzare il palazzo Morgalanti per una manifattura di tabacchi, ma non corrisposto dagli uomini del tempo, nel 1919, vi fondò quel lanificio che, oggi, sotto la direzione del sig. cav. Busatti Livio, è la migliore risorsa industriale del paese; organizzò le fornaci e le officine dello Sterpeto. Il Sig. Pietro Bartolomei fu una mente capace di belle iniziative e tenace nel realizzarle.» In suffragio del sig. Pietro, la moglie ottantenne sig.ra Zanobi Corsi Vittoria, Marchesa di Valialle, insieme ai figli hanno elargito L. 40.000 all’Opere Pie del paese e L. 10.000 alla Parrocchia, con significativo gesto di incoraggiamento per l’opera evangelica, che direttamente svolge.

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nche se tutti la conosciamo come Chiesa della Croce, fu costruita proprio per ricordare il passaggio di San Francesco da Anghiari. Era il settembre 1224. L’illuminazione ultimamente aveva bisogno di un intervento radicale e così è stato deciso di rinnovarlo del tutto. È stato usato il nuovo sistema a led che, con un consumo modesto, ha un risultato molto positivo. L’impianto è stato terminato nel mese di dicembre dalla Ditta Tecnosystem di Chiusi della Verna, che ha realizzato un impianto a regola d’arte. Per questo lavoro, come diciamo a pag. 28, ha contribuito anche la Società del Gesù Morto.

Dai ricordi della famiglia Maggini - Al Sacello del Ponte, detto anche Sacro Cuore, durante la guerra un proiettile s’infilò proprio ai suoi piedi, si ruppe ma non scoppiò. Il mio babbo (Paolino) con quei pezzi cià fatto l’incudine per ribattere la falce.

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Preghiera, condivisione, offerta della sofferenza La Giornata del malato in Propositura

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’appuntamento annuale con i malati della nostra comunità ha avuto luogo, come da tradizione, presso la nostra chiesa di Santa Maria delle Grazie, in Anghiari capoluogo, nel pomeriggio di sabato 10 febbraio. Storicamente è a tutti gli effetti una recente ricorrenza della Chiesa cattolica romana, istituita il 13 maggio 1992 da Papa San Giovanni Paolo II, e già a partire dall’11 febbraio 1993 la “memoria liturgica” della Madonna di Lourdes ha assunto anche il carattere di “momento speciale di preghiera e di condivisione, di offerta della sofferenza”. Papa Giovanni Paolo II si era ammalato di “Parkinson” già nel 1991, anche se il suo stato di salute venne svelato solo più tardi; il Papa aveva sviluppato molto il tema della sofferenza ed era profondamente convinto che la stessa fosse molto più di un processo di redenzione per mezzo di Cristo (lettera apostolica “Salvifici Doloris”). Ed allora, cosa deve essere anche per noi la giornata del malato? Io credo che tutto si concentri proprio nel “momento speciale” indicatoci da Papa San Giovanni Paolo II, in quel momento speciale che accomuna la preghiera alla condivisione ed all’offerta della sofferenza. La recita del rosario delle ore 15:30 e la successiva Santa Messa delle ore 16:00 celebrata dal nostro parroco Don Marco con la concelebrazione di Don John e Don Gustavo, costituiscono sicuramente il momento di preghiera al quale ha assistito, o meglio, partecipato, una buona parte della comunità anghiarese. Condivisione è l’impegno comune con il quale si sono attivate per la miglior riuscita della ricorrenza tutte le persone di sensibilità e fede cristiana, con particolare riferimento agli animatori della Caritas parrocchiale ed ai volontari della locale Confraternita di Misericordia; e

condivisione è stata anche il servire e consumare assieme un modesto rinfresco sempre all’interno della chiesa. Il richiamo, infine, all’offerta della sofferenza, lo colgo nel preciso momento dell’ ”unzione dei malati”, ove tale offerta non deve avvenire soltanto nei cuori dei malati stessi, ma deve essere anche la consapevolezza di coloro che sono attorno alle persone sofferenti, che le curano, le assistono, le seguono e ne condividono ogni momento della giornata. E soprattutto, l’offerta della sofferenza deve essere espressione di tutta la comunità, che deve mettere i malati, proprio perché tali e perché più deboli fisicamente, al centro della propria attenzione e del proprio impegno; e tutto ciò, in tutti i giorni che intercorrono fra una annuale giornata del malato e l’altra! Massimo Redenti A sinistra un immagine di archivio del 2011 e, qui sopra, immagine utilizzata per la locandina della Giornata Mondiale del Malato.

Controllate che il vostro indirizzo sia esatto. Così non verrà dispersa nessuna copia 27


Pia Società del Gesù Morto Qui sotto la lettera di commiato di Piero Lega dalla carica di Cassiere della nostra società in occasione dell’Assemblea di tutti gli iscritti e dei Festieri convocata dal Camerlengo Luigi Leonardi per domenica 18 febbraio 2018. Ricordiamo che nel 2017 c’è stato l’avvicendamento del Camerlengo. Ne parleremo dettagliatamente in un prossimo numero. Intanto grazie ancora a tutti coloro che stanno consegnando la loro offerta ai Festieri. Servirà per organizzare tutti i riti della Settimana Santa. Inoltre quest’anno abbiamo potuto consegnare una somma in denaro alla Caritas parrocchiale per tutte le sue attività e abbiamo potuto contribuire alla nuova illuminazione della Chiesa della Croce. Lo ricorderà una targa che verrà collocata presso quella chiesa.

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orrei esprimere tutta la mia gratitudine al Camerlengo Mario del Pia, a Don Marco ed al Presidente per avermi accolto in questa associazione con tanto calore ed estenderla anche a voi tutti qui presenti, attivissimi componenti della Pia Società di Gesù Morto per avermi dato l’opportunità e l’onore di aver fatto parte di questa grande famiglia in cui ho ricoperto la posizione di segretario sin dal lontano 1995, per ben 22 anni.

Non si può far parte di una comunità senza dare qualcosa, senza essere utile ad essa e che in ritorno si riceve la dovuta gratificazione È encomiabile la vostra dedizione alla causa comune. Io sono fiero di averne fatto parte a pieno titolo. Come segretario ho avuto la possibilità ed il piacere di aver conosciuto tutti voi impegnati in questa esimia Compagnia, che negli anni l’avete accudita con amore e fatta crescere considerevolmente. Data la mia veneranda età, ho chiesto al Camerlengo la dispensa per passare la consegna ad una nuova giovane leva, che mi è stata gentilmente concessa. A malincuore ho accettato l’evento come parte di un cammino di fine mandato portato a termine con piena dedizione. L’eternità non ci appartiene, ma l’operato di ognuno di noi certamente fa parte intrinseca della persona. E quindi in punta di piedi mi allontano e grazie al cammino che abbiamo fatto insieme in tutti questi anni rimarrete sempre nel mio cuore e nei miei pensieri. Grazie a tutti per la vostra cooperazione, amicizia e supporto. Piero Lega “Wishing The Company Long Life”

Un gruppo di lettori ricevono il giornale nel formato digitale Se lo volete anche voi mandateci la vostra mail La nostra è nella quarta pagina di copertina!

Valtiberina imbiancata

Poi a Poti non se ne parla la montagna vedi bianca

Il rispetto pare che paia ricoperta è Catenaia

Nella notte è arrivata Valtiberina imbiancata

Arrivata fino a Casale Montemercole neve a cestate

Anche prima del Cerfone è arrivata allo Scopetone

Ma la neve pare che sia lì nei poggi a S. Maria

Alla Badia molto lontano vedi un manto un po’ strano

E nei poggi della Libbia quella neve è meraviglia

Sopra il Borgo per Viamaggio con la neve non c’è passaggio

E la semina della neve più di volte si ripete

Ma si vede imbiancata con la bella nevicata

La più bella che fa civetta lì nel monte della Verna

Anche il picco di Montauto la sua parte lui à avuto

Stiamo attenti alle gelate chi viaggia per le strade:

di Armando Zanchi (Arezzo, 29/12/2017

Questa descritta da Armando non è la Valtiberina del 2 marzo 2018 ma quella del dicembre 2017.

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Omaggio alla Vergine Maria

in occasione della festa della Madonna del Conforto il 15 febbraio 2018

S

ono oltre due secoli che ogni 15 febbraio gli aretini e le parrocchie della provincia di Arezzo salgono in Duomo per rendere omaggio alla piccola maiolica raffigurante la Madonna e conservata nella Sua cappella all’interno della Cattedrale. La tradizione vuole che nel 1796 l’immagine di Maria Santissima, annerita dal fumo e dalla fuliggine, che si trovava in una taverna, si illuminò improvvisamente di fulgida luce dinanzi a quattro persone raccolte in preghiera, liberando la città dal flagello del terremoto. La festa di quest’anno ha avuto un significato particolare per la Chiesa aretina, perché ha segnato l’inizio del Sinodo Diocesano. Il nostro vescovo Riccardo Fontana, in un incontro privato con il Papa avvenuto il mese scorso, presentò il progetto del Sinodo Diocesano con la presenza del Cardinale Gualtiero Bassetti nel giorno della sua apertura. Il Santo Padre rispose che avrebbe incaricato il Cardinale di portare, in questa occasione, la sua personale benedizione. Ed è cosi che, alla presenza spirituale di Papa Francesco, è iniziato il cammino sinodale sotto la protezione della Madonna del Conforto, a cui viene affidato il nostro cuore ed i sogni di una Chiesa rinnovata. Un cammino da fare insieme, perché questo significa “Sinodo”. Quest’anno c’è stata un’affluenza di fedeli alle S.Messe che sono state celebrate in Duomo per tutta la giornata fino alle ore 24:00, maggiore degli anni passati. Si calcola che circa 60.000 fedeli si siano recati nella Cattedrale ad onorare la Madonna. Anche le Parrocchie del Vicariato di Anghiari non hanno voluto mancare a questo tradizionale appuntamento ed in molti hanno voluto partecipare alla S. Messa delle ore 22:15, a loro riservata. La S. Messa è stata presieduta dal nostro parroco Don Marco Salvi, assieme ai concelebranti Don John ed il nostro amato concittadino Don Alessandro Bivignani. La celebrazione è stata resa ancora più solenne dalla presenza della Corale Don Vittorio Bartolomei che,

oltre a varie laudi alla Madonna, ha eseguito la Messa in Do Maggiore di Charles Gounod ed ha fatto una bella esecuzione della laude “Ave Spes Nostra” composta dal grande maestro aretino Sacerdote Francesco Coradini. Qui sopra l’immagine della Madonna del Conforto tratta da un libretto di preghiere e canti.

Bianca regina fulgida, stella del vasto mare, come dura ci appare, la nostra via quaggiù!

Canini

CANINI, ANGELO - Orientalista, grecista, traduttore (Anghiari 1521 - m. in Alvernia, Francia 1557). Nacque ad Anghiari (Arezzo), di dove gli provenne l’epiteto “Anglar(i)ensis” che lo designa costantemente nei titoli delle sue opere. Notizie in: Dizionario Biografico degli Italiani, vol. XVIII, p. 101.

Ho dato un’occhiata al sito web della vostra parrocchia e ho visto che l’anno scorso cercavate notizie del vostro concittadino Agnolo o Angelo Canini. Sperando di fare cosa gradita segnalo che la bibliografia aretina di R. Salvadori riporta quanto segue:

CANINI, GIROLAMO - Gesuato, traduttore, editore (Anghiari 1551 - Padova 1631). Nacque ad Anghiari dal nobile Gualtieri, fratello dell’orientalista Angelo. Notizie in: Dizionario Biografico degli Italiani, vol. XVIII, p. 105.

Il messaggio riportato sotto (in una corrispondenza con un’esperta di terremoti e di Sant’Emidio) era nascosto sotto diversi file. Qui a destra il ritratto di Girolamo Canini.

Cordiali saluti

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Viviana Castelli


IL CATECHISMO*

L’Almanacco

Lezione del catechismo di don Milani; il testo è montato a collage, utilizzando le frasi più efficaci dei ragazzi (siamo nei primissimi anni del dopoguerra).

XIV lezione Scendendo dal monte Gesù prima di andare a Gerusalemme passò da Cafarnao dove aveva la sua casa dopo che ebbe lasciata la sua casa materna e sgridò le città dove lui aveva predicato tanto e loro non avevano voluto dargli retta e disse: «Cafarnao povera Cafarnao di te non rimarrà pietra su pietra. Io avevo predicato tanto e se tutte le prediche e i miracoli che ho fatto a te Cafarnao l’avessi fatti in Siria tutti si sarebbero convertiti. Ma invece tu no. Addio Cafarnao.» e salutò la Galilea per sempre. Gesù si incamminò per andare in Gerusalemme e mentre passavano per la Samaria disse a due apostoli di andare avanti per trovare delle stanze per dormire in una casa di Samaria. Quando questi apostoli arrivarono là le chiesero se ci avevano un po’ di alloggio per dodici o tredici e gli dissero: «Si voleva andare a Gerusalemme.» Ma i Samaritani non vollero riceverlo perché era ebreo e perché andava a Gerusalemme: «Perché non state qui che c’è una bella festa» e così andiede che non gli diedero alloggio. Gli apostoli tornarono indietro tutti dispiaciuti e dissero: «Gesù nessuno vogliono ospitarti.» Giacomo e Giovanni due fratelli attacchini visto questo dissero: «S’ha a far cascare un fulmine dal cielo e incenerire tutti quanti?» Ma Gesù con la sua anima buona gli disse: «Vai via. Io gli uomini non li ammazzo ma li salvo non sono venuto per far del male.» E non trovando niente dormiremo fuori e la mattina seguente ripresero il viaggio. Ora avvenne che una donna abbandonò il marito e se ne scappò. Questa donna quando la presero doveva essere morta a sassate (perché) Mosè aveva dato una legge che le donne non dovevano fuggire di casa e se fuggivano dovevano essere lapidate cioè ammazzate a sassate. (Intanto) Gesù giunto a Gerusalemme, andò al tempio e stanco si mise a sedere sul marciapiede a chiacchierare con gli apostoli. Un gruppo di farisei che gli volevano male appena lo videro andarono lì con la donna scappata dal marito. E per ingannare Gesù e la legge di Mosè gli dissero tutta la storia della donna: «Costei è scappata dal marito e la legge di Mosè dice di ucciderla a sassate, si deve uccidere o no?» Ma Gesù non rispose e per vedere quelle brutte facce si chinò a terra e col dito si divertiva a scrivere nella polvere e stava a capo basso perché quella donna gli faceva compassione. E i farisei insistevano: «Gesù cosa ne facciamo di questa donna, dacci una spiegazione di che ne dobbiamo fare.» Dopo un paio di volte che ebbero detto di questa cosa gli dissero che gli era venuto a noia a aspettare. E Gesù vedendo che insistevano, alzandosi di scatto, li guardò tutti negli occhi e disse: «Chi di voi non ha punto peccato tiri il primo sasso» e si rimise a capo basso e riprese a baloccarsi colla polvere. Allora i farisei dissero fra sé: «Se io incomincio a tirar sassi lui, cioè il Maestro, mi legge dentro» e se la svignarono tutti. Solo la donna era rimasta e pensava che lui era senza peccato e poteva ucciderla. E Gesù dopo un poco alzò gli occhi e disse: «Dove sono andati quelli che ti volevano lapidare?» e la donna rispose: «Sono andati via» e Gesù disse l’ultima parola alla donna che fu molto bella: «Che ti hanno perdonato? Allora anch’io ti perdono. Vai a casa ma nel mondo non far più peccati.» E la donna andò via tutta contenta. * Michele Gesualdi (a cura di), Il Catechismo di Don Lorenzo Milani, Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, novembre 2004.

e i ricordi di Giancarlo Balestri

Bellissimo l’Almanacco, mamma mia quanti ricordi! A pagina 16 chi ti trovo? Bruno Fastacchini che si passava a salutare per primo al nostro arrivo ad Anghiari, perché gestiva insieme a sua moglie Annita una pizzicheria vicino alla casa dei miei nonni in Via Garibaldi proprio all’angolo della scalinata che sale alla Via Taglieschi. A proposito della moglie non ho mai saputo se il suo nome andasse scritto con una o due n; tra l’altro ad Anghiari non si è mai sicuri che il nome corrisponda a quello dell’anagrafe, visto che nella foto di pag. 26 scopro che Tito Tagliaferri in realtà si chiamava Matteo. Poi Pietro Chieli, che venne ad abitare a Milano dove aprì in centro un negozio di calzature su misura. Si cita anche Boris Fornacini, il barbiere, persona simpatica e amante dello scherzo, di cui fra gli altri posso raccontare un episodio che mi vide protagonista. Entro nel suo negozio e dico: “Buon giorno Boris. Sono venuto per farmi i capelli”. Risponde: “Non posso”. Mi guardo in giro e non vedo nessuno, e allora dico: “Se c’è qualcuno che c’era prima ed è uscito un momento posso aspettare”. “No, no, non posso”. “Se ha qualcosa da sbrigare, torno più tardi”. “No, no, non posso proprio”. “Ma perché?”. “Perché non sono all’altezza di tagliare i capelli a uno che arriva da Milano”. Una risata e mi accomodai. A pagina 18: Valerio Dell’Omarino il marito della mia carissima cugina Frida Giovagnini, Cesare Menatti, Ascanio Calli, Gino Dente, Franco Cristini; persone che ho conosciuto, anche se non con tutti ho avuto lo stesso rapporto di amicizia. Da ultimo cito Giancarlo Conti, purtroppo già deceduto, che venne a Milano dove intraprese la carriera militare e che era zio degli attuali gestori del Bar Baldaccio in quanto fratello della loro madre. All’epoca della foto, il proprietario del bar era Ninnio, a cui è stata intitolata una pizza; aveva appeso a una parete una filastrocca in cui spiegava, tirando in ballo anche il Padre Eterno, perché non faceva credito. Ne ricordo la metà: L’altro giorno al tempio, mentre pregavo Iddio, capii che fare credito non era vantaggio mio. Un dì, per non apparir sgarbato, feci credito, perdetti l’avventore e poi non fui pagato. … A pagina 20: Wilma Fastacchini con il marito Fabio Gigli e il loro cognato Alberto, marito di Wally, sorella di Wilma. I Fastacchini mi ricordano Casa Bruna, che allora era isolata in mezzo alla campagna, e che salendo da Le Ville, sia con la CAT e poi con la nostra automobile, preannunciava che eravamo quasi arrivati. A pagina 24: Bistina, uno dei pochi che possedesse un’automobile e che molte volte ci ha accompagnati alla stazione di Arezzo quando si tornava a Milano. E fu lui nel 1954, ricordo ancora l’anno, ad accompagnare alla Verna la mia famiglia e miei zii Vasco e Sira Giovagnini. Veramente bello l’Almanacco, è stata proprio un’ottima idea.

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fotocronaca

Gli aiuti – Da giovedì 15 febbraio 2018 sono iniziate le visite alle famiglie della parrocchia (l’Acqua Santa di una volta). Venerdì 16, per la zona della Giardinella, don Marco ha avuto l’aiuto di alcuni sacerdoti. Eccoli nella foto prima della partenza dopo il suono della campana: don John, don Gustavo, don Alessandro e don Giovacchino. Ad accompagnarli in quest’occasione c’erano il Piomboni e il Del Pia. Una visita alle famiglie molto fruttuosa, con la quale abbiamo potuto salutare le persone che ci aspettavano, una persona anziana in difficoltà, parlare qualche minuto con persone con le quali ci si limita di solito ad un saluto. Una cosa molto positiva. Purtroppo in diverse case non c’era nessuno, perché vuote del tutto o perché le persone erano fuori per lavoro o altri impegni. Spezzatura - Spezzatura del maiale a San Leo organizzata dalla macelleria Luca e il Bar L’Angolo con l’aiuto prezioso di tanti amici. Riuscita benissimo in una splendida domenica di sole che ha coinvolto molti abitanti e molti sono stati quelli che hanno potuto assaggiare il risultato di tutta l’operazione e vedere la realizzazione dei prelibati ‘ciccioli’ nostrali che ancora i ‘nostri macellai’ sanno fare. San Biagio - Domenica 4 febbraio 2018, nella collinare chiesa di Pocaia, S. Messa festiva con il rito della benedizione della gola (vedi foto); si festeggiava il patrono San Biagio. Numerosi i fedeli convenuti e anche un bel gruppetto di ragazzi di cui uno, piccolino,che faceva concorrenza a don Quinto. Questa chiesa fu edificata sull’omonimo colle panoramico a quota 391 m. s. m. lungo la strada longobarda che nell’alto medioevo da Monterchi saliva a S. Biagio, a S. Apollinare della Villa del Poggio, a Badia S. Veriano, per giungere ad Arezzo. Ciccicocco - Questa volta i patiti del Ciccicocco si sono ritrovati al Ponte alla Piera. Qui hanno trovato un folto stuolo di maschere indigene (grandi e piccole) intenzionate ad accompagnarli nella visita alle famiglie del posto. Partenza dal Bagnolo con paniere e ‘spidone’ (il grosso spiedo da focolare) dove ci ha accolto un abbondante rinfresco e noi abbiamo contraccambiato con canti e con la classica canzone in cui si chiede un vinsanto e qualcosa da mettere nel paniere. Poi passaggio dalla Casella, dal Fossatino, dal Ponte e di là dal ponte. Chiusura al Circolo con uno spuntino e dolci per tutti.

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L’immenso amore di Leo

Filastrocca dei mesi dell’anno

È vero che l’amore è grande più del mare rimane nel tuo cuore e nulla lo può annientare. Se ami veramente, di un ‘amore sincero lo porterai con te, perfino al cimitero.

Gennaio mette ai monti la parrucca Febbraio grandi e piccoli imbacucca Marzo libera il sol di prigionia Aprile di bei colori orna la via Maggio vive musiche d’uccelli Giugno ama i frutti appesi ai ramoscelli Luglio ama le felci al solleone Agosto avaro ansando le ripone Settembre i dolci grappoli arrubina Ottobre di vendemmia empie la tina Novembre aride foglie in terra Dicembre ammazza l’anno e lo sotterra.

ricordati da Francesca Boschi della Motina

Ho visto un cane “Labrador” a fianco d’una croce sdraiato al cimitero, senza emettere voce. Ho chiesto il motivo e mi ha detto una persona: «È Leo, da quando è morta, veglia la sua padrona.» Lela Lega

Un consiglio per chi va per Piazza Baldaccio

Questa filastrocca dei mesi l’abbiamo pubblicata qualche lustro fa. Ora volentieri mettiamo questa versione della Francesca perché il mese di luglio è diverso e anziché di messi e grano parla di felci: il che per me era inspiegabile. Per fortuna al colloquio era presente Donna Beppa dei Renicci che mi ha riferito che quando era ad insegnare alla Pieve, ha scoperto una cantilena (ne riportiamo un frammento) che dice così: ...sega le felci, mettile al sole quande son secche, valle a ripone...

Un detto inglese recita: “Mind how you go, don’t look up You could fell down Find a penny and pick it up And all day long you will have luck” La cui traduzione dice: “Non camminare guardando in aria Ma dove metti i piedi per non cadere Potresti trovare un soldino, raccoglilo E ti porterà fortuna per tutto il giorno

E quindi il sasso è lanciato. Prima o poi troveremo anche la motivazione di questa frase. Pievigiani, dateci una mano!

Lampione - La Maris l’ha fatto sapere a tutti: stamani (7 dicembre 2017) sono felicissima per me e per tutti gli abitanti anghiaresi; finalmente al Murellino, Piazza delle Legne, il lampione lo stanno mettendo dopo quasi 35 anni, ringrazio il Sindaco Alessandro, il Sig Maggini e in ultimo il Mazzoni elettricista. Grazie di cuore di avermi ascoltata e fatta felice. Grazie!

Credo che il detto sia stato ispirato a qualche turista inglese camminando per Piazza Baldaccio. Peter Lega (2018)

bimbi di oggi

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iao a tutti! Mi chiamo Isabella Vaiani e ho nove mesi. In questa foto mi sto facendo bella per uscire con la mia mamma Annalisa e il mio babbo Luca. Abito alla Bernocca dove ci sono anche i miei nonni materni, Mario, Piera e la mia bisnonna Nena, che mi coccolano e mi viziano tutti i giorni! Sono una bambina vivace e solare: io adoro sorridere! I miei genitori dicono che sono anche un po’ birba… ma io dico di no!

bimbi di oggi

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ensierino di Martina... Sono Martina, una bambina molto vivace e sempre sorridente con tutti. La mia mamma si chiama Lucilla e il mio babbo si chiama Riccardo. I nonni Anghiaresi e di Scandolaia sono molto contenti per la nascita di questa bellissima bambina che qui vedete seduta nel divano della sua casa.

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Loris Achille Francia

U

e la sua rocambolesca vita

n altro grande puro sangue anghiarese ci ha lasciati. Indomito uomo d’affari e ristoratore per eccellenza. Era nato il 27 luglio 1928 al “Conventone” di Anghiari; seguì i suoi genitori a Terni e dopo 3 anni ritornò ad Anghiari per vivere con la sua adorata Nonna Bartolina Diomira Mensogni ved. Acquisti in piazza Baldaccio, nell’appartamento sopra il negozio di Carlo Tavernelli, dove rimase fino alla fine della seconda guerra mondiale. Finita la scuola, andò a lavorare nel negozio di ferramenta del signor Brandinelli, dove ora c’è l’Ufficio Turistico. Assieme ad alcuni amici fu beccato dalla guardia municipale perché aveva cosparso dell’acqua in un tratto della Ruga con l’idea che nella notte si sarebbe ghiacciata e il giorno dopo avrebbero potuto sciare. Per questo la Nonna Bartolina fu costretta a pagare una multa di 4 lire. All’età di 16 anni, a seguito della morte della adorata nonna, ritornò a vivere con i suoi genitori, i fratelli e la sorella a Terni. Presto abbandonò la casa paterna e si trasferì nel Veneto, ove divenne rappresentante per una ditta produttrice di vernici. L’indomito spirito avventuriero lo spinse a partire di nuovo e decise di andare a lavorare a Parigi presso un suo zio. Anche lì non ci rimase a lungo, perché decise di partire per Londra dove cominciò a muovere i suoi primi passi nel mondo della ristorazione come cameriere presso il famoso Trocadero in Piccadilly Circus. Avrà pensato che “chi si ferma è perduto” e quindi si imbarca a Liverpool per Montreal, in Canada, dove trovò lavoro presso il Ritz Carlton e da lì dopo non molto andò a migliorare la sua esperienza a New York. Il grande amore per Londra lo fece ritornare, e qui cominciò la sua splendida carriera dirigendo la catena di ristoranti italiani di proprietà dell’Alpino Group. Il suo locale preferito, a cui dedicò molti anni della sua vita, fu il rinomato dinner-dance il Pirata, nel Surrey, dove conobbe Valerie, che nel 1967 divenne sua sposa. Si mosse quindi a Londra per guidare il Barracuda, il ristorante più in voga in quel momento, perché punto di ritrovo delle più importanti star del cinema. In questo

splendido salone di epoca vittoriana venivano suonati i valzer viennesi. Nel 1970 toccò il settimo cielo allorché divenne proprietario del tanto agognato suo ristorante: il San Martino, in Saint Martin’s Lane nel centro di Londra, alle spalle di Trafalgar Square. Il locale, posto di fronte al teatro The Duke of York e vicino al London Coliseum, presto divenne famoso luogo di ritrovo frequentato da artisti e da molti turisti essendo vicinissimo a Trafalgar Square. È in questo locale che ebbi l’inaspettata sorpresa e stupore di incontrare un anghiarese a Londra e conoscere il caro Loris e di questo incontro romanzesco feci un colorito ed interessante articolo (vedi pag. 27 dell’Oratorio del bimestre ottobre-novembre 1995). Nel 1977 ritornò a frequentare Anghiari con la sua famiglia per ritrovare i suoi vecchi amici di scuola e le loro famiglie. Sin d’allora è spesso ritornato ad Anghiari, fino a decidere di comprare un appartamento in Via del Teatro con la speranza che la figlia Loretta, appena laureata, un giorno possa aprire uno studio veterinario ad Anghiari, un sogno fino ad oggi mai avverato. Quale indomito ristoratore ritorna al suo amore diventando general manager del rinomatissimo ristorante la Meridiana, in Fulham Road, frequentato da attori, da calciatori del Fulham e del Chelsea ed anche da alcuni membri della famiglia reale. Sempre avido e in cerca di nuove sfide, il suo ultimo ristorante è stato il San Carlo in Highgate, nel Nord di Londra, che segnò l’inizio del suo pensionamento che gli permise di tornare più spesso nella sua amata Anghiari. L’appuntamento per ritrovarci tutti al Caffè dello Sport per il prossimo maggio purtroppo non avverrà. Il 27 novembre 2017 il caro Loris si è spento dopo una brevissima malattia nella sua residenza nel West Sussex in Inghilterra.

Orfani del Calendario: Alighiero, Eva, Teresa con Elena e Carla. Siete anche voi orfani del Calendario dell’Oratorio ma lo avete ancora in casa? Mandateci una foto e la pubblicheremo.

Lume a marzo: Alcuni degli oltre quindici fuochi accesi

Peter Lega

all’arrivo del ‘cumbrigliume’ di mercoledì 28 febbraio, vigilia del mese di marzo.

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Notizie dalle parrocchie di Monterchi a cura di Matteo Romanelli

APRILE 2018 Domenica 1 aprile PASQUA DI RISURREZIONE Alle ore 8:00 S. Messa nella chiesa di S. Biagio a Pocaia. Alle ore 9:00 S. Messa nella chiesa di S. Michele Arcangelo a Padonchia. Ore 10:00 S. Messa nel Santuario della Madonna Bella a Pocaia. Ore 11:15 S. Messa nella Pieve – Arcipretura a Monterchi. Ore 18 S, Messa Vespertina a Monterchi. Lunedì di Pasqua 2 aprile Confessioni e Comunioni pasquali nella Chiesa di S. Biagio a Pocaia dalle ore 8:00 alle 12:00. Domenica 8 aprile Domenica della Misericordia alle 18:30 nella chiesa di S. Simeone a Monterchi processione in onore di S. Vincenzo Ferreri con la partecipazione della Compagna del SS.mo Sacramento e benedizione del paese e delle campagne. Mercoledì 25 aprile nella piazza del Cassero S. Messa presso le lapidi dei caduti nel 73° anniversario della Liberazione Lunedì 30 aprile alle ore 16:00 S. Messa concelebrata nella Cappella di Mariotto con tradizionale benedizione della campagna e dei gigli. MAGGIO 2018 Inizio del mese mariano. Il Santo Rosario verrà celebrato nella Chiesa di S. Simeone a Monterchi alle ore 17:30 seguito dalla Santa Messa e possibilmente anche alle ore 21 eccetto il sabato e la domenica. Nel Santuario della Madonna Bella a Pocaia sempre alle ore 21:00 eccetto il sabato e la domenica quando il Rosario verrà recitato prima delle S. Messe festive. In tutte le altre chiese verrà celebrato nell’orario più opportuno secondo le esigenze di coloro che vi parteciperanno. La Madonna aspetta tutti ai suoi altari, ma soprattutto i suoi devoti e i ragazzi del catechismo e quelli della Prima Comunione e della Cresima. Nei fine settimana del mese di maggio, presso l’Oratorio di Pocaia, verrà tenuto un corso di preparazione al Sacramento del Matrimonio, a cui sono invitati tutti i fidanzati che hanno già richiesto il rito religioso. Domenica 6 maggio alle ore 12:00 S. Messa nella chiesa di Ripoli nel giorno tradizionale della festa della Divina Pastora. Martedì 22 maggio Festa di S. Rita. A Monterchi S. Messa concelebrata alle ore 18:00 con la tradizionale benedizione delle rose.

Domenica 27 maggio alle ore 17:00 presso la chiesa di S. Lorenzo a Ricciano S. Rosario e processione della Madonna seguita da S. Messa a conclusione del mese mariano, organizzata dalla Compagnia del SS.mo Sacramento di Monterchi, con merenda al termine della celebrazione. Giovedì 31 maggio ore 21:00 Solenne Processione del Corpus Domini per le vie del centro storico di Monterchi, con la partecipazione dei sacerdoti, dei fanciulli della Prima Comunione e Cresima, delle Compagnie del SS.mo Sacramento di Monterchi, della Confraternita di Misericordia, del popolo di Dio, delle varie associazioni paesane e delle autorità civili e militari. GIUGNO 2018 Venerdì 1 giugno ritiro spirituale al monastero di Cirerna con Prima Confessione dei fanciulli della prima Comunione Domenica 3 giugno Solennità del Corpus Domini con alle ore 11:00 S. Messa della Prima Comunione a Monterchi e a Le Ville dei fanciulli della 4ª elementare che risulteranno preparati. Gonippo e Novissima Il 15 gennaio presso la sala Consiliare di Palazzo Massi è stata consegnata la medaglia di Giusto tra le Nazioni alla memoria di Gonippo e Novissima Massi, conferita dall’Istituto per la Memoria dei Martiri e degli Eroi dell’Olocausto Yad Vashem. Gonippo e Novissima tra il 1942 e il 1943 ospitarono nella frazione di Vicchio i Lukac, due famiglie ebree originarie della Slovenia arrivate in terra tiberina nell’inverno del 1942 per essere internate a Renicci e salvate dall’intervento di Gonippo che con il suo carro li prelevò alla stazione di Anghiari prima che potessero essere condotte al campo di concentramento. A oggi, non è ancora noto come siano entrati in contatto Gonippo e le due famiglie slovene, composte probabilmente da 8 persone, le quali rimasero nascoste a Vicchio fino alla fine della guerra, avendo così salva la vita. Il riconoscimento è stato consegnato dalla prima assistente dell’Ambasciata di Israele in Italia, dott.ssa Sara Ghilad, a Fabio e Gino Principi, nipoti di Gonippo e Novissima. Alla cerimonia sono intervenuti anche i discendenti della famiglia Lukac, il Sindaco di Monterchi Alfredo Romanelli, le autorità locali, tanti cittadini e gli alunni delle scuole medie di Monterchi.

Ti capita di leggere l’Oratorio e desideri riceverlo per posta? Facci avere il tuo indirizzo! Te lo invieremo volentieri 34


Dalle nostre Parrocchie Catigliano: Antonietta - Nel mese di maggio, alle cinque della sera, diremo il Rosario e poi troveremo un’occasione per stare insieme e tenere unita questa comunità. Ultimamente un’altra occasione per ritrovarci insieme è stata la celebrazione in memoria di Edoardo: sono potuti essere presenti alcuni sacerdoti amici affezionati del mio povero marito. Micciano: Cristina - Segnalo un appuntamento importante per la nostra comunità. Domenica 8 aprile, Domenica in Albis, con partenza alle ore 14:30 dalla Pieve di Micciano, faremo un pellegrinaggio verso il Santuario del Carmine dove ci sarà la S. Messa solenne con consacrazione dei fedeli alla Madonna (Scapolare). Ponte alla Piera: Rita - Durante il mese di maggio, nei giorni feriali, alle ore 21:00, reciteremo il Rosario. Naturalmente ancora continua la tradizione di mettere le croci nei campi il 3 di maggio, festa della Santa Croce. Le foglie di giglio che abbelliscono tali croci verranno benedette domenica 29 aprile. Ricordo volentieri la bella iniziativa del Ciccicocco che è stato organizzato per il Giovedì Grasso e che cerca di tenere unita tutta la nostra comunità. San Leo: Velso - Il giornale sarà in stampa ma noi il 18 marzo andremo a Turicchi dove, nella cappellina mantenuta dalle famiglie residenti, verrà celebrata una Santa Messa. Per la vigilia, così come abbiamo fatto il 28 febbraio (fare lume a marzo), faremo le baldore per annunciare la festa. Penso che a noi di San Leo e Monte si uniranno quelli di Turicchi e quanti vorranno mantenere questa bella tradizione. Il santo viene festeggiato il diciotto perché è la domenica più vicina e il 19, essendo feriale, non riusciamo a coinvolgere a sufficienza le persone.

Considerate che vengono anche da Umbertide: sono famiglie che prima risiedevano qui a Turicchi. In quel giorno verrà fatta anche la visita alle famiglie del posto. Speriamo nel futuro. Ma veniamo ad aprile. Sabato 28 faremo la benedizione delle foglie di giglio, per adornare le croci da mettere nei campi, a Tubbiano, domenica 29 a San Leo. In maggio verrà recitato il Rosario alle ore 21:00, un po’ qui e un po’ a Tubbiano in modo da collaborare fra le nostre due comunità Il catechismo viene fatto il sabato nella sala dell’oratorio dalla Laura, la Valentina e l’Elisabetta. Continua anche nei prossimi mesi il Primo Venerdì del mese con la S. Messa alle ore diciotto. Santo Stefano, Fausta - Domenica, come si fa per tradizione ma anche per affidarsi a Dio (e nel caso specifico a Sant’Antonio) nell’allevamento degli animali utili alla famiglia ed oggi per quelli da compagnia, sono stati benedetti sia i panini che i mangimi per gli animali stessi. Sono mancati i santini, ci organizzeremo meglio per il prossimo anno. Tubbiano - Quest’anno, per Quaresima, non è stato possibile recitare le Via Crucis il venerdì. Allora lo abbiamo fatto il sabato prima della S. Messa prefestiva. Faremo però, come ogni anno, il “Sepolcro” che sarà un’occasione per stare un po’ assieme con gli altri collaboratori della Comunità e riunirci in preghiera in preparazione alla Pasqua. Viaio: Franca - In alcuni giorni del mese di maggio reciteremo il Rosario, la sera alle 21:00. La domenica alle 19:00. In un giorno opportuno verranno benedette le foglie di giglio per abbellire le croci che poi verranno messe nei campi.

Notizie dalla Piazza Domenica 21 gennaio 2018 nella Sala della Misericordia di Corso G. Matteotti la triennale Assemblea dei Soci dell’Associazione Pro-Anghiari. Questi i soci eletti: Calli Piero, Lorenzini Ilaria, Sannai Giovanni, Graziotti Fabrizio, Mugelli Fabrizio, Pierluigi Chiarini, Grottini Bruno, Valbonetti Andrea, Crociani Massimo, Kim Margherita, Papini Francesca, Rossi Nicoletta, Dragonetti Valerio, Milanini Valentino. E questi gli incarichi assegnati nella successiva riunione di giovedì 1° febbraio: Presidente con voto palese all’unanimità: PIERO CALLI. Vice Presidenti con voto

palese all’unanimità: ILARIA LORENZINI e GIOVANNI SANNAI. Cassiere: VALERIO DRAGONETTI. Vice Cassiere: FABRIZIO MUGELLI. Segretario: MARGHERITA KIM. Economi: GINO GROTTINI e VALENTINO MILANINI Mercoledì 24 gennaio 2018 - Sabato 27 gennaio il Comune di Anghiari celebrerà la Giornata della Memoria con un evento in programma nella Sala del Consiglio di Palazzo Pretorio a partire dalle ore 10:30.

Vi ricordate della poesia pubblicata a pag 16 del numero 5 dell’oratorio del 2017? Era intitolata “Dodici ottobre 1492” ma non conoscevamo l’autore. Ora si è svelato: è il maestro Lozza di Monterchi, ma che ora abita nella zona del Campo della Fiera. Grazie maestro per la bella poesia.

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Ardimentosi

Caro Papa Francesco

e ultim’ora

Vittorio Raffaelli, ospite della Residenza per anziani San Francesco di Sales a Castello, ci manda sue notizie e copia della lettera inviata a Papa Francesco e consegnata da suor Arcuda (di origine indiana, insegnante nelle Scuole Salesiane di Castello).

C

aro Papa Francesco, mi scuso innanzitutto per l’espressione confidenziale che uso verso di Lei. Sono una modesta persona, Vittorio Raffaelli, di 92 anni, che risiedo presso questa Residenza gestita dalla Congregazione delle Figlie di San Francesco di Sales di questa città. Sapendo che una delle nostre Suore viene ad una sua udienza, approfitto per farLe pervenire questa mia lettera a nome delle care Suore Salesiane che ci assistono con tanto amore e a nome degli ospiti qui residenti. In particolar modo a nome della nostra Madre Superiora Suor Antonietta Zani e della Comunità. Io conoscevo già il Suo nome di Mario Bergoglio quando Lei era Cardinale Arcivescovo di Buones Aires dove risiedono tre miei nipoti, e quanto bene Le volevano gli argentini, prima che salisse al Soglio Pontificio e adesso si sentiranno onorati di avere un Pontefice della Sua levatura Apostolica. Qui seguiamo regolarmente la lettura del settimanale “Il mio Papa”, ogni giorno recitiamo collettivamente il Santo Rosario alla Vergine Santissima lucrando l’indulgenza plenaria concessa dal Pontefice e Le confesso che ogni giorno La ricordiamo nelle nostre umili preghiere perché Dio La conservi in buona salute. Ascoltiamo per televisione le Sue omelie durante le Sue solenni cerimonie religiose e anche durante le Sue udienze del mercoledì. Preghiamo anche per la pace nel mondo che sta tanto a cuore a Sua Santità. Che Dio La conservi a lungo in buona salute per il bene di tutti i cattolici. Con questo augurio, Le chiedo la Sua Santa Apostolica Benedizione su questa Residenza e per l’opera assistenza predicativa delle Suore Salesiane. Suo devotissimo Vittorio Raffaelli

Amare il paese di Armando Zanchi (Arezzo, 18/1/2018

Un gruppo di ardimentosi parrocchiani si sono recatia Pistoia guidati da don Marco. Eccoli nella foto! Nel prossimo numero informazioni dettagliate.

Vuoi che l’Oratorio venga spedito a qualche amico o conoscente che abita anche all’estero? Lo possiamo fare! Mandaci il suo indirizzo!

Io da cittadino di questo paese io seguo sempre le vostre imprese

Saranno loro la nostra bandiera ma che non sia mai quella nera

Cari Anghiaresi i tempi sbiaditi ed i poveri vecchi li vedo spariti

Lavoratori i più modesti loro vi furono anche onesti

Anche quelle funebri che vedo aumentare e per i vecchi c’è poco da sperare

Anghiari è un simbolo da tutti amato e da lui contraccambiato

I giovani crescono e c’è da imparare con questo paese nel lungo andare

Per far vivere il loro paese lì tra il bene in modo cortese

Lasciamo a parte ‘ste tristi notizie e riprendiamo le più redditizie

Coraggio Anghiaresi le nostre mura più giù in basso la cara natura

I vecchi furono di grande valore una popolazione con grande calore

Dei mattacchioni sempre esistiti penso ad Anghiari non siano spariti

Ora il paese è ringiovanito da tanti giovani dal viso pulito

Voi difendetela col vostro amore ed agganciatela al vostro cuore:

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“Credimi”

Un nuovo modo di curare i rapporti Banca-Imprese

È

possibile concepire la banca e i rapporti con imprese e clienti in modo diverso, tenendo in considerazione i valori immateriali ed etici e privilegiando il fattore umano oltre che i dati esclusivamente economici? Questa è la domanda che la Banca di Anghiari e Stia Credito Cooperativo ha messo al centro dell’innovativo progetto promosso e poi messo a punto in collaborazione con il Polo Universitario Aretino. Il progetto “Credimi – Valori Immateriali dell’impresa e valori etici nei rapporti tra banca e cliente” è stato presentato lo scorso maggio in occasione dell’annuale Assemblea dei Soci ed è stato, dopo le seguenti fasi di perfezionamento, al centro di un interessante seminario che si è svolto lunedì 12 febbraio alla Camera di Commercio di Arezzo (accreditato tra l’altro da parte dell’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti contabili ai fini della formazione dei professionisti). All’incontro, assieme ai rappresentanti della Banca di Anghiari e Stia (il direttore generale Fabio Pecorari ed il responsabile dell’area affari Daniele Cavalli) e del Polo Universitario Aretino (Francesco Simonetti, Patrice De Micco, Michele Rossi), hanno partecipato anche il presidente della Camera di Commercio di Arezzo Andrea Sereni, il professor Luigi Biggeri, l’imprenditore Giuseppino Brugiotti, il docente dell’Università di Bologna Stefano Zamagni. I numerosi temi affrontati durante il seminario hanno permesso ai presenti di approfondire le prerogative di “Credimi”, progetto che si conferma al passo con i molti cambiamenti nel concepire il significato del “fare impresa” in modo consapevole e del “fare banca” potendo beneficiare di un modello che si interfaccia in modo “alternativo”, aderendo il più possibile alla realtà che ci circonda. Il modello è stato già sperimentato nei singoli settori di attività, sarà utile per rispondere alle sollecitazioni del contesto competitivo nel quale la Banca è inserita e rappresenta un’opportunità per dimostrare la capacità della Banca di evolversi verso le esigenze dei clienti (e viceversa). Molto interessanti sono state le parole del professor Zamagni. Il docente dell’Università di Bologna ha evidenziato la bontà di Credimi, “progetto che merita di essere apprezzato per il metodo, per la triangolazione tra banca, imprese e mondo universitario e soprattutto per il contenuto. I rating che sono oggi sulla piazza fotografano infatti soltanto una parte della realtà delle imprese, quella forse meno importante. Questo rating, che mira a catturare gli elementi qualitativi per definire

quanto le imprese meritino di ricevere credito, va invece in una direzione giusta. Per questo mi auguro che venga fatto proprio anche da altre realtà bancarie del nostro paese”. Durante l’intervento effettuato dal professor Zamagni sul ruolo sociale dell’impresa e sulla dimensione etica dei rapporti con i finanziatori sono emersi tanti spunti significativi: sulle università (che devono “sporcarsi le mani” con le aziende, studiando con loro), su come dovrebbe comportarsi la banca che opera nel territorio (come un “cordaio”, creando cioè rapporti di fiducia), sulla necessità di salvaguardare la biodiversità bancaria delle Banche di Credito Cooperativo, sulla fiducia (che deriva da fides, la corda del liuto da tenere ben tesa in modo che possa suonare; e perché io mi fido di te se c’è una corda che mi lega a te, come in una scalata in montagna), sulla concezione della BCC (al tempo stesso cooperativa ed azienda; come anticamente l’aratro era trainato da due cavalli che dovevano procedere allo stesso passo per tracciare un solco diritto, così oggi dovrebbero andare redditività e identità), sul fatto che la banca e il commercialista sappiano affiancare l’imprenditore che manca di cultura finanziaria (a volte per questo bastano 2-3 ore di chiacchierata) e sull’importanza del divertirsi (parola che viene da divertere, cioè uscire da sé stessi per incrociare il volto dell’altro). Un seminario molto interessante per tutti i presenti e un ulteriore passo per promuovere le innovative prerogative del progetto “Credimi”. Nella foto in alto il tavolo dei relatori in occasione del seminario che si è svolto lunedì 12 febbraio 2018 alla Camera di Commercio di Arezzo. Da sinistra: Daniele Cavalli, Fabio Pecorari, Luigi Biggeri, Stefano Zamagni, Giuseppino Brugiotti.

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Da Tavernelle

a cura di Patrizia Tavernelli

I segni della Quaresima

A

nche in questo tempo liturgico di Quaresima la Chiesa, madre e maestra, ci offre diversi segni forti per introdurre i credenti nel mistero centrale della fede cristiana e cioè la Pasqua del Signore. Nella chiesa di Tavernelle sotto l’altare si trova un deserto di arida sabbia con pietre e piante grasse tipiche di quel luogo. Questo deserto è un segno che ci richiama a cercare ciò che essenziale nella vita rinunciando al quotidiano superfluo. Nel deserto infatti servono pochissime cose per poter procedere. Il deserto è anche luogo del silenzio e della solitudine che consentono di scoprire se stessi e il proprio rapporto con Dio. Tutta la Quaresima deve essere infatti la riscoperta dell’essenziale della vita sapendo operare le necessarie rinunce e iniziare un cammino di conversione interiore attraverso la penitenza e la preghiera. Altro segno forte nella chiesa è la presenza della cesta Caritas in cui noi cristiani possiamo portare i generi alimentari che verranno poi distribuiti alle famiglie in difficoltà delle parrocchie. Questa cesta è segno della vera carità cristiana, non facile elemosina di chi si priva di un po’ di superfluo, ma gesto di attenzione verso l’altro, uscita dall’egoismo per condividere, prossimità ai bisogni che tutti abbiamo seppur in modi diversi. La carità cristiana è prima di tutto scoperta del “prossimo”, non un concetto astratto ma quello della parabola evangelica che troviamo nella nostra strada tutti i giorni e per cui possiamo trovare mille buoni motivi per ignorarlo e andare oltre senza fermarsi.

C’era una volta... il Carnevale dalle suore

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urante tutta la loro lunga permanenza a Montauto le suore del Cenacolo hanno sempre organizzato, per la comunità di Tavernelle e per quelle limitrofe, delle feste tra cui quella più nota era sicuramente il Carnevale.

Era un avvenimento atteso con gioia e trepidazione e a cui partecipavano tante famiglie soprattutto quelle con i bambini al Catechismo. Le particolarità di questo Carnevale erano due : i concorsi e i fiocchi fritti. I concorsi organizzati prevedevano tempi lunghi di preparazione per cui con largo

anticipo le suore diffondevano l’idea che poteva essere la realizzazione di una maschera completa oppure solo di particolari, come si vede nella foto, in cui venne chiesto un originale cappello, il tutto rigorosamente creato e realizzato in casa, non comprato. Naturalmente, come in ogni concorso, era prevista una giuria e una premiazione con tanti giochi per i bimbi premiati. Le suore stesse si davano da fare per realizzare originali creazioni in maschera che indossavano per tutta la durata della festa, ridendo e scherzando con grande simpatia. Nei primi anni di presenza delle suore il concorso era addirittura canoro e anche i bambini più stonati (sic!) si esibivano al microfono. In alcune occasioni venivano preparate vere e proprie scenette come quella raffigurata nella foto, in cui i bambini del catechismo vollero rappresentare alcuni personaggi caratteristici di Tavernelle con simpatia e affetto per la loro presenza nella comunità. Alla fine della festa c’era un abbondante merenda cui contribuivano tutte le mamme dei bambini partecipanti e le suore che preparavano alcune ceste di “fiocchi” fritti di carnevale. Erano buonissimi e solo loro e alcune donne di Tavernelle, tra cui la Santa di Gigi, li sapevano fare così morbidi e friabili.

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Sagresto e Gnicche Vecchie storie da rivedere

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nteressante incontro sabato 17 febbraio 2018 presso la Biblioteca di Anghiari. Enzo Gradassi, autore del libro Gnicche, Sagresto e gli altri, ci ha piacevolmente intrattenuto su questi personaggi, mitizzati dalla tradizione popolare. Per la sua ricerca l’autore ha consultato numerosi documenti ed in particolare i verbali dei processi. Ci ha fatto capire quindi che molti episodi tramandati oralmente su questi personaggi sono del tutto o in parte infondati: la realtà è un’altra. La stessa cattura di Sagresto, avvenuta a Sasseto, nei pressi della Barbolana, nei racconti dei nostri nonni è stata molto romanzata. Rimane il fatto che Sagresto fu catturato, dopo un conflitto a fuoco, proprio a Sasseto e morì nell’Ospedale di Anghiari, che allora si trovava in Piazzola. Ma per il Sasso di Sagresto, nelle macchie dopo la Scarpaia, toccherà trovargli un altro nome. Insieme a Gnicche invece operavano altri ‘banditi’ e fra questi c’era un certo Vettori. E allora sappiate che di là dalla Sovara, sotto la Casanova, esiste una vecchia casa colonica chiamata Vettori. Sono andato a spulciare vecchi appunti e riporto alcuni asterischi sul Vettori; per Gnicche e Sagresto gli dedicheremo spazio prossimamente.

* Vettori abitava in una casa vicino a Tavernelle, davanti alla Morella, e la stessa casa si chiama Casa Vettori poiché era la sua. * Sotto alla Capanna di Tavernelle, dopo la Curva di Mucino, da cui si va anche alla Pieve di Sovara, c’era una fornace e il gruppo di banditi che operava lungo la Libbia e che faceva capo al Vettori, quando passava qualche facoltoso possidente, lo prendevano, una botta in testa e poi spogliatolo lo ficcavano nella fornace. Così chi partiva da Anghiari qualche volta non arrivava alla Scheggia. * Il Vettori era un bandito nella cui casa c’era un’intera banda che operava lungo la Libbia. Ma ora torniamo a noi. Grazie Enzo Gradassi per questa bella serata trascorsa insieme a te. (emmedipì) In alto la copertina del libro di Gradassi.

Auguri Francesco

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iamo in casa di Francesco Chieli che abita all’Infrantoio (questa località è chiamato così perché una volta qui si infrangeva (si macinava) il guado. Siamo qui perché Francesco ha da poco festeggiato 90 anni. Una bel traguardo che volentieri portiamo alla conoscenza dei nostri lettori. Ma sentiamo un po’ di informazioni dalle sue stesse: Sono nato il 28 febbraio 1928 e sono nato al Podernovo. Un podere molto ‘grosso’ dove qualche anno abbiamo fatto 1.000 (si sottintende 1.000 staia di grano, una

quantità notevole). Dopo il Podernovo sono venuto ad abitare qui dove abito ancora. S’era sei persone; due fratelli e una sorella. Qui s’aveva un paio di bestie (le vacche che servivano per i lavori nei campi) ma al Podernovo ce n’era più di venti. Per il mio compleanno mi hanno festeggiato ma senza tirarmi le orecchie. Il nome Francesco mi è stato ‘messo’ perché era il nome di una zia del mio babbo. E allora Francesco tanti auguri anche dalla Redazione dell’Oratorio.

La morte di Loris Calli

Ormai la morte ci sta alle calcagna lì non si sfugge è scritto in lavagna

Si ricordava quegli anni lucenti da bravi scolari astri nascenti

Questo grande amico compagno di scuola in quell’età per noi tanto buona

In terza classe una ventina ce n’è rimasti due in panchina

Questa cara famiglia di grandi Anghiaresi

Quante chiassate fatte insieme lì da ragazzi il giorno e le sere

Vero tassello di allora scolari tutti nativi di questo Anghiari

Sergio Montagnoli e Armando Zanchi ancora resistono in questi paraggi

I loro modi sempre semplici e con noi tanto cortesi

Allora eravamo tutti Anghiaresi pochi n’è rimasti di noi illesi

Eravamo rimasti ormai tre soli in quella foto da bravi figlioli

Con il caro Loris si formava il terzetto ora anche lui à lasciato il tetto

Ogni volta che l’incontravo il nostro saluto stringendo la mano

Un abbraccio a questa famiglia e ad Ascanio caro fratello:

di Armando Zanchi Arezzo, 16/2/2018

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Sciormenti Richiesta di chiarimenti di Anghiarino, di qua dal Tevere, e risposte del professor Mattesini, di là, sulla etimologia di parole dialettali usate in Valtiberina con qualche necessaria divagazione.

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iamo a metà febbraio e già, in qualche giornata, si sente il profumo della primavera. Ma io continuo ad accendere la stufa (il focolare nei tempi andati) e, per farla ‘partire’, utilizzo gli sciormenti (le potature delle viti). Per scaldare il forno, oltre agli sciormenti, si usavano le brolle (le fascine di ramaglie ottenute dopo la smacchiatura di querce e cerri). Giusto per inciso ricordiamo qui che per scaldare il forno si usava di tutto, bastava che fosse secco: anche i rovi e i ‘stamparoni’ (i gambi del granturco). Nel bosco si trovavano poi le ‘sciamere’, la ginestra dei carbonai, utilizzata sia per il fuoco che come copertura di piccoli capanni od anche dei pagliai in alcune zone di collina. Caro professore, aspetto i suoi chiarimenti ed anche i nostri lettori attendono.

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Anghiarino Anghiarese

opo gli ultimi tre giorni di un gennaio in cui la “merla” non s’è proprio vista, il freddo – che, come s’usa ancora dire, non l’ha mangiato il lupo – è tornato fastidioso e pungente a confermare la caratteristica del mese: febbraio, febbraietto, corto e maledetto! E a nulla è valso aver trascorso con tempo buono il giorno della Candelora, la Festa della purificazione di Maria Vergine (il 2 febbraio), quando nelle chiese si benedicono le candele (la voce si rifà infatti al lat. ecclesiastico candelarum festum, con influsso della forma cereorum festum). Nonostante non sia piovuto e non abbia tirato vento, l’inverno non è finito, smentendo così il noto proverbio se è bel tempo a candelora / de l’inverno semo fora / ma se piove o tira vento / de l’inverno semo drento! Col ritorno del freddo sono riaffiorati alla memoria del nostro Del Pia i nomi dei “combustibili” d’un tempo, in parte non del tutto dismessi. Così, ad esempio, per avviare il fuoco nella stufa o nel caminetto a legna si possono ancor oggi usare, specie da chi coltiva la vigna di famiglia, gli sciorménti, cioè i tralci secchi, residuo della potatura delle viti. La parola è attestata almeno nei dialetti toscani, dall’amiatino al senese e all’aretino, e nell’area perugina in senso lato, dal castellano, all’eugubino, al gualdese e al magionese. Il DEI (Dizionario etimologico italiano di C. Battisti e G. Alessio, Firenze 1950-1955) registra l’it. sarménto (dal sec. XVI) ‘tralcio reciso e secco’ e rimanda al lat. sarmentum, col deriv. sarmentosus (Plinio), da sarpo (sarpio) ‘poto, taglio’ (e sarmentatura è, nell’amiat., ‘il raccogliere i sarmenti potati’). Riporta inoltre la variante sciorménto ‘tralcio, capo della vite’ che riprende, per il borghese, dal Lessico del dialetto di Sansepolcro (Arezzo) di C. Zanchi Alberti (L’Italia dialettale, XV, 1939, p. 145), dove Clemente Merlo, a cui si debbono i riscontri

e le note etimologiche (con rinvio al REW, il Romanisches Etymologiches Wörterbuch di W. Meyer-Lubke, Heidelberg 19725, n. 7609), lo fa però più precisamente risalire a una base ricostruita *sermentum, che dà così conto della s palatale iniziale di sciorménto (piuttosto che sarménto). Non sono invece quasi più usati, perché sono stati rimossi o comunque non sono più utilizzati i forni per la cottura del pane casalingo, normalmente annessi alle abitazioni dei fondi mezzadrili, sia le brólle, sia gli stamparóni e sia le sciàmere. La voce brólla è presente in vari dialetti dell’Italia centrale. Nell’aretino-chianaiolo significa ‘ramo piccolo di una pianta’, a Magione (Perugia) è la ‘fronda di olivo’. Al Borgo le brólle (più comunemente al plur.) sono le ‘ramaglie’ residuo della sbrollitura o sbrollatura, cioè della sfrondatura dei rami secondari delle piante (anche dopo l’abbattimento del fusto, come avviene nel taglio del bosco ceduo), rimaste a seccare sul terreno e dunque perlopiù senza foglie. Per l’origine della voce si rinvia ancora al DEI, s. brullo (bróllo) ‘spoglio di fronde, di vegetazione, nudo, privo’; «ant.[ico] part.[icipio] apocopato di un verbo *brullare ‘togliere le foglie, propr. rendere privo di foglie come un giunco (‘brulla’), pianta caratteristicamente priva di foglie, ricostruibile sui riflessi dialettali che vanno dalle Marche alla Sicilia (sic. (m)bruddari, mmruddari rimondare, sfrondare, detto di piante)». Sulla costa marchigiana (R. Colocci, Vocabolario dialettale senigalliese (…), Senigallia 1994, s.v.) la brólla è però la ‘foglia di olmo’, e anche al Borgo si usava dare in pasto al bestiame bovino e ovino, durante la stagione invernale, le fronde fogliute d’olmo, che venivano conservate, per mantenerle fresche, una sopra l’altra in un apposito contenitore all’aria aperta (la fogliata) fatto di vimini intessuti (ne ho fotografato uno degli ultimi qualche anno fa in località Fariccio, per la via che conduce alla Montagna). Da brólla, oltreché sbrollère, viene anche brollèta ‘scroscio d’acqua improvviso e di breve durata’ (forse per l’accostamento al rumore che produce un colpo di frasca; infatti nel ligure ramata [da ramo] vale ‘rovescio violento di acqua, acquazzone’). A conferma di questo

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significato ricordo come un bell’umore della vicina Santa Fiora, entrato nel bar del posto e chiesto un bicchierino di liquore, consapevole che l’alcol non è propriamente un toccasana per le funzioni epatiche, prima di bere se ne sia uscito con la scherzosa indimenticata battuta: «féghito, scànzite! che t’ariva nna brollèta…». Più complicato risulta stabilire l’origine di stamparóne, (al Borgo) stampicóne e in Toscana e nei dialetti dell’Italia centrale anche stampóne. Le tre forme, tutte assenti nel DEI, sono evidentemente connesse: stamparóne e stampicóne sono da considerarsi dei derivati di stampóne, il primo mediante il suffisso -arone, il secondo mediante l’infisso -ic- + il suff. -one. Nell’alta Valdichiana abbiamo stamparóne ‘lo stampóne della pianta del granturco (spec. nella zona di Chianacce)’ (S. Felici, Vocabolario cortonese, Cortona 1985, parte seconda di Sapienza popolare in Val di Chiana. Parole e cose che scompaiono) ed anche stampóne ‘il gambo duro del granturco, del tabacco, ortaggi, ecc.; con i deriv. stamponèa o stamponaia ‘l’insieme di stampóni’. E in questa forma compare nella scherzosa serenata all’amata nella Cortogna aliberèta, poema epico-giocoso secentesco di Francesco Moneti (ediz. critica a cura di E. Mattesini, Perugia 1980), canto II, vv. 553-556: O Tuogna delichèta e cusì bella, / I tu’ begli occhie pèion do’ fagiuoglie, / El nèso père un cesto d’erba stella, / El collo torto uno stampon de cuoglie (cavoli). Al Borgo riscontro soltanto stampicóne ‘fusto della pianta del tabacco o del granturco dopo la raccolta’ (registrato anche nel Lessico di Zanchi Alberti), e nel magionese sia stampóne che stamp(e)kóne ‘stoppia’ (G. Moretti, Vocabolario del dialetto di Magione [Perugia], Perugia 1973). La forma stampóne sembra essere quella più diffusa. È infatti anche dell’amiatino, col signif. di ‘gambo del granturco. 2. torso del cavolo’, e del senese (solo ‘torso del cavolo che si lascia sul terreno’), ed è in questa forma registrato anche dal GDLI: «stampóne2 (tosc.) ‘stelo di una pianta’, che lo dichiara di «etimo incerto: forse da connettersi con schiampa e stiappa per schiappa1». Francamente l’ipotesi del GDLI non mi pare molto probabile. Infatti la voce stiampa, che è un alterato di schiampa, significa ‘pezzo di legna da ardere spaccato per il lungo; grossa scheggia di legno’ (Pascoli), ed è una variante di schiappa (deverbale da schiappare ‘spaccare, fendere, in partic. un ceppo, un tronco d’albero, una pietra in pezzi minuti con una scure, una mazza, ecc., anche per ricavarne schegge’, che rimanda al lat. medievale sclapare ‘scheggiare’, documentato a Venezia nel 1270, ma di origine forse onomatopeica, oppure che deriva, secondo altri, dal prefisso lat. ex-, con valore intensivo, e dal lat. tardo capulare), non soddisfa né dal punto di vista fonetico (l’iniziale sta- non può derivare da stia-/ schia-) né da quello del significato. Ipotesi per ipotesi, propenderei allora per una formazione del tipo stoppa (per ‘stoppia’: è noto il toponimo Stoppe d’Arca nei pressi di Arezzo) incrociato con stampo, con in più naturalmente i suffissi/infissi -one/-arone/-icone. Oppure direttamente da stampo, deverbale da stampare nel significato di ‘punzone’ (‘spunzone’/’spuntone’) oppure in quello di ‘impronta’,

‘orma del piede’ che resta, lascia un segno, una traccia affondata nel terreno (rimane cioè “stampato”) di una pianta da cui si è raccolto il frutto o le foglie (ancora con all’iniziale stamp- a San Severino Marche è documentato stammullu [da stambullo, con sonorizzazione della p e assimilazione di -mb- > -mm-] ‘pianta defogliata e secca del granoturco’ ). Non meno problematica, quanto all’origine, anche sciamera, registrata come termine botanico regionale toscano dal GDLI, che lo trae dal Dizionario botanico italiano di O.Targioni Tozzetti, Firenze 1858 (con attestazione solo da Sansepolcro) nel significato di ‘ginestra odorosa o di Spagna’. Il fitonimo è registrato anche da Zanchi Alberti, ma solo al plurale: sciàmere ‘il frutice sempre verde, dai fiori gialli, i cui rami, secchi, si bruciano (ar. sciamera)»: il riscontro dall’aretino è verosimilmente tratto dal Vocabolario del Redi (cfr. A. Nocentini, Il vocabolario aretino di Francesco Redi con un Profilo del dialetto aretino, Firenze 1989, pp. 280-281). Anche O. Penzig, Flora popolare italiana, Genova 1924, p. 498, lo documenta solo a Sansepolcro, ma la voce è conosciuta ovviamente anche ad Anghiari e a Pieve Santo Stefano (P. L. Pisani Barbacciani, Linguaggio rurale del passato nell’Alta Valle del Tevere, Pieve Santo Stefano, 2009, pp. 51 e 81: «sciàmara o sciàmera: ginestra del carbonaio [Sarothamnus o Cytisus scoparius], specie tipica di terreni acidi [v. Terra sciamarina])». La voce è usata anche da Giovanni Papini, che possedeva, e frequentava spesso, una villa a Bulciano di Pieve Santo Stefano (Scritti postumi, Milano 1966, 2 voll., X-2-5: «Si sta bene. Il tempo s’apre. La vallata verde sotto il gran sole. Spiazzate di sciamere gialle nelle macchie», riportato dal GDLI, s.v.). Nel senese e nell’amiatino (nei vocabolari c’è però discordanza circa l’accentazione piana/sdrucciola) la sciamara è sì documentata, ma con altro significato, e cioè quello di ‘lólla, lòppica, sciamòla’ ovvero la ‘buccia interna della castagna, e anche i residui delle bucce delle castagne secche che rimangono nel vaglio’ (sen.). Tutte le fonti documentarie non forniscono l’etimo oppure lo dichiarano incerto. Avanzo dunque un’ipotesi, da confermare con ulteriori approfondimenti. Tranne Pisani Barbacciani, tutti i repertori precisano che la sciàmera è lo Spartium junceum L. (che rimanda al lat. sparton/spartum ‘sparto, specie di giunco, usato per cordami, stuoie, ecc.’). Se questa denominazione scientifica richiama lo spartire, cioè il ‘dipartirsi dalla pianta di uno o più stoloni’, ecco che è possibile considerare la voce sciàmera come un derivato di sciame (lat. examen, connesso con exigere) + il suffisso -ola (con rotacizzazione in -ora e vocale o sostituita da e/a per dissimilazione a contatto della nasale bilabiale m) a motivo dei vari rametti laterali del cespuglio che si propagano dallo stelo. Saluti borghesi all’Anghiarino anghiarese e ai miei quattro lettori da Enzo Mattesini Nell’altra pagina Corea, mitico personaggio anghiarese, mentre attraversa la Piazzola con una fascina di ‘brolle’ per accendere il fuoco.

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Migrarti 2018

Storielle di Anghiari raccontate da Cesare Menatti

Il Teatro di Anghiari è stato premiato dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e dello Spettacolo per il progetto “Dimmi EP, Extended Play”, danza, teatro, musica e memoria per una futura società.

Franco e Beppe

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quei tempi non c’era la mutua e i dottori venivano pagati dal malato appena terminata la visita. Franco era alcuni giorni che accusava dei dolori, ma il fratello maggiore Beppe lo scherniva sempre, dicendo che non era niente. I dolori persistevano e la famiglia finalmente si decide a mandare Franco dal dottore che, fatta la sua brava visita, sentenzia: “Franco, tu hai una bella appendicite. Bisogna operare al più presto!” Al che Franco risponde: “So contento pel mi Beppe che dicìa che ‘n’aio gnente....!!!”

La Beppa e la Minchina

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e sorelle si ritrovarono davanti al piccolo monumento che il Proposto Don Nilo Conti aveva fatto fare all’ingresso della Cappellina del Cimitero. Il monumento consisteva in un libro aperto in cui erano incisi a sinistra un pensiero del Foscolo e a destra uno del Carducci. La Menchina disse “io ‘sto Foscolo lo conosco che lavora dal Sor Livio (Sassolini) ma ‘sto Carducci non so proprio chi sia” E la Beppa rispose :”Deve essere foresto che manch’io lo conosco e sì che conosco quasi tutti..!”

Chjechjo e la (R)osa

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rano una coppia molto servizievole. La Rosa era stata presa al servizio dal Sor Livio e, oltre che per la mancanza assoluta della erre, si ricorda per l’episodio della “fittina”. Un giorno il Sor Livio disse alla Rosa di andare a prendere gli affettati per la cena. A tavola arriva un unico vassoio del tutto insufficiente a sfamare tante bocche. Il Sor Livio chiama la Rosa per delle spiegazioni che risponde così: «La (R)osa ha assaggiato una fittina de tutto, ma solo una... fittina... solo una fittina...» La fettina aveva sì uno spessore molto ridotto ma una superficie molto grande, perché grandi erano i pezzi che gli alimentaristi mettevano nell’affettatrice (per cui la Rosa si era pappata un bel po’ di roba). Chjechjo aiutava il Proposto a tenere in ordine le Chiese, gli orti e i giardini e serviva Messa molto spesso. Si ricorda che il Proposto che diceva la Messa a voce alta (allora i microfoni si usavano solo per le grandi occasioni) e a voce bassa suggeriva “ Ammene Chjechjo” e la voce stentorea del Chjechjo che subito dopo diceva “Ammene”

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immi EP” si pone in continuità con il progetto “Dimmi, in movimento” realizzato nell’ambito di MigrArti Spettacolo 2017, riprendendone e sviluppandone i punti di forza, con l’obiettivo di sfidare gli stereotipi sulla migrazione e di promuovere la percezione della diversità culturale come valore imprescindibile della futura società comune. Il progetto propone in particolare di coinvolgere giovani (immigrati, seconda generazione e italiani) in processi di co-creazione che conducano alla elaborazione e trasposizione in linguaggi artistici - in particolare la danza - delle storie, conservate presso l’Archivio dei Diari di Pieve Santo Stefano, di persone che hanno deciso di narrare la propria esperienza di migrazione e di condividere la propria cultura di origine. I linguaggi artistici (danza, musica, teatro) rappresentano in tal senso un veicolo privilegiato di comunicazione per superare la diffidenza e le barriere culturali e linguistiche. Andrea Merendelli, direttore artistico del progetto, si avvarrà della collaborazione di Gerarda Ventura (coordinatrice ambito danza), Massimo Ferri (coordinatore ambito musica) e Simone Martini (coordinatore ambito teatro) con la finalità di integrare i contributi apportati dal gruppo di affermati professionisti che affiancheranno i giovani nel processo di co-creazione: Tommaso Monza e Mohamed Yoursy Fathy “Shika” per quanto riguarda la danza, Francesco Manetti e Lorella Serni per il teatro, Enrico Fink e Mariel Tahiraj per la musica. “Dimmi EP, Extended Play”, progetto presentato dalla Compagnia Teatro Stabile di Anghiari in qualità di capofila di una rete costituita con l’Associazione Assadaqa=Amicizia, l’Associazione Gurdwaea Sangat Sabha Toscana, l’Associazione Senegalese del Valdarno, Anghiari Dance Hub, l’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano, il Comune di Terranuova Bracciolini, Controradio, Fratelli dell’Uomo, KanterStrasse, l’Istituto scolastico “Giovanni XXIII” di Terranuova Bracciolini, Officine della Cultura e l’Orchestra Multietnica di Arezzo è fra i progetti vincitori, per il secondo anno consecutivo, del Bando MigrArti Spettacolo 2018, assegnato dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e dello Spettacolo

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Un’avventura iniziata nel 1968 Si tratta del Carnevale della Gioventù di Anghiari

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on senza emozione ho sfogliato per la prima volta i documenti di un fascicolo consegnatomi da Roberto Chieli, al quale a sua volta era stato affidato da Antonella Mafucci, ed il cui possesso proveniva certamente dal padre, il compianto amico Gastone; è un fascicolo che contiene la prima parte della storia del “Carnevale della Gioventù” che proprio quest’anno compie cinquant’anni. L’avventura ha avuto inizio nel 1968, esattamente il 10 del mese di novembre in Anghiari, in via Mazzini al n. 22, testimoniata dall’atto costitutivo dell’associazione firmata da tutti i soci fondatori e controfirmata dall’ “Avv. Fernando Bartolomei notaro” (rep. N. 34939 fasc. n. 16769/678, registrato in Arezzo il 29.11.1968 al n. 2929 vol. 222). L’associazione aveva per scopo “di riunire in un divertimento comune la Gioventù e con preferenza di allestire carri allegorici rappresentanti vecchie e nuove tradizioni Anghiaresi”. Proprio secondo l’atto costitutivo di allora vennero eletti membri del primo comitato tutti i comparenti fondatori dell’associazione, che accettarono la carica e si costituirono immediatamente in adunanza e ad unanimità di voti elessero: Presidente il Sig. Prof. Mangoni Bruno; Vice Presidente il Sig. Mons. Don Nilo Conti; Segretario, il Sig. Polverini Riccardo; Tesoriere, il Sig. Mafucci Gastone; Vice Segretario, il Sig. Polverini Siro; altri consiglieri, Bianchi Alberto, Comanducci Domenico, Dragoni Angiolo, Leonardi Antonio, Leonardi Odoardo, Magi Lodovico, Martini Santino, Meozzi Angiolo, Pernici Pietro, Polverini Sergio, Zanchi Mario. Fu proprio Mons. Don Nilo Conti il primo promotore di questa società del carnevale, tant’è che per molti anni e fin dall’atto costitutivo l’associazione ha avuto la sede ufficiale proprio nei locali dell’oratorio parrocchiale. A tutti i soci fondatori siamo debitori di cinquant’anni di sfilate di allegra e sana goliardia, di carri allegorici, di maschere a volte pungenti e sarcastiche, altre volte argute e spiritose, altre volte ancora semplicemente belle ed accattivanti; sono davvero pochi i giovani soci fondatori di allora che hanno potuto ammirare la cinquantesima edizione del Carnevale anghiarese, e ciò fa calare un velo di tristezza sul presente; siamo però certi che lo spirito di coloro che

non sono più fra noi stia alimentando la voglia di fare di tanti loro successori che dopo cinquant’anni proseguono nel desiderio di dare continuità a quanto iniziato nell’ormai lontano 1968. Dopo il primo presidente, Bruno Mangoni, alla guida d el l ’as s o ci azi o n e si sono alternati altri anghiaresi, altrettanto desiderosi di impegnarsi per la migliore riuscita delle annuali sfilate di carnevale: hanno così preso le “redini dei carri”, Piero Calli, Palmiro Papini, Fedele Boncompagni, Stefano Rossi, Marco Pernici, Tiziana Buzzichini e l’attuale presidente Mauro Poggini. Ognuno di loro ha dato un taglio particolare e personale all’attività dell’associazione, ma in tutti c’è stato il desiderio comune e la capacità di circondarsi di tanti bravi collaboratori e collaboratrici, e tutti assieme hanno regalato ad Anghiari ed al suo carnevale una visibilità che fin dall’inizio è riuscita a superare i confini della vallata. La bellezza di cinquant’anni di carnevale è stata certamente documentata nel tempo dalla validità delle sfilate, dalla fantasia dei carri mascherati, dalla genialità delle maschere, dal fascino dei costumi, dall’attrattiva dei gruppi musicali, dall’incanto dei gruppi di ballo. C’è però anche un’altra bellezza, in questi cinquant’anni di carnevale, una bellezza forse meno appariscente, più strisciante, veno visibile, ma non certamente secondaria; anno dopo anno, il momento clou dell’associazione è stato certamente quello dell’esibizione, della sfilata dei carri, il punto d’arrivo, la meta, e ciò è vero. Tuttavia, anno dopo anno, la vera meta è stata il “viaggio”, il lavoro di un anno intero, l’impegno di tanti anghiaresi che hanno condiviso tempo e spazio nella costruzione dei carri, nelle decisioni da prendere, nel farsi amici l’un l’altro. E proprio questa condivisione di mesi e mesi di lavoro prima di arrivare alla sfilata dei carri, questo superare insieme tante difficoltà, costituiscono assieme il patrimonio più importante di questa associazione; ed è anche per questo motivo che l’ultima sfilata dei carri del carnevale 2018, il cinquantesimo peraltro ben riuscito, non è una meta ma è semplicemente per ora l’ultimo dei passi di un viaggio che ha avuto inizio nell’ormai lontano 1968 e che proseguirà, con l’aiuto di tutti, in un cammino ancora lungo e colmo di gioie, di soddisfazioni e di nuove amicizie. MR

Simbolo del Carnevale di Anghiari è il Sambudellaio. Quest’anno ce n’erano addirittura due. Eccoli nella foto nell’apposito carro ad aprire la sfilata 2018.

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La catechesi nell’arte

L’Annunciazione di Lorenzo Lotto (1480-1557)

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er questa catechesi Don Marco ha privilegiato un dipinto sacro, opera di un artista inquieto, spesso emarginato dai contemporanei, dato che, pur essendo esponente del Rinascimento veneziano, Lorenzo Lotto non si piegò mai a compromessi artistici. La sua vita raminga lo portò dalla sua Venezia a Bergamo, a Treviso, poi nelle Marche, a Roma ed a Firenze. A Recanati, invitato dai domenicani, dipinse l’Annunciazione, oggi al museo civico, quadro che coinvolge lo spettatore per la plasticità dei personaggi. L’attimo dell’Incarnazione ci rende partecipi all’evento, quasi fossimo presenti alla scena. Del resto Lotto, scrivendo ad un amico, si preoccupa di far rivivere la Parola: “inquieto e confuso mi affido a Cristo”. La scena si svolge all’interno di una casa, nella quale ogni elemento denota una quotidiana ferialità. La figura di Maria volta le spalle all’Angelo, non per irriverenza, ma è proiettata in avanti, quasi a cercare

ognuno di noi per trasmetterci la novità dell’accaduto. Il suo sguardo è intenso, sereno; il suo abito rosso è simbolo di un amore fedele ed il suo velo blu è un richiamo al cielo. L’irrompere dell’Angelo, con una posa quasi scomposta, è segno che è portatore urgente di un avvenimento che segna la storia, corporeo e sorpreso egli stesso dell’annuncio di cui è latore. Gli oggetti presenti nel quadro hanno un valore simbolico che rimanda all’Oltre: il baldacchino, segno della regalità di Maria, la clessidra simbolo del tempo, la mensola, l’inginocchiatoio, il vetro della finestra color oro, metallo inalterabile. In alto, sotto la loggia, Dio si manifesta in una nuvola e a mani giunte benedice Maria. Il ricco giardino nello sfondo è metafora del Paradiso terrestre perduto, ma ora riconquistato; vi si notano il cipresso sempreverde, simbolo della vita, la quercia incorruttibile, il pino simbolo della volta celeste. Al centro del dipinto colpisce per il suo ghigno felino, un gatto, sornione ed indifferente che evoca ambiguità diabolica. Maria però sarà colei che scaccerà il male con la sua sottomissione al progetto divino e invita ciascuno di noi a fare altrettanto. Marida

Don Mario Bartosiak, a cui avevo chiesto di mandarci un po’ di notizie, ci ha mandato anche alcune foto della sua chiesa. Qui pubblichiamo la veduta della chiesa, con le due torri, e don Mario nel sagrato in occasione di una celebrazione. Caro Mario, ad Anghiari fisso sono stato dal 2010 al 2011, solo un anno, però per ogni fine settimana venivo per 3 anni dal 2007 al 2010. Possiamo dire 4 anni ad Anghiari. Dal 2011 sono ritornato in Polonia, da allora lavoro nel nostro Tribunale Vescovile ed al seminario vescovile. Da 3 anni sono parroco di Vyrozeby. parrocchia della Santissima Trinità. Fu fondata nel 1445 da un nobile padrone di questa terra; la chiesa di oggi fu fondata nel 1865 dalla nobile famiglia Dernalowiczow ed è ancora utilizzata da questa comunità. Costruita in mattoni in stile neo-rinascimentale con due torri, dentro si trovano tre altari; il principale, con il quadro del Santissima Trinità, e due laterali: a sinistra con il quadro di San Vincenzo de Paoli -fondatore e ispiratore di numerose congregazioni religiose come la Congregazione della Missione-, a destra con il quadro

della Madonna Nera. La chiesa vecchia è molto bella. Con i miei parrocchiani ce ne prendiamo cura: da due anni abbiamo realizzato il riscaldamento, come sapete in Polonia in inverno fa freddo. Il numero dei parrocchiani oggi è di 720 persone. Ecco, sono poche parole scritte in fretta. cordiali saluti a tutti. Don Mario

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Con i Musei gestiti dalla Toscana d’Appennino Società Cooperativa

Sul filo della Memoria…

Un Santo per la Battaglia

Un’importante esposizione d’arte presso il museo comunale su S. Andrea Corsini e la Battaglia di Anghiari

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circa un anno dall’inaugurazione della mostra “La Battaglia svelata” il Museo della Battaglia e di Anghiari presenta una nuova esposizione dedicata ad un aspetto poco noto. Sarà infatti in mostra, dal 14 aprile all’8 luglio 2018, un’eccezionale opera d’arte. Si tratta di un disegno di Giovan Battista Foggini, “Sant’Andrea Corsini appare ai fiorentini durante la Battaglia di Anghiari”, realizzato negli anni Ottanta del 1600. Il soggetto ci offre l’occasione per presentare una delle più sconosciute storie legate all’evento, mentre si evidenziano le relazioni fra il lavoro di Leonardo Da Vinci e l’arte di Foggini, il più grande interprete del barocco toscano. Durante il periodo di mostra verranno organizzati incontri di approfondimento e visite guidate aperte a gruppi, scolaresche e singoli. Maggiori dettagli sono disponibili nel sito web del museo: www.battaglia.anghiari.it Gabriele Mazzi

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Camminare per i Monti Rognosi 1/10 nostri lettori saranno sicuramente a conoscenza dell’esistenza di una mappa dei sentieri del Parco dei Monti Rognosi e della Vale del Sovara. Si tratta di una carta in scala 1:15.000 che comprende, grosso modo, la parte di territorio che va dall’Alpe di Catenaia fino a Gello e da Anghiari fino al lago di Montedoglio. Nel retro della mappa sono presenti 10 itinerari tematici, studiati per mettere in rilievo le caratteristiche e le bellezze del territorio del Parco dei Monti Rognosi e della Valle del Sovara, che si può vivere e visitare in molti modi piacevoli: a piedi, in bicicletta e a cavallo, muovendosi lungo i sentieri ufficiali della ben attrezzata rete sentieristica o semplicemente passeggiando nei boschi, nei campi e nelle strade secondarie. Gli itinerari creano un’interessante offerta rivolta a tutti gli amanti della natura, dando loro la possibilità di vivere diverse tipologie di attività all’aria aperta: da tranquille passeggiate di pochi chilometri a percorsi più impegnativi che richiedono un’intera giornata. Tante possibilità per unire ad un sano esercizio fisico anche la possibilità di osservare le bellezze del territorio e della natura, come le rocce e i fiori dei Monti Rognosi, e di conoscerne la storia attraverso le numerose testimonianze, dai ruderi delle ferriera lungo il Sovara alle trincee della Seconda Guerra. A partire da questo numero presenteremo ai lettori dell’Oratorio questi dieci itinerari, spiegandone il percorso con poche ma precise informazioni. Si tratta di una sorta di piccola guida per chi, munito di carta, volesse avventurarsi nella natura del Parco dei Monti Rognosi e della Valle

del Sovara. Iniziamo con “Passeggiare sul fondo dell’Oceano”, un itinerario semplice pensato per far scoprire la geologia, la botanica e i paesaggi ofiolitici dei Monti Rognosi. La lunghezza del percorso è di circa 5 chilometri, percorribili in due ore. Tutto il sentiero è ben indicato da cartelli e tabelle, si consiglia tuttavia di avere con sé una carta dei sentieri. Lasciato il proprio mezzo nel parcheggio di fronte al Conventino, si prende la strada che scende verso il torrente Sovara. Superata la passerella sul torrente siamo già nel territorio della Riserva Naturale. Sul lato destro della strada acciottolata che sale verso il Conventino si possono notare alcune piccole piante tipiche delle ofioliti, l’asplenio del serpentino e la felcetta lanosa, presenti su una parete ofiolitica. Superato un tratto leggermente impegnativo dopo il teatro all’aperto, il sentiero svolta a sinistra e attraversa un interessante macereto, dove a seconda della stagione si possono rinvenire altri esempi di vegetazione ofiolitica come l’elicriso e l’alisso di Bertoloni. A questo punto il sentiero procede in leggera salita, girando attorno al Poggio Anghiarese (587 m. slm). Tra profumate pinete e ampie vedute sul paesaggio circostante si arriva al Poggio dei Subbi, dove si può ammirare un imponente monolite ofiolitico. Pochi metri dopo si svolta a destra e, seguendo un ampia strada forestale si costeggia il Poggio Anghiarese (628 m. slm). Da qui si gode di una splendida vista sul castello di Montauto. A questo punto la strada scende fino ad un’area attrezzata con dei tavolini. Si svolta a destra e si inizia la discesa verso il punto di partenza, tra eriche e ginepri. I più allenati possono allungare il percorso seguendo il “viottolo delle miniere”, un po’ impegnativo dal punto di vista della discesa ma interessante per la presenza di ginepri secolari. Una volta guadato il Sovara (attenzione: in alcuni periodi dell’anno la portata rende impegnativo l’attraversamento) si prosegue a destra fino al parcheggio. Buon cammino…. Lorenzo Minozzi

Nella foto di Fabrizio Darmanin paesaggio dei Monti Rognosi con, in primo piano (fiorita), una pianta di elicriso, localmente conosciuto come “brensi”.

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CRONAC HETTA

Mese di febbraio 2018

dei fatti più strani, più importanti o più semplici, avvenuti ad Anghiari e narrati da me Anghiarino Anghiarese.

Mese di gennaio 2018 Martedì 2. Sono passato da Celestino per fargli gli auguri di Buon Anno, ma la sua bottega alla Fonte era chiusa. * Oggi è morto Flavio Mercati di anni 78. Abitava verso la Polveriera (vicino alla ex chiesa di San Girolamo) era nato a Paolone, sarebbe il podere fra Tovari e il Trebbio. Ha collaborato con l’Oratorio dove sono state pubblicate molte sue ricerche. Giovedì 4. Oggi ho fatto la minestra di castagne. Buona; quella di una dozzina di lustri fa era più buona! * Oggi è morto Giovan Battista Piccini, da tutti conosciuto come Bista. Abitava a Chiarino, nella curva dopo il Mulino di San Leo, ed era nato al Molinaccio (quello di fronte a Catigliano). Sabato 6. Oggi era il compleanno di Celentano ma anche di Ivano Leonardi, il ‘citto’ di ‘Ninnio’. Domani sarà della Paola della Croce. * Oggi è morta Angela Burani vedova Tarducci. Aveva 86 anni ed abitava a Semoville di Catigliano. Era nata a Pietralunga. Domenica 14. Oggi è morta Lina Lanzi vedova Bergamaschi conosciuta come Elvia. Aveva 92 anni e per tanti anni ha abitato a Libbiano; era nata a Ville di Roti. Mercoledì 17. Stamani “era la Fiera di Sant’Antonio” a Monterchi, ma l’hanno rimandata a sabato e domenica e io non ci andrò. * Verso mezzogiorno ho sentito dei grandi ‘rombi’: pensavo che era vento. M’è toccato chiamare Frido e farmi dire che cos’erano: erano delle masse d’aria calda e fredda che si scontravano in cielo e quindi erano ‘toni’. * Oggi è morta Fulvia Cecconi vedova Fontana. Aveva 84 anni. Venerdì 19. Oggi la Ditta Tecnosystem di Chiusi della Verna ha completato il nuovo impianto di illuminazione nella chiesa della Croce. Sabato 20. Poco prima della Curva di Mucino, nel cancello del capannone dove ci lavorava Benedetto, c’era un grande fiocco rosa. Non m’è riuscito di capire a chi sia nata una bambina. Domenica 21. Stasera sono andato alla Messa al Ponte alla Piera. Un posto meraviglioso, con il castello di Montauto di fronte. Mercoledì 24. Il mercato è sempre più scarso. Speriamo che siano stati il freddo e l’influenza! Giovedì 25. Ero per caso a Tavernelle e per caso ho incontrato don Mario. Ora ha una parrocchia in Polonia, ma è stato da noi fra il 2007 e il 2011. Venerdì 26. Stamani ho detto a mio nipote che lo portavo a ‘burgilucco’, ma lui: «Ucco nooo.» Martedì 30. Quest’anno la merla sarebbe rimasta bianca. Ma Frido l’aveva previsto; vedi l’Almanacco nei giorni di fine gennaio: (...con conseguente risposta mite verso l’Italia).

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Giovedì 1°. Oggi è morto Ottavio Giorni. Aveva 90 anni ed abitava alla Scarpaia, una località di Tavernelle vicino a cui c’è il “Sasso di Sagresto”. Era nato a Dagnino, in comune di Pieve S. Stefano Venerdì 2. Oggi era la Candelora e in Propositura c’è stata la ripetizione del gesto dell’accensione delle candele. Sabato 3. Stanotte m’è parso d’aver sentito la grandine e Frido ha confermato: “era l’inizio della fase fredda della perturbazione”. Ho sentito anche dei ‘toni’: meno male che non era gennaio,sennò “moriva la pecora e il pecoraio”. Domenica 4. Stamani sono andato a Pocaia per la S. Messa solenne nell’antica chiesa sulla collina. Nel pomeriggio invece sono andato alle Casacce per chiedere alle donne del posto se conoscevano il ‘lattarolo’. Martedì 6. Oggi è morta Otella Moroni vedova Lombardi. Abitava a Montino ed aveva 88 anni. Era nata a Sovaggio. Venerdì 16. Oggi abbiamo saputo della morte di Loris Calli, Abitava di fronte alla Crocina ed era molto conosciuto per la sua attività di antiquario. Era nato per il Fosso. Lunedì 19. Oggi è morto Giuseppe Cangi, conosciuto anche come Beppino di Celeste. Aveva 87 anni ed abitava per la via del Carmine. Lo ricordiamo di quando aveva un camion Dodge per portare le legne. Era nato a Verazzano. Martedì 20. Oggi è morto Settimio Cesari di anni 93. Abitava al Borgo. * Oggi è morta anche Maria Borrani vedova Mazzoni. Abitava a Gricignano. Era nata a Castello, a Badia Petroia. Mercoledì 21. Stamani in piazza c’erano due o tre banchi, ma di ‘cristiani’ niente. Tirava un ventino gelido da verso la Pieve...! Giovedì 22. Stamani ho visto che la neve è arrivata fin poco sopra il Borgo. Tornando dal Borgo, ho potuto vedere che la neve era anche di qua: alla Faggeta, a Montauto e a Badia San Veriano. «Siamo circondati!» ha detto mia moglie. Sabato 24. Stamani ero alle Strosce dal Venturini per un affare e ho visto che il mandorlo di “Fico” era tutto fiorito. Speriamo che il freddo non lo “freghi”. È una varietà che viene da quello di Campalone. Domenica 25. Stamani, verso le otto, mia moglie guardando dalla finestra ha detto: «Mih, bufa!» Io mi sono affacciato e in effetti stavano venendo delle ‘caluvie’ di neve. * Verso le nove, invece, ero andato a fare la lettura del gas e mia figlia mi dice scherzosamente di andare a prendere un fagiano: era nel piazzale dell’Asilo. Martedì 27. Stamattina al Ponte del Tevere ho visto parecchi TIR fermi lungo le strade lì intorno. I carabinieri avevano chiuso l’accesso per Cesena causa maltempo o forse per il passaggio degli spargisale. * Nel pomeriggio sono andato ai Caroni dai Del Morino. Pensate che un loro antenato, Paolo, faceva il fabbro ad Anghiari e abitava a Santo Stefano. Mercoledì 28. Stamani in piazza c’erano solo un paio di banchi e un altro paio in Piazza dei Polli. Cristiani niente. * Stasera verso il ‘cumbrigliume’ s’era una quindicina a fare ‘lume a marzo’.


Il Sinodo diocesano

Considerazioni di don Alessandro Bivignani Continua il nostro parlare di Sinodo Diocesano

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a volta scorsa abbiamo ripercorso in maniera piuttosto sommaria i precedenti sinodi della nostra diocesi. Parlo al plurale, poiché in tale periodo non esisteva una sola diocesi ma tre (oltre Arezzo anche Sansepolcro e Cortona). Da quei sinodi lì, ad oggi, sono passati circa ottant’anni, un lungo lasso di tempo, se si pensa che il Codice di diritto canonico del 1917 fissava l’obbligo della celebrazione del sinodo ogni dieci anni (cfr. can. 356 § 1). Ora, anche se non abbiamo ancora visto l’origine e lo sviluppo del sinodo nella storia, almeno come premessa ci siamo chiariti che tale assemblea ha sempre fatto parte della vita della Chiesa, e nei momenti in cui era necessario rivedere alcune prassi, alcune leggi, della Chiesa, si è sempre ricorso a questo strumento. È vero: se si ha a cuore il più importante fine della Chiesa, cioè l’annuncio del Vangelo (o, come si dice in teologia, la salus animarum), in ogni epoca storica la Chiesa ha dovuto riflettere su di se, alla luce dello Spirito Santo, per trovare il linguaggio giusto per parlare agli uomini di quel preciso tempo. Fu davvero una intuizione illuminata quella di Giovanni XXIII quando nell’annunciare il Concilio parò del bisogno di un «aggiornamento». Nel nostro caso, dunque, sono passati circa ottant’anni. Possibile, ci verrebbe da domandare, che in tutto questo tempo a nessun vescovo sia venuto in mente di convocare un sinodo? Eppure in questi ottanta anni di cambiamenti ce ne furono: basti pensare la seconda guerra mondiale, e poi il boom economico degli anni seguenti. E poi la rivoluzione culturale del ’68 con tutto ciò che ne è scaturito, sia in bene che in male. Nell’ambito ecclesiale ci fu il Concilio Vaticano II, e questo solo basta per comprendere la portata dei cambiamenti di cui parliamo. E le diocesi? Non avvertirono la necessità di comprendere, e comprendersi, di fronte ad un mondo che in pochi anni mutava così profondamente? C’è bisogno dell’occhio della storia, altrimenti cadremmo in un equivoco. È vero: dopo la promulgazione del Codice del 1917 che impose a cadenza decennale dei sinodi diocesani, tutti si sarebbero aspettati una nuova fioritura di sinodi, invece dal ’17 al Vaticano II le diocesi celebrarono uno o al massimo due sinodi, ma furono di solito assemblee «tecniche», in cui i convocati, cioè solo i sacerdoti, discutevano di questioni ecclesiastiche e poco più. Commenta infatti un teologo gesuita: «ciò che alle origini era sorto come assemblea di tutte le componenti del popolo di Dio radunata attorno al vescovo, si era trasformato in assemblea di soli ecclesiastici. Ciò spiega il progressivo svuotamento del significato e della funzione ecclesiale delle sue origini» (cfr. P. Puca, in “La Civiltà Cattolica”), per cui quando il sinodo diocesano veniva celebrato era comunque un evento che si svolgeva nel più totale disinteresse della comunità diocesana. Del resto c’era da scontare una pesante eredità, quella di una eccessiva centralizzazione della Sede di Roma, per cui di fronte all’importanza del Papato ogni vescovo, e quindi ogni diocesi, perdeva importanza a favore del primato papale, arrivando addirittura alla considerazione delle diocesi come «circoscrizioni o parti dell’unica Chiesa». In questo contesto, in cui le Chiese particolari (cioè le diocesi) non vivevano più la loro vita ma dovevano solamente recepire gli ordini dall’alto, i

sinodi diocesani servivano solamente come cinghia di raccordo tra il potere centrale e l’organizzazione locale. È ovvio che questa idea è piuttosto distante da quella autentica di Chiesa. Ora, almeno in coloro che hanno una frequentazione ecclesiale media, dovrebbe risultare immediato fare un collegamento di idee tra il Sinodo diocesano e il Concilio Vaticano II. Direi che è senza dubbio opportuno, ma va chiarito. A differenza del Concilio di Trento, il Vaticano II non dette indicazioni precise sui sinodi, anzi, non le diede affatto. Strano… eppure ci saremmo aspettati che nel momento in cui la Chiesa riscopre modalità nuove di partecipazione, avrebbe dovuto dare anche nuove indicazioni sul sinodo. No, e a ragione. Il Concilio infatti si è espresso in maniera autorevole, cioè dogmatica, sull’episcopato e le Chiese particolari: il sinodo diocesano, per sua natura propria, ritorna ad essere quindi il primo strumento di una diocesi (nel nuovo Codice di diritto canonico il sinodo è posto all’inizio della sezione che riguarda la struttura delle Chiese particolari. Cfr. can. 460), anche se per l’entrata in vigore del nuovo Codice dovremo attendere il 1983. Qui sta una nota degna di valore: dal Vaticano II fino all’83, ci fu sicuramente un «risveglio» dei sinodi nelle diocesi; però esisteva il problema della legislazione, per cui non essendoci un Codice scritto secondo lo spirito del Concilio, si sarebbe dovuto seguire quello del 1917: un controsenso! Eppure, vedremo in seguito, anche questo tempo fu fecondo. Ogni tempo, nell’ottica provvidenziale di Dio, è sempre foriero di bene, anche quando a noi sembra un tempo morto. Detto ciò si comprende meglio quello che avvenne ad Arezzo dopo il Vaticano II. Il Vescovo Giovanni Telesforo Cioli, che fu padre conciliare, negli anni del suo ministero episcopale ad Arezzo, e poi anche Sansepolcro e Cortona, tentò alla luce del rinnovamento del Concilio, di celebrare un Sinodo diocesano. Uso la parola «tentò» perché tale Sinodo fu inaugurato regolarmente, ma poi non andò in porto, non ci fu nessuna conclusione e nessuna pubblicazione di atti, che sono necessari per la validità di un Sinodo. Di questo tentativo di Sinodo ci soffermeremo la volta prossima. Di questo Sinodo esiste comunque una pubblicazione, pur senza fonti, edita nel 1989: Il Sinodo di Arezzo, Cortona, Sansepolcro, celebrato dal Vescovo Giovanni Cioli a cura di A. Bacci, N. L. Gabrielli e F. Sensini. Nella foto, Giovanni Telesforo Cioli, arrivato ad Arezzo come coadiutore nel 1956, fu Vescovo di Arezzo dal 1961 al 1983. Nel corso del suo episcopato divenne anche Vescovo di Sansepolcro nel 1975 e di Cortona nel 1978. Dal 1978 al 1983 tentò di celebrare il Sinodo.

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Questo giornale lo potrete trovate su Internet

Scriveteci: oratorio@parrocchiadianghiari.it o: Oratorio di Anghiari, Via della Propositura 6 - 52031 ANGHIARI Per le vostre offerte: Propositura Insigne Anghiari - C/C postale N. 11802527 banca di anghiari e stia: IT82 Y083 4571 3100 0000 0005 053

Santuario del Carmine Festa dell’Ascensione 2018 Preparazione alla Festa Giovedì 10 maggio: 40 giorni dalla Pasqua S. Messe alle ore 7:00 e alle ore 11:00

Sabato 12 maggio: Vigilia della festa Alle ore 20:45 accensione del fuoco nel piazzale del Santuario e canto dei Primi Vespri. Un invito particolare a tutte le parrocchie di Anghiari ad essere presenti al Santuario del Carmine per la celebrazione della vigilia

Sirio Ruggeri dipinse

Domenica 13 maggio: Ascensione Ore 6.30: Apertura del Santuario. Dalle ore 7:00 alle ore 10:00 S. Messa ad ogni ora Ore 11.15: Solenne Celebrazione Eucaristica Alle ore 16.00: S. Messa. Benedizione dei bambini Alle ore 18.00: S. Messa solenne officiata dal Rettore del Santuario, in suffragio dei benefattori e dei festarini defunti. Ad ogni ora della giornata saranno presenti sacerdoti per le confessioni

Il pellegrinaggio a piedi

Si invita a riscoprire il senso cristiano del pellegrinaggio, percorrendo un tratto di strada a piedi fino al Santuario, seguendo uno degli itinerari segnalati da cartelli e descritti più sotto. Al termine di ogni S. Messa le parrocchie ed i pellegrini che hanno raggiunto il Santuario a piedi riceveranno una particolare benedizione. Da Anghiari: dalla Piazzetta della Croce si percorre la Provinciale per il Ponte alla Piera (strada di crinale). Lunghezza circa 3,5 km. Percorso anche per le parrocchie di San Lorenzo e quelle di Monterchi e Citerna. Da Tavernelle: partenza di fronte al ristorante della Doretta. Attraverso La Banca e Galbinaccio. Dal Ponte delle Fate: Parrocchia del Ponte alla Piera. Attraverso la strada detta “Le Scalette” e Cul di Paiolo. Dalla Marca/Papiano: Parrocchie di Caprese e Sovaggio. Attraverso i Monti Rognosi e Cul di Paiolo. Da Micciano: dalla Pieve di Micciano e seguendo l’antico tracciato da Campalla e dal Poggiolo. Da Santo Stefano: Partenza dalla chiesa e attraverso la vecchia via di Caprese si sale verso Sterpeto e il Faggeto.


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