2018-3 Oratorio di Anghiari

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PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHI GIUGNO - LUGLIO 2018

N. 3

Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue


Sommario

In copertina - Personaggi anghiaresi

Urio

Urio............................................................................. Educare coi simboli (editoriale).................................. Calendario liturgico giugno-luglio 2018..................... Orario S. Messe prefestive e festive............................ Orto delle ricordanze (ft)............................................. Auguri ‘Maestro del coro’ .......................................... Il calabrone: Governo, Babbi..................................... Auguri a Osvaldo e Giovanna..................................... Automobilisti fantasiosi - Fiamminga......................... Un dio particolare (la vignetta di Scacciapensieri)..... Ex Oratorio di S. Giovanni Battista (qg).................... La pesca per la Caritas................................................ Un giorno tanto atteso - Consacrazione allo Scapolare..... Il pellegrinaggio................................................................ In qua nocte....................................................................... I giochi (gp)................................................................ Misericordia: Offerte e nuovi iscritti - 5x1000........... Un trasfusionale nuovo di zecca................................. Sinodo diocesano: anche la Fratres c’è!!!.................... A Rimini con i Donatori di sangue.............................. Le vostre offerte per il 2018 (III elenco)..................... Maestà della Palaia...................................................... Distrazione anghiarese (az)......................................... La Propositura di S. Maria delle Grazie 3 (ab)........... Una ricchezza spirituale viva e concreta (mm)........... Il convitto, una scuola................................................. Claribel Alegria - Don Arialdo - La fede (Trilussa).... I lettori ci scrivono................................................................ Appendice alla Cronachetta........................................ Bartolino e Cleto (cm)................................................ Rut: tre donne sole (tbv).............................................. È bello camminare con te, Gesù!................................ Membra vive della nostra comunità........................... Felci e soci - Detti castellani....................................... Auguri a Carla e Franco.............................................. Quando il passato profuma di futuro........................... Senza voci non c’è coro.............................................. Frittelle (Cleto) - Sant’Agostino (gb).......................... Toppole - Acqua Santa................................................ Guidizzolesi - Vasche.................................................. La filastrocca della mia nonna Marianna.................... Pesce d’aprile (Emmedipì).......................................... Bimbi di oggi: Gioia Bartolini.................................... Visita alle famiglie: tavole.......................................... Palme - Auguri Lucia.................................................. Notizie da Monterchi.................................................. Dalle parrocchie - Notizie dalla Piazza....................... Il mattino della Resurrezione...................................... Paolo Crepet: il coraggio è l’aria che si respira.......... Tavernelle: Il Rosario - Le croci - La festa della famiglia.......... Giacomo Bartolomei (ft) - Morto Giacomo Bartolomei (az)... Pulezze (em)................................................................ Chierichetti e sacerdoti di “ieri”.................................. Festa centenaria alla Ripa........................................... Meccanici.................................................................... Alipio.......................................................................... Parole misurate (la vignetta di Scacciapensieri)......... Il terremoto del 1948.................................................. Una bellezza - Monti Rognosi, Sasso di Simone........ Cronachetta: marzo-aprile 2018................................. Sinodo diocesano (ab).................................................

(famiglia Alberti)

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rio è stato un personaggio veramente simpatico e conosciuto da tutti. Gestiva la bottega di biciclettaio, iniziata dal padre ‘Boleto’ dove si riparavano le biciclette. Allora il lavoro di biciclettaio non mancava perché le vie erano sterrate e quindi si forava spesso e poi era un continuo rompersi dei “raggi” con quelle buche di allora, c’era poco da farla liscia. Ora le strade sono asfaltate [N.d.R. ma le buche ci sono sempre] e questi problemi sono diminuiti. Dunque il lavoro progrediva bene per il benessere della loro famiglia; però nel dopoguerra le biciclette furono surclassate dai motorini e quindi, dopo la morte del vecchio Boleto, il figlio Urio, con buona volontà, cambiò mestiere: da biciclettaio ad orologiaio. Insomma con il tempo aveva fatto un bel salto di qualità, aveva una buona clientela ed anche il figlio ha continuato questo lavoro a Sansepolcro. La figlia di Urio sposatasi e dopo rimasta vedova da giovane con due bambine, ha tirato avanti la famiglia lavorando presso l’Asilo comunale come cuoca. Il grande Urio fu un grande suonatore di clarinetto, esperto conoscitore della musica, qualche volta, per mancanza del Maestro, si adattava a farlo lui e ci riusciva benissimo perché il suo attaccamento alle istituzioni era il suo grande pensiero. Operatore di macchina per il cinema al Teatro di Anghiari con Checco Minelli, detto “Bocchèle”, passavano le giornate insieme per la proiezione in sala dei film fino alla chiusura. Armando Zanchi Questo ricordo è stato pubblicato nel 1994, nel numero 1 dell’Oratorio:

La morte di Urio Alberti

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ecentemente è scomparso Urio Alberti. Quando ho appreso la notizia della sua morte mi è sembrato come se un pezzo della storia di Anghiari se ne andasse. Mi è sembrato allora che la storia del nostro paese fatta di artigiani, di lavoratori, di possidenti, di guerrieri, di armaioli, di contadini, di commercianti, di capitani di ventura, di persone umili e potenti perdesse un tassello importante, attuale. Subito dopo però mi sono reso conto che quel pezzetto di storia di cui Urio faceva parte non è scomparsa ma è rimasta e rimarrà nel ricordo e nella testimonianza che ne ho io come ne hanno tanti altri anghiaresi e, unita a tante altre brevi storie, rimarrà nel ricordo per tutti. Con questa sicurezza ho partecipato al funerale dell’amico Urio e mi è tornato in mente di quando ragazzetto, ed egli me lo ripeteva spesso, passando davanti alla sua bottega di biciclettaio, in cima alla Croce, mi affacciavo per curiosare. Egli allora mi prendeva e, come si fa con i bambini, mi tirava in aria per riprendermi subito e farmi divertire. Ciao Urio, rimarrai sempre nel mio cuore. (Emmedipì)

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l'editoriale di enzo papi

Educare coi simboli

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(anche oggi!)

n editoriale con foto, questa volta! A scuola di sapienza coi nostri antichi! Ecco cosa mi ha colpito, fra le tante cose della spedizione catechetica a Pistoia -per i particolari rimando al bel pezzo che ha scritto la Marida a pag 20-, organizzata da don Marco: i sostegni coi quali Giovanni Pisano, dal 1301, fa reggere il pulpito realizzato per la chiesa di S. Andrea.

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ue leoni accovacciati sorreggono due delle colonne sulle quali si appoggia la cassa del pergamo; sembrano giochi artistici, di bravura eccelsa dello scultore, ma in realtà sono simboli: lo scopo è comunicare un messaggio o, meglio, un atteggiamento: come l’uomo, ogni uomo, quello del Trecento come quello di oggi, del XXI secolo, deve porsi di fronte alla Parola, quella proclamata dall’alto della tribuna, che è parola di Dio. In altri termini: voglio ascoltare, cioè lasciarmi penetrare dentro (e cambiare vita) davanti all’Annuncio? Solo io che osservo posso dire il mio sì. Ecco allora i due leoni stilofori che, evidentemente, documentano plasticamente la Parola che viene proclamata per me, per ogni fedele.

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l primo tiene stretto fra le zampe un cucciolo di animale che viene allattato. Da notare l’incongruenza: il leone ha la criniera, quindi è un maschio, ma il sesso non conta; la femmina è colei che dà la vita, mentre colui che la mantiene e la sostiene è il maschio: ecco perché un leone! Ciò che importa è il messaggio: la madre Chiesa ti dà la vita (Battesimo), ma Cristo è la Parola per la tua consapevolezza, colui che allatta; e il cucciolo è il fedele, colui che si alimenta, si rafforza e si conferma per quella Parola. Splendida l’immagine del fedele che si concede a Cristo per abbeverarsi alla sua Verità!

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l secondo leone tiene prigioniero fra le zampe un cigno dal collo molto lungo. Ora il prigioniero, con ogni evidenza, senza alcun timore, allunga il proprio collo per fare il solletico, per giocare col grande becco, sotto la gola del felino; incredibile, una affettuosità giocosa sulla gola che altrimenti, nella realtà, per chi osserva, sarebbe pericolosa e feroce! Cioè, familiarità, consuetudine e soddisfazione per Cristo che si offre a te. Non c’è vera comprensione della Parola, non c’è reale condivisione dell’annuncio, non c’è effettivo cambiamento del cuore senza la fedeltà al luogo donde la Parola discende; nel nostro caso, come in quello di Giovanni Pisano, il leone-Chiesa che è il Corpo Mistico di Cristo. Appunto Cristo-Chiesa, cioè il leone che allatta, il leone che si lascia fare le coccole dal cigno fedele, contento della sua amicizia! L'ORATORIO DI ANGHIARI - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue Anno LII - Periodico del Vicariato di Anghiari e Monterchi. Con approvazione della Curia di Arezzo Aut. Tribunale di Arezzo n. 5 del 28 aprile 1967 - Dir. Resp. Enzo Papi - Stampa: Grafiche Borgo, Sansepolcro.

Redazione:donmarcosalvienzopapimariodelpiaelisadelpiantaverarossiteresabartolomeigabrielemazzimassimoredenti.

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CALENDARIO LITURGICO a cura di Franco Cristini

Mese di giugno 2018

Mese di luglio 2018

1 giugno venerdì: Primo venerdì del mese. Nella chiesa di Micciano alle ore 20:15 circa, Santa Messa per il Gruppo Uomini Ritiri di Perseveranza. Nel Santuario del Carmine alle 21:00 Santa Messa e Adorazione. 3 giugno domenica: Domenica nona del tempo ordinario. CORPUS DOMINI. Tale festività cade la seconda domenica dopo Pentecoste. In Propositura alle ore 9:00 Santa Messa e alle ore 11:00 Santa Messa solenne in occasione della Prima Comunione dei fanciulli della Parrocchia; al termine seguirà la processione con il Santissimo Sacramento fino alla Chiesa della Croce. Alle ore 18:00 S. Messa nella Chiesa della Croce. 5 giugno martedì: Primo martedì del mese. In Propositura alle ore 17:00, Ora di Guardia con recita del Santo Rosario. 7 giugno giovedì: Primo giovedì del mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni. 8 giugno venerdì: Sacro Cuore di Gesù. La festa del Sacro Cuore di Gesù cade il venerdì che segue la seconda domenica dopo Pentecoste. 10 giugno domenica: Domenica decima del tempo ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 13 giugno mercoledì: Sant’Antonio di Padova, sacerdote e Dottore della Chiesa. Nacque a Lisbona nel 1195 e morì a Padova nel 1231. Ad Assisi incontrò San Francesco. Fu difensore dei poveri e degli oppressi, uomo di grande cultura e straordinario predicatore. È venerato in modo particolare a Padova, dove le sue spoglie riposano nella Basilica che da lui prende il nome. 17 giugno domenica: Domenica undicesima del tempo ordinario: Sante Messe secondo l’orario festivo. 24 giugno domenica: Domenica dodicesima del tempo ordinario. Natività di San Giovanni Battista. Sante Messe secondo l’orario festivo. 29 giugno venerdì: Santi Pietro e Paolo. Fonti storiche attestano che nel 67 D.C. si trovavano entrambi a Roma, dove furono incarcerati e giustiziati.

1 luglio domenica: Domenica tredicesima del tempo ordinario: Sante Messe secondo l’orario festivo. 3 luglio martedì: San Tommaso Apostolo. È conosciuto per la sua incredulità svanita davanti a Gesù resuscitato. Sembra che abbia predicato il Vangelo in India, dove subì il martirio. In Propositura alle ore 17:00, Ora di Guardia con recita del Santo Rosario. 5 luglio giovedì: Primo giovedì del mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni. 6 luglio venerdì: Primo venerdì del mese. Nella chiesa di Micciano alle ore 20:15 circa, Santa Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza. Nel Santuario del Carmine alle ore 21:00 Santa Messa con adorazione. 8 luglio domenica: Domenica quattordicesima del tempo ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 11 l u g l i o m e r c o l e d ì : Anniversario dell’apparizione della Madonna al “Combarbio”, antico nome dell’odierno Carmine. Alle ore 20:00, pellegrinaggio da Anghiari (Acquedotto) verso il Santuario per partecipare alla Santa Messa delle ore 21:00. Nei giorni 14 e 15 luglio, alle ore 21:00, preghiera comunitaria nel Santuario in preparazione alla festa della Madonna del Carmelo. 15 luglio domenica: Domenica quindicesima del tempo ordinario: S. Messe secondo l’orario festivo. 16 luglio lunedì: Beata Vergine del Carmelo. Festa solenne nel Santuario del Carmine. Santa Messa alle ore 21:00 seguita dalla processione intorno al Santuario. 21 luglio sabato: Alle ore 18:00 la Santa Messa sarà celebrata nella Chiesa del Borgo della Croce in onore di Santa Maria Maddalena. 22 luglio domenica: Domenica sedicesima del tempo ordinario. S. Messe secondo l’orario festivo. 25 luglio mercoledì: San Giacomo apostolo, il Maggiore, figlio di Zebedeo e fratello di Giovanni; fu presente ai principali miracoli di Gesù. È venerato soprattutto a Santiago di Compostela dove sorge una basilica a lui dedicata. 26 luglio giovedì: Santi Anna e Giovacchino, genitori della Vergine Maria. 29 luglio domenica: Domenica diciassettesima del tempo ordinario. Santa Marta. Sante Messe secondo l’orario festivo. 31 luglio martedì: Sant’Ignazio di Loyola, sacerdote e fondatore della Compagnia di Gesù.

Immagine del Sacro Cuore di Gesù nella chiesa di Tubbiano.

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Santuario del Carmine

S. MESSE FESTIVE CELEBRATE NELLE CHIESE DEL VICARIATO DI ANGHIARI

Anniversario dell’Apparizione al Carmine

Ore 8:00

Ore 9:00

-ANGHIARI: Chiesa di S. Stefano -ANGHIARI: Chiesa di Propositura -VIAIO: Chiesa di S. Paterniano

“ “ -CATIGLIANO: ogni 15 giorni Ore 10:00 -CARMINE: Santuario Madonna del Carmine “ -MICCIANO: Pieve di Maria Assunta “ -S. LEO: Chiesa di San Leone Ore 11:00 -ANGHIARI: Chiesa di Propositura “ -PIEVE DI SOVARA: S. Maria Annunziata “ -TAVERNELLE: Chiesa dell’Assunzione di M.V. Ore 16 (estivo 17) -PONTE ALLA PIERA: Chiesa di S. Giovanni E. Ore 18:00 -ANGHIARI: Chiesa della Croce

Mercoledì 11 luglio, alle ore 20:00, p e l l e g r in a g g i o d a Anghiari (Acquedotto) e d a Ta v e r n e l l e (dal Bagnolo) verso il Santuario per partecipare alla Santa Messa delle ore 21:00.

... E DI MONTERCHI Ore 8:45 -PADONCHIA: Chiesa di S. Michele Arc.lo Ore 10:00 -POCAIA: Chiesa della Madonna Bella Ore 11:00 -LE VILLE: Chiesa di S. Maria della Pace Ore 11:15 -MONTERCHI: Chiesa di S. Simeone profeta Ore 17:00 (18:00 estivo) -Chiesa di San Simeone a Monterchi Prima domenica del mese a Scandolaia ore 15:00 (ore 16:00 estivo) Ultima domenica del mese: Chiesa di San Michele Arc.lo a Pianezze, ore 16:00 (ore 17:00 estivo).

MESSE PREFESTIVE: Ore 16:00 - (ore 17:00 estivo) Chiesa di Tavernelle Ore 16:00 - (ore 18:00 estivo) Arcipretura Monterchi Ore 16:00 - (ore 18:00 estivo) Chiesa di Tubbiano Ore 17:00 - Madonna Bella a Pocaia Ore 17:30 - S. Maria della Pace, Le Ville Ore 18:00 - Propositura di Anghiari

Lunedì 16 luglio, Madonna del Carmelo, Santa Messa solenne alle ore 21:00 seguita d a l l a p ro c e s s i o n e intorno al Santuario

Primo Venerdì del mese Al Santuario del Carmine, alle ore 21:00, recita del Rosario e S. Messa con meditazione A Micciano, alle ore 20:15, S. Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza In Propositura, alle ore 18:00, S. Messa 5


IL PALTERRE*: dove gli Anghiaresi parlano di Anghiari, e non solo

* Queste pagine possono essere lette dagli Anghiaresi senza particolari prescrizioni. Per gli altri si consiglia moderazione.

Auguri, ‘Maestro del coro’

Un uomo di vecchio stampo

Orto delle ricordanze

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enerdì 20 aprile, presso il Conservatorio di Musica “Francesco Morlacchi” di Perugia, Cesare Ganganelli ha conseguito la Laurea Magistrale in Discipline Musicali (Direzione di Coro). Ha discusso la tesi “La musica sacra di Paolo Antonio del Bivi: un compositore riscoperto in terra d’Arezzo” ottenendo la bella votazione di 110 e Lode. Relatore è stato il prof. Luigi Ciuffa. Controrelatore il prof. Maurizio Biondi. A Cesare, dopo gli auguri dei familiari, vanno anche quelli degli amici, della Parrocchia e della Redazione che li manda verso la Giardinella, dove Cesare abita.

Lo potrei anche chiamare “ orto di pace” semplicemente per la tranquillità e la pace che il mio orto mi dà. In quest’epoca ricca di tanti avvenimenti e di qualificate scoperte in ogni campo ma altrettanto pervasa da un forte malessere, causato a mio avviso dal consumismo esagerato, che il cosiddetto benessere ci ha imposto. Frastornato dal rumore assordante d’ogni cosa, angosciato per le infinite sciagure che quotidianamente la TV ci fa vedere; ho sentito il bisogno di riassaporare, coltivando l’orto, quella serenità che solo il contatto diretto con la natura mi può dare. Ho così riscoperto le mie radici contadine, che vengono da quella parte sud della Valdichiana, in cui i miei antenati hanno lavorato la terra per generazioni. Raggiunta ormai l’età in cui più vivo è il bisogno di ripensare alla vita trascorsa, ho sentito lo stimolo di tornare a stretto contatto con la terra e con l’ambiente naturale. Non appena i rigori dell’inverno si affievoliscono e i primi tepori della primavera riscaldano l’aria, inizio i lavori nell’orto. La coltivazione da me preferita sono i cocomeri; forse per il ricordo d’infanzia. Nei pomeriggi assolati, quando i contadini cessavano per poco i lavori riposandosi sdraiati sotto l’ombra dei gelsi, io furtivamente sgattaiolavo nei campi e rimanevo incantato nel vedere la bellezza degli orti e le rotondità dei verdi e grossi cocomeri. Mi capita spesso di sognare gli orti dei cocomeri; questi m’appaiono in tutta la loro bellezza e sono tanto grossi che li posso vedere da lontano al di là delle alte pannocchie di granturco in quei campi verdeggianti della Valdichiana. Nei primi giorni del mese di maggio, alle sei di mattina sono già a lavorare nell’orto. Che piacere respirare l’aria fresca, o sentire il tubare delle tortore sui rami dei pioppi lungo l’antica “Reglia” dell’acqua Viola (Viola per il guado che veniva messo a macerare o per una Dea lì dimorante?). Oltre ai cocomeri, coltivo insalata di più qualità, cipolle, pomodori, carote gialle, peperoni, meloni, sedani, cavoli, oltre alle piante d’odori: basilico, radicchio amaro, prezzemolo ed altro ancora. Per le mie coltivazioni non uso concimi chimici ma soltanto ‘concio’ organico di stalla bovina. Per i pomodori, i cocomeri e i meloni, per difenderli dalla peronospora e l’oidio, uso il solfato di rame in modestissima quantità.

Il calabrone

io la penso così

Governo

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ono passati ormai due mesi dalle consultazioni e ancora il Governo è in alto mare (quando il giornale giungerà a casa vostra tutto sarà risolto!). Dovrebbe essere semplice: chi ha vinto governa; chi ha perso sta all’opposizione. Solo che chi ha vinto non ha vinto poi così bene, chi ha perso, ha perso ma poco poco (dice lui) e le discussioni e i giri di consultazioni vanno avanti. Poi c’è anche chi vuole stare all’opposizione ma lo vogliono a governare: insomma un gran ‘casino’. Però c’è da ricordare che la politica, quella positiva, è fatta di confronto e compromessi (quelli onesti, per realizzare cose utili al Paese) e quindi ci vuole tempo. E allora aspetteremo!

Ecco i miei pensieri espressi in ottave

Babbi

A coltivare l’orto invito tutti, per riveder gli insetti sopra i fiori, per cogliere dai rami i dolci frutti, mirar cangiare l’ombre e i colori; prati con la rugiada oppure asciutti, di madreperla l’erba ai primi albori, nell’anima s’accende una gran fiamma: ti voglio bene o Terra come Mamma. Che meraviglia lo sbocciar d’un fiore o il mormorio del vento sopra il prato, o le ruote d’un carro alle prim’ore su quel sentiero tutto acciottolato, gustare d’un cocomero il sapore, correre scalzo ho sempre ricordato: perché, perché ho in testa il ritornello della mia infanzia e di quel tempo bello?

Franco Talozzi

Le cronache dei giornali e le TV hanno messo in risalto quel genitore (è della nostra provincia) che ha malmenato l’allenatore perché non ha fatto giocare suo figlio. Quel babbo, oltre ad avere sbagliato ed avere commesso un reato (a sentire quello che hanno detto i giornali), ha sbagliato soprattutto perché non considera lo sport, a cui suo figlio partecipa, come una pratica dove ci si dovrebbe divertire: considera invece lo sport come un luogo dove se non primeggi sei svalutato o sminuito di fronte agli altri genitori. Quindi lo sport non c’entra niente.

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...il Palterre, ovvero Ridendo castigat mores

Auguri a Osvaldo e Giovanna

Automobilisti fantasiosi

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iverse volte abbiamo parlato di automobilisti maleducati, che non rispettano i limiti imposti nelle strade, che non prestano attenzione ai centri abitati dove ci sono pedoni che devono attraversare le strade e simili. Ora però vogliamo complimentarci con uno di loro che è riuscito a trovare un nuovo spazio per parcheggiare l’auto; probabilmente c’è posto per due! L 'Associazione Culturale “Il Tombolo di Anghiari”, da molti anni sta tenendo viva la tradizione della lavorazione a tombolo, chiamata anche trina a fuselli, partecipa a mostre e concorsi insegnando quest’arte a chi vuole impararla. Ringrazia la signora Francesca Parati e il signor Mauro Panichi che hanno donato alcuni disegni per tombolo appartenuti alle loro congiunte merlettaie che arricchiscono così l’archivio dell’associazione.

Era il 1960 quando Osvaldo e Giovanna si incontrarono in casa della zia Celeste di Tavernelle. Lui dei Cerbini di Campogianni; lei dei Tricca di Tavernelle. Il 28 aprile del ‘68 si sono uniti in matrimonio al Santuario della Verna, festeggiando poi con parenti e amici al “Cerro” di Caprese. La vita insieme ebbe inizio a Milano, dove lui lavorava e dove hanno realizzato la famiglia. Da alcuni anni, in meritata pensione, vivono felicemente a Rivergaro (Piacenza) vicino alla figlia Cinzia, al genero Dante e agli amatissimi nipoti Francesco e Gianluca. Spesso volano a Düsserdolf dove lavora Mario, l’altro figlio. Agli sposi e a tutta la famiglia le più vive felicitazioni e i sinceri auguri dalla famiglia della sorella Gemma, dai parenti e dagli amici di Tavernelle. Anche noi della Redazione mandiamo i nostri auguri per questo anniversario (nozze d’oro) e gli anghiaresi saranno contenti di leggere questa bella notizia.

Fiamminga di Emmedipì

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utto è successo quando Orlando Piomboni, per indicare una fiamminga (così io chiamo i recipienti per condire l’insalata o, una volta, per preparare la ‘minestra di pane’) m’ha detto: “Me passi quela piattella!” È un termine che non ho mai usato e con Orlando abbiamo cominciato a chiedere in giro come viene chiamato questo oggetto casalingo. A Bicecco lo chiamano insalatiera mentre altrove sono per fiamminga, ma i più hanno confermato la parola piattella. Gli Andrzejewski, anche quelli di Roma, la chiamano cuccumella, mentre in Romania viene chiamato castron. Prima o poi porremo il quesito al professor Mattesini.

Le vostre offerte le potete far pervenire anche con bonifico. UbiBanca: IT90 F031 1171 3100 0000 0003 389. Banca di Anghiari e Stia: IT82 Y083 4571 3100 0000 0005 053 Le potete poi consegnare in parrocchia o ai collaboratori. Potete darle anche alla Élida, nella merceria in cima a Piazzetta delle Legne. Grazie! 7


LE NOSTRE CHIESE NELLA STORIA E NELL’ARTE

di don Quinto Giorgini

Ex Oratorio di San Giovanni Battista nel centro storico di Anghiari

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a comunità cristiana del “castrum anglaris” fin dalle sue origini appartenne alla paleocristiana Pieve di Santa Maria a Micciano distante circa 3 km, Chiesa madre e battesimale di tutte le altre circa 16 chiese circostanti. La crescita della popolazione in Anghiari e la suddetta distanza notevole da Micciano spinsero il vescovo aretino e il pievano di quel tempo alla decisione di far costruire nel 1442 una chiesetta-battistero nell’antica via del Borghetto, oggi via Taglieschi n. 5. Secondo lo storico Taglieschi, l’edificio sacro che accolse nel 1445, in qualità di battistero, il primo fonte battesimale della comunità cristiana anghiarese, è stato costruito in località “Casalino”, acquistato nel 1439 con il contributo dei “denari di Baldaccio Bruni”, celebre capitano di ventura. Naturalmente il nuovo fonte battesimale non poteva essere collocato né nella chiesa della Badia di S. Bartolomeo né in quella di S. Agostino, appartenenti ad ordini religiosi. Per cui fu costruito questo oratorio dedicato a S. Giovanni Battista, dove vennero amministrati i battesimi per circa 350 anni, cioè dal 1445 al 1785, sempre sotto la diretta autorità del pievano di Micciano. In quest’ultima data, il fonte battesimale da questa chiesa di S. Giovanni Battista fu traslato provvisoriamente, dal vescovo aretino, in Badia, nella cappella Bigliaffi, ove si continuò a celebrare i battesimi fino alla traslazione definitiva nella nuova chiesa parrocchiale di S. Maria delle Grazie detta “del Fosso”, cioè l’attuale Propositura di S. Bartolomeo. Questa traslazione avvenne il 9 settembre 1787, al tempo del primo parroco-proposto don Telesforo Doni, con decreto di mons. Niccolò Marcacci approvato da S.A.R. Leopoldo I Granduca di Toscana. Secondo me non può essere vera l’affermazione che si legge nel cartello turistico posto accanto all’ingresso dell’antica chiesa di S. Giovanni Battista, da tempo sconsacrata e ridotta a edificio profano, attualmente di proprietà del sig. Paolo Gagiottini, che l’ereditò dal nonno Creonte Casucci nel 1881. Secondo la suddetta scritta, il Fonte sarebbe stato rimosso nel 1569 e poi collocato nella Pieve di S. Maria alla Sovara. Questa informazione contrasta con il fatto che nella Visita apostolica del 1583, di cui parleremo in seguito, il Fonte della chiesa-oratorio di S. Giovanni Battista era ancora presente e funzionante e inoltre mi risulta che l’attuale fonte battesimale in bella pietra alla Sovara, in altra Diocesi, risultava presente già nel XV secolo. L’edificio originario, dove nacquero alla Fede e alla dignità di figli di Dio molteplici generazioni di anghiaresi, presenta ancora un bel portale, formato da due stipiti in pietra che sorreggono l’architrave sul quale si legge ancora

la data in numeri romani MCCCCXXXXII (1442), con sopra tre stemmi leggermente erosi, lateralmente sulla parete esterna ci sono due finestrelle e in alto altre due finestre che recano luce ai due locali sovrastanti l’ex chiesa. Vi si accede salendo due gradini e attraversata la soglia si può ammirare all’interno un soffitto a volta e in alto, nella parte dove c’era l’altare appare un frammento di affresco detto “di buona mano” di stile camaldolese. Fu adibito in passato a civile abitazione, infatti attraverso una pregevole scala di legno con ballatoio si sale al piano superiore, dove esiste una vecchia camera da letto. Il resto dello spazio, di modeste dimensioni, è utilizzato come bottega di antiquariato, con diversi oggetti interessanti dal punto di vista artistico-storico, tra cui l’antico originale portone in legno, restaurato dal locale liceo artistico e sostituito dal bel portone attuale. Questo storico oratorio di S. Giovanni Battista, costruito come abbiamo detto per comodità degli abitanti di Anghiari, è stato visitato nel secolo XVI più volte: il 6 giugno 1521, al tempo del vescovo Francesco card. Armellini (1518-1522) e il 17 agosto 1535 fu visitato dal vicario del vescovo Francesco Minerbetti (1527-1537). In quest’ultima visita si legge che fu visitato l’oratorio di S. Giovanni Battista “in castro Anglarii”, dove c’era

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Le nostre chiese...

Battista per collocarvi il S. Fonte e celebrarvi i Battesimi da parte del sacerdote don Andrea Valdensi di adeguata età ed esperienza. Il Visitatore richiese che gli fossero presentate le lettere dell’Ordinario diocesano che concedevano la traslazione del Fonte ad Anghiari e ordinò inoltre che il S. Fonte, consistente in “quodam pilla massignea pulchra” dove l’acqua benedetta era conservata in un vaso di marmo bianco, fosse chiuso da un coperchio piramidale ricoperto da un conopeo verde e che inoltre fosse circondato da una balaustra lignea. Siccome nell’oratorio non vi era il Sacrarium, dove versare l’acqua usata per il Battesimo, e non potendosi costruire, perché sotto il pavimento vi era un altro locale (tuttora esistente), fu suggerito di versare tale acqua nel Sacrarium della Badia. I sacri oli dei catecumeni e del crisma erano conservati in un vaso bipartito di stagno, assai decente e nitido. Il visitatore raccomandò di non ammettere al ruolo di padrino e madrina chi non sapesse recitare esplicitamente il Padre Nostro, l’Ave Maria, il Credo e i Dieci Comandamenti. I nomi dei bambini battezzati venivano regolarmente registrati nell’apposito libro. Infine fu presentata a mons. Peruzzi la Bolla della traslazione del suddetto Fonte Battesimale “qua facta fuit de anno 1445” i cui contenuti dovevano essere osservati secondo l’ultracentenaria consuetudine. Infine il Visitatore dovette chiarire il problema sorto tra il pievano di Micciano e il vicario perpetuo Anghiarino dell’Abbazia circa le precedenze negli incontri pubblici e privati, dentro e fuori le chiese, tra preti e religiosi residenti nel plebanato e si afferma che, quando è presente, il pievano con il suo clero secolare dovrà precedere quello regolare dei monaci camaldolesi e dei frati agostiniani. Al vicario perpetuo dell’Abbazia dovrà sempre riservarsi un posto di rispetto e di precedenza su quello degli altri superiori religiosi.

il fonte battesimale della chiesa plebana di Micciano, che fu trovato in regola e consistente in “vase marmoreo perpulchro” cioè un bellissimo recipiente di marmo, i vasetti degli oli sacri in piombo erano ricevuti dal pievano Falciani di Micciano. Un’altra visita ci fu il 15 settembre del 1575 e poi naturalmente quella Apostolica dell’8 luglio 1583 dal cui verbale in latino traduciamo e riassumiamo quanto segue. Mons. Peruzzi visitò l’oratorio o chiesa di S. Giovanni Battista, nonché l’annessa “societas”, sotto lo stesso titolo. La chiesa è detta piccola (parva est), nella quale c’era anche un unico altare di pietra, con quella portatile, di forma congrua e abbastanza ornata e munita del necessario per celebrare. La Compagnia (=societas) non ha beni particolari, all’infuori di qualche elemosina che riceve ogni anno dalla popolazione. Non ha uno statuto approvato dal Vescovo, per cui dovrà procurarselo. I confratelli della Compagnia sono circa 20, che indossano cappe di lino di color verde e hanno l’impegno di seppellire i corpi dei defunti. Nel giorno del giovedì santo (=in die Iovis) si riuniscono, lavano i piedi e poi sono soliti mangiare insieme. Il Visitatore non approva il mangiare insieme in quel giorno, perché rischiano di rompere il digiuno e perciò rischiano di peccare gravemente, per cui li esorta per l’avvenire di sospendere tale incontro conviviale sotto pena di interdetto “ab ingressu ipsius ecclesiae et oratorii”. Sovrastante l’oratorio risulta esservi un locale per uso abitazione, affittato per 15 libbre annuali, e ciò viene considerato sconveniente e indecente per il fatto che una scala lignea collegava un luogo sacro con uno profano. Il Visitatore decreta di rimuovere la scala che univa l’abitazione superiore con l’oratorio sottostante, dove si celebravano la S. Messa e il Battesimo. Inoltre, mons. Peruzzi chiese spiegazioni perché nell’oratorio fosse stato traslato il fonte battesimale della chiesa plebana. Gli fu risposto che il popolo anghiarese, considerata la notevole distanza dalla Pieve di Micciano e il grande disagio per accedervi, soprattutto d’inverno, supplicò il vescovo e il pievano “pro tempore” di ottenere la facoltà di trasferire il Fonte Battesimale in “castrum” impegnandosi a costruire a spese proprie quest’oratorio di S. Giovanni

Nell’altra pagina: in alto, il vano dove insisteva la chiesa di San Giovanni (nel riquadro la zona dove era collocato il battistero); sotto, la facciata della chiesa di San Giovanni. In questa pagina: in alto a sinistra, il portone prima del restauro da una vecchia foto e, a destra, il battistero che si trova attualmente nella Propositura di Anghiari.

Avete dei ricordi legati ad Anghiari o Monterchi? Fateceli avere Li pubblicheremo volentieri alla prima occasione 9


La “pesca” per la Caritas

C

ome tutti voi ben sapete, si è svolta ad Anghiari dal 21 aprile al 1° maggio la 43° mostra dell’Artigianato che ha visto una buona affluenza di turisti agevolata anche da dieci giorni di bel tempo. Le animatrici della Caritas parrocchiale di Anghiari hanno colto l’occasione per organizzare una eccellente “pesca di beneficenza” con lo scopo di raccogliere fondi da utilizzare poi per l’acquisto di generi alimentari e per il pagamento di utenze, affitti e quant’altro in aiuto delle persone più bisognose della nostra comunità. Raccolti con fatica numerosi premi, soprammobili, libri nuovi o in ottime condizioni, materiale di cancelleria, piccola oggettistica in genere, tovagliette e piccoli capi d’abbigliamento (nuovi), le nostre animatrici hanno provveduto a catalogarli e numerarli uno per uno, con pazienza certosina ed invadendo qualche locale dell’oratorio parrocchiale. Il lavoro è durato per diversi giorni, poi finalmente, il giorno prima della mostra dell’artigianato, il materiale è stato trasportato all’interno del museo storico della Misericordia, alla Badia, ed è stato sapientemente esposto in appositi tavoli per poter attirare l’attenzione dei visitatori del museo medesimo. I millecinquecento piccoli premi, completamente assegnati ai generosi visitatori, hanno permesso alla Caritas di incamerare corrispondenti millecinquecento euro che verranno utilizzati nella maniera sopra descritta. Vorremmo sottolineare soprattutto, non tanto l’importante cifra raccolta, ma in particolare l’impegno che le nostre animatrici hanno profuso in questa iniziativa, lavorando gomito a gomito, a volte con idee e pareri diversi ma sempre con l’obiettivo comune di portare aiuto ai più poveri del paese; il lavoro di gruppo è stato ripagato dall’ottimo successo dell’iniziativa che per il secondo anno consecutivo ha dimostrato la bontà dell’idea e la buona logistica all’interno del bel museo storico della Misericordia. Le nostre animatrici meritano un plauso e la riconoscenza di tutti noi.

Questa piccola segnalazione di attività, che va ad implementare le numerose iniziative che la Caritas locale sostiene, ci offre l’opportunità di chiedere ai nostri concittadini di fare la loro parte per migliorare ancora la pesca di beneficenza dell’anno prossimo. Come? Aiutandoci a raccogliere i piccoli premi necessari, con soprammobili ed oggettistica varia. Alcuni di voi, che leggono queste poche righe, già ci aiutano offrendo generi alimentari in parrocchia e nei negozi alimentari di raccolta; altri ci aiutano consegnandoci capi di abbigliamento in ottimo stato; altri ancora ci fanno avere saltuariamente qualche offerta in denaro. A tutti chiediamo un ulteriore sforzo per continuare ad aiutarci nelle forme ritenute più opportune, compresa quella di “alimentare” il monte premi della futura pesca di beneficenza e, perché no?, anche di quella che organizzeremo il 24 agosto in parrocchia, per la consueta festa di San Bartolomeo. A tutti chiediamo di essere vicini alla Caritas per aiutarla ad aiutare. A tutti chiediamo un segno di carità individuale, personale, non delegabile, nel segno della parola buona del Vangelo. Grazie. Grazie a tutti voi! Vi aspettiamo!

In alto, lo spazio del Museo della Misericordia dedicato alla pesca a favore della Caritas con alcune volontarie.

una bella primula ciascuna. In conclusione è stata una bella festa! Ritengo sia molto importante ritrovarsi insieme e condividere questi momenti. Per tutto questo mi sento di fare un appello a tutti i i cittadini: molti fondatori non ci sono più e le forze diminuiscono; se qualcuno fosse disposto a ‘spendere’ un po’ del suo tempo libero per il bene comune, saremo lieti di accoglierlo in questo centro che, purché piccolo, è sempre un bene per tutto il paese. Non lasciamo che tutto si perda!

8 marzo

di Francesca Madiai

L

’8 marzo, festa della donna, al Centro di Aggregazione Sociale di Anghiari è stato festeggiato sabato 10. È stata servita un’ottima e abbondante cena, gradita da tutti i commensali. Tra i partecipanti c’erano anche i coniugi Lega e Lela, per omaggiare le donne, aveva preparato una bella poesia molto apprezzata da tutti. Il Centro, infine, ha reso omaggio alla donna con

Controllate che il vostro indirizzo sia esatto. Così non verrà dispersa nessuna copia 10


Un giorno tanto atteso

Consacrazione allo Scapolare

Riflessioni di Anna sulla sua Cresima

Nel Santuario del Carmine

F

inalmente il giorno tanto atteso della nostra Cresima è arrivato e giovedì 3 maggio abbiamo ricevuto l’importante Sacramento della Confermazione dalle mani del Vescovo Riccardo Fontana. Da piccoli sono stati i nostri genitori a prendere per noi una decisione nel Battesimo, oggi invece abbiamo espresso con le nostre parole, attraverso il nostro “Eccomi”, la volontà di ricevere lo Spirito Santo. È stato un cammino lungo, fatto di tanti incontri di catechismo che ci hanno visti protagonisti di momenti di festa, di dialogo e anche di momenti di preghiera e di riflessione, come quando ci siamo recati alla Ripa o alla Residenza protetta. Sono state tutte bellissime occasioni culminate nella giornata di ritiro a Tavernelle in preparazione al giorno della festa. Devo dire che da parte di tutti c’è stata molta partecipazione e anche tanta emozione sia la sera della Veglia che il giorno seguente. Io sono davvero contenta di aver compiuto questo percorso con i catechisti Donatella, Giuseppe e Federica che non finiremo mai di ringraziare per la pazienza e le attenzioni che hanno avuto nei nostri confronti e spero di poter mettere in atto tutto quello che loro, con tanta dedizione, ci hanno trasmesso in questi anni. Anna

In alto, un gruppo dei ragazzi che hanno ricevuto la Cresima sta uscendo per la processione che li porterà alla chiesa di Badia.

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a Domenica in Albis, Domenica della Misericordia, abbiamo accolto nella Confraternita dello Scapolare, 24 persone che si sono consacrate e hanno ricevuto lo Scapolare come segno di questa consacrazione. Poi ci sono state centinaia di persone che hanno rinnovato il loro atto di consacrazione. Quello che è interessante è che stanno venendo da diverse parti del nostro territorio ma anche da fuori provincia, soprattutto dall’Umbria che, conoscendo questo tipo di devozione che abbiamo instaurato alcuni anni fa, sentono il desiderio di parteciparvi. Questa consacrazione è il rinnovamento delle promesse battesimali, perché ciascuno di noi è già consacrato nel Battesimo. Questa consacrazione ci colloca in una maniera più matura di fronte alla nostra vita, assumendo degli impegni come imparare da Maria a vivere la propria esperienza di fede, voler bene alla Chiesa e avere una piccola struttura di preghiera nella nostra giornata: almeno al mattino, a mezzogiorno e il pomeriggio. Questa consacrazione è offerta alle persone proprio per vivere con più responsabilità e con una coscienza maggiore il proprio impegno nella fede, sottolineando che lo Scapolare è il segno di una tenerezza, di una misericordia di Dio che ci raggiunge e che continuamente circonda la nostra vita di cristiani.

In alto il gruppo di fedeli consacrati la Domenica in Albis.

Il pellegrinaggio

L

a parrocchia di Micciano compie un pellegrinaggio a piedi da quella Chiesa madre sino al Santuario. Questa devozione è nata alcuni secoli fa e un gruppo di persone di Micciano la rinnova ogni anno. Ancora oggi viene fatta la preghiera delle rogazioni, che sono il segno di una benedizione, all’inizio della stagione buona, perché il raccolto dei campi sia preservato, per il bene degli uomini, dalle intemperie, dalla fame e dalla carestia.

foto ClodySax

Nella foto il pellegrinaggio ormai vicino al Santuario.

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In qua nocte

Il concerto dell’Umbra Lucis

P

er il secondo anno consecutivo l’UmbraLucis ensemble ha proposto il concerto pasquale con l’intenzione di farne l’appuntamento fisso di anteprima della sua stagione concertistica Alla Battaglia!, giunta quest’anno alla quinta edizione e dedicata in particolare alle figure di Caccini e Couperin del quali ricorre, rispettivamente, il quarto centenario dalla morte e il trecentociquantesimo dalla nascita. Grazie alla sensibilità di Don Marco e di tutto il vicariato di Anghiari, quest’anno il concerto si è tenuto nella Propositura, con un programma Cinque-Secentesco che alternava brani vocali, espressamente concepiti per la Settimana Santa a lavori strumentali, come le Canzoni a due cori di Giovanni Gabrieli e i Concerti ecclesiastici di Giovanni Paolo Cima. L’intento era quello di rievocare gli aspetti salienti della liturgia pasquale, nell’alternaza tra polifonia, cantus planus e stile concertato. Particolarmente suggestive le Lamentazioni di Crequillon e i mottetti di Palestrina eseguiti da un bravissimo Giovanni Cantarini, coadiuvato dal consort di viole con Fabrizio Lepri, Francesca Carolina Lorenzetti, Teresa Peruzzi e

Francesco Mastriforti, dal trombonista Saverio Zacchei e dal cornettista Pietro Modesti. Particolarmente gradita è stata la presenza del Coro gregoriano diretto da Cesare Ganganelli. All’organo Stefano Lorenzetti. Chiesa gremita e tanti applausi per l’Umbra Lucis Ensemble.

I giochi*

I

giochi di noi bambini subito dopo la guerra erano tanti e suddivisi a seconda delle stagioni. Mosca cieca, tradizionale gioco da bambini diffuso in molti paesi del mondo, si poteva giocare all’aperto o in una stanza abbastanza grande vuota. Noi ci giocavamo spesso in inverno quando le notti erano lunghe e si vegliava nelle case sfruttando lo spazio delle enormi cucine di allora. Un giocatore scelto a sorte veniva bendato e diventava quindi la mosca cieca, veniva fatto girare su se stesso alcune volte e poi lasciato libero. Egli doveva riuscire a prendere gli altri, che potevano muoversi liberamente intorno a lui. Se riusciva a prendere un suo compagno doveva riconoscerlo, se ci riusciva cessava di essere la mosca cieca ed il suo posto veniva preso dal compagno da lui riconosciuto. Altro gioco che praticavamo spesso nelle lunghe veglie d’inverno era quello chiamato dello “Spegni lume” che consisteva nel legare una fune ad un trave di legno della cucina, poi, dopo aver infilato i piedi in due cappie fatte nella stessa fune, si cominciava a camminare a ritroso spingendosi con le mani nel pavimento cercando di avvicinarci il più possibile alla candela accesa già predisposta per poterla spegnere con un soffio potente. Spesso accadeva a chi non era veramente abile di perdere

l’equilibrio e di rotolare nel pavimento tra le risa e gli sberleffi dei compagni che divertiti seguivano da vicino la scena. Un altro gioco era quello fatto tra due ragazzi uno dei quali seduto sui di una sedia con le gambe divaricate con sopra poggiate le mani che doveva battere assieme cercando di prendere la testa dell’altro ragazzo che era inginocchiato davanti a lui, il quale doveva a sua volta muoversi tanto velocemente da non farsi colpire ed evitare così dei sonori ceffoni. * Giuseppe Pasqui – Raffaello Fedeli, ...per non dimenticare, s.d.

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NOTE DALLA MISERICORDIA a cura di Massimo Redenti

Offerte al 30 aprile 2018

Nuovi iscritti al 30 aprile 2018

Magri Nella € 10 Foni Liliana – in memoria di Franceschini Vandro € 20 Berghi Imola € 10 Buffoni Valentina € 5 Gorini Livio € 80 Ferrini Nara € 10 Monini Paolo € 10 Baracchi Alberto € 5 Buzzichini Tiziana € 30 Nocentini Anna € 30 Sassolini Alfonso € 10 Calosi Sila € 10 Pacini Vanda € 10 Maurizi Umberto € 20 Giorni Siro € 10 Serafini Silvano € 5 Cittadini del Ponte alla Piera per piastre e batteria D.A.E. € 120 Monini Graziella € 10 Azzara Ines € 5 Cherici Guido € 20 Redenti Sara € 10 Chiasserini Settimio € 30 Zineddu Giovanni Angelo – la famiglia alla memoria € 390 Zafferani Vittoria € 10 Acquisti Giuseppe € 200 Sbragi Bruna – la famiglia alla memoria € 240 Ruscetti Vincenza € 10 Tizzi Dott.ssa Tiziana – Nardi € 10 Nespoli Elvira Gilda – la famiglia alla memoria € 265 Palazzeschi Maria € 5 Antoniucci Paola, Silvia e Rita – in memoria dei genitori Antoniucci Severino e Padelli Erminia € 30 Crociani Gino € 20 Bernardini Desiderio – la famiglia alla memoria € 300 Radziwonik Roberta – in memoria di Procelli Rossano € 10 Procelli Rossano – la famiglia alla memoria € 230 Carboni Demetrio € 50 Fastacchini Vally – in memoria dei propri cari € 50 Matteagi Ameris – la famiglia alla memoria € 60 Baracchi Giustino – la famiglia alla memoria € 250 Lega Pietro € 15 Leonardi Daniela – la famiglia alla memoria € 285 Baracchi Antonio € 5 Guadagni Antonella € 20 Virgilio, Cecilia e Francesco – in memoria di Giacomo Bartolomei € 40 Famiglie Salvi e Papini - in memoria di Veneranda Martinelli Ved. Salvi € 200 Draghi Assuero € 10 Bartolomei Corsi Dott. Pietro – in memoria dei genitori defunti € 100

Donaci un po’ del tuo tempo Lo spenderemo bene!

Leonardi Giuseppina Cecconi Mara Santi Aldo Mondani Carla Rossi Angelica

5 x 1000

U

n grazie di cuore a 484 anonime famiglie anghiaresi. Ma non vi fermate qui… aiutateci ancora! Nel sito dell’Agenzia delle Edi qualche settimana fa sono usciti i dati relativi all’assegnazione del 5 x 1000 riferito all’anno 2016. La Confraternita di Misericordia risulta beneficiaria di oltre 12.000 euro in virtù di 484 dichiarazioni dei redditi con le quali altrettanti anghiaresi hanno scelto di premiare la nostra associazione. È un risultato molto importante per la cifra significativa che andrà a finanziare le nostre opere di misericordia; ma è importante anche perché ci dà la consapevolezza che il lavoro dei nostri volontari non passa inosservato per le vie di Anghiari, ma che anzi viene riconosciuto e ben considerato come meritevole dell’aiuto e della collaborazione della nostra comunità. Ci auguriamo che tutti Voi che ci avete aiutato con la vostra assegnazione del 5 x 1000 continuiate ad aiutarci anche attraverso la dichiarazione dei redditi dell’anno in corso. Vogliamo anche sperare che nuovi dichiaranti sottoscrivano il 5 x 1000 a nostro favore, ricordando a loro ed a tutti che basta indicare in dichiarazione dei redditi, proprio nel quadrante relativo alla scelta di assegnazione, il nostro codice fiscale che è il numero 82000890515. Grazie ancora!

Nella foto d’archivio (2005), il gruppo dei volontari della Misericordia in occasione dell’inaugurazione di un nuovo mezzo da adibire al servizio per la comunità di Anghiari.

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Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres” Anghiari

sito internet: www.fratresanghiari.it

Un trasfusionale nuovo di zecca!

email: gruppoanghiari@fratres.eu

Sinodo Diocesano: anche la Fratres c’è!!!

Conclusi i lavori di ristrutturazione del centro da parte della ASL

R

esi indispensabili per l’adeguamento della struttura alle ultime norme europee in tema di accreditamento e di certificazione di qualità, sono stati finalmente realizzati nei mesi scorsi importanti interventi di riqualificazione del centro trasfusionale dell’ospedale di zona, tanto attesi sia da chi ci lavora che dalle migliaia di donatori ed utenti che ogni anno affollano l’importante struttura sanitaria. Abbiamo chiesto al dott. Pietro Pantone, responsabile del centro, di descriverci sommariamente sia la quantità e la qualità degli interventi realizzati che le prospettive future, ed ecco cosa ci ha risposto: “I lavori di adeguamento del Centro Trasfusionale di Sansepolcro sono iniziati nel dicembre 2017 e terminati nel febbraio 2018. Con essi, il centro trasfusionale è stato visibilmente ampliato. Sono stati aggiunti nuovi ed ampi spazi, che hanno permesso lo spostamento del laboratorio del centro in un’area dedicata. È stata ricavata, poi, una stanza per lo stoccaggio del plasma da aferesi ed è stato inoltre quasi raddoppiato lo spazio dedicato ai donatori di sangue ed agli utenti che giungono quotidianamente presso il nostro centro per le terapie. Un’intera stanza, infine, è stata dedicata all’attesa. Il comfort, ovviamente, è aumentato sia per gli utenti che per gli operatori, consentendo poi di incrementare le macchine da aferesi. Il numero di posti per la plasmaferesi sarà debitamente aumentato, soprattutto di sabato. Questo aumento sarà effettivo a partire dal prossimo mese di giugno. L’impegno di tutti per il futuro sarà nell’accrescere ulteriormente, per quanto possibile, il numero dei donatori ma soprattutto il numero di donazioni/anno. È questo un obiettivo sicuramente raggiungibile, alla luce sia dell’eccellente rapporto di reciproca collaborazione tra donatori ed operatori del Centro Trasfusionale che della stretta e proficua sinergia tra questi ultimi e le associazioni di Volontariato del territorio, che si occupano del reclutamento di nuovi volontari del sangue.” Nella foto in alto: uno scorcio della nuova sala prelievi del Centro Trasfusionale di Sansepolcro.

È

iniziato da qualc h e settimana per l’intera Diocesi di Arezzo, Cortona e Sansepolcro l’importante appuntamento del Sinodo, dopo ottantatré anni dall’ultima edizione: sicuramente un evento storico, quindi, che rimarrà per sempre negli annali della chiesa aretina. Molto chiaro l’obiettivo: ridefinire insieme le linee guida della diocesi del terzo millennio, attraverso un’attenta rilettura del passato, con la quale poter comprendere meglio il presente e programmare in modo organico ed efficace la propria missione futura, con la consapevolezza delle tante trasformazioni avvenute nei vari settori in questi decenni. Tutti i fedeli, le comunità e le tante realtà associative diocesane sono state chiamate dal Vescovo a partecipare a questo “Cammino insieme” (il significato della parola “Sinodo”), attraverso i propri delegati, ai tanti tavoli di lavoro e di confronto che verranno attivati, per esprimere proposte e suggerimenti. Anche la Fratres aretina è stata ampiamente coinvolta: sono ben otto, infatti, i “padri sinodali” che fanno parte della grande assise, in rappresentanza delle ventisei associazioni presenti nelle quattro vallate e nella città capoluogo. Tanta la soddisfazione di tutti noi per questa significativa presenza che ci conferma il buon livello di partecipazione e di visibilità raggiunto nella realtà diocesana dal movimento Fratres aretino, dandoci nel contempo la possibilità di riscoprire le nostre radici cristiane e rafforzare la nostra presenza nel territorio: non è sicuramente un caso, infatti, che le nostre associazioni più giovani si siano tutte sviluppate all’interno di realtà parrocchiali! Orteip 2018 Nelle foto, dall’alto: La lunga processione dei padri sinodali nel giorno dell’insediamento e gli otto delegati della Fratres provinciale al termine della prima assemblea generale.

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Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres” Anghiari

sito internet: www.fratresanghiari.it

Q

email: gruppoanghiari@fratres.eu

A Rimini con i Donatori di sangue

uesta la cronaca dell’ultimo viaggio della Fratres anghiarese, tra storia e gastronomia, a cura della nostra responsabile dell’ufficio turistico del gruppo: “Lo scorso 15 aprile, di buon mattino, abbiamo raggiunto Rimini e la guida ci ha subito portato a vedere le bellezze di questa meravigliosa città. Siamo passati accanto all’Arco di Augusto per giungere poi in bus a Castel Sismondo, residenza dei Malatesta. Sosta al ponte di Tiberio, il grande ponte romano a cinque arcate in pietra d’Istria, che permette di scavalcare il Marecchia, l’antico Ariminis, il fiume che alla città ha dato il nome e il porto. Questo ponte viene detto ‘di Tiberio’, ma in realtà è stato iniziato da Augusto e portato a termine poi da Tiberio (14-21 d. C.). Punto di sosta da non perdere è stata la nuova piazza sull’acqua che, affacciata sull’invaso, consente un suggestivo scorcio dello stesso ponte e una passeggiata pedonale raso acqua sul bordo del bacino. Accanto, il nuovo parco archeologico che conduce alla scoperta della lunga storia del ponte e offre una terrazza panoramica verso il parco Marecchia. Attraverso la centrale piazza Cavour, con i palazzi medioevali dell’Arengo e del Podestà, e la piazza Tre Martiri, antico foro dell’Ariminum romana, abbiamo poi visitato il Tempio Malatestiano che è la Cattedrale di Rimini, progettata da Leon Battista Alberti. È arricchita dalle sculture di Agostino di Duccio e da un affresco di Piero della Francesca. È inoltre custode di un crocefisso ligneo unanimemente attribuito a Giotto.

Finita la visita abbiamo raggiunto il lungomare per un ottimo pranzo di pesce. Si concludeva, infine, la nostra permanenza nella celebre città con una bella passeggiata che ci ha portato davanti al famoso Grand Hotel Rimini, tanto amato da Federico Fellini che lo ha immortalato in numerosi suoi film, e che, dal 1994, è stato dichiarato monumento nazionale. Sicuramente una splendida giornata, quindi, trascorsa in allegra compagnia. Alla prossima!!!”

Giuseppina In alto: il Ponte di Tiberio. Sotto: l’affresco di Piero della Francesca realizzato nel Tempio Malatestiano nel 1451, che ritrae Sigismondo Pandolfo Malatesta inginocchiato di fronte a San Sigismondo. È la prima opera che si conosce di Piero della Francesca firmata e datata dall’artista.

festA ESTIVA DEL DONATORE 2018 Domenica 1° Luglio PiaZza BaldacciO - ANGHIARI Ore 09:00 - V TROFEO FRATRES “CITTÀ DI ANGHIARI” e MEMORIAL “Adriano Giorni” Corsa Podistica di 11 km su percorso misto, nei dintorni di Anghiari. Ore 09:30 - PREVENZIONE È VITA: controllo gratuito di pressione del sangue, glicemia e saturazione a cura dei volontari della nostra Misericordia. Ore 11:30 - PREMIAZIONI corsa podistica. Ore 21:00 - SPETTACOLO DI CABARET IN PIAZZA con il famoso comico “BICIO”. (Ingresso gratuito) Il Presidente Carlo Leonardi

NON ASPETTARE LE EMERGENZE Dona Sangue e Plasma ADESSO!!!

DIVENTA ANCHE TU UN DONATORE DI SANGUE FRATRES! 15


Le vostre offerte per il 2018 III

Al club degli ‘anta Cena per la festa della donna

Adelmo Rubini Aldo Dini, Le Ville Amedeo Tortori, Molinello Angiolo Donati, Fondaccio Anna Cascianini, Infrantoio Anna Maria Valentini, Via per Arezzo Anna Nocentini, Ripalta Annunziata e Michele, Via Molin Bianco Anselmo Meucci, Scoiano Antonio Cociani, Gradara Carmela Nisi, Turicchi Celestino Corsi, Via di San Leo Cimbolini Giovanni, Via di Cipicchio Delfo Draghi, Borgo della Croce Delfo Venturi, Casaccia Donatina Giorni, Quarrata Elena Coleschi, Osteria-Tavernelle Élia Geppetti, Commenda Enzo Polendoni, Campo della Fiera Eva Senesi, Tavernelle Fabrizio Graziotti, Borgo della Croce Fernando Matteucci, Ca’ de’ Frati Fosco Cardinali, Le Chiasse-Viaio Francesco Baracchi, Villaggio Giardino Franco Bennati, Castiglioni Franco Cristini, Poggio del Sole Franco Landini, Monterchi Gemma Tricca, Bibbiena Gian Piero Marconi, Campo della Fiera Gianfranca Lombardi, Sesto S. Giovanni MI Giovanni Valbonetti, Maccarino Giuliano Livi, Renicci-Motina Graziella Monini, San Leo Gustavo Cuccini, Perugia Iva Polendoni, Palazzo del Pero Ivana Dell’Omarino, Santa Fiora Ivano Leonardi, Spogliabecco Letizia Casi, Porta Nuova Lidia Leucalitti, Monteloro Lina Milanini, Infrantoio Lucio Carleschi, San Leo-Arezzo Luigina Comanducci, Cicogna-Motina

Luisa Romiti, Milano Marco Caremani, Lastra a Signa Maria Del Pianta, Acquedotto Maria Luisa Giorgi, Campo della Fiera Maria Maddalena Gori, Isabella Maricla Staccini, Il Borgo Marinella Miano, La Stazione Mario Fontecchia, Campo della Fiera Mario Gamberonci, Busto Arsizio Mario Palazzeschi, Le Bertine-San Leo Maurizio Checcaglini, Poggio del Sole Mauro Bilancetti, Arezzo Meri Farinelli, Crocifissino Nevio Comanducci, Terrarossa Norberto Meoni, Paglicci Oretta Cambi, Arezzo Osvaldo Verdinelli, Monterchi alto Paola e Tarcisio Nosi, Casale Paolo Mazzoni, Via del Comune Pierina Giuliani, Via del Carmine Pietro Cangi, Campo della Fiera Rina Bartolini, La Fonte-Tubbiano Rita Caneschi Vitellozzi, Frassineto Romina Bigioli, Via di Viaio Rossano Bonini, Molin della Casa Santi Fontani, Infrantoio Saulo Comparini, Pianacce Sergio Montagnoli, Via Nova Silvana Serafini, Cicogna-Motina Silvia Marini, Terrarossa Tito Bartolomei, Via Nova Valentyna Oleksyuk, Bagnolo di sopra Vasco Memonti, Podernuovo da la Via Vilmo Chiasserini, Bagno a Ripoli Vladimiro Dragonetti, San Remo Paola Conti dal Campo della Fiera manda la sua offerta in memoria dei propri defunti e Cristina Muzzi da Arezzo per ricordare la mamma Laura e i nonni Bruna e Urio.

Caro Gastone Grazie tanto per l’invito che abbiamo assai gradito mentre il tempo vola via bello è stare in compagnia Con voi tutti amici cari nella nostra bell’Anghiari con un tavolo imbandito e tanto cibo saporito Star con voi è sempre un piacere quando c’è da mangiare e bere e con un bel mazzo di mimose risolviamo tante cose

La donna

Meraviglia dell’universo

Se da una costola fu creata era una costola ben strutturata con dolcezza, rabbia, gioia e dolore tutto fa con grande amore Brindiamo agli angeli della casa. Auguri a tutte le donne! (Lela, 10 marzo 2018)

Cani ferrati Questa l’ho sentita ad Arezzo. Parlando di quelli di Città della Pieve, loro affermano che in quella città “ferrano i cani”. Non ho capito perché. Chi lo sa ce lo dica. (mdp)

Le “Damigelle della Vittoria” Lunedì 2 aprile, Lunedì di Pasqua, festa a Santo Stefano. Dopo la S. Messa solenne delle ore 11:00, la processione ha raggiunto la Maestà della “Battaglia (detta anche delle Forche) passando dal Molin Bianco dove, davanti ad una edicola, sono state recitate le rogazione, poi ripetute alla maestà. Questa festa, iniziata da don Nilo, dopo la preghiera con i fedeli presenti (nella foto) e la benedizione delle campagne, ha visto il sorteggio ideale delle “Damigelle della Vittoria” che rimarranno in carica fino al prossimo anno. Sono Fausta Mercati ed Elena Comanducci.

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Maestà della Palaia di Mario Del Pia

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e siete passati ultimamente dalla Via del Braccio, poco dopo il “Crocifissino”, avrete fatto caso che la Maestà della Palaia è stata sistemata. Sentite com’è nato il tutto dalle parole di Gino Tortori. La mia moglie era venuta a farsi i capelli ad Anghiari. Avviandosi a piedi, noi abitiamo al Palazzo di Barliano, ha visto questa Madonnina in questa maestà ridotta in pessime condizioni. Allora m’ha cominciato a dire «Vacci, vediamo d’andare a metterla a posto, fai qualcosa!» Allora io mi sono convinto e ho detto: «Andiamoci, facciamola e non se ne parla più.» Naturalmente io farò quello che posso fare manualmente senza chiedere niente in cambio. Allora ho interessato l’Antonietta di Catigliano che si è messa in contatto con don Marco che ha assicurato la partecipazione della parrocchia per le spese vive [N.d.R. In un primo momento limitandola a 100 euro, ma l’entusiasmo, la collaborazione dei vicini e di altri anghiaresi sensibili, ci porta a dire che si potrà superare quel limite tranquillamente]. Ad aiutarlo in modo sostanzioso e fattivo il nipote Claudio Tortòni da Monterchi. Oggi è il 23 aprile e ho fatto una visita ‘ufficiale’ alla Maestà, con tanto di foto, quando i lavori già fervono, e ho promesso che a giorni ripasserò per vedere come proseguono. Certo, noi anghiaresi non ci facciamo una bella figura. È toccato venire uno dal Palazzo e uno da Monterchi per fare ciò che avremmo dovuto fare da tempo. Ma confidiamo certi nel buon cuore degli anghiaresi (e nelle loro mani) per altre iniziative simili. Andando a spulciare vecchi articoli sull’Oratorio ho trovato diverse notizie, ma Giovanni Sassolini me ne ha riferita una ulteriore. La statua della Madonna attualmente collocata nella Maestà vi fu portata nel 1966 e fu donata da Francesca Busatti, la Cecchina. Si trovava nella villa

Miravalle e quando la villa fu venduta la statua fu portata nella loro abitazione al Terrato. Al centro della foto i due operatori che hanno realizzato il restauro della maestà assieme a don Marco e alla Ilvana, che è stata la più assidua nel sostenere l’iniziativa.

Distrazione anghiarese di Armando Zanchi (Arezzo, 24/10/2017) Vita Anghiarese da veri cittadini tu trovi in piazza i soliti Spazzini

Mentre c’è altri che nessuno li scansa lì seduti nel muro della Banca

C’è chi passeggia sotto la Galleria non c’è nessuno che faccia la spia

Poi la Domenica la Santa Messa vedi la gente che si affretta

Che lavorando col manico della scopa e lì sull’Ape caricano la roba

Ma c’è dei giovani tanto cari e baldi seduti nei scalini di Garibaldi

Grande movimento di tanti pedoni che sono attratti da tante attrazioni

E nella piazza senza allori ci sono diversi di parlatori

Tanti li vedi al muro assiepati ai raggi del sole per essere riscaldati

Mentre al Bar a tavoli distesi che dai turisti son tutti presi

Il mercatino che arriva ogni tanto lì s’è fermato un grosso branco

E che muovendo le loro mani fanno segnali ai paesani

Altri seduti ai tavoli del Cicalino e lì discutono in modo divino

Solo qualcuno seduto lì in ferie nello scalino del grande Barbiere

E ammirando le cose vecchie e delle vendite ne vedi parecchie

Vado in giro per il paese lì tra le case in modo cortese:

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Vicende costruttive lunghe e travagliate

La Propositura di Santa Maria delle Grazie 3

I

di Armando Babbini

l duro giudizio negativo di Lorenzo Taglieschi sulla scelta del sito in cui si costruì la Propositura, se visto con gli occhi di oggi, appare perlomeno ingeneroso. La Chiesa è molto visibile anche dal colle di fronte, della Via Nova, con un buon effetto scenografico (con la scalinata alla sommità della via del Fosso) che manifesta l’importanza se non la preminenza del sacro edificio nell’ambito cittadino. Anche la funzione essenziale di trasmettere messaggi sonori con le campane alla popolazione, da quella posizione viene svolta egregiamente e l’ascolto è buono praticamente da ogni zona del centro di Anghiari. Verrebbe da pensare che la contrarietà del Taglieschi possa essere stata influenzata dal fatto che quella zona era in parte proprietà della sua famiglia in quanto eredità di Raffaello Taglieschi e quindi la scelta andava a toccarne interessi importanti. Si sa comunque che il terreno per la costruzione della chiesa (75 tavole di terra) fu pagato 70 scudi in monete d’oro e d’argento a Federico e Marco Mannini che corrispondevano a circa 500 lire di quel tempo pari al costo di… 7 vitelli, ovvero paragonabile allo stipendio per un anno di un maestro di scuola, o di un medico, mentre il salario di un muratore corrispondeva a circa 10 lire al mese, valori da intendersi solo con larga approssimazione, ma che danno l’idea che il costo dei terreni da costruzione non era molto diverso da quello dei nostri giorni. Della proprietà dei Taglieschi invece fu preso il terreno alla sommità degli orti del Fosso, dove fu abbattuto un loro muro di confine per creare spazio e visibilità davanti alla Chiesa e si sa che di tutto ciò i proprietari fecero libero dono alla comunità: un gesto significativo da parte della famiglia Taglieschi, che comunque a quel tempo era la più ricca di Anghiari. Ma l’opposizione alla scelta del terreno aveva anche dei fondati motivi di natura tecnica. Il terreno presentava una accentuata pendenza e per impostare le fondazioni e il piano dell’edificio erano necessari dei grossi lavori di scavo che all’epoca, senza mezzi meccanici, eseguito tutto a mano e trasportato da animali da tiro, erano un costo esorbitante. Si può avere un ordine di grandezza osservando come la configurazione attuale del terreno mostri che la collina è stata tagliata al di sotto della attuale proprietà della Villa Miravalle e che il taglio potrebbe consistere nell’asportazione di ben 7.000 mc. circa di terreno naturale (un movimento di terra del genere valutato ai costi attuali come scavo a mano potrebbe stimarsi addirittura nell’ordine di… varie centinaia di migliaia di euro, anche se è chiaro che la mano d’opera nel ‘600 era molto più economica!). Le cronache ci dicono che occorse tutto il primo anno, fino oltre il maggio 1629, per “lo sbassamento del nostro monte” e per la esecuzione di una parte dei “fondamenti” della chiesa realizzati sotto la direzione degli Operai dell’Opera della Madonna del Fosso, Giulio Mazzoni e

Lodovico Bigliaffi. Poi intervenne… la peste. L’architettura della nostra Propositura ci pone subito un interrogativo di difficile soluzione. Chi è stato l’Architetto progettista? La documentazione che abbiamo potuto consultare ci fa pensare che sono almeno tre i momenti in cui viene messo mano al disegno dell’opera. Abbiamo già accennato al disegno eseguito da Michele Ciocchi, Capomastro di fiducia dei Capitani di Parte Guelfa di Firenze, che venne ad Anghiari nel 1627 per nove giorni; il progetto costò la cifra di 114 scudi, molto di più del costo del terreno e paragonabile al costo di un anno e mezzo di stipendio di un medico o di un maestro di scuola. Non è poco, e per di più forse non servì a molto. La guerra “di Citerna” contro il Papato sconvolse i piani costruttivi e le opere già realizzate, per cui abbiamo notizia che “il 2 dicembre 1649 comparve in Anghiari, con ordine del Magistrato (dei Nove di Firenze) un Ingegnere e Capo Maestro per vedere e disegnare di nuovo il sito e la fabbrica della Chiesa del Fosso già cominciata e riferire tutto al medesimo Magistrato!” Infine abbiamo la documentazione parziale di un progetto firmato dall’Ingegnere granducale Giovanni Bettini in data 17 agosto 1719, ma purtroppo non abbiamo più i disegni, anche se forse in quella sede furono apportate le modifiche definitive all’opera, inaugurata poi una ventina di anni dopo. La soluzione architettonica adottata risulta abbastanza ardita per il cantiere di una piccola comunità comeAnghiari.

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La grande navata, della larghezza di 11 metri, ha una copertura a volta a botte semicircolare in mattoni che nasconde il tetto soprastante in capriate di legno. Questa soluzione, con volta in muratura a vista, comporta delle grosse spinte orizzontali sulle murature sottostanti, che in condizioni ordinarie non sono in grado di sopportare. La Chiesa del Carmine e quella della Croce, ad esempio, hanno preferito una soluzione più semplice, meno onerosa, evitando di inserire una volta a vista in alto e limitandosi a coprire “semplicemente” la navata con capriate in legno che non comportano pericolose spinte sulle murature sottostanti. Per inciso si pensi che queste spinte sono della stessa natura strutturale (orizzontali) delle azioni di origine sismica. Si pensi anche che in passato molte chiese con volte in muratura sono risultate dissestate dai terremoti e poi sono state demolite lasciando solo il tetto in legno a vista (es. Duomo del Borgo, Pieve di Sovara). Gli architetti gotici per sopperire a tale inconveniente contrastavano le spinte derivate dalle volte con archi esterni (rampanti) o grossi muri trasversali (speroni). La nostra Propositura, invece, si presenta a tutt’oggi con un interno voltato e per di più senza tiranti in ferro o altri accorgimenti in grado di contrastare la spinta orizzontale. Tutto ciò, però, in fase costruttiva ebbe un costo molto alto che per dare un’idea semplice ed intuitiva può sintetizzarsi del grosso spessore con cui furono realizzate le murature in elevazione al di sotto della copertura a partire da terra. Lo spessore del muro in basso arriva a ben ml.1,35 ed anche in alto siamo ben oltre il metro di larghezza, nell’abside poi arriviamo a ml. 1,40. Si può stimare che, escludendo le fondazioni che non son poca cosa, si siano impiegati quasi 2.500 mc. di muratura di pietrame, che per dare un’idea a chi non è del mestiere, ai costi attuali, compresa la manodopera, comporterebbe un impegno di spesa di oltre un milione di euro. Questi numeri, di per sé un po’… aridi, ci dicono però

due cose importanti: la prima è che il lungo tempo per la costruzione è derivato anche dalla grossa complessità della fabbrica, per la Comunità Anghiarese; la seconda è la oggettiva costatazione che la stessa Comunità è stata guidata costantemente da una forte determinazione a conseguire un risultato, quasi oltre il limite delle proprie possibilità, e che non sarebbe stato raggiungibile senza un grande convincimento collettivo (fede) nella bontà dell’opera. Nell’altra pagina: particolare della facciata della Propositura con le modanature in pietra in un disegno di Loris Babbini.

In questa pagina, in alto: la struttura delle capriate in legno collocate nel restauro del 1935. Qui sopra: l’interno della Propositura.

Da casa vostra è passata la cicogna? Mandateci le informazioni, le pubblicheremo volentieri. 19


Una ricchezza spirituale viva e concreta Catechesi attraverso l’arte a Pistoia

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a giornata piovigginosa non ha tolto nulla all’eccezionale bellezza artistica che l’ “aspra” Pistoia ci ha fatto godere. Don Marco, innamorato dell’arte e della fede, ci ha trasmesso una ricchezza spirituale viva e concreta attraverso l’osservazione di veri gioielli che i nostri progenitori ci hanno lasciato e che si sono conservati integri, come appena fatti. Nella chiesa di Sant’Andrea, il pulpito di Giovanni Pisano del 1301 rappresenta la storia della salvezza, attraverso numerose scene bibliche. Di forma esagonale, poggia su 7 colonne, di cui 2 sorrette da leoni ed una da un “telamone” ricurvo, quella centrale su 3 grifoni alati e le ultime 3 poggiano direttamente a terra. Le scene dell’Annunciazione, la Natività, il sogno dei Magi, la Crocifissione, il Giudizio Universale, la strage degli Innocenti sono molto affollate e ricche di dinamismo; quella che più colpisce è la strage degli Innocenti dove un forte espressionismo negli sguardi impauriti dei personaggi, evoca nell’osservatore una reale drammaticità. Nel pulpito della chiesa di San Giovanni del 1270, di fra’ Guglielmo da Pisa, c’è più staticità rispetto al precedente. Anche qui i leoni che lo sostengono non simboleggiano la ferocia che tali fiere possono evocare, ma la forza della fede.

Nella chiesa di San Bartolomeo in Pantano ancora leoni che sostengono il pulpito del 1250, di Guido da Como, e caratteristiche vesti togate dei personaggi scolpiti; in una scena Cristo, accogliente e non giudice, dà la mano ad Adamo: simbolo di un mistero che si fa prossimo all’uomo. Ciò che ci ha lasciato ancora senza parole è il gruppo della Visitazione, terracotta invetriata di Luca della Robbia. Maria, giovanissima con un viso quasi infantile e tenero si protende verso l’anziana cugina Elisabetta che si prostra ai suoi piedi. Il bianco candore dell’opera, collocata mirabilmente su una pedana in un ambiente oscuro, rimanda alla purezza della Vergine; gli sguardi delle due donne sono intensi, ricchi di dolcezza e gratitudine per la Grazia che entrambe hanno ricevuto; non potevamo non recitare sommessamente il Magnificat di fronte al mistero dell’Incarnazione. La visita al Duomo ci ha fatto ammirare un altro pulpito che, a differenza di quelli più antichi, precedentemente visti, è molto più lineare, a denotare una fede spiritualizzata; il bell’altare argenteo di San Giacomo contiene una reliquia del Santo, patrono della città. Nella bella facciata dell’ex Ospedale del Ceppo una ricca, colorata terracotta invetriata rappresenta le sette opere di misericordia È proprio vero che la bellezza salverà il mondo, nonostante la negatività che spesso ci circonda; il bello che in passato ha parlato alla gente continua ad edificare anche noi e a farci crescere nell’interiorizzare il mistero di Dio. Marida

Nella colonna di sinistra: Giovanni Pisano, Pulpito, 1298-1301, Chiesa di S. Andrea, Pistoia; sotto, l’ex Ospedale del Ceppo l’antico ospedale di Pistoia, fondato nel XIII secolo. Nella colonna di destra: il gruppo anghiarese davanti alla Chiesa di S. Andrea Apostolo e, sotto, la Visitazione, terracotta invetriata di Luca della Robbia.

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Il convitto, una scuola

Firmato l’accordo nel Palazzo della Provincia di Arezzo

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irmato nella tarda mattina di giovedì 22 marzo 2018, il protocollo d’intesa per la gestione del convitto nazionale “Vittorio Emanuele II” di Anghiari. La firma è avvenuta nel palazzo della Provincia, in una cerimonia cui hanno partecipato Eleonora Ducci, vice presidente della Provincia di Arezzo, Alessandro Polcri, sindaco del Comune di Anghiari e Luciano Tagliaferri, dirigente scolastico del convitto nazionale Vittorio Emanuele II. Il convitto è ospitato nel prestigioso Palazzo Testi di proprietà del Comune Anghiari, che assieme al Liceo Artistico con indirizzo “design arte del legno”, rappresenta una realtà unica in Italia nel settore del restauro. L’amministrazione provinciale ha accolto con favore la richiesta del dirigente Tagliaferri, relativa all’istituzione di una nuova sede ad Anghiari, inserendola così nel piano annuale di dimensionamento ed offerta formativa della rete scolastica, nell’ambito dell’attività di programmazione per l’anno scolastico 2018-2019. “L’intesa che abbiamo firmato oggi, è la perfetta dimostrazione che la collaborazione e la sinergia tra gli Enti fa solo bene al nostro territorio; in questo caso per l’istruzione e per il diritto allo studio -dichiara Eleonora Ducci-. Ringrazio il sindaco Polcri per aver assegnato in comodato gratuito il complesso edilizio di Palazzo Testi al convitto nazionale Vittorio Emanuele di Arezzo e ringrazio Tagliaferri per l’impegno che ne conseguirà per tutto ciò che riguarda la gestione del convitto stesso. La Provincia di Arezzo, dal canto suo, farà la sua parte, accollandosi le spese per le utenze relative al consumo di combustibile, di elettricità e dell’acqua; monitorando altresì l’andamento dei costi stessi.” Inizialmente il convitto vanterà una capacità ricettiva pari a venti posti letto, ed ospiterà gli studenti del liceo artistico. Parole di soddisfazione sono giunte dal sindaco di Anghiari Polcri. “Vogliamo dare un’immagine più importante a questa scuola che negli ultimi anni ha subito vari contraccolpi sotto il profilo della mancanza di iscritti; il servizio dell’accoglienza significa richiamare tanti studenti provenienti da tutta Italia, ma anche stranieri. Il nostro è un istituto che valorizza le tradizioni del

territorio, ed un mestiere che ha una grande valenza artistica.” “Crediamo fermamente che si debba dare una dimensione internazionale, ad una scuola che può essere da richiamo per tanti studenti; dato che siamo in continuo contatto con le associazioni di categoria sull’ambito della lavorazione del legno; ne è una dimostrazione il recente convegno nazionale su legno e arredo che si è svolto nei giorni scorsi proprio ad Anghiari”, conclude Luciano Tagliaferri. Nella foto in alto, Eleonora Ducci, vice presidente della Provincia di Arezzo e Alessandro Polcri, sindaco del Comune di Anghiari. Qui sotto una scheda di Palazzo Testi.

Palazzo Testi

I

l complesso edilizio denominato Palazzo Testi occupa gran parte dell’isolato racchiuso tra Via Taglieschi, Via della Torre e la porzione di circuito murario su cui si attesta Porta S. Martino. Si tratta di un complesso architettonico che si origina nel tempo per trasformazioni successive, a partire dalla fusione di alcuni edifici di epoca tardo-medievale disposti lungo Via Taglieschi. Il prospetto principale, prospiciente il Battistero di San Giovanni, oggi mostra finestre riquadrate in pietra e marca davanzali pronunciati. Palazzo Testi, nelle sue diverse strutture tipologiche e funzionali, rappresenta simbolicamente un piccolo borgo all’interno del Borghetto.

Un gruppo di lettori ricevono il giornale nel formato digitale Se lo volete anche voi mandateci la vostra mail La nostra è nella quarta pagina di copertina! 21


V

olentieri riportiamo questo avviso dell’ordinazione sacerdotale di don Arialdo Ruggeri che proprio quest’anno festeggerà il sessantesimo anniversario. Nel prossimo numero contiamo di riportare altre notizie sull’amico don Arialdo.

CLARIBEL ALEGRIA, poetessa

E

ra il mese di ottobre del 2012 quando la poetessa centroamericana Claribel Alegria, in Italia per un breve tour letterario, ci onorò della sua presenza con il suo memorabile recital nel Teatro di Anghiari; in particolare, per chi c’era, con un’ironica lettera/poema di Penelope a Ulisse nella quale si burlava di lui. C i n q u e anni dopo, nel novembre scorso, la regina emerita Sofia di Spagna le ha assegnato il Premio Poesia Iberoamericana: massima distinzione nella poesia latinoamericana e della penisola iberica. Ebbene, Claribel ci ha lasciati il 25 gennaio scorso all’età di 93 anni a Managua. Ma i suoi versi di “Amore senza fine” resteranno per sempre. La ricordiamo con queste due fotografie (nel nostro teatro, in alto, e con la regina Sofia a Palazzo Reale a Madrid, qui sopra) e con un suo poema dedicato al marito scomparso: A Bud

La fede* Quella vecchietta cieca, che incontrai la notte che me spersi in mezzo ar bosco, me disse: - Se la strada nun la sai, te ciaccompagno io, ché la conosco. Se ciai la forza de venimme appresso, de tanto in tanto te darò ‘na voce, fino là in fonno, dove c’è un cipresso, fino là in cima, dove c’è la Croce…Io risposi: -Sarà… ma trovo strano che me possa guidà chi nun ce vede…La cieca allora me pijò la mano e sospirò: -Cammina!- ...Era la Fede. *Poesia proposta e sponsorizzata da Alfonso.

(Trilussa)

Un gioiello! Complimenti a Lucia Comanducci, che ha progettato un gioiello (lo vedete raffurato nella foto qui a destra), e a Barbara Dini, che lo ha realizzato. Hanno partecipato al concorso “Leonardo daVinci” che si è tenuto ad Anghiari in occasione della Mostra dell’Artigianato, sono arrivate terze. Anche la Redazione si associa volentieri ai complimenti!

Tutti quelli che amo sono in te e tu, in tutto ciò che amo.

Dialetto

di Emmedipì

Su facebook è nata una interessante iniziativa: quella di adottare parole anghiaresi e quindi rimetterle in uso il più possibile. Ne sono venute fuori tantissime e alcune non le conoscevo nemmeno io. Chi può vada a vedere. E poi mi dica che ne pensa.

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I lettori ci scrivono

Appendice alla Cronachetta

[...] ringrazio L'ORATORIO (e il suo Direttore) perché mi consente, attraverso la sua integrale lettura, di rimanere collegato al paese natale, sempre amato. Buon lavoro e sinceri auguri. Vilmo Chiasserini

Sabato 9 settembre 2017: oggi è nata Rachele Bruni di Michele e Francesca Venturini. La sua famiglia abita nelle nuove case dopo la ex Stazione di Anghiari. Venerdì 17 novembre 2017: oggi è nato Lorenzo Buricchi di Federico ed Elena Redenti. La sua famiglia abita nella zona di Valcelle. In un altro antico 17 novembre erano nati i due bisnonni, uno del ramo Buricchi, Italo, e l’altra, del ramo Redenti, la Beppa.

Caro Mario, Mauro Leoni mi [ha scritto che] la sua informativa, come le spiegazioni sul significato di "Sciormenti" del Prof. Mattesini, le delucidazioni dei f.lli anghiaresi CANINI, e potrei citare altri esempi, sono assai interessanti anche per persone non anghiaresi per la notorietà che Anghiari ha avuto nei secoli e che tu nel tuo Oratorio ti sforzi di ricordare. La comune origine aretina ci rende orgogliosi di questa terra ed è nostro compito fare tutto il possibile per divulgare particolari come fai tu. Grazie, alla prossima. Cesare Menatti Caro Mario, ho potuto leggere solo ora i numeri di dicembre e febbraio e come al solito mi sono sentito felicemente a casa nella nostra cara Anghiari. Tra le tante altre notizie, mi ha fatto tornare ai tempi della scuola quanto ha scritto Cesare Menatti (che saluto caramente) a proposito del sor Spilinga. In quella berlina Bianchi, sempre lucida, nera come il carbone e con una grande scritta cromata "Lucia" sul radiatore, c'ero anch'io assieme a tutta la schiera dei ragazzi anghiaresi che studiavano al Borgo. Ricordo bene come ci stivava: quelli di stazza più massiccia (ricordo fra gli altri Ivano e la Adria) erano sistemati sui sedili e quelli più mingherlini formavano lo strato di sopra. Per sicurezza, una volta messi tutti dentro, legava le porte posteriori dall'interno con una corda facendola passare intorno alle maniglie e poi giù per la Via Nova a motore spento finché andava, per risparmiare la ‘penzina’. Da qui sicuramente il detto spilingheggiare che ai miei (nostri) tempi si usava di frequente. Cose che adesso ci farebbero torcere il naso, ma allora ci sembravano normali e divertenti. In fondo eravamo tutti ‘pampìni’! Grazie per tutto l'impegno con cui tramandi la memoria del nostro paese. Piero Guerri.

Domenica 18 marzo 2018: oggi è nata all’ospedale di Arezzo, alle ore 12:27, Morgana Alessandrini di Cesare (originario della Motina) e Teresa Alberti (originaria della Giardinella). La sua famiglia abita nella zona della Giardinella, in una via dedicata ad una famiglia di ‘armaioli’ anghiaresi. Giovedì 22 marzo 2018: oggi è nato, all’ospedale Bufalini di Cesena, Riccardo Giorgi di Loris ed Elisa Valbonetti. La sua famiglia abita a Gambettola e l’annuncio lo fanno volentieri i nonni Nara e Giovanni da Anghiari e i nonni Daniela e Luciano da Gambettola.

Bartolino e Cleto

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artolino era il barocciaio di Anghiari: il barroccio o birroccio era un carro coperto o scoperto trainato da cavalli ed era adibito al trasporto di carichi pesanti. Bartolino aveva molti carri e molti cavalli, appassionato del suo lavoro, investiva in azienda ogni plusvalenza derivante dalle sue attività. Aveva una stalla e un capanno che potevano soddisfare qualsiasi esigenza. Lo aiutava Clèto dal fisico possente ma di indole semplice e per questo oggetto di scherzi da parte di tutti i ragazzi. Memorabile però è questo suo detto che dimostra come avesse degli aspetti particolari e caratteristici: “... attenti ragazzi, siamo vicini a Pasqua e in questo periodo muoiono più agnelli che pecore ....” Clèto era molto geloso del proprio lavoro di guardiano di cavalli e tuttora si ricorda un motto che ripeteva sempre: «...chi di cavallaro nasce, conviene che cavallaro diventi...» Con ciò intendeva dire che lui aveva fatto tesoro della esperienza del padre che, unitamente a quella che si era fatto direttamente sul lavoro, lo rendevano assai esperto in materia per cui non accettava suggerimenti da nessuno. Ma di Cleto sarebbero molti gli episodi da raccontare!

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U o m i n i e d on n e com e n oi Incontri con la Bibbia Rut: tra donne sole

L

a Bibbia è piena di donne, come la terra, come la storia, ma pochissime – come nella terra, come nella storia – sono le donne che nella Bibbia hanno un ruolo di protagoniste, che danno nome a qualcosa: a un libro, a un’opera, a un’impresa. Le poche donne che nella Bibbia si fanno strada fuori dall’anonimato cui le condanna il silenzio patriarcale dei maschi (degli autori umani del testo sacro) sono perciò donne particolarmente forti, donne speciali, capaci di abbattere il muro del ruolo di passiva sottomissione stabilito per loro dalle regole di una società retta dal potere maschile e di fare qualcosa di nuovo, qualcosa di tanto grande, che cambia il corso degli eventi e deve essere ricordato perché è un atto di salvezza che si iscrive in quella storia di redenzione che è il dialogo di Dio con l’umanità. Questo atto di forza che dona salvezza, trova un esempio meraviglioso in Rut, la straniera, una donna che dà nome a un libro della Bibbia ed entra nella genealogia del Salvatore di Israele e dell’umanità: bisnonna del re Davide, Rut è una delle sole quattro donne, con Maria, Tamar e Betsabea (che tuttavia vi viene menzionata come madre di Salomone, restando senza nome), esplicitamente ricordate nella genealogia di Gesù che apre il Vangelo di Matteo: Salmòn generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide. (Mt 1, 5-6) Se la lista genealogica di Luca (Lc 3, 23-38) è esclusivamente maschile, quella di Matteo fa invece posto a queste quattro donne, perché il loro ruolo di madri non può essere confinato alla funzione meramente riproduttiva cui la società patriarcale abbassa la maternità: una storia -narrata, ricordata di generazione in generazione, una storia esemplare- le vede protagoniste, attrici e autrici di una vicenda in cui il loro dare alla vita risulta frutto di una loro scelta (o di una scelta del compagno, nel caso di Davide) di rottura con le convenzioni, con le leggi del tempo, in un atto di assunzione attiva di responsabilità, che produce qualcosa di nuovo e straordinario. Dirompenti, scandalose, difficili e dolorose sono infatti la scelta di Tamar (ne leggeremo un’altra volta la storia) di travestirsi da prostituta per avere un figlio dal suocero e la scelta di Maria (di avere un figlio “senza conoscere uomo”, abbandonandosi interamente al mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio). Diversamente ma altrettanto dirompente e dolorosa è la scelta di Rut, che alla morte del marito decide di non tornare alla propria famiglia paterna, per trovarvi la protezione e il sostegno di un nuovo matrimonio, scegliendo di condividere il destino tragico della suocera Noemi, cui sono morti il marito e i due figli maschi, e

dopo anni di emigrazione in un paese straniero fa ritorno alla propria terra, in una condizione di estrema povertà e incertezza: Essa rispondeva: «Non mi chiamate Noemi, chiamatemi Mara, perché l’Onnipotente mi ha tanto amareggiata! Io ero partita piena e il Signore mi fa tornare vuota. (Rut 1, 20-21) Sole e vuote -spoglie di ogni risorsa materiale e morale, dello scudo del maschio di famiglia, essenziale in una società in cui la donna non può niente-, le due vedove Noemi e Rut sono destinate ad un futuro di stenti e di umiliazioni, in balia della povertà e della prepotenza altrui (in quel contesto storico, i maschi potevano impunemente offendere e molestare le donne abbandonate a se stesse: questa condizione di vulnerabilità emerge nitidamente, anche se indirettamente, nel testo biblico. Andando a spigolare, per esempio, Rut si espone alla violenza verbale e comportamentale degli altri lavoratori: «Non ho forse ordinato ai miei giovani di non molestarti?» - 2, 9 - «È bene, figlia mia, che tu vada con le sue schiave e non ti esponga a sgarberie in un altro campo» - 2, 22). Invece di scegliere la sicurezza e la tranquillità del ritorno a casa, come consigliato dalla suocera (alle due nuore rimaste vedove come lei, Noemi rivolge l’invito generoso e materno di non trattarla come una madre: «Andate, tornate ciascuna a casa di vostra madre... per trovare riposo in casa di un marito» - 1, 8), Rut sceglie la fatica e il rischio di restare senza marito, di restare con la suocera, perché abbandonarla sarebbe tornare indietro («Tornate indietro, figlie mie! Perché verreste

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con me?» - 1, 11), sarebbe abdicare dalla responsabilità che la vita le ha affidato nella persona di quella povera vedova, vecchia e sola, che al mondo non ha ormai altri che lei. La nuora moabita, figlia di un popolo straniero, uscita da una religione e da una cultura diversa da quella della sua nuova famiglia decide di non tornare indietro, perché questo sarebbe regredire allo stato di dipendenza, rimettere la propria vita in mano ad altri, rinunciando a prendersi cura di quella vita che ora è in mano sua e alla quale si lega invece indissolubilmente, in una promessa di fedeltà che è una grande dichiarazione di amore: «Dove andrai tu andrò anch’io; dove ti fermerai mi fermerò; il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio; dove morirai tu, morirò anch’io e vi sarò sepolta» (1, 16-17). L’accettazione della responsabilità verso il debole, verso la vedova anziana e sola che non sopravvivrebbe senza di lei, libera Rut dalla sottomissione passiva alla protezione e al potere del maschio, la mette nella strada del servizio nei confronti di chi ha bisogno di lei, in quanto agente autonomo della decisione di farsi carico della propria vita e di quella che dipende da lei, con tutto il peso della fatica e del rischio che questo comporta ma anche con l’accresciuta dignità che proviene da questo trovarsi soggetto libero delle proprie scelte. Questa decisione cambierà poco a poco la vita delle due donne sole, che nella solidarietà commovente del loro legame smentiscono il luogo comune della proverbiale inimicizia tra suocera e nuora. La loro vicenda di miseria e disperazione si legge inizialmente come un racconto neorealista, come una cronaca di povera gente perseguitata dalla povertà e dalla disgrazia, imprigionata nella morsa terribile di una catena di morti; di emigrazioni forzate in fuga dalla

carestia; di una sopravvivenza strappata agli avanzi altrui (una volta arrivata a Betlemme, Rut fa la spigolatrice: raccoglie le spighe cadute ai mietitori, nella fatica di un lavoro durissimo che rende poco o nulla: «Di chi è questa giovane?». «È una giovane moabita, quella che è tornata con Noemi dalla campagna di Moab. Ha detto: Vorrei spigolare e raccogliere dietro ai mietitori. È venuta ed è rimasta in piedi da stamattina fino ad ora; solo in questo momento si è un poco seduta nella casa».- 2, 6-7); di una fame saziata a intermittenza, in rari momenti di abbondanza inaspettata (Booz le pose davanti grano abbrustolito; essa ne mangiò a sazietà e ne mise da parte gli avanzi. /…/ Così essa spigolò nel campo fino alla sera; batté quello che aveva raccolto e ne venne circa una quarantina di chili di orzo. Se lo caricò addosso, entrò in città e sua suocera vide ciò che essa aveva spigolato. Poi Rut tirò fuori quello che era rimasto del cibo e glielo diede. - 2, 14, 17-18). Ma gradualmente, queste donne, rese sole e vuote dalla disgrazia, trovano il rispetto e l’ammirazione della comunità, che riconosce nella scelta di Rut, la straniera, la figlia di un popolo idolatra, un grande esempio di forza morale, di amore e di umanità: «Per qual motivo ho trovato grazia ai tuoi occhi, così che tu ti interessi di me che sono una straniera?». Booz le rispose: «Mi è stato riferito quanto hai fatto per tua suocera dopo la morte di tuo marito e come hai abbandonato tuo padre, tua madre e la tua patria per venire presso un popolo, che prima non conoscevi. Il Signore ti ripaghi quanto hai fatto e il tuo salario sia pieno da parte del Signore, Dio d’Israele, sotto le cui ali sei venuta a rifugiarti». (2, 10-12) L’atto di salvezza di Rut nei confronti di sua suocera, l’atto di liberazione di Rut dalla sottomissione passiva a un ruolo di dipendenza dal sistema patriarcale, consumato nel momento in cui sceglie di essere lei il soggetto che protegge e sostiene, assumendo responsabilità per chi ha bisogno di lei, sarà ripagato pienamente dal Signore, Dio d’Israele, che farà di lei un’antenata di Gesù, madre del nonno del re Davide, sposa di Booz, iscrivendo la sua figura nella pagine della Bibbia come un esempio per ogni donna che sappia scegliere nella responsabilità e nel servizio non la schiavitù ma la liberazione, che costruisce nella solidarietà e nella carità verso il più debole l’uscita dalla propria debolezza e la dignità di soggetto autonomo della propria vita. Nell’altra pagina Rut e Noemi. In questa pagina Rut va a spigolare.

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È bello camminare con te, Gesù!

DOMENICA 3 GIUGNO 2018 CHIESA DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE PROPOSITURA DI ANGHIARI

Sono invitati alla mensa Eucaristica per la prima volta:

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embra ieri che vi abbiamo incontrato per la prima volta! Nel nostro cammino insieme siamo arrivati dal pane vero, quotidiano, a quello che sfama l’anima e che dal giorno della vostra Prima Comunione rimarrà sempre con voi. Vi auguriamo di vivere ogni giorno, con gioia, l’incontro con Gesù e di ricordare sempre che “È bello camminare con te Gesù!” BUON VIAGGIO!!! Don Marco e le tue catechiste

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MATILDE AGRIFOGLIO LETIZIA BOGANINI GREGORIO BORGOGNI MARCO CANGI MARTINA CEROFOLINI LUCA GIURGI MARTINA LAUCIELLO ANNALISA LAZZERINI GUENDALINA MANENTI ALESSIA MARIANI SEBASTIANO MARIOTTI ALESSIO ROMANELLI LEONARDO ROMANELLI MATTIA ROSSI GRETA SANTUCCI GIADA STANGHELLINI MARIA GIULIA TAPPETO

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La vigilia dell’Ascensione. Al Carmine è stato acceso un fuoco (1), bellissimo, benedetto da don Marco (2) prima di inziare i Vespri (3). Anche in altre località si sono uniti a noi nell’accendere il fuoco nei pressi della loro casa: Ai Chiusini (4), al Ponte di Carletto (5), a Montino (6)e a Catigliano (7), dopo la recita del Rosario. Ua bella esperienza che ci ha tenuti assieme con questo tradizionale gesto.

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Membra vive della nostra comunità

L’augurio per i nostri giovani nel giorno della loro Cresima

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e entriamo in contatto con i ragazzi di terza media, possiamo subito accorgerci di come siano mediamente coinvolti in quel meraviglioso periodo della loro vita in relazione al quale ti chiedi, spesso, se ce la farai a reggerli ancora un altro giorno o se cederai alla tentazione di strozzarli. Ed è proprio in questo frangente che, come catechisti, siamo chiamati a condurli ad una consapevole e responsabile appropriazione del dono ricevuto con il Battesimo, ma nella dimensione tipica della Cresima, ossia quella dell’immersione in una Chiesa locale, di cui dovrebbero iniziare a sentirsi parte attiva. Bella sfida! Se poi ci si aggiunge che i ragazzi in questione quest’anno erano 39, la sfida potrebbe apparire ancora più dura, ma non per questo da non intraprendere. Dopo un percorso che per molti si è protratto per sette anni, giovedì 3 maggio 2018, siamo arrivati al nostro grande giorno: i 39 ragazzi hanno ricevuto il Sacramento della Confermazione. Come loro catechisti ci sentiamo di poter affermare con convinzione che gli anni trascorsi con loro sono stati per noi, una grazia. È stato bellissimo incontrarli bambini e condividere con i loro genitori momenti importanti quali il periodo di preparazione al Natale, alla Pasqua, la Confessione, la Prima Comunione… Tanta gratitudine a questi nostri ragazzi anche per la loro “simpatica confusione”, per i commenti e le divertenti osservazioni che animavano gli incontri del sabato pomeriggio, scuotendoci, a volte, dal nostro torpore e dalle nostre abitudini, obbligandoci a rimetterci in gioco ed a tornare bambini o ragazzi con loro. A ciascuno di essi auguriamo di divenire membra vive della nostra comunità spargendo ovunque quel seme di bontà di Dio gettato nei loro cuori affinché dia molto frutto. Lo Spirito Santo li guidi sempre nelle scelte della vita in maniera tale che essa sia bella, buona e santa. Donatella, Giuseppe e Federica Nella foto dello Studio F10, assieme al Vescovo Riccardo Fontana, sono raffigurati le ragazze e i ragazzi della Cresima e i catechisti.

GIOVEDÌ 3 MAGGIO 2018 HANNO RICEVUTO IL SACRAMENTO DELLA CONFERMAZIONE Cosimo Alessandri Serena Alessandrini Letizia Alfonsi Elisa Bergamini Daniele Bianchi Irene Bigiarini Francesca Bigoni Giulia Bigoni Federico Bindi Irene Boncompagni Ginevra Borgogni Michelle Bruni Erika Tania Bruno Jacopo Bruschi Anna Buffetti Anita Buzzichini Matilde Camaiti Giulio Carboni Lorenzo Ceppodomo Sofia Citernesi

Alessia Corsi Matteo Corsi Matteo Galardini Valentina Ghignoni Valerio Giovagnoli Brando Guidobaldi Filip Mara Horosziewic Francesca Lanzi Giulia Magrini Filippo Manenti Gabriele Alexis Manenti Anna Maurizi Giulia Mercati Serena Merendelli Claudia Operanti Linda Pierini Anna Pompeo Matilde Rossi Francesca Zucca

Ti capita di leggere l’Oratorio e desideri riceverlo per posta? Facci avere il tuo indirizzo! Te lo invieremo volentieri 27


Vi ricordate che nel numero 2 dell’Oratorio avevamo chiesto aiuto ai pievigiani per capire il significato della filastrocca sui mesi e del motto sulle felci? Elda Fontana ha risposto. Elda tiene aperta a Pieve una biblioteca privata dove tutti possono andare a fare delle ricerche, saranno accolti con entusiasmo.

Auguri a Carla e Franco

Felci e soci Ciao Mario, Ho fatto una ricerca sulle felci e aspettavo che tu venissi, ma visto il tempo ti rispondo via mail: - Nella filastrocca dei mesi qui a Pieve non si parla di felci. - Conosco però anche l’altra “taglia le felci…” - Qui da noi a luglio non si tagliavano le felci, ma si facevano le fascine d’albero o di quercia da usare nelle stalle insieme al fieno. Le fascine aiutavano a superare gl’inverni, specialmente quelli nevosi, e venivano preparate per essere certi di arrivare a primavera e si mettevano tutte intorno ad un albero formando la “fogliata”. - Quando le fascine venivano date agli animali, si ottenevano due risultati: riempivano lo stomaco e aiutavano a consumare i denti. I bastoni, poi, che rimanevano spolpati nelle greppie, servivano per accendere il forno. - Il termine fogliata si usava anche per indicare una donna vestita con abiti vaporosi che la fanno sembrare più grassa di quello che è: sembri una fogliata! - Ho trovato in un libro (non ho il titolo qui sottomano) dove le felci venivano consigliate, tagliate d’estate e fatte seccare, per far fronte agli inverni di carestia e usate come le fascine. Non ho risolto i tuoi problemi perché non so altro, ma comunque aspetto te e i tuoi amici alla nostra biblioteca. Un saluto amicale da Ventura e da me. Elda

Detti castellani Caro Mario, visto che col Mattesini ti diverti a sviscerare parole dialettali, beccati questi detti castellani. (Poi me ne ha promesso uno addirittura apecchiese; lo pubblicheremo, assieme ad altri, prossimamente. In grassetto i motti castellani e, in corsivo, i corrispondenti anghiaresi.) -En finite le fave ai locchi. Finì le fave ai locchi che n’haion trecento moggi. -Bufa de trito ariva al bilico, bufa de grosso ariva al ginocchio. -A marzo il villan va scalzo, ad aprile ci va il villano e il gentile. A marzo ogni bacarello va scalzo. -Argi’n gio’? Per gi n’dù? E noi invece, ma per dire altro: Gnarà che m’arachini miquì.

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artedì 15 aprile una bella cerimonia ha visto coinvolti Carla Pulcinelli e Franco Mencaroni che ricordavano il loro cinquantesimo anniversario di matrimonio. Don Romano ha officiato il rito religioso con il rinnovo delle promesse matrimoniali. Poi un po’ di festa con i propri familiari. Carla e Franco si erano sposati il 15 aprile del 1968, Lunedi di Pasqua, nella chiesetta di Corsano. I due sposi sono stati uniti in matrimonio da don Fabio Comanducci (con lui hanno festeggiato anche il 25° anniversario). Poi ci fu una bella festa con il pranzo presso il ristorante “La Faggeta” a Caprese Michelangelo. Non è mancato nemmeno il viaggio di nozze (una quindicina di giorni): San Remo, Nizza, poi Venezia e ritorno a San Leo prima di ritornare in Svizzera. Infatti i nostri sposi abitavano in Svizzera per lavoro ed erano ritornati in quell’occasione proprio per sposarsi nel loro paese natale. A Carla e Franco, quando verrà letta questa notizia giungeranno ulteriori auguri ed anche noi della Redazione volentieri mandiamo i nostri giù a San Leo, nei pressi del ‘Palazzo’ dove loro abitano.

Nella foto gli posi davanti all’altare della chiesa di Corsano. Dietro di loro è visibile il bell’affresco della Madonna.

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Quando il passato profuma di futuro

Senza voci non c’è coro!

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o presentato a fine ottobre dell’anno scorso, ad Anghiari, il mio secondo libro: “Quando il passato profuma di futuro”, titolo scelto dal giornalista che ha scritto la prefazione, nella sala gentilmente messa a disposizione dalla amata Misericordia di Anghiari. Erano presenti come autorità il Sindaco Polcri, l’assessora alla cultura Cimbolini, l’insegnante elementare Donatella Bernardini, delegata dalla Dirigente Scolastica dell’Istituto Comprensivo della Scuola Primaria e Secondaria e dall’assessore Vanzo Mansueto di Cavalese, già mio scolaro delle elementari ed ospite del suo corrispondente epistolare di Anghiari durante il gemellaggio scolastico fra le due scuole elementari di Anghiari e Cavalese. Tutte le persone elencate hanno rivelato le caratteristiche del testo autobiografico manifestando interesse ed opinioni personali. Il secondo testo, a differenza del primo, è meno ricco di argomenti scolastici, ma presenta episodi, aneddoti del paese ricordando amici di giochi, compagni di birichinate, tradizioni anghiaresi e particolari personaggi, macchiette simpatiche. Comprende esperienze scolastiche al Colle di Pianettole, a Bagnaia, al Ponte alla Piera. Il paese è di nuovo presentato come un caro Borgo, storico, peculiare per l’aspetto naturale e per la facile conoscenza ed empatia con gli anghiaresi semplici, burloni, spiritosi, socievoli ed ironici. La seconda parte del libro si riferisce alla Val di Fiemme, al suo ambiente naturale rispettato e protetto come le visibili cime dolomitiche ed in particolare a Cavalese, centro storico e turistico estivo ed invernale e conosciuto anche per la famosa gara sciistica internazionale: la Marcialonga. Il libro viene offerto a 12 euro e l’incasso è devoluto per beneficenza alle famiglie povere di Anghiari e di Cavalese, nonostante sia un paese benestante. La consegna del denaro verrà fatta con criteri il più possibili giusti mediante il consiglio delle assistenti sociali, della Caritas, del Sindaco e del parroco. Il libro si può trovare presso le cartolerie ed edicole di Anghiari e nella “Libreria del Frattempo”- Galleria Iris di S. Sepolcro. Ringrazio la Banca di Anghiari e Stia insieme ad alcune realtà economiche ed associazioni benefiche locali, elencate nel libro, per l’aiuto finanziario ricevuto, indispensabile per la stampa del testo ed anche gli Anghiaresi generosi e la redazione del giornalino dell’Oratorio di Anghiari che tiene vivo il contatto con il paese mediante la rievocazione delle tradizioni e la cronaca paesana anche con le persone che vivono lontano dal paesello. Penso che sia gratificante aiutare chi ha più bisogno di noi. Felicino Acquisti Nella foto di Daniele Gigli, Felicino mentre mostra il suo libro.

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Anghiari, 7 aprile 2018

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eggo con piacere, sul giornalino dell’Oratorio, che si è costituito un coro del Vicariato in occasione del Sinodo. Cantare in coro è la cosa più bella ed educativa che ti possa capitare. Il coro insegna che fai parte di un gruppo, che la tua voce si deve amalgamare con altre voci, che non sei solo e che è bene lasciare da parte l’egoismo. Senza voci non c’è coro. Probabilmente saprete che un coro esiste da circa 70 anni, fondato da don Vittorio Bartolomei, nominato cappellano giovanissimo qui ad Anghiari. Aveva una grande passione per la musica, era allievo del Maestro Coradini al quale si deve la composizione dell’ Ave Spes Nostra. Fu appoggiato da don Nilo Conti, persona meravigliosa, che di don Vittorio diceva: “è un angelo”. Si parla poco di don Vittorio e forse lui ne sarebbe contento, poiché era una persona molto umile e riservata, era stato chiamato a Roma dal maestro Bartolucci, direttore della Cappella Sistina in Vaticano, ma non volle lasciare la sua corale. Scrivo tutto questo perché siamo un coro di “grandi” di età, abbiamo bisogno di voci nuove e per precisare non è vero che proviamo tutti i giorni. Il maestro, da buon sardo, non è un comunicatore e fino ad ora non ha mai azzannato nessuno. Il nostro repertorio è vasto, spazia dal gregoriano ad autori ancor viventi. Quindi non lasciate che tutta questa esperienza musicale vada perduta. Una corista Telefonate a questo numero 335-1026528. La foto in alto ritrae la “Corale” in occasione del concorso a Langollen nel 1962.


Sant’Agostino

Frittelle

e i ricordi di Giancarlo Balestri

Lunedì 20 marzo; ho fatto una precisa domanda: «Che dolce hai mangiato oggi?». Ecco le risposte, con qualche incoraggiamento e anche qualche suggerimento. Come si può leggere, comunque c’è la conferma che la tradizione delle frittelle continua. Volentieri ricordiamo il gruppo di donne che, guidate dalla Vittorina e da altre donne di Anghiari vecchio, preparavano questo buonissimo dolce “Pro Università Cattolica” un po’ di lustri fa (qui sopra). Orlando Piomboni – «Frittelle! Fatte dalla Franca e ‘gni son venute bone’, morbide.» Federico Fornacini – «Frittelle, ‘bone’!» (e fatte dalla sua mamma, l’Èlida). Gennaro Romano (Romano è il cognome, lui è di Salerno) – «Zeppole napoletane, e alla mia contestazione ha specificato, no, le frittelle no perché la nostra tradizione sono le zeppole.» Celestino Crocioni – Lo sapevo io che sbagliava, e infatti ha risposto «Oggi ho mangiato la ‘nociata’»! Dopo la contestazione «Me n’ero scordato; mì, grosse cusì! E poi oggi era il suo onomastico [della moglie]; m’ero scordato anche quello!» Alfideo Taddei (era da Celestino) – «Niente, che i dolci non li posso mangiare.» E quando ho parlato di frittelle ha ammesso che in casa le sue donne l’hanno fatte. Giuseppe Comanducci - «Oggi io ho mangiato le frittelle» Bella forza era il suo onomastico, e ha aggiunto “e poi bone”. Giorgia Babbini - «Oggi ho mangiato le ‘ciambelle sconsolate’, vengono da Latina.» Ma, e le frittelle?, ho chiesto io. «La mia mamma le sta facendo adesso.» Queste interviste le ho fatte il 21. Angiolo Mercatelli - «Le frittelle, l’ha fatte la ‘socera’.» Mario Tanzi - «Le frittelle, fatte dalla Romana!» Piero Calli - «’Gnente’, che non li mangio i dolci.» Ma alla mia contestazione sulle frittelle ha ammesso di averle mangiate, e fatte dalla moglie. Costanza Agnolucci – Con il suo fare sorridente «Le famose frittelle di San Giuseppe» e alla richiesta di chi le avesse preparate ha risposto che le aveva fatte lei stessa. Armando Babbini – Mentre Armando stava cercando di ricordare, alcuni astanti gli hanno ricordato che lunedì era il diciannove marzo e allora: «Le frittelle, e fatte dalla moglie!» Emanuele Gigli - «Le frittelle, le ha fatte la mia mamma.» Pietro Giabbanelli - «Frittelle, le ha fatte mia moglie e le ho fritte anch’io.»

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a Chiesa di Sant’Agostino è una delle chiese di Anghiari che mi è molto cara perché non solo ci andava a messa tutti i giorni mia nonna Rosa Cacioli, ma anche perché mi capitava di assistere alla messa celebrata da Don Nilo nella Cappella della Madonna delle Grazie. Nelle nicchie sopra l’altare c’era ancora il trittico di Matteo di Giovanni e, a un certo momento della Messa, veniva scoperta l’immagine della Madonna; per me allora bambino, era un momento emozionante e quando mia nonna, di ritorno dalla messa diceva: “Domattina il Proposto scopre la Madonna” provavo una grande gioia e il giorno dopo non sarei mancato alla cerimonia. Nella simpatica filastrocca di Armando Zanchi sulla gente anghiarina, ci sono persone che ho conosciuto personalmente, come il farmacista Dott. Busatti, o che erano amici dei miei genitori, ma vorrei raccontare fatti capitatimi con la giornalaia Maria e con il barbiere Sofare. Quando entravi nel negozio della Maria per acquistare una rivista e per caso l’aveva esaurita, venivi sequestrato e ti venivano proposte altre riviste e alla fine per poter uscire eri costretto a comprarne un’altra anche se magari non ti interessava. Alla fine di giugno del 1954 mi trovavo già ad Anghiari (ho trascorso molte volte le vacanze estive da mia nonna) e quell’anno venivano trasmessi in TV i campionati mondiali di calcio. A quell’epoca il televisore non l’aveva quasi nessuno, ma chi li vendeva, sperando che poi qualcuno lo comprasse, ne dava uno in uso gratuito a una famiglia o a un negozio che però prendeva l’impegno di ospitare chiunque volesse vedere le trasmissioni. Mi ricordo che la finale fra Ungheria e Germania la vidi seduto su un tavolo di una di queste famiglie. Ero però anche interessato a vedere la semifinale fra Germania e Austria e chiesi dove sarei potuto andare a vedere la partita; mi risposero che Sofare aveva uno di questi televisori nel suo negozio. Ci andai e entrando dissi: “Buon giorno signor Sofare avrei piacere, se non disturbo, di vedere la partita” e lui mi fece accomodare. Seppi poi che Sofare era il soprannome e ci rimasi male, anche se lui al mio saluto non fece una piega. Cose che succedevano allora, non so se è così anche adesso, quando non sapevi mai se nomi e cognomi erano invece soprannomi. Per esempio sono stato sempre convinto che Spilinga fosse un soprannome, mentre a quanto scrive Cesare Menatti era proprio il cognome. A proposito di Spilinga, non so se per abitudine o altro, i miei genitori si servivano di Bistina per farci accompagnare alla stazione di Arezzo al fine delle vacanze, ma mi sa, sempre stando allo scritto di Cesare, se fossimo andati con Spilinga ad Arezzo per la Libbia, lui avrebbe acceso il motore dopo la Chiassa.

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fotocronaca

T

oppole - Era già un po’ di tempo che la chiesa di Toppole rimaneva chiusa per le varie vicende che hanno colpito il compianto don Mario Montini. La benedizione delle famiglie è stata l’occasione per ‘ricompattare’ la popolazione di quelle zone. Infatti, con la nuova organizzazione delle unità pastorali sono unite a Toppole anche le popolazioni di Verazzano e Pianettole. Lunedì 2 aprile, il Lunedì di Pasqua, don Marco ha celebrato una S. Messa solenne alla quale hanno partecipato numerosi gli abitanti di quei luoghi ed anche quelli che per lavoro o altro, ma originari di là, abitano attualmente in altre zone. Una bella giornata alla quale faranno seguito altre iniziative.

A

cqua Santa - Ecco i nostri sacerdoti, don Gustavo, don Marco e don John, raffigurati nella sacrestia di Tavernelle prima di iniziare la visita alle famiglie di quella parrocchia. Con loro anche un chierichetto e le donne collaboratrici. Questa visita permette, come si fa ogni anno, la conoscenza ulteriore delle famiglie, soprattutto quelle situazioni dove ci sono anziani che devono rimanere in casa. È un’occasione e un modo per far partecipare ognuno alla vita della parrocchia e farli sentire parte essenziale di tutta la comunità.

G

uidizzolesi - Ecco il gruppo degli amici guidizzolesi di Fausto e Franca Valbonetti. Sono venuti ad Anghiari in occasione dell’inaugurazione della mostra che traccia il loro percorso di educatori, con particolare attenzione al periodo guidizzolese. La mostra (con il titolo “VALBONETTI, Ricordo di Fausto e Franca”), a cura del professor Amedeo Buccelleni, è stata allestita a Guidizzolo ed ora trasferita ad Anghiari. Nella foto Andrea e Luca con una parte degli ospiti: non c’è riuscito a metterli tutti insieme perché distratti dalle tante cose esposte per la Mostra dell’Artigianato. Dietro il gruppo, l’ingresso alla mostra nella sala della torre del “Cassero”.

V

asche - Quella raffigurata è la vasca che anni addietro era stata realizzata nel Campo che fu della Fiera per contenere acqua. Poi l’educazione degli anghiaresi ha ‘costretto’ l’Amministrazione comunale, ormai da diversi anni, a riempirla di terra con la collocazione di alcune piante ornamentali. Anche nell’altra metà del Campo della Fiera, quello che una volta è stato il campo sportivo anghiarese, c’è una vasca ora adibita a contenere piante. Ma torniamo alla nostra vasca. Sarebbe il caso di ripristinare la sua destinazione originale? Che ne dite?

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La filastrocca della mia nonna Marianna Pesce d’aprile Oltre il Molin d’Agnolo c’era un pizzicagnolo che aveva un frignolo sul dito mignolo.

di Emmedipì

Lela 2018

Una volta che al Borgo hanno fatto una cosa intelligente e scherzosa sono sopraggiunte denunce e cose simili. Non so come sia andata a finire. A caldo chiedo se l’aver messo un portone a Porta Fiorentina (vedi foto) sia stata una cosa da denuncia o da complimento.

Un consiglio per gli anghiaresi Se ognuno fa qualcosa / si risolve ogni cosa

Lela 2018

200 all’ora Mauro porta la sua vecchia 500 all’officina di Daniele e gli spiega: «C’è qualcosa di molto strano nella mia macchina, ogni volta che supero 200 all’ora rantola tutta ed il motore picchia fortemente in testa.» Al che Daniele scrolla la testa con gran disappunto. In quel mentre Don Mirko che era lì per caso soggiunse: «Credo sicuramente che sia il Tuo Angelo Custode che ti avvisa!» Peter 2018

Filmini Da un documento dell’Archivio Parrocchiale ecco cosa guardavano i nostri genitori o nonni. 2/3/67 - Consegnato alla Maestra Malvina a Tavernelle filmini di Don Vittorio Bartolomei:

Armando Babbini - «Secondo me è una cosa da complimento. Non so di preciso nemmeno in che cosa sia consistita (hanno messo una porta a Porta Fiorentina, gli dico). E allora sarebbe anche da rimborsarli delle spese che avranno avuto!»

1 - Sacra scrittura - Creazione 2 - Fate fragoline 3 - Maria Bambina 4 - I 3 fanciulli di Fatima 5 - Nel paese delle meraviglie

bimbi di oggi

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iao, mi chiamo Gioia Bartolini e sono nata il 4 luglio 2017! Data importante...! Ho due bellissime sorelle, Gemma e Ginevra, che come me sono state battezzate nel Santuario del Carmine. Vivo a Sansepolcro ma il mio babbo Celestino è di Anghiari quindi anche io sono mezza Anghiarese! Un saluto al nonno Ghiaccini e alla nonna Beppina.

Orlando Piomboni - «No, no, complimenti! Comunque non hanno sciupato niente e hanno fatto anche una cosa con criterio, dava l’impressione che fosse proprio vera e c’era anche una porticina che si apriva per far passare i pedoni.» Pietro Giabbanelli - «Ho due opinioni: lo scherzo m’è piaciuto ed è stato anche ben fatto, purtroppo però se tutti prendono l’iniziativa di intervenire da una parte o dall’altra effettivamente si crea un precedente. Non denuncia, ma monito sì.»

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Foto con notizie

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uando si avvicina la Pasqua al Molin Bianco, quello di Tavernelle, ferve una attività particolare: quella della preparazione dei rametti di olivo, le cosiddette ‘palme’. A dar man forte a Palmiro, il nome è emblematico, arriva però puntuale il Fancelli. Eccoli nella foto ricordo del loro lavoro del 2018.

Auguri a Lucia

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artedì 10 aprile Lucia Comanducci si è laureata presso l’Università di Firenze, Laurea in Cultura e Progettazione della Moda. Ha presentato il progetto “La Belle Ferroniere. Dal dipinto di Leonardo al gioielliere” realizzando un gioiello, con votazione 90/110. Festeggiata subito al Ristorante “Nutino” di Firenze e poi da amici (quelli veri e quelli sul web) Auguri da tutta la famiglia.

In occasione della visita alle famiglie delle comunità dell’Unità pastorale di Anghiari, molte famiglie continuano la tradizione di far benedire gli ingredienti per preparare pan giallo e zuccarini: i tipici dolci di Pasqua. Si tratta di farina zucchero e uova. Qui sotto la tavola della Emola e di Checco.

Croci dei campi I nostri agricoltori continuano a mantenere viva la tradizione di collocare le croci ornate di foglie di giglio nei campi. Testimoniano l’affidamento a Dio affinché il raccolto sia preservato, per il bene degli uomini, dalle intemperie, dalla fame e dalla carestia.

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Notizie dalle parrocchie di Monterchi a cura di Matteo Romanelli

GIUGNO 2018 Giovedì 31 maggio, alle ore 21:00, Solenne Processione del Corpus Domini nel centro storico di Monterchi, con la partecipazione dei sacerdoti, dei fanciulli della Prima Comunione, dei ragazzi della S. Cresima, delle Compagnie del SS. Sacramento di Monterchi e di Padonchia, della Confraternita di Misericordia, del popolo di Dio, delle varie associazioni paesane e delle autorità civili e militari. Venerdì 1 giugno Ritiro spirituale al Monastero Benedettino di Citerna con Celebrazione della Prima Confessione dei 21 fanciulli della Prima Comunione. Domenica 3 giugno Solennità del Corpus Domini con raduno in piazza alle ore 11:00 per entrare in processione nella chiesa arcipretale per la solenne Messa della Prima Comunione dei seguenti fanciulli che sono stati preparati dalla catechista Maria Rosaria Tarantino, che ringraziamo a nome di tutte le comunità parrocchiali monterchiesi. ANDREA Bonucci SOFIA Conti ANASTASIA Comanducci TEODORA Comanducci FILIPPO Frangipani ANASTASIA La Barbera FLAVIA La Barbera GIULIA La Barbera ROSA-CELESTE Malatesta LUDOVICO Marioli PIETRO Mazzoni GREGORIO Mazzoni LORENZO Morabito GABRIELE Panci DAVIDE Pellegrini GRETA Pellegrini PATRYK Pierini ELISA Pippolini ERIKA Piredda GIOELE Severi EMMA Tosoni

Venerdì 29 giugno, ore 19:00, S. Messa a Ripoli nella festa dei Ss. Patroni Pietro e Paolo. LUGLIO 2018 Sabato 21 luglio, alle ore 18:00, S. Messa nella chiesa restaurata dei Ss. Apollinare e Sisto a Petretole in occasione della riapertura al culto in seguito al completamento dei lavori di restauro. Non verrà celebrata la Messa prefestiva a Monterchi. Domenica 29 luglio, nel pomeriggio, S. Messa all’aperto al Poggio della Madonna presso la Maestà situata nelle vicinanze della Murcia di Pianezze. Nella foto. Antica “Pietà” venerata un tempo nella chiesa di S. Martino al Poggio della Madonna e trasferita nel secolo scorso nella chiesa di Pianezze. ALTRE NOTIZIE È stata celebrata domenica 11 marzo la festa del Gruppo Donatori di Sangue Fratres di Monterchi con una solenne Messa celebrata nella Pieve arcipretale di S. Simeone, alla quale hanno partecipato tutte le associazioni paesane e molte rappresentanze dei Gruppi Fratres della Provincia. Una preghiera con tanti auguri ai seguenti sposi novelli: Andrea Niccolini – Flavia Innocenti il 3 giugno, Cristian Puletti – Elisa Valocchia il 23 giugno, Alessio Antonioni – Letizia Bianchini il 14 luglio. Anche quest’annon4el mese di luglio, don Ferdinando organizza presso la parrocchia di Le Ville il GREST o campo scuola per i ragazzi del territorio monterchiese. Rivolgersi per tempo ai parroci per l’iscrizione.

Domenica 24 giugno, ore 19:00 circa, nella frazione di Tarsignano, S. Messa nel giorno festivo del Patrono S. Giovanni Battista

Un quinto defibrillatore si aggiunge a quelli installati nel territorio di Monterchi: nella piazza comunale, al campo sportivo, presso l’oratorio di Pocaia e presso il circolo ACLI di Le Ville. È stato donato dal noto barbiere Alberto Maestri, per tutti il “Gosto”, ed è stato collocato nella piazza del Mercato.

Vuoi che l’Oratorio venga spedito a qualche amico o conoscente che abita anche all’estero? Lo possiamo fare! Mandaci il suo indirizzo! 34


Dalle nostre Parrocchie Catigliano, Antonietta – Naturalmente per tutto il mese di maggio abbiamo detto il Rosario la sera alle quattro. Se ci saranno particolari celebrazioni avviseremo come sempre i parrocchiani.

Tubbiano – Nel mese di maggio abbiamo recitato il Rosario per due settimane qui da noi e poi alttre due settimane in San Leo. Ricordiamo che la Messa festiva, nel periodo estivo, viene celebrata il sabato sera alle quattro.

Viaio, Franca – In maggio ci siamo ritrovati per la recita del Rosario il mercoledì, il venerdì e la domenica prima della Santa Messa. Per l’Ascensione alcuni di noi sono andati al Santuario del Carmine seguendo gli antichi viottoli. Il 12di luglio cade la ricorrenza della festa di San Paterniano, titolare della nostra parrocchia. Probabilmente la festa verrà fatta la domenica successiva. Micciano, Cristina - Per tutto il mese di Maggio c’è stata la recita del Rosario alle ore 21:15. Un gruppo di parrocchiani si riunisce ogni sera per meditare e pregare i misteri della vita di Gesu’; auguriamoci che piano piano il gruppo diventi sempre più numeroso! San Leo, Velso – Come abbiamo detto nel numero scorso durante il mese di maggio abbiamo detto il Rosario prima a Tubbiano e poi qui a San Leo. In giugno ci sarà la festa del Corpus Domini e ci saranno due bambini che faranno la Prima Comunione. Tempo permettendo faremo anche una piccola processione. Una festa molto bella! Ponte alla Piera, Rita – Durante il mese di maggio abbiamo detto il Rosario alla sera. In giugno ci sarà la Festa del Corpus Domini con la S. Messa solenne e la processione fino al Sacello. Ricordiamo che la S. Messa festiva (orario estivo) c’è la domenica alle 17:00.

Il Sacello del Ponte alla Piera in una foto di Claudio Carria. Qui terminerà la processione del Corpus Domini domenica 3 giugno.

Notizie dalla Piazza Domenica 1° aprile, a Sestino da oggi sarà di nuovo possibile accedere al Centro Visita della Riserva Naturale del Sasso di Simone e l’Antiquarium Nazionale. Si tratta di due luoghi importantissimi per la conoscenza del territorio toscano al confine con Marche e Romagna, che oggi sono nuovamente a disposizione dei visitatori grazie alla collaborazione tra il Comune di Sestino e la Regione Toscana. Sabato 14 aprile, alle ore 17:00, al Museo della Battaglia e di Anghiari inaugurata la mostra “PER VITTORIA RICEVUTA”, Sant’Andrea Corsini e la Battaglia di Anghiari nel barocco di Giovanni Battista Foggini. L’esposizione di un disegno del più grande artista barocco toscano per raccontare una particolare storia legata alla battaglia di Anghiari si protrarrà fino all’8 luglio. Sabato 21 aprile, inaugurata la 43° Mostra Mercato

dell’Artigianato della Valtiberina Toscana. L’edizione 2018 che si concluderà il 1 maggio e sarà caratterizzata dal numero record di 65 espositori.

Gruppo di donne intente alla lavorazione a tombolo, in occasione di una foto ricordo nello spazio allestito nell’ambito della Mostra dell’Artigianato del 2018.

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Il mattino della Resurrezione L’incontro di catechesi tenuto da don Marco

V

enerdì 27 aprile scorso la catechesi per adulti, tenuta da don Marco, ha preso in considerazione, dato anche il periodo pasquale, due dipinti: Bergognone (1452 – 1522), Ecce homo; E Bernand, I discepoli Giovanni e Pietro corrono al sepolcro il mattino della Resurrezione, 1898. Il primo rappresenta Cristo nel momento della Passione quando Pilato, dopo averlo fustigato alla colonna e incoronato di spine, lo presenta alla folla con le parole: «Ecce homo». Nel quadro Cristo piange lacrime con sangue, ha al collo un nodo scorsoio lento, segno di di

una tenerezza infinita e nello sguardo pieno di lacrime è rappresentata la commozione per tutta l’umanità sofferente di cui si fa carico. Nel secondo dipinto, quello di E. Bernand, i volti dei due Apostoli e le loro mani esprimono stupore e meraviglia, ma anche incomprensione per quella tomba vuota. Corrono, ma nelle pupille di Pietro c’è il riflesso dell’alba, del sole che sorge, nuovo inizio anche per la loro vita. Il contemplare questi due quadri ha fatto comprendere meglio il mistero pasquale appena celebrato. (cb)

Anche la Gilda ci ha lasciato

Io sfollato in quel di Valealle ci si ritrovava dormendo nelle stalle

E della guerra da noi tutti patita fuggiamo dal luogo per noi proibito

Questa famiglia Nespoli da tutti conosciuta dove la Gilda era lì conosciuta

Lasciò la Gilda andata in sposa ed il fratello prese tutta la cosa

Era una famiglia veramente amata ma dalla guerra fu assassinata

Quanti incontri con questa famiglia in compagnia della cara Gilda

Nei lontani tempi serviva gli Anghiaresi cemento e mattoni da lei sempre presi

Poi con il tempo tutto è finito dentro quel negozio un Bar è arrivo

La furia tedesca o altri usurpatori in Valealle commisero veri orrori

Ricordo il padre la madre e la figlia in quegli anni che guerra scompiglia

Quanti quintali di cemento scaricato era un lavoro per noi consacrato

La cara Gilda conosciuta da bambina durante la guerra io ero a lei vicina

Io nel ricordo ero un ragazzo lì fui preso portato via scalzo

Nel caro ricordo della cara Gilda sto nel dolore con la cara famiglia:

di Armando Zanchi Arezzo, 7/3/2018

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Paolo Crepet: il coraggio è l’aria che si respira Manca il coraggio perché manca la voglia, la fatica di pensare al futuro

È

stata una serata interessante e molto partecipata quella che si è svolta giovedì 5 aprile a Città di Castello nell’Auditorium di Sant’Antonio. Il protagonista dell’incontro promosso dalla Banca di Anghiari e Stia Credito Cooperativo e da Confartigianato Imprese Arezzo, grazie al patrocinio del Comune tifernate, è stato il professor Paolo Crepet, psicologo di fama nazionale che nel corso della sua carriera si è meritato unanimi apprezzamenti. Il tema della serata, programmata all’interno del progetto “Insieme per Crescere” è stato “Il coraggio: magica opportunità che permette di capire il presente e di costruire il futuro”. L’incontro con Paolo Crepet ha riscosso grande interesse in tutta la Valtiberina ed ha fatto registrare un Auditorium gremito in ogni ordine di posto. Quella di Città di Castello è stata l’ultima tappa di un percorso, che in precedenza ha visto altri due importanti appuntamenti nel basso Casentino a Subbiano e Capolona con la relazione del Prof. Alberto Pellai e con il Questore di Arezzo Dott. Failla ed il Prof. Paolo Di Mauro, rispettivamente. Grande la soddisfazione di Fabio Pecorari, direttore generale della Banca di Anghiari e Stia Credito Cooperativo che ha così commentato l’iniziativa. “Insieme per Crescere è un percorso ideato e poi sviluppato con l’idea di fare qualcosa per le famiglie portando le testimonianze di psicologi di spessore come in questo caso Paolo Crepet. L’obiettivo è quello di dare consigli preziosi e concreti ai genitori su come educare i figli informandoli non solo sui pericoli che esistono da sempre, ma anche sui nuovi scenari che si sono aperti con le varie tecnologie, illustrando loro per esempio il corretto utilizzo dei social network. La serata è stata interessante e la partecipazione di pubblico è andata decisamente al di là delle nostre aspettative. Ringraziamo per la collaborazione il Comune di Città di Castello e siamo molto felici di sostenere l’iniziativa, perché come Banca del territorio siamo da sempre attenti a tutto quello che riguarda le esigenze dei cittadini”. Sulla stessa linea le parole di Mauro Giovagnoli, segretario di Confartigianato Imprese Arezzo. “Abbiamo avviato quella che chiamo scuola per genitori, senza la presunzione di voler insegnare nulla, ma con l’intenzione di creare un ambiente dove si affrontano certi temi di così grande rilievo. Dopo diversi anni di incontri interessanti e sempre molto partecipati, abbiamo accolto con estremo piacere la richiesta fattaci dalla Banca di Anghiari e Stia di organizzare un appuntamento a Città di Castello. Il nome di Paolo Crepet è conosciuto da

tutti ed ha scatenato l ’ i n t e re s s e dell’intera comunità. V i s t o l’enorme successo non è esclusa l’organizzazione di un secondo incontro”. Felice per l’esito dell’evento a n c h e Luciano Bacchetta, sindaco di Città di Castello. “Grazie alla Banca di Anghiari e Stia ed alla Confartigianato di Arezzo che hanno promosso qui a Città di Castello questa serata, consentendoci di approfondire grazie alla presenza di un professionista di assoluto livello come Crepet, un tema delicato che interessa la comunità e in particolare i genitori. È stato un momento di riflessione e di confronto davvero importante”. Questo il commento di Paolo Crepet che ha ribadito l’importanza dell’avere coraggio. “Il coraggio è una forza straordinaria, è una forza che ha fatto sì che l’uomo non morisse. Il fatto stesso di essere qui adesso è il risultato di tanti uomini e di tante donne che sono stati coraggiosi. Purtroppo oggi se ne parla sempre poco di coraggio forse perché ce ne è poco. È coraggio quello di far mancare qualcosa ai figli, perché se ad un figlio non manca nulla non ci sarà mai né voglia, né desiderio, né passione. Il coraggio che intendo io è forse quello di togliere qualcosa dalle tante sicurezze e certezze delle quali abbiamo circondato i nostri figli e far tornare i ragazzi degli esploratori. Il coraggio è l’aria che si respira ma ahimè stiamo vivendo in apnea, stiamo sopravvivendo e non vivendo. Manca il coraggio perché manca la voglia, la fatica di pensare al futuro. Noi adulti, noi genitori dobbiamo insegnare ai ragazzi a volare, non sempre e solo a stare con i piedi per terra perché sognando, esplorando e faticando nello studio come nel lavoro si diventa coraggiosi”. Nella foto in alto lo psicologo Paolo Crepet durante il suo intervento a Città di Castello.

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Da Tavernelle

a cura di Patrizia Tavernelli

Notizie da Tavernelle

Le croci

Q

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uest’anno nella nostra parrocchia ci sono due appuntamenti importanti: la prima Confessione e la prima Comunione. Giovanni Panichi ed Elisa Bergamaschi hanno ricevuto il sacramento della Confessione il 24 marzo scorso a Montecasale insieme al gruppo di Anghiari. Questo rito si svolgeva sempre al Cenacolo, ma quest’anno purtroppo non è stato possibile. Don Marco ha fatto mettere una bacinella d’acqua davanti all’altare e i ragazzi vi hanno fatto il segno della croce e poi, dopo la confessione, hanno acceso una candela che è segno della luce di Cristo guida del cammino di ciascuno di loro, insieme ai genitori e ai catechisti. Il 27 maggio invece ci sarà la Prima Comunione di Samuele Sancamillo e Stefano Santi. Questa ultima parte del loro cammino catechistico è incentrata sull’istituzione dell’Eucaristia nell’Ultima Cena e nella Santa Messa come Pasqua della settimana. Questi ragazzi faranno il ritiro al Centro parrocchiale di Tavernelle con la catechista Vanna, insieme al gruppo dei ragazzi della Prima Comunione di Anghiari. Si prepareranno a questo importante momento della loro vita utilizzando proprio il segno concreto del pane che verrà fatto con le loro mani e saranno guidati da Don Marco. Sempre in preparazione al giorno della Prima Comunione tutti i ragazzi andranno insieme a Bagno di Romagna, luogo di un Miracolo Eucaristico, sempre accompagnati da Don Marco.

Il rosario

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ome sempre anche a Tavernelle durante il mese dedicato alla Madonna, cioè maggio, in parrocchia si recita il Santo Rosario alle ore nove. In molti hanno partecipato a questa bella preghiera Mariana, soprattutto i bambini del Catechismo che sono stati parte attiva nella preghiera. Attraverso questa preghiera, che può apparire ripetitiva e quindi noiosa, si può invece scoprire la profondità della meditazione dei Misteri di Cristo ed educarci alla contemplazione.

ella novità quest’anno, in occasione della benedizione delle croci e dei gigli da mettere negli orti e nei campi. Infatti un’anima buona aveva preparato delle belle croci già pronte da installare, così tante persone anziane e giovani che non sanno farle ne hanno potuto usufruire. Un caloroso ringraziamento per questo bel pensiero.

La festa della famiglia

C

ome ogni anno, a giugno, ci sarà la festa della famiglia, precisamente il 17. Il programma è previsto come quello degli anni precedenti con la Messa delle ore 11:00 nel prato del Centro parrocchiale, tempo permettendo. Seguirà il pranzo sempre all’aperto e il pomeriggio giochi per tutti e la gustosa merenda con porchetta. Il tutto sempre al Centro parrocchiale “La famiglia”, dedicato ora anche ad Alfredo Giovagnini che è stato un instancabile e indimenticabile collaboratore della festa. Dopo la festa dell’Ascensione inizierà la vendita dei biglietti della tradizionale Lotteria, che anche quest’anno è molto ricca di premi offerti dalle tante persone che hanno a cuore questa bella festa dedicata a tutte le famiglie. In alto, una delle croci già messa nell’orto e, sotto, il simpatico gioco della cuccagna dell’edizione 2017 della Festa della famiglia.

Festa della Famiglia 2018 Vi aspettiamo a Tavernelle per fare festa con noi domenica 17 giugno 38


Giacomo Bartolomei

ottimista per natura e cultura

E

ro andato a trovarlo in ospedale ad Arezzo dove si era ricoverato per accertamenti. Mi aveva accolto con gioia e spirito ottimistico: “Mi rimettono a nuovo poi, verso sabato della prossima settimana, mi dimettono, caro Franco”. Così mi aveva accolto con quel suo sorrisetto sornione e arguto, ma l’occhio mi era parso spento, affaticato. Avevo esternato questa sensazione anche alla mia Iride, giustificandola con il fatto che la permanenza in ospedale aveva forse acuito la mancanza della sua Enza. Nulla però faceva presagire quello che poi sarebbe successo. Nelle prime ore di martedì 24 aprile Giacomo ci ha lasciati increduli, interdetti, quasi fosse uno dei suoi innocenti scherzi. Uomo buono, colto, poliedrico, politico accorto, fedele al suo ideale e, soprattutto, con una fede granitica che gli permetteva di affidarsi totalmente alla Divina Provvidenza. Ha avuto una vita piena, a volte non facile, ma assieme alla cara Enza, che amorevolmente chiamava “Mamma”, era stato in grado di attraversare con spirito cristiano i momenti di prova. Ottimista per natura e cultura, letterato, esperto di storia, amante della poesia e delle tradizioni, era riuscito ad essere anche un piccolo, illuminato editore (sua la casa Editrice ITEA), incoraggiava tutti a dare il meglio di sé.

Mai noioso, con il suo eloquio riusciva a destare sempre l’attenzione di chi lo ascoltava. Caro Giacomo, sentiremo la tua assenza anche se sono sicuro che i tuoi scritti, i tuoi appunti, parleranno di te e per te. Lasci ai tuoi cari e agli amici rari esempi di bontà, fedeltà, dedizione. Questo è il Giacomo che ho conosciuto e che caramente ricordo. Franco Testerini

Morto Giacomo Bartolomei

Il Sor Virgilio il grande Padre con famiglia si dette da fare

Anghiaresi di vero stampo al paese il loro slancio

Una famiglia decimata altra morte annunciata

Sempre pronta con gli artigli a rubare questi figli

Altri due cari fratelli impiegati in anni belli

Ma la morte così cruenta e si vede grande assenza

Il Gestore del mulino dove l’olio era divino

Due votati alla Chiesa loro vita calma e serena

Tra di loro un Senatore fece politica con amore

À rapito ‘sti famigliari grandi anime per Anghiari

Erano cinque questi fratelli ma la morte non ci rende quelli

Nell’abbraccio del Signore erano devoti in religione

Lui gestiva il suo lavoro facendolo con decoro

Mi associo a questo dolore con la morte che strazia il cuore:

di Armando Zanchi (Arezzo, 4/5/2018

Venerdì 29 giugno 2018 Il Palio della Battaglia: corsa di 1.440 metri in salita, dalla Maestà fino alla Piazza di Anghiari 39


Pulezze Richiesta di chiarimenti di Anghiarino, di qua dal Tevere, e risposte del professor Mattesini, di là, sulla etimologia di parole dialettali usate in Valtiberina con qualche necessaria divagazione.

O

rmai stanno per finire e quelle fiorite adornano i nostri campi di un bel colore giallo. Sto parlando delle foglie dei rapi che noi chiamiamo ‘pulezze’. Il rapo è quella pianta che per San Donato (7 agosto), come dice un detto anghiarese, dovrebbe essere già nata. I contadini di una volta tenevano d’occhio il cielo e, appena minacciava pioggia, piantavano svelti svelti i loro rapi che in questo modo sarebbero nati senza bisogno di essere annaffiati e avrebbero saputo superare eventuali periodi di siccità. Le foglie invece, come il cavolo nero, si mangiano dopo che hanno ‘avuto’ le prime brinate. Questa verdura è molto diffusa in Valtiberina ma di più nella valle del Cerfone e un proverbio dice: Se dai monterchiesi vuoi le carezze, vacci al tempo delle pulezze. Questo perché ce n’hanno così tante che sono contenti di poterle dare via. Professore, questo nome pulezze, da cosa è venuto fuori. Un saluto da quassù. Anghiarino Anghiarese

U

n amico di lungo corso del Borgo, Gian Piero Laurenzi, appassionato indagatore delle più antiche vestigia umane di questi territori, si è recentemente cimentato in una ricerca nel campo della fitonimia popolare, illustrando e descrivendo le erbe spontanee che hanno avuto un utilizzo nella cucina tradizionale delle nostre genti e di quelle di alcune vallate contigue. Ne è uscito recentemente (2018) un bel volume, prezioso per molti riguardi, dal titolo accattivante: “Di cotte e di crude”. Le erbe nella tradizione alimentare dell’alta Valtiberina, pubblicato dalla Condotta Slow Food Valtiberina. Un libro da consultare, ma soprattutto da leggere e – è proprio il caso di dirlo – da “assaporare”, ricco di informazioni, di curiosità e di belle illustrazioni. Il nostro curioso Del Pia mi chiede questa volta l’origine del termine pulézze (al Borgo pulèzze, al solito con è aperta), verdura non spontanea, bensì coltivata, che altro non sono che le cime di rapa (in dialetto però sempre al maschile: el rèpo, da lat. rapum), ossia le foglie giovani e gli steli fioriferi di questa pianta delle crocifere, cotte e rifatte in padella, altrove dette bròccoli e pure, sempre qui al Borgo per sineddoche, cioè semplificando molto, rèpi. Anche la radice carnosa del rèpo, lessata, poteva avere un utilizzo alimentare, pur se di non alto gradimento, e la conoscenza e l’uso hanno di certo favorito l’ancor vivo modo di dire el zangue ar rèpo n gni se chèva! (di cosa impossibile a realizzarsi).

Senz’altro più gradite erano, e restano, invece le pulèzze, specie se accompagnate da saporite salcicce (salsicce). L’etimo della voce (chian. pulézze, con il medesimo significato, ar. pollézza, pollézzola ‘broccolo delle rape’, anche nel fiorentino Belcari [sec. XV], nel Crescenzi, e in vari altri luoghi) non dà problemi: si tratta infatti di un derivato del latino pullus ‘germoglio’ (ed anche ‘piccolo [di ogni animale]’, da cui l’it. póllo), con il suffisso -ézza (da lat. -itia) (il Dizionario etimologico italiano di C. Battisti e G. Alessio [DEI], s. pollézzola, attesta infatti un lat. pullitia per pullities ‘giovane nidiata’). Qualcosa di simile cioè all’it. pollone ‘giovane germoglio che si sviluppa da un ramo o dal rizoma di una pianta’ (in questo caso con l’aggiunta del suff. -óne). Per il borghese la voce è registrata da C. Zanchi Alberti, Lessico del dialetto di Sansepolcro (Arezzo) con riscontri e note etimologiche di C. Merlo, in «L’Italia dialettale», XV (1939), p. 137. In un’epoca in cui, più per ragioni di economia domestica che di attenzione alla cosiddetta dieta mediterranea, le erbe di campo, soprattutto crude, ma anche cotte, erano via via presenti sulla tavola delle nostre case, oltre alle pulèzze, si lessavano i gòbi ‘gobbi, germogli delle foglie di cardo curvato [da cui il nome] e coperto con terra o paglia perché imbianchi’, anch’essi coltivati nell’orto e, tra le spontanee native, si cuocevano e si saltavano in padella (erano invece utilizzate in insalata solo se molto giovani) sia le foglie del rapastrèlo (Raphanus raphanistrum L.; il termine deriva dal lat. rapistrum + il suff. diminutivo -ello), sia quelle del grespìgnolo o grispìgnolo ‘cicerbita’, nelle due varietà del Sonchus asper L. e del Sonchus oleraceus L., entrambe buone pure per i ripieni, se lessate. La voce, che è attestata in tutta l’Italia centrale fino all’Abruzzo, attraverso la forma ‘*crespignolo’ si rifà al lat. crispus ‘crespo’ (W. Meyer-Lubke, Romanisches Etymologisches Wörterbuch 2329 e DEI, s. crespigna) «per la forma ricciuta delle foglie». Si lessavano inoltre le foglie del comune e diffuso pisciachène (Taraxacum officinale Web.), il cui etimo è fin troppo patente (il tarassaco è però denominato anche dènte di leone [in Toscana pure dente di cane] in fase di fioritura e soffióne in quella di sfioritura), mentre si utilizzavano solo in insalata le foglie e la radice carnosa del rapònzolo ‘raperonzolo’ (Campanula rapunculus L.; il termine è dunque un altro derivato del lat. rapum). Saluti borghesi all’Anghiarino anghiarese e ai miei quattro lettori da Enzo Mattesini

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Chierichetti e sacerdoti di ‘ieri’

Festa centenaria alla Ripa

Da un foglietto manoscritto dell’Archivio Parrocchiale...

ra le nostre pensionanti c’è anche la signora Alba Alberti, anghiarese puro sangue che quest’anno ha festeggiato 100 anni. È nata il 18 marzo del 1918 perciò il 18 marzo di quest’anno abbiamo ricordato questo prezioso traguardo insieme ai suoi nipoti, altri parenti ed amici. Sono ormai diversi anni che Alba è con noi, perciò conosciamo un po’ la sua vita e le sue abitudini. È ancora vivace nel parlare ed ha una preparazione culturale che la distingue. Ricorda molto bene il suo lavoro di insegnante, la vita di famiglia, le amicizie, e dà testimonianza di quelle piccole, ma fondamentali notizie che troppo spesso diamo per scontate, che invece sono ricchezza del passato e del presente. È venuto anche il Sindaco il signor Alessandro Polcri, che le ha consegnato una pergamena augurale a nome personale e della comunità territoriale. Il nipote Carlo ha rallegrato l’incontro, cantando vecchie canzoni, apprezzate come una carezza di altri tempi e che diffondono un desiderio gioioso di incontri tesi ad un futuro migliore. La merenda-cena preparata con amore dai familiari, ha chiuso in bellezza questa simpatica festa centenaria. Auguri Alba! Grazie per la sua vita e per essere presente in questa comunità. Le Suore e le Ospiti della Ripa

1° maggio 1975 Ragazzi che hanno partecipato al Convegno Diocesano dei chierichetti ad Arezzo Boncompagni Luca Camaiti Alessandro Comanducci Dante

Matteucci Giorgio Pozzoli Giorgio

...e da una lettera ciclostilata, sottoscritta anche da don Nilo, ai parroci del Vicariato di Anghiari che comunica la relazione del Convegno dei Chierichetti tenutosi in Anghiari il 24 gennaio.[presumibilmente dello stesso 1975]

C

omunichiamo che in data 24 gennaio dell’anno in corso nella nostra Parrocchia c’è stato il Convegno dei chierichetti del Vicariato di Anghiari, tenuto da due Sacerdoti del Seminario di Arezzo: Don Alessandro Barbagli e Don Silvano Guiducci, i quali hanno iniziato il convegno con alcuni indovinelli istruttivi con i quali hanno attirato l’attenzione dei ragazzi. Dal dilettevole i due Sacerdoti hanno concluso la loro conversazione con concretezza, facendo apprezzare ai ragazzi l’alto onore al servizio dell’altare e la necessità dell’esistenza del Sacerdote, invogliando così i ragazzi a conoscere la propria strada e seguirla. Dopo è stata opportuna la proiezione del film che ha presentato diversi episodi della vita di Padre Damiano. Nella sosta di un tempo del suddetto film è stata distribuita ai ragazzi una gustosa merenda. I ragazzi presenti al convegno sono stati in n° 25 di Anghiari e di altre Parrocchie del Vicariato. Ci auguriamo che in altra occasione successiva il numero dei ragazzi sia crescente per il miglior bene di essi. In unione di preghiere ossequiamo La delegata dei Chierichetti Suor Ang. Domenica Ferranti -Agostiniana-

Dallo stesso foglietto ci vengono ricordati i parroci allora presenti nel nostro vicariato: D. Francesco Tavolucci, Pievano del Ponte alla Piera; D. Narciso Panichi, Arciprete di Viaio; D. Giuliano Giglioni, Pievano di Micciano; D. Giulio Berini, Parroco di Colignola, Gello e Casenovole; D. Fabio Comanducci, Parroco di S. Leo e Tubbiano; D. Vittorio Bartolomei, Parroco di S. Croce e S. Martino.

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Ascensione 2018 Nel Santuario del Carmine la tradizione di offrire l’uovo è molto antica e se ne trovano tracce in vari documenti. L’uovo, nella simbologia quattrocentesca, rappresenta la vita. In termini cristiani acquista il significato della “Vita divina” che viene offerta agli uomini. Prendere l’uovo significa essere disposti a lasciarsi conquistare dalla “Vita divina”, cioè dalla Grazia. Anche oggi, con la medesima intenzione, viene offerto l’uovo (nella foto) a tutti i pellegrini che visitano il Santuario del Carmine.

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Meccanici* Siamo con Mario Senesi (il Rossino) che ci ha fornito questa foto e che ora ce ne parla. La foto è stata scattata in occasione della cena di Santa Lucia. La cena fu organizzata dalla “Nena” che a quel tempo si trovava in Piazza del Teatro, dove ora c’è il Bar. Laurino Del Sere (Gnasino), da sinistra faceva lavori da fabbro e anche di meccanica. Ha lavorato nella bottega del fabbro Giannelli, vicino alla ex Stazione, nelle case dove stava la Iris. Accomodava i trattori e fu proprio con un trattore che gli successe l’incidente mortale. Lui era stato come apprendista da Pino. Aveva l’officina poco prima della curva da noi detta “delle Concimaie” dove adesso svolge la propria attività suo figlio Santino. Lodovico Magi, era meccanico, faceva un po’ di tutto. Aveva l’officina vicino a quella dove adesso c’è la mia, ma più sotto, nei fondi mi sembra del Tizzi. Poi fece la casa giù alla Stazione e nei fondi aveva impiantato la sua officina. In quell’officina furono realizzati diversi carri per il Carnevale della Gioventù. Antonio Matteagi (Tonino), era meccanico di auto, anche furgoni o camioncini (molti di quest’ultimi erano realizzati modificando delle vecchie auto). Lui è del Borgo e aveva lavorato col Mercati e poi venne ad Anghiari e mise su la prima officina dove stava Bistina, pel Borgo della Croce. Poi si spostò alla Via Nova nei fondi della casa del Bonarini. Con lui lavorava Marcellino che poi ha continuato la sua attività spostandosi in seguito nella via dietro la chiesa di Santo Stefano, la Via del Gioco. Tonino poi era andato a fare il capoofficina dal Boninsegni. Poi ci sono io. Ho cominciato a 11, 12 anni come apprendista, ragazzo di bottega, in una officina che si trovava sotto le scale del Teatro. C’erano il poro Pulcini, il Masi, Dario Cristini e uno di fuori che non ricordo. Da lì l’officina fu spostata al Campo della Fiera (mi sembra che si divisero anche), nella casa di Baghjghjo in un fondo in Via della Propositura. Mi ricordo che c’era sempre il poro Pulcini e poi mi sembra sempre un altro (forse il Cristini). Dopo, di lì io andai con Nilo Agolini in un’officina che era stata impiantata in Piazza del Teatro (detta Piazza dei Polli) in un fondo di Vezio Ghignoni; l’Agolini si dedicava soprattutto alle moto. Poi io ho aperto l’officina vicino al distributore di Dantino, per la Via Nova, in un fondo della sua casa; avevo 19/20 anni. In seguito mi sono spostato di sotto, in un fondo vicino al distributore di Santin di Berto. Quel fondo era piccolissimo, non ci si lavorava, e, finalmente, mi sono trasferito dove tutt’ora continua la mia attività portata avanti da mio figlio [Ndr Sabato 14 aprile sono stati inaugurati i nuovi locali dell’officina nella zona artigianale di San Rocco].

Giuseppe Giorni (detto Pino), è nato come fabbro nella bottega del padre, il “Sor Re”. Soprattutto si distinse come tornitore. La sua bottega me la ricordo in fondo al Terrato e poi da lì si è trasferito in un nuovo fabbricato costruito nei pressi della Polveriera. Se tu volevi un lavoro di tornitura, un pezzo un po’ particolare, dovevi andare da lui. Era un attimino sopra agli altri. Avrà avuto il suo carattere, però come omo era veramente in gamba. Di lui si raccontano diversi episodi. Un giorno un omo gli disse: «Siete capaci a salde’ l’allumigno?» «Levati da tre passi, gni disse, se non ero capace non ero qui» e non glielo fece. A un altro che ciandò, che gli faceva i pezzi di ricambio per le macchine da cucire, gli fece il pezzo e gli disse: «Questo non s’arrompe!» Per cementare l’acciaio era eccezionale. L’operaio che era venuto per pagare, riferì che il padrone aveva cominciato a dire che era troppo… e sotto e sopra… Allora Pino gli fa: «Per te, non te n’avere a male, va bene così, ma al tuo padrone digli che vada... [noi abbiamo messo i puntini ma Pino no!]» Poi c’era un’altra cosa. Se entravi in bottega da lui non t’azzardare a bestemmiare che s’arrabbiava di brutto. Una volta gli mandai un operaio perché aveva bisogno di smontare delle date cose; bisognava andarci sempre con i piedi di piombo. «Mandami quel moretto» mi disse. Io naturalmente, conoscendo il mio operaio mi raccomandai che non bestemmiasse. Massì, dopo che era al lavoro gli scappò una bestemmia. Me disse: «Rossino, è un bravo ragazzo per lavorare, per capire, ma quel Crocifisso s’è argirato!» Insomma, aveva una specie di entrone prima di arrivare nella bottega: gli preparò tutti i pezzi da lavorare e lo mise lì a lavorare, lo cavò dall’officina! * Nel testo sono ricordati alcuni dei numerosi meccanici di Anghiari: quelli raffigurati nella foto. Se avete altri ricordi mandateceli, li pubblicheremo volentieri. Nella foto di Valerio Tarducci, qui a sinistra, A n g h i a r i com’era negli anni di cui si parla nell’articolo.

Nilo Agolini. Non so dove abbia cominciato la sua attività, forse in un fondo del Terrato. Io ho lavorato con lui in Piazza del Teatro: più che altro si lavorava sulle moto, Vespe; lui vendeva le Vespe. Poi la sua attività fu spostata in un fondo realizzato sotto il giardino della Villa “La Querce” dove tuttora continua l’attività, portata avanti dal figlio Egidio.

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Alipio

I commenti su fb sulla copertina del Nr. 1

Abbiamo iniziato il 2018 con le copertine dedicate a personaggi anghiaresi. In quella del Numero 1 c’era il ritratto di Alipio Ricceri. Ecco i commenti presi da facebook. Tiziana Cambi Chi era, il babbo di Natalino barbiere? Francesca Limoni Sì il babbo di Natalino!! Il mio bisnonno. Tiziana Cambi Felicissima di aver ricordato bene!!!!!!!! Riconoscere nei suoi tratti il caro Natalino mi rende un po’ orgogliosa!!!!!! Anghiari e gli Anghiaresi sono sempre nel mio cuore!!!!!! Francesca Limoni Sì, si assomigliavano molto col mio nonno Natalino!!! Mario Del Pia Mi sembra il nonno di Beppe. Tiziana Cambi Allora sì, Natalino era fratello di Riccero? Mario Del Pia Bisogna che intervenga Beppe! Tiziana Cambi A me sembra, ma non ci giurerei, rientro nella categoria over 60 e mi sa che comincio a perdere i colpi!!!!!! Però in quella foto vedo molto dei tratti di Natalino che era il barbiere del mio babbo, che quasi sempre mi portava con sé!!!!!! Claudia Cambi Me lo ricordo benissimo e la foto gli rende omaggio perché lo rappresenta come era: un uomo mite e gentile. Era il nonno di Beppe Ricceri. Tiziana Cambi Tu poi abitando nella piazza del Comune gli stavi vicino!!!!! Claudia Cambi Infatti lo vedevo spesso, anche seduto davanti alla sede della Misericordia. Fabiano Giabbanelli Una delle foto più belle che abbia mai visto. Giuseppe Ricceri Sì Tiziana, Riccero e Natalino erano fratelli, figli di Alipio e ha ragione Fabiano, questa foto è bellissima!!!! Tiziana Cambi Che piacere sentirvi ragazzi!!!!!!! Simonetta Acquisti Chi sa dove è stata fatta la foto di Alipio Ricceri? Io lo so. Sonia Nicchi Alla fontana sotto casa della Zany. Vero?

Mario Del Pia La Simonetta è affidabile. Dietro si vede la Scuola Media. Mario Del Pia Però Tiziana, Natalino io non ce lo vedo! Tiziana Cambi Io è come mi ricordo di lui, togliendo i baffi e il pizzetto i lineamenti sono più simili a lui che a Riccero!!!!!! Guardandolo mi è venuto subito in mente Natalino!!!!! Mario Del Pia Ci sta Tiziana, semmai dopo tutte le operazioni che hai menzionato non sarà tanto contento. Fabiano Giabbanelli Mario, si sa chi è l’autore della foto? Mario Del Pia Ci ho pensato anch’io, ma non so. Forse Beppe sa qualcosa. È stata pubblicata nel libro della Misericordia. Mirco Draghi Di lavoro doveva fare il barbiere, risulta in un elenco di attività di Anghiari del 1916. Penso sia lui, il nome è troppo particolare! Maris Zanchi Sì Mirko, il negozio è sempre quello dove lavora mio figlio, addirittura Alipio faceva il cerusico in piccolo, anche Natalino suo figlio, curava qualche piccola ferita, toglieva i dentini ai bimbi e devo dire che anche mio marito Ottavio faceva anche lui qualcosa, toglieva perfino i punti chirurgici, pensate un po’. Tiziana Cambi Sicuramente perché erano barbieri anche i figli!!!!!! Maris Zanchi I figli di Alipio erano Natalino, Riccero, la Iolanda e Pedro, io li ho conosciuti tutti e in principio erano tutti barbieri, solo la Iolanda no. Riccero smise di fare il barbiere perché andò a lavorare in tipografia a Sansepolcro, sempre hanno lavorato nel negozio dove lavora mio figlio come barbiere, prendendo il posto di mio marito. In alto la foto utilizzata per la copertina del Numero uno dell’Oratorio.

Ma la neve dove sta? Eravamo appena giunti al Santuario del Carmine per la messa domenicale delle dieci, quando cominciò a nevicare con sorpresa di tutti, perché ad Anghiari la neve, tanto reclamizzata dagli annunci meteo non s’era ancora vista. Salutiamo gli amici e Pietro Pasqui, ci raccontò con grande nostra sorpresa questi modi di dire. Quando l’inverno mette il cappello vendi le capre e compra il mantello Quando l’inverno mette le brache vendi il mantello e ricompra le capre Lela (Domenica 25/02/2018)

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Il terremoto del 1948 Ecco una annotazione nei libri della parrocchia di quell’anno: 9 agosto – Festa di S. Emidio V. M. celebrata nella Chiesa di Badia. Il popolo è intervenuto numeroso con il ricordo vivo della forte scossa di terremoto, avvertita il 13 giugno, alle ore 8. Questi invece sono i ricordi di alcuni anghiaresi raccolti qualche mese fa. Assunta Del Pia – Io ho un ricordo molto particolare del quale ora si può anche ridere. Quando venne la scossa s’era in chiesa a Tubbiano e siamo usciti tutti di corsa. Mi sembra che era estate, la domenica, il mese non me lo ricordo. Successe un fatto che poi, pur in quei momenti tragici, ci fece tanto ridere. S’era tutti usciti di corsa, ma un ‘citto’ era rimasto in chiesa e sicché dopo si prendeva un po’ in giro la sua mamma. Io ero fidanzata con Gastone e me ricordo che s’era tutti in un capanno di Sisto. In casa non ci si stava che s’aveva paura. Sicché si stette tutto il giorno in quel capanno, ma poi la sera si rientrò in casa che non si sentirono altre scosse. Giuseppe Cambi – Successe poca roba, non è che morì nessuno, però scrollò forte. Io avevo un camioncino, un 501. Avevo bucato una gomma e la portai ad accomodare da Baldo (Donnini Aldo), aveva la bottega sotto la sua abitazione alla Curva delle Corriere. Sicché venne ‘sto terremoto e buttò in terra il camion dai cric. So che era là d’estate, era caldo. Dopo io presi il camio e andai al Campo a la Fiera ad aspettare un po’ di gente che montavon su con me. M’ero messo a sedere dove scaricavano le bestie e anche lì arsentii scrollare. Cascò qualcosa dal campanile ma non fece danni. Era de domenica. Io del ‘48 stavo a Verazzano; avevo preso la patente alora. Lassù se sentì poco o gnente. Giovanni Camerelli (Jannot) - Mi ricordo che io stavo al Fosso, in cima al Fosso, e quando diede, diede discretamente e allora si fuggì tutti fuori. Dopo si seppe che al Borgo c’erano stati uno o due morti, la gente erano tutti fuori di casa; al Borgo aveva dato forte. Tanto è vero che s’andiede a vedere per portare aiuto ma dopo c’era le tende, s’erano organizzati. I vecchi mi dicevano (il poro Mommo, il poro Santino, il babbo di Valerio) che loro avevano visto il terremoto prima ancora della guerra [si riferisce a quello del ‘17] e dicevano che Anghiari si trovava sulla breccia serrata e allora il terremoto ci dava meno, là Anghiari Vecchio han visto i travi che uscivano dal muro e rientravano e morì una mia zia per il cuore. Mi

sembra che quello del ‘48 era d’estate, forse di giugno, i primi di giugno. Esterina Leonardi – Il terremoto del 1948 non me lo ricordo. Io stavo a Talamonchi, sono del ‘33. io non lo sentii manco allora. La mia zia lo sentì; la mia zia Rosa che era a parare, era a sedere e si sentì alzare dalla terra. Mafalda Matteucci – Io so del ‘33 e avevo 15 anni. Mi ricordo che s’ebbe tanta paura, si stava a Collalto, le ultime case in Comune di Anghiari. Si fuggì tutti fuori, sembrava che cadesse tutto ma non ci furono danni notevoli. Ebe Ricci – Io l’ho sentito che ero in casa e sono uscita di corsa. Si stava a Monte, in una casa un po’ scalcinata e a me me pareva d’avere visto l’aria su nel tetto. Ci s’aveva una bambina piccola, una mia nipote e tutti a berciare per trovare quella cittina dov’era perché era già grandina, camminava. La sera non siamo andati a letto perché s’aveva paura. Non era freddo per fortuna. Mi sembra che si dormì in un greppo, avremo messo un po’ di paglia. Poi chi aveva paura stava fuori, chi non aveva paura rientrò nelle case. Non mi ricordo, mi sembra che era di domenica mattina. Danni poco o niente. Piero Rossi – Io stavo all’Olmo del Monte Fungaia, io mi ricordo che s’era in casa e si sentiva questo gran rumore. Si pensò alle vacche che erano nella stalla, non ci s’era resi conto che era stato il terremoto. Mi ricordo che c’era un cantante che cantava le storie e diceva: chi non lo sa, del ‘48 la terra crollerà. Erano cantanti che venivano alle fiere. Il giorno non me lo ricordo però era di domenica. Se doveva andare alla Messa a Vallecalde e qualcosa crollò. Tommasina Toriti - ‘n du dette? Io stavo alla Fornace ma non credo di averlo sentito. Marcella Zoi – Io ho ricordi indiretti perché avevo solo un anno. La mia mamma era alla Messa e in casa c’era il mio babbo con me. La mama tornò di corsa a casa, ma io ero lì sana e salva però con i calcinacci dentro alla culla che il terremoto era stato grosso. Quella che morì era una ragazza che era qui di passaggio, una studentessa che era alla Messa a San Francesco. Fu l’unica vittima di quel terremoto. A quel tempo io stavo in Via del Pentolo.

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Con i Musei gestiti dalla Toscana d’Appennino Società Cooperativa

Sul filo della Memoria…

Una bellezza

Dai Monti Rognosi al Sasso di Simone

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ome i lettori dell’Oratorio sanno, presso il Museo della Battaglia e di Anghiari è in mostra un disegno di Giovanni Battista Foggini relativo alla Battaglia di Anghiari. È un’occasione più unica che rara per vederlo dal vivo, poiché a partire dal 9 luglio 2018 non sarà più in museo e tornerà negli archivi dell’Istituto Centrale della Grafica di Roma. L’opera barocca, preparatoria per una scultura in marmo visibile nella Chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze, è veramente strepitosa, per realizzazione tecnica, per pathos delle figure, per i riferimenti al lavoro di Leonardo Da Vinci. Non capita spesso ad Anghiari di essere onorati della presenza di importanti opere prestate da altrettanto prestigiosi istituti e questa è una di quelle occasioni imperdibili.

Ricordo ancora una volta che il museo è ad ingresso gratuito per i residenti ad Anghiari, e consiglio vivamente una visita in museo per godere di questa bella opera prima che sia troppo tardi. Si propone infatti la fotografia di un dettaglio che ben ci fa comprendere quale sia la qualità dell’esecuzione: un cavallo, quasi invisibile ad una prima occhiata, che tradisce quanto il Foggini sia debitore del lavoro di Leonardo, mentre in basso a sinistra pochi tratti ad inchiostro rappresentano bene l’enfasi che l’autore Gabriele Mazzi apprende dal barocco romano. In alto: Giovanni Battista Foggini, Sant’Andrea Corsini alla Battaglia di Anghiari, ante 1683. Particolare. Fino all’8 Luglio 2018 presso il Museo della Battaglia e di Anghiari.

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el mese di maggio è iniziata la distribuzione di un pieghevole che contiene il calendario delle escursioni e delle attività educative nella Riserva Naturale dei Monti Rognosi e in quella del Sasso di Simone per l’anno 2018. Quest’anno infatti il programma di valorizzazione delle riserve naturali in Valtiberina Toscana si è ampliato con la riapertura (a cura della Toscana d’Appennino) del centro-visita del Sasso di Simone a Sestino. Si tratta di due riserve molto diverse dal punto di vista ambientale e paesaggistico, entrambe caratterizzate da interessanti aspetti geologici. Se i Monti Rognosi sono un grande affioramento di ofioliti, dunque rocce di origine magmatica, il Sasso di Simone e il vicino Simoncello sono due enormi blocchi di calcare che poggiano su uno strato di argille colorate. In uno spazio relativamente ristretto sono presenti ambienti molto diversi: habitat rupestri, calanchi, boschi, pascoli e praterie. La Riserva è stata istituita principalmente per i valori floristico-vegetazionali e paesaggistici che la caratterizzano, ma è molto interessante anche dal punto di vista faunistico e storico. Lì, nel XVI secolo, Cosimo I de’Medici volle costruire una città fortezza conosciuta come Città del Sole. La Valtiberina Toscana ha al suo interno ben cinque delle sette Riserve Naturali della Provincia di Arezzo. Il calendario integrato delle attività escursionistiche nelle due riserve contiene una serie di appuntamenti, tra escursioni e visite guidate, pensati per consentire la scoperta di due territori unici accompagnati dalle guide ambientali escursionistiche. Ci sono escursioni facili adatte a tutti e percorsi più impegnativi che richiedono un po’ di esperienza, attività in notturna guidati dalle stelle, serate dedicate al lupo e all’osservazione del cielo. Insomma, un calendario ricco e vario, per rispondere alle esigenze di chiunque voglia saperne di più delle bellezze naturali che ci circondano. Il pieghevole è reperibile nei musei della Valtiberina, presso l’Ufficio Turistico Comprensoriale e in vari punti informativi del territorio. Lorenzo Minozzi In alto: vegetazione dei Monti Rognosi.

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CRONAC HETTA

Mese di aprile 2018

dei fatti più strani, più importanti o più semplici, avvenuti ad Anghiari e narrati da me Anghiarino Anghiarese.

Mese di marzo 2018 Giovedì 1°. Finalmente neve! Venerdì 2. Stamani la neve era diventata giallo/rosa. Sono state le correnti calde provenienti dal deserto dell’Africa che hanno portato la sabbia fino da noi. Martedì 6. Oggi è morta Elvira Nespoli vedova Santi ma tutti la chiamavamo Gilda. Aveva 92 anni ed abitava nel Borgo della Croce. Era nata al Botteghino di Valealle o casa Nespoli. Sabato 10. Il mio gilè di lana di vera pecora polacca è un po’ malandato. Ci vorrebbe che me ne portassero un altro. Lunedì 12. Oggi è morto Giovanni Zineddu. Aveva 81 anni ed abitava all’Infrantoio. Era nato a Orani, in provincia di Nuoro. * Oggi è morta anche Bruna Sbragi in Leonardi. Aveva 89 anni ed abitava nella zona dell’Infrantoio, nella zona chiamata anticamente “Le Strosce”. Era nata a Valle Sterpeto. Venerdì 16. Stasera siamo andati a dare una mano a quelli di Toppole per mettere ordine nella loro chiesa che il Lunedì dell’Angelo ci sarà la celebrazione di una S. Messa. Sabato 17. Oggi è morto Marino Forzini di anni 79. Abitava in comune di Civitella in Val di Chiana, dove era anche nato. Aveva sposato la sorella di Pietro Pernici, il babbo di Marco. Lunedì 19. Mia moglie m’ha detto che sopra il Borgo, ma più lontano, c’era la neve. Era vero! Martedì 20. Ho visto Guerrino che era andato a prendere l’acqua con la carretta, per portare le bottiglie eh! Mercoledì 21. Stamani sono andato al mercato per fare qualche domanda sulle parole dialettali alle solite donne ma ce n’era una sola e non si ricordava niente. * Ho saputo che due rondini sono entrate in un fondo del Tortori al Molinello. Mi sa che cercavano un posto per fare il nido. Martedì 27. Verso le otto e venti ho sentito la sirena della diga di Montedoglio. Forse gli avanzava l’acqua. Giovedì 29. Stamani s’era un bel gruppetto di collaboratori per mettere le catene di luci per le strade di Anghiari. * Oggi è morta Ameris Matteagi vedova Baracchi. Aveva 85 anni ed abitava a San Leo, nella zona del semaforo. Venerdì 30. Stasera alla celebrazione del Venerdì Santo erano presenti tutte le Compagnie di Anghiari. Causa maltempo non s’è potuta fare la processione del Gesù Morto per le strade di Anghiari. Sabato 31. Oggi è morto Varo Fabbriciani di anni 91. Abitava a Roma. * Oggi è morto anche Desiderio Bernardini ma da tutti conosciuto come Dero. Abitava a Casolare (Motina) ed aveva 86 anni. Era nato a Collalto, l’ultima casa del comune di Anghiari.

Foto a destra. Sabato 5 maggio, dopo la S. Messa delle ore 18:00, Armando Babbini ha ricordato il Proposto don Nilo Conti. Lo ha fatto riportando due documenti, appena scoperti, che tratteggiano la personalità di questo sacerdote di cui ricorreva il 45° anniversario della morte.

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Lunedì 2- Stamani ho portato mia moglie a Toppole dove don Marco ha celebrato una S. Messa. C’erano molti abitanti della zona e anche di fuori. Mercoledì 4. Stamani sono andato a Val della Pieve a salutare mio cugino Massimo del Belgio. Volevo salutare anche la Loretta ma non l’ho trovata: ho visto solo che aveva colto le ‘pulezze’ dal suo orto e le aveva messe sopra un tavolo. Giovedì 5. Oggi è morto Rossano Procelli. Abitava nella zona dell’Acquedotto. Era nato nel Borghetto dove il padre, il “Baglioni”, faceva il ‘bidello’ delle Scuole Elementari (come si diceva una volta). Venerdì 6. Mia figlia m’ha detto, con whatsapp, che a Sansepolcro (sarebbe il Borgo) c’erano le rondini. Sabato 7. Oggi sono stato con mia moglie a Bellaria a vedere una mostra dove il 99 per cento erano donne. Lunedì 9. Oggi è morto Raimondo Canicchi. Abitava al Ghetto di San Leo. Sabato 14. Oggi è morta Daniela Leonardi. Aveva solo 48 anni e nella sua vita ha tanto sofferto. Abitava per la via di San Leo dove era nata, nella casa costruita da poco dal suo babbo. Venerdì 20. Oggi è morto Paolo Piccini. Aveva 82 anni ed abitava a Sansepolcro. Gestiva diversi distributori di benzina e anche quello che fu di Santin di Berto era suo. Martedì 24. Oggi è morto Giacomo Bartolomei. Aveva 81 anni ed abitava a Sansepolcro ma la sua famiglia è originaria di Campalla. Era uno studioso di storia locale ed ha pubblicato dei libri su questi argomenti. * Oggi è morta Rosa Fanciullini vedova Forasiepi. Aveva 83 anni ed abitava a Sommoville di Catigliano. Era nata a Sorci. Giovedì 26. Oggi è morta Veneranda Martinelli vedova Salvi conosciuta come Landa. Aveva 94 anni ed abitava all’Infrantoio, era nata a Cavorchio, nei pressi di Montecasale. Domenica 29. Oggi è morto Dario Chieli. Aveva 88 anni ed abitava a Mezzavia dove era anche nato.


Il Sinodo diocesano

C

Considerazioni di don Alessandro Bivignani (pars III)

i eravamo lasciati nel numero scorso accennando al sinodo diocesano che fu “tentato” dal vescovo Telesforo Cioli negli anni 1978-82. Prima però una premessa: monsignor Cioli fu padre conciliare, e al suo ritorno in diocesi, all’indomani del Concilio Vaticano II, volle iniziare anche ad Arezzo l’opera di riforma della Chiesa, che era partita dal grande evento del Concilio. Ma non era facile. Da una parte le consuete difficoltà (quelle del tipo “si è sempre fatto così”), che tuttavia non sono poi così determinanti. Guardiamo l’aspetto più importante, e più profondo. La Chiesa che viene fuori dal Vaticano II è una Chiesa che ha voglia di uscire e dialogare col mondo; è una Chiesa a cui non interessa più l’arroccamento nella cittadella della verità, ma che invece accetta il confronto, e accetta anche di doversi mettere in discussione. Secondo l’intuizione di Giovanni XXIII proprio attraverso il mondo, la sua storia e i suoi cambiamenti, Dio stesso stava dicendo alla Chiesa ciò a cui essa era chiamata. Attenzione: quanto detto non è da prendere come slogan! Proprio qui vi sono dei profondi fondamenti teologici. Vediamoli. Al cuore del Vaticano II stanno degli elementi di straordinaria importanza, ma adesso ne focalizziamo uno: la teologia del cosiddetto sensus fidei. Di che cosa si tratta? Il punto di partenza per comprendere il grande cambiamento portato dal Concilio è vedere il recupero del sacerdozio comune, che è di tutti i battezzati, a cui è legato, per scopo di servizio, il sacerdozio ministeriale, cioè i ministri ordinati. Noi purtroppo ci portiamo ancora sulle spalle l’eredità degli ultimi otto/nove secoli in cui tale differenza (laici/ clero) era divenuta così profonda, da arrivare a pensare che fossero due tipi diversi di vita cristiana: addirittura per alcuni, cioè per il clero, era indicata la via della santità, mentre i laici si dovevano accontentare di “cercare di fare il meno peggio possibile”. Il recupero del sacerdozio comune, che è di tutti i battezzati, quindi dal Papa fino all’ultimo fedele appena battezzato, si fonda sulle tre funzioni del Popolo di Dio: quella profetica, quella sacerdotale e quella regale. Solo nella funzione sacerdotale vi è una differenza di partecipazione, e quindi sacerdozio comune e ministeriale. Però c’è un’altra funzione, quella profetica, che appartiene a tutto il Popolo di Dio; da notare: il Concilio prima parla del Popolo di Dio (capitolo II) e dopo della gerarchia (capitolo III)…ci sarà un motivo no? Qui stiamo parlando di una “Costituzione Dogmatica”, e quindi nulla è messo a caso! Ecco, nella spiegazione della funzione profetica del Popolo di Dio il Concilio apre una visione grandissima, nella quale possiamo capire l’importanza della sinodalità. Leggiamo Lumen Gentium 12: «Il popolo santo di Dio partecipa alla funzione profetica di Cristo […] . La totalità dei fedeli non può sbagliarsi nel credere, e manifesta questa sua proprietà mediante il senso soprannaturale della fede di tutto il popolo, quando esprime l’universale suo consenso in materia di fede e di morale».

È un passo decisivo per la storia della Chiesa: in questo modo, il popolo santo di Dio tornava finalmente ad essere una vera e propria autorità dottrinale, una regula fidei che partecipa, a suo modo, alla trasmissione della fede. Si capisce ora l’importanza della convocazione del Popolo, da parte dei pastori. Per il Vescovo, ascoltare ciò che il suo popolo gli dice, farsi consigliare, cercare una via comune, è la modalità più alta e più “teologica” di guidare la Chiesa. E, se ci pensiamo, anche in una comunità parrocchiale le cose funzionano quando la guida, cioè il parroco, sa ascoltare e discernere i consigli e suggerimenti, e il suo servizio, cioè la responsabilità di prendere decisioni per il bene di tutti, sarà veramente illuminato dallo Spirito. La Chiesa funziona solo se vive la sinodalità. Era necessaria questa premessa. Altrimenti come sarebbe possibile comprendere la grande importanza che ha il Sinodo Diocesano per la vita della nostra Chiesa? In queste ultime righe ritorniamo allora al Sinodo del vescovo Telesforo Cioli. Leggiamo insieme le parole che il vescovo disse all’apertura, l’8 gennaio 1978, nella cattedrale di Arezzo (fonte: Bollettino Diocesano): «...il nostro sinodo avrà carattere prevalentemente pastorale, solo indirettamente giuridico. Il sinodo sarà caratterizzato da grande apertura, non solo a livello di clero, ma anche di laicato. Ciò richiederà una capillare e debita informazione, perché tutte le persone di buona volontà possano portare il contributo della propria esperienza, dei propri desideri e delle proprie aspirazioni. Per cui le norme che ne scaturiranno, saranno necessariamente frutto del lavoro comune e di comuni convinzioni, e non potranno che essere accolte e attuate. La collaborazione del laicato è parte integrante dello stesso sinodo. Un cammino proteso ad aggiornare e a rinnovare, in forma impegnativa, la nostra vita di cristiani e la pratica pastorale, secondo le indicazioni del Concilio e la esigenza dei tempi». Ne sentiamo l’eco ancora oggi di queste parole, quando Papa Francesco dice: «per questo ‘sensus fidei’, anche il Gregge possiede un proprio “fiuto” per discernere le nuove strade che il Signore dischiude alla Chiesa. Una Chiesa sinodale è una Chiesa dell’ascolto, nella consapevolezza che ascoltare “è più che sentire”. È un ascolto reciproco in cui ciascuno ha qualcosa da imparare. Popolo fedele, Collegio episcopale, Vescovo di Roma: l’uno in ascolto degli altri; e tutti in ascolto dello Spirito Santo».

In alto Mons. Telesforo Cioli [da ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO, Crescente (Archivio fotografico italiano) 1948-1965, Arcivescovi e vescovi di Santa Romana Chiesa]

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Attività estive della Parrocchia per ragazzi e giovani Campeggi: * per i ragazzi di Prima e Seconda Media, il campeggio è previsto per la fine di giugno, ancora mancano delle conferme. Informatevi in parrocchia. * programmi ed orari per il campeggio dei ragazzi delle Superiori saranno comunicati tempestivamente. Il GREST si svolgerà nei mesi di luglio e agosto e si concluderà nella settimana della festa parrocchiale di San Bartolomeo (24 agosto). Il tema di quest’anno è “CreGrest” (L’agire dell’uomo nel creato). Controllate i programmi e gli orari alle porte delle chiese o chiedete in parrocchia. @ informazioni e iscrizioni per i Campeggi: rivolgersi a Linda Gattari, a Carla Biancheri, oppure direttamente in parrocchia, 0575-788041. @ per il GREST non è prevista iscrizione: ritrovo negli spazi dell’oratorio. Questi i periodi: luglio, dal 16 al 20 e dal 23 al 29; agosto dal 21 al 24 (giornata conclusiva del GREST con la festa di San Bartolomeo). Nel disegno qui a lato il logo per il GREST 2018


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