2018-6 Oratorio di Anghiari

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DICEMBRE 2018 - GENNAIO 2019

PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHI C o n r ti ed e a ne zi in o s n e a r le to

N. 6

Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue


In copertina - Personaggi anghiaresi

I lavori al tetto della Propositura e all’oratorio

Dedicato a don Vittorio*

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l 22 settembre rimarrà impresso nella mente e nel cuore degli an g h ia r e s i, per il triste avvenimento della scomparsa di Don Vittorio Bartolomei. Nel primo pomeriggio trovava così conferma la voce che già nella tarda mattinata si era diffusa, cogliendoci impreparati ed avendoci oltremodo rattristati. Proposto di Anghiari e Correttore pro tempore della Misericordia, il doloroso trapasso lascia un grande vuoto nell’Istituzione e in tutta la popolazione. Succeduto a Mons. Don Angelo Nilo Conti, Don Vittorio aveva da lui ereditato l’amore per le cose di Anghiari. Oltre infatti a svolgere il compito di Parroco e quello di Correttore, impegnava molte delle sue risorse ed energie, per restituire l’antico splendore a quelle opere che i nostri antenati ci hanno lasciato in eredità. E’ stato lui che ha voluto la ristrutturazione delle Chiese di Badia, della Croce e di S. Maria Maddalena; oltre al restauro della “Deposizione” di Bartolomeo Ubaldini da Marradi (detto Puligo), e quello del SS.mo Crocifisso. Opera quest’ultima che non ha potuto vedere ultimata. Padre Spirituale della Misericordia, è stato valente sostenitore sollevando lo spirito dei Confratelli e spronandoli a diffondere quella Carità Cristiana, inderogabile in ogni tempo. Cresciuto in una famiglia che accomunava tutti i sani principi profusi dalla fede in Cristo, Don Vittorio ne fece tesoro e stava per celebrare il cinquantesimo anniversario di Sacerdozio. Il ricordo di lui ci fa pensare e ripercorrere il cammino della parte di secolo in cui ha operato. Iniziò l’attività nei difficili anni dell’immediato dopoguerra celebrando la sua prima S. Messa il 10 di ottobre del 1948, così, fino al 22 settembre u. s. quando è ritornato a Dio per goderlo in Paradiso, dopo averlo amato e umilmente servito, per 50 anni. Addio Don Vittorio. Per quello che ha seminato in questa vita terrena, Dio gliene renda merito. * L’articolo di Adriano Baccanelli è tratto dal num. 6/1998 dell’Oratorio. Nella foto di copertina e qui in alto, don Vittorio ritratto da Sirio Ruggeri. A pag 30 l’articolo scritto da don Giovanni De Robertis per la morte di don Vittorio.

Nel numero scorso, nell’illustrare gli importanti lavori alla Propositura, avevamo chiesto ai nostri lettori il loro aiuto per poter integrare le somme a disposizione e completare i lavori anche all’oratorio e renderlo accogliente e sicuro. Sono già pervenute le vostre offerte con cifre importanti. Mettiamo qui un primo elenco sicuri che non mancheranno altre persone che decideranno di aiutarci. Elena Sassolini Fabiano Giabbanelli Fabio e Bruna Rossi Giovanni Sannai Giovanni Sassolini Graziella Martini Lina Sebastiano Pietro Ganganelli Rossana Donnini Sergio Montagnoli Silvana Cherici Vilmo Chiasserini

Con il prossimo numero, e saremo nel 2019,inizierà una collaborazione con l’Istituto Comprensivo di Anghiari e Monterchi. Verremo a conoscere così i progetti e le iniziative della scuola. 2


l'editoriale di enzo papi

L’operosità umana

I

Costruisce comunità o semina divisione?

lavori sulle coperture della Propositura procedono; sono un progetto ed un impegno grande, lo si vede ad occhio nudo. Anche sotto il profilo economico un’opera impegnativa. Ma su questo aspetto della questione c’è, in questo numero, una pagina apposta. Mi sembra più importante in questo editoriale ampliare la prospettiva sul tema del lavoro in quanto tale, tanto più in questi tempi e con questo clima politico-finanziario. Tempo di incertezza, tempo di attesa preoccupata: che succederà, dove andremo a finire? Certo, le domande sono opportune: diamine, siamo cittadini di Anghiari e, come cittadini di Anghiari, cittadini italiani! È bene allora farsele tali domande per cercare di darsi una risposta che, possibilmente, faccia chiarezza nel momento presente, che chiaro non è! Quando uno sostiene una cosa e gli altri tutta un’altra il povero cittadino rimane sconcertato. E non desidera altro che trovare il bandolo della matassa, per ri-acquisire quella serenità che adesso vacilla.

M

a se la risposta alle nostre preoccupazioni non può che essere personale –ognuno ha il suo giudizio e può fare le sue valutazioni–, l’orientamento dal quale partire per farsi un giudizio e trovare la risposta, appunto, può e deve essere di natura profonda, ontologica direbbero i teologi. Un esempio per capirsi: l’operosità umana, il lavoro, quello sui tetti della Propositura, come quello politico, quello a scuola, come quello in borsa, sono una partecipazione dell’uomo, che è creatura voluta da Dio a sua immagine e somiglianza, alla creazione continua di Dio! Questa consapevolezza è una radice profonda, cioè strutturale, che rende nuova l’operosità di chi ne è consapevole. È lavoro dunque ogni impegno dell’uomo nella realtà: familiare,imprenditoriale, sociale, politica. Come nella creazione tutto è ordinato e compatto, cioè utile e bello, così ogni lavoro è un’opera utile ed un impegno responsabile. La bontà dell’opera di ciascuno, però, non viene dal nulla! Faccio così perché questo è cosa buona’, come dice Dio alla fine di ogni giorno della creazione, o perché inseguo il mero interesse economico, ideologico, intellettuale e via discorrendo.

E

cco; le domande da farsi in questo frangente sono altre. Non ‘che cosa succederà?’ , ma ‘con quali intenzioni e quali premesse intraprendo l’opera che voglio fare e che voglio realizzare?’ Il lavoro cioè che sto facendo! Che ognuno, nel suo campo, sta portando avanti. Ecco il punto: il bene, il vero, il bello, l’utile e il buono –oggetti del lavoro di ogni uomo, di ogni ente, di ogni governo– sono obiettivi realistici se la spinta originaria è chiara e stabile. Così è per tutta l’operosità umana; questa è la direzione dei lavori sul tetto della Propositura, come dovrebbe essere la direzione di ogni lavoro, anche di quelli intellettuali, sociali e politici. La vera analisi costi/benefici, oggi va di moda questa valutazione, si fa in profondità; non a livello ideologico od economico, cioè di mero tornaconto elettorale o finanziario. Ecco le domande vere, quelle che vanno alla radice: nella partecipazione consapevole all’operosità di Dio nel mondo, il mio lavoro serve? La mia scelta è utile? La realizzazione del mio progetto è per il bene comune? Costruisco comunità o semino divisione? Genero armonia o sparpaglio ira? Io come singolo, io come soggetto collettivo, io come governo! L'ORATORIO DI ANGHIARI - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue Anno LII - Periodico del Vicariato di Anghiari e Monterchi. Con approvazione della Curia di Arezzo Aut. Tribunale di Arezzo n. 5 del 28 aprile 1967 - Dir. Resp. Enzo Papi - Stampa: Grafiche Borgo, Sansepolcro.

Redazione:donmarcosalvienzopapiteresabartolomeimariodelpiailarialorenzinielisadelpiantagabrielemazzimassimoredenti.

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CALENDARIO LITURGICO a cura di Franco Cristini

27 dicembre giovedì: S. Giovanni apostolo evangelista. Fratello di Giacomo il Maggiore, era l’apostolo prediletto da Gesù. Fu presente alla crocifissione nel Calvario dove ricevette l’incarico di prendersi cura della Madonna. Ha scritto un Vangelo e l’Apocalisse. 28 dicembre venerdì: Ss Martiri Innocenti. 30 dicembre domenica: S. Famiglia di Nazareth. Sante Messe secondo l’orario festivo. 31 dicembre lunedì: S. Silvestro Papa. Alla S. Messa vespertina delle ore 17:00 a Tavernelle e delle ore 18:00 in Propositura ad Anghiari, “Te Deum”, canto di lode e ringraziamento per tutto ciò che il buon Dio ci ha donato nell’anno che sta per chiudersi.

Mese di dicembre 2018 2 dicembre domenica: I Domenica di Avvento. Sante Messe secondo l’orario festivo. 4 dicembre martedì: Primo Martedì del Mese. Nella chiesa di Propositura alle ore 17:00 ora di guardia con recita del Santo Rosario. 6 dicembre giovedì: Primo Giovedì del Mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni. 7 dicembre venerdì: S. Ambrogio vescovo e dottore della Chiesa, patrono di Milano. Primo Venerdì del Mese. Nella chiesa di Micciano, alle ore 20:00 circa, Santa Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza. Nel Santuario del Carmine, alle ore 21:00, adorazione e Santa Messa. 8 dicembre sabato: Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. Sante messe secondo l’orario festivo. 9 dicembre domenica: II Domenica di Avvento. Sante Messe secondo l’orario festivo. 10 dicembre lunedì: Beta Vergine Maria di Loreto. Alla sera, dopo la Messa celebrata in Badia alle ore 18:00, verrà effettuata la consueta processione per le strade del Castello antico di Anghiari, dove saranno creati “Quadri viventi” della vita di Gesù, di Maria e dei Santi. 13 dicembre giovedì: S. Lucia martire e protettrice della vista. È patrona di Siracusa, dove probabilmente morì durante la persecuzione di Diocleziano. La leggenda vuole che durante il supplizio le siano stati strappati gli occhi. 15 dicembre sabato: INIZIO DELLA NOVENA DI NATALE, in Propositura alle ore 18:00. Per tutto il periodo della Novena, la S. Messa vespertina è anticipata alle ore 17:15 circa. Domenica 16 la S. Messa delle ore 18:00 verrà celebrata regolarmente nella chiesa della Croce. La Novena invece non avrà luogo. 16 dicembre domenica: III Domenica di Avvento. Sante Messe secondo l’orario festivo. 23 dicembre domenica: IV Domenica di Avvento. Sante Messe secondo l’orario festivo. 24 dicembre lunedì: Vigilia di natale (la S. Messa delle ore 18:00 è sospesa). In Propositura ad Anghiari e nella chiesa di Tavernelle, dalle ore 15:00 confessioni. Le S Messe della Vigilia di Natale saranno celebrate nel seguente ordine: ore 22:00 chiesa di San Lorenzo; ore 23:00 Propositura di Anghiari, Pieve di Micciano.

Mese di gennaio 2019 1 gennaio martedì: Capodanno. Maria Santissima madre di Dio. Sante Messe secondo l’orario festivo. 3 gennaio giovedì: Primo Giovedì del Mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni. 4 gennaio venerdì: Primo Venerdì del Mese. Nella chiesa di Micciano, alle ore 20:00 circa, Santa Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza. Nel Santuario del Carmine, alle ore 21:00, adorazione e Santa Messa. 6 gennaio domenica: Epifania di N.S.G.C. S. Messe secondo l’orario festivo. TEMPO ORDINARIO 13 gennaio domenica: Battesimo di Gesù. Sante Messe secondo l’orario festivo. 17 gennaio giovedì: S. Antonio abate. Nacque intorno all’anno 250 d. C. Fu insigne padre di monachesimo. Protettore degli animali domestici, soprattutto dei maiali. Mori nel 358. 20 gennaio domenica: Domenica II del tempo ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 21 gennaio lunedì: S. Agnese vergine e martire. Morì martire a Roma intorno alla seconda metà del Terzo secolo per decapitazione. Con coraggio e forza d’animo. Il giorno della sua festa si benedicono gli agnellini. 24 gennaio giovedì: S. Francesco di Sales vescovo e dottore della Chiesa (1567-1627). 25 gennaio venerdì: Conversione di S. Paolo apostolo. 26 gennaio sabato: Ss. Tito e Timoteo. 27 gennaio domenica: Domenica III del tempo ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo. 28 gennaio lunedì: S. Tommaso d’Acquino, sacerdote e dottore della Chiesa (1225-1274). Grande studioso di teologia. 31 gennaio giovedì: S. Giovanni Bosco, sacerdote (18151888). Fu fondatore dei Salesiani, si occupò in modo particolare dei giovani e dei poveri.

TEMPO DI NATALE fino alla solennità dell’Epifania 25 dicembre martedì: Natale di Gesù. S. Messe secondo l’orario festivo. “Venite adoriamo il Signore che è nato per noi”. 26 dicembre mercoledì: S. Stefano diacono. Primo martire, Stefano è stato il primo martire a versare il proprio sangue in nome di Cristo. Infatti fu lapidato fra il 30-36 dopo Cristo. Le S. Messe saranno celebrate così: ore 9:00 Propositura; ore 11:00 S. Stefano; ore 18:00 chiesa della Croce.

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S. MESSE FESTIVE CELEBRATE NELLE CHIESE DEL VICARIATO DI ANGHIARI

Venerdì 7 dicembre presso il centro La Famiglia a Tavernelle

Catechesi e arte incontro con gli adulti tenuto da don Marco per informazioni 0575-788041

Ore 8:00

Ore 9:00

-ANGHIARI: Chiesa di S. Stefano -ANGHIARI: Chiesa di Propositura -VIAIO: Chiesa di S. Paterniano

“ “ -CATIGLIANO: ogni 15 giorni Ore 10:00 -CARMINE: Santuario Madonna del Carmine “ -MICCIANO: Pieve di Maria Assunta “ -S. LEO: Chiesa di San Leone Ore 11:00 -ANGHIARI: Chiesa di Propositura “ -PIEVE DI SOVARA: S. Maria Annunziata “ -TAVERNELLE: Chiesa dell’Assunzione di M.V. Ore 16 (estivo 17) -PONTE ALLA PIERA: Chiesa di S. Giovanni E. Ore 18:00 -ANGHIARI: Chiesa della Croce

In dicembre si terrà in parrocchia il primo incontro per

Corso di matrimonio

... E DI MONTERCHI Ore 8:45 -PADONCHIA: Chiesa di S. Michele Arc.lo Ore 10:00 -POCAIA: Chiesa della Madonna Bella Ore 11:00 -LE VILLE: Chiesa di S. Maria della Pace Ore 11:15 -MONTERCHI: Chiesa di S. Simeone profeta Ore 17:00 (18:00 estivo) -Chiesa di San Simeone a Monterchi

per informazioni e orari 0575-788041

Anghiari Vecchio Lunedì 10 dicembre 2018 Festa della Madonna di Loreto

Prima domenica del mese a Scandolaia ore 15:00 (ore 16:00 estivo) Ultima domenica del mese: Chiesa di San Michele Arc.lo a Pianezze, ore 16:00 (ore 17:00 estivo).

MESSE PREFESTIVE: Ore 16:00 - (ore 17:00 estivo) Chiesa di Tavernelle Ore 16:00 - (ore 18:00 estivo) Arcipretura Monterchi Ore 16:00 - (ore 18:00 estivo) Chiesa di Tubbiano Ore 17:00 - Madonna Bella a Pocaia Ore 16:30 - (ore 17:30 estivo) S. Maria della Pace, Le Ville Ore 18:00 - Propositura di Anghiari

Primo Venerdì del mese In Propositura, alle ore 18:00, S. Messa. A Micciano, alle ore 20:15, S. Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza. Al Santuario del Carmine, alle ore 21:00, recita del Rosario e S. Messa con meditazione. 5


IL PALTERRE*: dove gli Anghiaresi parlano di Anghiari, e non solo

* Queste pagine possono essere lette dagli Anghiaresi senza particolari prescrizioni. Per gli altri si consiglia moderazione.

Festa per Graziella e Antonio

Spigolature di storia di Anghiari

Un cittadino d’Anghiari in aiuto a Lorenzo il Magnifico nella “Congiura dei Pazzi” “Fra i libri di ricordi della Firenze quattrocentesca, quello di Ser Giusto di Giovanni Giusti, notaio d’Anghiari, è eccezionale, sia per il panorama che ci fornisce della sua vita in Firenze e fuori, come rappresentante di una serie di facoltose famiglie di Anghiari.”

Ecco ciò che scrive il Giusti, domenica 26 d’aprile 1478, il giorno della “Congiura dei Pazzi”: …Fu un rumor grande in chiesa. Eranci molti cittadini principali e molti cavalieri per amor del Cardinale, che non si stimava di quel tradimento, e rifuggironsi in calonica; e il cardinale fu menato in palagio de’ signori quando il Palagio fu ricuperato da questo stato, che ci era andato l’arcivescovo di Pisa, che era de’ Salviati, ed era stato ordinatore di questo trattato, egli e un suo nipote e un fratello, e avevano voluto pigliare il Palagio e non potevano tenerlo, che tutto il popolo era in favore di questo stato. Io mi trovai essere in Santa Liparata quando fu il caso; e quando vidi morto il detto Giuliano de’ Medici, io corsi a casa di Lorenzo de’ Medici in aiuto loro per quanto potevo, e andai su in la munizione dell’armi di detto Lorenzo, e qui vennero molti suoi partigiani ad armarsi. Io aiutai ad armare parecchi, e armai ancora me d’una corazzina e una celata, e un targone e una spada, e stetti al secondo uscio di via della casa di Leonardo alla guardia con altri suoi partigiani. …Fu quello arcivescovo di Pisa chen era de’ Salviati preso in lo detto Palagio de’ Signori e quel dì medesimo fu preso quel Franceschino de’ Pazzi e parecchi altri e furono impiccati alle finestre del Palagio de’ Signori. E messer Iacopo de’ Pazzi aveva presa la torre della porta alla Croce e non poté tenerla, e fuggissi verso Romagna, e per quel dì non fu preso. Corsono alla terra molti contadini, e furono presi parecchi famigli di quello arcivescovo e furono impiccati alle dette finestre, e furono tagliati a pezzi, alcuni che erano in compagnia di detto arcivescovo; e tra gli altri, furono tagliati a pezzi in Palagio tre perugini che erano confinati a Firenze che erano andati in compagnia di detto arcivescovo…

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raziella Bigioli e Antonio Benvenuti, venerdì 28 settembre 2018, hanno festeggiato, presso l’abitazione della figlia Rossella, il loro 60° anniversario di matrimonio: nozze di diamante! Si erano sposati a Petriolo perché Antonio stava alle Case Basse, sotto Citerna, mentre Graziella abitava proprio sotto Petriolo. Quindi una bella festa con i figli Rossella, che ha predisposto un bel menù, e Adriano, nipoti, pronipoti e tanti i parenti riuniti assieme. Ma ecco l’invitante menù tradizionale per questo tipo di feste: crostini neri, rossi e bianchi (quelli tradizionali con l’acciuga e il cappero), maccheroni col sugo d’oca e lasagne al forno; poi oca al forno e maialino in porchetta, pollo, sempre arrosto, e bistecca, costole e salsicce cotte alla brace dal genero Paolo; infine cocchi alla griglia. Un pasto ‘leggero’ che è continuato con un dolce al cioccolato da mangiare col cucchiaio, crostata, zuccarini, pastine bianche e torcolo. Per chiudere in bellezza anche una torta portata da Adriano. Penso che dopo avranno preso anche il caffè. Anche la Redazione si unisce agli auguri per Graziella e Antonio che familiari e amici rivolgono ai loro cari. I vicini delle Bucacce già lo avranno fatto, ma molti di Anghiari, appena verranno a conoscenza della notizia, vorranno anche loro fare i loro auguri per questa lieta ricorrenza.

A cura di Franco Talozzi.

Controllate che il vostro indirizzo sia esatto Così non verrà dispersa nessuna copia 6


...il Palterre, ovvero Ridendo castigat mores

Festa alla Via Nova

Anghiari, 24 dicembre 1905 Miei cari genitori, eccoci giunti al S. Natale per questo solenne giorno di gran festa e tripudio. Anche il mio cuore esulta di gioia in così bella ricorrenza, perché essa mi offre occasione di aprirvi l’animo mio e di ripetervi che vi amo, vi amo! Quante affettuose cose vorrei dirvi! quante care espressioni mi giungono alle labbra! di quanti gentili sentimenti sento ripieno l’animo mio in questi giorni a vostro riguardo! ma per quanto mi adoperi a trovare le frasi adatte, non m’è possibile che ripetervi: Vi voglio bene, tutto il mio bene! Leggete voi, o miei diletti, nell’animo mio ciò che il cuore sente e la penna non sa esprimere e vi troverete tanti fervidi auguri, tante affettuose cose che vi faranno piacere. Io non so davvero come ricompensarvi di tanto bene, ma pregherò tanto tanto Gesù Bambino che vi mantenga sani e robusti. Vi ringrazio d’avermi fatto imparare a leggere e scrivere. Io cercherò d’essere sempre buona, e di non farvi inquietare.

A

ngiòla Serafini, ma da tutti viene chiamata Àngiola, e Demetrio Carboni, che viene chiamato Mario perché il suo nome è troppo difficile, hanno festeggiato il loro sessantesimo anniversario di matrimonio. Demetrio ci racconta che è nato al Trebbio, quello della Motina, ma quando ha conosciuto la sua futura moglie stava al Crociato (detto anche Micalini, dalla famiglia che ci abitava). Àngiola invece stava a Stanghetta, poi, piano piano, si sono conosciuti incontrandosi anche alla Stazione, dove si ballava. Quindi si sono sposati a Micciano, parroco don Giuliano Giglioni, il 26 aprile 1958. Ora è la volta di Àngiola che continua il racconto. Dopo il matrimonio siamo tornati a Stanghetta con qualche macchina: ce l’aveva il maestro Vandro, che ci fece le foto, Pietro Nofri con la sua e il Bartolomei. Poi il pranzo in casa mia, a Stanghetta e, dopo ‘mangiato’ si venne ad Anghiari presso la casa dove siamo andati a vivere, sarebbe quella a fianco di questa dove viviamo ora. Lungo la strada abbiamo trovato diverse ‘baldore’ fatte da gruppi di citti e non è mancato il lancio di confetti e di zuccarini da parte nostra. Per ricordare questa bella ricorrenza abbiamo organizzato (anzi lo hanno organizzato i nostri citti), un bel pranzo con figli e nipoti. Anche noi della Redazione mandiamo volentieri i nostri auguri verso la casa che fu di Santin di Berto perché proprio lì sotto abitano Àngiola e Demetrio.

Mio caro babbo, mamma diletta, benedite ed amate sempre La vostra affma figlia Bettina Questa lettera è del 1905, un altro modo di esprimere i sentimenti: però, usando parole diverse, forse dovremmo essere capaci anche oggi di esprimerli. Nella foto in alto il ritratto di Bettina conservato da Anna Leonardi assieme alla lettera di Natale pubblicata qui sopra.

Nella foto qui sopra, gli sposi a Stanghetta, la casa della sposa, dove si sono ritrovato con amici e parenti per il pranzo.

Le vostre offerte le potete far pervenire anche con bonifico. UbiBanca: IT90 F031 1171 3100 0000 0003 389. Banca di Anghiari e Stia: IT82 Y083 4571 3100 0000 0005 053 Le potete poi consegnare in parrocchia o ai collaboratori. Potete darle anche alla Élida, nella merceria in cima a Piazzetta delle Legne. Grazie! 7


LE NOSTRE CHIESE NELLA STORIA E NELL’ARTE

di don Quinto Giorgini

Cappella si Sant’Agostino a Villa la Ripa in Anghiari

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uesta Cappella è di proprietà delle Suore agostiniane di Anghiari, ubicata in via dello Spirito Santo, in posizione panoramica, accanto alla Casa di accoglienza che ospita una ventina di signore anziane, assistite dalla seguente comunità religiosa, formata da sette suore: suor Agnese Scartoni di Anghiari, superiora, suor Margherita Rigatto da Trieste, suor Lucia Sampoli di Greve in Chianti, suor Emanuela Labiri di Castiglion Fiorentino, suor Brigitte del Kerala (India), suor Roberta Trenti di Vallucciole Stia e infine la decana suor Angela Pigolotti, di Caprese, di oltre 95 anni, già Madre Generale di questa Congregazione di suore agostiniane della SS.ma Annunziata, nella Casa madre di San Giovanni Valdarno nel 1960 e in seguito missionaria in Mozambico e in India. Di mente lucidissima, suor Angela mi ha raccontato la cronistoria non solo dell’origine di questa cappella, ma anche quella delle varie fasi di questa comunità femminile agostiniana, ispirata a suo tempo da quella maschile residente presso la chiesa medievale di S. Agostino e del convento annesso, di cui abbiamo parlato nelle puntate precedenti di questo periodico. Quando la chiesa e il convento della Croce, di origine cinquecentesca, furono abbandonati dai Frati Francescani della Verna nel 1808, in seguito alla tirannica soppressione di Napoleone, le nostre religiose agostiniane lasciarono il convento di S. Maria Maddalena per venire ad abitare in quello della Croce, promuovendo le scuole elementari femminili, l’asilo infantile e un educandato per le giovani. Vi rimasero per cento anni, fino al 1909, data in cui il convento ristrutturato fu trasformato in ospedale il 31 agosto dello stesso anno e tale rimase fino al 1982, allorché fu destinato a casa protetta e pensionato per gli anziani e oggi anche in Casa della salute. Nel 1908 le nostre benemerite religiose agostiniane, che erano state fino ad allora monache di clausura, divennero suore di vita attiva, trasferendosi provvisoriamente prima in una casa in via Bozia, poi in un’altra di fronte alla Propositura e infine, agli inizi degli anni 1930, vendettero le loro case per trasferirsi qui alla Villa della Ripa, comprando dal dott. Cav. Augusto Lepori il suo antico stabilimento bacologico. Il Lepori era stato premiato all’esposizione universale di Vienna nel 1873 e in quella di Anghiari nell’ottobre del 1877 e infine in quella regionale di Arezzo nel 1882, con varie medaglie d’argento e d’oro. L’ex stabilimento bacologico fu ristrutturato in casa per le nostre religiose e l’adiacente fienile nel 1935 fu trasformato, per suggerimento di don Francesco Bartolomei, pievano di Micciano (1922-1942), nell’attuale Cappella, sul cui frontespizio della porta d’ingresso si leggono queste parole: “DIVO AUGUSTINO DICATA A. D. 1935”. La forma di questo decoroso edificio sacro, orientato a nord, è rettangolare, la superficie è di circa mq. 50, compreso il piccolo presbiterio, dove al centro c’è un

bell’altare in pietra rivolto al popolo secondo le indicazioni del Concilio Vaticano II. Nella retrostante parete c’era una finestra che è stata murata per appendervi l’attuale Crocifisso settecentesco, sotto il quale è stato incassato nel muro un Ciborio in pietra. Ai lati del Crocifisso ci sono due devote statue: una lignea raffigurante la Madonna “Madre delle Grazie”, l’altra di gesso in onore di S. Rita da Cascia, venerata particolarmente nell’ordine agostiniano. Nella parte sinistra di chi guarda, nella balaustra, anch’essa in pietra, c’è incorporato un bel leggio, pure in pietra, con l’iscrizione liturgica: “PAROLA DI DIO”. Il pavimento è in mattoncini quadrati, nel bel soffitto a cassettoni realizzato da un artigiano locale, un certo Settimio Giorni, si ammirano tante decorazioni a forma di croce e altri simboli. La cappella riceve la luce da tre finestrelle semi-ovali, situate nella parete sinistra, mentre in quella destra, in basso, presso la balaustra, c’è la porta d’ingresso nell’adiacente casa e in quella del presbiterio c’è l’ingresso della piccola sacrestia. Otto comode banche accolgono le suore e le ospiti della casa nelle varie celebrazioni liturgiche. A destra della porta d’ingresso c’è una piccola pila in pietra per l’acqua santa. La facciata non presenta nulla di particolare, è priva del solito occhio o finestra, solo un modesto campanile a vela, con piccola campana, si erge sul centro del tetto. Questa Comunità di suore agostiniane, come quella che era presente all’ospedale fino al 1982, fanno parte dell’omonima congregazione che ha la sua Casa madre in San Giovanni Valdarno, dove ricordo che negli ultimi decenni del secolo scorso, vi erano due suore-sorelle originarie della

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Le nostre chiese...

parrocchia di Pocaia di Monterchi, appartenenti alla famiglia Cheli, di nome suor Marcella e suor Maria Luisa, che ricoprì anche l’incarico di madre generale. Le principali ricorrenze religiose di queste suore agostiniane ricadono il 25 marzo, festa dell’Annunciazione del Signore, il 22 maggio, festa di S. Rita, e il 28 agosto, festa di S. Agostino. La cappella è ufficiata ogni giorno dal cappellano don Nevio Massi, che vi celebra l’Eucarestia in ogni pomeriggio eccetto la domenica. Grazie a suor Angela Pigolotti e a tutta la Comunità agostiniana per queste notizie circa l’origine di questa cappella e le varie vicende della loro Congregazione. Nell’altra pagina, il disegno della Ripa (quando era lo Stabilimento Bacologico) tratto dalla carta intestata della Ditta Lepori. Quindi, interno della cappella dedicata a Sant’Agostino e, sotto, il soffitto a cassettoni. In questa pagina, le suore della Ripa con don Quinto: suor Margherita, suor Angela, suor Agnese (superiora), suor Roberta (seduta) e suor Brigitte. Nell’altra colonna, la facciata.

Nassiryia

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l 12 novembre 2003 a Nassiriya (Iraq) 28 persone, tra cui 19 Italiani tra civili e militari, perdevano la vita a causa di un vile attentato alla Base Militare Italiana “Maestrale”. Molti altri rimasero feriti gravemente. Da allora, ogni anno, il 12 novembre viene ricordata questa dolorosa pagina della nostra Storia per non dimenticare, chi, con la propria vita, ha difeso i valori fondamentali della Civiltà e della civile convivenza. Anghiari, già nel 2009, rendeva omaggio alle vittime dell’attentato erigendo un monumento, creato dall’artista Aniello Iazzetta, nei giardini pubblici del Campo della Fiera. Scelta mirata che privilegiava la libera fruizione dell’opera da parte di tutta la cittadinanza. Il monumento fu eretto anche per l’impegno e la generosa contribuzione di tanti cittadini, e questo, anche dopo 15 anni, non va dimenticato. Parte attiva, da allora, fu, ed è, la condivisione dei valori e del sacrificio portata nelle scuole attraverso vari progetti sulla legalità. Cosa resa possibile dal costante impegno della Dirigente Scolastica, Dr.ssa Monica Cicalini e da tutto lo Staff. A supporto anche il prezioso contributo dell’Arma dei Carabinieri, dal Lgt c.s. Luca Chiarentin, Comandante dei Carabinieri Di Anghiari e da tutti i Colleghi. L’Arma è sempre vicina a tutti i cittadini, soprattutto a quelli più giovani che poi sono il nostro futuro, il futuro dell’Italia.

Oggi, 12 novembre 2018, S. Messa in Propositura, officiata da Don Marco Salvi, alla presenza di Autorità civili e militari, Associazioni d’Arma, Volontariato, Scuole, e Rappresentanze di tanti Enti locali. Quindi ci si è recati al monumento, dove, con una sobria cerimonia, è stato ricordato il luttuoso evento a perenne ricordo della strage. A chiusura della cerimonia, deposizione ai piedi del monumento di una corona commemorativa del Comune di Anghiari e dell’Associazione Nazionale Carabinieri di Anghiari e Monterchi. Testo e foto in alto di Roberto Stovasser. Sotto, altra veduta della cerimonia. ph ClodySax

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Giornata missionaria

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si è svolta domenica 21 e domenica 28 ottobre 2018

a giornata dedicata agli aiuti per le missioni nel mondo. Nelle nostre chiese le offerte raccolte in questa occasione andranno a portare un piccolo aiuto alle missioni sparse nei quattro punti cardinali della terra. Ma, la giornata missionaria serve solo a questo? È solo tutto ciò? Non lascia altro? Abbiamo dato un contributo, più o meno rilevante, e quindi le nostre coscienze di cristiani sono appagate? Siamo a posto con Dio? Va bene così? No!!! Credo proprio di no! Credo invece che il fronte della missione sia anche il territorio nel quale quotidianamente viviamo; la comunità che ha bisogno di aiuto non è solo nell’America Latina, in Africa, nelle terre più povere dell’India. Ha bisogno di aiuto anche la comunità a noi prossima, la nostra comunità, le persone che incontriamo nelle nostre strade, nelle nostre piazze, o quelle che incrociamo raramente perché relegata in casa da infermità che permettono il contatto con il mondo esterno del nostro paese solo in rarissime occasioni, se non mai. Ma, possibile che in Anghiari ci siano questi bisogni di aiuto? Ma che povertà ci sono? In Anghiari ci sono povertà di carattere economico, di famiglie che non riescono più a pagare regolarmente un affitto, una bolletta del gas, della luce, dell’acqua… con difficoltà a pagare i libri di scuola per i propri figli, con problemi per arrivare a fare la spesa alimentare a fine mese se non prima. Nel nostro paese ci sono anziani che soffrono una vita di solitudine, soli o emarginati dal resto della comunità, in case private; e anche anziani alloggiati in Istituti che, pur con la migliore buona volontà, non possono sostituire il calore di una vera famiglia. Nella nostra comunità ci sono anche le prime situazioni di disagio derivanti da gioco di azzardo, da attrazioni compulsive di “slot machines”, da “gratta e vinci”, dal gioco del lotto, da scommesse, peraltro legali e pubblicizzate, che però in qualche caso stanno facendo ingenti danni all’interno di qualcuna delle nostre famiglie. E probabilmente c’è anche dell’altro… Un quadro apocalittico? No! Semplicemente una situazione, comune a tanti altri paesi e città della nostra penisola, né migliore né peggiore, ove diventa necessario e fondamentale l’intervento di tutti noi. Come? In Anghiari cosa possiamo fare per estirpare o almeno ridurre tutte queste forme di “povertà”? Possiamo ascoltare attentamente le richieste di aiuto, anche quelle non espresse; possiamo osservare con attenzione e quotidianamente tutto ciò che ci circonda;

possiamo poi regolarci di conseguenza ed agire. Possiamo aiutare la Caritas parrocchiale nella raccolta di generi alimentari da distribuire ai più poveri della nostra comunità; possiamo contribuire con piccole offerte per aiutare le famiglie più bisognose a superare momenti di ristrettezza economica; possiamo andare a trovare conoscenti malati da tempo che magari non possono facilmente uscire di casa; possiamo consigliare quelle persone troppo prese da scommesse e giochi d’azzardo spiegando loro che quello del gioco compulsivo non è il sistema giusto per uscire da una crisi economica, e non è nemmeno il sistema giusto per dare una speranza al futuro; possiamo fermarci per strada a scambiare qualche parola con una persona anziana che magari, anche se in buona salute, potrebbe soffrire di solitudine e di scarsi contatti sociali. E ci dobbiamo ricordare anche di un’altra cosa: la giornata missionaria non è una volta all’anno. La giornata missionaria è ogni giorno che Nostro Signore ci regala, concedendoci il libero arbitrio delle nostre scelte; sta a noi mettere a frutto il dono della vita con un comportamento, giorno dopo giorno, colmo di fede, di speranza e di carità. Non deludiamolo! Ma, come possiamo non deluderlo? Credo che basti praticare la virtù della carità (missionaria), non con le labbra né in punta di penna, ma con il cuore! Massimo Redenti

GIORNATA MISSIONARIA 2018 SANTUARIO DEL CARMINE (raccolta più mercatino) CHIESA DI TAVERNELLE (raccolta e mercatino) pranzo Compagnia Galbino

€ 365,00 € 665,00

CHIESA DELLA CROCE

€ 23,00

CHIESA DI S. STEFANO (raccolta più mercatino)

€ 340,00

PROPOSITURA (raccolta e mercatino)

€ 685,00

CHIESA DI VIAIO

€ 40,00

CHIESA DI MICCIANO

€ 50,00

TOTALE € 2.854,00

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€ 686,00


Tempo di scuola per la Caritas

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Si ripete l’esperienza dell’anno passato che ha dato ottimi risultati scolastici

er il secondo anno consecutivo le nostre animatrici della Caritas stanno organizzando, su richiesta dell’Istituto Comprensivo di Anghiari e Monterchi, una forma di doposcuola a vantaggio di alcuni alunni delle scuole elementari e delle medie; nulla di particolare, semplicemente una forma di aiuto per ragazzi che hanno bisogno di ripassare alcune materie, soprattutto italiano, storia, geografia, con particolare riferimento alla difficoltà linguistica. È pertanto facile desumere che gli alunni interessati a questa nuova collaborazione fra la Caritas e la Scuola siano stranieri di varia origine, magrebina, cossovara, dei paesi dell’est, egiziana… Le lezioni di ripasso avranno la loro sede naturale nei locali della scuola elementare e in quelli della scuola media. L’esperienza dell’anno passato ha dato ottimi risultati scolastici, ci dicono le insegnanti della scuola, e ciò naturalmente fa molto piacere alle nostre animatrici; tuttavia, ciò che ha sorpreso le nostre volontarie, in senso piacevole ed assolutamente positivo, è stata l’incondizionata accettazione di aiuto da parte degli alunni, dimostratisi particolarmente soddisfatti anche del clima instaurato, dell’approccio umano e della considerazione ricevuta da parte dei “grandi”. Ci sono stati anche casi di vera empatia, che naturalmente ha giovato al risultato strettamente didattico dell’iniziativa. A questo proposito ci preme sottolineare che dal punto di vista della nostra Caritas sono stati apprezzati non tanto il progredire didattico degli alunni (che fa comunque molto piacere), ma soprattutto l’accoglienza particolarmente gradita e positivamente recepita dagli alunni stessi, alla quale si sono aggiunti le soddisfazioni ed il clima di collaborazione con le insegnanti “vere”. Per quest’anno è stato deciso, compatibilmente con il numero delle operatrici Caritas disposte a collaborare, di allargare la nuova forma di doposcuola anche ad alcuni ragazzi italiani con difficoltà simili a quelle riscontrate in passato con gli alunni stranieri; forse in questi casi più che l’aspetto linguistico potrebbe risultare evidente la poca attenzione prestata in famiglia all’aspetto educativo dei propri figli. E proprio per questi motivi sarà una sfida ancora più impegnativa per le nostre volontarie, che però dovrà essere affrontata senza “ansia da prestazione” e con spirito caritativo, sereno e tranquillo; il “voto” delle nostre animatrici Caritas non dipenderà dai “risultati didattici” ma verrà “rilevato” solo dalla disponibilità e dalla capacità di amore che sapranno infondere nel rapporto con i “piccoli e medi” studenti. Un altro gruppo di animatori/animatrici “Caritas” ha già ripreso le lezioni di italiano, questa volta in parrocchia, a favore degli stranieri adulti che a suo tempo chiesero aiuto alla Caritas medesima; anche in questo caso non

avemmo dubbi, la prima volta, ad accogliere la richiesta di insegnamento linguistico. Questa attività di “impegno linguistico”, non sembri un qualcosa a sé stante rispetto ai principi fondamentali della carità umana; siamo certi infatti che la lingua parlata, quindi la comunicazione, siano la prima barriera da abbattere per una reale integrazione fra tutti i componenti della nostra comunità, “stranieri compresi”.

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Due nuovi aiuti per la Caritas

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el reperimento di generi alimentari a favore della Caritas, dopo aver perso per motivi di chiusura attività due importanti punti di raccolta su altrettanti negozi nella “parte alta” del paese, due nuovi aiuti stanno arrivando dalla “parte bassa”. L’Antica macelleria Snc ha deciso di venirci incontro ed espone i nostri cartelli pubblicitari che invitano i clienti a fare la loro parte lasciando generi alimentari e/o “buoni carne” da uno, due o cinque euro da lasciare alla Caritas a favore dei più poveri della nostra comunità. Già nelle settimane passate anche il “Consorzio Agrario di Siena negozio alimentari” aveva aderito alla nostra iniziativa, per cui ora alla Stazione sono ben due le attività commerciali che ci stanno aiutando. Ringraziamo anzitutto i titolari di entrambi i negozi per la sensibilità che stanno avendo nei confronti della Caritas parrocchiale; contemporaneamente invitiamo i clienti delle due realtà commerciali a fare la loro parte e a non lasciarsi sfuggire un’importante occasione di solidarietà cristiana, lasciando quindi al momento della propria spesa personale anche qualcosa nella “cesta Caritas”. Una preghiera a favore di quanti ci aiuteranno!


Il giudizio di Conques

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La catechesi di don Marco per adulti - Centro “La Famiglia” di Tavernelle, 9 novembre 2018

uesta volta Don Marco ci ha portato nel cuore della Francia meridionale, a Conques, in un Dipartimento dell’Occitania. A veder la foto dall’alto del piccolo centro, viene da invidiare i Francesi per come hanno tutelato questo paesaggio, dove il colore della pietra locale e dei tetti e guglie ardesiati si sposano con una campagna intatta di verde collinare, che mi ricorda gli scorci più selvaggi del nostro Appennino (penso ad es. alla Val d’Afra o alle valli che confluiscono nel Sovara). Conques ha un nome che evoca la “conchiglia”, che è poi il simbolo del Cammino di Santiago, ma che è immagine di se stesso, villaggio-scrigno in mezzo al verde (ancora una volta mi chiedo come Don Marco faccia a trovare questi gioielli fuori dai grandi itinerari!). Nel portale della Chiesa Abbazia di Saint Fois, c’è una scultura–bassorilievo che ci porta direttamente al medioevo. Un ignoto artista di quasi mille anni fa ha raffigurato il Giudizio Finale (anche detto Universale) sul timpano dell’ingresso. Ed è un giudizio che non concede niente alle incertezze e alle sfumature che appartengono ad una religiosità dei secoli futuri, fino a noi alle soglie del terzo millennio. Un imponente Cristo in gloria al centro della composizione a semicerchio divide in due una umanità descritta con molto realismo; alla sua sinistra indica con un braccio diretto in basso i dannati sottoposti a tutte le angherie diaboliche, dislocati nelle posizioni più contorte e disordinate; con la mano destra in alto si rivolge invece ai beati, con l’Abate fondatore e il benefattore Carlo Magno, tutti ben dritti e ordinati. Così i fedeli e pellegrini, analfabeti o colti, ricchi o poveri, che volevano entrare in chiesa ricevevano subito un messaggio–immagine con da una parte il disordine e la confusione del peccato e dall’altra l’ordine e la certezza della grazia. È quanto ci propone questa volta la catechesi, con un ritorno all’antico cammino che, insidiato e minacciato dal peccato e dagli infedeli, senza incertezze corre alla meta del Campo di Stelle (Compostela). Poi abbiamo imparato che il cammino può anche diventare una corsa trafelata e ansiosa, ma ardente e piena di speranza, come quella dei discepoli Pietro e Giovanni che corrono verso il Risorto nel dipinto di Eugene Burnand di cent’anni fa. (*) Ma la Catechesi ci ha mostrato che l’Abbazia di Conques ha in serbo delle sorprese: Sul portale della facciata mani scolpite srotolano il bordo più esterna dell’arco. Il disegno del timpano sembra il margine di una coperta da cui spuntano le teste di 14 misteriosi personaggi, accomunati da sguardi che raccontano un risveglio, pronti al timore o alla meraviglia. Sono i “Curiosi” di Conques, impegnati da più di ottocento anni a catturare lo stupore sempre nuovo dell’Inferno e del Paradiso, raccontato appena più in basso in un affollato e stupefacente Giudizio Universale. (**) Cosa rappresentano queste figure allegoriche? Forse angeli bambini, che sbucano fuori dalla pietra,

con l’ansia di capire e la voglia di assistere, costi quel che costi, al grande spettacolo del mondo. Osservatori. Spettatori di un incanto, moderni viaggiatori come tanti di noi, che dopo mille anni non riescono a voltare le spalle alla Speranza di verità. Armando Babbini (*) Catechesi anno 2017 (**) Rielaborazione da Festival del Medioevo

UNITÀ PASTORALE DI ANGHIARI

Catechesi per adulti

Particolare del portale della chiesa abbaziale di Sainte-Foy a Conques (Francia)

Il Giudizio di Conques Il portale, simbolo di ciò che ci attende

Venerdì 9 novembre 2018 ore 19:00 CENTRO “LA FAMIGLIA” - TAVERNELLE Dopo la catechesi c’è la possibilità di fermarsi a cena (info:0575-788041)

In alto, una parte della sala durante la catechesi di don Marco. Qui sopra, la locandina della catechesi per adulti dal titolo “Il Giudizio di Conques”.

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NOTE DALLA MISERICORDIA a cura di Massimo Redenti

Offerte al 31 ottobre 2018 Mazzi Pierangelo 1 0 Bini Adriana – La famiglia alla memoria 500 Giornelli Clara – La famiglia alla memoria 75 Cestelli Severino 5 Pierantoni Maria Mafalda Le amiche del Tombolo alla memoria 70 Leprai Maria 2 0 Innocenti Gino 1 0 Monini Graziella 2 0 Agolini Nilo – La famiglia alla memoria 485 Maggini Adelia e Parnetti Cristina 50 Marconcini Lucia – La famiglia alla memoria 150 Societa’ Del Carnevale 1 0 0 Anonima 1 0 0 Miano Marinella – In memoria di Zafferani Franco e Miano Antonio 35 Coleschi Elena – La famiglia alla memoria 245 Delfo Draghi – La famiglia alla memoria 300 Matteucci Fernando e Graziella 50 Draghi Delfo – La sorella Annamaria Girolimoni e figli e il fratello Fausto e famiglia in memoria 300 Gennaioli Antonietta – La famiglia alla memoria 1 0 0 Arcuri Virgnia – La famiglia alla memoria 250 Rossi Marisa 5 0 Comunità di Santo Stefano – Per kit piastre D.A.E. 200

Elenco nuovi soci al 31 ottobre 2018 Camerelli Italia Cerofolini Cristina Maggini Adelia Magri Giuseppe Mazzi Pierangelo Parnetti Cristina Procelli Mirella

“Informazionario” della Misericordia La signora Anna Piomboni ha donato un defibrillatore semi-automatico in memoria del marito Dott. Liborio Lamagna: il defibrillatore è stato posto nella parte bassa di piazza del Popolo, sulla destra del portone di ingresso degli uffici di segreteria del distretto scolastico comprensivo di Anghiari e Monterchi, già sede della scuola media annessa all’Istituto d’Arte di Anghiari. Ringraziamo con gioia la signora Anna per la sensibilità dimostrata a favore della nostra Confraternita e della comunità anghiarese, sensibilità peraltro che fa da seguito al grande affetto e stima che il compianto Dott. Lamagna ha sempre avuto per la nostra associazione. Che Dio gliene renda merito!

Un altro defibrillatore semi-automatico è stato “messo a dimora”. Donato dagli amici in memoria del dottor Pietro Martini, è stato posto all’ingresso del parcheggio comunale sottostante al piazzale dell’oratorio parrocchiale. Anche agli amici del Dottor Martini va il nostro ringraziamento, cui si aggiunge anche quello all’ufficio tecnico comunale, che si è fatto carico dell’installazione e della segnaletica di entrambi i defibrillatori. Lunedì 5 novembre ha avuto inizio il corso per soccorritori di primo livello e di livello avanzato organizzato congiuntamente dalle Misericordie di Anghiari, di Pieve Santo Stefano e di Sansepolcro. Le lezioni avranno luogo, in alternanza, nelle tre sedi delle Misericordie organizzanti. Ad oggi, gli anghiaresi iscritti sono otto, ma ci auguriamo che nel frattempo qualche “ritardatario” si unisca al gruppo. Le necessità della nostra comunità anghiarese sono sempre più pressanti, ed al momento fatichiamo a dare risposta positiva a tutte le richieste; occorrono quindi nuovi soccorritori di livello avanzato, ma anche persone che possano aiutarci nella gestione dei servizi sociali, molto meno impegnativa ma non meno importante. I nostri collaboratori di segreteria, Emanuela e Livia, sono a disposizione per chiarimenti ed informazioni inerenti ai vari servizi. Aiutateci ad Aiutare! È stata rinnovata la convenzione fra la nostra Confraternita di Misericordia e la ditta “Pernici Marco Srl”, con alcune variazioni che i nostri soci potranno analizzare in sede in qualsiasi momento lo desiderino. Nell’occasione rinnoviamo l’appello a coloro che non sono soci della nostra Confraternita, affinché lo diventino e possano quindi aiutarci con la loro quota sociale annua nel sostenere la parte economica della nostra attività. Segnaliamo che l’iscrizione a socio della Confraternita di Misericordia di Anghiari ha un costo annuo di euro 10 dai 25 anni di età in poi. Per i neonati e fino all’età di 25 anni il costo annuo di iscrizione è invece di un euro. Chi non lo ha ancora fatto, si iscriva, ed iscriva anche figli e, perché no?, nipotini. È in programma per il 24 novembre (al momento dell’uscita del giornalino dell’Oratorio sarà sicuramente già avvenuta) la presentazione di una nuova opera pittorica che andrà ad abbellire la nostra sala di rappresentanza. Sarà un’immagine inequivocabile dell’origine della nostra Confraternita, che fin dal suo nascere ha avuto radici cristiane; vogliamo che questa cristianità, anche a livello visivo e di immediatezza, sia espressa in maniera eloquente ed esplicita per il percorso futuro che ci attende, senza se e senza ma. Torneremo probabilmente sull’iniziativa nella prossima pubblicazione dell’Oratorio.

Aiutaci ad aiutare! 13


Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres” Anghiari

sito internet: www.fratresanghiari.it

email: gruppoanghiari@fratres.eu

LA X FESTA PROVINCIALE FRATRES IL PELLEGRINAGGIO REGIONALE Si è svolta nel Valdarno Aretino

Presenti anche noi della Fratres anghiarese

opo la bella edizione dello scorso anno che, come si ricorderà, è stata ospitata proprio da Anghiari, sono state le cinque associazioni del Valdarno Aretino ad organizzare la Festa 2018 di tutti i Gruppi Fratres della Provincia di Arezzo. Eccezionalmente articolata in tre giorni, è riuscita a coinvolgere un po’ tutta la vallata, toccando in particolare i centri di Bucine, Piandiscò e Castelfranco di Sopra. Molto ricco e variegato il programma: incontro di sensibilizzazione con le scuole del territorio, sfilata di moda, rappresentazione teatrale e, nella giornata conclusiva della domenica, solenne Santa Messa presieduta dal Vicario Generale della diocesi di Fiesole Mons. Giovanni Nerbini e celebrata in memoria di tutti i defunti della grande famiglia dei Fratres, nell’antica pieve romanica di Piandiscò. Particolarmente ricordata è stata la figura dell’ultimo presidente del Gruppo Fratres di questo paese, Roberto Cellai, recentemente scomparso e sulla cui tomba è stato portato un omaggio floreale, al termine della S. Messa, con una processione semplice ma tanto significativa. Nel pomeriggio, infine, la consueta assemblea straordinaria di tutti i presidenti o delegati delle ventisei associazioni provinciali, alla presenza dei rappresentanti dei consigli nazionale e regionale Fratres. Patrocinata come sempre dalle Amministrazioni Comunali del territorio, ha sicuramente rappresentato un importante momento di visibilità e quindi di promozione per tutta la bella realtà della Fratres aretina: le tante persone coinvolte, infatti, hanno avuto modo di riflettere, almeno per qualche ora, sugli importanti valori che sono alla base del nostro movimento quali solidarietà, dono, attenzione verso tutte le necessità del prossimo, con l’esplicito nostro invito a diventare dei donatori di sangue. Viene confermato così, anche con questa parentesi festosa, il pluriennale impegno della Fratres aretina teso, da un lato, a contribuire con i suoi quasi seimila donatori di sangue al fabbisogno dei nostri ospedali e, dall’altro, a ricercare nuovi iscritti, possibilmente giovani, bussando al cuore ed alle coscienze di quanti ancora, pur potendolo, non sono dei volontari del sangue e far comprendere loro quanto sia grande la gioia di questo nobile gesto d’amore e di fratellanza umana e cristiana.

toccato alla vicina Figline Va l d a r n o ospitare, qualche settimana fa, l’edizione numero q u a t t o r d i c i dell’annuale Pellegrinaggio Regionale dei Gruppi Fratres della Toscana. Una manifestazione, questa, entrata ormai a pieno titolo tra le tante iniziative che i vertici regionali della Fratres organizzano ogni anno, per assicurare da un lato la giusta visibilità del movimento tra la sua gente e, dall’altro, un’ulteriore occasione per tutti gli iscritti di riscoperta delle proprie radici cristiane. C’eravamo anche noi della Fratres anghiarese, insieme ai rappresentanti di altri gruppi della provincia (vedi foto). Preghiera, condivisione, testimonianze e tanta fratellanza sono stati i sentimenti che hanno caratterizzato anche questa volta la giornata. Momento centrale la celebrazione della Santa Messa, presieduta dal vescovo della diocesi di Fiesole Mons. Mario Meini, nella monumentale chiesa di San Francesco che custodisce, all’interno di una grande edicola, un affresco attribuito alla bottega del Botticelli della seconda metà del ‘400, raffigurante la Madonna Assunta che dona la Cintola a San Tommaso. Al termine della liturgia si è svolta la consueta premiazione di coloro che, militando da lungo tempo nelle fila dei quasi trecento gruppi Fratres toscani, hanno raggiunto il lodevole traguardo delle centocinquanta donazioni di sangue (vedi foto). Tra questi anche Alberto Berti, del gruppo aretino di Terontola.

Piandiscò, la foto ricordo dei partecipanti alla festa provinciale 2018: al centro il Vicario Generale della Diocesi di Fiesole ed il Sindaco.

DIVENTA ANCHE TU UN DONATORE DI SANGUE FRATRES!

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È

Orteip 2018

NON ASPETTARE LE EMERGENZE Dona Sangue e Plasma ADESSO!!!

Orteip 2018

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Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres” Anghiari

sito internet: www.fratresanghiari.it

email: gruppoanghiari@fratres.eu

DONAZIONI 2018: A CHE PUNTO SIAMO?

pregiudica assolutamente la possibilità di chiudere l’anno in modo positivo. Restano ancora sessanta giorni ed è importante che in questo lasso di tempo ognuno faccia la sua parte: noi del gruppo nello spedire puntualmente gli inviti, i donatori nel rispondere con sollecitudine ad essi, recandosi al trasfusionale nel giorno e nell’ora concordati. Avanti così, quindi, con l’impegno di sempre e la certezza che, come diceva un antico filosofo greco, “l’opera umana più bella è quella di essere utili agli altri!”. Il Capogruppo

Tutto è pronto per replicare lo storico risultato dello scorso anno! Mancano infatti solamente 148 donazioni per confermare il successo del 2017, quando il nostro gruppo toccò per la prima volta nei suoi quarantadue anni di vita, la vetta delle 766 unità di sangue donate. Come si può dedurre dalla tabella allegata, l’anno in corso non era partito troppo bene, con un -24 nei primi due mesi, complici alcuni giorni di chiusura del centro trasfusionale a causa dei ben noti lavori di ristrutturazione e di adeguamento alle nuove normative europee. Altalenanti i dati dei mesi successivi, con un ottimo maggio (+16) ed un leggero saldo positivo (+04) nei tre mesi estivi, a conferma del fatto che ad Anghiari la donazione del sangue non va in ferie ed il cuore dei nostri volontari continua a battere anche sotto il solleone! Al trentuno ottobre, però, siamo sotto di otto unità, ma questo non

Nella foto l’ampia sala donazioni del nuovo Centro Trasfusionale di zona.

DONAZIONI PRIMI DIECI MESI 2018 MESE

SANGUE INTERO

PLASMA

TOTALE

Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre TOTALI

32 35 59 32 46 37 44 31 52 45 413

14 21 21 20 30 25 18 17 16 23 205

46 56 80 52 76 62 62 48 68 68 618

LA GIORNATA DEL DONATORE 2018 In prossimità del Natale, ritorna la festa di fine anno

Il nostro Gruppo Donatori di Sangue Fratres di Anghiari concluderà l’attività sociale, per l’anno 2018, con la consueta “Giornata del Donatore” che avrà luogo domenica 2 dicembre e che rappresenta da sempre un momento di festa e di fraterna condivisione. Il ritrovo è previsto per le ore 11:00 presso la chiesa di S. Maria delle Grazie, meglio nota come Insigne Propositura, per partecipare tutti insieme alla solenne Celebrazione Eucaristica, in suffragio di tutti i donatori defunti. La giornata continuerà, poi, con il tradizionale pranzo degli auguri presso il Ristorante “Il Musicista” di Selci-Lama che, anche questa volta, coinvolgerà centinaia di iscritti e simpatizzanti. Come tutti gli anni essa sarà anche un’occasione simpatica per stare insieme, dare il benvenuto ai nuovi donatori, premiare quelli particolarmente attivi, ringraziandoli insieme a tutti gli altri volontari del sangue per l’apporto importante che ci regalano e scambiarci gli auguri per le imminenti festività natalizie. La manifestazione vedrà la partecipazione di tutti i gruppi Fratres della Provincia di Arezzo e di altre associazioni di

DIFF. 2017

+ + + + + -

14 10 01 09 16 04 15 15 08 04 08

volontariato della Valtiberina, oltre che delle autorità civili e militari. Aspettiamo con gioia i nostri donatori, le loro famiglie e tutti i cittadini che vorranno, confidando in una calorosa partecipazione così da concludere l’anno all’insegna della condivisione fraterna. Il presidente Carlo Leonardi N.B.: La prenotazione al pranzo è per tutti obbligatoria e può essere effettuata presso la Sede della Misericordia, l’Ufficio della Pro Loco o ai numeri telefonici 3487722155 (Carlo), 3381484889 (Fabiano). Tutti possono partecipare. Un invito particolare ai soci ed ai simpatizzanti. Nella foto, pranzo sociale 2017: Il Sindaco di Anghiari premia uno dei tanti donatori attivi.

CONTINUA LA TRADIZIONE DEL “VEGLIONE DI CARNEVALE” SABATO 09 FEBBRAIO 2019, presso “L’Isola che non C’è” di Fighille. Cena insieme e musica dal vivo. NON MANCARE!!!

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Le vostre offerte per il 2018 - VI Adriano Senesi, Monterchi Antonietta Olivieri, Grosseto Armando Zanchi, Arezzo Claude Brissez, Rimogne Francia Èlia Manenti, Via di Pino Erminio Staccini, Borgo S. Giovanni Fabiano Acquisti, il Borgo Fabio Meozzi, il Borgo Giuseppe Matteucci, Ponte dei Sospiri Lilli Cerboni, Anghiari

Livio Sassolini, Ripole (Città di Castello) Marco Caremani, Lastra a Signa Mario Senesi, Via di Cipicchio Michele Boncompagni, il Borgo Oriana Ceccantini, Botteghino-Valealle Una persona Vilmo Chiasserini, Bagno a Ripoli FI Vincenzina Ruscetti, Borghetto di Sopra Vittorio Bartolini, Borello-Cesena

Ricordo della Lucia

L’Alvara

difficile, se non impossibile, riassumere in poche righe l’esistenza di una persona sia essa a noi familiare o sconosciuta. Il dono della Vita, concesso gratuitamente a tutti, è così profondo che, per alcuni aspetti, rimane difficile da tradurre in parole. L’esistenza umana subisce la battuta di arresto più repentina nel momento della morte: in questa situazione, umanamente dolorosa, la fede viene in aiuto al cristiano e consola a speranza della Resurrezione promessa da Gesù. È con questo pensiero che sento di poter ricordare la Lucia, scomparsa il 29 settembre. Lucia Marconcini era nata alla Motina nel 1931 e, rimasta orfana di padre in tenera età, era stata cresciuta dalla mamma Antonia, con sacrificio, insieme al fratello Derno. Sposata con Osvaldo Donati si era trasferita ai Renicci dove ha sempre abitato. La sua esistenza si è svolta senza grandi clamori vivendo situazioni che nessun libro di storia riporterà ma, di certo, ha scritto bellissime pagine nella storia della sua È stata sposa attenta e paziente durante la lunga malattia del marito, madre sempre premurosa e giusta verso i suoi figli, nonna affettuosa con i nipoti e con il pronipote e sorella attiva e partecipe, finché ha potuto, alla vita del fratello sacerdote. La fede ha permeato la sua esistenza e i suoi affetti: c’era in lei una sorta di accettazione serena, espressa anche con il sorriso, nei momenti di difficoltà che la vita riserva sempre. Si affidava con fiducia al Signore e alla sua volontà, partecipava alla Messa e ai Sacramenti e la preghiera faceva parte delle sue giornate anche durante la malattia. La sua famiglia ringrazia il Signore per il dono di questa esistenza e oggi prega affinché tutto quello che lei ha seminato in terra possa portare molto frutto nei suoi cari e in quanti l’hanno conosciuta e amata. (cd)

n pensiero da parte dei ‘citti’ del Ponte per la cara Alvara, quei ‘citti’ che, diventati adulti, custodiscono nel loro cuore un caro ricordo di lei. Il pezzo di storia del Ponte che se n’è andato via da questa vita terrena è stato per noi un pezzo importante della nostra vita di adolescenti. Grazie per averci fatto passare giornate e serate spensierate della nostra gioventù. Grazie della pazienza dimostrata nonostante le arrabbiature per gli scherzi e il casino che facevamo in bottega. Ti porteremo sempre nei nostri cuori e rimarrà impressa in noi l’immagine di te dietro il bancone a chiederci cosa volevamo. Un grazie immenso per averci fatto passare un’adolescenza spensierata e felice nella tua bottega, punto di ritrovo per tutti noi negli anni più belli della nostra vita. Da lassù proteggi anche noi ‘citti’ del Ponte. Livia Maggini

È

U

In alto l’Alvara e Duilio al banco della loro bottega/bar (anni ‘70). Qui sopra, i ‘citti’ menzionati nell’articolo, sul ponte del Ponte nel 2016.

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Rassegna corale nel ventennale dalla morte di don Vittorio Bartolomei

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Commenti profani nella chiesa di Santa Maria delle Grazie

er la rassegna corale nel ventennale della morte di Don Vittorio, mi son messo all’ultima panca vicino all’ingresso sinistro della Propositura con degli amici. Quello in genere è il posto ideale per chi vuole andarsene prima della conclusione, senza essere notato. Non sono particolarmente appassionato della musica corale, che mi riesce difficile apprezzare come meriterebbe, ma la figura di Don Vittorio ha lasciato una traccia importante nella storia di Anghiari del ‘900 e ad un suo ricordo non si può mancare. È stata una serata piena di gradite sorprese. Non pensavo che la musica corale avesse un così gran numero di praticanti nella nostra zona. C’erano ben tre cori per tre repertori differenti. Tre direttori anghiaresi in programma di cui due molto giovani sono il segno che la grande tradizione continua. Nella esibizione della Corale che prende il nome da Don Vittorio e che cantava brani composti da lui, ho ascoltato un paio di brani molto belli, fra cui l’Alleluia di Natale che le mie orecchie avevano ascoltato tante volte, ma che, sorprendentemente, ho appreso per la prima volta che li aveva composti proprio Don Vittorio. Quasi mi sono vergognato ad ammettere di non sapere di questa paternità, ma poi mi son consolato sentendo che intorno a me questa sorpresa era quasi generale. L’Insieme Vocale Tourdion, seconda parte del programma, mi ha fatto apprezzare la straordinaria suggestione del canto monodico che a noi profani raramente capita di ascoltare, troppo abituati ad ogni sorta di combinazione fra più voci e orchestrazioni. La purezza ed essenzialità delle composizioni sembra ti allontanino dal mondo di tutti i giorni. Ti portano in un mondo di clausura e di meditazione riservato allo spirito, che non è proprio quello in cui siamo abitualmente immersi. A questo punto mentre uno dei miei amici, approfittando anche dell’ultima panca vicino all’uscita, se n’è andato quasi alla chetichella, la piacevolezza del programma mi ha invogliato a continuare l’ascolto, almeno per sentire il terzo coro, di Sansepolcro, ma con innesti anghiaresi. La sorpresa è stata che la posizione dell’ultima panca ha funzionato al contrario, perché i coristi ad un ordine del Direttore, hanno effettuato una vera e propria manovra spostandosi dal presbiterio e centro della Chiesa verso il fondo, in modo da circondare le ultime panche: una

vera e propria manovra di aggiramento nei nostri confronti tranquillamente seduti in fondo alla Chiesa assolutamente imprevista. Ma l’essere circondato, da uno sconcerto iniziale si è tramutato in una esperienza straordinariamente piacevole che mi ha consentito di apprezzare le voci dei coristi per la prima volta dietro e a ridosso delle mie orecchie, dandomi quasi la sensazione di essere uno di loro. Alla fine del brano il Direttore, con mio grande disappunto ha fatto rientrare i coristi nei ranghi normali nella zona presbiteriale. Mi viene da pensare che oltre alla bravura dei coristi, una buona prova l’abbia data anche la Chiesa del Fosso dove l’acustica può forse permettersi di sfruttare, senza perdere in efficacia, varie e diverse posizioni per i centri di produzione sonora, con un tempo di riverberazione (coda sonora) sempre ottimale. E poi in fondo, se non erro, alla fine del settecento fu previsto di posizionare l’orchestra sopra la imponente bussola lignea dell’ingresso, per cui la posizione del coro quasi all’ingresso-chiesa potrebbe essere considerato un ritorno alle origini. Armando Babbini In alto, l’Insieme Vocale Tourdion di Arezzo. Sotto, la Schola Cantorum don Vittorio Bartolomei e il Coro del Vicariato di Anghiari dirette dal maestro Cesare Ganganelli. ph. Silvia

Un gruppo di lettori ricevono il giornale nel formato digitale

Se lo volete anche voi mandateci la vostra mail La nostra è nella quarta pagina di copertina! 17


Qual è la lunghezza della sua vita?

La Propositura di Santa Maria delle Grazie 6

L

di Armando Babbini

o stato di manutenzione della Propositura, già pochi anni dopo l’ultimazione dei lavori, è stato una costante preoccupazione della Comunità Anghiarese; due erano gli aspetti da salvaguardare per primi e che peraltro erano strettamente legati: la difesa dall’umidità e l’efficienza delle strutture del tetto. Già in una seduta del 17 aprile 1855, circa 100 anni dopo l’inaugurazione, la Magistratura Comunitativa Anghiarese, rivolgendosi al Gonfaloniere, così deliberava: “…Dal Sig. Gonfaloniere è stato fatto presente a questo consesso, che quadri di molto pregio di proprietà Comunale si conservano nella Chiesa Propositura di questa Terra. Che avendo avuto modo di conoscere che per effetto dell’umidità che si riscontra in detta Chiesa, alcuni di essi, e più specialmente quello rappresentante la Deposizione di Croce soffriva notabilmente per cui conveniva rimuoverlo e collocarlo in altro locale più adatto. Che avvertita l’Autorità Ecclesiastica di cio’, Essa si era ricusata di permettere che quel quadro venisse tolto dalla predetta Chiesa…” e ancora rincarando la dose, il Consiglio Generale “conoscendo che sarebbe un vero vandalismo il tollerare che oggetti di tanto pregio venissero maggiormente guastati per effetto dell’accennata umidità, occasionata forse dalla poco buona manutenzione di quella fabbrica..” concludeva che occorreva chiedere le necessarie autorizzazioni per poter togliere dalla rammentata Chiesa i quadri in discorso..” Così grande sollecitudine da parte del Comune in realtà nascondeva, e neanche tanto, l’intenzione di togliere i due capolavori dalla Chiesa e portarli in via definitiva nel Palazzo Municipale. Comunque la presenza dell’umidità dentro la Chiesa purtroppo non era solo un pretesto, era un problema reale e da risolvere alla svelta. Riguardo alla situazione delle strutture del tetto, nel secolo successivo, apprendiamo che nella relazione del tecnico Comunale del 1936 (il cui testo integrale è riportato in coda al calendario dell’Oratorio 2019) si diceva che “...il complessivo stato di cose, in tutta la sua gravità, consiglia oggi di dare senza indugio un razionale e completo assetto al tetto della Chiesa di Propositura: in mancanza del quale si dovrebbe vivere ancora sotto l’incubo del pericolo generale ed imminente, il quale, da un momento all’altro, potrebbe anche mutarsi in assoluta e disastrosa catastrofe.” Di conseguenza, il Podestà di Anghiari emise Ordinanza di chiusura al pubblico della Propositura, notificata al Proposto don Nilo Conti il 6 febbraio 1936. Ambedue i problemi furono poi risolti, ma il primo

richiese molti anni perché in fondo il Comune mirava a portarsi a casa i dipinti, un po’ perché come proprietario delle opere voleva anche gestirle ed un po’ perché la corrente anticlericale ad Anghiari era molto viva, per cui la questione di principio prevaleva sulla urgenza del problema reale; invece il consolidamento del tetto fu effettuato in tempi rapidi, perché il giovane Proposto del tempo non era tipo da tergiversare e l’11 luglio del 1938 (dopo due anni e mezzo dalla chiusura) poté così festeggiare la riapertura della Chiesa. Il Proposto Don Marco, al giorno d’oggi, per la Chiesa del Fosso si è trovato ancora ad affrontare gli stessi problemi: umidità e deficienze strutturali, ambedue derivate in questo caso da difetti localizzati nella copertura. Probabilmente nell’800 l’umidità, oltre che da carenze del tetto, era derivata dal contatto fra la parete del transetto retrostante il dipinto del Puligo e il terreno all’esterno lato Villa Miravalle. Il cunicolo praticabile che vi si trova attualmente dà l’impressione di un’opera abbastanza recente tesa ad isolare la muratura del transetto dal terreno a contatto e quindi ad eliminare l’umidità, ed è probabile sia stato realizzato proprio per risanare il muro retrostante la Deposizione del Puligo. Don Nilo spese per la “riparazione del tetto” trentunmilacinquecento lire che possono paragonarsi a circa centomila euro attuali; furono sufficienti a riaprire la Chiesa e per un’ottantina di anni tutto sommato l’hanno salvaguardata da grossi problemi. Negli ultimi tempi però sempre più spesso si sono aperte falle nel tetto che hanno consentito all’acqua piovana di bagnare le strutture in legno e la volta sottostante. La zona più fragile risulta ancora quella del transetto destro dov’è il quadro del Puligo, perché lì c’è l’intersezione del campanile a vela con la falda del transetto che favorisce il ristagno d’acqua che la conversa non riesce sempre a contenere. Don Marco ha programmato un intervento che dovrebbe eliminare il pericolo umidità in via definitiva,

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usufruendo dell’impermiabilizzazione in guaine elastomeriche, una tecnologia sconosciuta negli anni trenta. È un provvedimento che fa bene anche alle strutture lignee del tetto: abbiamo verificato che vari travetti secondari e alcune travi principali sono stati ammalorati dall’acqua proveniente dalle falle della copertura tanto da richiedere una sostituzione o un rinforzo localizzato. Sostanzialmente il progetto dell’attuale intervento mantiene la conformazione strutturale originaria senza introdurre particolari accorgimenti con nuove tecnologie oggi spesso adottate in zona sismica, anche nei monumenti. La realtà è che la Chiesa del Fosso, così come costruita, appare ben dimensionata e ciò contribuisce a spiegare il fatto che anche i sismi che si sono succeduti dal 1700 ad oggi non pare l’abbiano danneggiata in modo significativo, anche in base alla documentazione del passato che abbiamo potuto esaminare. A preoccupare è il pinnacolo che porta la croce in ferro sulla sommità del timpano di facciata, che colpito da un fulmine negli anni scorsi è risultato praticamente spaccato in due tronconi, secondo una superficie di frattura che arriva anche ad interessare il muro sottostante su cui si imposta. Quindi, oltre a rilegare le due parti del pinnacolo spezzato (una anteriore monolitica di pietra arenaria con i fregi e la data del 1724 ed una retrostante in muratura di mattoni e pietra che originariamente doveva sostenerlo) appare necessario anche un intervento di ricucitura della muratura del timpano sottostante che tende a spaccarsi in due paramenti murari slegati di cui uno sovraccacaricato dal cornicione in pietra del timpano e pericolosamente libero verso l’esterno della facciata. Il pinnacolo riavrà la sua croce in testa, ed anche sulla sua sagoma in pietra si stan facendo interventi di consolidamento e protezione dagli agenti atmosferici, che nell’ultima fase dei lavori saranno estesi ai cornicioni ed elementi in arenaria della facciata, poco esposta al sole, ma molto al gelo e alla tramontana: per la nostra arenaria, bella ma fragile, tre secoli di vita senza manutenzione sono già troppi. E quindi se ci siamo posti il problema della durata nel tempo degli elementi in arenaria come il pinnacolo e i cornicioni esposti alle intemperie, a maggior ragione dovremmo chiederci più in generale quanto può durare una Chiesa, la Chiesa del Fosso; qual è la lunghezza della sua vita nel tempo senza interventi straordinari che

la rinnovino in tutto o in parte in modo da consentirle di svolgere la sua sacra funzione? In gergo tecnico ciò somiglia a quello che gli ingegneri chiamano “vita nominale “ di una struttura (punto 2.4.1. delle Norme sulle Costruzioni). Non conosciamo in dettaglio tutta la storia della Propositura, ma possiamo affermare che dal suo completamento, dopo la metà del ‘700, ci sono stati per lo meno tre interventi straordinari e indispensabili per la conservazione: uno a metà ‘800 (sul transetto, ma non solo), un secondo nel 1936 ad opera di Don Nilo soprattutto in copertura, e il terzo quello attuale di Don Marco, in copertura e parte in facciata. Quindi tre interventi straordinari per prolungare la possibilità da parte degli Anghiaresi di utilizzare la Chiesa, in circa 250 anni: con una semplice divisione potremmo quindi dedurre che la durata media di vita della Propositura è di circa 80 anni: ci può stare! Nell’altra pagina, veduta di Anghiari dalla Ripa (oggi non è più possibile). A destra del Campano, l’imponente complesso della Propositura. In questa pagina, suggestiva veduta realizzata da Mauro Tanfi. Si vede una parte del tetto della Propositura rimesso a nuovo con l’ultimo intervento mentre si stanno terminando gli interventi nella cuspide della facciata come detto nell’articolo. Nello sfondo il Borgo del Fosso, dominato dalla Propositura. In alto, Paolo, della Ditta Ferro Valtiberino, che ha provveduto gratuitamente al restauro protettivo della croce collocata sulla facciata della Propositura nel 1724, prende in consegna il manufatto. Qui a destra, la croce della Propositura.

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Quando la musica unisce e non divide!

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La Rassegna Corale don Vittorio Bartolomei nel XX Anniversario della sua morte

ome certamente saprete, mercoledì 31 ottobre 2018 alle ore 21 nella Propositura di Anghiari, si è svolta l’ormai tradizionale Rassegna Corale per ricordare la figura di don Vittorio Bartolomei, parroco fondatore della Corale di Anghiari del quale, quest’anno, ricorre il ventesimo anniversario della sua scomparsa. Sarebbe inutile ribadire ancora una volta l’importanza che la Corale di Anghiari, che ormai da alcuni anni porta il nome del suo fondatore (Schola Cantorum don Vittorio Bartolomei), ha avuto ed ha tutt’ora per il paese di Anghiari e non solo: un paese che ha un proprio coro ben strutturato e ben funzionante è sinonimo sicuramente di una realtà viva, armoniosa e culturalmente attiva. La Schola Cantorum don Vittorio Bartolomei, in accordo con il da poco nato Coro del Vicariato di Anghiari, ha deciso, dal settembre 2018, di collaborare insieme per realizzare una bella realtà unica che abbia in primo luogo il compito di soddisfare appieno le esigenze liturgicomusicali della nostra parrocchia promuovendo, inoltre, iniziative musicali durante tutto il corso dell’anno. Il concerto del 31 ottobre è stato quindi un bellissimo “battesimo” di questo nuovo gruppo formato da tanti cantori (circa cinquanta) di tutte le età accomunati però da una passione unica: la ricerca di quella bellezza e di quell’amore che la musica corale in particolare riesce a trasmettere ad ognuno di noi. Cari lettori, prima di lasciare la parola alla corista più giovane del gruppo, siete dunque invitati ad unirvi a noi per portare avanti, nel migliore dei modi, una realtà che fa parte della storia di Anghiari e di ognuno di noi: lunga vita alla musica corale di Anghiari e lunga vita, quindi, alla Schola Cantorum don Vittorio Bartolomei! Mercoledì 31 ottobre, presso la Propositura di Anghiari, la “Schola Cantorum Don Vittorio Bartolomei” diretta dai Maestri Bruno Sannai e Cesare Ganganelli, ha presentato la Rassegna Corale dedicata a Don Vittorio Bartolomei nel ventennale della sua morte. Cori ospiti della serata sono stati: Insieme Vocale Tourdion di Arezzo e Corale Domenico Stella-Coro Città di Piero di Sansepolcro. Entrambi, con stili e melodie diverse, sono stati bravissimi ma visto il contenuto della serata, un applauso grandissimo va al coro di Anghiari che dopo aver cantato O Sacrum Convivium, brano a cappella composto da un autore contemporaneo (L. Molfino), attraverso tre brani scritti da Don Vittorio stesso (Sento una musica, Alleluia di Natale e Ave Regina Coelorum) è riuscito a trasmettere ai presenti il suo amore per la musica e il canto.

Io sono solo una ragazzina, da poco entrata in questa magnifica realtà e non ho avuto la fortuna di conoscere questo parroco. La serata però, sia sentendo la narrazione biografica della sua vita sia cantando i suoi brani, mi è servita per capire il suo “spessore” umano, religioso e musicale. Non a caso è stato proprio lui a fondare la Corale e spero che, grazie all’entusiasmo di Cesare, Bruno e Giulio assieme a noi cantori, questa realtà possa continuare a darci emozioni, consapevoli che lui dall’alto gioisce e ci dà una mano. Il concerto si è concluso con un canto finale per coro e organo composto anch’esso da don Vittorio ed eseguito da tutti i tre cori riuniti: Tui Sunt Coeli. Se i nostri cuori sono stati saziati dal bel canto, il nostro stomaco infine è stato sfamato da un magnifico rinfresco offerto dalla ditta Busatti al quale va il nostro grazie. Alessia Alberti, soprano I della Schola Cantorum don Vittorio Bartolomei La Schola Cantorum don Vittorio Bartolomei e il Coro del Vicariato di Anghiari dirette dal maestro Cesare Ganganelli (in alto) e dal maestro Bruno Sannai (sotto) in occasione della Rassegna Corale. ph. Silvia

Da casa vostra è passata la cicogna? Mandateci le informazioni, le pubblicheremo volentieri. 20


Sorpresa!

La residenza hi-tec per anziani

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ittorio Raffaelli, nostro assiduo lettore, ci parla degli importanti lavori eseguiti, nel corso di due anni, nella Residenza in cui è ospite e che l’hanno resa più confortevole e all’avanguardia nel suo genere. Lo fa utilizzando la sua ‘vecchia’ Olivetti Lettera 22. Presso la Residenza San Francesco di Sales a Città di Castello, il centro diurno si è arricchito di particolari arredi e tecnologie: si chiama «L’ambiente che cura» ed è dotato anche di un simulatore di viaggi in treno per l’Italia. Queste tecnologie saranno utili soprattutto per pazienti con diverse patologie legate alla sfera dei disturbi cognitivi. All’inaugurazione era presente anche il vescovo, monsignor Domenico Cancian, il sindaco Luciano Bacchetta con gli assessori Michele Bettarelli e Luciana Bassini, Camillo Bacchi per la Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, Madre Maria Rita Foli superiora provinciale Figlie di San Francesco di Sales. Vittorio inoltre ci fa sapere che le Suore Salesiane hanno gradito il suo dono di una statua della Madonna di Fatima che è stata collocata in una nicchia del grande giardino rimesso a nuovo.

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esta a sorpresa per il compleanno di Rosalba Donnini. Familiari, parenti ed amici le hanno organizzato una bella festa presso la pizzeria di Zi’ Teresa. Erano stati invitati gli amici e le colleghe di tanti anni di insegnamento presso la Scuola dell’Infanzia, una volta Scuola Materna. Gli amici aspettavano nella semioscurità della sala, quando è giunta la festeggiata che pensava di mangiare una semplice pizza per festeggiare il suo settantesimo compleanno. E invece, all’improvviso, grandi feste, saluti, cori augurali e chi più ne ha più ne metta. Non è mancato nemmeno la commozione di Rosalba (già prevista peraltro) nel rivedere le tante colleghe con le quali ha condiviso la sua attività di insegnamento. La festa ha visto molti brindisi e, al momento della torta, anche alcuni canti che hanno accompagnato questo settantesimo compleanno. Auguri anche dalla Redazione e dai tanti amici che ora, anche se in ritardo, ti vorranno festeggiare, compresi i tuoi ex alunni, ora grandi, che apprenderanno con piacere la notizia. Brava Rosalba! Ma bravi anche i tuoi familiari.

Il tempo

sia umide che fredde saranno le dominatrici anche nei prossimi giorni. Le alte pressioni non agiscono in modo regolare ormai da svariati anni, sia in estate Fabiano, un nostro attento e fedele lettore, afferma che che in inverno, e pertanto il clima mediterraneo, il questo è l’anno più ‘secco che conosca. Ci chiede allora nostro clima, non è più regolare e si vede in giro se ciò corrisponde alle statistiche. Naturalmente abbiamo quello che succede! In definitiva le nostre zone in girato la richiesta a Fridus Metereologicus. Eccola! generale sono molto più asciutte! quello meteorologico

Se è il più secco in assoluto non sono certo, ma sicuramente è stato secco e continuerà nello stesso modo ancora per molto: le alte pressioni

bimbi di oggi

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ono Gregorio Giovagnoli e sono nato ad Arezzo il 16 settembre 2018 per la gioia del mio fratellone Gabriele, della mamma Marcella, del babbo Matteo, della nonna Angela e di tutti gli altri parenti. Vivo ad Anghiari, davanti alla chiesa della Propositura. Sono piccolo ma tengo svegli tutti e se devo dormire lo faccio molto volentieri ma tra le braccia di qualcuno di casa. Sono molto curioso e con i miei occhietti già guardo ed esamino tutto.

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bimbi di oggi

o sono Diego Frulli e vi voglio presentare il mio fratellino Simone. Abitiamo al Ponte alla Piera e tutto il paese è innamorato di noi e siamo super coccolati anche dalla nonna Anna e dalla zia Rossella di Anghiari e dai nonni borghesi Claudio e Fabrizia... Il babbo Davide fa il fabbro alla Motina e la mamma Sara Zanchi fa i prodotti per capelli presso la ditta Kemon... Siamo due bambini molto vivaci e sorridenti e teniamo sempre attiva la mamma e tutto il resto della famiglia.

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Anghiari, in tanti, nonostante la pioggia, per assistere alla cerimonia di inaugurazione del tempietto recuperato

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Riaperta la Cappella dei Caduti

i nuovo visitabile dopo 12 anni di chiusura e un accurato lavoro di restauro e messa in sicurezza È stato un 4 novembre sicuramente particolare quello celebrato ad Anghiari. Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze armate, ma nel 2018 cade pure il centenario della Grande Guerra. E la patria del condottiero Baldaccio, dopo ben 12 anni di chiusura ha riaperto le porte del tempietto votivo dei Caduti, conosciuto comunemente come Cappella Corsi che non a caso trova spazio proprio in piazza IV Novembre. Una cerimonia composta, ma allo stesso tempo toccante. “Sono orgoglioso – commenta il sindaco di Anghiari, Alessandro Polcri – e l’interesse per la riapertura di questo luogo era tanto: hanno partecipato varie associazioni e in tanti hanno sfidato anche la pioggia pur di essere presenti. Un ringraziamento particolare, però, va a Fabio Pecorari direttore della Banca di Anghiari e Stia; istituto di credito che ha finanziato i lavori di manutenzione della Cappella Corsi. C’è stata sicuramente tanta curiosità tra i cittadini nel rivedere questo spazio nuovamente aperto: una sorta di tabù per molti, ma non per tutti; sicuramente per i più giovani che hanno visto quel portone in legno quasi sempre chiuso”. È stato fatto un accurato lavoro di recupero che ha portato ai frutti attesi da tutti. “L’interno della Cappella - conclude il primo cittadino Polcri - è completamente rivestito e pavimentato con una serie di marmi colorati, ma anche scolpiti e lavorati dai fratelli Giovannozzi fiorentini. Un luogo che è tornato nuovamente al suo splendore e che rimarrà aperto al pubblico. È stato ripristinato e messo a norma pure l’intero impianto elettrico, con particolari luci che creano al suo interno uno spettacolo quasi unico in grado di poter ammirare l’opera in tutta la sua bellezza”. Una cerimonia organizzata ad hoc, pure con una serie di eventi paralleli: l’arrivo del soldato fin davanti alla Cappella Corsi oltre alla riproduzione di stampe e manifesti dell’epoca

affissi negli spazi in prossimità dell’uscita della galleria Girolamo Magi. A questo punto però si apre il dibattito in merito alla fruizione di un luogo comunque religioso e consacrato, nonostante la proprietà sia del Comune. L’intenzione, almeno in questo , è quella di potersi avvalere di una collaborazione di volontari che possono tenere Cappella Corsi aperta e dare delle informazioni. Un luogo storico, ma anche religioso, che è tornato a splendere dopo una lunga chiusura a seguito di problemi strutturali con infiltrazioni di acqua dalla copertura che avevano causato l’ammaloramento anche degli affreschi presenti al suo interno. In alto e sotto due momenti della cerimonia di riapertura della Cappella Corsi, oggi dei Caduti: l’arrivo del soldato fin davanti alla Cappella e la benedizione prima della riapertura.

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uggestiva immagine con il panorama di Anghiari visto da Santo Stefano. Sulla destra, in primo piano, si può vedere l’edificio dove insisteva la chiesa di San Girolamo. Più in alto il podere del Vergone (qui fu realizzato il Cinema Mondani). A sinistra si possono vedere le “barche” di breccia che veniva spezzata a mano con apposite martelline e che serviva per mantenere le strade rigorosamente ‘bianche’. Al centro un carro trainato da buoi o vacche, si sta dirigendo verso la ‘Lunga’.

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I lettori ci scrivono

Appendice alla Cronachetta

Una damigella Buonasera, volevo condividere con voi questo pezzo di storia anghiarese. Mia nonna, Concetta Ferri fu, insieme a Malvina Martini, una delle damigelle della commemorazione della Battaglia di Anghiari nel 1941. Concetta è nata a Sorci nel 1926 ed ha vissuto ad Anghiari in Corso Matteotti. Negli anni ‘60, dopo essersi sposata, si è trasferita in provincia di Ancona dove ancora vive con la famiglia all’età di 92 anni. Tutti i mesi riceviamo il giornalino e la tengo aggiornata sui fatti del paese che la fanno tanto emozionare. Un saluto alla Redazione, Francesco Fabbrizi

Giovedì 10 maggio 2018 ad Arezzo è nata Emma Palazzini di Giacomo ed Elisa Natalini. La sua famiglia abita a San Giovanni Valdarno. È stata accolta con grande gioia da nonni zii e cuginetta Rebecca! Emma, con il suo grande sorriso ha riempito i nostri cuori donandoci felicità! Venerdì 1° giugno 2018 ad Arezzo è nata Adele Rossi di Michele e Chiara Lombardo. La sua famiglia abita alle Bucacce, di fronte ai campi da tennis. “Grazie Adele perché riempi di gioia ogni giorno la vita della tua sorellina, dei genitori, dei nonni e degli zii con i tuoi sorrisi.” Lunedì 3 settembre 2018 ad Arezzo è nata Nora Bagattini di Davide e Maddalena Marrani accolta con grande gioia da nonni zii e bisnonni. La famiglia abita a San Giustino. Domenica 16 settembre 2018 ad Arezzo è nato Gregorio Giovagnoli per la gioia del fratellone Gabriele, della mamma Marcella, del babbo Matteo, della nonna Angela e di tutti gli altri parenti. La famiglia abita ad Anghiari, davanti alla chiesa della Propositura.

Il 24 agosto 1941, festa di San Bartolomeo, si commemorò il cinquecentenario della Battaglia di Anghiari. Nella foto il momento conclusivo con i componenti lo storico corteo con costumi dell’epoca e le due “fanciulle della Vittoria” incoronate di olivo, secondo un vecchio rito fiorentino, fatto per festeggiare tale battaglia. Partito dal Palazzo Comunale, il corteo ha raggiunto la Cappella che ricorda la Battaglia. Le damigelle della Vittoria (al centro) erano impersonate da Malvina Martini e Concetta Ferri. Figuranti del Magistrato del Comune. Gonfaloniere: Polcro Polcri; Priore: Zoi Pietro, Domestici Faliero, Paci Varo, Cuccini Fabio. Figuranti del Magistrato di Fraternita. Priore: Giorni Settimio, Guadagni Adolfo, Catacchini Giacinto, Leonardi Antonio, Matassi Foscolo, Darbesio Enrico, Bruschi Leone. Donzello della comunità: Paci Giuseppe; Donzello di Fraternita: Casucci Alfredo. Nella foto alcuni dei componenti il corteo.

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U o m i n i e d on n e com e n oi Incontri con la Bibbia La massaia sbadata Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: «Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto». Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte». Luca 15, 8-10

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elle tre parabole della misericordia raccolte nel capitolo 15 del Vangelo di Luca, quella della moneta smarrita è la seconda e la più breve, stretta tra le più famose, teologicamente densissime, parabole della pecorella smarrita e del figliol prodigo. Il messaggio trasmesso è sempre lo stesso: la gioia di Dio per la conversione del peccatore, la sua passione per la salvezza dell’uomo, la sua incrollabile fedeltà e pazienza. La piccola parabola di mezzo coniuga tuttavia questa rivelazione a modo suo, in un quadretto di vita domestica, che sembra uscito dal pennello di un pittore fiammingo del Seicento, aprendo un inedito scenario femminile. Per la maggior parte storie di povera gente, di chi si guadagna la vita con il lavoro manuale o di chi elemosina alle porte dei ricchi, le parabole evangeliche sono piene di pastori, pescatori, contadini, seminatori, servitori e mendicanti. Ci portano tra vigne e campi di grano, pecore e lupi, strade infestate dai briganti, piazze cittadine. Parlano di un universo e di preoccupazioni quotidiane essenzialmente maschili: il lavoratore a giornata che attende l’ingaggio che non arriva, il guardiano di porci, il fattore astuto che la fa franca. Molto più rara è la presenza delle donne, per questo più forte è l’impatto della fragranza delicata e a volte sottilmente comica che emana dall’irruzione di fanciulle che si preparano (o meno) alle nozze; di padrone di casa che impastano il pane o macinano il grano; di vecchie vedove, ostinate fino allo sfinimento, che non mollano finché non ottengono giustizia. Discretamente, benignamente ironico, nella sua scintillante caratterizzazione psicologica, è anche il ritratto di questa massaia sbadata, che perde una moneta (l’equivalente di un giorno di paga), un decimo del suo piccolo tesoro, e sgomenta e umiliata per la propria distrazione, impugna la scopa e si mette a rovistare ogni angolo di casa per ritrovare il bene smarrito. La donna con la scopa è un archetipo della femminilità, che eleva a simbolo la banalità e umiltà delle sue mansioni sociali, ma al tempo stesso è indicatore di un misterioso potenziale ad esse inerente. La scopa si trasforma infatti nel cavallo alato in cui spicca il volo la donna che diventa strega, misteriosa detentrice di un rapporto privilegiato con l’invisibile, che può essere minaccioso e funesto ma anche positivo e amichevole come nel caso della Befana,

la strega buona che solca i cieli come una cometa, nella notte santa dell’Epifania. La donna armata di scopa è quanto di più piattamente casalingo ci possa essere, ma anche qualcosa di potenzialmente straordinario. Ed è precisamente questa apertura di possibilità, tutta femminile, dentro la più normale delle situazioni, che la parabola evoca con eloquente semplicità. Nel corso della lettura, infatti, si moltiplicano le identità possibili di questa massaia sbadata che mette a soqquadro la propria casa per trovare qualcosa di importante che è andato perduto. La casalinga trepidamente affannata nel tentativo di recuperare il bene smarrito è figura di Dio stesso, dice il teologo, ricostruendo il parallelismo delle tre figure presentate nel capitolo 15 (il Buon Pastore e il vecchio padre che aspetta e perdona). Questa massaia trepida e ansiosa rappresenta Dio, nella sua ansia di salvezza per chi si è allontanato, per chi è andato perduto, ma non per questo viene dimenticato, disprezzato, rifiutato. Indubbiamente la collocazione della parabola suggerisce questa associazione, ed essa è pienamente giustificata e gratificante: il Dio-massaia armato di ramazza è un’immagine allegra in cui si possono identificare tutte le donne che non siano regine (a tutte le altre non manca mai l’occasione di trovarsi a tu per tu con un pavimento da pulire). Ma non esclude un’ulteriore interpretazione. Perché se da Dio possiamo ben aspettarci una dolcezza e una trepidazione tutte femminili (la Bibbia lo paragona addirittura a una chioccia), la sventatezza è un difetto difficile da conciliare con l’amorosa sollecitudine della sua attenzione eterna nei confronti delle proprie creature. La pecora può fuggire e smarrirsi, ma a Dio non sfugge nulla: il figlio sceglie di andarsene, non è il Padre che lo dimentica per strada. La distrazione della massaia è molto umana e molto poco divina, e in essa si rispecchia una condizione spirituale del tutto comune: la noncuranza, la dispersione interiore che provoca disastri non intenzionali (colposi, non colpevoli) come la perdita di beni preziosi per la nostra vita. Si tratta di piccoli incidenti di percorso che non compromettono la nostra condizione, ma la peggiorano, e ci evidenziano una disattenzione di fondo che ci fa

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interrogare su noi stessi. Un decimo dei propri guadagni era quanto ogni buon ebreo doveva offrire al Tempio come tributo a Dio, per il sostentamento dei suoi sacerdoti. Non si trattava di una tassa (anche se l’umano, meschino burocratismo clericale condannato aspramente da Gesù la trasformava in una cosa del genere), ma del riconoscimento che la vita dev’essere spesa non solo per noi e per le umane faccende, per le necessità fondamentali della sopravvivenza, ma per quella dimensione trascendente ed eccedente che è in essa la presenza di Dio. Rifiutare di riservare la decima moneta a Qualcuno, qualcosa, che abita la nostra esperienza come mistero, significa vincolare la nostra vita alla sua dimensione univocamente terrena, dichiarare che qui tutto inizia e tutto finisce, che non c’è un di più per cui valga la pena spendersi. È dichiarare che non c’è quell’oltre, quell’eccesso rispetto al bisogno basico della necessità biologica e sociale che è lo spazio della libertà umana, che può scegliere quello di cui non c’è ‘bisogno’, quello che non è utile e non serve, ma è riconosciuto come senso profondo di sé stessi. Il senso è una cosa che non si compra e non si vende, ma per conquistarlo, per ‘trovarlo’, dobbiamo spendere almeno una moneta di noi stessi, una decima parte di quello che siamo. Se ci dimentichiamo di riservare la decima moneta, una piccola porzione delle nostre vite tanto occupate, a questo ‘di più’ che ci aspetta, la moneta va perduta. C’è chi pensa che la decima moneta non vada offerta: è chi rifiuta di ‘pagare tasse al Tempio’ e si tiene se stesso tutto per sé. C’è chi invece vuole farlo, ma poi si distrae, se ne scorda, si tiene la moneta in casa, riposta chissà dove, in un angolo che finisce per dimenticare. Gli uni e gli altri la perdono: la decima moneta è quella parte di sé che prende vita solo nel momento in cui viene offerta, quel di più che riceviamo nel darlo, quel di più di cui non fruiamo se lo sottraiamo a quella donazione che lo istituisce. Arrivano momenti, nelle nostre vite, in cui ci rendiamo conto di questa nostra sciagurata distrazione. Le nostre intenzioni erano buone, ma ci siamo distratti. Massaie sbadate, ci siamo dedicati unicamente alle piccole

faccende del nostro quotidiano, senza uscire di casa, da noi stessi, dal nostro orizzonte di necessità e desideri, di doveri monotoni e oneste gratificazioni. Piccoli esseri catturati dal grigiore banale delle nostre vite, abbiamo pensato di non avere neppure un piccolo resto di noi stessi da offrire a Qualcuno che ci aspetta, oltre le pareti della nostra esistenza terrena. Quando ce ne rendiamo conto, un giorno, all’improvviso, ci prende un colpo al cuore. Quell’offerta di noi stessi che non abbiamo fatto è quello di noi che abbiamo perso, quel di più che poteva essere e non è stato: un moneta non spesa. Ma non tutto è perduto per chi si rende conto di avere smarrito la decima moneta che non ha offerto. La moneta è stata smarrita in casa: la moneta è dentro di noi, nascosta nella nostra disattenzione, nella polvere spirituale accumulata dalla nostra noncuranza, dalla nostra superficialità, dal nostro peccato. Bisogna allora accendere la lampada e armarsi di scopa: fare luce su noi stessi, dentro il nostro cuore rimasto al buio per tanto tempo; fare pulizia, rimuovendo la sporcizia accumulata dalle colpe, dall’egoismo, dall’aridità. La decima moneta, la parte di noi da spendere nel Tempio, da offrire alla presenza di Dio nelle nostre vite, si fa sempre ritrovare da chi la cerca. La massaia felice esce di casa e festeggia con le amiche la parte di sé che ha ritrovato nel donarla a Dio: il primo gesto di chi recupera la moneta nello spenderla è la condivisione della gioia di questo ritrovarsi, di questo riscoprirsi alla presenza di Dio. La piccola anima della massaia sbadata è uscita dal buio e dalla dimenticanza, è stata ritrovata, e non può restare da sola. La legge della gioia è che in più siamo a condividerla più ce n’è per tutti. Legge antieconomica che contraddice la logica terrena della ripartizione e della penuria, la gioia è un dono celeste, e per questo le amiche che gioiscono insieme per la bellezza del ritrovamento di sé alla presenza di Dio, sono angeli: esseri che hanno parte alla Sua gloria, pura gioia infinita che si dona a tutti coloro che la vogliono accogliere.

Bartolino

Castiglioni, l’anghiarese, a l l o g g i a v a a l l ’ a l b e rg o Etruria (nella foto d’epoca) ed era diventato amico del gestore Billi, come di altri castiglionesi. Bartolino aveva il fiuto degli affari e si vantava di saper conoscere la gente al camminare! Durante il passaggio del fronte, quando gli inglesi erano accampati presso la fornace del Lovari, Bartolino si avvicinò all’accampamento, come altri spinto dalla curiosità. I militari insospettiti dal suo atteggiamento lo bloccarono e lo rinchiusero precauzionalmente nelle prigioni del Cassero. Quella notte una bufera di neve imbiancò tutto il paese. Bartolino guardando dalla finestra con la grata esclamò: “Disgraziati quelli che son fori!”

Sabato 27 ottobre a Pieve di Chio è stato presentato il volume di Angelo Tanganelli “Fame freddo fume”. Fra gli altri c’è un racconto che ci riguarda (noi di Anghiari).

Meglio dentro che fori

B

artolin d’Anghiari era un noto commerciante di cavalli, somari, muli e micce. Lo conoscevano tutti! Nella Valdichiana era immancabile a tutti i mercati e fiere. Tra un appuntamento pubblico e l’altro, batteva la nostra campagna per acquistare animali nei tanti allevamenti. La fiera del Monte /25 novembre, Santa Caterina) era uno dei momenti più importanti per gente come Bartolino, Garone (si presentava come lontano parente di Mussolini) o il Biondo di Foiano. Secondo voci, Bartolino si sarebbe spinto fino alla fiera di Verona. Per arrivare di buon’ora il venerdì sulla piazza di

Teresa Bartolomei

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Noemi Umani trionfa ad Assisi e al Teatro di Anghiari

L

unedì 24 settembre 2018, presso il Teatro Lyrick di Assisi la prima tappa regionale del tour che porta l’Opera in tre atti “La Traviata” di Giuseppe Verdi in quattro città umbre che hanno aderito alla stagione concertistica promossa del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto. Debutto nel ruolo di Violetta della soprano Noemi Umani che in altre recite ricopre più spesso il ruolo di Flora. Il pubblico, fin dalle prime arie, ha fatto sentire subito il proprio sostegno alla cantante che ha avuto al suo fianco, tra gli altri, i brillanti e impeccabili Mauro Secci, tenore nel ruolo di Alfredo Germont, e Ferruccio Finetti, baritono nel ruolo di Giorgio Germont. La cantante ha dimostrate doti canore straordinarie ed è riuscita a dare al personaggio di Violetta le sfumature necessarie a sottolineare le trasformazioni nel corso dell’opera. La Umani è riuscita, in maniera convincente, a vestire i panni del personaggio verdiano, vuoi nell’ambiente festoso del primo atto, in cui la musica rende bene il senso della folle corsa verso un piacere effimero, vuoi negli altri atti romanticamente drammatici e forieri della sciagura che giungerà all’inevitabile conclusione. La giovane interprete ha ottenuto consensi ed è stata raggiunta dal plauso di tanti familiari e amici ma anche di musicisti ed esperti musicali oltre che, tra gli altri, da quello del Sindaco di Assisi Stefania Proietti, che si è voluta congratulare personalmente con i cantanti. Noemi è di Anghiari ed è figlia del Maestro Mirko Alessio Umani, insegnante e musicista della prestigiosa Società Filarmonica dei Perseveranti di Sansepolcro. In sala, infatti, a sostenere la cantante, tanti amici e sostenitori provenienti da Anghiari e da Sansepolcro che hanno potuto apprezzare, accanto a Noemi Umani, anche Amedeo Testerini di Sansepolcro, nel ruolo del Marchese d’Obigny, altra bellissima voce, peraltro dalla convincente presenza scenica, che ha contribuito al successo della serata. Il pubblico entusiasta non ha fatto mancare a musicisti e cantanti il proprio apprezzamento nonostante l’allestimento inatteso e modernista con abiti contemporanei. Se gli arredi asettici e sobri potevano lasciare spazio ad immaginare una situazione senza tempo, sono stati i

costumi contemporanei firmati da Clelia De Angelis, nota nel mondo dello spettacolo per le sue doti sartoriali, oltre all’ingresso di un telefono cellulare in scena a traslare, per quanto possibile, tutta la vicenda in epoca moderna. Situazione solo a tratti destabilizzante, per il pubblico amante della più classica versione. Una esecuzione musicale perfetta sotto tutti i punti di vista, ha allontanati, si potrebbe dire, tutti i possibili mal di pancia. Un formidabile gioco di luci ed ombre, di una ispirata Eva Bruno, che si capisce concertato da tecnici di altissimo livello, ha contrassegnato poi le scene in maniera sorprendente contribuendo al pathos di molti momenti. L’orchestra è diretta dal M° Carlo Palleschi e il coro da Mauro Presazzi, quelli dello Sperimentale di Spoleto. Alternanza sul palcoscenico, nei vari appuntamenti regionali, dei vincitori dei concorsi del Teatro Lirico Sperimentale e di quelli selezionati dal Maestro Zurletti, Direttore Artistico dell’Istituzione, nelle audizioni collegate al celebre Concorso umbro. Molti i cantanti che si susseguiranno, nell’alternanza prevista dei ruoli, nelle repliche di questi giorni. Questo è forse l’aspetto che rende ancora più interessante la serie di repliche dell’opera, che rappresenterà un autentico trampolino di lancio per molte meritevoli giovani voci. Michele Foni

Una nuova esibizione di Noemi Umani, sabato 13 ottobre 2018, in occasione della quinta edizione di “Classica Valtiberina”, al fianco di tanti straordinari professionisti. Ecco il commento alla serata di una nostra lettrice. Complimenti a chi organizza spettacoli di così alto livello al Teatro di Anghiari. Complimenti all'Orchestra, al Direttore Ferruzzi, alla tromba solista Chieli, al tenore Bisaglia e all’idea di Guiducci; ma in particolare complimenti alla soprano Noemi Umani che ci ha fatto emozionare riascoltando le più belle arie delle opere di Verdi, Puccini e Bellini. Grazie a tutti e ancora forza Noemi: sei stata favolosa!!! Tina: un’amante della musica, specie se operistica!! Nella foto in alto, Noemi festeggiata dagli amici. Da sinistra: Elisabetta Guiducci, Federica Ricceri, Mario Guiducci, Cecilia Bartolomei e il maestro Marco Ferruzzi. Qui sopra, da sinistra, gli straordinari professionisti della serata: Emanuel Bussaglia, Noemi Umani, Marco Ferruzzi, Mario Guiducci e Raffaele Chieli.

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Leonardo riparte da Anghiari testo e foto di Michele Foni

A

nghiari ha anticipato l’inizio del fitto programma di mostre ed eventi per le celebrazioni per i 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci, previsti per il 2019, con una presentazione, un po’ particolare, del volume “Gioconda” di Roberto Manescalchi. L’autore, ben noto anche per altre sue formidabili intuizioni e scoperte, ha presentato il volume, il 13 ottobre scorso, nella Sala del Consiglio Comunale di Anghiari con il sussidio, peraltro, di musiche antiche francesi suonate dal vivo. Il volume, già proposto in sede di Presidenza del Consiglio della Regione Toscana, è tornato ad aprirsi e a consegnare la clamorosa scoperta dell’identificazione del volto di Lisa Gherardini del Giocondo e della sua perfetta corrispondenza in due monocrome grottesche affrescate da Morto da Feltre, un allievo di Leonardo, all’interno della SS.Annunziata fiorentina. Si tratterebbe, come confermano sia le dimensioni che l’importanza, proprio di quelle citate dal Vasari. Scrive Manescalchi : “Come l’ho scoperto? Lo sapevo già da un po’ di tempo, perché avevo già ben studiato le grottesche prima di pubblicarle nel 2004. Mi ero tenuto questa carta importante da giocare, non si sa mai –meglio avere risorse che non averne– ad ulteriore conferma di quanto di nuovo da me scoperto sull’Annunziata e sulla presenza di Leonardo in convento”. Il Morto, differentemente da quanto afferma la critica, si sarebbe recato a Firenze ben prima dell’esposizione dei cartoni della Battaglia di Anghiari di Leonardo e di quella di Cascina di Michelangelo e avrebbe soggiornato per più mesi proprio all’Annunziata, in concomitanza della presenza di Leonardo nel medesimo luogo. La moglie di Francesco del Giocondo, mercante fiorentino che dei monaci Serviti dell’Annunziata fu cambiavalute e fornitore di paramenti sacri, si sarebbe dunque messa in luce, in quei momenti, agli occhi di più artisti e dunque la si scopre ritratta in più dipinti. Roberto Manescalchi li aveva rintracciati nel 2004 unitamente al reperimento di tracce di affreschi che rimandano con forza all’atelier di Leonardo. Di questa scoperta si sono occupati vari mezzi di comunicazione e, tra gli altri, il New York Time.

Un allievo di Leonardo ha quindi ritratto la stessa modella servita al celebre dipinto, icona per eccellenza della pittura del mondo occidentale. Una conferenza che sembra stare perfettamente a suo agio ad Anghiari, quasi come se la celebre Battaglia omonima, pittura murale di Leonardo, già commissionata per Palazzo Vecchio a Firenze, avesse preparato il terreno per un palcoscenico naturale per gli eventi, di ogni tempo e stagione, orbitanti dentro ed attorno a quanto celebra il genio di Leonardo. A causa dell’inadeguatezza della tecnica, la Battaglia dipinta subì danni e non è certo che i suoi resti fossero stati lasciati in loco. Manescalchi interviene anche su questo argomento, senza tentennamenti, deludendo quanti pensano che ci sia ancora molto da scoprire sotto gli attuali dipinti del Vasari. L’autore ha catturato l’interesse del folto pubblico anche con varie curiosità e la simpatica sovrapposizione del volto della Gioconda a quello del Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin. Lungi dal voler ipotizzare che Leonardo conoscesse una speciale macchina del tempo che lo avesse messo in condizione di poter venire a trovare singolari modelli nel futuro, ha scosso ed interessato l’uditorio consegnandogli e spiegando un modo di procedere e studiare che sta alla base della ricerca scientifica necessaria alle più autentiche scoperte.

La morte del caro Nilo Agolini

Lui lavorava con il caro Dario insieme a lui biciclettaio

Ma il saluto sempre presente da questa persona mai assente

Come sempre arrivo in ritardo con questo amico lì di riguardo

L’ò trovata lì alle Logge manifesto della sua morte

Sotto il Palterre lì alla Fonte c’era bottega di gomme sgonfie

Ai cari figli veri paesani portano avanti il vessillo d’Anghiari

Siamo vecchi noi paesani Anghiaresi tutti uguali

Io con Nilo sempre a contatto con la sua Libera trovavo a spasso

Io per garzone del Lattoniere ero con Fabio a imparare il mestiere

Dalle biciclette poi alle moto del caro Padre rifanno il lavoro

Della sua morte avvenuta la notizia non l’ò avuta

Poi le solite battute che per me tanto benvolute

Poi col tempo Nilo in trasferta e sotto casa bottega lì aperta

Alla cara Libera un forte abbraccio e dico a lei fatti coraggio:

di Armando Zanchi Arezzo, 28/9/2018

Nella foto qui sopra, i musicisti Teresa Peruzzi e Fabrizio Lepri nella Sala del Consiglio comunale di Anghiari aprono la Conferenza di Roberto Manescalchi.

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Gita a San Galgano

descritta dai ragazzi del catechismo

A San Galgano Siamo stati benissimo! La cosa più bella è stata la spada nella roccia. Poi anche nella chiesa senza tetto ci siamo divertiti. Poi, tornando dalla gita, abbiamo visto il ponte del diavolo. E quando son tornato a casa ho raccontato ai nonni quanto è stata bella la gita con tutti i miei amici. Gabriele Castellani La spada nella roccia Oggi è stata una giornata stupenda perché siamo andati a San Galgano a vedere la spada nella roccia e io ho fatto tante foto che ho finito tutto lo spazio. Poi siamo andati a vedere una chiesa senza tetto e infine siamo andati a visitare un museo bellissimo e molto interessante dove abbiamo visto tutti gli oggetti antichi che venivano usati per dire la messa. Nel pullman io e la mia amica facevamo la radio!!! Viola Matteagi San Galgano Galgano era un cavaliere che piantò la sua spada nella roccia per vivere in pace. Questo è un messaggio molto bello che mi ha insegnato che si può cambiare la nostra vita per essere migliori. Rocco Spinosi Gita con il catechismo Sabato mattina siamo andati a vedere la spada nella roccia con Don Marco e le catechiste; è stato un bel viaggio perché c’erano tante cose belle. Siamo andati dentro una cupola dove c’era la spada. Poi Don Marco ci ha spiegato come la spada è finita dentro la roccia. Dopo siamo andati a una chiesa senza tetto e dopo mi si è rotto l’ombrello che mi ha preso la mamma dai cinesi. Poi siamo andati dentro a una piccola cupola dove ci stavano i sacerdoti e lì abbiamo fatto merenda. Poi siamo ritornati a casa. Daniele Gabrielli La gita a San Galgano mi ha appassionato tantissimo, perché non avevo mai visto dal vivo una spada conficcata in una roccia. È stata una bellissima esperienza! Chiara Mercati Sabato 6 ottobre noi della quarta e le terze, insieme alle nostre catechiste e a Don Marco, siamo andati in gita a San Galgano. Nel pullman avevamo un autista molto simpatico. Abbiamo visitato l’abbazia di San Galgano, famosa per la spada nella roccia, e un museo d’arte sacra. Don Marco ha fatto molti scherzi divertenti, tipo rubarci i panini e svegliarci nel pullman. Abbiamo giocato molto e ci siamo divertiti nonostante la pioggia, tanto che abbiamo quasi perso il pullman. Spero di fare presto altre gite. Sara Bianchini Di questa gita mi è piaciuto vedere la spada infilata nella roccia da San Galgano e passeggiare nella sua chiesa senza il tetto. Bianca

La gita a San Galgano mi è piaciuta molto perché una spada conservata in una roccia non è una cosa da tutti i giorni. Poi mi affascina molto che la roccia si sia tagliata come il burro. San Galgano è un’esperienza bellissima e vi consiglio assolutamente di andarci; è davvero una meraviglia per gli occhi. Angela Marsupini Mi sono divertita moltissimo e mi sono piaciute molto le chiese e la spada nella roccia. Ho imparato che le orme di Dio sono le più importanti nella vita. Melissa Borroni La gita a San Galgano mi è piaciuta perché ho visto luoghi ricchi di storia e di sentimenti, la spada era molto affascinante e le chiese ricche, pur essendo lasciate al loro destino. È stata un’esperienza bellissima. Cristian D’Aluisi Gita a San Galgano Ci è piaciuta molto perché siamo andati al museo, siamo stati insieme e ci siamo divertiti un mondo. Mattia e Gabriele San Galgano, una bellissima abbazia, piena di storia e di emozioni, sembra di fare un viaggio indietro nel tempo. Come dimenticare la preziosa spada nella roccia che mi ha fatto capire che le persone dal cuore puro possono realizzare i sogni e fare grandi cose Greta Rossi In questa gita ho visto per la prima volta la spada nella roccia, una chiesa senza tetto e le reliquie di San Galgano. Nicchi Samuele La gita a San Galgano mi è piaciuta molto perché ho visto la spada nella roccia e la casa di San Galgano, È stata una bellissima gita! Giulia Giglini Mi sono divertita tantissimo alla gita a San Galgano. Ho visto la spada nella roccia e delle chiese, bella esperienza. Sofia Franceschini Nella foto in alto il gruppo dei gitanti, con don Marco, le catechiste ed alcuni genitori, all’interno della basilica di San Galgano.

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La Doda, Ottorino e Marcellino e mia zia Sira

di Giancarlo Balestri

La Doda (Vittoria Romani) aveva un negozio di macelleria che si trovava a sinistra appena usciti dalla Porta Fiorentina; all’epoca non c’erano i banchi frigorifero e la carne esposta era coperta da una retina su cui svolazzavano numerose vespe; non mancavano poi due o tre carte moschicide appese al soffitto che in breve tempo si riempivano di mosche. Era famosa per la sua simpatia e le uscite spiritose, mi sembra ancora di sentirla. In quegli anni si stavano diffondendo i primi scooter e la sentii esclamare: “Il mi’ nipote vole la Vespa, se va nel mi’ negozio ne trova quante ne vole!”, oppure durante una partita a carte con mio padre e i coniugi Roselli (anche loro avevano un negozio di macelleria in piazzetta della Fonte dove oggi c’è un fruttivendolo), al rimprovero della compagna (giocavano gli uomini contro le donne) per una carta giocata male, replicava “’n m’arcordo manco quel c’ho mangèto, figurte se m’arcordo tutte le carte”. Ottorino aveva un laboratorio di falegnameria quasi in cima alla Croce, sulla sinistra salendo dalla piazza, e fra le altre cose faceva le casse funebri. All’inizio delle vacanze passavo sempre a salutarlo e un anno entrai dicendo: “Buongiorno Ottorino, come va?”, “Male, anzi malissimo.”, “Perché ci sono problemi di salute?”, “No, stiamo tutti benissimo; ma da quando hanno inventato la penicillina non muore più nessuno”. Il negozio di frutta e verdura di Marcellino c’è ancora ed è gestito dal figlio e dalla nuora. Ogni volta che mia zia Sira passava davanti alla bottega non perdeva occasione di lanciargli qualche bonaria provocazione delle sue a cui Marcellino rispondeva per le rime. Un giorno mia zia comprò da lui dei fagiolini e se li portò a casa. Successe però che suo marito Vasco, che era infermiere, dopo essere stato in giro con il suo Galletto a fare iniezioni dai contadini, tornò a casa con un bel sacchetto di fagiolini. Mia zia non perse nemmeno un minuto, prese i fagiolini di Marcellino, entrò nel negozio e disse: “Guarda Marcellino, è tornato Vasco dalla campagna con dei fagiolini che sono meglio dei tua, riprendili e ardamme i mi’ soldi!”. Marcellino non fece una piega, buttò i fagiolini nella cesta e restituì i soldi a mia zia.

Vuoi che l’Oratorio venga spedito a qualche amico o conoscente che abita anche all’estero? Lo possiamo fare! Mandaci il suo indirizzo!

Nel 1999 ITEA Editrice ha pubblicato il libro “Una militanza democratica e cristiana, Testimonianze sul Senatore Giuseppe Bartolomei” (qui sotto il ritratto). Pubblichiamo quella a pag. 177, perché ci fa piacere ricordare anche il suo autore: Walter Del Sere.

L

Caro Senatore, e confesso che mi inorgogliva e parecchio la sua confidenzialità quando (per esempio) ci si trovava da Tommaso a comprare il giornale e mi parlava della mia zia Armida, del nonno Enea e della Monda. E quando c’era una commedia di quelle che hanno contrassegnato gli ultimi 15 anni di vita anghiarese, quelle dal sapore vernacolare e campagnolo che ci piacciono tanto, una delle domande ricorrenti (per noi attori paesani) era se e quando il Senatore sarebbe venuto a vederci. Lei, così innamorato della Sua terra, che trovava sempre il tempo e il modo di venire ad assaporare colori e parlata della Sua gente, era il più atteso. Finita l’epoca dei libretti rossi di Mao e crollati i muri, in un cambiamento epocale ben lungi dall’essersi concluso, ci eravamo ritrovati (ognuno nella sua diversità) a sostenere tutti e due lo stesso candidato alla presidenza del consiglio dei ministri. Avremo fatto male? Avremo fatto bene? L’abbiamo fatto e basta. Quanta tenerezza, Senatore (mi scusi per l’ardire), quella sera poco prima delle ultime elezioni, nella sala consiliare, con Lei a difendere la Sua decisione davanti ai Suoi amici democristiani con i quali aveva avuto una vita politica in comune e che non riuscivano a capire il perché di questa scelta di campo con l’Ulivo: Lei alleato degli ex comunisti. Però, che lezione di vita e che serata fu: Lei dignitoso e saggio a replicare senza mai trascendere in un dibattito a tratti legittimamente infuocato. È stato nell’ultima estate che ci siamo poi rivisti in due piacevolissime occasioni. La prima in Piazzetta della Badia durante la serata in onore dei “Poeti di Anghiari” quando, anche in quella circostanza, riuscì a donarci indimenticabili attimi di vissuto e di amore verso i nostri luoghi. La seconda ad una delle repliche di “Tovaglia a quadri”, al Poggiolino, in una di quelle fortunate serate tra cena e teatro popolare. Io a fare l’Oste burbero e seminevrotico, Lei a catturare con la videocamera ogni attimo di quei magici momenti dove Anghiari e il suo impagabile borgo antico venivano così mirabilmente idealizzati a beneficio dei tanti paesani e turisti entusiasti. “Anche se siamo piccoli, una particella infinitesimale, siamo una parte dell’umanità intera. Ed essa è fatta di noi, come la siepe è fatta di tante remote spine.” Alla Pieve di Micciano, in un caldo pomeriggio autunnale, ho visto tutto un paese, senza distinzione di classi sociali. Walter Del Sere

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Don Vittorio Bartolomei

Anghiari piange l’improvvisa scomparsa del suo parroco

Per ricordare il proposto don Vittorio Bartolomei, a venti anni dalla sua morte, pubblichiamo il ricordo apparso su TOSCANAoggi il 4 ottobre 1998. Lo ha scritto don Giovanni De Robertis.

M

artedì 22 settembre don Vittorio Bartolomei è entrato nella pace del Signore a cantare nella liturgia del cielo l’eterna misericordia del Padre. Se ne è andato all’improvviso, anche se da diversi mesi le sue condizioni di salute avessero presentato dei problemi. È partito in silenzio senza dare particolarmente nell’occhio, senza procurare grandi disturbi, secondo lo stile costante ed inconfondibile della sua esistenza. Don Vittorio, formato in una famiglia dalle solide e convinte radici cattoliche, ha fatto il prete volentieri, con gratitudine, con impegno, con entusiasmo, sorretto da una fede robusta, da una spiccata fiducia nella Provvidenza e da una grande serenità di fondo. Chi si avvicinava a lui, anche solo per un semplice approccio, rimaneva affascinato e conquistato dalla visione gioiosa che aveva nella vita, mai soffocata dall’argomentare complicato sui problemi. Secondo me, don Vittorio era in fondo un contemplativo. Spesso, nei nostri lunghi anni di frequentazione, mi è capitato di vederlo da solo, assorto, con lo sguardo fisso verso l’alto, verso l’infinito, estasiato fino alla commozione, come un bambino che in ogni cosa, anche se già vista, scorge panorami e doni sempre nuovi. Su questo ritengo che si fondasse il suo modo sorprendente e provocante di accogliere dentro di sé e nella sua casa chiunque si avvicinasse. L’amico, il confratello, il passante più o meno occasionale erano sempre un dono della Provvidenza che don Vittorio, seguendo lo stile della famiglia, accoglieva, apprezzava, ricolmava di attenzione e trattava come fratelli. Riservato di carattere, dotato di un pronto intuito nel capire gli uomini e le vicende del mondo, rispettoso verso il sentire e l’agire degli altri, non si è mai sottratto dal suo ministero di parroco dall’essere presente con il suo giudizio critico e dall’annunciare senza accomodamenti la verità del Vangelo e l’insegnamento della Chiesa. Quanto si mostrava intransigente nel difendere la verità della fede e nell’additare la visione cristiana della vita, così, con la medesima intensità, era indulgente e comprensivo nei confronti di chi sbagliava, pronto ad indicare nella misericordia del Signore il recupero sicuro per ogni tipo di fragilità. Il suo metodo pastorale era schietto e semplice. Riteneva che ogni persona vada presa così come è, avvicinata personalmente con tanta stima e fiducia e soprattutto credeva nell’efficacia dei gesti di amore e di attenzione che prima o poi –diceva– sarebbero arrivati al cuore di ognuno e lo avrebbero conquistato. E in questo don Vittorio è stato veramente maestro e testimone. Quando poi si prefiggeva una meta e l’aveva ben chiara, sia per la sua azione pastorale sia per il lavori da fare nelle chiese di Anghiari, don Vittorio andava dritto per la sua strada,

a costo talvolta di trovarsi non compreso e quasi solo ad affrontare impegni e sacrifici. E i risultati non lo hanno mai sconfessato. La musica da cui traeva il metodo e l’armonia per la sua esistenza, ha sempre trovato in lui un’alta professionalità e un cultore entusiasta ed appassionato. Sin dai primi anni del suo sacerdozio fondò e diresse con eccellenti risultati la Corale di Anghiari, promuovendo così nella gente il gusto del bello, una spiccata sensibilità culturale e una maniera inconfondibile per avvicinarsi a Dio. Infatti don Vittorio trovava nella musica uno strumento prezioso di evangelizzazione e di servizio alla liturgia. Lui che, sulla scia dell’antico salmista, aveva composto e cantato unicamente le lodi del Signore e della Madonna, si rattristava quando alcuni non capivano che la musica era prima di tutto una risposta armonica e solenne del cuore dell’uomo alla bontà del Creatore. Proprio nel giorno della morte di don Vittorio la Liturgia delle Ore ci offriva un testo di discorsi di S. Agostino sui Pastori: «Si troveranno ancora dei pastori che cercano non i loro interessi, ma quelli di Gesù Cristo? Certamente se ne troveranno!» In don Vittorio –lo dico con convinzione– questa profezia si è puntualmente avverata. Il prossimo 10 ottobre avrebbe celebrato il 50° anniversario della sua ordinazione sacerdotale. Non so se i familiari e il popolo di Anghiari stessero preparando una festa. Credo di sì. Comunque son certo che questo sacerdote di Cristo vive la sua festa perenne nella comunione con la Trinità beata, insieme ai santi e ai suoi cari morti. Don Giovanni De Robertis In alto, don Vi t t o r i o . Q u i a destra, il ricordino d e l l ’ o rd i n a z i o n e sacerdotale di don Vittorio con l’annotazione del fratello Fabio: «Il Signore ti aiuti e ti benedica, Fabio»

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fotocronaca

Pane - L’11 novembre, festa di San Martino, Anghiari onora il santo che la salvaguardò (1309) dall’assalto degli aretini. In suo onore e seguendo il suo esempio, la comunità anghiarese distribuiva il pane ai poveri. Documenti di archivio attestano questo fatto già dal Seicento. Ancora oggi la comunità anghiarese ripete questo gesto di comunione distribuendo un apposito pane confezionato gratuitamente dai fornai di Anghiari: il Forno Bindi e il forno di Fra Pegaso. La Pro Loco ci aiuta in questa iniziativa offrendoci altro pane. Nell’ingresso del vicino Palazzo Fontana i ragazzi delle scuole avevano realizzato una Mostra (se ne parla sotto). Ci auguriamo che loro vorranno continuare queste tradizioni anghiaresi. Diario di guerra – Sabato 3 novembre 2018, al Teatro dei Ricomposti ad Anghiari, è stato presentato il libro di Simone Cherici scritto in ottava rima. Il titolo completo è “diario di guerra… in ottava rima”. Nella presentazione i professori Daniele Finzi ed Enzo Mattesini, autori della trascrizione e delle note storiche e linguistiche, hanno ricostruito il periodo che Simone ha trascorso in addestramento, al fronte e in trincea ed hanno analizzato questa particolare forma di scrittura che è l’ottava rima. Alcune delle ottave scritte da Simone sono state cantate da Mario Guiducci e Mario Del Pia ed hanno fatto rivivere alcuni dei drammatici momenti da lui trascorsi nel conflitto mondiale del ‘15/‘18. Disegni - Sono quelli realizzati dai bambini e dai ragazzi delle scuole dell’Infanzia e Primaria. Sono i disegni ispirati alla storia di Martino che divise il suo mantello con il povero che aveva freddo e all’autunno. La mostra è stata realizzata nel corridoio di ingresso del Palazzo Fontana nel Borgo della Croce e ha visto l’avvicendarsi dei giovani autori e delle loro famiglie. Un’esperienza positiva che ci auguriamo faccia ricordare a questi piccoli la festa di San Martino perché anche loro hanno contribuito ad arricchirla. Poi magari la ricorderanno anche perché magari hanno mangiato un bel piatto di bringoli nei numerosi padiglioni che la Pro Loco aveva allestito alle Logge e in Piazza del Teatro. Valealle - In tutte le nostre parrocchia si celebrano particolari feste nel mese di ottobre, mese dedicato alla Madonna del Rosario. Per tradizioni tali feste hanno quest’ordine: prima domenica: Valealle; seconda domenica: Galbino e Tubbiano; terza domenica: San Leo; quarta domenica: chiesa della Croce. Nella foto un momento della solenne celebrazione a Valealle con don Romano. Dopo la S. Messa una breve processione ha percorso un tratto del piazzale antistante la chiesa stessa per poi rientrare in chiesa con la benedizione finale. La chiesa di Valealle è una delle tante chiesette sparse nel territorio di Anghiari con una storia quasi millenaria.

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Un sogno che si avvera di Ilaria Lorenzini

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e ci credi veramente alla fine il tuo sogno si avvera! Questo potrebbe essere il modo migliore per descrivere quello che ad Anghiari è diventato l’evento in assoluto più popolare: L’INTREPIDA! A sognare per primo è stato Fabrizio Graziotti, ma sono certa che se lo chiamo Iccio ci capiamo meglio... Iccio, quel sogno l’ha fatto, ed ha avuto l’intelligenza e la generosità di condividerlo con tante persone. È nato così un gruppo di preziosi collaboratori destinato a crescere sull’onda di uno straordinario entusiasmo. Cos’è diventata L’intrepida dopo sette anni è sotto gli occhi di tutti: 1020 iscritti è un record di cui tutto il paese deve andare fiero! La cosa più incredibile, è che quello che si respira ad Anghiari nei giorni della Ciclistica, non accade in nessun altro posto. Di passeggiate simili ne esistono molte, ma L’Intrepida è un’altra cosa... La passione vera e profonda per le due ruote, che si palesa forte e chiara durante la serata in teatro quando si ospitano i grandi campioni del ciclismo. L’edizione 2018 consegna per la prima volta il premio INTREPIDO a Claudio Chiappucci, che con la sua simpatia ha contagiato veramente tutti!

P r e m i o INTREPIDO, preparato da Elena Merendelli, che non ha certo bisogno di presentazioni essendo una delle artiste più apprezzate del territorio, e a proposito di territorio, i ciclisti ne hanno potuto scoprire un po’ il sabato con la ormai apprezzatissima Ciclogastronomica. Un giro breve, alla portata di tutti, in cui si scoprono i dintorni di Anghiari e si assaggiano le prelibatezze offerte dalla famiglia Alessandrini, che anche quest’anno ha dato la possibilità agli ospiti di visitare l’azienda in cui si coltiva tabacco e si allevano Chianine. Gli ospiti “senza bicicletta” intanto sono

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stati accompagnati al Museo dei Diari di Pieve Santo Stefano, dire che sono tornati entusiasti è dire poco! Trascureró, solo per questioni di spazio, i dettagli della cena a Sorci... Ci vorrebbe un giornale intero! E poi... Domenica... h 8,45... Sorrisi, emozioni, lacrime, abbracci... Questo è un momento che si capisce solo se si vive!!! Il percorso, i ristori, la visita ai Monti Rognosi, a Ponte alla Piera, a Castello di Sorci... E, grazie a Dio, il sole... Può sembrare esagerato parlare di perfezione, ma questo è quello che dicono tutti, ciclisti e non, alla fine di queste giornate. 1020, fa venire i brividi, se solo si pensa, come dico sempre, che chi arriva all’INTREPIDA riceve una stretta di mano, durante i 4 giorni, molti sorrisi e molte pacche sulle spalle, quando se ne va un abbraccio caloroso e sincero... Solo per spiegarvi che i nostri 1020 intrepidi, non sono numeri, sono Amici, che abbiamo nel cuore uno ad uno... E allora, bravi TUTTI! L’appuntamento è ad ottobre 2019 (stiamo già lavorando...) Intanto, se ci volete raccontare la vostra esperienza INTREPIDA mandatecela: 3495248408. Nell’altra pagina. In alto, foto grande, la piazza gremita da 1020 partecipanti all’Intrepida 2018. Sotto, la sosta a Ponte alla Piera e a Galbino. In questa pagina, in alto: Il direttore generale Fabio Pecorari a Felcino Nero con due intrepidi ciclisti della “squadra” costituita per la 7° edizione de L’Intrepida dalla Banca di Anghiari e Stia Credito Cooperativo. Ph: Luigi Burroni Poi, la sosta al Ponte alla Piera e, in basso, la Compagnia dei Ricomposti di Anghiari diretta dal maestro Mario Guiducci che ha allietato con i sempre splendidi stornelli toscani L’Intrepida 2018: il sabato sera alla cena del Castello di Sorci e la domenica durante la pedalata al ristoro di Felcino Nero (dove regna da sempre la gustosa polenta preparata dalla PRO - LOCO Monterchi. Ph: Luigi Burroni

Benedetta Senesi è una scolara molto in gamba. Frequenta quest’anno la quarta elementare e ha scritto alcune storie dietro il racconto della sua nonna Assuntina. Ecco la prima.

27 gennaio 2018

Anniversario della deportazione degli ebrei

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nche il mio bisnonno Gino Ruggeri era stato nel campo di concentramento in Germania, in una città chiamata Vesle. Ha patito tanta fame e tanto freddo, così il suo peso era ridotto a 35 chili. Lui pensava di morire! Il suo comandante lo chiamò e gli disse: «Coraggio Gino, che ti è nata una bambina!» Oggi è la mia nonna Assunta. Lui di questa notizia neanche si curò perché aveva molta fame e molto freddo. Tante sere, di notte, andava nei secchi della spazzatura dove trovava teste di pesce, rape e bucce di patate. Le metteva in una gavetta-pentola, le faceva bollire e le mangiava. Un giorno, mentre mangiavano, una signora, vedendo questi uomini tutti affamati, si impietosì e gli gettò un pezzo di pane. La guardia tedesca lo vide e gli diede una botta in testa con il moschetto-fucile. Dopo molto tempo, venne un contadino che cercava mano d’opera per i suoi campi ed il mio caro bisnonno fu contato fra questi 6 prigionieri. Per sua fortuna in questa famiglia c’era tanto mangiare ma gli raccomandavano di mangiare piano, perché sennò gli avrebbe fatto male: in questa famiglia erano in tre, un fratello e due sorelle non sposati. Il mio bisnonno lavorava nei campi con il cavallo, trasportava il fieno e custodiva gli animali e faceva il barbiere per tutta la famiglia e per i suoi compagni. Gli volevano molto bene perché era un gran lavoratore. Finalmente finì la guerra! Prima di partire, questa famiglia gli raccomandò che se a casa sua non c’era nessuno, poteva tornare lassù che lo accettavano volentieri. Il mio bisnonno partì: era l’anno 1945, 8 settembre. Scese al Campo della Fiera e trovò un amico con il calesse-carrozza. La mia cara bisnonna Adelma non sapeva più notizie da tanto tempo del mio bisnonno Gino. Quando lo vide rimase stupita, lui corse incontro alla bambina che aveva solo 21 mesi, per tutta risposta gli disse: «Io questo momo (uomo), non lo conosco, ha gli spini (barba)!» La famiglia, tutta riunita, ricominciò a vivere e così, nel 1950, nacque il mio caro biszio (fratello della mia nonna Assunta). Benedetta Senesi Scritta il 27 gennaio 2018

Il ‘Ceppo’ in Piazza Lunedì 24 dicembre, alle ore 18:00, quaranta Babbi Natale giungeranno in Piazza Baldaccio ad Anghiari per portare un dono ai bambini presenti.

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Notizie dalle parrocchie di Monterchi a cura di Matteo Romanelli

Il 7 ottobre è stata celebrata la Festa Patronale in onore di S. Simeone Profeta. La S. Messa solenne è stata presieduta dal Mons. Arcivescovo Riccardo Fontana che ha cresimato 8 ragazzi. Hanno concelebrato l’arciprete don Quinto, mons. Domenico Pieracci, don Ferdinando Mabanza con l’assistenza del diacono Fabio Mondani. Il 20 ottobre è iniziato il nuovo anno catechistico per gli oltre 70 ragazzi delle parrocchie di Monterchi, Pocaia, Padonchia e Le Ville. Sono suddivisi in 6 gruppi: seconda, terza, quarta, quinta elementare, prima e seconda media. I catechisti sono i seguenti: 2^ elementare – Anthea Gatti e Mariangela Malatesta 3^ elementare – Silvia Gioviti 4^ elementare – Francesco Donati 5^ elementare – Maria Rosaria Tarantino 1^ media – Riccardo Bonelli ed Elena Londei 2^ media – Rita Maestri Il catechista Francesco Donati è disponibile a organizzare il Dopo Cresima ai ragazzi di buona volontà. Domenica 11 novembre è stata celebrata la Festa delle Forze Armate, organizzata dall’Associazione Combattenti e Reduci. Sono state deposte corone di fiori in memoria di tutti i caduti al memoriale presso la Torre civica della Rocca, alla lapide dedicata ai soldati inglesi in Piazza Umberto I e infine al Monumento ai Caduti. Il parroco don Quinto Giorgini ha celebrato la tradizionale S. Messa in suffragio delle vittime delle due guerre mondiali e dei combattenti deceduti nell’ultimo anno. Sono intervenute le autorità civili e militari di Monterchi e dintorni, il sindaco Alfredo Romanelli, il maresciallo dei Carabinieri Alberto Alunno nonché tutte le associazioni paesane con i loro labari. La fanfara dei bersaglieri ha allietato la ricorrenza. La giornata si è conclusa a Petriolo con il pranzo sociale dell’Associazione Combattenti e Reduci.

dell’Oratorio e di tutta la comunità parrocchiale monterchiese. DICEMBRE 2018 Domenica 2 dicembre inizia il Tempo d’Avvento in preparazione al Santo Natale. Gli aderenti al Gruppo del Rinnovamento nello Spirito, animato dal diacono Fabio Mondani e dal catechista Francesco Donati, si riuniscono insieme il venerdì dalle 21:00 alle 22:00 nella chiesa della Madonna Bella a Pocaia, per un’ora di adorazione, meditazione e catechesi. Sabato 8 dicembre, a Padonchia, tradizionale Festa dell’Immacolata con S. Messa alle ore 9:00 e S. Rosario alle ore 16:00. Giovedì 13 dicembre a Monterchi Festa di S. Lucia: con S. Messe alle ore 16:00 e alle ore 18:00. Sabato 15 dicembre per iniziativa dell’assessore al Sociale del Comune di Monterchi, Festa dei nonni e degli anziani presso il complesso scolastico con celebrazione della S. Messa da parte del parroco don Quinto seguita da pranzo e scambio di auguri natalizi. La novena del Natale verrà fatta solo nella chiesa arcipretale di Monterchi alle ore 16:00 dal giorno 16 al 24 dicembre, con la S. Messa vespertina e alla fine la preghiera particolare e il canto alla Madonna dell’Attesa del Parto qui venerata soprattutto nel periodo dell’Avvento. Domenica 23 dicembre, quarta d’Avvento, Festa della Madonna dell’Attesa del Parto e benedizione delle mamme in attesa e delle puerpere. Il tradizionale presepio artigianale nella caratteristica cripta della chiesa principale del paese viene inaugurato e benedetto nella notte di Natale. Nella vicina frazione di Le Ville si rinnova per la quattordicesima volta il molto visitato presepe vivente. S. Messa solenne di mezzanotte a Natale nella chiesa arcipretale di Monterchi e in quella di Le Ville. Lunedì 31 dicembre, alle ore 16:00 solenne Messa di ringraziamento e canto del Te Deum con la partecipazione al completo della Compagnia del SS.mo Sacramento. GENNAIO 2019

Domenica 23 settembre i coniugi Vittorio Scapecchi ed Eleonora Rossi, circondati dalle loro figlie Daniela e Vittoria, dai nipoti, parenti e amici hanno celebrato il loro Sessantesimo anniversario di Matrimonio, cioè le nozze di diamante, nella chiesa di San Simeone con una solenne Messa celebrata dall’arciprete don Quinto Giorgini. Auguri anche da parte

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Domenica 6 gennaio, al termine delle S. Messe dell’Epifania, nelle varie parrocchie tradizionale benedizione dei bambini e dei ragazzi con Befana offerta da parte della Pro Loco. Giovedì 17 gennaio Fiera e Festa di Sant’Antonio. La Fiera, la più importante della Valtiberina, si tiene a Mercatale, dove alle 15:00 circa verranno benedetti i mangimi e gli animali mentre nella chiesa arcipretale alle ore 16:00 verrà celebrata la S. Messa in onore del Santo seguita dalla benedizione e distribuzione dei panini.


Caduti di Anghiari

nella Grande Guerra (III parte)

Coleschi Fortunato, di Giosuè, di anni 29. Soldato del 143° Fanteria, deceduto il 27 luglio 1918 in prigionia per “tubercolosi”. Sepolto a Somorya (oggi Šamorin, Slovacchia). Coleschi Luigi, di Sante, di anni 20, di Ponte alla Piera. Soldato del 230° Fanteria, deceduto il 18 aprile 1917 a Udine per “tubercolosi polmonare ed entero peritoneale”. Sepolto a Udine. Colubrini Vittorio, di anni 21 di Scandolaia. Soldato del 326° Battaglione Milizia Territoriale, deceduto il 22 maggio 1918 a Ravenna per annegamento. Comanducci Angelo, di Carlo, di anni 36, di Sorci. Soldato del 181° Battaglione Milizia Territoriale, deceduto il 25 ottobre 1917 all’ospedale da campo n. 021 per “ferite da scheggia di granata all’addome e alle gambe” subita nell’Alto Isonzo. Sepolto a Bergogna (oggi Breginj). Comanducci Cipriano, di Pietro, di anni 27, di San Leo. Soldato del 128° Fanteria, deceduto il 4 marzo 1916 a Udine per malattia. Comanducci Domenico, di Ermenegildo, di anni 29. Soldato del 70° Fanteria, deceduto il 19 novembre 1919 a Sansepolcro per malattia. Comanducci Giovanni, di Antonio, di anni 43. Maggiore dello Stato maggiore dell’Esercito (Comando XII Divisione), deceduto il 22 marzo 1917 a Torino per malattia. Della Noce Emilio, di anni 20 di Casenovole. Soldato del 11° Fanteria deceduto il 26 giugno 1917 all’ospedale da campo n. 54 per “paralisi respiratoria”. Sepolto a Lugo Vicentino. Del Barba Vittorio, di anni 27. Soldato del 28° Fanteria, deceduto il 19 dicembre 1917 ad Anghiari per malattia. Dell’Omarino Vittorio, di anni 23. Soldato del 214° Fanteria, caduto il 17 giugno 1916 sull’Altopiano di Asiago. Del Pia Giuseppe, di anni 33, di Tubbiano. caduto il 18 novembre 1915 sul Monte Podgora (Medio Isonzo) per “scheggia di granata”. Sepolto sul posto. Del Pianta Federico, di Giuseppe, di anni 34. Soldato dell’82° Fanteria, caduto il 16 marzo 1917 sul Monte Col di Lana, loc. Costabella (Dolomiti), “colpito da schegge di granata alla testa”. Sepolto a Falcade. Del Pianta Pietro, di Luigi, di anni 32, di Casale. Soldato del 2° Bersaglieri, caduto il 25 ottobre 1917 a Ponte di Vidor (Piave). Del Pianta Santi, di Giovanni, di anni 37. Soldato del 1° Genio, deceduto il 20 agosto 1916 a Cividale del Friuli per malattia. Dini Alessandro, di Pio, di anni 27. Soldato della 198 a Batteria Bombardieri, caduto il 29 settembre 1917 sull’Altopiano della Bainsizza (Medio Isonzo). Dini Giusto, di Domenico, di anni 36, di Casenovole.

Soldato del 10° Artiglieria da Fortezza, deceduto il 10 giugno 1917 a Piacenza per malattia. Donati Sarti Angelo, di anni 22. Caporale della 610a Compagnia Mitraglieri, deceduto il 26 marzo 1918 in prigionia per malattia. Donati Sarti Luigi, di anni 21, di Tubbiano. Caporal-maggiore del 253° Fanteria, deceduto il 9 dicembre 1918 a Torino per malattia. Donnini Giovanni, di Domenico, di anni 29, parrocchia di Santo Stefano. Soldato del 11° Artiglieria da Campagna, deceduto il 20 ottobre 1918 ad Alessandria per malattia. Donnini Pasquale, di Andrea, di anni 21, di Ponte alla Piera. Soldato del 144° Fanteria, deceduto il 19 ottobre 1916 nell’ambulanza chirurgica n. 3 per “ferite da pallottola di fucile penetranti torace e addome e frattura clavicola” riportate sul Monte San Marco (Basso Isonzo). Sepolto al Gradisca. Donnini Pietro, di Lorentino, di anni 21. Soldato del 70° Fanteria, disperso nel novembre 1915 nel settore di Oslavia (Medio Isonzo). Donnini Rosado, di Cesare, di anni 35. Soldato del 28° Fanteria, deceduto il 15 aprile 1917 ad Arezzo per malattia. Donnini Vittorio, di Domenico, di anni 37, parrocchia di Santo Stefano. Soldato del 155° Fanteria, deceduto il 20 maggio 1917 a Cividale del Friuli per malattia. Draghi Antonio, di anni 28, parrocchia di Santo Stefano. Soldato del 128° Fanteria, deceduto il 4 ottobre 1915 all’ospedale da campo n. 231 per “gastroenterite specifica” contratta sul fronte dell’Isonzo. Sepolto a Cormons. Duplicati Paolo, di anni 33. Soldato del 280° Fanteria, caduto il 13 settembre 1917 sul Monte San Gabriele (Medio Isonzo). Elisei Domenico, di anni 32, di Anghiari. Soldato del 238° Fanteria, disperso il 19 giugno 1917 sul Monte Forno (Altopiano di Asiago). In questa colonna la classica foto che i militari facevano per mandare alle famiglie. Questa è di Giuseppe Del Pia.

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Festa in Romagna

La pergola

ma anche a Maccarino

di Maria Pia Fabiani

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n una giornata di sole autunnale, il 7 ottobre di 40 anni fa, si sono sposati nella Chiesa di Santo Stefano Nara Scartoni e Giovanni Valbonetti. Il giorno successivo sono partiti da Maccarino per il viaggio di nozze a Londra per poi trasferirsi, momentaneamente, a Saluzzo, dove insegnava Giovanni. Hanno festeggiato questo evento insieme ad amici e parenti al matrimonio della figlia che si è sposata lo stesso giorno 40 anni dopo, a Gambettola, come buon auspicio di una lunga vita familiare anche per lei. A Nara e Giovanni vanno a i migliori auguri, ma certo anche la Redazione manda volentieri i suoi a Maccarino dove vivono attualmente non dimenticando la collaborazione di Giovanni con la parrocchia e con il nostro giornale. E di certo la notizia sarà accolta piacevolmente anche dai parrocchiani di Santo Stefano.

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Il tetto verde innanzi a1 finestrone è la pergola che le braccia stende. È fresca e profumata, e ci difende dal sole quando fa troppo il padrone. Ma ora che ho staccato tutta l’uva e che i giorni son corti ed io m‘accoro i bei pampini scuri trattengono la luce al mio lavoro. E come sempre col mio scalandrino in men che non si dica quando mio figlio non mi può vedere (teme che cada, Dio lo benedica!) salgo fin che mi posso regger bene e taglio tutti i gambi delle foglie. Mi cascano davanti, dietro, in testa silenziose e leggere e la luce s‘infila ed è una festa. Mi fan pena le foglie piccoline che sembrano bambini, neonati, indifese ed innocue, tenerelle. Vorrei lasciarle lì, col padre tralcio, a dondolarsi a1 vento a riscaldarsi a1 sole a parlare alle stelle. Poi mi do della scema e tac! ne taglio il gambo delicato e intanto penso “Quando si comincia, il lavoro va sempre completato. Ci vuol ordine, insomma, e non sentimentali fantasie!” Scendo prudente, godo della luce e raduno le foglie a quel destino a cui la vita tutti ci conduce. 4 novembre 1999

a Piera Rossi, di Tavernelle, ci dice: questa foto raffigura la mia mamma, Irene Maggini, mentre sta lavando i panni al Cerfone. Quando è stata scattata la foto lei aveva 75 anni (era del 1909) ed abitava nella casa del Ponte. Stava lavando i panni perché a lei le piaceva lavarli a mano, anche se aveva la lavatrice che usava solo per i lenzuoli. Andava giù, li lavava e poi li stendeva nei cespugli che si trovavano lungo il fiume e poi andava dalla Clara, la mamma del Mimmo, che erano amiche. Stavano in compagnia per un paio d’ore e poi riprendeva i suoi panni quasi asciutti, e li riportava a casa. I lavatoi erano, ma penso che ci sono ancora, un po’ più in giù del ponte, dove c’era anche una fontana dove si andava a prendere l’acqua, si chiamava l’Acquafresca, era buonissima, veniva su da quel poggio. Lì ci passava il Cerfone e c’erano queste belle lastre (ci dovrebbero essere ancora) e sicché i panni si sciacquavano bene. A lei proprio le piaceva. Si vede che mentre lavava è passato qualcuno, era d’estate e al Ponte ci venivano anche da Firenze, saranno state delle persone che la conoscevano e le hanno fatto questa bella foto.

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“Come investire piccoli risparmi” Le indicazioni fornite dal dottor Giannini nel corso organizzato dalla Banca di Anghiari e Stia

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abato 27 ottobre nella Sala Formazione della Banca di Anghiari e Stia situata in Via Marconi, si è svolto un interessante corso gratuito organizzato dal Comitato Giovani Soci della Banca sul tema dell’educazione finanziaria. Il corso, denominato “Come i n v e s t i re p i c c o l i risparmi”, era aperto a tutti (soci, clienti, giovani e meno giovani e chiunque fosse interessato all’argomento) ed ha in effetti visto la partecipazione di una variegata platea. Durante la mattinata il dottor Luca Giannini, Specialista Finanza Retail della Banca di Anghiari e Stia, ha illustrato in maniera chiara e comprensibile per tutti alcuni concetti chiave della finanza, come ad esempio la relazione rischio-rendimento, la diversificazione, la capitalizzazione composta degli interessi e gli effetti dell’inflazione. Si tratta di nozioni elementari, sulle quali però tutte le ricerche continuano ad evidenziare una forte carenza da parte dell’investitore medio italiano.

una decisione si informa leggendo riviste specializzate, andando a vedere dal vivo i vari modelli, chiedendo un buon numero di preventivi e mettendo così attentamente a confronto le varie offerte. Al contrario, quando deve investire i propri risparmi, magari i risparmi di una vita, fa scelte precipitose, spesso ad occhi chiusi o sulla base del passaparola, di sicuro senza considerare tutte le alternative esistenti, finendo quasi sempre per concentrare gli investimenti anziché diversificarli”.

Dopo aver ragionato sull’importanza del risparmio e della pianificazione finanziaria, sono state illustrate le varie fasi che dovrebbero contraddistinguere il percorso per l’investimento: la valutazione dei bisogni finanziari, la determinazione degli obiettivi di investimento e dell’orizzonte temporale ed infine l’individuazione degli strumenti e dei prodotti finanziari da utilizzare per costruire il portafoglio considerando il profilo rischio-rendimento di ognuno di essi ed i benefici della diversificazione.

“Sono soddisfatto di come è andato il corso – ha proseguito il relatore – e credo che i partecipanti abbiano apprezzato il fatto che la Banca non ha cercato di vendergli questo o quel prodotto, decantandone mirabolanti vantaggi. Si è trattato a tutti gli effetti di un vero momento formativo. Tutti noi tendiamo spesso a trascurare che i prodotti finanziari nascono per soddisfare bisogni finanziari; risparmiare quindi non significa solo accumulare denaro, ma coltivare progetti, obiettivi e sogni: investire può essere il modo migliore per far crescere nel tempo il valore dei nostri risparmi consentendoci così di perseguire con maggiore efficacia gli obiettivi che derivano dalle nostre esigenze e preferenze, ovvero realizzare i nostri sogni”.

“Il tema dell’educazione finanziaria è troppo trascurato in Italia – ha spiegato il dottor Luca Giannini al termine del corso – e tutte le ricerche in argomento evidenziano non solo delle carenze a livello di conoscenze di base ma anche una limitata sensibilità per ciò che concerne gli investimenti. Una fetta non trascurabile di italiani, quando deve cambiare l’automobile, prima di prendere

Nella foto in alto i partecipanti al corso organizzato dal Comitato Giovani Soci della Banca sul tema dell’educazione finanziaria nella Sala Formazione della Banca di Anghiari e Stia.

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Notizie da Tavernelle

a cura di Patrizia Tavernelli

Un’altra perdita

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opo la Celestina della scuola, la comunità di Tavernelle ha perso la persona più anziana, la ‘Lela’ come veniva da tutti chiamata la Elena Coleschi Mariani. Era nata nel lontano 1920 ad Anghiari in via Bozia e ora abitava con la figlia Vadera nella casa vicino al ristorante La Pergola. Sposata con Rinaldo ha abitato a Galbinaccio nella casa di Don Gino poi al Molinello nella casa del Del Pia. Infine alla Scarpaia e poi Tavernelle. La ricordiamo spesso con il suo fazzoletto in testa camminare lesta per la strada. È stata autosufficiente fino all’ultimo. Aveva due figlie, Maria e Vadera.

La Madonna del Rosario

per la collaborazione della preparazione dei cibi ottimi e allestimento delle apparecchiature e del servizio. Da menzionare la buonissima polenta della Carla servita con ottimo sugo della Katia.

Il catechismo

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omenica 28 ottobre è iniziato ufficialmente il catechismo con il conferimento del mandato alle catechiste. Don Marco lo ha consegnato alla Nerella, alla Vanna, alla Carla e alla giovanissima Chiara Senesi che da quest’anno accompagnerà le catechiste ‘veterane’ nel delicato e fondamentale compito di fare un cammino di fede con i bambini e le loro famiglie. Per l’occasione in chiesa c’era un cartellone che si ispira alla parabola del seminatore e rappresenta tutti i chicchi che cadono come ognuno di noi che riceve la Parola e la deve far fruttificare. (La foto del cartellone è a pag 39)

La fontana

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a festa della Madonna del Rosario, la seconda domenica di ottobre, inizia come sempre con la Messa delle ore undici nella chiesa di Galbino con la presenza della Compagnia. Quest’anno durante la Messa c’è stato il Battesimo di Emma, la seconda nipote della Vanna, catechista di Tavernelle. La Compagnia di Tavernelle organizza poi un pranzo al Centro La famiglia come occasione per condividere dei momenti insieme e per ricavare del denaro per opere di carità e progetti di solidarietà che la Compagnia porta avanti da tempo soprattutto con Padre Remo in Brasile. Molto positiva la riuscita di questo momento con partecipazione di molte persone sia per il pranzo che

uasi di fronte al

ristorante La Pergola si trova sul marciapiede una bella fontana che ahimè da tempo non svolge più la sua importante funzione di dare acqua agli assetati di passaggio. In molti li vediamo soffermarsi, soprattutto c i c l i s t i , camminatori e pellegrini che si accorgono che l’acqua non c’è. Vorremmo sollecitare chi di dovere perché presto la fontana riprenda la funzione per la quale era stata collocata nel centro dell’abitato di Tavernelle. Nell’altra colonna un momento particolarmente significativo della festa a Galbino: il battesimo di Emma che ha coinvolto i genitori e tutta la comunità. Qui sopra la fontana di Tavernelle.

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Seminiamo la nostra fede!

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Festa di inizio Anno catechistico 2018

omenica 21 Ottobre 2018, complice una splendida mattina d’autunno, si è svolta nella nostra Parrocchia di Anghiari una bellissima festa che ha voluto “salutare” l’inizio dell’anno catechistico. I festeggiamenti sono iniziati con la celebrazione della S. Messa celebrata dal Parroco Don Marco che, a nome di tutta la Comunità Parrocchiale, ha accolto con grande gioia i bambini ed i loro genitori, augurando che questo nuovo anno di catechesi aiuti tutti noi ad incontrare Gesù, a vivere l’amicizia con Lui e a far crescere la nostra Fede. Durante l’Omelia Don Marco ha spiegato il significato del grande cartellone sistemato a lato dell’altare e raffigurante un terreno illuminato dal sole dove tanti semini, contenenti il nome dei bambini presenti, vengono costantemente irrorati da tante gocce d’acqua che escono da un innaffiatoio tenuto in mano da un bambino. La Fede di ciascuno di noi (seme piantato) –spiega Don Marco– cresce solo se si attinge ai doni che Dio ci fa e all’esempio/testimonianza dei cristiani adulti (raggi del sole e gocce d’acqua). Con questa consapevolezza ciascuno di noi è chiamato a mettere nel terreno dell’Anno Catechistico che è iniziato il granellino della nostra Fede, perché germogli e cresca robusto e forte. Dopo la S. Messa, la festa è proseguita nel Salone dell’Oratorio, dove il gruppo dei Catechisti aveva allestito un piccolo aperitivo che genitori, bambini, catechisti e quanti hanno voluto unirsi alla festa, hanno potuto gustare in un clima di fratellanza, gioia e condivisione che ha arricchito gli animi di quella letizia che scaturisce dallo stare insieme. Che cosa domandare dunque al Signore per il nuovo Anno Catechistico appena cominciato? Con il cuore pieno di speranza solo queste parole: “Fa, o Signore, che nutrita e irrigata dall’esempio dei cristiani adulti, dagli incontri di catechesi, dalla S. Messa e dai gesti di carità, l’amicizia dei nostri figli con Te cresca sempre più e porti molto frutto”. Una Catechista

Al via l’Anno catechistico… ...ho preso il mandato da catechista per il secondo anno, ho voluto continuare questa mia esperienza perché per essere comunità, ognuno di noi deve prendere parte alla vita della Chiesa e farla crescere... ...non a caso nel cartellone di presentazione, c’è scritto “seminiamo la nostra fede”, che è un compito di ogni singola persona che crede in Dio, non solo dei sacerdoti e dei catechisti… ogni bambino è un seme che per crescere ha bisogno di essere curato e annaffiato e mi piace pensare che questo mio piccolo ruolo possa aiutarli a sbocciare in Cristo... ...così eccomi qua, di nuovo, entusiasta per questo nuovo inizio. Lucia Comanducci

In questa colonna: in alto, il tabellone preparato dai catechisti per l’inizio dell’Anno catechistico; sotto, i ragazzi riuniti tutti assieme con i catechisti e don Marco per il primo incontro di catechismo. ph. Lucia C

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Bizzo

Richiesta di chiarimenti di Anghiarino, di qua dal Tevere, e risposte del professor Mattesini, di là, sulla etimologia di parole dialettali usate in Valtiberina con qualche necessaria divagazione.

Professore buonasera. Dal gruppo di amici anghiaresi che si dilettano di dialetto è venuta fuori la parola bizzo. Io la uso per indicare un indumento non più bianco per cattivi lavaggi o perché, messo con panni colorati, si è ‘incupito’. Poi però mi sono venute alla mente le bizze dei bambini e la bizzera, segnalatami dalla Cinzia, che dovrebbe indicare la capra. A questo punto io aggiungo anche la parola bissa. C’è un gioco che si fa con i bambini: si mettono con la pancia sulle ginocchia e battendo sulla schiena si cantilena questa canzoncina: A la bura a la stanga, a la bissa caminanda, a la bissa del bubù, quante corna stan quassù? Si appoggiano alcune dita sulla schiena del bambino che deve indovinare, sennò si continua. A me sembrava che il termine bissa stesse ad indicare la capra. Professore, facciamo un po’ di chiarezza per i lettori dell’Oratorio? Un saluto Anghiarino Anghiarese

Caro Del Pia, mi farebbe piacere conoscere, prima o poi, quel «gruppo di amici anghiaresi che si dilettano di dialetto». La loro passione per la propria lingua locale è encomiabile, specie se va al di là della semplice curiosità nostalgica. Infatti il dialetto, qualunque dialetto, merita molto di più, merita innanzitutto rispetto perché è l’espressione genuina e vivace di modi di pensare e di vivere che rappresentano la nostra tradizione, la nostra cultura nel senso più ampio, si vuol dire antropologico, del termine. Ma anche la semplice curiosità è in ogni caso segno di intelligenza e questo gruppuscolo di “curiosi” – che è facile immaginare da lei capeggiati – è fin troppo “intelligente” se, con cadenza periodica, tira fuori dal proprio cilindro voci ed espressioni talmente peregrine, da costringermi inesorabilmente a ricerche e riflessioni per niente scontate onde spiegarne l’origine. Questa volta i termini da inquisire sono vari e altrettanto diversi i loro significati dato che le voci non appartengono alla medesima famiglia. E la ragione sta principalmente – ma non solo – nella diversa pronuncia della z intensa (cioè lunga) articolata ora sonora (agg. bizzo, sost. bizza) ora sorda (bìzzera). Per fare un po’ di chiarezza e formulare qualche ipotesi appena appena plausibile comincio dall’agg. bizzo che normalmente – e pure al Borgo – si proferisce con z sonora e ha un significato simile a quello di ‘bianco sporco’, cioè il colore ‘bianco’ che «ha una tonalità non pura, in quanto mescolata con il grigio o con il nero; scialbo, poco brillante» (S. Battaglia, Grande dizionario della lingua italiana, Torino, Utet, 1962-2001, s. sporco, 5) – o, come lei dice – ‘incupito’, e si usa anche nell’espressione

acqua bizza (in genere di un fiume, di un torrente o anche stagnante), cioè ‘acqua non perfettamente chiara, limpida, trasparente’, ma che non è ancora del tutto ‘torbida’. In questa sfera semantica potrebbe forse rientrare anche il sardo ou bizzu ‘uovo guasto’ (Villacidro), il cui albume pertanto non è più chiaro, ma offuscato (se non fosse di qualche ostacolo la z sorda come registra l’Atlante ItaloSvizzero (AIS) e cioè K. Jaberg - J. Jud, Sprach- und Sachatlas Italiens und der Südschweiz, Zofingen, Ringier e Co., 1928-1940, 8 voll., vol. VI, carta 1132, Punto 973, nei complementi). Non conosco – né ne ho per ora riscontri dai miei informatori borghesi – la voce bìzzera nel significato di ‘capra’ e in quello figurato di ‘ragazza, giovane che fa la simpatichina, la spiritosina’, che lei in un secondo momento mi attesta sempre per Anghiari. Il passaggio semantico è facilmente spiegabile: la capra è per natura curiosa e, oltre a mordicchiare tutto quanto le viene a tiro, ha carattere socievole, ama esplorare l’ambiente che la circonda, ambisce a inerpicarsi su luoghi elevati, quasi a volersi mettere in bella vista, ed è alquanto dispettosetta, direi provocatoria, per l’abitudine di caricare ripetutamente con le corna. Dal punto di vista linguistico lo zoonimo bìzzera è confermato dal castellano bizza (con la variante bichia e bicchia) ‘capra’, dal senese bézza ‘capra’ con i diminutivi bézzera (mediante il suffisso -ola > -ora > -era) e bezzerina (-era + -ina) ‘capretta’, dall’orvietano (Ficulle) bbézzeca ‘qualsiasi animale che colpisce con le corna (montone, capra, ecc.)’, col denominale bbezzicà ‘colpire con le corna’, a cui si affiancano il magionese (Perugia) bezz(e)chè, -cà ‘cozzare di lato con un solo corno (di caprini)’ e (fig.) ‘pizzicare, sfiorare’, il todino bbezzicà, bbezzecà ‘colpire col muso o con le corna, caricare’ (rif. a ovini e quadrupedi)’ e il folignate bezzigà, con anche l’amiatino bezzicà ‘beccare dando piccoli e frequenti colpi’ (da cui bézzico ‘becco, pizzico’). Tutte queste voci hanno però la doppia z sorda (solo il Dizionario etimologico italiano di C. Battisti-G. Alessio, Firenze, Barbèra, 1950-1955 [DEI], s.v. registra – credo erroneamente – per il senese la variante bézzara con la sonora), che è confermata anche dal piemontese bez ‘agnello’ registrato dall’AIS, vol. VI, carta 1071, Punto 167 (Mombaruzzo). Per questa differenza fonetica è evidente che bizzo (con la z sonora) e bézzera con i suoi derivati (con la z sorda) non sono parenti e non possono dunque risalire allo stesso etimo. Dal punto di vista del significato altra cosa è anche l’it. bizza (av. 1729, A. M. Salvini) ‘collera momentanea, capriccio stizzoso e di breve durata, senza serio motivo’,

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da cui l’agg. bizzóso ‘che fa le bizze, i capricci’, sempre con z sonora e di etimologia molto discussa (si veda il Dizionario etimologico della lingua italiana di M. Cortelazzo e P. Zolli, Bologna, Zanichelli, 1979-1988, s.v.), essendo debole l’ipotesi che derivi «dall’agg. bizz(i)-oso che sarà il lat. vitiosus chi ha dei difetti ‘vizioso’, di fattura semipopolare» (DEI, s.v., che imputa la pronuncia con z sonora «ad una contaminazione con ‘bizzarro’, cfr. bologn. bizar stizzoso»). L’ipotesi oggi più accreditata per bizza è tuttavia verosimilmente quella di una derivazione «dalla sequenza onomatopeica bz/ biz, che imita il ronzio di un insetto molesto», che nei dialetti settentrionali dà vita a vari termini che indicano «insetti ronzanti dotati di pungiglione»; e così «[l]a bizza, in quanto accesso momentaneo e improvviso di collera, rappresenta dunque l’effetto della puntura di un insetto e la loc. prendere una bizza è un traslato di ‘essere punto da un insetto’» (A. Nocentini [con la collaborazione di A. Parenti], l’Etimologico. Vocabolario della lingua italiana, Milano, Le Monnier-Mondadori Education, 2010, s.v.). Anche sull’origine di bézzera i dizionari etimologici non sono concordi. Il DEI, dopo averla dichiarata come ‘capra, voce di richiamo’, aggiunge i riscontri del venez. bizarìn (con z sonora) e del bergam. bezì (con z sorda), in entrambi i dialetti ‘agnello’, e sostiene: «probabilm. metatesi dell’ant. zeba (con z sonora) ‘capretta’»; e per bezzicare (però col solo significato di ‘beccare’), invece che a un denominale da bézza, pensa semplicemente a un «incrocio di ‘beccare’ e ‘pizzicare’», forse indotto dal senese bézzico dichiarato solo come ‘colpo di becco, pizzico’ da U. Cagliaritano, Vocabolario senese, Firenze, G. Barbèra, 1975, s.v. Non pochi problemi pone pure l’etimologia del nostro bizzo ‘bianco sporco, offuscato, opaco’ (di panni), ‘non limpido, poco trasparente’ (di liquido) Alcuni vocabolari registrano, sia pure come non comune, un bizza2, tratto da bizzoco (con z sonora) con il significato di ‘pinzochera’ e (pop. toscano) di ‘zitella’ (a cui si affiancherebbe il masch. bizzo ‘uomo anziano, non sposato, scapolone’). Ora il bizzoco o pinzochero (oggi nel significato di ‘bacchettone, bigotto, persona che ostenta un’eccessiva devozione’) era il secolare che conduceva vita morigerata e avrebbe vestito il cosiddetto bizzo, un abito di religione di colore grigio (bigio). Vero o non vero che il bizzo fosse l’abito del bizzoco – anche l’origine di questo termine è peraltro molto discussa (cfr. A. Nocentini, l’Etimologico, cit., s.v.) –, riterrei in ogni caso abbastanza verosimile accostare bizzo nei significati sopra indicati a bigio ‘di color grigio cenere’, che potrebbe dunque essere un ulteriore adattamento toscano del settentr. biso (con s sonora), che a sua volta probabilmente deriverebbe per aferesi dal lat.

volgare *orbiceu(m), da lat. orbus ‘cieco, guercio’. Il legame semantico va inteso come il passaggio «dal sign. attivo di ‘che ci vede in modo incerto’ a quello passivo di ‘che si vede in modo incerto’ e quindi ‘che non è né bianco né nero’», è cioè bigio o bizzo (cfr. A. Nocentini, l’Etimologico, cit., s. bigio; secondo il Lessico Etimologico Italiano di M. Pfister e W Schweickard, la voce sarebbe invece da ricondurre alle basi *bec-/*beg-; *bac-/*bag-; *bic-/*big-, tutte con consonante palatale finale, ‘voci che suscitano ripugnanza e disprezzo’, nel significato specifico di ‘che ostacola la vista’; cfr. in particolare ai §§ 3.a.ζ e 3.b.ζ ‘colore indeciso, non puro’, del vol. V, 770, 16 e 790, 16; a queste basi sono ricondotti anche bizza, bizzoso, bizzarro e bizzoco, pinzochero). Solo due parole infine per la cantilena A la bura a la stanga, a la bissa caminanda, a la bissa del bubù, quante corna stan quassù? Sarei poco propenso ad accostare bissa a bezza ‘capra’ (anche se poi il gioco prevede di indovinare il numero delle corna). La voce bissa, di ampia diffusione, soprattutto in area settentrionale, viene dal lat. bestia(m) e significa ‘biscia’. Del resto non risulta sempre agevole poter stabilire il luogo originario in cui si siano formate queste filastrocche per giochi e i mutamenti che possono aver subito in fase di trasmissione. Saluti borghesi all’Anghiarino Anghiarese e ai miei quattro lettori da Enzo Mattesini In alto un disegno di L. Taglieschi che raffigura un frate con il saio, a volte era di colore ‘bigio’.

Avete dei ricordi legati ad Anghiari o Monterchi? Fateceli avere Li pubblicheremo volentieri alla prima occasione 41


Il Ceppo

I giochi 3*

dal libro di Giuseppe Pasqui

da “Il Nuovo Giornalino”, Anno I, numero 12, diretto da Bruno Bichi

uando ci radunavamo abbastanza numerosi ci piaceva giocare anche a “Ruba bandiera”. Con una conta si decideva chi doveva fare il portabandiera, si formavano quindi le squadre di almeno cinque giocatori ciascuna. Il porta bandiera si disponeva ad una estremità della linea del centro del campo mentre le due squadre si disponevano in fila l’una di fronte all’altra su due linee parallele a quella del centro del campo e distanti da essa una quindicina di passi. I giocatori assumevamo un numero progressivo partendo dal numero uno che è dato al primo della fila verso il portabandiera. Il porta bandiera tiene tra le dita del braccio teso in avanti e sopra la linea di mezzo un fazzoletto e chiama un numero a caso. I concorrenti corrispondenti al numero chiamato si avvicinano al porta bandiera facendo molta attenzione a non toccare o superare con il piede la linea di centro campo, pena la squalifica e dovevano cercare di portare via la bandiera senza farsi toccare dall’avversario e riuscire a rientrare nel proprio campo. Se ciò riusciva conquistava un punto per la propria squadra, altrimenti il punto andava alla squadra avversaria. Vinceva la partita la squadra che raggiungeva per prima il punteggio massimo stabilito all’inizio del gioco, normalmente i 15 punti.

elle campagne aretine si era soliti, a volte succede ancora, identificare il periodo natalizio con il termine “ceppo”. Tradizione vuole che questo sia un grosso pezzo di legno, meglio se di quercia perché dura di più, che veniva scelto e messo da parte proprio per la notte Santa al momento del taglio del bosco. Nelle case c’era il lume a petrolio o della acetilene, tutti i familiari vegliavano e chi poteva metteva nel focolare il “ceppo” che si accendeva la notte della vigilia di Natale perché, nella tradizione popolare, doveva scaldare il Bambinello che nasceva e doveva durare fino all’Epifania. Bruciava lentamente, a volte sembrava spento, ma bastava “scatizzarlo” un po’ e subito si illuminava rovente. I nonni facevano meravigliare i bambini battendo il ceppo” e facendo scaturire tante “lute” di fuoco, simili a stelle, che salivano su… nel buio della cappa del camino. Finite le feste la cenere veniva sparsa nei campi con uno spirito diverso dal solito modo di arricchire il terreno coltivabile: era la cenere del “ceppo”! La sera della vigilia c’erano famiglie che si riunivano per la cena.

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elle afose giornate estive, mentre i grandi si riposavano dopo aver mangiato , noi ragazzini correvamo all’ombra di un vecchio muro a giocare con le figurine dei calciatori che in quei tempi si chiamavano Carapellese, Parola, Annovazzi, Lorenzi, ecc. Il gioco consisteva nello stabilire una linea ad una certa altezza del muro da dove dovevamo lasciar cadere le figurine dei calciatori che erano di un cartoncino rigido. Chi riusciva a far cadere la propria figurina sopra ad un’altra già caduta a terra vinceva tutto e si ricominciava da capo. * Giuseppe Pasqui – Raffaello Fedeli, ...per non dimenticare,

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Cambiando la parola ‘lute’ con ‘caluvie’ del racconto di Rossana Boncompagni, sembra si parli del Ceppo d’Anghiari. Anche da noi il nonno o qualche adulto, emulato poi dai bambini, batteva con un bastone sul ceppo cantilenando: “Ceppo mio bello Ceppo/che tu sia pur benedetto/e l’angelo rispose/caca giù le belle cose! e, di nascosto, lanciava nella cappa del camino qualche melangola, un cavalluccio o qualche noce che, cadendo sembrava venissero proprio dal camino. Tradizioni quindi molto simili; anche quella del grosso ceppo che si metteva nel fuoco e che doveva durare il più possibile. La cenere, come viene detto sopra, si spargeva per i campi perché, così la so io, combatteva le brughe. mdp

La morte di Luciano Guadagni

Solo dolore e amarezza che a volte arriva lì troppo in fretta

Abbiamo vissuto tra bene e male e la natura da ringraziare

Altro pezzetto dell’Anghiari vecchio anche per Luciano arrivato il verdetto

Mi domandava del mio povero fratello con tanta amicizia legato con quello

Lo incontrai l’ultima volta lassù per il Carmine il saluto mi porta

Ormai il tempo per tutti fa buio solo il dolore per tutti sicuro

Questo caro amico vicino di casa figlio del Caponero morte incontrava

Che in gioventù gli anni passati con tanti incontri lì salutati

Ora Luciano anche lui ottantenne finita la corsa riposo pretende

Ai famigliari dal caro Luciano a tutti loro stringo la mano

Nacque nella Calabria poi trasferito alla Porta ad ogni incontro parlata lì pronta

Ma si arriva tutti al declino si perde tutti chi si à vicino

Siamo stati ragazzi ormai invecchiati con degli anni troppo ammucchiati

Da Paesano sempre presente arriverà il giorno che sarò assente:

di Armando Zanchi Arezzo, 3/11/2018

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I vecchi anghiaresi

Dalle nostre Parrocchie

di Armando Zanchi Arezzo, 9/12/2017

Le celebrazioni nelle Comunità del nostro territorio.

Catigliano: Antonietta - Per Natale faremo il presepe. San Leo: Velso - Per la Vigilia di Natale la S. Messa ci sarà a mezzanotte e un gruppo di persone allestirà il presepe in chiesa. Per S. Antonio faremo la festa che coinvolge le nostre famiglie, specialmente quelle che hanno animali da cortile ed oggi anche quelli da compagnia. Ci sono poi tre bambini che seguono il catechismo e i nostri catechisti li seguono con attenzione. Ponte alla Piera: Rita - Lunedì 24 dicembre, alle ore 22:00 S. Messa solenne della Vigilia di Natale. È già iniziato il catechismo e allestiremo il presepe in chiesa e molte famiglie lo faranno in casa propria e lungo le strade negli angoli più adatti e suggestivi. Viaio: Franca – A Viaio ci sarà la novena in preparazione al Natale e lunedì 24 la S. Messa solenne ci sarà alle 22:00. Naturalmente ci organizzeremo per allestire il presepe in chiesa e poi ogni famiglia lo fa nella propria abitazione. Giovedì 19 gennaio, alla sera, festeggeremo S. Antonio con una S. Messa e la benedizione delle biade e dei panini. Valealle: - Domenica 6 gennaio, l’Epifania, durante la S. Messa solenne delle ore 11:00, ci sarà l’arrivo dei “Magi” che porteranno i doni a Gesù. Tubbiano - Nella nostra chiesetta prepareremo il presepe e cercheremo di farlo al meglio. Il giorno di Natale ci sarà una S. Messa solenne, da decidere l’orario. Per S. Antonio, una festa molto sentita dalla popolazione, ci ritroviamo la domenica dopo con S. Messa e benedizione dei panini e dei mangimi destinati agli animali. Nella foto è raffigurato don Romano che guida la processione, dopo la S. Messa a Valealle, in occasione della festa del Rosario del 2017.

Nella piazza di Anghiari ci passeggia i forestieri

Natalino il barbiere Marcellino mele e pere

Ed i poveri paesani con Garibaldi fanno affari

Mezzovino più in alto alla gente al passaggio

Li vedevo a tempo mio quando c’era il Ninnio

C’era anche Angiolo di Fracca alla cassa la cravatta

E Fichino alimentari che serviva mezzo Anghiari

C’era pure il Mondani vendeva stoffa alla pari

C’era il Cencio che poi à finito à lasciato lo spartito

Lì al bar c’era Chiodo a Sant’Agostino c’era Primodo

Vi era Tito Tagliaferri con bottoni tanto belli

Nei negozi più affini c’era il Nanni dei Buttini

Farmacia lì alla pari era quella del Sor Machi

Trattoria del Cantinone la trovavi lì al cantone

Ferramenta prezzi buoni del Brandinelli i chiodoni

La Murina macellaio con la figlia faceva il paio

Al Terrato c’era Tremendo di caffè più di cento

Alla finestra la Clarona che guardava chi era fora

C’era Giulio e l’Orizia tanti pezzi lì in vista

Dall’altra parte alla finestra della Colomba vedevi la testa:

I Cerboni calzolai li facevano gli affari

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Emettitori di calore

Lavori in Parrocchia

Installati al Santuario del Carmine

Sono ormai a buon punto i lavori per il rifacimento del tetto della Propositura. Se ne parla nel calendario allegato a questo numero. Sono state smontate tutte le coperture, con sostituzione di travi e piane ammalorate. Ricordiamo che le capriate, per la maggior parte ancora in buono stato, sono state realizzate negli anni ‘30 del secolo scorso. Con questo intervento verranno intonacate le facciate esterne e si provvederà all’adeguamento degli ambienti dell’oratorio.

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robabilmente qualcuno di voi avrà già potuto sperimentare il nuovo riscaldamento del Santuario del Carmine. Lo ha realizzato la Ditta di Luca Vichi con una soluzione all’avanguardia e adatta proprio per edifici con le caratteristiche del nostro santuario. Utilizza gas GPL come combustibile e tramite dei particolari ‘emettitori’ a incandescenza che irradiano energia infrarossa verso il basso. Il calore, attraverso l’atmosfera dell’ambiente ma senza interessarla, riscalda solo le persone sottostanti. Inoltre questo tipo di riscaldamento non ha bisogno di lunghi tempi per essere ottimale, ma entra a regime pressoché immediatamente. Altra caratteristica essenziale è che questi ‘emettitori’, riducono al minimo l’impatto estetico, nel nostro caso sono stati collocati sopra i cornicioni. Nella foto le attrezzature utilizzate per l’installazione dell’impianto di riscaldamento nel Santuario del Carmine che risulterà molto utile nei prossimi mesi rendendo l’ambiente usufruibile con costi di gestione contenuti.

La notte di Halloween di Alfonso Sassolini

L

a sera del 31 ottobre scorso ero a cena da un mio fratello in via del castello antico di Anghiari. Appena sceso dall’auto in Piazzola alcuni ragazzini mi hanno lanciato fra i piedi un paio di petardi, di quelli grossi che i piccoli criminali chiamano “raudi”. Gran botto, grossa fiammata, gran sussulto del nonno che sono io. E quelli tutti felici a sghignazzare! Hanno continuato con i botti per un po’ mentre mi avviavo verso cena e una signora che, benché chiusa in casa doveva aver fatto anche lei un salto per aria magari mentre scodellava la minestra, si è scaraventata alla finestra a redarguirli minacciando di chiamare i carabinieri; subito rintuzzata dalla madre dei piccoli “malviventi” che si è attaccata con la suddetta signora e se ne sono dette di invettive! Dopo una mezz’ora i ragazzini, forse gli stessi, ci hanno suonato il campanello e mi son trovato davanti le loro spaventose maschere che ricordavano il dipinto de “l’urlo” di Munch. “Dolcetto o scherzetto?” Inevitabile cacciare qualche spicciolo e mandarli via felici del poco.

Un altro importante lavoro che è stato deciso di intraprendere in questa occasione è l’adeguamento degli attacchi e dei motori delle campane per renderle più efficienti e soprattutto più sicure.

Per aiutarci potete utilizzare un Bollettino di C/C postale N. 11802527 specificando nella causale “Lavori tetto Propositura” o “Lavori sistemazione Oratorio”; oppure potete farlo presso gli sportelli della Banca di Anghiari e Stia tramite Bonifico Bancario IBAN IT82Y0834571310000000005053

o direttamente presso la Canonica. Grazie!

Ma, per un attimo un diavoletto che mi conosce per uno spirito maligno mi ha suggerito di farlo io stesso uno “scherzetto” a loro. Avrei voluto dire ad uno dei piccoli: “ora levati la maschera e fammi vedere il tuo bel visino!” E quando se la fosse tolta, avrei aggiunto: mamma mia quanto sei brutto, sei quasi più bello con quel troiaio di maschera: rimettitela subito! Ma, pensando che anche i miei nipoti stavano probabilmente facendo lo stesso gioco e che noi eravamo ragazzi ne facevamo di cotte e di crude (compresi i botti con vere mine costruite con pezzi di tubo di ferro e polvere nera) non me la sono sentita di mortificarli e quelli se ne sono andati soddisfatti.

Nella foto, la “morte secca” con cui noi tradizionalisti e con qualche anno addosso, rispondiamo ad Halloween.

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Con i Musei gestiti dalla Toscana d’Appennino Società Cooperativa

Sul filo della Memoria…

Leonardo e Anghiari

Il nostro paese primo in graduatoria per Leonardo da Vinci

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l Museo della Battaglia e di Anghiari è stato gratificato con il primo posto nel bando della Regione Toscana per le celebrazioni di Leonardo Da Vinci. Manca ormai poco al 2019 e molti si stanno preparando all’anno in cui si celebrano i 500 anni dalla morte del genio del Rinascimento. Il Museo comunale “della battaglia” sta organizzando delle iniziative con alcuni partner, fra cui le Gallerie degli Uffizi, che hanno da poco annunciato alla stampa l’arrivo ad Anghiari della Tavola Doria che verrà ospitata nelle sale di Palazzo del Marzocco, sede del museo. La Regione Toscana ha inoltre premiato uno dei progetti del Museo della Battaglia con il punteggio più elevato fra quelli (molti) presentati, dimostrando così la bontà dell’idea, della preparazione tecnica e della congruità del progetto. Altre iniziative sono in programma nel corso del 2019, seguendo le notizie sulla stampa, sui social media e nel sito internet, verranno date tutte le informazioni. Gabriele Mazzi

api grazie al laboratorio “Il mestiere delle api”, che si basa sull’utilizzo di un’arnia didattica trasparente, mentre i loro compagni di Monterchi hanno potuto cogliere il senso de “I tempi della natura”, osservando la vegetazione che cresce intorno al Centro Visita. Sono stati ospiti della Fabbrica anche i ragazzi del Liceo Artistico di Anghiari, accompagnati dai più giovani amici della scuola media. Una giornata molto divertente e avventurosa, con l’imprevisto guado del torrente Sovara. Gli studenti non sono stati gli unici a visitare la Fabbrica, ma hanno avuto successo anche le attività proposte nel calendario 2018. Il corso di apicoltura biologica, che si svolge da primavera all’autunno a cura di Bioapi Società Agricola, è stato sicuramente anche quest’anno un momento molto importante di partecipazione, e lo stesso possiamo dire per gli altri appuntamenti come l’osservazione del cielo di notte in compagnia di esperti astrofili o le iniziative dedicate al lupo. Quest’anno abbiamo voluto includere nelle nostre escursioni i sentieri dell’Alpe di Catenaia, che abbiamo percorso di notte, regalando ai partecipanti una suggestiva visione della città di Arezzo e della Valtiberina illuminate, e in autunno, circondati dagli affascinanti colori tipici della stagione. Inoltre, molte persone hanno potuto godere del calore del seccatoio per le castagne della Fabbrica, vero e proprio simbolo del territorio, che ogni anno viene acceso grazie all’impegno e alla capacità di alcuni esperti castanicoltori. Ci apprestiamo alla chiusura invernale già con molte idee pronte per essere realizzate a partire dalla prossima primavera! Lorenzo Minozzi Nella foto qui sotto, una giornata alla Fabbrica della Natura.

Nella foto in alto: Francesco Morandini (?), Disputa per lo stendardo (Tavola Doria), Sec. XVI.

Ci vediamo a primavera

I

l 2018 sta per concludersi e anche per la Fabbrica della Natura è tempo di fare un bilancio. È stato un anno molto intenso e ricco di soddisfazioni per quanto riguarda il Centro Visita. A partire dallo scorso marzo un numero sempre crescente di scuole ha partecipato alle proposte didattiche ed educative della Cooperativa Toscana d’Appennino, con una provenienza degli studenti che va anche oltre i confini della Valtiberina anche se è stata particolarmente importante la partecipazione delle scuole del territorio. I bambini della scuola dell’infanzia di Anghiari hanno potuto scoprire cose interessanti sulle

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CRONAC HETTA

Mese di ottobre 2018

dei fatti più strani, più importanti o più semplici, avvenuti ad Anghiari e narrati da me Anghiarino Anghiarese.

Mese di settembre 2018 Sabato 1. Stamani presto ho sentito svariate fucilate: hanno riaperto la caccia. Più tardi ho visto Eugenio Papini che invece questa volta, dalla Stazione, andava in su per la Croce. Domenica 2. Oggi era la festa a S. Stefano. C’è stata la Messa solenne alle undici celebrata da don Giovacchino e la sera hanno fatto solo il gioco dell’anatra ché ha piovuto. Lunedì 3. Stamani hanno chiuso la Croce in cima e non si può andare ‘manco’ al Campo della Fiera. Mi sa per problemi di Nuove Acque. Martedì 4. Andando al Borgo ho visto che hanno messo lo spartitraffico fra i distributori del Piccini. Giovedì 6. La Croce è stata riaperta. In compenso hanno chiuso mezza Via Nova verso il Ponte dei Sospiri (stavolta per la fibra eh!). Venerdì 14. Sono passato dal Topo e ho visto Leonardo (nipote di Settantino e restauratore) al lavoro fuori della sua bottega. Domenica 16. Oggi è morto Armando Fontana. Aveva 97 anni ed abitava a Le Ceregne, nella parrocchia di Sigliano. Lunedì 17. Stamani mio nipote Giovanni ha voluto scendere tutti gli scalini a gamba zoppa! Martedì 18. Oggi è morto Nilo Agolini. Aveva 97 anni ed abitava verso il Giardinetto nella villa chiamata “Villa la Querce” perché lì c’era una grossa quercia, caduta nella seconda Guerra Mondiale a causa di una mina. Era nato in Piazzola, nella casa poi abitata da Corea. Mercoledì 19. Ieri foschia, oggi invece nebbia, ma se n’è andata presto e sicché parecchi non l’avranno nemmeno vista. Invece dopo un’oretta è ritornata (la nebbia). Così l’han potuta vedere tutti. * Nel pomeriggio sono andato dalla maestra Verena al Campo della Fiera che c’era anche l’Antonietta da Grosseto. Così le ho salutate tutte e due. Giovedì 20. Oggi è morto Ottavio Magi di anni 94. Abitava a Montignoso in provincia di Massa Carrara. Sabato 22. Oggi sono passato da Aldo Ceccantini ché la sua nipote Claude, che sta in Francia, ha lasciato un’offerta per l’Oratorio. * Nel pomeriggio c’è stata una bella cerimonia a Micciano per la ricollocazione della “Pietà di Micciano” opera dello scultore Venturino Venturi. Mercoledì 26. Oggi è morta Clelia Tiezzi vedova Santioni. Aveva 83 anni. Abitava al Borgo ed era originaria di Foiano della Chiana. Giovedì 27. Oggi è morta Nada Del Morino vedova Meazzini. Aveva 87 anni ed abitava ai Caroni di Caprese Michelangelo dove era anche nata. Venerdì 28: Stamani col Babbini siamo passati davanti alla Cappella dei Caduti e c’erano diverse persone indaffarate a mettere a posto. Dice che la riapriranno per il 4 novembre. Sabato 29. Oggi al Borgo hanno presentato un libro sui lavori al tombolo che si fanno laggiù. * Oggi è morta Lucia Marconcini vedova Donati. Aveva 87 anni ed abitava ai Renicci. Era nata alla Motina alta. Domenica 30. Stamani sono andato alla Messa a Pocaia e poi al Mercato a Monterchi. Nella piazza del Mercatale sono passato da Gosto, il barbiere, che aveva diverse persone che guardavano, interessati e incuriositi, tutte le sue foto.

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Lunedì 1. Oggi è morta Mirella Bacci vedova Chieli. Era conosciuta con il nome di Dina ed abitava nei pressi del Giardinetto. Era nata a Mezzavia, l’ultima casa di Anghiari, al confine col Borgo. Giovedì 11. Stamani una citta a piedi e con uno zaino andava verso San Leo e, dopo che gliel’ho chiesto, ha detto che andava a Pietralunga. Sabato 13. Nel pomeriggio, con altri due “Curiosi del passato”, siamo andati a vedere dove si trovava il castello di Montorio. È di là da Ca’ del Bocca, alla Motina. * Oggi è morto Cesare Giovagnoli. Conosciuto da tutti come Pipi, abitava a Barliano. Era nato a Casa Rivolta (Cafaggio di Toppole). * Oggi è morta anche Elena Coleschi vedova Mariani. Aveva 98 anni ed era conosciuta come Lela. Abitava a Tavernelle, vicino alla trattoria della Doretta. Era nata al Vignarolo, il podere posto lungo la Bozia. Lunedì 15. Nel pomeriggio, con Vasco Memonti del Bricco siamo andati a recuperare tre tipi di antiche varietà di mele della zona. Le esporrò per San Martino. Mercoledì 17. Oggi è morta Emilia Checcaglini in Ghignoni. Aveva 88 anni ed abitava nel Viale della Stazione. Era nata al Colle, Le Ville. Giovedì 18. Oggi è morto Delfo Draghi. Abitava in fondo alla Croce. Era nato al Molin Bianco detto anche Cipicchio. Sabato 20. Oggi è morta Antonietta Gennaioli in Migliorati. Aveva 92 anni ed abitava a Palazzo Sabino dove la sua famiglia vive da molti anni. Domenica 28. Stanotte, un paio di volte ho sentito che pioveva forte. Lunedì 29. Anche stanotte, a una cert’ora, ho sentito una ‘brollata’. L’ho sentita perché l’acqua batteva su un tetto di bandoni.

Dai ricordi della maestra Malvina Prova e riprova a far con insistenza L’errore insegna e l’esperienza è scienza. S’ha da imparare più che non fu imparato L’uomo che sa tutto non è ancora nato.

In Sicilia dicono...

A ucca è quanto n’a neddu, si mangia turri, palazzi e casteddu. ...e noi rispondiamo

La gola ha il buco stretto mangia la casa e il tetto


Il Sinodo diocesano

Considerazioni di don Alessandro Bivignani (pars VI)

Dopo la seconda Congregazione Generale

N

el fine settimana 15 e 16 settembre si è svolta in Arezzo, presso la basilica di san Domenico, la seconda Congregazione Generale del Sinodo Diocesano. Entriamo nel dettaglio per vedere di cosa si tratta. Nel precedente numero dell’Oratorio avevamo messo a fuoco il lavoro dei circoli minori e dei circoli maggiori, con il risultato di aver raggiunto una lunga serie di emendamenti (cioè correzioni) al testo base del Sinodo, l’instrumentum laboris. Ora, il testo era stato rielaborato –ed in alcune parti fortemente rielaborato– a seguito delle sollecitazioni provenienti dai circoli minori e anche dai maggiori, ma era necessario che l’assemblea sinodale si esprimesse nuovamente su quanto emerso. Una domanda emerge subito: vince la maggioranza? In altre parole: se in molti vogliono una correzione al testo, questa automaticamente passa? La risposta è no. Come abbiamo già avuto modo di vedere in diverse occasioni, l’opera del Sinodo non è mai frutto di un accordo democratico, ma di un consensus fidei, che cerca di esprimere la verità dentro un determinato argomento. Infatti è possibile che una proposta avanzata da molte voci possa essere scartata, e per contro, una intuizione di un piccolissimo numero possa invece illuminare l’assemblea. Il criterio –non ci stancheremo mai di dirlo abbastanza– è sempre quello: in ascolto dello Spirito! Pur tuttavia vi è anche la provvisorietà umana, che pur nella docilità alla ispirazione divina, riesce a fuorviare le giuste idee, per cui è anche vero che ciò che un Sinodo dice potrà non essere verità di fede. E infatti un Sinodo Diocesano, per sua natura, non può trattare argomenti che riguardano le verità di fede! Cosa è accaduto durante la nostra Congregazione Generale? Che tantissimi sinodali hanno chiesto la parola, e sono intervenuti su molteplici argomenti che erano stati oggetto di variazione, sia per confermare le proposte, oppure per bocciarle: tanto per avere una idea, il primo giorno hanno preso la parola circa 40 persone (tra mattina e pomeriggio), mentre nel solo pomeriggio di domenica ci sono stati 56 interventi. Oltre a questi sono stati più di mille gli iuxta modum –approvazione con riserva– durante le votazioni. Ed infine numerosi anche i contributi scritti pervenuti alla segreteria del Sinodo. Non c’è che dire: una partecipazione veramente attiva! In tutto ciò vi è stata l’immagine del Vescovo che ha ascoltato, seduto ed in silenzio, tutti gli interventi per tutti i due giorni. Una immagine che è stata molto gradita, la più eloquente, sul significato di un Sinodo Diocesano: «Il sinodo diocesano è l’assemblea di sacerdoti e

di altri fedeli della Chiesa particolare, scelti per prestare aiuto al Vescovo diocesano in ordine al bene di tutta la comunità diocesana» (Codice Diritto Canonico, 460). Un così grandioso volume di interventi correttivi ha portato alla necessità di una mozione posta al voto dell’assemblea, e cioè di procrastinare a data da destinarsi l’ultima Congregazione generale, per consentire alla Segreteria del Sinodo e al Comitato di redazione di prendere visione e rielaborare con dovuta serietà quanto emerso dall’assemblea. Non più quindi la data dell’8 dicembre ma rimandata all’anno prossimo. A questo punto mi sembra alquanto significativo riprendere le parole che Papa Francesco ebbe a dire nella commemorazione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi: «Una Chiesa sinodale è una Chiesa dell’ascolto, nella consapevolezza che “ascoltare è più che sentire”. È un ascolto reciproco in cui ciascuno ha qualcosa da imparare. Popolo fedele, Collegio episcopale, Vescovo di Roma: l’uno in ascolto degli altri; e tutti in ascolto dello Spirito Santo, lo “Spirito della verità” (Gv 14,17), per conoscere ciò che Egli “dice alle Chiese” (Ap 2,7)». Sempre per restare in tema di magistero pontificio, è altrettanto doveroso evidenziare che proprio nei giorni nei quali si svolgeva la nostra Congregazione del Sinodo, il Papa ha prodotto una importante Costituzione Apostolica, Episcopalis communio, che riguarda il Sinodo dei Vescovi (quello che attualmente si sta svolgendo in Vaticano sul tema dei giovani). Ci sono degli aspetti che dovremo considerare al fine della nostra riflessione sul Sinodo Diocesano, per cui ne parleremo alla prossima puntata. Nella foto in alto, la basilica di San Domenico in occasione della prima Congregazione generale.

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Da Sabato 15 dicembre NOVENA DEL SANTO NATALE In Propositura alle ore 18:00 (domenica 16 non avrà luogo)

Anghiari Vecchio Lunedì 10 dicembre 2018 Festa della Madonna di Loreto

Dopo la S. Messa solenne delle ore 18:00, la processione percorrerà le stradine del centro storico dove saranno allestiti i “Quadri viventi”.


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